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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2055-B sezione 5).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Previti. Ne ha facoltà.
CESARE PREVITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parafrasando Shakespeare, non sono qui per fare l'elogio di Cesare, ma per seppellirlo. Troppe volte, fuori e dentro quest'aula, il mio nome è stato speso con disprezzo, in modo offensivo, con il solo intento di demonizzare una legge, un intervento, una dichiarazione.
«Salva Previti», nell'accezione comune del centrosinistra e di certa stampa, che è libera solo di insultare, è ormai diventata un'aggettivazione che evoca qualcosa di immorale, di scandaloso, di vergognoso...
Una voce dai banchi dell'opposizione: È vero!
CESARE PREVITI. Chi ha detto che è vero, se vuole, può ricevere qualche spiegazione anche in privato, perché si sbaglia. Non è affatto vero (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
Ma di vergognoso c'è solo la campagna di odio orchestrata nei miei confronti da una fazione politica giustizialista, irriducibile e intollerante.
Il mio nome ed il mio cognome li porto in giro per l'Italia e li ho portati in giro per il mondo con fermezza e orgoglio: la fierezza di chi sa di avere sempre lavorato con serietà, capacità, successo e onestà; l'orgoglio di chi si sta tenacemente confrontando, da nove anni, con una persecuzione politica certificata persino da questa Assemblea, quando i numeri parlamentari sorridevano al centrosinistra. Con una differenza di 111 voti (e noi eravamo minoranza), questa Assemblea ha non solo sancito, ma addirittura enfatizzato la persecuzione politico-giudiziaria di cui ero fatto oggetto. Allora votarono in questa direzione tutti gli schieramenti, ad eccezione dell'arco che va dai cattocomunisti ai comunisti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Gli altri, hanno tutti letto bene, allora, la situazione nella quale ci trovavamo (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Questo nome...
Una voce dai banchi dell'opposizione: Un angioletto!
CESARE PREVITI. Anche per chi ha avuto questa simpatica e cristianissima battuta sono disponibile a dare tutte le spiegazioni del caso (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).
EUGENIO DUCA. Devi dare spiegazioni ai giudici!
CESARE CAMPA. Stai zitto!
CESARE PREVITI. Ecco, fatelo coralmente, così non venite identificati! Questo nome (Commenti dei deputati dei gruppi dei
Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)...
PRESIDENTE. Colleghi vi prego di ascoltare...
EUGENIO DUCA. Vai dal giudice!
PRESIDENTE. Onorevole Duca!
EUGENIO DUCA. Dal giudice...!
NINO STRANO. Stai zitto, comunista...!
PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Previti.
CESARE PREVITI. Posso, Presidente?
PRESIDENTE. Prego, onorevole Previti.
CESARE PREVITI. Questo nome io continuerò a portarlo con orgoglio, anche se troppe volte è finito tra le labbra di gente indegna di pronunciarlo.
Per la prima volta ad usarlo in modo dispregiativo fu una cosiddetta teste che, 9 anni fa, venne imbeccata per gettare fango sul mio nome, su di me, sul mio lavoro, sul mio impegno, sulle mie passioni di avvocato, prima, e di parlamentare, poi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
Solo qualche giorno fa, di fronte alla paurosa prospettiva - per lei, - di una condanna per calunnia, questa teste ha ammesso ciò che io dico fin dall'inizio di questa penosa vicenda: è stata eterodiretta per portare avanti per conto terzi la sua menzogna, prima come confidente e poi come testimone. Sono sue parole!
In una situazione di normalità giudiziaria basterebbero queste pur tardive ammissioni per dichiarare conclusi i miei processi, che, del resto, già con i dati disponibili fin dall'inizio, non sarebbero mai dovuti cominciare, come quest'aula ha detto.
Eppure, io continuo tenacemente a credere nella giustizia. Continuo ad essere convinto, perché sono innocente, che sarò assolto nel merito dalle magistrature apicali davanti alle quali oggi pendono i miei processi (Commenti del deputato Bindi).
IGNAZIO LA RUSSA. Bindi...!
BENITO PAOLONE. State zitti! Abbiate pudore!
CESARE PREVITI. Comunque sia, comunque vada, io non ho bisogno della legge sulla prescrizione. Non la voglio per me (Commenti)! Non voglio che essa venga accostata al mio nome, come dimostra la lettera che scrissi al Presidente del Senato, chiedendogli di sospendere l'esame fino alla conclusione della mia vicenda processuale!
Tuttavia, ritengo la cosiddetta ex Cirielli una buona legge, un provvedimento che interessa migliaia di cittadini e che interviene per riparare agli enormi guasti provocati dalla discrezionalità del giudice nel determinare i tempi della prescrizione, addirittura fino al loro raddoppio o dimezzamento.
La storia processuale italiana è piena di evidenti casi di disparità di trattamento, a seconda del giudice che si ha davanti, a seconda, addirittura, della simpatia o dell'antipatia o della condizione sociale dell'imputato e non del suo stretto caso personale (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Situazioni del tutto simili sono state già trattate in modo diametralmente opposto e questo lo sanno tutti in quest'aula e lo sa perfettamente l'opinione pubblica. È da qui che nasce la sfiducia in un sistema che usa la discrezionalità per colpire dove vuole, non dove deve (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!
PIETRO ARMANI. Bravo!
CESARE PREVITI. Come ho già detto, questa legge cerca di dare certezza alla pena e al tempo della prescrizione. Ma, poiché il provvedimento avrebbe potuto riguardare anche me, una legge assolutamente giusta e doverosa si è trasformata per l'opposizione nella peggiore delle leggi possibili. L'opposizione è disposta a calpestare i diritti di tanti italiani pur di colpire Cesare Previti.
Per evitare strumentalizzazioni, l'UDC - di questo ne sono grato - ha presentato un emendamento che, di fatto, mi esclude dai possibili effetti del provvedimento.
A parte il paradosso che una legge ad personam sia stata trasformata in una legge contra personam unam...,
MARCO STRADIOTTO. Da che pulpito!
GABRIELE FRIGATO. È la vittima!
CESARE PREVITI. ...mi rattrista il fatto che, per escludere me, patiranno effetti negativi anche tutti quei cittadini che, loro malgrado, si trovano con i processi in appello e in Cassazione.
Ma mi rasserena che da oggi in poi più nessuno - ripeto, nessuno - potrà e dovrà usare in modo dispregiativo il mio nome per accostarlo, con intenti di demonizzazione, ad un provvedimento legislativo.
Dico di più: proprio per evitare residui dubbi, chiedo che Forza Italia presenti un emendamento in base al quale si elimini la norma che prevede gli arresti domiciliari e non il carcere per gli ultrasettantenni perché nessuno si azzardi anche solo a sospettare che Cesare Previti si sia venduto per poter scontare la possibile condanna agli arresti domiciliari. Lo ripeto: sono certo che la mia innocenza sarà riconosciuta nel merito. Se così non dovesse essere, se a spuntarla sarà la giustizia politica che ha operato in questi anni, continuerò a combattere la mia battaglia da dentro il carcere. Ma lasciate in pace il mio nome, non accostabile a nessuna ipotesi di salvataggio improprio! La mia pretesa è quella di sempre: che siano a me riconosciuti tutti i diritti dovuti ad un cittadino innocente (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Molte congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti; tuttavia, ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Previti, al quale molto modestamente vorrei ricordare la dichiarazione, riportata dai pochi giornali oggi in edicola, rilasciata dal Presidente del Consiglio dei ministri, il quale ha affermato ieri che è un'infamia sostenere che questa legge serva soltanto a salvare Cesare Previti. Questa è la dichiarazione rilasciata alla stampa e credo (Dai banchi del gruppo di Forza Italia si grida: «Basta!»)...
PRESIDENTE. Prego tutti i colleghi di ascoltare l'intervento dell'onorevole Mantini (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
ITALICO PERLINI, Relatore. Noi facciamo quello che ci pare!
PRESIDENTE. Prego, onorevole Mantini, continui pure.
PIERLUIGI MANTINI. Onorevoli colleghi, sono animato dalle migliori intenzioni: non vorrei essere anch'io costretto a chiedere un giurì d'onore sulle dichiarazioni ufficiali del Presidente del Consiglio dei ministri (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
ILARIO FLORESTA. Mascalzone!
PRESIDENTE. È stato ascoltato l'onorevole Previti, ora viene ascoltato l'onorevole Mantini... Prego tutti i colleghi (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
ILARIO FLORESTA. Stà zitto!
PIERLUIGI MANTINI. Riprendo l'affermazione, che non ha nulla di negativo. Credo che davvero l'onorevole Previti, come spesso capita a tutti nella vita, debba guardarsi più dagli amici che dai nemici. L'affermazione che oggi viene riportata da Il Giornale, per essere più precisi nelle fonti, attribuita in modo virgolettato al Presidente del Consiglio dei ministri è la seguente: «È un'infamia sostenere che questa legge serva soltanto a salvare Cesare Previti» (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevole Mantini, vada avanti!
PIERLUIGI MANTINI. Devo dire che, una volta tanto - e mi rivolgo all'onorevole Previti, di cui ho apprezzato il coraggio e di cui rispetto il diritto al suo buon nome che, naturalmente, difende e tutela (credo che ciò sia assolutamente giusto) - forse, qualcosa si è sbagliato e si continua a sbagliare persino da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, quando ci si riferisce a questa legge e ad altri provvedimenti di questa legislatura, varati in nome di qualcuno o, persino, nella versione che ieri ci veniva suggerita dal Presidente del Senato Pera, «contro» qualcuno.
Sta di fatto che questo è il segno, il leit motiv di una legislatura intera ...
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. A voi piace il linciaggio!
PIERLUIGI MANTINI. Sorprende, inoltre, francamente che, adesso, l'onorevole Previti si renda conto dell'inutilità o dell'impossibilità di proseguire su questo terreno.
Personalmente, auguro all'onorevole Previti di essere assolto in Cassazione e nei processi dalle gravi ed infamanti accuse che, indubbiamente, non illustrano la sua persona.
ILARIO FLORESTA. Sei un ipocrita, un bugiardo!
PIERLUIGI MANTINI. Gli auguro di essere assolto nei processi, perché farebbe bene a lui ed, indirettamente, alla dignità delle istituzioni!
Noi, tuttavia, abbiamo subito in questa legislatura - il provvedimento in esame ne è, ancora una volta, il segno - un tentativo di manipolare regole, non nell'interesse del paese e della giustizia, ma nell'interesse e con un occhio a determinati e precisi processi persino nominati. Non è il frutto di una campagna denigratoria o di una scarsa qualità e concezione della democrazia da parte dell'opposizione, ma il segno iscritto e trascritto nei verbali, nei resoconti dei lavori parlamentari di una generazione di leggi che, in questa legislatura, abbiamo dovuto subire.
Signor Presidente, le parole dell'onorevole Previti contengono elementi per una riflessione più ampia che, ovviamente, non possiamo svolgere interamente in questo momento. Certo è che, se oggi si arriverà nel corso dell'esame del provvedimento ad apportare modifiche sostanziali, ad esempio, per quanto riguarda l'efficacia sui processi in corso di questa disciplina che intende tagliare i tempi di prescrizione anche per reati gravissimi, esse saranno nel segno delle proposte avanzate dall'opposizione. Saranno esattamente coerenti con gli emendamenti Siniscalchi 10.3 e Fanfani 10.13 presentati dall'opposizione. Recepiranno quegli emendamenti, nonché l'impegno ed il grido di dolore che si è levato nel paese, dinanzi ad uno strazio che, forse, oggi, non si compirà più e, così mi pare di capire, non si compirà più con l'assenso dell'onorevole Previti.
È un passo in avanti che valuteremo adeguatamente al termine della discussione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate all'articolo 1.
ITALICO PERLINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 1.
LUIGI VITALI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Carboni 01.02.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, tornando finalmente a discutere del testo proposto dalla maggioranza - della quale fa parte l'onorevole Previti - ed evitando pertanto di replicare in questa sede - sede impropria, evidentemente - processi che si devono svolgere nelle aule di giustizia e non già in Parlamento e neppure in televisione nelle trasmissioni di Bruno Vespa, invito l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole sulla proposta emendativa in esame.
BENITO PAOLONE. Neanche i giudici devono andare in televisione!
FRANCESCO BONITO. Attraverso questo articolo aggiuntivo recuperiamo...
BENITO PAOLONE. Cosa ci faceva Davigo in televisione?
PRESIDENTE. Onorevole Paolone, per cortesia.
Prego, onorevole Bonito, continui pure.
FRANCESCO BONITO. Presidente, se ha la bontà di dirmi cosa sta dicendo l'onorevole Paolone...
PRESIDENTE. Non posso fare l'interprete in diretta...!
Prego, onorevole Bonito, prosegua il suo intervento.
BENITO PAOLONE. I giudici devono fare i giudici!
FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, lei ha perfettamente ragione, ma vorrei dare le dovute risposte all'onorevole Paolone, che continua ad inveire.
Calmatosi l'onorevole Paolone, posso riprendere la mia dotta discettazione sull'articolo 62-bis del codice penale, che è stato espunto dal Senato. Noi prevediamo un ripristino della norma, agendo sul suddetto articolo 62-bis, che fu oggetto di attacco frontale da parte del proponente, onorevole Cirielli, allorché ebbe a depositare presso la Camera dei deputati la sua singolare proposta di legge. Tale articolo è importante in quanto con esso, nel 1944, furono introdotte le cosiddette attenuanti generiche. Il cosiddetto testo Cirielli ne proponeva, viceversa, la cancellazione, ripristinando la situazione processuale, giuridica e giudiziaria dell'anteguerra, caratterizzata da un processo fortemente autoritario.
Infatti, l'introduzione dell'articolo 62-bis con il ripristino dell'istituto delle attenuanti generiche era tutto teso a ridare un senso di equità sostanziale alle fasi processuali e, soprattutto, a consentire al magistrato l'analisi attenta del caso concreto, dando a quest'ultimo la possibilità di valutare il fatto nella sua gravità.
Con la proposta emendativa in esame, nonostante non riguardi nello specifico le attenuanti generiche ma l'istituto delle attenuanti in generale, introduciamo - proprio come pulsione culturale contraria a quella del proponente - una nuova attenuante collegata al computo dell'età.
Non ci riusciamo a spiegare la ragione per la quale il Senato abbia espunto quella norma; dunque, noi la riproponiamo con lievi modifiche che comunque salvano il principio culturale che aveva sostenuto i proponenti nella loro prima proposta di modifica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, anche il gruppo di Rifondazione comunista esprimerà un voto favorevole sulla proposta emendativa in esame, che si pone in forte controtendenza con l'ispirazione per noi estremamente negativa della legge, che non è solo quella relativa alla prescrizione, ma quella relativa al trattamento riguardante i recidivi, ai quali in un colpo solo viene aumentata obbligatoriamente la pena, vengono allungati i termini di prescrizione e praticamente impedite le misure alternative alla detenzione.
Se la proposta emendativa al nostro esame venisse approvata, si creerebbe quantomeno un nuovo elemento di possibile attenuazione della pena, a fronte di condizioni oggettive che meritano tale intervento, ovvero l'avere commesso il fatto dopo avere compiuto 80 anni di età e senza essere nelle condizioni di cui all'articolo 99 del codice penale, relativo alla cosiddetta recidiva.
A mio avviso, l'approvazione di questa proposta emendativa, anche se evidentemente applicabile a ben poche persone, sarebbe un segnale estremamente positivo di come dobbiamo considerare la pena, ovvero uno strumento non solo afflittivo o vendicativo, bensì soprattutto riabilitativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolone. Ne ha facoltà.
BENITO PAOLONE. Signor Presidente, non credo di avere l'autorità scientifica che mi permette di parlare avvedutamente e correttamente dei problemi che attengono alla giustizia. Tuttavia, essendo parlamentare della Repubblica, ritengo di disporre di un certo grado di buonsenso, tale da consentirmi di comprendere le cose di cui si discute.
Intervengo per chiarire, non in una dotta dissertazione nei confronti dell'onorevole Bonito, quanto ho detto. Non ho insultato niente e nessuno, ma ho solamente reagito ad un'affermazione dell'onorevole Bonito che mi ha colpito ed offeso. L'onorevole Bonito ha detto che questi sono argomenti che non possono essere trattati in Parlamento, ma che devono essere discussi nelle sedi giudiziarie. Questo non lo consentirò mai, fino a quando resterò in quest'aula (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Respingerò sempre tale affermazione!
Onorevole Bonito (oggi parlamentare e ieri giudice), a lei e ad un giudice, membro della Corte di Cassazione e soggetto che dovrà applicare le norme, è consentito di andare in televisione a fare una battaglia e mille altre cose sulle leggi che invece deve solo applicare. Questo è quanto ho detto. Perché Davigo può andare in televisione a fare quello che fa con quel tono, con quella faccia e con quell'atteggiamento, mentre il Parlamento non può trattare tali argomenti? Ho voluto soltanto chiarire questo aspetto, senza offendere nessuno. Ho espresso la mia opinione, maturata tramite la mia sensibilità - che è, appunto, la mia -, di cui rispondo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, vorrei soltanto replicare brevemente all'onorevole Bonito.
Volevo far presente che non ho previsto l'abrogazione delle circostanze attenuanti generiche in toto, bensì la limitazione nell'uso di tali circostanze per i reati più gravi e per i plurirecidivi. L'ho fatto non in seguito a valutazioni di carattere storico, come alludeva l'onorevole Bonito, o peggio ancora per motivazioni ideologiche, bensì semplicemente partendo dalla considerazione che oggi i magistrati utilizzano lo strumento delle circostanze attenuanti generiche in maniera assai facile, al punto che esse vengono concesse anche a pluriomicidi. Certamente sorprende anche la discrezionalità con cui esse vengono negate a persone incensurate, persino dopo lunghi processi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Carboni 01.02 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Voti favorevoli 234
Voti contrari 283).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Bonito 01.046.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.
VINCENZO SINISCALCHI. Signor presidente, la proposta emendativa in esame interviene sulla parte originaria del singolare provvedimento che siamo discutendo. In particolare, esso interviene sul problema delle circostanze attenuanti per temperare un effetto altrettanto incostituzionale di quello che si potrebbe verificare a proposito della prescrizione.
La pretesa di questa proposta di legge, molto ipocrita, per incutere timore e terrore nei confronti della delinquenza (pretesa ampiamente tradita dalla prescrizione, che spalanca le porte alla delinquenza e travolge centinaia e centinaia di vittime), era quella di stabilire un principio in virtù del quale i giudici non possono più considerare con il potere discrezionale le circostanze attenuanti. Il potere discrezionale nell'applicazione della pena è stabilito in una norma scolpita da sempre nel nostro sistema penale, vale a dire l'articolo 133 del codice penale.
Questo tipo di impostazione, che è l'impostazione originaria del collega Cirielli, è completamente sbagliata, a meno che questa parte della proposta di legge non fosse stata trattata separatamente dalla parte relativa alla prescrizione, altrimenti si riduce in una sorta di farisaica ipocrisia. In questo momento, parliamo alla gente, parliamo alle vittime dei reati, parliamo anche a coloro i quali soffrono una carcerazione spesso ingiusta.
Mi permetto di dire all'onorevole Previti, naturalmente con rispetto per la sua condizione umana e per la sua situazione particolare, che quando invita il suo gruppo a revocare la possibilità per l'ultrasettantenne di espiare la pena nel proprio domicilio, incorre nello stesso vizio di personalizzazione che caratterizza il provvedimento in esame: nemmeno in quel caso noi accettiamo il principio delle leggi ad personam (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Anzi, ci ribelliamo profondamente a questa sorta di «mozione degli affetti» con la quale si pretende, in un certo senso, di rappresentarsi pronti (si tratta certamente di un titolo che consideriamo, sotto il profilo umano, nei confronti dell'onorevole Previti).
In ciò risiede il difetto di tutta questa legislazione, la sua tendenza alla privatizzazione, il suo distacco dal sociale, la sua pretesa di travolgere i principi di parità di fronte alla legge. Stiamo sottoponendo all'Assemblea emendamenti su cui lo scrutinio segreto deve aiutare coloro i quali vogliono anche parlare di attenuanti e di recidiva, ma non penso possano affermare che automaticamente il giudice debba ridursi a leggere determinate «tariffe» e ad emettere sentenze senza nemmeno esercitare il principio di equità.
Vi sono molti in quest'aula che si ammantano della loro funzione di giuristi e della loro funzione di operatori del diritto. Dovrebbero sapere, come me, che l'equità nell'esecuzione e nell'amministrazione del diritto penale è un principio storico fondamentale. Quindi, niente ipocrisie: il provvedimento in esame, anche sotto questo profilo, rivela la sua incostituzionalità. Possiamo, almeno da questo punto di vista, recuperare una credibilità, altrimenti i cittadini comprenderanno che questa è una volgare forma di recita
farisaica, in cui da un lato si pretende di colpire indiscriminatamente i poveracci e dall'altro si pretende di spalancare le porte, con intenzioni che non sono affatto nobili. Se fossero state nobili, della necessità di abbattere i termini di prescrizione i giuristi, i cultori e i deputati se ne sarebbero accorti all'inizio della legislatura. È quanto meno strana la tempistica di questa improvvisa sensibilità verso la dilatazione dei processi, che viene, guarda caso, secondo altri calendari giudiziari, che certamente non ci interessano, ma che ci preoccupano per il loro sincronismo assai sintomatico.
Vi invitiamo a meditare e a non votare pedissequamente, in nome del popolo italiano, in nome delle vittime e anche in nome di coloro che debbono soffrire una pena, che tuttavia deve essere una pena equa e una pena giusta (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge in esame prevedeva una serie di aggravamenti di pena e di limitazioni della discrezionalità del magistrato nell'applicazione della pena nei confronti dei recidivi. Prevedeva, contemporaneamente, che venisse stabilita un'attenuante in favore di coloro che, incensurati, avessero commesso il fatto avendo compiuto i settant'anni.
Anche in quel caso avete sostenuto che si trattava di una legge ad personam, dimenticando che nessuno in quest'aula si trovava in quelle condizioni, giusto per non fare nomi...
Al Senato - lo dico all'esimio collega che ha parlato immediatamente prima di me -, è stata cassata dall'opposizione e anche da settori della maggioranza la norma che prevedeva l'introduzione dell'attenuante specifica per chi avesse compiuto settant'anni. Nel momento in cui, invece, oggi, l'opposizione ripropone sostanzialmente la stessa norma, innalzando il limite ad ottant'anni - l'emendamento che stiamo discutendo, lo dico ad un grande professionista del diritto come il collega che mi ha preceduto, prevede, in aggiunta all'articolo 62 del codice penale, l'introduzione di un comma 6-bis, il quale stabilisce che occorre avere non meno di ottant'anni di età al momento della sentenza di primo grado -, ci propone qualcosa di non proprio elegante - non voglio dire altro! - dal punto di vista giuridico. Semmai, gli ottant'anni di età potevano essere riferiti al momento della commissione del reato, trattandosi di un'attenuante specifica.
Dal punto di vista giuridico, questa proposta emendativa non ha significato e, quindi, non mi sento di poterne sostenere l'approvazione. Forse, la successiva proposta emendativa potrebbe trovare una maggiore disponibilità da parte della maggioranza, ma la verità è che, nel pendolo del bicameralismo, quest'opportunità l'opposizione se l'è già bruciata. La nostra proposta prevedeva un'attenuante che riequilibrasse in qualche modo le norme di maggiore severità che noi prevediamo per i recidivi, cioè per gli habitué del crimine, per i professionisti della trasgressione delle leggi, che non sono i poveracci da aiutare, ma coloro che in un anno commettono cinque rapine, due scippi, sette furti. Nei loro confronti ogni pietismo è fuori luogo: lo dico a nome dei tanti cittadini che ci hanno suggerito e chiesto di proporre norme di questo genere.
Peraltro, le norme che inseriamo per penalizzare i recidivi non si applicano solo, come dite voi, a coloro che commettono reati contro il patrimonio o ai poveracci, ma a tutti. Se qualcuno, ad esempio, dovesse commettere due reati tipici da colletti bianchi, queste norme si applicherebbero tanto a lui quanto a chi abbia commesso uno scippo. Smettiamola di fare demagogia continuando a predicare che certe norme sono a favore dei ricchi e contro i poveri. Le norme che inaspriscono la pena per i professionisti del crimine sono norme a tutela della sicurezza di tutti
i cittadini e come tali le dovete considerare (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonito 01.046, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Voti favorevoli 228
Voti contrari 290).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Bonito 01.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.
GIOVANNI KESSLER. L'onorevole Previti, nel suo intervento, ha invocato pubblicamente tutte le garanzie che spettano ad un cittadino innocente. Onorevole Previti, colleghi, non era necessario. L'onorevole Previti ha avuto e avrà tutte le garanzie che spettano ad un cittadino accusato ed anche condannato in via non definitiva per reati gravi. È giusto e sacrosanto che sia così, e nessuno si è mai sognato di far venir meno le garanzie che devono assistere qualsiasi cittadino, compreso l'onorevole Previti.
Ciò che più ci ha colpito è stato piuttosto il fatto che, sempre in quell'intervento, alla Camera dei deputati si sia difeso entrando nel merito delle accuse giudiziarie che gli sono state mosse, accusando gli accusatori e accusando i testimoni. Noi non crediamo che il Parlamento vada trasformato in un'aula di tribunale né per accusare nel merito qualcuno né perché questo qualcuno si debba difendere qui dalle accuse, in quanto ciò è materia di competenza dei tribunali. Il Parlamento deve rimanere un'aula di Parlamento e non deve essere trasformato da nessuno in un'aula di tribunale, così come i tribunali non si debbono trasformare in Parlamenti. Ciò è elementare, ma lo richiediamo anche all'onorevole Previti.
Quello che questa opposizione ha giudicato scandaloso è che, con l'inserimento di un organismo geneticamente modificato - un emendamento - in una norma che riguardava tutt'altro, si sia inserita una certa disciplina della prescrizione che è apparso a tutti, non solo a noi, un tentativo di trovare una soluzione per via legislativa ai problemi giudiziari dell'onorevole Previti. Anche per questa via si è tentato, con la previsione di questa disciplina della prescrizione, di trasformare ancora una volta questa aula di Parlamento nel retrobottega di un ufficio legale, impegnato nella difesa dell'uno o dell'altro imputato, e di usare una maggioranza parlamentare o un'aula di Parlamento come un ulteriore mezzo per vincere i processi.
Questa distorsione e strumentalizzazione delle istituzioni e, in particolare, di quelle parlamentari ci ha fatto e ci continua a far gridare allo scandalo. Su ciò voi potete non essere d'accordo, ma si tratta, a nostro parere, di un legittimo e doveroso comportamento rispetto ad uno scandalo, ripeto, che noi abbiamo denunciato e che continueremo a denunciare. Non si tratta di un'impressione solo nostra che quella in esame fosse la norma «salva Previti» e che dunque si fosse addivenuti ad una strumentalizzazione della funzione legislativa nel paese, ma ricordo che è stato lo stesso presentatore di quell'OGM, di quell'emendamento sulla prescrizione, a dire pubblicamente in una intervista che quell'emendamento è stato presentato anche per l'onorevole Previti. Quel parlamentare oggi siede sui banchi del Governo nella veste di sottosegretario, come premio per tanta fatica.
Oggi si dice che, per via di un emendamento proposto dall'UDC e che verrà approvato dal Parlamento (lo vedremo: ancora non lo sappiamo) questo provvedimento
non sarà più e non potrà essere più definito come legge «salva Previti». Se così sarà, ce ne rallegriamo, anche perché potremo pensare che ciò forse sarà stato frutto, almeno in parte, della mobilitazione e denuncia non solo nostra, ma anche di tutto il mondo giuridico di destra, di sinistra e di qualsiasi orientamento politico e professionale.
La nostra opposizione a questo provvedimento certamente non verrà meno per un'ipotetica approvazione di un emendamento che finalmente sterilizzerà gli effetti dello stesso su buona parte dei processi e, quindi, anche sul processo che vede coinvolto l'onorevole Previti il quale, a mio avviso, ha ben poco da lamentarsi perché - mi permetto di dire - in questo caso in esame non diventerebbe una norma contro Previti, ma semplicemente una norma che, anziché concedere un favore legislativo all'onorevole Previti, lo farà venir meno.
La nostra è e rimane un'opposizione di merito che va al di là dello scandalo della strumentalizzazione della funzione giudiziaria in favore dell'onorevole Previti. Per questo motivo invitiamo l'Assemblea a votare a favore dell'emendamento in esame e degli altri presentati.
Nel prosieguo dell'esame della proposta di legge in questione illustreremo nel merito, come peraltro abbiamo già fatto, le nostre ragioni di contrarietà su di essa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'emendamento in esame risponde alle obiezioni mosse in precedenza dal collega La Russa: innanzitutto, perché il requisito dell'età (70 anni) ai fini della concessione delle attenuanti viene stabilito con riferimento al momento della commissione del fatto e non a quello della sentenza e, in secondo luogo, perché il secondo requisito è che non vi sia recidiva.
Desidero dire qualcosa, per quanto riguarda questo secondo tema, non soltanto relativamente agli argomenti spesi dal collega La Russa, ma anche in ordine all'impostazione proposta dal collega Cirielli.
Si badi: noi siamo assolutamente favorevoli a che vi sia la percezione, anche nei messaggi che diamo al paese attraverso l'attività legislativa, di una linea di rigore nei confronti del crimine e di chi delinque; tuttavia, riteniamo sbagliato pensare di applicare demagogicamente, in nome della recidiva, misure sostanzialmente incostituzionali, che si basano su una particolare punizione di chi, da recidivo, sconta la pena in modo regolare. Si tratta di due cose diverse: una cosa è, se si sceglie questa strada, l'aumento delle pene edittali per alcuni reati; altra cosa è privare dei benefici di cui alla cosiddetta legge Gozzini chi sconta la pena in modo regolare.
La situazione nelle nostre carceri è di una gravità inaudita (a proposito di essa ho parlato non a caso di illegittimità). Si verifica una vera e propria violazione, a partire almeno dal 25 settembre 2005, del regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario, che, a garanzia del rispetto della dignità nell'esecuzione della pena, prescrive che le nostre carceri possiedano alcuni precisi requisiti.
Oggi, la situazione è davvero allarmante. Sono 18 mila i detenuti in più: in totale, circa 60 mila rispetto ai 42 mila previsti. Più specificamente, nelle nostre carceri la situazione è la seguente: il 70 per cento dei detenuti non ha l'acqua calda in cella; il 60 per cento delle detenute non dispone nella cella di un bidet; il 18,8 per cento dei detenuti vive in carceri dove il bagno non è situato in un vano separato, ma collocato accanto al letto; l'82,6 per cento dei detenuti vive in carceri dove non vi sono cucine ogni 200 persone ristrette; il 29,3 per cento dei detenuti non può direttamente accendere le luci dall'interno della cella; il 18,4 per cento dei detenuti vive in celle dove anche durante la notte vi è luce intensa e non fioca o attenuata; e via dicendo. Si tratta di situazioni incivili ed anche illegittime!
Allora, una cosa è il rigore contro il crimine, un'altra cosa sono le misure demagogiche e propagandistiche che, mentre cercano di non riconoscere ai detenuti che
scontano la pena i benefici legali previsti dal principio costituzionale, tendono a riaffollare artatamente le carceri, punendo i cittadini più deboli. È una scelta che non condividiamo e che, francamente, non vi fa neanche onore!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bonito 01.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Voti favorevoli 241
Voti contrari 279).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Kessler 1.22, che avrà luogo a scrutinio palese.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, con l'emendamento in esame proponiamo di intervenire sull'articolo 62-bis del codice penale, la norma codicistica che - ne abbiamo già discusso - disciplina le attenuanti generiche.
In ordine a queste, non ho alcuna difficoltà a ritenere fondate le precisazioni poc'anzi fornite all'Assemblea dal collega Cirielli.
Tuttavia, tali precisazioni, a mio avviso, non spostano di un millimetro la questione culturale, politica e giurisdizionale che è alla base delle scelte molto importanti di politica del diritto.
In altri termini, l'impostazione culturale di chi ha proposto la norma sostituiva dell'articolo 62-bis del codice penale, che osteggiamo, va nel senso di limitare al massimo l'utilizzo delle attenuanti generiche e interviene fortemente, limitandolo, sul potere discrezionale del giudicante, che significa la possibilità ed il potere di valutare il caso concreto in tutte le sue particolarità. Di qui, la possibilità per il giudicante di esprimere, di articolare un giudizio quanto più aderente al fatto concreto.
Allontanandosi dalla concretezza dei fatti ed avvicinandosi, viceversa, all'astrazione della norma, si compie un'operazione culturalmente conservatrice, se mi si consente questo termine, comunque un'operazione culturale che non va nel senso di un diritto penale più moderno, di un processo più equo e più giusto. Il fatto perde tutte le sue connotazioni concrete ed il giudizio è espresso in astratto dall'alto.
Noi, questo, lo ostacoliamo e pensiamo sia sbagliato ripristinare una cultura giudiziaria e giurisdizionale che, lo confermo, appartiene ad altri tempi della storia giudiziaria e della cultura del diritto del nostro paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Kessler 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 275).
Prendo atto che l'onorevole Soro non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisapia 1.42.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame tende a modificare
la norma sostitutiva dell'articolo 62-bis del codice penale che, come ben sappiamo, è stato introdotto nel settembre del 1944, al fine di dare al magistrato uno strumento teso ad adeguare la pena irrogabile e da erogare in concreto, tenendo conto della soggettività dell'autore, di chi ha commesso il reato, della sua condotta e della gravità o meno del fatto.
Sappiamo anche che il nostro codice penale prevede le pene più elevate rispetto a quelle previste in tutti i codici moderni e proprio l'articolo 62-bis era ed è tuttora lo strumento che, quanto meno ai fini della commisurazione della pena (non sto parlando di prescrizione), dà al giudice la possibilità di erogare una pena equa, giusta, proporzionata e proporzionabile al fatto reato e a chi lo ha commesso.
Le modifiche introdotte dall'originaria legge Cirielli non ci hanno visto d'accordo proprio perché limitano questo potere e, soprattutto, danno indicazioni ben precise al magistrato, che impediscono di valutare e di considerare l'autore del reato non solo rispetto al fatto reato, ma anche rispetto ad altri elementi estremamente importanti, quali le sue condizioni personali, sociali e le motivazioni che lo hanno indotto a delinquere, proprio al fine di rendere la pena aderente al dettato costituzionale, ossia una pena anche rieducativa.
Per questo, appoggiamo questo emendamento e confidiamo che il Parlamento, nel suo complesso, possa approvarlo, in modo che vi possa essere una rivisitazione complessiva dell'articolo 62-bis del codice penale (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisapia 1.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 281).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Carboni 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, con l'emendamento al nostro esame proponiamo di modificare, nell'ambito dell'articolo 62-bis, il termine «criteri» con quello di «disposizioni». Riteniamo che tale modifica sia più coerente con il linguaggio tecnico-giuridico che deve essere patrimonio della formulazione codicistica. Peraltro, stiamo riferendo i criteri, ovvero le disposizioni, all'articolo 133 del codice penale, di cui si è poc'anzi occupato il collega Siniscalchi.
L'articolo 133 del codice penale, norma fondamentale del nostro sistema giuridico, viene qui evocato per limitare il disposto della norma medesima: in quale maniera, forma e modi? Escludendo il ricorso ai principi, alle disposizioni, alle formulazioni, alle descrizioni giuridiche dell'articolo 133 ai fini dell'applicazione delle attenuanti generiche; in altri termini, si sostiene con tale norma che contrastiamo e contestiamo che, nel momento in cui il giudice ritenga di dover applicare le attenuanti generiche, nello svolgere l'operazione processuale e giudiziaria, il giudice medesimo non debba tenere conto dell'articolo 133, primo comma, numero 3), norma che fa riferimento all'intensità del dolo e della colpa. In altri termini, si priva il magistrato di uno degli elementi strutturali del suo giudizio: cosa significa giudicare un comportamento se non valutare l'intensità dell'elemento psicologico che ha sostenuto nell'azione l'agente? A noi sembra che questa limitazione, come prima sostenevo, risponda ad una esigenza culturale che appartiene - torno a ripetere - al passato della nostra storia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Trantino. Ne ha facoltà.
ENZO TRANTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho seguito, come tutti, l'evolversi di questa discussione e, soprattutto - ciò che più impressiona - l'attacco ai princìpi e alla certezza del diritto.
Avevo prima convocato le mie energie nel silenzio; dopodiché mi sono determinato a dare una testimonianza di osservanza tecnica poiché, essendo uno dei tanti avvocati che siedono in questo Parlamento, ritengo di avere impiegato la mia vita ad interpretare la legge e mi sento violentato nella distorsione di principi che sino a ieri erano fondamenti della cultura di ognuno di noi impegnato nell'esercizio tecnico della legge.
Devo subito dire che l'enfatizzazione, da un lato e dall'altro, è sempre deformante, nonché aggiungere che ognuno sta cercando di far uscire un messaggio che diventa «politica» e non tecnica novellatrice.
Ho sentito da un collega esperto, avvocato apprezzato, dire che 50 mila detenuti - nientemeno! - tornerebbero in libertà «nel mercato del crimine» (ho sentito questa espressione che riporto in modo assolutamente testuale). È sconvolgente, quando si apprende che l'intera popolazione carceraria rasenta quel numero impressionante (da grand-guignol) che è stato qui indicato, prossimo, se approvata la legge, alla libertà...
Nella mia esperienza però - mi rivolgo a tutti i colleghi che svolgono la stessa attività - non ho mai avuto occasione di vedere un numero rilevante di cosiddetti «colletti bianchi» (per usare un'espressione giornalistica), vale a dire di detenuti per quei reati di cui si discute con toni apocalittici in tema di prescrizione. Il fatto è che abbiamo dimenticato che, davanti a questa improbabilità di detenzione, si è stabilita con forza l'esclusione dei soggetti pericolosi, in ordine all'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale quando si vuole, di procedimenti per i delitti consumati o tentati di cui agli articoli 416, sesto comma (associazione a delinquere), 600, 601, 602-bis, 603 (sequestro di persona), 74 (reato associativo in tema droga) e così di seguito.
Vale a dire, i 50 mila detenuti che dovrebbero uscire dal carcere corrispondono, pur se in modo assolutamente approssimativo, al numero complessivo della popolazione carceraria; solo che i quattro quinti di questa appartiene alla testé menzionata fascia di esclusione; quindi, questo esercito che dovrebbe trovare la libertà, troverà invece un aggravamento della pena, in certi casi addirittura con una severità tale da essere difficilmente condivisibile; verso tali proposizioni, nutro invero le mie perplessità tecnico-etiche.
Si aggiunga poi che le leggi sul falso in bilancio e sulle rogatorie, già approvate da questa Assemblea, dovevano portare alle stesse conseguenze disastrose di apertura delle carceri e di invasione della popolazione di delinquenti - uso l'espressione utilizzata in questa sede; non è certo quella che adotterei io - per incrementare ulteriormente il mercato del crimine; ma si è appurato che quanti sono stati liberati da queste leggi agevolatrici risultano essere prossimi allo zero. Infine, una proposta emendativa presentata ha fatto, per così dire, cadere la maschera dell'osservanza solamente formale, affermando che le previsioni ivi richiamate dovrebbero essere stabilite a favore dell'ottantenne perché sconti gli arresti domiciliari. Ciò è un augurio di lunga vita per chi è condannato a quell'età, ma l'ottantenne che sconti gli arresti domiciliari è in condizione di essere salvaguardato mentre il settantenne non lo è. Ditemi, dunque, voi se questa non sia la dichiarazione ufficiale che siamo dinanzi ad una legge contra personam. È chiaro infatti come nel caso di specie, per quel settantenne (l'onorevole Previti), che ha avuto nel suo odierno intervento grandi accenti di orgoglio, respingendo l'eventuale beneficio, si sia in presenza di un allungamento che può determinare un'eventuale situazione negativa, che nessuno augura, ma che l'ipocrisia aziona.
Dunque, la prescrizione a cascata, non c'è bisogno che questa Assemblea la voti:
è nelle cose, come è stato osservato sulla base delle cifre ufficiali. Oggi, registriamo numeri impressionanti di pronunce di prescrizione; nella mia città, in un anno, si è avuto un aumento del 200 per cento del numero delle prescrizioni perché gli uffici sono intasati, perché i magistrati, pur lavorando anche il sabato, non sono in condizioni di provvedere. Quindi, siamo dinanzi ad una responsabilità di questa legge o ad una situazione oggettiva che si verifica e che questa legge vorrebbe disciplinare? L'evento negativo esiste e precede i nostri lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Trantino...
ENZO TRANTINO. Dunque, la prescrizione limita il principio di presunzione di innocenza perché chi beneficia della prescrizione con eventuali attenuanti o senza si trova nelle condizioni di rinunciare al principio di innocenza, così come nel «dibattito» tra Caselli ed Andreotti è stato ribadito più volte, ma siamo di corta memoria, quando conviene.
Per concludere: la giustizia con il fuso orario non ci piace: il magistrato che lavora in condizioni di dare risposte pronte, celeri e spesso giuste definisce il destino del giudicato in modo drammaticamente diverso dal magistrato che, o troppo afflitto dal lavoro o troppo afflitto da pigrizia, si trova nelle condizioni di negare il dovuto, rapportato a tempi diversi. La clessidra non è giustizia.
PRESIDENTE. Onorevole Trantino...
ENZO TRANTINO. Noi ci chiediamo: la giustizia solerte e la giustizia affollata possono essere confuse? Difendiamo il sentimento della giustizia; non apprezziamo il risentimento (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Comunico all'Assemblea che alle ore 13,10 dovremo sospendere i nostri lavori perché seguirà alle 13,30 - orario che non è nelle nostre disponibilità - la riunione del Parlamento in seduta comune.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi, in relazione all'articolo 1, ed in particolare sempre in relazione alle circostanze attenuanti generiche, qualcosa che troppo spesso si dimentica; quando si parla di discrezionalità e di potere discrezionale del giudice nell'applicazione della pena, l'articolo 132 pone espressamente dei limiti. Tali limiti risiedono proprio nel fatto che il giudice, nel momento in cui applica la pena, deve indicare i motivi che giustificano l'uso di tale potere discrezionale.
Allora, sopprimere la possibilità per il giudice di merito - non stiamo parlando del pubblico accusatore, del pubblico ministero o del procuratore generale -, e dunque del giudice di primo grado, del giudice del giudizio abbreviato e del giudice d'appello, di non tener conto dell'intensità del dolo, o del grado della colpa dell'autore di un fatto rilevante sotto il profilo penale, significhi porre sullo stesso piano situazioni completamente diverse.
Ciò vuol dire non tener conto, ad esempio, del grado di colpa, dell'intensità del dolo e della consapevolezza della condotta; significa, in altri termini, trattare in modo uguale situazioni diverse: il che, a mio avviso, appare inammissibile, oltre che inaccettabile ed incivile. Ritengo pertanto che, dal punto di vista della civiltà giuridica, sia doveroso approvare l'emendamento attualmente al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carboni 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 274).
Prendo atto che l'onorevole Volontè non è riuscito a votare.
A questo punto, onorevoli colleghi, al fine di consentire l'allestimento delle apposite cabine per lo svolgimento delle votazioni previste nell'ambito della riunione del Parlamento in seduta comune, sospendiamo i nostri lavori, per riprenderli al termine della seduta comune, e comunque non prima delle 16.
Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.
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