BOZZE NON CORRETTE |
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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2005, n. 184, recante misure urgenti in materia di guida dei veicoli e patente a punti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 6150 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6150 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6150 sezione 4).
Avverto, altresì, che sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 6150 sezione 5).
Per quanto riguarda l'ammissibilità degli emendamenti riferiti al decreto al nostro esame, la Presidenza rileva che il testo del decreto trasmesso dal Senato è composto da 26 articoli che intervengono in una serie molto ampia di disposizioni del codice della strada nonché in materia di organizzazione del Ministero delle infrastrutture e trasporti. La valutazione di ammissibilità degli emendamenti presentati in Assemblea è stata effettuata dalla Presidenza sulla base di tale contenuto e dei criteri di ammissibilità adottati dalla Commissione di merito.
Alla luce di tali considerazioni, la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, le seguenti proposte emendative, per le quali la presidenza della Commissione aveva, peraltro, già rilevato profili di inammissibilità: Bornacin 1-viciesquinquies.011 e
1-viciesquinquies.012, relativi alla proroga delle concessioni ferroviarie esistenti e sulla regolazione delle partite debitorie e creditorie connesse alla copertura del disavanzo delle ferrovie; Susini 1-viciesquinquies.014, in quanto prevede un intervento di carattere legislativo su una fonte di natura regolamentare.
La Presidenza non ritiene, inoltre, ammissibili ai sensi dell'articolo 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del regolamento, in quanto relative a materia non strettamente attinente all'oggetto del provvedimento, le seguenti proposte emendative non previamente presentate in Commissione: Cusumano 1.decies.60, limitatamente al capoverso 1-bis, che prevede un intervento di carattere legislativo su una fonte di natura regolamentare; Carbonella 1-viciesquinquies.061, relativo all'omologazione dei dispositivi antiabbagliamento; Pasetto 1-viciesquinquies.063, relativo alla ricognizione ed al potenziamento dei trasferimenti agli enti territoriali per la messa in sicurezza della rete stradale non nazionale; Pasetto 1-viciesquinquies.064, riguardante il finanziamento per il Piano nazionale della sicurezza stradale; Cusumano 1-viciesquinquies.066 e 1-viciesquinquies.067, volti a modificare taluni articoli del codice penale; Cusumano 1-viciesquinquies.068, relativo divieto di vendita sulle aree pubbliche di bevande alcoliche; Cusumano 1-viciesquinquies.069, relativo al divieto di vendita di bevande alcoliche in locali situati sulle autostrade e sulle strade statali; Cusumano 1-viciesquinquies.070, relativo al divieto di vendita di bevande alcoliche mediante distributori automatici; Cusumano 1-viciesquinquies.071, volto ad introdurre norme finalizzate a promuovere la consapevolezza dei rischi di incidentalità stradale in caso di guida in stato di ebbrezza; Cusumano 1-viciesquinquies.072, relativo ai dispositivi di sicurezza nelle manovre di retromarcia di veicoli pesanti; Cusumano 1-viciesquinquies.073, relativo all'individuazione dei farmaci che producono effetti negativi sulla guida (vedi l'allegato A - A.C. 6150 sezione 1).
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, è stato ritirato dal presentatore l'emendamento Albonetti 1-sexiesdecies.1.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffaldini. Ne ha facoltà.
FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, normalmente la finalità del codice della strada è quella di garantire la
sicurezza, ovvero disporre regole e sanzioni proprio con l'unico grande obiettivo della sicurezza. In particolare, il codice della strada ha l'obiettivo di elevare lo standard di sicurezza e di ridurre la strage di morti, feriti ed invalidi permanenti che ogni anno si registrano a causa degli incidenti stradali. Inoltre, esso ha il compito di predisporre una normativa moderna, ma soprattutto stabile.
Un codice della strada non può essere cambiato ogni tre mesi nei suoi punti essenziali. Infatti, proprio per produrre effetti deve avere la capacità di durare nel tempo in modo che gli operatori di controllo, come le forze di polizia, i costruttori di autoveicoli - chiamati ad intervenire con nuove tecnologie sui loro prodotti in relazione alla sicurezza - e le aziende che hanno il compito di costruire e garantire la manutenzione delle strade abbiano punti di riferimento chiari per svolgere il proprio lavoro che ha ricadute importanti sulla sicurezza delle strade. Inoltre, la stabilità è importante anche per gli stessi cittadini, che devono conoscere le norme che per un certo periodo regolano la circolazione stradale.
Per tali motivi, così come accade per ogni altro codice, quando vi è bisogno di introdurre una riforma si ricorre da una legge delega. Il Governo di centrosinistra e il Parlamento nel corso della precedente legislatura approvarono appunto nel marzo 2001 una legge delega in cui furono fissati alcuni princìpi ed indicazioni, affidando al Governo, che dispone di competenze tecniche proprie, il compito di produrre una riforma ben fatta.
Tuttavia, in seguito è iniziata l'opera di manomissione del codice della strada; tale modo di procedere non è un bene per principio. Il decreto-legge in oggetto, ad esempio, era composto da un solo articolo ed era stato emanato con carattere di urgenza per rispondere alle obiezioni contenute nella sentenza della Corte costituzionale rispetto ad uno specifico punto della normativa adottata lo scorso anno. Tale punto riguardava la sottrazione dei punti sulla patente al proprietario del veicolo sul quale era stata compiuta un'infrazione da altra persona non identificata. Avevamo già segnalato allora questa contraddizione e questa possibile eccezione, tuttavia si è voluto
procedere comunque con la testa dura ed, infatti, siamo costretti a rivedere questa norma. Era questo il punto da correggere.
Invece, è pervenuto dal Senato un testo modificato da una montagna di emendamenti, alcuni brevi ed alcuni lunghi addirittura tre pagine, fino ad utilizzare lontani numeri latini per indicare i vari commi ed articoli introdotti nel testo. Pertanto, si è creata una situazione che innanzitutto è particolarmente seria nel principio stesso perché si modifica una legge che, invece, aveva bisogno di essere consolidata. Addirittura, con alcuni emendamenti approvati, si interviene ancora una volta sulle tabelle relative ai punti della patente.
Tutti coloro i quali hanno vissuto, in questa legislatura, la discussione sui punteggi della patente da detrarre sulla base delle singole infrazioni, sanno quanto tale discussione sia stata complicata. C'era una proposta del Governo. Nella Commissione tutti sono diventati poliziotti (più tre, meno due...!), è emersa un'altra proposta, ad un certo momento abbiamo concordato: votiamone una, ma dopo, per un po' di tempo, lasciamo perdere. Invece, si è proceduto ulteriormente a modificare i punteggi, vale a dire una delle norme più delicate.
Dunque, il provvedimento in esame dovrebbe rispondere ai problemi della sicurezza e alle questioni più urgenti da correggere, come quelle sollevate dalla sentenza della Corte, ed eventualmente aggiungere poche altre norme che comunque non rimettano in discussione l'impianto complessivo. Ci è arrivato invece un «minestrone», un pasticcio.
Abbiamo formulato una proposta, pure in un momento di tensione all'interno di quest'aula che dura da vari mesi su molti provvedimenti, che non sto qui a citare. Abbiamo formulato una proposta: «ripuliamo» questo provvedimento, riportiamolo alla questione essenziale, vale a dire la sentenza della Corte costituzionale, ed eventualmente aggiungiamo una norma riguardante il finanziamento del Centro elaborazione dati del Dipartimento per i trasporti terrestri, che raccoglie i dati relativi ai punti della patente sottratti e che non ha lacrime per piangere, non ha una lira. Se si blocca il «cervellone» possiamo prevedere tutte le norme che vogliamo, ma non funziona più niente. Abbiamo dunque proposto di limitarci a questi due aspetti, sopprimendo le altre norme, sulle quali si potrà discutere successivamente.
Al contrario, non soltanto si sono moltiplicate le norme, ma nell'impotenza a contrastare il fenomeno degli incidenti stradali e nell'incapacità di organizzare i controlli sulle strade, che sono il punto essenziale, si è semplicemente alzata di un tono la voce, ci si è messi a gridare: le sanzioni saranno di 2 mila euro, di 4 mila euro! Se c'è una persona che magari, sbagliando, si reca velocemente alla posta e «appoggia» la sua «macchinetta» in sosta vietata, la sanzione è di 4 mila euro, 8 milioni di vecchie lire! Si tratta certamente di un'infrazione, ma non c'è proporzione. Dunque, si alza la voce e non si fanno
i controlli. Si facciano, invece, molti controlli. Tuttavia, ad esempio, nell'ultima «manovrina» finanziaria si toglie il 20 per cento della risorse per la polizia, e in alcuni emendamenti si prevede addirittura che i vigili stiano solo a casa loro, in centro, e che non possano effettuare i controlli con il telerilevamento in alcune strade.
Si tratta quindi di un provvedimento che dice e disdice, che fa e disfa, un provvedimento, insomma, complicato. Cito, ad esempio, l'articolo 1, l'unico condivisibile. Vi era una norma precedente, sbagliata; una norma nel decreto-legge originario adottato dal Governo e presentato al Senato; una norma modificata dal Senato; una norma che uscirà ulteriormente modificata da parte di questa Assemblea. Dunque, nel giro di poco tempo vi sono state quattro versioni dello stesso articolo, e poi si vedrà al Senato. Vi è inoltre la questione, alla quale ho fatto cenno, delle sanzioni, nonché altre questioni.
Insomma, quando si tratta di approvare un codice, ci ritroviamo a discuterlo in una platea di 630 persone, nella quale, come capita nel calcio quando si vede una partita, allo stadio o davanti la televisione, tutti si sentono allenatori e urlano al televisore come spostare i giocatori, se la prendono con l'allenatore, con l'arbitro, il guardalinee o, addirittura, con il quarto uomo. La stessa cosa avviene per il codice della strada: appena ne parliamo in modo «facilone», tutti si sentono poliziotti, garantisti oppure spietati, fino a giungere a posizioni che hanno anche del ridicolo. Per fortuna, credo, in questa fase è ancora possibile cambiare qualcosa. In questa modifica introdotta dal Senato è stata inserita una figura trasportistica ignota nell'universo. Al Senato hanno previsto per il camion il carrello dolly, che gli stessi uffici della Camera, dopo aver studiato le legislazioni degli altri paesi, asseriscono non esistere. Cosa è questo carrello dolly? Un carrello clonato? Si è arrivati a questo: inserire nel codice della strada il carrello dolly!
Non voglio poi ricordare che tra gli emendamenti presentati ve n'è uno che cerca di interpretare cosa accade quando un'infrazione viene compiuta da un ambasciatore o da un console onorario. Cosa può accadere? Si tratta pur sempre di un'infrazione! Stiamo arrivando ad un livello che comincia ad essere preoccupante, se non esilarante. Per questo ritengo che nella nostra riflessione dobbiamo cercare di semplificare di molto la questione piuttosto che complicarla ulteriormente.
In questa ultima fase chiedo di rivedere il giudizio negativo o ipotetico che verrà dato su alcuni emendamenti che, invece, hanno oggettivamente una ragione specifica riguardante la sicurezza. Faccio alcuni esempi. L'emendamento Mazzarello 1-vicies quinquies. 02 stabilisce che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti individua le strade e le autostrade sulle quali non possono transitare trasporti pericolosi e che, in assenza di collegamenti alternativi, tali trasporti siano considerati trasporti eccezionali, ossia che abbiano la scorta, essendo pericolosi. Su questo emendamento non è stato espresso alcun parere. Quando poi un camion o un tir si mette in mezzo ai binari e l'autista abbandona il mezzo bloccando tutto il traffico, deve essere considerato un problema di sicurezza pratico, oppure no?
Vi è poi l'emendamento Quartiani 1.54, che regola tutta l'attività nei centri urbani, in particolare dei mezzi che devono intervenire rapidamente perché c'è una casa che perde acqua o prende fuoco, per dare la possibilità ai comuni di riservare temporaneamente un'area di sosta per i veicoli di pronto intervento. Vi è inoltre l'emendamento Duca 1.6, che parla dei dispositivi di rilevamento a distanza di situazioni pericolose. Si tratta di una decisione già presa dall'associazione mondiale dei costruttori di auto: dotare i veicoli di meccanismi satellitari semplici, che prevedano in anticipo se lungo la strada ci sono degli ingorghi o degli incidenti e, in caso di incidente, permettano di localizzare immediatamente l'automobile, anche se si trova in un fosso.
È altresì da modificare la norma dei 150 chilometri all'ora vigente per le autostrade a tre corsie. Una norma, a mio avviso, sbagliata sulla quale mi riservo di intervenire nel prosieguo dell'esame del provvedimento.
Desidero evidenziare la situazione in cui vengono a trovarsi i conducenti dei camion o di quei mezzi che operano la raccolta porta a porta dei rifiuti. Tali conducenti, durante lo svolgimento del loro lavoro, sono costretti a slacciarsi continuamente le cinture di sicurezza. A questo proposito, noi abbiamo presentato un emendamento, non accettato, che prevede che tali conducenti sarebbero, durante determinati momenti di svolgimento delle loro mansioni, esentati dall'obbligo di allacciarsi la cintura di sicurezza, al fine di evitare loro troppo impedimenti.
Si tratta di idee il cui scopo era quello di fare pulizia su alcuni aspetti allo scopo di rendere, per così dire, un po' più «potabile» la materia.
Infine, desidero porre in rilievo che, a mio parere, i provvedimenti adottati in materia di sicurezza stradale hanno una loro validità se accompagnati dall'esame di alcune delle tematiche più importanti, quali ad esempio il trasporto locale, il trasporto ferroviario, nonché lo spostamento delle merci dalle autostrade e così via.
Sabato scorso il ministro Lunardi, nel corso di un convegno svoltosi a Verona cui hanno partecipato i ministri dei trasporti dei paesi dell'Unione europea, di quelli dei paesi che ambiscono ad entrarvi nonché quelli degli Stati Uniti d'America e della Russia, ha affermato che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti spende per la sicurezza 15 milioni di euro all'anno, risorse finanziarie provenienti dalle multe comminate. Tale ammontare di risorse - bisogna riconoscerlo - è un po' poco. Questo è comunque il quadro entro il quale è trattato il problema della sicurezza stradale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzarello. Ne ha facoltà.
GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, noi speriamo, grazie a questi interventi - ne faremo diversi - svolti sul complesso delle proposte emendative presentate al disegno
di legge di conversione del decreto-legge al nostro esame, di poter convincere il Governo e i colleghi della maggioranza ad un ripensamento, in modo da adottare un provvedimento che davvero affronti le questioni essenziali di questa materia e che non rappresenti invece, come quello alla nostra attenzione, un treno su cui viene caricato tutto e il contrario di tutto. Si potrebbe anche, qualora si rendesse necessaria, svolgere un'eventuale riflessione di fondo, più organica e senza la fretta di dover approvare un decreto-legge, sugli effetti derivanti da certe misure, come ad esempio la patente a punti e le innovazioni introdotte alcuni mesi fa con provvedimenti conseguenti alla legge delega approvata dal centrosinistra che, fra l'altro, l'attuale Governo ha applicato con un ritardo di diversi mesi.
Nella materia in questione occorreva intervenire su due aspetti specifici. Il primo, concerneva, dopo la sentenza della Corte costituzionale, la correzione del provvedimento riguardante la detrazione dei punti quando tale sanzione era stata comminata nel caso di un'auto il cui conducente non fosse stato individuato nell'immediato. Il secondo, la correzione della misura, esagerata e sbagliata, applicata sui motorini.
Non si tratta di predisporre una caterva di interventi, in quanto essi creerebbero confusione e genererebbero problemi di applicazione delle misure adottate e probabilmente non affronterebbero la questione essenziale che invece è opportuno trattare con diversi interventi. Mi riferisco al grande tema della sicurezza stradale. Un tema che ancora pone l'Italia in Europa ai primi posti fra i paesi per numero di incidenti stradali, morti e feriti. Questo dato di fatto ci pone conseguentemente molto lontani rispetto al raggiungimento di quell'obiettivo che ci si era prefissi di raggiungere, quello cioè della diminuzione degli incidenti stradali del 40 per cento entro il 2010. Questo è il punto di fondo su cui occorre ragionare con grande attenzione, con misure certe, senza grida manzoniane, con pene certe e con interventi più larghi che affrontino il tema della sicurezza.
Credo che sia un'occasione, questa, oltre che per riproporre, come noi proponiamo, una semplificazione del provvedimento, per evitare interventi che creino ulteriore confusione nell'applicazione (che deve essere poi compiuta), per
ragionare sulle motivazioni che portano ormai ad una ripresa del numero degli incidenti stradali, dei morti e dei feriti, dopo un primo momento di diminuzione immediatamente dopo l'applicazione della misura sulla patente a punti.
È un punto che dobbiamo considerare con grande attenzione. Qui, forse, c'è la vera differenza tra noi, la vera differenza di impostazione, la linea di fondo di demarcazione. Un intervento sulla sicurezza non può essere solamente un intervento parziale sul codice della strada; non può essere solamente un intervento fatto di sanzioni: queste ci vogliono, devono essere precise, devono essere applicabili, devono garantire una certezza, appunto, della sanzione e della pena, ma poi occorre una politica per la sicurezza, una politica più complessiva per la sicurezza, se vogliamo davvero rispondere ad un problema serissimo che il nostro paese ha e che ha in maniera più larga e più forte rispetto agli altri paesi avanzati ed agli altri paesi europei.
Quando, a causa degli incidenti stradali, ogni anno muoiono 7 mila persone, 18 al giorno, una ogni ora, 750 ogni giorno sono coinvolte negli incidenti, crescono i disabili gravi (circa 20 mila in un anno), allora si capisce che noi abbiamo un problema serio da affrontare e che, ripeto, non può essere affrontato solo con interventi sul codice della strada. Forse, è questa, anzi, per noi, per me, è sicuramente questa la ragione che vede ormai, ripeto, dopo una prima diminuzione del numero degli incidenti, una ripresa degli incidenti e, quindi, dei feriti e dei morti, purtroppo, nel nostro paese.
Gli interventi sulla sicurezza devono essere, appunto, interventi complessivi. Allora, essi devono riguardare lo stato delle strade. Ma noi qui abbiamo, insieme agli interventi sul codice della strada, piuttosto che un sostegno al fatto che si facciano interventi di ammodernamento e di messa in sicurezza di certi siti stradali - che cosa quest'anno? - il taglio delle risorse all'ANAS, cioè un taglio delle risorse di quell'ente che dovrebbe fare questo tipo di interventi.
Invece di favorire un intervento di passaggio del trasporto dalla gomma e del trasporto individuale al trasporto su ferrovia, al trasporto via mare, noi abbiamo misure assolutamente contrarie. Abbiamo il blocco al finanziamento dei porti (l'anno scorso); abbiamo il taglio completo degli interventi
per le ferrovie; abbiamo il taglio completo degli interventi per il trasporto pubblico locale. Ormai abbiamo, soprattutto per le ferrovie, un trasporto pubblico locale che non regge più al minimo delle esigenze dei cittadini.
Ecco, manca questo. E questa, ripeto, è la differenza di fondo, probabilmente, tra noi e voi, cioè l'idea che, mentre sono necessari interventi sulla normativa, sul codice della strada, sulla regolamentazione precisa, sulla necessità di colpire con durezza chi si muove in maniera pericolosa sulle strade - assieme a questo - va fatta una politica più larga che, appunto, affronti altre questioni di fondo che possono dare una risposta alla sicurezza e possano spingere finalmente anche il nostro paese ad abbassare il numero drammatico degli incidenti stradali, dei morti, dei feriti e degli invalidi sulle strade italiane.
Per quanto riguarda i controlli, non so se vi siate accorti che determinate misure previste nel provvedimento in materia di patente a punti sono assolutamente lasciate andare. Quando ci si accorge che i controlli della polizia, dei diversi agenti che dovrebbero intervenire, diminuiscono fortemente, è difficile mantenere una «corposità» degli interventi che sono stati assunti. Anche qui, oltre ai tagli agli interventi più strutturali che consentirebbero il trasferimento del trasporto delle merci dalla strada alla ferrovia e al mare e la messa in sicurezza di determinate strade, è previsto anche un taglio alle forze di polizia (è previsto persino il taglio del carburante per le loro auto). Quindi, i controlli perdono di peso, di forza e di consistenza.
La politica della sicurezza andrebbe fatta attraverso una certezza normativa, con norme che, come sosteneva il collega Raffaldini qualche minuto fa, non prevedano un «minestrone» di interventi, ma che siano chiare e precise, e attraverso un complesso di misure e di norme che faccia da corollario alle norme sul codice della strada. Così occorre agire, se vogliamo davvero affrontare e risolvere la questione della gravità degli incidenti, del numero dei morti, dei feriti e degli invalidi a seguito degli stessi incidenti. Tale questione non può essere risolta smontando, manomettendo ogni due o tre mesi il sistema dei codici o le misure che vengono assunte precedentemente. Infatti, il problema dell'informazione, dell'applicazione delle misure è un problema fondamentale per rispondere al tema della sicurezza.
Ecco perché il primo punto che vi proponiamo in questa discussione è la semplificazione piuttosto radicale del testo che stiamo esaminando e la correzione, anche in questo caso, piuttosto radicale di una serie di norme. Non possiamo rispondere solamente aumentando o decuplicando le sanzioni.
Dovreste esservi accorti che le grida non sono sufficienti se non sono accompagnate da un'organizzazione. E allora pensare di raddoppiare o decuplicare una serie di sanzioni non è giusto. Aumentare la quantità dei punti da detrarre, quando magari qualcuno dimentica di sostituire una luce di posizione bruciata è un'esagerazione! Al contrario, occorre intervenire
sugli aspetti più importanti, per affrontare il punto di fondo che tutti noi diciamo di voler affrontare, vale a dire il tema della sicurezza.
Oltre a proporvi l'idea di fondo della semplificazione di questa norma complicatissima, lunghissima e difficilissima da applicare, avanziamo alcune proposte specifiche e rileviamo alcuni punti di fondo. Vorrei insistere sulla nostra proposta emendativa riguardante la sicurezza dei trasporti pericolosi.
Sempre di più ormai nel nostro paese aumentano i casi di pericolo da inquinamento delle acque e da trasporto di gas o materiale chimico, pericolo che può colpire i quartieri che vengono attraversati dai mezzi pesanti che li trasportano: perché non affrontare davvero questo tema non ancora affrontato nella giusta misura? Perché non affrontarlo definendo in maniera specifica il fatto per cui, ad esempio, un determinato tipo di trasporto non possa che essere un trasporto scortato e avere quindi le caratteristiche di un trasporto eccezionale?
Su questo punto sì che daremmo risposte ad un problema serio di sicurezza, sul quale occorre effettuare un autorevole intervento di prevenzione degli incidenti possibili, considerato il continuo estendersi del trasporto su gomma dei materiali più pericolosi e diversi e visto che, molto spesso, tali materiali pericolosi attraversano i nostri paesi e l'Italia su strade dove - a fronte di un eventuale incidente - possono essere provocati inquinamento di corsi d'acqua o altri gravi danni attorno al punto in cui tale incidente fosse avvenuto.
A fronte di un atteggiamento del Governo molto aperto ad accogliere una serie di misure piuttosto confuse (a tale proposito veniva fatto l'esempio del singolare carrello dolly, di cui non si conoscono la provenienza, le ragioni e le conseguenze), non vi è poi un'attenzione altrettanto sufficiente ad accogliere precisi e dettagliati contributi che possono provenire su un tema così particolare e, soprattutto, fondamentale...
PRESIDENTE. Onorevole Mazzarello, concluda per cortesia!
GRAZIANO MAZZARELLO. ...quale è quello della sicurezza del trasporto.
Mi auguro che la nostra insistenza possa portarvi ad accettare un'ipotesi di semplificazione e di giusta correzione
del provvedimento al nostro esame, che così com'è non va (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, colleghi, prima di entrare nel merito del provvedimento in esame, recante misure urgenti in materia di guida dei veicoli e patente a punti, vorrei spiegare i motivi, affinché rimangano agli atti parlamentari, della nostra azione che, con una scelta molto precisa e forte, l'insieme delle forze di opposizione parlamentare stanno conducendo in quest'aula e in quella del Senato ormai da più di qualche settimana.
Continuiamo la nostra azione di ostruzionismo, in particolare, contro la proposta di legge elettorale che è stata approvata in questo ramo del Parlamento e che ora è in discussione presso il Senato, come intendiamo continuare a segnalare il fatto che questa legge elettorale certamente non sia riuscita ad esprimere quella sensibilità che manca alla maggioranza berlusconiana, di approvare di concerto con l'opposizione almeno le leggi concernenti lo stare insieme istituzionale del nostro paese. Segnaliamo, però, anche come nel contenuto questa legge sia pericolosa e rappresenti un passo indietro, come intacchi pesantemente la stabilità e la stessa possibilità di governo del nostro paese.
Lo affermiamo con grande preoccupazione; sappiamo tutti quanto la stabilità di Governo sia importante, quanto sia preziosa e quanto, ad essa, complessivamente, negli ultimi anni, tutte le forze politiche, pur in maniera diversa, a volte anche contraddittoria, hanno cercato di tendere. Allora, vogliamo ribadirlo e sottolinearlo; anche la nostra azione ostruzionistica, questa mattina, vuole esprimere questo atteggiamento di preoccupazione e non vuole mancare di sperare che possa esservi, da parte della maggioranza «berlusconiana», un minimo di riflessione e di ripensamento.
Ma vogliamo sottolineare tutta la nostra preoccupazione anche con riguardo al provvedimento sulla devolution, che divide il paese; lo diciamo in particolare ai colleghi della Lega aggiungendo che, non solo divide il paese, ma è un provvedimento da noi definito «manifesto» perché, come loro ben sanno, non affronta il tema vero, che è il federalismo fiscale. È un provvedimento che servirà, probabilmente, a dire a qualcuno - ritengo senza largo spazio di credibilità (ma, insomma, servirà a tale fine) - che è stato fatto un qualche lavoro, che si è portata a casa qualche bandierina, che il manifesto è scritto bene. La verità è che quel manifesto, ancorché scritto bene - e noi nutriamo seri dubbi al riguardo - rimane tale, e rimane soprattutto senza contenuti di natura finanziaria: sono quei contenuti, invece, a determinare la qualità di un provvedimento e di una scelta.
Ma mi consenta, signor Presidente, di esprimere una parola anche con riferimento alla legge che ha visto impegnata questa Assemblea nell'intera giornata di ieri; si tratta di quella legge che noi abbiamo definito «salva Previti», il che, invece, è stato da voi contestato, è stato contestato dalla maggioranza «berlusconiana». Ebbene, già qualcuno ieri benissimo osservava come noi dovremmo essere positivamente orgogliosi di come, dopo qualche lungo mese di battaglia parlamentare, qualche lungo mese di riflessione sui giornali, sui mezzi di comunicazione, nelle televisioni, siamo riusciti a farvi cambiare idea perché, alla fine, voi avete votato in maniera compatta un emendamento proposto dal gruppo dell'UDC che, per così dire, limitava il danno. Tale emendamento infatti regola diversamente le modalità ed i termini della prescrizione limitando
l'applicazione della nuova disciplina sulla prescrizione soltanto all'ipotesi di processi pendenti in grado di prima istanza. Ebbene, noi sosteniamo che, purtroppo, ci avete «imbrogliato» un'altra volta; avete «imbrogliato» il Parlamento un'altra volta, avete «imbrogliato»gli italiani un'altra volta: siete riusciti - in maniera luciferina, a mio avviso - ad accontentare il gruppo dell'UDC - che vede approvati una sua proposta e un suo emendamento - ma avete anche messo insieme e soddisfatta l'esigenza del collega Previti perché, in sede di dibattimento, sicuramente i suoi legali presenteranno un'istanza relativamente alla incostituzionalità di quell'emendamento.
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Ma questo è il mio provvedimento...?
GABRIELE FRIGATO. Ebbene, direi che avete messo insieme il diavolo e l'acqua santa, con molto rispetto sia per il diavolo sia per l'acqua santa; avete accontentato politicamente l'UDC - ma con l'UDC ne riparleremo certamente nelle piazze - e avete accontentato anche Forza Italia, molto e molto preoccupata per l'onorevole Cesare Previti (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro), che non si è mai difeso nei processi, ma si è sempre difeso dai processi; e lo ho fatto anche in questa Assemblea, colleghi.
PRESIDENTE. Onorevole Frigato, si può consumare tempo anche attenendosi al tempo, senza divagare esageratamente.
GABRIELE FRIGATO. Certo, Presidente, ma siccome i tempi di ieri erano contingentati, e quindi pochi di noi hanno avuto la possibilità di esprimere la propria opinione, ritengo non sia male che resti agli atti della Camera dei deputati come un parlamentare, per così dire, semplice, abbia vissuto amaramente la giornata di ieri in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Perché l'ho ritenuta davvero una giornata nella quale la maggioranza berlusconiana ha sicuramente
preso in giro gli amici dell'UDC ed il Parlamento, ma ha essenzialmente preso in giro il popolo italiano (Commenti)!
Ma vorrei evidenziare un'altro aspetto, signor Presidente, che non è disgiunto dalla valutazione del decreto-legge in esame. Tutto ciò che sta accadendo, infatti - compresa la posizione della questione di fiducia l'altro giorno, al Senato, sul primo passaggio parlamentare nell'esame del disegno di legge finanziaria, e già si annuncia che avverrà lo stesso anche alla Camera -, la dice lunga rispetto ai termini, alla volontà ed alla sensibilità della maggioranza berlusconiana nei confronti del ruolo del Parlamento (Una voce dai banchi del gruppo di Forza Italia: Basta!), del valore del confronto e della fatica della sintesi, che fanno della politica un'arte «pesante», necessaria ed impegnativa (Commenti del deputato Bornacin)!
Quindi, onorevoli colleghi, visto che siamo, in sostanza, alla conclusione della legislatura, e che avete approvato, ormai, quasi tutti i provvedimenti che vi interessavano, riconosciamolo che, sui temi veramente rilevanti del lavoro, dell'impresa, della famiglia e della sanità, non avete mai voluto, ricercato ed apprezzato il confronto in Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Allora, onorevoli colleghi, accogliendo l'invito rivoltomi dal Presidente, vorrei affrontare, per qualche minuto, anche il merito del decreto-legge in esame (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), intitolato «misure urgenti in materia di guida dei veicoli e patente a punti». Io l'ho letto, onorevoli colleghi, e non ho capito bene cosa centri la patente a punti.
GIORGIO BORNACIN. Non l'hai proprio capito!
GABRIELE FRIGATO. Il provvedimento in esame costituisce un'ulteriore misura urgente; e siamo alle solite, perché voi rincorrete le emergenze, ma non date mai organicità e completezza...
GIORGIO BORNACIN. Poi te lo spiegheremo !
GABRIELE FRIGATO. ...ad un intervento in una materia importante, che non può essere concepito in maniera frammentaria. Forse vi sono buone intenzioni ed alcune buone
indicazioni, ma non sono indicate specifiche priorità, non vi è un quadro di riferimento e, soprattutto, mancano le risorse finanziarie necessarie!
Il contenuto del decreto-legge in esame concerne sicuramente una questione seria e grave per il nostro paese, poiché investe la sicurezza dei cittadini. Mi riferisco alla sicurezza di quanti si muovono sulle strade sia di grande comunicazione, sia della più piccola e modesta viabilità urbana. Pertanto, si tratta di un tema che riguarda tutti i grandi cittadini, che vivono tanto nelle grandi quanto nelle piccole città.
Sono stati già ricordati i numeri relativi agli incidenti. Si tratta di numeri gravi, onorevoli colleghi, che hanno, sì, fatto registrare una modesta riduzione nel momento dell'immediata applicazione del provvedimento sulla patente a punti, ma che successivamente, negli ultimi anni, hanno nuovamente mostrato una crescita che ritengo sicuramente preoccupante.
Dobbiamo domandarci, allora, come sia cambiata la viabilità nel nostro paese. Vorrei soltanto ricordare un dato, affinché rimanga agli atti del nostro dibattito.
Siamo passati, tra il 1960 ed il 1995, da 2,4 milioni di veicoli sulle nostre strade a 32,8 milioni di veicoli. È un incremento annuo pari a circa il 35 per cento. Ciò attesta la mole dell'aumento dei mezzi sulle nostre strade. Non credo che il sistema viario italiano abbia avuto un cambiamento, né in termini quantitativi né qualitativi, di così grande entità. Ciò testimonia come probabilmente l'intervento su questa materia necessiti di una grande visione, di un grande orizzonte, di un'organicità complessiva, aspetti che non riscontriamo - purtroppo - in questo provvedimento.
Ma tale elemento denuncia anche, onorevoli colleghi, aspetti sui quali credo tutti abbiamo votato unanimemente documenti in questo Parlamento. Infatti, quando si parla di dover diversificare il sistema dei trasporti, quando si parla di ferrovia, quando si parla di portualità, quando si parla di «autostrade azzurre», si tratta di documenti che generalmente trovano il consenso unanime. Tuttavia il Governo, attorno a tali temi non è mai riuscito - o forse non ha mai voluto - a porre questioni vere, ossia indicare le priorità, predisporre un piano preciso e finanziare, seppure con qualche gradualità, una diversificazione del trasporto e della viabilità nel nostro paese. Ed allora, ci troviamo con una rete stradale ed autostradale sicuramente di vecchia data e con un aumento di circolazione che, invece, è rispondente ai numeri che in precedenza ricordavo.
Voglio sottolineare un altro elemento, onorevoli colleghi: gli incidenti sono concentrati, per la maggior parte, nelle aree urbane, nelle città. Ciò dovrebbe provocare alcune riflessioni rispetto anche all'ultima manovra finanziaria, perché le città, o meglio le municipalità, sono sempre più spesso oggetto della vostra attenzione finanziaria, ma in negativo. Voi, infatti, togliete le risorse alle municipalità. Togliete risorse agli enti locali. Ed allora, se nelle città, anche dal punto di vista della viabilità, ed anche dal punto degli incidenti mortali...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Frigato.
GABRIELE FRIGATO. ...o comunque pesanti per i cittadini, ciò provoca - e concludo signor Presidente - elementi di disagio, allora anche sul tema della prossima legge finanziaria,
probabilmente, voi avreste bisogno di svolgere alcune riflessioni in più.
Concludo davvero, signor Presidente, volendo soltanto ricordare, appunto, il numero degli incidenti che è ripreso a salire, ma anche la necessità che il ministro Lunardi pubblicamente ha ricordato qualche settimana fa a Verona, dicendo che nel nostro paese le risorse indirizzate alla sicurezza sono ancora poche. Ebbene, il nostro punto di riferimento, signor Presidente, rimangono le direttive europee che pongono quale obiettivo per il 2010 la riduzione del 40 per cento degli incidenti sulle strade europee. Non vorremmo che su questo tema, ancora una volta, l'Italia si trovasse ad essere ultima (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
ALDO PERROTTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALDO PERROTTA. Signor Presidente, capisco l'ostruzionismo, ma credo che una buona norma - ed anche il regolamento - non consentano di svolgere un intervento ostruzionistico basato quasi interamente su un altro provvedimento. Stiamo parlando del provvedimento ora in discussione. Per cui, capisco che anche noi spesso possiamo andare «a volo» su altre leggi attinenti, ma questa è cosa completamente diversa.
Per cui, nei limiti del possibile e senza creare assolutamente alcuna preclusione, vorrei chiedere l'applicazione dell'articolo 39, comma 3, del regolamento, da parte sua, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Perrotta, l'articolo 39, comma 3, del regolamento dice: «Il Presidente può, a suo insindacabile giudizio, interdire la parola ad un oratore che, richiamato due volte alla questione, seguiti a discostarsene».
Siccome ho richiamato alla questione l'onorevole Frigato, ed egli vi si è subito accostato, mi sembra che siamo nei termini del regolamento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Meroi. Ne ha facoltà.
MARCELLO MEROI. Signor Presidente, la ringrazio soprattutto per questo richiamo, perché, con tutto lo sforzo che
possiamo compiere, è veramente difficile comprendere cosa c'entri la cosiddetta legge ex Cirielli con il codice della strada con tante questioni molto più utili a questo argomento che dovremmo trattare stamani.
Ho seguito con molta attenzione l'intervento del collega Raffaldini ed ho ascoltato parole molto importanti in ordine alla sicurezza, alla prevenzione, all'educazione alla guida, alla riduzione di morti e feriti, alle regole, alle sanzioni e alla certezza della norma. Sono valori nei quali ci siamo sempre riconosciuti, ed abbiamo prestato una particolare attenzione a questa norma che abbiamo voluto tutti, onorevole Raffaldini, come tu hai più volte riconosciuto sia in Commissione sia in Assemblea. È una normativa che tu affermavi vi appartenesse o - meglio - che appartiene anche a voi. Punti importanti di questa legge ci appartengono e li avvertiamo come nostri.
Oggi, però, svolgendo un ragionamento molto obiettivo, registriamo che avete compiuto una virata molto forte in ordine a queste indicazioni. Infatti, state facendo ostruzionismo affinché questo provvedimento venga convertito in legge. È vero che il Senato lo ha modificato: un unico articolo, che doveva essere rielaborato a seguito della sentenza della Corte costituzionale, è invece arrivato a contenere un numero certamente elevato di misure inserite nello stesso provvedimento. Ma ciò non vuol dire dover abbandonare questa normativa e molte cose buone contenute nel provvedimento in esame; e, soprattutto, non avere la volontà e la capacità - soltanto per una polemica strumentale, collegata non solo a questo provvedimento specifico, ma ad un ragionamento che ormai da qualche mese state perseguendo - di dover necessariamente cancellare tutto ciò che di buono insieme, anche questa volta, siamo riusciti a fare in Commissione.
Allora, raccontiamo cosa è successo nel corso dei lavori della Commissione e cerchiamo di dire la verità. Non è assolutamente possibile credere a chi oggi sostiene che questo decreto-legge è frutto dell'improvvisazione o, comunque, del tentativo di stravolgere il testo originario del provvedimento n. 4118. Non è vero e lo avete riconosciuto anche voi.
Ho qui il testo integrale dell'intervento dell'onorevole Raffaldini, in sede di dichiarazione di voto sul primo provvedimento, nel quale molto obiettivamente si affermava che vi era
un impegno da ritenersi comunque molto positivo da parte del viceministro Tassone, volto a rivedere tali tematiche (si stava parlando di questioni connesse alla patente a punti), insieme ad altri aspetti, in un prossimo provvedimento. Era, infatti, chiarissimo, fin dall'inizio, che in ordine a questo provvedimento qualcosa doveva essere necessariamente rivisto. In progress, dovevamo cercare di capire quali parti potevano essere modificate, stralciate o migliorate. Oggi lo stiamo facendo. E diciamo con altrettanta chiarezza che lo stiamo facendo con la disponibilità dichiarata da tutti (dai presidenti di gruppo di maggioranza, dal viceministro Tassone, dal relatore, dal presidente della Commissione) a tentare di incontrarci - laddove ci sia, ovviamente, una volontà intelligente - su un testo condiviso.
Tuttavia, come abbiamo già ricordato qualche giorno fa, incontrarci su un testo condiviso non può voler dire cancellare totalmente il testo predisposto dal Senato. Possiamo rivederlo e lo abbiamo rivisto. Qualcuno è intervenuto, forse non avendo neanche letto minimamente il provvedimento, affermando che abbiamo mantenuto alcune sanzioni a 2 mila euro: invero, le abbiamo ridotte di oltre tre quarti, tra l'altro, con emendamenti sottoscritti anche dall'opposizione. Prima di dire certe cose, bisognerebbe leggere il provvedimento, per evitare di fare delle brutte figure!
Siamo disponibili a trovare punti di contatto fin da subito su altri argomenti importanti. È chiaro che, se si viene in Assemblea con l'intenzione di cancellare il provvedimento, bisognerà poi spiegarlo alla gente. Voi, giustamente, ricorrete sempre alla piazza, e lo faremo anche noi.
Bisognerà dire alla gente che cosa andiamo a cancellare facendo decadere questo decreto. Innanzitutto, cancelliamo le richieste della Corte costituzionale in ordine alla restituzione ai cittadini dei punti della patente a fronte dell'interpretazione della Corte. Cancelliamo la possibilità di restituire i motorini: mi riferisco al provvedimento che conteneva il termine «confisca», perché anche questo decade. Cancelliamo la riorganizzazione del centro elaborazione dati della Motorizzazione civile (CED). Cancelliamo alcuni interventi migliorativi su questioni totalmente vessatorie dell'originario provvedimento, anche relativamente alla restituzione di punti, ma non solo, ai cittadini.
Non capisco per quale motivo, se si vuole fare opposizione, non la si faccia correttamente, dicendo, in maniera molto obiettiva e con un minimo di coerenza, le stesse cose che si sono dette sei mesi, otto mesi o un anno fa.
Non capisco perché non si possa ritornare a un provvedimento condiviso, così come abbiamo fatto originariamente, in cui certamente maggioranza e minoranza facciano ciascuna il suo mestiere, ma facendo sì che questo provvedimento possa essere sentito, anche in questa sede e con questo testo, come un provvedimento di tutti.
C'è la nostra disponibilità. È chiaro che, se questa disponibilità politica non si dovesse verificare, chiariremo alla gente che questa opposizione non permette la restituzione di alcuni diritti ai cittadini e che non è un'opposizione fatta contro di noi, contro la maggioranza, ma solo contro la gente. Non credo che questo atteggiamento sia positivo per le istituzioni, e neanche per voi (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.
ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, il collega Frigato ha ben esposto e sintetizzato i motivi che determinano i gruppi di opposizione ad un atteggiamento parlamentare di duro contrasto rispetto alla legge elettorale, allo stravolgimento della Costituzione e alla stessa legge che ieri abbiamo dovuto vedere imposta al paese dalla maggioranza.
Prima di affrontare nel merito una serie di questioni riguardanti questo decreto, vorrei sommessamente ricordare al collega della maggioranza, che ora tanto si doleva per questa incapacità di apprezzare l'importanza strategica di tali tematiche, che ieri, con il Governo quasi al completo e con i banchi della maggioranza al pieno delle presenze, questi temi sono apparsi irrilevanti e si è imposta un'inversione dell'ordine del giorno, perché era prevalente approvare la legge che riguarda le questioni di Cesare Previti e di altri rispetto a questi grandi temi.
SAVERIO LA GRUA. Ancora...!
ANTONELLO GIACOMELLI. Oggi, quando parliamo delle questioni che stanno a cuore al paese, le presenze, l'interesse della maggioranza e quella bella tensione che ieri abbiamo registrato si sono rarefatte. Quindi, non credo che da quei banchi si possa davvero dare lezioni su quale sia l'interesse del paese.
Non insisterò su tali temi, perché già tanti colleghi lo hanno fatto. Per chiudere questa premessa e per rispondere a questi ultimi interventi, dico solo che sempre, nel corso dei confronti parlamentari e politici, può accadere che maggioranze complesse ed eterogenee debbano tenere insieme tanti interessi. Non vado oltre. Lo si può fare provando a cercare una sintesi alta, quella della politica, oppure lo si può fare al ribasso, con l'escamotage, con gli stratagemmi che umiliano la politica e le istituzioni.
Dispiace che, stando alle cronache, personaggi che hanno grande rilievo istituzionale - mi riferisco naturalmente al Presidente Casini - abbiano posto il suggello su queste pagine delle istituzioni e della politica, che non credo siano le più nobili.
Invece, mi interessa affrontare questo decreto e i temi che esso propone.
Tale decreto nasce con un solo articolo finalizzato, come era ovvio e necessario, alla presa d'atto della sentenza della Corte costituzionale relativa all'illegittimità della decurtazione dei punti al proprietario del veicolo in caso di mancata identificazione del conducente. Il testo licenziato dal Senato è composto, invece, da 25 articoli: il provvedimento perde la sua natura originaria per diventare altro.
Non voglio ritornare sulla disquisizione svoltasi lunedì in sede di discussione sulle linee generali in merito alla definizione del decreto-legge, se cioè si tratti di un minestrone, di un piatto di riso e fagioli o di un piatto tipico della dieta mediterranea, come risulta dal resoconto. Non mi pare si tratti di un elemento importante, ma credo che, lasciando perdere le battute, non si possa non dire che tale decreto-legge rappresenta al più un indice di questioni, un elenco di problemi, un'individuazione di punti, peraltro piuttosto eterogenei e distanti da quello che ha originato il provvedimento stesso. Ciascuna delle suddette questione andrebbe, probabilmente, integrata in provvedimenti generali di settore perché i temi che si affrontano fanno parte di problematiche più ampie. La sensazione che si ha è che, ancora una volta, non volendo o non potendo affrontare il cuore delle questioni con provvedimenti organici e complessivi, si tenti di eludere il problema con provvedimenti come questo, che rappresentano risposte così parziali da risultare isolate da ogni contesto ed insufficienti rispetto alle questioni.
Credo che il punto centrale sia stato toccato dal collega Pasetto in sede di discussione sulle linee generali: il tema centrale è quello della sicurezza. Non è un'invenzione di un'opposizione cieca il nuovo aumento degli incidenti. I dati, purtroppo, parlano da soli: ogni giorno 18 persone muoiono per incidente stradale e 750 rimangono ferite. Dunque, non può non essere quello della sicurezza nella mobilità il tema centrale. Se è così, se questo è l'assunto comune da cui si parte, si può immaginare di affrontare il tema della sicurezza aumentando le sanzioni, talvolta fino a renderle incongrue, e togliendo risorse ai controlli ed agli strumenti di intervento e di contrasto? Se si rileva che la velocità eccessiva è il principale fattore di mortalità, si può affrontare il tema dei limiti così come fa con quella bella superficialità il ministro Lunardi?
È vero che all'interno dei suddetti 25 articoli sono elencati punti e problemi, ma è vero anche che ognuno di questi andrebbe integrato in almeno uno dei tre grandi provvedimenti che occorrono. La prima questione riguarda il piano nazionale della sicurezza stradale dentro il quale, in modo organico, deve essere affrontato il tema delle risorse e degli
strumenti per evitare che la preoccupazione per la mortalità nelle strade rimanga una semplice declamazione vuota di ogni concreto intervento.
La seconda questione riguarda il trasporto pubblico locale. È fuor di dubbio che, con più di 35 milioni di veicoli circolanti e con l'individuazione dei centri urbani delle grandi città come apice dei problemi di incidenti sulle strade, il tema di concreti interventi e di sostegno alle forme di trasporto pubblico locale diventi uno dei temi centrali.
In quale provvedimento questo assunto si è trasformato in una concreta azione di Governo ed in quali leggi finanziarie, che tagliano le risorse agli enti locali (ciò non può che ripercuotersi anche su questo tipo di problematica), ciò è avvenuto? Dove troviamo gli incentivi per l'ammodernamento dei mezzi per il trasporto pubblico locale? In quale concreto provvedimento di Governo si prevede una forma di sinergia con le regioni per porre in essere interventi che affrontino le problematiche del trasporto pubblico locale nelle grandi aree urbane del nostro paese?
Non si può semplicemente dire che le questioni sono state affrontate, perché si sono elencate. È un modo che ha caratterizzato tanti altri interventi in tanti settori, da ultimo quello dell'agricoltura.
Ancora una volta, si tratta di superficiali citazioni, a fronte della necessità di interventi quadro e penso ai temi di riequilibrio modale. Quale è il concreto provvedimento che affronta i temi degli interporti, dello spostamento concreto di quote rilevanti del trasporto dalla gomma alla ferrovia o dei collegamenti con il sistema marittimo e ferroviario? Dove sono questi interventi?
In assenza di tali misure, come si può davvero, in buona fede, immaginare di presentare 25 articoli nati unicamente dall'esigenza di una presa d'atto della sentenza della Corte e dire che è l'opposizione che non accetta il confronto? Ma il confronto su cosa, onorevoli colleghi della maggioranza?
Anche sulla questione dei ciclomotori, nell'articolato sono presenti citazioni ed interventi, ma si tratta di un tema che, nelle nostre città, nelle grandi città, in particolare, ha assunto una rilevanza specifica che non può non essere affrontata in modo organico, definitivo e serio.
In ordine a tali problematiche, non solo siamo pronti al confronto, ma abbiamo proposte, idee ed impostazioni da suggerire, come il collega Pasetto ha ricordato in modo puntuale, quando si è discusso sulle linee generali del provvedimento.
Manca un concreto provvedimento di Governo, atto ad affrontare, in modo complessivo questo tema.
Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che mette insieme tanti temi diversi, producendo un solo risultato concreto: mi riferisco al tentativo di barattare, di offuscare, con l'aumento delle sanzioni, la diminuzione delle risorse e degli strumenti. Valgano i richiami alla questione delle dotazioni delle Forze dell'ordine, anche in termini di carburante, di organici e di strumentazione.
Tuttavia, credo sia ancor più centrale una questione che, pure, nel dibattito è stata in qualche modo affrontata. Ci troviamo di fronte ad una profonda contraddizione: la produzione, grazie alle capacità della tecnologia costruttiva, di veicoli sempre più veloci (è una delle caratteristiche principali) e, nello stesso tempo, la presa d'atto che la velocità eccessiva rappresenta un problema principale per la sicurezza.
Non vale la risposta di chi dice che, insieme alla capacità di intervento costruttivo in ordine alla velocità, vi è una crescente tecnologia della sicurezza, perché vi sono ormai troppi dati dai quali emerge che non è così. Non vi è un parallelismo che, in qualche modo, mantiene le condizioni di partenza.
Questo tema propone l'aumento del numero dei veicoli, l'aumento della velocità con cui oggi, nella stessa proposizione al pubblico, si caratterizzano le innovazioni in questo settore e, nello stesso tempo, l'aumento degli incidenti e l'individuazione ormai certa della velocità quale fattore principale degli stessi. Se si vuole affrontare davvero il tema della sicurezza, ritengo che difficilmente si possa eludere un ragionamento approfondito, serio, non facile - perché molte considerazioni possono essere svolte in un senso o in un altro -, su questo che rappresenta il punto centrale per quanto riguarda il tema della mobilità.
Dobbiamo prendere atto - e credo che non vi sia nessuno che non sia disponibile in tal senso -, per quanto si sia chiamati ad uno sforzo in tutte le sedi per favorire le forme di trasporto pubblico, del fatto che ormai la cultura della mobilità individuale è un fattore fortemente radicato nelle abitudini del paese. Dunque, tale tema non si può eludere, ma deve essere oggetto di un nostro preciso impegno.
Assumendo questo tema quale elemento principale in ordine alla sicurezza, non possiamo non sottolineare il fatto che il decreto-legge in esame elenca questioni che sembrano altrettante citazioni di inadempienza dell'azione del Governo.
Quindi, sui temi delle infrastrutture, del sostegno al trasporto pubblico e della relazione modale - il cui aumento non è certo paragonabile all'aumento del numero dei veicoli circolanti - non possiamo non registrare l'assenza di provvedimenti.
Mi auguro che il confronto nelle piazze sia accettato anche su ciò e mi aspetto che a questo si immagini di rispondere citando il ponte sullo Stretto, quale grande risposta ai problemi del paese.
Tuttavia, ritengo che, se davvero esiste una responsabilità per problemi che riguardano la vita dei nostri cittadini e dei nostri giovani, non potremo esimerci dall'affrontare in provvedimenti organici e in modo approfondito le questioni che ho evidenziato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Susini. Ne ha facoltà.
MARCO SUSINI. Signor Presidente, dal Senato ci arriva un decreto-legge appesantito da una montagna di emendamenti che modificano in più parti un provvedimento che invece, a nostro giudizio, avrebbe avuto soltanto la necessità di essere consolidato.
Nel corso della discussione, sia Commissione sia in aula, abbiamo ripetuto in tutti i modi che vi sarebbe stato bisogno di un provvedimento limitato, snello, teso a rispondere unicamente ai problemi sollevati dalla sentenza della Corte costituzionale, aggiungendovi eventualmente pochissime altre questioni essenziali.
Al contrario, si è voluta inserire in tale testo una miriade di questioni, finendo per stravolgerne il senso, sottoponendo all'esame dell'Assemblea un provvedimento omnibus che, a nostro avviso, potrà generare confusione e nuovi contenziosi. Ad esempio, si sono volute inasprire a casaccio le sanzioni, mentre assurdamente si riducono le possibilità di controllo sul traffico.
Riteniamo che il codice della strada debba avere un'unica e fondamentale missione, vale a dire quella di aumentare la sicurezza nella circolazione stradale, riducendo le stragi sulle strade che, ogni anno, comportano costi economici e sofferenze ingentissime.
La patente a punti e le nuove norme sul codice sono una materia sulla quale i Governi di centrosinistra avevano lavorato intensamente per quasi due anni nel corso della passata legislatura. Durante questo lavoro ci si era impegnati anche in un'ampia attività di consultazione, con l'obiettivo di mettere finalmente il nostro paese in linea con gli standard di sicurezza stradali indicati in modo molto chiaro dalle direttive europee.
Come noto, si partiva da una situazione davvero pesante nella quale si sommavano più fattori: l'abnorme distribuzione su gomma del traffico, che come conseguenza porta ad una congestione sulle nostre arterie stradali; lo stato della viabilità; la non elevata educazione stradale degli utenti; l'eccessiva velocità. Insomma una serie di fattori concorreva (e in larga misura concorre) a ridurre la sicurezza stradale e ad elevare la possibilità di incidenti sulle nostre strade.
Con la patente a punti - che sentiamo come conquista anche nostra per il tempo e la passione con cui ci siamo impegnati in proposito - si è finalmente, sia pure in ritardo, iniziato ad affrontare questi problemi con una logica di organicità, potendo constatare come i risultati, in termini di riduzione del numero degli incidenti, dei morti e dei feriti, non siano mancati. Dunque, sarebbe stato necessario proseguire su questa strada all'interno di un approccio generale organico, teso ad affrontare in modo ulteriore e con più efficacia le questioni ancora irrisolte.
Purtroppo nel corso di questi anni e di questa legislatura tutto ciò non è avvenuto. Il Governo Berlusconi e il ministro dei trasporti, Lunardi, in particolare hanno brillato per superficialità, per inerzia e per estemporaneità, con il risultato di produrre su questa delicatissima materia una congerie di interventi di modifica del codice; il provvedimento in esame si aggiunge a questi interventi. Si tratta di interventi contraddittori, complicati e, per di più, scarsamente efficaci.
Inoltre, in assoluta contraddizione con lo spirito che permeava l'intera riforma del codice della strada, si è voluto inviare messaggi sbagliati come quello, ormai celebre, del possibile innalzamento dei limiti di velocità per il quale si è speso a suo tempo lo stesso ministro Lunardi. Si tratta di
messaggi che ritenemmo e continuiamo a ritenere sbagliati, sia sotto il profilo tecnico sia, soprattutto, sotto quello politico. Essi sono sbagliati perché eccentrici rispetto a quello che succede nel resto dell'Europa e perché hanno concorso ad allentare colpevolmente, anche sul piano psicologico dell'educazione stradale, la briglia, riducendo indirettamente la soglia di sicurezza.
Ma vi è dell'altro. Il nuovo codice e la riforma avrebbero potuto funzionare meglio nella loro applicazione pratica se fossero stati corroborati da altri interventi necessari a monte, che naturalmente avrebbero dovuto riguardare un'ulteriore azione tesa a riequilibrare le varie modalità di trasporto, spostando quote dalla gomma al ferro e alla rotaia. Inoltre, vi sarebbe stato bisogno di interventi per potenziare il trasporto pubblico locale, per elevare la presenza nel nostro paese, la cenerentola d'Europa, nel trasporto rapido di massa e nel settore delle nuove tecnologie da applicare ai mezzi e così via.
Ebbene, su tutta questa materia non si è fatto assolutamente niente. Il primo assillo del centrodestra e del ministro Lunardi, sin dalle prime settimane della legislatura, è stato invece quello di smontare pezzo per pezzo il Piano generale dei trasporti, di considerarlo carta straccia. Ricordo che il Piano generale dei trasporti, in linea con il Libro bianco dei trasporti dell'Unione europea, si articolava e si incentrava proprio su quelle grandi direttrici fondamentali, e in particolar modo sulla scelta di trasferire quote significative di traffico dalla gomma alla rotaia e al mare.
Il primo assillo di Lunardi è stato dunque quello di smontare questa impostazione, anche se, bontà sua, non abbiamo mai avuto il piacere di ascoltarne gli indirizzi generali della politica dei trasporti nella Commissione trasporti. In cinque anni - la legislatura sta volgendo al termine - il ministro è venuto solo a parlare di questioni settoriali, in occasioni sporadiche, con apparizioni il più delle volte fugaci, ma mai abbiamo avuto il piacere di ascoltare cosa pensa Lunardi sulla politica dei trasporti nel nostro paese.
Come se tutto ciò non bastasse, in questi anni le leggi finanziarie - compresa, ed anzi in particolare quella oggi in discussione al Senato, che nei prossimi giorni sarà esaminata dalla Camera - hanno sottratto risorse preziose al comparto dei trasporti. Cito alcuni esempi. Il trasporto pubblico locale nel nostro paese è in ginocchio, proprio per la sottostima di
risorse pubbliche adeguate. Sulle ferrovie in questa legge finanziaria è previsto un taglio pesantissimo. Si continuano a bloccare gli investimenti sulla portualità, perfino i mutui: le autorità portuali non sono in grado nemmeno di spendere le risorse per le quali hanno acceso mutui. Insomma, non si fa nulla per ridurre il traffico su gomma e quindi decongestionare le nostre strade.
A questo stato di cose si risponde oggi con un provvedimento confuso e complicatissimo, destinato ad aumentare sicuramente il contenzioso, con il quale si raddoppiano, senza una logica, le sanzioni, addirittura in qualche caso si decuplicano, in modo indiscriminato, mentre, di contro, assurdamente si riducono le risorse per i controlli.
Abbiamo formulato proposte molto semplici. L'opposizione ha avanzato proposte, nel corso della discussione in Commissione, ispirate al buonsenso e alla semplicità. Restiamo convinti che sarebbe stato più utile, più giusto e più opportuno adottare poche e chiare misure per rispondere alla sentenza della Consulta. Invece si è voluto procedere in una direzione del tutto diversa. Si è voluto introdurre una normativa farraginosa ed inefficiente.
MARCO SUSINI. Si è voluto inserire esose ed ingiustificate sanzioni. Riteniamo che tutto ciò sia non soltanto inutile, ma controproducente, e che continuerà ad alimentare l'incertezza nell'applicazione di norme delicate e complicate.
Riteniamo sarebbe stato opportuno limitarsi a pochi ed essenziali interventi, come ha già sottolineato il collega Raffaldini, ad esempio per quanto riguarda il Centro elaborazione dati del Dipartimento per i trasporti terrestri che non ha più un briciolo di risorse, mentre sappiamo quanto uno strumento di questo tipo, se messo nelle condizioni di funzionare, sia utile al monitoraggio della situazione e al controllo del traffico.
Si è invece voluto inserire di tutto e di più, si è voluto raccattare tutto, si è voluto fare quello che è stato efficacemente definito un «minestrone». Si parla dei dispositivi luminosi, si parla del Telepass, si parla delle macchine agricole, si parla dei sistemi di frenatura. Si modificano persino le misure in tema di guida in stato di ebbrezza.
Si modifica persino - avevamo ammonito a non cambiare nulla di questa materia così delicata - la tabella dei punteggi. Sappiamo cosa significhi questo per gli automobilisti. Si rivede giustamente - si trattava di una misura sbagliata - la disciplina della confisca, ma lo si fa con un articolato complicato, macchinoso e, ora, persino modificato nuovamente dal relatore di questo provvedimento. Noi pensiamo, quindi, che su questa materia, che va a toccare gli interessi di tanti milioni di italiani, ci sarebbe stato semplicemente bisogno di maggiore sobrietà, semplicità ed efficacia delle misure di adeguamento del codice stradale. Ci sarebbe bisogno soprattutto, ma questo Governo non è stato in condizione di farlo e questo ministro si è dimostrato assolutamente non all'altezza del compito affidatogli, di una politica più generale di innovazione nel settore dei trasporti e di riequilibrio modale del sistema dei trasporti. A fronte di tutto ciò ci troviamo davanti ad un provvedimento che noi giudichiamo né utile né opportuno, che finirà per complicare le cose e la vita degli automobilisti, oltre a produrre nuova materia di contenzioso. Di tutto c'era bisogno, fuorché di questo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, data la delicatezza e l'importanza dell'argomento non posso esimermi dall'intervenire. La patente a punti, da quando è stata istituita, ha portato nel primo periodo una notevole decurtazione nel numero dei morti e dei feriti sulla strada. Si parla di un numero compreso tra 6 mila e 9 mila morti in meno in tutta Italia. In seguito, a causa dell'intervento, forse troppo comprensivo, della magistratura, che ha in parte vanificato l'effetto deterrente della patente a punti, dell'assuefazione dei cittadini a questa legge, come ad altre riguardanti la prevenzione, e della linea più morbida e discontinua utilizzata dalla polizia stradale, il numero dei morti e feriti sulla strada è risalito ai livelli precedenti, anzi si aggravato per la drammaticità degli eventi, allontandoci dalle raccomandazioni dell'Unione europea, che fissano al 50 per cento la diminuzione delle vittime della strada nel 2010.
Quello delle vittime della strada è un problema non solo economico o tecnico, ma soprattutto umano, come dimostra la lotta che i familiari delle vittime della strada portano avanti ormai da anni affinché questi eventi luttuosi, che somigliano molto ad una sanguinosa guerra, vengano non solo dimezzati, ma ridotti al minimo. Occorre, quindi, un aumento degli stanziamenti, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per la sicurezza stradale. Occorrono maggiori fondi alla polizia ed un maggiore equipaggiamento affinché essa possa intervenire meglio, più rapidamente e più efficaciemente. Occorre che si effettui un controllo della gestione di queste risorse, soprattutto di quelle ricavate dalle contravvenzioni stanziate per la sicurezza stradale. Occorre un maggiore e continuativo controllo su tutta la rete nazionale e per questo vanno dedicate risorse, che verranno senz'altro recuperate, perché tutti sappiamo cosa significhino, al di là del dramma e della tragedia personale, i morti, i feriti, i mutilati e tutti i problemi medico-sanitari che si sviluppano a causa degli incidenti stradali, con investimenti che costano diversi miliardi di euro. È meglio investire sulla prevenzione invece di intervenire poi sui guai che si vanno a creare. Occorre sensibilizzare i mass media per la comunicazione dei risultati positivi e negativi risultanti dall'applicazione delle leggi di prevenzione. E soprattutto occorre avviare una seria formazione degli utenti della strada mediante un organico e integrato insegnamento dell'educazione stradale nelle scuole, di ogni ordine e grado, dove si crea la cultura della vita, del traffico civile e della sana convivenza tra le persone sulla strada.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellillo. Ne ha facoltà.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor viceministro, questa mattina mentre mi accingevo ad entrare a Montecitorio dall'ingresso principale sono stata bloccata da una simpatica giornalista del programma televisivo Le iene, la quale mi ha chiesto se ero preparata sul provvedimento oggi al nostro esame. Devo essere sincera, tale domanda mi ha colto abbastanza impreparata anche perché per il provvedimento in esame erano delegati a seguirlo i miei colleghi della Commissione.
Grazie a questa domanda mattutina, al ripasso che ho fatto, alla esperienza personale - oltre ad essere parlamentare sono anche, come tutti, una cittadina - e all'ascolto degli interventi svolti dai colleghi che mi hanno preceduto ho avuto la possibilità di farmi un'infarinatura molto veloce della materia - da Bignami come fanno gli studenti, ed io in questo caso, che non hanno studiato approfonditamente - che mi ha permesso di giungere a questa conclusione: signor viceministro, ritengo veramente che voi siete stati o siete ancora allievi dello sceriffo di Nottingham. Sì, proprio quel famoso sceriffo che metteva le mani nelle tasche dei suoi concittadini, i quali ad un certo punto non avevano più niente, neanche le lacrime, perché quello era riuscito a rastrellare tutti i loro averi. Ciò è quello che state facendo voi.
GIORGIO BORNACIN. È esattamente il contrario!
KATIA BELLILLO. Ieri con il silenzio stampa avete approvato la legge per salvare le malefatte dei potenti, oggi, con questo decreto-legge, mettete le mani nelle tasche degli italiani in un modo assolutamente generalizzato: mettete le mani nelle tasche del disoccupato, che si reca in qualche agenzia del lavoro - quelle agenzie, che avete inventato con la legge n. 30, che sono dei moderni e ripuliti caporali - e, allo stesso modo, mettete le mani nelle tasche del professionista e dello speculatore finanziario che, anche grazie alla vostra benevolenza di questi anni, ha triplicato o quadruplicato i suoi profitti con speculazioni che ricadono sempre sulla pelle dei disgraziati. Bene, voi con il provvedimento in esame, e ciò ormai mi è assolutamente chiaro, raddoppiate, triplicate e, in alcuni casi, quadruplicate le multe che da 500 euro, che rappresentavano già una bella cifra, sono state aumentate a 2.000 euro. Ma scusate, voi a quanto avete cambiato la lira? In questo momento e dopo cinque anni di vostro Governo, 2.000 euro significano, in alcuni casi, per una famiglia normale, costituita cioè da lavoratori normali, due mesi di stipendio e con gli attuali canoni di affitto degli immobili, che fra l'altro non si trovano più e quando si trovano sono - diciamocelo - a mercato nero, rappresentano il 50 per cento del loro reddito. Da questo decreto-legge emerge allora anche, come dire, un po' la vostra libidine a mettere le mani nelle tasche dei cittadini a scipparli, no?
Allora, io voglio portare l'esempio di una situazione che sto vivendo personalmente (noi siamo anche cittadini, oltre ad essere parlamentari perché alcuni cittadini vogliono che li rappresentiamo). Mi è arrivata una multa per divieto di sosta, che io, naturalmente, ho pagato. Mi è arrivata un'altra multa, di 306 euro, perché, oltre ad andare alle poste a pagare la multa (cosa che mi competeva), non ho dichiarato che era stata proprio io ad aver messo la mia auto in un posto dove non doveva essere messa!
Ma, ragazzi, vi rendete conto di aver costruito un marchingegno in base al quale non solo ci scippate risorse incredibili - tutte toppe per i buchi che avete fatto in questi anni, che pensate di ricoprire, di ricucire mettendo le mani nelle tasche degli italiani -, ma pretendete che nelle famiglie venga assunta una persona ad hoc che abbia la possibilità di sbrigare tutte queste procedure burocratiche per le quali si paga, in proporzione, di più rispetto a quello che effettivamente fa qualcosa di terribile ed anche di dannoso.
Ma io credo che la sicurezza non sia soltanto una questione di multe. È anche una questione di multe, ma di multe che siano anche in rapporto con la situazione delle persone.
GIORGIO BORNACIN. Le stabiliscono i comuni le multe per divieto di sosta!
KATIA BELLILLO. Ma è stato già detto della condizione della viabilità e di servizi pubblici efficienti. Ma guardate nelle nostre città: avete tagliato tutto! Avete tagliato le risorse per garantire la manutenzione ordinaria, oltre che straordinaria, delle nostre strade: quelle per i comuni, per i sindaci, per quanto riguarda le strade delle nostre città, e quelle per le province e le regioni.
GIORGIO BORNACIN. Sì, ma non si può parlare di cose che non c'entrano!
KATIA BELLILLO. Addirittura, con la finanziaria per il 2006, oltre a pensare bene di privatizzare l'ANAS, oltre a pensare di mettere gabellieri sui raccordi anulari, avete
tagliato risorse cospicue per la viabilità! Senza parlare, appunto, dei comuni. Allora, voi tagliate risorse importanti.
Solo un anno fa, avete aumentato dell'80 per cento, e fino al 130 per cento, i costi delle pratiche automobilistiche. Per fare che cosa? Ancora una volta, per rimpinguare le casse del Tesoro. Oggi che cosa fate? Prevedete ulteriori aumenti. Tanto, chi paga? Paga sempre Pantalone!
E le assicurazioni (qualcuno qui dentro è interessato perché è proprietario anche di società assicurative)? Quelle sulle automobili sono aumentate. Le tasse per il trasporto, per viaggiare con le auto, sono aumentate. Ma voi pensate veramente che, in questo paese, le automobili siano un lusso? No, sono una necessità! Se alcune famiglie potessero, farebbero a meno di accendere un mutuo per pagare le rate (le «piccole rate», ci dicono le varie società finanziarie che ci stimolano, appunto, ad acquistare le auto). Trentaquattro o trentasei «piccole rate» mensili di 360 euro cosa volete che siano ...?
Ma voi pensate veramente che gli italiani siano disponibili e non possano fare a meno di accollarsi anche il mutuo per pagarsi la macchina? Ma voi pensate veramente che, in questo paese, non vi sia la presenza di una grande massa di cittadini che amerebbe, per esempio, là dove possibile, andare in bicicletta? No, avete tagliato anche quello! Avete tagliato anche le risorse per i percorsi ciclabili!
No, voi volete semplicemente mettere questo paese nella condizione di stare male! Tutte le statistiche, tutti i dati, tutti i sondaggi ci dicono che gli italiani non hanno più fiducia nel futuro. Non hanno fiducia nel futuro, perché sono governati dallo sceriffo di Nottingham e avvertono l'esigenza di alzare la testa. Occorre denunciare sempre il vostro modo di «non governare». Infatti, non si governa in questo modo, attraverso simili provvedimenti, perché si crea solo disperazione e si mettono le famiglie nella condizione di non poter vivere serenamente. Infatti, ogni mattina, al risveglio, devono individuare il posto in cui fare la spesa. Le donne senza lavoro, anche se hanno studiato, che hanno deciso di mettere su famiglia, accettando il consiglio del Presidente del Consiglio, appunto, il vostro Presidente, devono decidere se fare la spesa sul lato destro o sul lato sinistro della strada! I loro figli, i nostri giovani, non hanno più una prospettiva lavorativa,
perché il lavoro, in questo paese, non è più stabile. Questi giovani, infatti, non hanno più la possibilità di sognare il loro futuro.
Avete diviso il lavoratore. Pensate a quanti immigrati lavorano nelle nostre città, nei nostri paesi, costretti a vivere in modo indecoroso, separati dalla vostra cultura, una cultura razzista, rafforzata dalle vostre leggi; vivono con difficoltà all'interno delle nostre città, sfruttati, in alloggi degradati, offerti, nel mercato nero, al doppio, al triplo del vero costo, che dovrebbe corrispondere alla vera sostanza dell'appartamento.
Con questo provvedimento, di fatto, state portando avanti una linea molto chiara: è quella di smantellare la cultura dei diritti, di distinguere tra ricchi e poveri: da una parte, i ricchi, che sono sempre di meno e sempre più ricchi e la cui sicurezza, in quelle loro fortezze, è garantita dalle forze dell'ordine, e, dall'altra, la grande massa dei lavoratori, dei disoccupati, che non hanno più alcun diritto, ai quali voi non volete più garantire alcuna dignità! Voi avete svuotato la Carta costituzionale. Avete fatto in modo che questo paese andasse avanti senza tenere assolutamente in considerazione il diritto all'uguaglianza di tutti i cittadini e questo decreto-legge ne é una terribile prova. Infatti, le tasse, le gabelle, questa specie di pizzo vengono generalizzati. Le tasche di tutti i cittadini sono, in qualche modo, toccate dalla vostra esigenza di ottenere risorse fresche (perché, si tratta di risorse fresche).
Abbiamo bisogno di dire ai cittadini italiani che faremo in modo di farvi tornare a casa. Dovete andare a casa al più presto, perché avete danneggiato profondamente anche la coscienza morale dei nostri concittadini!
TOMMASO FOTI. Sei patetica!
KATIA BELLILLO. È necessario che ciò accada al più presto. Dobbiamo rendere gli italiani finalmente protagonisti della propria vita e definire alcune scelte per una migliore qualità della vita, perché ai giovani, agli anziani, ai pensionati sia garantita la sicurezza di vivere meglio, di avere finalmente città vivibili, dove le strade siano percorribili, senza temere di cadere o di rompere gli ammortizzatori delle macchine.
Soprattutto, è necessario che vi siano città nelle quali l'uso dell'automobile non sia più un obbligo, come invece lo è diventato: non si può girare con l'auto se si deve andare a lavorare! Pensiamo ai cittadini di Roma, i quali, da un quartiere all'altro di una città immensa, devono trasferirsi ogni mattina verso le rispettive destinazioni: ma voi li usate i mezzi pubblici? Se li utilizzaste, infatti, come faccio io, ogni mattina, allora nella legge finanziaria dovreste prevedere in qualche modo, finalmente, politiche adeguate...
CESARE CAMPA. Devi dirlo a Veltroni!
DAVIDE CAPARINI. Con tutti i soldi che diamo a Veltroni...!
PIERO RUZZANTE. Fate fatica a fare l'opposizione nel consiglio comunale...
CESARE CAMPA. E tu devi dirlo a Cacciari (Commenti del deputato Ruzzante)!
KATIA BELLILLO. E allora tacete, tacete perché voi non sapete governare! E lo sapete perché non sapete farlo? Perché voi governate contro i cittadini, contro la loro dignità e mettete al centro gli interessi del mercato e degli speculatori!
PRESIDENTE. Onorevole Bellillo, concluda...
KATIA BELLILLO. Concludo con grande piacere, caro Presidente. Quindi, diciamo «no» a questo decreto-legge, che è un «pizzo» nei confronti dei cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
BENEDETTO NICOTRA. Bellillo, ti sei inventata un po' di cose!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Squeglia. Ne ha facoltà.
PIETRO SQUEGLIA. Signor Presidente, intervengo per svolgere qualche osservazione sul provvedimento in esame. Il primo dato da cui ritengo occorra partire riguarda il fatto che alcuni anni sono passati ma il numero degli incidenti stradali ha ripreso a salire. Si tratta di un dato incontestabile che non inventiamo noi. È un dato che ci viene fornito dalla Polizia stradale e dall'Arma dei carabinieri. Rispetto a questi dati, non sono sufficienti misure tampone: occorrerebbe aggiustare il tiro, cercare di capire che cosa non funziona e approntare le soluzioni adeguate.
Nel 2004 si sono registrati 5.625 incidenti; ciò significa un incremento del 3 per cento rispetto all'anno precedente. È evidente che 5.625 incidenti sono tanti: certo, prima erano ancora di più, ma questo non basta a consolarci. Il dato importante è - lo ripeto - che il loro numero ha ripreso a crescere. Quali sono le cause di tale incremento? Come ha detto bene il collega Raffaldini l'altro giorno, la prima è rappresentata dalla velocità, che incide per il 23 per cento, a cui fanno seguito la guida distratta e pericolosa (13 per cento), la guida contromano, il mancato rispetto della precedenza o del segnale di Stop o dei semafori, il mancato rispetto della distanza di sicurezza, l'assunzione di alcol e di stupefacenti: tutta una serie di fattori importanti.
A tutto questo si risponde con un provvedimento disordinato e disorganico: l'unica misura che adottiamo alla fine è quella delle sanzioni! Certamente non può essere questo lo strumento attraverso cui risolvere il problema: si tratta di uno strumento che serve soltanto a far recuperare eventualmente risorse allo Stato! Si immagina che, prevedendo una sanzione, automaticamente venga a ridursi il numero delle infrazioni: è pura fantasia! Non è così!
Il fatto è che in Italia è accaduto qualcosa che non si era mai verificato prima, e cioè che la polizia stradale denuncia la mancanza di disponibilità di benzina. Il problema è dunque quello di una assoluta carenza, rispetto a tali questioni, di risorse e di uomini: non ci sono i mezzi, non c'è il carburante! Queste non sono cose che diciamo noi dell'opposizione, ma in realtà sono denunciate dalla stessa polizia stradale.
Con questo decreto-legge, si è scelta la strada di aumentare le sanzioni ma con una riduzione delle entrate dei comuni; ma
veramente siamo convinti che sia questo il percorso da seguire? Sono questi gli incentivi dichiarati a suo tempo dal ministro Lunardi?
Una seconda, breve osservazione. In questa materia si era raggiunta una ampia intesa per condurre una grande campagna televisiva ed una grande campagna di comunicazione, ma ci chiediamo dove sia finita tale intenzione; eppure, erano stati assunti impegni molto precisi, con ordini del giorno sui quali questo ramo del Parlamento aveva espresso un consenso unanime. Questa campagna non è stata condotta; sarebbe interessante, anche a tale riguardo, sapere dove siano finite le risorse che erano nella disponibilità della Presidenza del Consiglio.
La verità è una sola; la campagna non si è attivata, come non si è attivata nemmeno l'educazione stradale. Rispetto al contenuto del provvedimento in esame, poi, la patente a punti rimane materia del tutto estranea. Ha osservato bene il collega Raffaldini: in questo provvedimento, vi è di tutto, anche la revisione di parte del codice della strada. Si vogliono riscrivere alcune norme, ma noi riteniamo sia sempre sbagliato procedere con lo strumento del decreto-legge in materia di codice; si vuole fare presto, agendo subito, ma noi sappiamo che, proprio per fare presto, si effettuano spesso interventi sbagliati. Anche le leggi possono essere dannose, se approvate frettolosamente.
Il lavoro svolto nella Commissione di merito è stato estremamente rapido perché bisognava licenziare velocemente il provvedimento per l'Assemblea; si è proceduto con una rapidità tale da non poter consentire quanto era stato possibile prima, ovvero un confronto all'interno della Commissione, una larga convergenza sulle norme relative ad un settore che esige il massimo consenso possibile, pur nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione.
Dunque, diciamo «no» a questo incremento delle sanzioni; diciamo «no» anche alla previsione della confisca dei ciclomotori: nelle grandi città, bisogna affrontare il problema del trasporto pubblico locale. Sappiamo tutti in quali condizioni si trovi e come ormai non venga investito più un euro in quella direzione; oggi, peraltro, il trasporto su ciclomotore è diventato di massa, di larghissima diffusione.
Ma noi non diciamo «no» per partito preso; siamo, ad esempio, d'accordo sull'inasprimento delle sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza, misura che apprezziamo.
Per concludere, questo decreto, così com'è, non risolve, a nostro avviso, i problemi legati ad una rivisitazione della patente a punti; il provvedimento richiederebbe una verifica maggiore, più puntuale, più seria. Noi, a questa verifica - che porti ad una riconsiderazione del contenuto del decreto -, siamo pronti a dare il nostro contributo.
PIETRO SQUEGLIA. Certamente, siamo contrari a provvedimenti disorganici, affastellati, giustapposti, contraddittori, che certamente non vanno nella direzione della sicurezza dei cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Albonetti. Ne ha facoltà.
GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, la materia che stiamo trattando attraverso il provvedimento in esame è molto delicata e sensibile. È delicata in sé per l'oggetto che affronta, ed è altrettanto delicata per l'opinione pubblica, che vi esercita una rilevante attenzione. La materia in oggetto è la sicurezza sulle nostre strade.
Si tratta di una materia complessa che, come è stato già evidenziato da altri colleghi, richiederebbe un ampia varietà di interventi e di attenzioni, una forte organicità, un investimento politico molto forte ed intenso e, oserei dire, un approccio scientifico e tecnico di particolare rilevanza.
Vorrei osservare che ogni anno - le cifre sono state già ricordate, tuttavia giova farlo ancora -, a causa degli incidenti stradali, muoiono circa 7 mila persone nel nostro paese. Trecentomila sono i feriti, e 20 mila di loro restano disabili gravi e permanenti. Il costo economico di questa vera e propria strage - che, se ci pensate, rappresenta ogni anno due volte la strage delle Twin Towers, che pure ha giustamente suscitato tanta emozione e sgomento - è enorme.
Alla gravità di tali dati ed alla consapevolezza della necessità di varare un intervento organico, non casuale e non dilettantesco era ispirata alla legge delega che il Parlamento approvò nel marzo del 2001, con il centrosinistra al Governo, dopo aver svolto alcuni anni di lavoro intenso e proficuo.
Il caso vuole (non so se possiamo considerarlo una coincidenza) che, in quello stesso periodo, il Parlamento varasse anche il piano dei trasporti e della logistica, anch'esso successivamente abbandonato dal nuovo Governo di centrodestra.
Vorrei ricordare che, con quella legge delega, si introdusse, tra l'altro, anche la cosiddetta patente a punti. Si intendeva intervenire, infatti, sulle infrastrutture, sui veicoli, sulle tecnologie, sulle dotazioni di sicurezza, sui comportamenti delle persone (dunque, sulla formazione e l'educazione degli utenti della strada).
Quell'approccio organico e complessivo è andato progressivamente perdendosi nel corso della attuale legislatura. Anche se l'esercizio della delega concernente la patente a punti è intervenuto con sedici mesi di ritardo, vorrei sottolineare, tuttavia, come abbiamo comunque apprezzato l'adozione di quel provvedimento, poiché lo reputiamo importante ed utile al fine di salvare delle vite, benché anche l'impatto positivo determinato da tale innovazione si sia andato progressivamente perdendosi. Ritengo sarebbe interessante discutere tra noi ed approfondire le ragioni per cui, nel corso del tempo, l'impatto sia andato progressivamente scemando.
Credo che l'effetto positivo dell'innovazione introdotta sia progressivamente ridotto anche perché il codice della strada, le sue interpretazioni e le sue applicazioni sono diventati, ormai, una specie di «palla del gioco». Vorrei rilevare, infatti, come, in questi ultimi anni, vi sia stata una sovrapposizione di provvedimenti parziali e frammentari, talvolta inapplicabili o contraddittori, spesso accompagnati da atteggiamenti che oscillano tra il demagogico ed il propagandistico, come se non gli utenti, ma il legislatore stesso fosse in preda ad una specie di «ubriachezza» da discussione da bar.
Il codice della strada, invece (come spesso capita anche al calcio), è uno di quegli argomenti in cui tutti pretendono, sulla base delle loro esperienze personali, nonché delle proprie convinzioni, di sapere quale sarebbe la soluzione più giusta da adottare.
Ma se anche le Commissioni parlamentari vengono intrise di questo atteggiamento, diventano una specie di Processo del lunedì, una sorta di applicazioni della chiacchiera; di conseguenza, il prodotto legislativo che ne deriva non può che essere abbastanza futile ed anche, per alcuni versi, pericoloso.
Si interviene sul codice della strada, con frequenza quasi mensile, come sta accadendo, producendo «mitragliate» di emendamenti e provvedimenti talvolta sconnessi tra loro. In tale contesto, da un lato, emergono forme di lassismo; basti ricordare le ripetute affermazioni del ministro Lunardi sul limite di velocità da elevare a 150 chilometri orari in autostrada, con una motivazione tutt'altro che scientifica, accompagnata dalle considerazioni: ma io, quando viaggio sotto i 150 chilometri orari, rischio di addormentarmi... Dall'altro si
pongono in essere atteggiamenti di propaganda da senso comune, da uomo qualunque, ricorrendo alla «faccia feroce», con i «poveri Cristi», con sanzioni che raddoppiano, a volte triplicano ed altre volte si moltiplicano all'infinito: potrebbe quindi accadere che, per effetto di questo tipo di sanzioni, l'intera pensione o l'intero stipendio di una persona qualsiasi possano essere messi a rischio, per poi, casomai - come capita nella confusione delle norme e nell'ambiguità delle interpretazioni - dare campo libero al lavoro degli avvocati ed alla «gloria» dei giudici di pace i quali, in questi anni ed in questi mesi, stanno costruendo sull'ambiguità e la confusione di queste norme anche una loro personale vicenda.
Penso che non sia questo il modo di intervenire. Non è così che si rivisita, onorevole Meroi, quella prima parte di codice della strada che abbiamo approvato e riguardo alla quale non abbiamo difficoltà a ricordare che anche noi avevamo sostenuto l'esigenza di porvi mano. Ma non è questo il modo. Questo provvedimento presenta le caratteristiche di un atto sconclusionato, con norme che si accavallano, sono contraddittorie tra di loro e che, addirittura, rappresentano semplicemente degli «annunci» dei «manifesti», con i quali si invita l'ANAS a realizzare alcune iniziative.
La sicurezza stradale è, a nostro avviso, una cosa più seria ed ha bisogno di una grande serietà del legislatore e di chi governa. Il codice della strada deve dare certezza del diritto e deve essere uno strumento organico in sé, che deve durare per lungo tempo. Invece, il continuo mutare delle norme, la continua «manutenzione», senza capo né coda, accrescono le incertezze di chi quelle norme deve rispettarle e di chi deve farle rispettare. E, dunque, capita nel nostro caso che un provvedimento, nato giustamente per adeguare la norma ad una sentenza della Corte costituzionale che riguarda i punti sottratti in assenza di individuazione di chi è alla guida dei veicoli e che aveva generato contenzioso - ed al riguardo, potremmo affermare: «l'avevamo detto» - venga gonfiato a dismisura nel passaggio al Senato, quasi fosse una rana, che oggi rischia di scoppiare.
Noi abbiamo sollevato questo problema. Non abbiamo detto che non siamo d'accordo nell'approvare un provvedimento che risolva le questioni poste dalla Corte costituzionale e, casomai,
anche qualche altro problema che sta preoccupando le famiglie italiane, quale quello legato alla confisca dei motorini. Su questo siamo d'accordo: abbiamo però sollevato un altro problema, relativo all'inopportunità di utilizzare questo veicolo normativo per introdurvi una selva di norme confuse, sovrapposte ed affastellate, che aggravano l'ambiguità e la confusione delle disposizioni che presiedono al comportamento degli utenti della strada.
Vi era stata una certa disponibilità da parte dei colleghi di maggioranza in Commissione a rivedere questo provvedimento, ad «asciugarlo», a semplificarlo, a ridurlo all'osso della questione che tutti condividiamo. Ma devo anche riconoscere che il Governo non ha ritenuto di porre mano a questa «ripulitura».
Questo provvedimento, originariamente costituito da due articoli, ora contiene addirittura un articolo 1-vicies quinquies, ossia si è moltiplicato il novero delle norme che tendono a regolamentare questo o quell'altro caso particolare. E negli emendamenti della maggioranza ne sono contemplati altri: se venissero approvati, aumenterebbe ulteriormente questa molteplicità di fattispecie assolutamente confusa. Ne viene fuori un elenco di grida manzoniane, che i bravi del nostro tempo, pur mostrando i muscoli, non saranno in grado di far rispettare.
Se a ciò si aggiunge una considerazione di contesto - che deriva da un'analisi, anche sommaria, della legge finanziaria in discussione al Senato, che nelle prossime settimane affronteremo in questo ramo del Parlamento, e dei provvedimenti ad essa collegati - emerge una situazione sconcertante. Siamo di fronte alla distruzione di quell'approccio organico che, nel marzo 2001, presiedeva alla legge delega e alla contestuale approvazione del piano dei trasporti.
Si registra il fallimento definitivo di ogni pianificazione degli investimenti nelle infrastrutture, in particolare, quelle stradali. La legge obiettivo evapora progressivamente nel nulla delle risorse; la possibilità di spostare il traffico dalla strada alla ferrovia, investendo progressivamente, gradualmente e faticosamente sul sistema ferroviario, viene oggi annullata dal grave attacco alle risorse delle ferrovie: 25 miliardi di euro in meno nel prossimo triennio.
Anche l'ANAS sta cedendo sotto i colpi di una graduale e progressiva disabilitazione finanziaria. Lo annunciano giornali non sospetti (basta leggere Il Tempo di oggi): vi saranno chiusure e sospensioni dei cantieri in atto e l'impossibilità di far partire nuovi cantieri in giro per l'Italia. Le nuove strade e le manutenzioni straordinarie non saranno completate, i
cantieri saranno sospesi o chiusi, ma permarranno sulle strade, aggravando anche le condizioni di sicurezza della circolazione.
Le poche risorse destinate alla sicurezza delle strade sono state menzionate, e non occorre che lo faccia io: vi ha fatto riferimento anche il ministro Lunardi qualche giorno fa a Verona. La circolazione nelle città oggi è uno dei problemi drammatici del paese e non si interviene affatto su questo nodo. Non si interviene sul trasporto pubblico locale né sulla crisi delle città.
Dunque, vi è confusione nell'approccio politico al problema della sicurezza della circolazione e della viabilità. Da un lato, vi è un approccio sconclusionato attraverso le norme di questo provvedimento; dall'altro lato, vi è l'assenza di qualunque politica di quadro.
Concludo, chiedendomi a chi spetterà effettuare i controlli, senza i quali non vi è garanzia di rispetto delle norme. Le forze di polizia sono allo stremo, senza risorse, senza carburante per le auto, senza carta per le fotocopie.
Dunque, in conclusione, cari colleghi, noi non vogliamo cancellare questo provvedimento. Noi crediamo sia necessario riportarlo ad una maggiore sobrietà. I nostri emendamenti principali vanno in questa direzione. Mi auguro che nel corso del dibattito sia ancora possibile trovare una via di uscita positiva attraverso un accordo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, già il collega Raffaldini e altri colleghi dell'opposizione hanno ripercorso in maniera puntuale le tappe e l'iter legislativo della legge per la riforma del codice della strada. Tale riforma è stata approvata nel marzo 2001 dal Parlamento, dopo due anni di duro lavoro, di audizioni, di consultazioni e di indagini approfondite e puntuali.
Il quadro che apparve allora, che ora è confermato, era allarmante, più grave di una nefasta guerra all'anno. L'onorevole Raffaldini l'ha definita un'ecatombe: 7 mila persone muoiono ogni anno e vi sono 300 mila feriti, 200 mila disabili gravi, con un parco di veicoli circolanti pari a quasi 33 milioni e un costo sociale enorme, immenso per il nostro paese.
Tra le cause principali - ripercorro un attimo questo argomento, perché servirà per alcune considerazioni finali - figurano la velocità, la guida distratta e pericolosa, la guida contromano, il mancato rispetto della precedenza, dello Stop e dei semafori, la scarsa distanza di sicurezza e l'assunzione di alcool e di stupefacenti. Sono dati che, ovviamente, riferisce il Ministero.
Vorrei fare una prima considerazione: se è vero, com'è vero - lo dicono il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e, soprattutto, le statistiche -, che tra le cause di incidenti stradali la prima causa è la velocità, che senso ha e che senso potrebbe avere tentare di innalzare i limiti di velocità su alcune strade, da 130 a 150 chilometri orari? Ciò - lo dobbiamo dire, anche se è stato già detto, ma lo ripeto ancora una volta - è in assoluta controtendenza con quanto sta succedendo nel resto d'Europa.
Danimarca, Spagna, Francia, Irlanda, Olanda, Austria, Polonia, Finlandia, Svezia ed altri paesi prevedono tutti dei limiti inferiori ai nostri e credo che lì, obiettivamente, vista l'ampiezza delle strade, potrebbero sicuramente fare di più rispetto a ciò che oggi è consentito. Invece, no: in Italia si vuole superarli e avere un primato anche in questa direzione!
Già questo aspetto, a mio giudizio, basterebbe a dimostrare, in parte, lo stato confusionale, un po' contraddittorio e demagogico, che regna nel Ministero, dove si accavallano dichiarazioni e versioni strumentali. Forse il ministero ha anche buone intenzioni, che, tuttavia, spesso non trovano riscontro in azioni concrete del Governo.
Vorrei citare, inoltre, le continue e rapide modifiche al codice della strada. Questa è l'ennesima. Si è detto in quest'aula che, forse ogni mese, ormai, modifichiamo il codice della strada, pensando che, questi palliativi, queste iniziative un po' demagogiche ed estemporanee, che vengono precedute da dichiarazioni roboanti del ministro dei trasporti, possano servire da sole a risolvere, senza interventi e senza investimenti e risorse finanziarie, i drammi e i problemi di un sistema trasportistico italiano, che - lo abbiamo detto - fa acqua da tutte le parti. Esso rileva l'assenza di una strategia chiara rispetto a quegli obiettivi di sicurezza codificati a livello europeo. Lo ribadisco, perché è inutile che qui si facciano
richiami all'Europa e poi disconosciamo costantemente ciò che l'Europa in questa materia determina. Questa era la prima riflessione.
La seconda riflessione, sulla quale vorrei soffermarmi, riguarda l'assenza di decisivi finanziamenti da parte del Ministero sulla sicurezza delle strade e, soprattutto, sulla cosiddetta viabilità minore, cioè quella non autostradale e di competenza dell'ANAS.
Esistono oggi decine di migliaia di chilometri di strade gestite dall'Anas, sulle quali ogni anno si verificano delle vere e proprie ecatombe. La causa inequivocabilmente acclarata risiede nell'inadeguatezza della carreggiata e dei tracciati, perché da anni non si spende una lira per renderle più sicure. Altro che patente a punti!
Si tratta di interventi decisivi in quei tratti dove ogni anno muoiono centinaia di persone che, se eseguiti per tempo, avrebbero salvato centinaia di vite umane.
Voglio fare due esempi che si riferiscono a due realtà che meglio conosco. La strada statale n. 1, l'Aurelia, cioè la prima strada consolare italiana, nel tratto tra Grosseto ed il Lazio, all'altezza di Orbetello, ha ancora una carreggiata di appena 6 metri. Da anni uno sterile dibattito tra regione e Governo sull'ipotesi di realizzare o meno l'autostrada Civitavecchia-Livorno ha, di fatto, impedito qualsiasi intervento migliorativo persino sulla sicurezza di una delle principali strade italiane, con il risultato che in quel tratto ogni anno si verificano centinaia di incidenti con decine di morti, feriti ed invalidi permanenti. È questo il problema da risolvere, altro che modifica del codice della strada! In quel caso sarebbero bastati pochi miliardi di lire per risolvere un drammatico problema che - ripeto - riguarda la strada statale n. 1!
La seconda questione riguarda la strada Civitavecchia-Viterbo-Orte. Anche in quel caso, dopo gli interventi decisivi del Governo di centrosinistra, abbiamo assistito a centinaia di convegni e dichiarazioni ogni volta che vengono in quell'area il ministro Lunardi, il viceministro Tassone qui presente e, soprattutto, altri rappresentanti del Governo, a ridosso delle campagne elettorali. Sono quattro anni che, nonostante le dichiarazioni roboanti, non si spende una lira e da quattro anni, cioè da dopo gli ultimi interventi dei Governi di centrosinistra, non si è aperto un solo cantiere per completare un'arteria di vitale importanza per la viabilità laziale. Sarebbe la trasversale a nord di Roma, il collegamento tra i porti di Ancona e di Roma. Su quella strada transita tutto il traffico merci per le autostrade del mare, tutte quelle merci, cioè, che sbarcano o partono dal porto di Civitavecchia, che è tra i principali porti italiani. Tale strada, negli ultimi 20 chilometri, ha una carreggiata di appena 6 metri e lì si verificano ogni anno centinaia e centinaia di incidenti con centinaia di morti. Pochi giorni fa, incontrando alcuni dirigenti dell'ANAS, sull'argomento mi sono sentito rispondere che per l'ultimo tratto, purtroppo, non ci sono i soldi. Il Governo ci taglia risorse, anzi ci privatizza: non lo diciamo noi, lo dicono i dirigenti
dell'ANAS che allargano le braccia sconsolati di fronte ad una politica vessatoria che costringe l'ANAS a non investire in settori delicati del nostro sistema trasportistico.
Lo stesso potremmo dire sulle Ferrovie dello Stato, rispetto alle quali il Governo, nella legge finanziaria in discussione al Senato, prevede un taglio di centinaia di miliardi che sarebbero dovuti servire alla ristrutturazione, al potenziamento, alla messa in sicurezza di alcune tratte ferroviarie decisive per uno sviluppo alternativo al traffico veicolare su strada.
Per questo, signor Presidente, il provvedimento che stiamo discutendo oggi e sul quale già molti colleghi hanno espresso duri e puntuali giudizi negativi, se non si accompagna ad una politica finanziaria del Governo rivolta ad un vero processo di infrastrutturazione viaria, diventa un palliativo rispetto alle esigenze di un nuovo sviluppo del paese e, soprattutto, di quella sicurezza stradale che provvedimenti legislativi confusi e raffazzonati come questo da soli non riusciranno mai a risolvere. In questo modo non si riuscirà mai a risolvere il problema della sicurezza e di un sistema moderno di trasporto integrato nel nostro paese.
Una terza considerazione è relativa alla sicurezza stradale nei grandi centri urbani e nella viabilità circostante. Le statistiche, ormai, certificano da anni che la maggior parte degli incidenti stradali si verificano sulle aree urbane o in prossimità di queste. È evidente che in tale contesto diventa prioritaria l'esigenza di interventi urgenti e strutturali sui sistemi di traffico locale ed extraurbano, sul sistema metropolitano, sulla conduzione dei veicoli a guida vincolata. Inoltre, l'abbattimento degli ormai insostenibili livelli di inquinamento nei grandi centri urbani è diventato, ormai, imprescindibile se si vuole garantire un minimo di vivibilità e di qualità della vita nelle grandi aree urbane del nostro paese. Le circonvallazioni, le complanari, i sottovia, il servizio di trasporto pubblico locale comportano costi ingenti per le amministrazioni locali, per i comuni, le province e le regioni che, molto spesso, tramite accordi di programma e di servizio, si sono dovute sostituire alle Ferrovie dello Stato (a causa della sua inefficienza), anch'esse costrette, a loro volta, a subire ogni anno, come quest'anno, tagli incredibili da parte del Governo.
Nel momento in cui le Ferrovie dello Stato si candidano a trasformare il nostro sistema ferroviario per costituire un'alternativa valida al sistema di trasporto delle merci e delle
persone sulle strade, il Governo, per il prossimo triennio, taglia miliardi di lire alle Ferrovie dello Stato, impedendo così un'attiva e concreta politica di ristrutturazione del sistema ferroviario italiano.
Pertanto, a cosa servono questi provvedimenti o queste dichiarazioni se poi non si accompagnano ad azioni concrete e ad interventi efficaci ed efficienti nel nostro sistema di trasporto italiano? In tale contesto, il Governo taglia ingenti risorse alle amministrazioni locali, sottraendole alle metropolitane, perché di questo si tratta. Si tagliano le risorse di oltre il dieci per cento agli enti locali; secondo lo studio compiuto poco tempo fa dall'ANCI (non è ovviamente dell'opposizione, ma di tutti i comuni italiani), non si tratta del 6,7 per cento, ma del 13 per cento di tagli di risorse che sono indispensabili ad assicurare servizi e qualità della vita nelle amministrazioni locali e, quindi, nei comuni e nelle province.
Si tratta, soprattutto, di intervenire sul trasporto pubblico locale, il quale, invece, si aggrava ancora di più, poiché vi è a suo carico il pagamento dell'IVA sui contratti di concessione esterna, senza prevedere un rimborso. Gli enti locali non ricevono nemmeno il rimborso per quanto riguarda le aziende pubbliche di trasporto! Questi sono i fatti, non le parole di Lunardi che tratta demagogicamente questi argomenti, con un impatto demagogico e strumentale.
Si tolgono risorse all'ANAS, alle Ferrovie, alle autorità portuali per gli interporti e le autostrade del mare! Si parla di autostrade del mare e poi si impedisce di realizzare in prossimità dei porti tutte quelle aree attrezzate, interportuali che consentono una vera intermodalità di trasporto nel nostro paese.
Che senso ha concedere un contributo ad un porto, ad un'autorità portuale per realizzare o migliorare un porto, senza poi migliorare la capacità infrastrutturale e dialogare con altri sistemi di trasporto? Che cosa si fa se, per esempio, giunge in un porto un'enorme quantità di merci e poi le strade circostanti sono assolutamente inadeguate a trasportarle per le vie del nostro paese? Si parla di transhipment, di feederaggio svolta dai porti, quando poi gli stessi non riescono a smaltire, a trafficare, a far dialogare i vari sistemi di trasporto, a fronte dell'esigenza di un trasporto moderno nei confronti del quale non siamo più competitivi. Questa è la realtà!
Oggi non siamo competitivi, ragion per cui molti vettori, molti terminalisti preferiscono approdare ai porti di Rotterdam, altri al porto di Amburgo. Non scelgono i porti del Mediterraneo e, soprattutto, dell'Italia che costituisce da sé una grande piattaforma logistica nel sistema di trasporto del Mediterraneo, perché non disponiamo ancora di infrastrutture necessarie, utili ad un sistema moderno di trasporto.
Allora, che sicurezza garantisce la modifica del codice della strada, se poi, come ho già detto prima, non si interviene soprattutto sulle quelle strade, in cui si verifica la maggior parte degli incidenti, con morti, feriti e invalidi?
In questo disegno di legge finanziaria si tagliano soldi persino alle comunità montane. Era previsto - meno male che, sulla base degli impegni del Governo, non se ne darà seguito - addirittura di rivedere la stessa esistenza delle comunità montane, enti territoriali che rappresentano uno strumento di garanzia, quanto meno in montagna, in condizioni difficili e disagiate, laddove la qualità della vita certamente è peggiore.
Non viene più finanziato il Fondo della montagna, sapendo che lo stesso costituiva un elemento importante per la sicurezza stradale, perché sono le strade di campagna, di montagna che consentono ancora a quelle popolazioni che vivono in quei luoghi di poter continuare a vivere.
Eppure, si parla di un taglio, della soppressione del Fondo nazionale per la montagna, addirittura della cancellazione dal quadro istituzionale delle autonomie locali delle comunità montane, ciò anche in controtendenza rispetto alle dichiarazioni rese.
In questo contesto, così desolante e così depresso, il Governo, con il provvedimento in esame, cerca di coprire con una foglia di fico, con un palliativo, con una toppa, un sistema di trasporto fatiscente, insicuro e che fa acqua da tutte le parti.
Ovviamente, queste cose non le diciamo soltanto noi dell'opposizione, ma continuano a ripeterle ogni giorno centinaia di amministratori locali della Casa delle libertà, che spesso si trovano a marciare insieme a noi per protestare contro l'azione di un Governo che mortifica il sistema delle autonomie locali che, purtroppo, non ce la fanno più a governare a seguito dei continui tagli ai loro di bilanci, ai loro servizi, insomma alla qualità della vita dei cittadini. E pensare che le auto della polizia stradale non hanno più neanche il carburante per effettuare i servizi di controllo e di vigilanza...!
Si ritiene di risolvere i problemi degli enti locali con i proventi delle contravvenzioni dei comuni. Lo stesso ministro Lunardi, pochi giorni fa, a Verona, ha purtroppo dovuto ammettere, in un consesso pubblico di fronte anche a rappresentanti dei paesi europei, che i 15 milioni all'anno provenienti dalle multe e spesi per la sicurezza stradale sono ben poca cosa. Troppo poco, dice testualmente il ministro Lunari ma poi, al di là di questa tardiva e colpevole ammissione, non ci pare abbia fatto altro. Se il ministro ritiene davvero che i problemi della sicurezza stradale possano essere risolti attraverso un maquillage del codice della strada, facendolo precedere ogni volta e troppo spesso da iniziative mediatiche, si sbaglia, in quanto queste iniziative non trovano poi puntuale riscontro in azioni concrete del Governo, capaci di risolvere alla radice i problemi del sistema trasportistico del nostro paese.
Per tale motivo, il provvedimento in esame non può trovare il nostro apprezzamento. Ci auguriamo, comunque, di poterlo
migliorare seriamente nel corso del dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, ho già avuto modo di affermare che molte volte, in quest'aula, nell'espletare le nostre funzioni e, quindi, nel fornire un contributo alle varie problematiche sollevate dai provvedimenti presentati dal Governo, accade che, o per motivi strumentali o per altre ragioni, si svolgono ragionamenti che a volte possono apparire forzati riguardo all'atteggiamento dell'esecutivo.
Ritengo che il provvedimento in esame, per le implicazioni che comporta, non si possa né si debba prestare a strumentalizzazioni di sorta, considerato che la materia in oggetto riguarda la vita delle persone.
Dunque, il Governo non deve aversene a male se l'opposizione, proprio su questo terreno, è molto più incisiva, facendo divenire cogente la propria contrarietà. Con ciò non vorrei dire che manchi la sensibilità rispetto alla necessità di correggere in alcuni punti una riforma, peraltro in gran parte condivisa, considerato che abbiamo contribuito non poco a che la riforma del codice della strada fosse finalmente varata da parte di questo Governo anche se, nel fare ciò, ne avevamo denunciato alcuni limiti che oggi si stanno prepotentemente riproponendo, proprio alla luce di scelte incompatibili con alcune disposizioni legislative.
Infatti, oggi avremmo dovuto affrontare il problema relativo ai punti della patente, a seguito della sentenza n. 27 dello scorso gennaio emessa dalla Corte costituzionale, che ha costretto a rivedere alcuni passaggi. Forse ci saremmo dovuti limitare a tale revisione. Invece, lo scenario che abbiamo di fronte è completamente diverso e stiamo esaminando un provvedimento un po' confuso, non chiaro e contenente anche alcuni pasticci.
Devo dare atto al viceministro Tassone che in sede di Commissione non soltanto ha sempre partecipato ai lavori, contrariamente a quanto accaduto per altri rappresentanti del Governo in aula e in altre circostanze, ma ha anche dichiarato
e dimostrato la sua disponibilità e sensibilità a recepire molti emendamenti presentati dall'opposizione. A mio avviso, si tratta di un fatto positivo, di grande consapevolezza e di riconoscimento del ruolo svolto dall'opposizione nel presentare proposte condivisibili.
Tuttavia, mi sia consentito di dire che le criticità ed i rilievi che l'opposizione di tanto in tanto e di volta in volta solleva, in questo caso sono non soltanto dovuti, ma anche doverosi. Infatti, la riforma del codice della strada, nonostante il notevole contributo da noi offerto, ancora oggi presenta gravi lacune e grossi limiti. Inoltre, dobbiamo constatare che, dopo una prima fase in cui finalmente le cifre ci davano ragione perché si era verificato un calo dei decessi per incidenti sulle strade, purtroppo oggi si sta concretizzando una tendenza opposta perché il numero degli incidenti è risalito e si ripropongono cifre che dovrebbero destare grossa preoccupazione. Quindi, se accade questo, non possiamo limitarci soltanto a fare quanto da noi dovuto, ovvero adeguarci alla sentenza della Corte costituzionale. Non si devono introdurre ulteriori elementi di turbativa, come se l'aumento delle sanzioni di per sé fosse in grado di salvarci la coscienza e meccanicamente anche di ridurre il numero degli incidenti e dei morti sulle strade.
I dati e le cifre snocciolati in questa sede (e che non ripeto) ci ricordano che ogni anno scompare quasi la popolazione di un comune, con circa ottomila morti. Quindi, è come se ogni anno cancellassimo dalla carta geografica italiana un piccolo comune. Tale dato dovrebbe farci riflettere ed anche sentire un po' in colpa, in qualità di legislatori, nei confronti di una materia che non afferisce a questioni di carattere economico, giuridico o - come ogni tanto siamo avvezzi a fare - di lana caprina. C'è gente che muore e molte famiglie precipitano nel dramma. Sappiamo quanto queste morti costano in termini di solidarietà umana e di dolore per le famiglie. Inoltre, gli incidenti che causano inabilità ed altri gravi scompensi, se vogliamo metterla sul piano economico, comportano anche un costo non solo sociale ma, appunto, economico per chi deve amministrare.
Mi chiedo dunque ancora oggi perché non si intervenga, pur comprendendo fino in fondo che i vari ministri e viceministri devono fare i conti all'interno del proprio Governo con il fatto che la priorità magari si riversa su altri settori. Immagino che al viceministro Tassone certamente non faccia piacere vedere che le ferrovie subiscono tagli pesantissimi, perché sulle ferrovie avevamo fatto una scommessa rispetto alla possibilità di alleggerire il traffico sulle strade e di incrementare, per motivi sia di carattere economico sia di carattere ambientale e, soprattutto, per garantire la sicurezza ai cittadini, il tasso di trasporto su rotaie.
GIULIO CONTI. Vinceremo la scommessa...!
GIOVANNI CARBONELLA. Lo stesso vale per le famose autostrade del mare. Poc'anzi il collega ha osservato che sono stati tagliati i fondi anche alle autorità portuali, ma sappiamo che non dobbiamo perdere questa scommessa, ma vogliamo rilanciarla, se intendiamo effettivamente dare al paese la possibilità di alleggerire quel carico pesante di perdite di vite umane e di costi ambientali, nonché, mi sia consentito, economici, non più sostenibile.
Ritengo che un Governo che si rispetti debba fare i conti con la possibilità di gestire le risorse, ma anche indicare priorità. Se non si individuano le priorità in settori in cui è in gioco la vita umana, mi volete spiegare quali altri settori hanno maggiore rilevanza ed importanza? Vi deve essere uno spirito di solidarietà maggiore, rispetto ad altre problematiche, perché si tratta di una materia estremamente delicata.
Ad esempio, pur avendo un approccio abbastanza pragmatico al problema, sappiamo che il codice della strada deve servire a garantire sicurezza, e si garantisce sicurezza attraverso l'intervento sulle infrastrutture (autostrade, strade). Tuttavia, ahimé, devo non solo osservare che gli interventi sono limitati, ma anche segnalare, non per drammatizzare, elementi che tutti conosciamo: quanti morti ci sono su autostrade e strade statali per il cosiddetto acquaplaning? Ebbene, vi sono dei punti che, dalla mattina alla sera, nel caso di maltempo e di pioggia, diventano punti nevralgici in cui, ahimé, qualcuno
ha l'appuntamento con la morte. Ciò accade non solo a chi infrange i limiti di velocità, perché molto spesso anche nel caso dell'automobilista che rispetta le leggi e che non supera i 60, 70 chilometri orari, c'è qualcuno che arriva da dietro e come un sicuro ti colpisce, e quindi ci affidiamo tutti al destino.
Mi chiedo, caro viceministro, perché mai non si programmi un piano di intervento per individuare questi punti critici. Con la gradualità dovuta, perché immagino che le risorse sono quelle che sono, ma non ci può essere immobilismo da parte vostra rispetto ad eventi mortali causati dagli incidenti, soprattutto in strade in cui si verifica l'acquaplaning e non si interviene. Occorre dunque un piano straordinario di intervento per realizzare un manto stradale ed autostradale in grado di assorbire quella maledetta condizione, che fa di tutti noi soggetti a rischio, indipendentemente dalla cautela con cui guidiamo.
Che dire anche del fatto che, ad esempio, molte volte ci troviamo ad avere a che fare con un parco macchine che è abbastanza obsoleto? Inoltre, mancano i controlli.
I controlli mancano molte volte sia perché vi è una sorta di indolenza sia perché non vengono forniti a coloro che debbono esercitare tale funzione di controllo gli strumenti. La stessa cosa può dirsi in ordine all'impegno che ci eravamo assunti in materia di sicurezza stradale che, lo ricordo, si crea con le infrastrutture e dotando i mezzi di dispositivi tecnologici all'avanguardia. A questo proposito, ho presentato uno specifico ordine del giorno con il quale si prevede, ad esempio, la possibilità, previo accertamento, di inserire sugli autoveicoli dispositivi che eliminano un altro tragico momento che si verifica quando due autovetture si incrociano con i fari abbaglianti accesi.
GIORGIO BORNACIN. Basta non tenerli accesi!
GIOVANNI CARBONELLA. La trattazione di queste problematiche la faremo comunque, con calma, successivamente, perché non è questo il momento. Stesso discorso vale, ad esempio, per la questione concernente l'informazione, la sensibilizzazione e la formazione, per le quali era stato assunto un impegno ed erano state stanziate delle apposite risorse finanziarie al fine di dare ai cittadini la possibilità di usufruire di una educazione stradale che avrebbe sicuramente contribuito ad attenuare il dramma dell'elevato numero degli incidenti stradali. Queste risorse finanziarie, purtroppo, sono state «tagliate».
In conclusione, signor viceministro, conosco la sua sensibilità e so perfettamente che il codice della strada rappresenta uno strumento assolutamente indispensabile che va arricchito, non quotidianamente, come un libro in cui ogni giorno, sfogliando una pagina, si inserisce qualcosa di nuovo, predisponendo, sull'impianto normativo che abbiamo già elaborato, quegli strumenti in grado di rispondere alla cogente richiesta di sicurezza proveniente dai cittadini. Il Governo e soprattutto il Parlamento devono dare a questa richiesta una risposta pronta, altrimenti ogni ritardo in questa direzione ci troverà tutti colpevoli per i costi economici e per quelli sociali che seguono al verificarsi degli incidenti stradali. Ad oggi, a questa richiesta di sicurezza il Governo non ha fornito alcuna risposta
(Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, è stato ricordato, dall'onorevole Pasetto e da altri colleghi intervenuti, che la patente a punti è stata introdotta con una legge voluta dal centrosinistra. Ciò lo ricordo non per rivendicare primogeniture, ma per amore della verità. Quella verità che sarebbe necessario fare conoscere ai cittadini su ogni altro provvedimento approvato dal Parlamento.
La patente a punti ha condotto, soprattutto nei primi mesi, ad una significativa riduzione del numero degli incidenti stradali. I dati sono stati già citati dai colleghi e, pertanto, non li ripeterò; ciò che invece desidero sottolineare è che, dopo la prima fase di applicazione di quella norma, si è registrata una ripresa, una recrudescenza, cioè, degli incidenti stradali. I dati forniti dalla Polizia stradale e dall'Arma dei carabinieri sono allarmanti quanto eloquenti.
GIORGIO BORNACIN. Ma non è vero!
MARIO LETTIERI. Gli incidenti stradali, in percentuale, purtroppo, riguardano in gran parte la fascia giovanile. Nel 2004, se non ricordo male, gli incidenti sono aumentati del 3 per cento rispetto all'anno precedente e ciò è di per sé eloquente. Evidentemente, non basta la patente a punti. La repressione, pur necessaria, non è sufficiente a garantire la sicurezza, per ridurre il numero complessivo degli incidenti e, quindi, il numero dei feriti e dei morti. Si parla di trentamila feriti e di settemila morti ogni anno. I costi umani in termini di dolore e di sofferenza per le famiglie e le persone coinvolte sono enormi. Ma pesanti sono anche i costi economici per la collettività.
Il CNEL li ha valutati in ben 42 mila miliardi di vecchie lire!
Più volte, in quest'aula, sono state snocciolate queste cifre. Lo si è fatto anche quando si è parlato di RC auto, denunciando come il numero elevato di incidenti abbia riverberi sui costi delle assicurazioni e, quindi, sui costi delle polizze assicurative.
Perciò, l'introduzione della patente a punti fu unanimemente considerata come una scelta positiva, che poteva e può contribuire a raggiungere l'obiettivo (stabilito, se non ricordo male, anche in sede europea) di ridurre del 40 per cento il numero degli incidenti entro il 2010. Ora, bisogna prendere atto che la sola patente a punti non basta: non basta la sola repressione per garantire la sicurezza stradale.
A mio avviso, la priorità - ed ho avuto modo di ricordarlo più volte in quest'aula; lo sa bene il viceministro Tassone, ma il ministro Lunardi ed il Governo, pur condividendo le nostre indicazioni, non hanno poi dato seguito con scelte coerenti nell'attività di Governo, nell'approvazione dei vari provvedimenti, nell'approvazione dei vari finanziamenti, eccetera - è ridurre il numero complessivo degli autoveicoli privati circolanti sulle nostre strade, in particolare sulle autostrade; il che significa puntare sul trasporto pubblico locale, sullo sviluppo e sul potenziamento del trasporto su rotaia, sull'avvio delle autostrade del mare.
GIORGIO BORNACIN. Ma cosa c'entrano le autostrade del mare?
MARIO LETTIERI. In questi quattro anni, le autostrade del mare non sono state avviate: sono rimaste lettera morta! E le autostrade realizzate sui territori? La A3, è ancora lì, con tutte le sue inefficienze e con tutti i suoi pericoli.
Con l'ultima manovra correttiva dei conti pubblici, il ministro Tremonti non ha trovato di meglio che ridurre i fondi dell'ANAS e delle Ferrovie! Vi è il rischio - e lei lo sa bene, onorevole Viceministro, da calabrese, oltre che per la sua responsabilità nazionale - di un blocco degli appalti del quinto e sesto lotto dell'autostrada A3, così come vi è il rischio di blocco di quei progetti finalizzati al completamento della statale ionica, che, come noi tutti sappiamo, purtroppo, è stata definita la «strada della morte». Ma sono tante le altre arterie importanti che corrono il rischio di essere bloccate dai tagli all'ANAS previsti nel disegno di legge finanziaria. Le nostre strade ed autostrade, le nostre ferrovie, oltre ad essere insufficienti, sono insicure e non adeguatamente manutenute.
Ma c'è di più. Anziché avviare le autostrade del mare, realizzando subito la necessaria logistica ed i necessari miglioramenti
dei collegamenti stradali per accedere ai nostri porti, il Governo si preoccupa, con questo maxiemendamento che ci arriverà in questi giorni, di privatizzare anche l'ANAS, di fare qualche regalo multimiliardario a qualche privato che, poi, farà pagare il pedaggio anche sulle strade, oltre che sulle autostrade. Ma dell'ANAS parleremo quando arriverà in quest'aula il maxiemendamento, nei prossimi giorni.
Ora concludo dicendo che anche il decreto-legge in esame è inadeguato, è poca cosa rispetto alle vere esigenze che la sicurezza pone. Abbiamo tutti citato dati che sono incontestabili: quanti giovani muoiono sulle nostre strade e quanti lutti nelle nostre famiglie!
È vero: non ho difficoltà a dire che non tutto poteva essere risolto da questo Governo. Tuttavia, in questi quattro anni e mezzo non sono state fatte neanche le cose più semplici, come l'avvio delle autostrade del mare, per fare in modo che centinaia e centinaia di TIR che partono dalla Sicilia o dalla Calabria non percorressero le nostre autostrade, ma fossero veicolati, invece, su apposite navi per essere trasportati dai nostri porti verso il nord Italia e verso il nord Europa. Questa era una cosa possibile.
Pochi interventi sarebbero stati necessari.
Il ministro Lunardi, in un'altra occasione, quando abbiamo parlato della RC auto, si è dichiarato pronto e disponibile. Ma dove sono queste autostrade del mare? Non si adeguano i nostri porti né si facilita l'accesso agli stessi. Quindi, resta tutto lettera morta.
Si approvi pure la conversione in legge di questo decreto-legge, ma bisogna sapere che esso è parva res rispetto ad un mare magnum di esigenze vere, che vanno contro ciò che il provvedimento in esame prevede (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bornacin. Ne ha facoltà.
GIORGIO BORNACIN. Signor Presidente, intervengo brevemente, non per contribuire alla manovra ostruzionistica dell'opposizione (lo sottolineo, nutrendo grande rispetto nei confronti delle manovre ostruzionistiche, perché, nella mia vita di rappresentante eletto nelle assemblee elettive, dal consiglio comunale al consiglio regionale, di battaglie ostruzionistiche ne ho fatte), ma per stabilire un po' di verità anche nei confronti di chi ci ascolta alla radio e di chi ci segue nelle tribune dell'aula.
Credo che se i vari Presidenti che, questa mattina, si sono succeduti alla Presidenza della Camera avessero applicato letteralmente il regolamento della Camera, quasi tutti gli interventi - lo ripeto - quasi tutti (ne salvo qualcuno, soprattutto dei colleghi della Commissione trasporti) avrebbero dovuto essere sanzionati, perché del tutto estranei alla materia che stiamo trattando.
CESARE CAMPA. Bravo!
GIORGIO BORNACIN. Questo non è avvenuto.
Ho sentito parlare di autostrade del mare, quando di ciò non si parla nel provvedimento in esame. Ho sentito confondere le competenze del Governo con quelle degli enti locali. Ho sentito confondere diversi aspetti e menzionare elementi assenti in questo decreto-legge.
Vorrei sottolineare alcuni punti. Alla collega Bellillo, che ha dichiarato che questo provvedimento aumenta l'importo delle contravvenzioni, vorrei dire che è esattamente il contrario: il provvedimento in esame allinea all'Europa, abbassandoli, gli importi delle contravvenzioni. Ho sentito dire che questo decreto-legge non aumenta la sicurezza. Non è vero! Questo decreto aumenta la sicurezza rispetto sia ai veicoli circolanti sia alle persone. Questo decreto risolve problemi connessi alla circolazione, alla motorizzazione. Se tali problemi non saranno risolti con questo provvedimento d'urgenza, non saranno più affrontati.
Poco fa ho sentito citare dati che non esistono riguardanti l'aumento della mortalità sulle nostre strade. Non è vero! Il tasso è diminuito, forse meno di quello che ci aspettavamo, ma, comunque, è in linea con l'Europa e si procede verso l'obiettivo della riduzione degli incidenti entro il 2010.
L'opposizione, che è liberissima di fare tutti gli ostruzionismi che crede (in Commissione abbiamo sempre trovato il modo di ragionare su questioni che interessano la gente), si assume una grande responsabilità nel momento in cui cerca di fare in modo che questo decreto-legge non venga convertito in legge e che queste norme non vengano approvate, perché vanno nell'interesse dei cittadini (Commenti dei deputato Ruzzante) per quanto riguarda la sicurezza, le contravvenzioni e la soluzione di annosi problemi che numerose categorie ci chiedono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà.
SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, l'appello che l'onorevole Bornacin ha rivolto (lo interpreto come un invito a voler affrontare e risolvere i problemi che motivano l'adozione del decreto-legge in oggetto) è un appello ragionevole; tuttavia non dà risposte alle due questioni che stiamo ponendo attraverso questa piccola maratona oratoria e che né a Bornacin né agli altri esponenti della maggioranza sfuggono.
Proverò nei minuti che ho a disposizione a ragionare su questo punto. Innanzitutto, vorrei partire proprio dalla necessità di mettere ordine in una materia che sicuramente aveva bisogno di una sistemazione.
Devo ricordare ai colleghi della maggioranza che, se vi è un provvedimento dei quali essi possono essere fieri e ricordare all'opinione pubblica come uno dei risultati del Governo in carica, è proprio la normativa sulla patente a punti. A prescindere dalla primogenitura (che fosse comunque una proposta di legge della legislatura precedente promossa dal centrosinistra), che non ha importanza, si tratta di un risultato che, orgogliosamente, la maggioranza può attribuire a sé stessa.
A tale proposito, penso che sia stato un buon provvedimento, ma che esso, nella fase successiva alla prima attuazione, come per altre vicende che riguardano la responsabilità diretta del ministro Lunardi, è diventato un provvedimento che ha ulteriormente complicato la vita degli italiani e il disegno di legge di conversione del decreto-legge di cui stiamo parlando oggi ne costituisce un esempio, onorevole Bornacin. Credo che a lei, come a me e come a tanti altri, non sfugga il fatto che nel pieno dell'estate avete gettato nel panico con questo decreto-legge, di fatto complicandogli la vita, milioni di famiglie: perché accade questo?
Apprezzo il suo appello, ma devo dirle che esso andrebbe rivolto anche alla maggioranza di cui lei fa parte. In effetti, di fronte ad un problema grave e gravissimo, come quello dell'uso dei motocicli - faccio questo esempio come dato esemplificativo che getta luce sul vero obiettivo che, in più momenti, la maggioranza intende realizzare, che non è quello di affrontare e risolvere i problemi, quanto invece quello di ottenere dall'iniziativa legislativa del Governo effetti propagandistici e utilitaristici - chi può non ammettere che l'uso sconsiderato di questi mezzi di trasporto (motocicli, motorini, grosse moto), determini conseguenze negative non soltanto per chi li guida (in modo sconsiderato appunto), ma anche per la società, per i costi, per le conseguenze dei traumi, per le difficoltà che si vengono a determinare nel traffico?
Onorevole Tassone, affrontare il problema come lo avete fatto voi non credo denoti semplicemente la volontà di fare propaganda, di voler in qualche modo condurre l'opinione pubblica sul terreno tipico di una certa ideologia un po' - non vorrei usare parole grosse - «centralistica» del «ghe penz' mì!» oppure «Adesso ti faccio vedere io, come ti risolvo il
problema!»? Da qui, dunque, le stupidaggini, come quelle che sono state dette in questo decreto-legge, riguardo, ad esempio, al problema della confisca per violazioni, magari marginali, che hanno gettato nel panico milioni e milioni di famiglie.
Peraltro, siete intervenuti con un provvedimento, onorevole Tassone, che sarebbe stato impossibile applicare e che avrebbe prodotto, se aveste continuato nella vostra determinazione di applicarlo, enormi difficoltà e disfunzioni nell'ambito della pubblica amministrazione, soprattutto nelle città e per il Corpo dei vigili urbani, oltre che per le Forze di polizia. Infatti, non si sarebbero trovati i luoghi dove ricoverare i mezzi e, peraltro, sarebbero stati sollevati milioni di ricorsi per l'illegittimità di tali provvedimenti, per la loro sproporzione rispetto alle violazioni compiute. Lo osservo non perché voglia polemizzare sul merito; diciamo che si è trattato di una svista, sebbene io non sia perché si giudichino i contenuti di questo decreto come una svista. L'avete anche corretto e ciò, quindi, dimostra che era sbagliato; ma voglio continuare a riflettere sulle ragioni per le quale ci troviamo a porre rimedio a situazioni questo tipo. Ed il motivo è sempre lo stesso: non ragionante come chi autorevolmente ha in mano le leve dello Stato e deve guidare e governare il paese, assumendosi la responsabilità di adottare misure anche, in ipotesi, impopolari ma che siano applicabili, serie, forti, capaci di trasmettere un messaggio di serietà, e anche di serenità! No, voi vi siete condotti come normalmente fanno coloro che vogliono dimostrare di essere più duri degli altri e, dunque, avete agito in modo che corrisponde alquanto a quel modo di pensare ben racchiuso nell'espressione: «Ci penso io», ovvero: ti faccio vedere io come, in due giorni, ti sistemo tutta la situazione. Ma ciò non è possibile, onorevole Tassone: lei sa quanto noi come, invece, le riforme serie e le misure valide non diano effetti immediati quali quelli che voi, invece, volevate raggiungere con il provvedimento in esame; piuttosto, esse sono operazioni di lunga lena, di lungo periodo, che affrontano i problemi alla radice. È per tale ragione che non condivido fino in fondo l'appello dell'onorevole Bornacin quando ci chiama a discutere sul merito; no, caro collega Bornacin, il merito è anche e soprattutto la situazione generale, quella che attiene all'adeguatezza delle nostre infrastrutture.
Se la discussione si svolgesse all'inizio della legislatura, onorevole Tassone, lei probabilmente avrebbe tutto il diritto, se avesse voglia e tempo di replicare a questo mio dire, di
sostenere: ma, onorevole Adduce, lei sta dicendo sciocchezze; sono tre mesi che ci siamo insediati e stiamo affrontando un'emergenza.
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Non mi sarei mai permesso! Mai permesso!
SALVATORE ADDUCE. Sono trascorsi, invece, quasi cinque anni; si sta concludendo la legislatura ed è l'ennesima misura che sembra un provvedimento della prima ora, quello «fritto e mangiato», che invece non merita di essere «fritto e mangiato».
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Cotto, cotto! La frittura fa male!
SALVATORE ADDUCE. Alla fine della legislatura, onorevole Tassone, voi avete abbondantemente metabolizzato, avreste dovuto completamente metabolizzare i problemi e le difficoltà che riguardano il settore; avreste dovuto quindi proporre un intervento organico, forte, capace di affrontare alla radice e risolvere i problemi che abbiamo dinanzi.
Le voglio chiarire come le mie perplessità su questi aspetti sorgano in me quando porto la memoria indietro di qualche mese e verifico tutte le inadempienze e le incapacità del Ministero retto dal ministro Lunardi; e parliamo di sicurezza: non andiamo fuori dal seminato.
Voglio ricordare a questo proposito quanto avvenuto all'inizio dell'anno, a gennaio del 2005, quando, sull'autostrada, cosiddetta tale, Salerno-Reggio Calabria, per due giorni e due notti, voi non siete stati capaci di intervenire per liberare gli automobilisti prigionieri della neve.
Che cos'è quell'incapacità, se non ciò che voi avete proposto con le disposizioni che avevate inizialmente varato con il testo del decreto-legge e che, giustamente ed opportunamente, avete successivamente corretto? Dietro al provvedimento in esame, infatti, vi è la stessa logica che sottende l'incapacità di affrontare le emergenze!
Ciò era evidente. Vedete, onorevoli colleghi, nei giorni successivi all'entrata in vigore del decreto-legge in esame ho avuto la ventura di parlare con gli operatori del settore (ad
esempio, i venditori di moto), i quali, non appena lette le disposizioni, si sono messi le mani nei capelli ed hanno incontrato problemi e difficoltà nel dare informazioni; essi facevano persino fatica a credere che potesse essere stato varato un provvedimento di quel tipo!
Ricordo che, naturalmente, abbiamo cercato di lavorare, anche in sede di Commissione - come ha ricordato il collega Bornacin -, al fine di porre rimedio alle numerose carenze del decreto-legge. Anche se abbiamo ottenuto qualche risultato, vorrei tuttavia rilevare che rimane - ed è questo il secondo punto critico che ho preannunziato all'inizio del mio intervento - il problema per cui continuiamo ad essere costretti a farvi notare, anche attraverso questa piccola maratona oratoria, che, comunque, ci troviamo ancora di fronte alle difficoltà politiche che le vicende dei «provvedimenti dell'ultima ora» (a cominciare soprattutto dalla proposta di riforma della legge elettorale) pongono al Parlamento.
Pertanto, come ho già precedentemente affermato - e concludo, signor Presidente -, accetto volentieri i rilievi mossi dal collega Bornacin; tuttavia, senza volerli respingere al mittente, vorrei invitare i colleghi della maggioranza, pacatamente e serenamente, a compiere un esame di coscienza per verificare se abbiano fatto, anche nel merito, tutto ciò che compete ad un Governo e ad un ministero seri, che devono effettivamente essere a conoscenza dei problemi.
Voi, a mio avviso, avete invece dimostrato, anche con il decreto-legge in esame, di avere una scarsa conoscenza della situazione esistente (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANTONIO PEZZELLA, Relatore. Signor Presidente, alla luce del lavoro di approfondimento svolto nella fase istruttoria, e tenuto altresì conto dei successivi elementi di valutazione acquisiti, la Commissione ritiene opportuno esprimere parere favorevole sugli identici emendamenti De Luca 1.5 e Luciano Dussin 1.13, nonché sugli identici emendamenti Mazzarello 1.3 e Bornacin 1.7. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.500, riferito all'articolo 1, comma 2-ter (ex emendamento Meroi 1.59, riformulato).
La Commissione, inoltre, esprime parere favorevole sugli emendamenti Meroi 1.53, necessario per le esigenze di coordinamento normativo, Meroi 1.58, purché riformulato nel senso di sostituire le cifre «100» e «400» con le seguenti: «75» e «300», Tidei 1-bis.9, Bornacin 1-bis.4, Meroi 1-quater.50 e Meroi 1-quater.24, nonché sugli identici emendamenti Duca 1-quater.2 e Rosato 1-quater.61.
Quanto all'articolo aggiuntivo Stucchi 1-quater.060, pur condividendolo nel merito, la Commissione invita i presentatori a ritirarlo ed a presentare un ordine del giorno di contenuto analogo, considerato il parere contrario espresso dalla Commissione bilancio.
Quanto all'articolo aggiuntivo Lion 1-quater.061, la Commissione invita i presentatori a ritirarlo ed a presentare in merito un ordine del giorno di contenuto analogo, strumento che sembra più congruo per le finalità delle modifiche proposte.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Carbonella 1-quinquies.60 e sugli identici emendamenti Mazzarello 1-sexies.2 e Carbonella 1-sexies.62, soppressivi dell'articolo 1-sexies.
La Commissione raccomanda inoltre l'approvazione del proprio emendamento 1-octies.500, sostitutivo dell'articolo 1-octies.
La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Susini 1-duodecies.1 e Carbonella 1-duodecies.60. Per quanto riguarda l'articolo aggiuntivo Luciano Dussin 1-quaterdiecies.02 la Commissione esprime parere favorevole purché sia riformulato nel senso di sostituire, ovunque ricorra, la parola «genitore» con le seguenti: «colui che esercita la potestà genitoriale»; e la parola «figlio» con: «minore».
La Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo De Laurentiis 1-quaterdecies.020. Per quanto riguarda l'emendamento Bornacin 1-quinquiesdecies.9, la Commissione esprime favorevole a condizione che esso sia riformulato in questo senso: «sostituire l'articolo 1-quinquiesdecies con il seguente: all'articolo 116 del decreto legislativo n. 285 del 1992, al comma 1-bis è aggiunto, infine, il seguente periodo »a decorrere dal 1o gennaio 2008, per guidare un quadriciclo leggero è necessario aver compiuto 16 anni di età«» e ricollocato dopo l'emendamento Bornacin 1-quinquiesdecies.8
Quanto all'articolo aggiuntivo Bornacin 1-quinquiesdecies.03, poiché si ritiene che la disposizione proposta non abbia a effetti a carico della finanza pubblica, in quanto il funzionamento delle commissioni mediche è assicurato direttamente dagli utenti, attraverso il pagamento delle tariffe già fissate con
decreto interministeriale, la Commissione ritiene opportuno chiedere un riesame del parere espresso dalla Commissione bilancio che, nella seduta dell'8 novembre scorso, ha espresso, appunto, parere contrario.
Quanto all'articolo aggiuntivo Ricciotti 1-quinquiesdecies.060, la Commissione invita il presentatore al ritiro, ed a presentare un ordine del giorno di contenuto analogo, strumento che sembra più congruo per le finalità delle modifiche proposte, considerato anche il parere contrario espresso dalla Commissione bilancio.
La Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Meroi 1-quinquiesdecies.06; esprime altresì parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Luciano Dussin 1-sexiesdecies.07, a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire al comma 1, lettera b), primo periodo, la cifra «286» con la cifra «250» e la cifra «573» con la cifra «1.000», nonché, al secondo periodo, di sostituire la cifra «286» con la cifra «573».
Quanto all'articolo aggiuntivo Nicotra 1-sexiesdecies.06, la Commissione ha presentato l'emendamento 1-sexiesdecies.0500, che riformula l'articolo 1-sexiesdecies in questo senso: «All'articolo 72 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, dopo il comma 3, è inserito il seguente:
3-bis. Sugli autoveicoli può essere installato un terminale telematico essenziale di bordo, ovvero un insieme di unità radioelettriche ed elettroniche che, governate da eventuali appositi programmi software e sfruttando o utilizzando tecnologie di comunicazione satellitare italiana »tipo VIASAT«, GPS, GSM oppure GPRS, consentano all'utente di richiedere e fruire di servizi (assistenza, sicurezza ed informazioni) a bordo del proprio autoveicolo secondo i principi e le tempistiche dettati dal programma comunitario «e-call» relativo all'introduzione del sistema armonizzato di chiamata d'emergenza sulle autovetture e autocarri».
Sugli identici articoli aggiuntivi Meroi 1-sexiesdecies.04 e Rosato 1-sexiesdecies.061 il parere è favorevole.
Quanto all'emendamento Meroi 1-septiesdecies.4, è opportuno chiedere un esame della Commissione bilancio, che nella seduta dell'8 novembre ha espresso, invece, parere contrario,
perché si ritiene che la disposizione proposta, già contenuta nel vigente testo della norma, non produca oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica, ma anzi consenta di chiarire che il proprietario del veicolo oggetto di confisca, insieme alla sanzione amministrativa pecuniaria, deve provvedere al pagamento anche degli oneri di custodia e di deposito del veicolo fino al momento in cui diviene definitiva la confisca stessa.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Meroi 1-vicies.2 e sull'articolo aggiuntivo Stradella 1-septiesdecies.1, purché riformulato nei seguenti termini: al comma 3 inserire, infine, le seguenti parole: e al comma 1-bis, dopo la lettera b), è inserita la seguente: c) di quadricicli con motore elettrico di potenza massima di 1,5 kw con velocità massima di costruzione di 21 Km/h.
Inoltre, il parere è favorevole sugli articoli aggiuntivi Meroi 1-vicies semel.02 e 1-vicies semel.03. Sull'emendamento Meroi 1-vicies bis.1 si propone una nuova formulazione, come nuovo emendamento 1-vicies bis.500 della Commissione, del seguente tenore: Al comma 2, lettera a), capoverso 2 sostituire il sesto periodo con il seguente: «Qualora non sia stato possibile il ritiro della carta di circolazione al momento dell'accertamento, il documento deve essere consegnato al più vicino organo di polizia stradale entro il decimo giorno successivo a quello in cui è stato contestato o notificato al trasgressore il verbale di accertamento contenente anche l'invito alla consegna del documento; il periodo di sospensione decorre comunque dalla data della contestazione o di notificazione del verbale.»
Conseguentemente, al comma 3, sostituire la lettera a) con la seguente: «a) il comma 2 è sostituto dal seguente: 2. La patente di guida ritirata è trattenuta presso i propri uffici dall'organo accertatore che, entro i cinque giorni successivi all'accertamento della violazione, ne dà comunicazione al prefetto del luogo della commessa violazione, il quale, ove ne ricorrano i presupposti, può riformare o revocare tale sanzione amministrativa accessoria. Dal momento del ritiro, la patente di guida resta sospesa per un periodo uguale al minimo stabilito per ciascuna violazione ovvero, salvo quanto previsto dagli articoli 142 e 143, per un periodo pari alla metà del massimo qualora nei due anni precedenti sia già stata sospesa per la medesima violazione. Se la violazione è commessa con veicoli che
trasportano merci pericolose, la durata del periodo di sospensione è raddoppiata. Qualora si tratti di patente di guida rilasciata da uno Stato estero, la validità è sospesa ai fini della circolazione sul territorio nazionale, con le stesse modalità. L'interdizione alla circolazione è comunicata all'autorità competente dello Stato che ha rilasciato la patente. Qualora la patente di guida non sia stata ritirata al momento dell'accertamento della violazione, il periodo di sospensione decorre dal momento del successivo ritiro, ovvero, qualora questo non sia stato possibile, dal decimo giorno successivo a quello in cui è stato contestato ovvero notificato al trasgressore il verbale contenente l'invito a consegnare la patente di guida presso il più vicino organo di polizia stradale. Di ciò è fatta menzione nel verbale di contestazione».
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1-vicies quater.600, che recepisce la condizione della Commissione bilancio. Quanto all'emendamento Bornacin 1-vicies quater.1, pur condividendolo nel merito, si invita a presentare un ordine del giorno, visto il parere contrario della Commissione bilancio; quanto all'emendamento Bornacin 1-vicies quater.2, pur condividendolo nel merito, si invita a presentare un ordine del giorno, visto il parere contrario della Commissione bilancio.
Rispetto agli identici emendamenti Meroi 1-vicies quater.3, Muratori 1-vicies quater.34 e Panattoni 1-vicies quater.18, è opportuno chiedere un riesame del parere della Commissione bilancio che, nella seduta dell'8 novembre, ha espresso, invece, parere contrario, in quanto non vi è alcun effetto sul bilancio dello Stato, essendo una disposizione meramente interpretativa a livello organizzativo, necessaria a garantire un più efficace coordinamento degli uffici decentrati del settore dei trasporti.
Quanto all'articolo aggiuntivo Bornacin 1-vicies quater.02 è opportuno chiedere un riesame del parere della Commissione bilancio che, nella seduta dell'8 novembre, ha espresso, invece, parere contrario, poiché la disposizione proposta non comporta oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, in quanto, senza creare un ulteriore organismo, potranno essere utilizzate le strutture e le risorse già esistenti.
Sull'articolo aggiuntivo Bornacin 1-vicies quater.03, seppur condividendolo nel merito, si invita a presentare un ordine del giorno, visto il parere contrario della Commissione bilancio.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1-vicies quinquies.600, che recepisce la condizione della Commissione bilancio.
Quanto all'emendamento Rosato 1-vicies quinquies.1, invito il presentatore a ritirarlo per presentare un ordine del giorno, strumento che mi sembra più congruo per le finalità delle modifiche proposte e vista l'attuale formulazione dell'articolo 1-vicies quinquies.
La Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo De Luca 1-vicies quinquies.05, purché riformulato
nel senso di sostituire le parole: «entro il 31 dicembre 2005» con le seguenti: «entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge».
La Commissione esprime parere favorevole, altresì, sugli emendamenti Duca Dis. 1.4 e Dis. 1.1 e Tidei Dis. 1.2 e sugli identici articoli aggiuntivi Mazzarello Dis. 1.03, Bornacin Dis. 1.060 e Luciano Dussin Dis.1.061.
Il parere della Commissione è contrario sulle restanti proposte emendative.
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, innanzitutto devo ringraziare il relatore per il lavoro che ha compiuto, poiché come si può riscontrare, si tratta di una materia molto complessa e con moltissimi emendamenti.
Certamente, il Governo non può che concordare con le valutazioni e il parere espresso dal relatore, riservandosi ovviamente di essere attento e di ascoltare gli approfondimenti che emergeranno in sede di esame degli emendamenti stessi, per dare un contributo ulteriore e gli apporti necessari alla definizione di una materia così importante e delicata.
Ovviamente, il Governo, per alcune materie su cui già si è espresso nell'altro ramo del Parlamento, si atterrà scrupolosamente ad una coerenza di posizioni e di valutazioni di materie che già hanno avuto locazione nel dibattito e nelle conclusioni del lavoro del Senato.
Signor Presidente, visto che ho la parola vorrei dire che ho ascoltato gli interventi svolti dai colleghi sul complesso degli emendamenti. Il Governo è assolutamente disponibile a raccordarsi con tutte le realtà e le posizioni espresse nel Parlamento per definire tale materia importante e fondamentale. Ho ascoltato parole ingenerose su questo provvedimento e sui provvedimenti precedenti, dato che quello in esame è il seguito di un provvedimento a suo tempo approvato, dunque il frutto del lavoro di tutto il Parlamento, senza distinzione tra maggioranza e minoranza. Nella furia iconoclasta nei confronti della maggioranza e del Governo si smentisce anche il lavoro che colleghi autorevoli ed impegnati hanno svolto in Commissione trasporti della Camera e del Senato e nell'aula di Montecitorio.
Ho sempre detto che bisogna distinguere la sicurezza dall'interesse (Applausi del deputato Pezzella). Credo che questo sia il filone logico su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione. Quando l'onorevole Adduce mi parla dei quadricicli e fa riferimento alle case produttrici di tali macchine non c'è dubbio che vi è una scelta di campo, che non è la mia scelta di campo. Io guardo alle famiglie ed alla tutela della vita, non certamente agli interessi delle case produttrici di queste macchine (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Allora, ci dobbiamo mettere d'accordo con estrema chiarezza, onorevoli colleghi. Noi vogliamo questo provvedimento e siamo disponibili a raccordarci con tutti, lo ripeto. Si tratta del prodotto dell'impegno del Governo e del Parlamento, che deve trovare una sua luce ed una sua realizzazione.
Ma cosa c'è di così scandaloso? Questo Governo e questo Parlamento hanno fatto la legge sulla patente a punti. Si è discusso tranquillamente...
MARILDE PROVERA. Questi sono pareri?
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Sto dando i pareri: non è un dato tecnico, sto facendo una mia valutazione, ho il diritto di parlare...
PRESIDENTE. Non c'è dubbio che lei abbia il diritto di parlare...
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Quando il Governo dà il parere ci si lamenta perché dà il parere senza nessuna motivazione. Se il Governo si accinge a dare qualche motivazione, c'è una contestazione. Ci dobbiamo mettere d'accordo sul ruolo del Parlamento: io sono per la centralità del Parlamento e sto rispondendo al Parlamento...
PIERO RUZZANTE. Però la patente a punti l'abbiamo votata tutti!
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. La patente a punti, sì, certamente...
PRESIDENTE. Amo questa autogestione, ma vorrei anche poter svolgere un ruolo...
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Non ho capito cosa vuole dire l'onorevole Ruzzante...
PRESIDENTE. Signor viceministro, la prego di continuare...
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. L'onorevole Ruzzante non mi ascoltava perché io davo atto che tutti i gruppi hanno dato un contributo, tutto il Parlamento, tutte le posizioni.
PIERO RUZZANTE. Esattamente!
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Ho dato atto anche al suo gruppo politico di aver dato un contributo...
PRESIDENTE. Onorevole Tassone...
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, vado alla conclusione se il mio contributo può dare fastidio in quest'aula, visto che noto qualche cenno di dissenso e di insofferenza (Commenti dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)... Io sono stato paziente e ho ascoltato tutti quanti, vi sono stati discorsi interessantissimi da tutti i settori di quest'aula.
Certamente, il lavoro che abbiamo svolto è impegnativo. Chiedo scusa ai colleghi, ma negli interventi non si è fatto cenno nemmeno ai risultati che il provvedimento, che è frutto del lavoro di tutti, ha determinato nel paese in termini di salvaguardia di vite umane. Ma cosa c'è di scandaloso in un provvedimento che si limitava ad alcuni casi?
Vi è stato poi l'apporto dell'altro ramo del Parlamento, con la presentazione di emendamenti e l'introduzione di innovazioni con riferimento al provvedimento del Governo. Cosa vi è di scandaloso in questo nuovo apporto ed in questi nuovi fatti da verificare?
Come i colleghi sanno - è stato affermato anche in quest'aula -, poiché il provvedimento, che va sotto il nome di patente a punti, era molto complesso, siamo stati attenti agli apporti ed ai contributi avanzati per migliorare il provvedimento stesso. Non vi è nulla di scandaloso!
Ho ascoltato, invece, parole ingenerose, per il lavoro - non mi riferisco al Governo - che tutti abbiamo compiuto e, pertanto, ritengo che ci troviamo di fronte ad un fatto di estrema gravità nel quale si ravvisa un pericolo, poiché - lo ripeto - nella polemica non si salvaguarda né la storia, né il lavoro, né l'impegno profuso.
Sul Governo - lasciamo stare - le parole sono state le più varie: offensiva e violente. Sono stato per tanti anni all'opposizione in questo Parlamento, ma non mi sono mai permesso di disconoscere la buona fede e l'impegno dei colleghi che governavano in quel momento. Non l'ho mai fatto per dignità, per rispetto al Parlamento ed alle istituzioni! Tuttavia, il problema non è mio, ma è altrove!
Signor Presidente, credo di aver offerto una valutazione complessiva, anche sulla base degli interventi espressi sul complesso degli emendamenti, che ha accompagnato l'espressione del mio parere sulle proposte emendative presentate.
Vorrei, inoltre, rivolgermi all'onorevole Lettieri. Onorevole Lettieri, non si può dire che, per quanto riguarda le autostrade del mare, non si è fatto nulla! Non si può dire!
GRAZIANO MAZZARELLO. Si può e si deve!
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Come risulta anche dalle statistiche (le fornirò in altra sede), è aumentato moltissimo il trasporto alternativo via mare. Sono statistiche e, certamente, i numeri possiamo anche giocarceli al lotto, per chi è più fortunato. Io, purtroppo, non posso mai giocare ai numeri, perché non vinco.
Non ho mai vinto con voi, perciò, figuriamoci, cosa accade nella persuasione della verità, della realtà, dei numeri! Ho ascoltato il collega con molta attenzione e, ovviamente, il suo intervento sarà oggetto di una riflessione particolare. La Camera si dovrà certamente soffermare sul suo intervento.
KATIA BELLILLO. La ringrazio!
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Dalle statistiche complessive, dai numeri si evidenzia una certa fisionomia per quanto riguarda le autostrade del mare che, forse, non è sufficiente. Io sono d'accordo, onorevole Lettieri; raccolgo la sua sollecitazione, soprattutto, perché i trasporti alternativi rappresentano anche una modalità per garantire sicurezza sulle strade e alleggerirle. La ringrazio, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Dovremmo passare ai voti.
Avverto, tuttavia, che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
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