Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 703 del 10/11/2005
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(Progetto di accorpare la Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico e demoantropologico di Matera alla sede dirigenziale della Soprintendenza di Potenza - n. 2-01714)

PRESIDENTE. L'onorevole Adduce ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01714 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).

SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, cercherò di agevolare il suo compito riducendo i tempi della mia illustrazione.

PRESIDENTE. Le sarò eternamente grato, onorevole Adduce!

SALVATORE ADDUCE. Signor sottosegretario di Stato, abbiamo deciso di interpellarla in ordine ad una questione di notevole interesse per la cultura, la ricerca e la storia del nostro paese, poiché si tratta non di un problema burocratico e di conti da far quadrare, quanto piuttosto di sapere se il Governo abbia deciso di cancellare uno dei presidi culturali più importanti del nostro paese.
Si stanno diffondendo, infatti, voci su un possibile accorpamento della sede dirigenziale della soprintendenza regionale per i beni artistici, storici e demoantropologici, con sede a Matera, alla soprintendenza per i beni ambientali e architettonici di Potenza. Ho volutamente parlato di «voci», signor rappresentante del Governo, perché non voglio credere che sia stato assunto qualche provvedimento finalizzato a disporre tale accorpamento.
Tanto per mettere le cose in chiaro, signor sottosegretario, vorrei dirle che nutro la speranza che lei mi risponda che nulla è stato deciso, né sia in programma rispetto ad un'ipotesi di questo genere. Affermo ciò a ragion veduta, dal momento che, questa mattina, ho ricevuto la notizia che gli uffici del Ministero interessato, per consentirle di rispondere, hanno chiesto informazioni proprio alle strutture della soprintendenza della Basilicata, che sarebbe oggetto degli accorpamenti paventati. Dunque, evidentemente, per quanto ne possa sapere, non vi erano notizie in possesso del suo dicastero.
Veniamo allora al problema. Cos'è la soprintendenza regionale per i beni artistici, storici e demoantropologici della Basilicata, con sede in Matera? Si tratta di una sede periferica del Ministero per i beni e le attività culturali che, a seguito di un lungo ed appassionato dibattito culturale, politico ed anche parlamentare, si volle realizzare nel sopracitato comune. Vorrei ricordare che è un dibattito iniziato nei primi anni Sessanta ed approdato, nel 1971, alla decisione di costituire quella sede proprio nel capoluogo provinciale di Matera.
Perché venne deciso che la sede della soprintendenza dovesse essere stabilita in tale luogo? Forse per assegnare un posto a qualche dirigente? Oppure per premiare un territorio, magari bacino elettorale di qualche «notabile» politico? No: forse si tratta di una delle decisioni più interessanti assunte in passato. Tale scelta, infatti, venne adottata proprio per lo straordinario patrimonio storico e culturale di cui Matera è dotata, poiché nessun territorio lucano più di quello materano ha titolo per divenire un presidio di tutela, valorizzazione e produzione culturale al servizio dell'intera Basilicata, nonché di una più ampia area meridionale.
Matera, infatti, possiede uno straordinario patrimonio storico, artistico ed ambientale, oltre ad essere un eccezionale luogo del Mezzogiorno. Essa è patrimonio del mondo: il riconoscimento Unesco del 1993 non investe un singolo o isolato monumento, ma i trenta ettari dei «rioni Sassi» e l'intero altopiano murgico, dove la vicenda dell'uomo, da oltre ventimila anni, non ha subito interruzioni e pause storiche.
Il mondo universale degli studiosi e dei visitatori attenti sa benissimo che Matera rappresenta una tappa obbligata sia per quanti vogliono conoscere la storia dell'umanità, sia per coloro che desiderano trovare ispirazione alla propria tensione creativa. Per queste ragioni, il comune di Matera ha messo a disposizione, per decenni, importanti contenitori architettonici, a cominciare dall'ex monastero di


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Sant'Agostino, che è stato perfettamente restaurato e che fu inaugurato dall'allora ministro Paolucci.
La soprintendenza, inoltre, diresse i lavori di palazzo Lanfranchi, ceduto anch'esso in comodato dal comune al Ministero per i beni e le attività culturali, dove oggi è ospitato il Museo di arte medioevale e moderna della Basilicata, il quale, tra l'altro, ospita emblematiche opere del territorio lucano, come i quadri del Seicento-Settecento napoletano, quelli della raccolta d'Errico, una raffinata antologia di Carlo Levi, nella quale è presente il grande e noto pannello della Basilicata dipinto nelle ricorrenza di Italia 1961, nonché una serie di altre opere.
Vorrei sottolineare che il comune di Matera ha messo gratuitamente a disposizione del Ministero per i beni e le attività culturali anche altro patrimonio, come, ad esempio, una preziosa area centrale della città, su cui il citato dicastero ha edificato l'ala nuova del Museo archeologico nazionale «Domenico Ridola».
Tutto questo, nelle continuità di una tradizione in cui il reale rapporto tra la comunità locale e lo Stato si è, via via, vivificato; una tradizione iniziata molto tempo prima, nei primi anni del secolo scorso, quando l'archeologo Ridola donò all'Italia, il 21 giugno 1910, la propria straordinaria collezione di reperti preistorici rinvenuti nel territorio materano, donazione accettata con legge dello Stato 9 febbraio 1911, n. 100. Una serie di attività che noi abbiamo elencato - non le ripeto per brevità - nella nostra interpellanza sono oggi organizzate nell'ambito di questo grande patrimonio, così come una serie di eventi annualmente si svolgono in quella città e nei comuni limitrofi.
Questo complesso di opere, questo complesso di eventi, questo straordinario giacimento, questo straordinario patrimonio sono presenti in un territorio molto ricco, fatto non soltanto di cose materiali, ma anche di presenza umana, di uomini, di energie, di intelligenze ed esperienze che bisogna valorizzare, e che il ministero ha valorizzato in questi anni, anche attraverso la dirigenza e la sede regionale della soprintendenza per i beni artistici, storici e demoantropologici della Basilicata, con sede in Matera.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, onorevole Bono, ha facoltà di rispondere.

NICOLA BONO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, in riferimento alla questione posta dall'onorevole Adduce ed altri relativa al paventato accorpamento della sede in Matera della soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico della Basilicata con la sede della soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Potenza, si rappresenta quanto segue.
In via generale, occorre far presente che l'articolo 1, comma 93, della legge finanziaria per l'anno 2005 ha imposto alle amministrazioni dello Stato una riduzione dei costi derivanti dalle dotazioni organiche «apportando una riduzione non inferiore al cinque per cento della spesa complessiva relativa al numero dei posti in organico di ciascuna amministrazione», al fine di rendere coerenti gli organici con i reali fabbisogni, in un'ottica di contenimento della spesa pubblica.
Il Ministero ha pertanto provveduto ad avviare un'operazione di rideterminazione della dotazione organica, operazione che era, peraltro, già stata iniziata a seguito delle recenti modifiche normative che hanno interessato il dicastero (regolamento di organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, decreto legislativo n. 3 del 2004; e codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42 della 2004).
Al momento, si sottolinea che non è possibile dare alcuna anticipazione sull'entità e gli esiti di tale intervento, in quanto si tratta ancora di ipotesi lavoro che, peraltro, tengono conto del numero complessivo dei posti di organico da sottoporre a decurtazione, salvo la verifica dell'incidenza che tale decurtazione avrà sul territorio. Si segnala che anche i contatti avuti con le organizzazioni sindacali in


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proposito hanno rivestito, pertanto, carattere meramente informativo.
In ogni caso, si sottolinea che, pur a fronte del necessario adempimento dell'obbligo di ridurre gli organici, tale operazione verrà effettuata in modo da evitare riflessi negativi sull'esercizio delle funzioni di tutela, in un'ottica di garantire il mantenimento degli uffici periferici già esistenti, in considerazione della fondamentale importanza dell'attività culturale, scientifica e tecnica svolta dai predetti uffici nel territorio nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Sgarbi, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

VITTORIO SGARBI. Signor Presidente, per quello che ho inteso dell'intervento dell'onorevole Bono, c'è ragione di soddisfazione, la quale spesso non interviene neppure tra maggioranza e maggioranza e, in questo caso, sia pure da una posizione singolare, come quella che io rappresento da tempo, viene, insieme ai colleghi firmatari di questa interpellanza, una sostanziale soddisfazione per i principi che egli ha espresso, ma anche una raccomandazione, che non vuole per ciò, come talvolta è avvenuto tragicamente, diventare, poi, una remissione di fiducia o una insoddisfazione.
La raccomandazione è che, se c'è stata in questi anni una sovrintendenza che si è distinta per l'impegno, il lavoro e la qualità della sua identità e distinzione, è quella di Matera. Né si dimentichi che, in un rapporto felice fra il pubblico e il privato, Matera - ben più di Ferrara, di Pisa, di Mantova e di altre città - ha avuto il beneficio della presenza travolgente di un grande regista che, con un film sulla passione di Cristo, ha reso quel luogo, dai sassi di memoria di povertà e di desolazione, un luogo frequentato e fortunato, una capitale della grande civiltà italiana, che non può immaginarsi dipendente o succube di Potenza.
Se dovessi, in una economia globale, immaginare, al di là del principio della prevalenza del capoluogo, che ci fosse una sottomissione, essa dovrebbe essere di Potenza verso Matera, e non già di Matera verso Potenza, per la quantità di un patrimonio che in quella provincia è superiore e si illumina, ben più di quanto non avvenga a Potenza.
La distinzione resta inevitabile, e le due sovrintendenze tali devono essere per il principio che ha portato il Presidente del Senato, all'epoca in cui ero sottosegretario, in un incontro da me patrocinato con l'allora ministro, a stabilire una separazione territoriale fra la sovrintendenza di Lucca e quella di Pisa. Mentre si separa Lucca da Pisa per ovvie ragioni, non si può accorpare Matera, in questo momento così importante e così fertile per quella città al centro di un Mezzogiorno che rinasce, con Potenza, dannando le due città a non assommare delle virtù, ma dei limiti e dei difetti.
Quindi, esiste una sovrintendenza di Lucca - e deve esistere - e la separazione territoriale è più importante che non quella delle fasce di sovrintendenza dei beni artistici o architettonici separate, come è avvenuto con una riforma sbagliata nel Molise, in Puglia e in Calabria. È molto più giusto, invece, limitare i territori e, magari, far diventare le sovrintendenze miste, dove architettura e beni artistici sono una sola cosa, con un sovrintendente che non è in conflitto con il suo collega. Questo spirito di divisione dei territori, più controllabili perché più vicini, dà al sovrintendente una funzione reale di tutela e di controllo.
Se, poi, si aggiunge che Matera - con una grande pinacoteca quale quella ospitata da palazzo Lanfranchi, con l'opera di Carlo Levi, singolare e straordinaria - è la vera capitale, la capitale morale di quella regione, risorta dai sassi in cui si viveva una vicenda di vita disperata e desolata (oggi, chi va a palazzo Lanfranchi si rende conto di ciò che avviene), si potrà anche meditare su quanto stabilito dalla normativa recente, quasi in contraddizione con una legge di Bottai, che destinava la collezione d'Errico ad una sede a palazzo San Gervasio, condivisa oggi con palazzo Lanfranchi. L'operazione di un rapporto virtuale


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fra i due siti fa sì che una parte importante della raccolta sia nel museo di palazzo Lanfranchi e l'altra sia allocata nel paese di palazzo San Gervasio.
In questa fertile capacità di stabilire rapporti, interpretando la norma in maniera non limitativa e, quindi, destinando quell'importante collezione, si è creato all'interno di palazzo Lanfranchi il più bel museo della Basilicata. Non mi pare che, salvo le imprese virtuose dell'attuale sindaco, allora presidente della provincia, Santarsiero, la capacità di promozione e di esibizione museale di Potenza sia paragonabile a quella di Matera, non solo per le chiese, per le grotte rupestri, per gli affreschi, ma anche per il grande museo di palazzo Lanfranchi.
Quindi, il museo della Basilicata è quello e la sovrintendenza dovrebbe stare a Potenza: è un'insensatezza! Allora, sia di guida il modello di Lucca rispetto a Pisa: separare due capitali, affinché l'occhio vigilante del funzionario o dei sovrintendenti sia tale da garantire la massima tutela e non accorpare ciò che non ha senso unire, neanche per ragioni economiche. Né quell'economia porterebbe frutti. Infatti, l'economia sta proprio nell'investire su Matera, nel dare da parte dello Stato quanto sia utile perché i privati - come è accaduto con le produzioni cinematografiche - trovino in quel luogo la possibilità di investire non nobis domine, per tutti e non soltanto per il loro vantaggio.
Per questo motivo, è chiaro che (così come esiste una provincia di Matera o il sindaco di Matera) l'identità culturale deve rispecchiarsi in una gestione della sovrintendenza che a Matera dia la propria capacità di intervento e di tutela. Vorrei sottolineare, a tale riguardo, l'insensatezza di tale scelta; ricordo le telefonate ricevute e la disperazione dei funzionari con riferimento a tale accorpamento, disposto nel nome di una capitale certamente importante, come Potenza, ma che non ha la dimensione internazionale, né il patrimonio artistico di Matera. Privilegiare quella dimensione vuol dire - esattamente come è accaduto - capire che nel dividere i territori si ha maggior tutela. Dando a Lucca ciò che è di Lucca, si fa un'operazione che fu sensata ed è sensata. Se si opera in quella direzione per Lucca, non si può operare a ritroso per Matera. Non si può tornare indietro quando si è andati avanti.
In questo senso, quindi, le considerazioni del collega Bono vanno ascoltate e sono recepite con soddisfazione, nell'impegno che chiediamo al Governo di impedire, per il vantaggio stesso del ministero, questo progetto, che soltanto un burocrate cieco può concepire, colui che non ha del territorio e della storia dell'arte una consapevolezza vera, ma fa delle mappe sulla carta, così come si dividevano i paesi africani o altri paesi attraverso delle linee rette, che non avevano niente a che fare con le identità culturali di quei territori.
Non si possono fare le sovrintendenze a tavolino, ma va misurata anche la tradizione. L'attuale soprintendente regionale Scarpellini e Paolo Venturoli, che è un grande studioso di scultura e che ha fatto una bellissima mostra a palazzo Lanfranchi, denotano che anche i funzionari che hanno lavorato a Matera si sono distinti per la qualità e l'impegno, dimostrando una passione per quel territorio che non può essere certamente tradita o ridotta ad una mortificazione, trascinando Matera alla corte di Potenza senza ragione e senza dignità.
Pertanto, esorto il sottosegretario Bono a tenere come propria la battaglia per la difesa del meridione e dei valori di quella cultura, nel nome di Carlo Levi, che sono rappresentati nel museo di Matera, e per conservare l'identità di quella sovrintendenza, a vantaggio dello Stato e anche di un'economia che voglia ridurre le spese, investendo il giusto impegno per ottenere il migliore risultato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Congratulazioni).

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