dei cosiddetti «tango-bond» continua ad arricchirsi di nuove pronunce giudiziali, tutte nel segno della colpa giuridica degli istituti di credito e tutte caratterizzate da condanna alla restituzione di capitale, interessi e rifusione delle spese di giudizio;
V Commissione:
successive ha lasciato le sue tracce assegnandogli ruoli e significati diversi e segnandolo in maniera indelebile: sistema fortificato fin dalla prima metà del X secolo, ad opera del vescovo, e munito di una torre con il nome di «Turlunga»; attorno al 1242 viene ingrandito e rafforzato da Ezzellino da Romano che ingloba anche la chiesa di San Tommaso e fa costruire due alte torri, una verso la città e una verso la campagna;
giustizia aveva avviato una procedura dismissiva decidendo di restituire al demanio, il bene in oggetto;
da destinare ad iniziative a vantaggio dei consumatori, la cui disponibilità per l'anno 2004 è pari ad euro 55.128.308,00;
il prezzo della benzina verde ha raggiunto il 18 luglio 2005 un nuovo primato, toccando 1,275 euro al litro (+ 15,6 per cento da gennaio 2005), mentre il gasolio con un prezzo pari a 1,155 (+13,2 da gennaio 2005) euro al litro ha segnato un primato storico; ciò malgrado che il barile di petrolio si paghi in dollari Usa, moneta che si è molto svalutata rispetto all'euro;
neanche i carburanti agricoli sono esenti da questa ondata di aumenti, creando viva preoccupazione tra gli stessi agricoltori; il prezzo del gasolio agricolo, ad esempio, ha realizzato un aumento del 18 per cento dall'inizio del 2005;
utilizzare auto al gasolio è sempre meno conveniente: nel 2004 il gasolio per autotrazione costava il 17,64 per cento in meno rispetto alla benzina; oggi il gasolio costa solo il 9,41 per cento in meno; tale fenomeno è essenzialmente dovuto a fenomeni speculativi delle stesse imprese petrolifere;
tali ultimi aumenti peseranno sulla competitività delle nostre aziende, ma anche sui bilanci familiari, con un aggravio di circa 20 euro al mese, secondo calcoli delle associazioni dei consumatori, con in più il rischio di una spinta all'inflazione derivante dall'aumento generalizzato dei costi di trasporto delle merci;
è noto che con l'aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi è aumentato automaticamente il gettito dell'Iva -:
quali iniziative intenda assumere il Governo (come in passato fece il Governo di centrosinistra) per calmierare l'aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi e se non intenda attivarsi affinché i prevedibili maggiori costi non ricadano sui cittadini e sulle imprese, come richiesto dai rappresentanti delle associazioni di categoria e dei consumatori.
(3-04932)
come si evince da una nota dell'Assoconsum, dopo mesi di pressioni anche da parte della stessa Assoconsum e di altre associazioni di consumatori, in riferimento al latte artificiale, si cominciano a vedere nei negozi marche a prezzi più convenienti;
si trovano sul mercato varie marche di latte che hanno quasi la stessa composizione, sono molto simili tra di loro e tutti a norma di legge;
ad esempio, vi è il latte della «Coop» che costa 10 euro, «Neolatte» che costa 10,80 euro, il latte «Beba» della Nestle che costa 11,10 euro, il «Bebilac» che costa 15,90 euro, il «Bambilat 1» costa 16,30 euro e il «Nidina» della Nestle costa 24,10 euro;
a parere dell'interrogante tuttavia, nonostante le già significative riduzioni del prezzo di mercato, il costo del latte artificiale, nel nostro Paese, è ancora decisamente troppo elevato -:
quali iniziative intendano adottare per determinare ulteriori riduzioni del prezzo del latte artificiale, venendo in tal modo incontro alle aspettative delle famiglie e delle associazioni di consumatori.
(3-04921)
la questione delle pesantissime responsabilità delle banche per il collocamento
per il vero gli ormai numerosi atti di sindacato ispettivo rivolti al ministro dell'economia non hanno trovato risposta alcuna, malgrado i risparmiatori danneggiati siano all'incirca quattrocentocinquantamila, malgrado, cioè, la questione abbia una connotazione sociale di grande rilievo;
da ultimo la seconda sezione del tribunale civile di Bari ha confermato, con sentenza, una ingiunzione di pagamento nei confronti di Banca di Roma su ricorso degli eredi di un risparmiatore barese che nel 1996 e nel 1997 aveva ordinato, a mezzo... telefono, i cosiddetti «tango-bond»;
nell'ambito della causa civile, nata a seguito di opposizione a decreto ingiuntivo da parte di Banca di Roma, è stato accertato che «gli ordini di negoziazione non erano mai stati sottoscritti, né ratificati e che la banca non aveva rilevato il profilo di rischio dei contraenti, né illustrato i prospetti informativi afferenti i titoli obbligazionari»;
il tribunale di Bari ha dunque respinto l'opposizione propostagli da Banca di Roma ribadendo che «le operazioni finanziarie poste in essere al di fuori dei mercati regolamentati - categoria cui possono ricondursi gli acquisti dei cosiddetti bond argentini - richiede espressamente che il relativo ordine sia impartito per iscritto dal cliente» (confronta Agenzia AGI del 23 giugno 2005 ore 16,04);
la sentenza del tribunale di Bari merita particolare attenzione in quanto essa emblematicamente mostra quale fosse il livello di violazione della normativa vigente da parte degli istituti di credito;
ad avviso dell'interrogante la sentenza citata, peraltro, dimostra una volta di più come sia risultato, nei fatti, distorsivo il consiglio mediatico di rivolgersi al governo argentino, mentre nessuno se non i magistrati investiti delle cause proposte dai risparmiatori, si preoccupa di indurre le banche, anzi, di pretendere dalle banche una sanatoria complessiva della intricata vicenda finanziaria;
nel frattempo, ovviamente, tenuto conto delle annualità di acquisto, si avvicina o matura il termine prescrizionale che ucciderà definitivamente la speranza dei risparmiatori di poter rientrare del capitale investito;
è da considerarsi inammissibile che il governo non intervenga per tentare di costituire tali di trattativa ed è soprattutto inammissibile il grave ed inspiegabile ritardo con il quale il governo gestisce gli atti di sindacato ispettivo proposti su tale tema -:
quali iniziative intenda adottare, anche alla luce della nuova ed importante sentenza resa dal Tribunale Civile di Bari contro la Banca di Roma (confermativa dell'orientamento assunto da molte altre corti di merito della Repubblica), per creare un meccanismo di trattativa stragiudiziale fra risparmiatori privati ed istituti di credito per la definizione di tutte le posizioni relative al collocamento delle obbligazioni quasi sempre avvenuto in dispregio della normativa vigente che prevede accurata informazione circa le caratteristiche del prodotto finanziario e circa il rischio che esso porta con sé.
(3-04923)
fino al 2004 il Patto di Stabilità prevedeva un controllo della spesa (sia per competenza che per cassa) sulle sole spese correnti. Si raffrontava il differenziale tra entrate ed uscite che doveva essere migliore rispetto a quello dell'anno 2001;
dal 2005 il Patto di Stabilità riguarda sia la parte corrente che gli investimenti. Il totale delle spese (correnti più investimenti) non può essere superiore al 10 per cento (o 11,5 per cento per le amministrazioni che hanno avuto una spesa media pro capite inferiore alla media stabilita con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze) della media delle spese del triennio 2001-2003. Per il 2006 e per il 2007 tale limite sarà aumentato del 2 per cento e riguarderà sia la parte di competenza che la parte cassa;
il raffronto con la spesa media del triennio 2001-2003 penalizza, pertanto, i comuni più virtuosi, i comuni, cioè, che in passato hanno mantenuto un livello basso della spesa;
la spesa per investimenti non ha una dinamica raffrontabile nel tempo, sia perché in alcuni anni ci possono essere opere importanti e straordinarie sia perché ci può essere il cambio degli amministratori e quindi nuova programmazione;
il caso del comune di Mareno del Piave è emblematico, in quanto ha avuto nel 2001 un esborso per opere pari a sole 500 mila euro, per cui la sua media triennale viene falsata;
il comune di Mareno del Piave, infatti, pur avendo opere per 5,5 milioni di euro già progettate e finanziate al 31 dicembre 2004, potrà realizzare quelle previste per il 2005 solo nel limite di 1,6 milioni di euro -:
se non ritenga che le modifiche introdotte dalla Finanziaria 2005 risultino altamente penalizzanti per le amministrazioni virtuose negando la possibilità di effettuare investimenti anche per quei comuni che sono in grado di reperire le risorse per gli investimenti sulla base, per esempio, di accordi di programma con enti superiori o privati e, in caso affermativo, se non ritenga utile e necessario adottare iniziative normative volte a modificare le disposizioni in questione.
(5-04641)
nel settembre del 2004, il CIPE aveva deliberato un aumento della percentuale di fruizione del credito d'imposta, di cui articolo 8 della legge 388 del 2000, dal 6 al 13 per cento, per tutte le istanze presentate prima dell'8 luglio 2002 e relative a investimenti già conclusi, con la finalità di accelerare le fruizioni del credito;
nel maggio del 2005, il CIPE ha deliberato di aumentare la percentuale dal 13 al 19 per cento, sempre con le stesse finalità;
l'Agenzia delle Entrate non ha mai provveduto a rendere operativa la delibera del settembre 2004, con la conseguenza di vanificare del tutto l'operazione di accelerazione della fruizione del credito d'imposta -:
se non ritenga di dover intervenire tempestivamente per rimuovere gli ostacoli alla immediata operatività delle deliberazioni citate.
(5-04642)
con la presentazione del DPEF il Governo si accinge a delineare la manovra finanziaria per l'anno 2006, la quale dovrà necessariamente includere alcuni interventi di carattere correttivo volti a ricondurre l'andamento dei saldi entro le dimensioni concordate con le competenti istituzioni comunitarie ai fini del rispetto del patto di stabilità e di crescita;
il peggioramento delle condizioni della finanza pubblica, derivante in primo luogo dalla situazione di criticità che caratterizza l'economia italiana, riduce significativamente i margini a disposizione per l'adozione di interventi diretti rispondenti a finalità espansive e di sostegno allo sviluppo;
in queste condizioni la realizzazione della manovra richiederà un notevole impegno per l'individuazione di misure efficaci e selettive, in grado di concorrere positivamente al conseguimento degli obiettivi da perseguire, sia per quanto concerne le finalità correttive che per quanto riguarda quelle espansive;
le condizioni generali dell'economia nazionale, che continua a registrare una sostanziale stagnazione nella crescita del PIL e un preoccupante arretramento della capacità competitiva del sistema produttivo, con conseguente riduzione della quota nel commercio internazionale, cui si accompagna una stasi della domanda interna, impediscono di assumere decisioni suscettibili di innescare spirali recessive, che finirebbero per aggravare ulteriormente la crisi in atto;
gli interventi da realizzare nella sessione di bilancio dovranno, quindi, caratterizzarsi per la capacità di concorrere al miglioramento dell'andamento dei saldi senza tuttavia pregiudicare le prospettive di ripresa;
in questo quadro si inseriscono le misure allo studio per proseguire il processo di progressiva riduzione del carico fiscale, con particolare riferimento all'IRAP, la cui soppressione, già prevista dalla delega conferita al Governo con la legge n. 80 del 2003, potrebbe imporsi anche in ragione della prossima pronuncia) da parte della Corte di giustizia europea;
negli scorsi anni il Governo ha posto in essere diversi interventi finalizzati alla progressiva riduzione del carico tributario procedendo in modo equilibrato, in modo da garantire un'equa ripartizione dei vantaggi, privilegiando l'obiettivo di assicurare una ripresa della domanda. In particolare, con il decreto-legge n. 35 del 2005, convertito dalla legge n. 80 del 2005, si è proceduto ad un ulteriore abbattimento del livello di tassazione IRAP gravante sul fattore lavoro;
in questo scenario è indispensabile, secondo l'interrogante, che gli interventi correttivi si concentrino nell'eliminazione di alcuni palesi e del tutto ingiustificati privilegi di cui continuano ad usufruire talune categorie, i quali non possono neanche ritenersi strumentali all'obiettivo di favorire un rafforzamento dei tassi di crescita;
esemplare, al riguardo, appare il caso delle società sportive professionistiche, e di quelle calcistiche in particolare, le quali fruirebbero di notevoli vantaggi di carattere tributario, peraltro non riconducibili al dettato normativo né a specifiche pronunce dell'amministrazione finanziaria. In base ad alcune informazioni riportate da organi di stampa, risulterebbe che, tra le altre cose, tali società non provvederebbero ad includere nella base imponibile IRAP i proventi derivanti dalla cessioni degli sportivi professionisti;
l'esclusione della base imponibile assicurerebbe consistenti benefici alle società in quanto le plusvalenze da cessione costituiscono la voce di esercizio più consistente;
una pratica di questo tipo è assai onerosa per l'erario, in una fase in cui il Governo è impegnato a verificare quali siano i margini di intervento per procedere ad una ulteriore riduzione dell'IRAP che privilegi le misure in grado di allargare la base occupazionale, riducendo il carico fiscale sul fattore lavoro, e di promuovere gli investimenti ai fini di un rafforzamento delle prospettive di crescita dell'economia -:
se risponde al vero e, in caso affermativo, in che misura sia diffusa la pratica, cui si è fatto riferimento in precedenza, dell'esclusione dalla base imponibile IRAP, da parte delle società sportive professionistiche, e in particolare di quelle calcistiche, delle plusvalenze derivanti dalla cessione di sportivi.
(5-04643)
il castello dei Carraresi di Padova porta i segni di una storia che in epoche
il forte degrado a cui è abbandonato il castello può portare ad una grave perdita di elementi che segnano la storia della città di Padova e non solo, ma anche del patrimonio storico-artistico italiano, innestando processi irreversibili che rischiano di mettere in pericolo un'opera di assoluto rilievo e importanza culturale, simbolo ed identità padovana;
il tetto del castello presenta gravi ed evidenti segni di instabilità strutturale, che possono portare in breve tempo ad una ceduta strutturale complessiva con conseguenze disastrose per la stabilità generale del castello;
il sottosegretario ai Beni Culturali, On. Bono, rispondendo ad un'interrogazione in Commissione cultura spiegava che il castello Carrarese di Padova, di proprietà demaniale, sino all'anno 1991 è stato destinato a sede carceraria e in parte dell'edificio, attualmente, hanno sede alcuni uffici dell'amministrazione penitenziaria;
la soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio del Veneto orientale ha comunicato che dall'anno 1989, unitamente alle sovrintendenze per i beni archeologici e per il patrimonio storico-artistico, ha chiesto in consegna il bene per destinarlo a sede museale ed utilizzarlo ai fini di esposizione e di valorizzazione di raccolte archeologiche altomedievali e rinascimentali di proprietà dello Stato e degli enti locali, attualmente giacenti in vari depositi e non esposte al pubblico;
a tal fine, già dal 1992, il Ministero dei beni culturali - preso atto dell'intenzione dichiarata del Ministero di grazia e giustizia di voler dismettere il complesso in questione ha inoltrato, dieci anni fa, al Ministero delle finanze una formale richiesta di consegna del bene;
l'anno seguente, nel 1993, l'amministrazione finanziaria ha comunicato che si sarebbe riservata una valutazione di merito sulla destinazione museale solo dopo aver preso in consegna essa stessa il bene;
nel 1997, la soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio ha avviato il procedimento di vincolo dell'immobile, chiedendone l'iscrizione al demanio storico-artistico; gli atti sono stati definiti l'anno seguente e, successivamente, nel 2001, l'agenzia del demanio ha comunicato l'avvenuta classificazione del complesso tra i beni demaniali, ramo storico-artistico, ai sensi dell'articolo 822 del codice civile;
si sottolinea la volontà del Ministero dei beni culturali di avere in consegna il bene, riservando ad un momento successivo l'individuazione del modello di gestione più idoneo a garantire, con la partecipazione delle amministrazioni locali e dei soggetti privati interessati la sua valorizzazione storico-artistica;
il Ministero dei beni e delle attività culturali ha dichiarato in risposta di un'ulteriore interrogazione di voler seguire con molta cura e con molta attenzione la pratica presso il Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di concludere in tempi brevi questo iter procedurale che ormai pare, a giudizio del sottosegretario onorevole Bono, sia diventato decennale;
a tal riguardo, proprio a seguito della citata interrogazione, il sottosegretario onorevole Bono si è premurato di far trasmettere, in data 11 dicembre 2002, una nota di sollecito da parte del gabinetto del Ministero dei beni culturali al suddetto Ministero dell'economia;
il 26 febbraio 2005 dirigenti del Demanio in una riunione istituzionale a Padova, alla presenza del Sindaco di Padova, dichiaravano che il Ministero della
il Ministero di grazia e giustizia recentemente ha precisato, a risposta di una ulteriore interpellanza, di aver bloccato la procedura dismissiva e che l'edificio del castello Carrarese di Padova è inserito nell'elenco del decreto del Ministero della giustizia che individua cinquantanove istituti da dismettere e da trasferire al demanio, ai fini del successivo trasferimento alla Patrimonio dello Stato Spa -:
se corrisponde al vero che il Ministero di grazia e giustizia abbia provveduto ad attivare una procedura dismissiva del Castello Carrarese verso il Ministero dell'economia e delle finanze, quali effetti giuridici abbia prodotto e a che punto sia tale procedura e se il Ministero dell'economia abbia accertato preventivamente il vincolante parere del Ministero dei beni e delle attività culturali necessario per l'inserimento del Bene stesso nella Patrimonio dello Stato Spa, finalizzato ad una vendita.
(4-16008)
la stampa di questi giorni dà notizia di quanto ha guadagnato quel gruppo di immobiliaristi che, in questi mesi, ha via via acquistato azioni della Banca Nazionale del Lavoro e che si appresta a vendere, (o ha già venduto), a Unipol e soci;
il quotidiano La Repubblica del 16 luglio ha pubblicato i dati relativi alla Banca Nazionale del Lavoro, con riferimento alle plusvalenze degli immobiliaristi nell'ipotesi di vendita a 2,70 euro così come di seguito riportate: socio Caltagirone, quota 4,96 per cento, incasso di 405,64 milioni di euro, plusvalenza stimata 255 milioni di euro; socio Ricucci, quota 4,99 per cento, incasso di 408,08 milioni di euro, plusvalenza stimata 151 milioni di euro; socio Coppola, quota 4,92 per cento, incasso 402,35 milioni di euro, plusvalenza stimata 208 milioni di euro; socio Statuto, quota 4,90 per cento, incasso di 400,76 milioni di euro, plusvalenza stimata 207 milioni di euro; socio Bonsignore, quota 4,24 per cento, incasso di 346,76 milioni di euro, plusvalenza stimata 180 milioni di euro; socio Lonati, quota 2,48 per cento, incasso di 202,82 milioni di euro, plusvalenza stimata 105 milioni di euro; socio Grazioli, quota 1,00 per cento, incasso di 81,79 milioni di euro, plusvalenza stimata 42 milioni di euro; per un totale complessivo di quote del 27,49 per cento, per un totale complessivo di incasso di 2.248,20 milioni di euro, per un totale complessivo di plusvalenza stimata di 1.148 milioni di euro;
dalla tabella di cui sopra risulta che sette persone hanno guadagnato insieme, in pochi mesi, 1.148 milioni di euro, (vale a dire circa duemila e trecento miliardi delle vecchie lire), e ciò senza creare il minimo valore aggiunto reale, senza aumentare di una briciola la ricchezza del Paese, senza dare nuovo lavoro a nemmeno uno degli operai, dei tecnici, dei laureati che lo chiedono -:
di quali informazioni disponga e se non ritenga di dover investire della questione il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio;
che cosa intendono fare affinché l'enorme guadagno di natura esclusivamente speculativa sia immediatamente tassato e ciò anche per evitare che esso confluisca nei noti paradisi fiscali;
a quanto ammonta l'introito per lo Stato Italiano per la suddetta tassazione.
(4-16011)
il Ministro delle attività produttive, con decreto ministeriale del 23 novembre 2004, ripartiva il «Fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall'autorità garante della concorrenza e del mercato
in attuazione dell'articolo 148, comma 2 della legge 388 del 2000 con il decreto succitato veniva destinata la somma di euro 13.000.000,00 al cofinanziamento, per il tramite delle regioni, di progetti di assistenza ai consumatori;
alla regione Basilicata veniva assegnata la somma di euro 147.458,00;
la citata regione Basilicata, entro il termine del 31 marzo 2005, ha presentato un progetto, attuativo degli interventi volti all'informazione dei consumatori e degli utenti, per un importo di euro 147.458,00;
anche le altre Regioni hanno provveduto a presentare i propri progetti;
è necessario ed opportuno dare ai consumatori il massimo di informazione, in considerazione delle tante truffe perpetrate ai loro danni, come dimostrano le vicende quotidiane e gli scandali Parmalat, Cirio, Giacomelli, e quelli relativi ai bond argentini e ai prodotti finanziari My Way e 4You;
il Ministero dell'economia, dopo aver introitato euro 55.128.308, dalle sanzioni comminate alle imprese che hanno violato le regole del mercato, appare all'interrogante non avere nessuna disponibilità per il trasferimento dei fondi alle regioni. Il che ovviamente, a parere dell'interrogante, denota la non corretta utilizzazione dei fondi in questione che sono a specifica destinazione e soprattutto la disperata situazione di cassa in cui trovasi lo Stato, i cui conti, come è noto, sono davvero disastrosi -:
quali siano le cause della mancata erogazione alle regioni dei fondi di cui in premessa e se non intenda comunque provvedere in merito entro breve tempo.
(4-16026)