Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 628 del 18/5/2005
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(Dibattito costituzionale e politico su questioni concernenti le campagne referendarie - n. 3-04531)

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-04531 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

MARCO BOATO. Signor Presidente, il 12 e 13 giugno le cittadine e i cittadini italiani saranno chiamati a votare sui quattro referendum riguardanti la procreazione medicalmente assistita.
È ovvio che esiste per tutti la libertà di coscienza, come altrettanto ovvio è il diritto di forze politiche, sociali, sindacali, culturali e anche religiose di manifestare il proprio orientamento sui quesiti referendari. In un referendum si confrontano i «sì» e i «no», e per la sua validità è necessario che partecipi il 50 per cento più uno degli aventi diritto.
Tale condizione di validità è stata tuttavia strumentalmente tramutata da alcuni in un mal celato tentativo di vanificare il principale strumento di democrazia diretta previsto dalla Costituzione: si cerca opportunisticamente di sommare il normale assenteismo elettorale (attorno al 30 per cento) con una sorta di astensionismo militante ma palesemente minoritario. Non avvenne così né per il referendum sul divorzio né per quello sull'aborto. I cittadini che volevano il mantenimento di quelle leggi andarono a votare per far valere le proprie ragioni, che prevalsero nel voto. Oggi succede il contrario e si cerca di impedire alla volontà popolare, quale che essa sia, di pronunciarsi validamente. Per quanto legittimo, questo comportamento opportunistico è assolutamente inaccettabile.

PRESIDENTE. Onorevole Boato, non si devono superare i tempi a disposizione; io non sono un arbitro che controlla i tempi: devo far rispettare il regolamento.
Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ricordo che sia la Commissione di vigilanza per i servizi radiotelevisivi che l'Autorità per le garanzie delle comunicazioni hanno pienamente riconosciuto la legittimità della partecipazione alle tribune e alla propaganda referendaria anche di chi si è schierato per il non voto: e questa era una delle domande poste dall'onorevole Boato.
Si tratta di due Commissioni di garanzia autorevoli; è certo, però, che nella pubblicistica vi è anche chi ha contestato non la legittimità ma l'eleganza del non voto. Come è noto, anche la maggioranza dei precedenti della Corte costituzionale ha riconosciuto piena legittimità alla posizione di chi vota «sì», di chi vota «no» e di chi indica nel non voto un sistema di partecipazione o non partecipazione al referendum.
Del resto, i precedenti della Corte si sono attenuti all'unica interpretazione possibile del quarto comma dell'articolo 75 della Costituzione, che implica che quella del non voto è una delle tre possibili opzioni in materia di referendum. Quanto al terzo comma dello stesso articolo, richiamato dall'interrogante, è chiaro


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che esso, nello stabilire il diritto di partecipare al referendum di tutti i cittadini chiamati dalla legge per l'elezione della Camera dei deputati, implica che quella del non voto sia una delle pienamente legittime opzioni possibili.
Sul fatto poi che il non voto sia elegante o non elegante, l'interrogante cita Michele Ainis, che definisce né logico né opportuno il non voto. Io mi richiamo all'autorità di Piero Fassino che, due anni fa, sul referendum relativo all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ha scritto che «il mancato raggiungimento del quorum, che noi avevamo previsto e auspicato per evitare danni e divisioni, conferma che la nostra indicazione "- quella dei Democratici di sinistra di non votare ha trovato un ampio riscontro del paese -". "I diritti" - diceva Fassino - "vanno affermati attraverso la via legislativa e non con le scorciatoie referendarie"».
Lo stesso Fassino salutava con gioia l'indicazione di non voto data da Cofferati, il quale diceva: «Il modo migliore per rendere inutile il referendum è la non partecipazione al voto e consentire, invece, al Parlamento di affrontare i problemi». Su questa posizione si dichiarava d'accordo il senatore Gavino Angius, e l'onorevole Giovanna Melandri annunciava la sua non partecipazione al voto dicendo: «Io non posso né votare no né votare sì, perché sia il no sia il sì hanno per me delle controindicazioni; mi sembra quindi che la posizione migliore sia quella che io non andrò a votare. L'unica scelta possibile in questa situazione».
Ciò detto, mi sembra strano che proprio dalla parte che due anni fa ha indicato il non voto come modo di partecipazione al referendum oggi vengono mosse delle critiche a coloro che utilizzano legittimamente la stessa indicazione per gli elettori. Una cosa non può essere elegante o inelegante, giusta o sbagliata, a seconda delle convenienze.

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di replicare.

MARCO BOATO. Signor Presidente, oltre ad essere assolutamente insoddisfatto dalla risposta fornita dal Governo, desidero suggerire ai Democratici di sinistra di assumere come portavoce l'onorevole Giovanardi per quando non sarà più ministro. Dico ciò perché la risposta fornita dal ministro Giovanardi per tre quarti è stata un riportare citazioni di posizioni di esponenti dei democratici di sinistra.
Signor ministro, spero che capisca che qui non è in discussione la legittimità formale dell'astensione, perché questo io l'ho scritto e l'ho anche dichiarato, ma è in discussione la correttezza politica e costituzionale dell'uso strumentale della stessa. E questa scorrettezza si verifica sempre più spesso anche sui mezzi di informazione televisivi, violando i principi di completezza, obiettività e imparzialità dell'informazione ribaditi, come lei ha evidenziato, dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che hanno stabilito - questo però lei si è dimenticato di aggiungerlo - che chi fa la propaganda per l'astensione va ricompreso, in ordine alla par condicio fra i sì e i no, tra le posizioni contrarie.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. L'ho detto!

MARCO BOATO. Questo lei, signor ministro, lo ha dimenticato. Sul piano politico, poi, si è arrivati al punto di linciare persino il presidente di Alleanza nazionale, che è anche Vicepresidente del Consiglio dei ministri e suo collega come ministro degli affari esteri, l'onorevole Gianfranco Fini. Un linciaggio per aver dichiarato la sua intenzione di andare a votare e di esprimere, in piena libertà di coscienza, tre sì e un no.
Signor ministro, inoltre, due ore fa il sottosegretario per l'interno, Alfredo Mantovano, anch'egli di Alleanza nazionale, ha avuto la spudoratezza di dichiarare - pensi quanto amore per i valori della vita! - e leggo testualmente...


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PRESIDENTE. Onorevole Boato, le ricordo che gli aggettivi vanno utilizzati in termini parlamentari!

MARCO BOATO. Come dicevo, leggo testualmente: «La vittoria dell'astensione al referendum, il 12 e il 13 giugno prossimi, porrà in ulteriore difficoltà i DS e confermerà una lenta ma inesorabile rimonta politica del centrodestra». Ministro, se vuole, le posso fornire la dichiarazione integrale citata.
Queste parole di un membro del Governo, rappresentante addirittura di quel Ministero dell'interno che dovrebbe garantire la correttezza del processo referendario, ritengo siano, e questo non lo penso solo io ma anche le colleghe Cima e Zanella, che sono qui presenti ...

PRESIDENTE. Onorevole Boato, la invito a concludere.

MARCO BOATO. ... più esplicite e chiare di qualunque analisi politica e costituzionale. Altro che i valori della vita! L'astensionismo militante viene così usato come una clava contro la sinistra e l'Unione da parte di un estremista di destra, in spregio...

PRESIDENTE. Onorevole Boato, deve concludere, lei non ha più diritti degli altri. Deve concludere!

MARCO BOATO.... alla dignità costituzionale del referendum.
Presidente, la ringrazio per la sua attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Onorevole Boato, presto attenzione a quanto dice così come faccio nei confronti di tutti i colleghi che intervengono. Purtroppo, ho il compito penoso, per me anche abbastanza ingrato, di adoperarmi affinché siano rispettati i tempi previsti dal regolamento per le proprie manifestazioni di pensiero. Comprendo, però, che il pensiero non si contiene mai, e questo alla Camera dei deputati succede spesso (Applausi).

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