Risposta. - In via preliminare, si precisa che in tema di operazioni di bonifica sistematica da ordigni esplosivi di aree extra istituzionali - ovvero, non appartenenti al demanio militare - la difesa ha esclusivamente competenze di ordine tecnico ed in materia di vigilanza.
metalliche localizzate sotto l'intercapedine del pavimento, e prospettando, altresì, l'opportunità di effettuare una bonifica completa dell'intera area.
idonee ad accogliere i bambini rimasti «fuori», ma sì trova nell'impossibilità, a causa della ristrettezza dei bilanci, di far fronte alle risorse necessarie per il personale docente;
Risposta. - Si fa presente, preliminarmente, che la legge n. 53 del 28 marzo 2003 prevede la generalizzazione dell'offerta formativa della scuola dell'infanzia, alla quale possono essere iscritti, secondo criteri di gradualità e in forma di sperimentazione, le bambine e i bambini che compiono i tre anni di età entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento, anche in rapporto all'introduzione di nuove professionalità e modalità organizzative.
nel corrente anno scolastico in organico di fatto con l'incremento di ulteriori 52 posti.
appare ingenerosa e ingiustificata specie se si tiene conto che i privati, se consapevoli della correttezza della propria pratica, bene avrebbero potuto, dopo circa dieci anni, richiedere il dissequestro dei documenti, sollecitando, eventualmente l'intervento del tribunale del riesame. Nella delibera, inoltre, si fa impropriamente riferimento all'applicazione dell'articolo 34, comma 20, del decreto legislativo n. 76 del 1990, dal momento che il ricorso al contributo dovrebbe presupporre, diversamente che nel caso in esame, la previa demolizione dell'immobile e non già la diffida a costruire;
Risposta. - Qualsiasi giudizio sulle modalità di impiego delle risorse finanziarie, destinate alle aree colpite dal sisma del 23 novembre 1980, deve restare estraneo alle responsabilità istituzionali di questo Ministero, cui non è consentito l'esercizio di alcuna forma di sindacato sulle scelte di natura economico-finanziaria compiute dalle Amministrazioni comunali.
per la realizzazione di opere pubbliche.
Secondo quanto asserito dal sindaco, l'amministrazione comunale di Palomonte, «a dieci anni dall'apertura delle indagini, avvalendosi dei propri poteri e senza interferire nella sfera non di sua competenza, ha ripreso la ricostruzione, assumendo provvedimenti
che consentono, a 24 anni dal sisma», di contribuire alla soluzione del problema.
Risposta. - Le procedure di dismissione dell'immobile di via Ferruzzi, n. 38, in Roma, sede della direzione generale per gli organi decentrati, già avviate alla data di presentazione del suddetto atto ispettivo, sono state portate a termine in data 18 aprile 2005, con la restituzione dell'immobile medesimo all'Inail.
lauree a distanza, mettendo a disposizione degli studenti i testi d'esame tramite Internet e facendo poi sostenere loro gli esami nelle Facoltà universitarie;
Risposta. - In merito alla questione prospettata nell'interrogazione cui si risponde, appare opportuno ricordare che il decreto interministeriale 17 aprile 2003, avente ad oggetto i criteri e le procedure di accreditamento dei corsi di studio a distanza delle università statali e non statali e delle istituzioni universitarie, abilitate a rilasciare titoli accademici di cui all'articolo 3 del decreto 3 novembre 1999, n. 509, contiene una precisa disposizione che non è possibile disattendere.
relativi al fondo per lo sviluppo degli investimenti per gli anni 2002-2003 - precisa ancora il Ministero - saranno invece erogati successivamente al pagamento del primo acconto relativo all'anno corrente -:
Risposta. - Questo Ministero ha provveduto a corrispondere agli enti locali il saldo delle competenze relative agli esercizi finanziari 2002 e 2003, fatta eccezione per il contributo perequativo 2002.
Per quanto attiene al contributo relativo all'IVA generale, sarà possibile effettuare il pagamento solo dopo che le pertinenti somme saranno affluite al capitolo dell'entrata dell'IVA e, conseguentemente, il Ministero dell'economia e delle finanze avrà assegnato i fondi necessari.
Risposta. - In via preliminare, occorre sottolineare che la difesa ha già avviato un apposito programma a livello nazionale per
la rimozione, lo smaltimento e la bonifica dei manufatti in eternit presenti all'interno delle infrastrutture militari, mediante specifici interventi.
tecnici utili alla gestione delle dinamiche del singolo, della famiglia e del gruppo;
Risposta. - L'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, ha riservato al Ministro della salute il compito di individuare le figure professionali, con i relativi profili, che operano nel comparto sanitario.
psichiatrica, il terapista della neuro-psicomotricità dell'età evolutiva, l'educatore professionale ed il logopedista, appaiono al momento le più idonee, sia per le competenze previste dai rispettivi profili professionali sia per i contenuti dei percorsi formativi universitari, per l'applicazione, nei loro specifici progetti riabilitativi, delle tecniche ritenute terapeuticamente più efficaci, e tra queste, anche la musicoterapia.
condizione retributiva che quella normativa, diritti che sono tutelati dalle varie convenzioni internazionali.
Risposta. - In merito alle problematiche segnalate nell'interrogazione si chiarisce che l'apposizione del marchio CE su tali prodotti, sempre di competenza del produttore o del suo mandatario, secondo le direttive stabilite dall'Unione europea, avviene a seguito di un esame condotto in applicazione della normativa vigente. Al riguardo, si segnala che la direzione generale competente del ministero delle attività produttive ha provveduto ad aggiornare, con il decreto 20 ottobre 2004 «Recepimento delle norme armonizzate direttiva 88/378/CEE, concernente la sicurezza dei giocattoli» (Gazzetta Ufficiale n. 263 dell'8 novembre 2004), l'elenco dei riferimenti delle norme nazionali che recepiscono le norme armonizzate europee in materia di sicurezza dei giocattoli.
d'intesa volto alla valorizzazione di un'agricoltura che coniughi produzione di qualità con la difesa della natura;
13.000 agriturismi pronti a garantire ospitalità a tre milioni di persone, 4.008 prodotti tradizionali regionali, 148 specialità a denominazione di origine e indicazione geografica protetta (Dop/Igp) e oltre 400 vini Docg, Doc e Igt;
Risposta. - Con riferimento a quanto evidenziato nell'interrogazione in esame ed in particolare per quanto attiene alle iniziative assunte per lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile ed in difesa della natura, dell'ambiente e degli habitat naturali, si fa presente che tali obiettivi sono da tempo integrati e perseguiti nell'ambito dell'attuale programmazione dello sviluppo rurale 2000-2006, attraverso l'attivazione di misure agroambientali ed azioni di sostegno e tutela delle aree sensibili nell'ambito dei documenti di programmazione regionale.
regioni e province autonome che, tra l'altro, detengono specifiche competenze istituzionali anche in materia di formazione e informazione agricola.
ai più elementari principi giuridici ed altresì consentono l'erogazione di somme in favore dei terremotati perseguendo un fine, quello risarcitorio e di indennizzo, sensibilmente diverso da quello stabilito secondo legge che certamente consente un indennizzo ai terremotati ma con lo scopo di ricostruire quanto demolito dagli eventi sismici del 1980 -:
Risposta. - Qualsiasi giudizio sulle modalità di impiego delle risorse finanziarie, destinate alle aree colpite dal sisma del 23 novembre 1980, deve restare estraneo alle responsabilità istituzionali di questo Ministero, cui non è consentito l'esercizio di alcuna forma di sindacato sulle scelte di natura economico-finanziaria compiute dalle Amministrazioni comunali.
Palomonte ha inviato al Ministero dell'interno ampia e circostanziata relazione, per chiarire i presupposti di fatto e di diritto che hanno motivato le scelte poste a base delle delibere n. 35 e n. 36 del 2003.
Secondo quanto asserito dal sindaco, l'amministrazione comunale di Palomonte, «a dieci anni dall'apertura delle indagini, avvalendosi dei propri poteri e senza interferire nella sfera non di sua competenza, ha ripreso la ricostruzione, assumendo provvedimenti che consentono, a 24 anni dal sisma», di contribuire alla soluzione del problema.
secondarie) indirizzo Arte e Disegno che prevedeva l'abilitazione anche per le seguenti altre classi di concorso:
Risposta. - Va prima di tutto rammentato che le accademie hanno da sempre svolto la formazione dei formatori all'interno dei propri programmi che hanno da sempre compreso discipline come: pedagogia e didattica dell'arte, didattica per il museo, laboratorio didattico sui linguaggi artistici, metodologie didattiche dei linguaggi audiovisivi, didattiche della multimedialità.
rispetto alla legge. Peraltro, le università non disponevano delle strutture e delle competenze necessarie per tale formazione. Risulta infatti al ministero che le università, con qualche rara eccezione, hanno di fatto attivato solo le classi 25/A e 28/A.
Risposta. - Con il decreto n. 52 del 25 maggio 2005, infatti, ai fini dell'inserimento a pieno titolo, nelle graduatorie permanenti, di cui al decreto direttoriale 31 marzo 2005, per gli anni scolastici 2005/2006 e 2006/2007, è stato fissato al 30 giugno 2005 il termine entro il quale, ai sensi dell'articolo 3-ter, comma 1, della legge n. 143 del 4 giugno 2004, si deve conseguire il diploma abilitante o di specializzazione per l'attività
di sostegno o il diploma di laurea abilitante per la scuola dell'infanzia o per la scuola primaria.
Risposta. - Si fa presente che la procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea nei confronti dello Stato italiano relativamente alla proroga della concessione all'Autobrennero Spa è stata archiviata.
sulle strutture dell'immobile, accertamenti ritenuti ultronei da parte dei tecnici del Comune, salvo poi disporre l'evacuazione dell'immobile dopo il secondo crollo;
Risposta. - Con l'interrogazione in esame, l'interrogante nel premettere che in numerosi uffici periferici dell'agenzia delle entrate verrebbero sottovalutati problemi relativi alla sicurezza, chiede, in particolare, notizie in ordine a due crolli che si sarebbero verificati nell'Ufficio locale di Pontedera (Pisa).
febbraio 2005 sarebbe stata ripristinata l'agibilità complessiva dell'ufficio. A quella data i lavori di ripristino e manutenzione risultano conclusi.
cento degli immobili che ospitano la scuole vive in una condizione di rischio sismico;
Risposta. - È da premettere che il MIUR non partecipa direttamente all'attivazione di opere di edilizia scolastica sul territorio, essendone riservata la programmazione alle rispettive regioni e la loro concreta attuazione (realizzazione, fornitura, manutenzione ordinaria e straordinaria, compresi l'adeguamento la messa a norma ed in sicurezza) ai singoli enti locali, comuni e province, puntualmente obbligati.
all'attivazione del programma delle infrastrutture strategiche nel quale lo stesso piano s'inserisce, disponibili al 1o gennaio 2004.
a fronte della quale poter assumere, secondo le rispettive competenze, le necessarie iniziative.
Risposta. - È da premettere che il MIUR non partecipa direttamente all'attivazione di opere di edilizia scolastica sul territorio, essendone riservata la programmazione alle rispettive regioni e la loro concreta attuazione (realizzazione, fornitura, manutenzione ordinaria e straordinaria, compresi l'adeguamento la messa a norma ed in sicurezza) ai singoli enti locali, comuni e province, puntualmente obbligati.
la definizione delle schede di rilevazione, la predisposizione del relativo manuale, la formazione dei formatori regionali che devono, a loro volta, formare i rilevatori locali (più di mille sull'intero territorio nazionale), la predisposizione dei nodi regionali, la formazione dei relativi responsabili e l'avvio di procedure pilota: la sua conclusione è prevista per i primi mesi del 2006.
Risposta. - È da premettere che il MIUR non partecipa direttamente all'attivazione di opere di edilizia scolastica sul territorio, essendone riservata la programmazione alle rispettive Regioni e la loro concreta attuazione (realizzazione, fornitura, manutenzione ordinaria e straordinaria, compresi l'adeguamento la messa a norma ed in sicurezza) ai singoli enti locali, comuni e province, puntualmente obbligati.
mancato di intervenire ed infatti sono stati espressamente contemplati appositi interventi con la legge 27 dicembre 2002, n. 289, che all'articolo 80, comma 21, nell'ambito del programma delle infrastrutture scolastiche, ha previsto l'inserimento, del programma delle infrastrutture strategiche attraverso un apposito «piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riferimento a quelli insistenti nelle zone soggette a rischio sismico, predisposto di concerto con il ministero delle infrastrutture, da sottoporre, sentita la conferenza unificata, al Cipe, che ripartisce parte delle risorse citate, tenuto conto di quanto stabilito dall'articolo 3 della legge n. 23 del 1996. A fronte, poi, delle difficoltà di copertura finanziaria, per favorirne concretamente l'avvio, con la legge 24 dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria 2004) è stata disposta la riserva al piano di una somma non inferiore al 10 per cento delle risorse destinate complessivamente all'attivazione del programma delle infrastrutture strategiche nel quale lo stesso piano s'inserisce, disponibili all'1o gennaio 2004.
al fine di attivare uno strumento conoscitivo per i diversi livelli di programmazione.
Risposta. - È da premettere che il MIUR non partecipa direttamente all'attivazione di opere di edilizia scolastica sul territorio, essendone riservata la programmazione alle rispettive regioni e la loro concreta attuazione (realizzazione, fornitura, manutenzione ordinaria e straordinaria, compresi l'adeguamento la messa a norma ed in sicurezza) ai singoli enti locali, comuni e province, puntualmente obbligati.
decrescente i restanti interventi da effettuare e cominciando con l'utilizzare le risorse ancora disponibili tratte dal 10 per cento di cui si è detto. Tali risorse, secondo le stime del ministero dell'economia e finanze, dovrebbero consentire un ulteriore volume di investimenti di circa 270 milioni di euro. Per anticipare le spese per la progettazione delle opere di cui sopra è stata prevista la riserva del 30 per cento del fondo di rotazione presso la cassa depositi e prestiti.
Risposta. - La Commissione europea il 10 febbraio 2004 ha presentato la comunicazione «Costruire il nostro avvenire comune - Sfide e mezzi finanziari dell'Unione allargata 2007-2013», concernente le prospettive finanziarie finalizzate alla creazione di un fondo europeo per la pesca (F.E.P.).
capacità di pesca in armonia con i pertinenti regolamenti comunitari di settore.
Risposta. - Si fa presente che nel corso del 2004 le amministrazioni regionali e centrali, coinvolte nell'attuazione degli interventi dedicati allo sviluppo dell'agricoltura e delle aree rurali, sono state impegnate a raggiungere livelli di spesa tali da evitare una decurtazione delle risorse disponibili in base ai meccanismi del Feoga-Garanzia,
nel caso dei piani di sviluppo rurale, e del disimpegno automatico con riferimento ai POR e ai Programmi Leader+.
per il primo e per il terzo asse e il 25 per cento per il secondo. Si tratta di verificare, quindi, se le regioni italiane saranno tendenzialmente in grado di rispettare più o meno agevolmente i vincoli finanziari previsti nella proposta di regolamento.
nel corso del precedente periodo di programmazione, il che spiega l'elevata capacità di spesa di questi programmi; nel corso dei prossimi due anni di programmazione, però, sarà necessario portare a compimento le procedure per l'avvio dei nuovi interventi, visto che gli impegni pregressi sono oramai pressoché conclusi (tabella 4 - disponibile presso il Servizio Assemblea).
di medio periodo, che ha disincentivato l'attribuzione delle risorse derivanti dalla riserva premiale.
ricorso all'utilizzazione di progetti coerenti per accelerare la spesa ed evitare, quindi, il disimpegno automatico.
Risposta. - Si ricorda che la disponibilità vendibile per la campagna in corso di
risone di tipo Indica è quantificabile in 445.000 tonnellate.
Risposta. - Si ribadisce, innanzi tutto, la posizione di contrarietà, più volte espressa dal Governo, riguardo all'intesa tra USA e UE per la riduzione dei dazi sull'import
di riso, raggiunta a Ginevra dai negoziatori della Commissione europea.
Risposta. - Con riferimento alle problematiche evidenziate ed in particolare alle importazioni di riso proveniente dalla Cina, aumentate di oltre il 1.000 per cento in un anno, si precisa che circa 550 tonnellate riguardano l'importazione di un singolo operatore sotto il regime del traffico del perfezionamento attivo.
vigilanza, assicura la rintracciabilità del prodotto in ogni segmento della filiera; il che garantisce la conformità alla disciplina di produzione del prodotto finale.
I controlli di tipo merceologico, invece, sono effettuati prevalentemente dall'Ispettorato Centrale repressione Frodi (ICRF), nelle diverse fasi dalla produzione alla trasformazione ed alla commercializzazione dei prodotti alimentari.
cui realizzazione risulterebbe già inserita nei programmi di adeguamento dell'Anas, pur non essendo noto ad oggi né con quali modalità esecutive né con quali tempi;
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in esame, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha comunicato quanto segue.
mutui, che però sarebbero difficilmente sostenibili in quanto a totale carico dell'Università);
Risposta. - L'università ha fornito esaurienti risposte in merito allo svolgimento delle procedure di applicazione del menzionato accordo di programma, sulle quali il Ministero non ha da esprimere rilievi.
Bologna di sostituire, da quel momento, la modalità del rimborso annuale a consuntivo, originariamente prevista, con quella dell'apertura di credito nella forma di mutui accesi presso la cassa depositi e prestiti con oneri a carico del ministero stesso.
facoltà di ingegneria I fase: inizio lavori 19/03/03; Bologna - spazi per la didattica (edifico compatto Belmeloro): inizio lavori 05/12/03.
ai sensi della legge n. 109 del 1994, per i poli romagnoli, n. 12 interventi, per il 2002, su un totale complessivo di n. 65, corrispondenti ad un importo di 159.786,00, rispetto al totale degli interventi edilizi programmati, pari a euro 848.055,00 di quadro economico complessivo; per il 2003: n. 17 interventi, su un totale complessivo di n. 57, corrispondenti ad un importo di 11.869.946,15 rispetto al totale degli interventi edilizi programmati, pari a euro 71.280.411,98 di quadro economico complessivo; per il 2004, n. 11 interventi, su un totale complessivo di n. 77, corrispondenti ad un importo di euro 16.211.768,00 rispetto al totale degli interventi edilizi programmati, pari a euro 154.372.655,17 di quadro economico complessivo.
Risposta. - Com'è noto agli interroganti la normativa in vigore prevede che i professori straordinari, al termine del terzo anno solare di effettivo ed ininterrotto servizio possano conseguire la nomina ad ordinario, di competenza del Rettore, a seguito di giudizio favorevole sulla loro operosità didattica e scientifica, formulato da una Commissione nominata dal Ministero su designazione del C.U.N.
dell'iter parlamentare per l'approvazione del disegno di legge di riforma dello stato giuridico.
Risposta. - Il consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA), interpellato al riguardo, ha precisato che spetta al consiglio di amministrazione dell'ente, entro i termini previsti dall'articolo 24 dello statuto, deliberare il piano di riorganizzazione e razionalizzazione della rete delle articolazioni territoriali, una volta acquisito il parere vincolante del consiglio dei dipartimenti.
di insegnare l'educazione fisica con competenza e continuità della fascia dell'obbligo fino alle scuole superiori.
Risposta. - Si precisa prima di tutto che l'Amministrazione è consapevole che le attività motorie e sportive sono fondamentali per la crescita umana, culturale e civile delle giovani generazioni e che queste attività sono anche efficaci per prevenire fenomeni e patologie fisiche.
aziende che operano nei territori dei comuni di Policoro, Tursi, Rotondella e Valsinni hanno visto distrutto il raccolto, che sembrava essere di notevole quantità e qualità;
Risposta. - L'interrogazione in oggetto fa riferimento al violento nubifragio che il 24 maggio 2005 si è abbattuto sull'area del Metapontino.
cui l'ago penetrando all'interno della vena, trascina le micro particelle lasciate dal guanto sul punto di lacerazione della pelle o addirittura sull'ago allorquando il dito si trova, come spesso accade, a contatto anche con questo;
Risposta. - Le infezioni associate all'assistenza sanitaria e socio-sanitaria (fino a qualche tempo fa denominate «ospedaliere» o «nosocomiali»), costituiscono un problema di salute di cui è nota la rilevanza.
In base alle evidenze scientifiche, la più efficace delle precauzioni standard è l'appropriata igiene delle mani, rispetto alla quale l'uso dei guanti monouso appare di portata e finalità solo integrativa, ma mai sostitutiva, come sottolineato anche nelle più recenti linee guida statunitensi dei centri per il controllo e la prevenzione delle malattie del 2002.
alla suddetta interrogazione la prefettura di Modena, nella persona del dottor Ventura, ha chiesto al maresciallo dei carabinieri comandante della locale stazione di acquisire la documentazione necessaria per la risposta all'interrogazione medesima da parte del Ministro;
Risposta. - Si premette che i rapporti tra il presidio dei carabinieri di Pavullo e la locale amministrazione comunale sono frequenti e improntati a collaborazione e rispetto, tanto che la presenza di personale in uniforme nella sede municipale rappresenta una circostanza assolutamente usuale e dovrebbe costituire momento di fiducia e serenità e non già di allarme sociale.
comuni a quelli del sistema della ricerca italiana e in parte propri: frammentazione delle strutture e delle risorse, autoreferenzialità, scarsa presenza in programmi di ricerca internazionale, limitata autonomia, procedure amministrative farraginose ed obsolete, inesistenza di sistemi di valutazione, scarsa trasferibilità dei risultati della ricerca in innovazione;
Risposta. - Con riferimento alle problematiche rappresentate nell'interrogazione in esame, l'amministrazione non ha mancato di interessare il consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA), ente pubblico di ricerca, divenuto operativo dal 1o ottobre 2004 e che raggruppa presso di sé 28 strutture di ricerca.
A tutti gli affittuari in scadenza al 31 dicembre 2005 ed al 30 aprile 2006 è stata inviata disdetta lo scorso dicembre 2004.
caso segnalato al fine di ottenere, per vie diplomatiche, una equa e decorosa risoluzione dello stesso.
Risposta. - Si è provveduto ad interessare la nostra ambasciata a Lubiana ed il nostro Consolato generale a Capodistria in merito al caso della signora Leone ed alla nazionalizzazione del 1972 dei suoi beni immobili siti nel comune di Pirano.
Risposta. - L'interrogante vorrebbe consentire la partecipazione alla procedura di integrazione ed aggiornamento delle graduatorie permanenti, indetta con decreto direttoriale del 31 marzo 2005, anche ai docenti già inseriti nelle graduatorie permanenti i quali, al fine di conseguire pure il punteggio previsto per i possessori del diploma rilasciato al termine del biennio di specializzazione presso le S.S.I.S., stanno frequentando i relativi corsi; i corsi si concluderanno, però, dopo la scadenza del termine del 2 maggio fissato dal suddetto decreto.
quanto possibile l'aggiornamento delle graduatorie stesse - che, com'è noto, vengono utilizzate per le assunzioni a tempo indeterminato nella misura del 50 per cento dei posti annualmente autorizzati e per la totalità dei posti da assegnare alle supplenze annuali e alle supplenze sino al temine delle attività didattiche - sia al fine di ottemperare ad un preciso obbligo posto dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 255 del 3 luglio 2001, convertito con modificazioni dalla legge n. 333 del 20 agosto 2001. Questa norma, come è noto, prevede l'integrazione delle graduatorie entro il 31 maggio di ciascun anno affinché si possa provvedere alle nomine in ruolo e alle supplenze annuali entro il 31 luglio dello stesso anno, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del menzionato decreto-legge n. 255.
e della ricerca circa l'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole italiane;
Risposta. - Al riguardo si fa presente che in merito al numero di ore da destinare a tale insegnamento, nell'ambito della riforma del secondo ciclo di istruzione e formazione professionale, è già stata data risposta nella seduta del 7 aprile 2005 in Aula Senato, in occasione della discussione di una interpellanza di analogo contenuto, facendo presente, tra l'altro, che il ministero stava valutando con attenzione le segnalazioni pervenute circa l'opportunità di mantenere due ore settimanali obbligatorie, così come nel precedente ordinamento.
campo, in considerazione che alle ore di insegnamento obbligatorio si aggiungerebbero le ore offerte dalla scuola e fruibili a scelta dello studente, al quale lo spirito della riforma riconosce la capacità di concorrere alla costituzione del proprio percorso scolastico distribuendo lo studio di detta disciplina tra il percorso obbligatorio e il percorso opzionale obbligatorio.
evitare di rendere, nel tempo, quel quartiere urbanisticamente invivibile -:
Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'atto ispettivo in esame, l'Anas S.p.A., interessata al riguardo, ha comunicato che l'ammodernamento della strada statale 96 «Barese» è relativo ad un appalto integrato avente ad oggetto i lavori relativi all'adeguamento alla sez. III CNR 1o lotto della strada statale 96 dal km. 85+000 (inizio variante di Altamura) al km.81+300 (innesto con la strada statale 99). L'intervento consiste nell'ampliamento, prevalentemente su tracciato esistente, dell'attuale strada statale a due corsie una per ogni senso di marcia. La nuova sezione stradale sarà a quattro corsie, due per ogni senso di marcia, con spartitraffico centrale con un evidente miglioramento dell'infrastruttura.
enti locali di restituire, a conguaglio, considerevoli somme -:
Risposta. - La questione, posta dall'interrogante, è stata affrontata dal Governo con un'iniziativa d'urgenza che, insieme ad altre disposizioni, ha previsto espressamente misure compensative a favore dei bilanci degli enti locali attenuando, con il differimento delle scadenze temporali, il recupero delle maggiori somme corrisposte a titolo di acconto a fronte dell'addizionale sui consumi di energia elettrica.
di un tunnel di drenaggio, delle pendici del Sasso della Croce, sopra l'abitato di San Leonardo in Badia, che raccogliendo e convogliando le infiltrazioni idriche dovrà conferire finalmente sicurezza e stabilità all'intero pendio. Proprio Guido Bertolaso aveva consegnato a Luis Durnwalder, presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, un assegno di due milioni di euro per quell'opera, che alla fine ne costerà ben otto, non più tardi del dicembre scorso. Dunque un sopralluogo ordinario, privo di qualsiasi urgenza;
Risposta. - Il Capo del dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri dottor Guido Bertolaso, è giunto all'aeroporto di Bolzano la mattina di sabato 19 febbraio 2005, dove in previsione dell'atterraggio, non erano stati, né dovevano essere predisposti, particolari protocolli ufficiali di accoglienza.
quei presupposti per i quali dovevano essere effettuate valutazioni subitanee ed immediate per far fronte alla situazione suddetta.
scientificamente documentato: una bambina thailandese avrebbe contagiato la madre, che non era stata esposta al contatto con animali infetti;
Risposta. - Dalla fine del 2003 ad oggi gli allevamenti avicoli di 9 paesi del Sud-Est asiatico sono stati ripetutamente colpiti da epidemie di influenza aviaria, causate da virus A/H5N1. Finora, più di 120 milioni di animali sono morti o sono stati abbattuti nel tentativo di bloccare o contenere la diffusione virale.
Dal momento della sua emergenza, il sottotipo A/H5N1 ha subito cambiamenti genetici di vario tipo; tuttavia, non vi sono prove di riassortimento genetico tra virus influenzali umani ed aviari, evento potenziale assai temuto perché potrebbe fare acquisire al virus, la capacità di diffondersi nella popolazione umana in maniera rapida ed efficiente.
particolarmente per i viaggiatori provenienti dalle aree colpite;
È stato approvato un piano per l'acquisto di farmaci antivirali (inibitori della neuroaminidasi) per la profilassi dei contatti e del personale sanitario ad alto rischio, nelle prime fasi di una eventuale pandemia; è in via di definizione il piano di approvvigionamento di vaccini pandemici utili per la protezione della popolazione nella fase di pandemia.
e criteri direttivi l'obiettivo di favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori;
Risposta. - Si precisa prima di tutto che l'amministrazione è consapevole che le attività motorie e sportive sono fondamentali per la crescita umana, culturale e civile delle giovani generazioni e che queste attività sono anche efficaci per prevenire fenomeni e patologie fisiche.
annuale obbligatorio riservato a ciascun liceo, risulta essere di 66 ore per ciascun indirizzo.
quali siano gli adempimenti e gli eventuali vincoli previsti per la società Mediapolis agli effetti dell'ottenimento del finanziamento pubblico.
Risposta. - L'ammontare dell'investimento per la realizzazione del progetto, oggetto del predetto atto di sindacato ispettivo, è di 150 milioni di euro di cui 40 milioni agevolati con le risorse del Patto ed è finalizzato alla realizzazione di un vasto complesso a tema all'interno del quale saranno localizzate attrazioni di vario genere.
Risposta. - I contaminanti, come definiti dall'articolo 1 del regolamento (CEE) n. 315/93 sono sostanze non aggiunte intenzionalmente ai prodotti alimentari, ma presenti quale residuo della produzione (compresi i trattamenti applicati alle colture e al bestiame e nella prassi della medicina veterinaria), della fabbricazione, della trasformazione, della preparazione, del trattamento, del condizionamento, dell'imballaggio, del trasporto o dello stoccaggio di tali prodotti, o in seguito alla contaminazione dovuta all'ambiente. I corpi estranei quali, ad esempio, frantumi di insetti, peli di animali e altri, non rientrano nella definizione citata.
cotti ed in determinate condizioni; in particolare, è stata rilevata in alimenti a base di patate o cereali, fritti o cotti ad elevate temperature, ma non negli alimenti bolliti.
Risposta. - In riferimento a quanto evidenziato nell'interrogazione in esame, l'Anas Spa, interessata al riguardo, ha comunicato quanto segue.
Oltre alle autostrade in concessione la rete è composta anche dalle seguenti autostrade gestite direttamente da Anas Spa:
alcune sostanziali innovazioni regolamentari aventi varie finalità, quali:
Per quanto riguarda, infine, i lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, considerati dal Governo un impegno di priorità strategica, questi sono di competenza dell'ANAS Spa.
Risposta. - Al riguardo si fa presente che la questione concernente le possibili implicazioni sanitarie connesse con l'utilizzazione dei telefoni cellulari e con l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici irradiati dalle stazioni radio base è stata oggetto, negli ultimi anni, di attenta valutazione da parte della comunità scientifica internazionale ed in particolare della Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP) che, nel 1998, ha emanato specifiche linee guida sui limiti di esposizione per la popolazione e i lavoratori.
il Ministro delle comunicazioni - nel proprio documento ufficiale pubblicato dall'ANPA (Agenzia nazionale protezione ambiente) ha testualmente dichiarato che «tutte le analisi delle informazioni scientifiche attualmente disponibili hanno indicato che, pur essendovi delle lacune nelle conoscenze che richiedono di proseguire l'attività di ricerca per migliorare ulteriormente la valutazione dei rischi sanitari, non c'è conferma che l'esposizione ai campi elettromagnetici al di sotto dei limiti indicati dalle linee guida dell'ICNIRP del 1998 abbia generato conseguenze sanitarie negative».
Risposta. - In merito ai provvedimenti adottati nei confronti delle due aziende lombarde che utilizzavano siero e panna scaduti allungati con l'acqua, spacciando il prodotto per latte a lunga conservazione, si segnala che è in corso l'indagine giudiziaria da parte della Procura della Repubblica di Milano.
Risposta. - La febbre emorragica di Marburg è una grave malattia causata dal virus Marburg, un Filovirus appartenente alla stessa famiglia del virus Ebola.
dall'Uganda; in seguito non sono mai state riportate infezioni umane al di fuori del continente africano.
malattia), sia alla base della trasmissione di questa epidemia in Angola.
Risposta. - Al riguardo, per quanto di competenza, si fa presente che in attuazione
dell'articolo 144, comma 17, della legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria 2001), sono stati autorizzati due limiti di impegno quindicennali: il primo di 20 miliardi di lire, pari a euro 10.329.000, decorrente dal 2002 - successivamente ridotto a euro 7.829.138 per effetto del definanziamento, introdotto dall'articolo 13, comma 4-octies, della legge 8 agosto 2002, n. 178 - e il secondo di 15 miliardi di lire, pari a euro 7.746.853 decorrente dal 2003; entrambi gli interventi sono destinati alla copertura finanziaria di un programma di avvio della gestione del servizio idrico integrato previsto dalla legge 5 gennaio 1994, n. 36, attraverso il finanziamento di interventi diretti, con particolare riguardo all'ottimizzazione dell'uso idropotabile degli invasi e delle reti.
L'ultimo rapporto di monitoraggio, redatto in data 31 dicembre 2004, ha rilevato in 152,50 milioni di euro l'ammontare degli impegni assunti e in 125,73 milioni di euro il valore dei costi sostenuti.
Risposta. - I fatti riportati dall'interrogante si riferiscono ad un programma di controlli della Federazione italiana giuoco calcio, denominato «Programma di valutazione della compatibilità tra le risultanze dell'esame di alcuni parametri ematologici e l'eventuale presenza di rhu-Epo nei campioni di urina prelevati a calciatori tesserati per società della Lega Nazionale professionisti», attualmente all'attenzione della Procura della Repubblica di Torino.
nelle altre così da garantire in caso di eventuali contagi la possibilità di intervenire in tempi celeri.
Risposta. - Dal 1997 ad oggi si sono verificate in Italia e, in particolare nelle aree ad alta concentrazione di allevamenti avicoli del Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, sei epidemie di influenza aviaria, due provocate dal ceppo ad alta patogenicità e quattro da quello a bassa patogenicità, a seguito del contatto tra il reservoir selvatico e volatili domestici.
effettuato nel corso degli ultimi due anni ha permesso l'isolamento di diversi ceppi di virus influenzali.
Risposta. - Si ricorda che, a salvaguardia del consumatore da possibili frodi ed a tutela dei prodotti di qualità da eventuali usurpazioni, il decreto legislativo n. 109 del 27 gennaio 1992 all'articolo 23 pone l'obbligo del preconfezionamento dei formaggi freschi a pasta filata ed elenca le indicazioni che questi prodotti devono riportare anche per quel che concerne il tipo di preconfezionamento realizzato.
marzo 2005 nei locali della Camera di Commercio di Siracusa la pubblica udienza di accertamento ex lettera D circ. ministero politiche agricole e forestali del 22 giugno 2000 n. 4;
Risposta. - Si ricorda che il regolamento (CEE) n. 2081/92, oltre a stabilire che la domanda di registrazione sia l'effettiva espressione della volontà dei produttori e/o trasformatori del prodotto specifico che si intende proteggere, prevede che la stessa attività si svolga sul territorio delimitato dal disciplinare di produzione proposto.
l'amministrazione e la Regione Siciliana nel corso della quale è emersa una maggiore rispondenza del consorzio del limone di Siracusa a rappresentare la realtà produttiva.
che siano stati, a questo scopo, utilizzati i fondi della Presidenza del Consiglio -:
Risposta. - Si fa presente che la Segreteria Generale del CESIS ha comunicato che il SISMI, appositamente interpellato, ha rappresentato «che gli oneri derivanti dall'impiego del Servizio nei teatri oggetto delle missioni in Afghanistan e in Iraq sono riferiti alle attività espressamente indicate nelle relazioni tecniche a corredo dei rispettivi provvedimenti di legge con i quali si autorizza la spesa complessiva per le missioni di che trattasi (da ultimo, A.S. 3262, approvato con il titolo "conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 19 gennaio 2005, n. 3, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali)"».
Risposta. - Dal punto di vista normativo, la questione sollevata dall'interrogante è stata superata dall'entrata in vigore, lo scorso 25 febbraio, del decreto del Presidente
della Repubblica 18 ottobre 2004, n. 334, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 febbraio 2005.
Risposta. - L'appello lanciato da «Amnesty International» a favore di uno strumento multilaterale che regoli il commercio di armi convenzionali («Control Arms») è stato di recente autorevolmente ripreso dal Ministro britannico Straw, in un discorso pronunciato presso l'«Institute of Civil Engineers» di Londra, nel marzo scorso.
di provvedimenti urgenti in materia di tutela della salute pubblica;
Risposta. - Secondo accertamenti disposti dalla prefettura di Treviso è emerso che il comune di Castelfranco Veneto (TV), nel corso degli ultimi due anni, ha iscritto nel registro della popolazione residente due famiglie nomadi, senza fissa dimora, provenienti da altri comuni, sulla base di accertamenti dei Vigili urbani che avevano dato esito positivo.
anni, non sono risultati iscritti ad un corso regolare di studi;
Risposta. - Per quanto riguarda l'attività ispettiva sul lavoro minorile irregolare, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fatto presente che il fenomeno è da tempo sottoposto ad una particolare attenzione da parte del medesimo Ministero che, annualmente, emana direttive per interventi ispettivi, specificamente finalizzati al contrasto dello sfruttamento dei minori.
18 dicembre 2002 e con la lettera circolare prot. n. 350 del 15 marzo 2004.
politica, nella consapevolezza che elevati tassi di dispersione aumentano il rischio di emarginazione, di esclusione sociale e, di conseguenza, il rischio di criminalità.
Complessivamente, anche per effetto degli interventi predetti, si può quantificare un recupero della dispersione di circa 60-70 mila soggetti rispetto alle circa 300 mila unità che risultavano fuori dal sistema scolastico nel 2001. I ragazzi tra i 15 e i 18 anni tuttora fuori del sistema educativo sono, pertanto, circa 240 mila.
coinvolgimento di soggetti istituzionali e del volontariato; queste strutture sono innanzitutto a disposizione degli studenti delle scuole della rete per attività curriculari e sono aperte a tutti i giovani e gli adulti del territorio in orario extrascolastico.
suddetta legge n. 53/2003, costituito, come già detto, da un sistema unitario articolato su due percorsi, quello dei licei e quello dell'istruzione e formazione professionale, aventi pari dignità. Il relativo schema di decreto legislativo è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 27 maggio 2005, in prima lettura, e dovrà ora seguire il previsto iter nelle competenti sedi istituzionali.
sensi della legge n. 440/1997 ed in attuazione della relativa direttiva ministeriale n. 48 dell'8 maggio 2003, la direzione scolastica regionale ha destinati i fondi destinati allo scopo alle istituzioni scolastiche per progetti finalizzati, tra l'altro, all'innalzamento del livello di scolarità e del tasso di successo scolastico, privilegiando situazioni di disagio ambientale.
tra il Ministero delle politiche agricole e forestali e gli Assessori regionali all'agricoltura nella Conferenza Stato-Regione e ufficialmente sottoscritto in un recente documento ufficiale, in merito alla possibile eliminazione del nome di un vitigno da qualsiasi denominazione, se pregiudizievole di più affermate e preesistenti doc.
Risposta. - Si ricorda che il MiPAF è da sempre impegnato nella tutela e valorizzazione dei vitigni autoctoni, mediante la limitazione del loro utilizzo per l'etichettatura dei vini di maggiore pregio (DOCG e DOC).
Risposta. - La condotta del Ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione alla manifestazione, svoltasi a Verona il 12 febbraio 2005, non è da considerarsi oltraggiosa, sia sulla base del diritto alla libertà di manifestazione del pensiero, sia alla luce della nota sentenza della Corte costituzionale n. 20 del 1974, in tema di vilipendio degli organi costituzionali.
Risposta. - Si rende noto che, essendo il Museo Nazionale delle Arti Contemporanee - MAXXI - in costruzione, gli attuali spazi espositivi provvisori non consentono di prevedere, nell'immediato, una esposizione delle opere dell'arch. Bertoni.
si rende noto che la stessa Direzione Generale si attiverà per acquisire una dettagliata documentazione sulla vita e sulle opere dell'arch. Flaminio Bertoni.
Risposta. - In merito alle problematiche prospettate nell'atto ispettivo cui si risponde, si fa presene che, trattandosi di una cittadina austriaca, la nostra ambasciata ad Ankara non è stata investita della questione, seguita a livello bilaterale dalle autorità di Vienna.
dei negoziati di adesione con Ankara il prossimo 3 ottobre, ha nondimeno esplicitamente previsto il costante monitoraggio della Commissione, di concerto con tutti i Paesi membri, sulla «piena ed effettiva attuazione del processo di riforma politica intrapreso dalla Turchia, in particolare per quanto riguarda le libertà fondamentali e il rispetto integrale dei diritti umani».
il 18 agosto 1995 i carabinieri di Comacchio, sulla base di informazioni ricevute da una «fonte riservata», rinvennero un vero e proprio arsenale di armi della seconda guerra mondiale, in una buca sotto la vasca biologica di una cascina in via Sillaro, a Campocotto in provincia di Ferrara;
le armi sarebbero state nascoste da partigiani, e una bonifica vera e propria della cascina e dell'area non sarebbe mai stata fatta, malgrado che i rilevatori degli artificieri di Padova, che eseguirono il controllo con il metal detector, avessero rilevato la presenza di metalli sotto i pavimenti del piano terra della cascina;
dal 2001, anno in cui fu fatta richiesta alle autorità per procedere allo scavo, tutto si è incredibilmente inceppato;
la zona si trova nel cosiddetto triangolo della morte: Giovecca, Lavezzola e Voltana, dove numerose furono le vittime dei partigiani comunisti, molte delle quali, secondo le testimonianze di pentiti e familiari, sarebbero seppellite in fosse comuni;
lo Stato dovrebbe essere impegnato in un'azione di sicurezza, di verità e di conservazione della memoria, come deterrente al ripetersi delle barbarie e dell'odio di qualsiasi matrice politica, del secolo passato, mentre si ha la sensazione, che spesso si trasforma in certezza, che prevalga nelle istituzioni un atteggiamento di rimozione, del tutto inaccettabile -:
se non si ritenga doveroso promuovere concrete iniziative per rimuovere l'eventuale presenza di armi e munizioni nell'area ricordata in premessa, e riportare alla luce le eventuali fosse comuni ed i resti di coloro che sono tragicamente scomparsi nel triangolo della morte negli anni dal 1945 al 1947.
(4-06542)
Infatti, per quanto concerne l'individuazione del soggetto giuridico competente al pagamento delle spese relative agli interventi di bonifica di un'area di proprietà privata, per la probabile presenza di ordigni bellici inesplosi, tali attività - come precisato dal dicastero dell'interno - «... non possono che essere sostenute a cura e spese del soggetto o dell'Ente proprietari dell'area da bonificare».
Ciò posto, riguardo alla vicenda oggetto dell'interrogazione, si precisa che nell'ottobre 2001 gli artificieri del 1o comando forze operative di difesa di Vittorio Veneto, su richiesta dell'ufficio territoriale del Governo di Ferrara, hanno effettuato una verifica del sottosuolo di un'abitazione ubicata nella località Campotto, in un'area di campagna al confine tra le province di Ravenna e Ferrara, rilevando la presenza di masse
L'abitazione in questione, con annessi magazzini, risulta di proprietà della cooperativa agricola braccianti Massari che l'ha ceduta in locazione a terzi.
Nel merito, la prefettura di Ferrara, acquisiti i pareri dei dicasteri pertinenti (difesa-interno), ha interessato il sindaco di Argenta che, con ordinanza del 24 dicembre 2002, ha intimato alla citata cooperativa - quale ente proprietario dell'immobile di cui trattasi - di provvedere all'eliminazione del denunciato stato di pericolo «a sua cura e spese».
L'ente proprietario dell'immobile ha formalizzato, in data 29 giugno 2004, la prevista richiesta di autorizzazione per l'effettuazione dell'intervento di bonifica sistematica.
La difesa, nell'esprimere il proprio nulla osta riguardo alla bonifica, ha attivato le procedure necessarie per le conseguenti azioni della competente forza armata (ai sensi dell'articolo 7 del citato decreto legislativo luogotenenziale n. 320/46) relative a valutazioni tecniche, sorveglianza sulle attività e segnalazione all'Inail per gli aspetti assicurativi.
Al riguardo, in esito ad una riunione del 16 novembre scorso, sono stati definiti gli aspetti organizzativi, nonché la divisione delle competenze tra l'Amministrazione Difesa e la Società incaricata di effettuare i lavori di bonifica (ditta BCM CO.VE.SMI. di Ostiglia - MN).
Tuttavia, non è stato ancora possibile procedere alla bonifica dell'area, in quanto la locataria, a seguito della richiesta di lasciare libero l'immobile dal 1o gennaio 2005, ha obiettato, per il tramite del proprio legale, di aver ricevuto tardivamente la disdetta della locazione, per cui il relativo contratto era da intendersi rinnovato per il quadriennio 2004-2008.
La stessa ha, comunque, manifestato la propria disponibilità a liberare temporaneamente l'immobile, purché durante il periodo necessario alla bonifica, le venga concesso un appartamento provvisorio e siano sostenute dalla CAB Massari le spese di trasloco, sia prima che al termine dell'esigenza.
A fronte di questa controversia legale tra la locataria e la cooperativa - tuttora in atto - non è stata ancora data attuazione a quanto disposto dal sindaco di Argenta con l'ordinanza di cui si è fatto cenno.
Quanto alle affermazioni contenute nell'atto relative ai «resti umani trovati in zona», risulta che a seguito di alcune denunce presentate da cittadini, la competente procura di Ravenna abbia disposto l'archiviazione del caso.
È di tutta evidenza che la difesa ha eseguito tutti gli adempimenti di propria competenza e che la questione in esame verrà risolta non appena si concluderà la vicenda di natura legale.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
la legge finanziaria per il 2005 dispone la generalizzazione della scuola dell'infanzia quale obiettivo da raggiungere;
per il prossimo anno scolastico non sarà comunque ancora possibile dare seguito alla riforma nella parte riguardante gli anticipi della scuola materna perché gli istituti sono in gravi difficoltà persino ad accogliere i bambini aventi diritto (tre anni), né sono state erogate le necessarie risorse in termini di finanziamento e di personale docente;
il comune di Cesena si trova, per la prima volta in trent'anni, a dover lasciare a casa ottantacinque bambini, tutti aventi diritto all'ingresso alla scuola materna, avendo compiuto i tre anni;
il comune ha reso noto al dicastero di essere, della possibilità di fornire i locali, i cuochi ed il personale ausiliario per l'approntamento di quattro nuove sezioni,
sono molti i comuni che si trovano nelle stesse condizioni -:
se e quali provvedimenti intenda adottare al fine di ovviare alle difficoltà segnalate, in questo caso dal comune di Cesena, ma che interessano e coinvolgono moltissime altre amministrazioni locali;
se non intenda intervenire al fine di alleviare, almeno, le difficoltà che incontrano le scuole e le famiglie con bambini aventi diritto all'ingresso alla scuola materna.
(4-13459)
La data del 30 aprile attiene all'applicazione a regime degli anticipi in quanto, secondo le previsioni contenute nell'articolo 7 della legge n. 53 del 2003 e dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 59 del 2004 fino all'anno scolastico 2005-2006 detta data può essere anticipata.
Per dare immediata applicazione alla norma, già dall'anno scolastico 2003-2004 si è provveduto a consolidare i posti relativi alla scuola dell'infanzia istituiti in organico di diritto nonché quelli funzionanti in organico di fatto nell'anno scolastico 2002-2003 ed è stato anche assegnato un contingente ulteriore di posti, incrementato, per l'anno scolastico 2004-2005.
In buona sostanza, dall'anno scolastico 2001-2002 all'anno scolastico 2004-2005, in questo settore formativo che, peraltro, si ricorda, non è scuola dell'obbligo, la dotazione organica è stata aumentata di oltre 780 unità rispetto a quella fissata per l'anno scolastico 2001-2002 (da 79.153 a 79.940 unità dell'anno); ciò ha consentito di incrementare di 26.000 unità a livello nazionale il numero dei bambini frequentanti la scuola dell'infanzia.
Si fa anche presente che tali interventi di ampliamento del servizio costituiscono, in attuazione della legge di riforma degli ordinamenti scolastici, solo l'inizio di un percorso finalizzato alla generalizzazione della scuola dell'infanzia e all'attivazione graduale degli anticipi delle iscrizioni a favore dei nati entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento.
Infatti, nell'anno scolastico in corso, per una graduale espansione del servizio e, ove ne siano ricorse le condizioni, per la sperimentazione degli anticipi nella scuola dell'infanzia, in data 3 novembre 2004 è stato assegnato un ulteriore contingente di n. 408 posti.
Per quanto riguarda in particolare il comune di Cesena, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna riferisce che nell'anno scolastico 2004-2005, per un totale di 1272 bambini, hanno funzionato 49 sezioni di scuola per l'infanzia, e che per il prossimo anno sono state presentate 1303 iscrizioni: quindi 31 in più e non 85.
Allo scopo di far fronte al predetto aumento di iscrizioni, per il 2005-2006, sono state istituite 2 ulteriori sezioni di scuola per l'infanzia: una a Cesena e l'altra nel comune limitrofo di Mercato Saraceno che accoglierà la restante parte dell'utenza, la quale, pur residente nel territorio di Cesena, per motivi di vicinanza, preferisce frequentare la sezione di Mercato Saraceno.
Non risultano, al momento, segnalazioni di disagio riguardanti la scuola dell'infanzia nell'intera provincia di Forlì, né si è conoscenza del fatto che il comune di Cesena abbia deliberato accordi per l'accoglimento di bambini anticipatari.
Per completezza di informazione si comunica che per la scuola dell'infanzia della Regione Emilia Romagna, nel prossimo anno scolastico, le dotazioni organiche risultano aumentate di 99 posti, permettendo così il consolidamento dei posti autorizzati
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.
il comune di Palomonte, con recente delibera del consiglio comunale n. 35 del 14 ottobre 2003, per i proprietari degli immobili ricompresi nel piano di recupero per i quali non sia più possibile ricostruire in sito per ragioni connesse all'attuazione del piano di recupero e/o alla realizzazione di opere pubbliche e per i quali non sussistono nemmeno le condizioni per la ricostruzione fuori sito, ha stabilito di assegnare un contributo una tantum senza obbligo di utilizzarlo per la ricostruzione, da commisurare all'entità del contributo figurativamente spettante per la ricostruzione dell'immobile;
al fine di dare una parvenza di legalità a quella che appare all'interrogante un'assurda ed illegittima modalità di utilizzo delle risorse per la ricostruzione conseguente agli eventi sismici del 1980 e del febbraio 1981, si invoca il comma 20 dell'articolo 34 del decreto legislativo n. 76 del 1990, il quale stabilisce che «hanno titolo ai contributi previsti nel presente testo unico i proprietari degli immobili demoliti o da demolire in attuazione degli strumenti urbanistici approvati ai sensi dei precedenti commi»;
del tutto ovvio che tale contributo, alla luce di una lettura logico-sistematica del trascritto comma 20, non può essere concesso a prescindere dall'attività di ricostruzione, come capziosamente ha inteso il comune di Palomonte, ma sempre con la finalità della ricostruzione fuori sito dell'abitazione, non essendo assolutamente contemplato nel sistema della legislazione di sostegno post-sisma (tutta racchiusa nel decreto legislativo n. 76 del 1990) l'ipotesi di un contributo con finalità risarcitorie e non invece diretto alla ricostruzione;
lo stesso Comune di Palomonte, con delibera del consiglio comunale n. 36 del 14 ottobre 2003 (assunta quindi nella seduta di adozione della n. 35/2003 di cui innanzi), si è spinto oltre, stabilendo che il sindaco sia autorizzato a notificare ai proprietari degli immobili soggetti al vincolo del restauro e risanamento conservativo, un'intimazione ad attuare gli interventi di recupero, con la conseguenza che, in caso di ingiustificata inerzia per un periodo superiore a tre mesi, l'amministrazione comunale potrà procedere, a spese dei proprietari inadempienti, direttamente all'esecuzione dell'intervento, previa occupazione temporanea delle aree e degli immobili;
nella medesima delibera n. 36, è altresì stabilito che i proprietari, ove non intendano procedere agli interventi di recupero, restauro e risanamento conservativo, possono comunque cedere gli immobili al comune, che li acquisirà al proprio patrimonio, previo pagamento degli indennizzi, determinati sulla base dei medesimi criteri stabiliti (relativamente agli immobili non ricostruibili in sito) nella delibera n. 35;
nella delibera n. 36 si precisa, peraltro, che «sono compresi tra questi fabbricati quelli interni alla perimetrazione» le cui pratiche sono oggetto di fermo giudiziario da parte della magistratura e che «questa pubblica amministrazione dovendo raggiungere l'obiettivo della salvaguardia e della tutela del residuo patrimonio immobiliare del centro storico avente carattere culturale, ambientale e paesistico, non può tollerare in via amministrativa e nel rispetto dei principi costituzionali della separazione dei poteri, di subire danni gravi ed irreparabili per la suddetta finalità pubblica, derivante da ulteriore attesa, per la definizione delle citate vicende giudiziarie o altre cause»;
a parte il carattere «eversivo» di tali stupefacente affermazioni, è da notare tuttavia, che la critica rivolta alla magistratura
ad avviso dell'interrogante, si è in presenza di una delibera che contravviene ad ogni più elementare principio giuridico e che utilizza in modo illegittimo risorse destinate al altre finalità: in particolare, è di comune conoscenza che, ove un proprietario colpevolmente non ponga in essere iniziative di tutela e di salvaguardia di edifici con valenza storica ed architettonica, è possibile sì un intervento in via sostitutiva, nel senso però, di dar luogo all'esecuzione di opere necessarie d'ufficio ed in danno, non certo corrispondendo allo stesso proprietario inadempiente un indennizzo. Non è necessario essere un cultore del diritto per comprendere che è quanto meno anomalo prevedere, a fronte di un'inadempienza da parte dei proprietari, piuttosto che una misura sanzionatoria addirittura una misura premiale (indennizzo), anche se l'inadempienza è legata alla mancata assegnazione dei contributi;
secondo l'interrogante, l'utilizzazione del denaro pubblico, consentita attraverso le due citate deliberazioni, ancora in via di attuazione, snatura del tutto il carattere della legge n. 219 del 1981, giacché le provvidenze governative a favore dei terremotati hanno come destinazione la ricostruzione e non la loro corresponsione a fini risarcitori e/o indennitari, quasi indifferenziata -:
se la descritta situazione sia a conoscenza degli organi deputati al controllo relativo alle modalità di impiego del denaro pubblico messo a disposizione delle popolazioni delle aree vittime del sisma del 23 novembre 1980;
se le delibere n. 35 e n. 36 del 14 ottobre 2003, adottate dal comune di Palomonte, siano da ritenersi conformi alla normativa vigente, in particolare alle disposizioni del decreto legislativo n. 76 del 1990 e, in caso contrario, quali iniziative di competenza intendano adottare.
(4-11711)
Ciò anche in occasione di calamità naturali, come quella cui viene fatto riferimento dall'interrogante.
Invero, l'erogazione di denaro pubblico alle popolazioni interessate è stata disposta sulla base di una legislazione speciale poi confluita nel decreto legislativo n. 76 del 1990, che ha disciplinato compiti, funzioni e responsabilità degli enti locali, prevedendo l'attribuzione agli stessi di poteri sostitutivi in caso di inadempienza dei privati, e l'esercizio delle forme di controllo, previste dall'ordinamento istituzionale a quel tempo vigente, sugli atti deliberativi assunti, rispettivamente, dai comuni e dalle regioni.
Per le stesse considerazioni non si ritiene quindi di poter formulare un giudizio di valore sulle scelte compiute dal comune di Palomonte con gli atti deliberativi n. 35 e n. 36 del 14 ottobre 2003.
Tuttavia, dagli accertamenti che è stato possibile effettuare, risulta che, con deliberazione n. 35 del 14 ottobre 2003, il comune di Palomonte stabiliva di corrispondere un indennizzo in favore dei proprietari degli immobili colpiti dal sisma del novembre 1980 (già demoliti, da demolire e non ricostruibili in sito), compresi nel piano di recupero e il cui suolo risultava già impegnato
L'atto deliberativo stabiliva che le domande di indennizzo dovevano essere esaminate dalla commissione, prevista dalla legge n. 219 del 1981, secondo l'ordine di presentazione, quantificando, per ogni metro quadrato utile, la somma di 549,65 euro, avendo come riferimento la consistenza metrica dell'immobile prima del sisma.
Per il pagamento degli indennizzi, l'Amministrazione comunale avrebbe utilizzato la somma di 1.095.367,77 euro, già peraltro autorizzata, in virtù di una precedente deliberazione, per far fronte agli oneri derivanti da espropri, contenziosi e strumenti urbanistici.
I proprietari degli immobili, all'atto della liquidazione, si sarebbero dovuti impegnare a cedere bonariamente al comune il cespite con la relativa area di sedime e di pertinenza, rinunciando al contributo per la ricostruzione dell'immobile stesso.
Sempre nell'adunanza del 14 ottobre 2003, il Consiglio comunale adottava un ulteriore atto deliberativo, contraddistinto dal n. 36. Con esso veniva deciso di effettuare interventi sostitutivi nei confronti dei proprietari di edifici antichi nel centro storico, che non avevano realizzato interventi di recupero e di salvaguardia degli immobili stessi, prevedendo l'acquisizione dell'immobile al patrimonio comunale a fronte della corresponsione di un indennizzo secondo i criteri fissati con la precedente deliberazione n. 35.
A seguito dell'atto deliberativo pervenivano al comune di Palomonte n. 103 richieste di indennizzo. Di queste ultime, 67 sono state valutate positivamente con conseguente pagamento del relativo indennizzo, mentre risultano ancora da valutare le rimanenti 36.
Sull'operato dell'Amministrazione comunale nella circostanza, il sindaco di Palomonte ha inviato al Ministero dell'interno ampia e circostanziata relazione, per chiarire i presupposti di fatto e di diritto che hanno motivato le scelte poste a base delle delibere n. 35 e n. 36 del 2003.
Dalle precisazioni fornite dal sindaco risulta che la volontà del comune di Palomonte è stata quella di superare una situazione, che si protraeva da più di venti anni e per la quale molti cittadini non avevano avuto la possibilità di ricostruire i propri immobili danneggiati, nonostante il comune stesso avesse acquisito nel corso degli anni, senza alcun titolo giuridico idoneo, molti fabbricati e relative aree di sedime per realizzare opere pubbliche.
Ulteriore motivo della scelta è stato quello di scongiurare il rischio di onerosi e pesanti contenziosi scaturenti dalla situazione illustrata.
Non rientra nelle responsabilità del Governo formulare un giudizio sull'operato della civica amministrazione, le cui risultanze, così come contenute nella relazione citata, vengono riferite all'esclusivo fine di fornire doverosa informazione dell'interrogante e del Parlamento.
Esse, in definitiva, possono così riassumersi:
«vengono erogate ai proprietari delle unità immobiliari, aventi titolo ai contribuiti, su loro richiesta e con il loro consenso, somme inferiori a quelle che sarebbero loro spettate», «vengono acquisite, senza procedura espropriativa, e con evidente vantaggio per l'erario, le unità immobiliari interessate, parte delle quali saranno utilizzate per recuperare 17 alloggi finanziati dalla regione. In tal modo si realizza il risanamento degli immobili, conseguendo l'effettiva e definitiva sistemazione dei baraccati e, quindi, rivitalizzando realmente il centro storico. Gli altri edifici, quelli di maggior pregio, anch'essi acquisiti con le stesse modalità, verranno destinati ad interventi di finalità pubblica nel quadro del processo di sviluppo previsto dalla legislazione sul terremoto».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
nonostante la recente riorganizzazione interna ad opera del decreto del Presidente della Repubblica n. 184 del 2004, che ha comportato la soppressione di alcuni uffici, tra i quali la Direzione generale per gli organi decentrati, il Ministero non ha provveduto alle operazioni di reale chiusura di tale ufficio (che continua ad esistere senza svolgere attualmente alcun compito istituzionale), malgrado le ripetute richieste avanzate, in tal senso, dalle organizzazioni sindacali di categoria;
secondo l'interrogante contro ogni regola di contenimento della spesa pubblica, per la suddetta direzione, priva ormai di alcuna funzione, il Ministero sostiene spese per:
il canone di affitto per la sede di tali uffici, presso uno stabile esterno alle sedi demaniali, di proprietà dell'INAIL in via Ferruzzi, n. 38, a Roma (trenta stanze al terzo piano, il cui canone ammonterebbe a circa 100.000 euro, 200 milioni delle vecchie lire), già sede anche della Direzione generale per i servizi informatici e la statistica, ora allocata in una sede demaniale, che ammontava complessivamente a circa 400.000 euro, 800 milioni delle vecchie lire;
servizio di sorveglianza, pulizia, manutenzione, servizio telefonico, assistenza apparecchiature informatiche, eccetera (si ricorda che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a causa della scarsità di fondi, si trova già in difficoltà per far fronte a tali spese, ad esempio, per gli uffici operativi periferici della ex motorizzazione);
presso tale sede, per giunta, sono ancora in forza alla ex Direzione generale per gli organi decentrati meno di 10 unità di personale, inoperanti perché come già detto l'ufficio è privo di compiti istituzionali e, inspiegabilmente, non si è ancora provveduto a trasferirle ad altre strutture del Ministero che ne avrebbero urgente necessità (e sempre più ne avranno, in conseguenza delle riduzioni di personale previste dalla finanziaria con il blocco del turn over) e che, in parte, ne hanno già fatto richiesta -:
se non ritenga di dover adottare urgenti iniziative in relazione alla situazione sopra descritta, recuperando e impiegando utilmente le relative risorse umane ed economiche.
(4-12622)
Per quanto attiene, infine, alle risorse umane costituenti la dotazione organica della soppressa direzione generale, si fa presente che tutte le unità di personale sono state riassegnate ad altre strutture sulla base delle esigenze operative dalla stesse rappresentate e delle opzioni in sede espresse dai dipendenti interessati.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
il consorzio Nettuno ha reso possibile da tempo il conseguimento delle cosiddette
da questa importante opportunità sono tuttavia esclusi i cittadini italiani residenti all'estero, in quanto per essi, a differenza di quelli di altri paesi aderenti all'Unione europea, permane il vincolo relativo alla sede di esame, e non è quindi loro concesso di svolgere le prove d'esame per via telematica presso le proprie ambasciate o i propri consolati -:
se non ritenga di dover adottare opportune iniziative affinché le ambasciate e i consolati italiani possano essere utilizzati quali sedi di esame, così come previsto da altri paesi dell'Unione europea.
(4-14296)
Esso prevede infatti, espressamente, che le verifiche di profitto, strumentali alla valutazione degli studenti delle università telematiche, si svolgano presso le sedi delle università stesse, da parte dei professori universitari e ricercatori (articolo 4, comma 2).
Merita, peraltro, precisare al riguardo che quello della «verifica finale» rappresenta, in effetti, l'unico momento in cui si realizza un «contatto frontale» tra università ed i discenti, essendo, per il resto, i corsi di studio a distanza caratterizzati, ai sensi della richiamata disciplina, da «un alto grado di indipendenza del percorso didattico da vincoli di presenza».
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.
a causa del forte ritardo nell'erogazione delle somme residue a valere per gli anni 2003 e precedenti, taluni enti locali (solo per fare un esempio il comune di Aci Sant'Antonio in provincia di Catania) hanno dovuto già utilizzare l'anticipazione di tesoreria concedibile ai sensi dell'articolo 222 del decreto legislativo n. 267 del 2000, sostenendone i relativi interessi passivi;
il mancato esborso di quanto spettante potrà comportare pesanti ripercussioni sul normale funzionamento di questi enti nonché l'eventuale sospensione dei suddetti servizi indispensabili con gravi danni per le comunità locali;
il Ministero dell'interno, Dipartimento per gli affari interni e territoriali, Direzione centrale della finanza locale, ufficio trasferimenti ordinari agli enti locali e risanamento degli enti locali dissestati - con nota del 14 giugno 2004 - ha fatto presente che il mancato accreditamento è imputabile all'applicazione delle norme in materia di federalismo fiscale, che ha interessato in via generale tutti gli enti locali ma in particolare le province;
nel frattempo è stato emanato il decreto ministeriale 17 novembre 2003, concernente il regolamento relativo alle modalità di recupero nei confronti degli enti locali di somme non portate in detrazione a trasferimenti erariali;
questo provvedimento ha stabilito la restituzione da parte delle province delle quote di detrazione non recuperate per insufficienza di trasferimenti erariali, a decorrere dall'anno 1999, con possibilità di avvalersi della rateizzazione decennale del debito per le annualità riferite agli anni 2002 e precedenti;
l'erogazione dei saldi ancora spettanti, di conseguenza, potrà avvenire solo dopo l'avvenuta restituzione delle suddette quote da parte delle province; i saldi
se non ritenga opportuno - per quanto di propria competenza - assumere tutte le idonee iniziative affinché si proceda ad accreditare con urgenza a favore degli enti locali interessati i contributi ad essi spettanti relativi agli anni 2003 e precedenti.
(4-13216)
In particolare, al comune di Aci Sant'Antonio (CT) sono state liquidate, nei mesi di febbraio e marzo 2005, la prima rata del contributo ordinario, perequativo e consolidato relativo all'anno 2005, il saldo del contributo ordinario relativo all'anno 2003, e il saldo del contributo ordinario e consolidato relativo all'anno 2002 nelle misure sottoindicate:
28 febbraio 2005, prima rata contributo ordinario 2005: euro 443.066,68; 28 febbraio 2005, prima rata contributo perequativo 2005: euro 133.203,10; 28 febbraio 2005, prima rata contributo consolidato 2005: euro 87.538,37; 25 marzo 2005, saldo contributo ordinario 2003: euro 356.489,79; 25 marzo 2005, saldo contributo ordinario 2003: euro 150.580,74; 30 marzo 2005, saldo contributo ordinario 2002: euro 48.733,16; 31 marzo 2005, saldo contributo consolidato 2002: euro 2.030,53.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
nel comune di Fontana Liri, in provincia di Frosinone, esiste da tempo il Regio Polverificio dell'esercito, uno dei quattro polverifici più importanti d'Italia nella seconda guerra mondiale;
all'interno di detto stabilimento sono presenti numerosi magazzini e depositi interamente costruiti in materiale eternit, ed alcuni silos hanno l'intera copertura in eternit;
il materiale eternit è realizzato utilizzando le fibre di amianto con il cemento e anni fa le imprese lo impiegavano per le coperture poiché costava poco ed era facile montarlo;
l'eternit esposto alle intemperie può rilasciare nell'atmosfera le fibre di amianto che secondo alcuni studi scientifici provocherebbe nell'uomo il «mesotelioma», un tumore alla pleure;
nel suddetto comune, ad avviso dell'interrogante, vi è il rischio che possa aumentare la percentuale di gravi patologie;
da tempo un gruppo nutrito di cittadini della zona preoccupati per la loro salute, anche attraverso manifestazioni, denuncia la fatiscenza dei capannoni del polverificio che a loro detta, visibili anche ad occhio nudo, a causa delle falle e delle crepe dei tetti, sprigionerebbero polvere di eternit, polvere appunto cancerogena -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
se non ritengano, ognuno per la propria competenza, verificare le condizioni dei capannoni di detto polverificio e, conseguentemente, monitorare nella zona la salute dei cittadini da anni esposti alla polvere di eternit.
(4-08298)
Infatti, da molti anni a seguito dell'entrata in vigore di specifiche normative e del decreto legislativo n. 626 del 1994, l'impiego di tale materiale è stato abbandonato, ricorrendo per le nuove costruzioni, a soluzioni diverse.
Ciò posto, relativamente allo stabilimento militare propellenti di Fontana Liri, nel premettere che non risultano essere stati segnalati inconvenienti di alcun tipo riconducibili alla presenza di eternit - che è stato a suo tempo utilizzato per le coperture dei magazzini e dei depositi - non sembra sussistano, all'interno dello stesso, elementi di pericolo d'inquinamento.
Infatti, lo stabilimento in parola, all'atto dell'applicazione della richiamata normativa, ha proceduto ad effettuare un'analisi ambientale specifica sul rischio amianto in alcune officine maggiormente frequentate dal personale, i cui risultati hanno avuto esito ampiamente negativo.
L'assenza di pericolo d'inquinamento è stata, altresì, confermata da un'ulteriore indagine effettuata da un laboratorio appositamente incaricato.
In particolare, nell'ottica di procedere all'eliminazione totale dell'eternit, è stato definito uno specifico progetto per il rifacimento di tutte le coperture dei fabbricati interessati, previa rimozione delle lastre in eternit e la loro sostituzione con altre in materiale ecologico.
Nelle more dell'avvio di tale progetto, lo stabilimento negli ultimi anni ha provveduto all'eliminazione di alcune coperture in eternit.
Parallelamente, l'ente in parola, ai fini della tutela della salute del personale dipendente, sottopone lo stesso, ai sensi della normativa di riferimento, a visite mediche periodiche con cadenza trimestrale, semestrale o annuale, a seconda della mansione svolta.
A tal fine, esso si avvale della figura del medico di fabbrica e del medico competente che provvede ad attuare una sorveglianza sanitaria costante, nonché, quando necessario, di strutture private per l'effettuazione di esami clinici, biologici ed indagini diagnostiche.
Si precisa, inoltre, che non risulta vi siano state mai manifestazioni da parte dei cittadini di denuncia dello stato di fatiscenza dei capannoni.
In ultimo, nell'assicurare che è costante il monitoraggio della situazione sanitaria relativa ai dipendenti dello Stabilimento in questione, non si ravvisano elementi di preoccupazione relativi alla salute dei dipendenti stessi e degli abitanti della zona.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
la Conferenza Stato-regioni, nella seduta del 15 aprile 2003, ha dato parere favorevole al disegno di legge del Governo recante «Delega al Governo per la disciplina delle professioni sanitarie non mediche»;
nell'allegato A della stessa seduta, nell'articolo 3 si enuncia «l'individuazione di nuove professioni sanitarie», e che nel comma dello stesso si indica la necessità di «rilevazione dei fabbisogni professionali connessi agli obiettivi di salute previsti a livello nazionale e regionale»;
in numerose strutture convenzionate con il sistema sanitario nazionale, in particolar modo nei centri ex articolo 26 della legge n. 833 del 1978, sono state realizzate da sempre attività encomiabili ed esemplari centrate sulla musica e sull'arte, anche utilizzando personale appartenente a figure professionali ancora non regolamentate inserite nelle varie forme contrattuali vigenti;
il confronto costante con soggetti fortemente colpiti nel proprio funzionamento personale e sociale (fisico, psichico e psicofisico) richiede l'acquisizione di strumenti
attualmente nella pratica riabilitativa si possono utilizzare, oltre agli strumenti più tradizionali della verbalizzazione, tecniche a carattere espressivo e rappresentazionale come l'arte, la danza, la musica, il psicodramma e la psicomotricità;
la Commissione affari sociali ha recentemente indagato nel campo delle medicine non convenzionali di tipo medico, censendo e venendo a conoscenza di attività riabilitative ed educative non mediche di tipo musicale ed artistico che, sotto la supervisione medica, possono continuare a svilupparsi nell'interesse delle persone affette da handicap gravi, in ambito psichiatrico e psicosociale;
secondo quanto risulta all'interrogante, inoltre, la regione Toscana con deliberazione n. 1508 del 9 dicembre 1998 ha sperimentalmente riconosciuto un corso biennale di musicoterapica ed il profilo professionale correlato;
numerose associazioni in collaborazione con le ASL, comuni e municipi, MIUR, provveditorati, hanno realizzato e realizzano attività di musicoterapica, arteterapia, danzaterapia, teatroterapia dirette a disabili e non;
nei programmi dei corsi di formazione accreditati nell'Educazione Continua in Medicina figurano da tempo argomenti riguardanti la materia in oggetto;
la figura dell'Esperto in Musicoterapica è espressamente citata nei nuovi programmi della scuola elementare del 1985, nel capitolo riguardante l'educazione al suono;
numerose strutture ex articolo 26 della legge n. 833 del 1978 sono in procinto di ricollocare il proprio ruolo e servizio all'interno delle nuove normative esistenti con attuali criteri di accreditamento istituzionale nelle singole regioni;
il CNEL ha studiato e proposto una legge nazionale sulle professioni non regolamentate, sulla base di una esperienza pluriennale;
molti centri per disabili hanno di fatto positivamente espletato, sviluppando tali attività, una funzione di ricerca nel campo degli interventi con soggetti gravi, con doppia diagnosi, con psicopatologie secondarie -:
se, alla luce di quanto esposto, non ritengano opportuno per lo sviluppo delle nuove professioni sanitarie di ricerca (riabilitative e tecniche della prevenzione), per gli utenti dei servizi, per la tutela del patrimonio culturale riabilitativo ed educative adottare iniziative normative dirette a prevedere lo sviluppo programmato delle attività musicali ed artistiche all'interno delle nuove fisionomie e collocamenti dei servizi riabilitativi e preventivi.
(4-08647)
Fino ad oggi sono state individuate, con decreti ministeriali aventi natura regolamentare, ventidue figure professionali, per le quali sono stati definiti anche gli ordinamenti didattici dei relativi corsi di laurea triennale (decreto ministeriale 2 aprile 2001, «Determinazione delle classi delle lauree specialistiche universitarie delle professioni sanitarie»).
Allo stato attuale, le professioni sanitarie ricomprese nell'area della riabilitazione di cui al decreto ministeriale 29 marzo 2001 «Definizione delle figure professionali di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, da includere nelle fattispecie previste dagli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 10 agosto 2000, n. 251 (articolo 6, comma 1, legge n. 251 del 2000)», sono complessivamente otto.
In particolare, alcune di queste, quali il terapista occupazionale, il tecnico della riabilitazione
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
nel mese di novembre 2004 l'Associazione indipendente di consumatori Altroconsumo ha realizzato un'inchiesta sui giocattoli pericolosi in Italia e in Europa dove è risultato che 57 (15 sono venduti in Italia) non sono sicuri a causa di problemi meccanici, sostanze chimiche presenti, carenti informazioni sulle caratteristiche del prodotto;
l'indagine, che è stata svolta con il patrocinio della Commissione europea, ha passato alla lente ben 120 prodotti, di cui 46 venduti in Italia, tra bambole, pupazzi, peluche, giocattoli in legno, piccoli giochi da manipolare e mordere, macchinine, giocattoli elettrici, gadget, di cui oltre la metà venduti in negozi specializzati, il resto tra ipermercati, supermercati, bancarelle e piccoli negozi;
i prodotti sono stati inviati in laboratorio e sono stati sottoposti alle prove previste dalla direttiva europea sulla sicurezza dei giocattoli, la 378 del 1988, che viene ritenuta oramai insufficiente, basti pensare alla falsa rassicurazione fornita dai marchi di certificazione, come quello CE, che dovrebbe garantire la sicurezza del prodotto ma che in realtà è frutto di una semplice autocertificazione, che significa solo che se il prodotto dovesse causare qualche incidente, il marchio sarebbe ritirato;
sui giocattoli sono state eseguite anche indagini relative alla presenza di sostanze chimiche, e 18 di essi (5 venduti in Italia) sono risultati positivi al controllo degli ftalati, sostanze chimiche nocive, che se ingerite, leccando o succhiando il giocattolo, nel tempo possono mettere a repentaglio la salute del bambino, in particolare l'apparato riproduttivo. Una modifica della direttiva europea che ne vieti l'utilizzo nei giocattoli del mercato comunitario è in via di approvazione;
grazie alle pressioni di Greenpeace alcuni grandi produttori hanno deciso di eliminare i composti tossici da scarpe sportive, giocattoli, cellulari e prodotti per la cura del corpo;
dall'inchiesta emerge inoltre che in alcuni casi di delocalizzazione della produzione, ad esempio in Cina nella regione del Guandong, non esistono né garanzie e controlli severi sul rispetto dei criteri etici della produzione, né rispetto dei diritti dei lavoratori nelle fabbriche -:
come il Governo intenda intervenire tempestivamente per individuare ed eliminare dal commercio tutti i prodotti pericolosi destinati all'infanzia che dall'inchiesta di Altroconsumo con il patrocinio della Commissione Europea sono stati individuati;
se non ritenga di adottare le opportune iniziative di carattere normativo volte a regolamentare in maniera più severa il settore dei prodotti destinati all'infanzia che prevedano un monitoraggio del ciclo produttivo e distributivo;
come intenda intervenire in tempi rapidi per impedire che nel nostro paese vengano prodotti e venduti prodotti nocivi alla salute dei bambini, in attesa che venga approvata la modifica della direttiva europea;
se non ritenga opportuno promuovere l'istituzione di un marchio etico internazionale con il quale si possano distinguere beni e servizi prodotti nel rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, sia per quanto riguarda la loro
(4-12123)
Non si tratta, pertanto, come affermato nell'interrogazione, di una autocertificazione, ma di una attestazione di conformità rilasciata a seguito di esito favorevole delle prove pertinenti sul prodotto stesso.
Dell'esito di tali prove, condotto secondo la normativa armonizzata europea sopra citata, deve essere mantenuta evidenza presso il produttore o il mandatario a fini di controllo del mercato.
Il ministero delle attività produttive, ha già provveduto, da vari anni, ad individuare numerosi organismi di certificazione dei giocattoli, notificati all'Unione europea.
Per quanto riguarda la normativa relativa ai giocattoli si fa presente, inoltre, che la stessa è in fase di revisione in sede europea e, pertanto, fino a quando la nuova direttiva non sarà pubblicata, si dovranno continuare ad applicare le procedure tuttora in vigore, pena l'avvio di una procedura di infrazione a carico dell'Italia.
Su un piano più generale, si segnala che la competente direzione generale del ministero delle attività produttive, dopo un complesso iter procedurale, sta procedendo ad attuare l'articolo 36 della legge 12 dicembre 2002, n. 273 (collegato alla finanziaria 2002). Infatti, in applicazione di una direttiva della Presidenza del Consiglio, in corso di emanazione, il ministero delle attività produttive, per alcuni comparti produttivi, tra cui i giocattoli, dovrà controllare che i prodotti importati vengano utilizzati secondo un uso conforme alle proprie caratteristiche strutturali. E ciò in linea con le regole del Trattato, secondo cui vanno comunque salvaguardate le esigenze di tutela della salute e sicurezza pubblica dei cittadini di ciascun Stato membro della Unione europea. In tale prospettiva, potranno sicuramente essere attivate procedure idonee a monitorare fenomeni distorsivi delle regole di mercato.
Quanto al soggetto segnalante (Altroconsumo) si rende noto che sono in corso contatti con la predetta associazione allo scopo di migliorare la collaborazione sul tema della pericolosità dei giocattoli, nello specifico, e di altri prodotti destinati al consumatore finale, più in generale.
Il ministero delle attività produttive, nell'esercizio della funzione di vigilanza in materia, ha promosso campagne di informazione sui giocattoli, con stampa di opuscoli distribuiti anche mediante quotidiani e spot pubblicitari, proprio al fine di fornire al consumatore informazioni utili all'acquisto e all'uso.
Con riferimento all'ultimo punto dell'interrogazione, si rappresenta che il fenomeno denunciato appare ascrivibile più che alla produzione nazionale, alla importazione da Paesi Terzi. Per ciò che concerne tale profilo si segnala l'attività posta in essere dalla competente direzione generale del ministero delle attività produttive per la conclusione di accordi di collaborazione con l'Agenzia delle dogane e la guardia di finanza.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Battista Caligiuri.
il 23 aprile 2005 tra LIPU-BirdLife Italia e Coldiretti è stato firmato un protocollo
al centro dell'impegno assunto dalle due associazioni vi è la realizzazione di prodotti agricoli sani e di qualità, la promozione di un'etichettatura trasparente dei prodotti, la creazione di iniziative a favore della sicurezza alimentare e della tutela dell'ambiente e della biodiversità, una particolare attenzione al principio di precauzione sull'utilizzo degli Ogm in agricoltura, la promozione di politiche volte alla salvaguardia di aree protette, dei siti di Rete Natura 2000 e delle IBA (aree importanti per gli uccelli) e infine l'applicazione di pratiche agricole «sostenibili» e l'adozione di «misure agroambientali» utili per la tutela degli uccelli;
l'alleanza siglata tra Coldiretti e Lipu è stata inaugurata con l'iniziativa «Ali sulla campagna: la natura ha più gusto» che per la prima volta ha aperto, nel weekend del 25 aprile, le oasi LIPU in tutta Italia al pubblico insieme ai prodotti tipici e di qualità delle aziende agricole e agrituristiche della Coldiretti;
questa iniziativa è stata possibile anche grazie alla riforma della politica agricola europea che offre l'opportunità di sviluppare un'agricoltura sostenibile che coniuga la produzione di qualità con la difesa della natura e che favorisce la conservazione e il ritorno di specie di uccelli selvatiche tipiche degli ambienti agricoli dopo che, negli ultimi venti anni, la loro presenza in Europa si è ridotta drasticamente;
con la riforma approvata l'agricoltura italiana ha l'occasione di valorizzare e rafforzare il deciso orientamento verso la qualità alimentare ed ambientale che la caratterizza, e le imprese agricole possono cogliere nuove opportunità di crescita sostenibile che vengono dalla multifunzionalità e dalle nuove attività legate al territorio e all'offerta di servizi innovativi, rispettosi dell'ambiente, che la società dimostra di apprezzare in misura crescente;
l'agricoltura intensiva attuata in Europa dagli anni '50 in poi ha provocato un drammatico declino degli uccelli tipici degli ambienti agricoli che rappresentano un importante indicatore biologico;
l'uso eccessivo di prodotti chimici (erbicidi ed insetticidi) ha ridotto la disponibilità di insetti di cui si nutrono alcune specie, mentre l'abbandono di allevamenti tradizionali e l'industrializzazione delle stalle hanno privato altre specie (soprattutto le rondini) degli habitat utili a nutrirsi e riprodursi;
l'agricoltura intensiva, la monocoltura, la scomparsa degli elementi tipici del paesaggio agrario (siepi, boschetti, muretti a secco) hanno impoverito gli agro-ecosistemi e hanno contribuito alla scomparsa dei volatili;
nella relazione presentata dalla LIPU, in occasione della firma del Protocollo d'intesa, si sollecitano rimedi per ripristinare gli originali habitat:
incentivare l'agricoltura biologica, che grazie alla messa al bando degli agrofarmaci di sintesi e delle pratiche agricole dannose, favorisce la biodiversità;
mantenere e proteggere i prati stabili e i pascoli che sostengono ricche comunità di flora e fauna, favorendo l'allevamento estensivo allo stato brado;
la messa al bando immediata dello «spietramento» delle steppe in Puglia, Basilicata e Sardegna;
la conservazione e il ripristino di filari, muretti a secco, stagni e siepi, che offrono rifugio a numerose specie;
secondo Coldiretti e LIPU, la realizzazione di una agricoltura più sostenibile e rispettosa dell'ambiente non può che confermare la leadership dell'Italia a livello europeo nelle produzioni biologiche e tipiche e aprire la strada a nuove opportunità nel campo del turismo ecologico che può già contare su un patrimonio territoriale di eccellenza con il 10 per cento della superficie nazionale coperta da parchi e aree protette, oltre 45.000 aziende biologiche,
da un'operazione di rivalutazione simile possono crearsi opportunità di rilancio del turismo Made in Italy per rispondere ad un nuovo stile di vita, fotografato anche dal Censis, maggiormente incentrato sul «viver bene», sulla riscoperta delle aree rurali e dell'agriturismo e sulla domanda di prodotti alimentari legati al territorio da parte di un turismo che rifugge da proposte standardizzate e massificate -:
se il Governo alla luce della crescente esigenza di sviluppo di un'agricoltura sostenibile, del bisogno di azioni positive in difesa della natura e in seguito alla riforma della politica agricola europea, voglia adoperarsi affinché siano avviate serie procedure per ripristinare oasi di habitat naturali nelle zone ad agricoltura più intensiva e conservare e proteggere le aree dove l'agricoltura viene attuata in modo più rispettoso per l'ambiente;
se non ritenga opportuno lanciare campagne di informazione ed educazione ecologica rivolte anche a chi opera nell'agricoltura.
(4-14029)
Tali obiettivi saranno ulteriormente rafforzati nel nuovo ciclo di programmazione dello sviluppo rurale 2007-2013, già a partire dalla redazione del piano strategico nazionale che rappresenta un nuovo e significativo strumento di indirizzo e coordinamento nazionale della nuova politica di sviluppo rurale in cui saranno opportunamente integrate le priorità ecologiche ed agroambientali.
A tal fine, l'amministrazione ha già avviato da tempo, nel contesto del tavolo di concertazione per la definizione del piano strategico nazionale, specifici gruppi tecnici di approfondimento delle problematiche inerenti il rapporto agricoltura-ambiente, con particolare riferimento alla verifica degli impatti sulle principali risorse naturali (acqua, suolo, biodiversità e paesaggio, foreste e cambiamento climatico, inquinamento da inputs chimici).
Inoltre, nell'ambito dei recenti atti normativi di attuazione della riforma della PAC, dallo scorso 10 gennaio 2005 è in vigore il nuovo regime della condizionalità, che subordina il pagamento integrale degli aiuti diretti al rispetto di taluni criteri di gestione obbligatori e norme relative alle buone condizioni agronomiche e ambientali, e istituisce un sistema di revoca, totale o parziale, degli aiuti diretti ove tali requisiti non fossero rispettati.
È opportuno segnalare che fra le norme di condizionalità in vigore figurano le direttive della «Rete Natura 2000» relative alla conservazione degli uccelli selvatici (Direttiva 79/409/CEE) ed alla conservazione degli habitat naturali, seminaturali, della flora e della fauna selvatiche (Direttiva 92/43/CE).
Quanto all'opportunità di lanciare idonee campagne di informazione ed educazione ecologica, si fa presente che la portata innovativa, la spiccata eterogeneità e la specificità degli ambiti e delle norme trattate nella condizionalità, hanno richiesto e richiedono costantemente un incisivo intervento di formazione, divulgazione e comunicazione a favore di tutti gli operatori del settore agricolo nonché, in generale, dell'opinione pubblica.
Il MiPAF ha promosso una azione coordinata a livello nazionale su tre livelli (formazione, vulgazione e comunicazione) al fine di promuovere l'innesco di analoghe iniziative sugli stessi temi da parte delle
Pertanto, sono stati attivati negli scorsi mesi di febbraio e marzo, specifici corsi di formazione rivolti a referenti delle amministrazioni regionali, responsabili dell'implementazione della condizionalità, a funzionari degli Organismi pagatori nonché a rappresentanti nazionali dei centri di assistenza agli agricoltori (CAA).
Inoltre, fra le principali iniziative d'informazione e divulgazione, si segnala la predisposizione di un manuale operativo per gli agricoltori dal titolo «Condizionalità: un nuovo rapporto tra agricoltura, ambiente e società» e l'apertura di una pagina «Condizionalità» nella sezione «Sviluppo Rurale» della home page del MiPAF, consultabile all'indirizzo www.politicheagricole.it.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
in relazione agli eventi sismici del 1980, il decreto legislativo n. 76 del 1990 stabilisce linee di principio secondo le quali erogare indennizzi in favore dei terremotati e destinati alla ricostruzione degli immobili demoliti o da demolire;
il comune di Palomonte, come si evince dalla delibera del consiglio comunale n. 35 del 14 ottobre 2003, ha stabilito, in favore dei proprietari degli immobili ricompresi nel piano di recupero per i quali non sia più possibile ricostruire in sito per ragioni connesse all'attuazione del piano di recupero e/o alla realizzazione di opere pubbliche e per i quali non sussistono nemmeno le condizioni per la ricostruzione fuori sito, l'assegnazione di un contributo una tantum senza obbligo di utilizzarlo per la ricostruzione, da commissariare all'entità del contributo figurativamente spettante per la ricostruzione dell'immobile;
il comma 20 dell'articolo 34 del decreto legislativo n. 76 del 1990 stabilisce che «hanno titolo ai contributi previsti nel presente testo unico i proprietari degli immobili demoliti o da demolire in attuazione degli strumenti urbanistici approvati ai sensi dei precedenti commi»;
alla luce di un'attenta lettura del su indicato comma 20, pare essere chiaro che l'indennizzo non può essere concesso a prescindere dall'attività di ricostruzione, come ha inteso deliberare il comune di Palomonte ma sempre con la finalità della ricostruzione fuori sito dell'abitazione non essendo contemplato nella legislazione vigente post-sisma (tutta racchiusa nel decreto legislativo n. 76 del 1990) l'ipotesi di un contributo con finalità risarcitorie e non invece diretto alla ricostruzione;
secondo quanto stabilito dalla delibera del consiglio comunale di Palomonte n. 36 del 14 ottobre 2003, il sindaco è autorizzato a notificare ai proprietari degli immobili soggetti al vincolo del restauro e risanamento conservativo, un'intimazione ad attuare gli interventi di recupero, con la conseguenza che, in caso di ingiustificata inerzia per un periodo superiore a tre mesi, l'amministrazione comunale potrà procedere, a spese dei proprietari inadempienti, direttamente all'esecuzione dell'intervento, previa occupazione temporanea delle aree e degli immobili;
nella medesima delibera n. 36, è altresì stabilito che i proprietari, ove non intendano procedere agli interventi di recupero, restauro e risanamento conservativo, possono comunque cedere gli immobili al comune, che li acquisirà al proprio patrimonio, previo pagamento degli indennizzi, determinati sulla base dei medesimi criteri stabiliti (relativamente agli immobili non ricostruibili in sito) nella delibera n. 35;
le delibere sopra esposte, redatte dal consiglio comunale di Palomonte, contravvengono palesemente, a giudizio dell'interrogante,
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se le delibere e le procedure adottate dall'Amministrazione comunale di Palomonte sono regolari e in conformità della legge vigente che dispone l'erogazione di indennizzi in favore delle popolazioni vittime del sisma del 1980 e, in caso contrario, quali iniziative di propria competenza intende adottare.
(4-13292)
Ciò anche in occasione di calamità naturali, come quella cui viene fatto riferimento dall'interrogante.
Invero, l'erogazione di denaro pubblico alle popolazioni interessate è stata disposta sulla base di una legislazione speciale poi confluita nel decreto legislativo n. 76 del 1990, che ha disciplinato compiti, funzioni e responsabilità degli enti locali, prevedendo l'attribuzione agli stessi di poteri sostitutivi in caso di inadempienza dei privati, e l'esercizio delle forme di controllo, previste dall'ordinamento istituzionale a quel tempo vigente, sugli atti deliberativi assunti, rispettivamente, dai comuni e dalle regioni.
Per le stesse considerazioni non si ritiene quindi di poter formulare un giudizio di valore sulle scelte compiute dal comune di Palomonte con gli atti deliberativi n. 35 e n. 36 del 14 ottobre 2003.
Tuttavia, dagli accertamenti che è stato possibile effettuare, risulta che, con deliberazione n. 36 del 14 ottobre 2003, il comune di Palomonte stabiliva di corrispondere un indennizzo in favore dei proprietari degli immobili colpiti dal sisma del novembre 1980 (già demoliti, da demolire e non ricostruibili in sito), compresi nel piano di recupero e il cui suolo risultava già impegnato per la realizzazione di opere pubbliche.
L'atto deliberativo stabiliva che le domande di indennizzo dovevano essere esaminate dalla commissione, prevista dalla legge n. 219 del 1981, secondo l'ordine di presentazione, quantificando, per ogni metro quadrato utile, la somma di 549,65 euro, avendo come riferimento la consistenza metrica dell'immobile prima dei sisma.
Per il pagamento degli indennizzi, l'Amministrazione comunale avrebbe utilizzato la somma di 1.095.367,77 euro, già peraltro autorizzata, in virtù di una precedente deliberazione, per far fronte agli oneri derivanti da espropri, contenziosi e strumenti urbanistici.
I proprietari degli immobili, all'atto della liquidazione, si sarebbero dovuti impegnare a cedere bonariamente al comune il cespite con la relativa area di sedime e di pertinenza, rinunciando al contributo per la ricostruzione dell'immobile stesso.
Sempre nell'adunanza del 14 ottobre 2003, il Consiglio comunale adottava un ulteriore atto deliberativo, contraddistinto dal n. 36. Con esso veniva deciso di effettuare interventi sostitutivi nei confronti dei proprietari di edifici antichi nel centro storico, che non avevano realizzato interventi di recupero e di salvaguardia degli immobili stessi, prevedendo l'acquisizione dell'immobile, al patrimonio comunale a fronte della corresponsione di un indennizzo secondo i criteri fissati con la precedente deliberazione n. 35.
A seguito dell'atto deliberativo pervenivano al comune di Palomonte n. 103 richieste di indennizzo. Di queste ultime, 67 sono state valutate positivamente con conseguente pagamento del relativo indennizzo, mentre risultano ancora da valutare le rimanenti 36.
Sull'operato dell'Amministrazione comunale nella circostanza, il sindaco di
Dalle precisazioni fornite dal sindaco risulta che la volontà del comune di Palomonte è stata quella di superare una situazione, che si protraeva da più di venti anni e per la quale molti cittadini non avevano avuto la possibilità di ricostruire i propri immobili danneggiati, nonostante il comune stesso avesse acquisito nel corso degli anni, senza alcun titolo giuridico idoneo, molti fabbricati e relative aree di sedime per realizzare opere pubbliche.
Ulteriore motivo della scelta è stato quello di scongiurare il rischio di onerosi e pesanti contenziosi scaturenti dalla situazione illustrata.
Non rientra nelle responsabilità del Governo formulare un giudizio sull'operato della civica Amministrazione, le cui risultanze, così come contenute nella relazione citata, vengono riferite all'esclusivo fine di fornire doverosa informazione dell'interrogante e del Parlamento.
Esse, in definitiva, possono così riassumersi:
«vengono erogate ai proprietari delle unità immobiliari, aventi titolo ai contributi, su loro richiesta e con il loro consenso, somme inferiori a quelle che sarebbero loro spettate»; «vengono acquisite, senza procedura espropriativa, e con evidente vantaggio per l'erario, le unità immobiliari interessate, parte delle quali saranno utilizzate per recuperare 17 alloggi finanziati dalla regione. In tal modo si realizza il risanamento degli immobili, conseguendo l'effettiva e definitiva sistemazione dei baraccati e, quindi, rivitalizzando realmente il centro storico. Gli altri edifici, quelli di maggior pregio, anch'essi acquisiti con le stesse modalità, verranno destinati ad interventi di finalità pubblica nel quadro del processo di sviluppo previsto dalla legislazione sul terremoto».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
il decreto-legge 7 aprile 2004, articolo 2, convertito con modificazioni dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, ha introdotto nuove disposizioni per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento nelle materie artistiche e musicali, da effettuare presso le Accademie di belle arti e i Conservatori di musica;
per effetto del succitato decreto-legge devono essere soppressi i corsi di specializzazione per l'insegnamento secondario nel settore artistico e musicale istituiti presso le università;
il decreto ministeriale del 14 luglio 2004, recante modifiche al decreto ministeriale 18 maggio 2004, con un unico articolo, sopprime le prove di ammissione previste ed approvate dal citato decreto di maggio, degli indirizzi di arte e disegno e di musica e spettacolo delle SSIS e cancella tutti i riferimenti procedurali per l'ammissione ai suddetti indirizzi;
il recente decreto ministeriale del 15 settembre 2004 dispone, a modifica dell'articolo 1 del decreto ministeriale 14 luglio 2004, che le prove di ammissione per l'anno accademico 2004-2005, relative ad arte e disegno, si riferiscano esclusivamente alla classe di concorso 61A «Storia dell'Arte»;
con tale decreto si modifica sostanzialmente l'ordinamento delle SSIS (scuole di specializzazione per gli insegnanti delle
A18 - Disegno dell'architettura;
A7 - Grafica e pubblicità;
A25 - Disegno e Storia dell'arte;
A28 - Educazione Artistica;
la laurea in Architettura concede il diritto ai dottori in Architettura di accedere alle abilitazioni per l'insegnamento nelle seguenti classi di concorso: A 61 - Storia dell'arte; A 18 - Disegno dell'architettura; A 7 - Grafica e pubblicità; A 25 - Disegno e storia dell'arte; A28 - Educazione artistica;
ne deriva che dal correte anno accademico, 2004-2005, le facoltà di architettura non hanno potuto attivare i relativi corsi di specializzazione abilitanti all'insegnamento, ad eccezione per la classe di concorso A61 (storia dell'arte), peraltro condivisa e di competenza anche delle facoltà di lettere;
di fatto caso unico nel panorama universitario italiano, le facoltà di architettura sono state ritenute inadeguate ad istituire, per i propri laureati, i corsi di specializzazione per l'abilitazione all'insegnamento, nonché incapaci a fornire una adeguata preparazione all'abilitazione degli insegnanti nelle proprie discipline specifiche;
secondo l'interrogante, si è di fronte ad un provvedimento oggettivamente limitativo nei confronti di un vasto settore disciplinare, che comprende tra l'altro: la progettazione architettonica, la pianificazione urbanistica, la storia dell'architettura e la grafica industriale, universalmente riconosciuto di grande importanza sociale e che fa riferimento ad istituzioni universitarie di notevole prestigio, anche internazionale;
è lecito domandarsi sulla base di quale principio il Ministro, che pur ha mantenuto la competenza alla formazione e all'abilitazione degli insegnanti delle scuole superiori alla totalità degli altri settori scientifico-disciplinati oggetto di insegnamento universitario, abbia potuto coerentemente stabilire di demandare tali competenze, dopo averle cassate dalla facoltà di architettura, in modo esclusivo alle Accademie di belle arti;
singolare è la constatazione per cui si attribuisce implicitamente e non esplicitamente, alle Accademie ed ai Conservatori il potere di attivare corsi di specializzazione all'insegnamento quando, per molti di essi, lo statuto di istituto universitario non risulta ancora approvato dal superiore ministero;
è lecito domandarsi, inoltre, quali siano i parametri economici, ed i relativi vantaggi, che di certo motivano la decisione di limitare il diritto delle facoltà di architettura ad istituire autonomamente i corsi per la formazione degli insegnanti nelle classi di concorso di loro competenza, visto che detti corsi di formazione vengono istituiti dalle competenti istituzioni universitarie senza oneri per l'amministrazione dello Stato -:
quali siano i motivi posti alla base dell'emanazione del decreto ministeriale sopra citato;
se, e con quali tempi, il Ministro interrogato intenda comunque adottare iniziative modificative del provvedimento in questione, onde risolvere una così evidente sperequazione tra facoltà di architettura, Accademie di belle arti e tutti gli altri settori scientifico-disciplinari.
(4-13321)
Tale formazione è stata sottratta alle accademie per essere attribuita alle università nell'ambito dei corsi SSIS con decreto ministeriale e quindi con una fonte inferiore
Inoltre la classe 7/A era stata attivata nella sola Milano e tutti i corsi precedentemente attivati si erano avvalsi della collaborazione pressoché totale delle accademie tanto è vero che le università spesso avevano finito per limitarsi a registrare le iscrizioni ed a rilasciare i titoli. Per tutto il resto le università si erano avvalse degli insegnanti e degli spazi delle accademie.
Pertanto la previsione, introdotta dalla legge di conversione n. 143 del 2004 per effetto di un emendamento parlamentare, di affidare alle accademie la formazione degli insegnanti nelle discipline tipiche del sistema artistico-visivo, ha l'obbiettivo di assicurare le attività necessarie a tale tipo di formazione.
Il legislatore infatti ha ritenuto di far coincidere l'abilitazione con un percorso formativo articolato in grado di formare un insegnante che integrasse le capacità espressivo linguistiche, tipiche della formazione fornita dalle accademie, con le competenze pedagogiche.
I laboratori di approfondimento impiegati a tale scopo si avvalgono oltre che della collaborazione dei docenti che prestano quotidianamente la loro opera all'interno delle accademie, anche di esperti provenienti dal mondo del lavoro e delle professioni della creatività e di quello della ricerca artistica contemporanea.
Questi percorsi sono realizzati secondo la tradizionale impostazione didattica delle accademie, fondata in misura preponderante sui laboratori artistici, così da integrare la didattica della rappresentazione, le metodologie, gli strumenti e le tecniche didattico-espressive, la dialettica dei fondamenti percettivi, il linguaggio e l'analisi dei testi multimediali, la sociologia dell'arte e la pedagogia.
Le classi d'insegnamento del settore artistico sono state assegnate alle accademie ad eccezione delle classi 18/A e 25/A, per le quali è richiesta anche la laurea in architettura.
Le accademie pertanto hanno risposto alla necessità di una distribuzione dell'utenza sull'intero territorio nazionale eliminando di fatto una costosa trasmigrazione dei corsisti costretti a spostarsi nelle poche sedi nelle quali i corsi SSIS erano attivati per la formazione degli insegnanti in precedenza nelle materie artistiche.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.
il decreto dirigenziale del 31 marzo 2005, «Integrazione e aggiornamento delle graduatorie permanenti per il personale docente ed educativo» per gli anni scolastici 2005-2006 e 2006-2007, all'articolo 8, contempla le disposizioni in merito all'iscrizione con riserva e in particolare ai commi 3 e 4, rinvia ad un successivo decreto la determinazione della data entro la quale sarà disposto lo scioglimento della riserva e preclude la stipula di contratti a tempo determinato o indeterminato;
tale data limite dovrà, per consentire effettivamente l'inserimento in graduatoria a partire dall'anno scolastico 2005-2006, essere fissata entro e non oltre la fine di giugno 2005 -:
se e come intenda procedere per rendere nota la suddetta data.
(4-13713)
Gli interessati, all'atto del conseguimento del titolo o, comunque, entro e non oltre il sopracitato termine del 30 giugno 2005, devono presentare al Centro servizi amministrativi competente apposita dichiarazione sostitutiva del conseguimento del titolo, con il relativo punteggio, utilizzando il modello che sarà fornito dall'amministrazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
il 20 ottobre 2004 la Commissione trasporti dell'Unione europea ha inviato una lettera di messa in mora all'Italia per aver prorogato, fino al 2014, la concessione alla Società Autobrennero della gestione dell'autostrada A22;
secondo la Commissione trasporti la proroga, essendo stata concessa senza che sia stata indetta una gara, costituirebbe la violazione della normativa comunitaria relativa ai controlli di concessione -:
quale sia il giudizio del Governo in ordine al contenuto della lettera di messa in mora inviata al nostro Paese dalla Commissione trasporti dell'Unione europea sulla gestione dell'autostrada A22.
(4-12206)
Di conseguenza, con decreto interministeriale già sottoscritto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ed inviato per il concerto al Ministro dell'economia e delle finanze si è proceduto all'approvazione della convenzione che prevede una proroga di 8 anni a fronte dell'impegno di accantonare parte dei ricavi da pedaggio per il finanziamento del tunnel ferroviario del Brennero.
Successivamente tale decreto con allegata Convenzione sarà trasmesso agli organi di controllo ai fini della sua efficacia.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
in più circostanze il sindacato dei lavoratori UGL ha contestato talune spese dell'Agenzia delle Entrate finalizzate alla cura dell'immagine, mentre sono irrisolti problemi di sostanza molto seri;
la stessa organizzazione sindacale ha ripetutamente sottolineato come vengano sottovalutati problemi relativi alla sicurezza in numerosi uffici periferici, anche con riferimento a lavori di ristrutturazione;
l'episodio accaduto all'Agenzia delle Entrate di Pontedera (Pisa) appare, sotto questo profilo, assolutamente emblematico;
come è stato particolareggiatamente documentato dalla stampa locale (cfr. La Nazione e Il Tirreno del 31 dicembre 2004), nell'Ufficio Locale di Pontedera, nel breve volgere di un mese, si sono verificati ben due crolli al primo piano dello stabile, di proprietà del Comune, edificato nel 2001;
il primo crollo si è verificato nella notte fra il 2 ed il 3 dicembre 2004 ed il secondo nella mattinata del 28 dicembre 2004, per fortuna senza danni dei lavoratori;
è evidente il rischio per i lavoratori e per gli utenti e, ora, il disservizio che si rende in termini di efficienza ed efficacia;
subito dopo il primo crollo, i Vigili del Fuoco hanno richiesto accertamenti
è evidente che l'episodio di Pontedera rappresenta la prova di una sottovalutazione dei problemi della sicurezza dei lavoratori, benché evidenziati, purtroppo con scarso successo, dai rappresentanti sindacali -:
quali siano le iniziative che l'Agenzia delle Entrate di Pontedera intende assumere nei confronti del locatore in relazione alle condizioni dell'immobile locato;
quali siano i rapporti fra i responsabili dell'Agenzia delle Entrate con i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza;
quali siano le risposte fornite dall'Agenzia delle Entrare di Pontedera ai quesiti posti dal Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza dell'UGL Massimiliano Bonuzzi nell'interesse dei lavoratori medesimi;
se vi sia, da parte dell'Agenzia delle Entrate, una cura particolare nella scelta degli immobili da destinare a sedi locali e se vi sia un servizio che, di concerto con i rappresentanti dei lavoratori, valuti la affidabilità delle sedi di lavoro.
(4-12829)
Al riguardo l'agenzia delle entrate ha, preliminarmente, fatto presente che l'immobile in oggetto, individuato a seguito di una indagine di mercato, è di proprietà del comune di Pontedera che lo ha concesso in locazione all'agenzia e consegnato perfettamente funzionante e dotato di tutte le certificazioni di conformità.
Per quanto attiene il primo quesito dell'interrogazione, ovvero «quali siano le iniziative che l'agenzia delle entrate di Pontedera intende assumere nei confronti del locatore in relazione alle condizioni dell'immobile locato», l'agenzia delle entrate ha precisato che la direzione regionale della Toscana, in data 30 dicembre 2004, con raccomandata A/R (prot. n. 2004/40433) - vista l'urgenza e la gravità della situazione creatasi a seguito del secondo crollo avvenuto in data 28 dicembre 2004 - ha intimato al comune di provvedere in tempi brevi al ripristino dell'agibilità e della sicurezza dell'ufficio.
Il comune di Pontedera, 2o Settore - lavori pubblici, ad esito di sopralluoghi effettuati dai tecnici, ha comunicato che le infiltrazioni origine dei due incidenti non erano individuabili dall'esterno, in quanto dovute a vizi di costruzione non palesi e pertanto assolutamente imprevedibili.
La direzione regionale delle entrate ha quindi richiesto un incontro urgente con il sindaco ed i vertici del comune per conoscere i tempi e le modalità dei necessari lavori di ripristino.
All'incontro, svoltosi il 7 febbraio 2005, sono stati invitati oltre al capo del settore gestione risorse - ufficio risorse materiali - anche il direttore dell'ufficio di Pontedera, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e componente della RSU Massimo Bonuzzi ed il responsabile del servizio prevenzione e protezione dell'ufficio.
Il sindaco, in quella sede, si è impegnato a concludere i lavori entro un mese ed a provvedere, inoltre, alla manutenzione straordinaria dell'impianto di climatizzazione con il previsto intervento di sostituzione entro l'anno 2005.
Il comune di Pontedera, 2o Settore - lavori pubblici, in data 14 febbraio 2005 ha inviato, pertanto, alla direzione regionale della Toscana una nota con la quale si comunica, fra l'altro, la decisione di stanziare ulteriori 200.000,00 euro al fine di avviare entro l'anno i lavori di rifacimento dell'impianto termico e di condizionamento.
Con nota del 23 febbraio 2005 il direttore dell'ufficio di Pontedera ha comunicato l'ultimazione dei lavori di manutenzione dei locali e di adeguamento dell'impianto elettrico segnalando che entro il giorno 28
Si ritiene perciò che, sia da parte del proprietario dell'immobile che da parte dell'agenzia delle entrate, in qualità di conduttore, siano stati messi in atto i comportamenti necessari a garantire la sicurezza e l'operatività della struttura, nell'interesse dei lavoratori e degli utenti.
In merito al secondo e terzo quesito dell'interrogazione, ovvero «quali siano i rapporti tra i responsabili dell'agenzia delle entrate ed i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza» nonché «quali siano le risposte fornite dall'agenzia delle entrate di Pontedera ai quesiti posti dal rappresentante dei lavoratori per la sicurezza dell'UGL Massimiliano Bonuzzi nell'interesse dei lavoratori medesimi», l'agenzia delle entrate ha precisato che - come affermato dallo stesso rappresentante dei lavoratori per la sicurezza - ha sempre tenuto nella debita considerazione il ruolo dei rappresentanti per la sicurezza.
Attualmente, l'agenzia ha rappresentato che sta procedendo, di concerto con il rappresentante della sicurezza e la collaborazione del responsabile della prevenzione e protezione, ad una verifica delle certificazioni - rilasciate in conformità del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, sulla sicurezza e la salute dei lavoratori durante il lavoro - per tutti gli impianti e le attrezzature esistenti nello stabile.
Quanto, infine, al quarto quesito, ovvero «se vi sia da parte dell'Agenzia delle entrate una cura particolare nella scelta degli immobili da destinare a sedi locali e se vi sia un servizio che di concerto con i rappresentanti dei lavoratori valuti l'affidabilità delle sedi di lavoro», l'agenzia delle entrate ha fatto presente che - secondo quanto previsto nella procedura adottata per la ricerca degli immobili da destinare a sede degli uffici - richiede sempre che lo stabile individuato da destinare a sede dei propri uffici, oltre alle caratteristiche dimensionali, funzionali e logistiche determinate, possieda anche le certificazioni previste dalla vigente normativa in tema di destinazione d'uso, impiantistica e sicurezza ed igiene delle sedi di lavoro.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.
Legambiente ha pubblicato un interessante e documentato dossier sullo stato di salute degli edifici scolastici chiamato «Ecosistema 2005»;
da esso si apprende che in Sicilia l'85,67 per cento delle scuole sarebbe a rischio sismico ed il 44,82 per cento a rischio vulcanico;
è evidente che le caratteristiche territoriali debbono essere considerate nella valutazione delle percentuali sovra ricordate, ma in ogni caso è opportuno conoscere, per contenere e ridurre i rischi, quali siano i criteri costruttivi delle scuole con particolare riferimento al rischio sismico -:
se corrisponda al vero che negli edifici scolastici esistenti in Sicilia le scuole a rischio sismico sono l'85,67 per cento del totale e quelle a rischio vulcanico il 44,82 per cento, e, in caso affermativo, se le costruzioni abbiano particolari caratteristiche, con specifico riferimento ai criteri costruttivi antisismici, per contenere nella misura massima possibile un rischio che evidentemente non è possibile eliminare o prevenire.
(4-13286)
secondo quanto riportato nel Dossier di Legambiente sullo stato di salute degli edifici scolastici, dossier denominato «Ecosistema scuola 2005», il 33,71 per
in particolare, significativa risulta la condizione in cui versano gli edifici scolastici in Sicilia ove nel 2002 e nel 2003 il 52,25 ed il 52,23 per cento degli edifici scolastici era in possesso di certificazione di agibilità statica rilasciata, con una elevata percentuale di edifici, pari ad oltre il 57 per cento, privi di tale requisito;
va ricordato che la media nazionale relativa al possesso della certificazione di agibilità statica degli edifici scolastici è stata, negli anni 2002 e 2003, rispettivamente del 57,68 e del 57,54 per cento, sicchè la situazione in Sicilia è particolarmente delicata in quanto si colloca al di sotto della già preoccupante media nazionale;
che la situazione della Sicilia desta preoccupazione ancora maggiore se si tiene conto del dato secondo cui tra il 2002 ed il 2003 addirittura è diminuito - pur se di poco - il numero degli edifici scolastici in possesso della certificazione di agibilità statica;
è evidente la necessità di sollecitare la direzione regionale competente affinché si provveda a dotare tutti gli edifici scolastici di tale certificazione -:
se non ritenga di dover sollecitare la direzione regionale del Sicilia affinché siano espletate le verifiche ed i sopralluoghi necessari per l'ottenimento della certificazione di agibilità statica degli edifici scolastici della regione.
(4-13985)
Ciò nonostante questa amministrazione vi ha spesso fattivamente contribuito, ad adiuvandum, attraverso l'attribuzione di appositi finanziamenti, sotto forma di mutui accendibili presso la Cassa depositi e prestiti con totale ammortamento a carico dello Stato. In particolare, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, che ha previsto l'attivazione di piani triennali di programmazione regionale, articolati in singoli piani annuali attuativi, al momento è stata complessivamente attribuita una somma equivalente a circa 4.000 miliardi di lire. Somma, questa, che, in virtù degli indirizzi previsti nei singoli decreti di riferimento, è stata essenzialmente dedicata all'adeguamento ed alla messa a norma degli edifici scolastici (ivi compresa l'eventuale riconduzione a salubrità) favorendo così la concreta applicazione, da parte dei competenti enti locali, della normativa di riferimento (ed in particolare dell'articolo 15 della legge n. 265 del 1999, che prevedeva il completamento di tali attività entro il 31 dicembre 2004, recentemente prorogato al 30 giugno 2006) e che, peraltro, si aggiunge a quelle già erogate in precedenza per analoghe finalità ed ammontanti ad altri 5.700 miliardi di lire.
Con particolare riguardo alle zone collegate al rischio sismico, il MIUR non ha mancato di intervenire ed infatti sono stati espressamente contemplati appositi interventi con la legge 27 dicembre 2002, n. 289, che all'articolo 80, comma 21, nell'ambito del programma delle infrastrutture scolastiche, ha previsto l'inserimento, del programma delle infrastrutture strategiche attraverso un apposito «piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riferimento a quelli insistenti nelle zone soggette a rischio sismico, predisposto di concerto con il ministero delle infrastrutture, da sottoporre, sentita la Conferenza unificata, al CIPE, che ripartisce parte delle risorse citate, tenuto conto di quanto stabilito dall'articolo 3 della legge n. 23 del 1996». A fronte, poi, delle difficoltà di copertura finanziaria, per favorirne concretamente l'avvio, con la legge 24 dicembre 2003, n. 350 (Legge finanziaria 2004) è stata disposta la riserva al piano di una somma non inferiore al 10 per cento delle risorse destinate complessivamente
Pertanto, oltre al piano generale tempestivamente predisposto e che prevede per i primi interventi al riguardo un considerevole impegno finanziario pari ad 8.000 miliardi di vecchie lire realizzabile attraverso un'adeguata pluriennalità, è stato definito un primo piano stralcio di circa 194 milioni di euro, per 738 interventi, formulato dalle competenti regioni sulla base delle richieste dei rispettivi Enti locali ed approvato da un'apposita commissione tecnico/scientifica, costituita presso il ministero delle infrastrutture di cui fanno parte anche rappresentanti del MIUR, della protezione civile e delle regioni.
Tale piano è stato definitivamente approvato dal CIPE nella seduta del 20 dicembre 2004 e la relativa delibera, previa registrazione alla Corte dei conti, sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale per il concreto avvio delle attività, mentre a breve si procederà alla predisposizione dei programmi di completamento, sulla base delle linee-guida indicate dalla commissione predetta, inserendo secondo un ordine di priorità decrescente i restanti interventi da effettuare e cominciando con l'utilizzare le risorse ancora disponibili tratte dal 10 per cento di cui si è detto. Tali risorse, secondo le stime del ministero dell'economia e finanze, dovrebbero consentire un ulteriore volume d'investimenti di circa 270 milioni di euro. Per anticipare le spese per la progettazione delle opere di cui sopra è stata prevista la riserva del 30 per cento del fondo di rotazione presso la cassa depositi e prestiti.
A seguito, poi, del monitoraggio attivato nel 2002 da questo ministero sulla «cultura della sicurezza nelle scuole» e sostanzialmente rivolto a conoscere lo stato di avanzamento delle attività di competenza dell'amministrazione scolastica, con particolare riguardo alle iniziative di formazione del relativo personale, si è intervenuti con l'assegnazione di più di 20 milioni di euro annui alle Direzioni regionali, prioritariamente finalizzati all'esercizio di tali attività, anche con la collaborazione dei vigili del fuoco con i quali è stata sottoscritta un'apposita convenzione diretta ad agevolarne il compimento. Il monitoraggio ha fatto emergere anche indicazioni afferenti alle attività di diretta pertinenza degli enti locali quali, a titolo esemplificativo, certificazioni ed attività strutturali; si è provveduto pertanto, ad inoltrarlo, per gli interventi di rispettiva competenza, anche alle rappresentanze degli enti locali competenti.
In ordine, infine, all'ulteriore questione rappresentata dall'interrogante in merito alla conoscenza, da parte dell'amministrazione scolastica di eventuali situazioni di degrado delle strutture scolastiche, ribadito come l'eventuale problematica sostanziale rientri comunque nelle attribuzioni istituzionali degli enti locali, si rammenta come l'articolo 7 della legge n. 23 del 1996 attribuisce a questo ministero la realizzazione e la cura, nell'ambito del proprio Sistema informativo e con la collaborazione degli enti stessi, di un'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica, articolata per regioni e diretta ad accertare la consistenza, la situazione e la funzionalità del relativo patrimonio, al fine di attivare uno strumento conoscitivo per i diversi livelli di programmazione.
Tale anagrafe, peraltro, oltre all'essenziale collaborazione delle scuole e degli enti locali, vede il concorso attivo delle regioni, alle quali spetta, in prima istanza, la costituzione della base dati attraverso l'utilizzo di rilevatori, opportunamente formati, che, spostandosi sul territorio di competenza, acquisiscono le informazioni contemplate dalle apposite schede di rilevazione le quali, transitando dai nodi regionali pervengono poi al MIUR.
Attraverso tali informazioni, molteplici e particolarmente articolate, sarà finalmente possibile conoscere, da parte di tutti gli addetti ai lavori, l'effettivo stato degli edifici scolastici pubblici dell'intero territorio nazionale, con particolare riguardo al livello di sicurezza e di agibilità, alle barriere architettoniche, all'affollamento, all'idoneità e salubrità delle strutture e delle zone nelle quali insistono ed ogni altra caratteristica,
La rilevazione riguarderà circa 42.000 edifici nei quali operano le quasi 10.800 istituzioni scolastiche statali, con un utenza di più di 9 milioni di persone: tale importante rilevazione si caratterizza per il coinvolgimento di tutte le componenti interessate (uffici centrali e periferici del ministero, regioni, province, comuni e scuole) in un'ottica di fattiva collaborazione sinergica, esplicatasi, peraltro, fin dall'avvio dell'iniziativa, con una piena condivisione dei contenuti, delle finalità e di tutti i relativi passi procedurali.
L'iniziativa - si ricorda che è contenuta in una legge del 1996 - è stata concretamente avviata.
Il ministero ha posto in essere tutte le attività di competenza, quali, a titolo esemplificativo, la definizione delle schede di rilevazione, la predisposizione del relativo manuale, la formazione dei formatori regionali che devono, a loro volta, formare i rilevatori locali (più di mille sull'intero territorio nazionale), la predisposizione dei nodi regionali, la formazione dei relativi responsabili e l'avvio di procedure pilota: la sua conclusione è prevista per i primi mesi del 2006.
Per quanto riguarda la regione Sicilia, il direttore generale regionale ha riferito che sul dossier pubblicato da Legambiente non si rilevano elementi per confermare o meno se corrisponda al vero che gli edifici scolastici siciliani a rischio sismico siano l'85 per cento del totale e quelli a rischio vulcanico il 44,82 per cento.
Anche in questa regione la costituzione dell'anagrafe, oltre alla fondamentale collaborazione delle scuole e degli enti locali, vede il concorso attivo della Regione che ha già istituito il nodo informatico regionale a seguito di un Protocollo d'Intesa sottoscritto, il 6 ottobre 2004, con la direzione generale dell'ufficio scolastico regionale, l'Unione regionale delle province siciliane (U.R.P.S.) e l'Associazione nazionale dei comuni d'Italia per la Sicilia (A.N.C.I.-Sicilia).
La conclusione delle operazioni per la costituzione della Banca Dati regionale è prevista per giugno 2005.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
Legambiente ha pubblicato un interessante e documentato dossier sullo stato di salute degli edifici scolastici chiamato «Ecosistema 2005»;
da esso si apprende che in Puglia continuano ad operare scuole a rischio ambientale dichiarato, e nel caso di specie a rischio idrogeologico, in misura pari al 41,52 per cento degli edifici scolastici;
la circostanza, se rispondente a verità, presenterebbe aspetti di una gravità tale da non esigere particolari sottolineature, atteso quel che potrebbe accadere in qualsiasi momento ad un numero elevatissimo di studenti -:
se i dati riferiti allo stato degli edifici scolastici in Puglia corrisponda al vero, e, in caso affermativo, se non ritenga, attraverso un immediato contatto con le autorità territorialmente e giuridicamente competenti, di dover valutare le azioni da attivare per evitare possibili situazioni di grave pericoli coinvolgenti un numero elevato di giovani studenti.
(4-13288)
secondo quanto riportato nel Dossier di Legambiente sullo stato di salute degli edifici scolastici, dossier denominato «Ecosistema scuola 2005», il 33,71 per cento degli immobili che ospitano la scuole vive in una condizione di rischio sismico;
in particolare, significativa risulta la condizione in cui versano gli edifici scolastici nelle Puglie ove nel 2002 e nel 2003 il 58,94 ed il 58,96 per cento degli edifici scolastici era in possesso di certificazione di agibilità statica rilasciata, con una elevata percentuale di edifici, pari ad oltre il 51 per cento, privi di tale requisito;
è evidente la necessità di sollecitare la direzione regionale competente affinché si provveda a dotare tutti gli edifici scolastici di tale certificazione -:
se non ritenga di dover sollecitare la direzione regionale delle Puglie affinché siano espletate le verifiche ed i sopralluoghi necessari per l'ottenimento della certificazione di agibilità statica degli edifici scolastici della regione.
(4-13982)
Ciò nonostante questa Amministrazione vi ha spesso fattivamente contribuito, ad adiuvandum, attraverso l'attribuzione di appositi finanziamenti, sotto forma di mutui accendibili presso la Cassa depositi e prestiti con totale ammortamento a carico dello Stato. In particolare, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, che ha previsto l'attivazione di piani triennali di programmazione regionale, articolati in singoli piani annuali attuativi, al momento è stata complessivamente attribuita una somma equivalente a circa 4.000 miliardi di lire. Somma, questa, che, in virtù degli indirizzi previsti nei singoli decreti di riferimento, è stata essenzialmente dedicata all'adeguamento ed alla messa a norma degli edifici scolastici (ivi compresa l'eventuale riconduzione a salubrità) favorendo così la concreta applicazione, da parte dei competenti enti locali, della normativa di riferimento (ed in particolare dell'articolo 15 della legge n. 265 del 1999, che prevedeva il completamento di tali attività entro il 31 dicembre 2004, recentemente prorogato al 30 giugno 2006) e che, peraltro, si aggiunge a quelle già erogate in precedenza per analoghe finalità ed ammontanti ad altri 5.700 miliardi di lire.
Con particolare riguardo alle zone collegate al rischio sismico, il MIUR non ha mancato di intervenire ed infatti sono stati espressamente contemplati appositi interventi con la legge 27 dicembre 2002, n. 289, che all'articolo 80, comma 21, nell'ambito del programma delle infrastrutture scolastiche, ha previsto l'inserimento, del programma delle infrastrutture strategiche attraverso un apposito «piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riferimento a quelli insistenti nelle zone soggette a rischio sismico, predisposto di concerto con il Ministero delle infrastrutture, da sottoporre, sentita la Conferenza unificata, al Cipe, che ripartisce parte delle risorse citate, tenuto conto di quanto stabilito dall'articolo 3 della legge n. 23 del 1996». A fronte, poi, delle difficoltà di copertura finanziaria, per favorirne concretamente l'avvio, con la legge 24 dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria 2004) è stata disposta la riserva al piano di una somma non inferiore al 10 per cento delle risorse destinate complessivamente all'attivazione del programma delle infrastrutture strategiche nel quale lo stesso piano s'inserisce, disponibili al 1o gennaio 2004.
Pertanto, oltre al piano generale tempestivamente predisposto e che prevede per i primi interventi al riguardo un considerevole impegno finanziario, pari ad 8.000 miliardi di vecchie lire, realizzabile attraverso un'adeguata pluriennalità, è stato definito un primo piano stralcio di circa 194 milioni di euro, per 738 interventi, formulato dalle competenti Regioni sulla base delle richieste dei rispettivi enti locali ed approvato da un'apposita Commissione tecnico/scientifica, costituita presso il ministero delle infrastrutture di cui fanno parte anche rappresentanti del MIUR, della protezione civile e delle regioni.
Tale piano è stato definitivamente approvato dal Cipe nella seduta del 20 dicembre 2004 e la relativa delibera, previa registrazione alla Corte dei conti, sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale per il concreto avvio delle attività, mentre a breve si procederà alla predisposizione dei programmi di completamento, sulla base delle linee-guida indicate dalla commissione predetta, inserendo secondo un ordine di priorità decrescente i restanti interventi da effettuare e cominciando con l'utilizzare le risorse ancora disponibili tratte dal 10 per cento di cui sopra. Tali risorse, secondo le stime del ministero dell'economia e delle finanze, dovrebbero consentire un ulteriore volume d'investimenti di circa 270 milioni di euro. Per anticipare le spese per la progettazione delle opere di cui sopra è stata prevista la riserva del 30 per cento del fondo di rotazione presso la cassa depositi e prestiti.
A seguito, poi, del monitoraggio attivato nel 2002 da questo ministero sulla «cultura della sicurezza nelle scuole» e sostanzialmente rivolto a conoscere lo stato di avanzamento delle attività di competenza dell'amministrazione scolastica, con particolare riguardo alle iniziative di formazione del relativo personale, si è intervenuti con l'assegnazione di più di 20 milioni di euro annui alle direzioni regionali, prioritariamente finalizzati all'esercizio di tali attività, anche con la collaborazione dei vigili del fuoco, con i quali è stata sottoscritta un'apposita convenzione diretta ad agevolarne il compimento. Il monitoraggio ha fatto emergere anche indicazioni afferenti alle attività di diretta pertinenza degli enti locali quali, a titolo esemplificativo, certificazioni ed attività strutturali; si è provveduto pertanto, ad inoltrarlo, per gli interventi di rispettiva competenza, anche alle rappresentanze degli enti locali competenti.
In ordine, infine, all'ulteriore questione rappresentata dall'interrogante in merito alla conoscenza, da parte dell'amministrazione scolastica di eventuali situazioni di degrado delle strutture scolastiche, ribadito come l'eventuale problematica sostanziale rientri comunque nelle attribuzioni istituzionali degli enti locali, si rammenta come l'articolo 7 della legge n. 23 del 1996 attribuisce a questo ministero la realizzazione e la cura, nell'ambito del proprio Sistema informativo e con la collaborazione degli enti stessi, di un'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica, articolata per regioni e diretta ad accertare la consistenza, la situazione e la funzionalità del relativo patrimonio, al fine di attivare uno strumento conoscitivo per i diversi livelli di programmazione.
Tale anagrafe, peraltro, oltre all'essenziale collaborazione delle scuole e degli enti locali, vede il concorso attivo delle regioni, alle quali spetta, in prima istanza, la costituzione della base dati attraverso l'utilizzo di rilevatori, opportunamente formati, che, spostandosi sul territorio di competenza, acquisiscono le informazioni contemplate dalle apposite schede di rilevazione le quali, transitando dai nodi regionali pervengono poi al MIUR.
Attraverso tali informazioni, molteplici e particolarmente articolate, sarà finalmente possibile conoscere, da parte di tutti gli addetti ai lavori, l'effettivo stato degli edifici scolastici pubblici dell'intero territorio nazionale, con particolare riguardo al livello di sicurezza e di agibilità, alle barriere architettoniche, all'affollamento, all'idoneità e salubrità delle strutture e delle zone nelle quali insistono ed ogni altra caratteristica, a fronte della quale poter assumere, secondo le rispettive competenze, le necessarie iniziative.
La rilevazione riguarderà circa 42.000 edifici nei quali operano le quasi 10.800 istituzioni scolastiche statali, con un utenza di più di 9 milioni di persone: tale importante rilevazione si caratterizza per il coinvolgimento di tutte le componenti interessate (uffici centrali e periferici del ministero, regioni, province, comuni e scuole) in un'ottica di fattiva collaborazione sinergica, esplicatasi, peraltro, fin dall'avvio dell'iniziativa, con una piena condivisione dei contenuti, delle finalità e di tutti i relativi passi procedurali.
L'iniziativa - si ricorda che è contenuta in una legge del 1996 - è stata concretamente avviata.
Il ministero ha posto in essere tutte le attività di competenza, quali, a titolo esemplificativo,
Per quanto riguarda in particolare la regione Puglia, il direttore generale regionale, in considerazione del carattere di priorità ed urgenza che riveste la problematica della funzionalità degli edifici scolastici e della sicurezza nei confronti degli studenti e degli operatori scolastici, già in data 18 dicembre 2002, ha sottoscritto unitamente all'A.N.C.I. ed all'UPI della Puglia, secondo i rispettivi ambiti di competenza, un protocollo di intesa per la costituzione di un apposito tavolo di lavoro, di carattere sistematico e permanente, per lo studio di iniziative atte a rendere efficaci gli interventi degli enti locali.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
secondo quanto riportato nel Dossier di Legambiente sullo stato di salute degli edifici scolastici, dossier denominato «Ecosistema scuola 2005», il 33,71 per cento degli immobili che ospitano le scuole vive in una condizione di rischio sismico;
in particolare, significativa risulta la condizione in cui versano gli edifici scolastici in Emilia Romagna ove nel 2002 e nel 2003 il 67,31 per cento ed il 67,35 per cento degli edifici scolastici era in possesso di certificazione di agibilità statica rilasciata, con una elevata percentuale di edifici, pari ad oltre il 32 per cento, privi di tale requisito;
è evidente la necessità di sollecitare la direzione regionale competente affinché si provveda a dotare tutti gli edifici scolastici di tale certificazione -:
se non ritenga di dover sollecitare la direzione regionale dell'Emilia Romagna affinché siano espletate le verifiche ed i sopralluoghi necessari per l'ottenimento della certificazione di agibilità statica degli edifici scolastici della regione.
(4-13977)
Ciò nonostante questa Amministrazione vi ha spesso fattivamente contribuito, ad adiuvandum, attraverso l'attribuzione di appositi finanziamenti, sotto forma di mutui accendibili presso la Cassa Depositi e Prestiti con totale ammortamento a carico dello Stato. In particolare, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, che ha previsto l'attivazione di piani triennali di programmazione regionale, articolati in singoli piani annuali attuativi, al momento è stata complessivamente attribuita una somma equivalente a circa 4.000 miliardi di lire. Somma, questa, che, in virtù degli indirizzi previsti nei singoli decreti di riferimento, è stata essenzialmente dedicata all'adeguamento ed alla messa a norma degli edifici scolastici (ivi compresa l'eventuale riconduzione a salubrità) favorendo così la concreta applicazione, da parte dei competenti enti locali, della normativa di riferimento (ed in particolare dell'articolo 15 della legge n. 265 del 1999, che prevedeva il completamento di tali attività entro il 31 dicembre 2004, recentemente prorogato al 30 giugno 2006) e che, peraltro, si aggiunge a quelle già erogate in precedenza per analoghe finalità ed ammontanti ad altri 5.700 miliardi di lire.
Con particolare riguardo alle zone collegate al rischio sismico, il MIUR non ha
Pertanto, oltre al piano generale tempestivamente predisposto e che prevede per i primi interventi al riguardo un considerevole impegno finanziario pari ad 8.000 miliardi di vecchie lire realizzabile attraverso un'adeguata pluriennalità, è stato definito un primo piano stralcio di circa 194 milioni di euro, per 738 interventi, formulato dalle competenti Regioni sulla base delle richieste dei rispettivi enti locali ed approvato da un'apposita commissione tecnico-scientifica, costituita presso il ministero delle infrastrutture di cui fanno parte anche rappresentanti del MIUR, della Protezione civile e delle Regioni.
Tale piano è stato definitivamente approvato dal Cipe nella seduta del 20 dicembre 2004 e la relativa delibera, previa registrazione alla Corte dei conti, sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale per il concreto avvio delle attività, mentre a breve si procederà alla predisposizione dei programmi di completamento, sulla base delle linee-guida indicate dalla commissione predetta, inserendo secondo un ordine di priorità decrescente i restanti interventi da effettuare e cominciando con l'utilizzare le risorse ancora disponibili tratte dal 10 per cento di cui si è detto. Tali risorse, secondo le stime del ministero dell'economia e delle finanze, dovrebbero consentire un ulteriore volume d'investimenti di circa 270 milioni di euro. Per anticipare le spese per la progettazione delle opere di cui sopra è stata prevista la riserva del 30 per cento del fondo di rotazione presso la Cassa Depositi e Prestiti.
A seguito, poi, del monitoraggio attivato nel 2002 da questo ministero sulla «cultura della sicurezza nelle scuole» e sostanzialmente rivolto a conoscere lo stato di avanzamento delle attività di competenza dell'amministrazione scolastica, con particolare riguardo alle iniziative di formazione del relativo personale, si è intervenuti con l'assegnazione di più di 20 milioni di euro annui alle direzioni regionali, prioritariamente finalizzati all'esercizio di tali attività, anche con la collaborazione dei vigili del fuoco, con i quali è stata sottoscritta un'apposita convenzione diretta ad agevolarne il compimento. Il monitoraggio ha fatto emergere anche indicazioni afferenti alle attività di diretta pertinenza degli enti locali quali, a titolo esemplificativo, certificazioni ed attività strutturali; si è provveduto pertanto, ad inoltrarlo, per gli interventi di rispettiva competenza, anche alle rappresentanze degli enti locali competenti.
In ordine, infine, all'ulteriore questione rappresentata dall'interrogante in merito alla conoscenza, da parte dell'amministrazione scolastica di eventuali situazioni di degrado delle strutture scolastiche, ribadito come l'eventuale problematica sostanziale rientri comunque nelle attribuzioni istituzionali degli enti locali, si rammenta come l'articolo 7 della legge n. 23 del 1996 attribuisce a questo ministero la realizzazione e la cura, nell'ambito del proprio sistema informativo e con la collaborazione degli enti stessi, di un'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica, articolata per regioni e diretta ad accertare la consistenza, la situazione e la funzionalità del relativo patrimonio,
Tale anagrafe, peraltro, oltre all'essenziale collaborazione delle scuole e degli enti locali, vede il concorso attivo delle regioni, alle quali spetta, in prima istanza, la costituzione della base dati attraverso l'utilizzo di rilevatori, opportunamente formati, che, spostandosi sul territorio di competenza, acquisiscono le informazioni contemplate dalle apposite schede di rilevazione le quali, transitando dai nodi regionali pervengono poi al MIUR.
Attraverso tali informazioni, molteplici e particolarmente articolate, sarà finalmente possibile conoscere, da parte di tutti gli addetti ai lavori, l'effettivo stato degli edifici scolastici pubblici dell'intero territorio nazionale, con particolare riguardo al livello di sicurezza e di agibilità, alle barriere architettoniche, all'affollamento, all'idoneità e salubrità delle strutture e delle zone nelle quali insistono ed ogni altra caratteristica, a fronte della quale poter assumere, secondo le rispettive competenze, le necessarie iniziative.
La rilevazione riguarderà circa 42.000 edifici nei quali operano le quasi 10.800 istituzioni scolastiche statali, con un utenza di più di 9 milioni di persone: tale importante rilevazione si caratterizza per il coinvolgimento di tutte le componenti interessate (uffici centrali e periferici del ministero, regioni, province, comuni e scuole) in un'ottica di fattiva collaborazione sinergica, esplicatasi, peraltro, fin dall'avvio dell'iniziativa, con una piena condivisione dei contenuti, delle finalità e di tutti i relativi passi procedurali.
L'iniziativa - si ricorda che è contenuta in una legge del 1996 - è stata concretamente avviata.
Il ministero ha posto in essere tutte le attività di competenza, quali, a titolo esemplificativo, la definizione delle schede di rilevazione, la predisposizione del relativo manuale, la formazione dei formatori regionali che devono, a loro volta, formare i rilevatori locali (più di mille sull'intero territorio nazionale), la predisposizione dei nodi regionali, la formazione dei relativi responsabili e l'avvio di procedure pilota: la sua conclusione è prevista per i primi mesi del 2006.
Per quanto riguarda in particolare la Regione Emilia Romagna, il direttore generale regionale ha riferito di aver già istituito, in merito alla problematica in parola, un tavolo tecnico di confronto a livello provinciale composto dagli enti locali e dagli organi di controllo (VV.FF., AUSL, Ministero lavoro, Protezione civile, INAIL e OO.SS.) ed è in fase di attuazione quello a livello regionale.
Il citato tavolo tecnico ha predisposto un piano per gli adeguamenti edilizi al fine di una progressiva messa a norma degli edifici scolastici, anche in funzione di quanto previsto per le tematiche relative alle strutture antincendio, emergenza sismica, emergenze igienico-sanitarie, gestione e tutela del lavoro per tutto il personale della scuola.
Tutti i dirigenti scolastici hanno effettuato corsi specifici in qualità di datori di lavoro secondo quanto previsto dalle vigenti norme sulla sicurezza.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
secondo quanto riportato nel Dossier di Legambiente sullo stato di salute degli edifici scolastici, dossier denominato «Ecosistema scuola 2005», il 33,71 per cento degli immobili che ospitano la scuole vive in una condizione di rischio sismico;
in particolare, significativa risulta la condizione in cui versano gli edifici scolastici nelle Marche ove nel 2002 e nel 2003 il 60,77 ed il 60,83 per cento degli edifici scolastici era in possesso di certificazione di agibilità statica rilasciata, con una elevata percentuale di edifici, pari ad oltre il 39 per cento, privi di tale requisito;
è evidente la necessità di sollecitare la direzione regionale competente affinché si provveda a dotare tutti gli edifici scolastici di tale certificazione -:
se non ritenga di dover sollecitare la direzione regionale delle Marche affinché siano espletate le verifiche ed i sopralluoghi necessari per l'ottenimento della certificazione di agibilità statica degli edifici scolastici della regione.
(4-13981)
Ciò nonostante questa amministrazione vi ha spesso fattivamente contribuito, ad adiuvandum, attraverso l'attribuzione di appositi finanziamenti, sotto forma di mutui accendibili presso la Cassa depositi e prestiti con totale ammortamento a carico dello Stato. In particolare, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, che ha previsto l'attivazione di piani triennali di programmazione regionale, articolati in singoli piani annuali attuativi, al momento è stata complessivamente attribuita una somma equivalente a circa 4.000 miliardi di lire. Somma, questa, che, in virtù degli indirizzi previsti nei singoli decreti di riferimento, è stata essenzialmente dedicata all'adeguamento ed alla messa a norma degli edifici scolastici (ivi compresa l'eventuale riconduzione a salubrità) favorendo così la concreta applicazione, da parte dei competenti enti locali, della normativa di riferimento (ed in particolare dell'articolo 15 della legge n. 265 del 1999, che prevedeva il completamento di tali attività entro il 31 dicembre 2004, recentemente prorogato al 30 giugno 2006) e che, peraltro, si aggiunge a quelle già erogate in precedenza per analoghe finalità ed amnmontanti ad altri 5.700 miliardi di lire.
Con particolare riguardo alle zone collegate al rischio sismico, il MIUR non ha mancato di intervenire ed infatti sono stati espressamente contemplati appositi interventi con la legge 27 dicembre 2002, n. 289, che all'articolo 80, comma 21, nell'ambito del programma delle infrastrutture scolastiche, ha previsto l'inserimento, del programma delle infrastrutture strategiche attraverso un apposito «piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riferimento a quelli insistenti nelle zone soggette a rischio sismico, predisposto di concerto con il ministero delle infrastrutture, da sottoporre, sentita la Conferenza unificata, al CIPE, che ripartisce parte delle risorse citate, tenuto conto di quanto stabilito dall'articolo 3 della legge 23/96». A fronte, poi, delle difficoltà di copertura finanziaria, per favorirne concretamente l'avvio, con la legge 24 dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria 2004) è stata disposta la riserva al piano di una somma non inferiore al 10 per cento delle risorse destinate complessivamente all'attivazione del programma delle infrastrutture strategiche nel quale lo stesso piano s'inserisce, disponibili al 1o gennaio 2004.
Pertanto, oltre al piano generale tempestivamente predisposto e che prevede per i primi interventi al riguardo un considerevole impegno finanziario pari ad 8.000 miliardi di vecchie lire realizzabile attraverso un'adeguata pluriennalità, è stato definito un primo piano stralcio di circa 194 milioni di euro, per 738 interventi, formulato dalle competenti regioni sulla base delle richieste dei rispettivi enti locali ed approvato da un'apposita commissione tecnico-scientifica, costituita presso il ministero delle infrastrutture di cui fanno parte anche rappresentanti del MIUR, della protezione civile e delle regioni.
Tale piano è stato definitivamente approvato dal CIPE nella seduta del 20 dicembre 2004 e la relativa delibera, previa registrazione alla Corte dei conti, sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale per il concreto avvio delle attività, mentre a breve si procederà alla predisposizione dei programmi di completamento, sulla base delle linee-guida indicate dalla commissione predetta, inserendo secondo un ordine di priorità
A seguito, poi, del monitoraggio attivato nel 2002 da questo ministero sulla «cultura della sicurezza nelle scuole» e sostanzialmente rivolto a conoscere lo stato di avanzamento delle attività di competenza dell'amministrazione scolastica, con particolare riguardo alle iniziative di formazione del relativo personale, si è intervenuti con l'assegnazione di più di 20 milioni di euro annui alle Direzioni regionali, prioritariamente finalizzati all'esercizio di tali attività, anche con la collaborazione dei vigili del fuoco, con i quali è stata sottoscritta un'apposita convenzione diretta ad agevolarne il compimento. Il monitoraggio ha fatto emergere anche indicazioni afferenti alle attività di diretta pertinenza degli enti locali quali, a titolo esemplificativo, certificazioni ed attività strutturali; si è provveduto pertanto, ad inoltrarlo, per gli interventi di rispettiva competenza, anche alle rappresentanze degli enti locali competenti.
In ordine, infine, all'ulteriore questione rappresentata dall'interrogante in merito alla conoscenza, da parte dell'amministrazione scolastica di eventuali situazioni di degrado delle strutture scolastiche, ribadito come l'eventuale problematica sostanziale rientri comunque nelle attribuzioni istituzionali degli enti locali, si rammenta come l'articolo 7 della legge 23/96 attribuisce a questo ministero la realizzazione e la cura, nell'ambito del proprio Sistema informativo e con la collaborazione degli enti stessi, di un'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica, articolata per regioni e diretta ad accertare la consistenza, la situazione e la funzionalità del relativo patrimonio, al fine di attivare uno strumento conoscitivo per i diversi livelli di programmazione.
Tale anagrafe, peraltro, oltre all'essenziale collaborazione delle scuole e degli enti locali, vede il concorso attivo delle regioni, alle quali spetta, in prima istanza, la costituzione della base dati attraverso l'utilizzo di rilevatori, opportunamente formati, che, spostandosi sul territorio di competenza, acquisiscono le informazioni contemplate dalle apposite schede di rilevazione le quali, transitando dai nodi regionali pervengono poi al MIUR.
Attraverso tali informazioni, molteplici e particolarmente articolate, sarà finalmente possibile conoscere, da parte di tutti gli addetti ai lavori, l'effettivo stato degli edifici scolastici pubblici dell'intero territorio nazionale, con particolare riguardo al livello di sicurezza e di agibilità, alle barriere architettoniche, all'affollamento, all'idoneità e salubrità delle strutture e delle zone nelle quali insistono ed ogni altra caratteristica, a fronte della quale poter assumere, secondo le rispettive competenze, le necessarie iniziative.
La rilevazione riguarderà circa 42.000 edifici nei quali operano le quasi 10.800 istituzioni scolastiche statali, con un utenza di più di 9 milioni di persone: tale importante rilevazione si caratterizza per il coinvolgimento di tutte le componenti interessate (uffici centrali e periferici del ministero, regioni, province, comuni e scuole) in un'ottica di fattiva collaborazione sinergica, esplicatasi, peraltro, fin dall'avvio dell'iniziativa, con una piena condivisione dei contenuti, delle finalità e di tutti i relativi passi procedurali.
L'iniziativa - si ricorda che è contenuta in una legge del 1996 - è stata concretamente avviata.
Il ministero ha posto in essere tutte le attività di competenza, quali, a titolo esemplificativo, la definizione delle schede di rilevazione, la predisposizione del relativo manuale, la formazione dei formatori regionali che devono, a loro volta, formare i rilevatori locali (più di mille sull'intero territorio nazionale), la predisposizione dei Nodi regionali, la formazione dei relativi responsabili e l'avvio di procedure pilota: la sua conclusione è prevista per i primi mesi del 2006.
Per quanto riguarda in particolare la regione Marche, il direttore generale regionale ha riferito che i dati in possesso dell'interrogante non appaiono del tutto esatti: una graduatoria pubblicata dalla rivista «Tutto scuola», in base a dati pubblicati da questo Ministero, infatti, colloca la regione in parola, relativamente alla sicurezza nelle scuole, al secondo posto fra le regioni italiane.
Il medesimo dirigente ha anche fatto presente che l'ufficio scolastico regionale, al fine di sensibilizzare tutti gli enti e gli operatori interessati, ha recentemente realizzato due convegni regionali: «Sicurezza nelle scuole» ed «Educare alla sicurezza», in sinergia con l'università politecnica delle Marche, la protezione civile e la regione Marche.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
la politica di coesione varata dal Parlamento europeo, nel periodo di programmazione in corso 2000-2006, è in corso di attuazione attraverso cinque Fondi strutturali, previsti nel Regolamento n. 1260/1999, recante, appunto, le disposizioni generali sui Fondi strutturali 2000-2006, e nel successivo Regolamento n. 1263/1999;
uno di essi è lo Strumento finanziario di orientamento per la pesca (SFOP) destinato al settore della pesca;
certamente l'Italia ha assunto un atteggiamento vigile ed attento tenuto conto della rilevanza del settore della pesca per la nostra economia nazionale e tenuto conto delle difficoltà che gli operatori del settore stanno incontrando in questi ultimi anni -:
quali ricadute abbia avuto lo Strumento finanziario di orientamento per la pesca (SFOP) destinato al settore della pesca, in particolare nel nostro Paese;
quali siano state le aree che, in particolare, hanno beneficiato delle attività e delle iniziative dello Strumento finanziario di orientamento per la pesca (SFOP);
quali siano stati i progetti finanziati nel nostro Paese con le risorse e le iniziative dello SFOP e quali benefìci concreti si ritiene che abbiano apportato al settore.
(4-14503)
Il nuovo fondo strutturale per gli aiuti al settore della pesca vedrà presumibilmente la luce già alla fine del corrente anno ed andrà a sostituire l'attuale strumento finanziario di orientamento alla pesca (S.F.O.P.), che dovrebbe concludere il proprio ciclo nel 2006.
Quanto all'attuazione delle misure intraprese con lo strumento finanziario della comunità in forza del regolamento CE n. 1263/99, si evidenzia che lo strumento finanziario di orientamento della pesca (S.F.O.P.) ha realizzato le azioni finalizzate all'accrescimento della competitività dell'imprese di pesca nazionali con le misure attuative 2000-2006 (DOCUP nelle aree fuori ob. 1; PON e POR nelle aree ricadenti nell'ob. 1).
Tali azioni hanno inciso sul concreto rinnovo della flotta peschereccia nonché sugli ammodernamenti del naviglio, contribuendo, sotto più profili, a migliorare le condizioni di vita a bordo, la sicurezza della navigazione, la possibilità di disporre di nuovi motori a minor impatto ambientale eccetera.
Tutte misure, quindi, che hanno contribuito alla riduzione dello sforzo e della
Il MiPAF, con i decreti ministeriali del 15 marzo 2002 e 30 giugno 2003, concernenti rispettivamente le modalità di attuazione delle misure di costruzione di «nuove navi ed ammodernamento di navi esistenti» e «le modalità di compilazione e i termini di presentazione delle domande per l'ammissione al contributo per le nuove costruzioni di natanti», ha colto l'opportunità per rinnovare la flotta, anticipando in un'unica azione tutte le disponibilità finanziarie fino al 2006.
Con tale mobilizzazione dei fondi S.F.O.P. per le nuove costruzioni, l'amministrazione ha conquistato, in favore della pesca italiana, la «premialità» che spetta agli Stati membri più attivi nell'utilizzo dei finanziamenti.
La tabella in «allegato 1» evidenzia i risultati in ordine alle diverse misure attuate attraverso lo S.F.O.P..
A titolo esemplificativo, si evidenzia come le regioni Veneto e Marche siano quelle che hanno maggiormente usufruito dell'opportunità in termini di impegni e pagamenti.
Infatti, sia nel primo che nel secondo caso gli importi sono largamente legati alla progressione di attuazione delle misure 3.2 «Acquicoltura» e 3.4 «Trasformazione e Commercializzazione».
Inoltre, si rileva che le misure di competenza nazionale «ritiri» riferibili alle regioni Marche e Toscana risultano consistentemente superiori rispetto alle altre regioni; le stesse, infatti, risultano impegnate nel ritiro per demolizione complessivi 649 battelli per un ammontare pari a 15.802 TSL.
Infine, per completezza si allega un ulteriore tabella, relativa all'avanzamento fisico dell'attuazione (allegato 2 disponibile presso il Servizio Assemblea), che evidenzia le aree di intervento nonché le relative misure.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
la politica di coesione varata dal Parlamento europeo, nel periodo di programmazione in corso 2000-2006, è in corso di attuazione attraverso cinque Fondi strutturali;
uno di essi è il Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia (FEAOG) che contribuisce allo sviluppo delle regioni in ritardo di sviluppo tramite il miglioramento dell'efficienza delle strutture di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e silvicoli, nonché alla promozione delle zone rurali;
certamente l'Italia non può non manifestare grande e specifico interesse per il Fondo strutturale ricordato per il miglioramento di quel comparto agricolo che, in particolare nell'ultimo quinquennio, ha mostrato una ritrovata vitalità, derivante dalla consapevolezza degli operatori e dei produttori dato che finalmente l'agricoltura ha ritrovato un ruolo strategico di primissimo piano nell'economia nazionale -:
quali ricadute abbia avuto il Fondo Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEAOG) per il nostro Paese;
quali siano state le aree che, in particolare, hanno beneficiato delle attività e delle iniziative del Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEAOG);
quali siano stati i progetti finanziati nel nostro Paese con le risorse e le iniziative del FEAOG in tutti i settori dei quali il Fondo era chiamato ad operare, settori ricordati in premessa.
(4-14504)
Le stesse, inoltre, hanno dovuto procedere a una revisione dei programmi, in funzione della capacità degli stessi di raggiungere gli obiettivi prefissati, dei mutamenti nel contesto e delle modifiche al Regolamento (CE) 1257/99, introdotte dalla riforma di medio termine; riforma che ha comportato, oltre al cambiamento di alcune misure già esistenti, l'introduzione di cinque nuove misure e la possibilità di aggregare in una unica misura tutte o alcune di quelle afferenti all'articolo 33.
Tutte le amministrazioni, infine, sono state coinvolte nel dibattito relativo alla proposta per il nuovo Regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale inerente al futuro periodo di programmazione 2007-2013.
In particolare, per quanto riguarda la necessità di raggiungere un certo livello di avanzamento finanziario, la capacità di spesa al 31 dicembre 2004, ha consentito di evitare tagli di risorse con l'unica eccezione del Programma Leader+, limitatamente a quattro regioni; in totale, le risorse FEOGA che rischiano di essere disimpegnate ammontano a poco più di 6 milioni di euro, di cui 5,3 a carico della regione Puglia.
Il taglio di queste risorse è comunque condizionato al pronunciamento della Commissione europea in merito alle motivate richieste di deroga presentate dalle quattro regioni in questione.
Con riguardo al processo di riprogrammazione, invece, nel caso dei POR, questo è stato caratterizzato da un percorso comune, dovuto alla presenza di un quadro di riferimento unico, avviatosi già nel dicembre del 2003, con la definizione, nell'ambito dello sviluppo rurale, di un documento di orientamenti per la riprogrammazione del QCS e dei POR da parte del MiPAF e terminato nel corso del mese di dicembre 2004.
Le amministrazioni responsabili dell'attuazione dei PSR, invece, in ragione della scarsa disponibilità di risorse finanziarie non impegnate, nella maggior parte dei casi non hanno proceduto a una revisione dei programmi, né recepito le novità della riforma.
Tuttavia, ulteriori fondi saranno disponibili, anche se solo a partire dal 2006, grazie alla modulazione e alla possibilità di appropriarsi delle eventuali risorse non spese dagli altri Stati membri.
La proposta di regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale della Commissione europea per il periodo di programmazione 2007-2013, infine, ha dato luogo ad un ampio ed articolato dibattito intorno alle novità ivi contenute.
Il MiPAF, infatti, ha promosso una serie di incontri volti a raccogliere le indicazioni delle Regioni stesse sulle problematiche derivanti dalla proposta e per le quali si riteneva necessario avviare consultazioni negoziali con la Commissione europea.
In merito alla riclassificazione delle attuali misure, secondo l'articolazione dei programmi di sviluppo rurale per il periodo di programmazione 2007-2013, si fa presente che nella proposta di regolamento si dispone che i futuri programmi di sviluppo rurale siano articolati in funzione di tre obiettivi, miglioramento della competitività dei settori agricolo e forestale, gestione del territorio e diversificazione dell'economia rurale e qualità della vita in ambiente rurale; questi daranno luogo a tre assi, a loro volta articolati in sotto-assi; le singole misure che gli Stati membri potranno attivare, quindi, sono state ripartite tra i diversi assi e sotto-assi, a seconda delle specifiche finalità da queste perseguite.
Al fine di verificare come le attuali risorse destinate allo sviluppo dell'agricoltura e delle aree rurali, sia programmate che spese, e afferenti a POR, PSR e LEADER si distribuiscano in funzione della futura articolazione dei programmi di sviluppo rurale, le misure attualmente in vigore sono state riaggregate secondo i tre assi e i relativi sotto-assi previsti nella proposta di regolamento.
Ciò consente di rilevare come l'attuale ripartizione delle risorse si differenzi dalle percentuali di risorse comunitarie che, in base a tale proposta, dovranno essere attribuite ai singoli assi, ossia il 15 per cento
La riclassificazione delle misure per lo sviluppo rurale sulla base degli obiettivi previsti per la nuova fase (tab. 1 - disponibile presso il Servizio Assemblea) evidenzia come la maggior parte delle risorse complessivamente dirette allo sviluppo dell'agricoltura e delle aree rurali a livello nazionale sia distribuita quasi equamente tra i primi due assi, competitività e gestione del territorio, con una leggera preponderanza dell'uno o dell'altro a seconda che si considerino le risorse pubbliche complessive o quelle comunitarie. Le risorse FEOGA relative al terzo asse, sviluppo rurale, raggiungono quasi il 13 per cento, il confronto tra programmazione iniziale (2000) e programmazione alla fine del 2004 mostra uno spostamento di risorse pubbliche verso questo asse poco accentuato in termini percentuali, pur implicando una variazione positiva di 120 milioni di euro.
Comunque, esiste una netta contrapposizione tra regioni obiettivo 1 e regioni fuori obiettivo; diversamente dalle seconde, infatti, le prime, ad eccezione della Calabria, hanno aumentato in maniera considerevole anche le risorse destinate all'asse 3, in ragione delle risorse premiali acquisite e coerentemente con gli orientamenti proposti dal MiPAF nell'ambito del gruppo di lavoro «Agricoltura e sviluppo rurale» in tema di riprogrammazione del QCS e dei POR.
La ripartizione dei pagamenti effettuati in funzione degli assi, invece, evidenzia una percentuale inferiore a quella relativa alla spesa programmata nel caso dell'asse sviluppo rurale, pari al 5,8 per cento, dovuta a: la più bassa capacità di spesa del programma Leader+; il carattere più innovativo degli interventi di sviluppo rurale e, quindi, le maggiori difficoltà di implementazione rispetto alle misure dirette specificamente al settore agricolo, per le quali le regioni hanno messo a punto procedure ormai consolidate (es. investimenti nelle aziende agricole); il più diffuso il ricorso al de minimis, per cui gli importi dei progetti sono piuttosto contenuti, ostacolando un avanzamento veloce della spesa.
Quindi, se la ripartizione delle risorse FEOGA programmate per asse e sotto-asse appare in linea con le percentuali minime di risorse comunitarie da destinare ai singoli assi stabilite nella proposta di regolamento, allo stato attuale l'andamento della spesa evidenzia, nel caso dell'asse sviluppo rurale, le difficoltà che le regioni avrebbero a soddisfare i vincoli finanziari previsti in tale proposta.
L'erogazione della spesa è evidentemente guidata dalle misure di gestione del territorio, che presentano un avanzamento finanziario pari al 75 per cento circa. Si tratta, infatti, di misure prevalentemente a premio, per le quali gran parte dei pagamenti effettuati ha riguardato i trascinamenti degli impegni presi nel corso del precedente periodo di programmazione; gli interventi destinati allo sviluppo rurale, invece, presentano la minore capacità di spesa, che raggiunge, tuttavia, quasi il 27 per cento.
In merito all'attuazione dei piani di sviluppo rurale ed, in particolare, alla riprogrammazione dei PSR si evidenzia che nel corso del 2004, le regioni del Centro-Nord non hanno proceduto alla riprogrammazione di metà percorso degli interventi previsti nell'ambito dei relativi PSR, dettata dalle modifiche regolamentari introdotte con la revisione di medio termine e dalla eventuale necessità di mutare la strategia di intervento a seguito di cambiamenti del contesto o a causa di una sua scarsa efficacia nel perseguire gli obiettivi di sviluppo rurale.
L'indisponibilità di sufficienti risorse non ancora impegnate e l'ammontare ancora sconosciuto di quelle che saranno liberate tramite l'applicazione del meccanismo della modulazione, infatti, non hanno consentito di apportare sostanziali modifiche ai programmi.
Solo la regione Marche ha recepito una delle novità introdotte con il regolamento (CE) 1783-2003, aggregando alcune delle misure previste dall'articolo 33 del regolamento (CE) 1257-1999 in un'unica misura.
Tuttavia, durante i primi cinque anni di attuazione degli interventi e, in particolare, nel biennio 2002-2003, tutte le regioni fuori obiettivo 1 hanno effettuato almeno una modifica del proprio piano finanziario, allo scopo di indirizzare meglio gli interventi da attuare, soprattutto in funzione degli obiettivi di spesa fissati e della necessita di rispettarli per non incorrere in tagli delle risorse disponibili (tabella 2 - disponibile presso il Servizio Assemblea).
I PSR delle Regioni obiettivo 1, invece, non hanno subito modifiche; si tratta, d'altronde, di programmi limitati a solo quattro misure, dove la maggior parte delle risorse sono destinate a far fronte agli impegni presi nel corso della precedente programmazione.
In generale, si sottolinea come, in questi anni, le scelte regionali siano state guidate dall'esigenza di massimizzare i livelli di spesa, per cui sono state privilegiate le misure «a premio», che consentono un'immediata rendicontazione della spesa, a scapito degli interventi infrastrutturali o di quelli che richiedono la partecipazione di capitali privati.
Quanto agli obiettivi di spesa ed all'avanzamento finanziario dei PSR, si ricorda che le regole di gestione del FEOGA-Garanzia impongono una programmazione della spesa su base annua. Il 30 settembre di ciascun anno, gli Stati membri presentano alla Commissione europea la previsione di spesa relativa all'anno in corso e agli esercizi successivi. L'entità delle spese che possono essere riconosciute viene determinato in funzione delle previsioni formulate da ogni Stato membro, a condizione che questo importo non superi quello degli stanziamenti iscritti nel bilancio comunitario relativamente a quel determinato anno.
Se le spese effettivamente sostenute nel corso di un anno risultano inferiori al 75 per cento degli importi preventivati, le spese da riconoscere per l'esercizio successivo sono ridotte nella misura di un terzo della differenza tra le spese previste (o rideterminate dalla Commissione) e quelle effettivamente realizzate.
Rispetto alle previsioni trasmesse alla Commissione europea al 30 settembre di ogni annualità, l'Italia ha effettuato spese per l'83 per cento nel 2001, per il 91 per cento nel 2002 e per il 95 per cento nel 2003, evitando sempre la possibilità di tagli. Ogni anno, infatti, le migliori performance di alcune regioni hanno compensato le deficienze di altre, evitando la decurtazione delle risorse a carico dei programmi caratterizzati da una insufficiente capacità di spesa.
Dal grafico 1 (disponibile presso il Servizio Assemblea), risulta che, anche nel 2004, benché l'Italia si trovi per la prima volta al di sotto del livello di risorse previsto dal profilo di Berlino, la spesa erogata ha ampiamente superato la soglia del 75 per cento calcolata su base nazionale.
La capacità di spesa delle regioni del Centro-Nord, inoltre, si è quasi allineata a quella delle Regioni meridionali, che avevano «trainato» la spesa nei primissimi anni (tabelle 3 e 4 disponibili presso il Servizio Assemblea).
Se l'andamento della spesa viene analizzato in funzione dei tre assi previsti nella proposta di regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale per il 2007-2013, si rileva come, nelle regioni fuori obiettivo 1 (tabella 3, disponibile presso il Servizio Assemblea) la maggiore capacità di spesa è attribuibile alle misure dell'asse 2 e, in particolare, a quella agro-ambientale.
Le indennità compensative per le zone svantaggiate, la cui incidenza sul programmato è tuttavia contenuta, presentano la performance migliore, grazie ai meccanismi di attuazione e di erogazione molto rapidi. Analogamente, l'elevata capacità di spesa degli interventi dell'asse competitività è attribuibile soprattutto alla misura b), «insediamento, dei giovani agricoltori». L'avanzamento finanziario degli interventi previsti nell'ambito dell'asse 3, invece, è molto più contenuto rispetto a quello degli altri due per le ragioni già più volte richiamate.
Per quanto riguarda i PSR delle regioni obiettivo 1, quasi il 90 per cento della spesa erogata è riconducibile agli impegni presi
L'avvio della misura zone svantaggiate, invece, è in netto ritardo rispetto a quello delle regioni del Centro-Nord; infatti, non essendo necessario incrementare la spesa in tempi brevi, l'attuazione di questi interventi è stata evidentemente rinviata.
In merito all'attuazione dei programmi operativi regionali (parte FEOGA) nelle regioni obiettivo 1 ed in particolare alla riprogrammazione dei POR obiettivo 1, si evidenzia che alla fine del 2004, si sono concluse le attività finalizzate alla riprogrammazione di metà percorso dei POR, che si sono inserite nel più complesso processo di revisione del QCS obiettivo 1.
In particolare, con riferimento alle misure FEOGA, nell'ambito della riprogrammazione del QCS obiettivo 1, sono state date alcune indicazioni circa la necessità di sostenere la realizzazione di sistemi di qualità e l'aumento dei prodotti di qualità, di migliorare l'organizzazione della loro offerta e la commercializzazione e di realizzare sia investimenti maggiormente tarati sulle necessità delle filiere, sia interventi di filiera a carattere sovraregionale. Con riguardo all'obiettivo di sviluppo delle aree rurali, invece, si ribadisce l'esigenza di mantenere e rafforzare le misure che perseguono tale obiettivo, così come lo strumento della progettazione integrata, là dove questo acquisisce una forte valenza rurale.
La riprogrammazione dei POR, inoltre, ha preso in considerazione anche le modifiche apportate al regolamento (CE) 1257/99 con la revisione di medio termine della PAC.
Si è tenuto conto, infine, delle risorse FEOGA aggiuntive, attribuite alle regioni in seguito alla redistribuzione della riserva di premialità comunitaria, prevista dal regolamento generale sui fondi strutturali [Regolamento (CE) 1260/99, articolo 44] per premiare i programmi che avessero dimostrato di operare in maniera relativamente più efficace ed efficiente.
Alle regioni obiettivo 1, quindi, sono stati assegnati 1.700 milioni di euro, di cui quasi il 19% è costituito da risorse FEOGA-Orientamento, portando a 3.292 euro il contributo finanziario di tale Fondo per l'intero periodo di programmazione. In termini relativi, la maggior parte delle nuove risorse FEOGA (35 per cento circa) è stata attribuita alla Campania.
A seguito della riprogrammazione dei POR, è aumentata in termini percentuali soprattutto la dotazione finanziaria delle misure più propriamente di sviluppo rurale, recependo in questo modo gli orientamenti definiti nell'ambito del QCS obiettivo 1.
Con la riprogrammazione, inoltre, è stata operata una redistribuzione di risorse tra misure, per cui la relativa incidenza finanziaria rispetto al totale delle risorse pubbliche attribuite ai POR-parte FEOGA per il periodo di programmazione 2000-2006 subisce, a seconda dei casi, un aumento o una riduzione, variando tra il -1,9 per cento e il +1,4 per cento (tabella 5 - disponibile presso il Servizio Assemblea).
La riduzione più importante si rileva con riferimento alla misura «miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli» che, nel complesso, si riduce dell'1,9 per cento, a causa soprattutto di una ridotta risposta da parte della domanda, talvolta associata a una cattiva definizione delle azioni finanziabili.
Subiscono una contrazione piuttosto sostenuta, inoltre, anche le misure «ricomposizione fondiaria» (-1,8 per cento), che costituiva già prima della riprogrammazione di metà percorso una quota ridotta delle risorse pubbliche totali (4,3 per cento), e «gestione delle risorse idriche» (- 1,3 per cento), che si riduce in tutte le regioni, portando all'8,7 per cento la sua attuale incidenza sul costo pubblico dei POR-parte FEOGA considerati nel loro complesso. La flessione dell'incidenza finanziaria di questa ultima misura è probabilmente dovuta alla durata temporale degli investimenti, in generale
Variazioni positive di grandezza superiore a un punto percentuale, invece, si rilevano nel caso delle misure «diversificazione del settore agricolo», «insediamento giovani agricoltori» (entrambe +1,4 per cento) e «sviluppo e miglioramento delle infrastrutture rurali» (+1.1). Nel caso del primo insediamento giovani, ciò è dovuto alla necessità di continuare a dare attuazione alle politiche regionali a favore del ricambio generazionale in agricoltura anche nel periodo di programmazione residuo e di mantenere una misura a premio che ammortizzi le difficoltà di spesa.
Con riferimento alla misura p), «diversificazione delle attività del settore agricolo», invece, la maggiore incidenza finanziaria è dovuta soprattutto al sostenuto incremento avvenuto nell'ambito del POR Sicilia, dove passa da 80 a 196,22 milioni di euro.
Diversamente, in quasi tutte le altre regioni, il peso finanziario della diversificazione delle attività del settore agricolo diminuisce.
Guardando alle singole misure, infine, si rileva come, oltre all'aggregazione di alcune misure afferenti all'articolo 33 nella j aggregata, la Puglia introduce la misura «ingegneria finanziaria», mentre la Basilicata la elimina. Delle nuove misure introdotte con la revisione intermedia, infine, viene attivata da due regioni, Campania e Calabria, solo quella relativa alla «gestione di strategie integrate di sviluppo rurale attraverso partenariati locali». Mentre la Campania introduce tale misura a sostegno della realizzazione di attività propedeutiche e di accompagnamento volte a stimolare la progettazione integrata e della costituzione di partenariati locali per l'implementazione dei progetti integrati rurali, la Calabria la indirizza ai partenariati dei PIAR, inserendola nella nuova misura «miglioramento delle condizioni economiche, sociali e della qualità della vita nelle aree rurali» (j aggregata).
Quanto agli obiettivi di spesa ed all'avanzamento finanziario dei POR anche nel 2004 le regioni obiettivo 1 non sono incorse nel meccanismo del disimpegno automatico con riguardo all'attuazione dei relativi POR.
Grazie soprattutto alla Campania, inoltre, nel complesso sono stati rendicontati 56 milioni di euro di risorse FEOGA in più rispetto ai 978 da spendere entro il 31 dicembre dello scorso anno, determinando un avanzamento finanziario pari al 31,4 per cento (grafico 2).
Al 31 dicembre 2005, le risorse FEOGA spese e rendicontate dovranno raggiungere i 1.495 milioni di euro, ovvero il 45 per cento delle risorse FEOGA attribuite ai POR obiettivo 1 per l'intero periodo di programmazione 2000-2006.
Tuttavia, la situazione è diversa da misura a misura. La tabella 6 (disponibile presso il Servizio Assemblea) mostra come l'unica misura con un avanzamento finanziario superiore al 50 per cento, è quella relativa al primo insediamento giovani. Nei primi anni di attuazione dei POR, infatti, le regioni hanno cercato di concentrare la spesa sulle misure a premio, così da evitare più agevolmente il disimpegno automatico; pertanto, le risorse ancora disponibili per l'entrata di nuovi giovani in agricoltura nel residuo periodo di attuazione dei POR sono piuttosto scarse.
Pur ponendosi al di sotto del 50 per cento altre misure a cui è associata una elevata capacità di spesa sono «altre misure forestali» con finalità di natura protettiva (48 per cento), «sviluppo e miglioramento delle infrastrutture rurali» (43,5 per cento) e «gestione delle risorse idriche» (40 per cento).
Nel caso della prima, il grado di avanzamento finanziario piuttosto spinto dipende sia dal fatto che, diversamente dalla misura «altre misure forestali» con finalità di natura produttiva, tutti i soggetti pubblici, oltre a quelli privati, possono accedere ai finanziamenti, sia dalle tipologie di intervento realizzate (es. ripristino o creazione di fasce e zone tagliafuoco, ripristino dell'assetto idrogeologico e delle fasce di contenimento e così via), che presentano costi unitari mediamente molto elevati. La buona capacità di spesa relativa alle altre due misure, invece, dipende soprattutto dal
Le ultime due misure con capacità di spesa superiore alla media dei POR obiettivo 1, attestandosi entrambe intorno al 36 per cento, sono «tutela dell'ambiente» e «ricomposizione fondiaria», per le quali si distinguono, rispettivamente, la Puglia e la Sardegna.
Un altro gruppo di misure con un avanzamento finanziario (25 per cento circa) che non si discosta enormemente dalla capacità di spesa media dei POR include due misure a carattere settoriale, «investimenti nelle aziende agricole» e «miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli», e due a carattere territoriale, «servizi all'economia e alla popolazione rurale» e «rinnovamento dei villaggi».
Il livello di avanzamento finanziario si presenta piuttosto contenuto nel caso di alcune misure, quali «ingegneria finanziaria», inizialmente prevista da Basilicata, Calabria e Puglia e successivamente abolita dalla prima, «avviamento di servizi di consulenza, sostituzione e assistenza», che in Puglia, tuttavia, raggiunge il 45 per cento di capacità di spesa, e le misure di diversificazione, sia delle attività aziendali che delle aree rurali. Calabria e Campania, comunque, evidenziano un avanzamento finanziario intorno al 20 per cento con riferimento alla diversificazione delle attività del settore agricolo.
La Campania, quindi, si conferma come la Regione che mostra i migliori risultati con riguardo all'attuazione delle misure con una più spiccata connotazione territoriale.
Le misure, infine, che mostrano un livello di avanzamento finanziario intermedio sono la misura i), limitatamente agli interventi forestali a carattere produttivo (20 per cento), «ricostruzione del potenziale agricolo danneggiato» (18,4 per cento), e «commercializzazione di prodotti di qualità» (14,7 per cento), che solo in Sardegna raggiunge il 32 per cento di capacità di spesa, grazie al cofinanziamento non solo della certificazione di prodotto e/o di sistema nelle aziende agricole o nelle imprese di trasformazione, ma anche dei controlli annuali da parte degli organismi di certificazione.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
il mercato del riso comunitario sta vivendo una favorevole congiuntura ed il riso italiano sta conquistando nuovi ed importanti spazi;
come si conviene in un libero mercato, è assolutamente necessario garantire un'offerta quanto più fluida possibile, che, in questo particolare frangente, è venuta meno con riferimento all'offerta di risone lungo B;
l'offerta, in questo periodo, è praticamente del tutto inesistente ed i prezzi, già superiori all'intervento del 10 per cento, stanno lievitando giorno dopo giorno a far data dal 22 febbraio 2005;
in data 16 marzo 2005 il prezzo del riso lungo B ha toccato, all'Associazione Granaria di Milano, la cifra di 177 euro, del 18 per cento superiore al prezzo di intervento;
proprio al fine di contenere tale innaturale lievitazione del prezzo del risone lungo B, come si conviene in un libero mercato è necessario, e sufficiente, che sia aumentata l'offerta -:
se non ritenga, alla luce della fluttuazione in forte aumento del prezzo del risone lungo B sui mercati, di intervenire con urgenza, in sede europea, di concerto con l'Ente Nazionale Risi, affinché sia posto in vendita altro consistente quantitativo del prodotto in questione dalle scorte all'intervento, la cui disponibilità, ad oggi, dovrebbe essere di circa 66.000 tonnellate.
(4-14756)
Allo stato, quasi il 90 per cento della disponibilità iniziale risulta collocato sul mercato, mentre 60.000 tonnellate, pari ad oltre 38.000 tonnellate di riso lavorato, devono ancora trovare un collocazione.
Proprio in considerazione del livello dei prezzi di mercato, attestato ad oltre il 25 per cento del prezzo di garanzia, nell'ambito del Comitato di gestione per i cereali del 19 maggio 2005, la Commissione europea ha proposto di adottare taluni regolamenti per la rivendita dall'intervento di risone sia di tipo Indica che Japonica, per un totale di circa 86.000 tonnellate.
La rivendita in Italia di riso dall'intervento riguarda 40.000 tonnellate di risone lungo B e 20.000 tonnellate di tondo.
Le rivendite avranno inizio il 1o giugno 2005 e termineranno il 13 luglio 2005.
Vista la situazione dei prezzi si ritiene che tali rivendite non dovrebbero comportare perturbazioni sul mercato del riso, che esposto in modo particolare alle importazioni agevolate da paesi terzi è continuamente monitorato proprio al fine di evitare possibili situazioni di crisi.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
alla fine del mese di aprile 2005 il Consiglio dei Ministri agricoli dell'Unione europea potrebbe decidere per la ratifica dell'accordo triennale intervenuto fra la Commissione e gli Stati Uniti d'America che prevede una forte riduzione dei dazi all'importazione in Europa, accordo che, per molte aziende risicole piemontesi, che producono oltre il 50 per cento dell'intero prodotto nazionale, potrebbe significare crisi irreversibile;
il sistema dei dazi, pari a 65 euro per ogni tonnellata di riso semigreggio importato (di provenienza nordamericana) ed a 175 euro per ogni tonnellata per il riso lavorato (di provenienza thailandese) sono stati decisi dall'Unione europea nel mese di luglio del 2004, con il disaccordo deciso degli Stati Uniti d'America;
è stato recentemente raggiunto un accordo che prevede l'ingresso in Europa di 460 mila tonnellate, più altre 6 mila all'anno per due anni, con un dazio variabile, per il semigreggio, tra i 30 e i 42.5 euro a tonnellata e con la possibilità di ripristinare la tariffa di 65 euro nei casi di superamento delle quote;
tale nuova situazione comporterà, per il mercato europeo, l'ingresso di circa il 25 per cento di prodotto in più, con gravi e forse irreparabili contraccolpi per la competitività del riso di produzione italiano;
i produttori nazionali sono inevitabilmente preoccupati e ritengono che, a maggior ragione, la forza della nostra produzione debba seguire la strada della qualità e della tracciabilità, come sta accadendo nell'area del vercellese e del biellese, ove il comitato promotore della Igp «Riso della Piana del Po» mentre proseguono gli iter procedurali per il riconoscimento della Igp «Riso di Baraggia biellese e vercellese» e della Dop per la varietà Sant'Andrea -:
quali iniziative si intendano assumere per tutelare la produzione risicola nazionale dall'invasione del prodotto nordamericano e thailandese, e dal continuo «ricatto» da parte dagli Stati Uniti d'America, come ha dichiarato in modo esplicito Sergio Suardi, presidente aggiunto della Confederazione italiana agricoltori di Novara, Vercelli e Vco al quotidiano finanziario Il Sole-24 Ore di mercoledì 6 aprile 2005 alla pagina 4 nonché promuovendo la qualità e la tracciabilità del nostro prodotto.
(4-14757)
L'azione del Governo italiano è stata da sempre improntata alla salvaguardia dei redditi delle aziende agricole e delle industrie di trasformazione.
In tale ottica, l'amministrazione, consapevole che il rilancio della competitività del riso nell'Unione europea passa attraverso una maggiore consapevolezza dei pregi qualitativi delle molteplici varietà di riso coltivate in Italia da parte dei consumatori e che i riconoscimenti delle specificità territoriali del riso costituiscono una delle componenti essenziali al raggiungimento di tali obiettivi, sta valutando un complesso di iniziative la cui articolazione consentirà un intervento generale nell'intero settore.
Tali iniziative dovranno essere dirette al finanziamento di idonee campagne promozionali volte ad incentivare un aumento complessivo dei consumi di riso in Italia ed in Europa, ma anche ad una revisione della legislazione riguardante la vendita che semplifichi i compiti di scelta del consumatore ed indirizzi il miglioramento genetico attuato con tecniche tradizionali.
Non meno significativa l'istituzione di un marchio collettivo che identifichi il riso prodotto in Italia da quello prodotto nel resto del mondo.
Quanto alle produzioni DOP ed IGP, si fa presente che l'Italia ha già ottenuto un riconoscimento comunitario ai sensi del regolamento (CEE) n. 2081/92 per l'IGP «Riso Nano Vialone Veronese».
Inoltre, le richieste di registrazione per l'IGP «Riso di Baraggia Biellese e Vercellese» e per la DOP «Riso Sant'Andrea Piemonte», trasmesse dall'amministrazione sono all'esame della Commissione europea, mentre, ulteriori istanze di riconoscimento sono all'esame del Ministero.
Si ricorda, al riguardo, che a salvaguardia delle produzioni di qualità opera il decreto legislativo n. 297 del 2004 «Disposizioni sanzionatorie in applicazione del regolamento (CEE) n. 2081/92, relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari», atto a salvaguardare a livello nazionale le produzioni di qualità da qualsiasi usurpazione o frode.
Il sistema previsto di controlli approfonditi e sistematici in ogni fase della produzione fino al confezionamento del prodotto DOP e IGP, e quindi dei risi riconosciuti ai sensi del regolamento (CEE) n. 2081/92, effettuati dall'organismo incaricato dal Ministero al controllo e alla vigilanza, assicura la rintracciabilità del prodotto in ogni segmento della filiera; il che garantisce la conformità alla disciplina di produzione del prodotto finale.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
in un solo anno, e precisamente dal 2003 al 2004, il volume delle esportazioni di riso cinese verso l'Italia è aumentato del 1.100 per cento, passando dalle 45 tonnellate del 2003 alle 548 tonnellate del 2004;
il dato è ancora più grave e per molti versi anomalo, in quanto si offre in controtendenza rispetto a quanto è avvenuto nei 25 Paesi dell'Unione europea dove globalmente l'import di riso si è ridotto dalle 18.318 tonnellate del 2003 alle 7.833 tonnellate del 2004;
è evidente che il riso cinese non è comparabile, per qualità, al riso italiano, ma l'enorme differenza di prezzo - così irrisorio da lasciar intuire le condizioni tecniche e sociali in cui esso è ottenuto - crea evidente appetibilità sui mercati;
diventa inevitabile accelerare l'obiettivo di creare un prodotto di altissima qualità e di nicchia, e dunque tentare di definire tutte le procedure per la Doc del riso Sant'Andrea o per Igp Baraggia;
diventa altresì necessario individuare una strategia efficace nei confronti del fenomeno dell'import cinese di riso per tutelare la nostra produzione -:
quali siano le ragioni dell'aumento abnorme dell'import di riso cinese nel nostro Paese fra il 2003 ed il 2004 in controtendenza rispetto alla diminuzione consistente delle importazioni, nello stesso periodo, nei Paesi dell'Unione europea;
quali siano le difese che si sono approntate sul mercato italiano non soltanto per contenere l'invasione cinese, ma anche per segnalare adeguatamente ai consumatori la differenza abissale, dal punto di vista qualitativo, fra il riso cinese ed il riso di produzione nazionale;
quali siano i percorsi ancora da effettuare, ed i tempi necessari, per definire la Doc del riso Sant'Andrea e l'Igp Baraggia, strumenti importanti per garantire ed accentuare la qualità delle nostre produzioni e per vincere la concorrenza sul piano del prodotto di nicchia;
quali altre iniziative si intendano assumere, a livello nazionale ed a livello europeo, per contenere, in ogni caso, l'invasione del riso cinese sul mercato italiano;
quali garanzie offra, anche sotto il profilo sanitario, il riso cinese che entra nel territorio nazionale e finisce sul mercato interno.
(4-14758)
Ciò significa che, la stessa quantità importata, una volta lavorata o manipolata, è stata totalmente riesportata.
Quanto alle iniziative da assumere per tutelare la nostra produzione, si fa presente che l'amministrazione, consapevole che il rilancio della competitività del riso nell'Unione europea passa attraverso una maggiore consapevolezza dei pregi qualitativi delle molteplici varietà di riso coltivate in Italia da parte dei consumatori e che i riconoscimenti delle specificità territoriali del riso costituiscono una delle componenti essenziali al raggiungimento di tali obiettivi, sta valutando un complesso di iniziative la cui articolazione consentirà un intervento generale nell'intero settore.
Tali iniziative saranno dirette al finanziamento di idonee campagne promozionali volte ad incentivare un aumento complessivo dei consumi di riso in Italia ed in Europa, ma anche ad una revisione della legislazione riguardante la vendita che semplifichi i compiti di scelta del consumatore ed indirizzi il miglioramento genetico attuato con tecniche tradizionali.
Non meno significativa l'istituzione di un marchio collettivo che identifichi il riso prodotto in Italia da quello prodotto nel resto del mondo.
Quanto alle produzioni DOP ed IGP, si fa presente che l'Italia ha già ottenuto un riconoscimento comunitario ai sensi del regolamento (CEE) n. 2081/92 per l'IGP «Riso Nano Vialone Veronese».
Le richieste di registrazione per l'IGP «Riso di Baraggia Biellese e Vercellese» e per la DOP «Riso Sant'Andrea Piemonte», trasmesse dall'amministrazione sono all'esame, della Commissione europea, mentre, ulteriori istanze di riconoscimento sono all'esame del ministero.
Si ricorda, al riguardo, che a salvaguardia delle produzioni di qualità opera il decreto legislativo n. 297/2004 «Disposizioni sanzionatorie in applicazione del regolamento (CEE) n. 2081/92, relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari», atto a salvaguardare a livello nazionale le produzioni di qualità da qualsiasi usurpazione o frode.
Il sistema previsto di controlli approfonditi e sistematici in ogni fase della produzione fino al confezionamento del prodotto DOP e IGP, e quindi dei risi riconosciuti ai sensi del Regolamento (CEE) n. 2081/92, effettuati dall'organismo incaricato dal ministero al controllo e alla
Infine, quanto agli aspetti sanitari legati all'introduzione di riso dalla Cina, si ricorda che i controlli possono essere di tipo igienico-sanitario oppure di natura essenzialmente merceologica, volti cioè a tutelare la qualità merceologica dei prodotti alimentari, nonché a prevenire ed a reprimere le frodi alimentari.
Al controllo igienico-sanitario dei prodotti alimentari provvedono diversi organismi.
In particolare, per prodotti importati da paesi terzi, esiste una estesa rete di uffici periferici del ministero della salute (USMAF e PIF), collocati nei principali porti e aeroporti italiani, che sottopongono a controllo (documentale, fisico e, a volte, analitico) le partite di prodotti alimentari presentate all'importazione, respingendo i prodotti che presentano irregolarità di tipo igienico-sanitario.
Per i prodotti alimentari circolanti sul territorio nazionale i controlli igienico-sanitari (comprendenti ispezioni e prelievo di campioni per le analisi), sono effettuati:
o dal ministero della salute, con i suoi Uffici Centrali (in particolare la direzione generale per la sanità veterinaria e degli alimenti);
o dalle regioni e province autonome, attraverso le loro strutture operative con competenza veterinaria e sanitaria e cioè le aziende sanitarie locali (ASL), gli istituti zooprofilattici sperimentali (IZS), le agenzie regionali di protezione ambientale (ARPA) - in media, 600.000 unità controllate all'anno e 250.000 campioni di prodotti alimentari prelevati nel corso delle ispezioni, di cui circa 1000 campioni di cereali;
o dai nuclei antisofisticazioni e sanità (NAS), che operano di norma per interventi a carattere pluriregionale che devono essere svolti con simultaneità o interventi a carattere di urgenza - in media oltre 35.000 ispezioni/anno nel settore alimenti e bevande.
Il Ministero della Salute, nel far presente che non risultano segnalazioni di irregolarità igienico-sanitarie riscontrate su campioni di riso (quindi, anche su riso cinese) ha assicurato l'impegno ad attivarsi presso gli Assessorati alla Sanità delle regioni e province autonome affinché nell'ambito delle rispettive programmazioni sia previsto un aumento del numero dei controlli fisici ed analitici sul riso cinese.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
la super strada E 45 nel tratto della Valtiberina Toscana, attraversa anche l'abitato del Comune di Pieve Santo Stefano;
per la conformazione orografica del terreno, il tracciato della superstrada è stato forzatamente realizzato nel bel mezzo dell'abitato, in alcuni tratti al di sopra dei tetti delle case;
il tratto di strada è notoriamente interessato da un intenso transito di mezzi pesanti (autotreni ed autoarticolati) che percorrono la E 45 come alternativa al tracciato appenninico della Autostrada del Sole;
il consistente transito veicolare è fonte di un gravissimo inquinamento acustico che rende sostanzialmente inabitabili le case latistanti alla sede stradale, ed estremamente disagiate le condizioni di vita degli abitanti del comune di Pieve Santo Stefano;
per ovviare a questa grave situazione di disagio il Comune di Pieve Santo Stefano si è fatto promotore di una richiesta di istallazione di barriere anti rumore la
per altro la situazione è divenuta intollerabile, per cui necessita di un intervento immediato -:
quali provvedimenti il Ministero interrogato intenda adottare al fine di realizzare la barriera antirumore nel tratto della E 45 che attraversa l'abitato di Pieve Santo Stefano;
con quali modalità i lavori saranno realizzati e quali tempi siano previsti per la realizzazione delle barriere.
(4-13204)
La società stradale prevede di effettuare un intervento di bonifica acustica nel tratto della E45 in corrispondenza dell'abitato di Pieve S. Stefano.
L'esecuzione dell'intervento è stata programmata tra gli interventi di manutenzione straordinaria dell'anno 2006 ed inserita in un apposito piano che è in fase di formalizzazione da parte di ANAS Spa.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
l'Università di Bologna ha sottoscritto un Accordo di programma con il MIUR (allora MURST) a sostegno di interventi edilizi urgenti, conseguenti anche al decentramento nei Poli della Romagna;
in questo Accordo del luglio 1999 fu concordato il contributo decennale ministeriale in 267 miliardi di lire, a fronte di un pari impegno economico dell'Università di Bologna, per un totale di 534 miliardi. A tal fine l'Università sottopose al MURST l'elenco delle opere (nuove costruzioni e ristrutturazioni) da realizzare ottenendone l'approvazione, e il relativo contributo e impegnandosi a realizzarle nei 10 anni (1999-2009);
nel giugno 2001 il MIUR, per aiutare la realizzazione del programma edilizio complessivo, anticipò all'Università di Bologna l'intera propria quota, parte sotto forma di mutuo da accendere presso la Cassa depositi e prestiti, con interessi a carico del Miur;
l'Università ha attribuito i fondi MIUR a copertura totale (e non come quota parte) di alcuni soltanto degli interventi (come la costruzione del I stralcio della Facoltà di Ingegneria della sede di Bologna), lasciando in definitiva la copertura finanziaria degli altri interventi edilizi;
l'Università tuttavia non ha accelerato la realizzazione delle opere edilizie, nemmeno di quelle finanziate dai fondi MIUR, per cui nel bilancio consuntivo 2002 vi erano ancora circa 80.000.000 euro (corrispondenti a 160 miliardi di lire) come residui passivi, in buona parte dovuti ad interventi edilizi non avviati;
risulta agli interroganti che, a tutt'oggi (marzo 2004) non è stata avviata la costruzione di alcuna grande opera edilizia, nemmeno tra quelle per le quali i primi bandi per l'aggiudicazione degli appalti di costruzione (come per la nuova sede di ingegneria) erano stati emanati nell'estate del 2000;
quanto è avvenuto risulta tanto più grave in quanto è ben noto che il bilancio dell'Università per il 2000 si era chiuso con un avanzo di gestione di rilevanti dimensioni e con fondi unicamente propri dell'Università pari a oltre 150 miliardi di lire che non sono stati utilizzati per realizzare altre opere, pure già programmate, essendo diverse da quelle indicate nell'accordo con il Miur;
a fronte di una sostanziale paralisi degli investimenti, si registra un preoccupante incremento di programmazione di nuove opere edilizie, di incerto finanziamento (se non con accensione di ulteriori
l'Università anzitutto non ha rispettato l'accordo con il Ministero del 1999. Inoltre anziché destinare principalmente le proprie risorse effettivamente disponibili (acquisite anche attraverso generose assegnazioni del MIUR su fondi vincolati per il riequilibrio verso i Poli della Romagna) per la realizzazione dei programmi edilizi, sta incrementando le spese correnti, con maggiorazioni dei compensi ai dirigenti (il cui numero è cresciuto in modo preoccupante) e con incrementi notevoli delle spese per consulenze professionali, anche in presenza di competenze al proprio interno. L'incremento di queste consulenze è stato più volte criticato dalle stesse organizzazioni sindacali del personale, che hanno anche denunciato la subalternanza dell'Ateneo verso la Regione;
sembra pertanto contraddittorio che l'Università richieda ulteriori fondi al MIUR per la realizzazione di progetti edilizi già co-finanziati e per nuove opere, la cui urgenza è sicuramente minore rispetto a quelle già concordate con il MIUR;
inoltre l'atteggiamento dell'Ateneo è gravemente carente anche nei confronti del comune di Bologna che ha effettuato investimenti nelle zone di sviluppo programmato dell'Università vincolando attività e beni con un piano urbanistico che allo stato, dopo anni, è del tutto inattuato -:
quali iniziative ritenga di poter adottare al fine di garantire il rispetto dell'Accordo di programma richiamato in premessa.
(4-09544)
Al fine di fornire chiarimenti sulle vicende in argomento si rappresenta quanto segue.
L'accordo di programma, cui si fa riferimento nell'interrogazione, siglato ai sensi dell'articolo 5, comma 6, legge n. 537 del 1993, si inseriva nell'ambito delle finalità dettate dai piani triennali di sviluppo del sistema universitario e dalla legge n. 662 del 1996; esso prevedeva l'erogazione di finanziamenti, da parte del ministero e da parte dell'università, per complessive, lire 531 miliardi finalizzati alla realizzazione di diciannove interventi edilizi per consentire il decongestionamento e la riqualificazione della sede di Bologna, nonché l'ordinato e armonico sviluppo dei poli decentrati di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini, anche in relazione alle nuove esigenze di spazi e di laboratori imposte dalla riforma didattica del cosiddetto «3 più 2».
Dal punto di vista finanziario, in base all'articolo 2 dell'Accordo, l'onere dei suddetti finanziamenti, era posto a carico del ministero e dell'università in parti uguali (50 per cento). Era stabilito, inoltre, che ogni eventuale maggiore onere dovesse essere sostenuto autonomamente dall'università.
Secondo il testo dell'accordo la quota di competenza del Ministero veniva erogata sotto forma di contributo annuo di lire 26,5 miliardi versato a rimborso delle spese effettivamente sostenute.
Successivamente alla stipula dell'accordo ed alla individuazione degli interventi edilizi sono emersi alcuni problemi di natura sostanziale, come quello dei costi superiori a quelli adottati nell'accordo per la realizzazione di alcuni lavori e la necessità di eliminare alcuni interventi non più suscettibili di essere realizzati nei tempi previsti.
Le predette ragioni, hanno indotto, quindi, l'università di Bologna a proporre, fin dal 2000, diverse modifiche al contenuto dell'accordo, relativamente all'inserimento-disinserimento di singoli interventi e/o alla misura del finanziamento di ciascuno.
Tali modifiche sono state, poi, formalizzate nel 2001, quando il ministero, avendo un fondo per l'edilizia insufficiente a coprire le richieste di finanziamento connesse a tutti gli accordi di programma stipulati con gli atenei, ha offerto all'università di
Per ciascuno degli interventi cofinanziati con i mutui, l'università nel rispetto comunque di quanto previsto nell'accordo, ha deliberato di spendere prima i fondi di derivazione ministeriale e, poi, la quota di propria spettanza (mai inferiore al 50 per cento dell'importo dedotto in accordo).
Infine, le ultime modifiche al programma delle opere da realizzare (ai sensi dell'articolo 2 dell'accordo) sono state approvate in data 5.12.2001 ed hanno portato a ridefinire sia il numero degli interventi, ridotto a 16, sia l'importo complessivo dell'Accordo, per effetto della variazione dei tassi dei mutui della Cassa depositi e prestiti, fissato in 546 miliardi di lire (rispetto ai precedenti 531).
Di conseguenza, la quota a carico di ciascuno dei due enti è passata a 273 miliardi di lire (rispetto ai precedenti 265), somma che, come già precisato, solo per il MIUR, rappresentava il limite massimo dell'apporto.
L'università, ha, quindi, proceduto alla progettazione e realizzazione dei singoli interventi secondo gli accordi stipulati con il ministero essendo altresì tenuta all'obbligo, previsto dalla legge n. 109/94, di completare detti interventi al fine di renderli funzionali, reperendo tutte le maggiori risorse a ciò necessarie.
Quanto alle specifiche affermazioni contenute nell'interrogazione il rettore dell'università di Bologna ha ritenuto di dover precisare quanto segue.
L'università non ha attribuito i fondi MIUR a copertura totale di alcuni soltanto degli interventi ma ha rispettato i contenuti dell'accordo accollandosi il 50 per cento degli importi relativi ai singoli interventi previsti, pur avendo effettuato, nel tempo, degli spostamenti di fondi, finalizzati a migliorare la taratura dell'accordo, da interventi non più suscettibili di essere realizzati, o per i quali si erano nel frattempo create le condizioni per accedere ad altre forme di finanziamento, ad opere che potevano essere concretamente eseguite.
L'importo complessivo di tali modifiche, perfezionatesi, come già riferito, alla fine del 2001 e autorizzate dal ministero, è stato, sotto il profilo economico-finanziario, pari a lire 78 miliardi (39 a carico MIUR e 39 a carico UNIBO).
In merito agli 80.000.000 di euro (corrispondenti a 160 miliardi di lire) che sarebbero stati presenti, secondo gli interroganti, nel bilancio consuntivo 2002 come residui passivi, in buona parte dovuti ad interventi edilizi non avviati, l'università ha precisato che i residui passivi connessi ad opere edilizie, accertati nel predetto consuntivo, corrispondevano a 18,2 milioni di euro e ad un milione per interventi previsti nell'accordo di programma a fronte di impegni giuridicamente perfezionati verso terzi.
L'affermazione per cui, fino a marzo 2004, non sarebbe stata avviata la costruzione di alcuna grande opera edilizia, nemmeno tra quelle per le quali i primi bandi per l'aggiudicazione degli appalti di costruzione erano stati emanati nell'estate del 2000, è smentita, precisa l'università, dalla realtà dei fatti.
Di seguito viene riportato l'elenco prodotto dall'università dei lavori terminati, con la data della loro ultimazione: Ravenna - laboratorio scienze ambientali - I stralcio: lavori ultimati il 20/11/01; Bologna - Area ex manifattura tabacchi (Ex Molino Tamburi) lavori conclusi il 31/07/01: Bologna - Area ex manifattura tabacchi (Ex macello comunale): 27/04/01; Bologna - complesso Filippo Re (edificio n. civico 10) 01/08/03; Granarolo (BO) - complesso CAAB: acquisto completato 01/10/ 999 (effettuato trasferimento delle strutture didattico-scientifiche nel corso degli anni successivi); Ozzano - Azienda zootecnica sperimentale: 16/10/02; nonché il dettaglio di quelli ancora in corso a marzo del 2004: Forlì - Campus ex ospedale Morgagni I fase: inizio lavori 03/09/03; Ravenna - Ca' Traversari e Palazzo Strocchi: inizio lavori 10/02/04; Rimini - Cittadella universitaria I fase (edificio «Navigare Necesse»): inizio lavori 1/12/03; Bologna - area ex Lazzaretto
L'università ha anche aggiunto l'elenco degli interventi edilizi successivamente avviati, ossia i lavori a Rimini - Cittadella universitaria II fase (edificio «LB. Alberti 2.2.-2.3»): inizio lavori 1/06/04; Rimini - Cittadella universitaria III fase (edificio «LB. Alberti 2.5»): inizio lavori 1/05/04; Bologna - complesso Filippo Re (edificio n. civico 6): inizio lavori 07/06/04.
In merito al fatto che il bilancio dell'università sarebbe stato chiuso, nel 2000, con un avanzo di gestione di rilevanti dimensioni e con, fondi unicamente propri dell'università pari a oltre 150 miliardi di lire, non utilizzati per realizzare altre opere, pure già programmate, in quanto diverse da quelle indicate nell'accordo con il MIUR l'università ha comunicato che l'avanzo accertato in sede di consuntivo 2000 era pari a 234,9 miliardi di lire ed era, in prevalenza, costituito da somme che presentavano una destinazione vincolata, ossia fondi programmati per la ricerca, borse di studio e assegni di ricerca, progetti per la didattica, oneri connessi alla contrattazione collettiva decentrata, trasferimenti a strutture; in tali casi il ciclo passivo pur essendo avviato con la prenotazione non trovava infatti l'individuazione del beneficiario finale. Nell'ambito di tale avanzo 66 miliardi di lire erano connessi ad opere edilizie.
La circostanza che, a fronte di una sostanziale paralisi degli investimenti, si sia registrato, da parte dell'Università, un preoccupante incremento di programmazione di nuove opere edilizie, di incerto finanziamento (se non con accensione di ulteriori mutui) difficilmente sostenibili in quanto a totale carico dell'università, viene smentita mentre, viene confermato che, per quanto riguarda l'ambito specifico dell'accordo, le uniche modificazioni della programmazione siano state quelle precedentemente riportate.
Inoltre, l'università sottolinea di essere stata condizionata nella predisposizione della programmazione complessiva degli interventi edilizi di competenza proprio dalla necessità di assicurare il rispetto delle norme inerenti la sicurezza dei luoghi di lavoro e la responsabilità in ordine alla corretta gestione dei beni, dall'urgenza di assicurare costantemente la manutenzione del patrimonio immobiliare al fine di evitarne il degrado e il depauperamento, nonché dall'esigenza di migliorare costantemente l'offerta e la qualità degli spazi disponibili per l'attività didattica, di ricerca e di supporto.
Detti obblighi, riassunti nelle disposizioni di cui all'articolo 14, legge n. 109 del 1994, hanno quindi, imposto all'università, come agli altri enti e amministrazioni pubbliche, la pianificazione gli interventi da eseguire, attraverso la redazione dell'elenco annuale dei lavori ove indicare tutti gli interventi per i quali esista almeno il progetto preliminare, dei quali si possa ragionevolmente prevedere l'aggiudicazione entro l'anno di inserimento, con priorità per gli interventi di manutenzione, messa a norma e recupero degli edifici esistenti e di completamento dei lavori già iniziati.
Posto che gli interventi individuati dall'accordo di programma appartenevano, in buona parte, alla categoria delle nuove realizzazioni, l'università ha dovuto, di volta in volta, compilare gli elenchi che sono stati approvati dal Consiglio di amministrazione, inserendovi sia gli interventi dell'accordo di programma, ma in modo scaglionato (in funzione della concreta possibilità di aggiudicarli nei singoli anni), sia gli interventi di manutenzione, messa a norma e recupero del patrimonio immobiliare posseduto.
L'università ha, poi, confutato l'affermazione, contenuta nell'interrogazione, di destinare le proprie risorse effettivamente disponibili (acquisite anche attraverso generose assegnazioni del MIUR su fondi vincolati per il riequilibrio verso i Poli della Romagna) incrementando le spese correnti, con maggiorazioni dei compensi dei dirigenti, cresciuti nel numero, ed aumentando le spese per consulenze professionali, anche in presenza di competenze al proprio interno.
L'università ha comunicato, infatti, di aver previsto, negli elenchi annuali adottati
Per quanto riguarda l'aumento delle spese correnti l'università poi precisa che questo è stato determinato più dall'aumento, nell'ultimo esercizio rispetto al precedente, delle spese di gestione, dovuto alla crescita delle tariffe, che a quelle per il personale, variate solo per recepire gli aumenti stipendiali.
L'ateneo dichiara, infatti, di aver avuto un saldo negativo nella pianta organica, sia per il personale tecnico amministrativo (ridotto di 103 unità) che per il personale docente (diminuito di 87 unità). Il numero dei dirigenti in servizio, invece, sarebbe rimasto pressoché invariato, se non per effetto della nomina di un dirigente per ciascun Polo scientifico didattico, avvenuta a partire dal 1 gennaio 2002, in attuazione della nuova articolazione funzionale prevista dall'articolo 26 dello statuto di Ateneo, e fissato in 16 dirigenti nel 2000, di cui 5 di ruolo e a contratto, 18 nel 2001, di cui 7 di ruolo e 11 a contratto, 16 dirigenti nel 2002, 6 di ruolo e 10 a contratto, 20 nel 2003, 6 di ruolo e 14 a contratto e 18 nel 2004, 6 di ruolo e 12 a contratto.
Per quanto concerne le spese per consulenze professionali sostenute nel 2003, ritenendo riferito tale rilievo al campo dell'edilizia, l'università osserva che l'impatto delle nuove disposizioni, dettate dalla legge n. 109 del 1994, dal decreto del Presidente della Repubblica 554/999 e dal decreto legislativo 494/94, che hanno istituito nuove figure professionali in materia di responsabile unico procedimento, ufficio di direzione lavori e coordinamento della sicurezza non presenti all'interno, in numero sufficiente, ha reso necessario il ricorso a professionalità esterne. Inoltre, la significativa riduzione del personale tecnico amministrativo, compreso quello con contratto di lavoro a tempo determinato, ha fatto privilegiare le competenze del personale in servizio dirette all'attività di progettazione e all'affidamento degli interventi, ridefinendo anche l'accordo per la corresponsione dell'incentivo previsto dall'articolo 18, legge n. 109 del 1994.
L'università ha, infine smentito di aver tenuto un atteggiamento gravemente carente nei confronti del comune di Bologna, avendo sempre agito d'intesa con questo ultimo, consapevole dell'impatto e delle conseguenze che il proprio sviluppo determina sul tessuto urbano e sociale della città rappresentando, anche sotto il profilo privatistico, l'azienda più importante della provincia con i suoi circa 6.000 addetti, i suoi oltre 100.000 studenti e gli oltre 600.000.000 euro di bilancio.
In forza di ciò, il rettore dell'università ricorda che, fin dal 1994, sono stati promossi una serie di accordi con il comune di Bologna che hanno portato di fatto alla individuazione congiunta delle linee di sviluppo urbanistico di alcuni comparti il cui centro nevralgico avrebbe dovuto esser rappresentato proprio dagli insediamenti universitari. È stato questo il caso, ad esempio, del concorso di progettazione per la sistemazione urbanistica ed edilizia del comparto ex Lazzaretto, espletato congiuntamente dai due enti, da cui ha avuto origine la pianificazione della realizzazione del nuovo quartiere, nell'ambito del quale i lavori di realizzazione delle sedi universitarie (previste e cofinanziate dal MIUR nell'ambito dell'accordo di programma) sono, come sopra detto, in corso di realizzazione.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.
il Senato Accademico dell'Università della Calabria, in data 4 novembre 2003, a seguito della mancata conferma ad ordinario di un professore straordinario, professor Giovanni Anania, con delibera unanime «invita il Rettore dell'Università della Calabria a valutare quanto accaduto, verificandone la legittimità formale e sostanziale, ed a tutelare, nelle forme e nelle sedi che riterrà più opportune, il professor Giovanni Anania e, con lui, la reputazione delle attività didattiche e scientifiche svolte nell'Università della Calabria» (sito internet www.ecostat.unical.it/Anania/conferma.it);
il rettore dell'Università della Calabria ha trattenuto un carteggio con il Presidente del Consiglio Universitario Nazionale e nella nota del 9 gennaio si legge: «Prescindendo dall'evidente infondatezza delle valutazioni di merito espresse dalla commissione, è opinione di questa amministrazione che il lavoro di questa appaia palesemente in contrasto con quanto disposto dall'articolo 78 del regio decreto n. 1592/1993, che prevede che la nomina a professore ordinario si consegua «in base a giudizio reso sull'operosità scientifica e didattica» dimostrata dal professore straordinario nel triennio. Nel giudicare il professor Anania la commissione, non solo non ha tenuto in alcun modo i molti ed inconfutabili elementi relativi alla sua «operosità scientifica e didattica», ma si è addentrata in giudizi sulla sua personalità scientifica che, prescindendo dal loro fondamento, appaiono del tutto irrilevanti nell'esecuzione del compito assegnatole dalla legge ...omissis...;
nella medesima nota del Rettore dell'Università della Calabria facendo riferimento alla legislazione vigente si legge «nel caso in cui il giudizio della commissione di nomina ad ordinario sia stato negativo il CUN deve prendere visione della relazione della commissione e, in tale circostanza, rilevare eventuali vizi di legittimità nell'operato della commissione stessa» ...omissis...;
il professor Giovanni Anania ha presentato ricorso al TAR del Lazio contro il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e contro l'Università degli Studi della Calabria ottenendo un'ordinanza sospensiva (per non manifesta infondatezza);
il professor Anania ha promosso delle iniziative tese ad ottenere la solidarietà fra l'altro del Presidente della Coldiretti e del Presidente della Anca-Lega Coop volte ad esprimere il loro «stupore e rammarico alla notizia della mancata nomina ad ordinario del professore Giovanni Anania» contro il parere espresso dalla commissione giudicatrice, legittimamente nominata e che ha bocciato a maggioranza in un concorso universitario un candidato già promosso «straordinario» grazie alla prassi in uso nei concorsi per cattedre universitarie in Italia di far vincere il candidato «locale» -:
se ritenga che il citato meccanismo di controllo da parte del CUN sull'operato delle commissioni giudicatrici di concorso debba essere reintrodotto con opportune iniziative normative.
(4-09043)
Come riportato anche nel testo dell'interrogazione il professor Anania ha prodotto ricorso al TAR avverso il giudizio negativo della Commissione ottenendone la sospensione cautelare.
In merito alla richiesta degli interroganti il Ministero ritiene che la proposta meriti la massima considerazione in occasione
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.
da notizie riferite da La Stampa, pagina locale di Asti n. 39 di domenica 15 maggio 2005, sembra che vi sia allo studio del ministero delle politiche agricole e forestali e del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, un piano di ristrutturazione dei centri di ricerca italiani legati al mondo agricolo;
in tale ristrutturazione l'Istituto sperimentale per l'enologia di Asti, con sede in via Pietro Micca, una delle istituzioni di ricerca più prestigiose d'Italia in campo enologico, potrebbe essere accorpato alla sede veneta di Conegliano;
tale eventualità costituirebbe una soluzione gravemente lesiva degli interessi astigiani e piemontesi -:
se le voci riferite dal quotidiano La Stampa siano fondate o meno e in caso positivo quale sia l'orientamento dei ministeri competenti.
(4-14520)
Il piano, ai fini dell'articolo 7, comma 5, del decreto legislativo n. 454 del 1999, deve essere trasmesso, unitamente al parere del consiglio dei dipartimenti, dal presidente dell'ente al Ministro delle politiche agricole e forestali.
Allo stato, visto che non è stato ancora costituito il consiglio dei dipartimenti, il consiglio di amministrazione non ha proceduto alla definizione del piano di riorganizzazione della rete scientifica.
Risultano, pertanto, prive di fondamento le notizie riportate dagli organi di stampa.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
le linee di indirizzo del Piano sanitario nazionale 2003-2005, nonché le linee guida dell'OMS e del Consiglio d'Europa, presso cui il Governo italiano ha sottoscritto il 30 aprile 2003 la raccomandazione, prevedono almeno 30 ore settimanali di educazione fisica al fine di raggiungere una disciplina ed una educazione motoria per il mantenimento della salute degli adolescenti;
l'educazione fisica è non solo un percorso formativo, ma contribuisce alla crescita emotiva e all'arricchimento culturale dei nostri giovani per assumere adeguati stili di vita utili al mantenimento del benessere psico-fisico;
l'educazione motoria è obbligatoria e garantita da laureati specializzati che prestano il loro lavoro nel sistema pubblico formativo -:
quali iniziative intenda adottare affinché nella riforma proposta vengano reinserite le due ore curriculari obbligatorie all'interno dei licei e degli istituti professionali;
se intenda adottare iniziative affinché vengano aumentate le ore, in tutti gli istituti di ogni ordine e grado ed istituzionalizzato nelle scuole elementari l'intervento professionale dei diplomati ISEF e dei laureati in scienze motorie in grado
(4-13599)
La riforma del sistema scolastico valorizza il ruolo e la funzione dell'educazione fisica nel processo della formazione delle giovani generazioni e, coerentemente con lo spirito che la anima, riconoscendo allo studente la capacità di concorrere alla costituzione del proprio percorso scolastico, distribuisce lo studio di detta disciplina tra il percorso obbligatorio e il percorso opzionale obbligatorio.
Nel primo ciclo sono state conservate le ore previste dalla disciplina previgente, e in più, sono state introdotte ore facoltative a scelta dello studente e delle famiglie, che diventano peraltro obbligatorie una volta effettuata la scelta.
Tali scelte, ad oggi limitate dall'esigenza di procedere con gradualità alla modifica delle dotazioni organiche, a regime potranno esplicarsi liberamente e presumibilmente si indirizzeranno in larga misura verso l'educazione motoria.
Per quanto riguarda il secondo ciclo, - che com'è noto è costituito dal sistema dei licei e dal sistema dell'istruzione e formazione professionale di competenza delle regioni - si ricorda che la prima stesura del decreto delegato relativo al secondo ciclo d'istruzione è disponibile sul sito del MIUR dal 18 gennaio 2005; ciò allo scopo di promuovere un ampio dibattito pubblico volto ad acquisire utili suggerimenti in vista della definizione del relativo progetto di riforma. La bozza iniziale è stata infatti via via modificata a seguito di confronti con le Regioni, con le organizzazioni sindacali e con le associazioni disciplinari, e attualmente si è avviato l'iter formale con l'approvazione in prima lettura da parte del Consiglio dei Ministri in data 27 maggio 2005.
In particolare, nello schema di decreto, il monte annuale di ore per le scienze motorie e sportive, nell'ambito dell'orario annuale obbligatorio riservato a ciascun liceo, risulta essere di 66 ore per ciascun indirizzo.
Sono quindi due le ore settimanali obbligatorie previste per le scienze motorie e sportive così come nell'ordinamento previgente e ciò potrà portare, ad un aumento dell'offerta formativa in questo campo in quanto alle ore obbligatorie potranno aggiungersi le ore offerte dalla scuola e fruibili a scelta dello studente.
In questa bozza di decreto è stata inserita anche apposita previsione che riconosce crediti formativi conseguiti nelle attività sportive svolte dallo studente presso associazioni sportive ed a tal fine impegna a promuovere apposite convenzioni.
Con riguardo, infine, alla richiesta di istituzionalizzare l'intervento professionale dei diplomati Isef e dei laureati in scienze motorie nella scuola elementare, occorre far presente che per l'insegnamento nella scuola primaria è richiesta la laurea in scienze della formazione primaria il cui corso di studi è preordinato alla formazione culturale e professionale degli insegnanti della scuola primaria. Il relativo piano di studi comprende insegnamenti che consentono a detti docenti di poter idoneamente svolgere le attività educative e didattiche inerenti le scienze motorie, quali previste dalle indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola primaria allegati al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
nei giorni scorsi una violentissima grandinata ha colpito e distrutto centinaia di ettari di frutteti nel comprensorio del Metapontino. In particolare almeno 300
ancora una volta gli agricoltori del Metapontino sono stati interessati da calamità atmosferiche;
vi sono stati danni anche ad alcune infrastrutture viarie, rurali ed urbane, e ad alcuni capannoni artigianali inondati da fango e detriti -:
se e quali provvedimenti urgenti intenda adottare in merito.
(4-14704)
L'evento meteorico in argomento si è verificato a causa di una nuvolosità di tipo cumuliforme ad elevato sviluppo verticale, caratterizzata da scariche elettriche tipiche di fenomeni temporaleschi che ha provocato, in particolare tra le 16 e le 17 del 24 maggio, precipitazioni locali di 40 millimetri in 40 minuti, registrate nella stazione di Oriolo in provincia di Cosenza, e di 13 millimetri in due ore, tra le 15 e le 17, nella stazione di Sinni, nel comune di Policoro in provincia di Matera.
Al riguardo, si assicura che, saranno attivati gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale di cui all'articolo 5, comma 2, lettere a), b), c) e d) e comma 3 del decreto legislativo n. 102 del 2004, sulla base degli accertamenti dei danni sulla produzione lorda vendibile delle aziende agricole delle aree colpite non inferiore al 30 per cento (il 20 per cento se si tratta di zone svantaggiate).
Si fa presente, altresì, che per i danni causati dalle grandinate alle colture di pesco, albicocco, melone, angurie, fragole, zucchine, eccetera, la vigente normativa prevede incentivi per la copertura assicurativa agevolata in alternativa ai predetti interventi compensativi.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
gli operatori delle strutture sanitarie preposti al prelievo di sangue degli assistiti per le relative analisi cliniche, si avvalgono in modo ormai generalizzato dell'impiego di guanti di lattice «usa e getta» a protezione igienica dal rischio di contagi;
la nota di incongruenza in questa operazione è che la protezione igienica da contatti pericolosi viene soddisfatta pressoché unilateralmente dal personale medico e paramedico che tiene conto della propria particolare esposizione nel corso dei lavori, ma che non si dimostra parimenti sensibile verso gli assistiti, quali molto sovente vengono trattati nelle varie strutture sanitarie uno dopo l'altro, con lo stesso paio di guanti;
le leggi attualmente in vigore che contemplano l'uso di guanti sanitari sono riferibili al contagio dell'AIDS in generale ed all'attività odontoiatrica in particolare; leggi che circoscrivono l'uso dei guanti alla specificità di queste condizioni infettive, omettendo però l'uso obbligatorio dei guanti sterili monouso per preservare dal contatto diretto di sostanze ematiche o secretive gli assistiti che si sottopongono, sempre più numerosi, ai prelievi di sangue per via endovenosa;
nella latitanza di specifiche normative a tutela dei diritti alla salute, risulta pertanto, ricorrente la condizione di impotente passività degli assistiti che a causa della non sterilità dei guanti con i quali vengono manipolati i flaconi di sangue prelevati precedentemente, incorrono nel serio pericolo di contagio;
infatti, la trasmissione delle sostanze ematiche presenti nei guanti avviene soprattutto per l'invalso uso del personale sanitario di accertarsi, dopo la disinfezione del braccio ma prima dell'introduzione dell'ago, della presenza della vena attraverso il contatto del dito nel punto in
la varietà di infezione che potenzialmente viene contratta con i metodi descritti investe un numero rilevante di cittadini che nell'intento di migliorare la propria condizione di salute incorre in una beffarda sorta di malattie trasmesse per via ematica e che spaziano dalla epatite all'aids; aids che solo dopo la sua conclamazione viene preso in considerazione dalla legge, prescrivendo al personale sanitario l'obbligo del monouso dei guanti;
alle strutture sanitarie di analisi cliniche, adesso devono aggiungersi anche molte farmacie che effettuano i così detti «autotest»: una sorta di pseudo autoanalisi ma che in realtà necessita del prelevamento di sangue capillare dei clienti da parte del farmacista, distolto di volta in volta dalla sua consueta attività;
anche a voler prescindere per assurdo, dall'immoralità di tali circostanze che riguardano, con tutti i «distinguo» che vogliamo, una gran parte delle strutture sanitarie pubbliche e private, il danno sociale netto che tutti i cittadini subiscono è quello del sensibile aumento delle spese sanitarie per le relative malattie iatrogene insorgenti dal mancato rispetto della sicurezza sanitaria;
parimenti, sotto il profilo del «rapporto costo/beneficio», la sproporzione del bilancio economico tra il costo di qualche stock guanti in più e quello dell'attività lavorativa perduta a causa della sopravvenienza delle menzionate malattie, si riflette assurdamente sul PIL, sia come spesa sanitaria aggiuntiva, sia come contrazione della capacità produttiva del nostro Paese -:
se non sia riscontrabile in quel personale sanitario che incorre nelle illiceità sopra indicate, la violazione delle norme di igiene e sicurezza sul lavoro riconducibili a fattispecie che contemplano le personali responsabilità soggettive e quelle oggettive della relativa struttura sanitaria;
se non sia il caso di adottare iniziative normative relativamente alle ipotesi in cui manchino, come sembra, specifiche direttive che richiamino drasticamente alla realtà la disinvoltura del personale sanitario interessato.
(4-13746)
Anche per gli operatori sanitari esiste la possibilità di contrarre un'infezione associata alle procedure assistenziali, in particolare per i patogeni a trasmissione ematica (ad esempio, virus epatitici e dell'AIDS).
In Italia, è stata posta particolare attenzione a questo problema a partire dalla metà degli anni '80, quando si è affermata la consapevolezza dell'importanza delle cosiddette precauzioni «universali», oggi definite «standard» (igiene delle mani, uso dei guanti monouso, eccetera), per ridurre la trasmissione dei microrganismi sia dagli assistiti agli operatori che da questi agli assistiti.
In due circolari del Ministero della sanità (numeri 52/1985 e 8/1988), in considerazione delle raccomandazioni del Consiglio d'Europa (raccomandazione 84/20), erano elencate le misure generali di controllo delle infezioni ospedaliere e, soprattutto, ne venivano identificate le componenti organizzative.
Veniva espressa la necessità che in ogni struttura sanitaria fosse istituita una commissione tecnica responsabile della lotta contro le infezioni, facente capo al Direttore Sanitario, responsabile nella materia igienico-organizzativa in ambito assistenziale.
Nel 1990, a seguito della diffusione dell'AIDS, è stato emanato il decreto ministeriale 28 settembre 1990, ai sensi dell'articolo 7 della legge 5 giugno 1990, n. 135 (programma di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS).
Il provvedimento, partendo dall'esigenza di proteggere gli operatori sanitari dal contagio da HIV, recepisce il concetto di precauzioni «standard».
Infatti, l'articolo 1 recita: «Tutti gli operatori, nelle strutture sanitarie e assistenziali, pubbliche e private, (...), debbono adottare misure di barriera idonee a prevenire l'esposizione della cute e delle mucose nei casi in cui sia prevedibile un contatto accidentale con il sangue o con altri liquidi biologici».
Tra le misure di barriera è previsto l'utilizzo dei guanti, in particolare nell'esecuzione di prelievi ematici.
Il decreto citato estende le misure di barriera alla prevenzione della trasmissione di tutte le infezioni potenzialmente diffusibili in ambito assistenziale, a prescindere dal livello e dal tipo di diagnosi dell'assistito; non è necessario, pertanto, conoscere se l'assistito è portatore o meno di un'infezione diffusibile, al fine dell'adozione di misure che, peraltro, sono fondamentali anche per prevenire la trasmissione di microrganismi dall'operatore all'assistito.
Il fondamento tecnico-scientifico delle precauzioni standard si basa su una serie di considerazioni:
né un'accurata anamnesi né gli accertamenti diagnostici routinari sono in grado di identificare con certezza tutti i soggetti affetti da infezioni diffusibili;
esiste un elevato numero di casi asintomatici di patologie infettive/diffusive;
lo screening per tutti gli assistiti ed operatori appare una misura inutile ed inefficace.
In merito alla trasmissione agli assistiti di microrganismi, veicolati dal sangue con la procedura del prelievo ematico, si ricorda la sua possibilità, anche se i dati di letteratura ne riportano episodi in contesti assistenziali molto particolari e per specifici gruppi di pazienti.
Ad esempio, sono stati segnalati recentemente, in Europa e negli Stati Uniti, casi di epatite virale B in pazienti diabetici, sottoposti al monitoraggio della glicemia, per uso inappropriato di dispositivi per i prelievi capillari.
In tutti gli episodi indagati, gli autori, ai fini della prevenzione della trasmissione di questa infezione, richiamano l'importanza di una corretta adesione alle precauzioni standard; particolare richiamo è posto sull'igiene delle mani e sull'uso dei guanti.
Nel nostro Paese, dove è già in vigore una normativa adeguata, si deve operare per stimolare l'attenzione, da parte degli operatori sanitari, a procedure assistenziali corrette, al fine di ridurre la probabilità di trasmissione delle infezioni.
In quest'ottica, nel progetto sulle infezioni associate all'assistenza sanitaria e socio-sanitaria del centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, istituito presso il ministero della salute con la legge 26 maggio 2004, n. 138, un'importante linea operativa è la promozione dell'adozione di pratiche assistenziali standard basate sulle evidenze scientifiche; a tale scopo, sono previste la diffusione di specifiche linee guida e la definizione di programmi formativi mirati per gli operatori sanitari.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
nel comune di Pavullo nel Frignano è in corso da alcune settimane una controversia politica fra giunta e minoranza consiliare relativa a una vicenda urbanistica ed edilizia;
sulla medesima questione in data 3 giugno 2003, è stata rivolta al Ministro dell'interno una interrogazione a firma dell'onorevole Massimo Polledri ed in ordine
la scelta di avvalersi dell'Arma dei carabinieri per normali prassi amministrative in relazione ad atti di sindacato ispettivo risulta in verità irrituale;
successivamente alle legittime richieste di chiarimento da parte dell'amministrazione comunale la prefettura rassicurava circa l'assoluta ordinarietà dell'acquisizione documentale (tutti atti pubblici) in ordine alla interrogazione sopra citata;
non risulta esservi in corso alcuna indagine della magistratura e di conseguenza nessun collegamento può essere stabilito con azioni giudiziarie in essere;
da alcuni giorni la stampa locale riferisce con titoli a quattro colonne dichiarazioni di esponenti della minoranza tese a rappresentare la sopracitata presenza dei carabinieri come testimonianza di colpe gravi da parte del sindaco e della giunta;
tutto ciò procura confusione nell'opinione pubblica e grave nocumento nelle relazioni istituzionali;
è quindi assolutamente prioritario stabilire la verità di quanto è avvenuto -:
se non intenda porre in essere ogni azione utile perché siano chiariti i termini delle questioni, anche al fine di ottenere in tempi rapidi il ripristino della normale dialettica politica e istituzionale.
(4-07273)
Nell'ambito di tali rapporti di costante collaborazione, la richiesta di notizie cui fa riferimento l'interrogante è stata effettuata dal comandante della stazione dei carabinieri di Pavullo - su richiesta della prefettura di Modena -, acquisendo gli elementi conoscitivi, per le vie brevi, dal segretario comunale, senza prelevare alcuna documentazione e in spirito di piena collaborazione tra poteri pubblici.
La questione, dunque, che si ritiene essersi svolta nell'ambito di un ordinario e sereno scambio di notizie, finalizzato, nel caso specifico, a corrispondere in maniera tempestiva all'atto parlamentare, rientra nel normale confronto politico tra maggioranza e opposizione che non pare opportuno trasferire sul piano della polemica istituzionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
il C.R.A. Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, ha iniziato ufficialmente la sua attività dal mese di ottobre 2004 e si avvia verso una profonda riorganizzazione delle ventotto strutture che, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 454, vi sono afferite in sede di prima attuazione;
l'istituzione di tale Organismo è presentata testualmente come «un evento epocale per gli, istituti di ricerca e sperimentazione agraria che attendevano una riforma da decenni e per le altre istituzioni che ad essi sono state aggregate e punto iniziale di un percorso d'innovazione che deve essere coraggioso e ambizioso per non tradire le aspettative del mondo agricolo e del Paese nel suo insieme»;
nell'ambito delle iniziative per garantire la competitività dell'economia italiana presenta grande rilievo la soluzione dei problemi che hanno afflitto gli Istituti di ricerca e sperimentazione agraria, in parte
la ricerca nell'agricoltura e la difesa delle attività agricole riveste importanza anche ai fini della difesa dell'ambiente, soprattutto nella fase attuale in cui una urbanizzazione spinta e non gestita in maniera programmata, favorita anche dai ripetuti condoni edilizi, pone le città di fronte a gravi problemi derivanti dall'inquinamento da traffico e da altri fattori inquinanti -:
se il suddetto CRA, la cui sede si trova in via Cassia, Roma, Ventesimo Municipio, nell'immobile che ospitava l'Istituto Sperimentale di Cerealicoltura, (una tra le ventotto strutture da riorganizzare), intenda sottoporre a revisione il programma di attività di detto Istituto, i cui terreni sperimentali sorgono nell'ambito del Parco regionale di Veio, e precisamente della parte del Parco inclusa nel perimetro della Capitale, tenendo conto che si tratta di aree di alto valore ambientale, ma anche economico perché contigue all'abitato;
se i suddetti terreni saranno destinati interamente a colture sperimentali, in ottemperanza alle finalità istituzionali ed in aderenza ai criteri generali di cui è cenno in premessa, invertendo la tendenza da tempo in atto ed accentuatasi in questi ultimi anni di cederli in concessione per lunghi periodi (anche ventennali) a terzi che alcune volte vi esercitano attività improprie non compatibili con i vincoli che preesistevano all'istituzione del Parco e tanto meno all'attuale regolamentazione del territorio, favorendo casi anche clamorosi di abusi edilizi.
(4-13453)
L'articolo 9, comma 7, lettera g) dello statuto dispone che il consiglio di amministrazione dell'Ente adotta gli indirizzi per la gestione del patrimonio immobiliare.
In forza di tale disposizione, il consiglio di amministrazione ha deliberato di procedere ad una puntuale ricognizione e valutazione, del complessivo patrimonio immobiliare dell'Ente al fine di attivare i necessari provvedimenti di competenza; ricognizione e valutazione che, al momento, sono ancora in corso.
Quanto all'utilizzabilità dei terreni sperimentali afferenti all'istituto sperimentale per la cerealicoltura, si precisa che detti terreni, siti in Roma, hanno una superficie complessiva di circa 140 ettari e rientrano interamente nell'ambito del Parco di Veio.
La maggior parte di detta superficie è utilizzata per le attività di ricerca e sperimentazione ad eccezione dei sottoindicati terreni, inutilizzabili ai fini istituzionali:
mq. 3.000 locati al signor Antonio Seccaroni - scadenza 31 dicembre 2005;
mq. 1.000 locati alla signora Maria Seccaroni - scadenza 31 dicembre 2005;
mq. 2.500 locati alla Centralcar S.r.l. - scadenza 30 aprile 2006;
mq. 2.500 locati a Edilizia Due Ponti S.r.l. - scadenza 30 aprile 2006;
mq. 1.000 locati al signor Vincenzo Vittorini - scadenza 31 dicembre 2005;
mq. 1.000 locati a Idrocalor S.d.f. - scadenza 31 dicembre 2005;
mq. 1.000 locati al signor Fernando Rosati - scadenza 31 dicembre 2005;
mq. 200 locati al signor Pietro Tulli - scadenza 31 maggio 2009;
mq. 2.500 locati alla Europlant S.n.c. - scadenza 31 gennaio 2008;
mq. 3.000 locati a Horti di Veio S.n.c. - scadenza 31 dicembre 2005;
mq. 500 locati al signor Giuseppe Caputo, contro il quale è in corso una causa per il rilascio (sentenza n. 463 del 2004).
Ulteriori 14 ettari di terreno su Via Due Ponti sono stati locati, con atto del 6 maggio 2004 all'Immobiliare Broli S.a.s., per la durata di anni 6 con tacito rinnovo di ulteriori sei anni, a pena di risoluzione automatica in caso di modifica dello stato dei luoghi.
A seguito di opere per la realizzazione di una strada eseguite dall'affittuario, il Tribunale di Roma ha disposto il sequestro preventivo dell'area in data 24 settembre 2004.
Il 29 dicembre 2004 lo stesso Tribunale ha disposto il dissequestro provvisorio per il ripristino dello stato dei luoghi e consentire gli accertamenti archeologici richiesti dalla Soprintendenza competente.
Come si può evincere da quanto rappresentato dal CRA, attesa la ricognizione in atto, lo stesso sta operando pienamente in linea con le finalità istituzionali dell'Ente.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
ad una cittadina italiana, Gabriella Leone, è stata espropriata, con una abusiva nazionalizzazione, una vecchia casa con annesso un appezzamento di terreno, a Portorose, nel Comune di Pirano, in Slovenia, di proprietà della famiglia Sabadin dal 1908;
nel 1970 alla morte del signor Giuseppe Sabadin, cittadino italiano rimasto in Jugoslavia dopo il dopoguerra e poi diventato cittadino jugoslavo, il bene veniva ereditato dalla moglie e dalle due figlie;
nel 1972 veniva applicata, solo sui beni della ex zona B, la legge sulla nazionalizzazione dei beni e veniva notificato agli eredi un esproprio e intimato uno sgombero dei locali;
tramite un avvocato sloveno, che si appellava al trattato di Osimo, gli eredi riuscivano ad ottenere una regolare successione del bene e a fermare l'esecuzione dello sfratto;
nell'agosto del 1988, una signora, impiegata come ufficiale giudiziario al comune di Pirano, penetrando di notte nella casa, se ne impossessava modificando l'esterno e l'interno con pitturazioni affrettate e portando mobili di sua proprietà. Con un tempestivo intervento dell'avvocato, gli eredi riuscivano a dimostrare che la casa non era abbandonata, bensì frequentata regolarmente, e con un regolare processo gli eredi rientravano in possesso del bene anche se non recuperavano mai i danni subiti dall'abitazione;
dopo anni di continue notifiche di sfratti e dispendi economici da parte degli eredi, nel luglio del 2000, una sentenza di I grado del Tribunale di Pirano giudicava illegale l'esproprio da parte del Comune di Pirano e restituiva loro la proprietà;
nel settembre 2000, al ricorso del Comune di Pirano, la Corte di Appello di Capodistria ribaltava la sentenza di I grado in quanto giudicava il Tribunale di Pirano non competente;
nel novembre 2000 gli eredi venivano costretti a ricorrere ancora a vie legali per due ricorsi: uno alla Corte suprema slovena e l'altro alla Corte costituzionale; ancora senza esito, agli inizi del 2004 il comune di Pirano affittava il terreno di proprietà degli eredi che presentavano un ricorso al Tribunale di Strasburgo -:
se il Ministro, nell'ambito della mai chiusa vertenza sui beni degli italiani in Istria, voglia prendere in considerazione il
(4-11691)
Il legale della signora Leone, l'avvocato Emir Dokic, opportunamente contattato dal nostro consolato a Capodistria, ha informato di avere avviato un ricorso presso la Corte europea di Strasburgo il cui esito non sarebbe ancora noto.
Lo stesso consolato inoltre, evidenziando l'opportunità di intraprendere ogni procedura giudiziaria possibile al fine di risolvere il caso in esame, ha confermato la piena disponibilità per ogni assistenza da fornire all'interessata.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
l'attribuzione di 30 punti ai fini delle graduatorie permanenti ai titolari dei diplomi rilasciati dalle Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (cosiddetto Ssis) ha indotto molti docenti precari, già abilitati all'insegnamento, nonché inclusi nelle graduatorie permanenti, ad iscriversi alle suddette Scuole al solo fine di migliorare il proprio punteggio;
il termine per la presentazione delle domande di aggiornamento delle graduatorie permanenti è stato fissato al 2 maggio prossimo;
i corsisti dell'ultimo anno delle Ssis dell'Università di Basilicata non faranno in tempo a conseguire il diploma per farlo valere come nuovo titolo di accesso;
il decreto dirigenziale 31 maggio 2005 non prevede la possibilità di cambiare il titolo di accesso se il medesimo non sia stato conseguito entro il termine del 2 maggio;
i docenti diplomandi Ssis, già in possesso di abilitazione, si troveranno nella condizione di chi ha fatto un sacrificio inutile -:
che cosa intenda fare codesto Ministero per evitare che i suddetti diplomandi Ssis rimangano beffati e se non ritenga opportuno consentire il cambio del titolo di accesso con riserva, in analogia con quanto già previsto per le nuove inclusioni.
(4-13804)
Si comprendono i motivi che stanno alla base della richiesta che, tuttavia, non può essere accolta con un provvedimento amministrativo.
È noto che, secondo un principio giuridico di carattere generale, i titoli per la partecipazione ad una procedura concorsuale (tale natura hanno le graduatorie permanenti), nonché i relativi titoli valutabili, debbono essere posseduti entro la data di scadenza del termine di presentazione delle domande di partecipazione, salva diversa disposizione legislativa derogatoria.
Il ministero, appena pubblicata la legge n. 43 del 31 marzo 2005, contenente, tra l'altro, norme modificative della tabella di valutazione dei titoli per le graduatorie permanenti, ha contestualmente pubblicato, nella stessa data, il suddetto decreto direttoriale. Ciò sia alfine di accelerare per
In proposito, si ricorda che il Governo, sin dal suo insediamento, ha inteso assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico; obiettivo, questo, che è stato possibile conseguire proprio grazie alla suddetta disposizione inserita nel decreto-legge n. 255.
Per i motivi sopra esposti il termine di scadenza per la presentazione delle domande e dei titoli è stato fissato al 2 maggio 2005.
I titoli conseguiti oltre tale termine, pertanto, non possono essere valutati nelle graduatorie permanenti, salvo che nella ipotesi tassativamente indicata dal legislatore in via derogatoria: l'articolo 3-ter della legge n. 143 del 2004 ha disposto una proroga del termine di scadenza della presentazione delle domande di iscrizione nelle graduatorie permanenti per chi frequenti l'ultimo anno delle S.S.I.S. ai fini della inclusione nelle predette graduatorie e non anche per chi, già incluso nelle stesse graduatorie, intenda far valere l'abilitazione conseguita presso le S.S.I.S. per un miglioramento del punteggio.
Il dettato della legge è chiaro: trattasi di disposizione derogatoria che, in quanto tale, è di stretta interpretazione e non suscettibile, quindi, di estensione a fattispecie non espressamente contemplate.
Va peraltro rilevato che le situazioni che l'interrogante vorrebbe equiparare non sono assolutamente analoghe ma sono, anzi, del tutto diverse. Si tratta, infatti, nel caso espressamente previsto dalla legge; di consentire l'inclusione nelle graduatorie permanenti a coloro che, ove la deroga non fosse stata disposta, ne rimarrebbero esclusi. Questa situazione non è paragonabile a quella del miglioramento del punteggio nelle fasi dell'aggiornamento di titoli per chi è già incluso nella graduatoria.
La ratio della norma, come risulta chiaramente dai lavori parlamentari, è, infatti, quella di evitare l'esclusione dalle graduatorie per il 2005/2006 determinata da una non tempestiva conclusione dei corsi SSIS. Ciò anche in quanto il decreto-legge n. 97 del 2004 aveva introdotto il principio secondo cui gli aggiornamenti delle graduatorie, a decorrere dall'anno scolastico 2005/2006, avrebbero dovuto essere effettuati con cadenza biennale. Di conseguenza agli aspiranti sarebbe stata preclusa l'iscrizione sino al 2007/2008.
D'altra parte, un'eventuale interpretazione estensiva della disposizione legislativa oltre l'ambito preso in considerazione dalla norma, cioè della prima inclusione con riserva nelle graduatorie permanenti per le fattispecie previste dalla legge, oltre a non rientrare nei poteri amministrativi di decretazione, vincolati alla stretta interpretazione della legge, risulterebbe altresì indeterminata, poiché non sarebbero definiti né i titoli valutabili, né i termini entro cui procedere alla valutazione, con il rischio di non poter disporre di graduatorie definitive per provvedere nei termini di legge alle assunzioni.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
già con precedenti atti ispettivi l'interrogante ha chiesto di conoscere l'intendimento del ministero dell'istruzione, dell'università
le risposte ai citati atti ispettivi, del 4 marzo 2003, recitavano testualmente: «Già con la direttiva generale sull'azione amministrativa del 2002 si è dato impulso alle iniziative ed agli interventi volte a creare le condizioni più propizie per un approccio ed uno sviluppo sempre più ampio e consapevole delle attività motorie e sportive. Ciò attraverso azioni convergenti, coordinate e sinergiche tra i vari livelli istituzionali, uffici e organismi a vario titolo coinvolti e interessati, con il coinvolgimento fattivo delle famiglie e con l'apporto delle varie professionalità dell'amministrazione e della scuola»;
la risposta proseguiva affermando: «il disegno di legge (Atto Senato n. 1306), recante delega in materiali norme generali sull'istruzione e di livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale, approvato dal Senato il 13 novembre 2002 ed attualmente all'esame della Camera, rafforza la valenza formativa e sociale delle discipline sportive, e pone lo sviluppo dell'attività motoria e delle competenze ludico-sportive degli studenti tra le finalità del provvedimento stesso, da sostenere con interventi finanziari»;
nonostante il contenuto delle citate risposte, nel documento di lavoro che accompagna lo «Schema di decreto legislativo concernente le norme generali relative al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ed i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale a norma dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53,» la quota settimanale prevista per l'insegnamento delle scienze motorie e sportive risulta essere ridotta ad una sola ora settimanale;
l'insegnamento dell'educazione fisica è sempre stato di notevole importanza poiché è stato finalizzato alla valorizzazione dell'alunno sotto i profili morfologico-costituzionali, intellettivo-cognitivi, affettivo-morali, in modo da garantire lo sviluppo armonico del corpo e l'equilibrio psico-fisico;
importanti fonti scientifiche hanno dimostrato come l'attività fisica riesce a migliorare la qualità della vita, anche dal punto di vista sanitario;
quanto previsto dal citato schema di decreto legislativo è, peraltro, in contrasto con quanto praticato negli altri Paesi europei, dove, invece, l'insegnamento dell'educazione fisica viene svolto con maggiore intensità;
il progetto di affidare una quota di ore alle attività facoltative scelte dagli alunni, dai genitori e dagli organi collegiali della scuola finisce col disconoscere il diritto a tutti gli alunni di svolgere attività motorie -:
se non ritenga che la riduzione delle ore di insegnamento dell'educazione fisica sia in netto contrasto con i contenuti della risposta agli atti ispettivi dell'interrogante;
se non ritenga necessario ed urgente adottare opportune iniziative volte a ripristinare l'orario delle due ore settimanali previste attualmente per l'insegnamento delle scienze motorie e sportive;
se non ritenga, altresì, di dover adottare iniziative volte a restituire dignità all'insegnamento della disciplina in questione.
(4-14364)
In quella occasione è stato peraltro precisato che ciò avrebbe consentito un ampliamento dell'offerta formativa in questo
Si ricorda che la prima stesura del decreto delegato relativo al secondo ciclo d'istruzione è disponibile sul sito del MIUR dal 18 gennaio 2005; ciò allo scopo di promuovere un ampio dibattito pubblico volto ad acquisire utili suggerimenti in vista della definizione del relativo progetto di riforma. La bozza iniziale è stata infatti via via modificata a seguito di confronti con le Regioni, con le organizzazioni sindacali e con le associazioni disciplinari.
Lo schema di decreto legislativo è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 27 maggio 2005, in prima lettura, e dovrà ora seguire il previsto iter (Conferenza Unificata e parere delle competenti commissioni della Camera e del Senato).
In particolare, il monte annuale di ore per le scienze motorie e sportive, nell'ambito dell'orario annuale obbligatorio riservato a ciascun liceo, risulta essere di 66 ore per ciascun indirizzo.
Sono quindi 2 le ore settimanali medie obbligatorie previste per le scienze motorie e sportive; ciò, come già precisato, potrà determinare un aumento dell'offerta formativa di questa disciplina rispetto all'ordinamento previgente.
Nello schema di decreto è stata inserita, altresì, apposita previsione che riconosce crediti formativi conseguiti nelle attività sportive svolte dallo studente presso associazioni sportive ed a tal fine impegna a promuovere apposite convenzioni.
Tutto questo conferma la fondamentale importanza che l'amministrazione riconosce alle attività motorie e sportive sia ai fini della crescita umana, culturale e civile dei giovani, sia per prevenire patologie fisiche nonché per prevenire e superare fenomeni quali la dispersione scolastica, il disagio giovanile e la marginalità sociale.
Si precisa, infine, che il secondo ciclo è costituito dal sistema dei licei e dal sistema dell'istruzione e della formazione professionale e che, per quest'ultimo, la competenza resta della regione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
l'ANAS SpA ha elaborato un progetto di ammodernamento della strada statale n. 96 (Altamura-Bari) con il raccordo della strada statale 99 (Altamura-Matera) anch'essa ammodernata;
a tutt'oggi sono in corso gli espropri delle relative aree inerenti il raddoppio delle attuali sedi viarie in agro di Altamura;
il territorio di Altamura ricade nel Parco dell'Alta Murgia, sito di importanza comunitaria e zona a protezione speciale;
il raddoppio dell'attuale arteria S.S. 96, nel tratto che costeggia ed attraversa l'enorme abitato di Altamura (65 mila abitanti) e che già produce un devastante e storico inquinamento acustico ed atmosferico all'abitato, aggraverà pericolosamente e ulteriormente tale condizione ambientale;
l'ANAS, per le stesse ragioni ambientali ha provveduto ad apportare una variante al progetto, al fine di non fare attraversare la strada statale 96 nei centri abitati di Toritto e Palo del Colle;
secondo l'interrogante, il tratto che già attraversa Altamura e che sarà allargato a 4 corsie, potrebbe essere spostato più ad est, utilizzando percorsi già esistenti, al fine di evitare l'aggravamento ambientale della zona già provata per l'esistenza dell'attuale tangenziale oltre ad
quali provvedimenti ed iniziative si intendano adottare per evitare quella che appare all'interrogante una palese violenza al territorio all'abitato di Altamura.
(4-14381)
La società stradale sottolinea che il progetto in questione ha conseguito tutte le approvazioni necessarie ed, in particolare, quella del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio che ha sancito la compatibilità con il territorio di Altamura, specificando che «...l'adeguamento e l'ammodernamento dell'itinerario risponde... alle aspettative delle popolazioni locali, manifestate nel corso dell'istruttoria dai sindaci di Matera e di Altamura e dai Presidenti delle due Province interessate».
Per quanto riguarda l'inquinamento acustico, l'Anas riferisce che il decreto VIA ha prescritto l'adozione di tutte le misure atte ad attenuare il rumore generato dalla infrastruttura e fa presente che la strada statale non attraversa il centro abitato di Altamura mentre lo stesso comune ha approvato il progetto in sede di Conferenza dei servizi tenutasi in data 31 ottobre 2001.
La società stradale informa che, conclusasi la fase istruttoria, il progetto definitivo è stato approvato nell'ottobre 2002.
A seguito dell'aggiudicazione dei lavori ad una associazione temporanea di Imprese sono state avviate tutte le attività propedeutiche allo spostamento delle interferenze ed è stata completata la fase di immissione delle aree da espropriare.
L'aggiudicazione definitiva alla A.T.I. riguarda un appalto integrato con affidamento sia della progettazione esecutiva sia della realizzazione della infrastruttura.
L'Anas precisa, infine, che i lavori comprenderanno tutte le opere di mitigazione ambientale previste dal progetto e prescritte dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio al fine di garantire livelli di inquinamento atmosferico ed acustico al di sotto dei limiti fissati dalla normativa vigente. Saranno anche realizzate sistemazioni a verde per un adeguato inserimento paesaggistico dell'infrastruttura nel territorio.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
la legge n. 511 del 1998 e successive modificazioni istituisce un'addizionale per ogni kwh di energia elettrica di lire 36 in favore dei comuni per qualsiasi uso nelle abitazioni adibite a prima casa, di lire 39,5 in favore dei comuni per qualsiasi uso nelle seconde case, di lire 18 in favore delle province per qualsiasi uso in locali diversi dalle abitazioni;
le addizionali sono state regolarmente liquidate e riscosse dagli enti locali per il quadriennio 2000/2003;
il ministero dell'interno avrebbe inopinatamente rifatto i conti e ciò porterebbe a una forte diminuzione dei trasferimenti erariali agli enti locali;
ciò comporterebbe inoltre una rimodulazione al ribasso delle risorse già iscritte nei bilanci 2005 dei comuni e delle province sulla base del gettito 2000/2003 cosi come era stato riconosciuto nel 2003;
addirittura la conseguenza potrebbe essere l'obbligo per la quasi totalità degli
se sia vero quanto in premessa;
se non ritenga indispensabile e urgente, come appare all'interrogante, rivedere la posizione del suo ministero al fine di evitare che i comuni e le province, che già versano in precarie condizioni finanziarie, si vedano ulteriormente ridotti i trasferimenti erariali con disastrose conseguenze sul piano delle politiche sociali e degli investimenti.
(4-13462)
L'articolo 2 del decreto-legge 31 marzo 2005, n. 44 ha previsto infatti che «il recupero a valere sui trasferimenti erariali delle maggiori somme corrisposte in via presuntiva ai comuni dal Ministero dell'interno per gli anni 2004 e precedenti, ai sensi dell'articolo 10 della legge 13 maggio 1999, n. 133, è effettuato a decorrere dall'anno 2005, per cinque esercizi finanziari».
Approvato definitivamente dalle Camere, il decreto-legge è stato convertito, con modificazioni, dalla legge 31 maggio 2005, n. 88, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 125 del 31 maggio 2005.
In sede di conversione, il Parlamento ha approvato un emendamento integrativo, che prevede espressamente «per i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti», la distribuzione «per otto esercizi finanziari» del recupero del credito.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
il responsabile della Protezione civile Guido Bertolaso è arrivato all'aeroporto di Bolzano la mattina di sabato 19 febbraio 2005, poco dopo le dieci e nessuno avrebbe saputo del suo arrivo se non fosse stato per un banale «inconveniente tecnico ad un pneumatico» che gli ha procurato un bello spavento;
il quotidiano Alto Adige, nel riportare l'inconveniente scrive «Ciò che ha colpito in tutta la vicenda - per fortuna a lieto fine - è tuttavia il fatto che Bertolaso abbia raggiunto Bolzano, e quindi la sua casa di Ortisei, con un volo di Stato»;
il velivolo, un Piaggio P180 che ha rischiato di uscire di pista e che solo per la bravura dei piloti non ha praticamente riportato alcun danno, porta infatti le insegne della Protezione civile e rientra fra le macchine in dotazione della «Cai», la Compagnia aeronautica italiana, una struttura operativa alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri;
risulta all'interrogante, che la gestione dei voli di Stato è rigidamente regolamentata e vi possono accedere esponenti del Governo o del Parlamento solo per comprovate ragioni d'ufficio;
in ogni caso sempre previa autorizzazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri;
anche l'utilizzo del «proprio» velivolo da parte del responsabile della Protezione civile rientra tuttavia nella categoria dei voli di Stato, posto che si tratta di uno dei velivoli nella disponibilità e nelle cure della «Cai» e che la stessa Protezione civile altro non è che un dipartimento del ministero dell'interno;
ma per Bertolaso in Alto Adige-Sudtirol sabato 19 febbraio 2005 non era scattata alcuna emergenza tale da richiedere il suo tempestivo arrivo in loco a bordo del potente velivolo. Stando alla scaletta degli impegni anche della Provincia Autonoma di Bolzano, il giorno successivo il responsabile della Protezione civile ha partecipato ad un sopralluogo al cantiere di consolidamento per la realizzazione
per il responsabile della Protezione civile un viaggio di lavoro insomma effettuato con un buon margine di anticipo, per consentirgli anche qualche ora di relax nella sua casa di Ortisei, un appartamento in un condominio nei pressi del Municipio;
il giornalista del quotidiano Alto Adige prosegue scrivendo «Da parte della Piaggio Aero intanto arriva l'assicurazione Abbiamo immediatamente messo a disposizione della Cai la squadra dei nostri tecnici con le attrezzature necessarie alla riparazione del pneumatico, il rientro a Roma è stato garantito» -:
se siano a conoscenza del fatto e delle circostanze citate dal quotidiano Alto Adige;
se quanto è dettagliatamente descritto corrisponda al vero;
se non ritengano opportuno che l'utilizzo di un velivolo della Protezione civile sia ispirato a criteri di maggiore rigore in casi che quello come considerato, visto il forte anticipo del volo rispetto all'incontro di protocollo, possano considerarsi propriamente rientranti nella categoria dei voli di Stato;
quali iniziative si intendano assumere per limitare l'uso indiscriminato di velivoli della Protezione civile in situazioni non propriamente caratterizzate da necessità o da ragioni d'ufficio.
(4-13281)
La sua presenza rientrava negli adempimenti relativi alle sue funzioni istituzionali poiché, una frana in movimento sul Monte Croce, in Val Badia, aveva reso necessari interventi di contenimento, come la realizzazione di gallerie di drenaggio, al fine stabilizzare il versante che incombe sul centro abitato di San Leonardo in Badia.
Gli incontri del capo del dipartimento, come riportato dall'agenzia Ansa, si sono conclusi nella giornata di lunedì con una riunione con il Presidente della provincia di Bolzano, nel corso della quale sono state affrontate diverse tematiche di protezione civile.
Tra queste, oltre alla situazione testé enunciata, è stata evidenziata l'importanza della collaborazione tra la predetta provincia e le altre regioni per far fronte all'emergenza neve in inverno, alla lotta agli incendi boschivi in estate e per la condivisione delle diverse esperienze acquisite, al fine di armonizzare gli interventi nell'ambito dei rischi che assumono proporzioni sempre più rilevanti per il nostro Paese.
Infine è stata valutata la possibilità di un possibile sostegno da parte della provincia autonoma di Bolzano, nell'ambito delle proprie competenze, per la realizzazione dei progetti e degli interventi che lo stesso dipartimento è chiamato a realizzare nei territori del sud est asiatico colpiti dal maremoto dello scorso inverno.
Il sopralluogo effettuato, seppure non caratterizzato dalla esistenza di una formale situazione di emergenza in atto, si è reso tuttavia necessario nel solco normativo delle competenze proprie di protezione civile per valutare la portata dei lavori urgenti da realizzare, anche in riferimento alle risorse recentemente stanziate allo scopo, e per le eventuali ulteriori necessità di intervento.
Di conseguenza i criteri seguiti per l'utilizzo dei mezzi della protezione civile, e nella fattispecie quello utilizzato dal Capo del dipartimento, corrispondono alla situazione in atto, tenuto conto che ricorrevano
Inoltre si precisa che l'utilizzo dei velivoli di stato, organizzato «secondo criteri di prontezza operativa, di efficienza e di economicità», come riportato nel testo della direttiva 21 novembre 2000 del Presidente del Consiglio dei ministri, è previsto proprio allo scopo di consentire al Capo del dipartimento di essere «in campo» in tempo reale, in caso di necessità, senza i ritardi cui andrebbe incontro utilizzando qualsiasi altro mezzo di trasporto, con grave pregiudizio per l'efficacia degli interventi, caratteristica, quest'ultima, indispensabile nell'attività di protezione civile.
Anche in occasione del tragico incidente occorso in Toscana, a Forte dei Marmi, ad un Canadair CL-415 della flotta aerea statale antincendi boschivi, in cui hanno perso la vita entrambi i piloti del velivolo, il Capo del dipartimento della protezione civile, in quel momento in missione in Calabria, nel comune di Cerzeto, in provincia di Cosenza, ha potuto essere presente solo grazie alla disponibilità di un aeromobile di Stato.
Situazioni analoghe a quella appena illustrata, ove l'utilizzo dei mezzi aerei va correlato non solo all'esigenza della specifica missione da effettuare ma anche a quella improvvisa di dover abbandonare immediatamente la missione in corso per poter fronteggiare con assoluta tempestività altre missioni di maggiore urgenza, come si sono spesso verificate nel corso degli ultimi anni.
Si deve, quindi, ribadire il concetto che l'utilizzo dei mezzi aerei di servizio da parte del dipartimento della protezione civile consente di garantire celeri spostamenti dei vertici della struttura sul territorio, sia in relazione alle esigenze connesse al coordinamento, in fase di emergenza, delle varie componenti di protezione civile, sia per quelle relative alle attività di previsione e prevenzione dei rischi, che si fondano sulla conoscenza diretta degli scenari e su una visione globale dello stato delle diverse realtà sul territorio.
È sulla base di queste esigenze di servizio ed al conseguente possibile impiego di mezzi aerei da parte del dipartimento della protezione civile che la valutazione effettuata nell'aprile 1999, mai più modificata, relativa al plafond contrattuale di ore di volo annue disponibili, costituisce il punto di riferimento da assumere sulla compiuta considerazione, in termini di economicità delle attività di volo.
Infatti il plafond è stato calcolato proprio prevedendo un impiego flessibile e continuativo dei velivoli che, in tal modo, possono assicurare tempestività di interventi sul territorio da parte dei vertici del Dipartimento della protezione civile.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
secondo recenti studi, dei quali dà notizia il quotidiano La Stampa (edizione del 26 gennaio 2005, pagina 12) e che saranno prossimamente pubblicati dal periodico The New England Journal of Medicine, nella comunità scientifica internazionale cresce l'allarme per il rischio di diffusione dell'influenza aviaria, che, per l'uomo, avrebbe un tasso di mortalità pari al 72 per cento dei casi accertati;
in Asia, in particolare, gli agenti virali responsabili della suddetta patologia avrebbero acquisito maggiore «capacità di disseminazione» e di «resistenza all'ambiente», sarebbero ormai endemici negli uccelli «in buona parte» del continente e potrebbero essere ospitati in una più ampia gamma di mammiferi che, a loro volta, funzionerebbero quali «serbatoi di virus di ceppi diversi»;
il più serio motivo di preoccupazione sarebbe tuttavia rappresentato dalla possibilità di diffusione interumana del virus H5N1, che scatena l'influenza aviaria;
un caso di trasmissione interumana del virus sopra indicato sarebbe già stato
il rischio delineato dai contributi scientifici cui si è fatto riferimento sarebbe perciò rappresentato dall'eventualità di una pandemia di influenza aviaria, ipotesi accreditata anche da calcoli statistici;
la medesima fonte giornalistica riferisce che in Gran Bretagna viene messo a punto un «piano di emergenza» assai articolato e dettagliato, che dovrebbe trovare attuazione in caso di pandemia e che sarà ufficialmente annunciato durante la prossima primavera;
dal comunicato n. 7, diffuso dall'Ufficio Stampa del Ministero della salute e datato 26 gennaio 2005 (www.ministerosalute.it), si apprende che, in quello stesso giorno, il Ministro interrogato ha «tenuto ... una riunione con il Direttore del Centro di Prevenzione e Controllo delle Malattie (CCM), in seguito all'allarme per la trasmissione interumana del virus H5N1, responsabile dell'influenza aviaria, dimostrata recentemente. Si tratta di un reale pericolo per la salute pubblica che non consente ritardi». In relazione a questa emergenza, sarebbe già stata disposta «una serie di azioni tra cui l'acquisizione della metodologia per la diagnosi dell'agente infettivo, il trasferimento della tecnologia necessaria ai 3 Centri di riferimento nazionali (Istituto Superiore di Sanità e Irccs Lazzaro Spallanzani a Roma; Ospedale Sacco a Milano), i controlli negli aeroporti anche attraverso la termorilevazione, i contratti per l'acquisizione dei vaccini anti H5N1 con il Piano di vaccinazioni per gli operatori pubblici, l'informazione ai medici di base e ai Pronto soccorso, la ricerca sul virus ... anche attraverso un concorso rivolto alle Aziende farmaceutiche per la messa a punto di un agente attivo contro il virus»;
sembra che tali iniziative, tanto tempestivamente assunte, possano avere maggiori opportunità di successo se saranno coordinate con le azioni avviate da altri Stati, ugualmente esposti al rischio di contagio e perciò interessati a fronteggiare l'eventuale pandemia -:
se le notizie sopra riferite in premessa, a proposito dell'influenza aviaria e, in particolare, dell'unico caso - finora scientificamente documentato - di contagio interumano del virus H5N1, corrispondano ai dati a disposizione del Governo;
quali misure (profilattiche, diagnostiche e terapeutiche) siano oggi disponibili per la prevenzione e la cura dell'influenza aviaria;
quali iniziative siano state finora assunte o programmate per far fronte alla descritta emergenza e se tali iniziative siano, o potranno essere, opportunamente coordinate con quelle assunte da altri Paesi;
se sia stato finora elaborato, o si ritenga opportuno predisporre, un «piano di emergenza» specifico, per contrastare un'eventuale pandemia indotta dal contagio dell'influenza aviaria.
(4-12685)
La circolazione del virus negli allevamenti è stata accompagnata da numerosi episodi di contagio umano, che hanno riguardato soggetti a diretto e prolungato contatto con animali infetti, e/o manipolazione di alcune loro parti, presumibilmente in condizioni di elevata concentrazione virale in ambiente confinato.
La trasmissione all'uomo ha riguardato il Vietnam, la Tailandia e la Cambogia. Peraltro, in altri Paesi dello stesso sub-continente (ad esempio Cina, Indonesia e Corea del Sud) non sono stati riportati casi di infezione umana dal virus H5N1 nonostante le ripetute epidemie dallo stesso virus nelle specie aviarie.
La trasmissione interumana del virus dell'influenza aviaria non è stata finora scientificamente accertata, anche se esistono forti sospetti che ciò sia avvenuto in una bambina tailandese di 11 anni, che avrebbe contagiato la madre, mai venuta a contatto con animali infetti. Le indagini relative a questo cluster familiare sono pubblicate nel periodico The New England Journal of Medicine (2005, 352/4: 333-340), in cui vengono evidenziati i seguenti punti:
a) l'influenza aviaria da virus A/H5N1 rimane endemica in 9 Paesi, in cui vive oltre il 30 per cento della popolazione mondiale. È verosimile, dunque, che casi di infezione interumana possano verificarsi e non si può nemmeno escludere che eventi di trasmissione, uomo-uomo si siano già verificati in passato, sebbene il caso della bambina tailandese rappresenti il primo caso sospetto di infezione secondaria ad esito letale;
b) la diagnosi di infezione da virus aviario della bambina non è stata confermata né virologicamente né sierologicamente, anche se il quadro clinico e le circostanze epidemiologiche lasciano pochi dubbi sull'eziologia della malattia.
Finora, nessun caso di influenza aviaria A/H5N1 si è verificato, sia nell'uomo che nelle specie animali, nei Paesi europei.
Sono state redatte a livello europeo dall'european Agency for the evaluation for the medicinal products (EMEA) le linee guida per lo sviluppo e la valutazione di nuovi vaccini, da utilizzare contro eventuali ceppi pandemici.
Alcuni farmaci antivirali sono stati identificati come il primo «strumento» farmacologico per trattare i casi umani e circoscrivere la trasmissione.
L'Istituto superiore di sanità (ISS) ritiene, in accordo con l'Organizzazione mondiale della sanità e tutte le altre Autorità sanitarie internazionali, che la diffusione di focolai di influenza aviaria nei Paesi del Sud-Est asiatico richieda efficaci misure di controllo da adottare sia a livello locale sia a livello internazionale.
Rappresentanti dell'ISS partecipano ad un sottocomitato scientifico (Task Force) Influenza e Pandemie Influenzali, che all'interno del Centro di prevenzione e controllo delle malattie (CCM) del ministero della salute, esegue un attivo e costante monitoraggio della situazione epidemiologica nazionale, relativamente alle epidemie stagionali di influenza umana, e internazionale, pianificando misure utili a fronteggiare una eventuale pandemia.
Inoltre, a livello internazionale, l'Istituto partecipa ai lavori dei gruppi di esperti presso l'Organizzazione mondiale della sanità, presso l'EMEA, presso la Direzione generale SANCO della Commissione Europea, al fine di contribuire al coordinamento delle azioni di preparazione alla pandemia.
Le azioni di controllo e sorveglianza già intraprese sono:
1) l'istituto superiore di sanità e il Centro interuniversitario di ricerca sull'influenza (CIRI) dell'Università di Genova mantengono un sistema di rilevazione epidemiologica delle sindromi influenzali, mediante una rete di medici sentinella per il monitoraggio delle epidemie stagionali. Ogni settimana i dati raccolti vengono trasmessi al CCM del Ministero della Salute e pubblicati via internet. Inoltre, sono stati individuati come laboratori di riferimento nazionale per la diagnostica dei virus influenzali, compresi quelli di sospetta origine aviaria. L'ISS è in costante contatto con l'OMS, quale referente circa l'isolamento e le modificazioni genetiche dei virus influenzali isolati nel nostro Paese;
2) gli ospedali «Luigi Sacco» e l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico «Lazzaro Spallanzani» di Roma sono stati confermati come ospedali di riferimento per il ricovero dei casi sospetti,
3) il ministero della salute ha predisposto una ricognizione delle risorse e delle capacità di risposta del Sistema di sanità di frontiera, rapidamente attivabile in caso di necessità;
4) sono state fornite specifiche raccomandazioni ai medici di medicina generale, il cui ruolo resta determinante nel contenimento dell'influenza stagionale, come anche nell'individuazione precoce dei casi iniziali di una possibile pandemia influenzale, tra le quali:
aggiornarsi periodicamente attraverso la ASL, la Regione e l'apposito sito del CCM sulla frequenza di sindromi influenzali e isolati virologici nel paese;
aggiornarsi sul management clinico del paziente con sindrome influenzale, secondo le linee guida del piano nazionale linee guida dell'ISS;
selezionare con attenzione i casi clinici di influenza, ai fini del ricovero, evitando l'improprio ricorso al ricovero ospedaliero;
offrire una corretta informazione ai propri assistiti, rassicurandoli sulla potenzialità delle risposte ad una possibile pandemia;
aggiornarsi sulle procedure di isolamento dei casi e sulle procedure per circoscrivere la trasmissione locale (ad esempio «vaccinazione ad anello»), in contatto con le istituzioni indicate;
informarsi circa le prescrizioni d'uso dei farmaci antivirali specifici per l'influenza;
identificare la rete assistenziale di pertinenza, l'ospedale di isolamento e il laboratorio in servizio, per l'eventuale invio di materiale biologico;
aggiornarsi sulle azioni opportune in caso di attivazione di piano pandemico (reperibile sul sito internet del ministero della salute), inclusa la disponibilità a dotarsi di dispositivi di protezione individuale.
La task force, in collaborazione con le Regioni e tutte le istituzioni coinvolte, sta procedendo rapidamente a completare l'aggiornamento del piano di emergenza specifico per fronteggiare una eventuale pandemia.
Tutte le iniziative e le misure sopra descritte seguono le linee guida delle organizzazioni mondiali di riferimento (OMS, CDC, EU), in un contesto di coordinamento europeo ed internazionale, il solo che può assicurare una rapida, coordinata ed efficiente risposta in caso di pandemia.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
l'attività fisica esercita una documentata azione di prevenzione delle malattie cardiovascolari, tumorali e metaboliche nonché migliora la qualità della vita, come dimostrano importanti fonti scientifiche quali l'American cancer society, l'American hearth association, l'American diabetes;
da una ricerca effettuata dal centro studi per l'educazione fisica e sportiva di Ferrara (C.S.E.F.S) nell'anno 2003 lo sport e l'educazione fisica nella scuola risultano essere, per la maggior parte degli adolescenti, l'unico momento dedicato alla pratica sportiva;
la legge 28 marzo 2003, n. 53, recante «delega al governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale» pone a fondamento dei suoi principi
nel documento di lavoro che accompagna lo «Schema di decreto legislativo concernente le norme generali relative al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ed i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, a norma dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53», la quota settimanale prevista per l'insegnamento delle scienze motorie e sportive, che prima della riforma constava di due ore, risulta essere ridotta ad una sola ora settimanale;
questo contrasta con le dichiarazioni del Ministro della salute che ha più volte richiamato l'attenzione dei cittadini attraverso una sensibilizzazione orientata all'aumento dell'attività fisica e motoria per contrastare l'obesità in età adulta ed infantile -:
quali siano i motivi che hanno spinto il Governo a ridurre l'orario di insegnamento della disciplina delle scienze motorie e sportive, nonostante la campagna di sensibilizzazione promossa dal Ministro della salute;
se il Governo non ritenga opportuno ripristinare l'orario delle due ore settimanali previste per l'insegnamento della disciplina delle scienze motorie e sportive;
in quale misura abbia inciso il fattore economico nella riduzione degli orari scolastici.
(4-13683)
La riforma del sistema scolastico valorizza il ruolo e la funzione dell'educazione fisica nel processo della formazione dei giovani e, coerentemente con lo spirito che la anima, riconoscendo allo studente la capacità di concorrere alla costituzione del proprio percorso scolastico, distribuisce lo studio di detta disciplina tra il percorso obbligatorio e il percorso opzionale obbligatorio.
Nel primo ciclo sono state conservate le ore previste dalla disciplina previgente, e in più, sono state introdotte ore facoltative a scelta dello studente e delle famiglie, che diventano peraltro obbligatorie una volta effettuata la scelta.
Tali scelte, ad oggi limitate dall'esigenza di procedere con gradualità alla modifica delle dotazioni organiche, a regime potranno esplicarsi liberamente e presumibilmente si indirizzeranno in larga misura verso l'educazione motoria.
Si ricorda anche che nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado tra gli obiettivi specifici di apprendimento alla convivenza civile sono presenti l'educazione alla salute ed alimentare che, tutti i docenti, e quindi anche i docenti di educazione fisica sono chiamati a insegnare; tali educazioni potranno contribuire a prevenire il fenomeno dell'obesità giovanile.
Per quanto riguarda il secondo ciclo d'istruzione si ricorda che la prima stesura del decreto delegato relativo al secondo ciclo d'istruzione è disponibile sul sito del MIUR dal 18 gennaio 2005; ciò allo scopo di promuovere un ampio dibattito pubblico volto ad acquisire utili suggerimenti in vista della definizione del relativo progetto di riforma. La bozza iniziale è stata infatti via via modificata a seguito di confronti con le regioni, con le organizzazioni sindacali e con le associazioni disciplinari, e attualmente si è avviato l'iter formale con l'approvazione in prima lettura da parte del Consiglio dei ministri in data 27 maggio 2005.
In particolare, nello schema di decreto, il monte annuale di ore per le scienze motorie e sportive, nell'ambito dell'orario
Sono quindi due le ore settimanali obbligatorie previste per le scienze motorie e sportive così come nell'ordinamento previgente e ciò potrà portare, ad un aumento dell'offerta formativa in questo campo in quanto alle ore obbligatorie potranno aggiungersi le ore offerte dalla scuola e fruibili a scelta dello studente.
In questa bozza di decreto è stata inserita anche apposita previsione che riconosce crediti formativi conseguiti nelle attività sportive svolte dallo studente presso associazioni sportive ed a tal fine impegna a promuovere apposite convenzioni.
Si ricorda a tale riguardo che per favorire la crescita, culturale, civile e sociale dei giovani, concorrere a prevenire e superare la dispersione scolastica, il disagio giovanile e la marginalità sociale, potenziare e diversificare le proposte, le occasioni di attività motoria e di pratica sportiva anche in base alle attitudini, alle preferenze ed alle capacità individuali, già nel giugno 2002 è stata stipulata apposita intesa con il Coni. Questa intesa, che ha validità di tre anni ed è annualmente soggetta a verifica, impegna il ministero ed il Coni a favorire l'attività ludico-motoria nella scuola dell'infanzia ed elementare, promuovere e diffondere, nella scuola media la conoscenza di base e l'avviamento alle diverse discipline sportive mediante convenzioni tra istituzioni scolastiche e i soggetti pubblici e privati titolari di impianti sportivi, promuovere e diffondere nella scuola secondaria di secondo grado l'attività sportiva in specifiche discipline, ponendo particolare riguardo alle attitudini, alle preferenze ed alle capacità degli allievi, sempre mediante convenzioni tra le istituzioni scolastiche, gli enti locali, le università ed i soggetti pubblici e privati titolari di impianti sportivi. La stessa intesa impegna i contraenti a promuovere ed organizzare i giochi sportivi studenteschi favorendo la partecipazione ai giochi anche delle Comunità italiane all'estero.
Si fa presente infine che il ministero, aderendo alla decisione n. 291/2003 CE del 6 febbraio 2003 dal Consiglio e dal Parlamento europeo che ha proclamato l'anno 2004 «Anno europeo dell'educazione attraverso lo Sport», per riaffermare il valore formativo dello sport ha bandito, in collaborazione con il Comitato olimpico nazionale italiano, il concorso «Inventa lo sport» destinato alle classi quarte e quinte della scuola primaria statale e paritaria presenti su tutto il territorio nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
la società Mediapolis, nel quadro del patto territoriale del Canavese, ha ottenuto dalla Cassa Depositi e Prestiti la prima rata del finanziamento previsto per il progetto Millenium Canavese, relativo alle spese di progettazione;
i finanziamenti pubblici avrebbero dovuto essere erogati nella loro totalità alla data di ultimazione dei lavori, cioè 18 novembre 2003;
a seguito di esplicita domanda detta società ottenne dal Ministero Attività Produttive una proroga al 28 febbraio 2005;
i lavori relativi al progetto indicato non sono ancora iniziati, ed è quindi illogico attendersi la conclusione per la fine del corrente mese di febbraio;
mancano ad oggi indicazioni sull'esito del finanziamento in questione, né sono disponibili date presunte di inizio e di fine lavori;
non si conosce neppure con quali contenuti, quali priorità ed in quali tempi il progetto sarà realizzato -:
se gli organi competenti siano al corrente di questa situazione, quali siano le norme in vigore che regolano la erogazione dei finanziamenti pubblici in relazione al continuo rinvio dell'inizio lavori,
(4-13148)
Tale progetto produrrà a regime un incremento occupazionale di 148 unità e costituirà uno strumento di promozione turistica del territorio e dei suoi prodotti dato l'ampio bacino di utenza previsto.
Si fa presente che in data 20 febbraio 2003 l'ufficio programmazione negoziata e patti territoriali del ministero delle attività produttive ha concesso all'iniziativa, a seguito di un blocco disposto dall'amministrazione della procedura di erogazione per 16 mesi, lo slittamento del termine di ultimazione dell'investimento al 28 febbraio 2005.
Inoltre, con nota dell'11 febbraio 2005, la provincia di Torino, in qualità di soggetto responsabile del patto, ha rappresentato che le dimensioni dell'investimento e la sua complessità, hanno fortemente rallentato le procedure di autorizzazione da parte della pubblica amministrazione. Con la stessa nota, la Provincia di Torino, sulla base della documentazione acquisita, ha ritenuto di sottoporre al ministero delle attività produttive una richiesta di sospensiva avente durata 41 mesi con conseguente protrarsi del termine di ultimazione del programma al 2 luglio 2008.
Tale proposta che trova la piena condivisione ed anche il sostegno della regione Piemonte sia per le argomentazioni addotte, sia per il ruolo istituzionale assunto dalla regione stessa a seguito della «regionalizzazione» dei patti territoriali, non può essere accettata ai sensi della vigente normativa.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giuseppe Galati.
a seguito di una segnalazione pervenutami da parte dell'Assoconsum della Toscana, come si evince da un articolo pubblicato su Altroconsumo di gennaio 2005, che un gruppo di ricercatori svedesi ha scoperto, verso la fine degli anni '90, la presenza di acrilammide in alcuni alimenti cotti ad alte temperature, tra cui in particolare le patate ed i cereali;
nonostante non siano ancora arrivate risposte scientifiche, sarebbe preferibile che tutti, dal produttore al consumatore, usassero le dovute precauzioni -:
quali misure si intenda adottare al fine di proteggere gli individui e la loro salute;
se non sia il caso di adottare iniziative normative volte a prevedere che su ogni confezione che contenga tale sostanza venga specificamente indicato che la quantità non è pericolosa.
(4-12392)
Ai sensi del provvedimento sopraccitato, che stabilisce le procedure comunitarie relative ai contaminanti nei prodotti alimentari, la Commissione europea ha adottato le disposizioni mirate a disciplinare i diversi contaminanti, fra i quali, le aflatossine, il piombo, i nitrati eccetera.
L'acrilammide è un contaminante la cui presenza è stata segnalata dalle autorità svedesi nell'aprile 2002 in alcuni alimenti
Tali risultati, confermati in studi effettuati da alcuni Paesi europei e dagli USA, sono stati presi in esame a livello comunitario ed internazionale (opinione del comitato scientifico sugli alimenti della commissione europea del 3 luglio 2002 e conclusioni della consultazione di esperti FAO/OMS del 26-27 giugno 2002).
Allo stato attuale, la questione è all'esame del Joint Experts Committe on Flavourings and Additive (JEFCA), che sta predisponendo una monografia al riguardo, e dell'European Food Safety Authority (EFSA).
Sulla base della valutazione del rischio effettuata dall'EFSA, è intenzione della Commissione europea predisporre una proposta concernente i limiti massimi ammissibili negli alimenti interessati da tale contaminante.
Per quanto riguarda la presenza, sulle confezioni dei prodotti alimentari, di una indicazione in merito alla non pericolosità della quantità di acrilammide, come proposto dall'interrogante, va precisato che non è prevista dalla vigente normativa sull'etichettatura (decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109, modificato dal decreto legislativo 23 giugno 2003, n. 181).
L'etichettatura dei prodotti alimentari, disciplinata a livello comunitario, non ricomprende le ipotesi circa la presenza di eventuali contaminanti in quantità non pericolose.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
come si evince da un articolo pubblicato su Il Tempo, a pagina 7, in data 28 gennaio 2005, sono stati stanziati 2 miliardi ed oltre di euro per ammodernare le autostrade;
le autostrade per il 93 per cento sono di proprietà dell'Anas;
i viaggiatori, molto spesso, si trovano a fare i conti con servizi inefficienti: si pensi, da ultimo, a quanto accaduto sulla Salerno-Reggio Calabria -:
se i lavori di ammodernamento previsti saranno realizzati dalla società Autostrade o dall'Anas.
(4-12761)
Il panorama delle concessionarie autostradali in Italia è rappresentato da 24 società raggruppabili come segue:
n. 8 società facenti capo al gruppo autostrade alle quali sono affidati km. 3.384 di rete (oltre il 58 per cento del totale);
n. 13 società con azionariato misto pubblico-privato che gestiscono complessivamente km. 2.318 di autostrade;
n. 1 società a capitale interamente privato che ha in gestione la tratta Torino-Milano;
n. 2 società concessionarie di trafori a pedaggio che hanno in gestione i trafori del Gran San Bernardo e del Frejus.
autostrada del Grande Raccordo Anulare; autostrada Roma-Fiumicino; autostrada Salerno-Reggio Calabria; autostrada A19 Palermo-Catania; autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo.
La società stradale informa che il rinnovo, ai sensi della legge n. 498 del 1992, degli atti convenzionali autostradali, avvenuto per la maggioranza delle società concessionarie nell'anno 2003, ha rappresentato un traguardo in quanto ha recepito
1. il potenziamento delle rete finalizzato al miglioramento degli standard di sicurezza;
2. il miglioramento del servizio offerto agli utenti;
3. la semplificazione delle procedure approvative;
4. l'intensificazione del sistema di controlli da parte di ANAS Spa;
5. la previsione di un piano manutentorio che consenta un'elevata efficienza della rete.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
l'Assoconsum di Messina ha evidenziato che il National Radiological Protection Board, un ente del governo inglese che si occupa degli effetti delle radiazioni sulla salute, ha sconsigliato l'utilizzo dei cellulari ai bambini al di sotto degli otto anni, in quanto i tessuti cerebrali dei bambini, al di sotto ditale età, non hanno ancora completato lo sviluppo di sistemi di difesa contro le onde elettromagnetiche;
non ci sono prove certe sull'effettiva pericolosità dei gsm, ma che già nel 2001 il Parlamento europeo aveva evidenziato possibili rischi per la salute dei bambini sull'uso dei cellulari -:
se non sia il caso di avviare un'attività di studio, onde poter rassicurare la popolazione oppure, in caso di rischio, metterla in guardia nel caso di utilizzo dei telefonini da parte dei minori di otto anni.
(4-13528)
Consapevole dell'importanza di approfondire le conoscenze nel settore, l'Organizzazione mondiale della sanità ha avviato, sin dal maggio 1996, «il progetto internazionale CEM (Campi Elettro Magnetici)», la cui conclusione è prevista per il 2006, allo scopo di stabilire il grado di evidenza scientifica dei possibili effetti sanitari, anche a lungo termine, derivanti dall'esposizione ai campi elettromagnetici, compresi quelli a radiofrequenza emessi dai telefoni cellulari e dalle relative stazioni radio base.
Con riguardo allo stato delle conoscenze scientifiche nello specifico settore della telefonia mobile, si significa che l'Organizzazione mondiale della sanità ha diramato, nel giugno 2000, un apposito promemoria nel quale si afferma, fra l'altro, nelle considerazioni conclusive, che «...nessuna delle recenti revisioni della letteratura ha concluso che l'esposizione ai campi a radiofrequenza prodotti dai telefoni cellulari o dalle stazioni radio base provochi alcun effetto negativo sulla salute. Sono comunque state identificate alcune lacune nelle conoscenze che richiedono ulteriori ricerche per giungere a una migliore valutazione dei rischi...».
Inoltre, nel settembre 2002, il «Comitato internazionale di valutazione per l'indagine sui rischi sanitari connessi all'esposizione ai campi elettromagnetici» - istituito a seguito di una direttiva del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro della salute e con
Relativamente allo specifico aspetto dell'esposizione alle irradiazioni emesse dai telefoni cellulari (in tecnologia GSM e UMTS) si fa presente che il decreto legislativo n. 269/01 - di attuazione della direttiva 1999/05/CE - rimanda alla responsabilità del costruttore l'indicazione delle eventuali limitazioni d'uso degli apparati.
In proposito si significa che lo standard utilizzato fa riferimento all'unità di misura SAR (specific absorption rate) che rappresenta il valore di assorbimento delle onde radio da parte del corpo umano indipendentemente dall'età e dallo stato di salute.
Il limite SAR raccomandato dal Consiglio dell'Unione europea è pari a 2,0 watt, calcolato su una media di 10 grammi di massa; tale limite garantisce un notevole margine di sicurezza essendo in grado di offrire maggiore tutela per gli utenti e di compensare qualsiasi variazione nelle misurazioni.
I test per la verifica dei livelli di SAR vengono effettuati utilizzando le normali posizioni d'uso con il telefono che trasmette al massimo livello di potenza certificato in tutte le bande di frequenza testate.
In proposito va, comunque, considerato che il livello di SAR del telefono durante l'uso può essere molto inferiore rispetto al valore massimo, atteso che il telefono cellulare è progettato per funzionare ai diversi livelli di potenza in modo da utilizzare soltanto quella necessaria per collegarsi alla rete, per cui quanto più si è vicini alla stazione radio base, tanto minore è l'emissione di potenza del telefono.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.
come si evince da una serie di articoli pubblicati sui vari giornali, a seguito di svariate segnalazioni da parte dell'Assoconsum, il latte, alimento fondamentale per la vita di grandi e piccini, non è più sicuro;
si è letto che il latte viene allungato con l'acqua, realizzato con sottoprodotti quali il siero, scaduto o contaminato, ma comunque messo in circolazione;
si è, anche, letto che dietro la produzione di alcuni tipi di latte vi sono delle tecniche di produzione talmente economiche tali da consentire ampi margini di guadagno. Le società acquirenti venivano convinte a comprare le partite di latte contraffatto da dipendenti «assoldati», dando vita ad un giro d'affari milionario;
per realizzare il latte vengono usate tecniche diverse, tutte sconcertanti: il latte viene ricostituito con il permeato, un filtrato del latte simile al liquido delle mozzarelle ed impiegato per produrre farine animali; oppure viene riutilizzato latte scaduto. Il prodotto finale viene venduto come normale latte a lunga conservazione;
si è scoperto che 2 aziende lombarde usavano siero e panna scaduti, allungati con l'acqua, spacciando il prodotto per latte a lunga conservazione e per un paio d'anni questo tipo di latte è finito sulla tavola di migliaia di consumatori, commercializzato, per lo più, da molte delle più importanti aziende del settore -:
quali iniziative, anche normative, si ritenga di adottare al fine di rendere la produzione del latte più sicura;
se dai negozi di generi alimentari siano state ritirate le confezioni di latte fatte oggetto di sequestro;
quali sono le conseguenze per la salute dei consumatori.
(4-13601)
Il Servizio veterinario della Regione Lombardia ha inviato al ministero della salute una relazione sull'attività di controllo effettuata dai Sevizi veterinari territoriali negli stabilimenti del settore latte, che viene allegata.
Il citato Servizio ha effettuato, congiuntamente con i Carabinieri NAS, sopralluoghi nelle aziende interessate, intensificando, di conseguenza, i controlli di settore.
Si sottolinea che la normativa vigente in materia stabilisce regole e divieti specifici per la tutela igienico-sanitaria dei consumatori.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
a scopo precauzionale, il Ministero della salute di concerto con quello degli affari esteri, ha fatto ricoverare allo Spallanzani di Roma 6 medici e 2 assistenti che operano in Angola, così come si evince da un articolo pubblicato su La Repubblica a firma di Carlo Piccozza;
in Angola operava anche la dottoressa Maria Bonino che avendo contratto il virus «marburg», è deceduta;
il virus, in Angola, ha contagiato già 175 persone di cui 155 sono morte perché affette dalla malattia;
il virus si trasmette attraverso il contagio della saliva o del sangue;
l'80 per cento dei contagi della febbre emorragica hanno riguardato i bambini sotto i 15 anni, così come riferisce l'Organizzazione mondiale della Sanità;
a causa della mancanza di infrastrutture, in quei paesi, non si sa quanto si sia sviluppato il virus -:
quali iniziative si ritenga di dover adottare e, in particolare, se non sia il caso di sottoporre ad analisi tutte le persone che giungono in Italia dall'Angola onde evitare pericoli per la salute dei cittadini e soprattutto per quella dei bambini;
se non sia il caso di promuovere iniziative affinché la dottoressa Bonino venga insignita delle più alte onorificenze.
(4-13626)
I due virus sono tra i più virulenti agenti patogeni, in grado di infettare l'uomo causando una malattia clinicamente identica.
Nell'uomo le due malattie sono rare, poiché l'uomo è un ospite occasionale del virus ma hanno la capacità di causare focolai epidemici con associata alta mortalità; storicamente, le epidemie hanno raggiunto l'attenzione delle autorità sanitarie solo quando la trasmissione è stata amplificata a causa delle inadeguate misure di controllo negli ambienti ospedalieri.
Attualmente non esiste un vaccino né un trattamento specifico, ma adeguate misure di controllo possono fermare l'epidemia.
Nonostante anni di intensa ricerca, non è stato ancora individuato l'animale serbatoio (ovvero, in quale animale il virus sia naturalmente presente); le scimmie sono suscettibili ma, come l'uomo, rappresentano degli ospiti occasionali.
Epidemie e casi sporadici si sono verificati in Angola, nella Repubblica Democratica del Congo, in Kenya ed in Sud Africa (in una persona proveniente dallo Zimbabwe).
L'epidemia iniziale in Germania (Marburg) e nella ex Iugoslavia nel 1967, era correlata all'importazione di scimmie infette
La trasmissione da uomo a uomo richiede uno stretto contatto con gli individui infetti o con i loro fluidi corporei (sangue, saliva, muco, sperma, eccetera).
La trasmissione da individuo ad individuo è estremamente rara: durante il periodo di incubazione, da tre a nove giorni, i soggetti infetti non trasmettono il virus; tuttavia, in occasione di epidemie, le persone che si occupano dei malati (parenti, infermieri, medici) sono i soggetti a maggiore rischio di contrarre l'infezione.
Un ulteriore mezzo di trasmissione è l'infezione nosocomiale, attraverso i fluidi corporei infetti, tramite il riutilizzo di aghi e siringhe non sterilizzati, o altre attrezzature mediche contaminate; il riutilizzo può avvenire tramite l'uso di oggetti (incluse le lenzuola e gli abiti), da poco contaminati da pazienti.
Il rischio di contagio è più alto durante le fasi tardive della malattia, quando il paziente vomita, ha diarrea o presenta emorragie, nonché durante i funerali per la manipolazione non protetta del corpo.
Quando il contatto stretto con il malato viene limitato, mediante l'isolamento del paziente e l'uso di indumenti protettivi e di misure di sterilizzazione, il numero di infezioni diminuisce e l'epidemia si esaurisce.
La malattia colpisce tutte le classi di età, anche se prima dell'epidemia in Angola si riteneva che i casi pediatrici fossero estremamente rari. Nella più grande epidemia descritta, verificatasi nella Repubblica Democratica del Congo tra la fine del 1998 e il 2000, solo 12 casi (8 per cento, erano al di sotto dei 5 anni.
La malattia inizia improvvisamente con forte mal di testa e malessere generale, accompagnati da dolori muscolari; compare febbre di grado elevato nei primi giorni di malattia, seguita da progressiva e rapida debilitazione, mentre diarrea, dolori addominali e crampi, nausea e vomito compaiono verso il terzo giorno. Molti pazienti sviluppano gravi manifestazioni emorragiche tra il quinto e il settimo giorno, e i casi fatali hanno abbondante perdita di sangue. La febbre si mantiene alta e il decesso interviene tra l'ottavo e il nono giorno, preceduto da perdita di sangue e shock.
Nell'epidemia naturale già citata vennero riscontrati 154 casi con 128 decessi (indice di mortalità 83 per cento). I soggetti colpiti furono in maggioranza giovani maschi adulti che lavoravano nelle miniere d'oro di Durba, nel nord-est del paese, epicentro dell'epidemia.
Gli studi virologici accettarono che l'epidemia fu multifocale e coinvolse più di sette ceppi diversi del virus.
Attualmente non esistono dati virologici sull'epidemia in Angola che permettano di accertare il numero di ceppi coinvolti.
L'epidemia di febbre emorragica sembra avere avuto inizio nell'ultimo trimestre del 2004 ed è stata confermata come focolaio di febbre di Marburg il 21 marzo 2005 dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), con l'identificazione del virus in 9 dei 20 campioni di pazienti deceduti.
L'OMS ha approntato una sezione sul proprio sito web, contenente tutti gli aggiornamenti della situazione e le raccomandazioni utili per la diagnosi, sorveglianza e controllo della malattia.
Dal punto di vista operativo, l'OMS ha sostenuto il Governo dell'Angola per il controllo della malattia, come per le epidemie di Ebola, le misure di controllo sull'epidemia di febbre di Marburg possono avere un effetto immediato nell'interruzione della catena di contagio in Angola, purché siano efficienti e supportate da una buona sorveglianza dei nuovi casi e dei contatti.
L'OMS, inoltre, ha attivato una serie di laboratori internazionali (Stati Uniti, Germania, Sud Africa) per supportare la diagnosi di laboratorio per i campioni provenienti dall'Angola.
Questa epidemia, non ancora risolta, è senza precedenti per numero di casi; una delle difficoltà del controllo consiste nella ridotta collaborazione della popolazione, la quale non è stata disponibile ad affidare i propri familiari malati alle cure ospedaliere presso corsie in isolamento.
Al momento non sembra che il contatto casuale (ovvero un contatto non prolungato con un soggetto con evidenti sintomi di
L'OMS consiglia di informare i viaggiatori sui rischi e sulla necessità di evitare qualunque contatto con persone malate e, comunque, di non viaggiare nelle zone del Paese in cui si concentrano gli episodi di malattia ed evitare l'ospedalizzazione, se possibile, in particolare nella provincia di Uige.
Maggiori informazioni sui rischi ed un adeguato addestramento sulle procedure sanitarie in questo tipo di situazioni dovrebbero essere fornite a coloro che si recano in Angola per svolgere assistenza sanitaria, poiché i rischi sono notevolmente maggiori durante tale attività.
Viene, inoltre, raccomandato di fornirsi di adeguati dispositivi di protezione individuali (guanti, mascherine, eccetera), con l'avvertenza che detti dispositivi potrebbero non essere disponibili in loco.
Ai viaggiatori che provengono dall'Angola si suggerisce di rivolgersi ad un medico per qualunque malattia febbrile accusata entro 10 giorni dalla partenza, riferendogli appropriatamente del viaggio e della permanenza in questo Paese.
I viaggiatori con conosciuta esposizione a pazienti con febbre di Marburg, devono essere trattati come «contatti» e, quindi, posti sotto sorveglianza medica per 21 giorni con il monitoraggio quotidiano della febbre.
In particolare, si precisa che i nove cittadini italiani rientrati nel nostro Paese dall'Angola sono stati ricoverati presso l'Ospedale Spallanzani, per controlli da loro stessi richiesti, essendo stati in contatto con malati di Febbre di Marburg ed avendo assistito la dottoressa Maria Bonino e, soprattutto, per poter diagnosticare i primi sintomi immediatamente all'esordio, in caso di contagio: si tratta, quindi, di provvedimenti effettuati a scopo precauzionale, finalizzati alla protezione dei soggetti e non a quella della popolazione generale.
Poiché la malattia si trasmette da malato a sano solo quando i sintomi sono manifesti e non durante il periodo di incubazione, i nove cittadini rientrati in Italia, anche in caso di contagio, non sarebbero stati, a loro volta, contagianti.
Di fatto, tutti sono stati dimessi in buone condizioni di salute.
Il ministero della salute, tramite il proprio sito internet ed uffici di sanità marittima ed aerea, comunica le necessarie informazioni ai viaggiatori diretti in Angola.
A sua volta l'OMS, presente in Angola con una task force, comunica via internet gli aggiornamenti giornalieri relativi all'andamento epidemiologico della malattia: tali aggiornamenti vengono diffusi dal ministero della salute tramite il sito internet e con telegrammi agli enti istituzionalmente interessati.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
come si evince da un articolo a firma di Marilicia Salvia, pubblicato su Il Mattino in data 15 aprile 2005, in Campania sono state effettuate un po' troppe spese inutili, così come risulta dal libro bianco della Confesercenti;
il dito è puntato contro le pubbliche amministrazioni che, dal 1996 ad oggi, hanno avuto un «cattivo» comportamento;
tra i numeri dello scandalo è possibile annoverare l'«acquedotto colabrodo» che ha registrato il 48 per cento di dispersioni idriche nell'hinterland di Napoli, contro una media nazionale del 39 per cento;
le eccessive dispersioni derivano dall'assenza di manutenzione delle tubature, ormai eccessivamente vecchie -:
quali iniziative di competenza intenda adottare per una più efficiente gestione del servizio idrico integrato nella regione Campania.
(4-13764)
Inoltre, l'articolo 4, comma 176, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria 2004), ha autorizzato un ulteriore limite di impegno quindicennale di 20 milioni di euro, decorrente dall'anno 2005, per la prosecuzione degli interventi previsti dalla citata legge n. 36 del 1994.
Si soggiunge, sentito il Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione, che, in data 30 dicembre 2003, è stato sottoscritto l'Accordo di programma quadro «Tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche» che prevede 299 interventi per un valore finanziario di 928,994 milioni di euro tra il ministero dei trasporti, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ed il ministero delle politiche agricole e forestali.
L'accordo di programma quadro costituisce lo strumento attuativo dell'intesa istituzionale di programma, finalizzato all'accrescimento della governance degli investimenti pubblici, nonché al rafforzamento della cooperazione tra Stato e Regioni, fermo restando che la responsabilità nell'attuazione degli interventi del programma è dei soggetti attuatori e che l'intero processo è coordinato dal responsabile dell'Accordo di programma quadro.
Tra le fonti di finanziamento del citato accordo ci sono le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) per un importo complessivo di 411 milioni di euro, pari a circa il 19 per cento del totale delle risorse FAS assegnate dal 1999 al 2004 alla Regione Campania.
L'Accordo prevede le seguenti tipologie di intervento:
interventi urgenti per la tutela dei corpi idrici, superficiali e sotterranei, individuati nei programmi di risanamento ambientale disposti dai Commissari delegati per l'emergenza;
interventi urgenti per la tutela dei corpi idrici, superficiali e sotterranei, inclusi nei programmi stralcio e individuati dalla regione;
interventi urgenti per la tutela dei corpi idrici, superficiali e sotterranei, nelle isole minori della Regione;
interventi coerenti con la pianificazione d'ambito ed inclusi nella programmazione della misura 1.2 del POR (Programma Operativo Regionale) Campania;
altre tipologie di intervento, tra le quali quelle relative al completamento del P.O.R.I. (Programma Operativo Risorse Idriche).
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.
come si evince da un comunicato Ansa, del 19 aprile 2005, in occasione del campionato di calcio 2003-2004, i controlli incrociati sangue-urine si sono rivelati inutili nel 30 per cento dei casi, poiché i campioni non sono stati refrigerati e di conseguenza la rilevazione dell'Epo è risultata non dimostrabile;
se la provetta rimane conservata ad una temperatura ambiente oltre le 12 ore, le possibilità di trovare l'eritropoietina decadono significativamente;
solitamente le provette arrivano nei laboratori dell'Acqua Acetosa (Torino) troppo tardi;
questo tipo di accertamenti rientra nell'indagine epidemiologica sulle malattie che hanno colpito, spesso con esiti mortali, gli ex giocatori -:
come si pensi di intervenire onde evitare che altre provette vengano consegnate quando ormai è troppo tardi per poter effettuare i controlli necessari sulle stesse.
(4-13845)
In merito, la Procura ha trasmesso al ministero della salute alcune osservazioni tecnico-scientifiche sulle modalità di conservazione e di trasporto dei materiali biologici, svolte da un consulente tecnico nell'ambito degli accertamenti effettuati dall' autorità giudiziaria.
Con decreto ministeriale del 19 aprile 2005 è stata istituita una commissione di indagine per le valutazioni di quanto trasmesso; la commissione, i cui lavori dovrebbero terminare entro 30 giorni dalla data d'insediamento, si è riunita nei primi giorni di maggio. È stata rilevata la necessità di acquisire informazioni dalla Federazione medico sportiva italiana, dal responsabile del laboratorio antidoping CONI dell'Acquacetosa di Roma e dalla Federazione italiana giuoco calcio.
La documentazione è attualmente alle valutazioni della Commissione.
Relativamente all'affermazione che questo tipo di accertamento rientri nell'indagine epidemiologica sulle malattie che hanno colpito, spesso con esiti mortali, ex calciatori, si precisa che il controllo sulla eventuale presenza di eritropoietina rientra fra i controlli previsti per le sostanze, il cui impiego è considerato doping, ai sensi dell'articolo 2 della legge 14 dicembre 2000, n. 376, in materia di tutela sanitaria delle attività sportive e lotta contro il doping. In particolare, l'Epo è stata ricompresa nella classe «Ormoni e sostanze collegate».
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
come si evince da un comunicato Ansa del 20 aprile 2005, su indicazione dell'Assoconsum, a seguito dell'influenza aviaria, in Italia si stanno intensificando i controlli per evitare che la malattia dei polli divenga un grave rischio per l'uomo;
a seguito degli esami effettuati dall'Istituto zooprofilattico delle Venezie è stato riscontrato che si tratta di un virus a bassa patogenicità, diverso da quello che si sta diffondendo in Asia, ad alta patogenicità;
il Ministero della salute, assieme all'Istituto superiore di sanità ed all'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e con le Asl competenti del territorio, ha attivato un sistema di sorveglianza virologica e sierologia, in grado di poter tenere sotto controllo il personale che sta a contatto con il materiale infetto;
sembrerebbe che il virus sia stato introdotto in Lombardia attraverso uccelli selvatici -:
se la contaminazione abbia interessato anche altre regioni, ed eventualmente, quali siano;
per quale motivo non si sia disposto che le misure adottate, fino ad ora solo in determinate regioni, siano estese anche
(4-13968)
Nel periodo 1999-2000, in Italia si è diffusa una delle più gravi epidemie influenzali, per estensione e costi, manifestatasi in Europa (110 milioni di euro di danni diretti), generata dalla circolazione, per circa un anno, di un virus a bassa patogenicità, successivamente mutatosi in alta patogenicità.
L'epidemia a bassa patogenicità, attualmente in corso, ha colpito esclusivamente la Regione Lombardia, ed in particolare, alcuni comuni della provincia di Brescia, dove sono stati accertati la maggior parte dei focolai, un comune della provincia di Mantova, nonché della provincia di Cremona, dove sono stati riscontrati solamente casi sporadici.
Per contenere la diffusione del virus influenzale i Servizi veterinari regionali hanno adottato provvedimenti igienico-sanitari urgenti, con il ricorso all'abbattimento dell'intero effettivo delle aziende infette nonché a idonee misure restrittive di polizia sanitaria.
Inoltre, è tutt'ora in corso la seconda fase di monitoraggio finalizzata al controllo degli allevamenti presenti nelle zone limitrofe ai focolai; finora tutti i controlli hanno dato esito negativo.
In accordo con le indicazioni comunitarie, il controllo degli allevamenti avicoli sul territorio nazionale si basa su un sistema di sorveglianza attiva, che consente un'individuazione precoce della circolazione di virus a bassa patogenicità nelle popolazioni di volatili domestici e selvatici, mediante un piano di monitoraggio, approvato dalla Commissione europea con decisione 2004/630/CE.
Ai sensi della direttiva 92/40/CEE non è previsto l'obbligo di notifica del ceppo a bassa patogenicità dell'influenza aviaria né l'attuazione di particolari misure sanitarie e restrittive; tali restrizioni sono obbligatorie solo in presenza di epidemie a alta patogenicità.
Su richiesta della Commissione europea, tuttavia, il ministero della salute fornisce un aggiornamento puntuale sulla situazione epidemiologica nazionale, in merito alla circolazione del virus influenzale a bassa patogenicità.
Recentemente è stata sottoposta al vaglio della Commissione europea la proposta di modifica della direttiva 92/40/CEE, che prevede l'obbligatorietà della notifica nonché dell'implementazione di misure sanitarie anche in presenza di ceppi a bassa virulenza.
Ad integrazione delle misure sanitarie richiamate, inoltre, è stato predisposto nelle aree ad elevata densità avicola (Veneto e Lombardia) un programma di vaccinazione sul pollame, approvato dalla Commissione europea con decisione 2004/666/CE, dimostratosi uno strumento efficace, in caso di epidemia, per limitare la diffusione del virus.
Si ricorda che nel corso del 2002, in assenza di vaccinazione, nella stessa zona della Lombardia interessata dell'attuale epidemia, si è verificata un'introduzione di un differente ceppo virale che ha dato origine a 388 focolai.
Le strategie di intervento intraprese fino ad oggi sono frutto di un'attenta analisi del rischio che ha tenuto in considerazione differenti fattori epidemiologici.
In primo luogo la popolazione avicola sul territorio nazionale non è uniformemente distribuita, in quanto l'80 per cento della zootecnia avicola intensiva si concentra soprattutto nelle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, dove prevale la produzione del tacchino da carne, specie particolarmente sensibile all'infezione virale.
Tale territorio, inoltre, è interessato da importanti flussi migratori, in particolare di anatidi che rappresentano un reservoir naturale tanto che il monitoraggio virologico
Le misure di intervento, pertanto, sono state differenziate, per meglio fronteggiare le diverse esigenze di controllo territoriale, che hanno reso necessario un rafforzamento delle stesse nelle zone maggiormente a rischio.
Il ministero della salute ritiene che il sistema nazionale di controllo nei confronti dell'influenza aviaria rappresenti un efficace strumento di profilassi contro la diffusione del virus, consentendo di mantenere un livello elevato di vigilanza sanitaria sul patrimonio avicolo nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
il consorzio di tutela della mozzarella campana DOP ha denunciato una violazione delle norme di rintracciabilità, in vigore da gennaio 2005, per la mozzarella di bufala;
si denunzia una vendita del suddetto prodotto «sfuso» e con ripieno di olive in alcuni supermercati facenti parte della grande distribuzione come Auchan, Coop, Carrefour, Ipercoop, Conad, Iperion, Leclerc, eccetera;
tale prodotto induce in errore il consumatore che lo confonde con la mozzarella di bufala campana in quanto è denominato mozzarella di bufala alle olive -:
quali iniziative intenda adottare il ministro interrogato per evitare queste frodi.
(4-14076)
Inoltre, la circolare n. 168 del 10 novembre 2003, relativa all'etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari, al punto N stabilisce che al venditore al dettaglio, salvo in caso di vendita diretta nel caseificio, non è concesso di vendere allo stato sfuso o previo ulteriore preconfezionamento ai fini della vendita immediata, ricorrendo ad artifizi, quale l'aggiunta di un po' d'olio d'oliva e/o qualche oliva.
È ben nota e tradizionale l'aggiunta di ingredienti non lattieri ai formaggi, come spezie, erbe, noci, olive e simili, ma tale aggiunta non è tale da modificare la natura merceologica del formaggio fresco a pasta filata.
Affinché un formaggio possa essere venduto non preconfezionato lo stesso deve essere ingrediente di una preparazione gastronomica, al di fuori del campo di applicazione dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 109 del 1992.
Quindi, è necessario che il formaggio sia lavorato in maniera sostanziale ed il prodotto finito sia posto in vendita con una diversa specifica denominazione di vendita, che deve essere utilizzata anche dal dettagliante.
Nel caso specifico, per la mozzarella di bufala campana DOP è obbligatorio il preconfezionamento, in quanto il prodotto non può essere venduto sfuso privo dell'obbligatoria confezione al di fuori del caseificio di produzione.
Premesso ciò, quanto ai fatti rappresentati nell'atto di sindacato ispettivo, si evidenzia che gli stessi sono all'attenzione dell'Ispettorato centrale repressione frodi, direttamente interessato dal consorzio per la tutela del formaggio mozzarella di bufala campana per un caso specifico relativo alla vendita di mozzarella di bufala con aggiunta di olive ed altri ingredienti.
Il fenomeno è stato recentemente oggetto di denuncia al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Forlì da parte del consorzio per la tutela del formaggio mozzarella di bufala campana.
Allo stato, si è in attesa delle decisioni che saranno adottate in merito.
L'amministrazione, comunque, consapevole che la vicenda potrebbe tradursi in un fenomeno di concorrenza sleale nei confronti sia dei produttori di generica mozzarella di latte bufalino che dei produttori aderenti al sistema di certificazione della DOP mozzarella di bufala campana, attraverso l'azione di controllo dell'Ispettorato centrale repressione frodi, ha disposto che nel corso dell'attività di controllo presso gli esercizi di vendita dei prodotti agroalimentari venga posta particolare attenzione alle modalità con le quali tali prodotti vengono effettivamente ceduti al consumatore finale.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
in data 6 novembre 2002 il Consorzio ENCO P.A. con sede in Avola (Siracusa) ha presentato richiesta di riconoscimento dell'I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta) del limone siracusano;
analoga domanda veniva presentata in data successiva dal «Consorzio del limone di Siracusa»;
il consorzio ENCO è costituito da coltivatori diretti e da medi produttori di limoni;
il Consorzio del Limone di Siracusa è invece costituito da grandi produttori che sono anche per la gran parte commercianti sia di limoni da loro prodotti sia di agrumi in genere e altri prodotti ortofrutticoli;
in data 16 novembre 2002 il ministero delle politiche agricole e forestali ha concesso al Consorzio ENCO la legittimazione alla prosecuzione del procedimento ex lettera D circolare ministero politiche agricole e forestali del 28 giugno 2000 n. 4;
nonostante la concessione della detta legittimazione, successivamente e senza motivazione alcuna, il ministero delle politiche agricole e forestali dichiarava irricevibile la richiesta del consorzio ENCO ed allo stesso modo quella del Consorzio del Limone di Siracusa;
subito dopo la dichiarazione di irricevibilità, il ministero, sulla base di criteri secondo l'interrogante, poco comprensibili, legittimava il Consorzio del Limone di Siracusa;
il consorzio ENCO organizzava per il 26 Febbraio 2005 un pubblico comizio in Avola, per protestare contro la discriminazione subita;
alla fine del suddetto comizio il comiziante veniva avvicinato da agenti di polizia che richiedevano la «autorizzazione di polizia» (documento della cui esistenza e necessità l'interrogante non è a conoscenza) e che successivamente lo stesso veniva identificato e intimato a recarsi in caserma di fronte alla platea di coloro che avevano assistito al comizio ai quali veniva trasmessa l'evidente sensazione che vi era stato un qualche comportamento illegittimo del comiziante;
due giorni dopo altri agenti si recavano nella abitazione della persona che aveva annunciato, tramite macchina con altoparlanti, lo svolgimento del comizio e gli sequestravano copia del testo bandizzato e gli elevavano contravvenzione ai sensi del codice stradale;
il suddetto bandizzatore da oltre 25 anni svolge questa attività nella città di Avola, anche al servizio della stessa amministrazione comunale e mai gli era stata elevata alcuna contravvenzione;
la contravvenzione, contestuale al sequestro del testo bandizzato, appare quindi incomprensibile;
a seguito della legittimazione al Consorzio del Limone di Siracusa, per la quale pende contenzioso avanti al competente TAR, il ministero delle politiche agricole e forestali aveva ad indire per il giorno 1
alla pubblica udienza di accertamento venivano invitati a partecipare, tramite l'affissione di manifesti nel territorio della provincia, tutti i cittadini portatori di interessi sulla materia;
i dirigenti del Consorzio ENCO e numerosi coltivatori diretti e medi agricoltori della provincia di Siracusa partecipavano alla detta riunione per esprimere le loro valutazioni e comunque per controllarne il regolare svolgimento secondo legge;
prima dell'inizio della pubblica udienza due dirigenti del Consorzio ENCO (la stessa persona che nei giorni precedenti aveva tenuto il comizio ad Avola ed era stato identificato e suo fratello) venivano invitati da esponenti delle forze dell'ordine a consegnare i loro documenti per procedere all'identificazione;
il fatto avveniva avanti ad un folto numero di persone che si recavano alla riunione;
iniziata la riunione, dopo il saluto del rappresentante del Governo e subito dopo la relazione svolta dal rappresentante del ministero delle politiche agricole e forestali, i dirigenti del Consorzio ENCO sollevavano una serie di eccezioni procedurali ed evidenziavano, come era loro diritto, alcune irregolarità nelle procedure;
successivamente i due dirigenti del Consorzio ENCO già dapprima identificati venivano accompagnati dalle forze dell'ordine fuori dalla sala;
la scelta del Consorzio del Limone di Siracusa con le suddette procedure poco comprensibili rischia di apparire discriminante nei confronti dei coltivatori diretti e dei medi produttori di limoni del siracusano favorendo soltanto grandi produttori che per la gran parte sono anche commercianti;
pare che nella vicina Tunisia un gran numero di ettari di terreno sono stati acquistati da grandi produttori italiani e vi vengono coltivati agrumi tra i quali anche il limone «femminello di Siracusa»;
in un articolo su un quotidiano locale, un grande produttore di limoni siracusano e noto commerciante di agrumi ha candidamente ammesso l'immissione sul mercato nazionale di limoni importati dall'Argentina e venduti come limoni di Siracusa -:
i motivi per i quali sia stata revocata senza alcuna motivazione la legittimazione al consorzio ENCO, nonché i motivi per i quali è stato successivamente legittimato il Consorzio del Limone di Siracusa che aveva presentato domanda in epoca successiva, escludendo così di fatto gran parte dei produttori del limone siracusano, coltivatori diretti e medi produttori;
quali siano le motivazioni per le quali i dirigenti del Consorzio ENCO sono stati a più riprese identificati, ostacolando di fatto l'espressione democratica del loro pensiero e del loro dissenso sull'operato del ministero delle politiche agricole e forestali.
(4-14162)
Nel caso specifico, contrasti tra i due consorzi richiedenti non hanno reso possibile la predisposizione della domanda di un unico disciplinare in grado di tutelare le esigenze di entrambi proponenti.
Pertanto, il MiPAF, al fine di individuare il soggetto maggiormente rappresentativo legittimato a proseguire l'iter istruttorio ed a seguito della ricezione della documentazione atta a valutare la rappresentatività dei due soggetti, ha tenuto nel mese di maggio del 2003 una conferenza di servizi tra
Il consorzio del limone di Siracusa, quindi, è stato individuato come soggetto legittimato a presentare la domanda di riconoscimento della IGP «Limone di Siracusa».
Al riguardo, nel ricordare che la valorizzazione della IGP «Limone di Siracusa» rappresenta un beneficio per tutti i produttori interessati dalla stessa, indipendentemente dall'appartenenza ad un consorzio richiedente o ad un altro, preme evidenziare che la formalizzazione di un organismo di riferimento assume valenza unicamente ai fini dell'iter di registrazione, non interferendo con le norme emanate dalle istituzioni europee e dal MiPAF in merito al riconoscimento degli organismi di tutela che, una volta ottenuta la registrazione in sede comunitaria, rappresentano i veri e propri organismi di valorizzazione della IGP «Limone di Siracusa».
In merito, occorre, altresì, ricordare che in una richiesta di una IGP ci troviamo di fronte alla necessità di un contrassegno identificativo, di un segno di origine, di natura e qualità del prodotto non destinato a collegare in via permanente ad una determinata impresa tale riconoscimento, in quanto lo stesso rimane vincolato esclusivamente a determinati requisiti, indipendentemente dai soggetti promotori.
L'amministrazione, infatti, in sede di accettazione delle domande di DOP o IGP, non tiene presente tanto le qualità dei soggetti, di cui si richiede il solo requisito dell'essere produttori, quanto piuttosto l'oggetto per il quale si richiede il procedimento di protezione.
Lo stesso Tribunale Amministrativo della Sicilia, del resto, ha avvallato la posizione espressa dal MiPAF argomentando che «la scelta in base al criterio della maggiore rappresentatività appare coerente con la ratio del regolamento (CEE) n. 2081/92 e con il tenore letterale della circolare n. 4/2000, secondo il quale l'Associazione deve essere "espressione dei produttori e/o trasformatori ricadenti nel territorio delimitato dal disciplinare di produzione"».
Infine, nel ricordare che, mancando totalmente interessi privatistici in una domanda di riconoscimento di una IGP, non può ravvisarsi alcun danno potenziale per eventuali esclusioni, si fa presente che le motivazioni di carattere cronologico, secondo le quali l'Amministrazione dovrebbe privilegiare il primo presentatore di una domanda di IGP, oltre a non trovare riscontro in alcuna norma, non rispondono alle esigenze oggettive poste alla base del criterio fondante l'IGP.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
secondo quanto riferisce l'agenzia giornalistica ASCA la spesa complessiva a carico del pubblico erario per i due anni di attività delle truppe italiane impegnate in Medio Oriente con la missione «Antica Babilonia», ammonta a più di un miliardo di euro, per la precisione 1.087.544.718 euro;
secondo i dati, rilevabili, peraltro dai quattro decreti sottoposti a ratifica del Parlamento nel corso del tempo, una parte cospicua è destinata all'attività di informazione e sicurezza della Presidenza del Consiglio: si tratta di 14 milioni di euro a partire dal secondo decreto;
di recente, il Governo italiano si è attivamente impegnato per la liberazione di numerosi cittadini fatti oggetto di sequestro e tenuti in ostaggio in Iraq;
al riguardo, è di frequente sorto il sospetto, nella pubblica opinione, che siano stati pagati consistenti riscatti per la liberazione degli italiani catturati in Iraq e
quale sia stata la destinazione dei 14 milioni di euro stanziati dai sopra richiamati decreti per l'attività di informazione e sicurezza della Presidenza del Consiglio.
(4-13457)
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, modificato dalla legge 30 luglio 2002, in materia di immigrazione, stabilisce al comma 2 che il cittadino extracomunitario ha l'obbligo di richiedere il permesso di soggiorno al questore della provincia in cui si trova entro otto giorni lavorativi dall'entrata nel territorio italiano;
all'articolo 13, lo stesso decreto prevede l'espulsione dello straniero trattenutosi nel territorio italiano senza aver chiesto il permesso di soggiorno nel termine prescritto, salvo che il ritardo sia dipeso da cause di forza maggiore, e il divieto di rientrare nel territorio senza una speciale autorizzazione del Ministero dell'Interno per un periodo di 10 anni;
«Il Piccolo» del 29 ottobre riporta la notizia di un cittadino giapponese giunto in Italia il 3 settembre per raggiungere la fidanzata a Milano e partecipare ad un matrimonio a Gorizia, un designer giapponese che in passato aveva frequentato un master post laurea in Italia, con cui ha mantenuto dei rapporti di collaborazione, contro il quale è scattato il provvedimento di espulsione;
il cittadino giapponese, infatti, aveva omesso per trascuratezza o per errata conoscenza della normativa di fare la richiesta del permesso di soggiorno per turismo, ed è stato quindi espulso dallo Stato, con il divieto di non potervi più fare ritorno per i prossimi dieci anni;
l'avvocato da cui è assistito ha presentato ricorso dapprima al Giudice di Pace, avvalendosi del fatto che dall'8 all'11 settembre il giapponese era stato in Germania per alcuni colloqui di lavoro, ma il ricorso è stato respinto sulla base dell'interpretazione della legge per cui il soggiorno all'estero sospende ma non interrompe i termini massimi previsti, pertanto la decisione spetta ora alla Cassazione -:
se il Governo ritenga che un simile caso originatosi da un errore sia classificabile come esempio di reato di clandestinità e debba pertanto essere punito con il divieto di rientrare in Italia per 10 anni;
se non ritenga che l'attuale legge in materia di immigrazione sia esageratamente restrittiva, prevedendo in capo a chi commette un semplice errore simili conseguenze estremamente limitative della libertà della persona e, in caso affermativo, se non intenda adottare iniziative normative volte a modificare l'attuale disciplina, in modo da evitare il verificarsi di casi del tipo di quello sopra descritto.
(4-11564)
L'articolo 10 di tale provvedimento prevede, infatti, che, in caso di soggiorno per turismo non superiore a trenta giorni, gli stranieri appartenenti a Paesi in regime di esenzione di visto turistico possono richiedere il permesso di soggiorno al momento dell'ingresso nel territorio nazionale alla frontiera, attraverso la compilazione e sottoscrizione di un apposito modulo.
Là ricevuta rilasciata dall'ufficio di polizia equivale a permesso di soggiorno della durata di 30 giorni, che decorrono dalla data di ingresso nel territorio nazionale.
Le modalità e le procedure di attuazione di tale disposizione saranno stabilite con apposito decreto del Ministro dell'interno.
Con specifico riferimento alla vicenda richiamata dall'interrogante, si precisa che la fattispecie in questione è individuabile come permanenza illegale per omessa richiesta del permesso di soggiorno, cui consegue, secondo la normativa vigente, la espulsione amministrativa ed il divieto di reingresso per dieci anni.
Si fa presente altresì che, anche a seguito delle modifiche correttive intervenute con il decreto-legge 14 settembre 2004, n. 241, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, convertito, con modifiche nella legge 12 novembre 2004, n. 271, la procedura prevista dall'articolo 13 del decreto legislativo n. 286 del 1998, il Testo Unico in materia di immigrazione, appronta una specifica garanzia giurisdizionale a favore del soggetto destinatario dell'ordine di espulsione prevedendo, al comma 5-bis, la convalida da parte del giudice di pace del provvedimento del questore di allontanamento dal territorio nazionale e stabilendo, altresì, che avverso il predetto decreto di convalida è ammesso ricorso in Cassazione.
Nella circostanza, tale procedura di garanzia è stata puntualmente azionata, dal momento che il signor Goto Fumiaki, dopo aver presentato ricorso per opposizione al decreto di espulsione, che è stato rigettato, ha altresì presentato ricorso alla Corte di cassazione avverso l'ordinanza, emessa dal giudice di pace di Gorizia, e datata 14 ottobre 2004, di rigetto dell'opposizione medesima.
Alla data odierna si attende ancora il pronunciamento della Suprema Corte.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Giampiero D'Alia.
Amnesty International ha recentemente inviato a tutte le forze sociali una pubblicazione che illustra la diffusione del commercio di armi e le gravi violazioni dei diritti umani che ne conseguono;
insieme a Oxfam e all'International Action Netwok on Smail Arms (Iansa) Amnesty ha così varato, nell'ottobre del 2003, «Control Arms», una campagna mondiale che si prefigge di regolamentare la produzione, l'esportazione e le transazioni di armamenti per garantire il rispetto dei diritti umani;
con tale campagna Amnesty propone al Governo italiano un impegno per la sottoscrizione di un trattato internazionale - a cui si sono già resi disponibili Paesi come l'Inghilterra, l'Islanda, la Nuova Zelanda, la Finlandia, il Kenia, il Mali, la Cambogia e il Costa Rica - affinché attui una politica controllata mantenendo un costante livello di monitoraggio e di analisi dei dati sui trasferimenti europei di armi e denunciandone le violazioni;
secondo i dati di Amnesty infatti, ogni anno muoiono, a causa della proliferazione incontrollata delle armi, mezzo milione di persone, 1.300 al giorno, una al minuto, e la diffusione indiscriminata di esse porta conseguenze nefaste come la triste realtà dei bambini-soldato arruolati nei conflitti o gli stupri e le aberranti violenze ai danni delle donne;
punti irrinunciabili del trattato sono, innanzitutto, che tutti i trasferimenti internazionali di armi dovranno essere autorizzati dall'autorità statale competente;
in secondo luogo, i governi dovranno garantire che i trasferimenti non violeranno gli obblighi assunti a livello internazionale, evitando trasferimenti di particolari tipi di armi, nel caso siano indiscriminate o abbiano caratteristiche tali da causare ferite superflue o sofferenze non necessarie, come pure saranno da evitare trasferimenti verso particolari paesi, se vietati da embarghi;
inoltre, i governi dovranno garantire che le armi che essi trasferiscono non verranno usate illegalmente, e il trasferimento non dovrà aver luogo se si è a conoscenza che le armi serviranno per violare la Carta delle Nazioni Unite, in particolare per impiegare la forza nelle relazioni internazionali, o commettere gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario come il genocidio e i crimini contro l'umanità, o ancora essere ulteriormente trasferite e usate per commettere quanto sopra;
infine, i governi non dovranno trasferire armi quando vi è la probabilità che queste verranno usate per compiere reati violenti o per facilitarne la commissione, o avranno un effetto negativo sulla stabilità politica o sulla sicurezza regionale, o ostacoleranno lo sviluppo sostenibile, o ancora saranno ulteriormente trasferite e usate per commettere quanto sopra;
Amnesty, Oxfam e Iansa si prefiggono l'adozione di tale trattato entro il 2006, anno in cui si svolgerà la conferenza delle Nazioni Unite sul «Programma d'azione ONU per prevenire, combattere e sradicare il traffico illecito delle piccole armi e delle armi leggere in tutti i suoi aspetti» e per questo motivo insistono in particolar modo sul coinvolgimento dell'Italia;
il nostro paese figura infatti tra i maggiori produttori di armamenti e si colloca, nel rapporto di Amnesty, al 7 posto a livello internazionale per il valore delle armi esportate tra il 1998 e il 2002 e, quanto alle esportazioni di armi leggere e di piccolo calibro, è preceduta, nella classifica mondiale, solo dagli Stati Uniti -:
quale sia la posizione del Governo in merito a questo appello sul quale ampia è la disponibilità dell'opinione pubblica italiana.
(4-13841)
L'iniziativa britannica - che propone di negoziare un trattato («Arms Trade Treaty») in materia - mira anch'essa a regolare i flussi internazionali delle armi in esame, vincolandoli al rispetto di criteri predeterminati, tra cui la tutela dei diritti umani, la conformità al vigente diritto internazionale (incluso il rispetto degli embarghi decretati dalle Nazioni Unite), l'esigenza di prevenire conflitti interni o regionali, la lotta ai canali di traffico illecito di cui beneficiano organizzazioni criminali e terroristiche.
L'argomento sarà all'ordine del giorno della riunione dei Ministri degli esteri del G8, il 23 giugno prossimo.
L'Italia ha già espresso il suo sostegno all'iniziativa britannica, le cui finalità sono pienamente coerenti con la politica di controllo alle esportazioni di armi - caratterizzata da un approccio particolarmente restrittivo - che il nostro Paese, e i partners comunitari attuano nel quadro del codice di condotta dell'Unione europea.
I principi-cardine dell'ipotizzato «Arms Trade Treaty» sono infatti da tempo riflessi nel citato codice di condotta, al cui processo di ulteriore rafforzamento l'Italia sta attivamente contribuendo.
Il 26 maggio 2005 l'Italia ha partecipato ad una riunione, svoltasi a Londra, dedicata ad un esame preliminare dell'iniziativa, cui sono intervenuti oltre 20 Paesi unitamente a rappresentanti di ONG e dell'industria della difesa.
In prospettiva futura, è chiaro che il successo dell'«Arms Trade Treaty» dipenderà dalla capacità di consolidare un consenso generale sull'esigenza di avviarne il negoziato.
Come da ultimo dimostrato nella citata riunione di Londra, si tratta di un punto cruciale, viste le diffuse riserve che numerosi paesi tuttora nutrono verso esercizi suscettibili di limitare il diritto a dotarsi di armi convenzionali per garantire la propria sicurezza nazionale.
In particolare, anche paesi in via di sviluppo tradizionalmente favorevoli a contrastare i traffici illeciti di armi, soprattutto in America Latina e in Asia, appaiono per contro restii ad accettare restrizioni del commercio legale delle armi stesse - peraltro ritenute essenziali per contrastare fenomeni di criminalità organizzata diffusi sui rispettivi territori - basate sull'applicazione di criteri (ad esempio il rispetto dei diritti umani) che essi sovente giudicano soggettivi ed arbitrari.
Al riguardo, è fin troppo evidente che uno strumento multilaterale sul commercio di armi adottato da un numero ristretto di paesi - molti dei quali, Italia inclusa, già ora attuano un severo ed efficace controllo sulle esportazioni di materiali di armamento - risulterebbe drammaticamente inefficace rispetto al grave problema rappresentato dalla diffusione destabilizzante di armi in numerose regioni del mondo, favorita da solide reti internazionali di traffico illecito.
Sul piano procedurale e sulla base delle considerazioni precedentemente esposte, l'Italia - in linea con la maggioranza delle delegazioni espressesi sull'argomento - ritiene che le Nazioni unite debbano costituire il foro multilaterale in cui dovrebbe svolgersi l'auspicato negoziato dell'«Arms Trade Treaty», al fine di garantire la più ampia partecipazione all'esercizio.
Un'apposita risoluzione da approvarsi in seno all'Assemblea generale dovrebbe fissare con chiarezza il mandato ed il calendario dei futuri negoziati.
Andranno inoltre valutate eventuali sinergie con il «Programma di Azione delle Nazioni unite sul traffico illecito di armi piccole e leggere» - nonostante quest'ultimo abbia un ambito di applicazione assai più limitato - la cui conferenza del 2006 potrebbe offrire l'occasione per verificare se vi è un accordo globale sui principi in materia di trasferimento di armi da recepire nell'«Arms Trade Treaty».
Infine, è importante sottolineare che l'Italia è già ora attivamente impegnata in altri fori internazionali a sostenere la lotta al traffico illecito di armi. Si è infatti recentemente svolta a New York (6-17 giugno) la sessione conclusiva del negoziato di uno strumento multilaterale - che l'Italia e l'Unione Europea hanno promosso con convinzione, auspicando possa essere adottato con carattere giuridicamente vincolante - volto a consentire alla comunità internazionale di individuare tempestivamente ed agire con efficacia contro i canali di commercio illegale di armi piccole e leggere.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
l'amministrazione comunale di Castelfranco Veneto (Treviso), da qualche tempo, è costretta a far fronte a richieste di iscrizione anagrafica da parte di nomadi, girovaghi o giostrai che, dopo aver acquistato un terreno ad uso agricolo sito nel territorio comunale, vi posizionano le loro roulottes;
la legislazione anagrafica impone all'ufficio d'anagrafe soltanto la verifica della sussistenza dei requisiti che danno diritto all'iscrizione e quindi dell'effettiva dimora abituale delle persone, escludendo qualsiasi intervento in relazione al luogo scelto;
l'amministrazione comunale, dal punto di vista anagrafico, deve quindi riconoscere una sorta di «diritto» alla residenza mentre deve registrare, in previsione o in contemporanea, situazioni anomale di natura urbanistica e igienico-sanitaria che di fatto vengono a crearsi con l'insediamento delle persone e che in prospettiva imporranno al sindaco l'adozione
dal momento che un qualsiasi cittadino che voglia installare a Castelfranco Veneto qualsivoglia edificio su di un terreno, deve fornire documentazione sulla corretta destinazione urbanistica dell'area, adeguati progetti, richiesta di precisa concessione edilizia, risulta difficile spiegare a questo cittadino la concessione della residenza ai nomadi su un terreno agricolo -:
se intenda adottare iniziative normative volte a modificare la legislazione anagrafica attualmente vigente, in modo da superare i problemi esposti in premessa che fanno carico su molti enti locali del territorio nazionale.
(4-09016)
L'attività di iscrizione da parte del comune, come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 223/98, è infatti conseguente al positivo riscontro, da parte delle autorità competenti, della sussistenza dei requisiti previsti dalla normativa vigente e, quindi, dell'effettiva dimora dei soggetti richiedenti, a prescindere dalla natura dell'alloggio.
In base alla predetta normativa il comune deve riconoscere ai richiedenti - laddove sussistono i presupposti di legge - il diritto alla residenza, cui si ricollegano tutte le posizioni giuridiche ad esso connesse, indipendentemente dalla tipologia dell'abitazione o dalla diversa destinazione urbanistica del terreno sul quale essa è ubicata.
Il sindaco potrà, comunque, effettuare - in presenza di situazioni che potrebbero determinare disagi di natura igienico-sanitaria e di ordine pubblico - una serie di accertamenti che non incidono direttamente sulla residenza ma sono pienamente legittimi per verificare la permanenza dei requisiti cui è subordinata l'abitabilità.
In ogni caso si condivide l'esigenza manifestata dall'interrogante di adeguare la vigente legislazione anagrafica ai mutamenti intervenuti nella composizione della popolazione esposta molto più che in passato a fenomeni migratori.
Si muove anche in tale prospettiva l'attività di un apposito gruppo di lavoro costituito alla fine dello scorso anno presso questo Ministero per predisporre, in adempimento a quanto contenuto nella direttiva per l'attività amministrativa relativa all'anno 2004, una proposta di revisione della disciplina anagrafica.
L'esigenza, cui è ispirata l'attività del gruppo di lavoro, è duplice, dovendosi da un lato considerare situazioni concrete non contemplate dal vigente regolamento anagrafico e dall'altro modificare previsioni legislative non più conformi alla dinamica del tessuto sociale.
In tale ambito potranno trovare, quindi, risposta anche gli interrogativi posti dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
un articolo pubblicato sul quotidiano Il Mattino di martedì 1 febbraio 2005, ha riportato, in maniera specifica, alcuni dati emersi dal censimento sulla popolazione italiana, fornito dall'Istat, con particolare riferimento al rapporto tra infanzia, adolescenza e corsi di studio;
tra i dati maggiormente significativi, emersi nell'ambito della ricerca, si registra quello relativo al rapporto statistico, calcolato per aree geografiche regionali, tra il bambino ed il corso di studi;
nell'ambito di tale rapporto è emerso che cinque ragazzi campani su cento, di età compresa tra i sedici ed i quattordici
dal complesso dei dati e dalle comparazioni delle risultanze percentuali e statistiche, rilevate su base territoriale, sembrerebbe particolarmente significativa «l'evasione» scolastica all'interno della regione Campania;
tra i dati riportati, tutt'altro che confortante, si rileva quello afferente l'istruzione dei quattordicenni, risultando solo il 93 per cento degli stessi iscritti regolarmente a scuola;
in relazione alla frequenza di corsi di studio regolari, in età compresa tra i sei ed i quattordici armi, a fronte del dato medio nazionale che registra il 96,3 per cento, quello rilevato in Campania è fermo al 95,3 per cento;
il risultato, appare ancor più negativo alla luce della possibile «fuga» dall'istruzione obbligatoria orientata verso il lavoro minorile;
sempre nel citato articolo, proprio con riferimento alla ricerca delle cause del fenomeno, si rappresentava il dato, che sarebbe stato fornito dall'Ispettorato del Lavoro per l'anno 2004, relativo alla presenza di ben trentuno minori in cantieri edili -:
se i Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze, siano in grado riferire quali iniziative sono state intraprese, ad oggi, per incoraggiare, anche nelle realtà territorialmente e socialmente più problematiche, il ricorso all'iter regolare di istruzione dalla infanzia all'obbligo formativo;
quali attività sono state intraprese dal competente Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nell'ambito dei suoi poteri di verifica e di controllo, allo scopo di monitorare e prevenire il fenomeno del lavoro minorile in Campania e nelle altre realtà territoriali.
(4-12692)
Merita di essere ricordata, in particolare, la circolare n. 61 del 18 dicembre 2002, con la quale il suddetto Dicastero ha invitato il proprio personale ispettivo ad operare in stretto raccordo operativo con le autorità scolastiche territorialmente competenti, al fine di acquisire tempestivamente i dati relativi all'evasione dell'obbligo scolastico, considerata la stretta connessione di quest'ultima con la prestazione irregolare di lavoro. A seguito della sopra citata circolare, questo Ministero, con nota n. 341 del 6 febbraio 2003, ha invitato i responsabili degli uffici centrali e periferici dell'amministrazione scolastica a collegarsi opportunamente con le direzioni regionali del lavoro allo scopo di consentire l'acquisizione dei dati richiesti, anche attraverso l'adozione delle modalità organizzative più idonee.
Per ciò che concerne, in particolare, l'occupazione minorile irregolare in Campania, la competente direzione regionale del lavoro - settore ispezioni del lavoro - in attuazione delle annuali direttive ministeriali relative agli interventi ispettivi, specificamente diretti a contrastare lo sfruttamento dei minori, nell'anno 2004, nell'ambito delle misure volte a favorire l'emersione del lavoro sommerso, ha assegnato alle direzioni provinciali del lavoro della regione l'incarico di eseguire ispezioni mirate a 1000 aziende.
L'azione di vigilanza, coordinata dalla stessa direzione regionale del lavoro ed eseguita dai servizi ispettivi delle direzioni provinciali del lavoro, è stata supportata, a livello provinciale, da una serie di iniziative e contatti con le altre istituzioni ed enti coinvolti, a vario titolo, in tale problematica sociale (questura, autorità scolastiche e servizio sociale dei comuni, INPS, INAIL, ecc.), in aderenza ai criteri ispiratori ed alle disposizioni operative impartite con la sopra citata circolare ministeriale n. 61 del
I risultati conseguiti possono così sintetizzarsi: sono state ispezionate, nella regione n. 1272 aziende ed è stata verificata la posizione di n. 823 minori trovati intenti al lavoro, di cui n. 6 extracomunitari. Le irregolarità hanno riguardato n. 772 minori; esse si sono riferite per n. 37 casi alla violazione dell'età minima di assunzione, mentre le restanti hanno riguardato la mancata sottoposizione alle visite mediche periodiche, l'inosservanza della normativa sugli orari di lavoro, dei riposi e delle ferie, la scorretta applicazione degli istituti contrattuali ed il mancato rispetto delle norme contributive.
Il settore produttivo su cui si sono concentrati gli interventi ispettivi sono stati quelli del commercio e pubblici esercizi, nonché le attività delle officine meccaniche, i lavaggi, le autocarrozzerie, i parrucchieri.
L'area geografica, in Campania, maggiormente interessata all'assunzione irregolare di minori è la provincia di Napoli, ove, di conseguenza, è stata più intensa l'attività ispettiva. Ed infatti, in tale provincia sono state accertate circa 400 posizioni irregolari di minori che in 31 casi hanno riguardato, come affermato nell'interrogazione, l'età minima di assunzione al lavoro, nei settori produttivi prima citati, diversi però dall'edilizia.
Per arginare il fenomeno dell'occupazione irregolare di minori, sostanzialmente contenuto nelle restanti province della Campania - secondo quanto riferito dagli uffici competenti per territorio - e più evidente in quella di Napoli, la locale direzione provinciale del lavoro sta proseguendo con impegno, anche nell'anno in corso, nell'azione di contrasto allo sfruttamento del lavoro minorile ed inoltre sta attuando, tra le altre misure, un raccordo operativo con le Autorità scolastiche, nella convinzione, ampiamente condivisa, che dispersione scolastica e sfruttamento del lavoro minorile siano strettamente collegati.
Quanto sopra per quel che investe la specifica competenza istituzionale del Ministero del lavoro.
Per quel che riguarda invece le specifiche attribuzioni di questo Ministero, va rilevato che l'amministrazione scolastica è da tempo impegnata, e continua ad impegnarsi, nella diffusione e consolidamento nell'ambito scolastico della cultura dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in ossequio ai principi fondamentali sanciti nella Costituzione italiana e nelle Carte internazionali.
Il fenomeno oggetto dell'interrogazione assume rilievo in ambito scolastico per la relazione esistente tra il lavoro minorile irregolare, la dispersione scolastica e l'abbandono precoce del sistema scolastico. Lo sfruttamento del lavoro minorile - che come è noto è dovuto a fattori esterni alla scuola di natura prevalentemente economico-sociale - si riflette infatti sull'andamento scolastico dei minori determinando, in particolare, discontinuità di frequenza e demotivazione allo studio; sono questi sintomi rivelatori del fenomeno che vengono colti dall'insegnante, figura professionale che più di altre è in grado di percepire e rilevare la presenza del fenomeno stesso.
In relazione a questo problema, la scuola attua in modo continuo e strutturale interventi preventivi del disagio. Attualmente, a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59 (definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione, a norma dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53), gli interventi della scuola si svolgono, in particolare, nell'ambito degli Obiettivi specifici di apprendimento per l'educazione alla convivenza civile (educazione alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all'affettività). A tal fine l'organizzazione scolastica individua specifiche professionalità interne, cui è affidato il compito di attivare tutte le necessarie sinergie a livello territoriale con i soggetti istituzionali e non che possono intervenire per la prevenzione di fenomeni di dispersione scolastica.
A questo proposito, già all'inizio di questa legislatura, il Governo, avendo rilevato la grave situazione di dispersione scolastica presente nel nostro paese, ha affrontato il problema, ponendolo al centro della propria
Sono state quindi progettate e messe in atto iniziative finalizzate al conseguimento dell'obiettivo fissato dal Consiglio europeo di Lisbona, per il quale entro il 2010 si dovrebbe pervenire ad una percentuale media non superiore al 10 per cento di abbandoni scolastici prematuri.
I risultati delle azioni già svolte nella presente legislatura per la diminuzione degli abbandoni precoci sono positivi. Infatti, dall'analisi della situazione dei giovani interessati al diritto-dovere all'istruzione e formazione (15-18 anni), emerge che la percentuale dei quindicenni-diciottenni scolarizzati è passata dal 78 per cento nell'anno scolastico 2000/2001, all'80 per cento nel 2001/2002 e all'82 per cento nel 2002/2003.
Questi risultati positivi possono essere ascritti all'impegno progettuale, organizzativo ed operativo del Ministero che, attraverso piani pluriennali, interventi mirati, iniziative che hanno consentito di potenziare e diversificare l'offerta formativa, ha messo in condizione consistenti aliquote di giovani di accedere a percorsi di studio più rispondenti alle diverse inclinazioni e aspettative.
In particolare, si è proceduto a: istituire i percorsi triennali di istruzione e formazione professionale previsti dall'Accordo quadro sottoscritto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e ricerca, Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dalle regioni il 19 giugno 2003 e disciplinati dalle intese sottoscritte da tutte le regioni e dagli uffici scolastici regionali. Tale accordo e le intese sono stati concepiti e definiti in un'ottica di anticipazione e sperimentazione di alcuni profili della legge n. 53 del 28 marzo 2003, recante delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale;
attivare numerosi progetti di cooperazione tra scuole e imprese per la realizzazione di modelli di integrazione tra formazione scolastica ed esperienze assistite in ambiti lavorativi; adottare, per le regioni del Sud, misure per la prevenzione e riduzione della dispersione scolastica, nell'ambito del Programma operativo nazionale «La scuola per lo sviluppo» 2000-2006; costituire un Osservatorio nazionale per l'orientamento per la definizione e la condivisione di linee di indirizzo e per la realizzazione di iniziative e di progetti pilota coerenti con i bisogni del territorio e rispondenti alle esigenze dei giovani.
Tra le iniziative assunte per contrastare il fenomeno oggetto dell'interrogazione, va anche ricordata l'intesa tra il Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca ed il Ministero dell'interno siglata in data 24 giugno 2003 nell'ambito della programmazione dei fondi strutturali 2000-2006.
Questa intesa ha come obiettivo il rafforzamento delle azioni svolte dal Ministero dell'interno e dal MIUR nell'ambito dei rispettivi Programmi operativi nazionali: sicurezza per lo sviluppo del mezzogiorno d'Italia e la scuola per lo sviluppo, al fine di ridurre i fenomeni di criminalità, di disagio e di emarginazione sociale nelle aree del Mezzogiorno.
L'intesa prevede: iniziative di prevenzione e recupero della dispersione scolastica finalizzate alla lotta contro l'esclusione sociale e il disagio giovanile, attraverso la realizzazione di interventi formativi per i giovani sia delle scuole primarie che secondarie con il coinvolgimento degli enti locali e dei genitori; percorsi formativi per i docenti nelle aree territoriali maggiormente a rischio di esclusione sociale; la creazione di strutture di accoglienza, orientamento e recupero dei giovani presso istituzioni scolastiche in aree a particolare rischio di dispersione scolastica, con il
Oltre ai risultati già ottenuti con le iniziative sopra illustrate, ulteriori esiti positivi potranno aversi con l'applicazione dei decreti legislativi attuativi della sopra citata legge n. 53 del 28 marzo 2003, di riforma del sistema scolastico e formativo.
In particolare, il decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 76, recante «Definizione delle norme generali sul diritto-dovere all'istruzione e alla formazione», disciplina il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione di ciascuna persona, a partire dal primo anno della scuola primaria, per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il 18o anno di età.
Questa norma prevede l'innalzamento graduale del suddetto obbligo scolastico e formativo che già dal prossimo anno scolastico 2005-2006 sale da nove a dieci anni. Per il raggiungimento di questo obiettivo sono investiti circa 16 milioni di euro l'anno, tratti dallo stanziamento della legge finanziaria 2004, per la consequenziale esenzione dalle tasse scolastiche e per il connesso incremento delle spese di funzionamento, nonché ulteriori risorse iscritte nella legge finanziaria 2005. Dal prossimo anno scolastico verranno quindi inseriti nel sistema scolastico e formativo altri 30.000 ragazzi l'anno, che si aggiungeranno ai 90.000 complessivi già reinseriti grazie all'innalzamento dell'obbligo scolastico di un anno già attuato e ai percorsi sperimentali di formazione professionale realizzati dalle regioni sulla base del suddetto accordo quadro del 19 giugno 2003.
Inoltre, per rimediare alla preesistente mancanza di strumenti di monitoraggio, in attuazione di quanto previsto dal citato decreto legislativo n. 76/2005, è stata messa punto la costituzione a livello nazionale di un'anagrafe unitaria degli abbandoni scolastici, che evidenzierà l'elenco nominativo degli eventuali abbandoni, scuola per scuola, in modo da assistere gli alunni e le famiglie affinché i ragazzi che hanno lasciato la scuola possano rientrare nel sistema e raggiungere il pieno successo formativo; è inoltre previsto il raccordo di detta anagrafe con le apposite anagrafi regionali, in modo da seguire tutti gli studenti, ivi compresi quelli che scelgono i percorsi di istruzione e formazione professionale.
E ancora: il decreto n. 76/2005 - mentre conferma, in caso di mancato adempimento del dovere di istruzione e formazione, le sanzioni relative al mancato assolvimento dell'obbligo scolastico stabilite dalle norme previgenti - prevede l'organizzazione da parte delle scuole secondarie di primo grado di servizi di orientamento e azioni formative volte a garantire il conseguimento del primo ciclo di istruzione, anche ad integrazione con altri sistemi.
Va aggiunto che, come prevede il decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77 (Definizione delle norme generali relative all'alternanza scuola lavoro, a norma dell'articolo 4 della legge n. 53/2003), gli studenti che abbiano compiuto il quindicesimo anno di età potranno realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola-lavoro, sia nei percorsi liceali sia in quelli dell'istruzione e formazione professionale.
Questa particolare modalità serve a rendere l'apprendimento più attraente per i giovani, come raccomandato dall'Unione europea; essa estende e mette a sistema le migliori esperienze già acquisite dalle scuole e viene attuata sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa per assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, le competenze spendibili nel mercato del lavoro, valorizzando al tempo stesso vocazioni e attitudini che potranno servire per una scelta più consapevole rispetto ai percorsi successivi. È quindi da ritenere che anche la realizzazione dei percorsi in alternanza potrà contribuire alla diminuzione della dispersione scolastica.
È da ritenere, altresì, che ulteriori risultati positivi potranno essere conseguiti con l'entrata in vigore del decreto concernente le norme generali ed i livelli essenziali sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, ai sensi della
Infine, va segnalato che la direzione generale per lo studente di questo ministero, per affrontare con successo il problema della dispersione scolastica e per corrispondere alle aspettative e ai bisogni dei giovani, ha già avviato iniziative coerenti con le linee e con gli obiettivi della legge di riforma n. 53/2003, definiti con il suddetto decreto legislativo n. 76/2005.
In particolare, è stato elaborato un progetto nazionale, denominato «Centri per l'aggregazione giovanile», che prevede il coinvolgimento di tutti i soggetti che operano per la prevenzione, per una collaborazione diretta alla messa a punto di interventi in grado di raggiungere il più vasto numero di destinatari avendo come centri di attenzione i giovani, la famiglia, il volontariato; il 5 maggio 2005 è stato firmato il contratto con l'Associazione aggiudicataria della gara e, quindi, tra non molto almeno il 50 per cento dei Centri saranno operativi.
Inoltre, al fine di superare la frammentarietà dei servizi offerti da vari soggetti e istituzioni, pubblici e privati, la suddetta direzione generale ha avviato la costruzione di un sistema formativo integrato realizzando un piano di orientamento; questo nuovo sistema che si va delineando e le relative attività da attuare sul territorio sono volte a sostenere le persone a prendere le decisioni in merito lungo tutto l'arco della vita come riaffermato nel sopra menzionato decreto legislativo n. 76 del 15 aprile 2005.
Rientra nella strategia di prevenzione e recupero della dispersione l'istituzione di scuole polo con collegamento con le strutture ospedaliere per gli studenti ospedalizzati e per il servizio domiciliare.
È stato, inoltre, costituito un nuovo ufficio per l'integrazione degli alunni stranieri per favorirne la piena integrazione nel rispetto della loro identità e per prevenire anche per essi il fenomeno dell'abbandono scolastico: anche per questi alunni, infatti, come riaffermato nel suddetto decreto legislativo n. 76/2005, la fruizione dell'offerta di istruzione e di formazione costituisce, oltre che un diritto soggettivo, un dovere sociale ai sensi dell'articolo 4, secondo comma, della Costituzione.
Per quanto riguarda in special modo la dispersione scolastica in Campania, la direzione generale dell'ufficio scolastico regionale per la Campania rivolge la massima attenzione al fenomeno, mettendo in atto azioni diverse, comunque finalizzate a prevenire e contrastare il disagio giovanile, nelle sue differenti manifestazioni. In particolare, le azioni sono orientate a:
1. Formazione in servizio del personale docente, del personale educativo e del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA).
Il Piano attuativo regionale per le iniziative di formazione destinate al personale della scuola prevede tra le finalità e gli obiettivi prioritari il contrasto del fenomeno del disagio giovanile e la promozione dell'educazione alla cittadinanza attraverso interventi formativi destinati al personale docente ed ATA. In tale ambito sono sviluppati interventi formativi su progetti realizzati da scuole o reti di scuole riguardo a tematiche del tipo: difficoltà di apprendimento e disagio giovanile; orientamento e supporto allo sviluppo personale degli allievi; progettazione integrata scuola-territorio e azioni di prevenzione; educazione alla cittadinanza. L'esigenza di approfondimento delle predette tematiche nasce dalla considerazione che i comportamenti giovanili devianti sono indicatori di uno stato di disagio personale e di malessere psicologico dilagante e alla scuola spetta il compito di analizzarne le cause e progettare modalità di intervento per la prevenzione ed il trattamento.
2. Potenziamento dell'offerta formativa.
Per quanto riguarda i finanziamenti assegnati dal ministero alla Campania per il potenziamento dell'offerta formativa, ai
3. Conferenze di servizio per la presentazione dei progetti operativi nazionali (PON), misure/azioni 3.1 e 3.2.
In concomitanza con la presentazione dei suddetti progetti PON, misure/azioni 3.1 e 3.2, orientati al contrasto della dispersione scolastica, la direzione scolastica regionale ha realizzato azioni di supporto alle istituzioni scolastiche per la partecipazione ai bandi di gara nell'ambito dei programmi cofinanziati dall'Unione europea, consistite nella creazione di una «task force» di supporto e in conferenze di servizio a sostegno dell'attività di presentazione dei progetti medesimi.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
recentemente sugli organi di stampa sono state riportate notizie secondo le quali sarebbe prossima la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale di un decreto che prevede la nascita nel settore vitivinicolo, di una nuova denominazione d'origine controllata: «Doc Matera»;
nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia, n. 60 del 21 aprile 2005 è pubblicato il disciplinare di produzione delle seguenti doc: «Doc Melissano» e «Doc Colline Joniche», che prevedono unitamente alla «Doc Matera», di riportare in etichetta il nome Primitivo le cui origini appartengono invece alla zona geografica del territorio di Manduria;
la normativa in vigore sulle denominazioni d'origine controllata prevede un riconoscimento di qualità attribuito a vini prodotti in zone limitate (di solito di piccole o medie dimensioni), recanti il loro nome geografico e di norma il nome del vitigno segue quello della doc, la cui disciplina è molto rigida come previsto dal Regolamento CEE 823/87, dalla legge n. 164/92, dal decreto del Presidente della Repubblica n. 348/94 e dai relativi disciplinari di produzione;
in particolare il disciplinare di produzione del Primitivo Manduria doc, di fama ormai internazionale, prevede un vino da monovitigno, la cui gradazione alcolica non sia inferiore a 14 e derivante da vigneti specializzati e con produzione di uva per ettaro non superiore a 90 quintali e pertanto con caratteristiche tecnico-geografico e morfologiche differenti dai territori suindicati nei quali si vorrebbe introdurre in etichetta il nome Primitivo;
da qualche tempo si assiste ad un crescente proliferare di nuove denominazioni vitivinicole che destano, come in questo caso, non poche perplessità, unitamente a vicende analoghe di mera copiatura per quanto riguarda l'utilizzo del marchio vinicolo del Sagrantino di Montefalco, del Brachetto, del Tocai ed altri -:
quali iniziative intenda adottare a difesa dei produttori e del patrimonio economico e culturale che il Primitivo Doc di Manduria rappresenta per tutto il territorio, il cui lavoro e la ricerca di qualità è costato tempo e notevoli investimenti finanziari, il cui successo ha contribuito allo sviluppo dell'intera viticoltura nazionale;
se non ritenga opportuno, in considerazione del consolidato orientamento ministeriale di difesa della tipicità e tutela delle denominazioni, storiche, affermate e preesistenti, avviare una procedura a tutela della protezione del marchio e della produzione del Primitivo doc di Manduria;
se non ritenga infine di dover nuovamente ribadire quanto stabilito nell'accordo
(4-14453)
Tale politica, volta alla qualificazione delle produzioni tipiche locali e contraria alle banalizzazioni, è stata ripresa a livello nazionale proprio di recente con l'adozione dell'accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sulla «Tutela e valorizzazione delle produzioni ottenute da vitigni autoctoni o di antica coltivazione».
Accordo sancito nella seduta del 3 febbraio 2005 della Conferenza Stato-Regioni (Gazzetta Ufficiale n. 105 del 7 maggio 2005).
Nell'ambito delle disposizioni procedurali, previste dall'accordo, su documentata istanza delle competenti Regioni ed a seguito di valutazione del comitato nazionale per la classificazione delle varietà di viti, all'atto della classificazione del vitigno «Primitivo» nella lista dei «vitigni autoctoni», sarà possibile limitare l'uso anche del nome del vitigno stesso a determinati vini DOCG, DOC o IGT, nell'ambito degli specifici disciplinari di produzione.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
si è svolta a Verona il 12 febbraio 2005 una manifestazione pubblica organizzata dalla Lega per protestare contro la decisione presa dal Procuratore Capo di Verona nei confronti di alcuni esponenti della Lega accusati di incitamento all'odio razziale;
a tale manifestazione come testimoniano anche i quotidiani e televisioni presenti, ha preso parte il Ministro per le riforme Roberto Calderoli il quale, indossando una toga, con intento spregiativo ha pubblicamente accusato i giudici di «giustizia ingiusta» usando toni istiganti l'odio e la delegittimazione dell'operato dei magistrati -:
se non ritenga di dover intervenire presso il Ministro Calderoli per evitare comportamenti ed immagini che possono nuocere al Paese;
quali provvedimenti intende prendere per evitare che un Ministro della Repubblica possa partecipare a manifestazioni di piazza dove per linguaggio e comportamento assunti esso non può rappresentare i cittadini e le cittadine della Repubblica Italiana, ma interpreta pensieri ed agire di una forza politica ben definita e dove i destinatari degli attacchi e dei dileggi sono i magistrati e l'intero sistema giudiziario.
(4-12969)
In tale pronuncia la Corte non esclude, infatti, che «in regime democratico siano consentite forti critiche, con forme ed espressioni anche severe, alle istituzioni vigenti e tanto sotto il profilo strutturale quanto sotto quello funzionale (al caso attraverso le persone e gli organi che ne sono esponenti); anzi tali critiche possono valere ad assicurare, in una libera dialettica di idee, il loro adeguamento ai mutamenti intervenuti nella coscienza sociale (...) in ordine ad antiche o nuove istanze».
Il Ministro Roberto Calderoli, dunque, non ha fatto altro che esprimere, oltre alla propria solidarietà nei confronti dei militanti leghisti condannati, una serie di forti critiche avverso le predette sentenze, formulando un giudizio, per quanto severo, rientrante a pieno titolo, nella libertà di espressione e di manifestazione del pensiero (garantita costituzionalmente), di cui godono i Ministri e, più in generale, tutti i parlamentari nell'esercizio delle loro funzioni.
Si tratta di critiche rivolte non alla magistratura nel suo insieme, quale istituzione complessa di rilievo costituzionale, bensì ai contenuti di alcune controverse pronunce e, di conseguenza, alle singole autorità giudiziarie che le hanno emesse.
Il fatto poi che, durante il comizio, il Ministro indossasse una toga (acquisita, tra l'altro, per lo svolgimento dell'incarico di docente, ricoperto in passato in ambito accademico) non configura un'ingiuria nei confronti della magistratura, né tantomeno è possibile sostenere la sussistenza di un intento dispregiativo o di delegittimazione ovvero ispirato da sentimenti di odio, secondo quanto sostenuto nell'interrogazione della S.V..
Vietare poi ad un Ministro della Repubblica la partecipazione a manifestazioni politiche che si svolgono nel rispetto dei principi democratici, costituirebbe un'intollerabile compressione dei diritti e delle libertà politiche che quella stessa Repubblica dovrebbe garantire a ciascun soggetto, ivi compresi i Ministri in carica, cui non può essere precluso lo svolgimento di attività di carattere politico.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
uno dei più significativi esponenti dell'arte e del design italiano del novecento, l'architetto Flaminio Bertoni, padre di notissimi modelli automobilistici della casa francese Citrof5n quali la Traction avant, la 2CV, la AMI6 e, soprattutto, la storica DS, gode in tutto il mondo - ad esclusione del suo paese - di un vivo ricordo e di continue manifestazioni di apprezzamento della sua opera;
nel 1961, tre anni prima della sua morte, fu insignito del prestigioso titolo di Cavaliere dell'Ordine delle Arti e delle Lettere della repubblica francese;
nel più recente passato, nel 2000, la televisione svizzera ha realizzato uno speciale di cinquanta minuti sull'opera del Bertoni, ripreso da molte emittenti europee nonché della Russia e della Cina, ma ancora mai trasmesso dalla concessionaria pubblica italiana, mentre nell'agosto del 2003, il museo di design di Londra ha organizzato, dal 1 agosto al 12 ottobre, una mostra monografica dedicata alla sua produzione e altrettanto è stato realizzato in Francia nel maggio scorso -:
quali urgenti iniziative voglia assumere per colmare l'ingiustificata disattenzione ed il mancato riconoscimento del nostro paese nei confronti di uno dei più importanti designer del novecento.
(4-12574)
Si segnala, comunque, che la direzione generale competente intende adoperarsi per individuare altri spazi qualificati in cui le stesse potrebbero essere presentate, previa sottoposizione al Collegio della direzione del MAXXI, di un eventuale progetto scientifico sull'argomento.
In proposito, si rammenta anche che qualsiasi progetto culturale deve essere concordato e/o proposto dagli eredi dell'architetto. Nel frattempo, nell'auspicare di poter avviare appropriate iniziative rivolte al riconoscimento della sua produzione artistica,
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.
Sandra Bakutz, una cittadina austriaca di 30 anni, impegnata da parecchi anni nella lotta per il rispetto dei diritti umani, nella difesa della causa dei prigionieri politici turchi e nella denuncia dei trattamenti che essi subiscono quotidianamente, è stata fermata il 10 febbraio scorso ad Istanbul, dove si preparava ad assistere al processo contro gli 82 attivisti arrestati in Turchia, nella cornice dell'operazione poliziesca internazionale condotta il 1 aprile 2004 contro una presunta struttura dell'organizzazione DHKP-C (Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo), appena scesa dal suo aereo di provenienza da Vienna;
il giorno seguente, 11 febbraio 2005, è comparsa davanti al 12 tribunale delle pene gravi per la lettura delle motivazioni della sua imputazione: un mandato di arresto rilasciato nel settembre 2001 dalla 2 Corte di Sicurezza dello Stato (il tribunale speciale con cui vengono giudicati i militanti politici, oggi ribattezzata Corte delle pene gravi) per appartenenza «all'organizzazione illegale DHKP-C»;
Sandra Bakutz è stata portata alla casa circondariale di Pasakapisi nel quartiere di \(sküdar ad Istanbul ed, in seguito, il 16 febbraio, trasferita nella prigione della città di Gebze (50 chilometri da Istanbul), dove rimarrà in attesa di giudizio;
la cittadina austriaca è conosciuta per il suo impegno nella lotta per la democrazia in Turchia, dove si è recata più volte in delegazione, come accompagnatrice e traduttrice nell'ambito di missioni di osservazione -:
se sia a conoscenza dell'accaduto;
quali iniziative di carattere diplomatico si intenda adottare in questo momento di importante riflessione a proposito dell'entrata della Turchia nell'Unione europea, in merito a questa situazione di palese violazione delle Convenzioni internazionali e in particolare in merito al rilascio Sandra Bakutz.
(4-13233)
La signora Bakutz, dopo l'arresto all'aeroporto di Istanbul, è stata detenuta ad Ankara fino all'udienza fissata per il 30 marzo scorso, a seguito della quale la giornalista austriaca è stata rilasciata, rientrando nei giorni successivi nel suo Paese. L'accusa riguardava la complicità e la partecipazione nelle attività del gruppo terroristico di estrema sinistra THKP-C.
Il processo si è svolto di fronte all'Autorità giudiziaria ordinaria dato che - a seguito delle recenti vaste riforme interne - la Turchia ha abolito le Corti Speciali di Sicurezza Nazionale (già competenti per i reati di cui era accusata la Bakutz), una giurisdizione speciale oggetto in passato di forti critiche per la sua arbitrarietà e scarsa trasparenza.
Una seconda udienza del processo si è celebrata lo scorso 1o giugno, in occasione della quale la signora Bakutz è stata prosciolta per insufficienza di prove. Quindi, pur sussistendo in linea teorica la possibilità di un ulteriore ricorso da parte del pubblico ministero, la questione sembra essere definitivamente risolta anche sul piano giudiziario.
Circa invece possibili collegamenti della questione con la prospettiva europea della Turchia, si fa presente quanto segue.
Il Consiglio europeo del 17 dicembre 2004, nel pronunciarsi a favore dell'avvio
A tal fine, la Commissione è chiamata a riferire regolarmente al Consiglio in merito alle eventuali inadempienze degli impegni assunti da Ankara, «compresa l'attuazione della politica di tolleranza zero nei confronti della tortura e dei maltrattamenti».
L'Unione europea continuerà quindi a monitorare con grande attenzione il processo di riforme della Turchia, e ricorrere a tutti i previsti strumenti di pressione necessari ad assicurare il rispetto da parte della Turchia dei principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell'uomo, delle libertà fondamentali e dello stato di diritto su cui si fonda l'Unione.
In linea con quanto indicato dal Consiglio europeo di dicembre, nel futuro «quadro negoziale» con la Turchia sarà previsto che, qualora esista una «grave e persistente violazione» da parte di un Paese candidato dei principi e dei valori su cui si fonda l'Unione europea, «la Commissione, di sua iniziativa o su richiesta di 1/3 degli Stati membri, raccomanderà di sospendere i negoziati e proporrà le condizioni per la loro eventuale ripresa. Il Consiglio deliberando a maggioranza qualificata su tale raccomandazione, dopo aver sentito il Paese candidato, deciderà di sospendere i negoziati e in merito alle condizioni per la loro ripresa».
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.