Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 675 del 21/9/2005
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(Esame dell'articolo 1 - A.C. 5864)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5864 sezione 2).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, ci accingiamo ad esaminare il provvedimento sulla semplificazione e il riassetto normativo per l'anno 2005. Il mio gruppo non condivide questo testo e prende atto con disappunto che sia il Governo sia il relatore hanno espresso un parere contrario su tutti gli emendamenti presentati nell'ambito del Comitato dei nove.
Diversi emendamenti presentati dall'opposizione sono strumentali alla battaglia ostruzionistica che stiamo conducendo in quest'aula per evitare che si compia lo scempio di una legge elettorale portata avanti unilateralmente per interesse della maggioranza.
Numerosi altri emendamenti, invece, entrano nel merito e intervengono nel dettaglio del disegno di legge, che è stato trasmesso dal Senato. Mi auguro che, su questi ultimi, sia il relatore sia il Governo non si limitino ad una espressione burocratica e generica di parere contrario ma entrino nel merito e motivino almeno, con beneficio di tutti, per quale ragione non ne accolgono nessuno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 11,37)

CARLO LEONI. Lo dico perché stiamo affrontando un argomento importante, seppure in modo per noi del tutto insufficiente.
Tutti sappiamo che, rispetto agli altri paesi europei, e non solo, l'Italia ha una produzione legislativa sovrabbondante. Quindi, ben venga una vera iniziativa di semplificazione, che sarebbe di beneficio per i singoli cittadini e andrebbe a vantaggio degli operatori economici, i quali si


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trovano spesso a doversi confrontare con un groviglio indistricabile di strumenti normativi, anche della legislazione nazionale.
Questa vostra iniziativa, che noi non condividiamo, poiché constatiamo che non si intende accogliere nessun emendamento, interviene sul passato, peraltro cancellando norme in modo discutibile, mentre sarebbe corretto da parte del relatore e del Governo aprirsi ad una maggiore disponibilità al confronto e al dialogo.
Il problema, tuttavia - come hanno bene evidenziato nella discussione generale di venerdì scorso il collega Marone e il collega Zaccaria -, non è soltanto quello di intervenire con una tagliola, in un modo, peraltro, discutibile - lo ripeto -, sul passato. Il problema principale riguarda il presente e il futuro. Infatti, tutti insieme, Parlamento e Governo - successivamente dirò perché sottolineo il Governo - dovremmo avere un atteggiamento teso a semplificare la legislazione che nel frattempo stiamo producendo. Altrimenti, se non si fa questa operazione, l'intervento con la tagliola sul passato significherebbe prosciugare il mare con un secchiello, perché, nel frattempo, aumenterebbe questa sovrabbondante e confusa produzione legislativa. È esattamente ciò che, invece, non sta avvenendo nel nostro paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 11,40)

CARLO LEONI. Vi è inoltre - questo lo abbiamo denunciato più volte e abbiamo cercato di porvi rimedio anche presentando emendamenti in sede di riforma della Parte II della Costituzione, tesi a porre dei paletti chiari alla iniziativa legislativa del Governo - un ricorso spropositato ai decreti-legge, alle leggi delega e ai conseguenti decreti legislativi, per non parlare - ma ciò meriterebbe un esame più dettagliato - dei veri e propri mostri normativi, che questa Assemblea conosce perché se li ritrova tra i piedi più volte, come i decreti per la proroga di termini o i decreti cosiddetti «omnibus». Si tratta di quei decreti prodotti dal Governo, al cui testo iniziale vengono aggiunti vagoni di articoli di iniziativa parlamentare.
Si tratta di uno sport che viene praticato spesso dai nostri colleghi senatori: ciò fa giungere alla Camera, in particolare alla I Commissione, veri e propri mostri giuridici e normativi. Questa è la produzione legislativa che abbiamo conosciuto in particolare nell'attuale legislatura. Intervenire con leggi tagliola, con leggi di semplificazione sul passato in tale contesto è qualcosa che rasenta l'ipocrisia, come tutti comprendono.
Vi è un altro argomento già affrontato dal colleghi intervenuti... Signor Presidente, mi pare si stia svolgendo un seminario...

PRESIDENTE. Per cortesia, onorevole Vito... Pregherei i colleghi di allontanarsi dai banchi del Governo...

CARLO LEONI. Grazie, signor Presidente.
Inoltre, con la pratica delle leggi delega, e relativi decreti attuativi, i Ministeri si fanno legislatori. Ciò crea non solo una continua espropriazione dei poteri di iniziativa diretta dei parlamentari, ma anche leggi, per come sono scritte, formulate e redatte, sempre più simili a regolamenti, piuttosto che alla dignità di una vera e propria legge, con norme sempre più complesse.
Infine, vi è un altro argomento sul quale vale la pena di riflettere: quello del federalismo. Si tratta del processo iniziato con la riforma del Titolo V: sappiamo che molte lacune andrebbero colmate, ma a tutto pensa la maggioranza tranne che a colmare le vere lacune. Un vero federalismo dovrebbe produrre diversificazione di fonti normative e di prodotti normativi, invece che sovrapposizione e giustapposizione. I consigli regionali dovrebbero trattare argomenti prima di competenza del Parlamento ed il Parlamento non dovrebbe più produrre leggi su moltissime materie, stando al Titolo V.


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Il federalismo dovrebbe produrre semplificazione, ma non è così. Che non sia così lo dimostrano i numerosi contenziosi di fronte alla Corte costituzionale proprio sul Titolo V, molti dei quali mossi dalle regioni nei confronti di leggi del Governo Berlusconi che da una parte decantava la devolution, ma dall'altra, con la produzione legislativa ordinaria, effettuava una ricentralizzazione in capo al Governo ed allo Stato che mai si era conosciuta nell'epoca più recente.
Dunque, andrebbe semplificato l'attuale Titolo V, andrebbe istituito un Senato federale degno di tale nome ed andrebbe immaginato un procedimento legislativo, nel rapporto tra la Camera politica ed il Senato federale, che aiuti anche il processo di semplificazione. Invece, cari colleghi, ci si appresta, qualora dovesse andare in porto il disegno della Casa delle libertà, ad una situazione molto più confusa. Mi riferisco a ciò che contiene la riforma, anzi lo stravolgimento della seconda parte della Costituzione il cui esame doveva proseguire ieri in seconda lettura ed è stato rinviato al mese prossimo. Dico questo perché le modifiche al Titolo V contenute in quel progetto rendono ancora più soggetto ad incertezze ed a contenziosi quel testo stesso.
Basti pensare a come la devolution si inserisce nel sistema di ripartizione per materie disegnato nel Titolo V della Costituzione con la previsione di tre materie - peraltro bizzarre - sulle quali le regioni avrebbero una competenza esclusiva.

MARCO BOATO. Presidente!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, consentite all'onorevole Leoni di svolgere il proprio intervento.

MARCO BOATO. Neanche se ne accorgono!

CARLO LEONI. Dicevo che gli interventi sul Titolo V, contenuti nella proposta di riforma e di stravolgimento della Parte II della Costituzione portata avanti dalla Casa delle libertà, aggraverebbero tale situazione producendo nuovi contenziosi. Basti pensare alla devolution e all'attribuzione di tre bizzarre materie alla competenza esclusiva delle regioni.
Il Senato federale previsto nella suddetta proposta di riforma è federale solo nel nome, non lo è per composizione, non lo è per meccanismo di elezione, non lo è per competenze. La procedura legislativa, che andrebbe semplificata, relativa ai rapporti tra la Camera politica e il Senato federale è invece - come tutti i colleghi sanno, compresi coloro che con spirito militante difendono l'indifendibile, vale a dire quel testo - del tutto incomprensibile e, soprattutto, del tutto illogica. Si tratta di una procedura che non consentirà al Parlamento di funzionare e che costituirà un intralcio al presunto recupero di soggettività politica del Primo ministro e del Governo.
Naturalmente, tutto ciò - questo peggioramento del Titolo V, questo finto Senato federale e questa bizzarra ed illogica procedura legislativa - avverrà a condizione che ci si riesca a districare da norme transitorie che costituiscono una corsa ad ostacoli e, peraltro, una corsa truccata. Più volte il collega Boato ha fatto cenno a cosa contengano norme transitorie che costituiscono poi il cuore di tutta quell'operazione.
Fortunatamente, anche per l'argomento del quale stiamo discutendo, qualora il Parlamento riesca a completare prima delle elezioni questo progetto di riforma costituzionale, interverrà il referendum che cancellerà lo stravolgimento della Costituzione, in modo che si possa tornare a ragionare con più pacatezza. Tuttavia, stando alle intenzioni della maggioranza e del Governo, si preannuncia una ulteriore complicazione piuttosto che una semplificazione della produzione legislativa italiana.
Per tale motivo, ho affermato che in questo contesto il provvedimento in esame, in sé non grave, ha il sapore dell'ipocrisia, in quanto si cerca di intervenire sul passato, mentre nel presente tutto continua come prima e per il futuro si può immaginare solo un aggravamento


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piuttosto che una semplificazione. Tale provvedimento ha il sapore dell'ipocrisia e anche di un certo autismo perché, respingendo gli emendamenti di merito presentati dall'opposizione, la maggioranza e il Governo negano a se stessi non solo il beneficio dell'ascolto, che è un qualcosa che chi fa politica dovrebbe sempre ricercare, ma anche il beneficio dei suggerimenti correttivi che potrebbero aiutare questo testo a superare ostacoli assolutamente prevedibili e negativi. Tuttavia, nel Comitato dei nove si è deciso di non accogliere alcun emendamento.
Mi auguro, qualora ve ne fosse la possibilità, un ripensamento, anche se temo che non sarà così. Dunque, non ci resta che augurarvi buona fortuna (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo dopo le considerazioni dell'onorevole Leoni, da me condivise, per fare alcune riflessioni sul complesso degli emendamenti relativi al disegno di legge di semplificazione per il 2005 che si inserisce in un percorso ormai collaudato e vòlto a ridurre la quantità delle leggi e dei provvedimenti esistenti nel nostro ordinamento. Il mio intervento prenderà le mosse da alcuni considerazioni di carattere generale, a cominciare dalla rilevanza che l'obiettivo della semplificazione ha a livello interno e comunitario, per descrivere le anomalie di questo disegno di legge che non sempre si inserisce nel percorso e nel fine che ho indicato. Alcune argomentazioni sono state già svolte in sede di discussione generale, mentre altre saranno da me aggiunte in questa sede.
Vorrei partire facendo un discorso più generale. L'obiettivo della semplificazione è divenuto una priorità urgente del nostro legislatore nell'ultimo decennio e trae un impulso notevole dalle modificazioni e dalle indicazioni soprattutto provenienti dall'Unione europea. La realizzazione di una buona legislazione, chiara, agevole e fatta di poche norme facilmente comprensibili è parsa un'esigenza ancora più importante nell'ordinamento comunitario, specie se si tiene conto del problema della stratificazione di più fonti di disciplina di una stessa materia. Per queste ragioni il legislatore - comunitario, nazionale e regionale - dovrebbe tentare di limitare l'ambito di intervento della legislazione in senso stretto all'emanazione di regole e princìpi generali e in un secondo passaggio verificare gli effetti di tale attività legislativa, mediante adeguati strumenti di analisi di impatto della regolamentazione.
Il coordinamento tra i vari centri di produzione normativa dovrebbe essere anche garantito dall'utilizzo di procedure uniformi, di standard condivisi, di idonei mezzi di controllo nonché dall'elaborazione di iniziative congiunte, vòlte alla misurazione dei progressi nella semplificazione della legislazione. A ciò si accompagnano adeguate politiche finalizzate alla valutazione dell'impatto della regolamentazione, in relazione al raggiungimento degli obiettivi fissati, dei costi sostenuti e dei mezzi impiegati.
Signor Presidente, è questo che l'Europa ci chiede ed è questo che stiamo tentando di realizzare attraverso lo strumento della legge annuale di semplificazione che, seppure a fasi alterne, è intervenuta per cercare di contenere l'iperlegificazione che si riscontra nel nostro ordinamento.
Oltre allo strumento dell'approvazione diretta ed immediata di norme, il legislatore ha optato inizialmente per l'utilizzo dei regolamenti di delegificazione, ai sensi della legge n. 400 delle 1988. Questi sono stati espressione di una particolare potestà normativa secondaria del Governo, autorizzata ad abrogare norme di rango primario, previa indicazione delle norme generali regolatrici della materia e dell'espressa individuazione delle disposizioni da abrogare. È vero che questa attività ha spostato la competenza in materia normativa sul Governo, talvolta in maniera non proprio rispondente al modello offerto dalla legge n. 400 del 1988. Tuttavia, tale


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potere restava limitato all'individuazione di singoli procedimenti amministrativi.
Le prime tre leggi di semplificazione hanno provveduto, infatti, a semplificare un totale di 106 procedimenti, come informa il rapporto sullo stato della legislazione 2004-2005; inoltre, sono stati emanati 64 regolamenti.
La seconda fase della semplificazione è iniziata con la legge n. 229 del 2003 che ha optato per un riordino normativo, non finalizzato alla riduzione di singoli procedimenti, ma vòlto ad un riassetto per grandi materie o settori omogenei, in conseguenza dell'impossibilità per il Governo di esercitare pienamente la potestà regolamentare, visto quanto dispone l'articolo 117, sesto comma, della Costituzione.
Quindi siamo di fronte a una nuova fase della semplificazione. Il problema si è infatti posto in altri termini, in quanto un riordino e un riassetto complessivo di determinate materie prevede l'esercizio di un potere legislativo con particolari competenze tecniche. Ciò spiega la tendenza recente per cui il legislatore ha preferito utilizzare lo strumento della delega legislativa, mediante la quale poter anche innovare sostanzialmente la disciplina di un determinato settore e raccogliere tale insieme di norme nei cosiddetti codici di settore.
Abbiamo parlato di questo e della necessità di rispettare rigorosamente, in tale schema, l'articolo 76 della Costituzione. La prassi, come ha ricordato poc'anzi il collega Leoni, ha tuttavia dimostrato come in alcuni casi i termini di esercizio di numerose deleghe, finalizzate alla predisposizione dei codici di settore, siano stati prorogati, o peggio, differiti, in quanto il Governo non è riuscito a concludere tale imponente attività. Spesso queste proroghe sono state inserite in quelli che vengono chiamati i «decreti milleproroghe», che sono intervenuti su un coacervo di norme differenti, in spregio alle stesse regole di redazione dei testi normativi.
Tali fenomeni si inseriscono in una prassi contrastante rispetto all'obiettivo di una più adeguata regolamentazione. Infatti, numerosi interventi di reale o ipotetica semplificazione sono stati introdotti in atti diversi dalla legge annuale di semplificazione, quali, appunto, i decreti-legge, che non sono affatto idonei a realizzare la ponderazione necessaria per riforme organiche e ampie, come l'emanazione dei codici, vista la brevità dei termini di conversione e il ristretto tempo dedicato al dibattito parlamentare.
In tali condizioni e con queste premesse, prima di analizzare nel dettaglio la norma più contestata, anche in sede di parere delle Commissioni consultive e del Comitato per la legislazione, vale a dire l'articolo 15, desidero aggiungere alcune considerazioni che legano lo spirito degli emendamenti e riguardano la particolare formulazione di alcuni articoli del disegno di legge in esame.
Osservo preliminarmente, come ha sottolineato il collega Marone nel corso della discussione sulle linee generali, che è singolare che un disegno di legge sulla semplificazione, che dovrebbe essere predisposto in maniera ancora più conforme ai canoni di redazione dei testi normativi, visto l'intento di perseguire il fine della qualità della regolamentazione, non sia corredato dall'analisi di impatto della regolamentazione, la cui disciplina, ai sensi dell'articolo 15, diviene di rango primario. Inoltre, il Comitato per la legislazione ha osservato che all'articolo 1, comma 1, lettera b), ove si affida al Governo il compito di emanare la raccolta organica delle norme regolamentari relative a materie oggetto di codificazione, non è specificata la tipologia del provvedimento mediante cui emanare la suddetta raccolta, e pare che tale scelta sia affidata tacitamente al Governo.
Alle numerose anomalie del disegno di legge in esame, si potrebbe aggiungere che è alquanto insolito che una legge, che ha il fine della semplificazione, contenga anche modifiche a disposizioni entrate in vigore in tempi recentissimi, segno di un continuo rincorrersi di norme che non riescono a produrre appieno i loro effetti.
Tale modalità di produzione legislativa è indice di due problemi, che mi permetto di segnalare. In primo luogo, disposizioni


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eterogenee vengono inserite nell'atto che in quel momento è più vicino all'approvazione (si tratta di una sorta di scommessa sulla rapidità dei lavori parlamentari); in secondo luogo, non si rende possibile una verifica ex post degli effetti delle norme, che invece pare l'obiettivo principale della semplificazione, come dimostra l'inserimento, nell'articolo 15, delle disposizioni sull'analisi di impatto della regolamentazione e sulla verifica di impatto della regolamentazione. Ricordo al riguardo le simpatiche osservazioni svolte dal collega Marone, con riferimento a questa tecnica un pò singolare di utilizzazione delle parole in un testo normativo.
Passo ora all'esame dei problemi, assai gravi, posti dalla norma cosiddetta «taglia leggi».
Su questa trama di considerazioni si inserisce, infatti, tale norma contenuta nell'articolo 15. Questo articolo (che da solo rappresenta esso stesso una legge, come spesso siamo abituati a vedere) configura un meccanismo che desidero evidenziare, anche perché credo che molti dei colleghi, che pure seguono attentamente i lavori, non abbiano colto l'enormità di questo provvedimento. Ebbene, tale meccanismo è volto all'abrogazione di tutte le norme entrate in vigore prima del 1o gennaio 1970, anche se successivamente modificate!
Questo compito, su una enormità di disposizioni di tale portata, è delegato quasi interamente al Governo. Ma qualcuno diceva: più che al Governo, lo deleghiamo all'amministrazione, a qualche direttore generale, che praticamente trasmetterà un elenco di leggi. Ciò è molto pericoloso.
Il Comitato per la legislazione, pur avendo espresso apprezzamento per le materie oggetto di semplificazione, non ha potuto tacere sulla sovrabbondanza di disposizioni contenute nell'articolo 15. La complessa procedura prevista per rendere operativa la cosiddetta «norma ghigliottina» pone dei dubbi, anche questi gravi, sulla compatibilità di tale delega con l'articolo 76 della Costituzione. Il Comitato osserva che l'oggetto della delega appare definito senza indicazione della materia trattata e in relazione al parametro dell'indispensabilità (criterio di assai difficile oggettivazione giuridica).
La norma opera con un eccessivo automatismo e su un arco temporale eccessivamente ampio, con riferimento alle leggi pubblicate anteriormente al 1970. Tale indicazione sembra l'unico oggetto definito alla delega. Ma risulta facilmente aggirabile, visto che possono essere soggette alla «ghigliottina» anche le modifiche legislative successive al 1970. A meno che non ne venga dichiarata l'indispensabile permanenza in vigore.
In secondo luogo, i principi e criteri direttivi sono formulati in maniera alquanto vaga per una delega di tale portata. Citerò soltanto pochi esempi, ma basta scorrere le varie lettere dell'articolo 15 per verificarlo. In particolare, al comma 14, lettera a), si prevede l'esclusione delle disposizioni oggetto di abrogazione tacita o implicita; alla lettera b), si prevede l'esclusione delle disposizioni che abbiano esaurito o siano prive di effettivo contenuto normativo o siano comunque obsolete. Mi domando: può considerarsi questo un principio o un criterio direttivo? In particolare, qual è la valenza giuridica e, soprattutto, l'oggettiva concretezza dell'inciso «comunque obsolete»? Chi deciderà questo parametro? E con quale discrezionalità? Potremmo proseguire citando le lettere d), e), f) e g), che ho in parte richiamato anche nella discussione sulle linee generali.
Nella parte conclusiva del mio intervento tenterò di sottolineare come si esercita la delega, con particolare riferimento alle modalità di questo esercizio. Attenzione, perché nel testo viene previsto un periodo molto maggiore di quello della durata dell'Assemblea costituente. È un periodo enorme, che invade totalmente la prossima legislatura.
Al comma 12 dell'articolo 15 si prevedono ventiquattro mesi per la ricognizione delle disposizioni legislative vigenti. Altri ventiquattro mesi sono previsti per l'individuazione di norme di cui si ritiene indispensabile la permanenza in vigore.


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Tali misure dovranno allo stesso tempo salvare le disposizioni antecedenti al 1970 e semplificare e riassettare ciò che rimane. Il Governo, infine, disporrà di ulteriori ventiquattro mesi per l'emanazione di decreti integrativi o correttivi.
Stiamo pertanto conferendo al Governo - vorrei che ciò fosse chiaro - un potere legislativo di tipo negativo enorme, concentrato ad abrogare norme, ma pur sempre un potere legislativo che copre un periodo di tempo di 72 mesi. Ebbene, anche volendo salvare direttamente in questa legge determinate categorie di norme - mi riferisco alle eccezioni espressamente previste dal comma 17 dell'articolo 15 -, non credo che uno spostamento verso l'esecutivo di un potere di questo genere possa giovare all'ordinamento. Desidero ripeterlo: non mi sembra che una tale ipotesi possa giovare ad una corretta applicazione del principio democratico. Quelle norme sono state votate da Parlamenti eletti direttamente e con il criterio della rappresentanza democratica.
Vi sono una serie di eccezioni che non vengono menzionate. L'estrema indeterminazione della delega di cui all'articolo 15 è stata sottolineata anche da altre Commissioni, in sede consultiva, le quali hanno proposto dei correttivi finalizzati a restringere la portata della delega inserendo nuove eccezioni all'abrogazione. Mi riferisco, ad esempio, alla Commissione affari esteri, che segnala la necessità di indicare espressamente tra le esclusioni dell'abrogazione anche gli obblighi internazionali, e alla Commissione finanze, la quale specifica l'opportunità di chiarire meglio la portata della dizione relativa alle reti di acquisizione del gettito (frase anche questa molto oscura). Allora, perché non restringere ancora di più l'ambito della delega escludendo dall'abrogazione tutte le norme la cui mancanza potrebbe avere effetti lesivi, diretti o indiretti, di una norma costituzionale o della sua attuazione - questo mi parrebbe un criterio di elementare buonsenso -, o quelle che sono rilevanti per il funzionamento della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici essenziali?
Quanto al rapporto tra Governo e Parlamento, in questa nuova versione della semplificazione pare che tale rapporto sia eccessivamente sbilanciato a favore del Governo e della amministrazione. Il meccanismo della delega, che deve essere opportunamente congegnato in un certo modo, potrebbe contribuire a rendere mirato e specializzato l'intervento del Governo, anche per le maggiori competenze tecniche che esso possiede; però, in questo caso, ciò viene totalmente stravolto. Gli eventuali decreti legislativi operano in virtù di una sorta di delega in bianco, con la conseguenza della violazione secca dell'articolo 76 della Costituzione.
Pensiamo al metodo con cui si procede in questo tipo di delega. Si dà, infatti, la possibilità al Governo di agire in due fasi. Nella prima fase, lo si legittima ad individuare esso stesso l'oggetto della delega - e questo non è certamente possibile - determinando le disposizioni statali vigenti. Nella seconda fase, dopo aver disegnato il panorama normativo, è lo stesso Governo che sceglie le norme da salvare. Non contenti di ciò, nel caso in cui fosse eccessivamente complicato realizzare tale imponente opera - colleghi, attenzione, questa è la prima volta in cui viene applicato un istituto di questo genere -, si dispone che, decorso il termine previsto, tutte le disposizioni non salvate si considerano abrogate automaticamente. Si tratta di una sorta di silenzio-assenso applicato al sistema normativo. Ci chiediamo se tale effetto ghigliottina opera indipendentemente dall'azione del Governo per il solo trascorrere del tempo. Resterebbe poi la possibilità di emanare decreti correttivi, ma di questo parleremo più avanti.
In ordine ai poteri del Parlamento, che a volte sono invocati anche a sproposito, l'unico intervento che tale provvedimento prevede per il Parlamento si articola in momenti di tipo consultivo: il Parlamento, quindi, quale organo consultivo del Governo. In particolare, si prevede una relazione del Governo alle Camere, entro il 30 aprile di ogni anno, sull'attività ricognitiva svolta, senza definizione di poteri


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in capo alle Camere. Non si prevede, infatti, un voto e non sono esplicitati provvedimenti emendativi o discussione di atti di indirizzo diretti al Governo.
Il secondo tipo di intervento è esercitato mediante una Commissione bicamerale ad hoc sul modello di quelle esistenti, che opererebbe dalla prossima legislatura con funzioni di verifica periodica dello stato di avanzamento e di parere sullo schema di decreto. Ovviamente, non si attribuisce effetto vincolante a tali pareri, anche se nella prassi sappiamo che essi hanno un certo peso, ben potendo essere superati, in termini formali, se dopo una proroga del termine non vengono definitivamente resi. Questa mortificazione del Parlamento è inaccettabile e dura settantadue mesi.
Così descritto, questo intervento normativo vanifica anche la stessa ratio delle leggi di semplificazione, che rischiano di diventare contenitori vuoti, che racchiudono mere indicazioni prive di ricadute effettive sull'ordinamento.
In conclusione, dichiaro l'intenzione di ritirare la mia firma solo dagli emendamenti presentati all'articolo 15 del provvedimento in esame, per la semplice ragione che desidero intervenire nuovamente, in maniera più specifica, sulle proposte emendative relative a quella parte del testo.
Come qualcuno ha già detto, noi vi daremo una mano; comunque, auguri, perché mi pare stiamo andando in una direzione contraria rispetto agli obiettivi indicati (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'analisi puntuale ed approfondita compiuta dai colleghi Zaccaria e Marone sin dalla discussione sulle linee generali e la replica del sottosegretario Saporito ci consentono di svolgere alcune riflessioni ulteriori.
Il sottosegretario ha dichiarato che la motivazione di moltissime tra le misure previste nel testo in esame consiste in una richiesta pressante degli imprenditori. Egli si è spinto ad affermare che, con l'approvazione del decreto sulla competitività e le modifiche apportate alla legge n. 241 del 1990, che hanno introdotto, a suo dire, un sistema di modernizzazione della pubblica amministrazione, e con il tentativo di operare sulla legge in materia di semplificazione e di riassetto normativo, sono stati costruiti i tre pilastri sulla cui base si può operare una reale modernizzazione dello Stato.
È fin troppo facile ironizzare su queste affermazioni, in special modo, ove si consideri che tra i provvedimenti introdotti, al nostro esame, vi è quello che elimina il vincolo pertinenziale dei parcheggi di cui alla cosiddetta legge Tognoli. In altre parole, introducendo una legislazione derogatoria per i parcheggi - che non potevano essere venduti separatamente dalla casa e che oggi, invece, vanno sul libero mercato - si negano quindici anni di legislazione in materia di mobilità e si vanifica completamente quanto è stato fatto in questi anni.
È questa la risposta alle domande pressanti degli imprenditori? È questa la scelta che si opera anche rispetto agli imprenditori? Se la priorità del paese è la crescita, si può sostenere che il successo di un rentier, di colui che non costruisce ma acquista e vende immobili, è parte del problema da risolvere e non della soluzione, mentre il successo di un costruttore di aeroplani - magari ne avessimo! - è, esso sì, parte della soluzione.
Quindi, mi pare che l'ascolto del Governo sia scarso e le sue risposte del tutto discutibili.

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, onorevole Maran, ma desidero rivolgere un saluto, anche a nome dell' Assemblea, agli studenti della scuola media statale Menotti Garibaldi di Aprilia (Applausi).
Prego, onorevole Maran, prosegua pure.

ALESSANDRO MARAN. Ritengo che il disegno di legge in esame, citato tra i


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pilastri della modernizzazione del nostro Stato, non costituisca un'opera di semplificazione, ma il suo esatto contrario.
Se dobbiamo creare sistemi di semplificazione, dobbiamo anzitutto e soprattutto semplificare la legislazione che approviamo, occupandoci non tanto del passato quanto del futuro. Dovremmo finalmente proseguire sulla strada della delegificazione, assumendo una linea di condotta - concludo rapidamente, signor Presidente - che stabilisca anzitutto chi fa che cosa; ma, con riferimento alla Costituzione vigente ed alle competenze attribuite alle regioni, la soluzione proposta va in senso contrario.
Questa è una ragione di fondo per la quale bisogna esprimere un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate all'articolo 1.

RICCARDO MIGLIORI, Relatore. Signor Presidente, i colleghi Leoni e Zaccaria hanno posto con garbo, sia pure all'interno di una situazione di forte contestazione nei confronti della maggioranza in ordine alle questioni politiche che sono alla nostra attenzione, il seguente quesito: perché un giudizio tranchante, negativo, su tutte le proposte emendative presentate?
Penso di poter parlare anche a nome del Governo, ripetendo qui in Assemblea ciò che abbiamo detto sia in Commissione sia venerdì scorso, in sede di discussione sulle linee generali.
La scadenza imminente della passata legislatura impedisce, proprio sotto il profilo della tempistica, una valutazione di merito di proposte emendative molte delle quali sarebbero state meritevoli, a mio avviso, di un tasso di attenzione tale da permetterne l'inserimento nel testo in esame. Con molta onestà, quindi, dico ai colleghi che, probabilmente, se lo trasmettessimo nuovamente all'altro ramo del Parlamento, il provvedimento non vedrebbe più la luce.
Dunque, rinnovo l'invito a trasfondere il contenuto di alcune importanti e sostanziali proposte emendative (non mi riferisco a quelle puramente ostruzionistiche) in ordini del giorno, al fine positivo di interpretare una parte della normativa secondo il senso e la lettera delle proposte emendative presentate. Come relatore, ho ritenuto doveroso fornire questa risposta ai colleghi che, lo ripeto, avevano posto con garbo tale quesito.
Esprimo l'amarezza per non poter sviluppare un compiuto confronto su aspetti significativi che erano stati posti in rilievo attraverso le proposte emendative dei colleghi ed alcune proposte della maggioranza avanzate in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
In conclusione, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 1 e agli articoli successivi.

PRESIDENTE. Il Governo?

LEARCO SAPORITO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Boccia 1.71 e Sgobio 1.101, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

ANTONIO BOCCIA. Presidente! Votano per tre, per quattro...!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...!

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
210
Hanno votato
no 230).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Boccia 1.73.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.

RICCARDO MARONE. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad uno degli elementi paradossali e divertenti del provvedimento in oggetto.
Con il comma 1 (lettera a-bis)) dell'articolo 1 del provvedimento in esame, che modifica l'articolo 20 della legge n. 59 del 1997, il Governo si impegna ad attuare una normativa al fine di adeguare, aggiornare e semplificare il linguaggio normativo. Vorrei invitare il Governo a leggere il suo disegno di legge, perché, evidentemente, chi ha redatto questo primo comma non ha letto le disposizioni successive, in particolare l'articolo 15 del provvedimento.
In sede di discussione sulle linee generali, mi sono molto divertito a leggere i commi dell'articolo 15 e vorrei rileggerli in questa sede.
Forse, il rappresentante del Governo, che segue i lavori con molta attenzione, avrà notato una discrepanza tra le finalità che sono state indicate nell'articolo 1, in particolare alla lettera a-bis) del comma 1, che mira a semplificare il linguaggio legislativo, e l'articolo 15, che qualche funzionario ministeriale ha scritto senza aver letto l'articolo 1, perché, sotto il profilo della semplificazione del linguaggio legislativo, gli è scappata la penna.
Il comma 6 dell'articolo 15 recita: «I metodi di analisi e i modelli di AIR, nonché i metodi relativi alla VIR, sono adottati con direttive del Presidente del Consiglio dei ministri (...)». Il comma 8 dello stesso articolo recita: «Il DAGL assicura il coordinamento delle amministrazioni in materia di AIR e di VIR. Il DAGL, su motivata richiesta dell'amministrazione interessata, può consentire l'eventuale esenzione dall'AIR».
Signor sottosegretario, le sembra questa una semplificazione del linguaggio normativo? Purtroppo, da molti anni (dico purtroppo per ragioni di età) mi occupo di legislazione e francamente non ho capito alcunché. È talmente contorto il linguaggio di questo legislatore che meriterebbe una formulazione ben diversa!
Mi sembra che questo disegno di legge nel suo complesso sia mirato a semplificare la legislazione del passato; ma nessuno si occupa di semplificare la legislazione attuale e quella futura.
Voi siete tutti incentrati intorno ad un processo di semplificazione del passato che poi non attuerete - lo dirò nei successivi interventi - ma vi guardate bene dal semplificare la legislazione dell'avvenire! Che senso ha, allora, prevedere un comma in cui si parla di «linguaggio normativo» (e sarebbe stato sacrosanto poiché migliorare il linguaggio normativo dovrebbe essere uno degli obiettivi prioritari di qualsiasi governo) quando nella stessa proposta di legge smentite così platealmente gli obiettivi della proposta stessa?
È questo il motivo per cui proponiamo tutta una serie di emendamenti soppressivi, non solo per ragioni di carattere politico generale, in quanto stiamo svolgendo un duro ostruzionismo su quello che intendete fare in materia di legge elettorale, ma anche perché le norme che proponete nella proposta di legge all'esame ci sembrano puramente e semplicemente delle affermazioni di principio, puntualmente contrastate dalla vostra attività di governo e, ancora di più, dalla vostra produzione legislativa, del tutto contrastante con le finalità della proposta di legge medesima (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).


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PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, la prego di disporre il controllo delle tessere di votazione.

PRESIDENTE. Invito i deputati segretari a procedere al controllo delle tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Passiamo ai voti.

MARCO BOATO.
Ci sono doppi e tripli voti!

PRESIDENTE. Come dice, onorevole Boato?

MARCO BOATO. Nell'ultima votazione vi sono stati doppi e tripli voti!

PRESIDENTE. Per cortesia... Io dico sempre ai colleghi per esperienza che, se nessuno vede, nessuno può dire nulla; non vi fate vedere che (Commenti)...

PIERO RUZZANTE. Guardi là, Presidente!

PRESIDENTE. Ecco il collega lì: vedo io e vedono anche gli altri! La stessa cosa sta accadendo da questa parte (Commenti)! Vi è un controllo che è stato disposto!
I deputati segretari hanno verificato? Collega, tolga la mano! Ora abbiamo capito (Commenti)!
Date la tessera all'onorevole Trantino! Forza, onorevole Bianchi!

ANTONIO LEONE. Ora ve la prendete con Bianchi!

PRESIDENTE. I deputati segretari possono tornare al loro posto. Prego!
Onorevole Nuvoli, acceleri il passo, forza!
È chiusa la votazione (Commenti)... Ogni tanto la Presidenza può anche scherzare!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccia 1.73, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

PIERO RUZZANTE. Ci sono ventimila doppi voti!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 435
Maggioranza 218
Hanno votato
201
Hanno votato
no 234).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Boccia 1.74.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, si tratta di un emendamento che disvela alquanto, per così dire, la vostra cattiva coscienza; dopo tanti anni, vi siete finalmente ricordati della semplificazione e della qualità della regolamentazione quali condizioni fondamentali per la competitività del paese. Nel 2001, avete seguito l'idea, sicuramente non saggia, di modificare l'articolo 20 della legge n. 59 del 1997 - una delle cosiddette «Bassanini» -, che aveva introdotto la previsione della legge annuale di semplificazione; apportavate così una significativa innovazione, purtroppo non positiva. Dalla previsione, recata appunto dalla legge n. 59 del 1997, di una legge di semplificazione e riassetto normativo che, basata sullo strumento dei testi unici, apprestava un meccanismo di grande modernità nell'attività legislativa e amministrativa del paese, si passava ad un'integrale riscrittura di quell'articolo 20, spostando l'asse della semplificazione dei procedimenti amministrativi, attraverso la delegificazione delle norme di riferimento, sulla semplificazione normativa basata sul riassetto normativo e sulla codificazione.


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 12,27)

GIANCLAUDIO BRESSA. Ma è avvenuto che lo strumento così introdotto non ha dato grandi risultati; infatti, nel corso di questi anni, l'attività di semplificazione è stata piuttosto modesta. Riuscendo a vararne solo altri quattro, avete, lodevolmente, portato a termine l'esame di sette provvedimenti il cui iter era iniziato già nella precedente legislatura mentre moltissime iniziative sono tuttora pendenti, non avendo ancora trovato compimento.
La questione vera è la seguente; non avendo voi introdotto questa innovazione nelle procedure di semplificazione, avete complicato il procedimento di semplificazione. In molti dei vostri provvedimenti, il Consiglio di Stato ha ricordato come sarebbe stato più utile, più flessibile, più adatto lo strumento del testo unico anziché la codificazione perché il testo unico misto ha la possibilità di ricomprendere, con le opportune evidenziazioni, sia le disposizioni legislative sia quelle regolamentari. Con il vostro strumento di codificazione, invece, avete irrigidito il meccanismo, tant'è vero che adesso proponete che, accanto al processo di codificazione, si emani «(...) anche contestualmente al decreto legislativo di riassetto, una raccolta organica delle norme regolamentari regolanti la medesima materia, se del caso adeguandole alla nuova disciplina di livello primario (...)».
Anziché avere uno strumento semplice, qual è il testo unico misto - che in un'unica raccolta contiene sia norme legislative sia norme regolamentari -, proponete un codice al quale dovrà seguire un altro provvedimento, un altro «vagone». La situazione è del tutto evidente; basta utilizzare la logica ed il buon senso: anziché procedere ad una operazione di semplificazione, state attuando un'operazione di complicazione. Con la riscrittura dell'articolo 20 della legge n. 59 del 1997, avete commesso un evidente errore; con questo emendamento cercate di correggerlo ma, poiché non avete il coraggio di ammettere l'errore fatto allora, la correzione rischia di complicare ancora più l'assetto attuale.
Ciò dimostra come gli argomenti della semplificazione e della qualità della regolazione siano sostanzialmente estranei al vostro DNA; adesso, alla fine della legislatura, sotto le fortissime pressioni del mondo dell'economia e delle autonomie locali, vi rendete conto di quanto tempo avete perso. Ma gli strumenti che utilizzate per cercare di rimediare sono scarsamente efficaci e alquanto goffi; avete restituito l'Italia - che nel corso della passata legislatura era stata additata dall'OCSE ad esempio per la propria attività di semplificazione e di miglioramento della qualità nella regolazione - ad un ruolo subordinato e lontano dall'eccellenza raggiunta dai paesi europei e dalle democrazie occidentali in questo specifico settore.
Di ciò siamo fortemente dispiaciuti e crediamo che l'approvazione dell'emendamento in esame ristabilisca la verità rispetto a quell'operazione di pura e semplice cosmesi che, attraverso il provvedimento in discussione, voi tentate di compiere (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.

RICCARDO MARONE. Signor Presidente, credo che occorra svolgere alcune considerazioni in ordine al comma che il Governo intende aggiungere all'articolo 20 della legge n. 59 del 1997, soprattutto con riferimento al concetto della codificazione.
Vorrei ricordare che già a suo tempo, quando l'allora ministro della funzione pubblica, onorevole Frattini, introdusse il principio della sostituzione dei testi unici con i codici, sollevammo forti perplessità e dimostrammo come fosse sbagliata la strada sulla quale si era incamminato questo Governo. Non a caso, infatti, non mi sembra che la modifica della legislazione, dunque l'idea di avviare un processo di codificazione, abbia prodotto risultati rilevanti.


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Oggi come oggi non vi siete dimostrati in grado di produrre granché, se non di riprendere i testi unici emanati dal precedente Governo e chiamarli «codici». Avete sì apportato qualche piccola modifica al testo unico in materia di beni culturali e ambientali, ma non mi sembra che abbiate emanato nuovi codici nelle materie nelle quali non erano stati approvati testi unici.
Il problema era questo, poiché sembrava che voleste cambiare completamente il modo di legiferare, introducendo la codificazione in nuove materie. Tutto ciò non è minimamente avvenuto, poiché vi siete limitati a riesaminare i testi unici precedentemente adottati, ad aggiungervi le disposizioni che, nel frattempo, sono state approvate dal Parlamento - quasi sempre peggiorando notevolmente la normativa - ed a definirli «codici»!
Francamente, mi sembra davvero un po' poco rispetto all'obiettivo di cambiare rotta preannunziato dall'allora ministro Frattini in questa Assemblea, quando, per l'appunto, aveva sostenuto di voler passare da una produzione normativa per testi unici ad una per codici. Oltretutto, vorrei rilevare che si tratta di un termine anche sostanzialmente sbagliato, poiché, nella tradizione giuridica, i codici sono sempre stati costituiti da quelle disposizioni che avevano avuto un tale assestamento nell'ordinamento giuridico da meritare, per l'appunto, tale denominazione.
Vorrei altresì osservare che parlare di codici in materia di diritto amministrativo rappresenta una contraddizione in sé, perché tale diritto è in continua evoluzione ed in continuo aggiornamento, e ciò rappresenta la negazione del principio stesso della codificazione. Non a caso, infatti, vorrei ricordare che, in materia amministrativa, non è stato mai emanato alcun codice, come invece è avvenuto nelle materie civili e penali. Duemila anni di storia giuridica avrebbero dovuto insegnarvi qualche cosa!
Vorrei ribadire che in ambito pubblicistico non è stato mai adottato un codice proprio perché non era possibile farlo. Infatti, occorre cambiare in continuazione la normativa in tale settore, e vorrei osservare che voi stessi cambiate in continuazione le disposizioni che avete precedentemente approvato. È da osservare, peraltro, che uno stesso Governo, nel corso della medesima legislatura, cambia la normativa vigente in tale materia, poiché ha l'esigenza di aggiornarla.
Desidero altresì aggiungere che il provvedimento in esame mi appare un po' «presuntuoso»: infatti, vi state assegnando una serie di compiti quando avete esaurito il vostro lavoro e state andando a casa! Ma come potete attribuirvi tutti questi compiti quando non siete stati in grado nemmeno di esercitare le deleghe che voi stessi vi siete conferiti!
Al riguardo, vorrei ricordare al sottosegretario competente che siamo ancora in attesa dell'adozione dei principi fondamentali concernenti il nuovo del Titolo V della Costituzione. Vi è stata conferita una delega due anni fa, ma voi vi prorogate il termine per il suo esercizio perché non siete in grado di individuare detti principi; figuriamoci un po' se oggi siete in grado di procedere alla codificazione nelle diverse materie, inclusa la regolamentazione secondaria ad esse attinente!
È un compito immane. Avete ormai pochi mesi a disposizione. In pochi mesi non riuscirete a fare nulla. Non riuscite a varare le leggi, figuriamoci se riuscirete ad approvare un processo di riorganizzazione della materia. Tutta la legislazione che vi state attribuendo mi sembra un atto di assoluta presunzione per un Governo ormai moribondo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, l'intervento del collega Marone e, ancor prima, quello dell'onorevole Bressa, hanno rappresentato all'Assemblea i termini concreti della richiesta di soppressione di quest'articolo. Ritengo di poter affermare ciò leggendo testualmente il comma in


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questione: «Il Governo, nelle materie di competenza esclusiva dello Stato, completa il processo di codificazione (...)». Il passaggio dalla decisione dei testi unici misti all'idea dei codici avviene nell'ambito di una raccolta organica, attraverso un decreto legislativo, delle norme regolamentari disciplinanti la stessa materia e, se del caso, adeguandole alla nuova disciplina del livello primario. Siamo esattamente di fronte a quel tipo di svolta in cui l'elemento della regolazione tra fonte primaria e norme secondarie corre il rischio di attribuire un eccessivo potere, molto discrezionale, al Governo. È questo uno tra gli elementi per cui chiediamo la soppressione dell'articolo 1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
Dov'è l'onorevole Realacci...?

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, le chiedo scusa. Sono rientrato in aula appena ho sentito pronunciare il mio nome.

PRESIDENTE. Onorevole Realacci, la sua presenza è sempre gradita. La prego solo di essere più tempestivo nel rientrare in aula se intende prendere la parola.
Prego, ha facoltà di parlare.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, ha ragione. Come può constatare, si tratta di un dibattito approfondito e con molti interventi. Peraltro, la presentazione di molti tra gli emendamenti che abbiamo presentato è stimolata anche da altri provvedimenti in discussione in Parlamento. Questo, in particolare, è un emendamento che ritengo rilevante. Ne approfitto anche per richiamare l'attenzione dei colleghi - anche della maggioranza -, e in particolar modo dei colleghi leghisti, che hanno sottoscritto un emendamento che discuteremo nel prosieguo della discussione, ossia l'emendamento Parolo 12.1, che intende sopprimere il comma 9 dell'articolo 12: il provvedimento contiene molte misure discutibili. In particolar modo, nel caso in questione, si prevede la possibilità di vendere i parcheggi condominiali realizzati in forza di una legge che prevede, appunto, che i cittadini che acquistano un appartamento debbano avere il possesso anche di un posto auto.
Vi sono molti di tali elementi negativi nel provvedimento in esame. Prego pertanto la maggioranza di prestare attenzione, nel corso della discussione, ai correttivi che si possono apportare. In questo caso, se i colleghi leghisti voteranno a favore dell'emendamento Parolo 12.1 - e non lo ritireranno - potremo correggere la stortura citata in precedenza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi, l'Unione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, il provvedimento in discussione reca come titolo: «Semplificazione e riassetto normativo per l'anno 2005». Un rapido esame, anche da parte di chi non possiede conoscenze approfondite della materia, dà subito la netta sensazione che si tratti, più che di semplificazione, di complicazioni ulteriori. Eppure, nel programma di questo Governo, sin dall'inizio, si parlava di semplificazione nei diversi settori, iniziando - ad esempio - dal fisco. Invece, non vi è stato atto - ed il provvedimento in esame né è un'ulteriore testimonianza - con cui non siano state introdotte norme che complicano ancor più l'iter burocratico e, quindi, gli oneri a carico dei cittadini italiani.
La semplificazione della nostra legislazione è una necessità vera, non solo per quanto riguarda i diversi aspetti che sono affrontati nel provvedimento in esame in maniera molto disorganica. Si tratta, infatti, di un provvedimento omnibus sulla semplificazione. Il fatto stesso che si introducano una serie di revisioni di norme che riguardano una pluralità di materie...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lettieri; è stato molto chiaro.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.

EGIDIO BANTI. Signor Presidente, vorrei sollecitare la sua attenzione anche in relazione ad un possibile richiamo al regolamento: mi riferisco all'articolo 90, che riguarda il coordinamento formale del testo.
Signor Presidente, mi permetto di osservare - lo faccio presente al relatore e ai membri del Comitato dei nove - che, qualora il comma 1 dell'articolo 1 non fosse soppresso (auspicherei che lo fosse!), l'espressione «norme regolamentari regolanti la medesima materia», oltre che cacofonica, in qualunque tema di terza media sarebbe segnata con la matita rossa e blu.

PRESIDENTE. Onorevole Banti, sia più indulgente!

EGIDIO BANTI. Signor Presidente, stiamo facendo delle leggi, non stiamo scherzando con la lingua italiana...

PRESIDENTE. L'essenziale è che non si perpetrino inganni! Le leggi possono anche essere sbagliate...

EGIDIO BANTI. È chiaro che le norme regolamentari non possono fare altro che regolare. E non possono fare altro che regolare la materia, e non la «medesima materia». Sarebbe, infatti, del tutto ultroneo che regolassero altre materie.
Pertanto, visto che non vi sono emendamenti correttivi al riguardo, sottolineo l'esigenza che l'espressione «regolanti la medesima materia» sia sostituita con la frase «inerenti la materia»: così sarebbe corretto scrivere in lingua italiana. Altrimenti - lo ripeto -, oltre che cacofonico, il testo sarebbe anche ridondante e parzialmente ultroneo rispetto a quanto in esso affermato.

PRESIDENTE. Forse anche superfetativo...

MARCO BOATO. Bravo, Presidente, ha ragione lei: superfetativo è stupendo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, il collega Banti mi ha anticipato; infatti, senza offesa alcuna, avevo in mente di conferire una medaglia al valore a colui che ha redatto questa norma! È sufficiente leggere il testo per capire quale pasticcio si intenda creare, quando invece in relazione a tale materia dovremmo semplificare tutte le procedure, perché queste ultime rappresentano un supporto fondamentale per le imprese o per quanti ne debbano beneficiare.
Respingo la tentazione di ribadire, in questa circostanza, la volontà di fare ostruzionismo. Stiamo, infatti, esaminando un provvedimento importante, ancorché confuso e pasticciato. Tuttavia, in un contesto generale quale quello che stiamo vivendo, va da sé che, per quanto ci riguarda, non possiamo offrire un contributo importante al provvedimento stesso. Ciò perché voi lo avete collocato in una fase in cui in questo Parlamento non vi è lo spirito giusto rispetto alla necessità di approvare provvedimenti seri.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, porto a conoscenza dell'Assemblea che in tribuna è presente un gruppo della cooperativa ricreativa e culturale Tre ponti di Fano, che saluto (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MAURO MARIA MARINO. Signor Presidente, intervengo perché, oltre ai concetti già espressi dal collega Bressa, che mi sento di condividere in toto, mi preme evidenziare un aspetto.
Nella definizione e nell'assegnazione al Governo di questo processo di completamento della codificazione in diverse materie non si capisce se i termini ai quali ci si deve riferire configurino, come conseguenza,


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che il Governo debba svolgere una funzione compilativa oppure una funzione innovativa. In altri termini, come diceva qualche collega precedentemente, ci si chiede se, dati i testi unici, ci si limiti soltanto ad aggiungere le norme: in tal caso, non si capisce quale possa essere lo strumento che permetterà ai nuovi codici di continuare ad essere aggiornati, visto che, soprattutto in materie delicate come queste, la produzione di norme è continua. Diversamente, qualora si trattasse di una funzione innovativa, ci si chiede quale possa essere lo strumento che permette al codice stesso di non essere immediatamente superato.
Sembra, piuttosto, di capire che, ancora una volta, si creino le condizioni per conferire un potere eccessivamente discrezionale al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, preliminarmente vorrei rilevare che questa maggioranza si è presentata agli elettori e il Governo, che ha ottenuto la fiducia dalla maggioranza di questo Parlamento, ha ottenuto il loro consenso ponendo al centro della sua propaganda il tema della semplificazione, dell'innovazione e di una svolta del paese dal punto di vista del miglioramento della qualità nella fruizione dei servizi e del miglioramento ed ammodernamento dello Stato.
Credo sia sotto gli occhi di tutti il risultato dell'attività del Governo. D'altra parte, esso non è difforme dal risultato dell'attività del Governo e dell'azione della maggioranza in tanti altri aspetti importanti che hanno caratterizzato questi quattro anni di attività politica. Credo che le famiglie italiane abbiano avuto materialmente la possibilità di verificare cosa sia accaduto. Non è un caso se, a ridosso della fine della legislatura, si propone...

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti...

ROBERTO GIACHETTI. Ho finito il tempo?

PRESIDENTE. Veramente, onorevole Giachetti, lo ha superato!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gambale. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GAMBALE. Credo che un provvedimento che rimetta ordine nella normativa sia certamente necessario ed utile al nostro paese. Però, questa maggioranza dovrebbe preoccuparsi, in primo luogo, di mettere ordine al proprio interno.
L'onorevole Follini, poco fa, in una dichiarazione, parlava di «effetto pollaio» nella Casa delle libertà. Mi sembra che ormai siete a livello di «ammuina» che si fa in un pollaio!
Quindi, ritengo opportuno che, prima di riorganizzare il nostro paese, organizziate il pollaio al vostro interno, perché credo che i danni che avete causato al nostro paese siano già sufficienti e abbondanti e che i cittadini italiani non abbiano bisogno delle vostre misure.
Credo sia più urgente, perché di ciò ha bisogno il paese, giungere quanto prima alle elezioni anticipate, per consentire ai cittadini di esprimersi e al centrosinistra di andare al Governo, per mettere fine al pollaio costruito in questi giorni e in questi anni (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Di questo ha bisogno il paese, e questo è ciò che chiediamo con urgenza e rapidità.

PRESIDENTE. Onorevole Gambale, definirci un pollaio non è corretto, perché fa sembrare che i pennuti siamo noi. Invece, non è così!

LUIGI OLIVIERI. No! Si offendono le galline!

GIUSEPPE GAMBALE. È stato Follini...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, concordo con le sue affermazioni. Non concordo, invece, sull'impostazione che si è voluto dare a questo provvedimento.


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È vero che abbiamo bisogno di una semplificazione, che significa soprattutto stabilizzare i rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Non vi è dubbio che il nostro ordinamento, infatti, è caratterizzato da un ginepraio amministrativo che, da un lato, rende complesso il mondo delle fonti normative e, dall'altro, mette a rischio la piena applicazione del principio di certezza del diritto, che è fondamentale in uno Stato democratico.
A questo proposito, più volte i partiti dell'opposizione hanno rilevato l'esigenza di una significativa semplificazione sia delle procedure amministrative, sia dell'assetto normativo e ordinamentale, rimanendo tuttavia prioritarie l'efficienza, l'imparzialità e il buon andamento della pubblica amministrazione, che sono connesse alla tutela di diritti costituzionalmente garantiti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.

LUIGI OLIVIERI. Con l'emendamento Boccia 1.74 al nostro esame, l'intento dell'opposizione è quello di sopprimere la lettera b) del comma 1 dell'articolo 1, la quale non fa altro che aggiungere un comma 3-bis all'articolo 20 della legge n. 59 del 1997, meglio conosciuta come legge Bassanini.
Con questo intervento si dispone che l'opera di codificazione della normativa primaria prevista in ciascuna materia oggetto di riordino sia affiancata e completata dall'adozione di una raccolta organica delle disposizioni regolamentari vigenti nella medesima materia.
La raccolta organica dovrebbe essere realizzata secondo tale disposizione legislativa sotto forma di un codice, anziché di un testo unico...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Olivieri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, cercherò di fermarmi allo scadere del minuto esatto.
Il paradosso che stiamo vivendo con riferimento al provvedimento in esame è che un procedimento di semplificazione dovrebbe essere la conclusione di un procedimento complesso attraverso il quale le cose difficili si fanno diventare facili. Mi rendo conto che sembra quasi un controsenso, ma si tratta di un procedimento che impegna moltissimo il Parlamento e ciascuno di noi, anche perché comporta un grande cambiamento culturale nel nostro paese. Abbiamo la tendenza ad immaginare che le cose che non si capiscono siano migliori di quelle che si comprendono. Dovremmo fare tutti ammenda del nostro stile italiano di fare leggi e di complicare le cose. Tentiamo insieme una semplificazione ma a me sembra che il provvedimento in esame non raggiunga l'obiettivo.
Signor Presidente, il mio tempo è scaduto e, ligio all'impegno che ho preso con lei, mi riservo di approfondire il discorso successivamente.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sinisi: tutti dovrebbero seguire il suo esempio!
Constato l'assenza dell'onorevole Dorina Bianchi (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana), che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: si intende vi abbia rinunziato.

MARCO BOATO. Presidente, perché questi commenti?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruggieri. Ne ha facoltà.

ORLANDO RUGGIERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il clima politico che si respira in quest'aula, determinato dalla volontà della maggioranza di proporre il cambiamento della legge elettorale, non permette un'analisi serena del provvedimento e, in particolare, dell'emendamento in esame. La materia alla nostra


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attenzione meriterebbe senz'altro una più accurata analisi perché il tema della semplificazione e del rispetto normativo è di grande interesse. Oggi, tuttavia, è preminente la necessità di contribuire all'opera ostruzionistica e, pertanto, con questo mio intervento voglio sottolineare tutto il dissenso mio personale per la scelta della maggioranza che vuole cambiare le regole del gioco a pochi mesi dalle elezioni (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ruggieri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Reduzzi. Ne ha facoltà.

GIULIANA REDUZZI. Signor Presidente, l'argomento all'ordine del giorno è interessante, almeno per quanto riguarda il titolo, perché annuncia un obiettivo importante per il cittadino: la semplificazione delle regole e delle procedure. Il contenuto del provvedimento, però, è decisamente lontano dall'obiettivo e meriterebbe interventi emendativi migliorativi.
Approfitto del fatto di avere la parola per spiegare agli ascoltatori il motivo del nostro atteggiamento ostruzionistico, che non è nei confronti del provvedimento in esame, ma contro l'arroganza del Governo che ci ha proposto una riforma elettorale rivoluzionaria senza darci la possibilità di un confronto serio (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Reduzzi.
Pregherei i colleghi di non rivolgersi agli ascoltatori, ma ai parlamentari e, occorrendo, al Presidente, perché gli ascoltatori siamo noi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tuccillo. Ne ha facoltà.

DOMENICO TUCCILLO. Signor Presidente, giungiamo con estremo ritardo all'esame di un tema così importante, come quello della semplificazione che, tra l'altro, era stato propagandato con grande enfasi da questa maggioranza prima dell'ultimo impegno elettorale come uno degli obiettivi da realizzare affinché - come affermava il collega Sinisi - ciò che è difficile e complesso avesse una forma più semplice, tale da consentire un utilizzo più adeguato e funzionale della strumentazione normativa a nostra disposizione.
Giungiamo a tale esame in un contesto estremamente difficile e conflittuale...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tuccillo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, esprimerò un voto favorevole sull'emendamento Boccia 1.74.
Il tema della semplificazione legislativa costituisce un'altra delle promesse mancate di questa maggioranza e di questo Governo. Appare palese la contraddizione esistente nella produzione legislativa di questi ultimi quattro anni; infatti, sono state numerose le leggi delega, i decreti legislativi e, più volte, abbiamo dovuto denunciare in quest'aula l'uso distorto dei decreti-legge attraverso la presentazione di emendamenti - in particolare nell'altro ramo del Parlamento, anche se poi questi decreti-legge sono stati convertiti anche alla Camera -, che hanno consentito di introdurre elementi di confusione e di difficoltà.
Quindi, questa maggioranza è stata protagonista non di una semplificazione legislativa, ma di una confusione legislativa; e ritengo che ciò metta in discussione anche i contenuti di questo provvedimento.
Inoltre, faccio notare che su tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione - sia su quelli ostruzionistici sia su quelli di merito - il Comitato dei nove ha espresso un parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà.


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ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, ritengo che il provvedimento in esame, relativo alla semplificazione e al riassetto normativo per l'anno 2005, sia la testimonianza del fallimento che il Governo e la maggioranza registrano al termine della legislatura in materia di delegificazione, obiettivo che si erano proposti all'inizio della legislatura.
In realtà, abbiamo assistito ad atti e a norme che non sono stati diretti a delegificare, ma ad aumentare la complicazione nella pubblica amministrazione. Ad esempio, in tema di lavoro, anziché seguire la strada maestra della contrattualizzazione, vale dire dell'introduzione di rapporti di diritto privato anche per i lavoratori del pubblico impiego, si è tornati ad una legificazione di tale rapporto di lavoro. Ciò è accaduto anche per quanto riguarda l'indirizzo assunto dal centrosinistra con le leggi cosiddette Bassanini in ordine all'adozione dei testi unici. La vostra intenzione era quella di andare oltre i testi unici, affermando che i codici costituivano la vera strada. In realtà, i codici non hanno fatto altro che complicare le cose.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Molte volte ci si dimentica di come si lavora in questo Parlamento. Per quanto riguarda il 2005, vi è stata una finanziaria composta da 567 commi e da un articolo unico e siamo di fronte ad una legge di semplificazione che in gran parte dovrebbe essere soppressa; infatti, si propone una semplificazione attraverso deleghe che non forniscono mai la certezza giuridica dell'intervento dello Stato.
Quindi, l'emendamento soppressivo della lettera b) del comma 1 dell'articolo 1, è indubbiamente interessante. Sono stati proposti anche altri emendamenti soppressivi che appaiono necessari non solo ai fini di un rinvio della «legge truffa» - la legge elettorale -, ma anche per garantire un'effettiva semplificazione delle leggi.
Come può una maggioranza che approva una legge finanziaria formata da 567 commi ed un unico articolo pensare di semplificare... (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nannicini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariotti. Ne ha facoltà.

ARNALDO MARIOTTI. Signor Presidente, in ogni provvedimento che esaminiamo - come ad esempio quello sulla competitività, ma anche una serie di decreti - introduciamo norme volte alla semplificazione della pubblica amministrazione. Tuttavia, così facendo, l'iter diventa sempre più complicato, senza chiarezza sulle norme e sull'effetto della procedura burocratica.
Inoltre, voglio anche sottolineare un altro aspetto discusso in sede di Commissione bilancio questa mattina. In proposito, pregherei il relatore del provvedimento di prendere nota del parere kafkiano che la Commissione bilancio ha dovuto esprimere per permettere al testo di giungere all'esame dell'aula. In pratica non si salvaguarda affatto la finanza pubblica e, quindi, non si produce chiarezza né snellimento, bensì si aggrava il peso della spesa pubblica per quanto riguarda la burocrazia. Per cui....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mariotti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, con l'emendamento in questione - che chiediamo di approvare - proponiamo la soppressione della lettera b) del comma 1 dell'articolo. Tale lettera aggiunge il comma 3-bis all'articolo 20 della legge n. 59 del 1997, nel quale si dispone che l'opera di codificazione della normativa primaria, prevista in ciascuna materia oggetto di riordino, sia affiancata e completata


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dall'adozione di una raccolta organica per disposizioni regolamentari vigenti nella medesima materia. In proposito, occorrerebbe aprire una lunga parentesi e per questo mi meraviglia molto la decisione della maggioranza e del Governo di non apportare alcuna variazione al testo già approvato dal Senato nel maggio 2005. Infatti, occorrerebbe in questo caso un minimo di riflessione su tutto quanto introduciamo con questo disegno di legge...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Preda.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, credo che l'esame di questo testo ci debba far riflettere, giacché il fine di semplificare il nostro sistema normativo è un obiettivo di grande importanza. La proposta contenuta nel testo al nostro esame è quella di perseguire la semplificazione con uno o più processi di codificazione. Ebbene, giova in questo caso ricordare quanto ha detto il Consiglio di Stato a più riprese ed in autorevoli momenti. Esso ci ha ammonito, ricordandoci i problemi posti da un eccessivo numero di codificazione. Tali problemi consistono per un verso nell'eccesso di materie delegate e per l'altro nella possibilità di contraddittorietà che nega e rinnega le finalità per le quali ci stiamo muovendo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bonito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, non credo che ci si debba appellare all'ostruzionismo praticato per contrastare la legge elettorale, per la quale naturalmente attendiamo l'esito di questo scontro epocale all'interno della Casa cosiddetta delle libertà. Invece, credo che dobbiamo esprimere nel merito il nostro dissenso. Quindi, vorrei citare i processi di semplificazione già fatti da questo Governo come, ad esempio, il codice radiotelevisivo. In quel caso si sarebbe dovuto trattare di semplice semplificazione, ma in realtà si è trattato di tutt'altro, come inserire interessi di comodo, modificare norme esistenti, deformare un certo tipo di realtà a vantaggio, naturalmente - e guarda caso - dei grandi interessi televisivi del Presidente del Consiglio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 13,08)

GIORGIO PANATTONI. In tal caso, è necessario il richiamo a una grande moralità, nel momento in cui si affrontano tali problemi, che riguardano una cultura della semplificazione che stia dalla parte del cittadino e non dalla parte dei governanti. Il fulcro deve essere effettivamente un processo di semplificazione che consenta di risparmiare risorse pubbliche, di accelerare i provvedimenti, di diminuire la burocrazia e di fare in modo che il rapporto fra istituzioni locali e centrali e cittadino torni ad essere tranquillo, onesto, trasparente, senza interessi di parte, senza corporazioni e senza particolari deformazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, uno dei motivi della nostra contrarietà a questo modo di procedere è costituito dal fatto che le Commissioni hanno dovuto esprimere il parere sul provvedimento in esame in pochissimi minuti; e in alcune Commissioni non vi è stata neppure la possibilità di svolgere un solo intervento su un disegno di legge (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale: Tempo!)... Se lei fa la réclame dei fazzolettini di carta, può andare a farla fuori di qui, collega! Il tempo lo dà il Presidente! Per favore, cerchi di essere educato, altrimenti può essere anche pettinato e spettinato (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...


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PRESIDENTE. Onorevole Duca, si rivolga alla Presidenza.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, ma vedo che c'è qualcuno che vuol fare il Presidente al suo posto... Evidentemente il suo è un posto ambito...

PRESIDENTE. Onorevole Duca, prosegua, altrimenti consuma il tempo.

EUGENIO DUCA. Spero, signor Presidente, che il tempo dell'interruzione mi venga restituito!

PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Duca...

EUGENIO DUCA. Non vi è stato neppure il tempo per poter approfondire un disegno di legge che affronta i temi più svariati, riguardanti le competenze di numerose Commissioni: vi è di tutto e di più! Quanto poi alle vere semplificazioni, avremo modo di approfondirle in un ulteriore intervento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarello. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, rischio di essere accusato di cercare ancora un dialogo con la maggioranza: ci provo ancora, nonostante una chiusura netta, e mi accusano di essere un illuso. Ci riprovo, tuttavia, perché, a parte l'ostruzionismo, che intendiamo proseguire fino a quando non verrà ritirata la vergognosa «legge elettorale-trucco», siamo impegnati nel tentativo di migliorare provvedimenti importanti per i cittadini. Se continuate a porre una barriera al confronto su leggi che potrebbero invece essere migliorate rispetto alle deficienze molto gravi che presentano al proprio interno, non comprendo come potrete presentarvi di fronte agli elettori. Perché non vi aprite un po'? Perché non volete aprire il confronto con noi, che tentiamo di fornire un contributo positivo per cercare realmente di migliorare le procedure legislative, che molto spesso...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mazzarello.
Passiamo ai voti.
Indìco...
Chiedo scusa, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Signor Presidente, ho chiesto di parlare durante il precedente turno di Presidenza per intervenire nel merito dell'emendamento che stiamo per votare, di cui raccomando l'approvazione da parte dell'Assemblea. Il disegno di legge in esame è molto complesso, anche in considerazione del numero di deleghe che prevede e delle materie e delle situazioni che riguarda.
L'argomento, come lei sa, signor Presidente, è delicatissimo. La delegificazione, infatti, può comportare soluzioni di effettivo snellimento della situazione legislativa della pubblica amministrazione (come ci auguriamo: abbiamo iniziato a farlo con il ministro Bassanini, quando eravamo al Governo), ma può anche comportare una notevole confusione nell'ordine delle fonti normative. In particolare può portare ad una non corretta interpretazione della delega e ad una sovrapposizione dei regolamenti, ossia ad una possibilità per i regolamenti di eliminare le leggi. Per tale motivo, mi sembra che questa previsione sia in contrasto con la vigente Costituzione e delinei uno spostamento del potere normativo sostanzialmente extra Constitutionem.
Al Senato, su questi temi - che riteniamo di fondamentale importanza - abbiamo già svolto la nostra battaglia, in particolare con il senatore Turroni; ci proponiamo di fare altrettanto in questa sede perché siamo molto preoccupati...

ENZO RAISI. Tempo!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, decido io: so controllare il tempo.


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LAURA CIMA. Grazie, signor Presidente.
Siamo quindi molto preoccupati anche nel merito, per i motivi che ho ricordato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, desidero sottolineare l'importanza della proposta emendativa in esame, anche considerando quanto affermato dal relatore.
Egli, infatti, illustrando la relazione sul disegno di legge in discussione, ha affermato che questo provvedimento rende irreversibile, in quanto tende a perpetuarlo nei prossimi anni, il processo di modernizzazione normativa, di innovazione della disciplina di livello regolamentare e di semplificazione, che non è più un aspetto di natura episodica nel nostro paese, ma costituirebbe ormai una tendenza che appartiene al patrimonio...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cima.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sabattini. Ne ha facoltà.

SERGIO SABATTINI. Signor Presidente, desidero riprendere le considerazioni svolte dall'onorevole Migliori in sede di espressione del parere sugli emendamenti.
Il collega relatore, con il quale vi è un rapporto cordiale e correttissimo, di stima reciproca, ha utilizzato un'espressione che considero non sostenibile. Egli ha affermato: vi sono molte proposte emendative che potremmo prendere in esame, ma purtroppo siamo in chiusura di legislatura e non possiamo farlo. Mi sembra riduttivo ciò, perché in questo modo potremmo dar vita ad una legge peggiore. Quindi, anche se siamo alla fine della legislatura, forse una proposta come l'emendamento in oggetto potrebbe essere seriamente presa in esame dalla maggioranza, in quanto migliorerebbe sensibilmente questo provvedimento di legge.
Non mi sembra, quindi, un argomento cui ricorrere quello utilizzato dal collega Migliori, cui consiglio di abbandonarlo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sabattini.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccia 1.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, guardi là!

PRESIDENTE. Ognuno voti per sé!

ELIO VITO. Guardi là!

PRESIDENTE. Io guardo sia qui sia la: mi rivolgo a tutti. Colleghi, ognuno deve votare per sé!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 418
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato
194
Hanno votato
no 224).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Boccia 1.75.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. La lettera c) del comma 1 dell'articolo in esame introduce, al comma 4 dell'articolo 20 della legge n. 59 del 1997, nuovi principi e criteri direttivi concernenti la disciplina delle funzioni amministrative, che il processo di codificazione e riordino dovrà mantenere in essere.


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Uno dei principi aggiuntivi è il seguente: aggiornamento delle procedure, prevedendo la più estesa e ottimale utilizzazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, anche nei rapporti con i destinatari dell'azione amministrativa.
A questo riguardo, è interessante aprire una prima parentesi. Voi i cittadini li definite come i destinatari dell'azione amministrativa; definizione, questa, quanto meno circonvoluta in una legge che avrebbe come obiettivo quello di semplificare. Tuttavia, non si tratta soltanto di un aspetto di circonvoluzione del testo, perché tutto ciò sta anche a dimostrare la confusione che voi avete al vostro interno. Se, infatti, considerate i cittadini i destinatari dell'azione amministrativa, voi immaginate un rapporto complesso, complicato, da padrone a servitore, tra la pubblica amministrazione e i cittadini.
Serve poco, come vedremo esaminando il successivo comma, che voi auspichiate l'utilizzo delle forme e dello strumento del diritto privato nei rapporti tra amministrazione e cittadini, quando poi avete il coraggio di definire i cittadini come i destinatari dell'azione amministrativa. Non è comunque questo l'aspetto interessante della lettera c). Voi, infatti, con questo provvedimento sostituite la vigente lettera f) del comma 4, attualmente in vigore, che oggi si limita a prevedere l'adeguamento delle procedure alle nuove tecnologie informative, con un riferimento all'attività di codificazione relativa all'amministrazione digitale che voi avete approvato un po' di tempo fa. In più parti in quel codice si pone in capo ai cittadini e alle imprese il diritto soggettivo a richiedere e ad ottenere l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nei rapporti con le pubbliche amministrazioni, e si configura l'uso di tali tecnologie come il modello operativo ordinario al quale deve conformarsi l'attività della pubblica amministrazione. Detto ciò, vi pongo alcune semplici domande alle quali sarebbe interessante che il relatore, onorevole Migliori, e soprattutto il rappresentante del Governo, fornissero una risposta. Con quali risorse, e soprattutto con quale programma strategico di e-government immaginate di fare questo? Voi dite che esiste un diritto soggettivo dei destinatari dell'azione amministrativa ad ottenere l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nei rapporti con le pubbliche amministrazioni, sebbene, poi, non prevedete né di destinare un euro né di predisporre un programma coordinato e un'azione strategica in questo campo.
Voi avete lasciato passare quattro anni e mezzo senza che sia stato fatto un solo passo in avanti sul programma di e-government, il quale era stato additato dalle organizzazioni internazionali come un modello per le pubbliche amministrazioni, e tale era stato considerato dai Governi della passata legislatura. Ora, invece, ci troviamo di fronte al deserto, e voi, alla fine, vi inventate queste norme manifesto. Sarebbe utile, e mi rivolgo in particolare al sottosegretario Saporito, che voi ci forniste una risposta in merito alle risorse necessarie per realizzare tutto ciò; ma siccome le risorse voi, forse, sareste capaci anche di rastrellarle da qualche parte, vi chiedo, allora, qual è la vostra strategia, quali sono i vostri obiettivi in una partita così delicata quale è quella dell'e-government. A mio parere, non serve a niente fare riferimento al diritto soggettivo dei cittadini a richiedere e ad ottenere l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nei rapporti con le pubbliche amministrazioni, se poi voi fate di tutto questo un'immensa bolla di sapone, un'immensa scatola vuota...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Bressa, la interrompo un attimo solo per comunicare all'Assemblea che sospenderemo i lavori alle 13,30.
Prego, onorevole Bressa, prosegua nel suo intervento.

GIANCLAUDIO BRESSA. Come dicevo, con quale coraggio voi fate delle norme manifesto di questo tipo se poi non c'è una sola azione politica e di Governo che dia sostanza a queste vostre affermazioni? Ma vi rendete conto della gravità della vostra


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inanità di azione durante questi anni? Questo Governo ha inventato un ministro per l'attuazione delle nuove strategie nel campo della tecnologia e dell'informazione, e il nuovo ministro è uno dei fantasmi di questo Governo proprio perché non è riuscito a porre in essere e realizzare un solo atto concreto!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.

RICCARDO MARONE. Signor Presidente, il comma che proponiamo di sopprimere consta di ben cinque lettere, dalla a) alla f-quinquies). Successivamente mi soffermerò sulle singole lettere in maniera più approfondita, ma in questa sede vorrei attenermi, prima di tutto, al tema della semplificazione del linguaggio normativo.
Sotto questo profilo, ho seguito con grande interesse, e le condivido, le considerazioni svolte dal collega Bressa. Al di là dei rilievi che la definizione dei cittadini quali «destinatari dell'azione amministrativa» è la negazione della semplificazione del linguaggio normativo e che, alla lettera f-quinquies), parlate di «avvalimento di uffici e strutture tecniche», linguaggio tanto orribile che nessun cittadino si sognerebbe di utilizzarlo, le lettere che intendete aggiungere all'articolo 20 della legge n. 59 del 1997 hanno al loro interno un tale coacervo di contraddizioni che davvero non si riesce a capire la logica che ha ispirato il provvedimento.
Da una parte, tornate sul tema, tanto caro al sottosegretario Saporito, dell'uso degli strumenti di diritto privato, ma poi, in perfetta contraddizione con la correlata affermazione di principio, volete unificare e prevedete schemi centralizzati di adozione degli accordi di programma o delle conferenze di servizi. In altre parole, proprio negando quella libertà che connota le forme nel diritto privato, volete assegnare al Governo, allo Stato, l'approvazione di schemi di regolamento che debbono essere uguali per tutti. Qual è la logica? Questa è un'evidente contraddizione!
Inoltre, considerate alla stregua di un procedimento l'uso delle tecnologie dell'informazione. Non sono un procedimento, ma uno strumento! Che c'entra con l'identificazione e con la semplificazione dei procedimenti l'utilizzazione delle tecnologie dell'informazione? L'uso dell'informatica è in sé e non dovrebbe avere alcun rilievo legislativo, per il semplice motivo che è nell'evoluzione delle cose e non è certamente un procedimento!
Infine, perseverate nel cercare di comprimere l'autonomia dei soggetti locali, dei vari soggetti, attraverso stabili sedi di concertazione. Anche questo è sbagliato ed in contraddizione con i processi che volete portare avanti.
Nel prosieguo, tratteremo dei singoli aspetti in maniera più approfondita ed esporremo analiticamente i vari argomenti sulla base dei quali riteniamo che il provvedimento sia sbagliato. Adesso desidero soltanto porre in risalto le profonde contraddizioni che caratterizzano un provvedimento nel quale dite tutto ed il contrario di tutto, volete semplificare, ma complicate, volete dare autonomia, ma cercate sedi accentrate di decisione, volete affermare il diritto privato, ma contestualmente affermate che occorrono schemi di regolamenti tipo (che sono la negazione del diritto privato e l'affermazione della tipica mentalità del diritto amministrativo dell'Ottocento).
Perciò, cercate di stabilire un po', d'accordo tra voi, su quali linee di indirizzo volete avventurarvi e, forse, potremo avere tutti le idee più chiare! Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Unione).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccia 1.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 282
Maggioranza 142
Hanno votato
61
Hanno votato
no 221
Sono in missione 52 deputati).

Come preannunciato, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e proseguirà alle 16 con il seguito dell'esame degli argomenti iscritti all'ordine del giorno.

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