Allegato B
Seduta n. 646 del 28/6/2005


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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:

D'AGRÒ e GIUSEPPE GIANNI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni si assiste a forti proteste da parte degli oltre 100.000 pubblici esercizi, che minacciano di non accettare più i buoni pasti dai clienti;
i commercianti lamentano i tempi troppo lunghi per i rimborsi e le elevate commissioni imposte dalle società che emettono i buoni pasto;
spesso le aziende, sia pubbliche che private, fanno competere le società emittenti i buoni tramite gare di appalto o aste on line, che comportano il ribasso o l'introduzione di sconti sul valore nominale dei ticket, che può essere ridimensionato fino al 10 per cento, con successivo deprezzamento;
altro motivo della protesta riguarda la mancata regolamentazione dei buoni pasto, che sono nati come servizio sostitutivo della mensa aziendale, ma sono ora diventati moneta corrente per gli acquisti nei supermercati;
per fronteggiare l'ingiustificato incremento delle commissioni, c'è il rischio che gli esercizi aumentino i prezzi o riducano la qualità del servizio;
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato non esclude per il futuro l'avvio di istruttorie per indagare su eventuali intese anticoncorrenza tra i gruppi che gestiscono un business di oltre due miliardi di euro ogni anno, in un mercato che interessa oltre due milioni di utenti -:

se intenda adottare iniziative, anche di carattere normativo, per risolvere al più presto tale situazione e tutelare gli interessi e i diritti dei soggetti coinvolti.
(3-04838)

GASPERONI, INNOCENTI, RUZZANTE, AGOSTINI, GUERZONI, MICHELE VENTURA, BENVENUTO, BELLINI, CORDONI, DIANA, MOTTA, TRUPIA e RAINISIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il gruppo parlamentare Democratici di sinistra-L'Ulivo ha già espresso la propria contrarietà all'operazione di vendita del patrimonio immobiliare non abitativo degli enti previdenziali pubblici, per garantire copertura ad una parte significativa della legge finanziaria per il 2005, anche perché considerata illegittima, dal momento che questi enti hanno una natura sociale e, quindi, il loro patrimonio non può essere ricondotto alla titolarità del demanio;
in questi giorni viene denunciato, attraverso gli organi di informazione, che detto patrimonio verrebbe svenduto a dei prezzi di realizzo scandalosamente al di sotto delle quotazioni di mercato;
a tale riguardo, viene citato il caso degli uffici Inpdap in pieno centro di Roma, a due passi dalla chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, i quali sarebbero stati ceduti ad un prezzo medio di 1.800 euro al metro quadrato, a fronte di prezzi di mercato che nel quartiere si aggirano per le abitazioni tra i 9.000 e i 10.000 euro al metro quadrato;
oppure che i 43 edifici dell'Inps (oggetto dell'operazione di vendita), ubicati in varie città italiane, sarebbero stati valutati per un valore di trasferimento pari a 667


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milioni di euro, a fronte di un valore catastale degli stessi immobili pari a 902 milioni di euro (il 27 per cento in meno del valore catastale);
oppure, come nel caso del trasferimento degli immobili strumentali dell'Inail, avvenuto ad un prezzo inferiore a quello di mercato di almeno 145 milioni di euro -:
se il Governo, alla luce dei dati sopra esposti, non ritenga utile ripensare e bloccare questa operazione di alienazione del patrimonio pubblico, con particolare riferimento alle sedi degli enti previdenziali (Inps, Inpdap, Inail).
(3-04839)

BUONTEMPO, LA RUSSA, AIRAGHI, AMORUSO, ANEDDA, ARMANI, ARRIGHI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BORNACIN, BRIGUGLIO, BUTTI, CANELLI, CANNELLA, CARDIELLO, CARUSO, CASTELLANI, CATANOSO, CIRIELLI, COLA, GIORGIO CONTE, GIULIO CONTI, CORONELLA, CRISTALDI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, FASANO, FATUZZO, FIORI, FOTI, FRAGALÀ, FRANZ, GALLO, GAMBA, GASPARRI, GERACI, GHIGLIA, ALBERTO GIORGETTI, GIRONDA VERALDI, LA GRUA, LA STARZA, LAMORTE, LANDI DI CHIAVENNA, LEO, LISI, LO PRESTI, LOSURDO, MACERATINI, MAGGI, MALGIERI, GIANNI MANCUSO, LUIGI MARTINI, MAZZOCCHI, MENIA, MEROI, MESSA, MIGLIORI, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, ONNIS, PAOLONE, PATARINO, ANTONIO PEPE, PEZZELLA, PORCU, RAISI, RAMPONI, RICCIO, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SAIA, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SELVA, STRANO, TAGLIALATELA, TRANTINO, VILLANI MIGLIETTA, ZACCHEO e ZACCHERA. -. Al Ministro dell'economia e delle finanze - Per sapere - premesso che:
la Commissione affari economici e monetari e la Commissione affari legali del Parlamento europeo hanno in esame la proposta di direttiva [COM(2004) 0177-C60005/2004-2004/00065(COD)], che, con gli emendamenti numeri 18, 59 e 57 la prima e numeri 133, 134 e 135 la seconda, stanno per introdurre norme finalizzate a ridurre la responsabilità civile delle società di revisione contabile;
tali norme, una volta introdotte, sarebbero in netto contrasto con la tendenza politica e legislativa del Parlamento italiano, come facilmente si evince dal dibattito che ha portato all'approvazione della norma sulla tutela del risparmio e dagli atteggiamenti univoci delle associazioni dei consumatori;
le ragioni addotte dalle lobby del revisori, con tentativi già esercitati nel Regno Unito, sono state smentite e respinte dall'Oft (authority anglosassone per la correttezza delle transazioni commerciali);
un alleggerimento delle responsabilità patrimoniali potrebbe difficilmente costituire un deterrente per le società di revisione, molte delle quali, peraltro, per la loro attività, sono oggetto di accertamenti della magistratura penale e civile italiana e internazionale;
tali comportamenti sono stati già oggetto di reiterate sanzioni da parte della Consob e ritenuti censurabili dalla Iosco, organizzazione internazionale di cui la Consob fa parte, che ha addirittura costituito una task force per combattere le frodi finanziarie internazionali e gli abusi di mercato -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare affinché in sede di Unione europea sia introdotta una normativa che tenga nella giusta considerazione la tutela di migliaia di risparmiatori, fornitori, creditori e di tutti quei soggetti che sono stati già danneggiati dalla condotta dei bancarottieri, che sono riusciti a portare a termine le loro frodi anche attraverso la manipolazione dei bilanci certificati da revisori compiacenti.
(3-04840)


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Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

BENVENUTO, AGOSTINI, INNOCENTI, RAFFAELLA MARIANI, CENNAMO, CRISCI e FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in occasione dello svolgimento, il 18 maggio 2005, dell'interrogazione a risposta immediata n. 5-04329, il sottosegretario Armosino ha dichiarato che a quella data non era ancora pervenuta al Ministero la documentazione che consentisse di «effettuare una complessiva valutazione» circa la ventilata richiesta di proroga dei termini per l'opzione di vendita della Cassa di risparmio di Lucca dall'omonima Fondazione alla Banca popolare di Lodi, in scadenza nel mese di giugno 2005;
la delicatezza della vicenda sembra confermata dal susseguirsi di notizie che più complessivamente riguardano le vicende della banca acquirente -:
se sia effettivamente pervenuta, nei termini previsti, la citata documentazione e quali siano le conseguenti valutazioni da parte dell'organo vigilante.
(5-04533)

SERGIO ROSSI e GUIDO DUSSIN. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni abbiamo assistito a discutibili situazioni di difficoltà finanziarie e amministrative da parte delle società calcistiche, che hanno indotto il Governo ad adottare provvedimenti d'urgenza per evitare il dissesto delle società professionistiche e consentire l'avvio dei campionati;
la VII Commissione della Camera dei deputati ha svolto un'indagine conoscitiva, conclusasi con un documento conclusivo approvato dalla Commissione nella seduta di mercoledì 21 luglio 2004, al fine di acquisire informazioni complete ed aggiornate con riferimento, in particolare, agli aspetti relativi all'organizzazione delle attività, al sistema di finanziamento e ad ulteriori problematiche attinenti il mondo calcistico sia professionistico che dilettantistico giovanile;
nel documento finale dell'indagine conoscitiva approvato dalla VII Commissione si legge come «in più audizioni è emersa l'opinione che alcune società, per far fronte al sempre crescente indebitamento, abbiano fatto ricorso ad operazioni finanziarie quanto meno discutibili: in particolare, nell'ottica di "mascherare" i disavanzi per poter iscrivere le squadre ai campionati, si è fatto ricorso all'iscrizione a bilancio di plusvalenze realizzate attraverso la vendita di giocatori a prezzi che si devono ritenere superiori rispetto a quelli di mercato»;
il decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27 (cosiddetto «spalmadebiti»), ha consentito alle società sportive di capitalizzare le svalutazioni dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori; le società che si sono avvalse della facoltà introdotta dalla norma, procedono, ai fini civilistici e fiscali, all'ammortamento della svalutazione iscritta in dieci rate annuali di pari importo;
le norme relative all'iscrizione ai campionati 2004-2005, e quelle per l'ottenimento della licenza UEFA 2004-2005, prevedevano che le società dovessero comprovare l'assenza di debiti scaduti nei confronti dell'Erario alla data del 30 giugno 2003, ovvero che gli stessi debiti fossero oggetto di accordi di dilazione o di rateizzazione;
la legge n. 289 del 2002 (legge finanziaria per il 2003), che ha introdotto il condono fiscale, ha previsto che le domande di condono dovessero essere accompagnate dal pagamento della prima rata e che il pagamento degli importi residui fosse effettuato in rate successive;
le norme federali prevedono che per l'iscrizione ai campionati 2005-2006, le società professionistiche dovranno dimostrare


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di avere adempiuto agli obblighi scaduti alla data del 31 marzo 2005 nei confronti dei tesserati, del fisco e degli Enti previdenziali;
analoga dimostrazione dovranno fornire le società aspiranti al rilascio della licenza UEFA per partecipare alle competizioni europee 2005-2006, con riferimento agli stessi obblighi scaduti alla data di chiusura dell'ultimo esercizio;
risulta che la COVISOC abbia già eseguito i necessari controlli sulle società di calcio che hanno aderito al condono fiscale, allo scopo di verificarne i successivi adempimenti -:
quale sia la situazione delle diverse società professionistiche delle squadre di calcio di serie A, B e C, sia di quelle aderenti al condono sia delle altre, rispetto all'adempimento degli obblighi fiscali e contributivi nei confronti dello Stato.
(5-04534)

LEO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alcuni recenti interventi legislativi hanno previsto, nell'ambito delle misure per assicurare il mantenimento dell'equilibrio della finanza pubblica, interventi di riduzione degli stanziamenti per l'Amministrazione finanziaria;
tali riduzioni sono risultate particolarmente gravi per le Agenzie fiscali, segnatamente per l'Agenzia delle entrate, la quale costituisce uno strumento indispensabile per assicurare l'andamento delle entrate tributarie;
a parere dell'interrogante tali misure risultano inoltre in contraddizione con l'esigenza di rafforzare la lotta all'evasione fiscale che costituisce uno degli obiettivi prioritari dell'azione di Governo -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per risolvere la problematica evidenziata, garantendo all'Agenzia delle entrate le risorse finanziarie indispensabili per l'espletamento delle funzioni istituzionali ad essa attribuite.
(5-04535)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BENVENUTO e SERENI. - Al Ministro dell'economia e finanze. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri del 23 dicembre 2004 ha deliberato la proroga, fino al 31 dicembre 2005, dello stato di emergenza relativo agli eventi sismici verificatisi nel territorio delle regioni Umbria e Marche il 26 settembre 1997;
con l'articolo 3 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3390 del 29 dicembre 2004 è stato previsto il differimento al 31 dicembre 2005 dei termini relativi ai contributi previdenziali e assistenziali, e alle entrate di natura patrimoniale assimilata e ai versamenti aventi natura tributaria (cosiddetta «busta pesante») sospesi a seguito degli eventi sismici del 1997;
la successiva ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3408 del 4 marzo 2005 dispone che i versamenti dei contributi non eseguiti per effetto delle predette sospensioni fossero da effettuarsi nel mese di gennaio 2006;
nonostante ciò la Società Trenitalia - stabilimento di Foligno ha, con i ruoli paga del mese di dicembre 2004, gennaio, febbraio e marzo 2005, provveduto al recupero dei contributi relativi alla cosiddetta «busta pesante» decurtando delle relative somme gli stipendi dei lavoratori;
questo anomalo comportamento di Trenitalia ha formato oggetto della lettera che uno degli interroganti ha inoltrato in data 7 febbraio 2005 al Ministro dell'economia e delle finanze, e al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, senza peraltro ricevere risposta;
attualmente la società Trenitalia stabilimento di Foligno, pur avendo interrotto il recupero, non ha predisposto alcun


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atto per procedere al rimborso di quanto già erroneamente trattenuto dalle buste paga dei lavoratori;
per altre regioni colpite da analoghe calamità naturali sono stati adottati provvedimenti agevolativi in materia di versamento delle somme dovute a titolo di tributi e contributi e, in particolare, i cittadini della Sicilia e del Piemonte regolarizzano la propria posizione versando soltanto il 10 per cento di quanto dovuto ai sensi rispettivamente dell'articolo 9, comma 17, della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003) e dell'articolo 4, comma 90, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria 2004) -:
se il comportamento della società Trenitalia - stabilimento di Foligno sia da ritenersi legittimo;
in caso contrario, dove si trovano accantonate le somme indebitamente trattenute ai lavoratori e in quali tempi Trenitalia procederà al rimborso, ovviamente comprensivo degli interessi legali;
più in generale, se per i cittadini umbri e marchigiani colpiti dal sisma del 1997 non ritenga di dover predisporre strumenti normativi atti a risolvere l'evidente disparità di trattamento con analoghe situazioni già verificatesi in Sicilia e in Piemonte, dove i contribuenti hanno potuto sanare le pendenze fiscali, per le somme non pagate a causa di calamità naturali, pagando soltanto il 10 per cento del dovuto.
(5-04528)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con altri atti di sindacato ispettivo il sottoscritto interrogante ha, da tempo e purtroppo vanamente, sottolineato la preponderante, se non esclusiva, responsabilità del sistema bancario nazionale ed internazionale per il danno gigantesco subìto da oltre 400 mila risparmiatori italiani che hanno investito, su «caldo» e spesso dissennato consiglio delle banche, in «bond» argentini;
in particolare è sempre apparso grave, e purtroppo sino ad oggi privo di conseguenze di ogni ordine e tipo, che siano stati collocati i titoli argentini anche dopo che le banche avevano percepito esattamente che stava per essere formalizzato il cosiddetto «default» dell'Argentina;
sono state invocate iniziative del governo per sollecitare il sistema bancario nazionale a dirimere le controversie con i risparmiatori, e cioè con gli «investitori non professionali», senza peraltro trovare accoglienza ed ascolto e lasciando che si inseguisse il falso obiettivo di recuperare il denaro perduto dal governo argentino, in tal modo distraendo dal sistema bancario l'attenzione dei risparmiatori che avevano visto dissolversi il loro patrimonio;
ora, fortunatamente, la giustizia ha iniziato il sua cammino, pur se lento, e - come ha riportato il quotidiano La Stampa di mercoledì 15 giugno 2005 alla pagina 19 - finalmente la seconda sezione del Tribunale Civile di Roma, con la sentenza n. 13472/2005, ha condannato la Banca Popolare di Milano a restituire ad un risparmiatore di Vigevano tutto il capitale investito (40.000 euro) oltre agli interessi al tasso dell'8,5 per cento, come previsto dalla cedola, in accoglimento di una giudiziale domanda introdotta con atto di citazione da un commerciante di Vigevano;
i giudici romani hanno stabilito che la Banca Popolare di Milano ha violato gli articoli 21, 27, 28 e 29 del Testo Unico della Finanza che impongono doveri precisi e rigorosi sul rischio di investimento e sulla vendita di prodotti finanziari in conflitto di interessi, e che, nel caso di specie (ma anche nei casi delle vicende Parmalat o Cirio), spesso sono stati del tutto disattesi nel rapporto fra banche e clienti;
in altri termini, l'istituto di credito convenuto in giudizio, a giudizio del Tribunale di Roma, non ha sufficientemente


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informato il risparmiatore circa il rischio che stava correndo e non lo ha informato altresì che stava trattando titolo in suo possesso;
la sentenza del Tribunale di Roma era chiaramente molto attesa dal mondo bancario e finanziario, anche per le probabili determinazioni che gli istituti di credito, saggiamente, riterranno di dover assumere per tentare di transigere le controversie con i clienti e di prevenire un contenzioso che non gioverebbe all'immagine del mondo bancario;
a parere dell'interrogante, è peraltro evidente, come già detto in altri atti di sindacato ispettivo, che non è assolutamente condivisibile l'atteggiamento assunto sin qui dal governo, che, in omaggio al principio formalistico di autonomia negoziale assoluta delle parti, ha ritenuto di poter di fatto ignorare la portata sociale di un fatto che coinvolge oltre 400 mila risparmiatori e che dunque, proprio per le sue eccezionali dimensioni, doveva ed ancor oggi (anzi, più ancora oggi) deve costringere il governo ad assumere una precisa posizione a tutela di una vastissima platea di cittadini che hanno visto sparire nel nulla i propri risparmi;
secondo l'interrogante il fatto che siano stati mossi passi ufficiali anche fortemente polemici nei confronti del governo argentino costituisce la prova più evidente che vi erano buone ragioni di ordine sociale per intervenire in una vicenda che esorbita, per definizione, dal rapporto privatistico proprio per le eccezionali dimensioni del segmento di popolazione coinvolto; la sentenza del Tribunale di Roma dimostra di fatto una volta di più (anche se non se ne sentiva il bisogno) che la «guerra» al governo argentino era un «falso problema» in realtà finalizzato a salvare il sistema bancario, unico responsabile (a valle), insieme al Fondo Monetario Internazionale (a monte), del gigantesco rastrellamento di denaro dei risparmiatori e che i risparmiatori stessi non dal governo argentino sono stati fuorviati ma dalle banche che hanno dato il «prezioso consiglio» di investire in «bond» argentini;
l'esclusione di ogni responsabilità del governo argentino, è secondo l'interrogante dimostrata dal fatto che la sentenza del Tribunale di Roma ha condannato l'istituto di credito convenuto alla restituzione dell'intero capitale e degli interessi sul medesimo, senza dunque ritenere che vi sia una corresponsabilità, neppure parziale, del governo di Buenos Aires;
ora anche le incertezze del governo italiano trovano un limite, nelle giustificazioni, proprio dalla ricordata sentenza n. 13472/2005 della seconda sezione del Tribunale Civile di Roma che ha reso giustizia ad un risparmiatore ma che a sua volta ha aperto la strada ad una serie inimmaginabile di contenziosi, sulla base di argomentazioni che saranno replicate all'infinito dinnanzi ai Tribunali Civili di tutta la penisola;
gli istituti di credito, peraltro, hanno un pericolosissimo alleato nella loro strategia difensiva, costituita dall'insidioso istituto della prescrizione, che opera, in assenza di atti interruttivi, dopo cinque anni dalla data in cui è stata formalizzata l'operazione con la banca;
sarebbe, ad avviso dell'interrogante, una vergogna insopportabile il fatto che 400 mila piccoli risparmiatori debbano perdere i loro denari, dopo la pronuncia del Tribunale di Roma, per intervenuta prescrizione del loro diritto;
dunque appare ineludibile la necessità, ancorché tardivamente recepita, di un forte e pubblico intervento del governo sul sistema bancario affinché assuma la decisione, per tutti i casi in cui gli investitori non professionali hanno acquistato i «bond» argentini su insistito consiglio delle banche di istituire dei tavoli di trattativa, per il rimborso del capitale e degli interessi ai malcapitati risparmiatori -:
alla luce della pronuncia del Tribunale di Roma, e fatto ovviamente salvo il buon diritto per la banca condannata di proporre appello ed eventualmente ricorso


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per cassazione, se non ritenga di dover adottare iniziative affinché siano immediatamente avviati tavoli di trattativa con i risparmiatori al fine di prevenire una interminabile sequela di cause civili in tutti i Tribunali d'Italia, con la presenza e l'assistenza di esperti nominati dal Ministro;
se non ritenga, comunque, di dover assumere iniziative riparatorie di grande rilievo mediatico per evitare che ora si aggiunga la beffa della intervenuta prescrizione dei diritti dei risparmiatori nei confronti delle banche, pochi essendo stati coloro che hanno inviato atti interruttivi della prescrizione medesima, anche in ragione della errata indicazione proveniente dal Governo che ha seguito una strada clamorosamente errata.
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Interrogazione a risposta scritta:

LULLI, MAGNOLFI, BIMBI e GIACOMELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il patto di stabilità interno per l'anno 2005 prevede che il complesso delle spese correnti e delle spese d'investimento delle Province e dei Comuni con popolazione superiore a 5000 abitanti non può essere superiore alla media della spesa sostenuta nel triennio 2001-2003, incrementata per la Provincia di Prato, dell'11,5 per cento;
l'applicazione della norma comporta per la Provincia di Prato la possibilità di effettuare pagamenti in termini di cassa nell'anno 2005 pari a 21.952.855,64 per le spese correnti e a 10.835.985,82 per le spese di investimento rispetto ad una necessità di pagamenti da effettuare pari a 30.870.058,82 per le spese correnti e a 14.328.788,76 per le spese di investimento;
in totale, la possibilità di fare pagamenti per 32.788.841,46 rispetto alla necessità di cassa per l'anno in corso pari a 45.198.847,58;
la penalizzazione, in particolare relativa alle spese di investimento, incide direttamente sullo sviluppo socio-economico locale e sull'economia distrettuale, rallentando e condizionando negativamente il processo di recupero della competitività del sistema locale in un momento di particolare delicatezza per il distretto industriale Pratese e per l'economia nazionale;
agli interroganti, appaiono incongruenti i vincoli ai pagamenti, in presenza di un'eccellente liquidità della Provincia, valutata nel giudizio di rating da parte di Standard's & Poors, confermato con l'attribuzione della valutazione AA- per l'anno in corso, e in presenza di un finanziamento della spesa corrente di bilancio garantita per il 66,25 per cento con mezzi propri della Provincia (entrate tributarie e per servizi) e soltanto per l'1,93 per cento con trasferimenti statali;
i vincoli negativi del patto di stabilità interno per l'anno 2005 contenuti nella legge finanziaria, operando in termini di incremento della spesa media sostenuta nel periodo 2001-2003, penalizzano pesantemente il comparto delle Province, che presentano un andamento in crescita delle proprie funzioni e dei propri compiti istituzionali in attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà che si attua con l'attribuzione ed il conferimento di nuove funzioni da parte dello Stato e della Regione (trasporto pubblico locale, demanio idrico, formazione professionale, investimenti per lo sviluppo locale e così di seguito);
i vincoli negativi, in particolare in termini di cassa, con impossibilità di rispettare le scadenze contrattuali per le forniture di beni e servizi e per l'esecuzione di lavori ed opere pubbliche, determinano possibili conseguenze in termini di contenzioso, azioni legali di recupero dei crediti, interessi per ritardati pagamenti;
quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare per consentire la normale attività gestionale di pagamento delle forniture di beni e servizi e dei lavori pubblici per le scadenze che maturano nell'esercizio in corso confermando


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l'impossibilità di osservare le norme sul patto di stabilità interno per il corrente anno 2005 senza compromettere l'attività corrente e di investimento dell'ente con le conseguenti ricadute negative sull'economia locale.
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