Allegato B
Seduta n. 730 del 16/1/2006


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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

RUZZANTE e ANNA MARIA LEONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 30 dicembre 2005 nove consiglieri comunali (tra cui il Vicesindaco nonché Assessore alle Attività Produttive, revocato da appena una settimana dai suoi incarichi, e l'assessore ai Lavori Pubblici) del comune di Cartura (Padova) hanno presentato le proprie dimissioni in aperta polemica con il primo cittadino del Comune della provincia di Padova, prendendo atto che erano venute meno le condizioni per poter continuare a sedere in Consiglio comunale ed amministrare la città;
secondo quanto disposto dall'articolo 141 comma 1, lettera B, n. 3 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli enti Locali), le dimissioni contestuali dei nove consiglieri comunali, rappresentanti la metà più uno dei membri del Consiglio comunale, provoca lo scioglimento del Consiglio stesso e la nomina di un Commissario prefettizio sino alle successive elezioni amministrative;
il Prefetto di Padova, interpellato dall'Amministrazione comunale di Cartura, ha rilevato la non validità delle dimissioni al fine di determinare lo scioglimento del Consiglio comunale ex articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000: l'Ufficio Territoriale di Governo di Padova ha ravvisato che le dimissioni dei nove consiglieri comunali non sono state presentate nelle forme previste e che pertanto non sussiste l'ipotesi di scioglimento ultra dimidium prevista dal Testo Unico sugli Enti Locali;
le molte pronunce rese dal Consiglio di Stato, sia in sede consultiva (nn. 3049/02; 4269/02; 2575/03) che in sede giurisdizionale (V sezione n. 2975/03 e n. 29/05), non hanno ancora chiaramente risolto il problema dell'individuazione della fattispecie dissolutiva dei Consigli comunali;
l'Amministrazione comunale di Cartura, nonostante il parere della Prefettura di Padova e i dubbi interpretativi sui casi concreti prospettatisi sino ad ora, ha provveduto comunque alla surroga di tre consiglieri dimissionari, nel corso di una seduta del Consiglio comunale piuttosto tesa in cui il Sindaco, sulla base di una ordinanza emessa il giorno prima, ha impedito ogni registrazione audiovisiva, chiamando addirittura le forze dell'ordine per far rispettare tale divieto;
ad avviso degli interroganti il Consiglio comunale di Cartura, così come integrato con le surroghe di cui al punto precedente, è del tutto illegittimo, ravvisandosi altresì un comportamento, secondo gli interroganti, del tutto arbitrario del Sindaco, incurante del ruolo e della funzione del Prefetto di Padova -:
se il Ministro interrogato sia al corrente di quanto è accaduto presso il Comune di Cartura in occasione delle dimissioni del 30 dicembre 2005 della metà più uno dei consiglieri comunali;
se il Ministro interrogato, visti i dubbi interpretativi sul punto ricordati in premessa e il parere fornito dall'Ufficio Territoriale di Governo di Padova, non ritenga illegittimo l'operato del Sindaco di Cartura, nonché fortemente lesivo delle funzioni e delle prerogative del Prefetto di Padova;
quali misure intenda adottare nei confronti del Sindaco di Cartura che, incurante della disciplina legislativa sul funzionamento degli Enti Locali e delle funzioni dell'Ufficio Territoriale di Governo


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di Padova, ha attuato una modifica, secondo l'interrogante arbitraria, della composizione del Consiglio Comunale in aperto contrasto con i principi di rappresentanza politica previsti dalla Costituzione.
(3-05277)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZUIN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 31 dicembre 2005 in Piazza San Marco a Venezia un gruppo di facinorosi, nel festeggiare l'inizio del nuovo anno, ha rovesciato dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti in centro alla piazza montandoci sopra, schiamazzando, facendo atti e gesti osceni e contrari al decoro, rompendo bottiglie e quant'altro;
erano presenti numerose forze dell'ordine (corpi di Polizia e dei Carabinieri) a cui si aggiungevano Vigili Urbani del Comune di Venezia;
il suddetto gruppo di incivili ha agito indisturbato creando una situazione di pericolo per il resto dei cittadini presenti;
dal momento che tali atti sono stati documentati da riprese televisive di alcuni network nazionali, poi trasmesse nei relativi telegiornali, e da fotografie riportate sui giornali di tutto il mondo, è stato creato un enorme danno di immagine alla città;
alla conseguente polemica, anche politica, a questi fatti, la risposta di chi aveva la responsabilità per far intervenire le forze dell'ordine si è limitata ad un generico: «questioni di ordine pubblico» a giustificare il mancato intervento tempestivo a bloccare gli atti indecorosi e potenzialmente pericolosi messi in atto;
solo successivamente si è provveduto ad identificare i facinorosi;
oramai non si riesce più a capire quando debba essere previsto l'intervento delle forze dell'ordine, a Venezia, in caso di disordini (si veda anche l'interrogazione n. 4-16574 del 14 settembre 2005 sull'assalto dei no-global ai cantieri del MO.SE. al Lido di Venezia) -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per evitare il ripetersi, a Venezia, di fatti analoghi a quello descritto e a difesa dell'ordine e del decoro della città di Venezia.
(4-19523)

BULGARELLI e CENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 25 settembre 2005 un giovane di 18 anni, Federico Aldrovandi, moriva in circostanze oscure nel corso di un controllo di polizia; la versione ufficiale fornita dalla polizia sostiene che il giovane sia deceduto dopo essere stato fermato mentre ritornava a piedi verso casa; l'Aldrovandi sarebbe risultato privo di documenti e sarebbe deceduto nel corso del controllo a causa di un malore causato dall'ingestione di stupefacenti, dopo aver dato in escandescenze; tuttavia la ricostruzione dei familiari, disponibile su un blog internet da loro aperto - http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/ - è decisamente contrastante e presenta elementi che, se dovessero essere confermati, appaiono decisamente agghiaccianti;
i familiari sostengono che, all'arrivo dell'ambulanza sul luogo del fermo, il giovane era ammanettato e steso a terra, privo di vita; il decesso sarebbe avvenuto intorno alle ore sei del mattino ma i congiunti sarebbero stati avvertiti soltanto alle ore 11.00, quando il ragazzo era già all'obitorio;
la perizia tossicologica non avrebbe rilevato alcuna presenza rilevante di stupefacenti nel sangue mentre sul corpo del ragazzo sarebbero stati visibili - sul viso, la schiena e le gambe - i segni di percosse, probabilmente inferte con un manganello, che si sarebbe rotto durante il pestaggio e ritrovato sul luogo dove è avvenuto il decesso; in particolare, i sanitari avrebbero riferito che lo scroto era schiacciato e che era ben visibile una ferita lacero-contusa alla testa, oltre ai segni di percosse


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in varie parti del corpo; la madre del ragazzo ha potuto constatare la presenza delle ferite una volta vista la salma del figlio composta nella bara; in tale circostanza, ha notato chiaramente la ferita che dalla tempia sinistra arrivava all'occhio e poi allo zigomo, oltre ai segni neri provocati dalle manette ai polsi;
la violenza del pestaggio sarebbe inoltre indirettamente confermata dallo stato in cui si trovavano gli indumenti personali dell'Aldrovandi - una maglietta, una felpa con cappuccio e un giubbotto jeans -, riconsegnati ai genitori molto tempo dopo l'accaduto, e che sarebbero risultati intrisi di sangue;
anche sul viale percorso dall'Aldrovandi la mattina del 25 settembre ci sarebbero inoltre tracce di sangue, il che farebbe pensare che il pestaggio sia avvenuto prima e in un luogo diverso da quello dove i sanitari hanno trovato il ragazzo ammanettato; inoltre, secondo la ricostruzione dei familiari, alla volante inizialmente intervenuta si sarebbero aggiunte altre due vetture delle Forze dell'ordine (una seconda volante e una gazzella), nonostante il giovane fosse solo e senza possibilità di offendere;
infine un testimone avrebbe visto il ragazzo immobilizzato con il ginocchio da un poliziotto che gli puntava il manganello sulla gola e con l'altra mano gli tirava i capelli -:
quale sia la ricostruzione esatta degli avvenimenti del 25 settembre 2005 e, in particolare quale sia il motivo del fermo dell'Aldrovandi;
per quale motivo gli agenti intervenuti abbiano ritenuto di dover immobilizzare con la forza il giovane e quali mezzi abbiano adoperato per farlo -:
di quali informazioni si disponga in merito alla natura delle ferite riscontrate sul corpo del ragazzo e se esse siano state provocate da percosse;
se risponda al vero che l'ambulanza sia stata chiamata con ritardo e per quale motivo i genitori del giovane siano stati avvertiti del decesso soltanto 5 ore dopo;
se risulti al Governo che sia stata effettuata un'autopsia e, in tal caso, per quale motivo non siano stati ancora resi noti i risultati, nonostante le circostanze oscure in cui è avvenuto il decesso e gli ormai quasi quattro mesi trascorsi dallo stesso.
(4-19556)

TITTI DE SIMONE e GIORDANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Domenica 25 settembre 2005 a Ferrara un giovane, Federico Aldrovandi, è morto dopo essere stato fermato dalla polizia mentre ritornava a piedi verso casa nelle prime ore del mattino;
una prima versione dell'accaduto fornita dalla polizia avrebbe addotto a motivo del decesso quello di un malore dovuto a probabile overdose ma la versione della questura contrasterebbe con la relazione di servizio della squadra mobile;
la madre del ragazzo ha presentato richiesta di relazione medica relativa all'accaduto e ancora oggi a quasi quattro mesi dall'episodio, non è riuscita ad averne una copia;
all'arrivo dell'ambulanza sul luogo del fermo i sanitari hanno trovato il ragazzo ammanettato e steso a terra, privo di vita;
nonostante il giovane fosse morto poco dopo le ore 6.00 la famiglia è stata avvertita soltanto intorno alle ore 11.00, cioè dopo circa cinque ore dal decesso;
la perizia tossicologica non sembra essere coerente con la versione dell'overdose e il procuratore capo si sarebbe affrettato a negare l'ipotesi di morte per percosse ancora prima che fossero resi noti gli esiti dell'autopsia, l'unica a questo punto a poter dire qualcosa, per la quale peraltro era stata chiesta una ennesima proroga;


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a suscitare dubbi sull'accaduto si aggiungono anche segni sul corpo (viso, schiena e gambe) del ragazzo di manganellate - anche con manganello impugnato al contrario - uno dei quali si è rotto durante il fermo ed è stato trovato sul luogo dove è deceduto il ragazzo;
sul viale ci sono segni di sangue che farebbero pensare che il pestaggio è iniziato prima del posto dove il ragazzo è stato trovato dai sanitari dell'ambulanza;
alla volante intervenuta inizialmente si sono aggiunte successivamente una seconda volante ed una gazzella dei carabinieri;
si aggiunge al già fumoso quadro il fatto che nonostante alcuni agenti abbiano dovuto ricorrere al pronto soccorso con prognosi da 7 a 20 giorni, alla questione non si è voluto in alcun modo dare pubblicità e non è stata in alcun modo citata la possibilità di una resistenza o di una reazione da parte del ragazzo;
al momento nessun testimone avrebbe ufficialmente ammesso di aver visto qualcosa ma qualcuno avrebbe visto il ragazzo immobilizzato con il ginocchio da un poliziotto che gli puntava il manganello sulla gola e con l'altra mano gli tirava i capelli;
la madre del ragazzo ha aperto un blog su internet da cui risulta quanto segue:
«dicevano anche che si era ferito sbattendo da solo la testa contro i muri. Questo si è rivelato falso. Smentito dalle verifiche. Federico era sfigurato dalle percosse. Molto tempo dopo ho riavuto i suoi abiti. Portava maglietta, una felpa col cappuccio e il giubbotto jens. Sono completamente imbevuti di sangue. (...) I medici hanno riferito che aveva lo scroto schiacciato, una ferita lacero-contusa alla testa e numerosi segni di percosse in tutto il corpo. Ho potuto vedere solo quella sul viso, dalla tempia sinistra all'occhio e giù fino allo zigomo, e i segni neri delle manette ai polsi» -:
se, data la gravità e la drammaticità dell'accaduto, intenda avviare una indagine nella Questura di Ferrara ai fini di ricostruire la vicenda nei minimi particolari, affinché vengano chiariti i fatti, vengano individuati i responsabili e vengano informati i familiari di tutti i dati necessari a ricostruire la vicenda.
(4-19557)

OTTONE, FRANCESCHINI, SANDRI e ZANOTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle prime ore del giorno 25 settembre 2005, nella città di Ferrara, in via Ippodromo, è morto un ragazzo di 18 anni: Federico Aldrovandi, durante l'intervento della polizia, accorsa sul posto in seguito alla segnalazione di alcuni cittadini che avevano riferito del comportamento «strano» di un giovane;
dalla perizia tossicologica risulterebbe che il ragazzo aveva assunto sostanze stupefacenti ma non in quantità elevate da poter giustificare il suo decesso, mentre il corpo presentava numerosi segni di percosse;
la storia di Federico avrebbe rischiato di finire nel dimenticatoio se il 2 gennaio scorso - Patrizia Moretti - madre del ragazzo, non avesse avuto il coraggio di aprire un blog su kataweb in cui racconta in modo drammatico e commovente la morte del figlio e invoca almeno il diritto alla verità giudiziaria;
dopo il blog, la storia di Federico ha trovato spazio nella stampa locale, nei giornali nazionali e in alcuni Tg. È intervenuto anche il sindaco della città - Gaetano Sateriale - che ha manifestato «totale fiducia nelle forze dell'ordine», ha chiesto con forza che «si chiarisca presto la verità e che venga fatta rapidamente luce sulla morte di Federico», facendosi portatore della commozione e della preoccupazione per l'accaduto dell'opinione pubblica ferrarese;
il sindaco ha poi sottolineato che «a quattro mesi dalla tragedia non può che


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condividere la richiesta della famiglia e della città perché si giunga ad una rapida conclusione delle indagini e sia stabilita al più presto la verità»;
risulta necessario ed urgente conoscere la verità, nel rispetto delle indagini giudiziarie in corso -:
di quali informazioni disponga il Governo in merito a quanto descritto in premessa.
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LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un lettore del giornale Libero il 15 gennaio scorso sostiene che la signora Lecciso, ex compagna del cantante Albano, si sia presentata a Latina per partecipare alla inaugurazione di un negozio e sia stata scortata da una macchina della polizia;
tale notizia, ove risultasse vera, costituirebbe un fatto ingiustificabile e di una gravità immensa -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e quali iniziative si intendano adottare al riguardo.
(4-19559)