Allegato B
Seduta n. 670 del 14/9/2005


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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la signora Hamidovic Nevresa, cittadina della Bosnia-Erzegovina di etnia «rom», è entrata in Italia nel corso degli anni ottanta, senza mai allontanarsene;
è regolarmente coniugata con un proprio connazionale, il signor Cizmic Mahmut, con il quale vive da moltissimi anni presso una struttura allestita dal Comune di Roma, denominata «campo nomadi» e sita in Roma, Vicolo Savini 63; dal 1995 il nucleo familiare dell'interessata è stato censito e quindi inserito nelle liste anagrafiche dei cittadini residenti nel comune capitolino;
la signora Hamidovic è madre di tre bambini in tenera età, che frequentano regolarmente la scuola dell'obbligo; nel nostro paese vive grazie ai guadagni del marito, il quale, titolare di permesso di soggiorno, svolge, in qualità di socio della cooperativa sociale «PHRALIPÈ-FRATERNITÀ», l'attività di venditore ambulante e da ultimo ha dichiarato di aver guadagnato nel corso dell'anno 2004 una somma pari a 21.000 euro, cifra sulla quale ha regolarmente pagato tutte le tasse e le imposte previste dalla legge;
il campo nomadi di Roma, Vicolo Savini 63, è oggetto da molti anni di interventi specifici posti in essere dal Comune


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di Roma e dall'XI Municipio. In una nota redatta dal Segretariato Sociale dell'XI Municipio si legge che la famiglia della signora Hamidovic è inserita «in un percorso di inserimento sociale del nostro servizio... è inserita nel censimento degli abitanti del campo effettuata dal Nucleo anti esclusione. I figli di Nevresa e Hamut... sono regolarmente iscritti a scuola»;
nel corso della sua lunga permanenza in Italia la signora Hamidovic è entrata in possesso, in data 13 gennaio 1996, di un permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Roma, rinnovato in due occasioni e distrutto, insieme al suo passaporto, a seguito di un incendio che ha devastato la baracca nella quale si trovava a vivere;
le competenti Autorità della Bosnia-Erzegovina, interpellate dall'interessata, non sono state in grado di rilasciare in tempi brevi un nuovo passaporto a causa dei noti sconvolgimenti bellici e della guerra civile che hanno portato allo smembramento della Repubblica jugoslava; un nuovo passaporto veniva rilasciato alla signora Hamidovic soltanto in data 24 settembre 2002 da parte del Consolato Generale della Bosnia-Erzegovina in Milano;
in data 20 luglio 2005 la signora Hamidovic, che si trovava con il proprio nucleo familiare in località Alba Adriatica, sottoposto ad un normale controllo dei documenti di identità, veniva coattivamente separata dai propri familiari e condotta nei locali della Questura di Teramo. In questa sede è stata fatta oggetto di un decreto di espulsione dal territorio nazionale emesso da parte del Prefetto di Teramo. In tale provvedimento l'Amministrazione afferma che la straniera sarebbe «entrata nel territorio dello Stato il 24 settembre 2002 attraverso il confine dello Stato di Milano sottraendosi ai controlli di frontiera». Tale provvedimento non tiene conto del fatto che, alla data suddetta la straniera - che dagli anni ottanta non si è mai allontanata dal territorio italiano - era entrata in possesso del nuovo passaporto rilasciato da parte del Consolato Generale della Bosnia-Erzegovina in Milano;
a parere dell'interrogante, al di là della ricostruzione frettolosa dell'Amministrazione italiana, colpisce che nel provvedimento di espulsione non si faccia riferimento alcuno alla situazione familiare della straniera: quindi l'Amministrazione, secondo l'interrogante, non ha eseguito un serio bilanciamento degli interessi presenti nel caso in specie, in particolare, non ha tenuto nella dovuta considerazione la tutela dell'integrità familiare tutelata dall'ordinamento italiano e internazionale, specie in riferimento alla presenza di figli minori;
in esecuzione di detto provvedimento di espulsione, il Questore di Teramo disponeva in pari data il trattenimento della signora Hamidovic presso il CPTA di Roma-Ponte Galeria. Nei giorni successivi il Giudice di Pace di Roma convalidava il trattenimento della straniera per 30 giorni, poi prorogati di ulteriori 30 giorni;
in data 2 settembre, l'avvocato Luca Santini, legale di fiducia dell'interessata, presentava ricorso d'urgenza alla Corte europea dei diritti dell'uomo al fine di chiedere la sospensione cautelare del provvedimento di espulsione per violazione dell'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che tutela l'integrità e il rispetto della vita familiare;
nella stessa data la Corte di Strasburgo ha ordinato allo Stato italiano «de ne pas expulser la requérante vers la Bosnia-Herzégovine», in attesa di una più compiuta valutazione della sua posizione;
in data 5 settembre, il difensore di fiducia dell'interessata comunicava ai responsabili del CPTA di Ponte Galeria il sopra menzionato provvedimento sospensivo dell'espulsione emesso dalla Corte di Strasburgo; il Governo veniva invece avvisato del provvedimento direttamente dalla Corte già in data 2 settembre;
in data 6 settembre, l'Autorità italiana ha eseguito l'espulsione della signora


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Hamidovic in tal modo trasgredendo il sopra menzionato provvedimento sospensivo dell'espulsione. In pari data il legale di fiducia informava la stessa Corte dell'inadempimento dell'Autorità italiana: la Corte ha già annunciato che si riunirà nei prossimi giorni, in via straordinaria, per le determinazioni del caso;
in data 8 settembre, l'interessata ha presentato istanza di reingresso nello Stato italiano presso il Consolato italiano in Bosnia-Erzegovina: tale procedura può durare solitamente fino a 18 mesi. In questo lasso di tempo, la signora Hamidovic sarà costretta a vivere lontana dal territorio italiano venendo meno, suo malgrado, ai suoi doveri di madre di bambini minori: lontana dal territorio italiano nonostante la sua posizione era regolarizzabile alla luce del diritto italiano e internazionale, nonostante il marito sia possessore di regolare permesso di soggiorno ed è in grado di provvedere al sostentamento della famiglia; lontana dal territorio italiano nonostante l'ordine contrario della Corte di Strasburgo;
il caso è seguito da associazioni quali Antigone e progetto Diritti -:
di quali informazioni disponga il Ministro interrogato in ordine all'esecuzione dell'espulsione dell'interessata avvenuta nonostante vi sia stato un ordine cautelare di non refoulement della Corte di Strasburgo, e lo stesso ordine sia stato notificato al Ministro e ai responsabili del CPTA di Ponte Galeria;
se e quali misure saranno adottate dal Ministro interrogato per porre fine all'inadempimento italiano e al fine di non pregiudicare irreparabilmente l'interesse e il diritto all'unità familiare dei tre minori rimasti in Italia privi della presenza e dell'assistenza della propria madre;
se e quali misure, infine, verranno adottate nei confronti di chi si sia reso eventualmente responsabile dell'inadempimento italiano ad un ordine della Corte di Strasburgo e del pregiudizio e danno causato alla famiglia Hamidovic.
(4-16532)

ZUIN, CAMPA e DALLE FRATTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 6 settembre 2005 un'ottantina di «no-global», capeggiati dall'oramai noto Luca Casarini, hanno fatto irruzione nei cantieri del MO.SE di San Nicolò al Lido di Venezia danneggiando pesantemente la quasi totalità dei mezzi di cantiere, abbattendo la recinzione dello stesso cantiere, imbrattando con scritte contro il MO.SE i gazebo mobili utilizzati come spogliatoi, provocando danni, quindi, per centinaia di migliaia di euro;
le forze dell'ordine non sono intervenute pur essendo presenti per salvaguardare l'ordine pubblico, visto lo svolgersi contemporaneo nell'isola della Mostra internazionale d'arte cinematografica e, quindi, per evitare ritorsioni degli stessi no-global;
lo stesso Luca Casarini ha pubblicamente rivendicato l'azione;
lo stesso Casarini ha minacciato altre azioni di «sabotaggio» contro i lavori del MO.SE e ha pesantemente minacciato, definendoli come prossimi obbiettivi: gli uffici del Consorzio Venezia Nuova; il Presidente della Regione del Veneto Giancarlo Galan e la sua abitazione, la ditta Mantovani (azienda leader nella realizzazione delle opere);
tale situazione non è più tollerabile e una città non può essere posta sotto scacco da un manipolo di teppisti che continuano ad imperversare compiendo atti criminosi;
si può arrivare a giustificare il non intervento delle forze dell'ordine (che però hanno identificato molti degli autori dei danneggiamenti denunciandoli all'autorità giudiziaria) in flagranza di reato per motivi di ordine pubblico ma ci si attende una risposta adeguata dallo Stato contro questi attacchi e a difesa di coloro che sono stati minacciati -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per evitare il ripetersi, a


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Venezia, di fatti analoghi a quello descritto e a difesa degli Enti e delle persone pesantemente minacciate.
(4-16574)

MASCIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la funzione pubblica. - Per sapere - premesso che:
il sindaco di Monterosso Calabro (Vibo Valentia) e diversi consiglieri comunali fanno parte della commissione edilizia del paese;
in una lettera indirizzata all'Ufficio Territoriale del Governo di Vibo Valentia il sindaco di Monterosso Calabro e il Direttore Generale, dottor Antonio Facciolo sulla questione della composizione della Commissione Edilizia e le funzioni del sindaco affermano, tra l'altro: «sulle incompatibilità di cui al parere del Consiglio di Stato si evidenzia che in via generale la legge prevede effettivamente una netta separazione tra attività programmatoria, di competenza degli organi politici, ed attività gestionale di competenza degli organi tecnici, ma nel caso particolare della organizzazione che si è data il Comune di Monterosso Calabro l'attività gestionale del sindaco è attribuita in deroga alle norme generali. La deroga è possibile ai sensi dell'articolo 53 comma 23 della legge 23 dicembre 2000, n. 388»;
la circolare 1/2005 del Ministero dell'interno stabilisce, tra l'altro: «Le incertezze interpretative sono inizialmente sorte a seguito delle innovazioni introdotte nell'ordinamento degli enti locali dalla legge n. 127 del 1997 - poi recepite nell'articolo 107 del T.U.O.E.L. n. 267 del 2000 - che ha attribuito ai dirigenti, tra l'altro, i provvedimenti di autorizzazione, concessione o analoghi, il cui rilascio presupponga accertamenti e valutazioni, anche di natura discrezionale, nel rispetto di criteri predeterminati dalla legge, dai regolamenti, da atti generali di indirizzo, ivi comprese le autorizzazione e le concessioni edilizie (oggi permessi di costruire). Tanto premesso, va rilevato che le incertezze in questione possono ormai ritenersi superate a seguito dell'orientamento assunto dal Consiglio di Stato con l'allegato parere n. 2447/03, espresso in data 13 giugno 2003 da una Commissione speciale all'uopo costituita. Il supremo Organo consultivo ha ritenuto, in particolare, che a seguito dell'evoluzione legislativa suesposta, completata con il richiamo all'articolo 88 del decreto legislativo n. 267 del 2000, «la presenza di organi politici nella Commissione edilizia, deputata a pronunciarsi su richieste di autorizzazioni e concessioni edilizie, non è più consentita dall'assetto normativo attuale». Secondo l'orientamento de quo, inoltre, «qualora tale presenza sia espressamente prevista da regolamenti comunali, gli Enti locali dovranno provvedere alle necessarie modifiche»;
peraltro lo stesso sindaco di Monterosso Calabro era stato nominato, con delibera di Giunta municipale, responsabile dell'area tecnica del comune vale a dire dirigente amministrativo del Comune -:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare nei confronti del sindaco e del Consiglio comunale.
(4-16575)

ANTONIO RUSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il livello di degrado della vita sociale dei cittadini nella città di Giugliano in Campania (Napoli) ha superato ogni limite di sopportazione per l'assenza totale delle istituzioni, siano essi Vigili Urbani, Carabinieri, Polizia di Stato o Guardia di Finanza;
in data 11 settembre 2005, verso le ore 9,30 in Piazza Gramsci, presso il Bar denominato «Chalet» un tossicodipendente, tra i tantissimi che si aggirano nella zona, ha sfasciato tutte le suppellettili che ivi si trovavano per il fatto che non intendeva pagare la consumazione; circostanza comune sul territorio;
diverse furono le telefonate ai Vigili Urbani, al 112 ed al 113; intervennero dopo tempo (oltre 50 minuti) gli agenti della Polizia di Stato che, verificato quanto


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accaduto, fermarono il tossicodipendente portandolo via. Dopo circa ulteriori 30 minuti si ripresentò presso il Bar «Chalet» in Piazza Gramsci di Giugliano il tossicodipendente fermato dalla Polizia di Stato e, ancora una volta, con comportamento più determinato, sfasciò quanto era presente fino al capovolgimento dei frigoriferi, delle vetrine, della cassa e quant'altro ivi si trovava. Nella circostanza i vigili urbani, presenti in piazza, non intervennero;
comportamenti vandalici si verificano quotidianamente nella città di Giugliano e le forze dell'ordine, il più delle volte giungono con notevole ritardo -:
cosa si intenda fare, come evidenziato in numerosi atti ispettivi dell'interrogante, aventi le medesime osservazioni e richieste, al fine di dare un momento di vivibilità ad una città che quotidianamente è aggredita da fenomeni di illegalità dilagante e che le forze dell'ordine sono poco sollecite alle richieste dei cittadini.
(4-16582)

SINISCALCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso sul quotidiano La Stampa a firma di Guido Ruotolo, in data 12 settembre 2005, si apprende della esistenza di un rapporto della nostra intelligence che evidenzia la possibilità di un attacco nucleare contro l'Italia (con un ordigno che potrebbe essere già presente sul territorio nazionale) da parte della rete terroristica di Al Qaeda o di organizzazioni terroriste jihadiste;
il possibile utilizzo di «minibombe» nucleari nel territorio italiano, sarebbe l'ipotesi operativa terroristica più catastrofica analizzata nel rapporto dell'intelligence;
il rapporto dei servizi segreti stralciato nel suddetto articolo di stampa, ipotizza, nel dettaglio, gravissime conseguenze a seguito di una eventuale detonazione nucleare, con successiva evacuazione di circa mezzo milione di persone (con un'area contaminata di sette chilometri quadrati) e costi economici per circa 250 milioni di euro;
la pubblicazione di ampi stralci di tale rapporto da parte della stampa, evidenzia una fuga di notizie, che al momento non hanno trovato conferma da parte delle autorità competenti;
l'ipotesi di una introduzione già avvenuta dell'ordigno nucleare, rischia di determinare comprensibile apprensione e sfiducia, in relazione ai controlli preventivi da tempo messi in campo dalle competenti autorità per la sicurezza;
quanto si apprende dal rapporto citato dalla stampa, necessita del doveroso approfondimento, anche al fine di eliminare gli elementi di sconcerto, di sorpresa e di preoccupazione determinatisi in buona parte della popolazione -:
se il Ministro interrogato, verificati i fatti sopra richiamati, non ritenga opportuno disporre specifici accertamenti finalizzati a chiarire l'effettività e la concretezza dei rischi rappresentati, fornendo altresì informazioni sulle eventuali misure preventive adottate o adottabili per scongiurare i pericoli paventati.
(4-16584)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dagli organi di stampa, per tradurre una intercettazione telefonica tra due malviventi immigrati, le Forze di Polizia e i Carabinieri di Torino, impiegherebbero un giorno;
il ritardo nella traduzione impedisce l'arresto dei criminali prima che abbiano compiuto il reato;
mentre a Torino crescerebbe la criminalità extracomunitaria i mezzi per contrastarla sarebbero insufficienti per la difficoltà nel tradurre gli idiomi e per la difficoltà nel reperire traduttori di fiducia


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(nominati dall'Autorità giudiziaria) che si accontentino di uno stipendio di 6 euro l'ora -:
quali urgenti iniziative si intendano adottare al fine di fornire alle Forze dell'Ordine torinesi traduttori capaci di comprendere gli idiomi più complessi e di effettuare simultaneamente traduzioni in italiano.
(4-16585)

DAMIANI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in base all'articolo 1 della legge n. 54 del 15 febbraio 1989 «tutte le amministrazioni dello Stato, del parastato, degli enti locali e qualsiasi ufficio o ente, nel rilasciare attestazioni, dichiarazioni, documenti in genere ai cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità italiana ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati, ai sensi del trattato di pace con le potenze alleate ed associate, quando deve essere indicato il luogo di nascita dell'interessato, hanno l'obbligo di riportare unicamente il nome italiano del comune, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene»;
in base all'articolo 2 della stessa legge «le amministrazioni, gli enti, gli uffici di cui all'articolo 1 sono obbligati, su richiesta anche orale del cittadino stesso, ad adeguare il documento alle norme della presente legge»;
alla sede di Trieste dell'Unione degli Istriani sono arrivate infatti in pochi giorni oltre un centinaio di segnalazioni, provenienti da tutta Italia, con note di protesta per la mancata applicazione della legge sopra richiamata;
il presidente dell'Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota ha infatti reso noto che la dicitura che nelle ultime settimane gli esuli istriani trovano impressa sulla propria Carta di circolazione, nel caso di duplicazione della stessa o semplicemente all'atto dell'acquisto di un veicolo nuovo, è, ad esempio, «nato a Parenzo, Serbia-Montenegro» oppure «nato a Pola, Serbia-Montenegro»;
dalle verifiche presso la Direzione generale della Motorizzazione civile è emerso che gli uffici del Pubblico Registro Automobilistico presso le varie agenzie ACI sparse su tutto il territorio nazionale, non dispongono di una precisa circolare per l'inserimento dei dati corretti, conformemente alle legge;
anche il programma dei terminali, incluso il «cervellone» (CED) di Roma non è aggiornato e quindi non è possibile ottenere l'adeguamento alla legge neppure mediante l'inserimento manuale dei dati;
l'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha preso contatti con le prefetture italiane affinché sì facessero garanti dell'applicazione della legge n. 54 del 15 febbraio 1989;
la stessa Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha sensibilizzato il prefetto di Roma Serra, competente per territorio alla sede centrale della Motorizzazione, il quale ha provveduto a emanare la circolare 11675/gab del 22 febbraio diretta a tutti gli uffici pubblici della capitale;
il prefetto di Verona Giovannucci è intervenuto in data 19 marzo sulla locale Motorizzazione civile;
a seguito di ulteriori segnalazioni relative ai disguidi presso la Motorizzazione, riportate sul periodico Difesa Adriatica del 6 luglio 2005, il viceprefetto di Roma Riccio in data 20 luglio è nuovamente intervenuto in merito, sollecitando le strutture pubbliche interessate alla diligente applicazione della legge;
l'Unione degli Istriani ha reso noto di essere intervenuta anche in relazione a un simile fenomeno verificatosi con le tesserine del codice fiscale, dove, analogamente a quanto avviene con le carte di circolazione, accanto al nome italiano correttamente riportato del comune di nascita, compare la scritta «Jugoslavia»;


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in presenza del verificarsi di casi quali sopra riportati, il presidente dell'Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota, ha invitato gli esuli a rifiutare i documenti con l'indicazione dello Stato di nascita errato e a richiedere (Intervento un pubblico ufficiale per la stesura di un verbale;
il permanere di un simile stato di mancata applicazione della legge rappresenta, oltre che un oggettivo vulnus della legislazione dello Stato, anche una lesione della dignità degli esuli, un segno di scarsa considerazione delle ragioni che portarono all'esodo e delle sofferenze che molto spesso ne seguirono -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda svolgere un'accurata indagine volta ad appurare le cause di tale inaccettabile situazione;
se, ove eventualmente chiarito che il problema risiede nei programmi dei terminali della Motorizzazione civile e del Pubblico Registro Automobilistico, gestito dall'ACI, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti reputi di intervenire urgentemente per porre termine al malfunzionamento della strumentazione elettronica che gestisce il rilascio di patenti e carte di circolazione, e con esso all'illecito di cui sono oggetto gli esuli;
se il Ministro dell'interno intenda parimenti attivarsi per risolvere il fenomeno che analogamente si verifica con le tesserine del codice fiscale.
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