nominati dalla Procura della Repubblica di Roma, come è noto, diverge in modo sostanziale dalla «verità» che emerge dal rapporto stilato dalle autorità statunitensi;
IV Commissione:
colpevoli ed esigere l'assoluto e rigoroso rispetto delle convenzioni internazionali;
il rapporto italiano sulla morte di Nicola Calipari, frutto del lavoro dei consulenti
diverge innanzi tutto la velocità dell'auto (60 chilometri all'ora contro i 100 affermati dagli americani) e diverge la distanza da cui sono partiti i colpi di arma da fuoco;
tutte le indagini portano a concludere, secondo la relazione peritale, che «ogni atto è stato unilateralmente compiuto per cagionare danno agli occupanti dell'auto» (cfr. La Stampa di mercoledì 26 ottobre 2005 alla pagina 10);
è evidente che deve ancor più essere ricercata la verità, unico diritto rimasto ai familiari del compianto Nicola Calipari, eroicamente per salvare la vita a Giuliana Sgrena e colpito da «fuoco amico» -:
quali siano, alla luce di quanto sopra, le iniziative che si ritiene debbano essere assunte per sollecitare i responsabili militari degli Stati Uniti d'America ad una seria collaborazione per raggiungere una verità credibile che possa comunque restituire parzialmente serenità ai congiunti di Nicola Calipari.
(3-05145)
in data 7 novembre 2005 é deceduto a Pavia il caporale Fabio Senatore di 24 anni di Napoli;
Senatore si era recato per cure, in cerca di un trapianto per combattere il linfoma di hodgkin;
Senatore era stato in missione nei Balcani e in Kossovo in tre missioni;
la morte del giovane caporale fa seguito ad altre due morti di suoi due commilitoni napoletani anch'essi in missione nei Balcani;
ad oggi in base ai dati messi a disposizione dai familiari delle vittime militari del linfoma di Hodgkin i morti risultano essere 40 e 300 i malati per esposizione ad uranio impoverito -:
se di fronte al costante verificarsi di morti tra i militari a causa del linfoma di Hodgkin intenda promuovere adeguate iniziative d'indagine epidemiologica assicurando nel contempo adeguate iniziative di sostegno economico e assistenziale in favore alle famiglie dei deceduti e nei confronti dei centinaia di militari che combattono contro questo male.
(5-04930)
la gravissima polemica esplosa in ordine all'asserito (e negato) utilizzo di fosforo e di napalm da parte delle truppe americane in Iraq non può non riverberare effetti sulla posizione dell'Italia, che, dalla fine del conflitto contro il regime di Saddam Hussein, affianca l'esercito statunitense, ancorché in posizione autonoma;
le fonti ufficiali americane negano recisamente tale uso, ma si deve prendere atto di quanto emerso dall'inchiesta di Rai News 24 andata in onda il giorno 8 novembre 2005;
quanto emerso in tale inchiesta è certamente impressionante e merita opportuni approfondimenti;
di certo non è da porsi in dubbio la opportunità della permanenza in Iraq del nostro contingente, ma è altrettanto certo che, proprio in ragione della presenza delle truppe italiane in Iraq, è necessario pretendere con forza l'accertamento della verità, richiedere la punizione degli eventuali
non può essere infatti dimenticato che gli americani hanno confidenza antica con il fosforo, confidenza che parte dal terrificante bombardamento di Dresda che regalò una morte orribile a centinaia di migliaia di tedeschi, non militari ma civili -:
se i responsabili del nostro contingente abbiano mai avuto notizie, dirette o indirette, circa l'utilizzo di napalm e di fosforo bianco da parte delle truppe americane, soprattutto nel corso dell'attacco alla città di Fallujah, o se, comunque, siano state raccolte prove dell'utilizzo di tali sostanze;
in caso affermativo, se non si ritenga di protestare con estrema decisione nei confronti delle autorità politiche e militari degli Stati Uniti, con la forza che deriva dalla nostra attiva presenza militare in terra irachena proprio al fianco delle truppe degli Stati Uniti d'America.
(5-04926)