Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 675 del 21/9/2005
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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 17 agosto 2005, n. 162, recante ulteriori misure per contrastare i fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive (A.C. 6053) (ore 21,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 17 agosto 2005, n. 162, recante ulteriori misure per contrastare i fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 6053)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare dei Democratici di sinistra-L'Ulivo ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Colleghi, il relatore non è ancora presente in aula, ma mi dicono che sta arrivando...
Il relatore, onorevole Paniz, che nel frattempo è sopraggiunto in aula, ha facoltà di svolgere la relazione.

MAURIZIO PANIZ, Relatore. Signor Presidente, il decreto-legge che andrò ad illustrare fa seguito ai provvedimenti approvati da questa Camera, e successivamente dal Senato, nel 2001 e nel 2003. Si tratta di un provvedimento che interviene in materia di repressione dei fenomeni di violenza nel corso delle manifestazioni sportive.
Già i provvedimenti approvati nel 2001 e nel 2003 hanno dato risultati significativi; quindi, il presente decreto completa il quadro normativo necessario per conseguire effetti positivi. Esso interviene attraverso una serie di norme che prevedono l'inasprimento di sanzioni nei confronti di coloro che si rendono responsabili di atti di violenza nel corso delle manifestazioni sportive, ma sopratutto contiene un pacchetto di nuove norme che intervengono su aspetti precedentemente non regolamentati.
Del resto, i risultati di queste prime giornate di campionato, con il decreto in vigore, hanno confermato la validità dell'impianto, perché si è assistito ad un sostanziale crollo dei fenomeni di violenza sportiva. Il quadro normativo, in particolare, si inquadra nel tentativo dell'Italia di ottenere l'assegnazione dei campionati europei del 2012, per la quale è necessaria una legislazione particolarmente vigile ed attenta, che eviti il consolidamento dei fenomeni di violenza nelle manifestazioni sportive, in particolar modo negli incontri di calcio.
Non vi è solo, quindi, la prospettiva dell'assegnazione dei campionati europei del 2012, ma anche - e soprattutto - quella di poter creare, attraverso un quadro sanzionatorio adeguato, una visione sostanzialmente precisa di tutto ciò che avviene sui campi di gioco, per arrivare all'eliminazione delle barriere, già da tempo auspicata come misura rispettosa di quei tifosi che dimostrano massima maturità e collaborazione in occasione delle manifestazioni sportive.
Il quadro normativo, per il quale rinvio integralmente alla relazione da me svolta


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in Commissione giustizia e che considero in questa sede integralmente letta, prevede in particolare due novità. Anzitutto, si introduce la figura dello stewart, ovvero di colui che può coadiuvare le società sportive nella gestione degli incontri di calcio. Si tratta di una figura che, come tale, ha diritto ad avere protezione ed attenzione sul piano normativo, tanto che i comportamenti posti in essere a suo danno devono contemplare autonome ipotesi di reato, da introdurre nel quadro normativo di cui stiamo discutendo.
D'altro canto, un nuovo intervento normativo è previsto per la repressione dei fenomeni di bagarinaggio, fino a questo momento purtroppo piuttosto eclatanti, sopratutto in certe piazze, che in questo modo possono essere stroncati sul nascere, da un lato con l'introduzione del biglietto nominativo, che consente l'esatta individuazione degli spettatori negli stadi e negli impianti di grande capienza, e dall'altro evitando che accedano all'impianto persone senza che le stesse siano correttamente individuate. Tra l'altro, l'individuazione dei soggetti presenti in un determinato posto consente di conoscere esattamente gli autori di lanci di materiali indebiti per lo svolgimento della manifestazione sportiva, che anche attraverso interventi siffatti deve ricevere un'adeguata protezione.
Da ultimo, il quadro normativo prevede l'istituzione di un Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, che avrà una serie di compiti: monitoraggio dei fenomeni di violenza; valutazione delle problematiche connesse alle manifestazioni sportive; approvazione di linee guida per rendere migliori le condizioni di lavoro di tutti coloro che operano per migliorare le svolgimento dei fenomeni sportivi. Inoltre, sono previste una serie di iniziative nelle scuole per prevenire la violenza nelle manifestazioni sportive tramite la crescita educativa dei nostri ragazzi.
Rinvio, per il resto, alla relazione svolta presso la Commissione giustizia.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
È iscritto a parlare l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.

VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, diamo atto al relatore del provvedimento in esame, e di quelli che lo hanno preceduto, di una notevole volontà di approfondimento dei temi posti dai fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive, ma di avere anche avvertito - credo di non forzare assolutamente i sentimenti e le ragioni dell'onorevole Paniz - al pari del nostro gruppo e di chi vi parla (abbiamo presentato, nella legislatura in corso e in quelle precedenti, progetti organici ed ampi per il contrasto ai fenomeni di violenza sportiva) il carattere parziale, estremamente ridotto ed estremamente marginale delle misure adottate dal Governo. Si tratta di misure varate, per la terza volta, su un impianto certamente importante e rilevante, che riguarda questioni in materia di ordine pubblico, ma che rifiuta, ancora una volta, di approfondire le radici di tali fenomeni e di verificare la possibilità di istituire criteri di prevenzione validi.
Si è discusso ripetutamente di tali questioni, nella Commissione giustizia ed anche nella Commissione cultura, nella scorsa legislatura, allorché le due Commissioni vennero investite della prima proposta organica ed ampia, da noi presentata. Si prevedeva, fin da allora, l'istituzione di figure nuove di notevole rilievo, come quella - cui si fa cenno nel provvedimento in esame, in modo tuttavia assolutamente marginale e ridotto - dell'istituzione dell'Osservatorio sulla violenza sportiva.
Il provvedimento - che, ripeto, è certamente rilevante in materia di ordine pubblico - si concentra sul piano della repressione, con l'introduzione di alcune novità: l'estensione all'estero della validità del divieto di accesso a specifiche manifestazioni; l'obbligo di comparizione presso un posto di polizia nella giornata delle gare vietate; la punizione della violenza


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e della minaccia nei confronti delle nuove figure costituite dagli addetti all'accesso. Su tale questione, l'onorevole Paniz ha recepito ampiamente una proposta emendativa da me presentata, sottoscritta da tutti i gruppi dell'Unione, che poneva il problema di una maggiore precisazione di tali nuove figure, che assumono certamente rilevanza pubblicistica, pur essendo soggetti contrattualmente legati alle società.
Quanto alla repressione del bagarinaggio, continueremo a lavorare nel prosieguo del dibattito.
Ci pare infatti di dover suggerire in questa materia, come nelle altre materie di cui si occupa il decreto, una maggiore precisazione della punibilità di queste contravvenzioni. Ne abbiamo già parlato in Commissione; da parte del sottosegretario Mantovano sono state riconosciute giuste le nostre ragioni, egli tuttavia ha affermato che si sarebbero gravate le Forze di polizia, in particolare le autorità amministrative, di compiti eccessivi per l'identificazione di persone che svolgono il commercio abusivo anche di legittimi titoli di accesso alle manifestazioni.
Ecco perché sosteniamo che un provvedimento del genere, che si inserisce in una situazione che di qui a poco vorrei rappresentare dal punto di vista statistico, boccia ancora una volta le attese del mondo non soltanto degli addetti ai lavori, ma anche delle tifoserie corrette, che vengono sempre travolte in un'unica forma di sconfessione, di penalizzazione. Infatti, non si riesce a distinguere, neanche tra le tifoserie più avanzate, quale sia il criterio distintivo operato nei confronti di chi, invece, della tifoseria fa soltanto uno strumento per praticare azioni di violenza, se non di odio razziale, che traggono a pretesto lo sport.
Nei mesi scorsi abbiamo discusso a lungo del tentativo intrapreso per demotivare e privare del suo grande valore la cosiddetta legge Mancino in materia di istigazione all'odio razziale. Tale odio ha spesso una radice di violenza organizzata, di violenza sistematica che non ha nulla a che vedere con la tifoseria, anche più esasperata.
Cito alcuni dati che, in questo ambito, rilevano in relazione ai tre provvedimenti fondamentali, varati dal 2002 ad oggi in questo settore dal Governo, pretermettendo le varie sollecitazioni, in verità pretermesse anche dalla Commissione giustizia, presso la quale giacciono, ancora una volta senza considerazione particolare, alcune proposte di carattere globale, sistematico, che vanno oltre il momento repressivo che riguarda l'ordine pubblico.
Ebbene, i dati sono positivi per quanto attiene alla riduzione del numero dei feriti tra le Forze di polizia; il che certamente rappresenta un risultato ragguardevole. Infatti, nel campionato 2002-2003 le unità coinvolte sono state 1005, 907 nel campionato 2003-2004 e 760 in quello 2004-2005. Tuttavia, il rapporto tra gli ultimi due campionati ha evidenziato un aumento nel numero dei tifosi feriti; il che sta a significare la necessità di una contrapposizione violenta che però non risolve il fenomeno. Il tifoso ferito, in realtà, non per questo stesso fatto è da ritenersi un soggetto nei confronti del quale si siano attivate particolari iniziative di carattere legale, in particolare di carattere penale.
Difatti, mentre nel campionato 2003-2004 l'indice numerico di tali episodi è rappresentato da 296 tifosi feriti, nel campionato 2004-2005 si sale a 326 soggetti. Invece, analizzando i dati degli incontri con uso di lacrimogeni (53 nel campionato 2003-2004, 59 in quello 2004-2005) e degli incontri con feriti (generalmente intesi), si ha un quadro di contrasto, di violenza piuttosto indiscriminata con aggravio enorme di lavoro, soprattutto per le Forze dell'ordine.
È qui che sorge la nostra preoccupazione e la nostra volontà emendativa. Il relatore, l'onorevole Paniz, darà atto del lavoro che si è tentato di svolgere in Commissione per cercare di fare entrare nelle maglie di norme di carattere soltanto repressivo degli elementi di maggiore razionalità, che diano a questo provvedimento un valore non soltanto di carattere


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simbolico e, in certi casi, anche di carattere meramente propagandistico derivante dalla esorcizzazione di un fenomeno di violenza in occasione di manifestazioni sportive che si intende risolvere soltanto sul piano della criminalizzazione o su quello dell'intervento repressivo.
Gli emendamenti in questione vengono riproposti. Noi ci auguriamo che su questi aspetti venga svolta una riflessione anche da parte del Governo; mi riferisco, in particolare, alla parte del Governo, oggi rappresentata dal sottosegretario Pescante, che ovviamente confluisce ed «entra» in questo provvedimento, che sa benissimo che il fenomeno in questione è non soltanto di ordine pubblico ma riguarda anche la necessità di scoprire e di definire le ragioni sociali, le ragioni di devianza, quelle ragioni che si collegano qualche volta ad un disordine che si alimenta anche, diciamocelo francamente, per la non chiara gestione dei campionati, o, a volte, anche per l'esasperazione di tifoserie che si sentono mortificate in occasione dell'adozione di alcuni provvedimenti.
Io ripeto sempre che un giorno bisognerà ripensare al concetto dell'autonomia dell'ordinamento sportivo come una sorta di sancta santorum nel quale è possibile pervenire a delle forme di illegalità macroscopica, pretendendo poi una disciplina silenziosa da parte di tifosi che spesso vengono spinti... Ecco perché noi diciamo, e questo lo sa benissimo l'onorevole relatore, che un provvedimento del genere serve soltanto per finalità propagandistiche, di facciata. Noi probabilmente collaboreremo in questi giorni al miglioramento anche di questi aspetti fin dove riterremo di farlo, perché è chiaro che siamo tutti allineati sulla necessità di proteggere le Forze dell'ordine, i cui addetti sono spesso i maggiori destinatari di questa violenza, ma non possiamo ficcare la testa sotto la sabbia ed ignorare quale collegamento esista, dal punto di vista dell'esempio e dell'indicazione generale, tra quello che succede, per fare un esempio, nel mondo del calcio, ma non soltanto in esso, e quello di cui siamo stati tutti testimoni. Qualcuno in quest'aula, con grande impegno e passione, forse porta ancora qualche piccola ferita nel suo animo e soprattutto nella sua sensibilità di giurista. Questo è il punto. Si potrebbe dire che il Governo ha fatto un passo avanti perché si è occupato finalmente dell'Osservatorio sulla violenza sportiva. Ma come se n'è occupato? Questo è un aspetto al quale io e il mio gruppo teniamo in modo particolare perché abbiamo lavorato moltissimo nella scorsa legislatura su di esso, e peraltro, nel corso dell'attuale legislatura, ormai alla fine, abbiamo presentato una proposta di legge che non è stata mai ritenuta degna di inserimento nel calendario dei lavori della Commissione giustizia.
Qual è la nostra proposta? L'osservatorio è istituito presso il Ministero dell'interno, e va bene. Ma esso deve avere una funzione di rincalzo soltanto nei confronti del fenomeno repressivo ovvero deve occuparsi anche delle regole riguardanti l'assetto delle stesse società sportive, delle regole della cosiddetta autonomia dell'ordinamento sportivo?
In nome dell'autonomia - lo ripeto - vengono date, spesso, indicazioni che inevitabilmente vengono recepite come una sorta di provocazione: non dalle tifoserie partigiane ma, ad esempio, da coloro i quali, nelle aule dove si mettono in pratica proprio le regole dell'autonomia sportiva, assistono a fenomeni, francamente poco confortanti, di vera e propria illegalità, di vero e proprio disprezzo per una dialettica che dovrebbe essere alla base anche delle procedure dinanzi agli organi di giustizia sportiva. Sotto questo profilo, è difficile che l'introduzione di principi di automatismo non rappresenti, poi, nell'interpretazione delle masse di tifosi (anche di quelle meno violente), una vera e propria forma di aizzamento.
Analogamente, bisognerà tentare di entrare anche all'interno della costruzione di certi rapporti simbolici: il momento della competizione sportiva, il suo modo di essere, può tradursi, al di là dell'esistenza o dell'inesistenza dell'illecito sportivo, in una vera e propria forma di istigazione o di aizzamento (è avvenuto soprattutto con


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riferimento al razzismo, ma non soltanto in tale ambito). Vi sono spesso, da questo punto di vista, rapporti di causa ed effetto.
Se non si fa un lavoro paziente e globale, che noi abbiamo tradotto, con specifico riguardo all'istituzione dell'Osservatorio nazionale, in una serie di proposte emendative, abbiamo la sensazione che il pur necessario lavoro di aggiornamento delle pene, dei poteri dei prefetti e dei questori, della tipizzazione di determinati illeciti - quali il bagarinaggio e la violenza o minaccia nei confronti degli addetti ai controlli dei luoghi ove si svolgono le manifestazioni sportive - rischia di tradursi in un'opera inutile, che servirà soltanto a creare forme di repressione che non obbediscono ad alcuna particolare finalità.
Merita la nostra attenzione un ultimo punto che, francamente, desta in noi forte preoccupazione. Nello scorso mese di giugno, sono state introdotte misure che hanno riguardato interventi strutturali sugli impianti, nuove modalità per l'emissione, la distribuzione e la vendita dei biglietti nominativi e numerati delle partite di calcio e l'installazione di sistemi di videosorveglianza.
Con riferimento ad aspetti che pongono questioni grosse dal punto di vista del nostro sistema normativo generale (che in questa sede non possiamo trattare), sono state fornite utili indicazioni. Ebbene, nel decreto-legge in esame tali questioni non debbono essere pretermesse. In particolare, esse non debbono affiorare mediante la mera istituzione di un osservatorio che, dovendo essere a costo zero, dovrebbe trovare le proprie risorse all'interno dello stesso Ministero dell'interno.
Francamente, in tale situazione, noi pensiamo che l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive sia l'esatto contrario di quello che tutti volevamo quando abbiamo chiesto un disegno organico. Ecco perché insisteremo moltissimo sulla necessità dell'Osservatorio.
A tale proposito, non abbiamo condiviso le ragioni che hanno indotto a rifiutare l'introduzione di un articolo 2-bis che prevedeva l'istituzione del fondo di solidarietà sportiva. Davvero l'istituzione dell'Osservatorio vuole essere un primo passo, pur timido, verso l'adesione a questa rappresentazione della necessità di reprimere la violenza in occasione di manifestazioni sportive, coinvolgendo le società ed il fondo di solidarietà sportiva con prelievi che non ricadano solo sul Governo, ma anche su chi partecipa? Che dire, per richiamare un esempio, di alcune associazioni di tifosi che ricevono finanziamenti dalle società? Si individuano i responsabili di determinate violenze e il famoso principio di responsabilità obiettiva, che tanti guasti provoca nella cosiddetta autonomia dell'ordinamento calcistico, non vige nei confronti delle società che pur continuano, per finalità loro, a foraggiare i gruppi di estremisti che si sono resi colpevoli di manifestazioni di violenza...!
Vogliamo non soltanto l'istituzione del fondo di solidarietà sportiva, ma anche che le risorse dello stesso, annualmente disponibili, contribuiscano ad alimentare i fondi di assistenza e previdenza per il personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, del Corpo della Guardia di finanza e dei Corpi di polizia municipale, in proporzione alle unità rispettivamente impiegate nell'anno precedente, per la sicurezza delle manifestazioni sportive.
Vogliamo che questi costi entrino in un circuito diverso dalla semplice rappresentazione di due mondi separati: da una parte, il mondo dell'ordine pubblico, il mondo dello schieramento delle Forze dell'ordine; dall'altra, un mondo che si arrocca all'interno della sua autonomia, ossia quello dello sport e dello sfruttamento dello sport, che non è mai chiamato a dar conto della istituzione di finanziamenti che, oltre le avventure che pur si producono in questo campo, tengano conto della necessità di portare avanti la rappresentazione delle esigenze preventive nei confronti di questi odiosi fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive.
Noi lavoreremo in questa direzione attraverso le nostre proposte emendative.


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Esprimiamo per ora una grande perplessità rispetto alla possibilità di approvare questo testo così com'è stato presentato. Speriamo che il lavoro emendativo in quest'aula possa produrre risultati nel senso di un miglioramento dello stesso.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, il provvedimento in esame, recante misure per contrastare i fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive, merita, a mio parere, una particolare attenzione per il ruolo che il fenomeno dello sport, in particolare del calcio professionistico, riveste nel nostro paese. Anticipo che il mio gruppo concorda pienamente con l'analisi che ha svolto poco fa l'onorevole Siniscalchi rispetto ad un provvedimento probabilmente utile, ma sicuramente limitato.
Per questo motivo, sottolineo con gravità il fatto che la VII Commissione non ha espresso un parere su questo provvedimento. Forse che non era molto importante - il sottosegretario Pescante lo sa bene - che tale Commissione, che ha lavorato per tanti mesi sui mali del calcio professionistico, non avesse idee e proposte in merito?
In particolare, con il provvedimento in esame, il Governo ha inteso rispondere all'esigenza di introdurre, in vista dell'avvio della stagione calcistica 2005-2006, alcune misure urgenti volte ad assicurare un maggior livello di sicurezza in occasione delle competizioni sportive. L'adozione di tali misure deriva, oltre che dall'esigenza di assolvere obblighi sanciti a livello comunitario, anche dalla necessità di un coordinamento della normativa con la disciplina introdotta dai tre decreti emanati dal Ministero dell'interno il 6 giugno scorso, nonché con le direttive impartite dalle federazioni internazionali sulla sospensione, interruzione e cancellazione delle gare.
Il provvedimento si compone di quattro articoli. L'articolo 1 interviene sulla legge 13 dicembre 1989, n. 401, contenente la disciplina quadro in materia di violenza nelle manifestazioni sportive.
L'articolo 2 aggiunge tre nuovi articoli al decreto-legge n. 28 del 24 febbraio 2003, convertito dalla legge n. 88 del 24 aprile 2003, che mirano alla modulazione di misure preventivo-repressive volte ad allontanare dagli stadi e dalle zone limitrofe quei soggetti e quei comportamenti che possono creare problemi alla sicurezza e all'ordine pubblico.
L'articolo 3 prevede un programma di iniziative nelle scuole per diffondere tra i giovani il tema della prevenzione della violenza in occasione delle manifestazioni sportive e per valorizzare la cultura della convivenza civile.
Infine, l'articolo 4 è relativo all'entrata in vigore del provvedimento.
Va sottolineato, inoltre, come il 17 marzo 2003 il Consiglio affari generali dell'Unione europea abbia adottato una risoluzione che invita gli Stati membri ad assumere misure per interdire l'accesso agli impianti ove si svolgono partite di calcio di rilevanza internazionale ai soggetti già resisi responsabili di fatti di violenza in occasione di incontri calcistici.
La risoluzione in questione richiama espressamente la decisione n. 348 del Consiglio del 25 aprile 2002, concernente la sicurezza delle partite di calcio internazionali. Con tale decisione, si stabilisce la creazione in tutti gli Stati membri di punti nazionali di informazione sul calcio, aventi carattere di polizia per lo scambio di informazioni sulla violenza calcistica.
In particolare, mi sembra opportuno sottolineare come il decreto-legge preveda il differimento o divieto di manifestazioni sportive da parte del prefetto per urgenti e gravi necessità pubbliche connesse allo svolgimento di manifestazioni sportive, l'introduzione di precise disposizioni in ordine all'organizzazione delle gare e ai requisiti dell'impianto sportivo, nonché all'emissione di biglietti in numero congruo alla capienza dell'impianto.
La conseguenza di ciò sarà la numerazione dei biglietti di ingresso agli impianti sportivi con capienza superiore a diecimila unità, l'ingresso agli impianti


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mediante varchi dotati di metal detector per la rilevazione di strumenti di offesa, nonché di apposite apparecchiature per la verifica elettronica della regolarità del titolo di accesso, la presenza negli impianti di strumenti di video sorveglianza delle aree riservate al pubblico all'interno degli impianti e nelle sue immediate vicinanze, l'installazione nell'impianto di mezzi di separazione che impediscano che i sostenitori delle due squadre vengano in contatto tra loro o possano invadere il campo.
Mentre l'obbligo di rilevazioni televisive era previsto a decorrere dal 1o agosto 2004, le disposizioni relative alla numerazione dei biglietti, ai metal detector e alla separazione delle tifoserie si sarebbero dovute applicare decorsi due anni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, e cioè a partire dal 25 febbraio 2005. Dobbiamo, purtroppo, sottolineare il ritardo nei termini, non rispettati, così come previsti.
Vorrei, inoltre, evidenziare come il provvedimento preveda di inasprire le sanzioni per i reati di lanci di materiale pericoloso, scavalcamento e invasione di campo in occasione di manifestazioni sportive. Va altresì sottolineato come l'articolo 3 del decreto-legge preveda un programma di iniziative nelle scuole per diffondere tra i giovani il tema della prevenzione della violenza in occasione delle manifestazioni sportive e per valorizzare la cultura della convivenza civile.
È questo senza dubbio un passaggio estremamente delicato, poiché la priorità educativa ci impone sin da piccoli di formare una cultura dello sportivo, che viene prima della cultura del tifoso.
Se l'obiettivo di noi legislatori fosse anzitutto quello di formare atleti prima che i tifosi - e al riguardo, basterebbe pensare alla mancanza di insegnanti specialisti in educazione fisica nella scuola primaria ed alle ore di lezione di attività fisica nelle scuole italiane, differenti da quelle europee -, ebbene se l'obiettivo fosse appunto quello di formare atleti prima che i tifosi, di condannare esplicitamente con forza ogni forma di violenza nello sport, di far crescere una cultura dove la sconfitta è una realtà da accettare, senza per forza trovare colpevoli certi dopo infinite e sfinite trasmissioni di moviole e giudizi arbitrali, forse la violenza nel calcio sarebbe un fenomeno più limitato.
Passando ora ad un giudizio più articolato sul provvedimento, rilevo come il decreto-legge in esame accolga, in alcuni punti, sollecitazioni dell'opposizione già contenute in iniziative legislative della passata legislatura. Rivolgo peraltro ai rappresentanti del Governo la richiesta di fornire dati precisi circa l'andamento dei fenomeni criminosi verificatisi in occasione di manifestazioni sportive negli ultimi anni per potere così verificare se le norme di natura preventiva e repressiva approvate dal Parlamento negli ultimi tempi siano state in grado di ridurre tali fenomeni.
Inoltre, ritengo opportuno che la VII Commissione sia informata anche dello stato di attuazione dei decreti ministeriali emanati lo scorso giugno che, come è noto, hanno causato reazioni all'interno del mondo sportivo. A tale proposito vorrei però coinvolgere il Governo sulle affermazioni rilasciate lunedì 19 settembre - nel corso di un convegno (cui ero personalmente presente) svoltosi a Torino - dall'amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo, sulla positività ma anche sulla inapplicabilità di questo provvedimento. Afferma, infatti, il dottor Giraudo: «Il decreto Pisanu sulla sicurezza negli stadi è al limite dell'inapplicabilità perché in Italia si gioca in impianti obsoleti che non permettono di avere ricavi e portano violenze». Aggiunge, inoltre: «Gli stadi italiani sono obsoleti, portano violenze e minori incassi perché non danno alcun servizio, tipo ristorazione o intrattenimento, come invece accade nel resto d'Europa».
Presidente, vorrei chiedere al Governo, al sottosegretario con delega allo sport Pescante come mai, a fronte di tale richiesta, formulata da tutto il mondo del calcio durante i lavori della Commissione parlamentare di indagine sul calcio professionistico, nessuno degli impegni presi


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sia stato rispettato. Gli stadi non solo sono obsoleti ma rimangono di proprietà pubblica. Non appartengono alle società, come avviene, invece, ad esempio, in Inghilterra, dove è possibile realizzare business con ristoranti, negozi e gadget e dove, soprattutto, la società è la prima e principale responsabile dell'ordine pubblico.
Inoltre, rimane aperto il problema delle risorse per il finanziamento e l'adeguamento delle strutture e degli stadi dei centri minori. È chiaro che se il derby di Champions League Inter-Milan dello scorso aprile viene sospeso, ciò rappresenta un'immagine negativa in campo internazionale per tutto il nostro calcio. Ma non possiamo dimenticare la storia di ordinaria follia di domenica scorsa ad Eboli. Tre persone arrestate, 250 identificate e denunciate in stato di libertà e sette carabinieri feriti; è questo il bilancio di un pomeriggio di follia allo stadio Dirceu di Eboli durante l'incontro di calcio Ebolitana-Cosenza valevole per la seconda giornata del campionato nazionale di serie D, girone I. Quella di domenica è stata una delle partite più brevi della storia del calcio; è durata infatti solo 46 secondi prima che il direttore di gara ne decretasse la sospensione: palla al centro, un tifoso entra nel rettangolo di gioco, colpisce con un calcio il portiere avversario e si allontana. L'estremo difensore ebolitano si accascia al suolo mentre l'arbitro decreta la fine del match e inizia il «fuggi fuggi» negli spogliatoi. Sugli spalti intanto comincia una fitta sassaiola tra le opposte fazioni che avrebbero dovuto festeggiare proprio in quell'occasione il gemellaggio. Vi è chi cerca di guadagnare le uscite mentre, fuori dallo stadio, inizia una vera e propria caccia all'uomo. Solo l'intervento dei carabinieri scongiura il peggio; sette militari, alla fine, saranno costretti a fare ricorso alle cure sanitarie.
Ho voluto richiamare questo episodio perché ritengo il problema del finanziamento degli impianti sportivi minori una priorità, anche rispetto al valore del provvedimento in esame.
D'altra parte, il problema delle tifoserie e del rapporto con le società è in questo momento talmente forte da costringere club blasonati, come Lecce e Cagliari, ad assumere decisioni che devono far riflettere in ordine alle prospettive del mondo del calcio professionistico.
Vorrei rilevare che, venerdì 16 settembre, il Corriere della sera ha dedicato un importante articolo alla situazione del tifo in Italia, vale a dire al ruolo di queste tifoserie organizzate, a volte sempre più politicizzate. Si tratta di ultras che, in passato, sono stati anche finanziati dalle società calcistiche e che ora rischiano di diventare un peso. L'articolo del quotidiano citato ricorda anche che, contro questo stato di cose, ad ogni partita vengono schierati migliaia di uomini delle Forze dell'ordine.
Allora, signor Presidente - e concludo -, gli stadi dovrebbero essere soprattutto luogo di divertimento per le famiglie, per i giovani e per i ragazzi, perché questo - e so che io e lei la pensiamo allo stesso modo - è comunque il gioco più bello del mondo, e non possiamo lasciare che si rovini.
Quanto sta accadendo, con la necessità di impiegare così imponenti Forze di polizia, non è normale. Prima, l'onorevole Siniscalchi ha giustamente rivendicato l'autonomia del mondo del calcio: io dico che la normalità è avere anche stadi che non abbiano bisogno di troppe Forze dell'ordine!
Vorrei ricordare che, come opposizione, già in precedenza avevamo richiesto, reclamandola come necessaria, l'adozione di un provvedimento globale ed organico, che tuttora manca. L'indagine conoscitiva sul calcio professionistico svolta dalla VII Commissione, cui ho avuto l'onore di partecipare, aveva gettato buone basi. Vi era, infatti, la disponibilità della Federazione italiana gioco calcio, della Lega calcio e, soprattutto, delle società sportive.
A nostro parere, è mancata un'autorevole risposta del Governo; o meglio, il provvedimento in esame, comunque utile ed auspicabile, risulta pur sempre troppo limitato rispetto al progetto globale che avevamo invocato e che, purtroppo, le notizie di ogni domenica ci dicono rendersi sempre più necessario.


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PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

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