Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 675 del 21/9/2005
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TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LORENZO RIA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 6055

LORENZO RIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la recente sentenza della Corte costituzionale n. 285 del 19 luglio 2005, accogliendo in parte le impugnazioni da parte delle regioni Toscana ed Emilia Romagna, ha di fatto demolito la normativa di riferimento in materia di attività cinematografiche costringendo il Governo, con il decreto-legge che oggi stiamo discutendo, ad intervenire d'urgenza per evitare il caos in un settore già fortemente in crisi come quello del cinema italiano, ed in particolare su due punti sensibilissimi del sistema stesso, come il sostegno alla produzione cinematografica e l'apertura di nuove sale di proiezione.
Non è la prima volta che il Governo viene messo in difficoltà da sentenze della Corte costituzionale sul terreno dei rapporti tra Stato e regioni. A questo proposito, ciò che appare più grave e singolare è che questo avviene per una materia - come quella dell'attività cinematografica e dello spettacolo - per la quale l'avocazione da parte dello Stato di una competenza legislativa esclusiva appare palesemente infondata sia sul piano formale che su quello sostanziale.
D'altronde, la sentenza della Corte costituzionale, nel confermare che la materia dello spettacolo è oggetto di legislazione concorrente tra Stato e regioni, impone inevitabilmente un ripensamento dei rapporti tra le competenti articolazioni centrali e periferiche anche in relazione alla disciplina dello spettacolo dal vivo che, lungi da tentazioni centralistiche, assicuri il doveroso coinvolgimento delle realtà locali nella gestione dei relativi interventi, in ottemperanza al fondamentale principio della leale collaborazione tra enti istituzionali diversi.
A questo proposito, la mancata previsione di strumenti di coordinamento, collaborazione e coinvolgimento delle regioni - e più in generale del sistema delle autonomie locali - non tiene conto del processo di localizzazione delle politiche di sostegno per il cinema e l'audiovisivo che sta investendo il nostro paese, sulla base di modelli già consolidati a livello europeo ed internazionale.
L'entità delle risorse finanziare che regioni, province e comuni orientano verso il cinema e l'audiovisivo, nella produzione, come nella distribuzione, nella promozione e nella internazionalizzazione hanno raggiunto ormai livelli significativi e gli strumenti che essi si sono dati adeguandosi ai modelli europei, come le Film commissions e i Film found, appaiono spesso più efficaci delle politiche di sostegno governative.
Non è soltanto un problema di risorse. Sempre più spesso, infatti, film di successo si basano su storie che raccontano le realtà locali, i territori, le tradizioni, i valori e le identità. In assenza di una vera e propria industria nazionale del cinema, l'alternativa al cinema americano è rappresentata nel cinema dei territori, delle identità, delle culture locali. Non esistono infatti più le capitali del cinema.


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In tutta Europa il cinema è pensato, scritto, prodotto e finanziato a livello locale.
La già citata recente sentenza della Corte costituzionale sancisce, dal punto di vista giuridico, una verità che è intrinsecamente politica: il successo del cinema italiano non può prescindere da una collaborazione tra il livello centrale e i governi locali. Questo vale per il sistema degli incentivi alla produzione, alla distribuzione, all'esercizio, alla promozione, all'innovazione, nonché per la composizione delle commissioni e delle sottocommissioni, per la programmazione ed anche per l'apertura di nuove sale.
La Corte costituzionale, peraltro, ha già avuto modo in altre occasioni (per esempio nella sentenza n. 255 del 2004) di pronunciarsi con chiarezza sul fatto che «le attività di sostegno degli spettacoli» - tra i quali rientrano, evidentemente le attività cinematografiche - nella materia della promozione ed organizzazione di attività culturali, è affidata alla legislazione concorrente di Stato e regioni.
Il decreto-legge 17 agosto 2005 n. 164, e dunque la sua conversione, può risolvere nell'immediato una situazione di caos normativo che rischia di mettere in ginocchio un settore già gravemente compromesso. Ci auguriamo, quindi, che si pervenga alla rapida approvazione del testo, considerando in particolar modo le previsioni recate dall'articolo 1, che intendono garantire la tempestiva applicabilità dei decreti attuativi della riforma di sostegno pubblico al settore cinematografico, da operare di concerto con la Conferenza Stato-regioni.
Tuttavia, sono fortemente convinto che il superamento della fase di debolezza strutturale del mercato del cinema nazionale necessiti seriamente dell'attuazione di congrue politiche di promozione e di indirizzo che valorizzino tale settore strategico della cultura italiana, tracciando percorsi virtuosi che promuovano la competitività artistica a livello internazionale.
A questo proposito, ribadisco come sia assolutamente prioritaria la necessità di un ripensamento profondo dei processi allocativi delle risorse destinate al settore della cultura e, in particolare, a quello cinematografico.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei sottolineare un dato emblematico da cui traspare chiaramente la debolezza dell'industria cinematografica italiana: i primi cinque titoli di film prodotti ogni anno nel paese assorbono il 64 per cento della spesa del pubblico e i primi 25 la quasi totalità della spesa globale. Da ciò è agevole intuire come i tre quarti dei film nazionali soffrano della carenza di pubblico, ed in termini economici di clienti.
Occorre inoltre sottolineare che nel paese vi è scarsissima attenzione alle opere prime, conseguenza da un lato della assoluta inadeguatezza della normativa vigente e dall'altro dell'assenza di spazi di creatività di nuovi talenti e di professionalità emergenti. Anche e soprattutto per questo, il cinema italiano è attraversato da una crisi pesante di tipo prevalentemente strutturale, soprattutto perché non produce sufficienti risorse in grado di autoalimentarsi.
Riteniamo fondamentale, quindi, ai fini del rilancio del settore, l'introduzione di agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti che assicurino la ripresa della vitalità dell'industria cinematografica nazionale. È inoltre indispensabile l'ampliamento del numero delle sale, sostenendo contestualmente quelle che programmano prevalentemente prodotto italiano ed europeo di qualità, e che operano nei centri storici.
Il cinema, l'audiovisivo e, più in generale, l'industria culturale italiana non hanno bisogno di provvedimenti «tampone». Occorrono leggi organiche e di sistema adeguate alle sfide che la sempre più agguerrita concorrenza internazionale lancia.
Il cinema, l'audiovisivo è uno tra i settori più esposti al processo di globalizzazione dei mercati che investe nel suo complesso anche l'industria culturale. Una volta il confronto era tra Europa e America. Oggi il pericolo di omologazione si esprime per ideogrammi.


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La partita che siamo chiamati a giocare non riguarda soltanto la supremazia economica, riguarda soprattutto la difesa delle diversità culturali. In tutta Europa, in questa battaglia sono arruolati gli Stati e i governi locali.
È urgente che il Governo italiano, su questo delicatissimo terreno, recuperi con le regioni un rapporto di proficua collaborazione.
Anche e soprattutto di questo si nutre un federalismo maturo e non soltanto strillato.

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