Allegato A
Seduta n. 720 del 15/12/2005


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(A.C. 6177 - Sezione 2)

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, comma 9, del progetto di legge A.C. 6177 (Legge Finanziaria 2006) stabilisce che «la spesa annua per studi e incarichi di consulenza conferiti a soggetti estranei all'amministrazione sostenuta dalle amministrazioni pubbliche (...) a decorrere dall'anno 2006 non potrà essere superiore al 50 per cento di quella sostenuta nel 2004»;
in Italia sono numerose, nei più molteplici settori, le commissioni consultive - nominate dal Parlamento, dal Governo e dai singoli Ministeri - di cui si avvale la pubblica amministrazione nell'espletamento delle proprie funzioni;
è frequente che al ruolo di membri delle commissioni consultive siano chiamati ex parlamentari che, in quanto tali, godono dell'indennità per la loro passata appartenenza alla Camere;
nell'ottica della politica di generale riduzione delle spese pubbliche introdotta dalla Legge Finanziaria 2006 e poiché, nello specifico, anche «indennità, compensi, gettoni, retribuzioni o altre utilità» ai «componenti di organi di indirizzo, direzione e controllo, consigli d'amministrazione e organi collegiali comunque denominati presenti nelle pubbliche amministrazioni» vengono tagliate del dieci per cento (articolo 1, comma 44), è opportuno alleggerire il più possibile pure i costi delle commissioni consultive composte da ex parlamentari;

impegna il Governo:

ad assumere le opportune iniziative normative perché - quando designati come nuovi componenti in commissioni consultive di qualsiasi livello, di nomina parlamentare, governativa o ministeriale, siano ex parlamentari - la partecipazione di questi ai lavori delle suddette commissioni avvenga a titolo gratuito, salvo l'eventuale rimborso spese.
9/6177/1. Amoruso, Alberto Giorgetti.

La Camera,
premesso che:
il testo del disegno di legge finanziaria approvato dalla Commissione Bilancio prevedeva disposizioni in materia di legge obiettivo per le città, volte al rilancio e riqualificazione delle realtà urbane del Paese attraverso l'utilizzo congiunto di apposite risorse finanziarie e procedure accelerate;
la soluzione della questione urbana rappresenta una delle priorità del Paese;
il rilancio del territorio urbano sortisce il duplice effetto di catalizzare processi di sviluppo sociale ed economico;
la riqualificazione e rifunzionalizzazione del tessuto urbano costituisce attuazione delle politiche di sostenibilità alla base dei programmi dell'Unione europea;

impegna il Governo:

ad utilizzare gli accantonamenti iscritti nel «fondo speciale di conto capitale» di cui alla tabella B della presente legge finanziaria, eventualmente utilizzando l'accantonamento del Ministero dell'economia e delle finanze, per la costituzione di un fondo statale volto a finanziarie l'attuazione della legge obiettivo per le città.
9/6177/2. Lupi, Verro.

La Camera,
premesso che:
gli stanziamenti in bilancio assegnati per il sostegno all'accesso alla locazione abitativa sono stati ridotti in misura notevole;


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gli ultimi stanziamenti per nuovi programmi di edilizia residenziale pubblica risalgono alle leggi n. 388 del 2000 e n. 21 del 2001 e per altro gli stanziamenti per l'edilizia in locazione previsti da quest'ultima legge sono stati ridotti;
risultano non essere stati spesi i fondi per l'edilizia in locazione di cui all'articolo 3 comma 108 della legge 350 del 2003;
la diffusa situazione di tensione abitativa presente in molte aree del paese può esser soddisfatta tramite l'avvio di un programma straordinario di edilizia agevolata;

impegna il Governo:

ad attuare un programma straordinario di edilizia agevolata per la proprietà e la locazione prevedendo uno specifico stanziamento a valere sulla tabella B, nonché tutti i fondi non ancora impegnati dei programmi di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e quelli dell'articolo 3 comma 108 della legge 350 del 2003.
9/6177/3. Verro, Lupi.

La Camera,
premesso che:
secondo una recente inchiesta del settimanale «Time» l'economia d'Italia rischia di soccombere alla concorrenza della Cina;
la maggior parte dei 199 distretti industriali italiani perdono terreno di fronte all'assalto dei prodotti realizzati in estremo oriente;
in particolare secondo «Time» la crisi distrettuale italiana più emblematica riguarda il distretto della sedia costituito dai comuni di Manzano, San Giovanni al Natisone e Corno di Rosazzo, in provincia di Udine;
la concorrenza arriva da Yhi Yang la città delle sedie a 200 chilometri da Shangai che sta per strappare al triangolo produttivo friulano il primato mondiale della produzione della sedia con circa il 30 per cento del totale;
negli ultimi tre anni nel triangolo della sedia hanno chiuso oltre 200 delle 1200 aziende attive e sono stati persi circa 3 mila posti di lavoro;
la situazione inoltre è aggravata da numerose delocalizzazioni nei paesi dell'est Europa che non riguardano più la semplice realizzazione di alcuni semilavorati a basso costo, bensì stanno sempre più assumendo la dimensione del totale trasferimento delle aziende;
le delocalizzazioni nei paesi dell'est sono favorite dal minor costo del lavoro, da minori vincoli ambientali e in materia di sicurezza, da una imposizione fiscale molto inferiore rispetto a quella italiana e ultimamente anche dalla possibilità di ottenere i benefici di alcuni fondi strutturali dell'Unione europea;
nella finanziaria dello Stato 2006 in corso di approvazione da parte del Parlamento sono previste delle norme specifiche a favore dei distretti industriali;
in particolare le disposizioni di legge prevedono per i distretti industriali una nuova «soggettività giuridica» e che l'adesione ai distretti da parte delle imprese industriali è libera e altresì vengono determinate una serie di disposizioni tributarie amministrative, finanziarie e di promozione della ricerca e dello sviluppo;
nel suo complesso, l'intervento legislativo è diretto, segnatamente, a superare l'asimmetria tra «struttura economica unitaria dei distretti e la struttura giuridica molecolare» delle imprese che appartengono agli stessi. Al fine di far convergere, almeno parzialmente, la sostanza economica (unitaria) dei distretti, con la forma giuridica (plurale) delle imprese ad essi sottostanti, tale intervento legislativo è volto alla creazione di una «piattaforma comune» sul piano della


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fiscalità, della finanza, degli adempimenti amministrativi e delle attività di ricerca e sviluppo;

impegna il Governo:

in sede di definizione delle caratteristiche e delle modalità di individuazione dei distretti produttivi che saranno ammessi ai benefici della legge, ad indicare «il distretto della sedia» meritevole di un intervento urgente e prioritario, al fine di evitare un possibile collasso di una delle attività economiche più importanti della provincia di Udine e dell'intera regione.
9/6177/4. Saro, Romoli, Collavini.

La Camera,
premesso che:
le aziende sanitarie sono tenute al versamento dell'IRAP e che le somme derivanti da tali versamenti sono successivamente devolute alle Regioni;
il procedimento dà vita ad una sorta di partita di giro con appesantimenti amministrativi;
tra il momento della riscossione dell'entrata a quello della restituzione trascorre circa un anno;
per l'esborso di cassa di un anno si determinano aggravi finanziari per il sistema sanitario regionale conseguenti ai necessari corrispettivi indebitamenti;
tali aggravi pesano per circa il 15 per cento;
la trattenuta per circa un anno delle somme incassate dai versamenti IRAP delle aziende finisce per costituire una vera e propria «cresta fiscale» dello Stato centrale nei confronti delle Regioni;
da tale situazione deriva un evidente aumento della spesa pubblica complessiva;
si deve porre fine a tale disdicevole e deprecabile situazione e ciò è possibile evitando che le aziende sanitarie paghino l'IRAP;

impegna il Governo:

ad assumere ogni utile iniziativa tendente ad escludere le aziende sanitarie dai soggetti tenuti a versare l'IRAP, come previsto in riferimento a soggetti dotati di personalità giuridica quali i fondi comuni d'investimento (leggi 23 marzo 1983, n. 77, 14 agosto 1993, n. 344, 25 gennaio 1994, n. 86), i fondi pensione (decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124) ed i gruppi economici di interesse europeo (GEIE) di cui al decreto legislativo 23 luglio 1991, n. 240 (salvo quanto disposto nell'articolo 13 del decreto legislativo n. 446 del 1997).
9/6177/5. Boccia.

La Camera,
premesso che:
i commi 476-479, dell'articolo 1 del disegno di legge in esame prevedono la riapertura dei termini, di cui alla legge 21 novembre 2000, n. 342, per la rivalutazione dei beni d'impresa, ad eccezione delle aree edificabili, presenti come immobilizzazioni nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2004, mediante applicazione di un'imposta sostitutiva delle imposte sul reddito e dell'imposta regionale sulle attività produttive, pari al 6 per cento per i beni non ammortizzabili e al 12 per cento per quelli ammortizzabili;
per espressa previsione normativa (comma 477), gli effetti fiscali di questa rivalutazione decorrono dal terzo esercizio successivo a quello con riferimento al quale la stessa è stata eseguita;
i successivi commi 480-483, del medesimo articolo 1, prevedono che la rivalutazione, di cui agli articoli 10-15 della legge 21 novembre 2000, n. 342, si applichi alle aree fabbricabili non ancora edificate, o risultanti tali a seguito della


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demolizione degli edifici esistenti, incluse quelle alla cui produzione o scambio è diretta l'attività d'impresa, mediante il pagamento di un'imposta sostitutiva delle imposte sul reddito e dell'imposta regionale sulle attività produttive, pari al 19 per cento;
questa specifica rivalutazione riguardante le aree edificabili, ancorché di risulta, ha efficacia fiscale immediata, così come desumibile dall'assenza di una specifica disposizione in merito e dall'espresso rinvio operato dalla norma (comma 480), tra l'altro, alle disposizioni di cui all'articolo 12 della legge 21 novembre 2000, n. 342, che ha previsto l'efficacia fiscale della rivalutazione a decorrere dall'esercizio nel cui bilancio la stessa è eseguita;
tale disposizione è direttamente finalizzata ad incentivare la realizzazione di interventi di riqualificazione dei centri urbani, dove spesso sono presenti fabbricati industriali o commerciali ormai dismessi e fatiscenti ed il cui inserimento nel circuito produttivo è ostacolato dalla pesante tassazione delle plusvalenze realizzate con la relativa cessione;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a:
precisare che la condizione cui è subordinata la rivalutazione delle aree, consistente nell'utilizzazione edificatoria delle stesse entro i cinque anni successivi, si intenda realizzata con l'avvio dei lavori, senza che sia necessaria, a tal fine, l'ultimazione dell'intervento edilizio entro lo stesso termine;
chiarire che non si verifica la decadenza dai benefici derivanti dalla rivalutazione, nell'ipotesi in cui sopraggiunga un impedimento di tipo procedurale e amministrativo che ostacoli l'utilizzazione dell'area entro i termini previsti dalla norma (ad esempio, ritardi nel rilascio del permesso di costruire o nell'approvazione del provvedimento urbanistico attuativo);
precisare che per «area edificabile», ai fini dell'agevolazione, debba intendersi quella risultante tale a seguito dell'approvazione dello strumento urbanistico generale (Piano Regolatore Generale), incidendo la presenza degli strumenti attuativi dello stesso solo sul valore rivalutabile dell'area.
9/6177/6. Paroli, Verro, Lupi.

La Camera,

impegna il Governo:

a fare quanto nelle proprie possibilità per raggiungere al più presto l'intesa con la regione Friuli Venezia Giulia relativa ai trasferimenti di competenze di cui al decreto legislativo 1o aprile 2004, n. 111 (trasferimento di strade Anas, ferrovie locali e Motorizzazione civile), provvedendo ad adottare iniziative volte a definire in un successivo provvedimento le quote di maggior compartecipazione ai tributi erariali necessari per attuare l'accordo.
9/6177/7. Romoli, Saro, Collavini.

La Camera,
premesso che;
dal 1961, a causa di una frana, è interrotta e non più attiva la linea ferroviaria Civitavecchia-Capranica-Orte;
dopo 24 anni, nel 1985, presero avvio i lavori di ricostruzione della linea, che comportavano il totale rifacimento della tratta Civitavecchia-Capranica-Orte, per una spesa di circa 200 miliardi delle vecchie lire;
nel 1995 i lavori si fermarono senza che da allora siano stati più ripresi;
nel 1996, un accordo di programma tra Regione Lazio e Fs portò ad un ulteriore finanziamento di 123 miliardi finalizzato al completamente dei lavori;


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da tale data questi fondi non sono mai stati utilizzati ed i lavori non sono mai stati ripresi;
più volte il Presidente del Consiglio ed autorevoli esponenti di Governo hanno affermato la volontà di portare a compimento quest'opera;
allo stato attuale il ripristino della linea ferroviaria Civitavecchia-Capranica-Orte risulta ancora inattuato;
il ripristino della linea ferroviaria Civitavecchia-Orte-Capranica assume valenza di strategica importanza nell'ottica di uno sviluppo infrastrutturale del territorio con evidenti riflessi positivi per il sistema dei trasporti e del commercio;
la fase congiunturale positiva che si registra per il Centro Italia in generale e per il Lazio in particolare avrebbe bisogno di un sostegno adeguato, quindi di investimenti a livello infrastrutturale e che alla ferrovia Civitavecchia-Capranica-Orte stanno facendo esplicito riferimento i vertici nazionali della siderurgia, che hanno chiesto nel quadro dell'evolversi della vicenda delle Acciaierie di Terni un collegamento più veloce con il porto di Civitavecchia;
soprattutto il porto di Civitavecchia avrebbe positivi riflessi economici dal ripristino della Civitavecchia-Orte-Capranica;
il mancato completamento della linea ferroviaria Civitavecchia-Orte-Capranica è da addursi chiaramente al prolungato mancato stanziamento dei fondi necessari;
anche nella Finanziaria 2006 non figurano come negli anni passati gli stanziamenti necessari per il completamento ed il ripristino della linea ferroviaria Civitavecchia-Orte-Capranica;

impegna il Governo:

a reperire all'interno della Legge Finanziaria 2006 i fondi necessari al completamento della linea ferroviaria Civitavecchia-Orte-Capranica, fondi stimabili nella cifra di 150 milioni di euro.
9/6177/8. Tidei.

La Camera,
premesso che:
l'importanza che lo sport ha nell'educazione delle nuove generazioni ed in particolare quello dilettantistico e quello praticato dal settore giovanile scolastico;
le relative spese sono a carico esclusivo delle famiglie che non ricevono alcun aiuto né dallo Stato, né dagli Enti pubblici preposti;

impegna il Governo:

ad adottare misure volte a favorire lo sviluppo dello sport dilettantistico, anche attivandosi per reperire le necessarie risorse.
9/6177/9. Rusconi.

La Camera,
premesso che:
l'emendamento approvato in Commissione Bilancio alla Camera dei deputati sul DDL Finanziaria 2006 che contiene la dotazione del Fondo nazionale per la montagna ex legge n. 94 del 1997 lo finanzia solo nella misura di 20 milioni di euro per l'anno 2006, senza alcuna proiezione di copertura nell'arco triennale, a fronte di un progressivo grave decremento del medesimo che ha avuto il seguente andamento:
anno 1995: 50 miliardi di lire;
anno 1996: 300 miliardi di lire;
anno 1997: 150 miliardi di lire;
anno 1998: 100 miliardi di lire;
anno 1999: 129,610 miliardi di lire;
anno 2000: 103 miliardi di lire;


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anno 2001: 110 miliardi di lire;
anno 2002: 58,36 milioni di euro;
anno 2003: 61,646 milioni di euro
anno 2004: 37,4905 milioni di euro (Fondo dimezzato dal dl «taglia-spese» + 6,750 mln di euro recuperati dal Ministro La Loggia su altra legge)
anno 2005: 31 milioni di euro;
anno 2006: 20 milioni di euro;
la mancata alimentazione del Fondo medesimo, in progressiva diminuzione negli anni, costituisce atto grave e ingiustificabile nei confronti della montagna, in quanto detto Fondo rappresenta la sola risorsa statale di parte capitale a disposizione delle Comunità montane per la realizzazione di interventi di investimento e di sviluppo per i territori montani e pertanto è risorsa assolutamente essenziale a tali fini;
la situazione della finanza delle Comunità montane risulta ancor più grave anche per la parte ordinaria delle risorse erariali disponibili, di natura esclusivamente derivata, di fatto bloccate ai primi anni '90 e pertanto in trend progressivamente decrescente sino a porre in discussione la stessa possibilità di garantire il normale funzionamento delle strutture e il mantenimento dei servizi resi alle collettività della montagna, con l'aggravante costituita dalla sostanziale scomparsa di incentivi statali per le funzioni associate comunali;
è pertanto insostenibile la situazione che si determinerebbe nell'azione delle Comunità montane senza la previsione di adeguato finanziamento del Fondo nazionale per la montagna 2006 e di incentivi per l'esercizio associato di funzioni comunali;

impegna il Governo:

affinché venga riconosciuto il ruolo insostituibile delle Comunità montane per la valorizzazione, la tutela e il sostegno allo sviluppo della montagna e contestualmente, nello studio di ulteriori misure finanziarie per lo sviluppo e la competitività del Paese, trovi aggiuntiva alimentazione il Fondo nazionale per la montagna 2006 e per gli anni successivi, che riveste valore di moltiplicatore per lo sviluppo degli investimenti, e il Fondo nazionale per l'incentivazione delle funzioni e dei servizi associati delle Comunità montane.
9/6177/10. Olivieri, Quartiani, Lolli, Michele Ventura, Mariotti, Maurandi, Nieddu, Motta, Abbondanzieri, Raffaella Mariani, Innocenti, Ruzzante.

La Camera,
premesso che:
il contratto di programma 2001-2005 assegna a RFI il compito di progettare interventi tesi a riqualificare la linea ferroviaria Pistoia-Lucca-Viareggio da realizzare con azioni tese alla velocizzazione e a nuovi punti di incrocio finalizzate al raddoppio della linea;
il suddetto contratto di programma comporta specifiche risorse e la relativa progettazione è definitiva;
con il Piano di Priorità degli Investimenti RFI propone 1'introduzione nel contratto di programma del progetto «Potenziamento infrastrutturale Pistoia - Viareggio» all' interno del quale è previsto il sottoattraversamento di Montecatini Terme con la realizzazione di una fermata sotterranea nella stessa Montecatini;
il Piano Investimenti è all'esame del CIPE e comunque è urgente assicurare alla città di Montecatini Terme certezze finanziarie circa la realizzazione di un' opera che è essenziale per il suo futuro urbanistico e per garantire ai sui cittadini ed alla sua vocazione turistica livelli accettabili di vivibilità e presenze stante 1'attuale spaccatura del tessuto urbano derivata dalla ferrovia e dall' attuale sistema di passaggi a livello;


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impegna il Governo:

a considerare certo e prioritario 1'intervento finanziario al raddoppio della tratta Pistoia - Montecatini Terme con 1' interramento della ferrovia nell' attraversamento della città termale.
9/6177/11. Luigi Martini, Migliori.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2006 prevede per il prossimo anno una significativa riduzione degli stanziamenti di bilancio per il gruppo Tirrenia;
è forte la preoccupazione - soprattutto nelle isole minori - che tali stanziamenti comportino una brusca riduzione del numero dei collegamenti con particolari disagi per 1' economia, nonché per i lavoratori ed i pendolari da e per 1' Arcipelago Toscano;

impegna il Governo:

a riconsiderare tale decisione nell'ottica comunque di assicurare alle popolazioni ed all'economia dell'Arcipelago toscano, un numero adeguato di collegamenti marittimi con il continente;
a farsi carico nei confronti della Tirrenia di iniziative atte a considerare prioritario 1' impegno per mantenere gli attuali livelli di collegamento da e per 1' Arcipelago Toscano.
9/6177/12. La Starza, Migliori.

La Camera,
premesso che:
il 4 novembre 2006 ricorre il 40o anniversario dell'alluvione di Firenze e che l'intero asse centrale della Toscana ha rivissuto con trepidazione in queste settimane le preoccupanti fasi di ricorrenti piene del fiume Arno;
finalmente, a 40 anni di distanza, a seguito dell'adozione del piano di bacino dell'Arno, stralcio «Assetto Idrogeologico» (PAI), è stato sottoscritto in data 18 febbraio 2005 tra Ministero dell'Ambiente, Regione Toscana e Autorità di Bacino, un Accordo di programma per l'attivazione degli interventi prioritari destinati alla mitigazione del rischio idraulico con conseguente pubblicazione del DPCM di approvazione del PAI sulla Gazzetta Ufficiale del 24 ottobre 2005 n. 248;
tale Accordo di Programma prevede il cofinanziamento tra Ministero dell'Ambiente e Regione Toscana per la realizzazione degli interventi che potranno realisticamente essere cantierizzati tra il 2006 e il 2007 ed ultimati entro il 2010;
l'Autorità di Bacino, computando anche ulteriori risorse di origine ministeriale, ha una disponibilità immediata per competenza e cassa pari a poco meno di 13 milioni di Euro; - rileva la necessità di assicurare certezze finanziarie definite da parte dello Stato al programma di interventi prioritari destinati alla mitigazione del rischio idraulico previsti nell'Accordo di programma del 18 febbraio 2005;
emerge la priorità di intervento rappresentata dal bacino dell'Arno, sia per l'urgenza delle opere in questione che per la loro concreta possibilità di celere realizzazione;

impegna il Governo:

a ripartire gli stanziamenti ordinari di cui alla legge 183 del 1989 tenendo conto non solo dei criteri di superficie e popolazione bensì integrandoli stabilmente con criteri di priorità, urgenza, celere realizzazione e cofinanziamento delle opere di risanamento idrogeologico tali da riservare al bacino dell'Arno una quota annua non inferiore a 20 milioni di Euro; subordinatamente a prevedere sulle predette risorse, per il 2006, una quota aggiuntiva di pari importo per il bacino dell'Arno;


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a ripartire una quota di cui al decreto-legge n. 180 del 1998, d'intesa con gli Enti Locali interessati, al cofinanziamento di cui all'Accordo di programma dell'Arno di cui sopra;
a considerare le opere di cui sopra per l'Arno ricomprese prioritariamente nelle disponibilità finanziarie di cui ai Programmi di interventi di messa in sicurezza del territorio nazionale dal dissesto idrogeologico previsto dal comma 10 dell'articolo 32 del decreto-legge n. 269 del 2003 convertito dalla legge n. 326 del 2003;
a inserire le opere di cui sopra per l'Arno nel piano di finanziamento per gli interventi di realizzazione di opere strategiche di preminente interesse nazionale di cui all'articolo 13 della legge 1o agosto 2002 n. 166, il cui contributo annuale per 15 anni a decorrere dal 2007 ammonta a 200 milioni di Euro così come recita il comma 62 articolo1 della Legge Finanziaria 2006;
a inserire le opere di cui sopra, nell'ambito delle erogazioni di contributi del Dipartimento della Protezione Civile «ai fini della ricostruzione nei territori colpiti da calamità naturali» di cui al comma 69 articolo 1 della Legge Finanziaria 2006.
9/6177/13. Migliori.

La Camera,

impegna il Governo:

a riconoscere al personale direttivo e dirigente delle Forze di polizia ad ordinamento militare il diritto di permanere in servizio per un periodo massimo di un biennio oltre i limiti di età per il collocamento a riposo per essi previsto, previa collocazione in posizione soprannumeraria rispetto alle dotazioni organiche.
9/6177/14. Patarino.

La Camera,
premesso che:
il potere d'acquisto delle pensioni di vecchiaia non è stato adeguatamente tutelato dalle diverse riforme del sistema pensionistico. Cresce il malessere tra i cittadini sopra i 65 anni e tale malessere è registrato dai diversi rapporti sulla situazione sociale del Paese, compreso quello dell'Istat;
secondo dati convergenti resi noti dall'Istat, dall'Eurispes (Rapporto Italia 2005) e dall'Osservatorio nazionale sulla famiglia del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l'incidenza della povertà è pari al 15 per cento tra le famiglie con almeno un componente di oltre 64 anni di età e raggiunge il valore massimo (17,3 per cento) quando in famiglia è presente più di un anziano. Il disagio relativo è più evidente nelle regioni del Nord dove, a fronte di un'incidenza media del 4,7 per cento, le coppie anziane povere sono il 7,2 per cento e gli anziani soli poveri il 6,8 per cento;
un'alta percentuale di anziani vivono in solitudine (45 per cento) e nell'area della povertà si trovano essenzialmente famiglie composte da anziani soli, soprattutto vedove; la Caritas peraltro segnala che, tra coloro che chiedono aiuto alle proprie strutture, il 7 per cento circa è composto da anziani di oltre 66 anni;
la tutela degli anziani deve essere considerato un punto d'onore per uno Stato civile, il più rilevante tra gli obiettivi della sicurezza sociale;

impegna il Governo:

ad individuare meccanismi che consentano il pieno adeguamento delle pensioni erogate a qualsiasi titolo, ivi comprese le pensioni di reversibilità, al costo della vita, come registrato dall'Istat;
ad individuare un indice di incremento del costo della vita commisurato per gli anziani, cioè comprendente tra gli


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elementi del paniere i consumi di maggiore importanza per i cittadini oltre i 65 anni;
a valutare la possibilità di recuperare per gli anni pregressi i mancati adeguamenti delle pensioni al reale costo della vita, ivi compresi i periodi durante i quali tale perequazione è stata sospesa o ridotta, individuando un percorso nel quale le rivalutazioni per gli anni pregressi possano essere corrisposte mediante titoli di Stato.
9/6177/15. Biondi.

La Camera,
premesso che:
le imprese assicuratrici e forse anche le associazioni dei consumatori (i primi per loro propri scopi i secondi per mancata conoscenza del problema) hanno fatto credere che il continuo aumento dei premi delle polizze sia dovuto in gran parte dalle spese legali connesse alla liquidazione dei danni;
le imprese di assicurazioni fingono però di non sapere che la consulenza legale (come la difesa in giudizio) costituisce un diritto inviolabile del cittadino che è libero di stabilire se, nella fase di bonario componimento, è opportuno avvalersi, per la tutela dei propri interessi, delle competenze di un professionista. Omettono soprattutto di spiegare che le spese di tale assistenza professionale devono essere obbligatoriamente rimborsate dal danneggiante (e quindi dall'assicuratore dello stesso), come peraltro ha espressamente stabilito la Suprema Corte di Cassazione allorquando, con la sentenza del 31 maggio 2005 n. 11606, che ha stabilito che «nella speciale procedura per il risarcimento del danno da circolazione stradale, è costituzionalmente garantito il diritto del danneggiato di farsi assistere da un legale di fiducia fin dal primo atto della procedura con la conseguenza che, nell'ipotesi di bonaria composizione della vertenza, è comunque dovuto al danneggiato il rimborso delle spese da esso sostenute per la propria assistenza legale nella fase stragiudiziale».
alla luce di questi rilievi, si comprende che l'Avvocatura abbia protestato sulla palese ed evidente lacuna operata dall'articolo 149 del Codice delle assicurazioni allorquando non replica, nell'ambito della nuova procedura, la espressa previsione del rimborso delle spese legali già prevista (all'articolo 148) per la procedura ordinaria;
tale omissione, si ritiene debba imputarsi ad una mera dimenticanza del legislatore, che però produrrà una irragionevole disparità di trattamento e, soprattutto, una violazione delle norme generali in materia di obbligazioni da fatto illecito.

impegna il Governo:

a modificare l'articolo 149 del Codice delle assicurazioni, riconoscendo in tal modo al danneggiato il diritto ad avere rimborsate le spese di assistenza legale anche nell'ambito della procedura diretta di liquidazione del danno.
9/6177/16. Raisi.

La Camera,
premesso che:
il comma 274 della legge finanziaria, introdotto dal Senato della Repubblica prevede un riconoscimento economico ai familiari delle vittime della strage di Ustica nella misura che verrà stabilita con decreto del Ministro dell'interno;
giace alla Camera dei deputati una proposta di legge sulla stessa problematica e che il testo approvato dalla finanziaria porterà alla decadenza della proposta senza che la Camera possa intervenire con eventuali modifiche;
la tragedia di Ustica ha provocato conseguenze gravissime oltre che ai deceduti e ai propri familiari anche al Presidente


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della Società Itavia come ampiamente riconosciuto ai vari livelli giurisdizionali -:

impegna il Governo:

ad adottare iniziative affinché il riconoscimento economico sia attribuito anche ai familiari del Presidente della predetta società.
9/6177/17. Duca.

La Camera,
premesso che:
in ragione dei grandi processi di globalizzazione il Mediterraneo ha nuovamente assunto, negli ultimi anni, una significativa centralità nei commerci internazionali; ciò ha comportato una grandissima crescita del traffico attraverso i porti del nostro Paese, che hanno recuperato peso, capacità produttiva, competitività rispetto ai grandi scali europei; questo anche grazie all'iniziativa degli operatori e dei lavoratori portuali, questi ultimi impegnati con una offerta di lavoro flessibile ed attenta alle esigenze dei traffici;
le misure che limitano l'incremento della spesa alle autorità portuali per il triennio 2005-2007, contenute nella legge 30 dicembre 2004, n. 311, così come il mancato finanziamento dell'indennità di mancato avviamento dei lavoratori, bloccano gli investimenti nei porti e la capacità competitiva dei nostri scali;

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative normative e finanziarie volte a predisporre l'esclusione delle autorità portuali dall'elenco degli enti pubblici interessati dal limite di spesa previsto dal comma 57 dell'articolo 1 della citata legge 311 del 2004 per il triennio 2005-2007 e la definizione dell'indennità di mancato avviamento per i lavoratori.
9/6177/18. Mazzarello.

La Camera,
premesso che:
il Governo ha opportunamente inserito nella cosiddetta legge finanziaria 2006 un capo in cui si prevede la costituzione di un fondo per almeno parzialmente indennizzare i cittadini che abbiano subito perdite finanziarie con i cosiddetti «tango bond» emessi dalla Repubblica Argentina e per altre operazioni finanziarie sulle quali sta indagando la Magistratura;
tale fondo verrà finanziato con fondi bancari ed assicurativi giacenti e non reclamati da tempo da Enti o persone che ne avrebbero avuto diritto;
la grande emergenza sociale legata a questa situazione che ha toccato centinaia di migliaia di risparmiatori, spesso privandoli di gran parte del loro patrimonio a volte frutto di sudati e modesti risparmi;
occorre avere certezze sui tempi e sui modi del rimborso ai risparmiatori nonché sull'entità dei fondi effettivamente disponibili;

impegna il Governo:

ad adottare al più presto un'opportuna iniziativa normativa atta a rendere di pratica e concreta attuazione questa valida iniziativa per poter così, almeno in parte - ma con tempi celeri - venire incontro alle necessità dei predetti risparmiatori che spesso sono persone anziane o di modeste condizioni economiche, a continuare azioni di pressioni internazionale sulla Repubblica Argentina affinché questo stato riconosca il proprio debito ed offra condizioni di rimborsi meno penalizzanti per i risparmiatori.
9/6177/19. Zacchera, Raisi.

La Camera,
premesso che:
la Manovra economica per l'anno 2006 prevede una ulteriore stretta alla


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crescita delle spese degli enti pubblici, proseguendo nel percorso già avviato con la Manovra per l'anno 2005;
in particolare il comma 57 dell'articolo 1 della legge Finanziaria per il 2005 prevede che gli enti indicati in apposito allegato, tra cui gli enti strumentali di ricerca «...possono incrementare per l'anno 2005 le proprie spese, al netto delle spese di personale, in misura non superiore all'ammontare delle spese dell'anno 2003 incrementato del 4,5 per cento. Per gli anni 2006 e 2007 si applica la percentuale di incremento del 2 per cento alle corrispondenti spese determinate per l'anno precedente con i criteri stabiliti dal presente comma. Per le spese di personale si applica la specifica disciplina di settore...»;
il decreto-legge n. 236 del 25 ottobre 2002, convertito con modificazioni nella legge n. 284 del 27 dicembre 2002, all'articolo 6-bis ha dichiarato decaduti gli organi ordinari dell'Istituto nazionale per la ricerca scientifica e tecnologica sulla montagna (INRM), commissariandolo in vista di un riordino finalizzato alla sua trasformazione in Istituto Nazionale della Montagna (IMONT); con l'applicazione della suddetta norma anche per l'anno 2006, l'IMONT rischia di trovarsi in seria difficoltà sia per lo svolgimento ordinario delle attività, sia per qualsiasi possibile attività di sviluppo futuro;
l'Istituto, nei primi mesi di commissariamento, ha svolto le sue attività secondo una programmazione di breve termine e una responsabilità gestionale di corto respiro. Nella seconda parte dell'esercizio 2003 ha impegnato risorse su progetti più ambiziosi che sono diventati operativi solo nel corso del 2004-2005. Il regime di commissariamento si è concluso nel marzo 2005, data in cui il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica ha nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione;
l'applicazione della norma evidenziata in premessa comporta pertanto il blocco pressoché totale delle attività dell'Istituto - peraltro aumentate dai compiti assegnati dal citato decreto legge n. 236 del 2002 - poiché la spesa effettiva per l'anno 2003, trascorso in regime di commissariamento, sono state pari a E 4.098.657,34 e quindi per l'anno 2006 il totale delle spese non potrebbe superare i 4,5 milioni di euro, inferiori già ai soli impegni 2003 (euro 6.317,036,37);

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a consentire all'Istituto Nazionale della Montagna (IMONT), istituito dal decreto-legge n. 236 del 25 ottobre 2002, convertito con modificazioni nella legge n. 284 del 27 dicembre 2002 di incrementare le proprie spese anche in deroga al disposto comma 57 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2005, in considerazione della sua situazione di commissariamento nell'anno considerato quale base di calcolo per le limitazioni agli incrementi di spesa degli enti pubblici, nonché degli accresciuti compiti del nuovo ente - tra i quali la realizzazione della banca dati dei saperi e della conoscenza sulla montagna - a condizione che agli incrementi di spesa si faccia fronte con risorse finanziarie a carico del proprio bilancio, senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato.
9/6177/20. Arnoldi, Quartiani, Zanetta, Marras, Osvaldo Napoli, Scherini.

La Camera,
premesso che:
la congestione, l'inquinamento, gli incidenti nella circolazione stradale sono ormai emergenza permanente nelle città italiane;
il trasporto pubblico locale è una grande questione nazionale che necessita di un programma consistente e duraturo di nuove risorse per metropolitane, tramvie, rinnovo parco autobus;


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sono necessarie misure che alleggeriscano il carico fiscale sulle aziende di trasporto pubblico (abolizione Irap; riduzione IVA sui contributi di servizio; deducibilità degli abbonamenti plurimensili);
il DPEF 2006-2008 indica chiaramente il rischio di implosione finanziaria del comparto segnato da un deficit di 3 miliardi di euro;
il servizio e il diritto alla mobilità coinvolge quotidianamente decine di milioni di cittadini;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a destinare le necessarie risorse al trasporto pubblico locale.
9/6177/21. Raffaldini.

La Camera,
premesso che:
valutato il testo dell'unico emendamento del Governo che ha sostituito in toto l'articolato del disegno di legge finanziaria per il 2006;
valutati gli emendamenti presentati dall'opposizione e dalla maggioranza in commissione di merito, alcuni dei quali approvati;
considerati inoltre gli emendamenti presentati in Commissione Bilancio e in aula da molti parlamentari in riferimento alla necessità di ripristinare le risorse tagliate alle Ferrovie dello Stato;
tali tagli impediranno alle FS di assicurare per l'anno 2006 e successivi la realizzazione di opere urgenti e inderogabili e il completamento di quelle in corso, sia per l'AV/AC, sia per le reti ordinarie del trasporto ferroviario locale e regionale, sia per l'ammodernamento e il potenziamento del materiale rotabile, sia infine per l'importante fattore dell'incremento della sicurezza;
inoltre tali consistenti riduzioni di risorse rendono inattuabile anche l'addendum appena approvato e le risorse ivi considerate mettendo a repentaglio anche i cantieri già aperti;
tutti gli emendamenti presentati in proposito, su molti dei quali esisteva un ampio consenso in Commissione trasporti, si intendono respinti a seguito dell'apposizione del voto di fiducia da parte dei Governo, impedendo così al Parlamento di correggere il provvedimento;

impegna il Governo:

ad attivarsi per ripristinare, con un provvedimento correttivo da assumere con urgenza, gli stanziamenti previsti per il 2006 nella legge finanziaria dello scorso anno, sia in conto capitale che in conto esercizio, per il contratto di programma e per il contratto di esercizio;
in particolare, e almeno ad adottare iniziative volte a stanziare contributi quindicennali di 100 milioni di euro a decorrere dal 2006 e di ulteriori 100 milioni di euro dal 2007 per gli interventi relativi al «Sistema alta velocità/alta capacità» e altri 40 milioni di euro quindicennali per il Terzo Valico e la tratta Milano-Verona a decorrere dal 2006;
per la prosecuzione degli interventi di sviluppo e ammodernamento della rete ferroviaria convenzionale, ad attivarsi per incrementare gli apporti al capitale sociale di FS.
9/6177/22. Albonetti, Raffaldini, Duca.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito di una equilibrata ed attenta politica di dismissione del patrimonio immobiliare dello Stato, occorre considerare e tutelare con adeguate misure le eterogenee e differenti situazioni esistenti nel Paese, per poter elaborare ed attuare scelte adeguate e funzionali;


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in particolare, fra i beni facenti parte dello stato patrimoniale delle Ferrovie dello Stato S.p.a., rientrano le sedi sociali, gli impianti sportivi, le aree verdi e per l'incontro e la socializzazione delle persone, gli spazi ricreativi ed associativi gestiti da anni dalle diverse strutture territoriali dell'Associazione Dopolavoro Ferroviario (DLF), che ha svolto una intensa, qualificata e meritoria attività nei tanti anni (quasi ottanta) successivi alla sua costituzione;
tali opere sono state realizzate grazie alle risorse del Dopolavoro Ferroviario ed ai sacrifici sostenuti dai suoi associati, che hanno ormai superato le 280 mila unità;
queste strutture sono costantemente utilizzate da ferrovieri in servizio o in pensione, unitamente alle rispettive famiglie;
è opportuno e giusto salvaguardare e preservare la posizione giuridica ed i legittimi interessi patrimoniali del Dopolavoro Ferroviario e dei suoi soci, tenendo conto degli ingenti investimenti realizzati nel corso degli anni e delle cospicue risorse finanziarie impiegate; vanno garantite la peculiarità del Dopolavoro Ferroviario e le lodevoli finalità sociali sottese alla utilizzazione dei beni ad esso affidati in concessione; nonché occorre assicurare che il dopolavoro continui nella gestione di tali beni, riconoscendo al dopolavoro la possibilità di acquistarli e computando a tal fine gli interventi attuati dal DLF con proprie risorse; in questo spirito e proprio per perseguire queste finalità il Governo ha già accolto gli ordini del giorno di contenuto analogo Bucciero (al Senato o.d.g. n. 9/780/18 del 21 novembre 2001) e Iannuzzi (alla Camera o.d.g. 9/4199/5 del 30 luglio 2003);

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a consentire ed a prevedere che le Ferrovie dello Stato S.p.a. possano alienare al Dopolavoro Ferroviario il patrimonio oggetto dello specifico contratto di locazione stipulato il 10 settembre 2003 fra RFI e DLF nel rispetto dei principi affermati nei due indicati ordini del giorno, già accolti dal Governo in questa legislatura.
9/6177/23. Iannuzzi, Molinari.

La Camera,
premesso che:
presso il Ministero delle attività produttive sono giacenti 67 «Contratti di Programma» presentati entro il 30 settembre 2005, regolamentati a sensi del decreto ministeriale del 12 novembre 2003;
dette iniziative riguardano estese aree del territorio nazionale, e rappresentano concrete attività imprenditoriali miranti ad un intenso sviluppo socioeconomico-occupazionale del nostro Paese;
la normativa sulle incentivazioni alle imprese riguardante la materia dei «Contratti di programma» così come regolamentata dalla legge n. 80 del 14 maggio 2005 e successive modificazioni, non prevede in maniera esaustiva norme transitorie che intervengano a risolvere le pratiche pregresse;

impegna il Governo:

ad emanare apposita circolare o ad adottare iniziative volte ad introdurre norme transitorie riguardanti i «Contratti di Programma» presentati entro il 30 settembre 2005, regolamentati a sensi del decreto ministeriale del 12 novembre 2003, ed in particolare che prevedano limiti minimi per ogni singola impresa pari ad 1.000.000 di Euro, fatta salva la possibilità ai fini del raggiungimento del predetto limite, di consentire forme di aggregazione tra singole iniziative.
9/6177/24. Marinello.


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La Camera,
premesso che:
l'anno 2005, ha visto la conclusione delle trattative per i rinnovi contrattuali, prima nel settore della Medicina Convenzionata e poi della Dirigenza Medica Veterinaria;
la contestualità delle scadenze contrattuali, specificatamente legificata nel corso del 2004, segna la volontà, esplicita anche nelle preliminari dichiarazioni di intenti della Parte Pubblica, di uniformare le Convenzioni al Contratto della Dirigenza Medica sia per la tempistica, quadriennio giuridico e biennio economico, che per il trattamento economico;
i riferimenti alla omogeneizzazione sono contenuti negli Atti di indirizzo del 2003 del Comitato di Settore Sanità alla SISAC, preparatori all'avvio del rinnovo delle Convenzioni con i medici del SSN. Analoghi riferimenti sono presenti nella legge no 311/2004 (comma 178) che contestualizza i contratti della Dirigenza Medica e Veterinaria con la Convenzione per la Medicina Convenzionata (Medicina Generale, Pediatria di Libera Scelta e Specialistica Convenzionata Interna);
l'Accordo Collettivo Nazionale della Medicina Generale dichiara l'obiettivo di realizzare, in linea con il Piano Sanitario Nazionale, un riequilibrio fra Ospedale e Territorio, posti su un identico piano di importanza e diversificati solo dalle diverse prestazioni erogate nelle sedi e nei livelli più appropriati per il raggiungimento degli obiettivi di salute per i cittadini;
gli accordi Collettivi Nazionali della Medicina Generale, della Specialistica Ambulatoriale e della Pediatria stipulati tra S.I.S.A.C. e Organizzazioni Sindacali si sono chiusi nel marzo 2005 definendo per il biennio 2004/2005 un incremento complessivo della massa retributiva, corrispondente all'inflazione programmata, allora stimata nella misura dell' 1,7 per cento per il 2004 e dell' 1,5 per cento per il 2005;
il rinnovo del contratto tra l'Aran e le rappresentanze Sindacali dei Medici e Veterinari Dipendenti ha invece determinato per lo stesso biennio 2004/2005 un incremento complessivo della massa retributiva corrispondente all'inflazione programmata stimata per il 2004 nell' 1,9 per cento e per il 2005 nel 2,23 per cento aumentata dello 0,7 per cento derivante dall'impegno del Governo per il rinnovo dei contratti di tutto il Pubblico impiego;
nel raffronto tra gli incrementi delle Convenzioni e quelli della Dipendenza si realizza una significativa sperequazione che vale lo 0,93 per cento sulla parte economica di ristoro dell'inflazione, alla quale va aggiunto l'ulteriore 0,7 per cento concesso dal Governo.
nell'ambito dell'obiettivo di omogeneizzare i contratti del pubblico impiego appare inaccettabile l'esclusione della Medicina Convenzionata almeno per quanto concerne lo 0,7 per cento;

impegna il Governo:

a reperire i fondi necessari per l'incremento economico dello 0,7 per cento in favore della medicina convenzionata con l'S.S.N.
9/6177/25. Parodi, Nuvoli, Perrotta, Spina Diana, Ercole, Santori, Mondello, Massidda, Stagno d'Alcontres, Baiamonte, Caminiti, Mario Pepe.

La Camera,
premesso che:
i commi 476-479, dell'articolo 1 del disegno di legge in esame prevedono la riapertura dei termini, di cui alla legge 21 novembre 2000, n. 342, per la rivalutazione dei beni d'impresa, ad eccezione delle aree edificabili, presenti come immobilizzazioni nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2004, mediante applicazione di un'imposta sostitutiva delle imposte sul reddito e dell'imposta regionale sulle attività


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produttive, pari al 6 per cento per i beni non ammortizzabili e al 12 per cento per quelli ammortizzabili;
per espressa previsione normativa (comma 477), gli effetti fiscali di questa rivalutazione decorrono dal terzo esercizio successivo a quello con riferimento al quale la stessa è stata eseguita;
i successivi commi 480-483, del medesimo articolo 1, prevedono che la rivalutazione, di cui agli articoli 10-15 della legge 21 novembre 2000, n. 342, si applichi alle aree fabbricabili non ancora edificate, o risultanti tali a seguito della demolizione degli edifici esistenti, incluse quelle alla cui produzione o scambio è diretta l'attività d'impresa, mediante il pagamento di un'imposta sostitutiva delle imposte sul reddito e dell'imposta regionale sulle attività produttive, pari al 19 per cento;
questa specifica rivalutazione riguardante le aree edificabili, ancorché di risulta, ha efficacia fiscale immediata, così come desumibile dall'assenza di una specifica disposizione in merito e dall'espresso rinvio operato dalla norma (comma 480), tra l'altro, alle disposizioni di cui all'articolo 12 della legge 21 novembre 2000, n. 342, che ha previsto l'efficacia fiscale della rivalutazione a decorrere dall'esercizio nel cui bilancio la stessa è eseguita;
tale disposizione è direttamente finalizzata ad incentivare la realizzazione di interventi di riqualificazione dei centri urbani, dove spesso sono presenti fabbricati industriali o commerciali ormai dismessi e fatiscenti ed il cui inserimento nel circuito produttivo è ostacolato dalla pesante tassazione delle plusvalenze realizzate con la relativa cessione;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a:
precisare che la condizione cui è subordinata la rivalutazione delle aree, consistente nell'utilizzazione edificatoria delle stesse entro i cinque anni successivi, si intenda realizzata con l'avvio dei lavori, senza che sia necessaria, a tal fine, l'ultimazione dell'intervento edilizio entro lo stesso termine;
chiarire che non si verifica la decadenza dai benefici derivanti dalla rivalutazione, nell'ipotesi in cui sopraggiunga un impedimento di tipo procedurale e amministrativo che ostacoli l'utilizzazione dell'area entro i termini previsti dalla norma (ad esempio, ritardi nel rilascio del permesso di costruire o nell'approvazione del provvedimento urbanistico attuativo);
precisare che per «area edificabile», ai fini dell'agevolazione, debba intendersi quella risultante tale a seguito dell'approvazione dello strumento urbanistico generale (Piano Regolatore Generale), incidendo la presenza degli strumenti attuativi dello stesso solo sul valore rivalutabile dell'area.
9/6177/26. Stradella.

La Camera,
premesso che:
con il comma 150 dell'articolo 1 del provvedimento in esame, in materia di Patto di stabilità interno, si prevede che gli enti di nuova istituzione sono soggetti alle regole del Patto dall'anno in cui è disponibile la base di calcolo;
la disposizione non tiene adeguatamente conto degli enti che hanno avuto consistenti modifiche del proprio territorio e quindi rilevanti modifiche ai parametri base per la verifica della rispondenza alle regole, cioè la popolazione ed il territorio;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a consentire dalla prossima manovra economica la possibilità agli enti che durante il 2005, o il 2006, o negli anni successivi, hanno modificato in aumento i confini in misura tale che la somma delle percentuali di aumento del territorio e della popolazione


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insediata non sia inferiore al 15 per cento, siano soggetti al Patto di stabilità dell'anno in cui è disponibile la base annua di calcolo con i nuovi territori.
9/6177/27. De Seneen, Marras.

La Camera,
premesso che:
con il comma 115 dell'articolo 1 del provvedimento in esame, nonché con l'articolo 5 commi 3-bis e 3-ter del decreto legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito con modificazioni dalla legge 2 dicembre 2005, n. 348, sono state stanziate risorse per la definizione dei rapporti finanziari pregressi con la Regione Sicilia, anche in attuazione dello Statuto della Regione medesima;
in sede di Consiglio dei ministri e nelle dichiarazioni dei membri del Governo i provvedimenti suddetti sono stati indicati come una prima attuazione del federalismo fiscale, frutto della ripartizione di competenze tra Stato e regione stabilita con la riforma costituzionale recentemente approvata;
analoga questione si è posta per la Regione Sardegna in relazione al riconoscimento delle quote di gettito fiscale ad essa spettanti, valutate, anche in base al parere della Ragioneria generale dello Stato, circa 900 milioni di euro l'anno, tra Iva ed Irpef; il complessivo credito dello Stato nei confronti della Regione è valutato in circa 4,5 miliardi di euro tra quote non pagate o pagate in percentuali minori di quanto previsto dallo Statuto regionale; per la sola IVA spetterebbero alla regione i 7 decimi di quanto riscosso sul proprio territorio nel 2006 (circa 500 milioni di euro), ma attualmente vengono riconosciuti solo 4 decimi; va peraltro dato atto che nel mese di ottobre il Governo ha disposto una anticipazione di 193 milioni di euro;
le somme spettanti, in particolare alle regioni a Statuto speciale, sono necessarie non solo al finanziamento delle funzioni trasferite dallo Stato, ma anche ad avviare i processi di sviluppo economico e sociale, da troppo tempo rimandati in virtù di una visione centralistica dello Stato;

impegna il Governo:

ad avviare quanto prima un tavolo di consultazione con la Regione Sardegna al fine di adottare iniziative volte a riconoscere alla suddetta Regione anche forfettariamente, i rimborsi IRPEF ed IVA dal 1991 al 2005, quote delle entrate riscosse al di fuori del territorio della Regione, ma afferenti a fattispecie tributarie maturate nell' ambito regionale, ivi comprese le entrate accessorie costituite dagli interessi di mora, dalle sopratasse e dall' applicazione di sanzioni, nonché gli eventuali rimborsi spettanti ai sensi del comma 3 dell'articolo 2 della legge 28 dicembre 1995 n. 549 in materia di compartecipazione regionale al finanziamento del Servizio sanitario nazionale;
ad individuare le risorse necessarie alla progressiva estinzione del debito così quantificato.
9/6177/28. Marras, De Seneen.

La Camera,
premesso che:
il comma 570 della legge finanziaria estende i benefici già previsti in favore delle vittime della criminalità e del terrorismo a tutte le vittime del dovere individuate ai sensi dei successivi commi 571 e 572;
le norme contenute nei commi in parola, nonché nel comma 266, riproducono, nelle linee essenziali, lo schema di disegno di legge elaborato dal Gruppo di lavoro, istituito con decreto ministeriale 28 ottobre 2004 presso il Ministero dell'interno, per l'attuazione - con finalità equitative -


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di ordini del giorno in materia di estensione della normativa concernente le vittime del terrorismo alle vittime del dovere e ad altre categorie di vittime;
le norme suddette, tuttavia, non contemplano - a differenza di quanto previsto nel predetto schema di disegno di legge - alcun beneficio nei confronti dei familiari dei 38 cadetti della Marina Militare, dell'ufficiale accompagnatore e dei cinque membri dell'equipaggio dell'aeromobile schiantatosi sul Monte Serra (Pisa) il 3 marzo 1977, nel corso di una missione addestrativa;
l'estensione della normativa sopra citata ai familiari delle vittime del disastro aereo in argomento rappresenterebbe un doveroso riconoscimento di carattere morale, oltre che economico, nei confronti degli stessi;

impegna il Governo:

ad intraprendere le necessarie iniziative legislative affinché ai soggetti di cui al comma 381 vengano equiparate le vittime del disastro aereo del Monte Serra (Pisa), avvenuto il 3 marzo 1977.
9/6177/29. Lavagnini.

La Camera,
al fine di consentire la completa utilizzazione delle risorse stanziate per l'adeguamento a norma degli edifici scolastici;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a consentire alle Regioni di fissare una nuova scadenza del termine indicato dall'articolo 15, comma 1, della legge 3 agosto 1999, n. 265, comunque non successiva a1 31 dicembre 2006, relativamente alle opere di edilizia scolastica comprese nei rispettivi programmi di intervento.
9/6177/30. Sciacca.

La Camera,

impegna il Governo:

ad adottare per il futuro, iniziative volte a stanziare ulteriori risorse per stanziare per la prosecuzione degli interventi di ricostruzione nei territori delle Regioni Marche ed Umbria colpiti dagli eventi sismici iniziati il 26 settembre 1997.
9/6177/31. Armando Cossutta.

La Camera,
premesso che:
la legge 24 dicembre 2003, n. 350 (Legge Finanziaria per il 2004) dettata solo da esigenze di contenimento della spesa pubblica, ha comportato, tra l'altro, la progressiva riduzione dei servizi che le scuole statali e paritarie possono erogare agli alunni diversamente abili, ostacolando il difficile cammino degli alunni portatori di handicap verso il miglioramento della qualità dell'apprendimento e dell'integrazione scolastica all'interno delle classi comuni, che appare così anche alle loro famiglie sempre più un miraggio;
l'articolo 13, comma 3, della legge n. 104 del 1992 stabilisce che: «Nelle scuole di ogni ordine e grado (...) sono garantite attività di sostegno mediante l'assegnazione di docenti specializzati»;
molti dei genitori che si sono visti ridurre le ore di sostegno per i propri figli portatori di handicap si sono rivolti ai giudici trovandosi così costretti a «condannare» i circoli didattici a provvedere alla nomina dei necessari insegnanti di sostegno;
in un paese civile tale ricorso alla magistratura da parte delle famiglie per vedersi garantito un diritto fondamentale ed inviolabile quale è il diritto allo studio ed al giusto sostegno, contemplato dalla nostra carta costituzionale, dalla Convenzione di Ginevra e dalla carta fondamentale dei diritti dell'uomo, è indice preoccupante;


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impegna il Governo:

ad emanare provvedimenti che comportino l'incremento della dotazione organica regionale degli insegnanti di sostegno assicurando una distribuzione degli stessi correlata alla effettiva presenza di alunni portatori di handicap;
ad assumere iniziative legislative volte ad estendere l'applicazione del «lavoro usurante», ai lavoratori che accudiscono quotidianamente a domicilio un figlio disabile grave, permettendo ad essi di fruire delle agevolazioni previste in materia di orari, congedi e trattamento anticipato di quiescenza.
9/6177/32. Bellillo.

La Camera,

impegna il Governo:

a vigilare affinché gli incrementi degli importi delle tariffe dell'energia elettrica, del gas, dell'acqua, delle telecomunicazioni e dell'assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, non eccedano annualmente il valore dell'inflazione programmata.
9/6177/33. Galante.

La Camera,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a riconoscere, a decorrere dall'anno 2006, ai genitori di disabili gravissimi ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e che siano contemporaneamente afflitti da almeno due deficit delle seguenti funzioni della vita umana quali deficit intellettivo grave, che comporti un grave ritardo mentale contestuale a gravi difficoltà di apprendimento, impossibilità a deambulare, a mantenere il controllo sfinterico, ad assumere cibo, a lavarsi ed a vestirsi , a loro richiesta, per ogni anno di servizio, presso le pubbliche amministrazioni o aziende private, effettivamente svolto, il beneficio di due mesi di contribuzione figurativa utile ai soli fini del diritto alla pensione e dell'anzianità contributiva fino al limite massimo di cinque anni di contribuzione figurativa.
9/6177/34. Vertone.

La Camera,

impegna il Governo:

ad istituire presso il Ministero della difesa il «Fondo per gli interventi a favore dei cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti», al fine di riconoscere il sacrificio degli italiani deportati ed internati nei lager nazisti a titolo di risarcimento per le sofferenze subite e per il lavoro coatto eseguito in condizioni di schiavitù nei campi nazisti nel corso dell'ultimo conflitto mondiale.
9/6177/35. Diliberto.

La Camera,
premesso che:
l'economia ittica sta attraversando un periodo di crisi, evidenziato dalla diminuzione delle catture effettuate nel Mediterraneo, che rischia di avere pesanti e gravose ripercussioni sul reddito delle imprese, e sui livelli occupazionali del settore;
lo smisurato aumento del prezzo del gasolio, triplicato negli ultimi cinque anni, che nel settore incide per circa il 40 per cento sui costi di produzione, ha aggravato ulteriormente una situazione, di difficoltà dovuta alla stazionarietà dei fatturati;
la flotta peschereccia italiana si caratterizza per il basso grado di rinnovamento ed ammodernamento sia delle imbarcazioni sia della struttura e della filiera produttiva;


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in sede europea è in atto da tempo un confronto sulla nuova politica comune della pesca che riguarda la programmazione le risorse, i regolamenti;
in particolare si rende necessario una adeguata attenzione alle scelte da empiere nel Mediterraneo, del quale il nostro paese rappresenta una parte rilevante del sistema della pesca,
in questo ambito è necessario rilanciare un confronto:
sulla consistenza degli stock ittici che coinvolga la ricerca e le associazioni del settore;
sugli investimenti per l'ammodernamento delle imbarcazioni e sulle nuove costruzioni;
sul rafforzamento della filiera produttiva puntando sul coinvolgimento dei pescatori come protagonisti del proprio lavoro, e delle nuove sfide sui temi della qualità, della concorrenza e del processo di globalizzazione che impongono una ristrutturazione radicale del settore;
sui reali strumenti per rispondere alla crisi generata dall'aumento del gasolio;

impegna il Governo:

a rafforzare l'impegno e le alleanze in sede comunitaria per determinare una politica comune della pesca più rispondente alle specificità della pesca mediterranea e per adottare gli strumenti finanziari e regolamentari in grado di affrontare una riorganizzazione e riqualificazione delle imprese di pesca e dell'intera filiera ittica del nostro paese;
ad applicare all'imprenditore ittico un sistema di detrazione IVA forfettaria come quello applicato all'imprenditore agricolo in piena congruità alle norme del decreto legislativo n. 226 del 2001;
ad accompagnare con adeguate politiche normative finanziarie e fiscali in sede nazionale tale processo di riqualificazione che consenta di tamponare la situazione di crisi e a recuperare terreno sul piano della competitività.
9/6177/36. Franci, Rava, Paola Mariani, Cazzaro, Pistone.

La Camera,

impegna il Governo:

a) ad adottare iniziative volte a potenziare i consultori familiari a fine di rafforzare il servizio di assistenza per la prevenzione della salute della donna;
b) a potenziare l'assistenza alle cittadine straniere anche attraverso la presenza di personale con il ruolo di mediatore culturale capace di affiancare gli operatori socio-sanitari;
c) ad estendere la campagna in difesa della salute della donna con particolare riferimento al potenziamento dell'informazione sulla maternità consapevole e la contraccezione;
9/6177/37. Maura Cossutta

La Camera,
premesso che:
nell'ambito della generale riduzione delle spese previste per la Difesa militare, lo Stato Maggiore dell'esercito ha ridotto di 700 mila euro il budget destinato alle scuole del personale militare con particolare riferimento ai corsi di formazione destinati della Marina militare;
tale riduzione rischia di minacciare i livelli occupazionali degli istruttori addetti ai citati corsi;

impegna il Governo:

a salvaguardare i posti di lavoro del personale addetto ai corsi di formazione mantenendone inalterati gli organici.
9/6177/38. Sgobio, Tucci.


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La Camera,
nel corso dell'esame del disegno di legge C. 6177, Legge finanziaria per il 2006,

impegna il Governo:

a ridurre il prezzo di vendita delle unità immobiliari ad uso residenziale individuate ai sensi dell'articolo 3, comma 13, del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, offerte in opzione ai conduttori che acquistano in forma individuale, al fine di favorire la sollecita conclusione del processo di dismissione del patrimonio immobiliare e di risolvere il contenzioso in atto relativo a tali immobili.
9/6177/39. Pistone.

La Camera,
premesso che:
a decorrere dall'anno di imposta 2005, i soggetti che cedono beni o forniscono servizi nei confronti di contribuenti che si avvalgono della facoltà di effettuare acquisti senza applicazione dell'imposta, sono tenuti a comunicare all'Agenzia delle entrate i dati contenuti nelle dichiarazioni d'intento da questi ricevute;
fino allo scorso anno la prassi seguita era che fornitori e clienti si scambiassero le comunicazioni registrandole su apposito registro conservato in azienda, pertanto molte imprese non si sono ancora adeguate alla novità con il risultato di essere considerate alla stregua di evasori;
ai sensi dell'articolo 7, comma 4-bis, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n.471, il cedente o prestatore che omette di inviare, nei termini previsti, la suddetta comunicazione, è punito inoltre con la sanzione amministrativa dal cento al duecento per cento dell'imposta;
l'omessa comunicazione non può essere considerata una violazione sostanziale, come invece fa il legislatore proponendo una sanzione proporzionale al tributo. Si pensi ai casi in cui la dichiarazione d'intento è stata validamente presentata dal cessionario o committente, ma a fronte della quale il cedente o prestatore per mera dimenticanza non abbia comunicato i dati all'amministrazione finanziaria;
sarebbe opportuno equiparare il trattamento sanzionatorio previsto per l'omissione del nuovo obbligo di comunicazione dei dati delle dichiarazioni d'intento ricevute, a quello previsto, per l'omessa presentazione degli elenchi Intrast delle cessioni ed acquisti intracomunitari, dal suddetto articolo 11, comma 4 del decreto legislativo n. 471 del 1997 nella misura da - 516 a - 1.032;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte ad equiparare il trattamento sanzionatorio previsto per l'omissione del nuovo obbligo di comunicazione dei dati delle dichiarazioni d'intento ricevute, a quello previsto per l'omessa presentazione degli elenchi Intrast delle cessioni ed acquisti intracomunitari, al fine di evitare disparità di trattamento;
ad adottare iniziative normative volte a modificare il comma 4-bis dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 471 del 18 dicembre 1997 nel senso indicato.
9/6177/40. Ottone, Paola Mariani, Bova.

La Camera,
premesso che:
la fiscalità sul consumo di energia elettrica non supporta la competitività delle PMI e delle imprese artigiane, difatti dal confronto della differenza esistente nei prezzi sull'energia elettrica, al lordo e al netto delle imposte e degli altri oneri impropri, tra l'Italia e la media dei 4 paesi UE più industrializzati (Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna) risulta che: il


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divario del prezzo al lordo delle imposte è sistematicamente superiore a quello del prezzo al netto delle imposte (fanno eccezione solo i grandi consumi, oltre i 24 Gwh, dove intervengono specifici meccanismi di defiscalizzazione);
la fiscalità ha agito nella direzione di ampliare il gap e non ha esercitato alcuna funzione riequilibratrice del divario di competitività tra Italia ed Europa. Il gap più elevato si registra proprio nelle classi di consumo con consumi annui più contenuti (fino a 2 Gwh), nella quale rientrano in pieno le Pmi e le imprese artigiane in primis, si impone quindi la modifica in senso perequativo dell'aliquota dell'addizionale enti locali sul consumo di energia elettrica per gli usi in locali e luoghi diversi dalle abitazioni;
l'iniquo peso dell'addizionale enti locali sui consumi di elettricità delle piccole imprese ne penalizza la competitività, l'attuale disciplina italiana sulle addizionali enti locali, prevista dal decreto-legge n. 511 del 1988, convertito nella legge 27 gennaio 1989 n. 20 e successive modifiche e integrazioni, sui consumi di energia elettrica per gli usi diversi dall'abitazione e dall'illuminazione pubblica, prevede un'aliquota solo per i consumi inferiori a 200 mila kWh/mese. Essa è pari a 0,93 centesimi di euro (18 lire) per kwh incrementabile a discrezione di ciascuna amministrazione provinciale fino a 1,14 centesimi di euro (22 lire) per kwh, mentre è prevista l'esenzione totale da tale addizionale per i consumi superiori a 200 mila kwh/mese;
si tratta di un trattamento fiscale palesemente iniquo, che penalizza ulteriormente, tra le utenze non domestiche, le piccole imprese italiane, in quanto utenza a minor consumo di elettricità, rispetto ai grandi consumatori industriali (che tra l'altro godono già di molti altri trattamenti agevolati, come gli incentivi e le riserve di bande estere per l'energia elettrica interrompibile);

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a riequilibrare tale ingiusto trattamento fiscale, eliminando la soglia dei 200 mila kwh/mese oltre la quale i consumi di energia elettrica non sono più assoggettati all'aliquota relativa all'addizionale enti locali e contestualmente abbassando a 0,46 centesimi di euro (9 lire) per kwh, incrementabile a discrezione di ciascuna amministrazione provinciale fino a 0,56 centesimi di euro (11 lire) per kwh, l'aliquota per tutte le utenze non domestiche, (indipendentemente dalle quantità di elettricità consumate dalle singole utenze) ottenendo immediati benefici per sostenere la competitività delle piccole imprese italiane, alle prese con una situazione economica sempre più difficile, come da noi proposto in un emendamento presentato al comma 76 della legge finanziaria 2006.
9/6177/41. Bova, Paola Mariani, Ottone.

La Camera,
premesso che:
nel quadro di rilancio della strategia di Lisbona, i governi degli Stati membri hanno concordato con la Commissione europea l'elaborazione di piani nazionali per l'innovazione, la crescita e l'occupazione;
l'attuale situazione dell'Europa non appare incoraggiante e non trasmette fiducia alle imprese ed ai cittadini. La crescita è debole ed è dovuta, secondo gli analisti dell'OCSE, a problemi strutturali quali un mercato interno non ancora completo ed una scarsa propensione all'innovazione delle imprese europee;
appare necessario trovare la giusta dimensione politica per riposizionare l'istituzione europea sui temi della competitività individuando strumenti e misure specifiche in linea con le priorità per la piccola e media impresa italiana ed europea;
uno degli obiettivi indicati dalla strategia è il raggiungimento, nel 2010, di una spesa per ricerca e innovazione pari


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al 3 per cento del PIL, mentre nel 2004 la spesa nell'Unione si è attestata all'1,9 per cento;
è necessario pertanto recuperare il ritardo accumulato e, oltre ad aiutare i nuovi Stati membri a colmare le loro lacune, sviluppare adeguate competenze e stimolare le piccole imprese ad aggregarsi per «innovare»;
le imprese infatti devono utilizzare l'innovazione per diventare più competitive sui mercati e sfruttare i risultati della ricerca contribuendo allo sviluppo dell'Unione europea;

impegna il Governo:

a dare alta priorità ai temi della ricerca e dell'innovazione affinché gli strumenti ed i progetti siano realmente accessibili dalle PMI e sviluppare misure a sostegno del recupero di competitività dell'intero settore dell'artigianato e delle PMI, ed in particolare del comparto manifatturiero, riservando il 50 per cento dell'importo da ripartire al finanziamento dei progetti per il sostegno dell'artigianato e delle PMI individuati dal Piano per l'Innovazione, la crescita e l'occupazione, a programmi di innovazione, ricerca e sviluppo, come da noi proposto in un emendamento al comma 257 della legge finanziaria 2006.
9/6177/42. Paola Mariani, Ottone, Bova.

La Camera,
premesso che:
il gas per uso industriale è una zavorra per la competitività delle Pmi italiane, in quanto costa alle piccole e medie imprese, al netto delle imposte, il 32,5 per cento in più rispetto alla media europea; questo dato emerge da un'indagine di Confartigianato che ha preso in esame i fattori d'ostacolo alle potenzialità di sviluppo delle aziende italiane;
dal 1999 al 2003 il prezzo del gas al netto delle imposte è aumentato per le Pmi italiane del 55 per cento e, al lordo delle imposte, del 37 per cento. Invece nello stesso periodo per le Pmi dell'Ue i prezzi sono aumentati rispettivamente del 44,6 e dei 43,5 per cento;
esiste quindi un gap preoccupante di costi tra imprese italiane ed europee: al lordo delle imposte, infatti, la differenza di prezzo tra Pmi italiane ed europee rimane al 22 per cento;
il consumo di gas per uso industriale è soggetto nel nostro Paese a tre tipi di imposte: le accise, l'addizionale regionale e l'Iva, differenziate a seconda dell'area geografica e del livello di consumo;
tra le piccole aziende manifatturiere le più colpite da questa disparità di trattamento sono attive nel trattamento termico dei metalli, di essiccazione del legno, panificazione, lavorazione della ceramica, vetro, carta e fornaci per laterizi;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative perché si riduca un gap già oggi disastroso per le nostre imprese e che i rincari delle tariffe del gas previsti per i prossimi mesi non faranno che allargare;
a rilanciare la competitività delle nostre aziende mettendole nelle stesse condizioni delle altre imprese europee, evitando il ripetersi di ciò che già accade per l'energia elettrica, dove sono le imprese di piccole dimensioni a pagare le bollette più salate per effetto della mancata liberalizzazione del mercato del gas.
9/6177/43. Buglio, Paola Mariani, Ottone, Bova.

La Camera,
premesso che:
il settore del turismo ha dato ultimamente numerosi segnali di crisi e sussiste l'urgenza per l'offerta turistica italiana di recuperare intervenendo sui sistemi


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turistici locali maturi, sia nel turismo balneare che in quello montano, che nelle città d'arte;
la matrice territoriale della nostra offerta è in genere obsoleta e le strutture ricettive appaiono in molti casi avere ormai concluso il loro ciclo edilizio;
le città turistiche nostre concorrenti del bacino mediterraneo o sono di nuovo impianto o hanno investito molto nella riqualificazione del tessuto urbano e si pongono come punto di riferimento della modernità e della qualità urbane;
si tratta dunque di creare le basi dell'innovazione di prodotto per favorire lo sviluppo sostenibile delle destinazioni e dei sistemi turistici locali, qualificando tali insediamenti, gli impianti turistici e alberghieri preesistenti e realizzando nuovi insediamenti;
sono necessari strumenti operativi che realizzino un intreccio virtuoso tra l'intervento a carattere urbanistico territoriale e quello squisitamente attinente alle imprese e all'incentivazione della loro qualificazione, puntando su di una collaborazione tra pubblico e privato che tenga assieme qualità urbana e sviluppo imprenditoriale;
lo strumento più adatto a tale scopo sembra essere quello costituito dalla società di trasformazione urbana per l'innovazione turistica (STUIT), sulla falsariga delle società di trasformazione urbana (STU) previste dall'articolo 120 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n 267;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a destinare risorse cospicue nel rifinanziamento del Fondo di cofinanziamento dell'offerta turistica (articolo 6 della legge n. 135 del 2001) per aprire una nuova fase di investimenti importanti nelle strutture ricettive e nelle infrastrutture che costituiscono il nerbo del tessuto urbano turistico, finanziando la norma che consente gli interventi di ristrutturazione degli immobili alberghieri, la deduzione delle spese di manutenzione, riparazione, ammodernamento e ristrutturazione dei propri immobili, riducendo il periodo di ammortamento.
9/6177/44. Gambini, Cazzaro, Cialente, Lulli, Nieddu, Nigra, Quartiani, Rugghia, Tedeschi.

La Camera,
premesso che:
il made in Italy costituisce uno dei comparti di principale interesse per l'industria del falso e la ridotta dimensione media delle imprese italiane rende complessa l'introduzione di misure anticontraffazione;
nonostante gli impegni assunti in più sedi dal Governo le piccole medie imprese importatrici dopo l'11 settembre 2001 versano in gravi difficoltà, derivanti anche dalla forte capacità competitiva di grandi paesi emergenti sul mercato globale;
la tutela dell'economia italiana e del comparto del made in Italy passa anche attraverso un sostegno nei momenti di particolare crisi in attesa di avviare politiche di innovazione legate allo sviluppo della ricerca;
l'evoluzione della tecnologia e dei processi di globalizzazione rischia di mettere in grave crisi il nostro tessuto produttivo caratterizzato da una forte presenza di piccola e media impresa;
il made in Italy costituisce uno dei comparti di principale interesse per l'industria nazionale messo in crisi anche dal fenomeno della contraffazione delle merci italiane;

impegna il Governo:

a potenziare le attività di controllo e di analisi nelle operazioni doganali con finalità antifrode e la lotta alla contraffazione,


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a effettuare le previste campagne promozionali a sostegno del «made in Italy»;
ad adottare iniziative volte a prevedere che, per le piccole e medie imprese esportatrici che negli ultimi tre anni abbiano realizzato nei mercati extracomunitari almeno il 20 per cento del loro fatturato complessivo e che, nel primo semestre 2004 abbiano registrato un decremento pari almeno al 10 per cento del fatturato realizzato nei predetti mercati, confrontato con quello realizzato nel primo semestre 2001, il limite massimo dei crediti di imposta e dei contributi compensabili ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, ovvero rimborsabili ai soggetti intestatari di conto fiscale, sia fissato, per il periodo d'imposta in vigore al 1o gennaio 2006, in lire 5 milioni.
9/6177/45. Lulli, Gambini, Cazzaro, Cialente, Nieddu, Nigra, Quartiani, Rugghia, Tedeschi.

La Camera,
premesso che:
il comma 44 della legge 239 del 2004, prevedeva che ai fini del raggiungimento degli obiettivi di sicurezza degli impianti utilizzatori all'interno degli edifici, e senza che da ciò derivino nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, il Governo dovesse adottare, su proposta del Ministro delle attività produttive di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della stessa legge e nel rispetto delle prerogative costituzionali delle regioni, un decreto legislativo;
tale decreto legislativo doveva essere emanato per il riordino della normativa tecnica impiantistica all'interno degli edifici e per la promozione di un reale sistema di verifica degli impianti per accertare il rispetto di quanto previsto dall'attuale normativa in materia con l'obiettivo primario di tutelare gli utilizzatori degli impianti garantendo un'effettiva sicurezza ed efficienza;
il termine indicato dalla legge risulta inutilmente spirato senza che sia stato possibile provvedere all'adozione dei decreti legislativi a causa delle rilevanti difficoltà di coordinamento normativo fra le numerose fonti legislative e regolamentari vigenti che si sono ulteriormente modificate, nel frattempo, a causa di ulteriori innovazioni legislative e regolamentari;
nel disegno di legge S. 3533 (Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale), già approvato dalla Camera dei deputati il 5 luglio 2005 ed ancora in attesa d'esame al Senato, era stata già approvata una norma, all'articolo 6, che prevedeva una ulteriore delega al Governo per il riordino della normativa sulla sicurezza degli impianti, che riprendeva ed ampliava l'originaria previsione contenuta nella legge 239 del 2004;
nell'intento forse di anticipare la predetta normativa, è stata introdotta una formulazione non idonea al raggiungimento dell'obiettivo, fortemente sentito dagli operatori del settore impiantistica, di una organica revisione della disciplina della loro attività;
in particolare lo strumento prescelto per effettuare il riordino non garantisce il raggiungimento del risultato, in quanto verrebbe affidato ad un provvedimento di natura regolamentare il compito di sostituire e coordinare non solo norme di natura regolamentare, ma anche norme di legge primaria;
con specifico riferimento alla parte sanzionatoria, che prevede sanzioni di natura penale, sussiste il rischio concreto dì pervenire ad un risultato opposto a quello desiderato, ovvero dare un quadro certo e coerente agli operatori ed agli utenti;
inoltre il termine per l'adozione dei provvedimenti appare eccessivamente ampio, e comunque non coordinato con la ormai prossima data di entrata in vigore del Capo V della parte seconda del decreto


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del Presidente della Repubblica n. 380 (Testo unico in materia edilizia), che contiene specificamente norme per la sicurezza degli impianti, già differite più volte, attualmente fino al 30 giugno 2006;

impegna il Governo:

ad attivarsi per correggere le palesi incongruenze e carenze del Capo V della parte seconda del decreto del Presidente della Repubblica, n. 380, che è stato redatto in modo incompleto, senza tener conto di numerose disposizioni legislative e regolamentari attinenti al settore dell'installazione di impianti, con sovrapposizioni inconciliabili rispetto a diverse altre norme in materia edilizia, di delegificazione e di semplificazione amministrativa;
a intervenire sul decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, che, in questo quadro già a sufficienza confuso, ha determinato ulteriore incertezza interpretativa ed applicativa essendo intervenuto su materia già trattata all'interno del Capo VI del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 già in vigore, in maniera non coordinata;
a rivedere il testo approvato prevedendo, vista la complessità dell'opera di riordino, un termine di ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge per l'attuazione delle predette norme.
9/6177/46. Nieddu, Gambini, Cazzaro, Cialente, Lulli, Nigra, Quartiani, Rugghia, Tedeschi.

La Camera,
premesso che:
le piccole e medie imprese commerciali continuano a registrare cali consistenti del proprio fatturato e nella finanziaria 2006 non si prevede alcun intervento a favore del settore;
è indispensabile intervenire a sostegno dei negozi di vicinato che hanno subito maggiormente la gelata dei consumi reintroducendo le agevolazioni tagliate dalle leggi finanziarie 2003 e 2004 e istituendo nuove forme di sostegno;
i consumi delle famiglie continuano a essere fermi, una dinamica preoccupante tanto più per le imprese commerciali operanti su piccole superfici;
sarebbe necessario sostenere il reddito disponibile delle famiglie e rilanciare i consumi, per rendere più innovativo e competitivo il sistema;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a:
reintrodurre il credito d'imposta per la riqualificazione della rete distributiva e per l'acquisto di beni strumentali alle attività di impresa destinati alla prevenzione del compimento di atti illeciti da parte di terzi;
introdurre un'agevolazione per l'acquisto dell'immobile nel quale si esercita l'attività di commercio al dettaglio e di pubblico esercizio in regime di affitto;
introdurre una norma che muti radicalmente l'attuale valutazione ai fini fiscali delle rimanenze di prodotti di carattere stagionale o di moda o suscettibili di notevole deprezzamento rimasti invenduti nei settori tessile, abbigliamento e calzaturiero, ai fini di rendere molto più veloce la svalutazione del magazzino, in linea con le tendenze della moda;
introdurre per i pubblici esercizi un credito d'imposta a parziale copertura dei costi sostenuti per la realizzazione di impianti per la ventilazione ed il ricambio d'aria, a favore dei non fumatori;
introdurre una norma che estenda la formazione professionale continua anche ai lavoratori
autonomi.
9/6177/47. Rugghia, Gambini, Cazzaro, Cialente, Lulli, Nieddu, Nigra, Quartiani, Tedeschi.


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La Camera,
premesso che:
le principali cause per il deficit competitivo che frena l'economia italiana sono la mancata valorizzazione del «capitale intellettuale» e la difficile integrazione fra ricerca e settore produttivo, che ostacola il trasferimento tecnologico alle imprese;
sembra indispensabile incentivare l'innovazione di prodotto, intesa come applicazione di nuovo contenuto tecnologico mediante tecnologie avanzate, di prototipi per nuovi prodotti, capaci di soddisfare più larghe domande di mercato;
è quindi indispensabile favorire il trasferimento di tecnologia dal settore della ricerca a quello produttivo delle piccole e medie imprese (PMI) che pur essendo l'asse portante dell'economia italiana, non ha sinora avuto facile accesso all'innovazione tecnologica per i vincoli economici che caratterizzano le imprese di piccole dimensioni;
senza un forte impulso da parte dello Stato, con politiche pubbliche fortemente coordinate con le regioni, il sistema delle PMI rischia di avviarsi verso un rapido declino, almeno in tutti quei settori produttivi, ancora molto diffusi nel Paese, in cui più forte si fa sentire la concorrenza dei Paesi emergenti;
l'Italia destina non più dell'1 per cento del prodotto interno lordo (PIL) alla spesa in ricerche e sviluppo (R&S), a fronte di una media europea dell'1,9 per cento.;
l'obiettivo, fissato per l'Unione europea a Lisbona, prevede che entro il 2010 i Paesi membri aumentino la loro quota di spesa in R&S fino a raggiungere il 3 per cento del PIL;
l'esperienza dimostra che la fase dello sviluppo di un'idea innovativa è senz'altro la più complessa e più costosa, e pertanto sono necessari adeguati incentivi finanziari, sia per individuare le applicazioni potenziali, sia per elaborare il prototipo del prodotto finale;
si tratta di un'impostazione diversa da quella sin qui seguita a sostegno dell'innovazione tecnologica nel sistema produttivo, in quanto sposta l'iniziativa dell'innovazione dalla PMI ai soggetti che operano nella ricerca: università, laboratori pubblici e privati, centri di ricerca, ricercatori singoli o associati;
è necessario un nuovo meccanismo di incentivazione simile a quello adottato con lo Small Business Innovation Research (SBIR,) americano, adattato in relazione agli ultimi suggerimenti della ricerca economica nonché alle necessità e alle problematiche tipiche del sistema delle PMI italiane;
tenuto conto che lo SBIR, introdotto nel 1982 nell'ambito del sistema federale statunitense di sostegno all'innovazione e allo sviluppo delle PMI, ha finanziato migliaia di PMI con significativi risultati in termini di crescita basata sullo sviluppo di nuove tecnologie sollecitando le applicazioni commerciali della ricerca; agendo come «catalizzatore» nell'ambito di forme di cooperazione tra ricercatori universitari, imprese e istituti di ricerca nello sviluppo di nuove idee; incoraggiando la cooperazione delle PMI fra loro e anche con le grandi imprese:

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte ad istituire un Fondo che eroghi contributi per progetti elaborati da istituti di ricerca pubblico o privati in stretta connessione con una o più imprese individuate quali potenziali utilizzatrici del frutto della ricerca.
9/6177/48. Cialente, Gambini, Cazzaro, Lulli, Nieddu, Nigra, Quartiani, Rugghia, Tedeschi.

La Camera,
premesso che:
la XIV legislatura ha visto una proliferazione di leggi e di norme attinenti


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al campo dell'energia di tale mole da comportare un pericolo sempre incombente di incertezza per gli operatori, di instabilità e di stress del sistema;
è stata emanata più di una legge ogni quattro mesi sull'elettricità e il gas, senza contare le ultime leggi finanziarie, come la legge n. 448 del 2001 (finanziaria 2002) articolo 35, che hanno interessato il sistema dei servizi pubblici locali, ma nonostante questa prolifica produzione legislativa le condizioni di funzionamento del sistema sono peggiorate;
i prezzi per gli utenti sono aumentati. Alla Borsa elettrica si superano i 60 euro e il picco arriva fino a 120 euro e dopo più di un lustro dalle riforme Bersani e Letta, il nostro sistema è ancora troppo avaro di concorrenza e troppo segnato dai vecchi monopolisti che continuano a operare in modo dominante nel mercato dell'elettricità e del gas;
i prezzi restano alti, il 30 e più per cento oltre la media europea, proprio perché troppo basso è rimasto il tasso di contendibilità del mercato elettrico e del gas da parte di una pluralità di soggetti ancora troppo ancorati alla protezione tariffaria anziché protesi al rischio e alla vera competizione. In questi primi cinque anni del nuovo secolo la capacità di proporre soluzioni di mercato e di innovare il settore è stata fortemente inadeguata, a fronte di una richiesta crescente di consumo elettrico e di gas che proviene dalle famiglie e dalle imprese;
la produzione con fonti rinnovabili è ferma al palo, assai distante dal raggiungimento, entro il 2010-2012, dell'obiettivo del 22-25 per cento di energia elettrica prodotta con solare, eolico, idro, biomasse e geotermia, obiettivo fissato dagli indirizzi europei e dal Protocollo di Kyoto;
l'Agenzia internazionale per l'energia prevede che i Paesi in via di sviluppo assorbiranno nei prossimi anni i due terzi dell'aumento della domanda mondiale di energia e che arriveranno a rappresentare nel 2030 la metà dei consumi globali in conseguenza della rapida crescita economica e demografica; conseguentemente la flessibilità della domanda e dell'offerta di greggio tenderà a diminuire drasticamente e, in assenza di sostituti sostenibili, l'utilizzo del petrolio si concentrerà sempre di più nel settore dei trasporti;
la crescita del prezzo del petrolio, cui la quotazione del gas è comunque interconnessa, presenta pertanto caratteristiche tendenzialmente strutturali e il nostro Paese, il cui sistema elettrico è basato sostanzialmente sul mix olio-gas, risulta il più esposto alle instabilità e alle trasformazioni in atto a livello mondiale;
anche l'entrata in funzione delle nuove centrali, prevalentemente a ciclo combinato, non è sufficiente a frenare la tendenza a una dipendenza dagli idrocarburi ancora maggiore, rendendo drammatiche la necessità e l'urgenza di forti investimenti per diversificare le fonti e per sviluppare la generazione di energia elettrica tramite l'utilizzo di fonti rinnovabili;

impegna il Governo:

al fine di raggiungere gli obiettivi di Kyoto e quelli fissati dall'Unione europea ad adottare iniziative volte a prevedere l'istituzione di un Fondo presso la Cassa conguaglio per il settore elettrico, in grado di autoalimentarsi in modo crescente man mano che verranno a scadere le convenzioni relative alle fonti assimilate, per alimentare la ricerca e l'innovazione del settore energetico nel campo delle fonti rinnovabili nonché per incentivare la ricerca e lo sviluppo delle fonti pulite di energia in sostituzione graduale delle fonti inquinanti cosiddette «assimilate», che purtroppo sono computate al fine del raggiungimento degli obiettivi di Kyoto e che oggi sono incentivate con il CIP 6 (provvedimento del Comitato interministeriale prezzi adottato il 29 aprile 1992).
9/6177/49. Quartiani, Gambini, Cazzaro, Cialente, Lulli, Nieddu, Nigra, Rugghia, Tedeschi.


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La Camera,
premesso che:
il turismo attraversa una fase di pesanti incertezze per il combinarsi di una serie di fattori negativi, non ultima la sfiducia dei consumatori e la negativa congiuntura economica attraversata da mercati particolarmente importanti per il turismo italiano, quale quello tedesco;
l'andamento complessivamente negativo dei primi sei mesi del 2005 con una ulteriore perdita di arrivi intorno al 7 per cento, mette in luce una crisi complessiva della marca Italia e un deficit di competitività della nostra offerta turistica, una situazione che richiama l'urgente necessità di mettere in campo una politica nazionale del turismo che il Governo ha progressivamente smantellato;
si registra inoltre una tendenza che penalizza anche quelle località che godendo di una straordinaria rendita di posizione dovuta alle ricchezze storiche e artistiche, meno di altre avvertono i termini della competizione internazionale ma debbono oggi accontentarsi di clientela qualitativamente inferiore rispetto al passato;
a fronte di tale grave situazione il Governo, dopo avere a più riprese promesso interventi urgenti ed essersi impegnato in tal senso di fronte al Parlamento, ha invece eluso ogni intervento e ha smantellato i punti di riferimento di una politica nazionale del turismo che avrebbero avuto viceversa bisogno di essere rafforzati;
sono stati ulteriormente tagliati i finanziamenti all'ENIT, che sono passati dai 35 milioni di euro del 2002 ai 28 milioni nel 2003, ai 25 del 2004 fino ad arrivare ai poco più di 21 milioni per il 2005, a fronte di un fabbisogno stimato in 45 milioni di euro, un finanziamento che rappresenta circa la metà di quanto destina la piccola Austria alla sua promozione e meno di quanto mette oggi a disposizione la Francia per il solo mercato italiano;
sono inoltre stati del tutto tagliati gli stanziamenti per la qualificazione del settore previsti dall'articolo 5 della legge 29 marzo 2001, n. 135 e destinati allo sviluppo dei sistemi turistici locali, gli unici in vigore per il turismo;
sono state cancellate tutte le agevolazioni fiscali introdotte negli anni passati a favore delle imprese ed in particolare l'accelerazione delle quote di ammortamento per le spese di manutenzione, riparazione, ammodernamento di immobili adibiti ad attività turistica e le misure per la cosiddetta rottamazione del commercio e del turismo, interventi particolarmente necessari per una ricettività turistica come quella italiana, che in molte destinazioni appare obsoleta e bisognosa di importanti investimenti;
nei confronti del turismo balneare l'unica novità si è ridotta al tentativo di far cassa proponendo un aumento del 300 per cento dei canoni demaniali di stabilimenti balneari e dei campeggi;
resta inoltre inattuato il Fondo di rotazione per il prestito ed il risparmio turistico, sul modello della Cassa vacanze francese e svizzera, che aveva il preciso scopo di erogare prestiti turistici a tassi agevolati e favorire il risparmio turistico delle famiglie a reddito più basso, azione tra l'altro particolarmente utile, in congiunture difficili come la presente, a stabilizzare il mercato;

impegna il Governo:

a presentare un piano di promozione straordinaria della marca italiana; a rilanciare l'iniziativa in sede europea, perseguendo l'obbiettivo dell'armonizzazione delle aliquote Iva, che attualmente penalizzano in maniera consistente l'offerta del nostro Paese; ad adottare iniziative volte ad estendere la cassa integrazione al settore del turismo, riducendo gli oneri sciali per le imprese in crisi.
9/6177/50. Nigra, Chiti, Gambini, Cialente, Lulli, Nieddu, Quartiani, Rugghia.


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La Camera,
premesso che:
con l'approvazione del regolamento di riforma dello sviluppo rurale n. 1698/05 e del regolamento relativo al finanziamento della politica agricola comune n. 1290/05 sono state definite le basi giuridiche della nuova programmazione 2007/2013;
il Governo ha l'obbligo di definire le linee del Piano Strategico Nazionale per la costruzione dei piani di sviluppo rurale delle singole regioni entro il 31 dicembre 2005;
i programmi tradurranno nell'ambito regionale i tre obiettivi prioritari:
miglioramento della competitività dell'agricoltura e della silvicoltura attraverso il sostegno alla ristrutturazione;
miglioramento dell'ambiente e dello spazio naturale attraverso il sostegno alla gestione del territorio;
miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali e incoraggiamento della diversificazione delle attività economiche;
il regolamento affida agli Stati membri e alle Regioni il compito di «trovare un equilibrio tra la dimensione settoriale (ristrutturazione dell'agricoltura) e la dimensione territoriale (gestione dello spazio rurale e sviluppo socio-economico delle zone rurali) che risponda alle singole situazioni e necessità»;
l'approccio alla programmazione integrata appare alternativo al tradizionale modello dell'intervento pubblico a domanda, basato su bandi emanati per singola misura, i cui caratteri ed effetti sono spesso dispersivi ed inefficaci, mentre i benefici procurati da progetti integrati sono non solo valutabili ma sono indubbiamente superiori, a causa dell'uso coordinato di più misure, ai benefici ottenibili come sommatoria di singoli progetti d'investimento;
la programmazione integrata è la più indicata come strumento per rispondere alla domanda di partecipazione sociale alle azioni di sviluppo, per una più elevata attenzione alle specificità locali e per il consolidamento e sviluppo di filiere economiche e territoriali;
i distretti rurali e i distretti agroalimentari di qualità, introdotti nel quadro normativo nazionale con il decreto legislativo n. 228 del 2001, recepito ormai nella legislazione di tutte le regioni italiane, individuano una nuova modalità di attuazione della politica agraria, agroalimentare e rurale articolandola in piani di distretto, le cui modalità attuative consequenziali si individuano nei progetti integrati;
il consolidamento e lo sviluppo dei sistemi locali rurali ed i sistemi locali agroalimentari, caratterizzati da una vasta gamma di relazioni intercorrenti tra le imprese ed il contesto locale nelle sue accezioni più ampie (istituzioni, patrimonio ambientale e culturale, società), sono le finalità delle politiche dello sviluppo rurale, sia di quelle nazionali che di quelle comunitarie, quali i PSR 2007/13;
occorre sviluppare una forte sinergia tra le politiche recate dai Piani di Sviluppo Rurale e l'approccio politico basato sullo sviluppo dei Distretti rurali e di quelli agroalimentari di qualità e che la logica dei progetti integrati rappresenta una scelta importante per rendere più efficace l'intervento pubblico;

impegna il Governo:

a prevedere, nell'ambito del Piano Strategico Nazionale per la formazione dei Piani di Sviluppo Rurali di competenza regionale, linee politiche congruenti con l'approccio distrettuale perseguibile mediante la formulazione di progetti integrati risultanti da una progettualità locale e/o di filiera condivisa tra i soggetti interessati.
9/6177/51. Borrelli, Rava, Rossiello, Sedioli, Preda, Franci, Gerardo Oliverio, Stramaccioni.


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La Camera,
premesso che:
la sicurezza alimentare è questione di fondamentale importanza come hanno dimostrato i traumatici accadimenti degli ultimi anni (carni agli ormoni, mucca pazza, influenza aviaria);
l'apertura dei mercati ai paesi terzi rappresentano una straordinaria opportunità, ma, al tempo stesso, un grande impegno da parte dei Paesi Europei al fine di far crescere una diffusa cultura della sicurezza degli alimenti che giungono sulla tavola dei cittadini;
l'Unione europea, anche su spinta italiana, ha da tempo istituito un'Agenzia europea con il compito di definire gli standards e di vigilare sulle caratteristiche di salubrità degli alimenti provenienti da ogni parte del mondo e circolanti dall'interno della stessa Unione;
in questo quadro ogni Paese dell'Unione è tenuto a dotarsi di una struttura capace di interloquire con l'Agenzia europea e che come previsto espressamente dal sopracitato «libro bianco», dovrà essere caratterizzata da «indipendenza, eccellenza e trasparenza»;
il nostro paese è dotato di organismi di grande professionalità che operano nel campo della ricerca e della prevenzione, del controllo e della repressione delle frodi alimentari;
risulta necessario costituire una autorità indipendente che metta in rete e coordini l'attività delle strutture esistenti garantendo una piena autonomia di azione nel quadro legislativo esistente;

impegna il Governo:

a sostenere l'istituzione della Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare che sia: indipendente e trasparente, in grado di valorizzare al meglio le eccellenti risorse di persone, strutture e attrezzature di cui già lo Stato e le Regioni dispongono nonché elemento di semplificazione dei controlli, in grado di sviluppare snellimenti burocratici e univocità di comportamenti.
9/6177/52. Rossiello, Rava, Gerardo Oliverio, Preda, Sedioli, Franci.

La Camera,
ricordato che:
in data 13 luglio 2005 la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha approvato all'unanimità la risoluzione n. 8-00133 a firma Rava, Zama, Sedioli, Losurdo, Marcora, Vascon, De Laurentiis, Franci, Preda, Rossiello, Borrelli con cui si definiva inaccettabile la proposta della Commissione Europea sulla OCM zucchero, che «porterebbe ad azzerare in tempi brevissimi il comparto bieticolo-saccarifero nazionale», e si impegnava il Governo ad opporsi al «disegno comunitario volto all'eliminazione delle regioni produttive meno competitive»;
il 24 novembre scorso il Consiglio dei Ministri dell'agricoltura dell'Unione Europea ha espresso il proprio assenso alla proposta di compromesso sulla riforma della organizzazione comune di mercato zucchero avanzata dal presidente di turno, la britannica signora Margarett Beecket;
tale compromesso, al contrario da quanto stabilito nella risoluzione sopra ricordata, ha riportato l'assenso del Ministro delle politiche agricole forestali italiano onorevole Alemanno, ed è stato raggiunto dopo aver frantumato il blocco degli 11 paesi, tra cui l'Italia, che si erano dichiarati fortemente contrari alla proposta avanzata dalla commissione europea (anche alla prima bozza di compromesso della presidenza di turno), per cui gli unici paesi che non hanno sottoscritto il compromesso sono rimasti Grecia e Polonia;
la bozza di accordo rappresenta una rottura del principio di solidarietà tra le agricoltura dei paesi europei e costituisce un grave precedente per le future OCM


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privilegiando esclusivamente la competitività rispetto alle condizioni generali delle varie agricolture nazionali;
nella bozza di accordo sottoscritto le regioni non hanno avuto alcun ruolo e né alcun compito viene ad esse demandato;
comunque sul compromesso dovrà pronunciarsi con la procedura di consultazione il Parlamento Europeo entro il prossimo mese di gennaio 2007;
la bozza di compromesso comporterà per l'Italia la riduzione del 50 per cento della produzione di zucchero mediante la chiusura di molti stabilimenti, tanto che si ipotizza la chiusura nell'immediato di 13 impianti su 19 esistenti in Italia, con l'azzeramento da subito del comparto bieticolosaccarifero del Mezzogiorno d'Italia, e, a causa della forte riduzione del prezzo dello zucchero, 36 per cento in quattro anni, determinerà quasi certamente la scomparsa, al termine del periodo transitorio, del comparto bieticolo-saccarifero dell'intero paese;
le conseguenze dell'accordo sottoscritto appaiono catastrofiche sia sotto il profilo agricolo, dove, a causa della chiusura degli zuccherifici, saranno abbandonati almeno 120.000 ettari di coltura bieticola, sia dal punto di vista sociale ed occupazionale con la perdita di migliaia di posti di lavoro tra attività agricola, agro-industriale ed indotto;
la presenza, nella bozza di compromesso, di un ampio fondo di ristrutturazione, deve essere l'occasione per mettere in campo un progetto complessivo di riorganizzazione e ristrutturazione per consolidare le parti della filiera che rimarranno produttive e tracciare un percorso certo per riconvertire colture e stabilimenti colpiti dalla riforma verso produzioni utili e finora disattese, quali l'alcol per biocombustibili, proteine vegetali per l'alimentazione animale o altre forme che localmente possono apparire più opportune, avendo come finalità quella di salvaguardare l'attività agricola e l'occupazione, evitando che il fondo di ristrutturazione diventi solo una «buona uscita» per gli industriali dello zucchero;
al fine di salvaguardare l'occupazione vada dichiarato lo stato di crisi del settore bieticolosaccarifero e prevista l'estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori del comparto;
in particolare, la riconversione di quanto dovrà essere dismesso dalla produzione di zucchero trovi nella produzione di bioetanolo una opportunità da non disattendere, ma che per essere perseguita con successo, accanto alle risorse finanziarie che si rendono disponibili con la bozza di compromesso sulla riforma della OCM zucchero, occorra mettere in campo strumenti di programmazione ed una nuova politica nazionale in campo energetico ed agricolo;
la necessità di sostenere la produzione di biocarburanti è per altro contenuta nella direttiva comunitaria 2003/30/CE, che ha stabilito le percentuali minime da raggiungere in biocarburanti presenti nel diesel e nelle benzine vendute nei paesi dell'Unione e fissate nel 2 per cento per il 2005, sino a raggiungere progressivamente il 5,75 per cento nel 2010;
la stessa direttiva individui nei biocarburanti la strada per ridurre la dipendenza da petrolio nel campo energetico, e nei trasporti in particolare, sia sotto il profilo ambientale perché tali carburanti non emettono gas serra e riducono l'inquinamento da zolfo, piombo e polveri sottili, sia perché diversificano le fonti energetiche riducendo la dipendenza dalle importazioni di petrolio, aprendo nel contempo nuovi mercati per l'agricoltura;
in data 16 marzo 2005, con nota n. IP/05/318 l'Italia è stata diffidata dalla Commissione Europea per i ritardi nell'attuazione della normativa europea sui biocarburanti;
il decreto legislativo 30 maggio 2005 n. 128, relativo all'attuazione della direttiva 2003/30/CE, pur introducendo nella legislazione nazionale concetti e de


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finizioni utili, sul piano degli obiettivi e degli strumenti appare rinunciatario e riduttivo in quanto dimezza sostanzialmente le indicazioni contenute nella direttiva 2003/30/CE, e non introduce modalità adeguate di promozione dei biocarburanti e di incentivazione delle produzioni agricole energetiche;
la strada da perseguire è quella della defiscalizzazione dei biocarburanti, della ricerca e della sperimentazione sul miglioramento dei processi di trasformazione industriale, della implementazione delle superfici destinate a coltivazioni alcoligene, analogamente a quanto è stato fatto negli altri paesi, dove, solo per restare nella Unione Europea, la detassazione del biocarburante è al 44 per cento in Inghilterra, circa all'80 per cento in Francia, al 100 per cento in Spagna ed in Germania;
il deficit di energia dell'Italia si aggira tra il 30 ed il 32 per cento ed è destinato ad aumentare, oltre al fatto che il petrolio diventa sempre più caro e più raro, e che occorra quindi adeguare le misure politico-programmatiche ed il budget del nostro paese per attuare gli obiettivi posti dalla direttiva 2003/30/CE,

impegna il Governo:

stante la forte penalizzazione per l'Italia derivante dall'accordo sottoscritto in sede di consiglio dei Ministri agricoli dell'UE anche dal nostro Governo, ad adottare tutte le iniziative possibili in particolare, al fine di:
a) finalizzare il fondo di ristrutturazione esclusivamente alla effettiva riconversione delle strutture produttive da dismettere, impedendo che il contributo previsto dall'accordo si riduca solo ad un premio per l'abbandono della produzione di zucchero;
b) dichiarare lo stato di crisi del comparto bieticolo-saccarifero ed attivare gli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori del comparto, sia fissi che stagionali;
c) introdurre una normativa che preveda una integrazione nazionale alle risorse comunitarie di 65,8 milioni di euro per sostenere la produzione nazionale nel periodo transitorio, come previsto al punto 13.2 del compromesso finale;
d) trattare con l'U.E. la deroga per la sovrapproduzione verificatasi nella campagna 2005 e l'allungamento congruo del periodo transitorio per consentire un adeguato sviluppo della competitività delle produzioni di barbabietole da zucchero che il compromesso consente all'Italia di mantenere;
e) convocare in sede nazionale le regioni per chiarire gli aspetti controversi dell'accordo, ed attribuire ad esse un ruolo primario nel processo di applicazione della O.C.M;
f) predisporre, d'intesa con le regioni, un piano di riconversione industriale orientato principalmente verso le produzioni di biocarburanti recuperando tutti gli zuccherifici da dismettere, valorizzando, dove localmente esistono le possibilità e potenzialità, anche le opportunità derivanti dalle produzioni alimentari;
g) predisporre, d'intesa con le regioni, un piano energetico nazionale basato sulla implementazione del biocombustibile (bioetanolo e biodiesel), sia per sostenere la lotta ai cambiamenti climatici e per convergere sugli obiettivi di Kyoto, sia per aprire nuovi mercati all'agricoltura favorendo l'opzione strategica legata a filiere agricole a destinazione non alimentare;
h) dare attuazione piena alla direttiva 2003/30/CE correggendo il decreto legislativo 30 maggio 2005 n. 128 sia per quanto concerne gli obiettivi da raggiungere in quanto a presenza di biocarburanti sul totale del carburante fossile commercializzato in Italia, sia per le misure di incentivazione dell'uso del biocombustibile;
i) garantire la defiscalizzazione del biocombustibile a livelli analoghi a quanto


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avviene nei maggiori paesi europei e per contingenti adeguati agli obiettivi posti dalla direttiva 2003/30/CE;
j) predisporre, d'intesa con le regioni, un piano agricolo nazionale che disciplini le produzioni al fine di evitare che le migliaia di ettari non più coltivate a barbabietole da zucchero creino problemi in altri comparti produttivi, che sia orientato alla incentivazione della produzione di proteine vegetali per sostenere e qualificare la zootecnia italiana e, principalmente, delle coltivazioni alcoligene ed energetiche e per la costituzione, con il più ampio coinvolgimento di tutte le parti interessate, di una filiera delle produzioni destinate alla trasformazione energetica;
k) avviare un piano di ricerca per l'implementazione della stessa e per la sperimentazione in materia di produzione ed uso di biocombustibile.
9/6177/53. Sedioli, Preda, Rava, Rossiello, Franci, Gerardo Oliverio, Stramaccioni, Guerzoni, Albonetti, Paola Mariani, Ottone, Sandri, Lolli, Cialente, Mariotti, Crisci, Bielli, Ranieri.

La Camera,
premesso che:
il Ministro delle Politiche agricole e forestali con nota 12 ottobre 2005 Prot. 36415 ha annunciato un piano straordinario per la ristrutturazione delle Filiere agroalimentari che prevede la stipula di intese di filiera, la definizione della ricaduta dei piani di ristrutturazione sulla nuova programmazione della sviluppo rurale e sui finanziamenti CIPE già esistenti e previsti nella finanziaria 2006;
lo stesso Ministro si è impegnato per l'utilizzo di risorse pari a 500 milioni di Euro da utilizzare sull'intero territorio nazionale, tenendo conto delle zone svantaggiate e del Sud ed ha iniziato una serie di consultazioni con le varie filiere e con le organizzazioni agricole al fine di raggiungere intese di filiera;
è necessario dare certezza alle risorse disponibili, alle finalità dei piani di settore e di ristrutturazione, alle azioni di promozione;
è indispensabile individuare percorsi comuni con il sistema delle Regioni, non solo per l'utilizzo dei fondi dello sviluppo rurale, ma per le competenze delle stesse nel settore agricolo ed agroalimentare;

impegna il Governo:

a concordare con le Regioni e con il Tavolo agroalimentare le linee di intervento del piano di ristrutturazione delle filiere entro il 31 gennaio 2006 e ad adottare entro i successivi 30 giorni i conseguenti decreti applicativi.
9/6177/54. Preda, Rava, Sedioli, Borrelli, Franci, Rossiello.

La Camera,
premesso che:
l'Unire rappresenta il punto di riferimento significativo per il sistema economico e sociale che fa riferimento al cavallo;
l'Ente pubblico di primo livello, attraverso una serie di riordini legislativi ha aggiornato le sue funzioni, e il legame stretto che ha l'allevamento degli equini, nel loro incremento con l'agricoltura, l'ambiente, il turismo e le tematiche della sostenibilità;
le attenzioni verso attività di maggiore sensibilità sociale, come l'ippoterapia, il benessere animale, l'ippoturismo, il rapporto con il territorio o la lettura moderna che danno le città degli spazi legati alle attività agonistiche del cavallo, come nuovi spazi urbani aperti e vissuti e connessi alla realtà urbana, richiedono un ulteriore salto di qualità dell'Ente;
le stesse pratiche agonistiche, la razionalità e la certezza del calendario annuo delle manifestazioni, la congruità


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del monte premi e la trasparenza dell'assegnazione delle singole dotazioni, e il nesso stretto che esse hanno con le attività del gioco e delle scommesse, non possono essere affrontate attraverso una lettura routinaria dell'attività, o lasciate a regole incerte che sottopongono le strutture regolative a tensioni che pongono limiti alla trasparenza e alla certezza programmatica dell'Ente;
i relativi disagi finanziari dell'Ente, la mancata continuità della gestione, lo spirito neocorporativo presente nel settore e nelle scelte di governo, hanno alimentato una crisi di fiducia che ha limitato anche le professionalità tecniche interne e ha messo in tensione lo sviluppo delle attività legate al settore del cavallo;
è necessario avviare un'azione di riordino del settore che, prendendo spunto dalle potenzialità e valutando le difficoltà operative e quelle determinatasi per processi gestionali, predisponga il settore per una nuova stagione;
a tal fine è necessario costituire una Società (in cui l'Ente abbia la titolarità di almeno il 51 per cento) che si occupi del sistema promozionale e comunicativo ed anche del segnale televisivo. La Società potrà prevedere la partecipazione degli enti più importanti del sistema promozionale che ruota intorno al cavallo, gli enti locali, dove si svolgono 1e più significative attività fieristiche ed espositive ed alcuni partners privati;
occorre utilizzare al meglio lo strumento televisivo non solo nel mondo dell'Ente, ma in modo che riguardi anche la diffusione della cultura del cavallo a tutela nello stesso tempo del benessere animale e delle biodiversità agricole alle quali vanno assegnati spazi di attività negli enti sportivi nei confronti della legge;
tale società deve promuovere la cultura del cavallo nelle iniziative nel territorio e con funzioni di carattere educativo e turistico. A questo scopo potrà costituire partenariati attivi con la pubblica istruzione, con le associazioni che si preoccupano di promuovere queste attività: dalle ippovie, all'ippoturismo, alle esperienze di cavalcar giovando;
è necessario realizzare insieme ad un partner finanziario, scelto attraverso una pubblica selezione, la società di investimenti nel settore delle infrastrutture che si occupi di sostenere progetti di qualità inerenti al miglioramento degli impianti dedicati al cavallo: ippodromi centri ippici, centri per l'ippoterapia, aree di sosta, centri di allevamento e allenamenti per la doma dolce, attività legate alla selezione dei cavalli del trotto, galoppo e sella, anche dell'angloarabo e delle biodiversità equine;
è necessario promuovere al meglio l'attività dell'unire-Lab in direzione soprattutto del sistema di prevenzione e cura del cavallo oltre alle attività di Istituto che riguardano la lotta al doping sui cavalli e sui fantini e il relativo controllo. Il settore del benessere animale e le relative certificazioni potranno essere di certo delle nuove attività;
è necessario inoltre, che Unire-Lab sviluppi insieme ad Istituti nazionali, Università, e centri di ricerca, progetti in direzione della qualità, selezione e valorizzazione del farmaco, promuovendo anche incubatori che possano sviluppare attività economiche per la riproduzione. In questa direzione, specialmente percorrendo strade, di specialistica in cui il sistema Paese ed i settore universitari e produttivi sono in difficoltà di fiducia,

impegna il Governo:

a rilanciare la concertazione tra i diversi interessi e categorie dell'Ente in un nesso stretto con le rappresentanze sociali. A tale scopo sarà opportuno costituire un tavolo di concertazione dell'Ente, istituzionalizzato attraverso un vero e proprio atto amministrativo, che sia il riferimento degli organi (Presidente, Consiglio, Segretario Generale) per le politiche di indirizzo annuale e pluriennale, superando con tale tavolo le strutture corporative con le Consulte


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e le riunioni intercategoriali. Al tavolo istituzionalizzato dovranno partecipare allevatori, proprietari, guidatori, sindacati del settore, organizzazioni agricole, rappresentanti delle società di corse e concessionari di scommesse;
a riordinare le strutture di gestione dell'Ente attraverso i necessari interventi sullo Statuto e sul Regolamento che da una parte valorizzi le professionalità dell'Ente stesso e ne curi la riqualificazione e le progressioni delle carriere, dall'altra dia un nuovo impulso tecnico-scientifico;
ad attivarsi per costituire una Agenzia dell'Unire che si occupi del sistema delle scommesse, dei calendari sportivi e di gestione degli Enti legati al trotto, al galoppo, e alla promozione di altre attività sportive legate all'angloarabo e alla biodiversità, comprese le questioni inerenti alla giustizia sportiva. L'agenzia di servizio delle scommesse e delle attività sportive potrà cosi regolare la promozione, utilizzare le professionalità interne ed esterne delle conoscenze, avvalendosi delle strutture di AMS che si continuerà ad occupare delle questioni fiscali e di trasparenza del sistema dei giochi. Alla definizione della struttura tecnico operativa dell'Ente dovranno concorrere, come Comitato tecnico di supporto, tecnici nominati dai concessionari delle scommesse, dalle società di corse, dagli allevatori e dai proprietari, allenatori, guidatori e fantini e organizzazioni sindacali dei lavoratori del settore in base alla loro professionalità. L'Agenzia dell'Unire, di concerto con le strutture tecniche del settore potrà a questo punto condurre con forza progetti ed ipotesi di gestione condivise e le risposte alle sfide del mercato, al fine di garantire adeguate risorse economiche per dare certezza al monte premi e alla riqualificazione e sviluppo del settore;
a mantenere come pilastro fondamentale dell'unire l'attività di allevamento quale caposaldo per la quale si auspica che le politiche allevatoriali di promozione e di selezione possano utilizzare l'esperienza del sistema associativo uscendo dalla frammentazione categoriale e promuovendo progetti di filiera unitari;
ad adottare iniziative volte a ricondurre la responsabilità sul versante delle attività ricreative sportive del cavallo attraverso progetti che abbiano il coinvolgimento delle Regioni e associazione agricole e allevatoriali per definire un orientamento generale sul cavallo anche nell'ambito della programmazione regionale dei fondi europei che riguardano lo sviluppo rurale.
9/6177/55. Rava, Borrelli, Rossiello, Preda, Sedioli, Gerardo Oliverio, Stramaccioni.

La Camera,
premesso che:
a due anni dall'approvazione della legge n. 119 del 2003 nella gestione delle quote-latte permangono situazioni non accettabili dovute a qualche residua ambiguità normativa e soprattutto alla sua non puntuale applicazione;
soltanto con la sentenza 25 marzo 2004 la Corte di giustizia della Comunità europea ha inquadrato i cosiddetti diritti del prelievo supplementare come «interventi intesi a regolarizzare i mercati agricoli nonché mezzi di finanziamento delle spese di gestione del settore lattiero-caseario»;
la definizione quale strumento di amministrazione del prelievo avrebbe consentito di radicare nella giustizia amministrativa la competenza a conoscere delle contestazioni avverso gli atti impositivi;
l'incertezza dimostrata dal Governo nell'affrontare detta questione ha portato all'approvazione del «noto» comma 551 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004, secondo cui i provvedimenti amministrativi relativi alle misure comunitarie sono impugnabili davanti al giudice ordinario;
tale dannosa scelta, a cui il Parlamento ha posto rimedio sia pure con una formulazione che consente di mantenere i


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giudizi pregressi dinnanzi al giudice ordinario, permette agli operatori che consapevolmente non rispettano le quote di produzione assegnate di non pagare il prelievo dovuto avvalendosi delle ordinanze di sospensione degli atti impositivi;
inoltre, le decisioni della magistratura non sempre sono concordanti tra di loro e ciò disorienta gli allevatori e lascia spazio a cavilli legali;
le risorse che i soggetti non hanno versato per il pagamento del prelievo dovuto costituisce una indebita rendita finanziaria che finisce con il creare una situazione di vero e proprio dumping nei confronti degli allevatori che hanno rispettato le regole;
le regioni, alle quali la normativa attribuisce competenze amministrative e funzioni di controllo sulla gestione e sulla corretta applicazione del regime delle quote-latte, non sempre si sono dimostrate attive nel perseguire i comportamenti «illegali»;
in particolare, diverse sono le segnalazioni da parte delle associazioni di produttori latte sull'esistenza di cooperative di comodo che continuano a ritirare quanto prodotto dai loro associati senza verificare la rispondenza dei conferimenti con le quote assegnate ai conferenti e senza assoggettarli ai relativi prelievi;

impegna il Governo:

ad attivare tutti gli strumenti di propria competenza per garantire il pieno rispetto della normativa comunitaria e nazionale in materia di quote-latte, in primo luogo a tutela dei produttori che adempiono alle regole;
in particolare, a sollecitare le regioni in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, affinché provvedano alla puntuale irrogazione delle sanzioni amministrative previste e al recupero delle somme dovute a titolo di prelievo supplementare, ricorrendo, se necessario, alla nomina del commissario straordinario che può esercitare il potere sostitutivo, ai sensi dell'articolo 10, commi 42, 43 e 44, del decreto-legge 28 marzo 2003, n. 49, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 2003, n. 119;
ad assicurare, pur nel rispetto delle competenze degli organismi operativi, che l'AGEA, tramite l'Avvocatura dello Stato, si costituisca nei giudizi pendenti dinanzi alla magistratura sia ordinaria che amministrativa;
ad adoperarsi con ulteriori interventi normativi, affinché si pervenga alla rapida definizione delle controversie pendenti;
ad adottare opportune iniziative, di carattere normativo, per fornire alle amministrazioni competenti strumenti più incisivi per la irrogazione delle sanzioni e per la riscossione dei prelievi supplementari non versati agendo sia sui «primi acquirenti conniventi» che sui singoli produttori eccedentari e per procedere rapidamente alla revoca della qualifica di primo acquirente a tutte le cooperative di comodo che reiteratamente non hanno rispettato la legge n. 119 del 1993.
9/6177/56. Gerardo Oliverio, Rava, Borrelli, Franci, Marcora, Preda, Sedioli, Rossiello.

La Camera,
premesso che:
la rendita INAIL è un'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni, per la quale vengono pagati i relativi contributi distinti e diversi da quelli pagati per la pensione;
la normativa prevista dall'articolo 1, comma 43 della legge 8 agosto 1995, n. 335, prevede il divieto di cumulo tra l'assegno di invalidità o la pensione di inabilità liquidata dall'INPS in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia


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professionale, e la rendita vitalizia dell'INAIL liquidata per il medesimo evento invalidante;
il divieto di cumulo non vale per coloro che avessero stipulato un'assicurazione privata contro gli infortuni:

impegna il Governo:

ad adottare opportune iniziative di carattere normativo volte a prevedere misure a favore degli invalidi del lavoro, penalizzati dalla attuale normativa prevista dall'articolo 1, comma 43 della legge 8 agosto 1995, n. 335, che stabilisce il divieto di cumulo tra l'assegno di invalidità o la pensione di inabilità liquidata dall'INPS in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia professionale, e la rendita vitalizia dell'INAIL liquidata per il medesimo evento invalidante.
9/6177/57. Cordoni, Guerzoni, Gasperoni, Motta.

La Camera,
premesso che:
la legge 3 dicembre 1999, n. 493, ha stabilito la tutela della salute nelle abitazioni attraverso la promozione di iniziative per la prevenzione degli infortuni in ambiente domestico e l'istituzione di una forma assicurativa contro il rischio infortunistico derivante dal lavoro domestico;
i parametri fissati per il diritto alla rendita sono stati stabiliti in riferimento ai dati ISTAT del periodo;
a più di quattro anni dall'applicazione della legge n. 493 del 1999, appare necessario, al fine di migliorare l'accesso a questa importante prestazione, modificare i criteri di accesso alla rendita assicurativa, così come previsto tra l'altro dalla stessa normativa, prevedendo in particolare l'inclusione nell'assicurazione dei casi di infortunio mortale, l'elevamento dell'età anagrafica per l'iscrizione al Fondo, da 65 a 70 anni, l'abbassamento della percentuale per l'inabilità permanente per l'accesso alla prestazione, dal 33 al 26 per cento e l'ampliamento del limite di reddito individuale e familiare per beneficiare del diritto alla gratuità dell'iscrizione al Fondo;

impegna il Governo:

a prevedere misure che favoriscano il miglioramento della prestazione assicurativa per gli infortuni domestici, ampliando ed adeguando i parametri attualmente vigenti, anche alla luce dei nuovi dati che discendono dall'applicazione della legge n. 493 del 1999.
9/6177/58. Diana, Cordoni, Motta, Gasperoni, Bellini.

La Camera,
premesso che:
da anni si verifica la costante perdita di potere di acquisto delle pensioni che, a causa della situazione di grave crisi economica in atto e del meccanismo di indicizzazione delle prestazioni previdenziali, sganciato dall'incremento di produttività del Paese, negli ultimi dieci anni ha registrato una perdita di circa il 20 per cento;
la questione della povertà e marginalizzazione sociale dei pensionati al minimo si è estesa, per effetto della forte spinta inflazionistica e dei rincari che hanno colpito pesantemente i settori della spesa più sensibili per i pensionati: i generi alimentari e le tariffe;

impegna il Governo:

ad adottare adeguate misure di contrasto alla perdita del potere d'acquisto di salari e pensioni, attraverso nuovi e più adeguati meccanismi di rivalutazione a favore, in particolare, delle fasce più deboli della popolazione.
9/6177/59. Guerzoni, Gasperoni.


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La Camera,
premesso che:
con l'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 (Legge Finanziaria 2002) è stato previsto l'innalzamento a 516,46 euro, dei trattamenti pensionistici inferiori a tale cifra;
i requisiti di età e di reddito stabiliti nel medesimo articolo per la concessione del suddetto beneficio sono particolarmente restrittivi ed iniqui, portando conseguentemente la concessione dell'aumento solo ad una parte esigua della platea dei potenziali aventi diritto;
nel testo in esame non sono previste norme che modifichino i criteri di accesso al beneficio previsto dall'articolo 38 della legge n. 448 del 2001, nonostante ancora ad oggi la maggior parte degli aventi diritto risulti esclusa;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a prevedere misure che estendano a quanti ne hanno diritto il beneficio previdenziale previsto dall'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 attraverso l'ampliamento dei parametri attualmente in vigore, che limitano l'accesso alla maggiorazione ad una minima parte degli aventi diritto.
9/6177/60. Gasperoni, Guerzoni.

La Camera,
premesso che:
il testo in esame non contiene specifiche norme che prevedano l'estensione di forme di sostegno al reddito e di tutela nel caso di disoccupazione o di sospensione del rapporto di lavoro per quei lavoratori che attualmente ne sono privi;
in particolare, non vi è nel testo in esame alcuna specifica misura che preveda l'estensione dell'indennità di disoccupazione per i lavoratori parasubordinati che sono attualmente privi di qualsiasi forma di sostegno al reddito in caso di perdita o di interruzione dell'attività lavorativa,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a consentire ai lavoratori che svolgono rapporti di collaborazione aventi a oggetto una prestazione d'opera coordinata e continuativa e a progetto, prevalentemente personale, svolta senza vincolo di subordinazione, iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e privi di copertura da parte di altre forme obbligatorie di previdenza, di accedere alle disposizioni dell'assicurazione contro la disoccupazione involontaria.
9/6177/61. Bellini, Guerzoni, Gasperoni, Motta.

La Camera,
premesso che:
il comma 147 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Legge Finanziaria 2005) ha esteso la disciplina dell'importo massimo del trattamento di cassa integrazione guadagni ai trattamenti speciali di disoccupazione, con riferimento ai trattamenti speciali di disoccupazione agricola, di cui agli articoli 6 e 7 della legge 16 febbraio 1977, n. 37;
questa normativa colpisce in particolare i lavoratori di un settore - quello agricolo - che negli ultimi anni ha particolarmente risentito della crisi economica e che avrebbe invece bisogno di pieni ed efficaci strumenti di sostegno e di tutela occupazionale e del reddito;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a prevedere misure per il sostegno e la tutela dei lavoratori agricoli, in particolare prevedendo la possibilità che questi possano usufruire, in caso di crisi, dell'intero importo del trattamento speciale di disoccupazione.
9/6177/62. Rainisio, Gasperoni, Guerzoni, Bellini.


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La Camera,
premesso che:
l'articolo 117, comma 5 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, ha previsto lo stanziamento di risorse a carico del Fondo per l'occupazione, al fine di potenziare lo sviluppo dei servizi per l'impiego provinciali, assicurando l'esercizio delle funzioni esplicitate nell'accordo in materia di standard minimi di funzionamento dei servizi per l'impiego tra il Ministero del lavoro, le regioni, le province, le province autonome, i comuni e le comunità montane il 16 dicembre 1999;
tale contributo, reiterato nelle successive finanziarie fino al 2004, non è stato rinnovato per il 2005, recando un grave danno a queste strutture che svolgono funzioni e compiti in materia di collocamento e politiche attive del lavoro;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a prevedere misure di sostegno a favore dei centri provinciali per l'impiego, che svolgono l'importante ruolo di organizzazione e gestione della Rete territoriale dei servizi per l'impiego, e garantiscono l'integrazione con le funzioni in materia di orientamento, formazione professionale e istruzione.
9/6177/63. Motta, Guerzoni, Gasperoni.

La Camera,
premesso che:
sarebbe opportuno individuare una norma specifica che consenta la perequazione del trattamento pensionistico dei lavoratori postelegrafonici cessati dal servizio dal 1o ottobre 1994 al 1o ottobre 1995, aventi diritto al trattamento di quiescenza,

impegna il Governo:

ad individuare in tempi brevi un percorso normativo che consenta la perequazione dei trattamenti pensionistici dei lavoratori postelegrafonici cessati dal servizio dal 1o ottobre 1994 al 1o ottobre 1995.
9/6177/64. Trupia.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 8 dello statuto speciale per la Sardegna approvato con legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, come sostituito dall'articolo 1 della legge 13 aprile 1983, n. 122, elenca le entrate attribuite alla regione Sardegna;
lo statuto sardo prevede, tra l'altro, che alla Regione siano attribuiti i sette decimi del gettito delle imposte sul reddito delle persone fisiche e sul reddito delle persone giuridiche riscosse nel territorio della regione, i cinque decimi delle imposte sulle successioni e donazioni riscosse nel territorio della regione, nonché una quota dell'imposta sul valore aggiunto riscossa nel territorio della regione, compresa quella relativa all'importazione, da determinarsi preventivamente per ciascun anno finanziario d'intesa fra lo Stato e la regione, in relazione alle spese necessarie ad adempiere le normali funzioni regionali;
nel periodo 1993-2004 la Regione ha ricevuto in percentuale del gettito derivante dalle imposte sul reddito una quota ben inferiore ai sette decimi del gettito riscosso nel territorio della Regione;
le imposte sulle successioni e donazioni sono state abrogate con legge 18 ottobre 2001, n. 383, e questo ha determinato la perdita di un importante cespite tributario, in misura pari ai cinque decimi delle imposte sulle successioni e donazioni riscosse nel territorio della regione;


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la quota variabile dell' imposta sul valore aggiunto, riscossa sul territorio regionale, da devolvere alla regione Sardegna, ai sensi del citato articolo 8 dello statuto regionale, deve essere fissata per ciascun anno con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con il presidente della stessa regione;

impegna il Governo:

ad attivarsi per definire l'ammontare delle risorse dovute alla regione Sardegna in applicazione dell'articolo 8 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 entro il 30 giugno 2006;
in attesa della definizione di tali risorse, ad adottare iniziative perché sia erogato un congruo anticipo del gettito delle imposte sul reddito di competenza regionale;
ad adottare iniziative volte ad attribuire, quale quota variabile dell'imposta sul valore aggiunto di cui all'articolo 8, comma 1, lettera g), della citata legge n. 3, i sei decimi del riscosso per l'esercizio 2005 e i sette decimi per l'esercizio 2006.
9/6177/65. Maurandi, Cabras, Carboni, Nieddu, Soro, Ladu, Tonino Loddo, Nuvoli.

La Camera,
premesso che:
l'Italia investe in ricerca l'1,07 per cento del Pil, a fronte di una media comunitaria del 1,89 per cento del Pil e di una media OCSE del 2,25 per cento;
i ricercatori in percentuale della forza lavoro sono, nel nostro paese, solo 4 su mille; nella maggior parte dei paesi sviluppati sono 8 su mille;
il fattore innovazione è un fattore di successo determinante sul mercato dei prodotti e dei servizi; anche per questo la richiesta da parte delle imprese di sostegno pubblico per l'avvio di progetti ad alto contenuto tecnologico è in netto aumento;
l'articolo 47, secondo comma, della legge 20 maggio 1985, n. 222, recante «Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», ha stabilito che a decorrere dal 1990 una quota pari all'otto per mille del gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, venga destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica;
l'articolo 48 della citata legge n. 222 del 1985 ha previsto che la quota dello Stato sia utilizzata per interventi straordinari per la fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione dei beni culturali;
la legge di bilancio per il 2005 (legge 30 dicembre 2004, n. 312) ha dotato l'unità previsionale di base 4.1.2.10 («8 per mille IRPEF Stato») dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, cap. 2780, di 30 milioni di euro;
tale dotazione sconta gli effetti derivanti dall'articolo 2, comma 69, della legge finanziaria per il 2004 (legge n. 350 del 2003), che ha disposto, con decorrenza dal 2004, la riduzione di 80 milioni di euro dell'autorizzazione di spesa relativa alla quota destinata allo Stato a valere sull'otto per mille del gettito IRPEF;
pertanto, per l'anno 2005, lo stanziamento della quota dell'otto per mille, iscritto sul cap. 2780 dello stato di previsione del Ministero dell'economia del disegno di legge di assestamento risulta pari a 30.011.673 euro;
il decreto di ripartizione della quota dell'otto per mille IRPEF di pertinenza statale per il 2005 provvede alla ripartizione non dell'importo iscritto in bilancio, ma di 11.812.067 euro;
le risorse ripartite dal decreto risultano sensibilmente ridotte rispetto alle


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risorse ripartite nel 2004 (20.517.592 euro) e negli anni precedenti: ad esempio, nel 2003, le risorse ammontavano a 101,5 milioni di euro;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a reintegrare - per l'intero ammontare del gettito riscosso - le risorse messe a ripartizione per la quota attribuita allo Stato;
a destinare tali risorse anche al finanziamento di progetti di ricerca di Università, osservatori astronomici, astrofisici e vulcanologici e di enti pubblici di ricerca, presentati, valutati e cofinanziati secondo le procedure dei Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) interuniversitari.
9/6177/66. Tocci, Maurandi, Pinotti.

La Camera,
verificata l'impossibilità di intervenire in sede emendativa a causa della fiducia richiesta dal Governo;
premesso che:
ci troviamo sempre più di fronte a provvedimenti che, indipendentemente dal merito, tendono ad incidere su diritti fondamentali dei contribuenti quali sanciti dallo «statuto del contribuente» (legge 27 luglio 2000, n. 212);
peraltro l'attuale Governo, mentre induge ad adottare comportamenti disinvolti nei confronti dei diritti dei contribuenti, tende in più ad indebolire lo strumento che è stato introdotto in contropartita ai poteri impositivi dall'articolo 13 dello stesso «statuto», vale a dire i Garanti del contribuente (organo collegiale di tre componenti) istituito in ogni Regione e provincia autonoma;
stanno andando progressivamente in scadenza dell'incarico quadriennale i primi Garanti del contribuente e da diverse Regioni giungono segnalazioni di difficoltà e ritardi nel rinnovo dell'organo ad opera dei coesistenti presidenti delle commissioni tributarie regionali;
tale situazione di incertezza e di precarietà, ove si trascinasse ulteriormente, sarebbe tale da ingenerare negli organi dell'amministrazione finanziaria e negli stessi contribuenti una ingiustificata sottovalutazione del ruolo e della rilevanza dei Garanti e nei medesimi Garanti una dannosa sensazione di disagio e di disimpegno;

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative affinché i primi Garanti del contribuente, ove scaduti e non ancora rinnovati, siano prorogati, salvo loro rinuncia, fino al 31 dicembre 2006 e tutti i Garanti in carica alla data del 31 dicembre 2006 scadano contemporaneamente, salvo loro rinuncia, il 31 dicembre 2010;
a riferire al Parlamento sull'attuazione del presente impegno.
9/6177/67. Fluvi, Benvenuto, Agostini, Cennamo, Grandi, Nannicini, Nicola Rossi, Tolotti.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, ai commi 263-268, riforma in modo sostanziale la disciplina in tema di distretti;
con tale riforma le imprese appartenenti ad un unico distretto produttivo possono figurare come un'unica unità produttiva ai fini fiscali, finanziari, negli adempimenti amministrativi e nelle attività di ricerca e sviluppo;
dal punto di vista tributario, in particolare, la finanziaria prevede, per le imprese dei distretti, la possibilità di presentarsi in due diverse forme di aggregazione fiscale, mediante il consolidamento fiscale (in base al quale le società di capitali presenti nei distretti verrebbero


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sostanzialmente equiparate ad un gruppo) o mediante tassazione unitaria (che porta a determinare un reddito imponibile di distretto tra le imprese che hanno optato per la tassazione unitaria); in entrambi i casi il distretto è individuato come unità fiscale di riferimento, ma nella Finanziaria non è previsto che si costituisca come soggetto giuridico unitario, con le relative conseguenze, soprattutto in tema di responsabilità giuridica ed amministrativa;
il soggetto che ha facoltà di concordare la tassazione con l'amministrazione fiscale statale o locale è il distretto; come in qualsiasi concordato, i controlli tributari vengono eseguiti unicamente a scopo di monitoraggio e di aggiornamento degli elementi per la determinazione della capacità contributiva;
dal punto di vista amministrativo, ai fini della semplificazione degli adempimenti burocratici posti a carico delle imprese di distretto, la finanziaria ha previsto la facoltà per il distretto di svolgere talune funzioni quali l'esecuzione, in nome e per conto dell'impresa, degli adempimenti burocratici connessi con lo svolgimento dell'attività, nonché la «certificazione» della esattezza dell'iter procedurale seguito; a fronte di questa attività amministrativa svolta dal distretto, la cui rispondenza alle norme di legge è dichiarata dal distretto stesso, le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici interessati provvedono di conseguenza nei riguardi delle imprese senza effettuare alcun controllo;
per l'accesso delle imprese appartenenti ai distretti ad incentivi regionali, nazionali o comunitari, è ammessa la presentazione delle istanze e lo svolgimento degli adempimenti successivi mediante il soggetto «distretto», che può per questo fornire alle singole imprese consulenza ed assistenza, nonché certificare il loro diritto per l'accesso ai contributi;
per gli incentivi, si prevede la facoltà per i distretti di sottoscrivere apposite convenzioni con aziende di credito ed intermediari finanziari per ottenere garanzia sulla quota dei contributi ottenuta come prestito e sul necessario finanziamento;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a:
prevedere l'attribuzione della personalità giuridica ai distretti, in relazione al rilievo che assume il soggetto unitario «distretto» nella riforma sotto il profilo fiscale, amministrativo, finanziario;
rafforzare la garanzia mutualistica contrattuale nell'ambito dei distretti, anche mediante la costituzione di un trustee da parte delle imprese di distretto per la gestione in comune dei cespiti ammessi in garanzia;
destinare più di 50 milioni di euro all'anno, a decorrere dal 2006, ai distretti per la semplificazione amministrativa, per l'esercizio in comune di servizi, per la riorganizzazione produttiva;
prevedere forme di cooperazione tra le imprese di distretto in modo da rafforzare i legami di mutualità e collaborazione oggi esistenti.
9/6177/68. Nicola Rossi.

La Camera,
premesso che:
il rapporto annuale per il 2005 del Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (UNDP) traccia un quadro estremamente pessimista circa il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, sottoscritti da 189 Capi di Stato e di Governo nel 2000, entro il 2015;
il rapporto dell'UNDP evidenzia come a fronte di alcuni miglioramenti, vi siano Paesi che negli ultimi anni vedono un arretramento delle loro condizioni di vita, e globalmente se non vi sarà una decisa inversione di marcia circa la capacità di maggiore finanziamento da parte


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dei paesi ricchi alcuni degli obiettivi del Millennium Development Goals (MDGs) non saranno raggiunti entro il 2015:
la riduzione della mortalità infantile sotto i 5 anni di età sarà raggiunta solamente nel 2045;
nel 2015, 47 milioni di bambini non avranno ancora accesso all'istruzione, di cui 19 milioni nell'Africa sub-sahariana;
non saranno raggiunti gli obiettivi per l'accesso all'acqua potabile;
a tali ritmi di contrasto della povertà alla data del 2015 vi saranno ancora 827 milioni di esseri umani in gravi condizioni di povertà, ed un miliardo e 700 mila persone che vivranno con meno di due dollari al giorno.
in tale contesto il nostro Paese, grazie alle imponenti riduzioni di gettito a favore dell'aiuto pubblico allo sviluppo ripetute negli ultimi anni e ulteriormente diminuite con l'attuale legge finanziaria, dai 552 milioni di euro stanziati per il 2005 ai 400 milioni di euro per il 2006, si pone nella classifica dei Paesi UE ultimo tra i donatori;
tale situazione è in netto contrasto da quanto assunto dal governo italiano circa il raggiungimento dello 0,33 per cento entro il 2006 di contribuzione per l'aiuto pubblico allo sviluppo e dello 0,7 per cento entro il 2015;
il mancato reperimento di risorse adeguate a favore dell'APS, come indicato dallo stessa Tabella n. 6 stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'esercizio finanziario 2006 - metterà a rischio oltre a vari progetti delle Ong. italiane già in essere, alcuni importanti impegni internazionali, tra cui:
il Fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria;
il Fondo speciale FAO per la sicurezza alimentare;
il Piano d'azione per l'acqua;
il Finanziamento del Piano G8 per l'Africa e vari progetti di assistenza umanitaria e di impegno per la costruzione di processi di pace;

impegna il Governo:

ad assumere iniziative idonee al fine di reperire risorse finanziarie utili al raggiungimento degli obiettivi assunti in sedi internazionali in materia di riduzione della povertà, e comunque a raggiungere almeno lo 0,33 per cento del prodotto interno lordo del nostro Paese a favore dell'APS entro il 2006;
a promuovere l'azzeramento del debito dei Paesi più poveri ed altamente indebitati in piena attuazione della legge n. 209 del 2000;
a promuovere in sedi internazionali misure idonee al superamento degli aiuti all'export nel settore agricolo concessi dai Paesi maggiormente industrializzati, al fine di facilitare l'accesso ai mercati internazionali dei prodotti dei Paesi più poveri.
9/6177/69. Crucianelli.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria autorizza il Dipartimento della protezione civile ad erogare ai soggetti competenti contributi quindicennali per gli interventi e le opere di ricostruzione nei territori colpiti da calamità naturali per i quali sia intervenuta negli ultimi dieci anni ovvero intervenga la dichiarazione dello stato di emergenza;
per tali finalità è autorizzata la spesa annua di 26 milioni di euro per quindici anni, a decorrere dall'anno 2006, alla cui ripartizione si provvede con ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri;
l'eccezionale ondata di maltempo e le piogge torrenziali hanno di recente


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duramente colpito le regioni dell'Italia centrale ed in particolare alcune città e località dell'Umbria, quali Terni e Città di Castello, provocando fenomeni di smottamento ancora in evoluzione che hanno comportato l'evacuazione di alcuni centri abitati e la dichiarazione di inagibilità di alcune strutture con conseguenti gravi pericoli per l'incolumità e disagi per gli abitanti;

impegna il Governo:

a prevedere tra gli interventi da finanziare da parte del Dipartimento della protezione civile quelli conseguenti ai recenti eventi atmosferici richiamati in premessa.
9/6177/70. Agostini, Micheli.

La Camera,
premesso che:
è ormai noto che il Prodotto Interno Lordo non è un buon indicatore del reale benessere di un paese poiché si limita ad analizzarne gli aspetti quantitativi, senza consentire una reale comprensione dell'economia e della società, della vita delle persone e delle relazioni sociali, della qualità dell'ambiente e del consumo di risorse non rinnovabili;
il PIL tiene conto di tutte le transazioni in denaro, trascura tutte quelle a titolo gratuito e le tratta tutte come positive, cosicché entrano a farne parte come componenti positivi i danni provocati dai crimini, dall'inquinamento, dalle catastrofi naturali nonché dal deprezzamento del capitale naturale ed ambientale;
è necessario prendere seriamente in considerazione il problema dello sviluppo sostenibile, uno sviluppo che partendo dalla considerazione del carattere finito delle risorse del pianeta, si ponga responsabilmente il problema di una loro utilizzazione tale da non pregiudicarne la disponibilità anche da parte delle future generazioni;
da tempo è unanimemente riconosciuta da autorevoli studiosi e istituzioni internazionali l'esigenza di delimitare drasticamente significati e usi di un indicatore limitato come il PIL e di accompagnarlo con altri indici in grado di fornire anche un profilo quantitativo dello sviluppo di un paese, specie per quanto riguarda la sostenibilità;

impegna il Governo:

a promuovere una diversa misurazione dei beni e servizi che entrano a far parte del PIL attraverso l'individuazione di uno strumento, il PILA, ossia Prodotto Interno Lordo valutato dal punto di vista della sostenibilità Ambientale, da mettere a disposizione delle istituzioni, dei cittadini e delle imprese, per consentire la comparazione delle utilità e dei costi connessi alla valorizzazione o alla compromissione delle diverse componenti ambientali.
9/6177/71. Calzolaio.

La Camera,
premesso che:
nei commi 467, 465, 467 e 583 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2006 sono stabilite nuove condizioni più restrittive per l'accesso ai contributi diretti per l'editoria previsti dalla legge n. 250 del 1990 e successive modificazioni;
e in particolare che:
a) al comma 467 è previsto che ai fini del calcolo dei contributi i costi sostenuti per «le collaborazioni ivi comprese quelle giornalistiche, sono ammessi fino ad un ammontare pari al 10 per cento dei costi complessivamente ammissibili»;
b) al comma 465 è previsto che «le cooperative editrici devono essere composte esclusivamente da giornalisti professionisti pubblicisti o poligrafici»;


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c) al comma 467 lettera e), secondo periodo, si stabilisce che «nel calcolo del contributo non è ammesso l'affitto di testata»;
al comma 583 è previsto che i costi ammissibili per il calcolo dei contributi «non possono aumentare su base annua di una percentuale superiore a quella de! tasso programmato d'inflazione per l'anno di riferimento dei con tributi».
Tali indicazioni normative - intervenendo a modificare un contesto legislativo assai complesso - rischiano di esporsi a interpretazioni diverse e distanti dalla volontà del legislatore, quali interpretazioni che tendono a mettere in conflitto disposizioni della finanziaria 2006 con altre indicazioni legislative (come il nuovo diritto societario, nel caso in specie del comma 465) o, per altri versi, essere interpretate come norme retroattive, incidenti per le cooperative interessate anche sui bilanci degli anni precedenti a quello del 2006 (come nel caso dei commi 465, lettera e) e 583);
è interesse di questa Assemblea esprimere in modo chiaro ed inequivocabile le implicazioni del nuovo quadro normativo;

impegna il Governo:

ad adottare le iniziative affinché le richiamate disposizioni siano interpretate nel modo seguente:
al comma 467 dove è previsto che ai fini del calcolo dei contributi i costi sostenuti per le «collaborazioni, ivi comprese quelle giornalistiche, sono ammessi fino ad un ammontare pari al 10 per cento dei costi complessivamente ammissibili», si intende riferito solo alle collaborazioni rese da persone fisiche, infatti, i rapporti con società non possono essere inquadrati giuridicamente come «collaborazioni»;
al comma 465, dove è previsto che «le cooperative editrici devono essere composte esclusivamente da giornalisti professionisti pubblicisti o poligrafici», «esclusivamente» si intende riferito solo ai soci ordinari, con esclusione dei soci a diritti limitati previsti dal nuovo diritto societario;
al comma 467, lettera c), secondo periodo, dove è previsto che «nel calcolo del contributo non è ammesso l'affitto di testata», si intende che la decorrenza 1 gennaio 2006 è riferita all'anno di competenza che matura a partire da questa data e non può essere estesa ai contributi relativi agli anni di bilancio precedenti, anche se erogati in data successiva 1.1.2006;
al comma 583, dove è previsto che i costi ammissibili per il calcolo dei contributi «non possano aumentare su base annua di una percentuale superiore a quella del tasso programmato d'inflazione per l'anno di riferimento dei contributi», si intende che la decorrenza 1 gennaio 2006 è riferita all'anno di competenza che matura a partire da questa data e non può essere estesa ai contributi relativi agli anni di bilancio precedenti anche se erogati in data successiva 1.1.2006.
9/6177/72. Michele Ventura, Agostini.

La Camera,
premesso che:
il comma 78 del disegno di legge finanziaria prevede un'autorizzazione di spesa di 200 milioni di euro all'anno per 15 anni a decorrere dall'anno 2007 per il finanziamento delle opere strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla legge n. 443 del 2001, per interventi nel settore idrico, e per una molteplicità di interventi localistici o microsettoriali che non dovrebbero essere ammissibili in finanziaria, in base a quanto previsto dalla legge 468 del 1978 sulla contabilità dello Stato;
tale somma appare del tutto insufficiente a soddisfare il fabbisogno di risorse del programma infrastrutture strategiche;


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per il programma infrastrutture strategiche il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria prevedeva uno stanziamento, in legge finanziaria, di almeno 8 mld di euro nell'arco di un triennio;
ai tassi correnti i 200 milioni stanziati dalla finanziaria possono «attivare» mutui quindicennali per 2,167 miliardi di euro, solo in minima parte destinati alla legge obiettivo;
nonostante il Governo abbia definito «prioritari» gli interventi inseriti nel programma della legge obiettivo, ha più volte ridotto gli stanziamenti relativi, o utilizzato la dotazione della legge per finalizzazioni «diverse»;
nel periodo 2002-2006 sono stati attribuiti, come finanziamenti «aggiuntivi» meno del 50 per cento delle previsioni di spesa indicate nella delibera CIPE n. 21 del 2001;
risultano esaurite le risorse del biennio 2005-2006 ed è difficile formulare previsioni sull'entità dei nuovi rifinanziamenti;
ad oggi, risulta che il CIPE non possa con delibera procedere a nuove assegnazioni perché i finanziamenti disponibili sono stati già attribuiti;

impegna il Governo:

a rendere noto il fabbisogno finanziario effettivo delle opere inserite nel programma della legge obiettivo, e, in particolare, lo stato dei finanziamenti rapportato ai SAL (Stati Avanzamento Lavori) della progettazione e delle realizzazioni, in relazione ai «cronoprogrammi» delle singole opere;
a censire l'effettivo ammontare delle risorse, pubbliche e private, disponibili;
ad attivarsi per garantire risorse adeguate per il completamento delle opere definite «prioritarie» e come tali approvate dal Cipe.
9/6177/73. Raffaella Mariani.

La Camera,
premesso che:
per il completamento del programma infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001, il fabbisogno finanziario residuo risulta molto elevato: oltre 31,5 miliardi di euro, circa il 60 per cento dei costi dichiarati;
appare evidente che se si vuole assicurare il completamento delle opere occorrono finanziamenti pubblici e privati ben superiori a quelli sinora concessi ed attivati;
secondo il Servizio Studi della Camera, per completare le opere sinora deliberate dal Cipe, l'onere a carico della finanza pubblica sarebbe dell'ordine di 22,7 miliardi di euro, con un impegno, in media, di circa 2 miliardi di euro per anno;
nelle previsioni del Governo, circa un quarto del costo complessivo del programma dovrebbe essere coperto, nel decennio, da finanziamenti provenienti dal settore privato;
in base alla decisione di EUROSTAT del febbraio 2004, i governi potranno escludere dal calcolo della spesa pubblica ai fini del patto di stabilità e crescita, gli investimenti privati effettuati nel quadro di partnership pubbliche-private, a condizione che il partner privato sopporti la maggior parte dei rischi connessi alla realizzazione delle opere;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a:
definire un profilo finanziario pluriennale - relativo ad un periodo non inferiore a dieci anni - di tutte le risorse attribuite alle opere inserite nel programma;
destinare risorse di bilancio e disponibilità di tesoreria, stabilendo un periodo massimo di giacenza allo scopo di


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sollecitare le amministrazioni e gli operatori coinvolti a portare a compimento le opere entro il termine prefissato;
valutare le risorse private attivabili mediante l'istituzione di un bilancio della Finanza di Progetto (su spesa in conto capitale) del settore pubblico, che distingua su base pluriennale gli investimenti diretti delle amministrazioni pubbliche e gli investimenti attivabili con la Finanza di Progetto, sul modello della tabella F della legge finanziaria.
quantificare, con tale bilancio, il volume complessivo di risorse, private e pubbliche, attivate da ogni singola legge di spesa che utilizzi le tecniche di Finanza di Progetto;
corredare il bilancio Finanza di Progetto di un prospetto fonti-impieghi per obiettivi, per grandezze finanziarie, per spesa fiscale;
presentare le linee generali di tale bilancio nell'ambito del Documento di Programmazione Economico-Finanziaria entro giugno, e, in forma definita, nella Relazione previsionale e programmatica contestualmente alla legge finanziaria allo scopo di istituire uno strumento di programmazione, un «quadro di comando» utile per il controllo, la trasparenza delle scelte e la decisione di bilancio.
9/6177/74. Abbondanzieri.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, stanziava 20 milioni di euro per il 2005, 200 per il 2006 e 530 a decorrere dal 2007 per la riforma della previdenza complementare e il decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, stanziava ulteriori 200 milioni di euro per il 2006, 400 milioni per il 2007 e 600 milioni a decorrere dal 2008 nell'ipotesi che la riforma prendesse avvio il 1o gennaio 2006;
il decreto legislativo attuativo dell'articolo 1, comma 2, lettere e), h), i), ed l) della legge 23 agosto 2004, n. 243, approvato il 24 novembre 2005 in Consiglio dei ministri, rinvia invece al 1o gennaio 2008 l'avvio della riforma della previdenza complementare;
il Governo ha opportunamente deciso di portare a risparmio le risorse liberate dallo slittamento al 2008 della riforma così da contenere il deficit pubblico;
alla luce del rinvio, rischia di costituire un uso inefficace delle risorse l'autorizzazione di spesa di 17 milioni di euro già per l'anno 2005, prevista dall'articolo 22 del decreto legislativo, al fine di realizzare gli obiettivi del decreto legislativo medesimo,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a rinviare l'utilizzo dei 17 milioni di euro al 2007, in prossimità dell'avvio della riforma della previdenza complementare.
9/6177/75. Pennacchi.

La Camera,
verificata l'impossibilità di intervenire in sede emendativa a causa della fiducia richiesta dal Governo;
premesso che:
peraltro la palese insufficienza, inidoneità ed aleatorietà del comma 245 a fare fronte alla grave emergenza economica e sociale determinata dal default dei titoli del debito pubblico argentino, che ha interessato 450 mila famiglie di risparmiatori italiani rimasti coinvolti senza loro colpa per la cifra senza precedenti di circa 12 miliardi di euro;
circa la metà dei predetti risparmiatori su è astenuta, anche in conseguenza


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della irresponsabile campagna contraria condotta dall'organizzazione parabancaria TFA, dall'aderire all'offerta pubblica di scambio di inizio 2005 che ha se non altro consentito alla rimanente metà di rientrare, sia pur carta contro carta, di circa un terzo del capitale; la prima metà continua pertanto a rimanere senza capitale né interessi di sorta, e senza prospettive;
inoltre l'abnorme distribuzione al dettaglio di «bond» argentini è avvenuta - per pacifico generale convincimento, confermato peraltro da un lato dalle sanzioni irrogate dalle autorità di controllo del mercato finanziario ad alcuni intermediari, e dall'altro lato dalle prevalenti sentenze della magistratura nelle cause individuali promosse dagli investitori contro i collocatoci - in violazione delle norme prudenziali di legge e di regolamento in materia di vendita al pubblico degli strumenti finanziari;
inoltre nel corso della legislatura non hanno completato l'iter almeno due provvedimenti che sarebbero stati utili per sostenere le ragioni economiche e giuridiche degli investitori in titoli pubblici argentini, vale a dire il meccanismo di parziale ristoro di massa del capitale a carico delle banche collocatoci anche attraverso procedure di conciliazione stragiudiziale e l'azione giudiziaria collettiva (class action) degli investitori danneggiati;
è evidente l'inerzia finora dimostrata dal Governo nel sostenere fattivamente le ragioni e gli interessi degli investitori e dei risparmiatori italiani;

impegna il Governo:

a favorire nel restante scorcio della legislatura soluzioni normative idonee a consentire effettivamente, celermente e senza spese alle centinaia di migliaia di famiglie italiane coinvolte, eventualmente in forma differenziata a seconda che nel frattempo abbiano o meno aderito all'offerta pubblica di scambio, di rientrare almeno parzialmente dall'investimento in titoli pubblici della Repubblica argentina a suo tempo incautamente caldeggiato, malgrado il rovinoso deterioramento del rating dell'emittente, dal sistema bancario e finanziario nazionale.
9/6177/76. Benvenuto, Olivieri, Agostini, Cennamo, Crisci, Fluvi, Grandi, Nannicini, Nicola Rossi, Tolotti.

La Camera,
verificata l'impossibilità di intervenire in sede emendativa a causa della fiducia richiesta dal Governo;
premesso che:
i commi 380 e 381 dispongono la costituzione di una banca di diritto speciale da denominare Banca del Mezzogiorno S.p.A.;
in particolare il comma 381, per la sua formulazione letterale, appare insufficiente ed inidoneo a dare certezza giuridica di completo e tassativo rispetto delle normative comunitarie e nazionali in materia di costituzione di banche, di concorrenza bancaria e di spazio bancario europeo, in quanto demanda totalmente e direttamente la definizione degli aspetti strutturali della Banca del Mezzogiorno S.p.A. ad un semplice decreto del Ministro dell'economia e delle finanze,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a prevedere il parere delle competenti Commissioni parlamentari all'interno dell'iter di formazione dello schema del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di cui al comma 381.
9/6177/77. Crisci, Benvenuto, Agostini, Cennamo, Fluvi, Grandi, Nannicini, Nicola Rossi, Tolotti.


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La Camera,
verificata l'impossibilità di intervenire in sede emendativa a causa della fiducia richiesta dal Governo;
premesso che:
con il decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, è stata avviata la dismissione del patrimonio immobiliare degli enti di previdenza pubblici, attraverso le società veicolo denominate SCIP1 e SCIP2;
la cartolarizzazione degli immobili delle unità immobiliari ad uso abitativo dell'Inpdap, Inps e Inail ha coinvolto, per la sola SCIP2 non ancora conclusa, oltre 60 mila appartamenti e negozi;
la legge n. 410 del 2001 ha previsto una distinta normativa per la dismissione offrendo ai conduttori delle unità immobiliari una riduzione del prezzo di acquisto del 30 per cento, cui potevano sommarsi altre aliquote per l'acquisto in forma collettiva;
nel decreto-legge in esame sono stati previsti sconti anche per gli occupanti senza titolo delle unità immobiliari ad uso residenziale degli enti previdenziali, configurando;
in tal modo un'evidente disparità di trattamento nei confronti degli inquilini delle unità immobiliari ad uso residenziale di cui al comma 13 dell'articolo 3 del decreto-legge n. 351 del 2001, perché solo ad essi verrebbero applicati criteri diversi da tutti gli altri inquilini, compresi i senza titolo, e dando luogo alla contraddizione evidente che legittimi locatari potrebbero acquistare a prezzi più elevati di quelli concessi ai senza titolo; le attuali disposizioni normative ritardano, di fatto, la conclusione dei contratti di compravendita, in quanto molte procedure per l'alienazione di unità immobiliari del valore dl centinaia di milioni di euro risultano a tutt'oggi bloccate da ricorsi pendenti presso le magistrature amministrative;
l'adozione di una norma in grado di annullare i contenziosi e procedere il più rapidamente possibile alla vendita degli immobili di cui al comma 13 dell'articolo 3 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, consentirebbe di ultimare le dismissioni garantendo allo Stato un introito certo in tempi brevissimi,

impegna il Governo:

a intraprendere le necessarie iniziative normative per prevedere condizioni a favore dei conduttori delle unità immobiliari ad uso residenziale, di cui al comma 13 dell'articolo 3 del decreto-legge n. 351 del 2001, diminuendo il prezzo di vendita delle suddette unità immobiliari nella percentuale che sarà ritenuta opportuna e compatibile con le necessità della finanza pubblica.
9/6177/78. Cennamo, Benvenuto, Agostini, Crisci, Fluvi, Grandi, Nannicini, Nicola Rossi, Tolotti.

La Camera,
verificata l'impossibilità di intervenire in sede emendativa a causa della fiducia richiesta dal Governo;
premesso che:
dal disegno di legge finanziaria è assente quell'intervento correttivo sulla tassazione degli atti di intestazione fiduciaria e di reintestazione al fiduciante dei beni immobili e dei beni mobili registrati richiesto dalla risoluzione n. 7/00449 approvata all'unanimità dalla Commissione Finanze, con l'assenso del Governo, nella seduta del 7 ottobre 2004, nel senso di sottoporre i predetti atti a tassa fissa di registro, ipotecaria e catastale;
non solo tale misura non richiede copertura finanziaria, ma è anzi produttiva di gettito aggiuntivo, in quanto è pacifico che in sua assenza tali atti non vengono compiuti, con grave danno del


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comparto delle società fiduciarie di amministrazione autorizzate ai sensi della legge 23 novembre 1939, n. 1966, e successive modificazioni, e dello stesso mercato finanziario;

impegna il Governo:

ad adottare le iniziative occorrenti per addivenire alla tassazione in misura fissa di registro ipotecaria e catastale degli atti di intestazione fiduciaria e di reintestazione al fiduciante dei beni immobili e dei beni mobili registrati.
9/6177/79. Tolotti, Benvenuto, Agostini, Cennamo, Crisci, Fluvi, Grandi, Nannicini, Nicola Rossi.

La Camera,
premesso che:
ai commi 503-506 si prevede un'opzione fiscale per una tassazione separata dei redditi provenienti dalla vendita di immobili e terreni edificabili con un'aliquota del 12,5 per cento in alternativa alle disposizioni di cui all'articolo 67 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986;
l'articolo 11, comma 5, della legge n. 413 del 1991 prevede invece un prelievo alla fonte del 20 per cento delle indennità di esproprio per pubblica utilità;
tali disposizioni creano una disparità tra contribuenti penalizzando inoltre proprio il cittadino obbligato a cedere il proprio bene alla collettività;

impegna il Governo:

a prendere le opportune iniziative al fine di superare tale discriminazione anche per evitare un più che probabile contenzioso da parte dei contribuenti discriminati.
9/6177/80. Nannicini.

La Camera,
premesso che:
la situazione contingente non consente l'assegnazione di risorse finanziarie sufficienti a sostenere il processo di professionalizzazione delle Forze armate che richiederebbe una serie di interventi atti a garantire migliori condizioni di lavoro e di vita al personale, primo fra tutti un piano di valorizzazione e ampliamento di unità abitative da concedere al personale stesso;
la Difesa dispone di un numero assolutamente insufficiente di alloggi di servizio parte dei quali - circa 3 mila unità - non vengono assegnati per mancanza di risorse necessarie a garantire gli indispensabili interventi di manutenzione;
un numero equivalente di alloggi è assegnato a famiglie con reddito familiare annuo lordo inferiore a 35 mila euro e in virtù di tale reddito deve essere loro garantita, cosi come prescrive la legge, la continuità nella conduzione dell'alloggio;
si stanno prevedendo da parte dell'amministrazione della difesa, una serie di provvedimenti di recupero forzoso di alloggi in concessione a famiglie che superano la soglia di reddito fissata annualmente dal Ministro, rinunciando con ciò a quella che è pressoché l'unica fonte di finanziamento per la manutenzione del patrimonio abitativo della Difesa, realizzata attraverso la maggiorazione del canone cui sono assoggettati tali utenti;
tali recuperi forzosi oltre che rappresentare un evento traumatico per molte famiglie, moltissime delle quali occasionalmente e spesso per poche centinaia di euro superano il tetto di reddito previsto, fanno venir meno anche una significativa risorsa finanziaria utilizzabile per interventi di manutenzione che consentirebbero di rendere assegnabili alloggi vuoti;

impegna il Governo:

a disporre una moratoria non inferiore a sei mesi sospendendo i procedimenti di recupero forzoso e ricorrendo invece anche a ulteriori maggiorazioni del canone di


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concessione in modo da fronteggiare le specifiche e particolari emergenze non altrimenti assolvibili, utilizzando gli alloggi vuoti e non assegnati senza ricorrere a centinaia di sfratti.
9/6177/81. Pisa, Minniti, Molinari, Pistone, Ruzzante, Pinotti, Luongo, Angioni, De Brasi, Santino Adamo Loddo, Tanoni, Lumia, Lucidi, Rotundo.

La Camera,
premesso che:
i criteri della contabilità pubblica classificano come consumi intermedi, per quanto riguarda la Difesa, anche l'attività di manutenzione di mezzi e sistemi d'arma sulla quale incide quindi la decurtazione di risorse per l'acquisto per beni e servizi proprio in un momento in cui molti apparati della Difesa sono soggetti a maggiore attività in ragione delle numerose missioni fuori area;
da questo punto di vista appare oggettivamente difficile la situazione venuta a determinarsi per l'Aeronautica militare per quanto riguarda in particolare le attività di manutenzione dei motori affidate alla società Avio group nello stabilimento di Brindisi;
un'ulteriore diminuzione delle commesse, che già negli ultime due anni ha subito una forte contrazione, comporterebbe per l'aeronautica militare il rischio di vedere fortemente ridotti i parametri della propria efficienza linea;
anche i livelli produttivi dello stabilimento Avio di Brindisi entrerebbero in crisi al punto di rendere necessario il ricorso alla cassa integrazione straordinaria la cui richiesta è già stata formalizzata per circa 350 dipendenti, con conseguenze devastanti per la realtà sociale di quel territorio e il futuro produttivo dello stabilimento;
considerato che una situazione cosi grave è scongiurabile destinando a questo particolare settore risorse tutt'altro che ingenti essendo sufficiente un impegno finanziario non superiore ai 50 milioni di euro;

impegna il Governo:

a reperire nell'ambito delle risorse messe in bilancio le risorse adeguate a consentire la prosecuzione dell'attività di manutenzione presso lo stabilimento Avio di Brindisi dei motori dell'Aeronautica militare su livelli di produzione non inferiori a quelli della media degli ultimi tre anni.
9/6177/82. Minniti, Pinotti, Angioni, Ruzzante, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo.

La Camera,
premesso che:
con la sospensione del servizio obbligatorio di leva e il ricorso massiccio al reclutamento di volontari e l'apertura alle donne si modifica non solo il rapporto d'impiego del personale ma anche la composizione sociale della realtà delle forze armate;
in questa nuova realtà deve essere prestata la massima attenzione alle esigenze del personale in modo da rendere il più possibile conciliabili le esigenze del servizio con quelle della vita privata e delle relazioni parentali e familiari;
il reclutamento coinvolge fasce di età che dopo i primi anni di servizio devono confrontarsi con i tanti problemi propri delle giovani coppie;

impegna il Governo:

ad assumere ogni possibile iniziativa affinché, presso gli enti e i reparti della Difesa ove esistono o sono realizzabili condizioni adeguate, siano organizzati asili nido da destinare al personale;
ad adottare iniziative volte ad introdurre disposizioni affinché il personale che ha un figlio in età inferiore ai tre anni possa essere aggregato, senza oneri per l'Amministrazione,


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presso l'ente più vicino al luogo di residenza del proprio nucleo familiare.
9/6177/83. Pinotti, Minniti, Angioni, Ruzzante, Lucidi, Pisa, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo.

La Camera,
premesso che:
la situazione contingente non consente l'assegnazione di risorse finanziarie sufficienti a sostenere il processo di riorganizzazione e professionalizzazione delle Forze Armate che richiederebbe una serie di interventi per fronteggiare la sospensione anticipata del servizio obbligatorio di leva;
negli enti e nei reparti militari i servizi, cosiddetti di manovalanza, trasporto e di pulizie, sono affidati ad appalti esterni attraverso una pluralità di ditte e coinvolgono complessivamente più di settemila lavoratori;
tali prestazioni rientrano nella categoria dei consumi intermedi per i quali la legge finanziaria predispone un forte ridimensionamento delle risorse economiche disponibili;
un taglio di tale entità comporterebbe una drastica riduzione di ore lavorate, che tre anni fa erano mediamente 150 e si sono ridotte a 70-80 ore l'anno scorso nel 2006 scenderebbero a meno di 50 ore con stipendi inferiori ai 400 euro mensili;
la Difesa ha necessità di queste prestazioni su decine e decine di enti e reparti, a partire dai grandi enti che fanno capo agli stati maggiori e ai comandi di grandi unità, fino agli enti operativi dove prestano servizio i volontari;

impegna il Governo:

ad adottare le necessarie iniziative affmché la media delle prestazioni dei servizi sopra citati sia garantita in misura non inferiore a quella degli ultimi anni per corrispondere in tal modo sia alle esigenze della Difesa sia a quelle degli addetti a tali servizi il cui salario ha già raggiunto un limite incomprimibile.
9/6177/84. Angioni, Pisa, Minniti, Pinotti, Ruzzante, Lucidi, Lumia, De Brasi, Luongo, Rotundo.

La Camera,
premesso che:
preso atto della esigenza di favorire il processo di riorganizzazione delle Forze armate correlato sia alla sospensione, dal gennaio del 2005, del servizio di leva obbligatorio, sia alle nuove esigenze derivanti dalle missioni fuori area;
in questo quadro assume particolare rilievo il miglior impiego del personale civile della Difesa sia negli enti della cosiddetta area industriale che in quelli centrali e periferici, ai fini di una significativa valorizzazione di risorse umane già presenti nell'Amministrazione, da incentivare con i previsti istituti contrattuali;
per il personale di altri ministeri e segnatamente per quello del Ministero degli affari esteri sono state reperite risorse aggiuntive per il prossimo triennio;

impegna il Governo:

ad attivarsi per incrementare in maniera significativa anche le risorse da mettere a disposizione del Fondo unico di Amministrazione del personale civile della Difesa per il prossimo triennio.
9/6177/85. Rotundo, Pisa, Minniti, Angioni, Pinotti, Ruzzante, Lumia, De Brasi, Lucidi, Molinari, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Luongo.

La Camera,
premesso che:
con provvedimento approvato che prevede la sospensione anticipata del servizio


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di leva obbligatorio, per effetto del quale il 2004 è stato l'ultimo anno in cui i giovani sono stati assoggettati alla chiamata di leva e il 2005 quello che ha visto gli ultimi congedi;
tale obbligo si sono assoggettati nel tempo milioni di cittadini italiani e che i più sfortunati di loro durante l'adempimento di tale dovere hanno addirittura perduto la vita o sono rimasti gravemente e per sempre menomati a causa di incidenti ed alcuni di loro non hanno ancora ricevuto nessun risarcimento;

impegna il Governo:

ad adottare con la massima tempestività iniziative volte a stanziare risorse in favore dei familiari dei militari di leva e di carriera infortunati o caduti durante il periodo di servizio.
9/6177/86. Ruzzante, Minniti, Pisa, Pinotti, Angioni, Luongo, Lucidi, Rotundo, Lumia.

La Camera,
premesso che:
l'impiego di contingenti militari fuori area e i crescenti impegni per la realizzazione di una identità di difesa comune europea fanno divenire la conoscenza di una seconda lingua un requisito indispensabile per militari in servizio;
a tal fine svolgono un'attività professionalmente ineccepibile numerosi docenti impiegati presso le scuole di lingue estere della Difesa;
per molti di essi il rapporto di servizio non è del tutto soddisfacente ne risulta adeguato alla professionalità posseduta;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a definire il profilo di docente per gli insegnanti impiegati presso le scuole di lingue estere della difesa.
9/6177/87. Luongo, Minniti, Ruzzante, Pisa, Pinotti, Angioni, Lucidi, Rotundo, Lumia.

La Camera,

impegna il Governo:

ad affrontare e risolvere in tempi brevi la questione relativa agli insegnanti distaccati dall'insegnamento per inidoneità fisica - e preposti ad attività di utilità per la scuola come la cura delle Biblioteche - per i quali la legge finanziaria per il 2002 prevedeva dopo 5 anni il rientro in classe o il licenziamento.
9/6177/88. Sasso, Innocenti.

La Camera,
premesso che:
la legislazione vigente in materia di alloggi popolari per la categoria dei profughi, sia quelli giuliano-dalmati, sia quelli provenienti dalle ex colonie, risulta poco chiara sia a causa delle diverse disposizioni che si sono succedute nel tempo, dal 1952 al 2004, sia a causa della non omogenea applicazione delle stesse in tutto il territorio nazionale;
il tema degli alloggi in titolo è stato affrontato in numerose leggi finanziarie e, anche, da una Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri il 21 Febbraio 2002, sostanzialmente ricognitiva, ed in parte interpretativa, delle disposizioni vigenti e del loro ambito di applicazione;
dai soggetti e dagli enti interessati sono state sollevate contestazioni in merito ai principi richiamati dalla Direttiva citata, avallate anche da sentenze favorevoli pronunciate dal Consiglio di Stato;
le richieste avanzate dagli interessati a più riprese non comportano oneri finanziari aggiuntivi, ma mirano a far rispettare in tutto il territorio del nostro paese una normativa di evidente interesse nazionale, non in contrasto con le prerogative


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che l'ordinamento costituzionale attribuisce alle regioni e agli enti locali;
si tratta della salvaguardia di nuclei familiari non abbienti e di comunità sorte nel tempo, situate nelle periferie di molte città italiane, ormai saldamente radicate nei quartieri e che sarebbe inammissibile privare delle case che abitano da decenni,

impegna il Governo:

a valutare l'emanazione delle iniziative più idonee per l'attuazione di quanto indicato in premessa, con particolare riguardo alla determinazione delle condizioni di vendita e di cessione in proprietà degli alloggi agli assegnatari ed ai loro congiunti conviventi.
9/6177/89. Violante.

La Camera,
l'endometriosi è una malattia cronica molto diffusa che colpisce milioni di donne in età riproduttiva causando innumerevoli problemi fra i quali sanguinamento interno, infiammazione cronica, formazione di tessuto cicatriziale, aderenze tra i vari organi, disturbi vescicali;
essendo una malattia debilitante rende estremamente difficile a chi ne è affetta la possibilità di condurre una vita normale;
purtroppo l'endometriosi è una malattia ancora poco conosciuta, sottovalutata, la cui diagnosi è spesso tardiva, le cui cause sono ancora sconosciute e per la quale a tutt'oggi non è ancora stata trovata una cura risolutiva;
non essendo riconosciuta come malattia cronica, attualmente tutte le visite mediche e gli innumerevoli farmaci sono a carico delle ammalate,

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative affinché l'endometriosi sia riconosciuta come malattia cronica, anche allo scopo di rendere gratuiti i farmaci e le visite mediche, e a incentivare la ricerca e la prevenzione.
9/6177/90. Tedeschi.

La Camera,
premesso che:
l'entità dei disavanzi sanitari del Lazio accertati sino al 31 dicembre 2005 è tale da non poter essere colmata in un solo anno, come prevede la legislazione in essere;
i meccanismi vigenti prevedono, come conseguenza, affiancamenti e commissariamenti che, oltre a mortificare l'autonomia regionale, ostacolano l'azione di risanamento avviata, rendendo più difficile il riequilibrio dei conti della sanità;
già con la legge 27 dicembre 2002 n. 289 (legge finanziaria 2003) era stato previsto che, ai fini dell'accesso delle regioni al residuo finanziamento a carico dello Stato dei disavanzi del Servizio sanitario nazionale, dovessero considerarsi idonee le misure i cui effetti finanziari si manifestassero in un periodo pluriennale;
la distribuzione su più esercizi del disavanzo accumulato fino al 31 dicembre 2005 non comporterebbe aumento del debito, in quanto finanziata con maggiori entrate o minori spese, e non peggiorerebbe l'indebitamento netto della pubblica amministrazione, che si è già prodotto e che dovrà essere rilevato in contabilità pubblica adeguando i dati degli anni precedenti,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a consentire alle Regioni di distribuire su un arco pluriennale il disavanzo sanitario accumulato sino al 31 dicembre 2005, considerando, ai fini dell'accesso al finanziamento integrativo del SSN a carico dello Stato, idonee anche le misure che diano


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luogo a maggiori entrate ovvero a minori spese i cui effetti finanziari siano distribuiti su più esercizi.
9/6177/91. Meta.

La Camera,
premesso che:
il 21 novembre 2005 é stato presentato a Ginevra il rapporto congiunto Onu-Oms che ha denunciato un aumento di sieropositivi nel mondo da 20 a 40 milioni in dieci anni pari all'1,10 per cento della popolazione adulta;
l'Onu stima che quest'anno la diffusione dell'AIDS sia aumentata dal 7 per cento a livello mondiale, con 4,9 milioni di nuovi casi dì contagio (tra cui 700 mila bambini al di sotto dei 15 anni);
dalla sua scoperta nel 1981, l'AIDS ha già fatto 25 milioni di morti, e la sua diffusione riflette le disuguaglianze del pianeta; nei paesi ricchi del nord del pianeta, il numero di contagi è infatti fermo al livello di due anni fa e chi contrae il virus Hiv vive sempre più a lungo grazie ai farmaci antiretrovirali, mentre nei paesi a basso e medio reddito il numero di persone che può utilizzare terapie antiretrovirali, resta largamente insufficiente;
a conclusione dell'ultima Conferenza di rifinanziamento del Fondo Globale per la lotta all'AIDS la tubercolosi e la malaria, che si è tenuta a Londra nel settembre 2005, il Sottosegretario agli affari esteri Alfredo Luigi Mantica ha dichiarato che l'Italia si sarebbe impegnata a versare 130 milioni di euro l'anno al Fondo Globale per il 2006 e il 2007;
i 3 miliardi di euro circa totali promessi dai paesi finanziatori del Fondo Globale, se sono appena sufficienti a sostenere i programmi esistenti, non sono in grado di avviare nuovi programmi di prevenzione e cura indispensabili per il 2006 e il 2007;
sempre secondo «Actionaid» per contribuire in modo significativo alla lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, l'Italia dovrebbe versare almeno 200 milioni di euro sia nel 2006 sia nel 2007;

impegna il Governo:

a garantire risorse adeguate al Fondo Globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria, per sostenere i programmi esistenti, e avviare nuovi programmi di prevenzione e cura indispensabili per il terzo mondo;
a prevedere che questi Fondi siano addizionali a quelli stanziati dalla finanziava per l'aiuto pubblico allo sviluppo.
9/6177/92. Zanella, Lion, Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima.

La Camera,
premesso che:
la Campagna Italiana Contro le Mine - ONLUS, entità che raccoglie al suo interno organizzazioni non governative e istanze della società civile italiana impegnate nella lotta contro le mine, e che rappresenta sul territorio italiano la Campagna Internazionale per la Messa al Bando delle Mine, Premio Nobel per la Pace nel 1997, ha bisogno di risorse economiche adeguate allo svolgimento del suo importante impegno umanitario;
il Fondo Nazionale per lo Sminamento Umanitario, istituito dalla legge 58 del 2001, dispone di finanziamenti insufficienti per far fronte alle molteplici esigenze che l'impegno per la bonifica dei territori minati necessita;
lo stesso Sottosegretario agli affari esteri, on. Mantica, durante la presentazione del rapporto annuale sulle mine Landmine Monitor 2003 il 9 settembre di quest'anno, ha dichiarato che le risorse a disposizione non sono sufficienti;


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come evidenziano i dati contenuti nell'edizione 2003 del Landmine Monitor Report, la situazione di inquinamento da mine nel mondo rimane drammatica, e la necessità di interventi a favore delle popolazioni costrette a convivere quotidianamente con questo incubo rimane pressante;
sono almeno 82 i Paesi afflitti da questo flagello, che ha mietuto nel 2002 circa 20 mila vittime, l'85 per cento delle quali civili;
sebbene i finanziamenti stanziati a livello globale per l'azione contro le mine nel 2002 siano cresciuti del 30 per cento rispetto all'anno precedente, è necessario un ulteriore incremento se si vuole assicurare che i Paesi colpiti dalle mine possano raggiungere l'obiettivo di liberarsi da questo flagello nell'arco di 10 anni dall'adesione alla Convenzione;
secondo le agenzie internazionali che si occupano di sminamento, agli attuali livelli di finanziamento ci potrebbero volere 200 anni per bonificare il territorio della sola Bosnia - Erzegovina;
ulteriori finanziamenti sono inoltre necessari per realizzare programmi adeguati di assistenza e riabilitazione delle vittime, carenti in uno o più aspetti in almeno 48 Paesi;
di fronte ad una crisi di tali proporzioni, ed in considerazione della responsabilità morale che incombe sul nostro Paese per il ruolo svolto nella proliferazione delle mine nei decenni passati, l'Italia deve continuare ad offrire un contributo cospicuo alle attività volto ad eliminare il pericolo rappresentato da questi ordigni;

impegna il Governo:

a garantire l'individuazione delle risorse necessarie al funzionamento del fondo nazionale per lo sminamento umanitario.
9/6177/93. Cima, Boato, Bulgarelli, Cento, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

La Camera,
premesso che:
il traffico stradale incide in modo determinante sulle emissioni di ossido di carbonio, di monossido di azoto, di idrocarburi, nonché di anidride carbonica, con effetti molto gravi sia sul piano sanitario che ambientale;
anche gli elevati livelli di inquinamento acustico nelle aree urbane sono in larga misura attribuibili ad un eccessivo ricorso alla mobilità a motore privata;
in Italia la mobilità su mezzi privati è raddoppiata in generale ed è aumentata di quattro volte nelle aree urbane; la mobilità su mezzi individuali, in assoluta prevalenza in auto, misurata in passeggeri/km è arrivata a concentrare oltre il 94 per cento degli spostamenti;
in Italia oltre il 70 per cento degli incidenti stradali avvengono in area urbana ed i decessi da incidenti stradali in area urbana sono circa 3 mila ogni anno (8,2 al giorno) mentre il numero dei feriti è aumentato a oltre 150 mila all'anno (410 al giorno); il CIPE valuta il danno economico da congestione da traffico nelle tredici maggiori aree urbane del Paese in 6 miliardi di euro annui;
la mobilità nelle aree urbane costituisce una priorità politica ed economica: é necessario riequilibrate il trasporto a favore di sistemi integrati di trasporto collettivo e favorire gli spostamenti in bicicletta ed a piedi attraverso azioni integrate di politica urbanistica, sociale ed infrastrutturale;
il trasporto motorizzato privato è evidentemente inadeguato alla conformazione delle città e alle esigenze di chi si sposta e il suo incremento non fa che aggravare una situazione ormai al limite del collasso;
gli spostamenti in bicicletta sono molto diffusi negli altri paesi europei e costituiscono una quota percentuale significativa


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della mobilità urbana, con indubbi vantaggi sia per quanto riguarda la congestione nelle aree urbane sia sul piano dell'inquinamento atmosferico e acustico;
l'Italia, nonostante le condizioni climatiche favorevoli, è in forte ritardo rispetto alle altre nazioni europee a causa, oltre che di un diverso approccio «culturale», di una strutturale carenza di percorsi ciclabili che permettano di spostarsi con la bicicletta in condizioni di sicurezza;
l'approvazione della legge 19 ottobre 1998, n. 366, ha consentito un importante adeguamento normativo ed è stata accolta con entusiasmo da comuni ed enti locali, che hanno presentato centinaia di progetti per la realizzazione di piste ed itinerari ciclabili;
l'ultima manovra finanziaria che ha stanziato risorse dignitose a favore della legge 366 del 1998 è quella relativa al 2001, mentre negli ultimi cinque esercizi finanziari non sono state stanziate ulteriori risorse, azzerando del tutto la dotazione della legge 366 del 1998;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a prevedere una adeguata dotazione finanziaria della legge sulla mobilità ciclistica, in funzione delle reali esigenze infrastrutturali in tema di mobilità alternativa;
a verificare lo stato di attuazione della legge 366 del 1998, attraverso l'elaborazione di un accurato studio che contenga la quantificazione delle risorse stanziate, la loro assegnazione e l'effettivo trasferimento alle singole regioni, il numero e lo sviluppo lineare dei progetti presentati, il numero e lo sviluppo lineare dei progetti ammessi a finanziamento, nonché il relativo stato di realizzazione.
9/6177/94. Bulgarelli, Lion, Pecoraro Scanio, Boato, Cento, Cima, Zanella.

La Camera,
premesso che:
il grave squilibrio tra le modalità di trasporto delle merci in Italia è in continuo e preoccupante aumento;
secondo quanto riportato dal Conto Nazionale dei Trasporti nel 1999 il traffico complessivo interno delle merci è stato pari a 242.221 milioni di tonnellate-km, con un aumento del 27 per cento rispetto al 1990 e la percentuale di trasporto su gomma è stata del 67 per cento;
lo squilibrio tra il trasporto stradale e le altre modalità è ancora più evidente se si tiene conto anche del traffico di distribuzione per distanze inferiori ai 50 km e per quello svolto da vettori stranieri, esclusi dalle statistiche su menzionate;
l'enorme mole di merci trasportate lungo le strade italiane causa dei gravi problemi di sicurezza, ambientali e di disagio nei punti deboli della rete infrastrutturale, con particolare riferimento ai trafori ed ai valichi alpini, nei quali si concentra una percentuale rilevante dei transiti;
secondo i dati forniti da Confetra nell'anno 1998 circa 135 milioni di tonnellate di merci hanno attraversato le ,Alpi italiane, il 35 per cento in più rispetto al 1990; il valico più importante per entità di flussi di merce è il Brennero che, con quasi 30 milioni di tonnellate, ha pesato nel 1998 per oltre i122 per cento dell'intero traffico che ha attraversato l'arco alpino, seguito dal Gottardo con circa 24 milioni di tonnellate;
per ridurre l'impatto dell'autotrasporto merci sul proprio territorio la Svizzera ha istituito un'imposta sul traffico pesante commisurata alle prestazioni, in conformità con il principio di responsabilità stabilito dal Trattato di Maastricht e alle linee guida definite dal libro bianco della Commissione europea sui Trasporti, i quali affermano la necessità di tenere conto dei costi ambientali e delle ulteriori esternalità del trasporto stradale;


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la tassa sul traffico pesante è lo strumento cardine, individuato dalla stessa Commissione Europea nel suo recente Libro Bianco sui Trasporti, per stabilire una volta per tutte la verità sui costi delle infrastrutture, «internalizzando» i costi esterni a carico della collettività, in particolare in aree sensibili quale quella alpina, dove vige la Convenzione internazionale delle Alpi;
secondo un calcolo effettuato dalla Commissione, ad oggi le tariffe medie stradali europee, per un mezzo pesante che copre 100 km in pianura, si aggirano attorno agli 8.3 euro (16 mila lire), mentre secondo le stime della stessa Commissione Europea si dovrebbero pagare invece tra i 12 euro (23 mila lire) e i 24 euro (36 mila lire) per coprire i costi esterni (costi sanitari e danni alle colture provocati dall'inquinamento atmosferico, costi attribuibili all'usura e alle riparazioni delle infrastrutture, costi sanitari per il rumore, costi medici legati agli incidenti); detti costi dovrebbero essere comunque adeguati alle particolari condizioni del traffico pesante in montagna, considerato che l'inquinamento provocato da un TIR in una vallata alpina è tre volte superiore a quello prodotto in pianura;
la stessa Commissione europea, nel suo Libro Bianco «La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte», indica tra le 60 misure prioritarie nel settore dei trasporti l'introduzione di una tassa, come quella svizzera, per perseguire l'obiettivo del riequilibrio modale; la Commissione, in assenza di politiche che invertano le attuali tendenze, prevede che nel 2010 i costi esterni della congestione, legati al solo traffico stradale, saranno pari allo 0,5 per cento del PIL comunitario; si preveda infatti un aumento del 50 per cento delle emissioni di anidride carbonica, da 739 milioni di tonnellate del 1990 a un miliardo e 113 milioni di tonnellate al 2010 (incremento cui il trasporto stradale contribuirebbe per l'85 per cento);
in questo quadro l'opzione ferroviaria è perseguibile subito; i valichi alpini (Moncenisio/Frejus, Sempione/Loetschberg, Gottardo, Brennero e Tarvisio) oggi sono utilizzati in media soltanto per il 30 per cento delle loro reali potenzialità; secondo alcuni studi sulla capacità reale delle linee di valico transalpine l'ammodernamento ed il potenziamento di tutte le linee a doppio binario esistenti (Ventimiglia, Modane, Domodossola, Luino, Chiasso, Brennero, Tarvisio, Villa Opicina) si potrebbe raggiungere nel 2015 l'obiettivo di 180 milioni di tonnellate/anno di merci trasportate su ferro;
all'articolo 16 del decreto-legge in esame, evidenzia come la strategia del Governo in materia di trasporto merci sia basata sulla miope prosecuzione delle agevolazioni fiscali per l'acquisto del carburante, incentivando di fatto il mantenimento dell'attuale squilibrio modale e alterando il mercato;

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di istituire nel nostro paese un'imposta sul trasporto delle merci su strada attraverso confini nazionali dell'arco alpino, commisurata alla massa complessiva dei veicoli con l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale del sistema di trasporto e di migliorare 1a sicurezza stradale;
a predisporre un piano per il riequilibrio modale del nostro sistema trasportistico attraverso l'adozione di un sistema di incentivi per il trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia ed al cabotaggio, con particolare attenzione agli attraversamenti alpini, particolarmente sensibili sotto il profilo ambientale e per i quali la stessa Convenzione delle Alpi prevede misure finalizzate alla riduzione delle emissioni inquinanti.
9/6177/95. Lion, Zanella, Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima.

La Camera,
al fine di promuovere una efficace politica di sicurezza alimentare,


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impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a rifinanziare il programma di tutela sanitaria dei consumatori, previsto dalla legge finanziaria per il 2001, all'articolo 92, comma 15, finalizzato, tra l'altro, a studiare gli effetti sui consumatori dei residui di prodotti fitosanitari presenti negli alimenti, nelle bevande e nell'ambiente;
a sostenere, anche attraverso adeguate risorse economiche, l'adozione di sistemi di rintracciabilità volontaria dei prodotti agricoli ed alimentari allo scopo di migliorare la sicurezza degli alimenti, e accrescere l'informazione a vantaggio dei consumatori; attraverso la concessione di mirati incentivi fiscali;
a promuovere una reale politica finalizzata al benessere animale nella zootecnia anche per quanto riguarda le condizioni di allevamento, incentivando tra l'altro l'adozione di mangimi naturali negli allevamenti stessi.
9/6177/96. Pecoraro Scanio, Zanella, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion.

La Camera,
premesso che:
anche con il disegno di legge finanziaria in esame nulla è previsto per garantire i dovuti benefici fiscali a favore degli incapienti;
sono circa 5 milioni le persone, di cui oltre la metà pensionati che, proprio per il loro basso reddito, sono nell'impossibilità di godere delle deduzioni e delle detrazioni fiscali previsti dalla normativa vigente;

impegna il Governo:

a prevedere opportune iniziative normative volte a garantire i legittimi benefici fiscali a favore degli incapienti, al pari di qualunque altro cittadino percettore di reddito.
9/6177/97. Boato, Zanella, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio.

La Camera,
premesso che:
la dichiarata volontà del Governo di voler sostenere e rafforzare il potere d'acquisto dei cittadini, con l'obiettivo primario di voler sostenere i consumi, contrasta con la mancata previsione della restituzione del fiscal drag;
infatti, nonostante che la norma del decreto legge 384/92 che prevede appunto la restituzione automatica del fiscal drag, è ancora in vigore, per il quinto anno consecutivo, anche con l'attuale legge finanziaria, il Governo non ha previsto alcuna restituzione del suddetto drenaggio fiscale, ossia dell'aumento di tassazione indotto dall'inflazione;

impegna il Governo:

a individuare le risorse finanziarie necessarie a poter programmare la dovuta restituzione del fiscal drag.
9/6177/98. Cento, Bulgarelli, Zanella, Boato, Cima, Lion, Pecoraro Scanio.

La Camera,
premesso che:
nel corso degli anni gli uffici del giudice di pace hanno assunto sempre nuove competenze, tra le quali alcune competenze penali, la convalida di provvedimenti di espulsione dei cittadini stranieri e altro ancora; che esiste un forte disagio tra il personale dei suddetti uffici, a causa del gravoso carico di lavoro, per il mancato turn over, per l'inadeguatezza delle strutture, per la indisponibilità dei mezzi, per le modalità di retribuzione,

impegna il Governo:

a prevedere interventi per il potenziamento del personale, nonché delle strutture,


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degli strumenti di lavoro e della formazione del personale degli uffici del giudice di pace.
9/6177/99. Coluccini, Finocchiaro, Lucidi, Bonito, Kessler, Carboni, Magnolfi, Grillini, Siniscalchi.

La Camera,
premesso che:
i concorsi espletati per i posti da ufficiale giudiziario, nonché la grave carenza di organico esistente in relazione al suddetto personale

impegna il Governo:

a considerare prioritaria l'immissione in servizio degli idonei del concorso a 443 posti di ufficiale giudiziario.
9/6177/100. Bonito, Lucidi, Finocchiaro, Kessler, Carboni, Magnolfi, Grillini, Siniscalchi.

La Camera,
premesso che:
a fronte della dinamica di crescita della popolazione detenuta nell'ultimo quinquennio, che ha raggiunto la dimensione di circa 60.500 unità, l'effettivo fabbisogno per assicurare condizioni accettabili di vita e di sicurezza negli istituti penitenziari, ha superato le disponibilità finanziarie previste in bilancio; la gran parte degli istituti penitenziari ha una esposizione debitoria, stimata in complessivi 150 milioni di euro, formatasi per spese relative alla fornitura di beni e servizi essenziali,i al mantenimento e all'assistenza sanitaria dei detenuti, al mancato adeguamento delle retribuzioni dei detenuti lavoranti; agli interventi di necessità ed urgenza per la manutenzione delle strutture e degli impianti, all'affitto delle sedi dei Centri e dei Provveditorati, alla erogazione dell'energia elettrica, del gas, dell'acqua, del combustibile da riscaldamento e ai rimborsi delle spese di trasferta del personale; l'insufficienza di risorse, di strumenti e di mezzi svilisce i servizi, la professionalità degli operatori e pregiudica le attività di trattamento e vigilanza.questo ha effetti dirompenti sulle condizioni di vita dei reclusi e sulla sicurezza dei singoli operatori e delle strutture;

impegna il Governo:

ad assicurare con priorità l'adozione di iniziative che puntino alla regolazione dei debiti contratti dagli istituti penitenziari per il mantenimento e per l'assistenza sanitaria dei detenuti e degli internati, per la manutenzione delle strutture, per le forniture ordinarie di energia elettrica, del gas, dell'acqua, del combustibile da riscaldamento e per il pagamento delle trasferte al personale preposto al trasporto dei detenuti.
9/6177/101. Carboni, Lucidi, Finocchiaro, Bonito, Kessler, Magnolfi, Grillini, Siniscalchi.

La Camera,
premesso che:
il numero elevato e in costante crescita della popolazione detenuta, oggi stimata in 60.500 presenze, produce un sovraffollamento delle strutture penitenziarie e carichi di lavoro insostenibili per il personale preposto all'osservazione ed al trattamento penitenziario, nonché alle funzioni amministrative e contabili;
le dotazioni organiche di educatori, assistenti sociali, contabili, psicologi e di altre figure professionali preposte al trattamento ed al reinserimento sociale risultano scoperte in percentuali comprese fra il 30 ed il 40 per cento; sono state pressoché perfezionate le procedure dei concorsi banditi quasi tre anni fa per l'assunzione a tempo indeterminato di educatori, di assistenti sociali, di psicologi di contabili e di altre figure professionali essenziali per il funzionamento del sistema penitenziario;


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l'insufficienza di risorse, di strumenti e di mezzi svilisce i servizi, la professionalità degli operatori e pregiudica le attività di trattamento penitenziario finalizzato al reinserimento sociale dei detenuti; la questione carceraria non può ridursi ad una concezione meramente punitiva, in aperto contrasto con i diritti costituzionalmente garantiti ai detenuti, pena il fallimento di ogni politica in materia penitenziaria;

impegna il Governo:

a prevedere con priorità l'assunzione a tempo indeterminato degli educatori, degli assistenti sociali, dei contabili, degli psicologi e delle altre figure professionali, per i quali sono state perfezionate le procedure di concorso.
9/6177/102. Kessler, Carboni, Lucidi, Finocchiaro, Bonito, Magnolfi, Grillini, Siniscalchi.

La Camera,
premesso che:
il numero elevato e in costante crescita della popolazione detenuta, oggi stimata in 60.500 presenze, produce un sovraffollamento insostenibile delle strutture penitenziarie, capaci di ospitarne in condizioni critiche circa 43.000; la Legge 5 dicembre 2005, n. 251 (legge Cirielli) potrà produrre un rapido, ulteriore accrescimento dei detenuti per effetto della esclusione dalle misure alternative dei condannati per i quali sia accertata la recidiva del reato;
circa 70 mila persone condannate con sentenza passata in giudicato sono attualmente in condizione di pena sospesa in attesa della ammissione ad una delle misure alternative previste dall'ordinamento penitenziario, ai sensi della legge 8 marzo 2001, n. 40 e fra queste, certamente un numero cospicuo verrà escluso dai benefici penitenziari per recidiva di reato; le previsioni di bilancio per l'esercizio 2006 appaiono carenti rispetto all'attuale organizzazione dei servizi operativi degli istituti penitenziari ed ai livelli essenziali di mantenimento e di assistenza alla popolazione detenuta, garantiti dall'ordinamento penitenziario e si riveleranno drammaticamente inadeguate in vista dell'ulteriore crescita della popolazione detenuta; le riduzioni previste agli stanziamenti per beni e servizi e l'insufficiente adeguamento di quelli relativi al mantenimento, all'assistenza sanitaria, alla rieducazione dei detenuti e degli internati non hanno sufficientemente tenuto conto degli effetti dell'accrescimento della popolazione detenuta e di quella in esecuzione penale esterna, in considerazione del possibile effetto di ulteriore aggravio della gestione dei servizi imprescindibili ed essenziali per il funzionamento degli istituti e dei servizi penitenziari, sono stimati maggiori fabbisogni per complessivi 200 milioni di euro circa;

impegna il Governo:

a monitorare i fabbisogni finanziari del sistema penitenziario, in ragione della crescita della popolazione detenuta, assicurando opportune e tempestive misure correttive, ovvero riferendo al Parlamento per le eventuali iniziative legislative in materia.
9/6177/103. Magnolfi, Kessler, Carboni, Lucidi, Finocchiaro, Bonito, Grillini, Siniscalchi.

La Camera,
premesso che:
il numero elevato e in costante crescita della popolazione detenuta, oggi stimata in 60.500 presenze, con l'applicazione della legge 5 dicembre 2005, n. 251 (legge Cirielli) produrrà un ulteriore accrescimento dei detenuti soprattutto per effetto della esclusione dalle misure alternative dei condannati per i quali sia accertata la recidiva del reato;
il sovraffollamento delle strutture penitenziarie determina carichi di lavoro


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insostenibili per il personale del Corpo di Polizia penitenziaria preposto alla sicurezza e al trattamento penitenziario;
le dotazioni organiche del Corpo di Polizia penitenziaria, incaricato di adempiere a sempre maggiori e onerosi servizi istituzionali, da ultimo anche quelli affidati dal decreto Pisanu, risultano essere assolutamente inadeguate a sostenere i carichi di lavoro affidati; sono quasi scaduti i periodi di ferma volontaria del personale ausiliario della Polizia penitenziaria, essenziale per il funzionamento del sistema penitenziario;
l'insufficienza di risorse, di strumenti e di mezzi svilisce i servizi, la professionalità degli operatori e pregiudica le attività di sicurezza e trattamento penitenziario finalizzato al reinserimento sociale dei detenuti, con particolare riguardo all'assenza degli stanziamenti necessari al completamento del Riordino delle Carriere del personale delle Forze di Polizia e al superamento delle sperequazioni in atto nel Comparto Sicurezza tra la Polizia di Stato e la Polizia penitenziaria, ulteriormente consolidate nei commi 179 e 180 del maxiemendamento governativo alla legge finanziaria 2006;

impegna il Governo:

ad autorizzare con priorità iniziative volte all'assunzione a tempo indeterminato dei 500 ausiliari del Corpo di Polizia penitenziaria tuttora in servizio, e la composizione delle sperequazioni in atto nel ruolo degli ispettori e dei commissari tra la Polizia di Stato e la Polizia penitenziaria.
9/6177/104. Grillini, Finocchiaro, Bonito, Magnolfi, Kessler, Carboni, Lucidi, Siniscalchi.

La Camera,
premesso che:
il Ministero della giustizia ha sottoscritto con Poste Italiane spa una convenzione per la gestione integrata delle notificazioni degli atti giudiziari; che l'attività di notificazione degli atti giudiziari è affidata dai codici di procedura civile e penale all'ufficiale giudiziario, pubblico ufficiale dipendente del Ministero della giustizia, e che la notificazione degli atti richiesti dagli uffici giudiziari è gestita direttamente dagli uffici NEP;
per tale attività la legge dispone l'eventuale ricorso agli organi di polizia giudiziaria (polizia, carabinieri, vigili urbani, polizia penitenziaria) solo in casi di eccezionale gravità; ogni anno circa 2000 ufficiali giudiziari, impegnati quotidianamente nell'attività di notificazione, espletano circa 20 milioni di notificazioni di atti giudiziari;
per la notificazione penale l'ufficiale giudiziario impiega anche il proprio mezzo di trasporto e percepisce, a rimborso di tutte le spese sostenute, e solo per notificazioni con esito positivo, un'indennità forfettizzata compresa tra 0,33 e 1,20 euro, mentre per quella civile è in fasce chilometriche;
la società Poste Italiane S.p.A. propone questo servizio ad un costo medio di 8,37 euro per ogni notificazione (salvo modifica di aumento), compresa la provvigione del 180 per cento annuo (15 per cento mensile) che lo Stato versa per il pagamento differito delle raccomandate; il servizio proposto da Poste Italiane è molto oneroso e impegnativo per lo Stato (8,37 euro a notificazione contro gli attuali 0,33 euro) e va in direzione opposta rispetto agli obiettivi programmatici di contenimento della spesa pubblica senza offrire alcun effettivo beneficio a vantaggio dei servizi alla giustizia;
l'ufficiale giudiziario svolge da sempre l'attività di notificazione degli atti giudiziari a bassissimi costi, assolvendo così ad una funzione sociale ed ammortizzando in modo considerevole i costi della giustizia;
l'attività di notificazione consiste nel portare a conoscenza delle parti gli atti processuali;


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tale attività si incardina in ogni fase e grado del processo civile e penale e da essa discendono imprescindibili termini processuali a pena di nullità e/o di decadenza; la delicatezza dei contenuti degli atti processuali (processi di mafia, ordini di costituzione, ricorsi, appelli, eccetera) richiedono cautela e riservatezza ad un pubblico ufficiale per svolgere questa attività;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte ad introdurre una normativa che riporti l'attività di notifica tra le esclusive competenze degli ufficiali giudiziari, anche considerata la scarsa economicità della convenzione.
9/6177/105. Sabattini, Grillini, Bonito, Finocchiaro, Magnolfi, Kessler, Carboni, Lucidi, Siniscalchi.

La Camera,

impegna il Governo:

a progettare fattivamente una politica volta alla riqualificazione delle figure professionali dell'amministrazione giudiziaria.
9/6177/106. Siniscalchi, Finocchiaro, Grillini, Bonito, Magnolfi, Kessler, Carboni, Lucidi.

La Camera,
premesso che:
la legge n. 397 del 1941, stabilisce che i Comuni sedi di Uffici Giudiziari sono obbligati ad anticipare tutte le spese di funzionamento degli stessi;
il non aggiornamento della legge non solo da adito a diversità di opinione sul rimborso o meno di talune spese (vedi rimborso spese telefonini, software, eccetera) favorendo l'insorgere di lunghe ed estenuanti corrispondenze con relative perdite economiche per l'Ente Comune ma contribuisce anche ai notevoli ritardi con cui vengono effettuati i rimborsi (ancora devono essere rimborsate le spese dell'anno 2003 e dell'anno 2004). Le attuali difficoltà economiche dei Comuni, che hanno sempre meno risorse finanziarie e tempi di trasferimento non sempre certi, non consentono più di avere tempi di rimborso così lunghi;

impegna il Governo:

affinché si attivi per snellire le procedure di controllo, e perché verifichi la possibilità di aggiornare la legge n. 392 del 1941, in relazione ai fondati dubbi sulla sua attualità e sulla sua vigenza, alla luce dell'attuale dettato costituzionale e alle mutate nuove esigenze degli uffici giudiziari.
9/6177/107. Finocchiaro, Bonito, Siniscalchi, Grillini, Magnolfi, Kessler, Carboni, Lucidi.

La Camera,
premesso che:
nel corrente anno e nel prossimo, 2.450 ausiliari della Polizia di Stato hanno completato e completeranno il loro corso;

impegna il Governo:

a predispone gli strumenti normativi necessari a consentire l'inserimento del suddetto personale in via prioritaria nel ruolo degli agenti effettivi.
9/6177/108. Amici, Lucidi, Leoni, Bielli, Minniti, Finocchiaro.

La Camera,
premesso che:
è necessaria una più idonea considerazione della qualità e della specificità dei servizi offerti sia dalle Forze di Polizia che dalle Forze armate;


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impegna il Governo:

a favorire la realizzazione di una maggiore distinzione del comparto sicurezza comprendente il personale delle Forze di Polizia, anche ad ordinamento militare, del comparto difesa, comprendente il comparto delle Forze armate.
9/6177/109. Bielli, Leoni, Lucidi, Minniti, Amici, Finocchiaro.

La Camera,
premesso che:
occorre realizzare uno strumento di tutela dei diritti dei dirigenti delle Forze di Polizia di Stato,

impegna il Governo:

a proporre una soluzione normativa utile a realizzare la contrattualizzazione dei dirigenti della Polizia di Stato.
9/6177/110. Maran, Minniti, Leoni, Lucidi, Amici, Bielli, Finocchiaro.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2006 porta a regime i pesanti tagli previsti alle forze dell'ordine, già effettuati dalla finanziaria del 2005, e di conseguenza fa mancare, in una misura che va dal 20 al 30 per cento, le risorse per i consumi intermedi, riduce le risorse per le missioni operative, non prevede il rinnovo dei contratti di lavoro in scadenza al 31 dicembre di quest'anno e, sul versante degli organici consente solo una copertura minima del turn over.

impegna il Governo:

ad adottare politiche «positive» idonee a supportare il personale delle forze di Polizia nello svolgimento delle sue attività.
9/6177/111. Lucidi, Minniti, Leoni, Amici, Bielli, Finocchiaro.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2006 stabilisce un'indennità di cui al comma 274 per i familiari delle vittime del disastro aereo di Ustica del 1980;

impegna il Governo:

a intervenire affinché vengano adottate iniziative di sostegno a tutti i familiari e superstiti vittime innocenti anche di altre terribili stagioni criminali che hanno attraversato il nostro Paese.
9/6177/112. Marone, Amici, Leoni, Bielli, Maran, Coluccini.

La Camera,
premesso che:
i commi da 65 a 71, stabilendo la cessazione dei trasferimenti erariali a favore della Consob, dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e della Commissione di vigilanza su fondi pensione a decorrere dal 2007 e introducendo correlativamente la previsione del finanziamento integrale da parte del «mercato di competenza», ridimensionano drasticamente l'indipendenza delle Authorities;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a prevedere strumenti che garantiscano comunque l'indipendenza fondamentale per un corretto espletamento del loro ruolo della Authorities.
9/6177/113. Leoni, Amici, Bielli, Marone, Maran, Coluccini, Soda.

La Camera,
premesso che:
l'esigenza già espressa dalla Commissione competente di rivedere l'elenco degli enti, delle istituzioni e delle associazioni


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e degli organismi similari ammessi a beneficiare di contribuiti da parte del Ministero della Difesa;
tale revisione non può non tener conto dell'attività svolta, da quanti hanno accesso ai suddetti contributi, ai fini della promozione dei rapporti tra Forze armate e società civile e dei valori che essi stessi sono in grado di rappresentare in ragione della loro storia;
tali condizioni assumono particolare rilievo con la fine del servizio di leva obbligatorio e l'adozione di un sistema basato sul volontariato; nell'anno 2005 si è celebrato il sessantennale della Resistenza e della Guerra di liberazione per cui è doveroso incentivare l'iniziativa di quegli enti e di quelle associazioni d'Arma che a tale momento storico fanno risalire la loro nascita;

impegna il Governo:

a dare la massima assistenza alle associazioni sopra indicate e in particolare ad inserire nell'elenco degli aventi titolo ai contribuiti ai sensi dell'articolo 32, comma 2 della legge 28 dicembre 2001 n. 448 1' Associazione nazionale ex combattenti gruppo patrioti della Maiella finora immeritatamente esclusa da tale possibilità.
9/6177/114. De Brasi, Borrelli, Pisa, Minniti, Gasperoni, Angioni, Pinotti, Ruzzante, Lumia, Rotundo, Lucidi, Molinari, Tanoni, Santino Adamo Loddo, Papini, Crisci, Mariotti, Luongo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 3, commi 16-21 della Legge Finanziaria 2004, detta norme di interpretazione dell'articolo 119, comma 6, della Costituzione, secondo il quale le regioni e gli enti locali possono ricorrere all'indebitamento solo per finanziare spese di investimento;
il vincolo di indebitamento si applica alle regioni a statuto ordinario, ai comuni, alle province, alle città metropolitane, alle comunità isolane e di arcipelago e alle unioni di comuni, ai consorzi ai quali partecipino enti locali, e alle aziende ed organismi i cui rendiconti devono essere allegati al bilancio di previsione dell'ente locale, quali le aziende speciali e le istituzioni, alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano;
la legge finanziaria 2004 ha definito in modo puntuale le operazioni che costituiscono indebitamento: sono tali l'assunzione di mutui; l'emissione di prestiti obbligazionari; le operazioni di cartolarizzazione;
la stessa norma della Legge Finanziaria 2004 ha individuato le operazioni che rappresentano investimenti: sono queste le operazioni relative a beni immobili, a beni mobili e beni immateriali che si prestino ad un utilizzo pluriennale, alle partecipazioni azionarie, ai trasferimenti in conto capitale;
la Corte costituzionale, con sentenza del 14 novembre 2005, ha ritenuto che le norme che fissano vincoli puntuali relativi a singole voci di spesa dei bilanci delle regioni e degli enti locali non costituiscono principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica e sono pertanto lesive dell'autonomia finanziaria di spesa costituzionalmente garantita dall'articolo 119;
l'articolo 3 della Legge Finanziaria 2004 demanda ad un decreto ministeriale, le variazioni da apportare all'elenco delle tipologie che costituiscono operazioni di indebitamento e investimenti; il decreto è adottato dal Ministro dell'economia e delle finanze, sentito l'ISTAT; non è prevista la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale;

impegna il Governo:

nel pieno rispetto della autonomia di spesa in conto capitale degli enti locali e territoriali, a introdurre, con apposita iniziativa normativa, modifiche sostanziali alle nozioni


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di indebitamento e di investimento, e, in particolare, a prevedere che siano qualificati come investimenti anche i trasferimenti alle imprese per lo sviluppo della ricerca e per l'innovazione.
9/6177/115. Zunino, Nigra, Gambini, Cialente, Tedeschi, Quartiani, Lulli, Nieddu, Buglio, Cazzaro, Rugghia.

La Camera,
premesso che:
in Laguna di Venezia è presente un forte tasso di illegalità e di pratica abusiva nella pesca della vongola verace filippina (Tapes philippinarum);
che si è creata una situazione di forte tensione sociale, di danneggiamento del delicato ambiente lagunare e di insicurezza per la salute dei consumatori;
la Provincia di Venezia, la regione Veneto, il Magistrato alle Acque, il Ministero dell'ambiente, la Capitaneria di Porto, la Prefettura, sono impegnati per realizzare un piano di gestione e di prelievo della risorsa rendendola compatibile con le esigenze ambientali;
l'obiettivo è quello di passare da una situazione di libero accesso allo sfruttamento della risorsa all'allevamento in aree in concessione, basato su cicli triennali di semina, maturazione e raccolta gestita e controllata;
sono in atto da alcuni anni sperimentazioni di allevamento in aree affidate in concessione a cooperative e consorzi di pescatori;
occorre incentivare e rafforzare questo processo di trasformazione dell'attività di pesca, facendola interamente rientrare nell'ambito della legalità, del rispetto ambientale e della sicurezza per il consumatore;

impegna il Governo:

a riconsiderare il costo dei canoni per gli anni arretrati e per un congruo periodo futuro, attualmente in via di definizione, considerandoli meramente ricognitori, secondo quanto stabilito dal Decreto del Ministro dei Trasporti e delle Comunicazioni del 15 novembre 1995, n. 595, in considerazione della non esclusività dell'attività svolta e del suo carattere sperimentale e promozionale.
9/6177/116. Cazzaro, Franci, Rava, Borrelli, Rossiello, Preda, Sedioli, Paola Mariani, Martella.

La Camera,
premesso che:
il decreto legislativo n. 454 del 1999, che ha istituito il Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura, prevede alcune norme transitorie relative al personale di ruolo ed al personale non di ruolo titolare di contratti a tempo determinato;
in realtà, il suddetto decreto del 1999 non tenne conto che negli Istituti sperimentali del Ministero dell'agricoltura - ora riuniti nell'Ente unico denominato Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura - operavano ed operano moltissimi professionisti esterni, muniti di laurea e specializzazione o dottorato di ricerca, che risultano assolutamente indispensabili per le attività istituzionali di ricerca;
tali professionisti operano nel Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura in posizione di contrattisti, collaboratori coordinati continuativi, borsisti ed assegnisti e molti di essi svolgono la loro attività da moltissimi anni (anche più di 15) modificando periodicamente la natura del rapporto di lavoro o di collaborazione con l'Ente per ragioni amministrative e di comodità contabile;
questa situazione, determinatasi a seguito dei ripetuti blocchi delle assunzioni, fa sì che oggi le attività di ricerca del Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura siano spesso dipendenti dalle capacità e dalle disponibilità di questo


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personale di elevatissima qualificazione che viene mantenuto in uno stato di mortificazione personale e professionale sino al momento in cui, individuando un'attività lavorativa più stabile o remunerativa, abbandona l'Ente e le attività, spesso di elevato profilo scientifico, ad esso affidato;

impegna il Governo:

a considerare un graduale e progressivo inserimento di tale personale nei ruoli dell'Ente, consolidando i programmi di ricerca in corso e consentendo di acquisire in modo permanente le esperienze professionali sulle quali lo stesso Ente ha investito negli ultimi anni in termini di formazione e specializzazione.
9/6177/117. Zama, Collavini.

La Camera,
verificata l'impossibilità di intervenire in sede emendativa a causa della fiducia richiesta dal Governo;
premesso che:
per l'ennesima volta il comma 82 si limita a prorogare di un solo anno, e sempre nella ormai inattuale misura di 8.000 euro, la deduzione dal reddito dei lavoratori transfrontalieri;
il Governo persiste a rifiutarsi di estendere la pur doverosa agevolazione ai conseguenti trattamenti pensionistici, malgrado tale misura di razionalità e di equità sia stata ripetutamente sollecitata dai Garanti dei contribuenti e sancita dagli organi della giustizia tributaria;
l'ingiusta situazione sopra descritta, che si trascina ormai da oltre un triennio, causa evidentemente incertezze ed impedisce la giusta tranquillità d'animo nella programmazione finanziaria, personale e familiare, dei lavoratori e dei pensionamenti transfrontalieri,

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative per rendere strutturale l'agevolazione in favore dei lavoratori transfrontalieri, aumentandola con pronto effetto almeno a 12.000 euro annui ed estendendola alle relative pensioni ed agli assegni ad esse equiparati.
9/6177/118. Grandi, Rainisio, Benvenuto, Agostini, Cennamo, Fluvi, Nannicini, Nicola Rossi, Tolotti.

La Camera,
premesso che:
che fra le figure tipiche di carattere storico e di rilevanza turistica quella del «Gondoliere della Città di Venezia» rappresenta un patrimonio di valori, di immagine della città e di forte evocazione culturale;
da secoli questa figura contribuisce a promuovere l'immagine di Venezia nel Mondo;
si rende non più rinviabile la definizione della figura del «Gondoliere» legandola in maniera esclusiva alla Città e alla Laguna di Venezia;
detta definizione merita una rilevanza nazionale attraverso un indirizzo del Governo;
per «Gondoliere di Venezia» si intende: «il titolare di apposita licenza rilasciata dal Comune di Venezia ed iscritto nel ruolo specifico dei gondolieri. Tale soggetto è il solo autorizzato a trasportare persone e/o cose a mezzo gondola nel Comune di Venezia, nonché ad effettuare qualsiasi servizio di trasporto con la gondola, secondo gli usi, le consuetudini e le tradizioni».

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte ad introdurre una disposizione, del tenore richiamato nelle considerazioni, affinché vi possa essere una definizione nazionale dello Status di «Gondoliere di Venezia».
9/6177/119. Zuin.


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La Camera,
premesso che:
il comma 584 dell'articolo 1, dell'A.C. n. 6177-A (legge finanziaria per il 2006), nel testo approvato dalla Camera dei deputati, modifica l'articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248 allo scopo assegnando 5 milioni di euro per l'anno 2006 in favore degli interventi previsti dall'articolo 1, comma 28, della legge 30 dicembre 2004 n. 311;
il comma 28 della citata legge n. 311/2004 prevede che al fine di promuovere lo sviluppo economico, sia autorizzata una determinata spesa per la concessione di contributi statali al finanziamento di interventi diretti a tutelare l'ambiente e i beni culturali, e comunque a promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio. Possono accedere a tali contributi gli interventi realizzati dagli enti destinatari nei rispettivi territori per il risanamento e il recupero dell'ambiente e per la tutela dei beni culturali;
compete al Ministro dell'economia e delle finanze individuare, con proprio decreto, gli interventi e gli enti destinatari dei contributi di cui al citato comma 28, sulla base di pertinenti progetti preliminari, in coerenza con apposito atto di indirizzo parlamentare. Il medesimo Ministero dell'economia e delle finanze deve provvedere all'erogazione dei contributi in favore degli enti destinatari;
nel Lazio Meridionale, nell'ambito del territorio amministrativo di competenza delle province di Frosinone e di Latina, in particolare nell'area geografica attraversata dal Fiume Amaseno e che comprende i comuni di Amaseno e di Priverno, al fine di stimolare e supportare lo sviluppo della locale economia agroalimentare, turistica e culturale, è stato attivato un Protocollo d'Intesa per l'istituzione del «Centro di Eccellenza per gli Studi dei Prodotti Alimentari Bufalini»;
al protocollo partecipano organismi associativi delle forze produttive locali (consorzi di allevatori e di produttori di latte bufalino, consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana DOP), enti di ricerca (Parco scientifico e tecnologico del Lazio Meridionale, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, Istituto Zootecnico Sperimentale delle regioni Lazio e Toscana, Centro Preparazione Concorsi e Formazione professionale), l'Università degli studi di Cassino, i comuni di Priverno e di Amaseno e le province di Frosinone e di Latina. Tali soggetti operano in maniera coordinata per incrementare le capacità produttive e la preparazione professionale delle imprese che formano la filiera bufalina del Lazio meridionale;
il Centro di eccellenza è uno strumento tecnico-scientifico che svolge attività di ricerca, formazione, sperimentazione e produzione nel campo delle produzioni alimentari di origine bufalina. Scopi principali del Centro sono:
a) elevare la qualità dei prodotti alimentari ottenuti dalla trasformazione di materie prime di origine bufalina, con particolare riferimento ai prodotti lattiero-caseari ed alle carni;
b) svolgere attività di studio e di ricerca volte ad individuare, formulare e catalogare le caratteristiche peculiari dei prodotti alimentari di origine bufalina, allo scopo selezionando ed incrementando i fattori caratterizzanti e gli elementi specifici di cui tali prodotti sono dotati e che in maniera appropriata, nell'alimentazione umana, possono svolgere effetti benefici e salutistici in favore dei consumatori;
c) istituire centri sperimentali e di formazione, scuole tecniche e di specializzazione con competenze in materie di produzioni casearie e delle carni, di sicurezza alimentare, di benessere animale e della tutela agroambientale;


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per favorire il conseguimento degli obiettivi perseguiti dal Protocollo d'intesa il comune di Priverno ha messo a disposizione delle parti, alcuni suoi importantissimi edifici storici ubicati nel Borgo medioevale di Fossanova, il comune di Amaseno ha assicurato un sostegno per istituire una Fondazione per la gestione delle attività scientifiche e per realizzare un distretto rurale riferito alla zootecnia bufalina;
il successo dell'iniziativa è però concretamente raggiungibile solo attraverso la realizzazione di una serie di interventi, tra cui: un Centro sperimentale caseario, un Centro di formazione e di specializzazione professionale, una Scuola superiore di nutrizione e alta cucina e la citata Fondazione scientifica;
gli interventi di cui si discute si dovrebbero realizzare attraverso l'acquisizione di specifici immobili storici ubicati nel Borgo di Fossanova, da destinare a sede dei centri di ricerca e formazione, della scuola superiore e della fondazione scientifica;
l'Università degli studi di Cassino è il soggetto incaricato di coordinare le attività del Protocollo e in tale ambito si è fatta carico di provvedere ad acquisire gli immobili storici del Borgo di Fossanova, nonché di provvedere alla realizzazione delle relative sedi del centro di eccellenza e della Fondazione;
per portare a compimento il proprio incarico l'Università degli studi di Cassino deve sostenere ingenti spese e in tali circostanze dovrebbe poter contare necessariamente su un contributo iniziale di almeno 1.500 migliaia di euro;
gli scopi perseguiti dal Protocollo d'Intesa per l'istituzione del «Centro di Eccellenza per gli Studi dei Prodotti Alimentari Bufalini» e le relative operazioni che deve realizzare l'Università degli studi di Cassino sono conformi con le disposizioni recate dall'articolo 1, comma 28 della citata legge n. 311/2004 ed in tal senso potrebbero beneficiare dei contributi che saranno erogati ai sensi della legge finanziaria per il 2006, nel testo approvato dalla Camera dei deputati;

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di favorire la realizzazione del Centro di Eccellenza per gli Studi dei Prodotti Alimentari Bufalini sopra descritto e in tal senso, in sede di applicazione dell'articolo 1, comma 584 della legge finanziaria 2006 nel testo approvato dalla Camera dei deputati, sostenere l'azione dell'Università degli studi di Cassino, allo scopo approvando in suo favore la concessione di un contributo almeno pari a quello indicato ai sensi del penultimo punto delle premesse.
9/6177/120. Burani Procaccini.

La Camera,
premesso che:
nella Regione Friuli-Venezia Giulia è localizzata l'«AREA Science Park», uno dei principali parchi scientifici multisettoriali d'Europa;
attualmente sono ospitati in tale realtà più di 70 fra Centri di eccellenza, Società e Istituti in cui lavorano oltre 1.600 persone, impegnate in attività di ricerca e sviluppo, trasferimento tecnologico, formazione e servizi qualificati;
il Parco è gestito da un ente pubblico di ricerca, il Consorzio per l'AREA, di ricerca scientifica e tecnologica;
il Parco scientifico di Trieste è un punto di riferimento anche per i soggetti portatori di conoscenze nei paesi in via di sviluppo;
dal 1994 opera all'interno del Parco anche la macchina di Luce di sincrotrone «Elettra», una delle più importanti macchine di luce europee;
l'ampia portata del progetto ha coinvolto scienziati, ricercatori tecnici ed esperti di tutto il mondo;


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la capacità di attrarre know-out ha permesso alla «Sincrotrone Trieste» di acquisire un bagaglio ineguagliabile di conoscenze e di esperienze qualificate che già attualmente la rende un punto di riferimento per la comunità scientifica ed alcuni qualificati segmenti del mondo produttivo a livello internazionale;
le attività di ricerca della macchina di luce di sincrotrone coinvolgono numerosi e qualificati soggetti nazionali ed internazionali;
il 21 novembre 2003 è stato siglato a Trieste un protocollo d'intesa tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la Regione Friuli-Venezia Giulia per confermare «il reciproco impegno ad attuare azioni coordinate per il potenziamento dell'attività di ricerca, di alta formazione e di sviluppo dell'innovazione a favore del sistema produttivo» e che «per il raggiungimento di tali obiettivi verrà sostenuto, attraverso iniziative dirette ovvero specifici accordi, il potenziamento e la qualificazione delle attività del Laboratorio di Luce di Sincrotrone Elettra quale centro di eccellenza internazionale nelle tecnologie e ricerche»;

impegna il Governo:

a sostenere la ricerca scientifica in campo nazionale e in particolare il parco scientifico di Trieste con adeguati finanziamenti e trovare, al di là degli stanziamenti già previsti, risorse adeguate per finanziare il protocollo d'intesa tra Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca scientifica e la Regione Friuli-Venezia Giulia.
9/6177/121. Rosato.

La Camera,
premesso che:
nel testo del disegno di legge A.S. 3613, approvato dal Senato della Repubblica era stato inserito il comma 278, frutto di un emendamento sottoscritto dagli esponenti di tutti i gruppi parlamentari rappresentati nella Commissione Bilancio del Senato;
tale emendamento conferiva alle Regioni il potere di prorogare le convenzioni di cui all'articolo 3, comma 1, della legge 26 novembre 1993, n. 489 e dell'articolo 15 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, con atti integrativi delle convenzioni stesse, per una sola volta, e per un periodo di tempo non superiore alla metà dell'originaria durata, con una riduzione di almeno il 5 per cento delle relative commissioni;
in sede di Commissione Bilancio della Camera dei deputati, il su citato comma 278 è stato soppresso;
la decisione assunta dalla Commissione Bilancio va a colpire un rilevante settore, quale quello rappresentato dalle imprese artigiane, producendo quale effetto devastante per tale categoria l'automatica interruzione di tutti gli incentivi previsti per essa, proprio in un momento in cui si iniziavano a percepire i primi segnali di una prospera ripresa;

impegna il Governo:

a considerare, attraverso una autonoma iniziativa, la possibilità della proroga su menzionata.
9/6177/122. Mazzocchi.

La Camera,
premesso che:
la priorità di accrescere la competitività del sistema produttivo attraverso la riduzione dei costi di insediamento delle imprese, sia per quanto concerne i costi amministrativi sia generando delle economie esterne all'impresa;
in previsione di migliorare la dotazione delle infrastrutture tecnologiche (in particolare reti informatiche) ed ecologiche (quali depuratori e termovalorizzatori)


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delle aree di sviluppo già create dai consorzi industriali in numerose regioni italiane;
con l'obiettivo che le imprese produttive - non solo industriali ma anche artigianali e commerciali - traggano, infatti, un rilevante vantaggio competitivo delle maggiori facilità di insediamento in aree ecologicamente e tecnologicamente attrezzate, valutato il profilo della velocizzazione delle informazioni così da consentire una riduzione drastica delle procedure amministrative;
osservato si realizzerebbe il dimezzamento delle autorizzazioni ambientali
valutata la disponibilità di energia elettrica a costo ridotto, prodotta dagli impianti di termovalorizzazione dei rifiuti;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte alla predisposizione di procedure finalizzate ad accrescere e favorire la competitività del sistema produttivo attraverso la riduzione dei costi di insediamento delle imprese, visto che le regioni possono avvalersi dei consorzi di sviluppo industriali, di cui alla legge n. 317 del 1991, articolo 36, per realizzare e gestire le aree industriali attrezzate, previste all'articolo 26 del decreto legislativo n. 112 del 1998, previa indicazione delle stesse Regioni dei parametri tecnici relativi alle dotazioni minime per trasformare le rispettive aree industriali in aree tecnologicamente e infrastrutturalmente attrezzate".
9/6177/123. Blasi.

La Camera,
premesso che:
la situazione del trasporto ferroviario in Basilicata è diventata una priorità da affrontare improcrastinabilmente;
la beffa natalizia dello spot pubblicitario di Trenitalia che attribuisce a Matera un collegamento ferroviario che purtroppo non esiste è solo l'ultimo caso di disattenzione e marginalizzazione da parte dell'azienda nei confronti dell'utenza lucana;
la tratta Ferrandina-Mater è in costruzione dal 1986 e il termine ultimo dei lavori ancora non è previsto;
da settimane lungo la tratta Roma-Potenza-Taranto, si registrano ritardi e disservizi causati dalla circolazione di materiale rotabile vetusto e inadeguato;
la soppressione di due convogli eurostar da e per Roma con due Eurocity ha comportato un ulteriore abbassamento del livello qualitativo del trasporto ferroviario che interessa la Basilicata, considerato che questi convogli rappresentano l'unico collegamento con la capitale ed è il collegamento che consente di raggiungere dalla Basilicata la destinazione più lontana;
il paradosso è che su questi treni Eurocity il costo del biglietto per uno strano meccanismo di calcolo è addirittura più costoso del biglietto dell'Eurostar;
disagi e disservizi si registrano anche sulla tratta Potenza-Foggia e nell'area sud della Regione con la recente so pressione di convogli ferroviari in transito nel comprensorio del lagonegrese e che collegano la Basilicata con la Campania;
nel piano generale dei trasporti erano previsti una serie di investimenti sulla tratta Potenza-Metaponto-Taranto, finora disattesi;

impegna il Governo:

ad adottare tutte le misure necessarie nei confronti di Trenitalia, azienda di cui è azionista unico, affinché venga completato il collegamento ferroviario per Matera e a riferire in Commissione entro il 15 febbraio sui provvedimenti d'investimento che interessano le infrastrutture ferroviarie della Basilicata, a partire dal collegamento Ferrandina-Matera, e il materiale rotabile circolante al fine di offrire all'utenza lucana un servizio qualitativamente «normale»


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e ridurre drasticamente i disagi e i disservizi che si riscontano quotidianamente.
9/6177/124. Molinari.

La Camera,
premesso che:
la sicurezza è una priorità per il territorio della Locride e della Calabria;
importanti operazioni sono state compiute dalle forze dell'ordine e dalla magistratura che hanno consentito di infliggere durissimi colpi alla criminalità organizzata; il controllo del territorio il pre-requisito essenziale per il rilancio economico e sociale del comprensorio e della regione;
non vanno assolutamente vanificati questi risultati che devono essere accompagnati da attenti processi di sensibilizzazione e di educazione alla legalità con la partecipazione attiva della società civile;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a potenziare gli organici delle forze dell'ordine e della magistratura operanti nella Locride e in Calabria.
9/6177/125. Meduri.

La Camera,
premesso che:
nell'ultima settimana la Sicilia orientale è stata colpita da nubifragi e tempeste di pioggia che hanno messo in ginocchio il comparto agricolo;
danni ingentissimi si registrano alle colture nonché alle strutture e infrastrutture del comprensorio catanese;
si tratta di danni che si aggiungono ad altri già provocati da precedenti eventi calamitosi;
occorrono interventi di sostegno per un comparto cruciale nell'economia siciliana.

impegna il Governo:

in vista della emanazione di un provvedimento d'urgenza ad attivarsi per prevedere misure di sostegno per il comparto agricolo della Sicilia orientale così duramente colpito dagli eventi calamitosi atmosferici di questi giorni.
9/6177/126. Burtone, Frigato.

La Camera,
premesso che:
il sistematico sottofinanziamento registrato negli ultimi quattro anni del Fondo Sanitario Nazionale ha fortemente indebolito il sistema sanitario pubblico di questo paese accentuando gli squilibri presenti soprattutto tra Nord e Sud;
in questi anni le strutture sanitarie meridionali si sono fortemente indebolite e la riforma costituzionale recentemente approvata accentuerà queste difficoltà con la disarticolazione del servizio sanitario nazionale;
forte permane l'incidenza della mobilità sanitaria da sud che però non può essere limitata attraverso l'imposizione di barriere tra le regioni ponendo il tetto di rimborsabilità;

impegna il Governo:

nell'ambito di una politica di rilancio del Servizio sanitario nazionale per le regioni meridionali, all'esecuzione, in favore delle regioni del Sud, di un programma straordinario decennale di interventi per l'implementazione dei servizi territoriali per la prevenzione e le cure primarie, per la ristrutturazione edilizia, per l'ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario e per la promozione dell'eccellenza e


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dell'alta specializzazione, nonché la formazione e la qualificazione del personale sanitario e della ricerca.
9/6177/127. Bindi.

La Camera,
premesso che:
il raggiungimento degli obbiettivi fissati dal protocollo di Kyoto deve passare inevitabilmente attraverso un esteso utilizzo di fonti di energia rinnovabili e attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica di tutti ì processi;
l'Unione europea, a partire dal 2000, ha emanato un considerevole numero di strumenti legislativi per promuovere le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica;
un più ampio e corretto sfruttamento delle fonti delle energie rinnovabili, associato a interventi di risparmio/miglioramento dell'efficienza nell'utilizzo dell'energia, può permettere di ottenere grandi vantaggi per l'ambiente sia a livello globale che locale;
lo sviluppo di tali tecnologie può essere da stimolo e da motore per le economie locali, contribuendo alla riduzione dei costi energetici ed alla formazione di nuove realtà imprenditoriali e professionali;
si può arrivare a ridurre l'inquinamento mediante la valorizzazione energetica dei rifiuti riconducibili a biogas, biomasse, residui agroindustriali e forestali e l'attivazione di filiere produttive dedicate, nel rispetto dell'ambiente;
per sviluppare progetti di cui sopra è possibile attingere a risorse che non arrivino dalla finanza pubblica, coinvolgendo il sistema finanziario privato unitamente all'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, con il supporto tecnico organizzativo del GRTN;

impegna il Governo:

a promuovere lo sviluppo di progetti dimostrativi in distretti energetici pilota, da realizzare con l'apporto delle imprese nazionali, dell'università ed il Cesi, finalizzati a favorire lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse endogene e alla sperimentazione integrata di sistemi di generazione di energia elettrica e termica distribuita, proveniente da fonti rinnovabili e da impianti che, anche in configurazioni cogenerative, utilizzino biomasse e rifiuti, progetti caratterizzati da misure innovative per il coordinamento delle iniziative e per l'organ177azìone delle relative infrastrutture di trasporto e per il collegamento degli impianti di generazione alle reti di distribuzione.
9/6177/128. Polledri.

La Camera,
premesso che:
con la legge n. 186/2003 ha introdotto il ruolo per l'insegnamento della religione nelle scuole di ogni ordine e grado;

impegna il Governo:

a provvedere ad istituire la classe di concorso per i due ruoli indicati nella citata legge.
9/6177/129. Gioacchino Alfano.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in titolo non provvede al riordino e all'adeguamento economico dei trattamenti pensionistici di guerra, nonostante gli impegni assunti in diverse occasioni nei confronti dei titolari e il principio, solennemente sancito dalla legislazione stessa, dell'equo riconoscimento del danno subìto;
negli ultimi anni sono stati approvati provvedimenti in materia che solo parzialmente hanno soddisfatto le legittime


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aspettative - e spesso hanno creato ulteriori ingiustizie e disparità di trattamenti - mentre sarebbe auspicabile un intervento organico ed equo, atto a sanare le disparità e le irrazionalità esistenti;
considerata l'esigenza di risolvere una questione annosa, ancora ben viva nelle nostre coscienze, e di dare il giusto e doveroso riconoscimento a quanti hanno riportato, oltre alle sofferenze, gravi lesioni e danni alla propria integrità fisica e mentale,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative al fine di prevedere l'adozione di provvedimenti finalizzati all'adeguamento economico di tutti i trattamenti pensionistici di base ed alla rivalutazione dei danni e delle infermità subiti, in particolare dei grandi invalidi, al contempo provvedendo a coordinare la normativa vigente in materia che, allo stato attuale, risulta in molti punti non univoca.
9/6177/130. Innocenti.

La Camera,
premesso che:
in data 9/01/2004, sulla Gazzetta Ufficiale n. 2 - 4o serie speciale è stato pubblicato il bando del concorso pubblico per esami, per l'Ammissione di 169 Allievi ufficiali al 1o anno del 186o corso dell'Accademia Militare dell'Esercito di Modena (Anno 2004/2005);
i partecipanti hanno sostenuto le numerose e selettive prove previste dal bando;
successivamente è stata approvata la definitiva graduatoria di merito del suddetto concorso, in base alla quale sono risultati idonei, e per tanto ammessi al tirocinio finale di due mesi, n. 145 aspiranti allievi ufficiali;
dopo un intenso ed impegnativo addestramento affrontato e superato, in data 3/11/2004 veniva comunicato da un ufficiale addetto che per esigenze di bilancio erano state apportate riduzioni ai fondi celle forze armate e che tra i numerosi effetti di tale provvedimento si determinava anche una riduzione del numero degli aspiranti allievi ufficiali di no 6 unità;
l'operato della direzione generale per il personale militare, che con un provvedimento successivo alla pubblicazione del predetto concorso ha ridotto il numero dei posti per motivi strettamente finanziari appare iniquo ed ingiusto;
il provvedimento priva infatti definitivamente alcuni legittimi vincitori del concorso di un diritto acquisito con lo studio ed il sacrificio personale, non essendo prevista la possibilità di potersi avvalere nei successivi bandi di riserve preferenziali;
per la partecipazione al suddetto concorso i concorrenti hanno dovuto sopportare impegno personale, sacrifici ed oneri finanziari;
la materia del concorso pubblico, quale forma più idonea per l'accesso ai pubblici uffici, ha rappresentato di frequente oggetto di esame approfondito da parte della Corte Costituzionale, la quale ha ritenuto che «... il pubblico concorso in quanto metodo che offre le migliori garanzie di selezione dei più capaci, è un meccanismo strumentale rispetto al canone di efficienza dell'amministrazione, il quale può dirsi pienamente rispettato qualora le selezioni non siano caratterizzate da arbitrarie forme di restrizione dei soggetti legittimati a parteciparvi...» (Corte Cost., sentenza no 373 del 2002);

impegna il Governo:

ad adottare opportune iniziative per fare si che i 6 vincitori del concorso per l'ammissione al 186o corso dell'Accademia di Modena, successivamente esclusi per contenimento della spesa pubblica, siano ammessi al prossimo corso Allievi Ufficiali dell'Esercito al fine di riparare ad una evidente ingiustizia.
9/6177/131. Tarantino.


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La Camera,
premesso che:
numerosi comuni, in questi ultimi anni, hanno mantenuto lo status di «comune virtuoso» in quanto hanno sempre rispettato il Patto di Stabilità Interno pur con pesantissimi sacrifici, soprattutto in termini di «auto limitazioni» di spesa. Il riferimento è, ad esempio, ai fondi del Condono Edilizio (legge statale) ai proventi degli oneri Bucalossi (legge statale) e all' Avanzo di Amministrazione (fondi conseguiti grazie ad una oculata politica di contenimento della spesa e di aumento delle entrate proprie tramite la lotta all'evasione), tutte risorse straordinarie che «inspiegabilmente» rientrano nel tetto di spesa del Patto di Stabilità, Interno e che non potranno essere utilizzate se non verranno aggiornati gli attuali limiti di spesa imposti dal Patto stesso;
una opportuna esclusione dai limiti del Patto di Stabilità Interno di tali somme consentirebbe l'utilizzo delle stesse per la realizzazione di nuove opere pubbliche, contribuendo così a rilanciare l'economia e l'occupazione in una situazione congiunturale particolarmente sfavorevole;
l'eventuale esclusione di tali somme dalle voci di spesa soggette ai limiti del Patto di Stabilità Interno, tra l'altro, porterebbe gli Enti Locali a concentrare i propri sacrifici su tipologie di spese comprimibili e non indispensabili, quali, ad esempio, manifestazioni, consulenze, spese dì rappresentanza eccetera;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative al fine di scorporare a favore dei comuni dalle attuali voci di spesa soggette ai limiti del Patto di Stabilità interno le risorse straordinarie citate in premessa, così da consentire che le stesse vengano utilizzate per un miglioramento dell'attuale situazione economica e occupazionale caratterizzata da forti segnali di recessione, senza peraltro influire negativamente sui bilanci degli Enti Locali, trattandosi di risorse già incamerate e spendibili.
9/6177/132. Cuccu.

La Camera,
premesso che:
da tempo esiste il problema che riguarda i docenti civili convenzionati, estranei all'imministrazione della difesa, incaricati all'insegnamento di materie non militari presso scuole, istituti ed enti dell'esercito, della marina e dell'aeronautica militare; questi docenti svolgono da anni attività di insegnamento in virtù di convezioni annuali sottoscritte ai sensi: del decreto interministeriale del 20/12/1971 (per la magna e l'aeronautica) e del decreto ministeriale del 12/8/1972 per l'esercito;
a causa dei tagli operati nella finanziaria per il 2006 sarebbe stato deciso da Mariscuola di Taranto e di La Maddalena l'eventuale licenziamento dei docenti;
la valenza della scuola militare e la qualità del contributo formativo offerto c al personale docente è noto ed è basilare per la completa formazione dei militari;
appare inaccettabile una operazione di razionalizzazione che avrebbe seri riflessi sui lavoratori, tra l'altro, difficilmente ricollocabili nel mercato del lavoro e che hanno operato con dedizione, pur nella precarietà del rapporto di lavoro;
è da tenere prioritaria la salvaguardia dei posti di lavoro dei docenti per i quali è l'unica fonte i reddito:

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a rinnovare tempestivamente tutte le convenzioni annuali stipulate dalle Mariscuole di e di La Maddalena per i docenti civili adibiti all'insegnamento delle materie non e rinnovate da oltre trenta anni senza soluzione di continuità.
9/6177/133. Nardini, Sgobio, Minniti.


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La Camera,
premesso che:
il Comitato per l'aiuto alimentare, Organismo internazionale, nel giugno del 2003 ha deciso una seconda proroga della cosiddetta Convenzione sull'aiuto alimentare sottoscritta a Londra il 13 aprile 1999, resa esecutiva ai sensi della legge 29 dicembre 2000, n. 413, adeguandone il termine al 30 giugno 2005;
con legge 11 novembre 2005, n. 231, all'articolo 5-bis è stato differito fino al 31 dicembre 2003 l'incarico conferito all'AGEA dall'articolo 3 della citata legge n. 413 in merito ai compiti previsti dalla Convenzione, cosiddetta di Londra, sull'aiuto alimentare;
l'Italia ha sottoscritto il richiamato accordo fino al 30 giugno 2005;

impegna il Governo:

a reperrire le risorse finanziarie aggiuntive, atte a consentire il completamento dell'impegno finanziario necessario alla copertura degli impegni di spesa previsti per l'anno 2004 e per l'anno 2005, consentendo così al nostro Paese il rispetto degli accordi internazionali sottoscritti, utilizzando prioritariamente quelle derrate alimentari, come il riso, che risultino di produzione eccedentaria rispetto al consumo interno.
9/6177/134. de Ghislanzoni Cardoli, Ricciuti.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2006 non provvede alla proroga dei trattamenti di mobilità per i lavoratori licenziati dalle piccole imprese;
a decorrere dal 1996 tali trattamenti sono sempre stati oggetto di proroga - l'ultima delle quali risulta contenuta nell'articolo 6-septies, del decreto legge 30.12.2004, n. 314, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o marzo 2005, n. 26, ed i relativi stanziamenti decadono il 31 dicembre 2005;
le proroghe dei trattamenti in titolo originano dalla mancata riforma degli ammortizzatori sociali e si qualificano a pieno titolo tra quelli rientranti nelle disposizioni in materia di sostegno al reddito;
l'inattesa ed improvvisa interruzione di detti trattamenti, oltre ad essere ingiustificata, compromette seriamente l'azione di sostegno intrapresa in favore delle piccole imprese e dei loro occupati; l'intervento organico in materia di ammortizzatori sociali, continua ad essere disatteso e rinviato di anno in anno; la piccola impresa, settore-chiave dell'economia del paese e protagonista del successo del made in Italy, non può essere esclusa dalle politiche di inclusione sociale e di tutela contro la disoccupazione,

impegna il Governo:

ad adottare iniziatie volte a prevedere l'estensione del trattamento di mobilità per le piccole imprese al 2006.
9/6177/135. Capitelli, Sabattini.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, così come emendato dal Governo ed approvato nella seduta del 15 dicembre 2005, prevede un piano di dismissioni immobiliari degli Istituti Autonomi delle Case Popolari;
la predetta norma prevede, altresì, che gli Istituti suddetti, con i ricavati delle dismissioni, dovranno provvedere a finanziare nuovi programmi abitativi;
sussistono numerosi casi di contenziosi relativi ad acquisizioni al patrimonio IACP, attraverso la fattispecie dell'accessione


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invertita, dei suoli occupati per la realizzazione di programmi abitativi non preceduta da regolari procedure espropriative;
gli IACP non hanno sufficienti disponibilità finanziaria per definire e riconoscere ai proprietari privati dei loro beni le dovute indennità;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a prevedere che gli IACP destinino parte dei ricavati delle dismissioni immobiliari a finanziare definizioni consensuali dei contenziosi.
9/6177/136. Antonio Barbieri.

La Camera,
premesso che:
la Legge fondamentale dell'assicurazione infortuni (T.U.n. 1124/1965) prevedeva il diritto all'indennizzo in rendita a partire da invalidità dell'11 per cento, calcolata in base a criteri fissati dalla stessa legge con apposite tabelle;
il decreto legislativo n. 38 del 2000 ha introdotto nuove tabelle - più restrittive nella valutazione come conferma un quinquennio di applicazione - ed ha fissato il minimo per la rendita al 16 per cento, nella presunzione che invalidità di grado inferiore non provocassero un danno alla capacità lavorativa, ma solo un «danno biologico» indennizzabile una tantum in capitale; la riforma sta comportando grave disagio per gli invalidi con grado dall11 per cento al 15 per cento, innanzi tutto perché si è trascurato che il 16 per cento delle nuove tabelle corrisponde a menomazioni più gravi di quelle un tempo riferite a detta percentuale. In secondo luogo, sostituendo un capitale alla rendita si priva l'invalido del sostegno garantitogli dalla continuità di rapporti con l'assicuratore, in termini di sicura percezione di una rendita, pur non elevata, integrabilità della stessa per carichi familiari, possibilità di rivalutarla rispetto all'andamento delle retribuzioni e di revisionarla per aggravamenti;
non è prevista dall'attuale normativa la rivalutazione periodica degli importi indicati nelle «Tabelle indennizzo danno biologico» in capitale e rendita;

impegna il Governo:

ad adottare le iniziative volte:
ad attivare le procedure necessarie per ridurre all'11 per cento il grado di invalidità da indennizzare in rendita, comprendendo nella rendita sia una quota per il ristoro del danno biologico sia una quota per l'indennizzo delle conseguenze patrimoniali della menomazione;
a consentire l'estensione del principio, da sempre presente nel Testo Unico, di conservare inalterato nel tempo il valore economico delle prestazioni INAIL agli indennizzi del danno biologico, rispondendo all'esigenza di garantire costantemente i «mezzi adeguati alle esigenze di vita» di cui all'articolo 38 della Costituzione e colmando la presente lacuna prevista nell'articolo 13 del decreto legislativo n. 38 del 2000.
9/6177/137. Stucchi.

La Camera,
premesso che:
vi è molta preoccupazione tra i lavoratori, organizzazioni sindacali, operatori economici e istituzioni per il rinvio delle decisioni ministeriali che interessano in provincia di Matera il polo del salotto e il contratto di programma denominato Nuova Valsud;
la crisi economica congiunturale e strutturale che interessa i siti produttivi in questione e in particolare la Valbasento interessa centinaia di lavoratori che sono in mobilità e per i quali gli ammortizzatori sociali scadranno la prossima primavera;


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la riunione tecnica prevista al Ministero delle attività produttive per il 16 dicembre e rinviata sine die doveva prendere decisioni importanti per il rilancio dell'economia industriale del territorio;

impegna il Governo:

ad attivarsi immediatamente al fine di chiudere positivamente entor la fine dell'anno in corso le vertenze di cui in premessa e attivare gli strumenti di rilancio concertati con la Regione Basilicata e le parti sociali.
9/6177/138. Adduce, Molinari, Piglionica, Luongo, Lettieri, Boccia, Potenza.

La Camera,
premesso che:
i lavoratori socialmente utili rappresentano una categoria introdotta nel nostro ordinamento per rispondere ad una visione di politica attiva del lavoro, basata sulla partecipazione ad iniziative di pubblica utilità, limitate nel tempo, di soggetti particolarmente svantaggiati;
il problema tradizionale dei lavoratori impegnati in attività socialmente utili è legato alle prospettive occupazionali e professionali, connesso alla costante precarietà economica e sociale del rapporto di lavoro;
la loro stabilizzazione rappresenterebbe un segno importante per la politica di supporto occupazionale per il Mezzogiorno e per le aree più svantaggiate del nostro Paese;

impegna il Governo:

ad adottare per il futuro iniziative normative, al fine di estendere la disciplina della stabilizzazione a tutte le amministrazioni comunali interessate indipendentemente dal numero di abitanti, ed anche alle amministrazioni provinciali che, allo stesso modo, si trovano ad avere l'esigenza cogente di trasformare i rapporti di lavoro relativi ad attività socialmente utili, in rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
9/6177/139. Ria.

La Camera,
premesso che:
il comma 54 dell'articolo 1 è volto a rideterminare - tra le altre - le indennità spettanti ai Presidenti delle Regioni, ai componenti degli organi esecutivi e degli uffici di presidenza dei Consigli regionali ed a tutti i consiglieri regionali, nonché le utilità comunque loro spettanti per la partecipazione ad organi collegiali in ragione della carica riverstita;
le indennità e le altre utilità spettanti a chi ricopre cariche istituzionali negli organi elettivi regionali sono determinate direttamente dai Consigli regionali, in maniera differente da Regione a Regione, nell'estrinsecazione di un basilare principio di autonomia, riconosciuto subito all'indomani dell'istituzione delle Regioni dalla legge 6 dicembre 1973, n. 853;
alla luce della riforma del Titolo V di cui alla legge costituzionale n. 3 del 2001, la materia è affidata alla competenza esclusiva delle Regioni;
la Commissione parlamentare per le questioni regionali, nel parere espresso nella seduta del 12 ottobre 2005, ha invitato la Commissione Bilancio del Senato a valutare l'opportunità - per quanto concerne la riduzione dei costi della politica - di differenziare la relativa previsione normativa «tra gli organi regionali e quelli delle altre autonomie territoriali, alla luce della attribuzione che molti statuti regionali - coperti da tutela costituzionale - fanno della materia alla legge regionale, e potendo dunque - per gli organi regionali - la norma in questione essere interpretata come non self-executing, ma bisognosa di successivo intervento regionale»;
per i motivi sopra esposti, la disposizione, nell'attuale formulazione, senza un'interpretazione volta a specificare


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che la rideterminazione deve essere operata con propria legge dai singoli Consigli regionali, risulterebbe di problematica o impossibile applicazione e susciterebbe evidenti dubbi di legittimità costituzionale, anche alla luce della recente giurisprudenza della Corte (da ultimo, la sentenza n. 417 del 2005, che ha già indotto ad intervenire su altre parti del disegno di legge),

impegna il Governo:

ad interpretare le disposizioni di cui ai commi 54 e 55 nel senso che la rideterminazione delle indennità e delle altre utilità spettanti ai Presidenti delle Regioni, agli assessori ed ai consiglieri regionali deve essere operata con proprie leggi dalle Regioni, sulla base degli indirizzi e degli obiettivi di riduzione della spesa fissati nelle disposizioni citate e nel rispetto dell'autonomia regionale.
9/6177/140. Fontanini.

La Camera,
premesso che:
nei commi 462, 465, 467, 583 dell'articolo 1 della Legge finanziaria 2006 sono stabilite nuove condizioni più restrittive per l'accesso ai contributi diretti per l'editoria previsti dalla legge 250/90 e successive modificazioni;
e in particolare che:
al comma 462 è previsto che ai fini delcalcolo dei contributi i costi sostenuti per «le collaborazioni, ivi comprese quelle giornalistiche, sono ammessi fino ad un ammontare pari al 10 per cento dei costi complessivamente ammissibili»;
al comma 465 è previsto che «le cooperative editrici devono essere composte esclusivamente da giornalisti professionisti pubblicisti o poligrafici»;
al comma 465, è previsto che le norme di cui al comma 2-bis dell'articolo 3 della legge n. 250 del 1990 si applichino solo alle imprese che abbiano maturato il diritto al 31 dicembre 2005;
al comma 467 lettera c), secondo periodo, si stabilisce che «nel calcolo del contributo non è ammesso l'affitto di testata»;
al comma 583 è previsto che i costi ammissibili per il calcolo dei contributi «non possono aumentare su base annua di una percentuale superiore a quella dei tasso programmato d'inflazione per l'anno di riferimento dei contributi»;
premesso, inoltre, che tali indicazioni normative - intervenendo a modificare un contesto legislativo assai complesso - rischiano di esporsi a interpretazioni diverse e distanti dalla volontà del legislatore, quali interpretazioni che tendono a mettere in conflitto disposizioni della finanziaria 2006 con altre indicazioni legislative (come il nuovo diritto societario, nel caso in specie del comma 465) o, per altri versi, essere interpretate come norme retroattive, incidenti per le cooperative interessate anche sui bilanci degli anni precedenti a quello dei 2006 (come nel caso dei commi 467, lettera c), e 583);
premesso, infine, che è interesse di questa assemblea esprimere in modo chiaro ed inequivocabile le implicazioni del nuovo quadro normativo,

impegna il Governo:

ad interpretare le disposizioni richiamate in premessa in base ai seguenti criteri:
al comma 462 dove è previsto che ai fini del calcolo dei contributi i costi sostenuti per «le collaborazioni, ivi comprese quelle giornalistiche, sono ammessi fino ad un ammontare pari al 10 per cento dei costi complessivamente emmissibili» si intende riferito solo alle collaborazioni rese da persone fisiche, infatti, i rapporti con società non possono essere inquadrati giuridicamente come «collaborazioni»;


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al comma 465, dove è previsto che «le cooperative editrici devono essere composte esclusivamente da giornalisti professionisti pubblicisti o poligrafici» l'«esclusivamente» si intende riferito solo ai soci ordinari, con esclusione dei soci a diritti limitati previsti dal nuovo diritto societario;
la disposizione di cui al comma 465, sia interpretata nel senso che i contributi sono dovuti a tutte le imprese che si siano costituite in forma di cooperativa entro il 31 dicembre 2005;
al comma 467, lettera c), secondo periodo, dove è previsto che «nel calcolo dei contributo non è ammesso l'affitto dl testata», si intende che la decorrenza 1o gennaio 2006 è riferita all'anno di competenza che matura a partire da questa data e non può essere estesa ai contributi relativi agli anni di bilancio precedenti, anche se erogati in data successiva 1o gennaio 2006;
al comma 583, dove è previsto che i costi ammissibili per il calcolo dei contributi "non possono aumentare su base annua di una percentuale superiore a quella del tasso programmato d'inflazione per fanno di riferimento dei contributi, si intende che la decorrenza 1o gennaio 2006 è riferita all'anno di competenza che matura a partire da questa data e non può essere estesa ai contributi relativi agli anni di bilancio precedenti anche se erogati in data successiva 1o gennaio 2006.
9/6177/141. Verdini, Butti, Giulietti, Carra, Colasio, Bocchino, Grignaffini, Titti De Simone.

La Camera,
premesso che:
nella regione Puglia, il settore tessile, abbigliamento e calzaturiero vive un difficile stato di crisi che coinvolge le imprese produttrici e di servizi del settore, con pregiudizio per migliaia di lavoratori, alcuni dei quali si sono già visti privare del posto di lavoro in conseguenza della chiusura degli stabilimenti produttivi e della difficile situazione degli scambi commerciali, dovuta anche alla concorrenza di Paesi mediorientali;
se lo stato delle cose rimane quello attuale, nei prossimi mesi verranno anche compromesse le aziende che ancora, con sommi sacrifici, sono riuscite a continuare nella loro attività produttiva;
il comparto del tessile, abbigliamento e calzaturiero (TAC) rappresenta una voce significativa per l'economia dell'intera regione;
migliaia sono i lavoratori che sono già stati licenziati ed essendo ora a rischio tutti gli altri lavoratori ancora impiegati nel settore,

impegna il Governo:

ad adottare tempestivamente ogni utile iniziativa, anche normativa, al fine di reperire adeguate risorse - eventualmente nell'ambito di quelle già stanziate dall'articolo 1, comma 155, dalla legge n. 311 del 2004 - per le aree territoriali della regione Puglia aventi un'elevata specializzazione produttiva settoriale del tessile, abbigliamento e calzaturiero, che registrano un profondo stato di crisi.
9/6177/142. Dell'Anna, Carlucci, Lazzari, Tarantino, Lezza, Bruno, Spina Diana, Lorusso, Sanza.

La Camera,
premesso che:
come già segnalato nella votazione, in Commissione attività produttive, del DPEF, del 31 luglio 2004, il problema provocato dai debiti delle amministrazioni statali e dai ritardati pagamenti provoca una situazione particolarmente onerosa per le piccole e medie imprese, che in non pochi casi conduce addirittura al loro fallimento;
l'acquisto di beni e servizi costituisce una delle voci più rilevanti della spesa


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della pubblica amministrazione italiana. Tanto che dalla variazione di tale voce di spesa dipendono parte delle manovre di finanza pubblica effettuate nell'ultimo decennio. Il problema sorge con riferimento agli adempimenti contrattuali ed alla trasparenza delle pattuizioni con le aziende cessionarie;
i tempi di pagamento sono un elemento centrale dei contratti, che condiziona i rapporti economici, lo sviluppo delle imprese del settore e le prospettive occupazionali. Particolarmente sensibili al problema le imprese ad alta intensità di manodopera, in relazione agli oneri periodici e non dilazionabili connessi al lavoro dipendente (salari, contributi e adempimenti fiscali);
il problema del ritardo nei pagamenti è un problema avvertito come fondamentale per la crescita del mercato interno dalla Commissione Ue, che è intervenuta sul tema con una raccomandazione del 12 maggio 1995, i cui esiti sono stati monitorati e valutati come da relazione adottata con comunicazione del 17 luglio 1997, ed hanno indotto alla emanazione della specifica direttiva n. 35 del 29 giugno 2000, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali;
i dati riscontrati dalla Commissione europea sono in effetti allarmanti: nell'ambito dell'Unione un fallimento su quattro è dovuto a ritardo nei pagamenti; le inadempienze dovute a ritardi di pagamento causano ogni anno perdite di crediti per 23,6 miliardi di euro. Particolarmente esposte sono le nuove attività di impresa, nelle quali il rischio di mortalità è pari al 50 per cento nei primi quattro anni dall'inizio attività, e per le PMI, essendo queste più vulnerabili alla variazioni del flusso di liquidità;
sempre secondo le analisi condotte dalla Commissione europea, il ritardo nei pagamenti rispetto ai termini pattuiti porta alla perdita di 450.000 posti di lavoro l'anno (dato riferito a periodo precedente all'allargamento);
nel nostro Paese, problemi rilevanti si riscontrano nei contratti pubblici per la fornitura di beni e servizi, soprattutto in alcuni settori di attività:
a) settore sanitario: i ritardi registrati sono attorno ai 12-13 mesi di media con punte di oltre 700 giorni nel Lazio;
b) settore scuole: in media i pagamenti sono fermi a giugno 2002;
c) enti locali, servizi di gestione rifiuti: nel nord, un'indagine presso le associate FISE registra un ritardo medio di 200 giorni; vicini ai 12 mesi molti enti locali del Mezzogiorno;
una indagine condotta tra le aziende ha registrato che il 90 per cento delle aziende è pagata in ritardo; il 13 per cento fino a 90 giorni (di ritardo); il 22 per cento da 90 a 180 giorni; il 50 per cento tra 7 e 12 mesi; il 10 per cento tra i 13 ed i 18 mesi di ritardo,

impegna il Governo:

a prevedere nelle disposizioni attuative che i pagamenti effettuati a favore delle imprese fornitrici non siano gravati di oneri a carico di queste ultime, fermi restando gli eventuali oneri ed interessi passivi a carico delle amministrazioni debitrici, valutando inoltre la possibilità di consentire alla Cassa depositi e prestiti, in considerazione del suo ruolo di soggetto finanziatore delle amministrazioni regionali e locali, di attivare analoga procedura con riferimento alle amministrazioni pubbliche diverse da quelle statali, alla condizione che le stesse abbiano provveduto a istituire nei loro bilanci analogo Fondo per crediti derivanti dalla fornitura di beni e servizi.
9/6177/143. Didonè, Polledri.

La Camera,
esaminato l'AC 6177 recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006);


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tenuto conto del finanziamento pari a 2 milioni di euro annui, per 15 anni, a decorrere dal 2007, a favore dell'ANAS, ai fini del potenziamento del Passante di Mestre e il collegamento di tale infrastruttura con i capoluoghi di provincia interessati;
preso atto che la realizzazione della tangenziale sud di Treviso, 4o tronco, è di notevole importanza ai fini del collegamento dell'Aeroporto di Treviso con l'infrastruttura strategica del Passante di Mestre e dell'inserimento di tale infrastruttura nella rete viaria di mobilità, nazionale,

impegna il Governo:

nell'ambito dell'utilizzazione delle risorse della Legge obiettivo per il potenziamento del Passante di Mestre a provvedere alla realizzazione delle opere di completamento della tangenziale sud di Treviso, 4o tronco, di collegamento, mediante l'A27, tra l'Aeroporto di Treviso e il Passante di Mestre stesso.
9/6177/144. (Testo corretto) Guido Dussin, Sergio Rossi.

La Camera,
premesso che:
gli interventi per la Salvaguardia di Venezia diventano imprescindibili per la tutela di un patrimonio che appartiene a tutto il mondo;
tali interventi mirano, non solo alla salvaguardia fisica e ambientale di Venezia, ma anche alla salvaguardia socio-economica della città;
visto l'apposita legislazione speciale per Venezia contenuta nelle leggi: n. 798 del 29 novembre 1984 e n. 139 del 5 febbraio 1992 e successive modificazioni e integrazioni;
visto gli impegni da parte del Governo in sede di Comitato interministeriale per Venezia (Comitatone) che si è tenuto a Roma il 28 settembre 2005,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di rifinanziare gli interventi di cui alla lettera a) dell'articolo 3, all'articolo 5 e all'articolo 6 della legge 29 novembre 1984 n. 798 e di cui all'articolo 4 e all'articolo 5 della legge 5 febbraio 1992 n. 139
9/6177/145. Zorzato, Zuin, Campa.

La Camera,
premesso che:
le condizioni economiche in cui versa il Paese attualmente sono di grave disagio;
le famiglie che hanno studenti universitari soffrono particolarmente di tale condizione essendo sottoposte, spesso monoreddito, a grandi sacrifici per il sostentamento dei figli universitari, spesso fuori sede,

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative, valutando anche l'istituzione di un fondo rotativo, per il finanziamento degli studi agli studenti universitari, di nazionalità italiana, che siano in possesso dei requisiti di reddito, che siano iscritti al primo anno di corso e che abbiano ottenuto un numero di credito pari ad almeno 1/3 di quello previsto per il rispettivo piano di studi, in regola con gli esami negli anni accademici successivi all'anno di iscrizione, che ne facciano richiesta, che si impegnino alla restituzione del prestito ricevuto dopo il completamento degli studi o la definitiva interruzione degli studi universitari e, comunque non prima dell'inizio di una attività di lavoro dipendente o autonomo.
9/6177/146. Buontempo.


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La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2006, prevede, all'articolo 1 comma 293, modifiche al comma 5 dell'articolo 48 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 26,novembre, 2003, n. 326, nel senso di autorizzare l'Agenzia Italiana dei Farmaco, in caso di superamento del tetto di spesa sanitaria, a procedere ad una temporanea riduzione dei prezzo dei farmaci comunque dispensati o impiegati dal Servizio Sanitario Nazionale, nella misura del 60 per conto dei superamento;
tra i farmaci «comunque dispensati o impiegati dal Servizio sanitario nazionale» vi sono anche farmaci ad altissima componente innovativa, che vengono direttamente dispensati negli ospedali, tra questi farmaci rientrano tutti quelli da DNA ricombinante e, ad esempio, quelli per la cura dell'Alzheimer e della sclerosi multipla;

impegna il Governo:

a valutare l'adozione di ulteriori opportune iniziative affinché l'intervento dell'Agenzia italiana del Farmaco, volto ad assicurare il rispetto del tetto di spesa per l'assistenza farmaceutica, faccia salvi i farmaci altamente innovativi.
9/6177/147. Anna Maria Leone.

La Camera,
viste le difficoltà riscontrate nella ricostruzione;
constatata la necessità di sostenere le famiglie impegnate a far fronte alle necessità post-terremoto;
viste le ordinanze del Commissario straordinario adottate negli anni scorsi,

impegna il Governo:

a sollecitare il Commissario straordinario ad adottare tutte le misure necessarie per far fronte ai bisogni delle popolazioni delle regioni Umbria e Marche, e più in particolare che i soggetti colpiti dal sisma del 26 settembre 1997, individuati dall'ordinanza del Ministro dell'interno delegato per il coordinamento della protezione civile del 22 dicembre 1997, n. 2728 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 300 del 27 dicembre 1997, destinatari dei provvedimenti agevolativi in materia di versamento delle somme dovute a titolo di tributi e contributi, regolarizzino la propria posizione relativa agli anni 1997, 1998, 1999, a partire dal 10 gennaio 2007.
9/6177/148. Di Giandomenico.

La Camera,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di modificare la legge 3 dicembre 1999, n. 493, riguardante norme per la tutela della salute nelle abitazioni ed istituzione dell'assicurazione contro gli infortuni domestici, nel senso di estendere la tutela del rischio degli infortuni domestici all'evento della morte e quindi a beneficio dei superstiti, oltre che all'invalidità permanente, e di estendere altresì l'obbligo di assicurazione ai soggetti con età fino a 70 anni.
9/6177/149. Volonté.

La Camera,
premesso che:
l'analisi generale dei dati di mortalità nel quinquennio 1995/1999 (ultimo dato disponibile registrato dalla ASL) in provincia di Siracusa, ha fatto registrare i più alti tassi di mortalità per malattie del sistema cardio-vascolare (46 per cento di tutte le cause di morte) e per patologie oncologiche (22 per cento di tutte le cause di morte);


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il territorio dei comuni di Augusta - Melilli - Priolo Gargallo - Siracusa si caratterizza per la presenza di uno dei maggiori poli chimici e petrolchimici europei, il cui insediamento risale agli anni '50, con tutto ciò che ne consegue in termini di patologie correlate;
nonostante la drammaticità delle cifre sopra ricordate le risposte a questo tipo di emergenza sono state inadeguate per mancanza di strutture e apparecchiature idonee;
l'Azienda Ospedaliera Umberto I, ad oggi, ha espresso il massimo delle capacità economiche, rischiando anche il disavanzo, ciò nonostante il patrimonio tecnologico attuale risulta, in effetti, deficitario di alcune importanti apparecchiature per diagnosi specialistiche;

impegna il Governo:

a prevedere, così come già verificatosi in altre situazioni analoghe o per aree particolari, una adeguato intervento atto a dotare l'Azienda Ospedaliera Umberto I di Siracusa delle apparecchiature tecnologiche indispensabili per una medicina al passo dei tempi e soprattutto per dare un servizio completo ai cittadini e alle fasce deboli residenti nella provincia di Siracusa.
9/6177/150. Giuseppe Gianni, Volonté.

La Camera,
premesso che:
la Tabella E contiene definanziamenti dei due fondi gestiti dalla SIMEST Spa per il sostegno all'internazionalizzazione e alle esportazioni delle imprese italiane, nella misura di 81,7 milioni di euro nel triennio 2006-2008 (- 20 milioni nel 2006 da Art. 2 Decreto-legge 251 del 1981, - 10,3 milioni nel 2006, nel 2007 e nel 2008 da Art. 12, comma 2, Legge 266 del 1997, e - 15,4 milioni nel 2006 e nel 2007 da Art. 12, comma 1, Legge 266 del 1997);
le risorse di cui all'articolo 12, comma 1, della legge 266 del 1997, formalmente intestate ai contributi per l'acquisto di nuove macchine utensili, sono oggetto di annuale restituzione ai fondi SIMEST a fronte di una anticipazione di cassa già effettuata e regolata dall'articolo 45, comma 8, della legge 448 del 1998;
la delibera Cipe n. 113 dei 29 luglio 2005, di approvazione dei Piani previsionali dei fabbisogni finanziari per il 2006 dei due fondi gestiti dalla Simest, ribadiva esplicitamente che la piena operatività dei due fondi presupponeva l'integrale mantenimento delle assegnazioni di fondi già autorizzate negli anni precedenti, ora invece ridotte dalla Tabella E;
i predetti fondi erano già stati ridotti nella misura di 25,8 milioni di euro con il decreto-legge n. 168 del 2004 e non rifinanziati con le leggi finanziarie 2003 e 2004 malgrado la richiesta di stanziamenti aggiuntivi dalle delibere Cipe del 2 agosto 2002 n. 72 e del 25 luglio 2003 n. 52, e con la legge finanziaria 2005 dotati di soli 9 milioni di euro nel triennio e quindi solo parzialmente rispetto ai fabbisogni finanziari individuati;

impegna il Governo:

ad adottare gli opportuni provvedimenti diretti a garantire la piena operatività dei due fondi gestiti dalla SIMEST Spa di sostegno all'internazionalizzazione ed alle esportazioni delle imprese italiane e ad assicurare la restituzione delle risorse prevista dall'articolo 45, comma 8, della legge 448 del 1998.
9/6177/151. D'Agrò.

La Camera,
premesso che:
il decreto legge 203/2005 ha modificato la normativa riguardante le modalità per l'assistenza tecnica dinnanzi alle Commissioni tributarie,


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impegna il Governo:

ad adottare un provvedimento che inserisca tra le categorie di professionisti abilitati per legge a tale tipo di assistenza anche i revisori dei conti iscritti agli albi.
9/6177/152. Maninetti.

La Camera,
premesso che:
da oltre dieci anni il triangolo industriale Priolo-Augusta-Melilli è stato riconosciuto area ad alto rischio ambientale;
il tasso di inquinamento è così elevato da causare grave nocumento per la salute degli abitanti e dei lavoratori della zona;
infatti nei comuni del triangolo industriale si è registrata un'alta percentuale di malformazioni congenite e mortalità per tumori, nonché di patologie legate alla presenza di sostanze inquinanti nell'atmosfera e nell'acqua dei medesimi comuni;

impegna il Governo:

a prevedere per il Consorzio ricerca e conservazione ambiente (CERICA) di Priolo adeguate risorse finanziarie affinché possa funzionare a pieno regime e contribuire nel disinquinamento della suddetta zona industriale della provincia di Siracusa.
9/6177/153. Filippo Drago.

La Camera,
premesso che:
il reclutamento ed il trattenimento in servizio del personale delle Camere di commercio è sottoposto alle norme che limitano le diverse apologie di assunzioni nelle Pubbliche amministrazioni, stabilite dalle leggi finanziarie degli ultimi anni;
i Segretari generali delle Camere di commercio - figure disciplinate dalla legge di riordino delle Camere di commercio n. 580 del 1993 - rappresentano il livello dirigenziale di vertice, imprescindibile per un corretto e, soprattutto, legittimo funzionamento dell'ente stesso (in capo al Segretario sussistono infatti alcune competenze non surrogabili da altre figure dirigenziali);
applicare le limitazioni previste per le diverse tipologie di assunzioni anche al reclutamento o alla conferma in servizio dei Segretari generali significherebbe far dipendere la presenza di una figura così importante all'interno delle singole Camere di commercio da eventi quali l'entità del turnover dell'anno precedente o la spesa sostenuta per il personale, a tempo indeterminato e determinato;

impegna il Governo:

ad attivarsi affinché la normativa in materia di assunzioni a tempo indeterminato e determinato e di trattenimento in servizio del personale sia interpretata nel senso di escludere dalle limitazioni che questa pone il reclutamento, ai sensi dell'articolo 20 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, ed il trattenimento in servizio, ai sensi dell'articolo 1-quater del decreto-legge 28 maggio 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 luglio 2004, n. 186, dei Segretari generali delle Camere di commercio.
9/6177/154. Degennaro.

La Camera,
premesso che:
la magistratura onoraria rappresenta ormai un elemento imprescindibile dell'ordinamento giuridico dello Stato, del quale costituisce un istituto consolidato, garantendo efficienza al servizio giustizia e assicurando il diritto costituzionale di ogni cittadino ad accedere ai servizi giudiziari grazie alla diffusione capillare su tutto il territorio;


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l'amministrazione della Giustizia ha più volte sottolineato la sua ferma intenzione a non rinunciare al contributo offerto dai giudici onorari aggregati, dai giudici onorari di tribunale e dai vice procuratori onorari più esperti in virtù del rilevante lavoro svolto da dette categorie di magistrati onorari sia nel settore civile che penale;

impegna il Governo:

al fine di dare certezza a chi svolge le funzioni di magistrato onorario, ad adottare gli opportuni provvedimenti atti a garantire la necessaria autonomia ed indipendenza assicurandone la continuità nella funzione per un congruo numero di anni, previa verifica della professionalità e produttività, e ciò fino al settantacinquesimo anno di età.
9/6177/155. Mazzoni.

La Camera,
premesso che:
la miniera di Nuraxi Figus-Seruci è oggi l'unica miniera di carbone in attività rimasta in Italia;
titolare della concessione carbonifera denominata Monte Sinni, sita nel comune di Gonnesa (CA) è la CARBOSULCIS S.p.A., nata nel 1977 dall'Ente Minerario Sardo e dall'Egam;
l'importanza strategica di questa miniera alla luce dell'aumento vertiginoso del prezzo del petrolio e conseguentemente del costo dell'energia elettrica è enorme per una nazione come l'Italia, povera di giacimenti di combustibile e da sempre dipendente energeticamente da altri Stati;
attualmente la normativa italiana specifica sembrerebbe non consentire l'alimentazione dei macchinari mobili nelle miniere con tensioni superiori ai 1000V;
ciò crea una serie di problemi legati alla manutenzione con conseguenti fermate delle macchine utilizzate per l'estrazione del carbone che rendono più alti i costi unitari di produzione;
nel resto d'Europa ormai lo standard di alimentazione di tali macchinari è di 3300 e per la Germania di 5000V;
risulta pertanto penalizzante per una realtà come la miniera di monte Sinni, con i suoi impianti e la professionalità dei suoi lavoratori non essere in condizione di produrre con le tecnologie e i macchinari che oggi il mercato mette a disposizione e che tutti i paesi industrializzati utilizzano;
utilizzare tensioni più elevate quindi, oltre ad accedere a tecnologie e macchine migliori a costi nettamente inferiori, permette di diminuire il costo della produzione del carbone sardo;
nel settembre 2001 è stato pubblicato dalla Health and Safety Commission (HSC) il regolamento per l'uso dell'elettricità in miniera, intitolato «the use of electricity in mines», in vigore in Inghilterra ed in generale in tutto il Regno Unito. Al suo interno, fra le altre, sono stabilite importanti misure di sicurezza sull'utilizzo dei macchinari alimentati a 3300 V facilmente applicabili alla miniera di monte Sinni,

impegna il Governo:

a valutare la possibilità di modificare la normativa vigente al fine di consentire l'alimentazione dei macchinari mobili da utilizzare in miniera sino ad una tensione di alimentazione di 5000 V; tale intervento favorirebbe una sensibile diminuzione dei costi di produzione rendendo il carbone Sardo più competitivo nella piena salvaguardia della sicurezza degli uomini e degli impianti.
9/6177/156. Mereu.


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La Camera,
premesso che:
il sistema giudiziario nel nostro Paese rischia il tracollo, non solo per le scelte legislative operate da questo Governo, ma anche per mancanza di finanziamenti e di personale;
le decisioni operate dal Governo con la legge finanziaria 2006, renderà ancora più difficile la gestione della giustizia nel nostro Paese,

impegna il Governo:

ad individuare un provvedimento normativo successivo affinché, in conformità a quanto disposto dall'articolo 1, comma 97, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, il Ministero della Giustizia è autorizzato ad assumere, per la copertura delle vacanze organiche nei ruoli degli Ufficiali Giudiziari C1 e nei ruoli dei Cancellieri C1 dell'amministrazione giudiziaria, tutti gli idonei al concorso pubblico per la copertura di 443 posti di ufficiale giudiziario C1 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 98 del 13 dicembre 2002.
9/6177/157. Buemi.

La Camera,
premesso che:
al comma 101 del provvedimento in esame, vengono ripartiti, in maniera del tutto insufficiente, i fondi destinati alle opere di ricostruzione in zone colpite da eventi sismici o da altre calamità naturali;
in particolare, per la regione Puglia, a decorrere dall'anno 2006, viene destinato un contributo quindicennale di 2 milioni di euro per il completamento delle opere di ricostruzione dei comuni del subappennino Dauno, colpite dagli eventi sismici del 1980/81;
con tale decisione non è stato previsto alcun contributo per le zone della Provincia di Foggia, nel subappennino Dauno settentrionale, gravemente colpite dal terremoto del 2002;

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative normative volte a prevedere anche per le zone della provincia di Foggia, colpite dagli eventi sismici del 2002, la possibilità di usufruire dei necessari finanziamenti per la ricostruzione.
9/6177/158. Di Gioia.

La Camera,
premesso che:
con il cosiddetto «decreto fiscale» si è introdotta, col comma 2-bis dell'articolo 7, la norma che ha abolito il pagamento dell'ICI, anche in caso di strutture utilizzate a scopi commerciali, per le istituzioni di culto;
tale provvedimento che ha oggettivamente creato delle disparità di trattamento, legato agli enormi tagli imposti in finanziaria agli Enti Locali, rischia di determinare, soprattutto nei grossi centri urbani, una diminuzione di servizi sociali ai cittadini;
sarebbe opportuno abrogare tale disposizione;

impegna il Governo:

ad adottare le iniziative normative volte a superare la disparità di trattamento di cui alla premessa.
9/6177/159. Ceremigna, Villetti, Intini, Boselli, Albertini, Buemi, Di Gioia, Grotto, Mancini, Nesi, Pappaterra.

La Camera,
premesso che:
la messa in sicurezza degli edifici scolastici pubblici, spesso fatiscenti, rappresenta un obiettivo determinante in un


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Paese in cui si vuole dare la possibilità ai giovani di prepararsi, in maniera reale e concreta, alle sfide future del mercato del lavoro;
nel nostro Paese tali interventi risultano ormai improcrastinabili;

impegna il Governo:

a reperire i fondi necessari per ripristinare condizioni di sicurezza nelle scuole pubbliche italiane, attraverso un decreto da emanare entro sessanta giorni di concerto con la conferenza unificata Stato-Regioni;
ad adottare iniziative normative volte a recuperare i fondi necessari attraverso il ripristino dell'imposta di successione dei grandi patrimoni attraverso l'abrogazione dell'articolo 13 e del comma 1 dell'articolo 14 della legge 18 ottobre 2001, n. 383.
9/6177/160. Grotto, Di Gioia, Buemi, Villetti.

La Camera,
premesso che:
la situazione delle scuole della Locride richiede interventi urgenti in termini di ammodernamento, messa in sicurezza, efficienza dei laboratori e costituzione di biblioteche informatizzate;
tale intervento, sicuramente necessario in molte scuole a livello nazionale, assume un valore particolare in un territorio in cui la presenza e l'arroganza della malavita organizzata necessita di risposte concrete sia sul piano repressivo che preventivo;
in tal senso la scuola può rappresentare un veicolo straordinario per aiutare i giovani della Locride che per primi, dopo l'assassinio del vicepresidente della Regione Calabria, hanno manifestato in migliaia contro la mafia, a costruirsi un futuro diverso;
questo intervento rappresenterebbe una testimonianza diretta della vicinanza e della presenza dello Stato ai cittadini della Locride che troppo spesso si sono sentiti abbandonati,

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative attraverso le quali finanziare l'ammodernamento delle scuole della Locride.
9/6177/161. Pappaterra, Mancini, Di Gioia.

La Camera,
premesso che:
con l'attuale normativa nell'elenco delle ripartizioni dell'8 per mille vengono inserite solo alcune delle confessioni per le quali sono state firmate delle intese;
nel caso di non scelta del contribuente, i fondi vengono ripartiti;
tale normativa appare in netto contrasto con le scelte operate dai singoli;

impegna il Governo:

ad emanare un provvedimento normativo successivo nel quale sia previsto che, in caso di non scelta del contribuente nella dichiarazione dei redditi, la quota dell'8 per mille sia destinata alla diretta gestione dello Stato e finalizzata alla ricerca.
9/6177/162. Villetti, Boselli, Intini, Albertini, Ceremigna, Buemi, Di Gioia, Grotto, Mancini, Nesi, Pappaterra.

La Camera,
premesso che:
l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha annunciato nel gennaio 2005 l'invio di una lettera alle aziende che avevano fruito di agevolazioni contributive per contratti di formazione e lavoro per importi superiori a 250 mila euro. Con tale missiva, l'ente previdenziale ha inteso intraprendere il recupero delle somme concesse a titolo di sgravio contributivo


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per le assunzioni effettuate con questa tipologia di contratto tra il novembre 1995 ed il maggio 2001, oltre agli interessi «variabili e composti», calcolati sulla base di tassi di riferimento elaborati dalla Commissione europea;
tale recupero contributivo, che, secondo stime del Ministero del Lavoro, potrebbe interessare oltre un milione di «Contratti di Formazione Lavoro» avviati nel periodo in esame, prende le mosse dalla decisione della Commissione europea dell'11 maggio 1999. La Commissione, infatti, nell'esaminare il regime degli aiuti concessi all'Italia per gli interventi a favore dell'occupazione, ha individuato i criteri che rendono compatibili con gli ordinamenti comunitari in materia di aiuti di Stato, le agevolazioni contributive per l'assunzione di lavoratori con CFL, effettuate ai sensi delle leggi n. 863 del 1984, n. 407 del 1990, n. 169 del 1991, n. 451 del 1994 e n. 196 del 1997;
tali criteri subordinano la legittimità degli aiuti di importo superiore al 25 per cento (misura considerata di carattere generale) al sussistere di una delle seguenti condizioni, oggettive e soggettive, in capo al lavoratore: giovani di età inferiore ai 25 anni o fino a 29 anni compiuti se laureati; stato di disoccupazione di lunga durata (persone che siano senza lavoro da almeno un anno); lavoratori inoccupati o disoccupati a condizione che l'assunzione sia finalizzata alla creazione di nuovi posti di lavoro nell'impresa beneficiaria;
conseguentemente, la Commissione ha dichiarato incompatibili con le norme del mercato comune in materia di aiuti di Stato i benefici contributivi non rispondenti ai criteri sopra esposti, imponendo allo Stato italiano il recupero dei benefici illegittimamente concessi sin dal novembre 1995;
il Governo ha proposto ricorso alla Corte di Giustizia europea contro la decisione della Commissione la quale, con sentenza del 7 marzo 2002, causa C-310/99, rigettando il ricorso, confermava integralmente la decisione impugnata, ivi inclusa la parte riguardante il recupero delle agevolazioni contributive fruite per le assunzioni con CFL non in linea con i criteri fissati dalla Commissione e, pertanto, incompatibili con il diritto comunitario ex articolo 87 del Trattato CE;
nello stesso mese di marzo 2002, la Commissione, considerato che lo Stato italiano non si era ancora conformato alla decisione del 1999, poi confermata dalla citata sentenza della Corte di Giustizia, ha proposto ricorso alla stessa Corte, al fine di far dichiarare la Repubblica Italiana inadempiente, stante la violazione degli obblighi ad essa imposti dalla decisione e dal Trattato CE;
con la sentenza del 1 aprile 2004, C-99/02, la Corte di Giustizia ha condannato lo Stato italiano per non aver applicato le misure prescritte, accertando inoltre che l'Italia non aveva ancora proceduto al recupero delle somme né aveva predisposto una pianificazione in tal senso;

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative normative sia al fine di far adempiere il nostro Paese agli obblighi derivanti dalla normativa comunitaria, peraltro proclamati definitivi, esecutivi ed inappellabili dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee che per favorire la dilazione del recupero delle agevolazioni contributive per i contratti di formazione lavoro all'intero comparto produttivo del Paese che, come noto, sta attraversando un momento particolarmente difficoltoso.
9/6177/163. Alberta De Simone, Rotundo, Ria.

La Camera,
premesso che:
sull'attività relativa all'organizzazione ed al funzionamento delle aree industriali esiste una legislazione concorrente


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tra Stato e regioni poiché derivante dalla specificità della materia compresa nel «governo del territorio».
da ciò è scaturito che ogni regione, nell'ambito delle proprie autodeterminazioni in materia, ha provveduto ad emanare legislazioni diversificate ed eterogenee;
alcune regioni hanno provveduto a trasferire specifiche competenze, conte ad esempio l'acquisizione di aree ed immobili inutilizzati, destinate in precedenza. alle imprese assegnatarie, ai consorzi di sviluppo industriale, cori la conseguente riduzione temporale di insediamento produttivo;
si rende quindi necessario intervenire in presenza di una disomogeneità legislativa che di fatto contribuisce a disarmonizzare le diverse aree del territorio nazionale;
è quindi necessario dettare principi normativi uniformi in tema di organizzazione territoriale ed attrezzature infrastrutturali delle aree industriali, ferma restando l'autonomia normativa regionale pertinente all'organizzazione amministrativa dei consorzi industriali ed ai raccordi tra i piani territoriali consortili e la disciplina urbanistica generale;

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative al fine di predisporre una normativa omogenea che interessi il territorio nazionale, sentita la conferenza Stato-Regioni, per l'emanazione di norme in materia di recupero, da parte dei consorzi industriali, di cui alla legge n. 317/91, articolo 36, degli immobili e delle aree assegnate alle imprese nelle quali non sia iniziata o sia cessata l'attività produttiva, ovvero siano intervenuti procedimenti di revoche dei benefici statali.
9/6177/164. Licastro Scardino, Blasi.

La Camera,
premesso che:
gli enti di previdenza pubblici, in attuazione al decreto legge n. 104 del 1996, hanno avviato la dismissione del patrimonio immobiliare;
le vendite dei suddetti immobili, inevitabilmente hanno determinato non poche difficoltà in merito alla qualificazione degli immobili di pregio dando origine a numerose vertenze amministrative che spesso hanno dato esiti positivi per gli inquilini;

impegna il Governo:

a privare della caratteristica di pregio, a meno di particolari immobili per la posizione territoriale che occupano, a tutti quegli immobili che, per le condizioni di eccezionale degrado dovuto a carenza di manutenzione in cui versano, rendendo così possibile l'acquisto degli stessi agli inquilini occupanti alle stesse condizioni degli inquilini che occupano appartamenti considerati non di pregio.
9/6177/165. Cola, Buontempo.

La Camera,
nel Lazio meridionale, tra Roma e Napoli, il sistema infrastrutturale dei trasporti si incentra sulla rete delle strade statali;
tale rete serve la domanda di trasporto tra il mare e la capitale, tra i grandi centri dell'agro pontino tra questi e il sistema autostradale, aeroportuale e portuale dell'Italia centrale;
a causa dell'aumentato volume di traffico vi sono diversi punti in cui la rete è pericolosa e presenta snodi del tutto insufficienti a servire la massa di veicoli che devono attraversarli;
tali punti critici impongono un alto costo sociale di incidentalità e inutili costi di percorrenza;
per unanime opinione dei tecnici il massimo dei rischi e dell'attrito al traffico quotidiano si verifica negli snodi della Via


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del Mare che peraltro è una delle principali arterie che collega Roma con l'aeroporto Leonardo da Vinci e quartieri della città particolarmente popolosi;
su tale arteria si sono verificati numerosi incidenti, alcuni tanto gravi da assurgere alle pagine della cronaca nazionale;
gli enti locali e l'ANAS, pur avendo ricevuto finanziamenti per gli adeguamenti, non hanno ancora reso tale rete adeguata al traffico presente;

impegna il Governo:

a prendere tutte le iniziative, anche nei confronti degli enti locali responsabili, volte a sostenere l'adeguamento infrastrutturale e alla sicurezza della Via del Mare, della Via Ostiense e di Ponte della Scafa, per il miglioramento del collegamento tra Fiumicino e il G.R.A., e a intervenire presso gli enti locali e autonomi per accelerare all'attuazione dei progetti già finanziati.
9/6177/166. Giulio Conti, Buontempo.

La Camera,
le vendite dei suddetti immobili hanno, inevitabilmente, coinvolto anche le abitazioni occupate sine titulo;
il disegno di legge di conversione del decreto legge del 30 settembre 2005 n. 203, all'articolo 1-bis, recependo quanto contemplato dalla risoluzione n. 7-00058 - ha esteso il diritto di opzione all'acquisto per gli inquilini sine titulo, purché privi di titolo alla data di entrata in vigore del decreto legge 25 settembre 2001, 351, convertito in legge il 23 novembre 2001, n. 410;

impegna il Governo:

ad estendere il diritto di prelazione a tutti quegli inquilini occupanti senza titolo, purché in regola con i versamenti delle indennità di occupazione, che non siano proprietari di altro alloggio, la cui condotta non integri ipotesi di reati diversi dalla descritta occupazione abusiva, e la cui posizione sia divenuta tale anche successivamente alla data di entrata in vigore del decreto legge n. 351 del 2001, ma prima del 1o luglio 2005, che si rendano disponibili all'acquisto, accettando il prezzo stabilito dall'Ente venditore come «prezzo base d'asta».
9/6177/167. Fatuzzo, Buontempo.

La Camera,
premesso che:
i Governi negli ultimi anni hanno ritenuto di avvalersi dell'aumento del gettito fiscale derivante dai giochi;
oltre ogni previsione sono stati diffusi sul territorio prima i videopoker e poi le slot machine;
si sono aperte sale bingo con un fitto strascico di lamentele da parte dei cittadini, manovre poco chiare e frequenti interventi della magistratura;
sono state aumentate le estrazioni del lotto e stimolata in tutti i modi la propensione al gioco dei cittadini;
alla diffusione del gioco si è accompagnata la virulenta azione dei gruppi delinquenziali legati all'usura e al riciclaggio, grandi gruppi criminali hanno mostrato interesse e sono intervenuti nel settore, si è aperto un nuovo settore di attività per chi pratica l'usura;
di conseguenza a fornire il grosso del gettito, a cadere vittima degli usurai e dei criminali che impongono i macchinari da gioco, a mostrare i danni sociali delle ludopatie sono i cittadini delle classi più fragili, i meno abbienti;
la funzione del prelievo fiscale sui comportamenti socialmente dannosi, come la propensione al gioco, è quella di comprimere tali comportamenti e, al contrario, le politiche di massimizzazione del


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gettito da gioco determinano un costo sociale più grave dell'introito finanziario racimolato;
anche il prossimo Governo si troverà a dover dipendere dall'introduzione di nuovi macchinari da gioco;
i macchinari da gioco sono diffusissimi nei bar e potenti gruppi di pressione li stanno introducendo nelle sale bingo per coinvolgere al massimo le famiglie e i più giovani nel vizio;
spessissimo tali macchinari sono strumenti per frodi ai danni dei giocatori, delle casse dello Stato e degli esercenti di bar e tabacchi;

impegna il Governo:

a potenziare l'attività della Polizia del gioco, a mette in atto politiche di compressione del la propensione al gioco con l'aumento del prelievo fiscale, a ridurre il numero di macchinari da gioco presenti sul territorio in modo diffuso.
9/6177/168. Delmastro delle Vedove, Buontempo.

La Camera,

impegna il Governo:

a definire i termini e le modalità di assolvimento dei prelievo erariale unico da parte dei distributore del gioco, proprietario degli apparecchi da intrattenimento, a mezzo F24, previsti dall'articolo 110, comma 6 del TULPS di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 e successive modificazioni ed integrazioni.
9/6177/169. Ciro Alfano, Maninetti, Liotta.

La Camera,

impegna il Governo:

ad emanare dei provvedimenti volti a riconoscere, un adeguamento dell'indennità di comunicazione concessa ai sordomuti, di cui al secondo comma dell'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381.
9/6177/170. Galeazzi, Giacco, Labate, Zanotti.

La Camera,

impegna il Governo:

ad emanare dei provvedimenti volti a riconoscere, ai lavoratori genitori di soggetti disabili in situazione di handicap grave, di cui all'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, benefici previdenziali, in funzione dell'anzianità contributiva e dell'età anagrafica consentendo la facoltà di procedere al riscatto, fino ad un massimo di tre anni, dei periodi mancanti al raggiungimento del massimo pensionistico non coperti da contribuzione obbligatoria, volontaria o figurativa presso forme di previdenza obbligatoria.
9/6177/171. Labate, Giacco, Zanotti, Galeazzi, Bolognesi, Turco, Petrella.

La Camera,
premesso che:
l'entità dei disavanzi sanitari della Regione Lazio, accertati dalla nuova amministrazione regionale sino al 31 dicembre 2005, è tale da non poter essere colmata in un solo anno, come prevede la legislazione in essere;
i meccanismi vigenti prevedono, come conseguenza, improponibili ed inutili affiancamenti e commissariamenti che, oltre a mortificare l'autonomia regionale e l'azione della nuova compagine governativa, non producono alcun effetto positivo. Di contro, ostacolando l'azione di risanamento avviata dalla giunta appena eletta, ottengono il risultato opposto a quello che


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si prefiggevano, rendendo più difficile il riequilibrio dei conti della sanità, anziché favorirlo;
per superare tali problematicità, che non riguardano elusivamente la Regione Lazio, sarebbe necessario inserire una norma che consenta la distribuzione su un arco pluriennale del disavanzo sanitario accumulato dalle Regioni sino al 31 dicembre 2005;
una norma simile venne introdotta nella legge finanziaria per il 2003 (articolo 80, comma 14), per il solo anno 2001;
la proposta avanzata non comporterebbe aumento del debito, in quanto finanziata con maggiori entrate o minori spese, e non peggiorerebbe l'indebitamento netto della pubblica amministrazione, che si è già prodotto e che dovrà essere rilevato in contabilità pubblica adeguando i dati degli anni precedenti;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a prevedere deroghe alla normativa vigente che consentano la distribuzione su un arco pluriennale del disavanzo sanitario accumulato dalle Regioni sino al 31 dicembre 2005.
9/6177/172. Pasetto.

La Camera,
premesso che:
il settore marittimo nazionale rappresenta un fattore decisivo per lo sviluppo del Paese sia in termini economici che occupazionali, nonché una importante occasione per lo sviluppo di forme di trasporto in grado di contribuire al riequilibrio modale del trasporto delle merci;
si confrontano i dati dei conti economici nazionali si comprende quanto le attività economiche marittime siano ricomprese tra i comparti di maggio rilievo del made in Italy;
le misure legislative approvate nella passata legislatura hanno permesso alla flotta ed alla cantieristica italiana di crescere in modo costante e positivo ed ai cantieri di costruzione e riparazione navale di mantenere consistenti commesse e di garantire l'occupazione;
coerentemente agli impegni presi con il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a prevedere un rifinanziamento delle leggi n. 522 del 1999 (residuo saldo dei contributi alla produzione e agli investimenti impiantistici) e n. 88 del 2001 (contributi agli armatori) per iniziative di costruzione navale avviate prima del 31 dicembre 2000, tutte da tempo ultimate su cui è stato acquisito il formale assenso al pagamento dei contributi dall'Unione europea, nonché del «meccanismo di difesa temporaneo» di cui al Regolamento (CE) n. 1177/2002 del 27 giugno 2002.
9/6177/173. Carbonella.

La Camera,
premesso che:
con riferimento alla particolare situazione di difficoltà del comparto agricolo; tenuto conto del ruolo essenziale che i consorzi agrari provinciali (CAP) svolgono quali punti di riferimento e di supporto per le aziende agricole di piccola e media dimensione;
preso atto che numerosi CAP sono in stato di commissariamento ormai da molti anni, con tutte le difficoltà e le limitazioni conseguenti;

impegna il Governo:

ad una azione di monitoraggio della situazione, delle potenzialità e delle difficoltà che i consorzi agrari provinciali rappresentano nei diversi territori;


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impegna altresì il Governo ad una verifica del lavoro svolto dai commissari incaricati nei diversi consorzi agrari provinciali commissariati, per addivenire ad una puntuale e chiara conclusione della fase di commissariamento, allo scopo di riconsegnare i consorzi agrari provinciali, rinnovati, riaccorpati, riorganizzati, a quel servizio all'agricoltura per il quale sono nati e per il quale sono chiamati a continuare ad operare.
9/6177/174. Frigato.

La Camera,
premesso che:
nonostante le limitazioni di spesa imposta con la legge Finanziaria per il 2004 è in atto un consistente intervento di potenziamento degli scali portuali italiani in grado di allinearsi alla portualità del Nord Europa;
per completare il piano già approvato dal Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, occorre garantire le necessarie risorse finanziarie;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte ad escludere le Autorità portuali dalla lista dagli enti soggetti alla limitazione di spesa.
9/6177/175. Tuccillo.

La Camera,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative in favore a favore degli invalidi del lavoro volti:
a) a riconoscere la rivalutazione delle rendite vitalizie erogate dall'INAIL;
b) a ridurre dal 16 per cento all'11 per cento di invalidità per l'erogazione dell'indennizzo in rendita vitalizia;
c) a estendere nuovi parametri di valutazione del danno biologico;
d) a restituire la gestione delle cure e dei trattamenti spettanti all'infortunato sul lavoro alla completa responsabilità e presa in carico da parte dell'INAIL;
e) a parificare l'assegno per assistenza personale continuativa con le altre indennità di accompagnamento;
f) ad abolire definitivamente il divieto di cumulo tra le pensioni di inabilità, o l'assegno ordinario di invalidità a carico dell'INPS, liquidati in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia professionale, e la rendita vitalizia liquidata dall'INAIL per lo stesso evento invalidante.
9/6177/176. Giacco, Labate, Zanotti, Galeazzi, Bolognesi, Turco, Petrella.

La Camera,
premesso che:
i commi da 334 a 338 del maxiemendamento prevedono misure a sostegno della famiglia;
ritenendo necessario valorizzare ulteriormente le politiche socio-sanitarie del Governo con interventi a sostegno delle misure di assistenza alla nascita;

impegna il Governo:

ad assumere iniziative, d'intesa con le Regioni, per il miglioramento dei livelli di assistenza al neonato e la riorganizzazione dei reparti pediatrici e dei punti di nascita, promuovendo la realizzazione, nelle strutture ospedaliere pubbliche e private, di spazi adeguati per il parto fisiologico e per l'utilizzo di tecniche di parto-analgesia, nonché incrementando i servizi di trasporto del neonato in emergenza, di rianimazione primaria neonatale e di assistenza post-natale a domicilio.
9/6177/177. Palumbo.

La Camera,
premesso che:
a seguito del ricorso promosso da alcune regioni davanti alla Corte costituzionale,


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sulla base della riforma dei Titolo V, è stato bloccato il rifinanziamento della legge n. 88 dei 2001, sulla cantieristica navale, già disposto dalla legge finanziaria 2004;
il criterio originariamente previsto per l'erogazione del contributo era quello dell'inizio dei lavori, mentre il tempo ormai decorso suggerisce di privilegiare i programmi già conclusi;
alcuni programmi di investimento sono stati avviati nel 2000, prima della riforma costituzionale, e quindi non sono oggetto del giudizio della Corte costituzionale;
i programmi in questione sono già stati approvati dalla Commissione europea;
impegna il Governo:

a concedere, utilizzando gli stanziamenti già previsti dall'articolo 4, comma 209, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, i contributi di cui all'articolo 3 della legge n. 88 del 2001, limitatamente a due semestralità per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008, per i contratti stipulati entro il 31 dicembre 2000 e per le imprese che abbiano presentato istanza entro il 3 maggio 2002, tenendo conto della ultimazione o del massimo grado di avanzamento dei lavori desumibili da apposite rilevazioni degli organismi di classificazione preposti al controllo tecnico sulle costruzioni navali. Nel caso in cui più iniziative risultino avere pari grado di avanzamento, sono assistite con precedenza, nell'ordine:
ad adottare le iniziative che assicurino i più elevati standard di sicurezza e di tutela dell'ambiente marino, con precedenza in tale ambito per le navi cisterna a basso impatto ambientale;
ad adottare le iniziative che tutelano maggiormente gli interessi occupazionali.
9/6177/178. Campa, Santori, Zuin, Lupi.

La Camera,
premesso che:
le risorse del Fondo centrale di garanzia per i finanziamenti navali ammontano a circa 20,6 milioni di euro;
tali risorse non possono essere utilizzate a causa dei problemi insorti sulla controversa compatibilità di tale strumento con i principi comunitari;
nel frattempo alcuni cantieri navali rischiano di fallire a causa del blocco del finanziamenti già previsti dalla legge 16 marzo 2001, n. 88;
è possibile consentire la conclusione della costruzione di 17 navi, da tempo avviata;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a prevedere, utilizzando le risorse del Fondo centrale di garanzia per i finanziamenti navali (Ministero dell'economia UPB 3.2.3.14 - capitolo 7027), un rifinanziamento della legge 16 marzo 2001, n. 88, sulla cantieristica navale, con un limite di impegno dodecennale di 20 milioni di euro a decorrere dal 2006, per il completamento - da realizzarsi sulla base dell'avanzamento dei lavori - degli interventi di cui all'articolo 3 della medesima legge n. 88, già approvati dalla Commissione europea con decisione SG(2001)D/285716 del 1o febbraio 2001.
9/6177/179. Santori, Campa, Zuin, Lupi.

La Camera,
premesso che;
il livello del mercato postale italiano è molto inferiore agli altri Paesi europei e ciò incide sugli introiti dell'azienda postale, sulla dualità dei servizi offerti e sui relativi livelli occupazionali;
la collaborazione con aziende private rappresenta uno dei presupposti per lo sviluppo e il miglioramento del mercato e della qualità del servizio postale;


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impegna il Governo:

a far proseguire e sviluppare la collaborazione tra Poste Italiane S.p.A. e le aziende private già titolari delle concessioni di cui all'articolo 29 comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica 29 marzo 1973 n. 156, così come previsto dalla norma transitoria di cui all'articolo 23 comma 5 del decreto legislativo 22 luglio 1999 n. 261, anche con l'obiettivo di salvaguardare l'occupazione.
9/6177/180. Pezzella, Cesaro, Caruso, Rosato, Maggi, Antonio Pepe, Rositani, Cannella.

La Camera,
premesso che
i contenimenti di spesa per gli enti locali previsti dalla legge finanziaria 2006 nell'ambito dei Patto di stabilità interno, pur essendo questi obiettivamente necessari ai fini del risanamento della finanza pubblica, penalizzano in misura notevole anche enti locali virtuosi. Si veda il caso emblematico del comune di Bergamo che ha sempre rispettato il Patto di stabilità interno e sta registrando, anche per il 2005, una crescita assai limitata della propria spese corrente (+ 0,95 per cento);
tale penalizzazione è appesantita della non esclusione ai fini del contenimento di spesa degli oneri derivanti dall'esercizio delle funzioni trasferite o delegate dalle regioni ed esercitate dagli enti locali a partire dal 1o gennaio 2005;

impegna il Governo:

a monitorare l'applicazione delle disposizioni di cui alla premessa ed a valutare l'opportunità di escludere dal calcolo del tetto di spesa 2006 le funzioni delegate agli enti locali, attraverso ulteriori iniziative normative.
9/6177/181. Jannone.

La Camera,
premesso che:
il settore dell'aeronautica, e dall'elettronica ad essa connessa rappresenta un elemento strategico per l'autonomia tecnologica del Paese e per il suo rilancio produttivo in virtù della sua particolare natura in grado di generare ricadute anche il altri settori industriali;
la notevole mole degli investimenti necessari al mantenimento di un livello di eccellenza tecnologica nel settore richiede un sistema di provvista del credito diverso da quello di altri comparti industriali anche in ragione del sempre più evidente procrastinarsi del ritorno economico;
la risoluzione approvata in occasione del dibattito parlamentate sul DPEF per gli anni 2007-2009 impegnava il Governo, a "sostenere la conversione del sistema produttivo ed il rafforzamento delle imprese operanti nei, comparti a più alto valore tecnologico, quali quello aerospaziale e dell'elettronica avanzata;

impegna il Governo:

ad accogliere nel proprio indirizzo e promuovere le iniziative legislative aventi ad oggetto il sostegno all'innovazione tecnologica nell'ambito aeronautico e dell'elettronica nel rispetto delle previsioni normative laddove siano soddisfatti i parametri sopra indicati e sussistano le compatibilità finanziarie del sistema;
a promuovere il rifinanziamento della normativa di settore attraverso appositi contributi quindicennali da concedere alle aziende del comparto, ai sensi del comma 16-bis dell'articolo 5 del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito con modificazioni dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, a decorrere dall'esercizio 2006, per l'attuazione degli interventi di cui all'articolo 3 comma primo lettera a) della legge 24 dicembre 1985 n. 308.
9/6177/182. Paolo Russo.


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La Camera,
premesso che:
è stato inserito nel disegno di legge finanziaria per il 2006 una accurata disciplina dei distretti industriali ed in particolare, sarà emanato dal Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero per le attività produttive un apposito decreto che definirà le caratteristiche e le modalità di individuazione dei distretti come libere aggregazioni di imprese articolate sul piano territoriale e funzionale;
a tali aggregazioni sarà riconosciuta una base fiscale consolidata ed una contabilità unificata, che faciliteranno l'accesso comune al credito per consentire anche l'emissione di prestiti obbligazionari ed operazioni di cartolarizzazione,

impegna il Governo:

al fine di favorire la costituzione o il mantenimento dei distretti, ad accogliere nel proprio indirizzo e promuovere le opportune iniziative normative aventi ad oggetto la previsione della possibilità di adesione anche da parte delle imprese commerciali nonché forme di incentivazione alla copertura di spose per i servizi di pubblica utilità dell'intero distretto e non più sostenute dagli Enti locali, nel rispetto delle previsioni normative laddove siano soddisfatti i parametri sopra indicati e sussistano le compatibilità finanziarie del sistema.
9/6177/183. Cesaro.

La Camera,
premesso che:
nella Tabella C, alla rubrica Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sono stanziati 181 milioni di euro per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 per il Fondo per l'ampliamento dell'offerta formativa;
continua la diminuzione dei finanziamenti originariamente previsti per il sostegno all'autonomia scolastica;
le disponibilità complessive del Fondo negli anni precedenti ammontavano a 237,44 milioni dl euro nel 2002, a 225,04 milioni di euro nel 2003, a 203,72 milioni di euro nel 2004 e a 198,72 milioni di curo nel 2005;
rispetto all'esercizio precedente, la disponibilità complessiva del Fondo registra, pertanto, una notevole riduzione di stanziamento;

impegna il Governo:

ad effettuare un costante monitoraggio delle disposizioni di cui in premessa, anche al fine della adozione di provvedimenti volti a reperire risorse adeguate al rifinanziamento del Fondo per l'ampliamento dell'offerta formativa almeno al livelli previsti dal a legge finanziaria 2005.
9/6177/184. Martella, Grignaffini, Tocci, Sasso, Capitelli, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli, Buffo.

La Camera,
premesso che
finora risulta completamente elusa la previsione della legge 143 del 2004 che all'articolo 1-bis contempla l'adozione di un piano pluriennale di nomine a tempo indeterminato che si sarebbe dovuto adottare entro il 31 gennaio 2005;
nel corso del prossimo triennio, dovrà essere consentita la copertura di posti disponibili e vacanti; che nell'anno 2005-2006 sono state effettuate solo 40 mila nomine a tempo indeterminato e che il piano per eliminare il fenomeno degli altri 150 mila precari non è stato previsto;
all'attuazione del piano si sarebbe dovuto provvedere mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria;


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ciò non accade con la presente finanziaria;

impegna il Governo:

a provvedere tempestivamente affinché tutte le nomine a tempo determinato dei personale docente, effettuate per l'anno scolastico 2005-2006 sulla base delle graduatorie provinciali permanenti, vengano trasformate con la medesima decorrenza, ai fini giuridici ed economici, a tempo indeterminato e affinché:
nell'anno scolastico 2006-2007 le sedi definitive e le eventuali nuove nomine, vengano assegnate sulla base delle graduatorie provinciali permanenti e delle vigenti graduatorie, dei concorso per titoli ed esami;
il personale già nominato a tempo indeterminato, a cui non possa essere assegnata la sede definitiva sulla base dei posti disponibili, rimanga in servizio a tempo indeterminato e collocato negli organici di istituto;
a decorrere dall'anno scolastico 2006-2007 vengano assegnati a tempo indeterminato il 70 per cento dei posti vacanti all'inizio dell'anno scolastico corrispondente;
le disposizioni di cui sopra si applichino anche al personale ATA.
9/6177/185. Carli, Grignaffini, Tocci, Capitelli, Sasso, Martella, Lolli, Chiaromonte.

La Camera,
premesso che:
nel suddetto stato di previsione si registra per il prossimo esercizio finanziarlo, una diminuzione degli stanziamenti rispetto alle previsioni della legge di bilancio per il 2005, per quanto riguarda le autorizzazioni di cassa e per la spesa autorizzata per competenza e, quindi, il Ministero per i beni e le attività culturali subisce un taglio al bilancio di competenza per il 2005 superiore all'8 per cento per cento circa;
gli stanziamenti di competenza rispetto allo scorso esercizio finanziario hanno già subito una riduzione di ben 209,842 milioni dl euro. Questo significa che in meno di due anni il Ministero per i beni e le attività culturali ha perso ben il 9,42 per cento degli stanziamenti di competenza;
stando all'esame del disegni di legge di bilancio e finanziaria per il 2006 il Ministero per i beni e le attività culturali si troverà di fronte a una riduzione complessiva del proprio bilancio di competenza, maturata tra il 2005 e il 2006, di più di 320 milioni di euro;
allo stato dei fatti è concreto il rischio della chiusura per musei, istituzioni culturali, enti, associazioni e fondazioni che ricevono finanziamenti pubblici, imprese dello spettacolo dal vivo e cinematografiche e vi è l'incognita gravissima se l'Amministrazione centrale e periferica dei beni culturali sia in grado di esercitare le proprie funzioni di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale;
a fronte di questa situazione permane una gravissima situazione di sotto organico dell'intero ministero anche in considerazione della recente riforma dello stesso e dei nuovi e gravosi impegni assegnati;

impegna il Governo:

ad effettuare un costante monitoraggio della applicazione delle misure di cui in premessa, anche al fine dell'adozione di provvedimenti volti a ristabilire gli stanziamenti indispensabili per il Ministero per i beni e le attività culturali affinché siano assicurate al settore della cultura e della produzione culturale le risorse pubbliche necessarie per programmare e gestire le proprie attività, nonché per garantire


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ai cittadini la fruizione e l'accesso al beni e alle attività culturali.
9/6177/186. Chiaromonte, Grignaffini, Carli, Giulietti, Lolli, Capitelli, Sasso, Tocci, Buffo, Martella.

La Camera,
premesso che:
gli stanziamenti pubblici destinati ai diversi settori della cultura, dal 2001 ad oggi, hanno registrato una costante e gravissima flessione;
il Fondo unico dello spettacolo (FUS) ha subito tagli ingenti che, rispetto al 2001, ne hanno determinato una riduzione complessiva del 50 per cento. L'iniziale reintegro di 85 miliardi apportato al Senato, sembra essere limitato dal successivo maxiemendamento presentato alla Camera che apporta un ulteriore taglio di 20 miliardi spalmato sui 3 anni 2006-2008. In ogni caso il reintegro è un atto totalmente insufficiente, volto esclusivamente ad un recupero di facciata che non risolve minimamente i problemi in cui versa il mondo della cultura italiana;
lo stanziamento previsto con la legge istitutiva del FUS (legge n. 163 del 1985), infatti, ammontava a 717 miliardi di lire per il 1985. Questo significa che nel 2006 lo spettacolo Italiano avrà ben 136,119 miliardi di lire in meno di quanto lo Stato aveva previsto di stanziare per queste stesse attività più di venti anni fa. La perdita di finanziamenti pubblici che subiscono i settori e le istituzioni dello spettacolo e la cinematografia italiani è, poi, in termini di potere reale d'acquisto molto più grave di quanto appena esposto;
l'attuale stanziamento previsto dalla Tabella C del disegno di legge finanziaria in discussione decreta la chiusura, di fatto, delle attività dello spettacolo italiano. Infatti oltre 200 milioni di euro sono assorbiti dal fabbisogno delle fondazioni lirico-sinfoniche che, è il caso di ricordarlo, occupano oltre 5 mila persone su tutto il territorio nazionale, oltre a costituire in tutto il mondo una tra le più importanti testimonianze della nostra tradizione e produzione culturale e artistica. Detratta questa quota resterebbero una somma del tutto insufficiente per finanziare tutti gli altri settori dello spettacolo: cinema, teatro di prosa, danza, musica e attività circensi. Va ricordato, poi, che lo spettacolo in Italia, nel suo complesso, conta all'incirca 250 mila addetti, tra artisti, tecnici, operatori, maestranze e che una tale esiguità di finanziamenti pubblici mette in serio rischio i livelli occupazionali dell'intero comparto;
l'inadeguatezza e la scarsità di tali stanziamenti per la produzione e l'industria dello spettacolo italiani, che costituiscono per il nostro Paese il motore dello sviluppo civile ed economico, determinerebbero, di fatto, la chiusura di interi settori di attività che, al contrarlo, sono da considerare strategici per la ripresa dei Paese e necessitano di adeguatezza progettuale, sia in termini di finanziamento, sia in termini di programmazione e di politica di interventi;

impegna il Governo:

a monitorare l'applicazione delle misure di cui in premessa, anche al fine della eventuale adozione di provvedimenti volti a reperire risorse adeguate a garantire un significativo incremento dei FUS, al fine di ristabilire gli stanziamenti previsti dalla legge finanziaria 2005 e di ovviare così alle gravi conseguenze, quali la chiusura di interi settori di attività, che si produrrebbero in esito a tale drastica riduzione di stanziamenti.
9/6177/187. Grignaffini, Chiaromonte, Carli, Giulietti, Lolli, Capitelli, Sasso, Tocci, Buffo, Martella.

La Camera,
premesso che:
tra gli studenti universitari aventi diritto alle borse di studio, circa 50 mila non hanno ricevuto la borsa di studio per mancanza di fondi;


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impegna il Governo:

ad adottare ulteriori iniziative normative dirette a reperire i fondi necessari per restituire questo diritto agli studenti universitari
9/6177/188. Lolli, Tocci, Grignaffini, Martella, Sasso, Capitelli, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Buffo.

La Camera,
premesso che:
nella Tabella C, alla rubrica Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sono stanziati 181 milioni di euro per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 per il Fondo per l'ampliamento dell'offerta formativa;
continua la diminuzione dei finanziamenti originariamente previsti per il sostegno all'autonomia scolastica;
le disponibilità complessive del Fondo negli anni precedenti ammontavano a 237,44 milioni di euro nel 2002, a 225,04 milioni dl euro nel 2003, a 203,72 milioni di euro nel 2004 e a 198,72 milioni di euro nel 2005;
rispetto all'esercizio precedente, la disponibilità complessiva del Fonda registra, pertanto, una notevole riduzione di stanziamento;

impegna il Governo:

ad effettuare un costante monitoraggio delle misure di cui in premessa, anche al fine di adottare ulteriori provvedimenti diretti a chiarire le ragioni di queste drastiche riduzioni di stanziamento ed a provvedere a reperire risorse adeguate al rifinanziamento del Fondo per l'ampliamento dell'offerta formativa almeno ai livelli previsti dalla legge finanziaria 2005.
9/6177/189. Buffo, Martella, Grignaffini, Tocci, Sasso, Capitelli, Carli, Chiaromonte, Giulietti, Lolli.

La Camera,
premesso che:
con la legge 508 del 1999 di riordino delle istituzioni musicali, 21 Istituti musicali italiani hanno ottenuto il pareggiamento e sono stati trasformati come è accaduto ai Conservatori di Musica in Istituti superiori di Studi Musicali di livello accademico, uniformandosi agli standard europei;
le norme previste dalla legge contribuiscono certamente alla crescita culturale del nostro paese, garantendo la diffusione sul nostro territorio di un'educazione musicale di ulta qualità, di produzione e ricerca e promuovendo nuovi talenti in un'ottica di apertura verso gli altri paesi e secondo quanto previsto dalla Convenzione di Lisbona;
l'attuazione dei decreti attuativi previsti dalla legge 508 del 1999 e i conseguenti ordinamenti conseguenti richiedono strutture e strumentazioni idonee, nuovi organismi, apparati amministrativi efficienti ed un nuovo inquadramento contrattuale del personale;
gli oneri derivanti da questa radicale trasformazione gravano interamente sugli Enti locali (i comuni, in alcuni casi, le province) che si trovano in una situazione di generale difficoltà di bilanci causate dalla riduzione dei trasferimenti previsti dalla legge finanziaria;
gli Istituti musicali pareggiati si trovano, quindi, in un frangente davvero «eccezionale» che non ha paragoni con quello di altre Istituzioni culturali. Infatti, la legge 508199 prevede che la graduale statizzazione avvenga senza oneri per lo Stato, mentre i costi di gestione ordinaria e gli oneri aggiuntivi per la trasformazione sono tutti a carico degli enti locali;

impegna il Governo:

a prevedere, nel corso del prossimo quinquennio, interventi finanziari straordinari da parte dello Stato da erogare agli Istituti musicali pareggiati allo scopo di affiancare


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l'intervento degli Enti locali e, al contempo, di promuovere la stipula di protocolli di intesa tra Miur, Enti locali ed Istituti musicali pareggiati per dare certezze al percorso di statizzazione.
9/6177/190. Capitelli, Grignaffini, Chiaromonte, Carli, Sasso, Giulietti, Lolli, Martella, Sasso, Tocci.

La Camera,
premesso che:
all'articolo 5, comma 3, della legge 3 agosto 2004, n. 206, prevede il beneficio dell'indennizzo per genitori deceduti per azioni di terrorismo in favore dei figli;
il comma 570 prevede un finanziamento per l'estensione dei benefici già previsti per le vittime del terrorismo ad ulteriori soggetti;

impegna il Governo:

a prevedere che nell'applicazione della norma citata in premessa siano inclusi fra i beneficiari dell'indennizzo anche i figli anche se non conviventi e a carico.
9/6177/191. Ascierto.

La Camera,
premesso che:
per esigenze non preventivabili potrebbe verificarsi la necessità di movimentare il personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia, vincitore di concorso assegnato nella prima sede di servizio, prima che siano trascorsi cinque anni dalla loro assegnazione alla sede;
il comma 231 dell'articolo 1, esclude la possibilità di movimentare il su citato personale prima che siano trascorsi cinque anni dalla assegnazione;

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative normative volte a prevedere l'esclusione da tale norma restrittiva del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare.
9/6177/192. Bellotti, Ascierto.

La Camera,
premesso che:
con il maxi emendamento presentato dal Governo si è introdotto l'istituto della programmazione fiscale per i periodi d'imposta 2006-2008;
nell'ambito di tate procedura è altresì consentito ai contribuenti che intendano avvalersene di regolarizzare le proprie posizioni tributarie anche con riferimento ai periodi di imposta 2003-2004;
il complesso delle disposizioni inserite non assicurano una continuità con riferimento al periodo di imposta in corso (2005) per il quale non sarebbe possibile avvalersi né della programmazione fiscale né della possibilità di regolarizzazione,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative normative volte ad includere nella citata programmazione fiscale anche il periodo di imposta 2005 restando in ogni caso fermi i versamenti degli acconti già eseguiti anteriormente all'introduzione della disposizione medesima, al fine di escludere conseguenze negative per la finanza pubblica che potrebbe viceversa trarne rilevanti vantaggi.
9/6177/193. Leo.

La Camera,
premesso che:
con i commi 276 e 280 dell'articolo 1, si dà attuazione dell'accordo Stato-Regioni del 23 marzo 2005, in materia di spesa sanitaria, finalizzato anche al raggiungimento dell'equilibrio tra entrate ed uscite; a tale scopo il fondo sanitario nazionale viene incrementato di un ulteriore


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miliardo, portandolo a oltre 90 miliardi dì euro; i commi 281 e 282 stanziano 2 miliardi di euro per il ripiano dei disavanzi sanitari delle regioni negli anni 2003 e 2004, prevedendo il riparto in base alla popolazione; peraltro al comma 50 viene rifinanziato il fondo a copertura dei debiti di fornitura delle amministrazioni statali, tramite il quale i creditori cedono il proprio il proprio titolo alla Cassa depositi e prestiti che li ristora a valere su un fondo istituito presso il Ministero dell'economia;
la regione Campania si contraddistingue per la catastrofica e clientelare gestione del proprio sistema sanitario; solo per citare i fatti degli ultimi mesi, alla Campania è attribuibile una quota di almeno il 20 per cento del complessivo sforamento della spesa sanitaria nazionale, nonostante che nel 2004 ben 95mila propri cittadini siano partiti alla volta di ospedali del centro nord; il 3 ottobre il Ministro della salute ha denunziato che, per l'edilizia sanitaria, la Campania ha avuto la disponibilità di un miliardo e 100 milioni di euro, ma ha presentato progetti finanziabili e ammessi solo per 287 milioni di euro, pari al 25,9 per cento; con diverse denunzie effettuate tra l'estate e l'autunno di quest'anno sono state svelate le pratiche lottizzatone con sui sono gestite le strutture sanitarie della regione (secondo lo SDI Margherita e DS si sono «divisi 63 incarichi, il 99 per cento nella sanità»), fino al clamoroso scioglimento degli organi direttivi dell'ASL n. 4 Napoli, caso unico in Italia, per infiltrazione camorristica;
in questo quadro prosegue la politica della regione Campania di non ottemperare i propri impegni di pagamento con le strutture accreditate, le farmacie ed i fornitori di materiali sanitari; taluni ritardi hanno superato i 600 giorni, i laboratori di analisi hanno sospeso le prestazioni a carico del SSN per gli ultimi tre mesi dell'anno in considerazione dell'esaurimento dei fondi destinati alla copertura dei relativi oneri; numerose imprese di settore sopravvivono solo con operazioni di factoring, tramite le quali vendono il proprio credito alle banche, rimettendoci però quota del dovuto e gli interessi;
secondo uno studio della commissione europea i ritardi nei pagamenti danneggiano gravemente le imprese in particolare piccole e medie ed una insolvenza su quattro é imputabile a questo motivo; i ritardi nei pagamenti variano da poco più di 30 giorni nei Paesi scandinavi a circa 300 giorni in Italia; la modifica del titolo V della Costituzione, non deve intendersi come libero arbitrio o disomogenea applicazione di nonne e leggi; il comportamento della regione Campania invece sta minando parte del tessuto economico campano, che si configura come finanziatore, suo malgrado, della Sanità campana;

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a prevedere, nell'ambito delle norme sul riparto del fondo sanitario nazionale, disposizioni che prevedano l'obbligo di copertura dei debiti di fornitura contratti dalle regioni tramite le aziende sanitarie locali, eventualmente vincolando quota dei trasferimenti del Fondo sanitario nazionale alle regioni inadempienti.
9/6177/194. Milanese.

La Camera,
premesso che:
con il comma 60 dell'articolo 1 del disegno di legge finanziaria per il 2006 in esame (A.C. 6177) si prevede che le disposizioni di riduzione della spesa di cui ai commi 58 e 59 si applicano anche al Servizio consultivo ed ispettivo tributario, nonché agli altri organismi, servizi, organi e nuclei, comunque denominati, il cui trattamento economico sia rapportato a quello previsto per i componenti delle citate strutture;
i nuclei di valutazione e verifica organicamente incardinati nelle amministrazioni pubbliche svolgono in via ordinaria la funzione di valutazione e verifica e tale funzione, oltre ad essere propria della Pubblica amministrazione, va rafforzata


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a fini di maggiore efficienza e quindi anche di contenimento della spesa pubblica,

impegna il Governo:

ad interpretare il comma 60 nel senso che le disposizioni di riduzione della spesa di cui ai commi 58 e 59 non si applicano a quelle strutture comunque denominate che svolgono attività di valutazione e verifica e che siano organicamente incardinate nelle Amministrazioni pubbliche.
9/6177/195. Giudice.

La Camera,
premesso che:
il comprensorio territoriale aversano composto dai comuni di: Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Castel Volturno, Cesa, Frignano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Orta di Atella, Parete, S. Arpino, San Cipriano di Aversa, San Marcellino, Succivo, Teverola, Trentola ducenta, Villa di Briano, Villa Literno, ha con apposite delibere manifestato la volontà di far parte della istituenda provincia di Aversa rispondente in pieno ai criteri ed indirizzi richiesti dall'articolo 21 comma 3 lettera f) del decreto legislativo n. 267 del 2000,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative volte a provvedere appositi stanziamenti al fine di consentire l'istituzione della provincia di Aversa.
9/6177/196. Santulli.

La Camera,
premesso che:
la tabella della tariffa dell'imposta sugli intrattenimenti (allegato A) del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 640, e successive modificazioni, prevede l'esclusione dal pagamento di detta imposta quando lo spettacolo contiene per la maggior parte della durata esecuzioni dal vivo;
considerando che molte discoteche eludono detta imposta organizzando intrattenimenti con musica dal vivo ai quali non assiste nessuno;
considerando che l'incasso ed il controllo di detta imposta è diminuito notevolmente da quando alla SIAE è subentrata l'Agenzia delle Entrate;
tutto ciò premesso,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative per modificare la tabella della tariffa dell'imposta sugli intrattenimenti (allegato A) del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 640, e successive modificazioni escludendo qualsiasi forma di esenzione e lo impegna altresì ad affidare l'incasso e il controllo dell'imposta sugli intrattenimenti alla SIAE.
9/6177/197.Maggi.