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XIII Commissione:
applicativi della legge n. 204 (del 3 agosto 2004 e se siano riscontrate difficoltà in sede di Unione Europea in merito alla completa applicazione della suddetta legge.
la proposta europea per la riforma della normativa relativa alla produzione di zucchero (OCM zucchero) comporterà nei Paesi comunitari ed in particolare per l'Italia una forte diminuzione della produzione nazionale, un drastico calo del sostegno diretto al reddito per gli agricoltori ed un forte aumento delle importazioni;
la mancanza di un piano di settore nazionale rischia di farci arrivare in ritardo rispetto alle decisioni della UE e quindi potrebbe essere impossibile modificare una proposta di riforma fortemente ispirata da francesi a tedeschi;
i segnali che giungono dall'Europa stanno diventando drammatici per la bieticoltura italiana. Si parla infatti di una riduzione dei prezzi del 39 per cento da effettuarsi in un biennio: il prezzo d'intervento dello zucchero passerebbe così dai 655 euro/tonnellata attuali a 505 euro/tonnellata nel 2006/07 e a 385,5 euro/tonnellata a partire dal 2007/08; il prezzo minimo delle barbabietole scenderebbe a 32,86 euro/tonnellata nel 2006/07 ed a 25,05 euro/tonnellata nella campagna 2007/08 (-42,6 per cento rispetto prezzi attuali);
con queste condizioni l'Italia scomparirebbe praticamente dal settore diventando un mercato solo di consumo, poiché i costi sarebbero maggiori rispetto al ricavato della produzione bieticola;
secondo l'interrogante, le ragioni e le condizioni per mantenere la filiera ci sono tutte e va salvaguardata la possibilità di coltivare la barbabietola da zucchero nel nostro Paese al Sud, al Centro ed al Nord utilizzando a tal fine anche le risorse economiche che la proposta di riforma mette a disposizione per la chiusura di aziende in riferimento all'impatto ambientale ed occupazionale che devono essere investite nel settore per la formazione, l'innovazione la riconversione ed il sostegno al reddito dei lavoratori;
ad avviso dell'interrogante, soltanto la definizione di un piano di settore nazionale ed una forte presa di posizione del Governo italiano possono scongiurare l'estinzione del comparto attraverso un progetto di prospettiva che realizzi la rimodernizzazione degli stabilimenti, rilanci gli investimenti per aumentare la qualità della materia prima e promuova le alternative produttive possibili, difendendo così il settore ed i 77 mila lavoratori coinvolti a livello nazionale;
le associazioni di categoria, il sindacato ed i lavoratori del settore, stanno facendo la loro parte per mantenere vivo un settore importante e determinante per l'occupazione e per l'equilibrio dell'agricoltura nazionale; le imprese di trasformazioni e produzione e le loro associazioni di rappresentanza hanno la responsabilità di rilanciarlo anche attraverso una «riforma sostenibile» che non abbia lo scopo di ricercare solo forme di indennizzo per poi abbandonare il settore, ma che persegua l'obiettivo di mantenere una presenza industriale attraverso investimenti, innovazione, ed anche eventuali riconversioni verso nuove attività industriali -:
se non ritenga il Ministro interrogato di adottare iniziative per sostenere il settore e per sollecitare una efficace azione a livello europeo al fine di difendere la produzione bieticola e saccarifera italiana.
(3-04793)
nel 2003 il Ministro per le politiche agricole e forestali, dopo una lunga e dura vertenza, firmò il decreto di riparto dei fondi previsti ai sensi della legge n. 289 del 2003 in favore dell'ente irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia;
il decreto giunse con mesi di ritardo e comunque a seguito delle proteste messe in atto da parte dei dipendenti dell'ente che per oltre un anno non percepirono lo stipendio con regolarità e con molti mesi di ritardo;
ad oggi però la situazione risulta tutt'altro che normalizzata;
la regione Basilicata, nel rispetto delle competenze istituzionali, ha avanzato una serie di proposte e si è mostrata disponibile a partecipare ad una discussione per dirimere le questioni concernenti la gestione delle risorse idriche;
permangono tutte le preoccupazioni circa il perdurare di una esposizione debitoria che non fa ben sperare per il futuro di una struttura importante che ha professionalità e gestisce una risorsa preziosa come l'acqua -:
quali siano le iniziative che il Governo intende adottare in merito al futuro dell'Ente irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia, e in particolare rispetto alla situazione finanziaria al fine di scongiurare situazioni incresciose come quelle registrate nel corso degli anni 2002 e 2003 tutelando le professionalità e il valore dell'Ente.
(5-04500)
la legge 29 aprile 2005 n. 71 «conversione in legge, con modificazione, del decreto legge 28 febbraio 2005, n. 22, recante interventi urgenti nel settore agroalimentare» all'articolo 1 e all'articolo 1-bis prevede interventi urgenti e misure a favore delle imprese colpite da crisi di mercato;
in applicazione della legge 29 aprile 2005 n. 71 il Governo ha emanato i primi decreti per le aree del Centro-Sud senza definire parametri certi e regole per stabilire la perdita di reddito dei produttori -:
se il Ministero delle politiche agricole si sia attivato per adottare, sulla base della legge 29 aprile 2005, n. 711 i decreti volti a riconoscere anche alle imprese colpite da crisi di mercato, che operano in importanti regioni ortofrutticole come il Veneto e l'Emilia Romagna di interventi previsti dalla legge e quali siano i parametri definiti per stabilire la diminuzione del reddito in seguito alle crisi di mercato.
(5-04501)
si è appreso che il Tribunale Amministrativo del Lazio ha recentemente sospeso in via cautelare (in attesa dell'udienza già fissata per il prossimo 20 giugno) l'applicazione del decreto ministeriale, risalente al 19 aprile 2005, con il quale si autorizzava l'uso, nelle isole minori e per la pesca in mare aperto, di reti lunghe fino a cinque chilometri e alte fino a venti metri, purché impiegate quali «reti da posta» e non «derivanti» (Corriere della Sera, edizione del 2 giugno 2005, pagina 17);
le reti da pesca sopra indicate avrebbero caratteristiche strutturali identiche alle cosiddette «spadare», usate, peraltro, come reti «derivanti», vietate dalla vigente normativa comunitaria e perciò dismesse da anni, dietro la corresponsione di cospicui indennizzi pubblici in favore dei proprietari dei pescherecci interessati;
si è notato che le reti in questione sarebbero in realtà inutili per la pesca se impiegate, in conformità al suddetto decreto ministeriale, come «reti da posta» (L'Unione Sarda, edizione del 1o giugno 2005, pagina 30);
in Sardegna, la stampa locale ha più volte evidenziato i rischi connessi all'applicazione della predetta disposizione, che, pur indirettamente, sarebbe idonea a favorire quanti, violando i divieti in vigore, ricorrono alle reti sopra descritte senza ancorarle e lasciandole invece galleggiare secondo le correnti;
infatti, come segnalato dalle stesse autorità preposte al controllo (L'Unione Sarda, citata), tale illegittimo impiego delle reti da pesca sarebbe ormai sanzionabile solo se direttamente ed effettivamente constatato in mare aperto, al momento dell'intervento delle forze dell'ordine;
è stato in particolare denunciato che, nelle acque del Sulcis, nella zona sudoccidentale della Sardegna, «decine di pescherecci», provenienti «dalla Sicilia, dalla Calabria, perfino dalla Spagna», in questi ultimi tempi avrebbero illegalmente utilizzato, per la pesca in mare aperto, le reti «derivanti» cui si è fatto riferimento (L'Unione Sarda, citata; L'Unione Sarda, edizione del 3 giugno 2005, pagina 30);
tali abusi, peraltro - come detto - difficilmente verificabili, penalizzano quanti operano nel rispetto delle norme vigenti, possono pregiudicare l'equilibrio dell'ecosistema nel quale le «spadare» vengono utilizzate e in definitiva favoriscono coloro che, avendo percepito gli indennizzi per la conversione delle attrezzature da pesca, continuano a impiegare le suddette «reti derivanti» -:
se - ove, in base ai dati a disposizione del Governo, risultasse confermata la notizia degli abusi sopra descritti - non si ritenga opportuno intervenire con urgenza per abrogare o modificare la citata disposizione del decreto ministeriale del 19 aprile 2005.
(5-04490)
in un mercato globale, in cui prodotti similari sono classificati sotto la stessa denominazione merceologica, pur provenendo da paesi diversi ed il più delle volte essendo ottenuti con materie prime e procedimento diversi, deve essere data la possibilità al consumatore di effettuare scelte consapevoli ed informate;
il decreto-legge 24 giugno 2004 n. 157, convertito con legge n. 204 del 3 agosto 2004, recante disposizioni urgenti per l'etichettatura di alcuni prodotti agroalimentari, nonché in materia di agricoltura e pesca, prevedeva, pur nella sua incompletezza, l'emissione di alcuni decreti applicativi, che non risulta siano stati ancora emessi -:
quali siano le intenzioni del Governo, in merito alla emanazione dei decreti
(5-04491)
il 26 aprile 2005 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento relativa all'introduzione di alcune deroghe alla normativa sulla marchiatura delle uova (COM(2005)215) -:
quale sia la posizione del Governo italiano su tale argomento, atteso che debbono convivere il principio della tutela del consumatore finale ed il principio della sburocratizzazione e della snellezza dei commerci.
(4-15355)
nel corso del Consiglio agricoltura del 30 maggio 2005, l'Italia, sostenuta da Grecia, Spagna, Slovenia, Ungheria e Lussemburgo, ha presentato una richiesta volta a far sì che l'Autorità europea di sicurezza alimentare AESA sia messa nella condizione di effettuare essa stessa le analisi necessarie a valutare la sicurezza d'uso dei nuovi prodotti geneticamente modificati;
attualmente, infatti, l'AESA, nelle valutazioni che è chiamata a fornire sulle richieste di commercializzazione, utilizza unicamente i dati scientifici forniti dal richiedente;
la richiesta italiana è stata respinta dalla Commissione, limitandosi ad assumere l'impegno di esaminare la questione nel quadro di una prossima revisione del regolamento istitutivo dell'AESA;
è di tutta evidenza l'inaccettabilità di una situazione come quella giustamente denunciata dall'Italia, così come certamente non è soddisfacente l'impegno a riprendere la questione nell'ambito della revisione del regolamento istitutivo dell'AESA -:
quali nuove ed urgenti iniziative intenda assumere, in sede europea, al fine di poter finalmente eliminare la procedura secondo cui l'AESA, in sede di valutazione delle richieste di commercializzazione, deve esaminare esclusivamente i dati scientifici trasmessigli dal richiedente.
(4-15356)
il 15 giugno 2005 un violentissimo nubifragio, con pioggia e grandine, ha colpito il territorio della Basilicata, in particolare l'area del Vulture-Melfese-Alto Bradano e quella delle Dolomiti lucane;
i raccolti di pomodoro e di grano sono stati quasi completamente distrutti, le colture stagionali sono state compromesse e nel comune di Pietrapertosa sono morti anche capi di bestiame;
nei comuni colpiti la viabilità rurale è stata in gran parte danneggiata seriamente;
si è trattato di un evento davvero eccezionale che, insieme a quello che colpì tempo fa l'area del Metapontino (nella quale sono in atto manifestazioni popolari per ottenere aiuti sostanziosi), ha danneggiato l'agricoltura lucana, compromesso davvero il reddito degli agricoltori e inciso negativamente sull'intera economia regionale -:
se non intenda riconoscere lo stato di calamità per consentire l'attivazione delle agevolazioni previste dalla vigente legislazione e se non ritenga di dover comunque assegnare ai comuni colpiti un congruo contributo a fondo perduto per il ripristino della viabilità rurale.
(4-15360)