sviluppare e attuare strategie efficaci per contrastare l'obesità, definendo un quadro di tutela complessiva della patologia, dalla prevenzione primaria alla cura (prevenzione secondaria), alle conseguenze invalidanti compreso le attività di supporto che favoriscano l'integrazione sociale (prevenzione terziaria). In particolare, considerando lo stretto nesso tra obesità, sindrome metabolica e malattie cardiovascolari, e tenuto conto che queste ultime sono una delle principali cause di morte nei Paesi industrializzati, concentrando l'attenzione sul contrasto dell'evoluzione dei principali fattori di rischio (sovrappeso, età, diabete, ipertensione arteriosa, fumo, eccetera) che incidono sulla probabilità di sviluppare un evento cardiovascolare;
premesso che:
l'obesità, oltre ad essere una malattia complessa dovuta a fattori genetici, ambientali ed individuali con conseguente accumulo eccessivo di tessuto adiposo nell'organismo, rappresenta un rilevante fattore di rischio per la salute, sia di per sé (complicanze cardiovascolari e respiratorie) che per le patologie ad essa frequentemente associate, quali diabete mellito, ipertensione arteriosa, iperlipidemia, calcolosi della colecisti, osteoartrosi;
l'obesità, in particolare, predispone l'individuo ad una serie di fattori di rischio cardiovascolare tra cui l'ipertensione e l'aumento del tasso di colesterolo nel sangue. I soggetti obesi hanno maggiori probabilità di avere alti livelli di trigliceridi (grassi) e di lipoproteina a bassa densità (LDL/colesterolo cattivo) e una diminuzione della lipoproteina ad alta densità (HDL/colesterolo buono);
nella donna, l'obesità è al terzo posto tra i fattori di rischio di malattie cardiovascolari, dopo l'età e la pressione arteriosa. Il rischio di attacco cardiaco per una donna obesa è circa tre volte superiore a quello di una donna magra della stessa età;
da uno studio condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche, su un campione di 5.632 individui di età compresa tra i 65 e gli 84 anni, seguiti per 4 anni e scelti a caso tra la popolazione di otto Comuni italiani, è emerso che glicemia alta, valori moderati di ipertensione, bassi valori di colesterolo HDL, trigliceridi elevati e obesità triplicano il rischio di morte per cause cardiovascolari nella popolazione maschile anziana;
le conseguenze precoci più frequenti sono rappresentate da problemi di tipo respiratorio (affaticabilità, apnea notturna), di tipo articolare, dovute al carico meccanico (varismo/valgismo degli arti inferiori, ossia gambe ad arco o ad «X», dolori articolari, mobilità ridotta, piedi piatti), da disturbi dell'apparato digerente e di carattere psicologico;
paradossalmente, visto il grado di malnutrizione esistente sul pianeta, l'obesità costituisce oggi, secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), uno dei problemi di salute pubblica più visibile e tuttavia ancora trascurato. Rappresenta per i paesi industrializzati, la nuova epidemia del terzo millennio e, allo stesso tempo, la più comune patologia cronica del mondo occidentale con un'incidenza sui costi globali sanitari del 2-8 per cento;
l'obesità rappresenta inoltre una condizione di malattia sociale con un impatto indiretto ma, in ogni modo, grave, per la vita di relazione di quanti ne siano affetti;
l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) recentemente ha fissato i nuovi criteri che permettono di classificare l'obesità in base al BMI (Body mass index o Indice di massa corporea) come limite superiore di normalità è stato fissato un valore di BMI di 24,9, mentre sono state definite obesità di I, II e III grado quei valori di BMI compresi rispettivamente tra i 30 e 34,9, fra i 35 e 39,9;
nel suo Rapporto sulla salute in Europa del 2002, l'ufficio regionale Europeo dell'OMS definisce l'obesità come una «epidemia estesa a tutta la Regione europea». Circa la metà della popolazione adulta è sovrappeso e il 20-30 per cento degli individui, in molti paesi, è definibile come clinicamente obeso. La Conferenza Europea sull'obesità di Copenaghen (11-12 settembre 2002) ha evidenziato che l'incidenza dell'obesità è aumentata in Europa del 10-50 per cento nell'ultima decade a seconda del paese considerato, e che circa il 4 per cento di tutti i bambini europei è affetto da obesità;
l'evidenza scientifica riconosce all'obesità in età preadolescenziale ed adolescenziale una forte capacità predittiva della presenza di obesità in età adulta, che a sua volta aumenta nel caso di figli di genitori obesi;
le indagini epidemiologiche dimostrano che molti bambini già in età prescolare e scolare incorrono in errori nutrizionali qualitativi e quantitativi che certamente non dipendono dalla loro volontà;
i comportamenti alimentari del bambino sono influenzati dal modello culturale che caratterizza il suo contesto socio-familiare, in modo particolare dallo stile di vita, dalle abitudini alimentari, dal personale rapporto con il cibo che hanno i genitori;
in Italia ci sono circa sei milioni di persone con obesità di vario grado, di cui circa un milione affetto da forme gravi, (oltre il 60 per cento dell'indice di massa corporea normale); secondo l'ultima indagine Istat multiscopo sulle famiglie, quasi un italiano su dieci è obeso e i più a rischio sono gli uomini. Nella fascia di età dai 18 ai 24 anni la percentuale di obesi è del 2 per cento, in quella dai 45 ai 54 anni sale al 12,4 per cento per raggiungere il massimo in quella dai 55 ai 64, anni che è il 14,4 per cento;
allarmante è il dato della crescita costante in età pediatrica. Secondo i dati pubblicati dall'ISS e dall'ISTAT nel 2000, sono circa il 4 per cento i bambini obesi mentre il 20 per cento sono in sovrappeso. Il problema interessa soprattutto la fascia di età 6-13 anni e in particolare i maschi;
la regione con più alto numero di bambini obesi è la Campania (36 per cento) mentre il numero più basso è in Valle d'Aosta (14,3 per cento). Il problema dell'obesità infantile aumenta scendendo dal nord al sud del Paese;
l'eccesso di peso nell'età evolutiva, la familiarità, gli stili di vita, la sedentarietà sono alcuni tra i principali fattori di rischio anche per alcune patologie correlate;
una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 16251 del 19 agosto 2004 della Prima sezione civile) ha definito anzitutto l'obesità una malattia invalidante;
l'obesità è una patologia dagli elevati costi economici e sociali che gravano sul Servizio sanitario nazionale: l'eccesso di peso e le malattie conseguenti costano 22,8 miliardi di euro ogni anno, di cui ben 14,6 (il 64 per cento) in ricoveri ospedalieri;
promuovere, in sede di Conferenza Stato-Regioni, iniziative e progetti di sensibilizzazione rivolte alla popolazione sull'importanza della prevenzione e degli stili di vita da adottare, specificatamente in quelle zone del paese dove gli indici statistici segnalano aree sociali maggiormente a rischio, in modo da definire il fabbisogno di prevenzione, pianificare un'adeguata offerta assistenziale e monitorare con continuità l'appropriatezza dell'offerta;
adottare le opportune iniziative di carattere normativo volte a prevedere un attivo coinvolgimento, nell'attività di prevenzione, dei Medici di Medicina Generale, dei pediatri e di tutti gli operatori sanitari che si occupano di patologie metaboliche, attraverso specifiche linee guida;
promuovere la diffusione degli indirizzi prodotti dalle Società Scientifiche in tema di prevenzione delle malattie metaboliche, dei percorsi diagnostico-terapeutici e riabilitativi per i pazienti affetti;
promuovere, campagne di informazione e di comunicazione sul corretto modo di alimentarsi, rivolte soprattutto alle famiglie, ai bambini e agli adolescenti;
predisporre, in accordo con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, una diffusione capillare nelle scuole di programmi di educazione alla salute, sui rischi legati al sovrappeso e ad ogni forma di disturbo alimentare che tende a colpire le fasce di adolescenti e sui benefici derivanti dall'attività fisica moderata e costante, al fine di prevenire l'insorgenza dell'obesità;
adottare le necessarie iniziative di carattere normativo volte a prevedere, di concerto con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, il potenziamento dell'educazione fisica nelle scuole, sfruttando a pieno le ore di ginnastica, e predisporre il monitoraggio degli alimenti presenti nei distributori automatici delle scuole, che devono rispondere a corretti requisiti nutrizionali;
promuovere l'attività di ricerca al fine di migliorare le conoscenze di base e cliniche sull'obesità per trovare soluzioni preventive, di diagnosi precoce, di terapia e riabilitazione.
(1-00472) «Bolognesi, Labate, Ruzzante, Giacco, Galeazzi, Lucà, Manzini, Angioni, Gerardo Oliverio, Trupia, Filippeschi, Cima, Mariotti, Boccia, Mazzarello, Annunziata, Rusconi, Pistone, Amici, Giulietti, Cialente, Ceremigna, Bielli, Grotto, Villari, Motta, Cennamo, Cordoni, Squeglia, Di Serio D'Antona, Carbonella, Giovanni Bianchi, Diana, Lucidi, De Brasi, Coluccini, Benvenuto, Zanella, Rocchi».