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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piglionica. Ne ha facoltà.
DONATO PIGLIONICA. Signor Presidente, ancora una volta siamo ad una discussione praticamente strozzata dall'ennesima richiesta di voto di fiducia da parte di questo Governo.
Proprio questa mattina, con un collega consideravamo che, di fronte ad una produzione legislativa nettamente inferiore rispetto a quella della precedente legislatura, ci troviamo di fronte ad un ricorso alla posizione della questione di fiducia sostanzialmente sovrapponibile a quello della scorsa legislatura. Ciò vuol dire che, se teniamo presente l'enorme differenza numerica tra i rappresentanti di maggioranza e quelli di minoranza, l'affanno di questo Governo, soprattutto negli ultimi mesi della legislatura, si è fatto sempre più evidente.
Il tema su cui siamo chiamati a discutere soltanto in merito agli ordini del giorno avrebbe meritato ben altro rilievo. Provengo da una regione che è stata protagonista di due decretazioni d'urgenza. Si potrebbe dire che gli ultimi due decreti in tema di agricoltura potrebbero prendere non il numero d'ordine che hanno avuto in seguito all'attività legislativa del Governo e del Parlamento, ma il numero delle strade statali n. 106 e n. 98, che sono state bloccate in due momenti diversi della stagione.
La strada statale n. 106 è stata bloccata la prima volta per la crisi drammatica dell'ortofrutta nel metapontino e, nel mese di agosto, la statale n. 98, in cui si è verificata la tragedia che tutti conosciamo relativa alla morte di uno dei manifestanti, è stata bloccata per la crisi, anche questa pesantissima, del settore vitivinicolo.
Paradossalmente, i due decreti in materia agricola sembrano mettere in conflitto i due comparti, entrambi assolutamente importanti per l'economia dei territori pugliese e lucano, in quanto non si comprende, per esempio, se l'uva da tavola deve essere inserita nel settore dell'ortofrutta o in quello vitivinicolo.
In ogni caso, entrambi i decreti, al di là delle altre considerazioni, soffrono di un'assoluta carenza di risorse disponibili e realmente erogabili. Essi soffrono anche di una frammentarietà di interventi, perché ci si ostina a non aggredire i veri nodi che fanno della nostra agricoltura un settore in perenne difficoltà.
Si potrebbe dire che le crisi seguono l'andamento stagionale. L'ortofrutta viene prima del settore vitivinicolo, che viene prima del settore oleario e, probabilmente, seguendo il ritmo delle stagioni, si avranno crisi di mercato via via differenziate.
La verità è che andrebbero affrontati i nodi strutturali del sistema agricolo italiano, che rappresenta ancora per molte regioni, e non solo per il Meridione, un settore di primaria importanza per l'economia.
Andrebbe affrontato, soprattutto al sud, il problema dell'eccessiva frammentazione della proprietà agricola. Andrebbe affrontato il problema del costo dell'energia, ormai arrivato a livelli intollerabili per il prezzo del gasolio. È diverso dover irrigare un tendone di uva da tavola o avere bisogno dell'energia per riscaldare una serra, sopportando gli stessi costi degli impianti industriali, che hanno una redditività notoriamente superiore.
Va affrontato il nodo dei contributi agricoli che, rispetto ad altre nazioni europee, sono intollerabilmente più alti, rendendo la competitività delle nostre aziende agricole sempre più problematica.
Va affrontato, una volta per tutte, il problema della forbice, costantemente allargatasi, tra il prezzo del bene alla pianta
e quello al mercato. Non è pensabile che un frutto che viene pagato 20 centesimi alla pianta, appena supera il muretto di quel territorio, costi 1,20 euro.
Quali sono i passaggi che appesantiscono il costo finale? Quali sono le speculazioni che si sovrappongono? Quale possibilità di sistema esiste tra la produzione e le reti di distribuzione? La Puglia ha ultimamente stipulato un accordo con le reti di distribuzione che impegna le stesse ad utilizzare i prodotti locali.
PRESIDENTE. Onorevole Piglionica...
DONATO PIGLIONICA. Concludendo, il ministro Alemanno, scendendo dalle montagne del Nepal, si ponga il problema di bloccare una quota di importazione di prodotti, come avviene per l'olio in questo periodo, da altre nazioni. Abbiamo problemi già a piazzare il nostro olio (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, mi domando quale sorte avrà il mio ordine del giorno che si preoccupa di un prodotto particolarmente importante per il Mezzogiorno, il pomodoro. Si tratta di un alimento fondamentale, che credo anche l'onorevole Vascon, che è un raffinato gourmet, utilizzi per i suoi «pranzi di Babette».
La mia domanda riguarda anche un altro aspetto: se al momento dell'approvazione dell'ordine del giorno non sarò presente, lo stesso rischia di decadere, mentre avendo parlato, la mia presenza finisce per contare ai fini del numero legale. Mi sento trasformato, come gli altri colleghi, in una specie di zombie: mi riferisco a quel rito voodoo attraverso il quale una persona viene evocata e compare e, dopo un certo periodo di tempo, scompare. Si tratta di un rito magico che, forse, sarebbe meglio utilizzare per interventi più efficaci e realistici in campo agricolo.
L'agricoltura è un elemento essenziale della nostra storia culturale. Non interverrò, come gli altri colleghi, nel merito dell'apporto economico della nostra agricoltura, degli sforzi straordinari che lungo mezzo secolo hanno compiuto i nostri contadini, che dall'autoconsumo sono passati ad offrire circa l'80 per cento della produzione sul mercato. Vorrei, invece, riprendere un altro aspetto, che non deve sfuggire e che dovrebbe essere particolarmente caro ad esponenti della maggioranza come Sandro Bondi, che ha scritto un libro sulla civiltà dell'amore. La terra è un elemento fondamentale per poter creare tale spinta spirituale. Invece, al di là delle affermazioni astratte, non viene assolutamente tenuta in conto.
Della bellezza dell'agricoltura ha parlato il collega Bonito, il quale ha rievocato quello che l'agricoltura rappresenta nell'immaginario collettivo. L'agricoltura ha suggerito alcuni dei più grandi poeti della nostra cultura occidentale. Proprio in uno di questi poemi, forse il più grande scritto sull'agricoltura - parlo delle Georgiche di Virgilio -, vi sono le laudes Italiae, cioè il riconoscimento dell'importanza che l'agricoltura ha per l'Italia, della varietà delle produzioni che rischiano di sparire, della straordinaria abbondanza delle produzione dell'epoca, oggi ridotte a presenze pressoché insignificanti.
L'agricoltura rappresenta un elemento fondamentale della nostra storia culturale, che andrebbe ripreso non soltanto con le quote latte, non soltanto con problemi di carattere economicistico, ma ravvivando lo spirito di amore per l'agricoltura. Sarà che lo sento in modo particolare perché - come è noto - l'amore per l'agricoltura aumenta con l'età... Anzi, gli antichi suggerivano (ed io non sono d'accordo) soprattutto alle persone anziane che avevano superati i sessant'anni, di dedicarsi all'agricoltura. Per esempio, credo che sarebbe una cosa simpatica, oltre che per me, anche per il Presidente del Consiglio, il quale ha superato, credo, la sessantina e quindi, come nel Cato Maior De Senectute, potrebbe occuparsi attentamente di agricoltura. Anche perché mi pare che il
suo compito non sia stato granché compiuto. Egli infatti ha detto: questo Governo ha fatto più leggi di quante non ne abbiano fatte i Governi precedenti! Quindi potrebbe, com'è scritto anche nella Bibbia, il sesto giorno riposarsi per dedicarsi ad aspetti forse più gratificanti, come può essere quello della coltivazione dei campi.
Pertanto, questo aspetto andrebbe recuperato. Si tratta di un aspetto di tipo economico, ma anche con valenze spirituali molto significative. L'agricoltura è infatti quella che dà energia, una sorta di flusso cosmico che alimenta la spiritualità dei popoli. Dunque, questa attenzione all'agricoltura dovrebbe essere in cima ai pensieri del Governo, per la verità qui magnificamente rappresentato da un sottosegretario che io stimo, il quale ha frequentato collegi che io ho frequentato...
PRESIDENTE. Onorevole Gerardo Bianco, la invito a concludere.
GERARDO BIANCO. ...nei quali veniva appunto insegnato che l'agricoltura dei campi è un elemento fondamentale.
L'agricoltura è alla base anche di un'etica, che forse però si sta perdendo.
PRESIDENTE. Onorevole Gerardo Bianco, dovrebbe proprio concludere!
GERARDO BIANCO Pertanto, ci troviamo di fronte alla situazione piuttosto singolare di un'agricoltura che si perde e di un'etica che si perde. Quell'agricoltura che fu soprattutto coltivata, e concludo, dagli ordini monastici, dai cistercensi, i quali scoprirono i modi per portare avanti anche l'idraulica agricola. Per esempio, sarebbe bene che l'onorevole Boselli studiasse anche la storia della Chiesa e realizzasse una più compiuta concezione e comprensione di ciò che è stato rappresentato anche dai grandi filoni spirituali del nostro tempo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno, ai sensi dell'articolo 88, comma 1, del regolamento della Camera.
Il decreto-legge in discussione dispone interventi urgenti in materia di agricoltura e ripropone una tecnica di attività normativa che è stata più volte criticata in quest'aula. Il settore agricolo, come gli altri settori economici, necessita di interventi strutturali di lungo periodo e non episodici. Invece, in questa legislatura siamo stati abituati a misure legislative di corto respiro, che agiscono in maniera non coordinata e privi di un disegno unitario di riforma.
Questa maggioranza intende fregiarsi del titolo, totalmente autoreferenziale, di Governo delle riforme, sottolineando la quantità di presunte innovazioni introdotte nell'ordinamento. L'onorevole Zara ha già messo in luce nel suo intervento l'ambiguità di tale definizione. Peccato che tali interventi abbiano conseguenze tanto più negative, quanto più numerosi essi sono! Molteplici sono anche i cambiamenti che vengono effettuati, in maniera a volte quasi schizofrenica. Questo è quanto abbiamo potuto notare anche la settimana scorsa, per interventi che non hanno assolutamente il supporto ed il consenso degli operatori; questo è valso nella cosiddetta riforma del settore delle università.
Il Governo continua ad andare avanti senza entrare in relazione con le reali problematiche avanzate da coloro i quali saranno i destinatari delle norme. Lo stesso accade con il decreto-legge in esame, che costituisce un altro tassello di una politica che vorrei definire quanto meno superficiale. Restano infatti molti problemi all'ordine del giorno, come quello della competitività, del quale spesse volte si è discusso in quest'aula. Rilanciare il settore agricolo in termini competitivi risulterebbe assai importante, com'è noto, ai fini della redditività delle nostre imprese agricole e per la qualità di certi fattori di produzione, dai costi difficilmente comprimibili.
Tutto questo invece non si verifica con il provvedimento in esame. Ho già sottolineato, nel precedente dibattito su questo decreto-legge, la necessità di una legislazione ragionata, che preveda meccanismi che possano incidere contemporaneamente, al fine di snellire l'ipertrofia legislativa che affligge il nostro ordinamento e al tempo stesso realizzare interventi efficaci e di lungo periodo.
Non dobbiamo continuare con le misure «tampone», come ha sottolineato poco fa l'onorevole Stradiotto. Ciò di cui il nostro sistema ha bisogno è un intervento razionale, organico e condiviso, che incida su ogni materia solo dopo una reale verifica dei presupposti, delle urgenze, dei bisogni e delle possibilità.
Anche il settore agricolo, come la scuola, l'università, la giustizia e tanti altri settori, avrebbe richiesto un'azione di questo tipo, accompagnata a disposizioni che, sistematicamente, prevedano una semplificazione della materia. Invece, il metodo utilizzato mostra la drammatica confusione tra l'obiettivo che ci si prefigge e lo strumento che si adotta.
La necessità di un'azione a sostegno di questo o quell'altro settore viene affrontata in maniera del tutto impropria attraverso l'uso di uno strumento precario, il decreto-legge, frutto di un'estemporanea volontà governativa e non supportato da un adeguato dibattito nelle aule parlamentari.
Ancora una volta, mi trovo nella condizione di dover censurare energicamente le scelte fatte da questa maggioranza in termini di politica della legislazione, in quanto è evidente che, più sono mirati gli interventi normativi, più è necessario un intervento strategico di fondo.
L'opzione per uno strumento normativo in luogo di un altro non può essere casuale, perché ad ogni fonte corrisponde una precisa finalità.
Come si può pensare di disciplinare il settore agricolo, con i fini importanti dichiarati in questo intervento, attraverso uno strumento come quello del decreto-legge? Forse, si fa un'indebita commistione tra i bisogni impellenti in termini di aspettative degli operatori del settore ed i presupposti di necessità ed urgenza che legittimano l'adozione del decreto-legge. In questo modo, però, si finisce per procedere alla cieca, senza un'azione coordinata e con effetti contraddittori.
Fallimentare, vorrei dire in sintesi, è stata la strategia delle semplificazioni legislative ed amministrative, di cui la pubblica amministrazione avrebbe, invece, un'essenziale necessità. Lo stesso fine di realizzare un contenimento dei prezzi che gravano sul consumatore finale risulta vistosamente eluso. Gli esempi citati dai colleghi che mi hanno preceduto sono estremamente significativi. Purtroppo, fra non molto tempo, dovremo dire che, anche in questo caso, si è persa una preziosa occasione di fare qualcosa di utile (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in occasione dell'esame degli ordini del giorno presentati dall'opposizione, vorrei svolgere in modo organico alcune considerazioni sul provvedimento in esame su cui, ricordo, il Governo ha posto l'ennesima questione di fiducia (la ventiduesima).
Purtroppo, tale provvedimento è l'ennesimo intervento urgente in materia di agricoltura, perché si pone l'obiettivo di fronteggiare l'emergenza esistente nel settore. Ovviamente, ci troviamo sempre in una situazione di emergenza, anche nel settore agricolo. Quindi, non vogliamo fare alcuno sconto al Governo, neanche sulle politiche agricole. Ci sta a cuore il settore in questione e, quindi, tutto ciò che serve per rivitalizzare il mondo agricolo nel nostro paese.
La verità è che questo Governo non ha affrontato le problematiche della grave crisi strutturale dell'agricoltura ed è mancata in questa legislatura una vera e propria politica agricola nazionale.
I Governi del centrosinistra hanno indicato alcune linee direttive, ma non è stato fatto nulla da parte di questo Governo e di questa maggioranza a sostegno del settore. Quindi, sono stati anni di ritardi, di promesse mancate da parte di questo Governo, che non è riuscito a rimettere in moto il settore agricolo, costituito - lo ricordo ai colleghi distratti che parlano in questo momento di altre cose - da 1 milione e 800 mila aziende che oggi stanno affrontando una situazione di estrema difficoltà.
Per questo motivo, riponiamo molta fiducia in questi ordini del giorno, visto che non ci è stata data la possibilità di esaminare i nostri emendamenti migliorativi. Come i colleghi sanno, il nostro è un atteggiamento costruttivo, ma ci vediamo costretti a tenere questo comportamento sugli ordini del giorno a seguito della posizione della questione di fiducia. Dunque, attraverso tali strumenti, cerchiamo di dare risalto ad un settore che è stato così martoriato in questi anni di malgoverno di destra.
Sappiamo tutti che la situazione sociale ed economica delle famiglie italiane non è certamente migliore di quella del settore agricolo. Quasi l'11 per cento delle famiglie italiane è povero e al sud, purtroppo, una famiglia su quattro versa in condizioni di povertà; si tratta di dati forniti dall'ISTAT, che certificano la politica fallimentare portata avanti da questo Governo.
Svolgiamo il nostro ostruzionismo anche sugli ordini del giorno, un ostruzionismo che continuerà a causa del modo con il quale avete gestito questa fase finale della legislatura, per il modo con il quale volete imporre agli italiani una legge a senso unico, senza alcun confronto con l'opposizione. Ovviamente, il nostro è un ostruzionismo non fine a se stesso, ma che intende raggiungere determinati obiettivi.
Per questi motivi, signor Presidente, onorevoli colleghi, insistiamo nella discussione, insistiamo nell'ostruzionismo, insistiamo nel dire la nostra di fronte a questo provvedimento, che rappresenta l'ennesimo fallimento dell'attuale Governo. Contrastiamo l'atteggiamento dell'esecutivo che, attraverso provvedimenti surrettizi, sta cercando di vincere nuovamente le elezioni, magari attraverso qualche legge compiacente. Mi riferisco alla nuova legge elettorale.
Onorevoli colleghi, confido dunque nella vostra sensibilità per consentire la prosecuzione dei lavori parlamentari. Avete voluto realizzare una forzatura con la legge elettorale, ma è evidente che noi a questo gioco non ci stiamo e non ci staremo mai (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dalle considerazioni che in modo forbito svolgeva il collega Gerardo Bianco - che ha avuto l'ardire di accostare l'agricoltura all'etica, parlando del flusso cosmico che alimenta la spiritualità dei popoli -, vorrei passare a considerazioni un po' più concrete, relative al provvedimento in esame.
Si tratta, come sappiamo, dell'ennesimo decreto contenente misure urgenti (è il terzo, se non ricordo male); siamo di fronte ad un'urgenza continua, che prende il posto di quella che dovrebbe essere una politica organica per un settore primario della nostra economia come quello agricolo.
Vorrei segnalare queste poche considerazioni anche al sottosegretario Delfino, che beatamente parla al telefono senza ascoltare i nostri interventi! Ricordo che lo stesso sottosegretario «viene dalla terra» e, da un punto di vista metaforico, «viene dal popolo». Quindi, sarà sicuramente in grado di apprezzare le poche considerazioni che mi appresto a svolgere.
Per il settore primario della nostra economia vi sarebbe bisogno di interventi organici, perché esso lamenta una serie di problemi che investono una pluralità di comparti, dalla floricoltura a quello lattiero-caseario, da quello vinicolo a quello dei pomodori e dell'ortofrutta. Insomma, vi sono una serie di questioni che peraltro
non riguardano soltanto i comparti merceologici, ma anche la distribuzione territoriale del settore primario. Al contrario, siamo di fronte all'ennesimo decreto-legge che prevede misure urgenti.
Vi sono problemi che ineriscono alla competitività del settore agricolo e alla commercializzazione dei suoi prodotti. In materia di competitività, l'onorevole Marcora, in sede di discussione generale, ha brillantemente richiamato le questioni che riguardano l'energia, il gasolio, le assicurazioni, l'acqua. Insomma, i tre fattori fondamentali (capitale, terra e lavoro) sono coinvolti in problemi che richiederebbero interventi organici e mirati.
Vorrei soffermarmi in breve sul problema della commercializzazione dei prodotti, perché si osserva comunemente (nei convegni si tratta di una questione che ritorna puntualmente) che nella cosiddetta filiera produttiva - dalla produzione alla vendita - si verificano distorsioni, si annidano oneri impropri e si creano rendite parassitarie: insomma, si verifica il paradosso di costi tutto sommato non elevatissimi e di prezzi che risultano più che sproporzionati rispetto ai costi stessi. Dunque, vi è il paradosso di una remunerazione dei fattori produttivi non adeguata rispetto a quanto sarebbe necessario e di prezzi che, invece, incidono pesantemente all'interno del paniere dei cittadini consumatori.
Ebbene, per sottolineare la superficialità dell'approccio ai problemi da me richiamati poc'anzi, ricordo che nel provvedimento in esame è presente, tra l'altro, una misura che riguarda la Guardia di finanza e che ho già richiamato a suo tempo nell'illustrazione di un mio ordine del giorno. In questa norma si prevede che la Guardia di finanza effettui controlli mirati a rilevare i prezzi nelle filiere produttive agroalimentari in cui si sono manifestati o sono in atto andamenti anomali dei prezzi.
Ebbene, si tratta di un fine certamente condivisibile; tuttavia, è noto che il problema riguarda non solo l'evocazione dei fini, in politica come nella vita, ma anche il rapporto tra i mezzi e i fini stessi, ovvero in che modo si può conseguire il risultato rientrante tra i compiti spettanti alla Guardia di finanza. Quindi, occorre analizzare i mezzi che si mettono a disposizione della Guardia di finanza stessa, affinché tutto questo possa essere realizzato. In proposito, non si prevede assolutamente niente. È un classico di questo Governo quello di varare provvedimenti in cui si enunciano alcuni fini che sostanzialmente restano propagandistici perché, nel momento in cui non si prevede una dotazione di mezzi adeguata, non si può che parlare di propaganda. Illustrando a suo tempo l'ordine del giorno sopra richiamato, dicevo che tale circostanza si è verificata anche in occasione del decreto-legge relativo alla violenza negli stadi. Quindi, siamo di fronte alla propaganda, e pertanto siamo contrari a questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Duilio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meduri. Ne ha facoltà.
LUIGI GIUSEPPE MEDURI. Signor Presidente, le perplessità di fronte a questo decreto-legge sono molteplici, a partire dal dato fondamentale che ancora una volta ci troviamo a fronteggiare gli effetti di una crisi senza incidere sulle cause che sono alla radice della stessa. Questo è il terzo o il quarto provvedimento che reca interventi o misure urgenti in materia di agricoltura. In effetti, l'attività di questo Governo è stata prevalentemente finalizzata a fronteggiare l'emergenza e gli effetti delle crisi. È mancata, invece, una politica agricola nazionale che andasse alla radice delle crisi stesse.
Oggi, purtroppo, in Italia vi sono numerosi settori agricoli (direi quasi tutti), che stanno soffrendo, come quello vitivinicolo, che fino all'anno scorso ancora dimostrava sufficienti livelli di redditività, ma che oggi versa in una crisi sicuramente grave, e quello agrumicolo, la cui crisi incide in negativo particolarmente sull'economia della Calabria e della Sicilia.
Non vorrei entrare nelle linee della politica agricola nazionale. I temi rilevanti sono due: quello della competitività e quello della commercializzazione dei prodotti delle imprese. La competitività risulta rilevante per la redditività delle nostre imprese. Sappiamo tutti che bisogna produrre con qualità, e la qualità presenta costi non comprimibili per quanto riguarda certi fattori di produzione. Sappiamo però che è possibile mettere in campo politiche che siano in grado di ridurre determinati costi (penso a quelli dell'energia, del gasolio, delle assicurazioni, dell'acqua per l'irrigazione).
Va sottolineato che il costo del denaro in agricoltura è sicuramente più elevato rispetto a quello che si registra in altri settori, e molto spesso si pone anche la problematicità dell'accesso al credito. In particolare, in Calabria, dove l'accesso al credito presenta i costi più alti del paese, ciò costituisce un ulteriore elemento di difficoltà. Il costo della terra è proibitivo per le imprese agricole, mentre gli istituti dell'affitto e della Cassa per la formazione della proprietà contadina vanno sicuramente rivisti. Inoltre, il costo del lavoro è troppo elevato, e non mi riferisco certo a quanto percepiscono i dipendenti agricoli, ma agli oneri contributivi, assistenziali e previdenziali.
Occorre pertanto impostare una politica che sia in grado di colpire quei costi che pongono le imprese agricole italiane fuori mercato. Vi sono poi i costi di sistema, legati ai numerosi adempimenti burocratici che le imprese agricole devono sostenere e che impongono un certo impiego di tempo, rappresentando certamente un fattore rilevante, e i costi relativi al ritardato pagamento dei premi comunitari della PAC, che in Italia avviene con tempi molto più lunghi rispetto agli altri paesi. Accanto al grande tema della competitività vi è quello della commercializzazione, di cui si parla anche nel provvedimento in esame.
Gli ordini del giorno che abbiamo presentato vanno in questa direzione, e ci auguriamo che approvandoli riusciate almeno a correggere le carenze di questo decreto-legge, che non incide sulle cause che sono alla radice della crisi dell'agricoltura italiana (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.
EMILIO DELBONO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, riteniamo che se il decreto-legge in esame non fosse convertito dal Parlamento sarebbe un bene per il mondo dell'agricoltura. Infatti, tali e tanti sono i limiti di questo provvedimento, sottolineati con grande dovizia di argomenti dai numerosi colleghi che sono già intervenuti e, soprattutto, dai colleghi della Commissione agricoltura, che non basta il poco tempo a disposizione per poter approfondire una materia che meriterebbe un dibattito ben più attento e di ben altra qualità.
Non c'è dubbio che lo stesso iter del disegno di legge di conversione in esame sia sintomatico della grande incertezza con cui il Governo si muove sulla materia. Il decreto-legge è stato approvato il 9 settembre; è stato poi modificato su proposta del relatore; ancora, vi sono state ulteriori modifiche attraverso emendamenti presentati in Commissione dal Governo; infine, è stato presentato il maxiemendamento da parte del Governo stesso. Già questo iter così controverso, complesso e in qualche modo anche contraddittorio dimostra mancanza di linearità e di chiarezza di comportamento e incertezza. Si tratta peraltro di un'incertezza che risalta dalle stesse parole del ministro, pronunciate il 12 ottobre, con le quali egli ha richiamato tutti all'esigenza della costruzione di un piano straordinario per la ristrutturazione delle filiere agroalimentari, che, invece, sono largamente abbandonate a loro stesse.
Inoltre, è chiaro che questo provvedimento non tiene conto degli scenari futuri del settore agricolo italiano, a partire dalla Politica agricola comunitaria fino a giungere in particolare, ovviamente, allo sviluppo dei nostri prodotti nei mercati europei e mondiali.
Poche misure sono presenti in questo provvedimento: vi è, ad esempio, l'indicazione DOP per il settore dei formaggi. Ma è poca cosa. È un ulteriore segnale del modo di agire, di comportarsi di fronte alle crisi progressive che hanno attraversato il nostro paese: prima la crisi del settore della frutta in generale, non affrontata rigorosamente dal Governo; poi la crisi delle produzioni di uva, anche questa non affrontata dal Governo; infine la crisi del settore vitivinicolo, neanche questa affrontata con una soluzione soddisfacente da parte del Governo.
Inoltre, lo stesso strumento del contributo de minimis viene utilizzato in maniera completamente errata. Infatti, anziché far ricorso a tale strumento per intervenire in casi congiunturali, in situazioni critiche di emergenza, il contributo de minimis viene utilizzato, paradossalmente, come mezzo per individuare una possibile soluzione alla necessità di ristrutturazione del settore agricolo. È quindi evidente che di fronte a questo scenario il Governo si muove, anche con il provvedimento al nostro esame, per così dire, un po' alla cieca.
Il nostro ostruzionismo è dovuto non solo a ragioni politiche più generali, come il comportamento della maggioranza in occasione dell'esame di alcuni provvedimenti in questi ultimi mesi di fine legislatura, ma anche ad una insoddisfazione profonda per le tante e tante cose che il Governo avrebbe dovuto realizzare, anche nel settore dell'agricoltura, ma che, invece, non ha fatto.
Per tali ragioni la nostra posizione rimane fortemente critica ed è questa la motivazione fondamentale del nostro ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, nei mesi scorsi dalla Puglia è partita una poderosa protesta nei confronti del Governo da parte dei produttori agricoli, i quali, nonostante il lodo seguito all'intesa con la regione, avevano intuito che ancora una volta il Governo annunciava delle promesse che non poteva mantenere. Analoga situazione si è verificata in Sicilia per il disagio che gli operatori agricoli avvertivano da tempo e per la nota disattenzione che il Governo, nel corso di questi anni, ha manifestato nei confronti di questo importante settore.
Se poi guardiamo alle condizioni di carattere economico e di disagio sociale che caratterizzano le aree meridionali, notiamo come sia evidente che questo Governo scherza col fuoco. Infatti, esso insinua nella consapevolezza della gente l'idea di inaffidabilità, di incapacità, e anche quando elabora dei decreti, lo fa pasticciando e li realizza su delle basi confuse e, comunque, non fornendo risposte strutturali ai problemi che attanagliano questo settore economico, importante per la vita del paese.
Il Governo ha voluto ancora una volta ricorrere a misure tampone; infatti, ci avete abituato ad affrontare l'emergenza con l'emergenza, a rispondere con misure tampone in qualunque situazione, a elargire promesse. Ed anche quando si adottano misure positive, come alcuni elementi, devo dire, presenti in questo decreto, tutto ciò viene mortificato dall'impianto stesso che il decreto presenta. Per non parlare del fatto che si ricorre al voto di fiducia. Questo, ahimè, è un vezzo cui l'attuale Governo ci ha abituati. Ancora una volta dobbiamo denunciare l'espropriazione del Parlamento della possibilità di garantire ai parlamentari l'esercizio delle proprie funzioni ed anche della possibilità di contribuire con atteggiamenti propositivi che migliorino i provvedimenti medesimi.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi per l'ennesima volta ci troviamo a discutere di agricoltura. Quell'agricoltura che pare essere, ancora una volta, la Cenerentola nell'agenda politica del Governo.
In questo settore si registrano problemi cogenti che appesantiscono ulteriormente le condizioni di disagio avvertite da tante
famiglie di produttori agricoli. Non si comprende come mai si trascuri un settore come quello agricolo, che potrebbe dare occupazione, ricchezza, reddito e prestigio al nostro paese e, quindi, aiutare la competitività internazionale dell'Italia, che in molte occasioni esce perdente dal confronto con altri paesi.
Ci chiediamo quali siano gli ostacoli che impediscono al Governo di porre in atto strumenti di controllo, ad esempio, nelle filiere agroalimentari. Non riteniamo possibile assistere, ancora una volta, a situazioni che vedono quei «poveri diavoli» degli agricoltori, che sudano per portare avanti le loro aziende agricole e che faticano per creare un prodotto e per sostenere le loro famiglie, vendere i loro prodotti e ritrovarsi alla fine con una manciata di euro in mano perché gli intermediari si appropriano di tutto il valore aggiunto prodotto. Noi, infatti, troviamo i prodotti agricoli sui banchi al mercato ad un prezzo forse dieci volte superiore rispetto a quello che viene pagato al piccolo, medio o grande imprenditore agricolo. Questo è un primo problema.
Un secondo problema è la necessità di porre in atto delle azioni dirette ad ottenere una maggiore cogenza e incisività. Qui non si tratta tanto di imporre, anche perché in un mercato libero non si impone nulla, quanto di creare dei vincoli più stringenti riguardo, ad esempio, alla vendita dei prodotti agricoli nella propria regione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeglia. Ne ha facoltà.
PIETRO SQUEGLIA. Signor Presidente, se è vero che questi interventi svolti dai parlamentari dell'opposizione nascono da una volontà ostruzionistica, è però altrettanto vero che l'ostruzionismo ci stando la possibilità di evidenziare tutta una serie di proposte su problemi delicati ed urgenti su cui finora non era stato possibile discutere.
All'inizio di questa legislatura, da parte del ministro per le politiche agricole e forestali ci fu un susseguirsi di promesse. Si promise che l'agricoltura sarebbe stata al centro della politica economica di questo Governo, che in tutto il settore agricolo italiano avremmo assistito ad un processo di ammodernamento e di innovazione, che tale settore, a seguito dell'azione governativa, avrebbe accresciuto la sua competitività. Nulla di tutto questo è avvenuto. È sotto gli occhi di tutti che il settore agricolo si trova interessato da una crisi gravissima. E questo è un dato oggettivo, non di propaganda. Anche alcuni settori del centrodestra ormai lo riconoscono. E a fronte di questa crisi grave unanimemente riconosciuta si risponde ancora una volta con un provvedimento di tipo emergenziale. Un provvedimento che rispetto alla crisi cerca di dare risposte ai sintomi della malattia ma non cerca di aggredire e di approfondire con decisione le cause e le ragioni profonde della crisi stessa. Anche il decreto-legge che stiamo esaminando non è assolutamente in grado di dare una risposta ai problemi di fondo che oggi travagliano la nostra agricoltura. Si pensi, ad esempio, a quanto sta avvenendo in Campania, una regione che rappresenta una delle principali aree di produzione di frutta e di ortaggi per il consumo fresco: è la quinta area ortofrutticola d'Europa. Questo dato le consente di essere anche la regione a più alta concentrazione di imprese operanti nella trasformazione dei prodotti agricoli. Insomma, l'agricoltura e l'ortofrutta ricoprono in Campania un ruolo fondamentale nello sviluppo dell'economia generale. È evidente che le difficoltà incontrate dal settore mettono in crisi l'intera economia regionale e provinciale.
A Caserta, in particolare, l'ortofrutta classica mediterranea per il mercato fresco rappresenta circa il 25 per cento dell'intera superficie agraria utilizzata, con circa ventimila aziende coinvolte. Nonostante siano stati notevoli gli sforzi di competitività, di ammodernamento e di conversione, continua ad aggravarsi la crisi del mercato, che falcidia progressivamente
i redditi e che si va ad aggiungere al disastro economico prodotto dalle calamità della primavera del 2003.
La situazione è di tale gravità da innescare effetti a catena, con conseguenze gravissime sull'intera economia e con problemi seri per l'ordine pubblico. Rispetto alla crisi profonda del settore, c'è da sottolineare l'assoluta ed irresponsabile assenza del Governo. Non si può, da un lato, insistere, invitando gli agricoltori ad essere competitivi sulla qualità e sollecitando la tracciabilità e, dall'altro, non muovere un dito in termini di controllo di tante derrate alimentari importate dai paesi terzi per opera di faccendieri ed affaristi italiani ed europei.
Non è possibile inondare la stampa quotidiana di denunce circa le incomprensibili contraddizioni tra i miserabili prezzi agricoli erogati ai produttori agricoli e gli alti prezzi praticati ai consumatori che, sempre più, sono costretti a consumare meno frutta ed ortaggi.
È impensabile che le imprese agricole casertane o meridionali possano organizzarsi per far fronte alla competitività e sconfiggere speculatori e faccendieri in assenza di piani e di indirizzi pubblici organici. È doppiamente grave assistere alla gratuita propaganda sul «decreto anti-crisi» e scoprire poi che la Comunità europea non lo ha ancora omologato e che, in ogni caso, non vi sarebbero sufficienti risorse finanziarie per sostenerlo.
Presidente, rispetto alla crisi in cui l'agricoltura si trova, bisognerebbe incidere in maniera profonda. Ci vogliono piani di settore. Da anni avanziamo richieste di piani di settore (per il settore ortofrutticolo, per il settore vitivinicolo), ma tutto è fermo, tutto è bloccato in Commissione.
PRESIDENTE. Onorevole Squeglia...
PIETRO SQUEGLIA. Il decreto-legge in esame non affronta i problemi veri dell'agricoltura, non affronta il problema dei produttori agricoli, che vedono sempre più ridursi il loro reddito.
Non siamo lontani dal vero se affermiamo che, se questo decreto-legge decadesse, certamente, non sarebbe un danno per l'agricoltura italiana (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Milana. Ne ha facoltà.
RICCARDO MILANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola per confermare il voto favorevole sugli ordini del giorno presentati dall'opposizione.
Con questa serie di ordini del giorno, al di là dei problemi politici, che pure ci sono (e mi ci soffermerò tra breve), cerchiamo di contribuire a migliorare il testo del decreto-legge, che - come molti, prima di me, hanno sottolineato - non è in grado di affrontare la crisi del settore, ma è l'ennesimo provvedimento tampone adottato sull'onda dell'ennesima emergenza, con un atteggiamento fragile, destinato a non avere risultati duraturi nel tempo.
Al di là di ripartizioni di alcune risorse spesso incerte, non ci sono una politica ed una prospettiva per un settore così delicato del nostro paese come l'agricoltura.
Anche in questa circostanza, dobbiamo lamentare che la discussione su un tema così importante e delicato avvenga in un clima politico infuocato dalle scelte della maggioranza in questo scorcio di legislatura, scelte che tendono ad affrontare esclusivamente i problemi della maggioranza (la legge elettorale ed il provvedimento «salva Previti»; siamo in attesa di conoscere cosa vorrete fare sulla par condicio), mentre trascurano (invece, l'attività di Governo, da questo punto di vista, dovrebbe essere fondamentale) i problemi reali del paese, come l'emergenza agricola.
In particolare, intendo sottolineare la difficoltà attraversata dal settore in mancanza di una catena della grande distribuzione nazionale che sia credibile e in grado di fronteggiare la situazione di emergenza e la grande lotta esistente sui mercati internazionali.
In questo decreto-legge vi è un auspicio, più che una decisione, quello per cui
in qualche modo la grande distribuzione debba farsi carico dei cosiddetti prodotti regionali. Nell'ordine del giorno a mia firma si chiede che ciò avvenga davvero regione per regione; è certo che, però, in assenza di una credibile politica commerciale dei prodotti italiani, la questione rimarrà legata al mercato interno. L'avere smantellato negli anni il sistema della grande distribuzione nazionale ha impoverito l'agricoltura del nostro paese, i settori della zootecnia e il prodotto tipico italiano conosciuto nel mondo.
È chiaro che l'adozione di una politica in grado di affrontare tale questione consentirebbe ai prodotti italiani di riconquistare quella parte di mercato nel mondo oggi occupata dai prodotti di altre nazioni. Non è un caso che l'agricoltura francese gode del traino della grande distribuzione, che in quel paese ha una forte valenza internazionale, mentre noi rimaniamo legati ad un mercato troppo esiguo e continuiamo ad affrontare i temi in maniera non opportuna.
Il provvedimento in esame prevede che la scelta dei prodotti regionali da inserire nella grande distribuzione debba avvenire almeno in ogni provincia; è chiaro però che la logica rimane ristretta al mercato nazionale, mentre la sfida è molto più ampia.
PRESIDENTE. Onorevole Milana, concluda.
RICCARDO MILANA. Concludendo, Presidente, se non affronteremo questa sfida, a nulla serviranno provvedimenti «tampone» come quelli contenuti in questo decreto-legge, che è già superato nel momento in cui lo stiamo discutendo.
La scelta che il nostro paese dovrà fare sarà quella di un impegno più forte, più serio, affinché il prodotto italiano sia meglio sostenuto, i consumatori abbiano prezzi più accettabili e la catena tra la produzione e la distribuzione sia meglio razionalizzata (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.
MAURO MARIA MARINO. Onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte ad una situazione che potremmo definire come una coazione a ripetere. Da un lato, vengono esaminati provvedimenti sempre diversi (in questo caso, si tratta di un decreto-legge recante interventi urgenti nel settore dell'agricoltura), dall'altro, invece, vi è sempre lo stesso scenario: un intervento da parte nostra, in qualità di opposizione, in sede di dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno. È questo lo spazio di interlocuzione che in questo momento il Parlamento sta vivendo.
Permettetemi di dire che i lavori del Parlamento stanno assumendo una dimensione quasi kafkiana. Sappiamo il motivo per cui tutto ciò è venuto a determinarsi. Sono note le ragioni del nostro atteggiamento, che cerca di denunciare ciò che è stato perpetrato in quest'aula. Tutto questo porta però ad aspetti che possono veramente preoccupare, non solo ciascuno di noi quando svolge il ruolo di legislatore, ma anche i singoli cittadini.
Vi sono due aspetti che meritano una riflessione articolata e che sono il frutto di questa situazione paradossale: da un lato, l'ennesima questione di fiducia, dall'altro, l'ennesimo intervento urgente in un campo così delicato quale quello agricolo.
L'ennesima questione di fiducia ci riconduce al discorso, già affrontato altre volte, circa la chiara volontà di compressione delle facoltà del Parlamento che viene attuata da questo Governo. Non solo. La tecnica legislativa che unisce strumento fiduciario e adozione del decreto-legge - fonte il cui abuso è palese, è sotto gli occhi di tutti - non può che essere vissuta come una vera e propria compressione dei diritti dei parlamentari di contribuire in questa sede, se non al miglioramento del provvedimento, almeno a quell'interlocuzione che è necessaria in democrazia.
Osservavano dianzi sia l'onorevole Zara, sia l'onorevole Zaccaria che questo Governo si era presentato come quello
delle riforme; esso, però, non ha mai compiuto interventi strutturali, e lo dimostra con questo come con altri provvedimenti. Comprime la possibilità del Parlamento di esprimersi, utilizza strumenti che vanno in senso contrario rispetto ad un compiuto e pieno sviluppo della democrazia e, contemporaneamente, manca di qualsiasi visione strategica.
Mi ricollego così al secondo aspetto, ovvero all'ennesimo intervento urgente nel settore dell'agricoltura. Ebbene, ciò testimonia, anzitutto, di una profonda mancanza di una visione di insieme; testimonia quindi della volontà di far prevalere, sempre e comunque, una visione tattica su quella strategica; testimonia infine della necessità che induce sempre, attraverso misure «tampone», ad evitare di affrontare in termini radicali i deficit strutturali di un settore delicato come quello agricolo.
È stato osservato, giustamente, che il settore agricolo versa in una crisi gravissima, mentre ancora una volta, si cerca di incidere sulla crisi con provvedimenti «tampone» di basso respiro, senza mai analizzare le cause, senza mai avere quella visione - strategica, la definivo dianzi - che dovrebbe permettere che la risposta sia non estemporanea, improvvisata, data sulla base dell'urgenza del momento ma sia, al contrario, in grado di creare le condizioni per un miglioramento strutturale del settore. Un settore che comprende un milione 800 mila aziende e al quale, nella scorsa legislatura, le ultime linee direttive sono state date in maniera seria e composta.
Quindi, manca un intervento strutturale; si ricorre, in questo come in altri settori, ad una politica degli spot, e noi parlamentari ci troviamo nell'impossibilità di dare un contributo fattivo e costruttivo, di qualunque tipo, necessariamente ridotti ad intervenire sul complesso degli ordini del giorno. Ordini del giorno che - permetteteci la presunzione - una valenza migliorativa volevano pur averla; quello a mia firma, ad esempio, cercava di restituire un «briciolo» di spazio alla dialettica parlamentare impegnando il Governo ad «informare tempestivamente le competenti Commissioni parlamentari sulle misure che si intendono adottare per correggere i fenomeni di andamento anomalo nelle filiere agroalimentari».
Si tratta di cercare di creare un momento di interlocuzione democratica, che restituisca ai parlamentari la possibilità di interloquire su provvedimenti che, pur non avendo una dimensione ed un orizzonte ampio, devono avere la capacità di intervenire efficacemente nella difficile situazione venutasi a creare nel settore agricolo. È per questo motivo che noi, nell'augurarci che almeno i nostri ordini del giorno siano accolti, riteniamo che questo sia l'ultimo spazio rimastoci per cercare di dare un contributo costruttivo e positivo in un settore estremamente delicato (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordo che l'opposizione ha presentato più di duecento ordini del giorno al decreto-legge attualmente all'esame dell'Assemblea, il quale dovrebbe contenere alcuni interventi urgenti a favore del settore agricolo, con particolare riferimento a quello vitivinicolo. Dobbiamo tuttavia constatare come, ancora una volta, si affrontino questioni importanti con «misure-spot», senza la capacità e la volontà di individuare le cause profonde della crisi che attanaglia un settore tanto importante per l'economia del nostro paese.
Vorrei ricordare che, in questi ultimi mesi, si sono svolte in Puglia, in Sicilia ed in Lucania poderose manifestazioni, che hanno visto migliaia di produttori agricoli rivendicare una maggiore attenzione da parte del Governo nei confronti dei loro drammatici problemi.
Provengo da una provincia della Calabria, Crotone, nella quale, come è stato già evidenziato da alcuni colleghi precedentemente intervenuti, vi è una grave crisi del
settore bieticolo-saccarifero che ha determinato l'allontanamento di migliaia di lavoratori da tale comparto produttivo. Dobbiamo assistere, inoltre, alla crescente difficoltà del settore agrumicolo, il quale, soprattutto in alcune regioni del Mezzogiorno, come la Calabria e la Sicilia, rappresenta una quota consistente della produzione agricola. Vorrei altresì segnalare la difficoltà nella produzione del pomodoro, un settore che interessa soprattutto la regione Campania e che offre lavoro a migliaia di persone.
Gli agricoltori lamentano gli alti costi di produzione e le enormi difficoltà del mercato. Essi molto spesso lasciano i prodotti del proprio raccolto nei campi e non traggono una giusta remunerazione dai loro beni agricoli, mentre assistiamo ad un aumento crescente dei prezzi nei nostri supermercati.
Gli operatori del settore hanno ottenuto poco, se si eccettuano le misure «tampone» contenute nel decreto-legge in esame, il quale si dimostra confuso e pasticciato. Esso non è in grado di affrontare i problemi strutturali della nostra agricoltura, la quale, come ho già avuto modo di evidenziare, rappresenta un'importantissima risorsa, soprattutto per l'economia delle regioni del sud.
È questo il motivo per cui insistiamo nell'affermare che non sono sufficienti questi provvedimenti emergenziali. Vorrei infatti ricordare che numerose aziende, soprattutto nel Mezzogiorno, sono realmente in ginocchio a causa sia delle ripetute calamità, sia dell'indebitamento con il sistema bancario e gli istituti di previdenza.
Oggi sono moltissime le imprese che non riescono a far fronte all'elevato grado di indebitamento. Dovrebbero essere adottate, a nostro visto, misure volte a favorire la riduzione dei costi giornalieri delle aziende, come, ad esempio, il costo dell'acqua e dell'energia.
È questo, signor Presidente, il motivo per cui avevo presentato il mio ordine del giorno n. 9/6063/233, che prevede l'ammodernamento dei canali gestiti dai consorzi di bonifica nella regione Calabria. Tale rete, infatti, in molti casi risente della vetustà e della mancanza di investimenti, e perfino di carenze nella manutenzione ordinaria. Vi è, dunque, una grave inefficienza, che comporta costi altissimi per il settore agricolo.
È per questo motivo che il mio ordine del giorno, purtroppo accolto soltanto come raccomandazione dal Governo, prevedeva l'erogazione di un contributo straordinario in favore della regione Calabria per l'ammodernamento dei canali gestiti dai consorzi di bonifica. Credo si tratti di un ordine del giorno importantissimo a favore di una regione, la Calabria, che negli ultimi tempi, come si è visto, soffre dei gravi problemi dell'arretratezza e della mancanza di lavoro.
Il provvedimento in esame, invece, distribuisce da 1.000 a 3.000 euro una tantum, a fondo perduto, a seconda dell'estensione aziendale, senza neanche fare riferimento al fatturato...
PRESIDENTE. Onorevole Dorina Bianchi, deve concludere.
DORINA BIANCHI. ...delle imprese interessate.
Gli agricoltori avrebbero bisogno di certezze e di indicazioni strategiche...
PRESIDENTE. Onorevole Dorina Bianchi, concluda.
DORINA BIANCHI. ...mentre si trovano di fronte a provvedimenti che contengono solo promesse (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà.
SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, siamo di fronte, per l'ennesima volta, ad un provvedimento che tenta di porre rimedio ad una situazione che richiederebbe, invece, ben altre misure.
Non voglio fare riferimento alla storia degli ultimi decenni, ma solo all'ultimo
periodo, agli ultimi due anni in particolare, nel corso dei quali ci aspettavamo che il ministro delle politiche agricole e forestali si dedicasse maggiormente ad un settore di sua competenza, magari trascurando alcune dichiarazioni politiche, pur importanti, ma che forse gli hanno sottratto troppo tempo nella riflessione e nello studio degli affari politici, rispetto al tempo necessario ad un settore che merita il «tempo pieno», ossia che dovrebbe assorbire tutto il tempo del ministro.
Ebbene, già un paio di anni fa, si sono manifestati i segni di una crisi grave nel settore della frutta in gran parte delle regioni italiane. Successivamente, si è assistito agli episodi - più recenti - della crisi dell'uva da tavola pugliese, con riflessi anche gravi sull'ordine pubblico di alcune aree. Ancora in seguito, si è verificata la crisi vitivinicola in Sicilia, in Calabria ed in Piemonte. Quindi, l'intero paese ha attraversato - e sta attraversando - gravi difficoltà.
Vi sono state, poi, calamità naturali, quali quelle atmosferiche, di carattere eccezionale. Ricordo l'ultima, che abbiamo denunciato in questa sede, relativa ad una precipitazione atmosferica molto grave, verificatasi all'inizio della scorsa primavera in Basilicata e nelle regioni circostanti.
Ebbene, ognuno di tali problemi avrebbe meritato strumenti e misure eccezionali, così come eccezionale è la situazione del settore agricolo; misure straordinarie e, al tempo stesso, strutturali per affrontare i problemi del settore e, quindi, decisioni da parte del Governo per programmi e progetti severi e rigorosi.
Si è detto e si dice spesso, nell'affrontare tali problemi, come fa anche il Presidente del Consiglio, che purtroppo «la coperta è troppo corta»: si è usata tale metafora. Per forza è troppo corta: avete dilapidato, solo con la legge finanziaria per l'anno 2005, sei miliardi e mezzo in regalie per una riduzione fiscale che non ha prodotto alcun risultato, se non quello di mettere qualche migliaio di euro in tasca a coloro che hanno redditi superiori ai 70 od 80 mila euro annui. Si è trattato di una riforma fiscale ad esclusivo beneficio di poche centinaia di migliaia di contribuenti benestanti.
Consideriamo, onorevoli colleghi, quanto sarebbero stati preziosi questi sei miliardi e mezzo di euro, ad esempio nella legge finanziaria per il 2005 o in quella per il 2006 che ci apprestiamo a discutere, se il Governo avesse voluto concentrare in alcune azioni positive, a cominciare dal settore agricolo, risorse indispensabili per la ripresa delle imprese e per riuscire a collocare i prodotti nel mercato, anziché dilapidarli nelle regalie di cui parlavo in precedenza. Mentre si assiste a tali regalie ed a tale sciupio, all'agricoltura si riserva un provvedimento che si caratterizza con il termine de minimis, ossia un contributo minimo, pari a 3 mila euro per superfici pari o superiori a sei ettari, 2 mila euro per superfici pari o superiori a tre ettari e addirittura mille euro per superfici pari o superiori a 0,3 ettari.
In sostanza, utilizziamo il de minimis per affrontare una situazione che, invece, è di massima emergenza, una situazione che richiede misure strutturali nell'immediato.
Gli imprenditori agricoli attendono risposte per fornire alle aziende condizioni rapide di fuoriuscita dalla pesantezza finanziaria nella quale si trovano; invece, nel medio periodo, attendono misure strutturali, in grado di incidere sul rapporto con i mercati, sul consolidamento delle passività accumulatesi nel corso dei lunghi anni, sull'attivazione e il funzionamento dei momenti di concertazione tra le organizzazioni agricole e il ministero.
Abbiamo maturato un'esperienza sul territorio; è un'esperienza di propaganda demagogica che il ministro elargisce a piene mani, dentro e fuori la campagna elettorale; vi sono periodi in cui potrebbe anche passare una discussione propagandistica, ma ve ne sono altri, fuori dalle campagne elettorali, in cui il ministro dovrebbe invece sedersi, ragionare e studiare misure necessarie e indispensabili per un settore che tutti quanti consideriamo fondamentale per il destino del nostro paese e che rapidamente sta declinando
verso livelli bassissimi quanto alla capacità di mettere a disposizione la produzione lorda vendibile e di produrre...
PRESIDENTE. Onorevole Adduce, concluda.
SALVATORE ADDUCE. Concludo, signor Presidente. Nel frattempo, registriamo una grave disattenzione. Questo è il motivo per il quale, al di là delle vicende ostruzionistiche su questo decreto-legge, abbiamo impegnato l'Assemblea ed i parlamentari a riflettere (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zunino. Ne ha facoltà.
MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io vorrei preannunciare il voto favorevole sul mio ordine del giorno n. 9/6063/172, accettato dal Governo. È questa l'unica occasione che mi è rimasta, dopo la posizione della questione di fiducia da parte del Governo, per tentare di discutere nel merito dei problemi gravi, numerosi ed importanti, come è stato ricordato, dell'agricoltura italiana. Ciò con la speranza che la discussione su questi ordini del giorno lasci una traccia in merito a proposte certamente innovative ed importanti (che rappresentano l'opposto di ciò che il Governo ha fatto concretamente in questi anni) ed affinché l'approvazione di questi ordini del giorno possa contribuire in parte a modificare la struttura stessa del decreto-legge in esame o, comunque, lasciare al Governo alcuni temi che nei prossimi mesi possano determinare un'inversione di tendenza rispetto a ciò che è stato fatto sul tema dell'agricoltura in questi ultimi anni.
È stato detto - lo voglio ripetere molto brevemente nel tempo a mia disposizione - che il tema della politica agricola meriterebbe ben altra attenzione da parte del Governo; quell'attenzione che lo stesso non ha certamente dimostrato di avere in questi anni e, in modo particolare, nell'ultimo anno, come cercherò di dimostrare citando la proposizione di continui provvedimenti urgenti e provvisori, ma assolutamente incapaci di intervenire in maniera globale e completa sul tema della politica agricola.
Certamente, il Governo non è in grado di intervenire con l'attenzione che il tema meriterebbe attraverso questo decreto-legge, recante interventi urgenti in agricoltura e per gli organismi pubblici del settore, nonché - come si dice nel testo - per contrastare andamenti anomali dei prezzi nelle filiere agroalimentari.
Come ho detto, il tema meriterebbe ben altra attenzione; meriterebbe ciò che non c'è e non è contenuto nemmeno in questo decreto-legge: una politica organica, una strategia in grado di rispondere ai gravi problemi che il mondo agricolo rappresenta da tempo e che ha messo in campo con forza anche in questi ultimi mesi, come è stato ricordato nei numerosi interventi che mi hanno preceduto.
Meriterebbe, inoltre, un investimento di risorse adeguate, che sono state più volte promesse da questo Governo agli agricoltori e alle regioni. Purtroppo, rispetto al tema delle risorse nei confronti dell'agricoltura, come di altri settori, il Governo ha dispensato numerose promesse, ma tali promesse, tuttavia, non si sono mai trasformate in atti e in provvedimenti concreti.
Invece di fare tutto ciò che sarebbe necessario, si continua ad intervenire con provvedimenti d'urgenza, confusi, disorganici, assolutamente incompleti e che non rispondono ai problemi che questo settore manifesta.
Si continua ad intervenire con provvedimenti che destinano al settore risorse scarse ed inadeguate. Voglio insistere su questo tema perché ritengo sia uno degli aspetti fondamentali. Quanto a risorse scarse ed inadeguate, con questo decreto siamo addirittura ad una beffa, se così si può definire. Infatti, le risorse si spostano dal decreto approvato nei mesi precedenti e convertito in legge a quello ora all'esame della Camera, venendo meno alle promesse fatte agli agricoltori e alle regioni
stesse. Assistiamo ad un balletto in cui le risorse, che sono già poche, in questo caso vengono addirittura spostate da un decreto all'altro, venendo meno a promesse fatte precedentemente.
Come ho detto, manca dunque una visione organica delle questioni agricole. Il Governo - bisogna dirlo con grande forza - non ha fatto niente per la valorizzazione della produzione di qualità, per lo sviluppo di colture alternative e per attrezzare l'agricoltura italiana in questi anni a rispondere ai grandi problemi posti dalla globalizzazione e dall'aumento dei costi di produzione. Pensiamo soltanto al problema, posto con forza, del combustibile e del gasolio.
Questi sono gli interventi di cui l'agricoltura avrebbe bisogno nel nostro paese. Invece, le risposte sono quelle cui abbiamo assistito - lo ricordavo - in questo ultimo anno (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zunino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, discutiamo degli ordini del giorno che riguardano questo decreto che dovrà essere votato tra poche ore. Da parte dei Socialisti democratici italiani vi è una considerazione totalmente negativa, che riguarda gli aspetti relativi all'agricoltura, alla produzione agricola e alle aziende di produzione.
Siamo dell'avviso che oggi più che mai vi sia la necessità di dare delle risposte importanti al mondo agricolo e ai produttori agricoli, in quanto ormai questo settore si sta definendo come un mondo totalmente disperso, nel senso che in queste aziende non vi sono più addetti, gli agricoltori abbandonano infatti le proprie aziende e i propri campi, poiché il reddito agricolo sta diventando ogni giorno meno importante per i produttori e soprattutto per i giovani.
Quindi, tale settore necessitava di un intervento organico che favorisse il rilancio, costruisse le premesse di un'attività nuova e assicurasse agli agricoltori un reddito migliore. Era necessario costruire all'interno del nostro paese aziende agricole efficienti che producessero reddito e competitività sui mercati nazionali ed internazionali: ciò, nello stesso tempo, avrebbe prodotto una maggiore occupazione all'interno delle stesse aziende.
Ciò non è accaduto, perché ci troviamo di fronte ad un ennesimo decreto-legge. Come hanno già sottolineato molti colleghi prima di me, ci troviamo di fronte ad un provvedimento contraddittorio sia per quanto riguarda l'aspetto normativo, sia per quanto riguarda l'aspetto economico. Il ministro delle politiche agricole, con questo decreto-legge, non dà risposte a quanti, nei mesi scorsi, hanno dimostrato la loro rabbia perché non si è intervenuti in modo organico sugli aspetti importanti del mondo agricolo.
Si spostano risorse da un provvedimento all'altro e si prendono ancora in giro, come è stato fatto nei mesi e negli anni passati, quei produttori che hanno visto il loro reddito non dimezzarsi, ma esaurirsi. Se a ciò aggiungiamo tutto quanto è accaduto nei mesi e negli anni passati e che accadrà ancora a causa degli agenti atmosferici - mi riferisco ai danni alluvionali, alle siccità, alle gelate - si capisce bene come la nostra agricoltura sia in ginocchio. Non si può pensare che con un provvedimento come il de minimis si determini una ripresa della produzione agricola. È mai pensabile, ad esempio, che in un sistema agricolo allo sfascio si possa prevedere un intervento da mille a tremila euro?
Signor Presidente, credo vi sia la necessità di arrivare ad un provvedimento organico per il rilancio della nostra agricoltura, soprattutto per dare risposte efficaci a settori importanti, anche e soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, come il settore del pomodoro, il settore della vitivinicoltura, il settore bieticolo-saccarifero. Su questo ci confronteremo con grande forza, su questo discuteremo con il mondo agricolo per far capire che questo Governo, ancora una volta, ha preso in
giro i più deboli, cioè il Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-SDI-Unità Socialista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grotto. Ne ha facoltà.
FRANCO GROTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, da mesi vi è forte attesa del mondo agricolo rispetto ad un impegno che il Governo si è preso ma che difficilmente potrà portare a termine con successo, non solo per i nodi economici sui quali è tenuto a dare risposte in modo urgente, ma anche per una serie di tensioni politiche interne alla maggioranza.
Il consumo di ortofrutta è sceso del 51 per cento rispetto ad un anno fa e migliaia di aziende agricole italiane sono al collasso, in alcuni casi fortemente indebitate. Tutto questo si tramuta, come per altri settori, in un calo dei posti di lavoro. Le cause sono strutturali, come la mancata realizzazione in Italia di una vera e propria filiera alimentare, l'alto costo del lavoro e le carenze infrastrutturali. Si aggiungono cause congiunturali come il crollo della domanda e dei consumi. Su questo problema - ripeto - è necessario garantire con iniziative legislative la massima trasparenza nel processo di formazione dei prezzi e nella rintracciabilità del prezzo all'origine.
Occorre in definitiva un nuovo progetto di sviluppo rurale, in grado di rilanciare la competitività dell'impresa agricola del nostro paese e di valorizzare lo spazio rurale e le sue potenzialità economiche. Vi è la necessità di ridefinire gli obiettivi delle politiche economiche, per imprimere una maggiore capacità e competitività, similmente a quanto accade negli altri settori produttivi. Vorrei ricordare il concetto della ruralità di qualità, cioè un modello di sviluppo agricolo rurale e della pesca, che poggi sulla qualificazione dei prodotti e dei servizi, senza tralasciare i processi produttivi e le relazioni tra agricoltura e società locale.
Le produzioni ortofrutticole e quelle risicole possiedono potenzialità per innalzare l'immagine dell'economia agricola. Le produzioni cerealicole e gli altri seminativi possono rappresentare ancora gli elementi centrali dell'economia agricola nazionale. L'agricoltura nostrana non ha conosciuto ancora, nelle attività agrituristiche, la maturità di dati che hanno le attività di servizio. Credo sia importante ricordare ancora una volta gli interventi che sono necessari per tutelare la bieticoltura nazionale. Salvaguardare i livelli di produzione e di occupazione nel settore bieticolo-saccarifero vuol dire anche difendere quei numerosi zuccherifici che rischiano la chiusura, specialmente nelle zone del paese più vocate a questo tipo di coltura, come il Veneto.
Vi sono questioni che frenano l'iniziativa imprenditoriale degli agricoltori, che rendono complessa la gestione aziendale e che riducono pesantemente i redditi di categoria. Tra le più urgenti, penso vi sia soprattutto quella dei prezzi al consumo, che hanno confermato il loro progressivo aumento, mentre i prezzi all'origine, cioè quelli corrisposti agli agricoltori, hanno registrato cali consistenti. Il rischio è quello di un pauroso crollo dei redditi agricoli. Il deficit commerciale italiano è negativo, con un import di prodotti agricoli che ha superato l'export. L'Italia si è trovata improvvisamente a perdere posizioni come paese esportatore di prodotti definiti tecnicamente del comparto del fresco; penso alla frutta e alla verdura. I cittadini italiani oramai comprimono i consumi alimentari e vanno alla ricerca del prezzo più basso, sacrificando la qualità del prodotto, che non è più alla portata delle loro tasche. La borsa della spesa si è ormai ristretta. Le intese sul blocco dei prezzi, care al Governo del centrodestra, hanno purtroppo dimostrato il loro scarso effetto, esaurito in poche settimane. Esse non hanno toccato i veri problemi del mondo rurale.
L'agricoltura deve diventare invece motivo di vitalità economica e di reputazione internazionale per i prodotti, fonte di cultura e ricerca, cardine della sicurezza
alimentare, presidio del territorio, tutela dell'ambiente e fattore principale per la qualità della vita. L'idea di una filiera agroalimentare made in Italy va sicuramente perseguita. A tal fine, sarà necessario assumere iniziative legate alla promozione vera e propria del made in Italy. Una promozione che può avvenire solo di concerto con altri settori e con altre categorie economiche e sociali, non ultimo con un intenso coordinamento con l'attività istituzionale.
Vi è quindi bisogno di un'iniziativa per rendere trasparenti i prezzi dall'origine fino alla tavola del consumatore. Occorre tuttavia rafforzare i controlli sulle importazioni di prodotti agricoli extracomunitari. Bisogna continuare nella promozione della tracciabilità e dell'etichettatura dei prodotti locali, a tutela degli stessi, attraverso il DOP (la denominazione di origine protetta) o altri marchi istituzionalmente ed internazionalmente riconosciuti. Occorre proseguire nella promozione dell'agricoltura biologica, come modello di sviluppo rurale, in sinergia con il sistema territoriale.
PRESIDENTE. Onorevole Grotto, la invito a concludere.
FRANCO GROTTO. Sono consapevole che oltre a questo si debba intervenire con iniziative economiche e contrattuali nell'ambito della concorrenza preliminare e di quella sleale.
PRESIDENTE. Onorevole Grotto, dovrebbe proprio concludere.
FRANCO GROTTO. Per concludere, preannuncio che (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
IGNAZIO LA RUSSA. Basta!
PIETRO ARMANI. Basta, Presidente!
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Grotto!
FRANCO GROTTO. ...voteremo a favore dei nostri ordini del giorno, sperando che (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale) essi possano contribuire a migliorare il provvedimento. Purtroppo non è possibile affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-SDI-Unità Socialista)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grotto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceremigna. Ne ha facoltà.
ENZO CEREMIGNA. L'onorevole Gerardo Bianco, che io seriamente considero in questo Parlamento un maestro, ha avuto la bontà di richiamare in questo dibattito l'onorevole Enrico Boselli, presidente del mio partito. Lo ha fatto, sollecitandolo a rilevare il grande contributo offerto all'agricoltura italiana, ma anche alla cultura italiana dai monaci, dai frati dediti alle coltivazioni di quei prodotti di nicchia che, credo, conoscano più o meno tutti i cittadini italiani: il miele, le confetture, la cioccolata, i vini, i liquori che si trovano in vendita in quasi tutte le foresterie di abbazie, conventi e santuari.
Faccio veramente fatica a trovare un parallelo tra un frate trappista ed Enrico Boselli; ancorché dotto, il paragone mi sembra ardito, ma ciò che so sicuramente è che i religiosi coltivatori faranno sicuramente tanta cultura, ma sui prodotti commercializzati non pagano le tasse. Non sono sottoposti cioè a quel tipo di tassazione che va sotto il nome di studi di settore e che riguardano tutte le imprese agricole di questo paese.
Orbene, questi studi di settore, che fissano gli adempimenti fiscali per le nostre aziende agricole, non tengono conto di ciò che effettivamente, cioè in base ai redditi reali conseguiti, le aziende dovrebbero pagare.
Questa vera difficoltà ho voluto evidenziare nel mio ordine del giorno. Le aziende agricole nel nostro paese stanno attraversando un periodo di estrema difficoltà, rispetto al quale il Governo non è stato in grado di attuare politiche adeguate.
La politica emergenziale adottata dal Governo, con spostamenti di fondi da un settore all'altro, senza risolvere alcuno degli elementi di crisi strutturale, rischia di affossare ancora di più la nostra agricoltura. Inoltre, su elementi essenziali, come quello dello sviluppo della competitività, della commercializzazione e della ricerca sui prodotti, il Governo non è stato assolutamente capace di produrre un'iniziativa politica degna di questo nome.
È altrettanto fallimentare la politica del Governo in materia di riduzione dei costi per le imprese agricole italiane che, proprio per questo, rischiano di essere estromesse dal mercato. Aggiungiamo a tutto questo l'incapacità nel contrastare il fenomeno di un andamento anomalo dei prezzi nelle filiere agroalimentari e di tutto ciò che significa l'intermediazione spuria in queste filiere agroalimentari.
Per tale motivo, abbiamo chiesto e chiediamo che venga introdotta l'obbligatorietà dell'accertamento fiscale almeno ogni volta che si verifichino sensibili scostamenti dei prezzi rispetto a quanto rilevato dagli studi di settore, prevedendo perciò la riduzione dei costi di produzione, cosa che il Governo ha sempre promesso e non ha mai mantenuto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-SDI-Unità Socialista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.
NICOLA ROSSI. Signor Presidente, vorrei pregare i colleghi meridionali di ascoltarmi per pochi minuti, perché ciò che sto per dire è una di quelle cose che segnano nella realtà quotidiana e nella pratica l'atteggiamento di questo Governo nei confronti dei problemi del Mezzogiorno.
Onorevole sottosegretario, il ministro si trova in questo momento in Nepal per aprire nuovi sbocchi ai prodotti agroalimentari italiani e, quindi, la prego di riferirgli ciò che sto per dire.
Dopo i disordini verificatisi in Puglia questa estate, ci ritrovammo con il ministro in prefettura e venne siglato un accordo con i produttori e le cantine (che trova una parte della propria sostanza economica anche in questo decreto); ricordo bene che il ministro stesso sembrò avere un'idea abbastanza chiara del fatto che, naturalmente, misure «tampone» non erano sufficienti e che l'agricoltura meridionale doveva essere aiutata nella strada della crescita dimensionale, della ricerca della qualità, e così seguitando.
Le segnalo che quanto sta accadendo in queste settimane evidenzia con chiarezza che il ministro, probabilmente, si è applicato sulla questione delle misure «tampone», ma su tutto il resto sta infliggendo al Mezzogiorno colpi non banali. Infatti, quanto sta avvenendo sul fronte dei centri di ricerca è particolarmente grave.
Vorrei ricordare a tutti i colleghi che quello che si sta decidendo sotto la vigilanza del Ministero delle politiche agricole e forestali in ordine ai centri di ricerca porta esattamente a questo risultato. Il Mezzogiorno e la Puglia in particolare disponevano di un centro di ricerca molto avanzato, soprattutto sul fronte delle tecniche biologiche applicate alla vitivinicoltura, che a questo punto corre il rischio di sparire. Infatti, nelle decisioni dell'organismo che sovrintende ai centri di ricerca in agricoltura, innanzitutto si separa - cosa che non accade nel resto del mondo - l'uva da tavola da quella da vino e, in secondo luogo, si accorpa l'uva da tavola al centro per la frutticoltura metapontina, e la ricchezza di ricerca, il trasferimento tecnologico potenziale alle piccole e medie imprese vitivinicole pugliesi, che era in quel centro di ricerca, finisce per sparire.
Vi rendete conto che per l'intera viticoltura meridionale non esiste più un punto di riferimento per la ricerca? Vi rendete conto che è del tutto assurdo attribuire poche risorse ai produttori, senza garantire loro un futuro? Vi rendete conto che questa strada probabilmente trova una spiegazione nel fatto che le pressioni provenienti dal Piemonte e dal Veneto sono più forti di quelle che i deputati meridionali della maggioranza riescono ad esercitare? Ebbene, il risultato
è che si toglie il futuro alla viticoltura meridionale! E lo fate nella maniera peggiore, vale a dire imponendo alla viticoltura meridionale di non avere un punto di riferimento preciso ed esplicito dal punto di vista della ricerca. A ciò si può mettere riparo, anche immediatamente, tornando indietro rispetto a decisioni che appaiono sempre più insensate.
Signor sottosegretario, varare questo decreto senza tornare indietro rispetto alle decisioni relative al fronte della ricerca, significa veramente che avete deciso di condannare alla sudditanza l'agricoltura meridionale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno presentati.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Molinari n. 9/6063/1 e Lucchese n. 9/6063/2, accolti come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Onorevole Antonio Russo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/3, non accettato dal Governo?
ANTONIO RUSSO. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Volontè n. 9/6063/4 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che l'onorevole Grillo non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/5, accettato dal Governo, e che l'onorevole Guido Giuseppe Rossi, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/6063/6, accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lion n. 9/6063/25, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto inoltre che i presentatori dell'ordine del giorno Boato n. 9/6063/26, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boato n. 9/6063/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 239).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Pecoraro Scanio n. 9/6063/27, accettato dal Governo, non insistono per la votazione. Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Cento n. 9/6063/28, Cima n. 9/6063/29, Zanella n. 9/6063/30, Perrotta n. 9/6063/31 e Moretti n. 9/6063/32, accolti come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Constato l'assenza dell'onorevole Giordano: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/34.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Mantovani n. 9/6063/35 e Folena n. 9/6063/37, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantovani n. 9/6063/35, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Folena n. 9/6063/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 244).
Prendo atto che l'onorevole Provera non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/38, accettato dal Governo nel testo riformulato. Prendo, altresì, atto che l'onorevole Mascia non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/39, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Alfonso Gianni insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/41, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alfonso Gianni n. 9/6063/41, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 251).
Constato l'assenza dell'onorevole Deiana: si intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/43.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Valpiana n. 9/6063/44, Abbondanzieri n. 9/6063/45, Adduce n. 9/6063/46, Agostini n. 9/6063/47, Albonetti n. 9/6063/48, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Valpiana n. 9/6063/44, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 454
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Abbondanzieri n. 9/6063/45, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Adduce n. 9/6063/46, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostini n. 9/6063/47, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Albonetti n. 9/6063/48, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 244).
Constato l'assenza degli onorevoli Angioni ed Amici: si intende che non insistano per la votazione dei loro ordini del giorno n. 9/6063/49 e n. 9/6063/50.
Prendo atto che l'onorevole Bandoli insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/51, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bandoli n. 9/6063/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 246).
Constato l'assenza dell'onorevole Roberto Barbieri: si intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/52.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Bellini n. 9/6063/53, Benvenuto n. 9/6063/54, Bettini n. 9/6063/55, Bielli n. 9/6063/56, Bogi n. 9/6063/57, Bolognesi n. 9/6063/58, Bonito n. 9/6063/59, Borrelli n. 9/6063/60, Bova n. 9/6063/61, Buffo n. 9/6063/62, Buglio n. 9/6063/63, Cabras n. 9/6063/64, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellini n. 9/6063/53, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Benvenuto n. 9/6063/54, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bettini n. 9/6063/55, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bielli n. 9/6063/56, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bogi n. 9/6063/57, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bolognesi n. 9/6063/58, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonito n. 9/6063/59, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borrelli n. 9/6063/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bova n. 9/6063/61, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buffo n. 9/6063/62, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buglio n. 9/6063/63, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cabras n. 9/6063/64, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 234).
Constato l'assenza dell'onorevole Caldarola: si intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/65.
Prendo atto che l'onorevole Calzolaio insiste per la votazione del suo ordine del giorno 9/6063/66, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Calzolaio n. 9/6063/66, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 248).
Constato l'assenza dell'onorevole Capitelli: si intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/67.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Carboni n. 9/6063/68, Carli n. 9/6063/69, Cazzaro n. 9/6063/70 e Cennamo n. 9/6063/71, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carboni n. 9/6063/68, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 458
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carli n. 9/6063/69, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cazzaro n. 9/6063/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cennamo n. 9/6063/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 447
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 246).
Constato l'assenza dei presentatori degli ordini del giorno Chianale n. 9/6063/72, Chiti n. 9/6063/73 e Cialente n. 9/6063/74: si intende che non insistano per la votazione dei loro ordini del giorno.
Prendo atto che l'onorevole Coluccini insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/75.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Coluccini n. 9/6063/75, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 253).
Constato l'assenza dell'onorevole Cordoni: si intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/76.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Crisci n. 9/6063/77 a Di Serio D'Antona n. 9/6063/80 insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crisci n. 9/6063/77, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crucianelli n. 9/6063/78, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 451
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dameri n. 9/6063/79, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Serio D'Antona n. 9/6063/80, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 248).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno De Brasi n. 9/6063/81, De Luca n. 9/6063/82, Alberta De Simone n. 9/6063/83, Diana n. 9/6063/84, Duca n. 9/6063/85, Filippeschi n. 9/6063/86, Finocchiaro n. 9/6063/87, Fluvi n. 9/6063/88, Franci n. 9/6063/89, e Fumagalli n. 9/6063/90, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Galeazzi n. 9/6063/91, Gambini n. 9/6063/92, Gasperoni n. 9/6063/93, Giacco n. 9/6063/94 e Giulietti n. 9/6063/95, accolti dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Grandi n. 9/6063/96, Grignaffini n. 9/6063/97, Grillini n. 9/6063/98, Guerzoni n. 9/6063/99, Innocenti n. 9/6063/100, Kessler n. 9/6063/101, Labate n. 9/6063/102, Leoni n. 9/6063/103, Lolli n. 9/6063/104, Lucà n. 9/6063/105, Lucidi n. 9/6063/106 e Lulli n. 9/6063/107, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Lumia non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/108, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Luongo n. 9/6063/109, Magnolfi n. 9/6063/110, Manzini n. 9/6063/111, Maran n. 9/6063/112, Paola Mariani
n. 9/6063/113, Raffaella Mariani n. 9/6063/114, Mariotti n. 9/6063/115, Marone n. 9/6063/116 e Martella n. 9/6063/117, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Passiamo all'ordine del giorno Maurandi n. 9/6063/118.
TERESIO DELFINO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, ho chiesto di parlare per precisare che il parere favorevole sull'ordine del giorno Maurandi n. 9/6063/118 e su altri che successivamente indicherò è condizionato alla riformulazione del dispositivo, nel senso di sostituire le parole «per la predisposizione» - la predisposizione dei piani produttivi è infatti di competenza dei consorzi di tutela - con le seguenti: «per l'esame».
Tale parere favorevole, condizionato alla predetta riformulazione, vale altresì per i seguenti ordini del giorno, relativi ai formaggi tipici delle regioni italiane: Mazzarello n. 9/6063/119, Melandri n. 9/6063/120, Meta n. 9/6063/121, Minniti n. 9/6063/122, Montecchi n. 9/6063/123, Motta n. 9/6063/124, Mussi n. 9/6063/125, Nannicini n. 9/6063/126, Nieddu n. 9/6063/127, Nigra n. 9/6063/128, Gerardo Oliverio n. 9/6063/129, Olivieri n. 9/6063/130, Ottone n. 9/6063/131, Panattoni n. 9/6063/132, Pennacchi n. 9/6063/133, Preda n. 9/6063/140, Quartiani n. 9/6063/141, Raffaldini n. 9/6063/142 e Rainisio n. 9/6063/143.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori di tali ordini del giorno accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Petrella n. 9/6063/134 a Pisa n. 9/6063/138 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Petrella n. 9/6063/134, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pettinari n. 9/6063/135, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 443
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piglionica n. 9/6063/136, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 430
Maggioranza 216
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pinotti n. 9/6063/137, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 428
Astenuti 3
Maggioranza 215
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisa n. 9/6063/138, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 239).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Pollastrini n. 9/6063/139: si intende che non insista per la votazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Ranieri n. 9/6063/144, Rava n. 9/6063/145, Nicola Rossi n. 9/6063/146, Rossiello n. 9/6063/147, Rotundo n. 9/6063/148, Rugghia n. 9/6063/149, Ruzzante n. 9/6063/150, Sabattini n. 9/6063/151, Sandri n. 9/6063/152, Sasso n. 9/6063/153, Sedioli n. 9/6063/154, Sereni n. 9/6063/155, Siniscalchi n. 9/6063/156, Soda n. 9/6063/157, Spini n. 9/6063/158, Stramaccioni n. 9/6063/159, Susini n. 9/6063/160, Tedeschi n. 9/6063/161, Tidei n. 9/6063/162, Tocci n. 9/6063/163, Tolotti n. 9/6063/164, Trupia n. 9/6063/165, Turco n. 9/6063/166, Michele Ventura n. 9/6063/167, Vianello n. 9/6063/168, Vigni n. 9/6063/169, Visco n. 9/6063/170, Zanotti n. 9/6063/171 e Zunino n. 9/6063/172, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Onorevole Bindi, accetta la proposta di riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/173 avanzata dal Governo?
ROSY BINDI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/6063/173, nel testo riformulato.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boccia n. 9/6063/174, accettato dal Governo.
Prendo atto altresì che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Burtone n. 9/6063/175, Carbonella n. 9/6063/176, Gerardo Bianco n. 9/6063/177, Zaccaria n. 9/6063/178, Iannuzzi n. 9/6063/179, Bottino n. 9/6063/180, Merlo n. 9/6063/181, Zara n. 9/6063/182, Ladu n. 9/6063/183, Vernetti n. 9/6063/184, Reduzzi n. 9/6063/185 e Lettieri n. 9/6063/186, accolti come raccomandazione dal Governo.
Chiedo all'onorevole Frigato se accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/187 proposta dal Governo.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, potrebbe chiarirmi i termini della riformulazione del mio ordine del giorno suggerita dal rappresentante del Governo?
PRESIDENTE. Onorevole Frigato, la riformulazione proposta deve intendersi nel senso di eliminare le parole da: «affinché nella predisposizione» fino alla fine del dispositivo.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, non si tratta di una riformulazione, ma di un preciso taglio del dispositivo, ossia della volontà espressa nel mio ordine del giorno. Pertanto, non sono assolutamente
d'accordo con tale riformulazione e insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/6063/187.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frigato n. 9/6063/187, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 451
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 244).
Prendo atto che l'onorevole de Ghislanzoni Cardoli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/188, accettato dal Governo.
Prendo atto altresì che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Mancini n. 9/6063/189, Villetti n. 9/6063/190, Intini n. 9/6063/191, Pappaterra n. 9/6063/192, Nesi n. 9/6063/193, Ceremigna n. 9/6063/194, Buemi n. 9/6063/195, Grotto n. 9/6063/196, Di Gioia n. 9/6063/197, Boselli n. 9/6063/198, Albertini n. 9/6063/199, Bulgarelli n. 9/6063/200, Volpini n. 9/6063/201, Squeglia n. 9/6063/202, Ruta n. 9/6063/203, Tanoni n. 9/6063/204, Tuccillo n. 9/6063/205, Stradiotto n. 9/6063/206, Santagata n. 9/6063/207, Ruggeri n. 9/6063/208 e Rosato n. 9/6063/209, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mancini n. 9/6063/189, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villetti n. 9/6063/190, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Intini n. 9/6063/191, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 437
Maggioranza 219
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pappaterra n. 9/6063/192, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nesi n. 9/6063/193, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 243).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ceremigna n. 9/6063/194, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buemi n. 9/6063/195, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grotto n. 9/6063/196, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Gioia n. 9/6063/197, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 242).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boselli n. 9/6063/198, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 437
Maggioranza 219
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Albertini n. 9/6063/199, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bulgarelli n. 9/6063/200, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 245).
Constato l'assenza dell'onorevole Volpini: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/201.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Squeglia n. 9/6063/202, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruta n. 9/6063/203, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 249).
Constato l'assenza dell'onorevole Tanoni: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/204.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tuccillo n. 9/6063/205, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stradiotto n. 9/6063/206, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 244).
Constato l'assenza dei presentatori degli ordini del giorno Santagata n. 9/6063/207, Ruggeri n. 9/6063/208 e Rosato n. 9/6063/209: s'intende che non insistano per la votazione dei loro ordini del giorno.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Realacci n. 9/6063/210, Piscitello n. 9/6063/211 e Pasetto n. 9/6063/212, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto altresì che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Papini n. 9/6063/213, Mosella n. 9/6063/214 e Milana n. 9/6063/215, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Papini n. 9/6063/213, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mosella n. 9/6063/214, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 419
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Milana n. 9/6063/215, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 243).
Prendo atto che l'onorevole Marino non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/216, accettato dal Governo.
Constato l'assenza dell'onorevole Mantini: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/217.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lusetti n. 9/6063/218, Giacomelli n. 9/6063/219 e Giachetti n. 9/6063/220, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto altresì che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gambale n. 9/6063/221 e Fistarol n. 9/6063/222, accettati dal Governo.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha Facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, l'ordine del giorno Mantini n. 9/6063/217 è sottoscritto anche dall'onorevole Delbono.
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, a me questo non risulta.
ANTONIO BOCCIA. Presidente, è riportato sullo stampato.
PRESIDENTE. Purtroppo, a me non risulta. Lei, onorevole Boccia, ha ragione, ma a me, ripeto, non risulta. Prendo atto di ciò e, quindi, porrò in votazione l'ordine del giorno Mantini n. 9/6063/217, sottoscritto anche dall'onorevole Delbono.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantini n. 9/6063/217, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 457
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 249).
Constato l'assenza dell'onorevole Fioroni: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/223.
Prendo atto che l'onorevole Fanfani, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/6063/224, non accettato dal Governo, insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fanfani n. 9/6063/224, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 251).
Prendo atto che l'onorevole D'Antoni, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/6063/225, accettato dal Governo, non insiste per la votazione.
Prendo atto, altresì, che i presentatori degli ordini del giorno Colasio n. 9/6063/226 e Carra n. 9/6063/227, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colasio n. 9/6063/226, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carra n. 9/6063/227, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 441
Astenuti 3
Maggioranza 221
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 240).
Constato l'assenza dell'onorevole Cardinale: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/228.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Bressa n. 9/6063/229 e Bimbi n. 9/6063/230, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Giovanni Bianchi n. 9/6063/231, Meduri n. 9/6063/232 e Dorina Bianchi n. 9/6063/233, accolti come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto, altresì, che l'onorevole Banti, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/6063/234, accettato dal Governo, non insiste per la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Annunziata, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/6063/235, non accettato dal Governo, insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Annunziata n. 9/6063/235, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 240).
Constato l'assenza dell'onorevole Camo: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/237.
Prendo atto che l'onorevole Sinisi, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/6063/238, non accettato dal Governo, insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sinisi n. 9/6063/238, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 246).
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Morgando n. 9/6063/239, accettato dal Governo, non insiste per la votazione. Prendo atto, altresì, che il presentatore dell'ordine del giorno Marcora n. 9 /6063/ 240, accolto come raccomandazione dal Governo, non insiste per la votazione.
Prendo atto, inoltre, che il presentatore dell'ordine del giorno Rocchi n. 9/6063/241, accettato dal Governo, non insiste per la votazione. Prendo atto, altresì, che i presentatori degli ordini del giorno Rusconi n. 9/6063/242, Duilio n. 9/6063/243, Santino Adamo Loddo n. 9/6063/244 e Ruggieri n. 9 /6063/245, accolti come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Luigi Pepe n. 9/6063/246 insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Pepe n. 9/6063/246, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 254).
Constato l'assenza dell'onorevole Cusumano: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/247. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Acquarone n. 9 /6063/248, accettato dal Governo, non insiste per la votazione.
Constato l'assenza dell'onorevole Oricchio: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/249. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Nuvoli n. 9/6063/251, accolto come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Avverto che l'ordine del giorno Ostillio n. 9/6063/252 deve intendersi decaduto. Prendo atto, altresì, che i presentatori dell'ordine del giorno Borriello n. 9/6063/253, accolto come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Mongiello n. 9/6063/254 insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mongiello n. 9/6063/254, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 253).
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Santulli n. 9/6063/255, accolto come raccomandazione dal Governo, non insiste per la votazione. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Diliberto n. 9/6063/256 e Bellillo n. 9/6063/257 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Diliberto n. 9/6063/256, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellillo n. 9/6063/257, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 250).
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Sgobio n. 9/6063/258, accolto come raccomandazione dal Governo, non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Armando Cossutta n. 9/6063/259, Maura Cossutta n. 9/6063/260 e Galante n. 9/6063/261 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Armando Cossutta n. 9/6063/259, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maura Cossutta n. 9/6063/260, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 438
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galante n. 9/6063/261, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 244).
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Pistone n. 9/6063/262, accolto come raccomandazione dal Governo, non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Sciacca n. 9/6063/263 e Vertone n. 9/6063/264 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sciacca n. 9/6063/263, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vertone n. 9/6063/264, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 428
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 241).
Constato l'assenza dell'onorevole Villari: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6063/265.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Ria n. 9/6063/266, Monaco n. 9/6063/267 e Franceschini n. 9/6063/268 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ria n. 9/6063/266, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monaco n. 9/6063/267, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 429
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franceschini n. 9/6063/268, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 243).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
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