Allegato B
Seduta n. 662 del 26/7/2005

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2005


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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

BENVENUTO, GRANDI, AGOSTINI, CENNAMO, TOLOTTI, CRISCI, FLUVI, NANNICINI e NICOLA ROSSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il processo di dismissioni SCIP 2 presenta, come è noto, numerosissimi profili di criticità, ampiamente affrontati dal Parlamento, come testimoniano i numerosi atti di sindacato ispettivo presentati sia in Assemblea sia in Commissione Finanze;
si tratta di una tematica di notevolissimo rilievo, sia per il valore delle dismissioni patrimoniali, sia per l'impatto sociale che l'operazione SCIP 2 presenta, nonché per le evidenti iniquità che essa determina, le quali sono state più volte denunciate in sede parlamentare, senza che l'Esecutivo sia intervenuto in modo equo per correggere le evidenti distorsioni derivanti da scelte incomprensibili, non ispirate né al diritto né ad una logica di equità;
ciò ha suggerito di avanzare la proposta di legge C. 5478, volta ad abolire la categoria degli immobili di pregio, al centro di feroci polemiche cui l'Esecutivo non ha mai fornito risposte convincenti;
è infatti evidente come le valutazioni del Ministero dell'economia in ordine a tali immobili siano state ispirate a criteri di assoluta aleatorietà, determinando un'inaccettabile penalizzazione per decine di famiglie di impiegati e pensionati, mentre per altri immobili, abitati da quelli che lo stesso sottosegretario Armosino ha definito nei giorni scorsi «inquilini illustri», sono stati adottati criteri di evidente favore, valutandoli come non di pregio;
le considerazioni prospettate dai rappresentanti del Governo, nelle ultime sedute della Commissione Finanze, in ordine ai mancati ricavi che potrebbero derivare da un'eventuale abolizione della categoria degli immobili di pregio, appaiono risibili rispetto al valore di tutta l'operazione SCIP 2, né può essere accettata dal Parlamento la ventilata intenzione, espressa dal Governo, di ritirare dalla vendita tali immobili qualora si decidesse di introdurre variazioni all'attuale normativa, anche in quanto c'è il rischio che molti di tali palazzi diventino oggetto di una cessione a trattativa privata in favore degli immobiliaristi che oggi sembrano dominare incontrastati l'economia italiana;
appare dunque auspicabile che l'Esecutivo venga incontro alle giuste ragioni degli inquilini degli immobili cosiddetti di pregio e metta fine al contenzioso riducendo le arbitrarietà e le discriminazioni;


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tutte le dichiarazioni del Governo espresse in seno alla Commissione Finanze in merito a tale problematica sono risultate, a parere degli interroganti, evasive, assolutamente generiche e non hanno fornito indirizzi né di merito né di dettaglio;
in particolare, non è assolutamente chiaro quale sia il valore complessivo delle dismissioni degli immobili di pregio rispetto al totale di SCIP 2, che, secondo il sottosegretario Armosino, ammonterebbero genericamente al 10 per cento il numero degli immobili di pregio, ma che invece, secondo tutti gli atti ufficiali, ammonta a poco più di 200 unità immobiliari per SCIP 1 e SCIP 2, a fronte di un totale di circa 90.000 unità immobiliari cartolarizzate;
gli interroganti non comprendono altresì quale sia l'interpretazione delle norme che dovrebbero consentire l'individuazione degli immobili di pregio, le quali appaiono lacunose, irrituali, sganciate da ogni precedente classificazione catastale o di mercato;
la documentazione in merito recentemente messa a disposizione della Commissione Finanze dal Ministero dell'economia risulta, secondo gli interroganti, ampiamente insufficiente e, soprattutto, si richiama ad interpretazioni ambigue della normativa, specie per quanto riguarda l'ubicazione degli immobili nei centri storici, che ha determinato un imponente contenzioso, che tuttora rallenta il processo di dismissione;
infatti, l'individuazione dei centri storici in base a piani regolatori generali vecchi di oltre 40 anni, interpretati in conformità al decreto ministeriale 2 aprile 1968, evidenzia l'incompletezza di tale criterio di qualificazione, dimostrando come non sia possibile ricondurre ad un presunto valore economico di mercato unità immobiliari sulla base di classificazioni ultraquarantennali: ciò appare ancora più grave nel caso della città di Roma, in quanto il Ministero dell'economia non ha in alcun modo recepito le indicazioni degli enti locali territoriali, ufficialmente inviate al Ministero, ed ha invece preso arbitrariamente a riferimento il Piano regolatore generale del 1962, ben sapendo che esso in nessun caso rappresenta l'attuale mercato immobiliare;
gli interroganti non comprendono inoltre come, a livello nazionale, ci si possa richiamare ad una norma che non è univocamente applicata in tutti i Comuni, determinando in tal modo inaccettabili discriminazioni tra Comuni e tra inquilini, senza definire alcun criterio oggettivamente sostenibile per la valutazione del patrimonio immobiliare -:
se corrisponda al vero che l'allegato n. 3/4 del decreto ministeriale 16 settembre 2004 (pubblicato dal sito de Il Sole 24 Ore), sia stato eliminato in occasione della pubblicazione del decreto ministeriale sulla Gazzetta Ufficiale del 27 settembre 2004, il quale conterrebbe l'elenco di oltre 20 immobili situati nelle zone più prestigiose di Roma e di altre città italiane, se alcuni di questi immobili, siti in Roma nel quartiere Parioli e nel quartiere Sallustiano (via Piemonte 53, via Cadorna 13, via Piave 29 e, in particolare, via Valenziani 12 e 16, i cui lavori di totale restauro e rifacimento interno ed esterno sono stati appena conclusi), siano stati successivamente alienati in tutta fretta, considerandoli come non di pregio, nonché, a quest'ultimo riguardo, chi abbia pagato le spese di restauro di tali edifici, se esse siano state contabilizzate a carico del bilancio INPS per un importo di almeno 6 milioni di euro, chi e perché abbia autorizzato la declassificazione di questi immobili dal pregio, considerato che il valore di tali immobili, appena restaurati e situati entro la cerchia delle mura Aureliane, non può certamente essere inferiore a quello di altri stabili chiaramente degradati e situati a poche centinaia di metri, i quali sono stati però considerati di pregio.
(5-04660)

ROMOLI, SARO e PATRIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli uffici doganali di confine, segnatamente la Dogana di Gorizia, esercitano


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attualmente il controllo sul pagamento del diritto fisso e della tassa di circolazione dovuta dai mezzi di trasporto in transito in Italia;
tale compito era in precedenza assegnato agli uffici ACI situati presso i valichi di confine;
a seguito dell'allargamento dell'Unione europea le formalità doganali possono essere espletate anche presso gli uffici doganali di altri Stati membri, mentre rimane ferma la possibilità di svolgere tali pratiche anche presso gli uffici doganali non di confine;
tale situazione provoca una massiccia evasione dei diritti e della tassa di circolazione che viene ormai riscossa solo dalle dogane di confine nazionale -:
se intenda, assumere iniziative al fine di attribuire alla Polizia di frontiera, nonché alla Polizia stradale il compito di procedere all'esazione del predetto diritto fisso e della tassa di circolazione, al fine di garantire il gettito per l'Erario, evitando che i trasportatori scelgano di effettuare le operazioni doganali presso quegli uffici, nazionali o extranazionali, presso i quali è relativamente facile evadere tale obbligo di versamento.
(5-04661)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GUERZONI e SANDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto di proroga della Cassa integrazione Speciale e la mobilità per le imprese commerciali da 50 a 200 dipendenti, per le aziende di vigilanza con più di 15 dipendenti e le agenzie di viaggio compresi gli operatori turistici, con più di 50 dipendenti, già firmato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, è stato inviato al Ministero dell'economia per completare il suo iter;
ad oggi il decreto non risulta essere stato ancora firmato;
il ritardo nell'iter del decreto, che dopo la firma dovrà essere inviato alla Corte dei Conti per l'ulteriore approvazione e vidimazione, rappresenta una grave situazione per centinaia di lavoratrici e di lavoratori e per le loro famiglie, per i quali l'erogazione dei trattamenti di cassa integrazione e di mobilità non avviene più da gennaio 2005, proprio a causa dell'assenza del decreto di proroga -:
se non ritenga necessario che il decreto di proroga dei trattamenti di cassa integrazione speciale e di mobilità per le imprese commerciali da 50 a 200 dipendenti, per le aziende di vigilanza con più di 15 dipendenti e le agenzie di viaggio compresi gli operatori turistici, con più di 50 dipendenti, già firmato dal Ministro del lavoro, completi in tempi rapidi il suo iter ministeriale e venga inviato nel più breve tempo possibile alla Corte dei Conti per la sua approvazione definitiva, in modo da consentire quanto prima l'erogazione dei trattamenti.
(5-04655)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica n. 38/2000 ha stabilito che le tariffe di assicurazione INAIL per i lavoratori dipendenti del settore industria siano ripartite in quattro sottosezioni (industria, artigianato, terziario ed altre attività) onde poter più specificatamente calcolare i tassi applicabili in ragione dei singoli rischi);
dall'esame dei dati per il periodo 2000-2004 emerge che i tassi medi applicati alle imprese sull'ammontare delle retribuzioni - rispetto ad una media generale di 2,46 per cento - sono andati dall'1,06 per cento del settore «altre attività» (enti pubblici, credito, assicurazioni) all'1,53 per cento del settore terziario al


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3,26 per cento dell'industria fino ad un pesante 5,68 per cento applicato alle imprese artigiane;
ciò ha comportato entrate contributive per l'INAIL relative alla sola gestione degli artigiani da 1.478,8 milioni di euro nel 2000 a 1.813,2 milioni di euro nel 2003;
l'avanzo economico dello stesso settore è però man mano salito fino ai 1.211,1 milioni di euro nel 2003. In altre parole l'INAIL ha introitato dal settore artigianato - nell'ultimo anno in cui sono disponibili i dati - circa tre volte di più di quanto sia stato pagato per sinistri, grazie ad un'aliquota applicata che è la più alta del settore «industria»;
teoricamente, quindi, l'INAIL sarebbe andata in pareggio anche con una riduzione di circa il 4 per cento delle contribuzioni artigiane, il che avrebbe comportato un grosso risparmio nel costo del lavoro per le imprese, soggette - come noto - ad una difficile situazione economica ed ad una forte concorrenza, rappresentando peraltro un settore di grande importanza per l'economia nazionale -:
se il Governo non ritenga di dover al più presto intervenire sull'INAIL perché cessi o almeno si riduca questa «forbice» tra tassi applicati e rischi oggettivi;
quali iniziative di carattere tariffario siano state quindi avviate a tutela del settore artigiano che evidentemente sta pagando in maniera gravemente sperequata rispetto a quanto effettivamente costi in termini di indennizzi pagati.
(4-16134)

MAURANDI e CARBONI. - Al Ministro dell'Economia e delle Finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia del demanio ha messo in vendita, con la procedura della gara per asta pubblica, il complesso di Is Arenas nel comune di Arbus (Cagliari), attualmente destinato a colonia penale;
si tratta di un complesso di circa duemilacinquecento ettari, collocato nella costa sud occidentale della Sardegna, parte di un patrimonio naturalistico prezioso, nell'unico deserto costiero d'Europa;
in virtù di quella condizione l'area meriterebbe di essere salvaguardata, sottratta ad attività speculative e affidata al controllo e alle cure degli enti locali interessati;
l'articolo 14 dello Statuto speciale della Regione Autonoma della Sardegna, prescrive che la Regione, nell'ambito del suo territorio, «succede nei beni e nei diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo»;
la vendita del complesso di Is Arenas si configura, secondo gli interroganti, quindi come una violazione dello Statuto della Regione Sardegna che - come è noto - è una legge costituzionale -:
se non ritenga di dover intervenire per revocare la vendita del complesso sopradescritto e così da poter rendere possibile il trasferimento della proprietà alla Regione Sardegna.
(4-16142)

ANTONIO PEPE, PATARINO e CARUSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio di Amministrazione di Banca Intesa ha approvato la cessione di un portafoglio di sofferenze lorde del Gruppo e dell'81 per cento del ramo d'azienda di Intesa Gestione Crediti SPA, (società iscritta all'albo delle banche, interamente partecipata da banca Intesa, avente ad oggetto la gestione dei crediti in sofferenza) nella società Intesa Immobiliare srl;
sono circa 600 i dipendenti che, provenienti da diverse banche, sono stati assunti in Banca Intesa (dopo avere chiesto ed ottenuto dimissioni volontarie) e che poi hanno visto il loro contratto di


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lavoro trasferito in Intesa Gestione Crediti spa e che sono dislocati ed operano in varie unità legali su tutto il territorio nazionale;
gli accordi sindacali siglati anche a tutela dei lavoratori sono stati disdettati unilateralmente dalla società bancaria;
la cessione dei crediti in sofferenza e del detto ramo di azienda, comporterà per i dipendenti seri riflessi occupazionali ed una probabile precarizzazione dei rapporti contrattuali e lavorativi -:
quali provvedimenti urgenti intendano porre in essere per far fronte alla situazione sopra descritta e salvaguardare i livelli occupazionali e se ritengano che tale operazione possa essere considerata conforme alle norme comunitarie e nazionali in tema di cessione di contratti collettivi di lavoro.
(4-16146)