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PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Presidente, quando un deputato fa delle affermazioni in questa Assemblea, deve essere anche preparato rispetto a quello che dice e sostiene. Poiché mi occupo del question time dall'inizio della legislatura, vorrei ricordare al collega Rizzi che nella scorsa legislatura le sedute concernenti le interrogazioni a risposta immediata furono cento: in cinquanta occasioni, ventisei volte dal vice premier e ventiquattro volte dal premier, il nostro regolamento venne perfettamente rispettato, anche nella sua seconda parte.
Infatti, in un solo caso venne sostituito il ministro competente con il ministro per i rapporti con il Parlamento. Solo nella giornata odierna, invece, l'ha sostituito sette volte!
PRESIDENTE. Lei ha ragione, onorevole Ruzzante.
CESARE RIZZI. Scusi, Presidente, ma non posso farmi dire queste cose...!
PRESIDENTE. Ho capito, ma, dato che parlava della giornata odierna, l'onorevole Ruzzante ha ragione!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, leggo da un'agenzia di stampa che il Presidente Berlusconi avrebbe dichiarato: troverei interessante che l'UDEUR e la Margherita venissero nel centrodestra (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). La parola «interessante» la interpreto nel senso di curioso, stravagante.
PRESIDENTE. «Interessante» per lui, avrà detto...!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. In effetti, non è stato molto carino, perché ci fa questa offerta nel momento in cui sta finendo la legislatura e state andando all'opposizione. Quindi, è un'offerta che non è proprio (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)... Tuttavia, vorrei tranquillizzarlo dicendogli che non ci sarà né legge elettorale né legge di mercato che ci farà cambiare campo o che ci farà entrare in conflitto con la nostra coerenza (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Questa proposta di legge contiene tante e tali norme che servono ad affrontare i problemi che vi riguardano che si va a cimentare anche sul tema dell'incompatibilità dei sindaci.
Stranamente, si prevede che, in caso di scioglimento delle Camere - questo è il comma che vogliamo sopprimere con tale emendamento -, valga la regola che ci si può dimettere nei sette giorni successivi, quando lo scioglimento delle Camere viene effettuato centoventi giorni prima della scadenza; ma poi, con un emendamento della maggioranza, si prevede che per i sindaci parlamentari, cioè quelli che non hanno avuto la sensibilità di dimettersi da parlamentari per fare i sindaci, non scatti l'incompatibilità.
Questo modo di legiferare, che è ad personam, come sempre, prima riguardava il Presidente del Consiglio, poi Previti, ma ormai riguarda quasi ogni deputato di questa maggioranza. Ciascuno inserisce un pezzetto di legge, per quanto lo riguarda. I sindaci parlamentari di questa maggioranza hanno inserito un emendamento che prevede che non si applichi l'incompatibilità tra la carica di sindaco e quella di parlamentare, per cui possono candidarsi. Contestualmente, si prevede però, come dicevo, una norma abbastanza incomprensibile, che discrimina in materia di scioglimento anticipato delle Camere.
Non capisco il significato della previsione di un termine di centoventi giorni,
che non coincide nemmeno con il semestre bianco - è dunque un termine inventato non sappiamo da chi -, e della distinzione tra scioglimento anticipato delle Camere in altri periodi della legislatura e scioglimento anticipato delle Camere al termine della legislatura. Francamente, ritengo che la ratio di questa norma sia incomprensibile. Ricordo che molti parlamentari che oggi siedono in questo Parlamento erano sindaci nel 2001 e si candidarono. Dunque, non riusciamo a comprendere quale sia la ratio di questa norma (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 551
Votanti 546
Astenuti 5
Maggioranza 274
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 314).
Prendo atto che gli onorevoli Bressa, Boato e Manzini non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbero voluto esprimere uno favorevole.
Avverto che l'emendamento Maninetti 1.445 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cento 1.449.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO CENTO. Se non ho inteso male, Presidente, l'emendamento Parolo 1.472 dovrebbe subire una riformulazione. Vorrei avere conferma di questo e capire di quale riformulazione si tratta.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al relatore, presidente della I Commissione, onorevole Bruno, saluto il presidente della provincia di Vercelli e la rispettiva delegazione, che assistono ai nostri lavori dalle tribune.
Prego, onorevole Bruno.
DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, l'emendamento Parolo 1.472 è stato così riformulato: Dopo il comma 3, aggiungere il seguente: 3-bis. All'articolo 14 del decreto...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bruno, ma l'onorevole Cento ed altri colleghi sono interessati a tale questione.
Vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea sul fatto che stiamo esaminando l'emendamento Cento 1.449, sul quale è stato espresso il parere contrario da parte della Commissione.
L'onorevole Cento ha chiesto al relatore se il successivo emendamento, Parolo 1.472, sia stato riformulato.
Onorevoli colleghi, il presidente Bruno adesso leggerà la riformulazione del suddetto emendamento.
DONATO BRUNO, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Parolo 1.472, a condizione che venga riformulato nel modo seguente: Dopo il comma 3, aggiungere il seguente: 3-bis. All'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al terzo comma, dopo le parole: «con quelli riproducenti simboli» sono aggiunte le seguenti: «, elementi e diciture, o solo alcuni di essi,»; b) al quarto comma, sono aggiunte, in fine, le parole: «anche se in diversa composizione o rappresentazione grafica».
PRESIDENTE. Onorevole Parolo, conferma di accettare la riformulazione proposta dalla Commissione?
UGO PAROLO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo all'onorevole Cento se intenda ritirare il suo emendamento 1.449.
PIER PAOLO CENTO. Sì, signor Presidente, poiché riteniamo che la riformulazione dell'emendamento Parolo 1.472 proposta dalla Commissione sia comprensiva delle ragioni che ci avevano portato alla presentazione del nostro emendamento.
Si tratta di una materia che non riguarda solo il tema elettorale, ma è una tutela generale della correttezza e della trasparenza nella presentazione dei simboli nelle competizioni elettorali. È unicamente per questo motivo che, ritirando il nostro emendamento 1.449 ed accettando la riformulazione dell'emendamento Parolo 1.472, ci riteniamo soddisfatti. Pertanto, preannunzio l'espressione del voto favorevole su tale emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 1.472, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 571
Votanti 569
Astenuti 2
Maggioranza 285
Hanno votato sì 564
Hanno votato no 5).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galeazzi. Ne ha facoltà.
RENATO GALEAZZI. Signor Presidente, credo che valga proprio la pena di intervenire su questa proposta di legge di riforma elettorale, che qualcuno ha definito un colpo di teatro. Direi proprio di no! Con il taglio del 40 per cento del FUS, il fondo unico per lo spettacolo, non avremo più teatro in Italia: l'opinione pubblica lo deve sapere.
Il Governo Berlusconi ci ha impoverito, ma sicuramente adesso sta esagerando, perché ci sta togliendo anche gli spettacoli teatrali. Su tale questione credo che tutta l'Assemblea debba riflettere, per impedire che il mondo della cultura sia falcidiato dal disegno di legge finanziaria, che colpisce al cuore l'attività teatrale in tutta Italia.
Qualcuno definisce tutto ciò come un colpo di coda; penso che sia l'ultimo colpo di questo Governo, che sta veramente danneggiando il paese a tutti i livelli. In realtà, non si tratta di un unico colpo di coda: pensiamo alla devolution, all'ex Cirielli, a questo disegno di legge finanziaria. Quindi, c'è una ricomposizione di questa maggioranza su una serie di argomenti che non sono di interesse generale. Questi problemi non fanno bene al paese! La legge finanziaria non fa bene al paese! La devolution non fa bene al paese! Questa legge elettorale non fa bene al paese!
Molti colleghi hanno parlato di inconvenienti, di gravi danni, di instabilità, di non governabilità, di cambiamento del sistema politico. Tutto ciò farà male al paese!
Questa saldatura non avviene su un interesse generale, ma su interessi particolari di un gruppo di potere che vuole mantenere questa maggioranza. Questo è sicuramente il danno peggiore che possiamo compiere, perché non si fa politica, ma si lavora per mantenere il potere che, oramai, questa maggioranza non merita più (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.72, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 564
Votanti 559
Astenuti 5
Maggioranza 280
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 316).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.74.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. La presente proposta emendativa riguarda una questione chiave, vale a dire la scelta del premier prevista dall'articolo 92 della Costituzione.
Si tratta di un argomento sul quale, nelle scorse settimane, si sono soffermati in molti. Ricordo quanto evidenziato dal presidente dell'Associazione italiana costituzionalisti, Sergio Bartoli, il quale ha sottolineato che questa è una norma che si scontra anche con il potere del Capo dello Stato di sciogliere le Camere. Infatti, prima di procedere allo scioglimento, il Presidente della Repubblica - sostiene Bartoli - deve tentare tutte le possibili soluzioni; ma, se il Presidente del Consiglio è indicato al momento del voto, che alternative ha il Capo dello Stato?
Specie con il profilarsi del ritorno al proporzionale, ci troviamo di fronte ad un progetto nel quale circola un'idea di democrazia sostanzialmente nuova rispetto all'impianto originario della nostra Costituzione. Una democrazia prigioniera del potere politico della maggioranza concentrato nella figura della Primo ministro, una democrazia priva degli strumenti di coordinamento e degli equilibri propri della tradizione parlamentare.
Quindi, in questo progetto di riforma, affiora una democrazia che contrasta con il costituzionalismo moderno, con tutti i pesi e contrappesi sperimentati nelle democrazie occidentali. Riteniamo sia preoccupante che il rafforzamento dei poteri del Primo ministro, così come previsto in questa norma, sia sostanzialmente privo di quei contrappesi conosciuti nelle esperienze costituzionali moderne.
Si tratta di un nodo centrale che riproponiamo anche con il presente emendamento, sul quale vi invitiamo ad esprimervi in coerenza con le previsioni contenute nella Costituzione vigente (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 570
Votanti 563
Astenuti 7
Maggioranza 282
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 319).
Prendo atto che gli onorevoli Olivieri, Angioni e Gastaldi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.76.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bettini. Ne ha facoltà.
GOFFREDO MARIA BETTINI. Signor Presidente, come ricordato da molti colleghi, siamo nel pieno di una brutta pagina della vita parlamentare italiana.
Ancora una volta sono emersi una prepotenza, un eccesso di furbizia, di manovra oscura, di costrizione e di pressione al vostro stesso interno, colleghi della maggioranza, che certamente turberanno ed allontaneranno da voi ampi strati dell'elettorato.
Oggi, qualche giornale sottolinea una sorta di depressione nel centrosinistra. Vorrei rassicurare tutti, ricordando che
non siamo affatto depressi, semmai siamo sdegnati per il merito della vostra proposta, ma convinti più che mai di vincere. Infatti, se le modalità di voto possono rendere più faticoso l'obiettivo, non possono cambiare la profondità del moto politico che vi sta travolgendo e che non è scritto nel decalogo delle regole elettorali, ma nel disastro nel quale il vostro Governo ha gettato l'Italia e le famiglie italiane.
Cari colleghi, se noi non siamo depressi, la vostra euforia mi pare davvero o ingenua o stolta! Leggo ancora sui giornali di patti segreti tra i leader, ma i patti segreti saranno poca cosa a fronte della inevitabile dinamica che il ritorno al proporzionale renderà fortissima ed ineluttabile: la ricostituzione di un polo centrista, il tentativo di rompere il bipolarismo italiano e di ricostituire posizioni di rendita politica.
Mi rivolgo soprattutto ai colleghi di Alleanza Nazionale, che rimpiangeranno queste giornate, ricordandole come giornate amare, fonte di nuove divisioni anche al proprio interno e di nuovi tentativi di emarginazione proprio di quel partito.
Ma la vostra euforia è stolta, perché mal si addice allo stato d'animo degli italiani di oggi, che si aspettano parole sui salari, sui prezzi, sul lavoro, sulla casa e sulla salute. L'euforia sarebbe apprezzata se nascesse da qualche buona notizia in questi campi; invece, l'euforia su una legge che tenta di salvare ancora lorsignori non può suscitare altro che sdegno e disgusto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prendete posto. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.76, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 580
Maggioranza 291
Voti favorevoli 255
Voti contrari 325).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.77.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà
LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, riprendo il ragionamento del Governo dal punto in cui lo avevo lasciato durante l'intervento di questa mattina. Infatti, avevo osservato che in una delle questioni pregiudiziali di incostituzionalità relative al provvedimento al nostro esame avevamo ritenuto che la proposta di legge, per quanto riguarda il Senato ed il premio di maggioranza, così come prospettata all'aula, anche a seguito del lavoro svolto dalla Commissione di merito, era viziata in modo eclatante e palese da profili di incostituzionalità con riferimento ad una precisa norma della Costituzione, ovvero l'articolo 57. Tale articolo recita che «il Senato della Repubblica è eletto a base regionale».
Voi avete cercato di superare tale evidente e clamoroso profilo di incostituzionalità, prevedendo che il premio di maggioranza, anziché essere assegnato come in origine su base nazionale, sia assegnato su base regionale. Tuttavia, così facendo siete incorsi (e vi è stato detto, mi limito soltanto a ripeterlo) in un altro eclatante vizio di incostituzionalità, con la conseguenza che, se anche la legge ottenesse non solo il consenso del Parlamento (eventualità che ovviamente è nei nostri poteri cercare di impedire), ma anche la promulgazione del Presidente della Repubblica, esisterebbe la sacrosanta possibilità che dopo sei mesi la Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi da qualche giudice di merito sulla base di una sospensiva,
dichiari l'incostituzionalità della norma e si debba tornare alle elezioni.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, faccio notare questo perché esiste il secondo comma dell'articolo 48 della Costituzione che forse maggioranza e Governo non hanno ben valutato. Tale comma recita che «il voto è personale ed eguale». L'aggettivo «eguale» significa che il premio di maggioranza, un vulnus rispetto al sistema della proporzionalità, può essere legittimamente preso in considerazione solo nel caso in cui vi sia un altro principio di valenza costituzionale che viene posto in essere. Tale valore è costituito dalla governabilità, ovvero dalla certezza che vi sia una reale maggioranza nel paese e che le istituzioni siano effettivamente rappresentative di quel voto.
Invece, con la modifica che avete apportato «fuori sacco» e che saremo chiamati a votare (in proposito preannuncio il nostro voto contrario), avremo la possibilità, non solo teorica ma concreta, di un Senato della Repubblica con una maggioranza diversa rispetto alla Camera dei deputati. In quel caso il voto non sarebbe più eguale, perché il principio del premio di maggioranza sarebbe utilizzato in modo improprio, violando i criteri della ragionevolezza e risultando, quindi, ampiamente incostituzionale. Meditate su questo punto perché se così avverrà (e sarà facile che così avvenga) avrete purtroppo dimostrato nuovamente che, anziché volere il bene del paese, state solo cercando di truffare quel consenso che sicuramente gli italiani ci concederanno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.77, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Ciascuno voti per sé...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 580
Maggioranza 291
Voti favorevoli 255
Voti contrari 325).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.78.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.
GRAZIA LABATE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come stiamo sostenendo da diverse settimane, questa proposta di modifica del sistema elettorale, per le modalità con le quali si è addivenuti al testo in esame e per i contenuti in esso predisposti, dimostra che il metodo scelto è quello della trattativa privata ed il contenuto nasce da una serie di espedienti volti a far sopravvivere una maggioranza lacerata e disperata, che con colpi di mano gioca l'ultimo atto di una tragicommedia che dura da quattro anni.
Non consideriamo illegittimo discutere di una legge elettorale di tipo proporzionale. Personalmente ho un'altra idea, contestuale al rinnovamento del sistema politico di cui abbiamo urgenza e bisogno. Tuttavia, ciò che sorprende è che la discussione sui correttivi abbia tracimato gli argomenti di connessione tra sistema politico e strumento elettorale e abbia travolto il neonato sistema maggioritario per far emergere i relitti del vecchio sistema proporzionale, con tutto ciò che esso comporta nella distorsione dei rapporti tra cittadini elettori ed eletti.
Avete confezionato una legge elettorale più conveniente per voi, per contenere la sconfitta, che è assolutamente prevedibile ed è nelle cose, perché il popolo italiano ha capito che non può più affidarsi ad illusionisti e prestigiatori per guardare al futuro con sicurezza e speranza. Non vi importa se con questo sistema pasticciato mettete a rischio la stabilità politica del Governo delle prossime legislature: no, non vi interessa; dopo di voi, il diluvio.
Non contano per voi i ben 29 mila italiani che si sono pronunciati a favore
dall'attuale sistema elettorale: per voi, non conta mai il principio di realtà, contano i vostri desideri e le vostre necessità. Siete responsabili di questa deriva istituzionale, ma ricordate bene che i pifferi della montagna andarono per suonare, ma furono suonati (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, val la pena ribadire che questa legge è dissennata, nel senso letterale di priva di senno istituzionale e democratico. È dissennata perché strabica, è strabica perché il suo obiettivo non è una nuova architettura istituzionale, ma ha alla sua base il patto tra i contraenti della Casa delle libertà. E non è, purtroppo, una novità.
La logica è quella della riduzione del danno di una sconfitta prevista. Questa legge è figlia della dissoluzione della coalizione di maggioranza, e da lì prende la rincorsa per indurre sistematicamente la dissoluzione in tutto il sistema politico. Si è detto che il cambio di legge elettorale comporta il cambiamento del sistema politico, il passaggio dalla seconda alla terza Repubblica, da un maggioritario con alcuni difetti a un cosiddetto proporzionale in cui non è dato scorgere l'ombra di una sola virtù.
Come il collega Intini, non mi sono iscritto al partito dell'indignazione permanente, e quindi provo ad argomentare. Certo è che per un nuovo corso politico non si poteva scegliere ingresso peggiore e più dimesso. La prima vittima è la governabilità, intorno alla quale, non a caso, abbiamo insieme coltivato il senso del maggioritario e la sua legittimazione. Sulla governabilità questa maggioranza ha fondato non solo la propria martellante propaganda, ma gli stessi rilievi all'opposizione per il cambio di governi nella precedente legislatura. Giustificazione di questa nuova deriva è il rilancio della rappresentanza in nome di un sedicente sistema proporzionale.
Ebbene, il collega Gerardo Bianco, con grande acume, ha rilevato quanto centrale e fondativo sia nel sistema proporzionale il rapporto tra eletto ed elettore. Anche questo rapporto viene contraddetto e svuotato dal fatto che i rappresentanti del popolo sono strappati al territorio e non consegnati alle decisioni dei partiti, ma nelle mani di una ristretta oligarchia. Sulla circostanza che le oligarchie prima siano oligarchie e poi siano di destra o di sinistra, tutta la dottrina è concorde.
Il sistema proporzionale vuole che il Governo sia eletto dal Parlamento; con l'alzata d'ingegno di questa proposta di legge avremo un Parlamento designato dal retrobottega del Governo.
Come si è arrivati a tanto? Il problema che ci riguarda tutti è l'uscita da quella che Gabriele De Rosa ha definito la «transazione infinita». Sappiamo che la sua data di inizio, anche per il nostro paese, coincide con la caduta del muro di Berlino: la fine definitiva della guerra fredda produce in Italia la fine dei partiti di massa, da destra e sinistra e da sinistra a destra. Non è accaduto così in Germania o in Francia, ma neppure in Lussemburgo.
Questa circostanza ci consegna il compito di ricostruire le forze politiche. Questo è anche il senso e il rischio della transizione. Ma le forze politiche si ricostruiscono con la politica, con la cultura politica, che non è relativa ai libri, ma, piuttosto, ai progetti e alle modalità di partecipazione dei cittadini.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Giovanni Bianchi.
GIOVANNI BIANCHI. Mi avvio a concludere, signor Presidente.
Le regole, compresi i metodi elettorali, aiutano, non risolvono il problema. Questa maggioranza paga qui lo stesso difetto mostrato nella vicenda della riforma costituzionale: affidarsi ai marchingegni piuttosto che alla politica. È quasi una colpa originale.
Con questo marchingegno, sperate di superare il guado elettorale con i resti di un esercito allo sbando, per assenza di
politica. Questa assenza di politica lo condannerà, però, ad uno sbando ulteriore e, forse, perenne. Lo prevedo. Non me lo auguro per senso dello Stato, con una convinzione: i cittadini sono sovente più saggi degli uomini del palazzo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.78, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 571
Votanti 570
Astenuti 1
Maggioranza 286
Voti favorevoli 251
Voti contrari 319).
Prendo atto che gli onorevoli Campa e Carra non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, la legge elettorale non è altro che la norma che trasforma i voti in seggi.
Una convenzione: ha senso mettere mano alla legge elettorale quando muta il sistema politico, dopo grandi fatti o dopo un terremoto che modifica la geografia dei soggetti politici, oppure quando la società esprime spinte che le istituzioni e le loro norme non sono più in grado di rappresentare.
Naturalmente, la legge elettorale può mutare anche per la scelta soggettiva dei protagonisti politici. Quello che, però, non può accadere - perché non siamo più nella fisiologia delle democrazie sane - è che un soggetto politico imbracci la legge elettorale come una clava da tirare sulla testa degli altri soggetti politici, in questo caso dei competitori. Ciò perché quando non c'è l'accordo - un accordo ampio - su come trasformare i voti in seggi, cioè su come tenere conto della volontà dell'elettorato, la competizione non è più sulle politiche, sui progetti economico-sociali, ma diventa una competizione sulle regole del gioco. E questo è molto grave, perché non si va affatto nella direzione di una politica sorvegliata, nella quale si debbono condividere alcuni comportamenti fondamentali.
Ora, a voi conviene questa legge; contingentemente conviene a tutti quanti, a qualcuno dei partiti del centrodestra non converrà in futuro. Lo ha già ricordato il mio collega Bettini. La volete perché avete fretta di incassare subito un vantaggio.
In ogni caso, dietro la ragione che vi spinge a volere caparbiamente questa legge non potete nascondere che vi è un fatto concreto e irriducibile, e cioè che i voti voi dovete procacciarveli cambiando le norme poiché la politica che avete fatto in questi anni i voti non ve li porta, ma ve li toglie: da qui la fretta e l'ansia di rimediare in questo modo.
La vostra è una dichiarazione di debolezza, di fallimento politico: una debolezza che, purtroppo, volete far pagare ad altri e cioè al sistema istituzionale del nostro paese che voi state «affettando» come fanno certi vandali quando si trovano davanti ad un grande quadro del Louvre o del Prado. Una coltellata alla Costituzione, una lacerazione a quella norma secondo cui le leggi elettorali debbono essere condivise, uno sfregio all'autonomia della magistratura, uno sbrego all'indipendenza dell'informazione, per non parlare di tutte quelle leggi che hanno reso meno uguali gli italiani tra loro perché qualcuno di voi doveva essere ingiustificatamente privilegiato, a danno - ahimè - della credibilità di tutto il paese.
Per queste ragioni abbiamo presentato questo emendamento, per dire fino alla fine agli italiani che dietro questo imbroglio c'è il vostro fallimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 564
Votanti 561
Astenuti 3
Maggioranza 281
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 313).
Prendo atto che l'onorevole Olivieri non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.414.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.
SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, vorrei provare a trasporre le molte cose dette nel corso di queste giornate in un esempio concreto: quindi, vi citerò il mio. Il sottoscritto è stato eletto nel collegio di Rimini nord, nell'ambito del quale ha ottenuto 46.400 voti: la somma dei voti sul proporzionale raccolta dalle forze politiche del centrosinistra dava 40.400 voti, quindi ho preso 6 mila voti in più di quelli che otteneva il centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
NITTO FRANCESCO PALMA. Bravo!
LUIGI OLIVIERI. A voi non è successo, garantito!
SERGIO GAMBINI. Il mio competitore aveva raggiunto una cifra maggiore se si fosse tenuto semplicemente conto del sistema proporzionale: sto parlando di 43 mila voti, 3 mila voti in più di quanti ne ha ottenuti lo schieramento di centrosinistra. Invece, quando si è votato per il maggioritario, egli ha ottenuto 40 mila voti, quindi ha perso più di 3 mila voti rispetto al proporzionale. In definitiva, vi sono stati migliaia di cittadini che hanno scelto non soltanto sulla base dei partiti e del proporzionale, ma sulla base della persona che in quel collegio è stata presentata e di come quest'ultima avrebbe potuto rappresentare gli interessi di quella locale comunità.
Colleghi, se guardate i vostri dati di elezione, troverete tanti esempi come questo: si tratta dei principi che hanno consentito nel corso di questo decennio di rinnovare la democrazia del nostro paese e quella speranza nella quale tanti di noi e tanti cittadini hanno creduto. È stato un processo complesso, difficile e travagliato quello che ha portato a questo tipo di rinnovamento; oggi credo sia assurdo e insensato pensare di cancellare con un tratto di penna - affrettato soltanto a causa della misera convinzione di poter ridurre la sconfitta elettorale attraverso il cambio del sistema - questo processo storico che ha rinnovato profondamente la democrazia italiana. È una grave responsabilità quella che viene assunta a causa di un calcolo davvero misero che viene attuato da parte di questa maggioranza. Rischiamo di cancellare la speranza di tanti cittadini del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, l'emendamento in esame tende a sopprimere il comma 3 dell'articolo 14-bis, che è particolarmente importante. Esso stabilisce che i gruppi politici organizzati o le coalizioni depositino il programma elettorale e dichiarino il nome e cognome della persona da loro indicata per la carica di Presidente del Consiglio dei ministri.
È del tutto evidente che si tratta di una promessa elettorale: non può essere un vincolo costituzionale garantito perché, se così fosse, esso sarebbe in contrasto con le prerogative del Presidente della Repubblica previste dall'articolo 92, secondo comma, della Costituzione. Ciò è talmente vero che la stessa Presidenza della Repubblica ha fatto pervenire al Governo un'informazione secondo la quale si nutrivano, rispetto a tale formulazione, forti perplessità. Infatti, presentate un emendamento in cui fate esplicitamente salve le prerogative del Presidente della Repubblica previste dall'articolo 92, secondo comma, della Costituzione. A maggior ragione, allora, abbiamo di fronte non un impegno istituzionale, non un vincolo costituzionale, ma una semplice promessa elettorale.
Allora, cosa significa questo se vogliamo valutare con attenzione, sotto il profilo della costituzionalità, il provvedimento che sottoponete all'Assemblea? Significa che la formulazione lede l'articolo 1 della Costituzione ed il principio della sovranità popolare ivi sancito: sulla base di una semplice promessa elettorale, che può anche non essere mantenuta, prevedete un premio che dispiega i suoi effetti indipendentemente da qualsiasi rapporto con il conseguimento del risultato.
Quindi, se avete in qualche modo sanato la possibile incostituzionalità sotto il profilo della lesione delle prerogative del Capo dello Stato, non siete riusciti, nemmeno con la nuova formulazione, a sanare il rilevato vulnus costituzionale all'articolo 1, vale a dire al principio della sovranità popolare e, se mi consentite, probabilmente, anche al principio dell'eguaglianza del voto di cui all'articolo 48 della Costituzione.
Pertanto, per quanti sforzi abbiate fatto, il provvedimento non riesce a superare i limiti di costituzionalità che noi abbiamo ripetutamente segnalato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.414, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 580
Votanti 575
Astenuti 5
Maggioranza 288
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 320).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palma 1.450, sul quale il relatore ha espresso parere favorevole purché riformulato. Chiedo all'onorevole Bruno di precisare la riformulazione proposta.
DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è favorevole sul testo riformulato nei sensi di cui ora dirò, affinché i colleghi possano prenderne nota.
Nel primo periodo, la parola: «leader» verrebbe sostituita dalle parole: «capo della forza politica». Il testo dell'emendamento proseguirebbe nel modo seguente: «I partiti o i gruppi politici organizzati tra loro collegati in coalizione che si candidano a governare depositano un unico programma elettorale», anziché «il programma elettorale». Anche nel secondo periodo, la parola: «leader» verrebbe sostituita dalla parola «unico capo».
Sul testo in tal modo riformulato il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Palma accetta la riformulazione del suo emendamento 1.450 proposta dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo non solo sull'emendamento in esame, ma anche sul contesto, che - sa, signor Presidente - è importante come il testo.
Paradossalmente, il mio potrebbe anche essere definito un intervento in dissenso dal gruppo. Infatti, ascoltando le motivazioni dei colleghi del centrodestra, superato un certo fastidio per qualche frase un po' goliardica ed estremizzata, ho provato un forte senso di solidarietà, più umana che politica. Ho capito, signor Presidente che l'amore e la paura - sebbene ci troviamo in un'aula parlamentare, i sentimenti hanno posto anche qui - non sempre sono controllabili: sono pulsioni irrefrenabili che, spesso, tradiscono i pensieri più nascosti, talvolta anche quelli che non si raccontano nemmeno a se stessi. L'amore è un sentimento che avete manifestato più volte. Cosa c'è di più bello (lo dico senza ironia), in un mondo arido e cinico - peraltro, in una sede pubblica, ma si tratta di un piccolo particolare -, che risolvere i problemi e i guai degli amici?
I miei colleghi dell'Unione chiamano impropriamente «legge vergogna» questi autentici gesti di amore, rappresentati dalla legge sul conflitto di interesse (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani), dalla legge Gasparri, dal falso in bilancio, dai provvedimenti ad personam sulla giustizia!
Cosa c'è di più bello che regalare una legge ad un amico? È bellissimo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
Le ragioni dell'amore mi sono note e vi sono note! Le avete manifestate, partecipando in modo meraviglioso, anche goliardico, sempre a queste sedute, almeno a quelle meno importanti (mi riferisco a quelle sulle pensioni, sul lavoro, ma non voglio tediarvi). Quelle del terrore sono, invece, nuove, affondano nella paura di perdere (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), nel terrore che proprio voi, pensando di essere forti, avete manifestato con le vostre parole in modo limpido in quest'aula. Avete detto al paese che siete convinti di perdere, che non credete più nella politica, che non avete una proposta forte economica e sociale. Vi serve un trucco, vi serve un gioco di prestigio (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Ma, vedete, forse la paura vi spingerà persino ad essere irriconoscenti con l'amico e a cambiarlo prima del traguardo; ma è un problema vostro: vi esprimerò solidarietà (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Credete di aver dato una prova di forza, ma avete dato una straordinaria prova di debolezza politica (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).
Da qui la mia solidarietà, perché la paura è una brutta bestia e avete messo in moto una macchina - lo ha detto molto bene il collega Caldarola - che, nel breve periodo, vi darà qualche ebbrezza, ma nel medio periodo scoprirete quale drammatico orrore, quali veleni avete inserito nella vita democratica ed istituzionale! Vi si ritorceranno contro (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Questa - vi do un dato di cronaca, non vi interesserà; poi sarete tristi, tra qualche mese - è la ventesima legge vergogna! Forse la peggiore, ma la graduatoria francamente è difficile. Purtroppo per voi - e rinnovo la solidarietà -, non vi basterà! Perderete comunque (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.450...
(Segue la votazione - I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione espongono cartelli
verdi, bianchi e rossi recanti le scritte «Ventesima legge vergogna» e «Perderete comunque» - Il deputato Giachetti, in piedi, alle spalle dello scranno presidenziale, mostra un cartello con la scritta «Ventesima legge vergogna»).
Onorevoli colleghi (I deputati del gruppo di Alleanza Nazionale espongono cartelli recanti la scritta «Siete patetici»)...! Lasciate stare...! Sospenderò la seduta per manifesta impossibilità (I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione gridano ritmicamente «Vergogna! Vergogna!»)...!
Onorevoli colleghi, annullo l'indizione della votazione (Commenti)...!
Ho capito: non so cosa farci! È un problema di cattivo gusto!
Sospendo la seduta per cinque minuti.
La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,25.
PRESIDENTE. Gli episodi che mi hanno portato a sospendere la seduta si qualificano da soli, offendono il Parlamento e le istituzioni (Applausi dei deputati del gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
L'esibizione di un cartello alle spalle del Presidente della Camera non umilia la Presidenza, ma tutti voi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
L'Ufficio di Presidenza discuterà comunque di quanto accaduto al termine dell'iter del testo unificato delle proposte di legge in materia di riforma elettorale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.450, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 305
Hanno votato no 205).
Prendo atto che gli onorevoli Soro e Mattarella hanno erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che l'onorevole Zanella non è riuscita ad esprimere il proprio voto, mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto infine che l'onorevole Testoni non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.600 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei fare un breve commento su quanto abbiamo appena votato. L'emendamento che la maggioranza ha appena approvato introduce per la prima volta nel lessico e nella terminologia della nostra legislazione la parola «capo». Si prevede che i partiti dovranno depositare una dichiarazione in cui indicano il loro capo; le coalizioni dovranno depositare una dichiarazione in cui indicano il loro capo unico.
La parola «capo» entra per la prima volta nella terminologia delle nostre leggi (Applausi dei deputati del gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). È appena il caso di sottolineare che questa formulazione, così come è nella stesura attuale, aggrava il problema delle prerogative del Capo dello Stato.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore.
SERGIO MATTARELLA. Se coloro che si candidano a governare indicano il loro
unico capo, questa indicazione non può che essere per l'incarico di formare il Governo. Questo urta contro le prerogative del Presidente della Repubblica, così come previste dalla Costituzione. Non è soltanto questo il problema: il problema è anche quello di introdurre per i partiti e per le coalizioni nelle nostre leggi la parola «capo».
Ci rendiamo conto e, soprattutto, vi rendete conto - lo dico con allarme - di cosa significa?
DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare all'onorevole Mattarella, che ha preso a cuore questo emendamento, che quest'Assemblea ha introdotto, con l'approvazione della riforma costituzionale, il termine «capo dell'opposizione». Forse, egli era assente quel giorno (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Per quanto riguarda il tenore dell'emendamento in esame, noi abbiamo voluto con esso introdurre, invece che la parola leader (che tradotta significa guida), un termine italiano. L'esigenza è che vi sia appunto un soggetto, che poi l'onorevole Mattarella ci può aiutare ad identificare, in linea con il pensiero che tutta la Commissione ha avuto (e parlo della maggioranza). Questo in modo da indicare, per il partito, il capo della forza politica, o, per la coalizione, il capo della coalizione.
Non credo che ciò rappresenti un'offesa lessicale; né vengono meno le prerogative del Capo dello Stato. È ultroneo, secondo il mio modo di vedere, ma abbiamo voluto inserirlo nell'ultima parte dell'emendamento per non dare adito a queste interpretazioni, che certamente non sono in linea con lo spirito dell'emendamento stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, non mi soffermerò sulla questione relativa al termine «capo», anche perché al riguardo bisognerebbe chiarire a capo di che cosa; invece, vorrei riflettere sulle comunicazioni da lei fatte, signor Presidente, alla ripresa dei lavori.
Ebbene, penso si sia verificato oggi, in quest'Assemblea, un fatto gravissimo: parlamentari della maggioranza, non dell'opposizione - i quali protestano contro un provvedimento liberticida e truffaldino deciso dal «capo» (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale) - ma, ripeto, della maggioranza, hanno costretto il Presidente a sospendere i lavori dell'Assemblea, questi «raglioni» (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), che hanno saputo fare solo questo in quattro anni e mezzo...
PRESIDENTE. Onorevole Duca, il suo gruppo ha esaurito il tempo... Pensavo che lei intervenisse nel merito...
EUGENIO DUCA. Presidente, sto intervenendo sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Dunque, le do la parola per un minuto.
EUGENIO DUCA. No, Presidente, non è previsto un minuto per gli interventi sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Invece sì; infatti, lei sa, onorevole...
MASSIMO POLLEDRI. Cosa vuoi che sappia quello lì...
PRESIDENTE. ...che quando sono esauriti i tempi, in fasi come queste, vengono computati tali termini temporali; comunque, concluda tranquillamente il suo intervento.
EUGENIO DUCA. Stavo terminando il mio intervento, argomentandolo (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)... e chiedendo ai
«raglioni» di stare zitti (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego... Onorevoli colleghi, non è il momento!
EUGENIO DUCA. Tanto non mettete paura a nessuno! Non mettete paura a nessuno, neanche adesso che siete maggioranza: figuratevi un po'!
PRESIDENTE. Ha terminato o no?
EUGENIO DUCA. No.
PRESIDENTE. Allora, termini.
EUGENIO DUCA. Le sto chiedendo, signor Presidente, che i responsabili della maggioranza che hanno esposto quei cartelli siano espulsi dall'aula e non possano continuare a votare. Questo le sto chiedendo, signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.600 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 552
Votanti 544
Astenuti 8
Maggioranza 273
Hanno votato sì 350
Hanno votato no 194).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.415, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 551
Votanti 546
Astenuti 5
Maggioranza 274
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 320).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palma 1.451.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.
VALTER BIELLI. Signor Presidente, è vero che l'Assemblea, in questo momento, è poco attenta; però, ritengo sarebbe opportuno riprendere il filo di un discorso che abbiamo sempre provato, come forze di opposizione, a proporre all'attuale maggioranza. Abbiamo cercato comunque un confronto, ma non ci è stata data alcuna possibilità perché mai siete intervenuti sul merito e mai avete spiegato cosa esattamente volete fare. Proveremo ancora a discutere e soprattutto continueremo a fare in modo che le misure peggiori che state portate avanti non abbiano la possibilità di essere condotte a termine.
Sono tante le misure criticabili di questo provvedimento delle quali anche voi avete piena consapevolezza; ne avete piena consapevolezza per molte ragioni. Infatti, avete cercato di migliorare il provvedimento, non in corso d'opera, ma fuori dall'Assemblea, tentando di mettervi d'accordo in altre sedi per verificare se era possibile limitare gli errori. Non avete mai fatto ciò in Commissione, ma sempre a casa di qualcuno; non so dire a casa di chi, ma so che siete in qualche modo i famosi quattro. Infatti, sono sempre quattro che si ritrovano, quattro esponenti dei quattro partiti del centrodestra.
Tale operazione, portata avanti da questi quattro personaggi, si è esplicitata in ogni occasione ed in ogni momento. Avete portato in Commissione un testo e ci avete fatto discutere per tre mesi, poi ad un certo punto ne avete presentato un altro.
Abbiamo provato a discutere il nuovo testo ma anche in questo caso, sempre a casa di qualcuno, e non in Commissione ma in altra sede, avete deciso di subemendare ancora.
Avete espropriato la Commissione ed il Parlamento della possibilità di discutere sul merito; l'onorevole Violante ha avuto modo di sostenere che il vostro era un modo di legiferare in progress: non era in progress; era un modo di legiferare «in regressione», nel senso che ci avete espropriato della possibilità di discutere sul merito (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.451, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 552
Votanti 546
Astenuti 6
Maggioranza 274
Hanno votato sì 332
Hanno votato no 214).
Prendo atto che l'onorevole Volontè non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Palma 1.451, devono ritenersi integralmente assorbiti gli emendamenti Montecchi 1.17 e Mascia 1.21.
Devono altresì ritenersi parzialmente assorbiti, con riferimento al richiamo al comma 5, anche l'emendamento Bressa 1.82, che pertanto verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Leoni 1.22; l'emendamento Zaccaria 1.84, che verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Mascia 1.30; l'emendamento Amici 1.79, che verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Cabras 1.41; l'emendamento Cabras 1.86, che verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Bressa 1.18.
Devono, inoltre, ritenersi parzialmente assorbiti, con riferimento al richiamo al comma 7, l'emendamento Galante 1.91, che pertanto verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Leoni 1.22; l'emendamento Leoni 1.93, che verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Mascia 1.30, e l'emendamento Leoni 1.94, che verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Cabras 1.41.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Galante 1.88.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.
ANTONELLO CABRAS. Signor Presidente, dopo l'intervento svolto dal collega Caldarola nella parte antimeridiana della seduta a proposito del fatto che quella in esame è una proposta di legge più sui trasporti che non in materia di legge elettorale, ho trascorso un po' di tempo a valutare, grazie allo studio effettuato dalla Camera dei deputati, l'applicazione del presente provvedimento sulla base dei risultati delle elezioni regionali svoltesi quest'anno.
Forse, il collega Caldarola non ha fatto questi calcoli, ma nella metà delle regioni, metà degli eletti devono effettivamente trasferirsi in altri collegi; o meglio, se, come si dice in giro, negli emendamenti e negli accordi raggiunti tra di voi - che non compaiono nel fascicolo -, è stata in qualche modo garantita la riconferma dei deputati della maggioranza (visto che stiamo approvando un provvedimento in base al quale il popolo non elegge più i parlamentari, ma conferma, con il proprio voto, le designazioni compiute dai gruppi dirigenti dei partiti), una parte di essi dovranno trasferirsi!
Ciò, ovviamente, per quanto riguarda la Camera dei deputati, mentre un po' più
problematico sarà, come ho già sostenuto nel mio precedente intervento, farlo per il Senato. Infatti, in considerazione del fatto che, per quanto concerne l'elezione al Senato della Repubblica, ciascuno risolve i propri problemi a casa sua, ritengo sia difficile applicare la legge sul trasporto di cui parlava il collega Caldarola! Dico ciò per evidenziare un ulteriore elemento di fragilità della vostra proposta, vale a dire il fatto che, probabilmente, qualcuno vi ha garantito qualcosa che difficilmente potrà essere realizzato.
PRESIDENTE. Onorevole Cabras, si avvii a concludere!
ANTONELLO CABRAS. Quindi, avete ancora tempo: rifletteteci, nel corso della discussione, e date qualche segno di vita!
PRESIDENTE. Prendere posto, onorevoli colleghi!
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galante 1.88, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 564
Maggioranza 283
Voti favorevoli 239
Voti contrari 325).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.89.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, intervengo sugli emendamenti soppressivi delle parti dell'articolo 1 concernenti le procedure amministrative di deposito delle liste e dei contrassegni, nonché delle dichiarazioni di collegamento. Mi riferisco a quelle dichiarazioni con le quali si dovrà non solo sottoscrivere un programma comune, ma anche indicare il cosiddetto capo della coalizione.
Questa vicenda, al di là del linguaggio grottesco, ha tuttavia una storia politica dietro di sé. Infatti, quando essa è iniziata, al di fuori delle aule parlamentari - mi riferisco a ciò che leggemmo sui giornali all'inizio del mese di settembre - circolavano, tra i cosiddetti «saggi» o «esperti», le prime bozze di un'ipotesi di legge elettorale proporzionale. Qualcuno, allora - se non ricordo male, si trattava del presidente di Alleanza nazionale, onorevole Fini -, pose un problema, almeno in base a quanto leggemmo sui giornali. Egli, infatti, ammonì che, senza un forte vincolo di coalizione, detta proposta di legge sarebbe risultata «indigeribile» per la sua parte politica.
Allora, ci si è messi, con un certo affanno, al lavoro a cercare un vincolo di coalizione forte. Lo si è trovato, in un primo momento, dicendo: condivisione del programma e condivisione dell'indicazione del premier. Non ci si è resi conto, almeno non subito, che questa seconda scelta cozzava clamorosamente con i poteri del Presidente della Repubblica, previsti dall'articolo 92, secondo comma, della Costituzione. Si è detto: «ohibò, tentiamo di mettervi riparo!». Allora, si sono poste in essere due operazioni. La prima è stata quella di scrivere, nell'emendamento testè approvato, che sono fatte salve le prerogative di cui all'articolo 92 della Costituzione. Ci mancherebbe altro che una legge ordinaria scrivesse il contrario delle previsioni costituzionali! Successivamente, si è fatta un'altra marcia indietro, un'altra operazione: non possiamo dire «indicazione del premier», ed allora diciamo «condivisione del leader della coalizione»...
PRESIDENTE. Onorevole Leoni, concluda.
CARLO LEONI. ...ma tutto ciò è parso, ad un certo punto, un po' buffo, perché si
inseriva una terminologia anomala e straniera e poi ci si è chiesti perché l'inglese e non lo spagnolo o il tedesco? Il tedesco sarebbe stato particolarmente imbarazzante: il sinonimo tedesco di leader è Führer. Allora si è scelto il «capo della coalizione», ma è del tutto evidente che tale figura, non essendo assolutamente prevista nell'ordinamento costituzionale - quella del capo dell'opposizione lo è nel testo, ancora provvisorio, della riforma della Costituzione - è, dunque, una figura istituzionalmente inesistente. Ecco, quindi, che si tratterà di un vincolo debolissimo. Nessuno sarà chiamato effettivamente, se non dal punto di vista genericamente politico, a rispettare un impegno del genere. Ecco, quindi, che il cerchio si chiude da dove si era partiti: non vi è alcun vincolo serio di coalizione, alla fine di questo «girone» e, quindi, chi vince non avrà alcuna garanzia di stabilità del lavoro di governo, almeno non più di quello che l'attuale maggioranza aveva in partenza, all'inizio della legislatura, di molte decine di parlamentari e che non è riuscita a mantenere per incapacità politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Onorevole Ria, ha facoltà di parlare.
LORENZO RIA. Signor Presidente, poche volte quest'aula ha registrato tanta durezza, ma anche tanto scoramento circa il futuro che l'attuale maggioranza va preparando, futuro - beninteso - che non riguarda la maggiore o minore sicurezza con cui il centrosinistra vincerà le prossime elezioni, che non riguarda la maggiore o minore ampiezza della maggioranza che potrà conseguire nelle elezioni politiche del 2006. Tale scoramento riguarda, invece, la degenerazione della politica. Anzi, qualcuno l'ha definita la «morte della politica», sostituita semplicemente dalla furbizia e dal relativismo etico e giuridico.
La gravità di tutto ciò che è successo può essere colta in due semplici istantanee: quando fu presentata per la prima volta la proposta di riforma costituzionale e non solo noi, ma tutti gli organi di informazione più qualificati affermarono che si era svolta una «verifica politica» di maggioranza ed il suo verbale finale era stato chiamato riforma costituzionale. Così è successo per il sistema elettorale del Parlamento della Repubblica. Avete fatto un altra «verifica di maggioranza» ed il suo verbale è divenuto la riforma elettorale che questo paese dovrà subire. Tutti conoscono con chiarezza i motivi di questa proposta e le sue aspettative, che riguardano non soltanto un «addolcimento» della sconfitta elettorale della Casa delle libertà nelle elezioni che si svolgeranno nei prossimi mesi, ma soprattutto l'ingovernabilità, le divaricazioni, le occasioni di conflitto e l'abnorme potere di veto che questa riforma consegna alle più minuscole forze politiche.
Questa è una legge «contro»: non è una legge «per». Questa è una legge ideologicamente consegnata per la fare del male al paese...
PRESIDENTE. Onorevole Ria, concluda.
LORENZO RIA. Concludo, signor Presidente. E' una legge per limitare i danni di una maggioranza incapace e senza scrupoli.
In questi anni, è avanzata una pratica di governo che ha guardato solo all'utilità di pochi, se non di pochissimi. In questi anni, si è imposta una pratica individuale interessata e cinica della politica e delle sue scelte, delle istituzioni e delle scelte istituzionali.
Per tale motivo, abbiamo queste responsabilità, colleghi del centrosinistra. La prima è quella di ricostruire la forza morale, la tensione etica, il senso di destino collettivo della nostra nazione e dei suoi cittadini. Pertanto, il nostro «no» a questa legge, è un «sì» alla ricostruzione morale, politica ed economica di un'Italia che oggi non si riconosce più, dopo quattro anni del vostro Governo, nei suoi valori etici e culturali fondamentali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.89, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 564
Votanti 563
Astenuti 1
Maggioranza 282
Voti favorevoli 240
Voti contrari 323).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.90.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, mi rivolgo al presidente Bruno con un po' di ritardo (perché il Presidente Casini, per così dire, tra virgolette, non mi aveva visto precedentemente chiedere la parola) con riferimento all'emendamento Palma 1.450.
Presidente Bruno, lei sostiene che il richiamo alle prerogative del Presidente della Repubblica è ultroneo. Mi permetto di dissentire con lei, perché a me sembra semplicemente contraddittorio: non è ultroneo e la ragione è molto semplice. È del tutto chiaro che, se si cambia la Costituzione, si può prevedere un altro meccanismo. Ma con questa Costituzione non può che esserci il riferimento alle prerogative spettanti al Presidente della Repubblica. Questa è una conseguenza della prima parte: significa che l'indicazione del leader, o di come lo vogliamo chiamare, è semplicemente un'indicazione nominativa e non ha alcuna effettiva influenza politica.
Ciò ha, però, una conseguenza sulla coalizione, perché significa che la proporzionalità con cui si va a votare, se mai dovesse venire approvata questa legge, non ha alcun vincolo sotto il profilo del punto di riferimento della coalizione. Quindi, anche la discussione sulla parola «capo» è priva di senso. Infatti, «capo» è troppo ed è troppo poco. È troppo se invade il ruolo del Presidente della Repubblica, e non lo può fare. È troppo poco, se invece è semplicemente un'indicazione che può essere disattesa in qualunque momento.
In realtà, qui c'è un nucleo fondamentale dell'incostituzionalità di questo provvedimento, almeno fin tanto che voi non avrete approvato - e non l'avrete approvata! - una riforma costituzionale. Comunque, non lo farete in tempo utile. Quindi, questa legge è veramente insensata!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sciacca. Ne ha facoltà.
Ricordo all'onorevole Sciacca che ha due minuti di tempo a disposizione.
ROBERTO SCIACCA. Signor Presidente, in due minuti vorrei porre una questione che, in un altro periodo, sarebbe stata considerata un dettaglio secondario.
In un giornale pubblicato su Internet, Aprile on line, è iscritto quanto segue: Pier Ferdinando Casini, Presidente della Camera, è venuto meno alle regole di quel galateo non scritto. In una fase concitata dell'aspro confronto sulle pregiudiziali presentate dal centrosinistra contro la riforma elettorale, nel tentativo di bloccare uno scambio di battute tra il premier e il deputato Dario Franceschini, si è rivolto a Berlusconi con un repentino «Silvio!», dopo aver usato altri modi per richiamarlo all'ordine. Alcuni notisti parlamentari, commentando quell'amichevole «Silvio!», lo hanno interpretato come prova della rinsaldata unità nella Casa delle libertà. Quel tono confidenziale sarebbe la conferma del ritrovato feeling tra i personaggi più rappresentativi della destra. Quel «Silvio!», ovviamente, è finito su Blob, che lo ha mandato in onda più volte. L'episodio, di conseguenza, non può essere cancellato, come invece è avvenuto nel resoconto
sommario e stenografico ufficiale della Camera dei deputati, relativo alla seduta di martedì 11 ottobre. Ora, pongo rapidamente, in conclusione, una domanda ed una considerazione, rivolgendomi al Presidente. Perché nel resoconto della seduta le cose non sono state riportate fedelmente, visto che non si trattava di una cena privata?
La considerazione è la seguente: in molti ormai sostengono - noi ne prendiamo atto - che lei, signor Presidente, ha partecipato attivamente a definire le nuove regole elettorali, senza il consenso dell'opposizione.
Lei, in questi quattro anni e mezzo, si era conquistato una credibilità. Ma ora, ci dispiace dirlo, ci sembra sempre più difficile definirla un Presidente imparziale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.90, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 557
Maggioranza 279
Voti favorevoli 237
Voti contrari 320).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippeschi. Ne ha facoltà.
MARCO FILIPPESCHI. Signor Presidente, la nostra battaglia parlamentare, com'era stato annunciato e come si è visto, è proibitiva, perché c'è stato un aperto ricatto politico di Berlusconi nei confronti dei parlamentari del suo partito. C'è una pressione preventiva oltre ogni limite. Il ministro Calderoli ha messo apertamente in dubbio la segretezza del voto con argomenti tecnici assai precisi ed inquietanti.
Mi duole dirlo, ma c'è un Presidente della Camera che si è prestato come garante della manomissione della legge elettorale, con un ruolo (Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale si grida: Sgarbi!) ...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non capisco cosa c'è! Onorevole Sgarbi, per cortesia, le auguro di essere presto Presidente del Consiglio, ma non è ancora il caso.
Onorevole Filippeschi, continui a parlare.
MARCO FILIPPESCHI. Egli si è prestato come garante della manomissione della legge elettorale, con un ruolo personale primario, in accordo tra i partiti, venendo meno così alla sua funzione di garanzia in un momento di grande delicatezza, il più delicato possibile per una Camera legislativa.
Emerge un'enorme questione democratica, aperta in Italia dall'avvento di Berlusconi. La destra porta agli estremi una logica proprietaria ed illiberale delle istituzioni, con la forzatura di ogni equilibrio tra i poteri dello Stato e nel rapporto tra maggioranza e minoranza parlamentare, che ieri ha prodotto le «leggi vergogna» e domani minaccia di manomettere anche la legge sulla par condicio.
In questa situazione, mentre in aula l'Unione fa il suo dovere, con la compattezza che vediamo, serve anche una risposta dal basso. Penso che una risposta importante stia anche nella consultazione primaria che si svolgerà domenica prossima (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), e da quest'aula rivolgo un appello a chi ci ascolta a votare per dare una risposta, anche con quel voto, alla vicenda che qui si è aperta e per consolidare i contenuti della nostra battaglia.
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Bressa 1.18 sarà posto in votazione unitamente alla parte non assorbità dell'emendamento Cabras 1.86.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.18 e sulla parte identica, non assorbita, dell'emendamento Cabras 1.86, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 564
Maggioranza 283
Voti favorevoli 243
Voti contrari 321).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. La proposta in discussione, contrariamente a quel che si va dicendo (Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale si grida: Sgarbi!) ...
PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi, le chiedo la cortesia di allontanarsi, se deve parlare (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Onorevoli colleghi, per cortesia...
Onorevole Maran, la prego, continui a parlare.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, dicevo che la proposta in discussione, contrariamente a quel che si va dicendo, non ci farebbe fare nessun passo avanti verso il contenimento della frammentazione partitica. Invece, rischierebbe (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevole Maran, prosegua. L'onorevole Sgarbi sta parlando con me, come fanno abitualmente tanti parlamentari.
Onorevoli colleghi, state zitti perché sta parlando l'onorevole Maran (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
RENZO INNOCENTI. Non dirlo a noi, ma a loro!
ALESSANDRO MARAN. Dicevo che la proposta di legge in esame rischierebbe di rendere gli effetti ancora più deleteri, eliminando il freno rappresentato dal collegio uninominale e dalle attuali soglie di sbarramento della Camera e del Senato. Essa non servirebbe nemmeno a formare coalizioni meno eterogenee e più stabili.
La vera ragione della proposta di riforma elettorale della Casa delle libertà è molto più semplice ed è quella illustrata dall'onorevole Gambini.
La Casa delle libertà ottiene più voti nell'arena proporzionale, dove i partiti si presentano da soli, rispetto all'arena maggioritaria, dove la coalizione si presenta con i suoi candidati comuni. Questo perché l'elettorato di centrodestra tende a votare i partiti della Casa delle libertà, ma non sempre i suoi candidati nei collegi. Il guaio è che, per cercare di mettere una pezza a questa situazione, il fulcro attorno al quale ruota la proposta è quello dell'investitura popolare, ora del capo e non del candidato Presidente. È questo un elemento che prevale su tutto e su tutti, sui diritti dell'opposizione, ma anche su quelli della maggioranza parlamentare, sulla dialettica, che deve essere mantenuta all'interno dell'Assemblea elettiva, sulle prerogative del Capo dello Stato, sugli strumenti di garanzia, specie in un regime che viene proposto di nuovo come proporzionale, in esplicita contraddizione con quanto previsto dall'articolo 92 della Costituzione.
Presidente, cari colleghi, vale la pena insistere su questo, perché si tratta di un elemento di contraddizione che non può essere sanato semplicemente riproponendo formule lessicali che possano meglio adattarsi
alla circostanza proposta. Esiste un vincolo che non potete superare, disponendo semplicemente una previsione che non riguarda più il candidato premier, ma quello che è un capo - prima era il leader -, la guida di una maggioranza che identifica in una determinata persona il candidato alla carica di premier. Questo non va bene.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 556
Votanti 553
Astenuti 3
Maggioranza 277
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 318).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Serena 1.443.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Serena. Ne ha facoltà.
ANTONIO SERENA. Signor Presidente, la legge elettorale per la Camera dei deputati prevede che le liste presentate per la quota proporzionale siano sottoscritte da un determinato numero di elettori della circoscrizione. Le cifre fissate dalla legge danno luogo ad una evidente diversità di trattamento per i cittadini a seconda della circoscrizione dove risiedono. Il cittadino italiano intenzionato ad esercitare i suoi diritti di elettorato attivo, a presentarsi, quindi, alle elezioni e a procedere alla raccolta delle sottoscrizioni, deve affrontare questa incombenza con livelli di difficoltà diversi a seconda della circoscrizione. Ad esempio, in Molise, una lista deve essere sottoscritta da 1500 elettori, cioè uno ogni 220 abitanti circa, mentre in Puglia la lista necessita di 4 mila firme, cioè una ogni mille abitanti circa.
È evidente la diversità di trattamento, in palese contrasto con l'articolo 3 della Costituzione italiana, che dispone che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Propongo, quindi, che il numero minimo di sottoscrizioni richieste venga fissato percentualmente sulla popolazione in misura di una sottoscrizione ogni mille abitanti; arrotondato per eccesso alla decina superiore, il numero massimo è pari al doppio del numero minimo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Serena 1.443, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 555
Votanti 546
Astenuti 9
Maggioranza 274
Hanno votato sì 33
Hanno votato no 513).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rotondi 1.444. Chiedo all'onorevole Rotondi se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
GIANFRANCO ROTONDI. No, Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO ROTONDI. Considero la raccolta delle firme uno degli esercizi di stupidità che ci concediamo e ci infliggiamo reciprocamente, ritenendo che sia
uno strumento di garanzia quello che, viceversa, viene tradito dalle stesse forze politiche che lo difendono.
Nelle ultime elezioni regionali, a me è capitato di vivere il paradosso di partiti che chiedevano l'arresto di un giudice di pace che aveva riconosciuto valide, autenticandole, quelle firme. Per una nostra rappresaglia politica, questo distinto signore di settanta anni non è stato arrestato, ma è stato rimosso dall'incarico di giudice di pace.
Pertanto, dico con franchezza che abolirei la raccolta delle firme. Ad ogni modo, il mio emendamento, anche se non può giungere all'obiettivo massimale di abrogare la stupidità, può quanto meno ridimensionarla.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rotondi 1.444, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 564
Votanti 545
Astenuti 19
Maggioranza 273
Hanno votato sì 26
Hanno votato no 519).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgarbi 1.479, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 565
Votanti 556
Astenuti 9
Maggioranza 279
Hanno votato sì 4
Hanno votato no 552).
Passiamo al subemendamento 0.1.452.600 della Commissione.
DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATO BRUNO, Relatore. Le chiedo, signor Presidente, di accantonare fino al voto sull'articolo 1 l'esame del subemendamento 0.1.452.600 della Commissione nonché dell'emendamento Palma 1.452.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame del subemendamento 0.1.452.600 della Commissione nonché dell'emendamento Palma 1.452 si intende accantonato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Albonetti. Ne ha facoltà.
GABRIELE ALBONETTI. In questo clima così acceso è difficile svolgere un confronto sereno. Tuttavia, il clima è acceso non perché noi siamo particolarmente rissosi, ma perché si vuole procedere a modificare una delle leggi fondamentali della convivenza politica a colpi di maggioranza, spinti da motivazioni che nulla hanno a che fare con l'opportunità, riconosciuta, di migliorare il sistema elettorale, al fine di assicurare più rappresentatività e più legame con l'elettore ed una maggiore capacità di governo in una fase complessa della storia del paese. Si tratta invece di motivazioni, che molto hanno a che fare con la preoccupazione di breve periodo di ridurre i danni per la maggioranza, nella prossima campagna elettorale.
Nonostante gli sforzi dell'onorevole Tabacci e di pochi altri volenterosi, i quali hanno svolto interventi dignitosi, al fine di dare una patina di nobiltà a quest'operazione, pur sapendo di doversi accontentare
di poco in questo momento, ne esce un prodotto che riduce sia la rappresentanza sia il legame con gli elettori, sia la governabilità, affidandosi a maggioranze più ballerine, che non verranno certo rinsaldate da una riforma costituzionale destinata ad essere abrogata dal referendum, soprattutto quando avremo un sistema elettorale proporzionale.
Ne esce altresì fuori una nuova forma del sistema politico, che farà del male al paese e non darà alla politica la forza di riprendersi dalla caduta di credibilità, che l'accompagna da alcuni anni. Se vi fosse ancora una parte di voi che avesse una qualche ripresa di consapevolezza di quello che qui si sta facendo, si potrebbe davvero riallacciare il filo di un dialogo e di un confronto. Ma se questa consapevolezza non c'è, voi capite che non ci resta che fare, di quello che qui sta accadendo, un cavallo di battaglia per la prossima campagna elettorale, chiamando gli elettori a giudicarvi, non solo sui guasti profondi che sono stati inferti all'economia e alla società del paese, ma anche sui danni provocati alla politica come strumento utile per guidare il paese fuori da questo pantano (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 562
Maggioranza 282
Voti favorevoli 240
Voti contrari 322).
Chiedo al relatore, onorevole Bruno, di esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti Mascia 1.467, Amici 1.468 e Bertolini 1.460 e 1.424 (Nuova formulazione), in precedenza accantonati.
DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Mascia 1.467 e Amici 1.468. Gli emendamenti Bertolini 1.460 ed 1.424 (Nuova formulazione) sono stati ritirati.
La Commissione ha, inoltre, presentato l'emendamento 1.620, del quale raccomando l'approvazione. Ne do lettura: Al comma 6, capoverso articolo 18-bis, comma 2, primo periodo, aggiungere, infine, le parole: «in cui ogni genere non può essere rappresentato in una successione superiore a tre ed in misura superiore ai due terzi dei candidati; in caso di quoziente frazionario si procede all'arrotondamento all'unità prossima». Conseguentemente: Al medesimo capoverso, aggiungere, infine, il seguente comma: «3. Alle liste che non rispettino i requisiti previsti al comma 2 in merito all'alternanza ed alla rappresentanza di genere, il rimborso per le spese elettorali di cui alla legge 3 giugno 1999, n. 157, e successive modificazioni, viene ridotto del 10 per cento per ogni violazione, in misura direttamente proporzionale al numero delle violazioni, fino ad un massimo del 50 per cento». Aggiungere, infine, il seguente comma: «12. Dalla seconda elezione successiva all'entrata in vigore della presente legge, nelle liste di cui all'articolo 18-bis, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, a pena di inammissibilità, ogni genere è rappresentato in una successione non superiore a due. Le norme relative all'alternanza e alla rappresentanza di genere di cui all'articolo 1, comma 6, capoverso articolo 18-bis, comma 2, si applicano fintanto che lo scarto di eletti nazionale tra i due generi risulti superiore al 15 per cento».
ALFONSO GIANNI. Adesso è chiaro!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei darvi una comunicazione.
È stata fatta richiesta di votazione a scrutinio segreto sugli emendamenti Amici 1.468 e 1.620 della Commissione e successivi analoghi emendamenti riferiti all'articolo 2, che mirano tutti ad introdurre un principio di alternanza di genere nelle liste elettorali, in alcuni casi unitamente alle previsioni di quota per i generi all'interno delle liste, ed altre disposizioni.
MARCO BOATO. Chi l'ha fatta?
PRESIDENTE. È chiaro che, in alcuni casi, come voi sapete, la richiesta viene presentata dai gruppi parlamentari, mentre, in altri, dai parlamentari. Quando si giungerà all'esame dell'emendamento per il quale è stato chiesto il voto segreto, farò i nomi dei parlamentari che ne hanno fatta richiesta. Se saranno in aula, bene, altrimenti la richiesta decadrà.
Onorevoli colleghi, la richiesta, mi riferisco a quella richiamata in precedenza, prima dell'interruzione dell'onorevole Boato, è accolta. Gli emendamenti, infatti, nel quadro del sistema elettorale prefigurato dal provvedimento in esame, che prevede le elezioni attraverso liste cosiddette bloccate, sono tali da incidere in concreto sul meccanismo di individuazione dei candidati eletti, ponendo un vincolo che, per la ragione anzidetta, finisce per assumere la consistenza di una caratteristica essenziale del sistema elettorale medesimo.
Onorevoli colleghi, penso che il concetto potrà essere più chiaro se richiamo un esempio concreto. Quando è stato affrontato il tema delle elezioni europee, non è stato previsto il voto segreto per la semplice ragione che l'ordine di lista del voto nelle elezioni europee, essendovi le preferenze, non determinava automaticamente l'elezione. Questo è un caso diverso, perché l'ordine di lista determina l'elezione. Pertanto, si ricade in una fattispecie del regolamento che non ammette dubbi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 1.467.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO. Signor Presidente, le stesse considerazioni possono essere svolte anche per l'emendamento successivo. Vorrei che fossero tenuti in considerazione due dati che dovrebbero ispirare...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fassino, ma il Governo dovrebbe esprimere il parere sugli emendamenti precedentemente accantonati. Poi, le darò nuovamente la parola.
BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Signor Presidente, il Governo concorda con i pareri espressi dal relatore.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fassino. Prosegua pure il suo intervento sull'emendamento Mascia 1.467.
PIERO FASSINO. Signor Presidente, relativamente a questa materia, prima della votazione, vorrei che partissimo da due cifre che credo debbano essere tenute in considerazione nella nostra discussione. Il 54 per cento della popolazione italiana è costituito da donne e, in questo Parlamento, le donne sono rappresentate per circa il 10 per cento. Detto in termini semplici, una democrazia che presenta tali cifre è zoppa!
Peraltro, questa forma di zoppia si ritrova anche in altri livelli istituzionali; infatti, nonostante i passi in avanti compiuti negli ultimi anni, anche a livello regionale e locale, dopo le ultime tornate elettorali, non superiamo una presenza di donne del 14-15 per cento.
Non solo, segnalo a questo Parlamento - anche per la funzione di guida del paese che gli è propria - che tale forma di sottorappresentanza delle donne non è soltanto un aspetto della politica, ma purtroppo incide anche sulle forme di organizzazione della società. Basti ricordare che, in questo momento, in Italia, non vi è nessun rettore di università che sia una donna e che sono pochissime le donne che assumono l'incarico, ad esempio, di amministratore delegato di grandi imprese. Tant'è vero che, quando ciò accade, diventa una notizia che viene riportata su
tutti i giornali; dunque, in generale, vi è una sottorappresentazione grave a tutti i livelli del talento, della professionalità, della capacità, della competenza e del ruolo sociale che le donne hanno in Italia.
Partendo da ciò, abbiamo proposto due emendamenti sui quali chiediamo il voto favorevole di tutta l'Assemblea: il primo, volto ad assicurare un equilibrio che consenta la presenza nelle liste di una composizione paritaria; il secondo, in subordine, che consenta una rappresentanza pari almeno ad un terzo delle candidature sottoposte al voto degli elettori.
In merito a tale sollecitazione, siamo confortati da alcuni atti che questo Parlamento ha già approvato. Mi riferisco alla modifica dell'articolo 51 della Costituzione che, nel nuovo testo, prevede un impegno specifico a promuovere la rappresentanza femminile in tutti i livelli politici e istituzionali; al recepimento di una raccomandazione dell'Unione europea che raccomanda ai paesi membri di garantire almeno un terzo a ciascuno dei due sessi nelle rappresentanze istituzionali; al recepimento della stessa indicazione nelle leggi per l'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto ordinario e a statuto speciale. Per tali ragioni, chiediamo di sostenere i nostri emendamenti.
Consideriamo, invece, largamente inadeguata la proposta della maggioranza di Governo, in quanto essa riduce la rappresentanza femminile al 25 per cento - meno di quanto indicato dalla direttiva comunitaria - e prevede un meccanismo sanzionatorio privo di qualsiasi rilevanza.
Sottolineo che, nel testo originario della proposta della maggioranza di Governo, era previsto un meccanismo sanzionatorio efficace, che stabiliva l'inammissibilità della lista qualora non presentasse i requisiti di rappresentanza di genere stabiliti dalla legge. Quella sanzione è stata eliminata ed è stata sostituita con un meccanismo sanzionatorio di carattere monetario, puramente formale, irrilevante e facilmente aggirabile.
A riprova di ciò sta il fatto che l'inammissibilità - vale dire il meccanismo sanzionatorio precedente - è stata prevista a partire dal 2011. Allora, perché non prevederla immediatamente, in modo da rendere più efficace la norma?
Queste sono le ragioni per le quali chiediamo di esprimere un voto favorevole sui nostri emendamenti, ritenendo invece inadeguato e non accettabile quello proposto dalla Commissione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, visto che l'onorevole Fassino ha fatto riferimento ai tre emendamenti vertenti sulla materia all'attenzione dell'Assemblea - infatti, non avrebbe avuto senso considerarli singolarmente -, riterrei opportuno svolgere su di essi un'unica discussione e procedere successivamente alle votazioni.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, le chiedo di far procedere alla distribuzione del testo dell'emendamento 1.620 della Commissione nella formulazione letta poc'anzi dal presidente Bruno.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Boccia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Diliberto. Ne ha facoltà.
OLIVIERO DILIBERTO. Il fatto che quando si parla di rappresentanza femminile i colleghi della destra escano è un segno che, francamente, la dice lunga sulla loro concezione della democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Unione). È un fatto piuttosto scandaloso.
Comunque, signor Presidente, entrando nel merito, ritengo del tutto inefficace, rispetto all'obiettivo che apparentemente si pone, l'emendamento presentato dalla
Commissione. In sostanza, si tratta di una specie di imbroglio, perché nel momento in cui si parla di tre indicazioni a lista bloccata, relativamente ad un genere (e già sappiamo di quale si tratta), il quarto rischia di non scattare e, comunque, tutte le altre rappresentanti, evidentemente femminili, verrebbero collocate alla fine della lista. Quindi, il primo argomento per esprimere voto contrario a questo emendamento è di fatto.
Inoltre, vi sono delle argomentazioni di principio, e la prima di esse è stata già richiamata dall'onorevole Fassino. Si prevedono sanzioni di natura pecuniaria, e quindi aggirabili. Tuttavia, anche se non lo fossero, tali sanzioni sarebbero comminate ai partiti che non rispettassero il dettato di tale norma. Questo vuol dire che esiste una risarcibilità del diritto in grado di tramutare il diritto stesso in niente.
Inoltre, rifiutiamo a monte l'idea della quota, della nicchia, della riserva. Infatti, in questa maniera si mette nero su bianco la discriminazione, tanto più che stiamo parlando di liste bloccate e non di un sistema con le preferenze. Con quest'ultimo sistema si può anche mettere il 50 per cento di donne (o di uomini) in lista, ma saranno gli elettori a decidere. Tuttavia, nel nostro caso esiste una responsabilità a monte di coloro che predispongono le liste, ovvero dei partiti.
Ed ancora, la nostra Costituzione, così come riformata all'articolo 51, stabilisce esplicitamente che bisogna tendere alla parità e non alla quota. Da questo punto di vista, si può dire che il concetto della parità tra i sessi nella rappresentanza politica è diventato - e per fortuna! - valore costituzionale, che deve essere pertanto rispettato nella legge ordinaria.
Voi state cambiando la legge elettorale secondo un criterio proporzionale. Ebbene, le donne in Italia sono più del 50 per cento della popolazione e, dunque, proprio in ragione di tale proporzione sarebbe equo che esistesse una rappresentanza alternata, in modo da garantire a donne ed uomini parità anche nelle rappresentanze della Camera e del Senato della Repubblica.
In conclusione, vorrei far notare che il gruppo che ho l'onore di rappresentare è piccolo, ma già oggi ha oltre il 30 per cento di rappresentanza femminile. Ne siamo orgogliosi. Inoltre, i dati diramati da Arcidonna, organizzazione politica femminile (dati ufficiali eventualmente a disposizione dei colleghi), indicano che questo partito vanta negli enti locali (comuni, province e regioni) il 45 per cento di donne all'interno di queste istituzioni.
Volete sapere come si fa? È semplice. In un piccolo partito, dove dovrebbe essere più difficile raggiungere tali percentuali visto che i posti a disposizione sono meno, basta che il consigliere eletto (ad esempio, uomo) si riequilibri con un assessore, che non viene scelto dagli elettori, bensì dai partiti. Dunque, dipende dai partiti stessi la volontà politica di rappresentare o meno le donne.
Ebbene, quale che sia l'emendamento che verrà approvato in proposito, il nostro gruppo ha l'ambizione, come scelta politica, di portare nel prossimo Parlamento una rappresentanza paritaria dei due sessi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà... Onorevole Mazzuca, coraggio, mi ha chiesto di parlare!
CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, in realtà, in precedenza avevo capito che avrei parlato dopo altri colleghi...
PRESIDENTE. Invece, faccio parlare lei!
CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, la ringrazio molto...
Credo si possa aggiungere poco - ma ho voluto ugualmente prendere la parola - all'intervento dell'onorevole Fassino, per la sua completezza, per il senso di responsabilità e per la visione di quelli che sono i risultati, nella società italiana, dell'avversione all'introduzione di leggi positive che
promuovano un maggior accesso delle donne nelle istituzioni, nonostante tali leggi siano prescritte dall'articolo 51 della Costituzione.
Oggi vi è l'occasione della riforma della legge elettorale, da noi non voluta e da noi osteggiata per i modi, per il merito e per i motivi che sono stati sottolineati e ripetuti da tutti i colleghi del centrosinistra. Si tratta di un'occasione che, nel breve tempo, non è ripetibile. Per tale motivo, non abbiamo aderito all'idea di presentare soltanto emendamenti soppressivi, ma anche gli emendamenti in esame, richiesti a gran voce da tutto il mondo femminile. Tale mondo, infatti, nelle sue massime espressioni associative - alcune rappresentanze si trovavano alla Camera ieri mattina e si sono incontrate con alcune colleghe - non hanno fatto altro che chiedere che anche l'Italia si ponga al livello di paesi come la metà dei paesi africani, come l'Afghanistan, come le nazioni più giovani dal punto di vista democratico, che pure hanno previsto, all'interno dei loro parlamenti, un'adeguata rappresentanza femminile.
Certo, capisco che per chi detiene un potere volto a fini personalistici l'idea di aprire alle donne, che di per se stesse rappresentano una cultura di servizio e assai poco di potere (ovviamente non posso generalizzare, ma ciò vale per la maggioranza), costituisca comunque un pericolo. Tale pericolo per il centrosinistra invece non esiste, perché per il centrosinistra la politica delle donne equivale alla politica, una politica di servizio, di responsabilità, di senso dello Stato e delle istituzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, concordo con le osservazioni generali svolte, a nome del centrosinistra, dall'onorevole Fassino, ma intendo comunque richiamare l'attenzione su alcune questioni.
In primo luogo, come ha fatto rilevare l'onorevole Diliberto, è vergognoso che quando si inizia a discutere di questo tema i banchi della maggioranza si svuotino, così come i banchi del Governo. Infatti, care colleghe della destra, non avete neppure i sottosegretari, che poco fa erano tutti schierati - tutti uomini - e che sono usciti!
Dunque, ci troviamo di fronte ad una mediazione al ribasso, vergognosa nell'ambito europeo, in cui siamo, come sapete, il fanalino di coda per quanto riguarda la presenza delle donne nei luoghi decisionali, a cominciare dalle massime istituzioni elettive, come il Parlamento. È vergognoso che si accetti un emendamento della Commissione, che non prevede peraltro neppure l'inammissibilità, in virtù del quale i piccoli partiti, come il mio, non avranno probabilmente neppure una donna eletta, come lei sa, onorevole Bruno: l'alternanza di tre e uno vuol dire infatti che vi saranno tre uomini - sarà infatti così, i tre capilista saranno tutti uomini - e una donna. Questo è l'escamotage che voglio denunciare: dal momento che avete previsto che ci si possa candidare in tutte le circoscrizioni, la stessa donna verrà magari candidata in tutte le circoscrizioni, ma poiché può essere eletta soltanto in una, nelle altre passeranno anche il quarto, il quinto e il sesto uomo.
Questo escamotage mi pare ridicolo.
PRESIDENTE. Onorevole Cima...
LAURA CIMA. Concludo, signor Presidente. Invito le colleghe a votare i nostri due emendamenti, in quanto sono gli unici coerenti. La «lista-cerniera» è l'unica che ha sempre premiato le donne in un sistema proporzionale con lista bloccata.
Chiedo a tutti i colleghi di responsabilizzarsi. Il nostro paese continua a fare una pessima figura: siamo arretrati rispetto anche alla Costituzione dell'Iraq, nella quale si prevede una rappresentanza di donne maggiore di quella prevista in questa legge dalla maggioranza.
Se non avessimo presentato le nostre due proposte emendative, su questo tema non sarebbero intervenute né la Commissione
né le donne di destra. Non vi sareste accorti neanche che su questo principio costituzionale dell'articolo 51 non era previsto nulla (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione). Vergogna...!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Intini, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
UGO INTINI. Signor Presidente, vogliamo una più ampia rappresentanza femminile nelle istituzioni, non per giovare alle donne, ma per giovare alle istituzioni, quindi a noi stessi. Istituzioni più rappresentative sono quelle dove esiste una rappresentanza equilibrata di donne e uomini. Istituzioni più sagge sono quelle dotate di uno stile di guida non maschile, non femminile, ma bilanciato. Perché i due stili di guida sono diversi: vi è bisogno dell'uno e dell'altro. E ciò sarebbe necessario anche nelle aziende.
Per avere istituzioni più rappresentative si può fare una forzatura; ci si può porre un obiettivo massimo, un tempo si diceva come i bolscevichi (da «bolshoj», che vuol dire «massimo»). In linea di principio, e come obiettivo finale, siamo d'accordo. Un obiettivo massimo e giusto sarebbe quello del 50 per cento di quota femminile. Però ci poniamo un obiettivo realistico, da menscevichi: basterebbe ottenere lo standard richiesto dall'Unione europea, il 30 per cento di rappresentanza femminile. Questo è l'obiettivo minimo che ci poniamo, e lo facciamo con convinzione e senza retorica. Questa, pertanto, è la proposta che appoggeremo convintamente.
Non appoggeremo la proposta della maggioranza di Governo, perché confonde i problemi di principio con quegli economici. Non si può accettare, infatti, che un principio solenne possa essere violato semplicemente pagando una somma di denaro. Oserei dire che questo è perfettamente nello stile aziendale del Presidente del Consiglio. Ma non è nel nostro stile.
Invitiamo dunque anche i deputati della maggioranza a votare una norma semplice e senza clausole che la aggirino furbescamente. Invitiamo a votare la norma europea (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, premetto che il nostro giudizio su questa proposta di legge rimane assolutamente negativo: non sarà mai la nostra legge. Nessun voto come quello che ci accingiamo ad annunciare deve essere interpretato come un tentativo di migliorare questa legge, perché non la condividiamo.
Ciò premesso, in questa fase stiamo discutendo di un problema molto serio, cioè della rappresentanza di genere. Usciamo dall'ambiguità del linguaggio: stiamo discutendo della rappresentanza femminile, che tutti riconosciamo essere inadeguata nel nostro Parlamento. Ripeto, lo riconosciamo. Anche il mio gruppo avverte le conseguenze di questa insufficiente rappresentanza. Per tale ragione, sosteniamo, lo affermiamo con assoluta chiarezza, l'emendamento Amici 1.468, che corrisponde ad un impegno che dovrebbe essere condiviso da tutti.
Abbiamo recepito la direttiva europea che propone la presenza di donne nelle liste pari di un terzo. Questo emendamento recepisce la direttiva europea. Vi è un dovere politico, un dovere morale del Parlamento di rispettare l'impegno che abbiamo assunto. Noi, esplicitamente, sosteniamo questa tesi.
Sull'altra proposta, l'emendamento 1.467 della collega Mascia, avremmo potuto anche non pronunciarci. Con molto realismo, riteniamo che su tale proposta, che pure è stata sottoscritta da colleghe del mio gruppo, avremmo potuto argomentare richiamando la sentenza della Corte costituzionale n. 422 del 1995, che eccepisce la correttezza costituzionale di un emendamento così formulato.
In ogni caso, non mi voglio nascondere dietro un argomento che, pure, è di rilevanza costituzionale; quindi, intendo sottoporre
il tema anche ai colleghi dell'Unione del centrosinistra. Introduco, però, una diversa questione legata alla praticabilità, alla possibilità. Noi ci assumiamo la nostra responsabilità poiché riteniamo che un terzo di presenza femminile nelle liste sia possibile per tutti i partiti che fanno parte dell'intero arco parlamentare. Quindi, ciò che è possibile va perseguito e, da parte nostra, vi è il massimo dell'impegno diretto proprio in questa direzione.
Per questa ragione, lo ripeto, dichiariamo il nostro voto favorevole all'emendamento Amici 1.468. Contestualmente, annunciamo la nostra contrarietà nei confronti dell'emendamento presentato dalla Casa delle libertà, e di conseguenza voteremo contro. Si tratta di un'ipocrisia, di una presa in giro: è finito il tempo in cui si poteva scherzare su questo tema. Noi non vogliamo scherzare, non vogliamo prendere in giro le donne e non vogliamo fare finta di assumere una posizione per poi negarla. Infatti, quando si prevede solo una sanzione amministrativa, ciò vuol dire che si stanno prendendo in giro le donne.
Per questa ragione, la nostra posizione riflette una grande responsabilità ed un grande realismo; soprattutto, chiedo che essa venga apprezzata proprio sotto il profilo della praticabilità, della possibilità e, nel dire questo, mi rivolgo anche ai colleghi della Casa delle libertà affinché, in qualche modo, prendano in considerazione le nostre ragioni (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, caro onorevole Fassino, le sue parole, che abbiamo appena ascoltato, non ci incantano (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Sappiamo bene che il suo interesse non è quello di aumentare la rappresentanza delle donne in Parlamento ma, forse, il fatto che ella sta cercando di far cadere l'intera legge elettorale (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Noi siamo abituati ai fatti e non alle parole. Quando lei e la sua componente (Commenti dei deputati Lucidi e Montecchi)...
PIERO RUZZANTE. Tre!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di lasciar parlare l'onorevole Garnero Santanchè poiché, come gli altri, dice quello che ritiene.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Caro onorevole Fassino, quando lei era al Governo, non mi risulta sia mai riuscito ad ottenere delle azioni positive nei confronti della rappresentanza femminile (Commenti dei deputati Pistone e Bandoli).
PIERO FASSINO. Sei ministri!
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Onorevole Fassino, lei non ci incanta, poiché sappiamo che la sua è propaganda; noi del centrodestra vogliamo portare a casa un risultato graduale e non vogliamo né conflitto né competizione tra generi (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
FRANCESCO GIORDANO. Guardati attorno: sono tutti maschi!
ELENA MONTECCHI. Ma cosa dici!
MAURA COSSUTTA. Sei un'ipocrita!
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Come lei ben si ricorda, questa maggioranza è riuscita ad ottenere la modifica dell'articolo 51 della Costituzione, ed oggi la sua malafede, onorevole Fassino, traspare dalla sua richiesta di votazione segreta sull'emendamento che avete presentato.
Noi non abbiamo paura e vorremmo procedere, sugli emendamenti che ci riguardano, con votazione palese. Rivolgo un appello all'intera opposizione: se veramente
è vostro interesse aumentare la rappresentanza delle donne, allora votate l'emendamento che abbiamo presentato (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate, ma ognuno dice le cose che ritiene. Adesso la parola spetta all'onorevole Bondi e io gliela concederò; in ogni caso, debbo completare il «giro» tra i gruppi e ve ne è qualcuno (Margherita, Democratici di sinistra, Rifondazione comunista) che ha avanzato richieste di interventi a titolo personale, per un minuto. Si tratta in tutto di tre interventi che, tra l'altro, verranno svolti da colleghe donne.
Pertanto, completeremo il «giro» e, successivamente, darò la parola, per un minuto, ad un deputato per gruppo, in particolare alle colleghe Bindi, Deiana e, se ho inteso bene, Pollastrini. Questo è il criterio che seguiremo; dopo di che, si voterà.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bondi. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. È una discriminazione, signor Presidente!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego: un po' di tranquillità!
Prego, onorevole Bondi.
SANDRO BONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo, a nome del gruppo di Forza Italia, a favore dell'emendamento 1.620 della Commissione ...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, fate un po' di silenzio! Anche qui a destra, per cortesia!
Prosegua, onorevole Bondi.
SANDRO BONDI. Credo che ci siano momenti, nella vita politica e parlamentare, in cui si devono prendere decisioni che hanno un valore non soltanto politico, ma anche morale, ideale, civile.
Si tratta, anche in questo caso, di scelte che vanno oltre il merito del provvedimento che stiamo discutendo. Soprattutto, onorevoli colleghi, si tratta di scelte che parlano al cuore ed alla coscienza del paese - che in questo momento ci sta guardando -, di scelte da cui dipende il nostro futuro, il futuro del nostro paese. Questo, amici, è il momento di dare un segnale chiaro, di dare un segnale forte al paese, alla coscienza del paese.
Io sono convinto delle tante buone ragioni di questa proposta di nuova legge elettorale - buone ragioni che corrispondono ad un interesse generale del nostro paese -, che risponde a problemi che riguardano sia la maggioranza di Governo sia l'opposizione e che apre una prospettiva politica che dovremo costruire con la nostra volontà, con i nostri progetti politici, d'ora in avanti, nel mare aperto della politica.
L'emendamento in esame, amici ...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, voi di Forza Italia, scusate, ma fate capannello ad un metro da chi parla! Onorevole Miccichè, la prego, mi faccia la cortesia!
Prosegua, onorevole Bondi.
EUGENIO DUCA. Mandali fuori!
SANDRO BONDI. L'emendamento in esame, lo ricordo a me stesso, con umiltà, ai miei amici e colleghi parlamentari di Forza Italia, innanzitutto, ed a quelli della maggioranza di Governo, è frutto di un punto di equilibrio faticosamente raggiunto, un punto di equilibrio ragionevole ed accettabile da parte di tutti ...
MAURA COSSUTTA. Ma quale ragionevole!
SANDRO BONDI. ... un punto di equilibrio che apre prospettive nuove che noi abbiamo il dovere di favorire e di contribuire a realizzare.
Cari amici, non cadiamo nella trappola, nell'ultima trappola che ci tende la sinistra nel corso di questo dibattito parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
ELENA MONTECCHI. Quale trappola?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Vi prego (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
EUGENIO DUCA. Venduto comunista!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Bondi sta esprimendo (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) ... Non mi sembra giusto, dopo quello che si è detto oggi, non consentire all'onorevole Bondi di esprimere la sua opinione. Non posso consentirlo!
Onorevole Bondi, le chiedo scusa io! Continui pure.
SANDRO BONDI. Non cadiamo in quest'ultima trappola che ci tende la sinistra in questo dibattito parlamentare!
L'emendamento in esame, cari amici, è coerente con l'impianto di questa legge; è coerente, ripeto, con l'impianto di questa proposta di nuova legge elettorale (Commenti del deputato Giordano)...
PRESIDENTE. Onorevole Giordano, la richiamo all'ordine!
SANDRO BONDI. ... che, mentre attribuisce ai partiti un ampio potere nell'indicazione dei candidati al Parlamento, deve, perciò, prevedere una guida chiara e forte di regole democratiche: nella nostra Costituzione, i partiti politici sono, come ben sapete, strutture democratiche sottoposte a regole democratiche (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
EUGENIO DUCA. Trasformista!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego!
SANDRO BONDI. Noi siamo stati protagonisti, amici dell'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego!
SANDRO BONDI. Colleghi, vi prego di ascoltare gli altri, con quella sopportazione che anche noi, molte volte, dimostriamo nei vostri confronti (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Abbiamo modificato l'articolo 51 della Costituzione. Noi, con il ministro Prestigiacomo, siamo stati protagonisti della modifica dell'articolo 51 della nostra Costituzione - certamente, con un ampio consenso parlamentare, ma, voglio ricordarlo, per iniziativa diretta, da protagonista, del ministro Prestigiacomo - per analizzare uno dei punti cardine della nostra Costituzione, quello appunto della rappresentanza femminile, non soltanto nella vita politica del nostro paese.
Con questo provvedimento, cari amici, oggi abbiamo la possibilità e, soprattutto, il dovere di dare una prima attuazione a questa importante modifica costituzionale.
Dunque, approvando questo emendamento, amici, non solo rispondiamo alla nostra coscienza...
EUGENIO DUCA. Ma quale coscienza!
SANDRO BONDI. ...non soltanto rendiamo chiari in quest'aula gli orientamenti...
EUGENIO DUCA. Ma quale coscienza...!
PRESIDENTE. Onorevole Duca, la richiamo all'ordine! Scusi, non è ammissibile questo suo...
EUGENIO DUCA. Chiedo di parlare...
PRESIDENTE. Onorevole Duca, la richiamo all'ordine (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: Fuori!)! Lei non può permettersi di fare nei confronti di chi parla (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti del deputato Duca)... Io tutelo il suo diritto di parlare!
Onorevole Bondi, continui pure.
SANDRO BONDI. Presidente, approvando questo emendamento, non soltanto rispondiamo alla nostra coscienza, non soltanto rendiamo atto, in questo Parlamento, degli orientamenti pubblici del nostro partito che devono essere sanciti, anche nel caso di un eventuale voto segreto, ma ci rivolgiamo al paese e saremo giudicati tutti, a seconda delle scelte che compiamo oggi in questo Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Bondi...
SANDRO BONDI. In conclusione, ricordo che Forza Italia è un movimento politico - lo ricordo a me stesso - che fra i propri elettori ha una quota altissima di donne, di iscritte, di militanti, di simpatizzanti, generose, appassionante! Nelle nostre sedi di partito (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista)...
FRANCESCO GIORDANO. Non sono qui!
GIOVANNA MELANDRI. Qui non ci sono!
PRESIDENTE. Onorevole Melandri, la prego! Onorevole Bondi, concluda il suo intervento.
SANDRO BONDI. Siamo un partito moderno (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non so cosa fare! Più che richiamare all'ordine e all'educazione...
SANDRO BONDI. Siamo soprattutto un partito che cerca di realizzare una nuova politica proprio grazie alla presenza più massiccia delle donne nella vita politica e nelle responsabilità di potere.
Oggi, abbiamo il dovere di non deludere la metà del paese e, soprattutto, di non tradire i principi sui quali si fonda il nostro impegno politico (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prendete posto, per cortesia! Senza un maggiore ordine, non si riesce a procedere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, parlare della presenza delle donne in politica in un clima di questo genere sicuramente non è facile.
La questione che pone l'emendamento è molto seria e meriterebbe sicuramente di essere affrontata non in un clima di forte scontro, di forte contrapposizione politica che, invece, sta contraddistinguendo i nostri lavori.
CAROLINA LUSSANA. Noi oggi stiamo approvando un provvedimento di riforma elettorale molto conteso dalla sinistra, osteggiato dalle sinistre in quest'aula con un forte ostruzionismo e nelle piazze.
Ebbene, ora la sinistra ci lancia una possibilità di accordo sulle «quote rosa»: sulla presenza femminile si è disposti a dialogare!
MAURA COSSUTTA. C'è la Costituzione!
CAROLINA LUSSANA. Ecco dove sta la trappola! Ecco dove sono le vostre contraddizioni ed è brutto che si utilizzino le donne per raggiungere questo tipo di scopo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale)!
Le «quote rosa» diventano un gagliardetto rosa da agitare in quest'aula o nelle piazze!
MAURA COSSUTTA. Per voi!
CAROLINA LUSSANA. Diventano uno strumento, un'altra volta, per creare un motivo di scontro con questa maggioranza.
Cari colleghi, lo dico da donna e lo dico con rammarico. Li abbiamo visti in questi giorni i vostri risolini. Per questa ragione, non crediamo al vostro ravvedimento operoso. Non crediamo alla vostra convinzione di voler veramente approvare questo emendamento.
MAURA COSSUTTA. Votate il nostro!
CAROLINA LUSSANA. Perché non ci crediamo (Commenti del deputato Maura Cossutta)? Non si agiti, onorevole collega: non creda alla falsità dell'onorevole Fassino o di quanti sono intervenuti prima di noi!
Vorrei citare alcuni dati: in questo emendamento si parla dell'inammissibilità relativamente alla presentazione delle liste da parte di quei partiti che non rispettano i criteri indicati. Ebbene, mi sembra che nei lavori di Commissione la questione dell'inammissibilità sia stata prospettata da qualcuno del centrosinistra.
Le contraddizioni potrebbero essere ancora evidenziate dal fatto che questo emendamento riprende una normativa comunitaria, introdotta per la prima volta, sebbene in maniera differente, per le elezioni europee: in quell'occasione, un solo partito non ha rispettato la «quota rosa». Questo partito è quello del presidente Mastella, che mi sembra appartenere non allo schieramento del centrodestra, bensì a quello dell'Unione e del centrosinistra.
È peccato parlare di un argomento di questo genere in tale clima: voterò l'emendamento convintamente, anche perché ritengo che la presenza delle donne in politica rappresenti sicuramente un valore aggiunto.
Vorrei però che si svolgessero alcune riflessioni, perché su questo emendamento vi sono stati molti equivoci. È stato richiamato il fatto che in questa legislatura noi abbiamo approvato una riscrittura dell'articolo 51 della Costituzione. Ebbene, l'articolo 51 della Costituzione novellato fa riferimento all'esigenza di garantire condizioni di eguaglianza e, a tal fine, prevede che la Repubblica promuova, con appositi provvedimenti, le pari opportunità tra donne ed uomini. Oggi noi abbiamo la possibilità di farlo, ma non attraverso le «quote rosa», che sono «quote panda», per categorie perfette.
Non sono una corsia preferenziale: si dà un'indicazione ai partiti e si prevede una penalizzazione per quanto concerne i rimborsi elettorali. Non c'è dunque alcun vincolo, né alcuna obbligatorietà. Resta la discrezionalità da parte dei partiti. Le donne non hanno bisogno di corsie preferenziali. Le donne meritevoli saranno sicuramente candidate dai partiti ed i cittadini sapranno giudicare quei partiti che garantiranno una maggiore presenza di donne nelle loro liste. Questo vogliono le donne: non vogliono invece essere considerate al pari di categorie protette, ma vogliono una maggiore sensibilizzazione. Questo emendamento, per come è concepito, è molto importante e va nella giusta direzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
CAROLINA LUSSANA. Lo dico, anche se sono particolarmente scettica, rispetto all'attuazione di meccanismi di tipo coercitivo o coattivo. Stando così le cose, con questa formula che è stata trovata e che è assolutamente equilibrata, sarebbe realmente un peccato perdere questa occasione. Apprendiamo dai paesi del nord Europa che l'introduzione di formule di questo tipo ha consentito un costante e sensibile incremento della presenza femminile nelle istituzioni e nei parlamenti europei.
Per questo, onorevoli colleghi, niente risolini, né vincoli, né corsie preferenziali: votate questo emendamento perché le donne in politica hanno una sensibilità maggiore e possono, molto concretamente, comprendere le problematiche della società
civile (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo emendamento noi poniamo oggi una straordinaria questione di democrazia, ovvero quella della presenza femminile nelle istituzioni.
Sappiamo che le questioni irrisolte nel nostro paese relativamente alla democrazia sono ancora molte; tuttavia, questa è talmente ingiusta, palese ed arcaica che nessuno la può negare, neanche il più conservatore degli uomini.
Devo dire che quando sento alcuni uomini in quest'aula parlare di realismo a tale proposito, penso soltanto che abbiano paura di perdere il posto.
Quando sento le donne parlare di realismo - o, addirittura, di trappole per far saltare la legge elettorale -, mi fanno solo tristezza.
Noi abbiamo contestato e contrastato questa proposta di legge, che non ci piace. Avremmo voluto dibattere in altri termini di tali questioni; ma vogliamo, tuttavia, per la prima volta, proporre un emendamento di merito. Esaminando questo provvedimento, peraltro, avremmo voluto discutere di crisi della politica, che è crisi della democrazia, dei diritti, delle libertà; crisi istituzionale, che scaturisce da un pensiero unico del mercato il quale sposta fuori dalle aule del Parlamento i luoghi di decisione. Ma, se la sfera economica ha preso tanta autonomia da imporsi come unico orizzonte nelle relazioni materiali e simboliche, ciò è avvenuto anche perché essa ha creduto di potersi lasciare alle spalle o di potere assimilare totalmente le questioni della sessualità, di aver lasciato indietro o di avere rimosso le problematiche del corpo.
Eppure, tra le regioni di insicurezza e di precarietà che registriamo ogni giorno nel nostro paese, vi sono tante domande relative alle trasformazioni prodotte dalla scienza, dalla medicina e dalle tecnologie, alle questioni della vita e della morte, nonché a quelle, appunto, legate ai corpi con i quali si nasce. È anche per questa ragione che, nonostante i deliri di onnipotenza che dominano il mondo e gli autoritarismi imposti in queste aule istituzionali, la politica non può fare a meno delle presenze femminili. Da tale punto di vista, la composizione di questa Assemblea vede la percentuale femminile più bassa nella storia della Repubblica; è uno degli effetti del maggioritario e della personalizzazione della politica, che privilegia gli uomini, possibilmente ricchi e forti.
Ma in questo provvedimento, che voi proponete e nel quale si prevedono liste bloccate, io ritengo sia contenuta un'opportunità, vale a dire la responsabilità di scegliere prima, di dichiarare anticipatamente chi si intende candidare. Questa proposta di legge, con questa modalità, costringerà tutti i partiti a dichiarare prima chi intendono portare in Parlamento e, quindi, li obbligherà anche a chiarire se vogliono riservare alle donne il 50 per cento dei seggi di questa Assemblea.
La lista bloccata, si è osservato, affida alle segreterie dei partiti le scelte e le decisioni; è assolutamente vero: la responsabilità sarà tutta delle segreterie dei partiti, ed è per tale ragione che il mio gruppo, Rifondazione comunista, oggi ha in Parlamento sei uomini e sei donne, essendoci assunti tale responsabilità con una lista bloccata.
Dunque, noi poniamo una straordinaria questione di democrazia cui nessuno può sfuggire.
MASSIMO POLLEDRI. Ma basta!
GRAZIELLA MASCIA. I problemi posti dalla Corte costituzionale sono stati superati dall'articolo 51 della Costituzione; non vi sono vie di fuga. A mio avviso, anche dal modo in cui oggi si atteggerà questo voto sull'alternanza nelle liste, vi sarà un giudizio degli elettori e delle elettrici (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, confesso che ho esitato a prendere la parola perché non sono molto soddisfatta del livello del dibattito sviluppatosi in questa Assemblea.
Ritengo che l'argomento che stiamo affrontando non sia di parte; esso ripropone piuttosto l'antica questione della democrazia nel nostro paese. Sfortunatamente, ad eccezione dei pochissimi colleghi intervenuti, che ringrazio, il dibattito si è ridotto agli interventi di poche colleghe che ancora si impegnano in questa battaglia. Personalmente, non sono tra quante credono nella validità delle quote, perché sono convinta che questo processo democratico si debba compiere all'interno dei partiti. Però, accetto tali passaggi e li sostengo normalmente in queste aule come male minore per cercare di avvicinare poi il risultato che tutti quanti, a mio avviso, dovremmo auspicare.
Sono abbastanza avvilita per come si è sviluppata la discussione; ritengo che abbiamo umiliato un grande valore. Soprattutto - lo confesso con molta onestà -, ritengo che tali discussioni vadano affrontate con minore ipocrisia e con il coraggio di rappresentare le proprie posizioni. Perciò - e mi rivolgo al Presidente, che aveva fatto un accenno al riguardo stamattina -, vorrei sapere chi chiede il voto segreto.
Ciò perché, al di là delle motivazioni tecniche in ordine alla richiesta di votazione a scrutinio segreto, rispetto a tale richiesta vi è una motivazione la cui dignità morale mi permetto di biasimare profondamente, perché questo modo di agire non è corretto (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Infatti, se c'è una battaglia da condurre, bisogna farlo a viso scoperto!
Personalmente, cercherò di continuare a condurre tale battaglia nel mio partito. Per ora, potete dirmi che il risultato è minimo, perché siamo solo 2 donne su circa 30 deputati. Ebbene, vorrei osservare che, più o meno, ci manteniamo in linea con la media di questo Parlamento!
Spero di riuscire ad aprire un varco nel mio partito, affinché le donne possano essere di più, ma oggi chiedo ai deputati, in primo luogo ai miei colleghi, di avere il coraggio di affermare, con un voto palese, le proprie idee (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e di Forza Italia)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, abbiamo esaurito la fase degli interventi dei gruppi parlamentari. L'onorevole Mazzoni mi ha sottoposto, per così dire, privatamente, venendo al banco della Presidenza, una questione che è stata sollevata anche da altre parlamentari. Debbo dirle che sarà soddisfatta: non si è trattato di un documento, recante le firme per la richiesta di votazione a scrutinio segreto, giunto clandestinamente al Presidente della Camera, che poi lo tiene nel cassetto!
È chiaro che dovrò leggere le firme dei richiedenti; chi è in Assemblea potrà confermarle o ritirarle. Ricordo che avevo detto, anche come atto di liberalità, poiché mi sembra si tratti di un argomento appassionante per tutta l'Assemblea, che avrei concesso la parola, per due minuti, ad un deputato per gruppo e, per un minuto, ad un rappresentante del gruppo Misto; successivamente, tuttavia, non potrò accettare altre richieste di intervento.
Darò pertanto la parola, per due minuti ciascuno, agli onorevoli Bindi, Pollastrini, Pisicchio, Alberta De Simone e Deiana.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, avevo chiesto anch'io di parlare!
PRESIDENTE. No, onorevole Duca, lei ha chiesto di intervenire per fatto personale: parlerà dopo, perché si tratta di un contenzioso che ha con me, e non voglio «immiserirla» in altre questioni!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.
Onorevole Bindi, le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
ROSY BINDI. Signor Presidente, ho chiesto di parlare a titolo personale perché ritengo, correttamente, di dover esprimere il dissenso dal mio gruppo in ordine al voto che manifesterò sulle prossime proposte emendative. Infatti, dichiaro che voterò a favore dei due emendamenti che ho sottoscritto: il primo è quello che prevede, nelle liste elettorali, una quota a favore delle donne pari al 50 per cento; il secondo contempla una quota pari ad un terzo delle candidature.
Pur apprezzando l'onestà ed il realismo del mio gruppo, non posso che distinguermi sul primo emendamento (quello della quota pari al 50 per cento), poiché credo che solo votando a favore di detta proposta emendativa saremmo davvero in grado di costringere la politica italiana a fare i conti con il 50 per cento del paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
Aggiungo, inoltre, che non voterò a favore dell'emendamento 1.620 della Commissione. Mi dispiace per le colleghe del centrodestra che si sono adoperate in tal senso e che hanno anche raggiunto un obiettivo. Sembra un obiettivo molto importante, soprattutto a giudicare dalle parole e dall'enfasi dell'intervento svolto dall'onorevole Bondi, il quale ha invitato ad un recupero di senso etico nel votare a favore dell'emendamento presentato dalla Commissione. Tuttavia, care colleghe, vorrei osservare che tale emendamento consiste in questo: il 15 per cento delle donne italiane dovrà aspettare cinque anni per essere inserito al quarto posto nelle liste elettorali (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
Se per voi questo è un passo avanti, allora vi dico francamente che preferisco che non sia approvata alcuna norma di legge, per poi condurre la mia battaglia all'interno del mio partito (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.
BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei rivolgermi alle onorevoli Santanchè e Lussana. Vorrei dire loro che mi sono sentita davvero offesa nell'ascoltare colleghe fare certe affermazioni in merito al tentativo, cui non ci siamo sottratti, di individuare soluzioni su un tema che ci sta molto a cuore, vale a dire quello della democrazia e della civiltà legato all'elezione delle donne nel Parlamento italiano.
Su questo tema - che ci sta molto a cuore ed a cui non ci siamo per nulla sottratte - noi, alla fine, abbiamo assunto una posizione seria, coerente e coraggiosa, quale quella del mio gruppo - di tutto il gruppo e del segretario del partito, onorevole Piero Fassino - perché anche sull'emendamento legato alla presenza delle donne nelle istituzioni e nella politica conduciamo e vogliamo condurre un gioco contro quella che io ritengo effettivamente una vera e propria «controriforma» ad una legge truffa.
Ritengo, infatti, che questa sia una vera e propria «controriforma» ad una legge truffa. Noi eravamo totalmente disponibili a trovare una mediazione saggia, oltre che a presentare il relativo emendamento - in cui mi riconosco profondamente, al pari di quanto affermava l'onorevole Rosy Bindi, e che già anticipa un idea di società e di politica, ossia quella del «50 per cento», con la presenza alternata donne-uomini - che abbiamo aggiunto, unitariamente, come donne dell'Unione, una proposta emendativa in base alla quale ci saremmo accontentate del 30 per cento, naturalmente alternando donna, uomo, uomo e donna e prevedendo quella sanzione di inammissibilità che avrebbe reso tale norma cogente. Ritengo che si sia trattato di una scelta di coerenza, di attenzione e di sensibilità rispetto ad una questione alla
cui soluzione il mio partito si è adoperato. Voglio, infatti, ricordare, onorevole Garnero Santanchè, che se in quest'aula siamo al 10 per cento, e non al 5 per cento, è perché vi sono stati alcuni partiti - il mio, ma non solo - che hanno una regola interna molto precisa, che fa sì che le donne siano rappresentate adeguatamente (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e del gruppo Misto-Comunisti italiani) nelle liste elettorali e siano elette, come avvenuto di recente anche con le due presidenti di regione.
CESARE CAMPA. Tempo, Presidente!
BARBARA POLLASTRINI. In sintesi, noi non possiamo accettare un inganno, ossia il fatto che si voglia gettare, ancora una volta, come con tutta questa legge truffa, fumo negli occhi delle donne e degli uomini di questo paese, prevedendo qualcosa...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pollastrini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Prego, onorevole Pisicchio, ha facoltà di parlare.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, ritengo che un errore che la parte non femminile di questo Parlamento può riuscire a commettere è lasciare il dibattito esclusivamente nelle mani della componente «rosa». Si tratta di un errore perché, in qualche modo, ciò segnerebbe la rinuncia a considerare un problema centrale di rappresentanza quello della presenza femminile nella politica. Il Parlamento italiano conta solo l'11 per cento di donne, a differenza di quelli dei paesi scandinavi, quali la Svezia, in cui la percentuale di donne è pari al 49 per cento; in Germania tale percentuale si attesta su quote altrettanto alte e in questi giorni viene celebrata addirittura un primo ministro donna.
Nei paesi del nord si era raggiunto un obiettivo di maggiore e più nutrita presenza, la più vicina possibile alla quota che demograficamente si sviluppa all'interno dei paesi, perché, in qualche modo, si è aiutato tale processo. Questa è la ragione per cui noi condividiamo la proposta formulata sotto forma di emendamento dalle colleghe dell'Unione, ossia l'emendamento Amici 1.468. Con lo stesso senso di partecipazione e di condivisione, crediamo che questo dibattito e questa votazione debbano svolgersi in piena libertà, senza alcun tipo di costrizione a livello psicologico. È questa la ragione per cui noi crediamo che sia giusto, in grande libertà ed in grande serenità, votare a favore...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pisicchio.
Onorevole Duca, possiamo ritenere risolto il contenzioso tra di noi?
Onorevoli colleghi, prendete posto, perché tra breve si dovrà votare. Ah, no, c'è la Deiana, che aveva chiesto di parlare a titolo personale; poi darò la parola all'onorevole Duca. Prego, onorevole Deiana, ha facoltà di parlare.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, lei dovrebbe rivolgersi alle deputate chiamandole con il cognome, senza premettere l'articolo, perché non siamo cose. Altrimenti io la chiamerò il Casini (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)...
PRESIDENTE. Ha ragione! Comunque, se lei mi chiama così, non mi offendo.
ELETTRA DEIANA. Neanche io: le faccio solo rilevare un'incongruenza istituzionale tra i maschi e le femmine.
Intervengo contro l'emendamento della maggioranza: quote al ribasso e senza vincolo di inammissibilità per chi non le rispetti. Dico che il genio truffaldino del Presidente Berlusconi ha colpito ancora, ha sparigliato le carte di questo gioco femminile.
PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Come si permette?
ELETTRA DEIANA. Chiedo: che bisogno c'è, se non ci sono vincoli, se non ci sono obblighi, di fare addirittura un emendamento? Nessuno! Dico alle colleghe della Casa delle libertà che c'è solo da vergognarsi. Come fate a digerire un simile affronto? Come pensate di rivolgervi al vostro elettorato femminile? Ci state? Vi accontentate delle favole?
Allora, vi dico con molta franchezza, care colleghe, che voi riducete una grande questione di democrazia. Non si tratta di quote, non si tratta di questione femminile, cara collega Mazzoni. Si tratta delle regole fondamentali del patto sociale dello stare insieme tra donne e uomini e, quindi, di far derivare da lì la democrazia con le sue regole e le sue procedure; regole e procedure che si elaborano nel tempo, a seconda delle soggettività che si mettono in movimento. Voi state riducendo questa grande questione. Per quanto riguarda l'Italia, vi è un Parlamento quasi monosessuato: si tratta di una questione democratica nazionale. Siamo, infatti, agli ultimi posti delle graduatorie dei paesi a livello mondiale.
Voi riducete questa grande questione ad una questione di sopravvivenza, di piccoli pezzi di ceto politico che si accorgono della questione soltanto quando si arriva al redde rationem e quando c'è da salvaguardare la propria posizione personale.
Invece, si tratta di una questione fondamentale della democrazia, che va affrontata e che andrà affrontata fuori dalla retorica dell'articolo 51 della Costituzione, caro Bondi; articolo 51 modificato, anche quello, senza vincoli e, quindi riducibile, ancora una volta, a pura retorica elettoralistica (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Mi rivolgo ora all'onorevole Duca, che aveva chiesto di parlare. Il ... Duca (Commenti) intende intervenire?
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, intervengo per dirle che non vi è alcun contenzioso tra me e lei. Ho ritenuto eccessivo il richiamo all'ordine che mi ha rivolto, perché non ho arrecato alcuna offesa. Probabilmente, la foga della seduta l'ha portata ad intendere parole che non ho usato.
Invece, nel merito...
PRESIDENTE. Onorevole Duca, nel merito non le posso dare la parola, perché abbiamo stabilito che intervenisse un deputato per gruppo.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, le chiedo la cortesia di prestare un attimo di attenzione. Ai sensi dell'articolo 8 del regolamento, le chiedo, per piacere, di chiarire bene a tutti colleghi il significato del voto che stiamo per esprimere. Ognuno è libero di scegliere, ma almeno che voti con la consapevolezza di ciò che sta votando.
In particolare, signor Presidente mi ha indotto a rivolgerle questa domanda la collega Rosy Bindi, la quale ha affermato di votare in un certo modo sull'emendamento Mascia 1.467, a scrutinio palese, che prevede che le liste siano composte la prima di un genere, la seconda di un altro genere, la terza di un altro genere (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, posso chiarire il significato del voto (Commenti). Onorevoli colleghi, un minuto, non ci possiamo «incagliare» due ore su questo! Prosegua, onorevole Boccia.
ANTONIO BOCCIA. Per quanto riguarda l'altro emendamento che si voterà a scrutinio segreto, la collega Bindi ha detto che prevede il 30 per cento di un genere e il 70 per cento dell'altro. Siccome,
signor Presidente, anche qui si fa riferimento al 50 per cento, non vorrei che si ingenerassero degli equivoci.
Allora, è bene che lei chiarisca o faccia chiarire ai presentatori il senso di questi emendamenti.
Inoltre, signor Presidente, è bene che si capisca cosa significa la seconda parte di questi due emendamenti, quando si dice che nessun genere può essere rappresentato in misura inferiore alla metà. Se sono alternati, uno di un genere e uno dell'altro, è evidente che, nel caso di eletti dispari, questo emendamento creerebbe dei problemi di non poco conto.
Allora, è necessario che sia chiarito il senso di questi voti.
PRESIDENTE. Colleghi, scusatemi. Non so se è necessario, ma per una questione di questo tipo ritengo di avvalermi di chi la conosce meglio di me, ossia del presidente della Commissione affari costituzionali, il quale, in modo neutro, senza parteggiare, spiegherà il senso dei tre emendamenti, in modo tale che ciascuno possa capire. Successivamente, li porrò in votazione (sul problema del modo in cui porli in votazione interverrò successivamente).
Cercate di stare attenti, colleghi, così evitiamo di dover ripetere cose già dette.
Onorevole Bruno, ha facoltà di parlare.
DONATO BRUNO, Relatore. L'emendamento Mascia 1.467 utilizza l'espressione «alternati per genere»: ciò vuol dire uno di un genere e uno dell'altro. Quindi, devono essere certamente rappresentanti in misura del 50 per cento nelle liste.
L'emendamento Amici 1.468 prevede che siano «alternati per genere e in cui, in ogni caso, nessun genere può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi». Ciò significa due di un genere e uno dell'altro.
L'emendamento della Commissione 1.620 prevede una quota non inferiore al 30 per cento. Rispetto a tale quota, il criterio è di tre di un genere e uno dell'altro genere (Commenti).
GRAZIELLA MASCIA. Non è il 30 per cento, ma il 25 per cento!
PRESIDENTE. Scusate, onorevoli colleghi, permettete al presidente della Commissione di chiarire...
DONATO BRUNO, Relatore. Lo leggo: «Ogni genere non può essere rappresentato in una successione superiore a tre e in misura superiore ai due terzi dei candidati». I due terzi dei candidati sono il 30 per cento. «In caso di quoziente frazionato si procede all'arrotondamento dell'unità prossima» (Commenti)...
Per quanto riguarda la prossima legislatura...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non commentate, perché il presidente Bruno sta spiegando il contenuto dell'emendamento...
DONATO BRUNO, Relatore. Per la prossima legislatura, invece, i generi debbono essere rappresentati in una successione non superiore a due. Il criterio sarà di due di un genere e uno dell'altro. Per la prima volta, invece, è di tre e uno.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare per un chiarimento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Presidente Bruno, può spiegare, per cortesia, ai colleghi quali sono le sanzioni? Non è un problema secondario, perché in un emendamento è prevista la monetarizzazione e nell'altro l'inammissibilità della lista.
PRESIDENTE. Presidente Bruno, ci spieghi...
DONATO BRUNO, Relatore. Si è arrivati alla sanzione...
PRESIDENTE. Ai colleghi non interessa come si è arrivati alla sanzione... L'onorevole Violante ha chiesto quali siano le sanzioni.
DONATO BRUNO, Relatore. È prevista una sanzione amministrativa. Laddove
questo criterio non venga rispettato, il partito deve pagare un'ammenda, per ogni violazione commessa, che va dal 10 al 50 per cento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.467, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 587
Votanti 573
Astenuti 14
Maggioranza 287
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 396).
In relazione ai due emendamenti successivi, Amici 1.468 e 1.620 della Commissione, ricordo che, se nessuno lo richiede - nessun gruppo lo ha richiesto -, la Presidenza dispone la votazione a scrutinio palese.
Avverto tuttavia che, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, ultimo periodo, del regolamento, è stata richiesta, dal prescritto quorum di deputati, la votazione a scrutinio segreto. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 52, comma 3, chi ha sottoscritto una richiesta di votazione a scrutinio segreto deve essere presente al momento del voto, altrimenti la sua firma si intende ritirata.
C'è bisogno di un tempo tecnico per tale verifica, perché i nominativi vanno immessi nel sistema elettronico.
Pertanto, chiamerò uno ad uno chi ha sottoscritto la richiesta; naturalmente chi vuole ritirare la propria firma può farlo anche ora: Cusumano; Pisicchio; Oricchio; Iannuccilli; Potenza; Luigi Pepe; Mongiello; Borriello; Ostillio; Buemi; Ceremigna; Grotto; Di Gioia; Albertini; Mancini; Bottino; Ruggieri; Gerardo Bianco; Filippo Mancuso; De Franciscis; Molinari; Pappaterra; Martinelli; Montecuollo; Villari; Canelli; Santino Adamo Loddo; Carbonella; Duilio; Burtone; Banti; Emerenzio Barbieri; Stagno d'Alcontres; Capuano; De Laurentiis.
Tra i firmatari sono assenti l'onorevole Santulli e l'onorevole Damiani. Vi è un numero sufficiente di firmatari per la proposta: pertanto, il voto su questi emendamenti sarà a scrutinio segreto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.468, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 586
Votanti 585
Astenuti 1
Maggioranza 293
Voti favorevoli 187
Voti contrari 398).
Prendo atto che l'onorevole Villetti non è riuscito a votare.
Ricordo che anche la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indico la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.620 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 592
Maggioranza 297
Voti favorevoli 140
Voti contrari 452).
(Proteste ed applausi polemici dei deputati dei gruppi di opposizione, che gridano
ritmicamente «Vergogna!»; alcuni di essi espongono cartelli recanti le scritte «Ventesima legge vergogna» e «Perderete comunque» e gridano: «Bravi!»).
Onorevoli colleghi, vi invito alla calma! Onorevoli colleghi!
Passiamo alla votazione dell'emendamento Buontempo 1.447. Chiedo all'onorevole Buontempo se acceda all'invito al ritiro (I deputati Olivieri, Zanotti e Grillini espongono cartelli recanti la scritta: «Perderete comunque» - Deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo gridano: «Brava Santanchè!»).
Prego, onorevole Buontempo (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Popolari-UDEUR, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione).
IGNAZIO LA RUSSA. Siete stati voi!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la prego di prendere la parola.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intanto tenga presente che ci sono molti voti di sinistra nella votazione che è stata effettuata. Basta contarli (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)! Basta un minimo di matematica! A meno che non vogliate negare anche il valore della matematica (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani gridano ritmicamente: «Buffoni! Buffoni! Buffoni!»)!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei mi deve dire se accetta l'invito al ritiro del suo emendamento 1.447 (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo). Onorevole Labate, la richiamo all'ordine! Onorevole Duilio (Deputati del gruppo di Alleanza Nazionale espongono cartelli recanti la scritta: «Siete patetici»)! Onorevole Delmastro delle Vedove, la richiamo all'ordine (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
LUIGI OLIVIERI. Buffoni! Buffoni! Buffoni!
PRESIDENTE. Onorevole Olivieri!
Prego, onorevole Buontempo, proceda pure.
TEODORO BUONTEMPO. Se nessuno avesse chiesto il voto segreto, probabilmente tutto questo non sarebbe accaduto (I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani gridano: «Vergogna! Vergogna!»).
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, coraggio! Lei mi deve dire se ritira il suo emendamento 1.447 (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo).
TEODORO BUONTEMPO. No, signor Presidente, non lo ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Mi dispiace che questo mio emendamento venga esaminato in un momento d'aula (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo)...
Presidente, se continua così o sospende la seduta oppure non posso svolgere il mio intervento!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, è per questo che le chiedo di aiutarmi. Parli comunque, per cortesia (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo).
TEODORO BUONTEMPO. Onorevoli colleghi (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Onorevole Cordoni!
KATIA BELLILLO. Si devono vergognare!
PRESIDENTE. Onorevole Bellillo, la richiamo (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo)...
Colleghi, che cosa c'è (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo)...? Ho capito, il voto è stato (Commenti)... Prego, onorevole Buontempo.
TEODORO BUONTEMPO. Mi dispiace che il mio emendamento sia esaminato in un momento d'aula (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la seduta è sospesa per cinque minuti, fino a quando non ci sarà un clima che consenta di riprendere i nostri lavori.
La seduta, sospesa alle 19,25, è ripresa alle 19,35.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, do adesso la parola all'onorevole Buontempo. Mi scuso con l'onorevole Buontempo, il quale mi sembra non avesse intenzione di ritirare l'emendamento 1.447 che sarà posto in votazione a scrutinio segreto.
Prego, onorevole Buontempo.
TEODORO BUONTEMPO. Le chiedo scusa io, perché sono rientrato in aula di corsa.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei è una razza dura, per cui spero che non si abbatta per così poco!
TEODORO BUONTEMPO. Vorrei, in primo luogo, chiarire che l'eventuale approvazione... Presidente, stanno rientrando...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, le posso chiedere una cortesia, così intanto prende fiato?
TEODORO BUONTEMPO. Sì, prego!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, intervenga sul suo emendamento, senza riaprire questioni...
TEODORO BUONTEMPO. Ne può stare certo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo. Il suo emendamento riguarda le preferenze...
TEODORO BUONTEMPO. Si, signor Presidente. La ringrazio per avermi consentito di riequilibrare la respirazione!
L'eventuale approvazione di questo emendamento non creerebbe alcun danno al quadro generale e all'architettura legislativa sulla quale è articolato il provvedimento in esame di riforma elettorale.
Mi sarei aspettato che il presidente della Commissione e la Commissione avessero quanto meno accantonato l'emendamento in esame, proprio perché lo stesso tende a trovare un punto di equilibrio e di sintesi tra coloro che contestano la lista bloccata e coloro che contestano la preferenza. Pertanto, il mio emendamento tendeva a trovare una via di uscita, un equilibrio, anche perché - onorevole Presidente e mi rivolgo a tutti i presidenti dei partiti - il sistema proporzionale non rappresenta meno democrazia, ma più democrazia. Il sistema proporzionale è, infatti, utilizzato in Europa; si tratta, inoltre, di un sistema, quello previsto, molto vicino a quello con il quale si eleggono i sindaci, i consigli comunali e regionali.
Pertanto, il sistema proporzionale è la fotografia del consenso popolare, mettendo in evidenza quanti voti ha ciascuna partito.
Nel passato, vi sono stati, in alcuni momenti, episodi di degenerazione, ma non ci dobbiamo dimenticare che questo sistema ha retto per cinquant'anni la vita del nostro paese ed oggi non lo si può criminalizzare, come è stato fatto nel corso del dibattito.
Sono sempre stato favorevole al sistema proporzionale per note vicende di attaccamento alle mie idee, alla mia storia, al mio passato, ma quando si è passati al sistema maggioritario sono stato eletto per ben tre volte in collegi senza alcun paracadute di sicurezza, con il voto dei cittadini.
Il sistema maggioritario aveva iniziato a funzionare nel rapporto con i cittadini, ma nello stesso tempo non ha funzionato perché i partiti sono aumentati e perché la rissosità dall'esterno si è trasferita all'interno dei partiti.
Presidente, chiedo un po' di silenzio da parte dell'Assemblea...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, certamente. Comunque, le comunico che ha terminato il tempo a sua disposizione.
TEODORO BUONTEMPO. Mi avvio a concludere.
Pur essendo favorevole al sistema proporzionale con la previsione della preferenza da subito, parlando con i colleghi, mi sono reso conto che, per chi è stato eletto con il sistema maggioritario ed è deputato da cinque o dieci anni, passare da un bacino di 115 mila abitanti ad un corpo elettorale a cui chiedere la preferenza (pensate a Roma e provincia, alla Puglia, alla Calabria) costituisce una penalizzazione. Ritengo che quei colleghi debbano essere rispettati!
Per tale motivo, ho presentato questo emendamento, il quale prevede che il sistema della lista bloccata è valido per la prima legislatura dopo l'approvazione di questa legge, mentre per le successive è possibile esprimere la preferenza. Infatti, in caso contrario, questa legge sarebbe contestata dai cittadini, che si vedrebbero sottratto il diritto di scegliere un partito, una coalizione che dà il premio di maggioranza e la persona che li deve rappresentare.
Approvando l'emendamento in esame, che rinvia all'elezione successiva a quella del 2006 il voto di preferenza, si troverebbe il giusto equilibrio per un sistema proporzionale sano, vicino alla gente, che valorizza le identità dei partiti, salvando la coalizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI. Signor Presidente, colleghi, le osservazioni del collega Buontempo sembrano talmente sensate che richiamano alla mente la risposta di Giovanni Sartori alla lettera di Follini al Corriere della sera, in cui chiedeva alla sinistra di discutere il merito di questa
legge, la cui approvazione appare ineluttabile, affinché ciò che si accetta regolarmente e normalmente per le elezioni europee, vale a dire un sistema proporzionale puro con le preferenze, diventi la regola di quello che sarà per l'avvenire - vista anche la volontà di Fausto Bertinotti - il sistema elettorale che garantirà nuovamente democrazia e rappresentanza agli elettori. Dunque, la reintroduzione delle preferenze attribuirà al proporzionale la sua identità e la sua verità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buontempo 1.447, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 557
Maggioranza 279
Voti favorevoli 70
Voti contrari 487).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.401. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, questo emendamento soppressivo cerca di intervenire sul punto in cui il testo si propone di cancellare il secondo periodo dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957.
Nella legislazione attuale esiste la previsione per la quale non è possibile candidarsi in più di tre circoscrizioni. A mio avviso, si tratta di una facoltà già ampia. Togliendo tale facoltà, vi sarebbe la possibilità di candidarsi in ciascuna circoscrizione.
Tale norma, all'interno di una legge che già vanifica del tutto il rapporto tra il candidato parlamentare e il territorio, introduce una facoltà di un'ampiezza smisurata. Abbiamo cercato di comprendere cosa si nasconde dietro tale norma, e vorrei che in merito riflettessero i colleghi di Alleanza Nazionale, della Lega e dell'UDC. Evidentemente, vi è la tentazione, a mio avviso attribuibile all'attuale Presidente del Consiglio, che lo ha già fatto altre volte, di candidarsi in tutte le circoscrizioni per drenare il maggior numero possibile di voti della Casa delle libertà a favore delle liste di Forza Italia.
Credo che tale previsione non solo contravvenga all'idea generale secondo la quale è necessario che l'eletto e il candidato abbiano un rapporto più stretto con il territorio, ma sia chiaramente un'altra norma costruita ad hoc per un'operazione propagandistica ed immediata, studiata per la prossima campagna elettorale in modo da regolare i conti interni alla Casa della libertà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, come ha ricordato l'onorevole Leoni, siamo di fronte ad un ulteriore tentativo di forzare il sistema politico.
Come abbiamo ripetutamente ricordato, il nuovo meccanismo elettorale trasforma il paese in un unico gigantesco collegio uninominale. L'abolizione del divieto di presentarsi in più di tre circoscrizioni comporta una paradossale personalizzazione della politica. Dunque, si avrà la possibilità di avere un candidato premier che si presenta capolista in tutte le circoscrizioni, rendendo quindi assoluto il suo predominio, non solo sulla sua coalizione, ma anche sulla competizione elettorale. Tutto questo è un ulteriore «scasso» di un sistema che fa della trasparenza nel rapporto tra elettore ed eletto una cosa che lascio a voi giudicare.
Pertanto, spero che votiate in senso contrario a tale norma, e quindi a favore dell'emendamento Boato 1.401.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.401, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 554
Votanti 552
Astenuti 2
Maggioranza 277
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 308).
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, stamane le ho posto una questione relativa al termine dei lavori della seduta pomeridiana. Infatti, è prevista - e, stando alle nostre informazioni, così resta - la convocazione al Senato delle Commissioni bilancio dei due rami del Parlamento in merito all'esame della legge finanziaria. Dal momento che sono in corso audizioni, alle quali ovviamente vorremmo partecipare, constato che mancano 20 minuti all'inizio della seduta...
PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, lei ha ragione; tuttavia, il Senato ha comunicato che le audizioni avranno inizio alle 21 di questa sera. Tra parentesi, ritengo che il nostro lavoro avrà termine proprio alle 21. Se, invece, riusciremo a terminare i lavori qualche minuto prima, questo rientra nell'auspicio di tutti, a partire dal Presidente. Comunque, se succederà qualcosa di diverso, sospenderò la seduta.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.500 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, fortunatamente, il Governo si è accorto dall'altra colossale incongruenza presente nella vostra proposta. Infatti, vi sarebbe stata la possibilità di candidarsi, non solo in tutte le circoscrizioni della Camera, ma anche in tutte quelle del Senato. Fortunatamente - credo che il merito sia del ministro Pisanu - è emerso un barlume di razionalità e si impedisce la doppia candidatura tra Camera e Senato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 571
Votanti 334
Astenuti 237
Maggioranza 168
Hanno votato sì 326
Hanno votato no 8).
Prendo atto che l'onorevole Marinello ha espresso erroneamente voto contrario, mentre intendeva esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.96.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Susini. Ne ha facoltà.
MARCO SUSINI. Signor Presidente, con l'emendamento che mi accingo ad illustrare proponiamo di sopprimere i commi 8 e 10, che introducono meccanismi cervellotici: le soglie del 2, 4 e 10 per cento, con l'aggiunta, in extremis, della quota cosiddetta «salva Moroni».
Si tratta di un meccanismo assurdo, tale da creare la seria possibilità di determinare maggioranze diverse tra Camera e Senato, prefigurando quindi una situazione di paralisi del paese. Tale meccanismo è stato costruito per aumentare il
potere di ricatto e di condizionamento di partiti e partitini. È una formula congegnata, consapevolmente o inconsapevolmente, in modo da incentivare il trasformismo, i ribaltoni, l'instabilità del sistema politico.
Vi chiediamo dunque di fermarvi. Vi chiediamo di fermarvi perché la posta in gioco è qualcosa di più alto e di più nobile della sorte di questa o quella parte politica: è in gioco la funzionalità e l'efficienza del sistema politico, è in gioco la stabilità dei Governi, è in gioco la possibilità di aprire, sul serio e finalmente, un circolo virtuoso di riforme e di innovazione, delle quali il paese ha bisogno come il pane e che voi, nonostante abbiate cento deputati in più, non siete stati in grado di garantire.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.96, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 557
Votanti 550
Astenuti 7
Maggioranza 276
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 316).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 568
Votanti 563
Astenuti 5
Maggioranza 282
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 317).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.22, unitamente alla parte non assorbita degli emendamenti Bressa 1.82 e Galante 1.91, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 565
Votanti 559
Astenuti 6
Maggioranza 280
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 317).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 566
Votanti 561
Astenuti 5
Maggioranza 281
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 314).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.601 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, in questo caso abbiamo anche la rappresentazione grafica di quello che sarà il rapporto trasparente tra cittadino ed eletto. Come potete constatare, avremo una bellissima scheda piena di tanti «tondini» che devono avere la dimensione di
30 millimetri, ma non ci sarà mai, in nessun caso, il nome della persona che siamo chiamati a mandare in Parlamento. Ciò è sicuramente utile - lo ripeto - ai fini del rapporto di trasparenza tra l'elettore e colui che viene a Roma a rappresentare un cittadino.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.601 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 558
Votanti 544
Astenuti 14
Maggioranza 273
Hanno votato sì 426
Hanno votato no 118).
Prendo atto che i deputati Nicodemo Nazzareno Oliverio e Zaccaria avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Montecchi 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, nel 2001, il Presidente Berlusconi proibì ai candidati di Forza Italia di far vedere il loro volto. Nessuno di voi ha potuto fare la campagna elettorale, perché doveva farla Berlusconi per tutti.
Questo fu il diktat di Berlusconi nel 2001. Ora, quel diktat che riguardava Forza Italia è stato inserito nella proposta di legge in esame: non esistono più i candidati sulle schede elettorali, i cittadini non sapranno chi diventerà parlamentare. Si voterà soltanto un simbolo, dalle urne uscirà poi la sorpresa di chi è parlamentare. Dunque, ci troveremo di fronte all'impossibilità di un rapporto corretto tra elettorato ed eletto, perché nessun cittadino può sapere, recandosi a votare, quale sarà il soggetto che lo andrà a rappresentare. Si è dunque tradotto in legge quanto nel 2001 Silvio Berlusconi decise per il suo partito.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Montecchi 1.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 561
Votanti 555
Astenuti 6
Maggioranza 278
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 315).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.602 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 566
Votanti 560
Astenuti 6
Maggioranza 281
Hanno votato sì 318
Hanno votato no 242).
Passiamo alla votazione del subemendamento Bressa 0.1.453.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.
ANTONIO SODA. Signor Presidente, ieri ho commesso un errore: ho preteso, stupidamente, di richiamare il Presidente
del Consiglio alla coerenza e al rispetto dei principi delle leggi, rievocando l'etica nicomachea di Aristotele.
Il suo silenzio, la sua euforia, la sua esaltazione per il successo, conseguito nell'ossequiosa osservanza dei suoi ordini, mi hanno ricordato la figura di don Gonzalo, di manzoniana memoria.
Manzoni ripercorre la tragedia della peste nel Seicento: malattia, miseria, fame, abbandono, morte. In Italia, al quinto anno dell'era di Berlusconi, non siamo certamente giunti a queste sventure, per l'intelligenza, la capacità, l'operosità e la creatività del nostro popolo. Ma, tuttavia, nel paese vi è crisi economica, finanziaria, industriale (Commenti).
Non vi è possibilità di comparazione fra i due eventi, ma vi sono profonde analogie nel comportamento dei due governanti, quello dell'epoca e l'attuale. Scrive il Manzoni: don Gonzalo (come Berlusconi) pare avesse una grave smania di acquistarsi un posto nella storia, la quale infatti non poté - dice sempre il Manzoni - non occuparsi di lui, ma per ben altre ragioni di quelle sognate da don Gonzalo.
A chi gli rappresentava il pericolo incombente su Milano, don Gonzalo rispose proprio come Berlusconi risponde di fronte ai problemi del paese: non so cosa farci. Con tutto ciò - dice don Gonzalo -, si cercasse di riparare alla meglio e si sperasse nella provvidenza; quella provvidenza che, illusoriamente, per il desiderio di tornare in quest'aula, pensate possa essere rappresentata dalla controriforma elettorale.
Ma, ancor di più, l'analogia è puntuale se pensiamo alla fine di don Gonzalo - la fuga da Milano - e alla programmata aspirazione di Berlusconi a muovere verso le dolcezze, non solo climatiche, dei paradisi caraibici (Commenti).
La partenza di don Gonzalo - scrive Manzoni - fu trista per lui, perché venne rimosso. Il popolo lo incolpava della fame sofferta sotto il suo Governo. All'uscir, dunque, di carrozza in viaggio da Milano, venne fischiato; e la moltitudine che inseguiva, e precedeva, e circondava la carrozza, gridava: va via la carestia; va via il sangue dei poveri (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
Ecco la fine...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Soda.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, purtroppo non potrò essere «alato» come il collega Soda, ma sarò molto più prosaico e illustrerò il senso del mio subemendamento 0.1.453.1.
Come ricordavo in precedenza, ci troveremo di fronte ad una scheda totalmente priva di nomi. Questa è una netta cesura nel rapporto tra eletto ed elettore.
Probabilmente, qualcuno di voi si è accorto dell'abnormità di questa circostanza e ha pensato di poterla correggere facendo in modo che si possa anche votare non apponendo la croce su un simbolo, ma scrivendo il nome. È un metodo piuttosto discutibile per consentire la rappresentazione della propria volontà elettorale: capite perfettamente che, essendoci numerosi candidati nella lista, a seconda del nome e del modo con cui lo si scrive, il voto potrebbe essere facilmente riconoscibile.
Tutti sappiamo che l'articolo 48, secondo comma, della Costituzione, dice che il voto deve essere segreto. Il vostro emendamento tutto fa meno che lasciare questa segretezza del voto. È un'ulteriore infamia che avete aggiunto ad una pessima legge che vi accingete a votare. Fortunatamente, qualcuno ha pensato bene che il nostro subemendamento possa togliervi qualche problema dal punto di vista della costituzionalità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bressa 0.1.453.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 554
Votanti 550
Astenuti 4
Maggioranza 276
Hanno votato sì 540
Hanno votato no 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.453, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 561
Votanti 552
Astenuti 9
Maggioranza 277
Hanno votato sì 320
Hanno votato no 232).
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.98, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 566
Votanti 565
Astenuti 1
Maggioranza 283
Voti favorevoli 241
Voti contrari 324).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.99, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 563
Votanti 562
Astenuti 1
Maggioranza 282
Voti favorevoli 240
Voti contrari 322).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 564
Votanti 563
Astenuti 1
Maggioranza 282
Voti favorevoli 240
Voti contrari 323).
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 568
Votanti 562
Astenuti 6
Maggioranza 282
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 319).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.475, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 571
Votanti 564
Astenuti 7
Maggioranza 283
Hanno votato sì 322
Hanno votato no 242).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caldarola.
GIUSEPPE CALDAROLA. Signor Presidente, colleghi del centrodestra, Presidente del Consiglio dei ministri, avete avuto due giorni di onnipotenza, e voi sapete che l'onnipotenza è una cosa delicata se si fa riferimento al piano personale, poiché conduce a problemi spesso irrisolvibili. Sul piano politico, può capitare anche di peggio, che poi è quello che è capitato a voi questa sera. Infatti, votando come un solo uomo sulla questione dei generi, vi siete - come dire - cappottati in parcheggio.
Durante i pochi minuti che ho a disposizione voglio fare alcune considerazioni. In primo luogo, lo storico del futuro che si dovrà occupare del passaggio tra prima e seconda Repubblica troverà in una emeroteca - un posto dove vi sono i giornali - quantità incredibili di articoli, volumi e testimonianze. Lo storico del futuro che si occuperà del cambiamento del sistema politico, attuato attraverso questo provvedimento, troverà un resoconto di due giorni di dibattito: si è mutato tutto in due giorni. Vi pare questo un esempio abbastanza povero per chi intende candidarsi nuovamente a guidare il paese?
Io, al contrario di alcuni miei colleghi, non dirò che noi abbiamo già vinto, e non perché non abbia la medesima convinzione, ma perché non voglio togliermi lo sfizio di una campagna elettorale giocata interamente dall'opposizione. Si tratta di una campagna elettorale che sarà giocata su un tema democratico - mi riferisco al cambiamento di un sistema politico che non troverà posto nel resoconto degli storici -, oltre che sui grandi temi che riguardano il nostro paese.
Essendomi occupato di giornalismo, io i giornali li leggo e deduco che tutto ciò avviene anche perché si racconta che vi è uno scambio riguardante una certa postazione per il Presidente del Consiglio dei ministri attuale e per il Presidente della Camera dei deputati. Non vi è una postazione per l'onorevole Fini, perché quando si comincia da figlio di un Dio minore si rischia di restarci. Ebbene, tutto ciò è una motivazione ben povera per proporre agli italiani una modifica così radicale del sistema politico (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 566
Maggioranza 284
Voti favorevoli 234
Voti contrari 332).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.30, unitamente alle parti non assorbite degli emendamenti Zaccaria 1.84 e Leoni 1.93, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 566
Maggioranza 284
Voti favorevoli 236
Voti contrari 330).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.301, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 568
Maggioranza 285
Voti favorevoli 237
Voti contrari 331).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 1.291.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, il comma 10 è quello che introduce la serie di soglie che consentono alle liste che partecipano alla competizione elettorale di vedersi assegnati i seggi.
Come abbiamo ripetuto in più occasioni, ci troviamo di fronte ad un meccanismo del tutto particolare: c'è un premio di maggioranza senza che vi sia un elemento istituzionale che garantisca che la limitazione dell'eguaglianza del voto, della parità del voto, vada al fine di garantire una maggiore governabilità.
Ci troviamo, cioè, di fronte ad un possibile vizio costituzionale, perché si eliminano quelle che sono le garanzie fondamentali dell'eguaglianza del voto, dell'espressione sovrana del popolo, «attaccandole» ad una semplice promessa, ad una promessa politica, e non ad un dato istituzionale.
Ancora una volta, vi siete trovati a fare un po' di confusione tra quello che è il progetto di riforma della Costituzione (che non è stato ancora approvato), quelli che sono i vostri desideri e quelle che sono ...
PRESIDENTE. Onorevole Bressa...
GIANCLAUDIO BRESSA. ...le difficoltà della vostra maggioranza, ed avete prodotto, ancora una volta, una norma sballata!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippeschi, al quale ricordo che dispone di due minuti di tempo.
Ha facoltà di parlare, onorevole Filippeschi.
MARCO FILIPPESCHI. Signor Presidente, con la nostra battaglia parlamentare, con questi emendamenti che abbiamo presentato, vogliamo difendere il bipolarismo, una conquista per tutti, una delle poche degli ultimi anni che premono davvero ai cittadini, dovuta ad un pronunciamento larghissimo nei referendum.
La destra, incurante della Costituzione, sta azzerando una legge che, nonostante i suoi difetti, ha funzionato, garantendo responsabilità di scelta degli elettori, stabilità, alternanza, e che ha persino retto al fallimento catastrofico, economico-sociale e civile, della prova di governo di Berlusconi, garantendo per quattro anni e mezzo quella maggioranza tanto ampia quanto sprecata che oggi viene usata per impedire di governare a chi vincerà le prossime elezioni.
Colpendo il bipolarismo, la destra sta scavando un baratro tra società e politica proprio quando l'Italia avrebbe bisogno di stabilità e di efficienza del Governo per risalire la china e costruire il futuro.
Colleghi della destra, voi cercate di imporre, imponete, avete imposto - alla Lega, mi pare - di tornare ai sistemi della prima Repubblica (Commenti del deputato Rizzi), che ressero fino a quando vi furono grandi partiti legittimati, mentre oggi il sistema politico è ancora in mezzo al
guado e la frammentazione è già patologica. Non vi curate di fare del male al paese, date prova di essere un ceto politico che pensa per sé, che pensa agli interessi di pochi, che cerca di limitare gli effetti di una sconfitta annunciata sconvolgendo in extremis le regole elettorali.
Per tutto questo, io credo, dovrete pagare un prezzo molto alto in termini di consenso. Credo che anche l'occasione delle primarie dell'Unione di domenica prossima, di una consultazione...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Filippeschi.
Passiamo ai voti.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.291, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Onorevole Elio Vito, prenda posto, per cortesia! Aspetto che prenda posto l'onorevole Vito, che è un ragazzo atletico...!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 560
Maggioranza 281
Voti favorevoli 236
Voti contrari 324).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Montecchi 1.276, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 567
Maggioranza 284
Voti favorevoli 242
Voti contrari 325).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galante 1.292, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 569
Maggioranza 285
Voti favorevoli 239
Voti contrari 330).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.277, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 570
Votanti 569
Astenuti 1
Maggioranza 285
Voti favorevoli 243
Voti contrari 326).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.278.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.
LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, mi perdonerà se non interverrò precisamente sull'emendamento in esame, ma penso sia corretto che i colleghi sappiano, e che rimanga agli atti (anche se le nostre votazioni sono già di per sé agli atti), il dettaglio della votazione segreta n. 49 sull'emendamento 1.620 della Commissione: i presenti e votanti sono stati 592, i voti contrari 452, i voti favorevoli 140.
Cosa significa? Che circa 190 o, forse, 200 colleghi del centrodestra hanno votato contro quell'emendamento, che pure era stato sostenuto in modo molto forte, molto
caloroso (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) da parte di tutti i leader del centrodestra (ricordo per tutti l'onorevole Bondi, che era intervenuto definendo, invece, i nostri emendamenti una trappola).
D'altronde, voi che avete espresso un voto contrario, bocciando una vostra proposta - che, invece, formalmente, avreste dovuto sostenere in modo eclatante, al fine di introdurre un minimo di tutela, secondo voi, per quanto riguarda l'altro genere -, l'avete fatto, forse, perché vi siete resi conto che quello proposto era un «emendamento farsa», una presa in giro, e che forse sarebbe stato opportuno non introdurlo nell'ordinamento giuridico, qualora il Senato avesse approvato questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, mi atterrò al contenuto dell'emendamento in esame, che propone di sopprimere il comma 6, laddove avete individuato, nell'ambito di ciascuna coalizione, la soglia di sbarramento del 2 per cento dei voti conseguiti a livello nazionale. È uno strumento che ha una sua intrinseca ragionevolezza, non condivisibile nell'impianto che avete costruito, ma si capisce perché l'avete introdotto.
Diventa, allora, del tutto straordinario l'emendamento che esamineremo tra breve, quando stabilite che la soglia del 2 per cento è una finta soglia, perché anche il miglior quoziente, al di sotto del 2 per cento, potrà essere ammesso alla ripartizione dei seggi. Ci troviamo di fronte ad una possibilità di un «fai da te» elettorale, per cui ciascuno si costruisce la possibilità di fare qualche seggio a proprio uso e consumo.
Mi chiedo sempre quale sia la razionalità che vi sostiene nel fare queste cose e la risposta è semplicissima: la paura di perdere!
PRESIDENTE. Onorevole Bressa...
GIANCLAUDIO BRESSA. Cercate di raschiare il fondo del barile, anche con proposte emendative che fanno sorridere, se non impallidire, voi stessi!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prendete posto, perché abbiamo diverse votazioni da fare, una dietro l'altra.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.278, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 570
Votanti 564
Astenuti 6
Maggioranza 283
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 320).
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 575
Maggioranza 288
Voti favorevoli 248
Voti contrari 327).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.269.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame proponiamo di
sopprimere i numeri 1) e 3). In quest'ultimo, si disciplinano le famose soglie di sbarramento.
Già altri colleghi hanno evidenziato come l'Italia conquisti il primato per numero di soglie di sbarramento tra Camera e Senato: si stabilisce (per la Camera) il 10 per cento per la coalizione, il 4 per cento per i partiti che non si coalizzano, il 2 per cento per i partiti che sono all'interno della coalizione. Ma, come ha ricordato poco fa il collega Bressa, questo 2 per cento, in realtà, è agevolmente sforato al ribasso. Vedremo, infatti, che c'è una previsione che consente, tra le forze politiche che non raggiungono il 2 per cento, a quella che ci si avvicina di più di accedere agli stessi benefici.
Allora, oltre alla assurdità ed alla finalizzazione quasi personale di una norma del genere, come potete dire ancora che passate dal sistema maggioritario a quello proporzionale per superare la frammentazione? A parte il fatto che non si è mai vista una combinazione premio di maggioranza-soglie di sbarramento, qui siamo di fronte ad un incentivo enorme all'ulteriore frammentazione in partiti e partitini, alla quale, per varie ragioni, non ha risposto la legge elettorale attuale (almeno non del tutto), ma che, con questa proposta di legge elettorale e con le norme che introducete, può addirittura dilagare!
Ne parleremo quando arriveremo ad uno specifico emendamento in proposito, che è stato uno degli ultimi regali fatti ad hoc, trattati dentro e fuori le aule parlamentari, che produrrà esattamente il risultato da me evidenziato. Una moltiplicazione delle soglie di sbarramento, ma soprattutto un incentivo alla moltiplicazione...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.269, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 572
Maggioranza 287
Voti favorevoli 243
Voti contrari 329).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 1.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 567
Maggioranza 284
Voti favorevoli 237
Voti contrari 330).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.271, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 572
Maggioranza 287
Voti favorevoli 247
Voti contrari 325).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galante 1.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 569
Maggioranza 285
Voti favorevoli 244
Voti contrari 325).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.273.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche questo emendamento tende a sopprimere il comma 3 che, come ha brillantemente e lungamente ricordato poc'anzi il collega Leoni, introduce il record mondiale di soglie per una legge elettorale.
Tuttavia, vorrei tornare sull'argomento introdotto in precedenza: voi riuscite a «sfondare» questo record mondiale prevedendo anche la possibilità che la soglia del 2 per cento sia una soglia virtuale. Ora, la musa ispiratrice di questo emendamento, per cui è possibile aggiudicarsi i seggi anche se non si raggiunge il 2 per cento, ieri teorizzava la seguente motivazione: primum vivere, deinde philosophari.
Credo che, se un partito decide di ricorrere a questi meschini strumenti di ortopedia elettorale per essere rappresentato in Parlamento, ha poca vita politica davanti a sé. Molto meglio sarebbe che ciascuno, in questa sede, si assumesse la responsabilità della rappresentanza di un'idea politica, della rappresentanza di una forza politica, di un progetto politico, affidando agli elettori la decisione se meriti o meno di essere rappresentato in Parlamento. Immaginare di utilizzare queste stampelle è assolutamente improprio, inutile ed anche umiliante per chi vi fa ricorso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.273, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 569
Maggioranza 285
Voti favorevoli 243
Voti contrari 326).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 569
Votanti 568
Astenuti 1
Maggioranza 285
Voti favorevoli 244
Voti contrari 324).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.402, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 573
Maggioranza 287
Voti favorevoli 245
Voti contrari 328).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rotondi 1.480, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 574
Votanti 573
Astenuti 1
Maggioranza 287
Voti favorevoli 73
Voti contrari 500).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisicchio 1.470.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei intervenire anche sull'emendamento 1.471.
Si tratta di due emendamenti, il secondo dei quali interverrebbe soltanto nell'ipotesi...
PRESIDENTE. Onorevole Pisicchio, unifichi...!
PINO PISICCHIO. ...che io ritengo non remota, nella quale il primo non venisse approvato, che mirano a risolvere la condizione ossimorica nella quale si trova questa proposta di legge: da un lato, essa realizza una spinta verso le coalizioni, dall'altro prevede che comunque, anche stando nella coalizione, si debba tenere conto di una soglia di sbarramento. Questa soglia di sbarramento è francamente incomprensibile: è stato respinto un emendamento volto ad eliminare la soglia di sbarramento. Noi proponiamo che la stessa sia all'1 per cento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisicchio 1.470, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 575
Votanti 574
Astenuti 1
Maggioranza 288
Voti favorevoli 98
Voti contrari 476).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ciro Alfano 1.469 e Pisicchio 1.471, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 574
Maggioranza 288
Voti favorevoli 72
Voti contrari 502).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palma 1.473.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.
KARL ZELLER. Signor Presidente, la soluzione proposta dal presente emendamento della maggioranza recepisce in parte la nostra proposta emendativa 1.454 a mia prima firma, dianzi ritirata; accoglie, in questo modo, la nostra richiesta principale di introdurre una deroga per le minoranze linguistiche, che non potrebbero in alcun modo superare le soglie rispettivamente del 2 e del 4 per cento.
Tale meccanismo rende possibile, anche in futuro, la rappresentanza parlamentare delle minoranze linguistiche presenti sul territorio della provincia autonoma di Bolzano; è evidente che si presuppone un voto compatto delle minoranze per garantire una certa rappresentatività.
Tale soluzione è conforme alla Costituzione ed ai principi indicati dalla sentenza
della Corte costituzionale n. 483 del 1993. La formulazione proposta, a nostro parere è accettabile, anche se perfettibile; avremmo, infatti, preferito un sistema che consentisse l'espressione di preferenze per i singoli candidati al fine di dare più spazio alla volontà dei cittadini.
Annuncio, quindi, il nostro voto favorevole su questo emendamento della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, mi scuso per la voce alquanto raffreddata.
Sin dall'inizio, vale a dire da quando, il 13 settembre, sono stati presentati gli emendamenti Palma 1.500 e 2.500 che cambiavano totalmente la legge elettorale vigente, tutte le forze politiche dell'Unione hanno fatto rilevare che, oltre all'inaccettabilità di carattere generale di un tale stravolgimento unilaterale della legge elettorale, sussistevano anche una serie di evidenti profili di incostituzionalità: dal contrasto con l'articolo 57, primo comma, della Carta costituzionale, in relazione al Senato; alla questione del due distinti premi di maggioranza per Camera e Senato, alla precostituzione del primo ministro, in conflitto con l'articolo 92 della Costituzione, e via dicendo.
Tra le varie questioni indicate, vi era la seguente; mentre con il sistema elettorale attualmente in vigore - che noi auguriamo resti vigente, auspicando che l'iter di questa proposta di legge non si compia con l'approvazione -, ebbene, mentre, appunto, con il sistema attuale vi è la possibilità di una rappresentanza in Parlamento, attraverso il sistema uninominale maggioritario, anche per le forze politiche che siano espressione, in parte, di gruppi linguistici minoritari, con l'impostazione seguita dagli emendamenti allora presentati in Commissione ciò non sarebbe stato più possibile. Ciò era in palese contrasto con la tutela delle minoranze linguistiche garantita dall'articolo 6 della Costituzione e affermata anche per quanto riguarda la materia elettorale dalla giurisprudenza costituzionale.
CESARE RIZZI. Tempo!
MARCO BOATO. Da tale punto di vista, è evidente, signor Presidente, che, dopo aver discusso, ridiscusso, contestato e riaffermato tali punti - anche a livello locale si è avuto un vastissimo dibattito al riguardo -, l'emendamento Palma 1.473 rappresenta comunque un passo avanti rispetto alle gravi obiezioni di incostituzionalità sollevate da tutti i gruppi dell'Unione.
Esistono però problemi che restano aperti; intanto, il fatto che questo emendamento si colloca nel contesto della logica che informa questa proposta di legge elettorale...
PRESIDENTE. Onorevole Boato...
MARCO BOATO. Termino subito, Presidente. Una logica che per noi è nel suo insieme totalmente inaccettabile.
Poi, aggiungo che, siccome questo emendamento è finalizzato a dare la giusta rappresentanza anche alle minoranze linguistiche presenti nelle regioni a statuto speciale in cui vi è una particolare tutela, l'aver inserito in questo emendamento una soglia del 20 per cento significa aver apprestato...
PRESIDENTE. Onorevole...
MARCO BOATO. Ancora un secondo, Presidente; non sono intervenuto nel corso di tutto il pomeriggio.
Ebbene, ciò significa aver predisposto una «norma fotografia» ritagliata solo su una di queste forze politiche - la Südtiroler Volkspartei -, che ha pieno diritto di essere rappresentata in Parlamento. Ma da questa soglia rimangono completamente esclusi i ladini, gli sloveni del Friuli-Venezia Giulia, nonché altre minoranze linguistiche che hanno pari dignità, anche se consistenza rappresentativa minore.
Questo è il motivo per il quale esprimo - ma credo che la mia posizione sia
condivisa anche dagli altri colleghi dell'Unione - una posizione di astensione dal voto sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.
Onorevole Olivieri, le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, nel proseguire il ragionamento testè formulato dal collega Boato, va forse ricordato che la proposta di legge di riforma elettorale in esame non contemplava - o meglio, spazzava via in modo compiuto - le minoranze linguistiche nel nostro paese. Dopo un dibattito svolto in Commissione, abbiamo potuto constatare come, attraverso l'approvazione di una proposta emendativa in quella sede, una parte di tale ragionamento in ordine all'incostituzionalità delle norme in oggetto, come testè evidenziato dal collega Boato, fosse stata accolta; l'emendamento al nostro esame, inoltre, prevede un'ulteriore modifica in tal senso.
Vorrei ricordare, infatti, come vi fossero due scelte non condivisibili: da un lato, la soglia del 20 per cento nella circoscrizione elettorale per i partiti rappresentanti le minoranze linguistiche e, dall'altro, l'obbligo di quei partiti di non apparentarsi con nessuna delle coalizioni nazionali. Si trattava, come abbiamo denunciato anche in sede di Assemblea, di un vero e proprio ricatto. Adesso, queste disposizioni vengono soppresse grazie all'emendamento Palma 1.473 al nostro esame, ma permangono comunque alcuni limiti.
PRESIDENTE. Onorevole Olivieri, si avvii a concludere!
LUIGI OLIVIERI. In primo luogo - e concludo, signor Presidente -, non interessa le altre minoranze linguistiche esistenti nel nostro paese; in secondo luogo, l'emendamento in esame introduce un sistema proporzionale, confliggendo con la nostra preferenza per il collegio uninominale del sistema maggioritario. È per queste ragioni, pertanto, che preannuncio la nostra astensione dal voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Onorevole Bressa, le ricordo che anche lei ha due minuti di tempo a disposizione.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, come è stato già ricordato dai colleghi precedentemente intervenuti, l'emendamento in esame sana un vizio di costituzionalità gravissimo: quello di non prevedere una rappresentanza delle minoranze linguistiche, che deve essere garantita ai sensi dell'articolo 6 della Costituzione. Questa poteva essere l'occasione anche per rimediare ad alcune carenze delle leggi vigenti rispetto alle minoranze linguistiche slovena e ladina; ci sarà comunque un'occasione futura per poter provvedere anche a questa parte importante della storia delle minoranze linguistiche italiane.
È chiaro che la nostra mancata accettazione, sotto il punto di vista politico, di questa nuova legge elettorale non ci può consentire di votare a favore; pertanto, preannunzio che esprimeremo un voto di astensione sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.473, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 567
Votanti 339
Astenuti 228
Maggioranza 170
Voti favorevoli 320
Voti contrari 19).
Sono così preclusi gli emendamenti Leoni 1.403 e Mascia 1.405.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 570
Votanti 569
Astenuti 1
Maggioranza 285
Voti favorevoli 238
Voti contrari 331).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.481, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 568
Votanti 567
Astenuti 1
Maggioranza 284
Voti favorevoli 343
Voti contrari 224).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.404, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 571
Maggioranza 286
Voti favorevoli 239
Voti contrari 332).
Avverto che nell'emendamento 1.603 della Commissione, che sarà posto adesso in votazione, alla prima colonna, quinta riga, deve leggersi «quelle che non hanno» e non «quelle che hanno», come compare per un mero errore tipografico.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento 1.603 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Onorevole Bressa, le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, si vede che perfino il programma di scrittura del computer non voleva accettare una simile bestialità! Siamo giunti all'esame dell'emendamento che ho più volte (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
ANTONIO LEONE. Come sei garbato...!
PRESIDENTE. Onorevole Antonio Leone, è impazzito?
GIANCLAUDIO BRESSA. Penso che (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. Onorevole Elio Vito, per cortesia! Via, onorevoli colleghi, che stiamo lavorando bene! Prosegua, onorevole Bressa!
GIANCLAUDIO BRESSA. Penso che questa sia (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. Onorevole Bressa, guardi me e continui il suo intervento!
GIANCLAUDIO BRESSA. Grazie, signor Presidente. Penso che questa sia una scelta che difficilmente anche voi, nel vostro più intimo convincimento, possiate accettare! Pertanto, siccome vi ritengo persone perbene, considero l'emendamento in esame un'autentica bestialità!
Allora, dicevo che questo emendamento - che è stato soprannominato Ikea, perché uno va, si sceglie i «pezzi» di voti e si
costruisce il proprio seggio elettorale - è veramente incomprensibile, politicamente, tecnicamente e normativamente. Avete stabilito una serie di soglie e prestabilito che all'interno di una coalizione, per poter essere ammessi alla ripartizione dei seggi si deve ottenere il 2 per cento. Avete ripetuto, non quest'aula - perché in quest'aula vi rifiutate di parlare -, ma nelle dichiarazioni che rilasciate alle agenzie ed alla stampa, che questa legge rende più semplice e migliora il sistema della governabilità e rende più forte anche il sistema politico. Ebbene, ciò è tutto vero al punto tale che siete costretti, per «raccattare» qualche voto, nel tentativo disperato di una vittoria che non vi sorriderà comunque, a sfondare immediatamente una soglia che avete appena fissato. Se questa è coerenza, se questa è razionalità legislativa, lo lascio giudicare a voi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, fino ad un certo punto posso capire che i colleghi della maggioranza decidono di trasformare la loro attività in una semplice attività di votazione e che non sentono l'esigenza di chiarire, a se stessi, a noi che lo chiediamo ed agli ascoltatori di qualche radio che stanno seguendo i nostri lavori, la logica di alcune proposte che vengono avanzate. Noi abbiamo già avuto occasione di criticare - lo ha appena fatto il collega Bressa - la circostanza che si introduca una norma che stabilisce una soglia così bassa, quale quella del 2 per cento, ma evidentemente tale soglia non accontenta qualcuno all'interno della vostra coalizione. Ed allora, una soglia già così bassa - non so come si possa parlare di «sbarramento» - può essere ulteriormente abbassata e così possono accedere anche coloro che non raggiungono il 2 per cento, ma vi si avvicinano maggiormente.
Ed allora, per favore, dopo aver parlato di semplificazione del sistema politico, di sistema maggioritario che ha prodotto un'eccessiva frammentazione da correggere, qualcuno di voi ha il coraggio, gli argomenti e la forza per alzarsi e spiegare a noi ed a chi segue i lavori parlamentari per quale ragione non bastava nemmeno una soglia così bassa, quale quella del 2 per cento, e perché andare sotto tale soglia semplificherebbe la rappresentanza politica? È del tutto evidente che tale previsione è, invece, un incoraggiamento ad un'ulteriore frammentazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, noi siamo in totale disaccordo con quello che abbiamo chiamato uno stravolgimento del sistema elettorale. Quando si cambia, infatti, il sistema elettorale, ritengo che bisognerebbe almeno seguire una logica. La logica avrebbe potuto essere, ad esempio, quella della soglia per la singola lista e quella della soglia di coalizione. Il collega Pisicchio ha giustamente ricordato che avrebbe potuto non esservi, all'interno della coalizione, una soglia di sbarramento o avrebbe potuto, con un emendamento, essere, ad esempio, portata all'1 per cento.
Ma ciò che è del tutto irrazionale ed incoerente è che si affermi il 10 per cento, che si affermi il 2 per cento, che si affermi il 4 per cento (al Senato il 20, l'8 ed il 3) e, successivamente, si dica che vi è anche la «quasi soglia», del «quasi 2 per cento». Ciò fa semplicemente ridere! Fa pena!
È una legge elettorale pensata in questo modo, puramente e semplicemente con una logica di scambio politico interno all'attuale maggioranza. Non è così che si possono stabilire le regole fondamentali per la espressione della sovranità popolare!
Per tali motivi, voteremo contro l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
1.603 della Commissione, nel testo corretto, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Voti favorevoli 317
Voti contrari 248).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.406, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Voti favorevoli 235
Voti contrari 330).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.482, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 565
Votanti 564
Astenuti 1
Maggioranza 283
Voti favorevoli 331
Voti contrari 233).
Onorevoli colleghi, l'approvazione di questo emendamento preclude gli emendamenti Boato 1.407, Sgobio 1.286, Montecchi 1.34 ed Amici 1.35. Tale approvazione preclude, altresì, parzialmente, con riferimento ai commi 4 e 5, gli emendamenti Mascia 1.298, Boato 1.287 e Galante 1.288.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.484, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Voti favorevoli 330
Voti contrari 235).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.485, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 565
Votanti 563
Astenuti 2
Maggioranza 282
Voti favorevoli 326
Voti contrari 237).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 1.408, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 568
Votanti 566
Astenuti 2
Maggioranza 284
Voti favorevoli 223
Voti contrari 343).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.486, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 567
Votanti 566
Astenuti 1
Maggioranza 284
Voti favorevoli 334
Voti contrari 232).
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio palese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.36, unitamente alla parte non preclusa degli emendamenti Sgobio 2.98, Leoni 2.87 e Cabras 2.88, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 566
Votanti 561
Astenuti 5
Maggioranza 281
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 324).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.409, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 566
Votanti 561
Astenuti 5
Maggioranza 281
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 322).
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.41, unitamente alla parte non assorbita degli emendamenti Amici 1.79 e Leoni 1.94 non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 567
Votanti 566
Astenuti 1
Maggioranza 284
Voti favorevoli 241
Voti contrari 325).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Amici 0.1.474.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Voti favorevoli 237
Voti contrari 328).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Boato 0.1.474.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Voti favorevoli 236
Voti contrari 329).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Cabras 0.1.474.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 566
Maggioranza 284
Voti favorevoli 242
Voti contrari 324).
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leoni 0.1.474.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 565
Votanti 562
Astenuti 3
Maggioranza 282
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 323).
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.474, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 568
Votanti 565
Astenuti 3
Maggioranza 283
Voti favorevoli 335
Voti contrari 230).
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 566
Votanti 562
Astenuti 4
Maggioranza 282
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 326).
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Collè 0.1.604.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 569
Votanti 345
Astenuti 224
Maggioranza 173
Voti favorevoli 27
Voti contrari 318).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.604 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 568
Votanti 566
Astenuti 2
Maggioranza 284
Voti favorevoli 341
Voti contrari 225).
Prendo atto che l'onorevole Riccio accede all'invito al ritiro del suo emendamento 1.441 formulato dal relatore.
IVO COLLÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IVO COLLÈ. Signor Presidente, vorrei farle presente che il parere della Commissione e del Governo sul mio subemendamento 0.1.604.1 è favorevole. È una questione tecnica.
PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Collè, ho sbagliato. Vi devo dire la verità: questo è stato un mio errore, e me ne scuso. Dispongo l'annullamento delle votazioni relative al subemendamento Collè 0.1.604.1 ed all'emendamento 1.604 della Commissione, perché non posso portare completamente fuori strada l'Assemblea, dando un'informazione sbagliata.
Passiamo ai voti.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco nuovamente la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Collè 0.1.604.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 570
Votanti 351
Astenuti 219
Maggioranza 176
Voti favorevoli 333
Voti contrari 18).
Indìco nuovamente la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.604 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 575
Votanti 574
Astenuti 1
Maggioranza 288
Voti favorevoli 340
Voti contrari 234).
Vi ringrazio, perché questa sarebbe stata una grossa gaffe...
Prima di votare l'articolo 1, chiedo al relatore se possiamo riprendere l'esame del subemendamento 0.1.452.600 della Commissione, precedentemente accantonato.
DONATO BRUNO, Relatore. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Devo ora dare alcune comunicazioni relative alla programmazione dei lavori della seduta di domani. Domani la seduta inizierà alle 9,30, con votazioni fino alle 13,30 e, nel pomeriggio, dalle 15,30 alle 21.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
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