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PRESIDENTE. L'onorevole Maninetti ha facoltà di
LUIGI MANINETTI. Signor Presidente, signor ministro, il problema è noto: l'opportuna
chiusura della scuola islamica di via Quaranta, a Milano, la protesta conseguente, con presidio dello spazio antistante la scuola, da parte di alcuni genitori e la disponibilità dichiarata del provveditore di istituire corsi pomeridiani di arabo e di sostegno per la lingua italiana. Nonostante tutto, ciò non è servito a placare la protesta.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, mi limiterò a dare una risposta sotto il profilo scolastico, poiché il ministro dell'interno è stato già molto chiaro rispetto a quanto l'ordinamento non è disposto a tollerare in ordine alla violazione delle nostre leggi.
PRESIDENTE. L'onorevole Maninetti ha facoltà di
LUIGI MANINETTI. Signor ministro, la ringrazio. Credo che quanto da lei detto rappresenti esattamente la disponibilità e l'attenzione del Governo in materia di istruzione pubblica affinché si consenta il necessario inserimento degli alunni extracomunitari. Debbo peraltro rilevare che in Lombardia sono 6 mila gli alunni provenienti da paesi extracomunitari e che la protesta riguarda un numero molto ristretto di persone. Ciò significa che tali persone sono al di fuori di qualsiasi disponibilità.
Allora, signor ministro, siamo qui per chiederle quali iniziative intenda adottare nei confronti di questi genitori che, non iscrivendo alle scuole elementari i loro figli, disattendono un preciso dovere civico e che, continuando a manifestare, rischiano di esasperare gli animi e di creare tensioni tra tutti i cittadini.
Dal punto di vista dell'obbligo scolastico cui gli allievi stranieri sono tenuti, invece, è noto che essi possono iscriversi in qualsiasi periodo dell'anno nelle scuole italiane, anche se privi di documentazione anagrafica o in possesso di documentazione irregolare. Non vi è, dunque, alcun ostacolo all'inserimento anche dei minori islamici nelle scuole pubbliche, che costituiscono, per la loro piena integrazione, una palestra nella quale ciò può avvenire.
In tal modo, infatti, essi hanno l'opportunità di socializzare con i loro coetanei italiani e di altri paesi, nel rispetto dell'identità culturale propria e altrui. La scuola pubblica è un luogo di incontro e di dialogo tra le diverse culture non soltanto per i bambini, ma anche per le famiglie. È responsabilità dei genitori o di coloro che, a qualsiasi titolo, ne facciano le veci iscrivere i minori alle istituzioni scolastiche e formative.
Per quanto riguarda il caso specifico, la direzione scolastica per la Lombardia è da tempo impegnata nella ricerca di soluzioni compatibili con il sistema scolastico italiano, che possano favorire tale integrazione. Vorrei ricordare, al riguardo, che sono stati attivati laboratori per l'apprendimento dell'italiano e che sono stati organizzati percorsi didattici di preparazione agli esami finali, nonché percorsi di accompagnamento finalizzati agli esami di idoneità.
Sono state altresì messe in atto strategie per favorire l'accesso dei minori al sistema di istruzione pubblica, mediante un'offerta formativa condivisa dalle famiglie. Sono stati organizzati anche incontri con la prefettura, l'università ed il centro islamico per ricercare una soluzione e far sì che queste famiglie riconsiderino la loro posizione. Vorrei ricordare, infine, che domenica 18 settembre si è svolto un ulteriore incontro, nel tentativo di avviare un dialogo diretto per utenze, informando i genitori dell'attenzione a loro rivolta.
È evidente, tuttavia - ed a questo punto finisce la competenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e si passa, invece, sul piano della tutela e del rispetto delle nostre leggi e dell'ordine pubblico -, che non posso che ribadire quanto ha appena sostenuto il ministro dell'interno: non sarà tollerata l'esistenza di scuole che risultino totalmente o parzialmente in contrasto con gli articoli 33 e 34 della nostra Carta costituzionale e con le leggi che ne garantiscono l'attuazione.
Naturalmente, il Ministero dell'interno ed il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, se da parte di tali genitori non si dovesse consentire l'integrazione dei propri figli nelle scuole pubbliche - o in scuole che abbiano caratteristiche che il nostro ordinamento richiede a tutte le scuole, anche non statali, che operano all'interno del nostro paese -, faranno applicare tutte le opportune disposizioni di legge nei confronti di coloro che si rendono inadempienti rispetto agli obblighi di educazione scolastica dei propri figli.
Ci fa piacere registrare tale ampia disponibilità circa le possibilità di inserimento all'interno del mondo scolastico anche da parte di persone extracomunitarie. La nostra preoccupazione è che la tolleranza non favorisca la disubbidienza civile. Da tale punto di vista, auspichiamo che anche l'intervento previsto dal ministro dell'interno sia efficace rispetto a tale tipo di protesta.