Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 646 del 28/6/2005
Back Index Forward

Pag. 126


...
CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MARCO LION SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 153 ED ABBINATE

MARCO LION. E non vogliamo con questo mettere in discussione il principio sancito dal nuovo dettato costituzionale che assegna alla legislazione concorrente gli interventi in materia di governo del territorio, ma non possiamo dimenticare che, alla lettera s), secondo comma dell'articolo 117 della nostra Costituzione si


Pag. 127

stabilisce che lo Stato ha legislazione esclusiva in materia di tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali. E pensare di «governare il territorio» senza tenere conto delle intime connessioni che questo comporta rispetto all'ambiente e ai beni culturali significa avere una visione settoriale e miope, con prevedibili conseguenze negative non solo per il territorio e l'ambiente, ma per la qualità stessa della vita dei cittadini che pagheranno questa incapacità di vedere la complessità delle cose. Nell'assordante silenzio in cui la Camera sta varando questa importante riforma legislativa, si levano le proteste di alcune associazioni ambientaliste - penso al WWF e ad Italia Nostra - che denunciano la pericolosità di questa proposta, mentre sui giornali non vi è quasi traccia del dibattito politico. Forse il problema è che non c'è dibattito politico, né in parlamento né sulle pagine dei giornali. E, a parte Il Sole 24 Ore, autorevole testata che segue con attenzione gli iter di tutte le leggi esaminate nelle aule e commissioni parlamentari, solo l'Unità ha sottolineato con la giusta preoccupazione i rischi del provvedimento che stiamo esaminando. Prima con un'intervista all'urbanista Vezio De Lucia, dal titolo illuminante: «La città futura? La faranno i palazzinari», in cui De Lucia condanna fermamente l'elevazione a norma di rango primario della peggior pratica clientelare che purtroppo ha afflitto - e tuttora continua ad affliggere - la politica urbanistica di molte città: l'urbanistica contrattata. L'urbanistica contrattata è semplicemente la ricerca di un accordo tra le esigenze di chi predispone il piano (che forse dovrebbero essere quelle dei cittadini, della collettività, ma non vorrei lasciarmi andare ad ipotesi troppo ottimistiche) e gli interessi di chi costruisce (i costruttori in primo luogo), magari facendo pendere l'ago della bilancia più verso questi ultimi. Ora, che in passato venisse considerato «normale» questo passaggio ufficioso dei piani regolatori nelle stanze degli speculatori edilizi è davvero discutibile, ma almeno un alone di imbarazzo circondava simili vicende, ma da qui a ufficializzarlo in una legge dello Stato il passo è davvero lungo. Soprattutto fa sorridere, leggendo la norma, l'implicita considerazione negativa che viene data agli «atti autoritativi» (ossia il tentativo di stabilire una programmazione sovraordinata), che vanno sostituiti da ben più rassicuranti «forme di coordinamento». Ma c'è di più, e anche questo lo sottolinea Vezio De Lucia nella sua intervista: nella città moderna non c'è più spazio per anticaglie urbanistiche come gli standard urbanistici - ossia la parte di territorio che deve essere destinata a servizi e verde per i cittadini - che devono essere cancellate perché con tutta evidenza sono considerate un inutile orpello che distrae i costruttori-faccendieri dal loro principale obiettivo, il profitto.
Credo che sia giusto soffermarsi su questo aspetto. Dopo la riforma della legge urbanistica del 1968, che ha introdotto il principio importantissimo per il quale ad ogni cittadino devono essere garantiti alcuni metri quadrati di verde, parcheggi, piazze, scuole, strutture sportive, eccetera, è stato varato il decreto ministeriale 24 aprile 1968 che provvede in effetti a stabilire le quantità minime di questi «spazi di vita e di socialità» che servono appunto a distinguere una città da una borgata. Conosciamo i limiti e le difficoltà dell'introduzione di questa norma, ma preferiremmo discutere su come migliorarne l'impianto o rivederne alcune difficoltà applicative anziché doverla difendere dal tentativo di cancellarla completamente. Già adesso le cattive amministrazioni (e ce ne sono nel nostro paese) predispongono piani regolatori che prevedono standard sulla carta, ma che nessuno si preoccupa di trasformare in servizi per i cittadini. E queste cattive amministrazioni normalmente danno vita a brutti quartieri, talvolta quartieri dormitorio, privi di punti di aggregazione sociale. Con questa legge questo modo di costruire sarà la norma, non l'eccezione.
E, per finire, va sottolineato che anche la tutela del paesaggio e dei beni culturali verrà esclusa dalla pianificazione delle città e del loro territorio. Verrà messa nel


Pag. 128

cassetto un'altra norma cardine della nostra legislazione di tutela ambientale: la legge Galasso. Ancora una volta per non porre freni e impedimenti ai signori del cemento. Purtroppo questa legge non può essere migliorata. È troppo lontana dai nostri principi di tutela e di salvaguardia per poter pensare di migliorarne un impianto sbagliato prima sul piano culturale che sul piano normativo. Un impianto che non condividiamo perché portatore di una cultura degli interessi e delle clientele che non ci appartiene, mentre avremmo bisogno di norme che guardino davvero alla tutela del territorio ed alle esigenze dei cittadini.

Back Index Forward