Allegato B
Seduta n. 701 dell'8/11/2005


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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 20 ottobre 2005 la ditta OLIMPIAS S.p.A. di Cassano Magnago (Varese), una


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tintoria-stamperia facente capo al gruppo industriale Benetton, ha comunicato di cessare la produzione di tessuti di velluto presso il suo stabilimento, uno degli 11 in tutta Italia, e di voler licenziare tutti i 117 dipendenti con la procedura della mobilità, a far data da lunedì 24 ottobre 2005;
quando, cinque anni orsono, il gruppo Benetton, che detiene il 100 delle azioni della OLIMPIAS, acquisisce la stamperia COLORAMA, annunciando che la stessa sarebbe diventata di lì a poco una «fabbrica modello» di riferimento per l'intera produzione europea. Le conferme a queste affermazioni non tardano a venire, infatti di lì a poco, attraverso talune scelte aziendali, il gruppo industriale provvede ad ampliare lo stabilimento e ad assumere 40 nuove unità lavorative, facendo salire a 130 il numero totale degli addetti;
l'importanza primaria di questa azienda, tra le maggiori nel panorama dell'industria tessile-tintoria del nostro Paese, ed il licenziamento dei suoi 117 addetti, avranno inevitabili ripercussioni pure sull'indotto. È superfluo ricordare che la chiusura dello stabilimento di Cassano Magnano renderebbe incerto il futuro di stabilimenti simili di proprietà dello stesso gruppo situati a Caserta e Torino;
il «caso» Olimpias, macroscopico per le dimensioni dell'azienda, riporta l'attenzione sulla crisi del settore tessile. Secondo l'interrogante, i motivi della chiusura dell'azienda non sono chiari dal momento che economicamente essa è competitiva e con ordinativi garantiti per i prossimi anni. Inoltre la sua salubrità è confortata e testimoniata dai rilevanti investimenti economici effettuati negli ultimi 5 anni, parte dei quali sostenuti anche da amministrazioni pubbliche, dall'elevato contenuto tecnologico dei suoi impianti e dalle professionalità ivi impegnate, tutte difficilmente reinvestibili in altre realtà dello stesso distretto produttivo;
la notizia della volontà dell'azienda di procedere alla chiusura immediata dello stabilimento ha colto di sorpresa i lavoratori ai quali pure non era ignoto lo stato di difficoltà dell'impresa. In passato infatti erano già state avviate trattative in vista di una riduzione del personale, ma non certo quelle di una totale cessazione delle attività;
il 18 ottobre 2005 i lavoratori vengono informati del loro licenziamento dalle rappresentanze sindacali attraverso una comunicazione che non contiene alcun tipo di formalizzazione di accordi tra il sindacato e l'azienda;
le maestranze hanno iniziato a questo punto una forma di mobilitazione pacifica attraverso un presidio protrattosi fino a mercoledì 26 ottobre, giorno in cui il vertice aziendale avrebbe incontrato i rappresentanti sindacali, e, con grande senso di responsabilità pur di non pregiudicare il valore del prodotto in corso di lavorazione, portano a compimento il ciclo lavorativo in corso, opponendosi soltanto a quei camion che a sorpresa si sono presentati in fabbrica per portare via il prodotto finito;
a tutt'oggi l'azienda non ha ancora fatto ricorso agli ammortizzatori sociali previsti -:
di quali informazioni disponga il Ministro interrogato in merito alla sopra segnalata vicenda, in particolare: a) quali siano i motivi che hanno indotto il gruppo industriale Benetton alla cessazione dell'attività della stamperia-tintoria «Olimpias Spa»; b) se risponda al vero che il gruppo industriale, a partire dal 2001, abbia ottenuto, per la ristrutturazione dell'azienda in premessa, dei finanziamenti pubblici a fondo perduto; c) quali siano le ragioni per le quali l'azienda non ha ancora attivato gli ammortizzatori sociali previsti;
se nel corso delle procedure di consultazione dei rappresentanti dei lavoratori e in materia di licenziamenti collettivi da parte dell'azienda siano state rispettate le direttive comunitarie 98/59/CEE del 1998 e 94/45/CEE del 1994.
(4-17696)


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SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'Olimpias, una tintoria-stamperia controllata dal gruppo Benetton, ha deciso di cessare la produzione di tessuti di velluto a Cassano Magnago (Varese);
l'azienda, che occupa 117 lavoratori, ha comunicato di voler azzerare la produzione nello stabilimento, uno degli 11 in tutta Italia, e di procedere alla messa in mobilità di tutti i dipendenti;
sin da subito i lavoratori si sono riuniti in assemblea e hanno indetto manifestazioni di protesta -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, nell'intento di convocare un tavolo di trattativa tra le parti, che sappia salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento e gli attuali livelli occupazionali, in un'area già purtroppo attraversata da altre e gravi vertenze.
(4-17699)

FILIPPO MARIA DRAGO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Teksud di Caltagirone (Catania), impiegata nella produzione di filtri e raccordi in zinco, è a forte rischio di chiusura;
l'anno scorso la messa in mobilità di otto lavoratori ha permesso agli altri diciotto dipendenti della fabbrica di poter proseguire l'attività, mentre quest'anno la crisi sembra essere di impossibile soluzione;
la migliore delle ipotesi possibili sembra infatti essere rappresentata dalla cassa integrazione -:
se il Ministro interrogato, preso eventualmente atto della inevitabile chiusura della Teksud, ritenga opportuno adottare ogni iniziativa utile al fine di garantire almeno la cassa integrazione ai diciotto dipendenti della Teksud, soluzione che consentirebbe alle rispettive diciotto famiglie di subire conseguenze meno disagevoli.
(4-17700)

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
«La Perla», gruppo tessile leader nell'intimo, che a Bologna conta oltre 1.300 dipendenti (in gran parte donne), ha presentato ai sindacati di categoria Femca-Cisl, Uilta-Uil e Filtea-Cgil un piano di ristrutturazione che prevede una riduzione degli organici di 410 posti, e che dovrebbe portare l'azienda a 900 dipendenti entro il 2007;
secondo le organizzazioni sindacali, nel 2004, il gruppo ha registrato un consistente calo di fatturato, passando da 184 milioni di euro del 2001 a 163 milioni di euro, con una perdita che si attesta sui 9 milioni di euro. E per il 2005 le previsioni continuano a essere negative;
i sindacati, che respingono «con forza» ogni eventuale tentativo di «mettere sulla strada i lavoratori», hanno chiesto ai vertici aziendali un piano industriale che intervenga in maniera decisa sul mercato e sul prodotto mettendo in campo una strategia complessiva di rilancio, chiedendo «soluzioni condivise, anche innovative, adeguate alla gravità dei problemi posti, per dare una prospettiva occupazionale per tutti i dipendenti»;
sempre secondo i sindacati, la situazione che si è venuta a creare a «La Perla» va a colpire in maniera pesante l'occupazione femminile della città, che, con l'attuale critica situazione economica, rischia di essere espulsa per sempre dal mondo del lavoro -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori coinvolti dalla decisione aziendale,


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nell'intento di convocare un tavolo di trattativa tra le parti, utile a salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento e capace di garantire gli attuali livelli occupazionali, in un'area già purtroppo attraversata da altre e gravi vertenze.
(4-17701)

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la Mares di Rapallo (Genova), leader mondiale nelle attrezzature subacquee, ha annunciato il licenziamento di 60 lavoratori;
appena ricevuta la notizia, i lavoratori hanno subito indetto uno sciopero con assemblea, decidendo, al contempo, la calendarizzazione di manifestazioni più incisive e determinate;
secondo i vertici aziendali, la richiesta di licenziamento la riduzione dei dipendenti è dovuta al calo delle perdite finanziarie sul mercato delle subacquea;
quanto deciso dall'azienda è una vera e propria doccia fredda per i lavoratori dei poli produttivi di Rapallo e di Casarza Ligure, che, lo scorso giugno - come sostengono i sindacati - «avevano avuto assicurazioni circa nuovi investimenti e addirittura un aumento nel ramo della ricerca»;
la difficile situazione della Mares si inserisce nel drammatico panorama occupazionale del Tigullio, e si va ad aggiungere alla richiesta di chiusura della Fonti Santa Rita ed ai 44 licenziamenti della Federal Mogul -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori coinvolti dalla decisione aziendale, nell'intento di convocare un tavolo di trattativa tra le parti, utile a salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento e capace di garantire gli attuali livelli occupazionali, in un'area già purtroppo attraversata da altre e gravi vertenze.
(4-17702)

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
dal 14 novembre 2005 la direzione aziendale della Golden Lady di Gissi (Chieti), gruppo operante in tutta Italia e che detiene la stragrande maggioranza del mercato delle calze, avvierà la cassa integrazione ordinaria per tredici settimane per 410 lavoratori dei 510 che prestano la loro opera all'interno dello stabilimento di Val Sinello;
secondo i vertici aziendali della Golden Lady la decisione si è resa necessaria a causa della flessione delle commesse;
tale motivazione non trova d'accordo i sindacati di categoria, che, dietro la richiesta di cassa integrazione, invece, intravedono la volontà di delocalizzare la produzione in Serbia, nello stabilimento inaugurato prima dell'estate scorso a Valjievo, alle porte di Belgrado, dove lavorano già 450 operai e dove la manodopera costa un quinto rispetto all'Italia;
la settimana scorsa, si è svolta una giornata di mobilitazione, alla presenza delle istituzioni locali, conclusasi con un'assemblea dei lavoratori, in cui si è fatto il punto della situazione, nell'intento di trovare soluzioni capaci di garantire il futuro produttivo dello stabilimento;
al momento, aldilà della mobilitazione delle organizzazioni sindacali e di alcune forze politiche locali, sul tappeto restano tutte le preoccupazioni occupazionali, in un'area già interessata da altre e gravi vertenze;
il vero pericolo, secondo i sindacati, è quello la delocalizzazione, anche perché sin dalla scorsa primavera, l'azienda ha preso a pretesto il «troppo assenteismo» degli operai in fabbrica per cominciare a lanciare avvisi e avvertimenti in questa direzione;


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da notizie provenienti dalla Cgil, infatti, l'assenteismo degli operai nello stabilimento di Gissi ha sempre raggiunto gli stessi livelli che si sono registrati negli altri stabilimenti del gruppo Golden Lady;
fino a due mesi fa, le prese di posizione del sindacato avevano comunque smorzato quest'accusa, che, però, è riesplosa prepotentemente agli inizi dello scorso mese di settembre, quando, in violazione del diritto della privacy dei lavoratori, l'azienda ha messo in bacheca, l'elenco dei lavoratori assenteisti, con accanto il numero dei giorni di assenza accumulati -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori coinvolti dalla decisione aziendale, nell'intento di convocare un tavolo di trattativa tra le parti, utile a salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento e capace di garantire gli attuali livelli occupazionali, in un'area già purtroppo attraversata da altre e gravi vertenze.
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