Allegato B
Seduta n. 622 del 9/5/2005


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il cosiddetto «Campo antimperialista di Assisi» ha lanciato una raccolta di fondi denominata «10 euro per la resistenza irachena» al fine di finanziare il terrorismo iracheno e, in particolare, il portavoce di tale organizzazione, Moreno Pasquinelli, ha dichiarato testualmente: «non condanneremmo l'eventuale uso dei nostri soldi per l'acquisto di armi che servono a sostenere la guerra di liberazione, anche se queste armi venissero usate contro i militari italiani»;
il portavoce del comitato «Iraq libero», Leonardo Mazzei avrebbe, inoltre, affermato che: «è inutile scandalizzarsi perchè fanno saltare in aria i nostri o perchè due marines vengono sgozzati a Mossul»;
queste gravissime dichiarazioni nei confronti dei nostri caduti e soprattutto l'iniziativa della raccolta di fondi per finanziare i terroristi iracheni e, probabilmente anche di Al Quaeda, sono del tutto inaccettabili e potrebbero nascondere iniziative ben più pericolose sia per la sicurezza dei nostri militari in Iraq, sia per la sicurezza dei cittadini italiani all'interno del nostro territorio -:
quali iniziative ha intrapreso o intende intraprendere per verificare che le azioni del «Campo antimperialista di Assisi» non travalichino la sfera della libera espressione delle opinioni e non sconfinino, invece, in atti lesivi della sicurezza dei militari e dei civili italiani.
(4-08297)

Risposta. - La vicenda del sostegno alla «resistenza» irachena ha avuto inizio dopo la conclusione dell'annuale edizione del «Campo Antimperialista», che si è tenuto ad Assisi dal 30 agosto al 5 settembre 2003, organizzato dalla «Direzione 17 - Campo Antimperialista», capeggiata da Moreno Pasquinelli.
Tale organizzazione antimperialista e antiamericana avviava la campagna di sostegno, attraverso una raccolta di fondi denominata «10 euro per l'Iraq» e l'attivazione di un numero verde per le adesioni.
La campagna è stata pubblicizzata sulla rete internet, suscitando forti polemiche all'interno della stessa area antagonista a causa delle adesioni ricevute da persone e organismi riconducibili alla destra estrema.
Il 13 dicembre 2003 la campagna a sostegno della cosiddetta «resistenza» irachena è culminata in una manifestazione nazionale svoltasi a Roma promossa dal «Comitato Iraq libero».
Si precisa che la raccolta di fondi è stata oggetto di segnalazione da parte della questura di Perugia all'Autorità giudiziaria, che ha avviato un procedimento penale, tuttora in fase di indagini preliminari.
Il 1o aprile 2004 in quella provincia sono state eseguite cinque delle dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal GIP del tribunale di Perugia, nei confronti di altrettante persone, due di nazionalità turca e tre di nazionalità italiana, tra le quali Moreno Pasquinelli,


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ritenute responsabili di aver promosso e partecipato a una associazione finalizzata al terrorismo internazionale denominata «Fronte rivoluzionario di liberazione del Popolo-DHKP-C», attraverso una attività di collaborazione in favore del cittadino turco Er Avni.
Un ulteriore provvedimento restrittivo della libertà personale è stato eseguito in Turchia, mentre altri tre hanno riguardato individui residenti all'estero; un'ulteriore ordinanza è risultata non più eseguibile, in quanto relativa ad un cittadino turco deceduto, in Turchia, durante un conflitto a fuoco.
Si fa presente che nella medesima operazione di polizia ed in un contesto di collaborazione internazionale, nei confronti di soggetti appartenenti alla menzionata organizzazione terroristica turca, sono stati effettuati trentuno fermi in Turchia, con sette arresti; sei fermi in Belgio, con un arresto. Un ulteriore arresto è stato effettuato in Olanda per resistenza a pubblico ufficiale.
Infine, il 23 aprile 2004 il tribunale della libertà ha disposto la revoca dell'ordinanza di custodia in carcere per i tre italiani indagati.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BERTUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli, errori compiuti nel redigere le graduatorie per l'immissione nei ruoli dei docenti hanno creato disagi ed irritazione; se da un lato è vero che tali problemi si verificano regolarmente ad ogni avvio di anno scolastico e che il Ministero ha ammesso gli errori, dall'altro ci si attende che la riforma del sistema scolastico dia finalmente certezza agli studenti ed alle famiglie, ai docenti di ruolo ed al personale precario che attende, anche per anni, il momento di essere immesso in ruolo;
le cifre illustrate dal Ministro Giovanardi nella seduta del 22 settembre indicano un aumento considerevole delle somme destinate all'istruzione secondaria, lo sviluppo dei programmi di integrazione dei disabili e degli immigrati ed il mantenimento del tempo pieno;
resta però da mantenere quanto previsto con la legge n. 53 del 2003 di avviare il piano triennale delle assunzioni, assolutamente necessario per dare risposte concrete a quanti da anni attendono l'immissione in ruolo; l'urgenza del problema è sottolineata dal fatto che, in relazione alle nomine ed alle immissioni effettuate quest'estate, ci si trova di fronte, secondo quanto illustrato dai sindacati, a ventimila ricorsi, con 15 mila immessi in ruolo rispetto a 100 mila posti vacanti;
è in via di definizione il disegno di legge finanziaria per il 2005, cui la legge n. 143 del 2004 rimette la verifica delle compatibilità finanziarie, in relazione al piano pluriennale di nomine a tempo indeterminato che consenta la copertura dei posti disponibili e vacanti -:
quali ulteriori risorse il Ministro interrogato intenda stanziare per la copertura del piano triennale nomine;
quali iniziative si intendano adottare per impedire il ripetersi di situazioni di disagio nel corpo docente.
(4-11041)

Risposta. - Come è noto all'interrogante, la legge n. 143 de1 2004 «Disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2004/2005, nonché in materia di esami di Stato e di università», all'articolo 1-bis, prevede il riassorbimento dei precari storici prevedendo un piano pluriennale di nomine a tempo indeterminato, che, nel corso del prossimo triennio, consenta la copertura dei posti disponibili e vacanti.
Sono pertanto allo studio «le misure tecniche» funzionali a definire tempi e modalità di assunzione dei suddetti precari inseriti nelle graduatorie permanenti, così da assorbire con una opportuna gradualità gli oneri.
Si sta procedendo a modulare, avvalendosi anche di apposite simulazioni, tempi e


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modalità degli interventi possibili, partendo dalle attuali disponibilità di organico e dalle prospettive di ulteriore incremento che saranno determinate nell'ambito del quinquennio in relazione al turnover.
A tal fine, il Consiglio dei ministri del 25 febbraio 2005 ha dato mandato al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia ed al Ministro per la funzione pubblica di studiare le possibili soluzioni.
A conclusione della fase di studio, si avranno gli elementi necessari per poter presentare al Parlamento il piano pluriennale previsto dalla citata legge n. 143/2004.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il furto di automobili costituisce in Italia un reato in costante aumento con gravi ripercussioni sulla determinazione del premio assicurativo che, specie nelle province a rischio, come quella di Reggio Calabria, è estremamente elevato;
il cittadino vittima di tale furto si trova costretto a dover procedere alla cancellazione dell'autovettura rubata al Pra per non incorrere nel pagamento del bollo auto negli anni a venire;
gli uffici Aci, delegati a ricevere la denuncia di cancellazione dell'autovettura rubata, pretendono il pagamento della somma di 63 euro, per cui lo sventurato proprietario derubato subisce oltre al danno anche la beffa -:
se non ritengano di dover emanare un provvedimento che, dinanzi a casi di furti di automobili, elimini il beffardo pagamento di 63 euro dovuto per la cancellazione dell'autovettura dal registro del Pra.
(4-06948)

Risposta. - In ordine alla problematica prospettata con l'interrogazione cui si risponde, l'Agenzia delle entrate ha fatto presente che l'annotazione della perdita di possesso di un autoveicolo comporta il versamento all'ACI, quale gestore del pubblico registro automobilistico, di un emolumento pari a euro 7,44, come stabilito dal decreto ministeriale del 1o settembre 1994, emanato ai sensi dell'articolo 28 del Regio decreto-legge 15 marzo 1927, n. 436, convertito dalla legge 19 febbraio 1928, n. 510 (istitutiva del pubblico registro automobilistico).
Tale annotazione è soggetta, inoltre, all'imposta di bollo, pari a euro 11,00 per ogni foglio, ai sensi dell'articolo 3 della tariffa allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 642.
Ciò premesso, l'Agenzia delle entrate ha precisato di non poter disporre della tariffa degli emolumenti dovuti agli uffici del P.R.A., in quanto non ha rapporti contrattuali con l'ACI per la gestione del pubblico registro automobilistico e gli oneri a carico dei cittadini sono, quindi, tariffe imposte e non costi concordati.
In particolare, secondo quanto rappresentato dalla predetta Agenzia sulla base degli elementi trasmessi dalla Direzione centrale dell'Automobile club d'Italia, per l'espletamento della formalità di cui trattasi l'utente può rivolgersi agli uffici provinciali ACI - che gestiscono il P.R.A. - o far espletare il servizio alle Agenzie ed alle Delegazioni ACI, che esercitano l'attività di consulenza automobilistica ai sensi della legge 8 agosto 1991, n. 264.
Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sono fissate annualmente le tariffe minime e massime per tale attività, ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 264 del 1991.
In particolare, la Delegazione di sede dell'Automobile club di Reggio Calabria applica, per l'esecuzione della formalità di perdita di possesso, le tariffe previste dal citato decreto ministeriale.
Tuttavia, le Delegazioni ACI di tale provincia, che agiscono in regime indiretto, legati, quindi, all'Automobile club provinciale da un rapporto di natura privatistica,


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con propria autonomia gestionale, ricevono dal locale Automobile club solo un indirizzo in materia di tariffe, che può essere però disatteso dalla Delegazione stessa.
L'Automobile club d'Italia ha infine fatto presente che, qualora l'utente si rivolga direttamente all'ufficio provinciale dell'ACI che gestisce il P.R.A., anziché ad una delegazione, gli importi dovuti per le formalità di perdita di possesso sarebbero inferiori di euro 25,05, quali diritti per assistenza automobilistica richiesti dagli studi di consulenza per la loro attività di intermediazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

BRICOLO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano L'Arena di Verona di martedì 8 giugno 2004 ha riportato la notizia che a Boscomantico (Verona), uno o più rumeni hanno aggredito una coppia di cittadini italiani malmenando il ragazzo e usando violenza con scopo di stupro sulla sua compagna;
all'interno di Boscomantico, tempo a dietro, il sindaco di Verona ha autorizzato un insediamento di nomadi;
nell'area di Boscomantico, oramai da tempo fuori controllo, transitano clandestini e anche extracomunitari, in prevalenza rumeni, a qualsiasi ora del giorno e della notte e chiunque può accedere ed insediarsi nella struttura senza nessun controllo;
nella stessa area è stata recuperata refurtiva proveniente d'attività criminale e nelle vicinanze si sono verificati vari tipi di effrazioni e scassi delle strutture presenti;
il sindaco di Verona in località forza Azzano non ha adottato iniziative per ostacolare l'insediamento al di fuori del campo nomade autorizzato di numerose persone extracomunitarie, in gran parte rumeni, con la conseguenza di estendere anche in quella zona tensione sociale e degrado, documentate dalle numerose richieste di sgombero fatte pervenire al sindaco da parte dei cittadini e degli imprenditori che vivono e lavorano in quella zona;
è palese, secondo l'interrogante, l'incapacità da parte del sindaco Zanotto di gestire l'attuale situazione di pericolo sociale dovuta all'insediamento dei campi nomadi e la responsabilità dell'ondata di criminalità che ne è conseguita -:
se il Ministro Pisanu non ritenga opportuno avviare una procedura d'urgenza per dare mandato al prefetto ed alle forze di polizia di sgombrare immediatamente l'intera zona di Boscomantico e quella non autorizzata di Forte Azzano imponendo un esplicito divieto di insediamento di nuovi campi nomadi pena lo sgombero forzato, in caso di violazione, nel comune di Verona e in tutto il territorio provinciale viste le problematiche sociali e la palese violazione delle normative vigenti da parte degli occupanti e i conseguenti problemi di ordine pubblico che ne scaturiscono;
se il Ministro Martino non ritenga opportuno revocare la concessione data dal ministero della difesa dell'area di Boscomantico al comune di Verona considerato l'utilizzo irresponsabile che ne è stato fatto.
(4-10216)

Risposta. - L'Amministrazione comunale di Verona, a seguito dello sgombero, avvenuto nel 2003, di alcuni insediamenti abusivi di nomadi presenti nelle immediate adiacenze dello stadio di calcio «Bentegodi», provvide, al fine di pervenire ad una soluzione della questione, ad alloggiare provvisoriamente un gruppo di donne e bambini di etnia «Rom» presso un'area militare dismessa dell'aeroporto «Boscomantico» di Verona, su autorizzazione all'uso temporaneo concessa dal Ministero della difesa fino al 31 dicembre 2003, poi prorogata al successivo 30 giugno e, infine, al 31 luglio 2004.


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Sin dal suo insediamento, tale campo non ha mancato di suscitare forti proteste da parte dei residenti, alle quali ampio risalto è stato dato anche dagli organi di stampa locale.
In particolare, in esito ai numerosi esposti, presentati anche tramite rappresentanti del Consiglio circoscrizionale e dei Comitati di quartiere, la problematica ha formato oggetto di esame in sede di riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, sotto il profilo dell'ordine pubblico e della verifica delle condizioni di sicurezza in ambito aeroportuale.
In tali occasioni, peraltro, i responsabili degli Organi di polizia e degli Organi tecnici aeroportuali avevano rappresentato che l'insediamento risultava incompatibile con le prioritarie esigenze di sicurezza dell'aeroporto ivi esistente, vista l'attiguità del sito allo scalo di Boscomantico.
Lo stato di tensione si è ulteriormente accresciuto, a seguito dell'episodio di rapina con tentativo di violenza sessuale, verificatosi, nella notte del 5 giugno 2004, nelle immediate vicinanze del campo nomadi di Boscomantico ad opera di tre extracomunitari, come ricordato anche dall'interrogante.
Alla luce di tale gravissimo episodio di violenza, il Prefetto di Verona ha convocato nuovamente il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ai fini di un ulteriore approfondimento della questione connessa all'utilizzo dell'area militare dell'aeroporto di cui trattasi.
Conseguentemente, nella sopracitata area è stata disposta, a supporto dei servizi a cura del Corpo di polizia municipale, l'attuazione di misure di vigilanza e di controllo da parte delle Forze dell'ordine, che hanno consentito di pervenire all'arresto ed alla denuncia a piede libero, per reati contro il patrimonio, di cittadini extracomunitari, prevalentemente di origine rumena, insediatisi presso il suddetto campo nomadi.
In vista della imminente scadenza del termine fissato dal Ministero della difesa per l'utilizzo del sito in questione, il sindaco di Verona ha comunicato, per le vie brevi, di aver provveduto ad individuare un'altra area, di proprietà comunale, ubicata in una zona non distante dalla suddetta struttura aeroportuale.
Il Prefetto di Verona, al fine di verificare se la nuova sistemazione fosse compatibile con le indispensabili esigenze di sicurezza dell'aeroporto di «Boscomantico», ha costituito, con decreto del 30 luglio 2004, una «Commissione tecnica» composta dal questore, con l'incarico di coordinatore, dai comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza, nonché dal dirigente dell'ufficio di polizia di frontiera aerea, dal direttore dell'ENAC - Circoscrizione aeroportuale - e dal comandante provinciale dei Vigili del fuoco.
Tale Commissione ha eseguito, il successivo 4 agosto, un sopralluogo presso il predetto sito, dichiarando «assolutamente incompatibile con le esigenze di sicurezza della struttura aeroportuale».
Successivamente, il sindaco di Verona, con lettera dell'11 agosto 2004, preso atto dell'esito negativo del sopralluogo, ha indicato due ulteriori aree, anch'esse ricadenti nelle immediate vicinanze della struttura aeroportuale.
Più specificatamente, la prima area, ceduta al Comune dall'amministrazione della difesa e successivamente consegnata al Corpo forestale dello Stato, è posta, secondo le precisazioni fornite, al di fuori dell'attuale sedime aeroportuale utilizzato per il traffico aereo, mentre l'altra si trova nelle vicinanze della recinzione che delimita l'Aeroporto.
Con nota del 21 agosto, il prefetto di Verona sottoponeva nuovamente all'esame della citata Commissione la verifica della idoneità delle aree individuate dall'amministrazione comunale.
La Commissione, eseguito il sopralluogo il successivo 31 agosto, presso i nuovi siti individuati, ha ritenuto che «i medesimi, sempre a causa dell'eccessiva prossimità al sedime aeroportuale e per la natura dei luoghi (presenza di sterpaglia e vegetazione facilmente infiammabile, presenza di materiale di risulta di demolizione da sottoporre a bonifica, quale lana di vetro ed altro) non offrono garanzie obiettive sia sotto il profilo della sicurezza generale che di quella aeroportuale».


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Le risultanze di tale sopralluogo sono state comunicate dal prefetto, al sindaco di Verona, per la conseguente adozione delle determinazioni di competenza.
Si fa presente, altresì che, considerata l'avvenuta scadenza del termine, anche nel dicembre scorso il prefetto di Verona ha nuovamente richiamato l'attenzione del sindaco e dell'assessore alle politiche dell'immigrazione del comune di Verona sulla ormai improrogabile esigenza di trovare un'idonea soluzione al problema.
Per quanto riguarda l'altro campo nomadi veronese sito in località Forte Azzano - Strada Isola Rizza in tale sito, attualmente, sono ufficialmente residenti 88 persone, in attuazione di uno speciale piano di recupero e integrazione realizzato dall'amministrazione comunale di Verona.
Nella primavera del 2004 il numero di residenti era enormemente aumentato, a seguito di un progressivo insediamento abusivo di un ulteriore centinaio di extracomunitari, che avevano determinato il sorgere di notevoli carenze sotto l'aspetto igienico-sanitario.
Conseguentemente, nel luglio scorso il sindaco di Verona ha emesso ordinanza di sgombero, effettuato con l'assistenza delle forze di polizia, della protezione civile e dei servizi sociali nella giornata del 7 luglio.
I continui controlli che ordinariamente vengano effettuati dalle Forze di Polizia hanno permesso di riscontrare, nelle immediate vicinanze del predetto campo, la presenza di camper e roulottes abitati.
È stato di conseguenza interessato il locale comando della polizia municipale che provvederà ad effettuare un accurato controllo amministrativo sulle famiglie autorizzate a permanere in quell'area.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

BRIGUGLIO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere:
quale sia l'esatto numero dei militari italiani impegnati nelle missioni di pace all'estero e le rispettive destinazioni;
quale sia il trattamento giuridico ed economico di detti militari anche sotto il profilo della progressione di carriera;
quali iniziative il Governo intenda promuovere per favorire la pubblicizzazione dell'attività dei nostri militari, gli effetti positivi rispetto agli obiettivi delle missioni e in particolare sotto il profilo umanitario e di assistenza alle popolazioni;
quali iniziative il Governo intenda adottare per favorire la conoscenza, le finalità e l'attività delle missioni da parte della pubblica opinione e in particolare nelle scuole.
(4-08201)

Risposta. - L'Italia sta svolgendo un ruolo primario sulla scena internazionale per la composizione delle crisi e per il ristabilimento della pace e della sicurezza, che vede impegnate le Forze armate con circa 10.000 militari in varie operazioni o missioni all'estero.
L'esatta consistenza e la distribuzione è riportata, per comodità di consultazione di seguito:

Missioni in teatri operativi fuori area in cui sono presenti militari appartenenti alle forze armate italiane (dati riferiti alla data del 17 aprile 2005):
Iraqi Freedom (Iraq): 3.397;
Joint Enterprise (in Kosovo 2.587 e FYROM 139): 2.726;
United Nations Mission in Kosovo (Kosovo: 1;
Althea (Missione U.E.): 1.474;
European Union Monitoring Mission (Bosnia): 15;
European Union Police Mission (Bosnia): 21;
Internazional Security Assistance Force (Kabul): 524;
Enduring Freedom (Oceano Indiano): 239;


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Active Endeavour (Mediterraneo Orientale): 218;
NATO Headquarters Tirana (Albania): 308;
NATO Headquarters Skopje (Macedonia): 15;
United Nations Mission in Etiopia ed Eritrea (Asmara): 60;
Termprary International Presence in Hebron (Palestina): 15;
Multinational Force and Observe (Egitto): 77;
United Nations Interim Force in Lebanon (Libano Meridionale): 53;
Missione Italiana di Assistenza Tecnico-Militare (Malta): 49;
Delegazione Italiana di Esperti (Albania): 31;
United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (confine indo-pakistano): 8;
United Nations Truce Supervisor Organization (Israele): 15;
United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (Marocco): 5.

Al personale in argomento, vengono applicate, in materia di stato giuridico ed avanzamento, le medesime norme vigenti per il personale in servizio sul territorio nazionale.
In particolare, le norme riguardanti l'avanzamento del personale militare e i relativi criteri applicativi consentono l'adeguata valutazione degli incarichi svolti dai militari all'estero.
Per quanto riguarda il trattamento economico, le norme vigenti in materia prevedono anche che al personale impiegato all'estero venga corrisposta, in aggiunta allo stipendio o alla paga e agli altri assegni a carattere fisso e continuativo e per tutta la durata del periodo di permanenza nel territorio una specifica indennità di missione.
Infine, con riferimento alla pubblicizzazione dell'attività dei nostri militari ed al profilo umanitario e di supporto alla pace delle missioni, si sottolinea che l'Amministrazione provvede costantemente a:
fornire gli elementi informativi relativi alle missioni internazionali in cui è impegnata l'Italia ai principali organi di stampa: agenzie, quotidiani, televisioni, radio nonché giornalisti specializzati nel settore della Difesa;
pubblicare le notizie provenienti dai vari teatri operativi sul sito internet www.difesa.it.
Si precisa, altresì, che il Ministero dell'istruzione, dell'università e ricerca ha rinnovato l'autorizzazione allo svolgimento negli Istituti di istruzione secondaria superiore, di conferenze a cura di ufficiali delle Forze armate, aventi lo scopo di illustrare l'organizzazione ed i compiti dell'Istituzione militare.
In tale contesto sono stati, altresì, stipulati protocolli d'intesa con gli uffici scolastici regionali per la promozione nelle scuole della professione militare.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ad avviso dell'interrogante, il Governo dovrebbe adottare specifiche misure, oramai ineludibili, per far sì che non vengano demotivati lavoratori qualificati della polizia di Stato, in particolare gli ispettori, che garantiscono quotidianamente sicurezza ed ordine pubblico -:
se intendano adottare iniziative normative volte ad evitare, nella ricostruzione della carriera degli ispettori di polizia, ingiuste disparità di trattamento, nonché gravi sperequazioni, rispetto a quanto previsto per i marescialli delle Forze armate.
(4-10522)

Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in esame, si ricorda che il decreto-legge 10 settembre 2004, n. 238,


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recante misure urgenti per il personale appartenente ai ruoli degli ispettori delle Forze di polizia, e convertito, con modificazioni, nella legge 5 novembre 2004, n. 263 tutela l'allineamento di alcune posizioni di carriera delle Forze di polizia, colmando le sperequazioni esistenti con i marescialli delle Forze armate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BULGARELLI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
due attivisti del movimento dei pescatori di Sant'Anna Arresi che il 9 marzo 2005 hanno ripreso le mobilitazioni contro le esercitazioni militari a Capo Teulada, hanno denunciato, come riportato dal quotidiano Liberazione del 10 marzo 2005, che tentando di forzare il blocco dei manifestanti i militari hanno speronato una delle loro imbarcazioni;
«stavolta abbiamo rischiato sul serio» ha dichiarato uno dei pescatori e Pietro Paolo di Giovanni, presidente della cooperativa San Giuseppe di Teulada, ha confermato questa versione degli accadimenti;
secondo i testimoni il tutto sarebbe avvenuto di fronte alle motovedette di carabinieri, polizia e capitaneria che, fortunatamente, hanno richiamato il mezzo militare invitandolo a fare dietro front;
a giudizio dell'interrogante si tratta di un episodio di gravità inaudita, l'Esercito italiano ha speronato inermi pescatori che protestano pacificamente tentando di preservare il loro lavoro e il loro mare tenuto sotto sequestro, deturpato e probabilmente avvelenato dalle Forze Armate da oltre mezzo secolo -:
quali siano le valutazioni sull'accaduto e se non si ritenga di dover sanzionare una simile prova di forza da parte del nostro esercito;
se non si ritenga di dover intervenire sui vertici dirigenti della base per assicurarsi che simili episodi non si ripetano in futuro;
se non si ritenga la prosecuzione dell'attività della base pericolosa per la vita degli abitanti di Teulada e Sant'Anna.
(4-13415)

Risposta. - Occorre in premessa sottolineare, come comunicato in precedenti atti di sindacato ispettivo, che le attività addestrative militari svolte nei Poligoni sono propedeutiche e necessarie a conseguire quella capacità operativa che è requisito imprescindibile di uno strumento militare moderno ed efficace, il cui mandato di difesa della nazione, dei suoi confini e della collettività, discende direttamente dal dettato costituzionale.
In particolare il poligono di Capo Teulada è la principale risorsa addestrativa dell'esercito ed è di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi addestrativi.
Le attività addestrative vengono preventivamente valutate ed autorizzate solo dopo un esame dell'impatto ambientale e previa consultazione del Comitato misto paritetico costituito presso la regione Sardegna, ai sensi della legge n. 898/1976.
Le stesse sono, inoltre, soggette ad una rigorosa applicazione di specifiche norme tese a verificare il rispetto degli aspetti di sicurezza e di impatto ambientale.
Ciò posto, la notizia riportata dagli organi di stampa, dello speronamento di una piccola imbarcazione da pesca da parte di un mezzo anfibio italiano, risulta del tutto infondata.
Il presunto evento s'inquadra nell'ambito della esercitazione tenutasi dal 2 al 15 marzo scorsi, alla quale hanno partecipato forze della NATO con lo scopo di fornire un efficace teatro addestrativo per la certificazione e l'addestramento degli assetti marittimi.
In particolare, il giorno 9 marzo le imbarcazioni dei pescatori sono sopraggiunte nella zona di mare interessata dall'esercitazione alle ore 10.00 circa, quando


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era in atto l'attività di sbarco dei reparti della Marina militare italiana e spagnola (iniziata alle ore 08.00).
Lo sviluppo dell'esercitazione, nel corso della quale sono state condotte - per l'intera durata - le operazioni di sgombero a mare, è stato, peraltro, filmato dall'ufficiale addetto alla sicurezza.
Tale documento, dimostra che non è avvenuto alcun tipo di speronamento.
Ciò, inoltre, è stato confermato anche da due rappresentanti della stampa locale (
Il Giornale di Sardegna e La Nuova Sardegna) che avrebbero consegnato un proprio filmato che esclude l'avvenimento dell'incidente.
Relativamente, poi, alla presunta pericolosità delle attività svolte presso la base in parola, nel ribadire che le norme in vigore impongono a tutte le unità l'impiego di munizionamento esclusivamente convenzionale, si assicura che al termine di ogni esercitazione vengono regolarmente effettuate le attività di bonifica previste dal regolamento del poligono.
In conclusione, è di tutta evidenza come l'azione della difesa sia improntata alla massima trasparenza ed indirizzata ad armonizzare i molteplici aspetti che attengono alla sicurezza, all'impatto ambientale ed allo sviluppo turistico ed economico dell'area, nel rispetto dell'autonomia politica ed amministrativa della regione Sardegna.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

CENNAMO, SINISCALCHI, ROBERTO BARBIERI, DE LUCA, CHIAROMONTE, DIANA, MARONE, PETRELLA e RANIERI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la situazione nelle scuole campane evidenzia uno stato di emergenza tale da costringere le Organizzazioni Sindacali Confederali della scuola CGIL-CISL-UIL ad una vertenza in riferimento all'organico di fatto per l'enorme decurtazione di posti di sostegno ed ATA, a discapito della qualità dell'istruzione;
«i tagli» di personale sono stati disposti in difformità alla normativa vigente sia in riferimento alla legge n. 104 che alla n. 626;
in maniera del tutto arbitraria sono stati illeggittimamente tagliati posti dai gruppi provinciali, nonostante le decisioni adottate dalle istituzioni scolastiche proposte, in ordine all'istituzione di posti di sostegno in deroga;
si è determinata una situazione insostenibile per la riduzione di oltre 1.200 posti di sostegno in Campania rispetto al decorso anno e ciò in costanza della presenza di alunni disabili;
è dovere dello Stato assicurare il diritto allo studio degli allievi diversamente abili nel rispetto della normativa vigente che deve essere osservata dall'Amministrazione a tutti i livelli;
le Organizzazioni Sindacali Confederali della scuola hanno altresì denunciato il mancato rispetto della normativa in vigore, in particolare della legge n. 626, per la costituzione delle classi con elevato numero di allievi, il mancato rispetto della norma della definizione dell'organico del personale ATA nonché le violazioni in materia di diritto del lavoro per il personale precario tutto -:
se non intenda adottare misure che ripristinino i diritti allo studio degli allievi diversamente abili;
se non intenda affrontare la situazione del diritto allo studio ed al lavoro in Campania anche con eventuali interventi straordinari adeguati alla complessità presente nella Regione.
(4-10794)

Risposta. - Si premette che negli ultimi anni il livello nazionale del numero dei posti di sostegno, e quindi degli insegnanti, ha subito un incremento continuo e rilevante, passando da 74.000 unità nel 2001/2002 a 77.000 nel 2002/2003 ad oltre 79.000 nel 2003/2004. Per l'anno scolastico in corso il monitoraggio effettuato ci consente di affermare che vi è stato un ulteriore incremento di circa 2.800 posti.


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Per quanto riguarda la formazione delle classi in presenza di alunni disabili, si conferma che sono stati tenuti gli stessi limiti previsti dalle norme vigenti. Non è stato modificato alcun limite e, quindi, secondo le norme vigenti, vi è un disabile per ogni classe, da 20/25 alunni, salvo casi particolari, secondo l'entità e la gravità dell'handicap.
Per quanto riguarda in particolare la regione Campania, diversamente da quanto affermato dall'interrogante, la dotazione di sostegno è aumentata nell'ambito dell'intera regione di circa 400 posti rispetto al decorso anno scolastico.
Ai fini delle autorizzazioni in deroga la direzione regionale ha incaricato i dirigenti dei centri servizi amministrativi di costituire un gruppo di lavoro, formato dai dirigenti tecnici, personale docente ed amministrativo, destinato alla valutazione delle richieste di posti di sostegno presentate dalle istituzioni scolastiche.
In tutte le province della Campania i predetti gruppi di lavoro hanno esaminato le richieste documentate ed hanno presentato ai Centri servizi amministrativi di competenza le relative proposte.
Ciò è avvenuto anche per la provincia di Caserta ove la richiesta di posti in deroga da parte delle istituzioni scolastiche è stata valutata eccessiva dal gruppo di lavoro e superiore alle effettive esigenze.
Dopo l'autorizzazione, concessa dal dirigente generale regionale sulla base delle proposte del gruppo di lavoro, il rapporto medio nella provincia di Caserta risulta essere un posto di sostegno per ogni 1,48 allievi portatori di handicap, mentre nella provincia di Napoli il rapporto è pari ad un posto per più di due alunni portatori di handicap.
Sono stati disposti anche accertamenti specifici da parte di questo Ministero, affidati ad un apposito collegio ispettivo composto da tre dirigenti; dagli esiti di detti accertamenti risulta che l'ufficio scolastico regionale ha ben operato.
Con riguardo infine ai posti di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, si fa presente che in organico di diritto per la provincia di Caserta vi è stata una modesta riduzione dei posti derivante dalle previsioni contenute nella legge finanziaria che ha previsto anche per il corrente anno scolastico una riduzione percentuale di detto personale commisurata alle nuove regole di determinazione degli organici previste dal decreto interministeriale.
In organico di fatto, a seguito di richieste inoltrate da vari Centri servizi amministrativi della regione, il dirigente generale ha autorizzato ulteriori posti di personale ATA e precisamente n. 16 posti per la provincia di Caserta, n. 18 a Salerno, n. 23 a Napoli e n. 3 ad Avellino.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

CIRIELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da tempo, un'anomalia nelle tempistiche e nelle modalità del rimborso I.V.A., da parte dell'Amministrazione finanziaria dello Stato, è causa di notevoli danni economici per molte categorie di imprese nella Provincia di Salerno;
ai sensi degli articoli 30, 38 e 38-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 26 ottobre 1972 tali rimborsi dovrebbero essere erogati entro tre mesi dalla scadenza del termine di presentazione della dichiarazione;
risulta all'interrogante che, puntualmente, la disposizione normativa di cui sopra verrebbe disattesa;
la maggior parte di queste aziende, a causa dei ritardi nei rimborsi, si trovano impossibilitate nel finanziare la propria attività in quanto non possono far fronte agli impegni economici verso i fornitori con conseguente perdita di credibilità commerciale;
le aziende interessate sono costrette a rivolgersi al sistema bancario, con notevole aggravio di costi, per avere anticipi sui rimborsi; nei casi peggiori gli stessi amministratori


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di queste aziende divengono vittime dell'usura -:
se e quali iniziative intende adottare per porre una definitiva soluzione alla vicenda sopra esposta e con particolare riferimento alla possibilità di poter dare corso, nei tempi previsti, al rimborso I.V.A. alle imprese della Provincia di Salerno onde evitare che le stesse siano costrette a rivolgersi agli istituti di credito per avere anticipi sui rimborsi.
(4-10042)

Risposta. - In riferimento alla problematica posta dall'interrogante, concernente la tempistica dei rimborsi IVA alle imprese della provincia di Salerno, la direzione regionale delle entrate della Campania ha fatto presente che gli uffici di Salerno, Pagani, Eboli, Sala Consilina e Vallo della Lucania non segnalano situazioni di particolare criticità per i tempi di controllo dei rimborsi in oggetto.
Nella provincia di Salerno, relativamente al periodo 1o giugno-31 ottobre 2004, sono stati erogati dal Concessionario della riscossione rimborsi IVA su conto fiscale per 19.171.721,00 Euro, che vanno ad aggiungersi ai 16.843.476,00 Euro pagati nei primi 5 mesi dell'anno 2004. I rimborsi IVA in attesa di pagamento a causa di controlli fiscali sono risultati nella medesima provincia, al 31 maggio 2004, pari ad un ammontare di circa 12.000.000,00 di Euro.
Oltre all'ammontare dei rimborsi IVA erogati dal concessionario, vanno considerati i rimborsi manuali pagati direttamente dagli uffici nel corso dell'anno 2004 per 133.330,00 Euro.
Dal raffronto di tali dati si desume che prosegue regolarmente l'attività di erogazione dei rimborsi nella provincia di Salerno.
La direzione regionale evidenzia, comunque, che talune circostanze tendono a rallentare la lavorazione di questi tipi di rimborso che rappresentano il segmento più delicato nell'ambito dei rimborsi fiscali, sia per l'entità media del singolo credito da soddisfare, sia per i rischi di frode che maggiormente incombono sugli interessi erariali in tale settore.
Tali circostanze consigliano agli organi preposti, sia a livello centrale, che periferico, di considerare l'adozione di controlli preventivi che tendono a divenire sempre più intensi a difesa degli interessi pubblici, specie in aree dove anche precedenti esperienze inducono ad atteggiamenti di legittima cautela.
Gli uffici della Campania, compresi, ovviamente quelli della provincia di Salerno, sono impegnati alla realizzazione di obiettivi conformi alle linee di piano dell'Agenzia delle entrate per gli anni 2004/2006, che prevedono, per quanto riguarda i rimborsi, lo smaltimento di tutti gli eventuali arretrati di rimborsi manuali e l'accelerazione di quelli da erogare con procedure automatizzate o tramite conto fiscale.
La medesima direzione regionale della Campania osserva, infine, che gli accordi sottoscritti di recente dall'Agenzia delle entrate con alcune società bancarie, per agevolare l'anticipazione alle imprese dei crediti IVA vantati nei confronti dell'erario, potranno essere di grande ausilio per ridurre od azzerare i tempi di attesa che intercorrono tra le disposizioni di pagamento e l'accredito dei fondi al che intercorrono tra le disposizioni di pagamento e l'accredito dei fondi al cessionario, eliminando, in tal modo, il principale motivo di doglianza da parte delle imprese per i ritardi nei pagamenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

CIRIELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società ETR S.p.a. è concessionaria per la riscossione dei tributi per provincia di Salerno ed è adibita, altresì, a fornire informazioni utili ai contribuenti;
risulta all'interrogante che la società avrebbe intenzione di sopprimere i due unici sportelli nella zona dell'agro-nocerinosarnese e precisamente nei comuni di


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Angri e Nocera Inferiore, zone altamente industrializzate;
la chiusura dei suddetti sportelli priverebbe circa 400 mila cittadini della provincia di Salerno del servizio di riscossione tributi -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative di propria competenza intende adottare considerata l'importanza, per i cittadini, di poter usufruire degli sportelli per la riscossione dei tributi nelle zone indicate.
(4-12647)

Risposta. - L'interrogante, nel premettere che la società ETR s.p.a., concessionaria della riscossione dei tributi per l'ambito territoriale di Salerno, svolge, attualmente, la sua funzione mettendo a disposizione dei contribuenti sportelli nel capoluogo di provincia ed anche in alcuni grandi centri - quali Battipaglia, Nocera Inferiore, Sala Consilina, Angri e Vallo della Lucania - rappresenta che la società avrebbe l'intenzione di chiuderne alcuni, con conseguente disagio per le popolazioni interessate e chiede, pertanto, di valutare l'opportunità di intervenire presso la ETR affinché la stessa riveda il suo eventuale piano di contrazione degli sportelli.
L'Agenzia delle entrate riferisce in proposito che la decisione di aprire e chiudere sportelli per la riscossione dei tributi non rileva ai fini del rapporto di concessione del servizio nazionale della riscossione, come configurato dal decreto legislativo 13 aprile 1999, n. 112 (concernente il riordino del servizio nazionale della riscossione).
Infatti, non è previsto il rilascio di alcuna autorizzazione da parte della predetta Agenzia per l'apertura e per la chiusura degli sportelli delle aziende concessionarie, in quanto espressione della libertà di organizzazione di tali aziende.
Di conseguenza, l'Amministrazione finanziaria non può intervenire in alcun modo sulla decisione della società in questione di procedere alla chiusura di alcuni suoi sportelli.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

COSSA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nell'arco dell'ultimo trentennio vi è stata una forte evoluzione della concezione del servizio militare, che a partire dal 1 gennaio 2005 si baserà esclusivamente sul servizio volontario a seguito della sospensione della leva obbligatoria disposta dalla legge in corso di approvazione definitiva da parte della Camera dei Deputati;
col cessare della leva obbligatoria perde la sua ragion d'essere la formale obiezione di coscienza al servizio militare;
si pone l'esigenza di riconoscere alle persone che si sono dichiarate obiettori di coscienza al servizio militare la possibilità di poter formalmente rinunciare a tale scelta ed alle conseguenze da essa derivanti;
l'articolo 15 della legge n. 230 dell'8 luglio 1998 fissa i limiti ai quali sono tenuti, vita natural durante, gli obiettori di coscienza sotto il profilo professionale;
è necessario regolamentare la situazione di coloro che hanno dichiarato di essere obiettori di coscienza al servizio militare e che hanno maturato un diverso convincimento al riguardo;
attraverso la proposta di legge n. 185 del 23 ottobre 2001, avente come oggetto «Modifiche dell'articolo 15 della legge 8 luglio 1998, n. 230, concernenti l'introduzione di limiti temporali ai vincoli derivanti dalla scelta di obiezione di coscienza al servizio militare di leva» l'interrogante, nel sollevare il problema, ha indicato una possibile soluzione;
con parere espresso in data 25 ottobre 2002, l'Avvocatura dello Stato ha valutato favorevolmente la possibilità di accoglimento della richiesta di rinuncia da parte degli obiettori allo status di obiezione di coscienza durante la prestazione del servizio civile;
con nota prot. n. LEV 1/0287 del 18 febbraio 2003 il Ministero della difesa ha chiesto un parere al Consiglio di Stato in


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ordine alla legittimità del provvedimento di revoca, durante la prestazione del servizio civile, dello status di obiettore di coscienza;
con parere n. 964/03 in data 25 marzo 2003 la Sezione terza del Consiglio di Stato ha dichiarato la piena legittimità del provvedimento di revoca, durante la prestazione del servizio civile, dello status di obiettore di coscienza, in quanto esercizio di un diritto soggettivo riconosciuto alla persona, ed ha auspicato che il Ministero della difesa e l'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile adottino o promuovano l'adozione di norme attuative che regolino con certezza di tempi il pieno esercizio di tale diritto indicando le modalità che impediscano eventuali abusi;
per le stesse motivazioni evidenziate dal Consiglio di Stato il diritto di revocare la propria dichiarazione di obiezione di coscienza al servizio militare può essere effettuata anche dopo la conclusione del servizio civile;
il grave ritardo accumulatosi nell'adozione di tale norma regolamentare danneggia gravemente numerosi cittadini italiani che si vedono privati della possibilità di esercitare un diritto soggettivo garantito dalla legge -:
quali tempi preveda per l'adozione delle norme regolamentari attuative auspicate dal Consiglio di Stato in ordine al diritto di revocare la propria dichiarazione di obiezione di coscienza al servizio militare durante e dopo la conclusione del servizio civile.
(4-10628)

Risposta. - Come è noto, dal 1o gennaio 2005 non esiste più la leva obbligatoria e, quindi, sono i giovani, ragazzi e ragazze, a svolgere volontariamente, qualora lo vogliano, il servizio civile nazionale o il servizio nelle Forze armate.
Sino al 1o gennaio 2005 era prevista, invece, la leva militare obbligatoria con la possibilità, dichiarandosi obiettori di coscienza (dichiarando, quindi, di non voler utilizzare armi per ragioni di coscienza, morali e personali), di non svolgere il servizio militare ed essere avviati, come obiettori di coscienza, ai servizi sostitutivi.
Ottocentomila giovani negli anni hanno fatto ricorso a questo strumento, fornendo un contributo importante nell'assistenza, nei beni culturali ed ambientali, nelle attività svolte sul territorio nazionale.
Il Consiglio di Stato ha ribadito che quando vigeva questo sistema l'obiettore di coscienza poteva revocare la domanda durante l'anno del servizio ed essere avviato al servizio militare.
Lo scorso anno, il Consiglio di Stato ha poi precisato che chi non ha svolto il servizio militare essendosi dichiarato obiettore di coscienza (avendo, quindi scelto di ripudiare l'uso delle armi) non può ora sostenere di aver avuto un ripensamento e, quindi, chiedere che sia revocata quella decisione per poter, a seconda dei casi, recarsi a caccia, diventare carabiniere oppure utilizzare legalmente armi.
Ciò significherebbe fare torto alle centinaia di migliaia di giovani che, nel momento in cui hanno effettuato l'obiezione di coscienza, hanno effettuato una scelta vera, evitando di svolgere il servizio militare in quanto ritenevano che, fra la loro coscienza e l'utilizzo delle armi vi fosse un'incompatibilità non strumentale, non di comodo per evitare il servizio militare, ma una convinzione sulla scelta che stavano facendo.
La posizione del Governo, quindi, è molto chiara, e anche quella del servizio civile nazionale.
Chi ha fatto quella scelta, dichiarandosi obiettore di coscienza, sapeva benissimo che la legge, ancora in vigore, prevedeva che gli obiettori di coscienza non potessero utilizzare le armi, essendogli precluse attività come la caccia o l'accesso a carriere comportanti la detenzione e l'uso delle armi (ad esempio, la partecipazione a concorsi per l'arruolamento nelle Forze armate).
Questa è l'unica risposta, anche dal punto di vista morale, accettabile da parte di chi abbia nel corso degli anni effettuato scelte del tutto rispettabili.
Il Governo intende onorare sia quei giovani che, rispondendo alla leva, hanno svolto il servizio militare, sia quelli che, per ragioni di coscienza, non lo hanno fatto,


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dichiarandosi obiettori: l'importante è che entrambe siano scelte vere, meditate e non strumentali.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

TITTI DE SIMONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che il MIUR avrebbe concesso per la prima volta un contributo economico ad una associazione genitori;
l'associazione finanziata avrebbe ricevuto detto contributo a riconoscimento del qualificato impegno a favore delle scuole e dei genitori a testimonianza dell'importanza che il ministro ammette alla collaborazione genitori-scuola per realizzare una scuola educativa di qualità;
in una ormai lunga fase di scelte politiche del ministero caratterizzata da tagli e alla luce di riforme fortemente segnate dalla riduzione del tempo scuola, delle discipline scolastiche, dell'orario di alcune discipline, degli organici, e così via, appare all'interrogante quantomeno bizzarro che questo ministero riesca a trovare quattrini per finanziare l'associazione più vicina alle scelte del Governo in materia scolastica, considerato anche che ben due comandi sono stati erogati alla stessa associazione e all'AGESC-genitori di scuola cattolica, quindi rappresentativi di una minoranza -:
sulla base di quali princìpi il ministero avrebbe valutato di dover concedere contributi economici ad associazioni di genitori;
in base a quali criteri e condizioni sarebbe stata operata la scelta in merito all'associazione che avrebbe dovuto beneficiare del contributo ministeriale.
(4-12693)

Risposta. - Occorre far presente, preliminarmente, che oggi la scuola e la famiglia sono interessare da sfide sempre più impellenti, che impongono di integrare meglio i rispettivi apporti per affiancare i giovani nella loro preparazione culturale ed umana.
Si ricorda che l'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53 indica tra le finalità della riforma del sistema educativo «il rispetto della libertà di scelta delle famiglie nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori».
Su questa linea la direttiva generale sull'azione amministrativa per l'anno 2004, nella parte riguardante «Interventi riferiti agli alunni e alle famiglie» sottolinea l'importanza della «valorizzazione della componente familiare nel progetto educativo scolastico, sensibilizzando i genitori a partecipare alle attività culturali, sportive e artistico ambientali, promosse dalle scuole».
La strategia di attenzione nei riguardi dei genitori è stata peraltro già intrapresa da questa Amministrazione da alcuni anni e si è concretizzata in diverse iniziative quali l'istituzione dei forum provinciali delle associazioni dei genitori della scuola, che si aggiungono a quelli nazionale e regionale, l'intensificazione dell'azione di informazione dei genitori e l'avvio di seminari nazionali di formazione dedicati ai genitori; si vuol ora continuare sulla strada intrapresa, tenendo conto che la riforma del primo ciclo riserva molti spazi d'intervento ai genitori, per costruire percorsi educativi che siano mirati alla domanda dei genitori e commisurati alle personali esigenze dei ragazzi.
Il Ministero segue il funzionamento del Forum nazionale dei genitori, ospitando le riunioni e facendosi carico di proposte e richieste che in tale organismo vengono concordate.
Nel contesto, quindi delle nuove disposizioni legislative ed amministrative, ed alla luce delle numerose attività che le associazioni nazionali realizzano, si è ritenuto opportuno aumentare l'esiguo numero di personale scolastico distaccato per promuovere «la preparazione dei genitori alla cooperazione con gli insegnanti e alla partecipazione attiva negli organi collegiali». I distacchi sono stati portati da uno a due, naturalmente, per le associazioni che ne hanno fatto espressa richiesta.


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Si fa notare che su un totale di cento docenti che operano presso le associazioni professionali ed altri, soltanto cinque sono distaccali presso associazioni genitori. Quanto alla concessione di contributi, si fa presente che in occasione della riunione del Forum del 15 gennaio 2004, presieduta dal Ministro, l'associazione italiana genitori (A.Ge.) ha presentato la richiesta di patrocinio ministeriale per un concorso, organizzato dalla stessa associazione, tra le scuole che organizzassero esperienze qualificate di «partenariato di famiglia scuola».
La richiesta è stata accolta e, su istanza della stessa associazione, si è ritenuto opportuno concedere un contributo di 10.000 euro da destinare alle cinque scuole vincitrici del concorso medesimo.
Si tratta del «Progetto Andrea per la qualità nella scuola», che si prefigge di preparare i genitori a diventare «utenti competenti», in grado di rapportarsi in modo consapevole con la scuola, per costruire, in collaborazione con i docenti, il miglioramento del servizio scolastico.
Al concorso hanno partecipato circa trecento istituti di ogni ordine e grado, che hanno evidenziato la capacità progettuale delle scuole italiane, che in autonomia sanno proporsi l'obiettivo della qualificazione continua dell'offerta formativa.
Si ritiene opportuno precisare, infine, che l'A.Ge. è una delle associazioni più rappresentative dei genitori a livello nazionale, è accreditata presso il Ministero fin dal 1991 con la circolare n. 255, è presente in tutte le regioni e province italiane ed è articolala in circa trecento sezioni locali, con un totale di circa diecimila iscritti.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

TITTI DE SIMONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 26 ottobre 2004 il CSA di Roma ha pubblicato le graduatorie permanenti provinciali di Roma per l'insegnamento escludendo la signora Leonarda Carmela Carluccio, precaria «storica» della scuola pubblica (III fascia, classe di concorso A051), «per avere superato, alla data del 1 settembre 2004, il 65 anno d'età»;
in novembre l'insegnante fa ricorso al TAR del Lazio, sezione III-bis, che accoglie l'istanza cautelare e dispone l'inserimento della docente nelle graduatorie riconoscendo quale fumus bonis iuris il fatto che la docente non ha compiuto i 65 anni di età alla data ultima di presentazione del bando (21 maggio 2004);
il CSA non dà esecuzione al provvedimento e di conseguenza nel dicembre 2004 la docente presenta al TAR del Lazio istanza di esecuzione dell'ordinanza cautelare;
il 20 dicembre 2004 il TAR del Lazio accoglie l'istanza e con una nuova ordinanza (n. 6873/04) dispone l'inserimento della signora Carluccio in graduatoria ai fini dell'attribuzione del contratto di lavoro a tempo determinato assegnando alle amministrazioni un termine di 10 giorni per dare esecuzione dandone notifica alle amministrazioni;
solamente a gennaio la docente viene formalmente inserita in graduatoria nella posizione n. 85-bis della III fascia della Graduatoria permanente ma non viene convocata per la stipula del contratto di lavoro ed è attualmente disoccupata;
l'insegnante non possiede altri redditi diversi da quelli derivanti dall'insegnamento nella scuola, non ha immobili di proprietà ma vive in locale in affitto, è invalida al 35 per cento non ha maturato i requisiti minimi per la pensione -:
se non ritenga di dover intervenire al fine di verificare i fatti e di far sì che le ordinanze del TAR di cui in premessa vengano rispettate ed applicate dagli uffici competenti.
(4-12694)

Risposta. - La professoressa Leonarda Carmela Carluccio, nata a Brindisi il 17 luglio 1939, ha presentato domanda di aggiornamento nella graduatoria permanente


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della provincia di Roma per la classe di concorso A051 - III fascia, per l'anno scolastico 2004-2005. Il Centro Servizi Amministrativi di Roma in data 20 ottobre 2004, con provvedimento n. 41039, ha comunicato all'interessata l'esclusione dalla suddetta graduatoria, pubblicata il 26 ottobre ed operata direttamente dal gestore del sistema informativo, in applicazione della normativa vigente: il 1o settembre 2004 infatti, la professoressa Carluccio aveva già compiuto il 65o anno di età e cioè quello previsto per il collocamento a riposo d'ufficio.
Avverso il suddetto provvedimento di esclusione la docente ha presentato, il 15 novembre 2004, ricorso al TAR del Lazio che ha emanato due successive ordinanze, la prima del 25 novembre 2004, n. 6263/2004, con la quale ha accolto la domanda della ricorrente ed ha disposto il suo inserimento, con riserva, nella graduatoria permanente e la seconda, n. 6873/2004 del 20 dicembre 2004, con la quale disponeva l'adozione dei successivi adempimenti per la nomina.
Per effetto delle suddette ordinanze il 4 febbraio 2005, la professoressa Carluccio, a mezzo telegramma, è stata convocata presso il C.S.A. per l'accettazione della proposta di assunzione a tempo determinato, per la classe di concorso A051, con orario di cattedra, presso il liceo scientifico «Keplero» di Roma: l'insegnante non ha, però, sottoscritto la proposta, rinunciando in tal modo alla stipula del contratto medesimo.
Si comunica, infine, che l'interessata, dal 9 febbraio 2005, presta servizio per 11 ore settimanali di materie letterarie, presso il liceo scientifico «Talete» di Roma.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DEIANA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giornale il manifesto, edizione del 15 marzo 2002, pubblicava un articolo che riportava brani di una lettera inviata da una donna colombiana di 44 anni, chiamata Maria, a suor Edita che da nove anni lavora con le detenute del carcere romano di Rebibbia;
la donna colombiana è stata condannata nel nostro Paese per droga ed è stata costretta a conoscere le umiliazioni subite all'interno del centro romano di permanenza temporanea per stranieri in attesa di espulsioni di Ponte Galeria;
Maria nella lettera dichiara di essere stata portata a Ponte Galeria dove le è stato chiesto di lavarsi e di non rivestirsi perché avrebbe dovuto passare una visita medica. Nel corso della visita un dottore e un altro uomo non meglio identificato le hanno allargato le gambe, visto le parti intime e toccata ripetutamente;
suor Edita ha denunciato l'accaduto alla direzione di Ponte Galeria ma è stata derisa dallo stesso medico che aveva effettuato la «visita»;
la donna colombiana aveva il diritto di spogliarsi davanti a donne visto che non aveva chiesto lei di essere visitata e non aveva neanche chiesto di essere portata a Ponte Galeria;
la normativa vigente prevede che dopo il primo foglio di via, l'immigrato irregolare, possa lasciare il nostro Paese da solo e soltanto se ritrovato in Italia debba essere accompagnato nei centri di permanenza temporanea per essere successivamente espulso -:
se non ritenga necessario ed urgente avviare una inchiesta relativa alla grave umiliazione vissuta dalla donna colombiana e denunciata da suor Edita, allo scopo di individuare le responsabilità su quanto accaduto e sanzionare i colpevoli;
quali azioni intenda intraprendere affinché fatti come quelli denunciati da suor Edita non abbiano più ad accadere;
per quali motivi la donna colombiana sia stata portata nel centro di Ponte Galeria e non sia potuta andare all'aeroporto immediatamente per uscire dal nostro Paese.
(4-02573)


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Risposta. - Va innanzitutto premesso che il centro di permanenza temporanea e assistenza di Roma-Ponte Galeria è gestito, in base a specifica convenzione, dalla Croce Rossa Italiana, la quale svolge all'interno della struttura un'attività di natura socio-assistenziale e sanitaria, improntata al rispetto dell'identità culturale e religiosa e della dignità degli stranieri, ivi ospitati, mentre la vigilanza esterna compreso il controllo sugli ingressi è affidata alle forze dell'ordine.
Gli stranieri di entrambi i sessi, all'atto di ingresso al centro, sono invitati a sottoporsi a pratiche di igiene personale, nel rispetto della cultura e della religione di ciascuno.
Inoltre, per redigere una scheda sanitaria individuale e garantire loro un'adeguata assistenza, gli stessi vengono sottoposti a visita medica, generalmente effettuata anche alla presenza di persona dello stesso sesso.
Non vengono invece svolte visite mediche specialistiche per le quali, in caso di necessità, i pazienti sono condotti presso la ASL territoriale o da specialisti esterni.
A causa della incompletezza dei dati concernenti la cittadina colombiana cui si riferisce l'interrogante, non è possibile risalire con assoluta certezza alla sua identità: tuttavia, sulla base, dell'età riferita, si ritiene che possa trattarsi di Maria Teresa Rozo Gutierrez, nata a Bogotà nel 1954.
Nei suoi confronti, il prefetto di Roma emise, nel novembre 1999, un decreto di espulsione cui si aggiunse, il 4 dicembre 2000, un provvedimento di analogo tenore emesso dal tribunale di Roma, sezione distaccata di Ostia, sostitutivo di una pena detentiva ai sensi dell'articolo 16 del decreto legislativo n. 286/1998, come modificato dalla legge 30 luglio 2002, n. 189.
Per effetto di tali provvedimenti il questore di Roma dispose, lo stesso 4 dicembre, che la straniera fosse trattenuta presso il centro di Ponte Galeria, in attesa del rimpatrio, eseguito successivamente.
A tal proposito, si osserva che laddove l'espulsione sia intimata dal giudice a titolo di sanzione sostitutiva della detenzione, la misura è eseguita dal questore con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica (articolo 16, 2o comma del decreto legislativo n. 286/1998).
Si fa presente, altresì, che l'articolo 14 dello stesso decreto prevede che, quando non sia possibile eseguire con immediatezza tale provvedimento per uno dei motivi elencati dallo stesso articolo, il questore disponga che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il centro di permanenza temporanea ed assistenza più vicino.
La signora Rozo Gutierrez, successivamente, è rientrata clandestinamente nel nostro Paese, senza la speciale autorizzazione del Ministro dell'interno richiesta dall'articolo 13, comma 13 del già citato decreto legislativo, come modificato dalla legge 30 luglio 2002, n. 189 e, successivamente, dal decreto-legge 14 settembre 2004, convertito nella legge 12 novembre 2004, n. 271.
Con provvedimento del mese di febbraio 2002 del questore di Macerata, al fine di consentire l'esecuzione dell'espulsione con accompagnamento alla frontiera, è stato nuovamente disposto il trattenimento presso la stessa struttura di Ponte Galeria, ove la signora Rozo Gutierrez è rimasta dal 19 al 26 febbraio 2002, data del nuovo rimpatrio.
In merito alla situazione descritta dall'interrogante, la prefettura di Roma ha assicurato che il 19 febbraio 2002, data di ingresso nel centro, la signora Gutierrez, durante la visita medica è stata assistita da personale di sesso femminile.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

DIANA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 104 del 1992, a tutela dei soggetti diversamente abili, è norma di alto valore civile e sociale e va applicata dall'Amministrazione, in maniera corretta, a tutti i livelli;
la normativa vigente nelle scuole di ogni ordine e grado emanata dal MIUR è


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conforme al disposto di legge citato per favorire l'integrazione e la formazione nelle scuole dei soggetti diversamente abili;
l'esame delle disposizioni e delle norme al riguardo evidenzia la centralità decisionale nelle scuole, dei Gruppi Lavoro Handicap (GLH);
in maniera del tutto arbitraria, a fronte di decisioni adottate legittimamente dalle scuole in ordine all'istituzione di posti di sostegno, anche in deroga, i gruppi provinciali, tenuti ad elaborare i criteri di supporto al momento decisionale dei GLH scuola, hanno proceduto arbitrariamente a tagliare i posti di sostegno;
esiste una denuncia in tal senso da parte di CGIL-CISL-UIL scuola;
si è determinata una grave situazione in tutta la Campania, ma Caserta risulta la provincia più penalizzata passando dai 1.261 posti in deroga del decorso anno, ai 1.001 dell'anno in corso, a fronte dei 1.340 posti deliberati dalle scuole;
nella provincia di Caserta è risultato, nell'anno in corso, un forte aumento di alunni disabili;
è dovere dello Stato assicurare il sostegno didattico e formativo a tutti gli alunni;
le organizzazioni sindacali confederali della scuola hanno altresì denunciato situazioni di mancato rispetto della normativa, compresa la legge 626, sia nella costituzione delle classi con numero elevato di alunni rispetto alla ricettività delle aule, sia rispetto ai posti di personale ATA assegnati alle scuole, che per la loro esiguità ne compromettono la funzionalità e la realizzazione dei fini formativi istituzionali -:
se, accertati i fatti sopra descritti e le violazioni denunciate, il Ministro interrogato non intenda adottare al riguardo le iniziative necessari e indispensabili a ripristinare a Caserta in Campania una situazione di rispetto dei diritti dei singoli e della normativa vigente;
se, il Ministro non intenda affrontare la situazione campana con misure ed interventi straordinari, adeguati anche alle complessive difficoltà della regione e della provincia di Caserta.
(4-10785)

Risposta. - Si risponde all'atto parlamentare presentato con il quale l'interrogante nel lamentare una decurtazione di posti di sostegno e di posti di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario nella regione Campania ed in particolare a Caserta, chiede interventi al riguardo.
In merito si premette che negli ultimi anni il livello nazionale del numero dei posti di sostegno, e quindi degli insegnanti, ha subìto un incremento continuo e rilevante, passando da 74.000 unità nel 2001/2002 a 77.000 nel 2002/2003 ad oltre 79.000 nel 2003/2004. Per l'anno scolastico in corso il monitoraggio effettuato ha fatto emergere che vi è stato un ulteriore incremento di circa 2.800 posti.
Per quanto riguarda la formazione delle classi in presenza di alunni disabili, si conferma che sono stati tenuti gli stessi limiti previsti dalle norme vigenti. Non è stato modificato alcun limite e, quindi, secondo le norme vigenti, vi è un disabile per ogni classe, da 20/25 alunni, salvo casi particolari, secondo l'entità e la gravità dell'
handicap.
Per quanto riguarda in particolare la regione Campania, diversamente da quanto affermato dall'interrogante, la dotazione di sostegno è aumentata nell'ambito dell'intera regione di circa 400 posti, rispetto al decorso anno scolastico.
Ai fini delle autorizzazioni in deroga la direzione regionale ha incaricato i dirigenti dei Centri servizi amministrativi di costituire un gruppo di lavoro, formato dai dirigenti tecnici, personale docente ed amministrativo, destinato alla valutazione delle richieste di posti di sostegno presentate dalle istituzioni scolastiche.
In tutte le province della Campania i predetti gruppi di lavoro hanno esaminato le richieste documentate ed hanno presentato ai centri servizi amministrativi di competenza le relative proposte.


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Ciò è avvenuto anche per la provincia di Caserta ove la richiesta di posti in deroga da parte delle istituzioni scolastiche è stata valutata eccessiva dal gruppo di lavoro e superiore alle effettive esigenze.
Dopo l'autorizzazione, concessa dal dirigente generale regionale sulla base delle proposte del gruppo di lavoro, il rapporto medio nella provincia di Caserta risulta essere un posto di sostegno per ogni 1,48 allievi portatori di
handicap, mentre nella provincia di Napoli il rapporto è pari ad un posto per più di due alunni portatori di handicap.
Sono stati disposti anche accertamenti specifici da parte del ministero interrogato, affidati ad un apposito collegio ispettivo composto da tre dirigenti; dagli esiti di detti accertamenti risulta che l'ufficio scolastico regionale ha ben operato.
Con riguardo infine ai posti di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, si fa presente che in organico di diritto per la provincia di Caserta vi è stata una modesta riduzione dei posti derivante dalle previsioni contenute nella legge finanziaria che ha previsto anche per il corrente anno scolastico una riduzione percentuale di detto personale commisurata alle nuove regole di determinazione degli organici previste dal decreto interministeriale.
In organico di fatto, a seguito di richieste inoltrate da vari Centri servizi amministrativi della regione, il dirigente generale ha autorizzato ulteriori posti di personale ATA e precisamente n. 16 posti per la provincia di Caserta, n. 18 a Salerno, n. 23 a Napoli e n. 3 ad Avellino.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

LUCIANO DUSSIN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogazione per segnalare quanto succede nella gestione dei servizi di sicurezza nell'Aeroporto di Venezia;
il giorno 30 settembre 2003 alle ore 7.15 al sottoscritto, mentre si apprestava ad attraversare una delle porte di controllo munite di metal detector che conducono all'imbarco dei voli, gli veniva richiesto da un funzionario, prima del controllo, di levarsi la giacca (non il cappotto o il soprabito, ma proprio la giacca) e la cintura dei pantaloni. L'interrogante, malvolentieri, dopo essersi tolto la giacca ma non la cintura, attraversava la postazione di sicurezza senza che il dispositivo segnalasse alcunché. Lo zelante funzionario pretendeva, nonostante ciò, che il sottoscritto si togliesse la cintura dei pantaloni e ripassasse il controllo. Ad una ferma negazione, venivano chiamati due responsabili della sicurezza (due signore in divisa) che insistevano su quanto richiesto, Alla fine, preso atto che non era mai successo che preventivamente si facessero spogliare i passeggeri della giacca per poi farli passare con i pantaloni in mano attraverso il metal detector, i tre giustificavano la richiesta (giudicata dal sottoscritto incivile e lesiva della dignità delle persone) affermando che ciò avrebbe agevolato i controlli ed il flusso dei passeggeri. Si fa notare che di 6 postazioni aperte tre erano libere, e nelle altre due, compresa quella in questione, in quel momento erano presenti solo cinque persone;
lungi l'interrogante utilizzare il suo status in queste vicende, il sottoscritto infatti usa sempre la patente di guida e non il tesserino parlamentare, ma in questa circostanza riteneva opportuno spiegare che da deputato frequenta l'aeroporto da ormai 8 anni e mai prima era successo che una imposizione di questo tipo umiliasse il sottoscritto e gli altri passeggeri in attesa delle verifiche. La risposta è stata di questo tenore: «siete sempre voi deputati a lamentarvi!».
l'interrogante non ha voluto richiedere le generalità dei tre «scriteriati», ma ritiene, con la presente, segnalare che se in un aeroporto del nostro Paese bisogna arrivare con i pantaloni in mano, prima delle verifiche di sicurezza, è opportuno dare una prova di civiltà chiudendolo subito, ed indirizzando gli ottusi ad altre


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mansioni più confacenti alle loro aperture mentali -:
se corrisponda al vero quanto affermato dai due funzionari responsabili della sicurezza, ossia che gli ordini ricevuti erano proprio in tal senso;
e, se risulta confermato, da quale autorità «superiore» siano state imposte tali disposizioni indecorose.
(4-07594)

Risposta. - L'articolo 5 del decreto-legge 18 gennaio 1992, convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 1992, n 217 consente l'affidamento in concessione a privati dei servizi di controllo esistenti nell'ambito aeroportuale per il cui espletamento non è richiesto l'esercizio di pubbliche potestà o l'impiego di appartenenti alle forze di polizia.
Con il decreto ministeriale 29 gennaio 1999 n. 85 sono stati determinati gli ambiti funzionali, le condizioni e le modalità per l'affidamento in concessione dei predetti servizi.
Quanto alla questione sollevata nel documento parlamentare, si precisa che il presidente della Save Security srl - società che ha in concessione i servizi di controllo dell'aeroporto di Venezia - nello scusarsi formalmente con l'interrogante per l'accaduto, ha richiamato tutti gli addetti alla
security sull'importanza della severità e del rigore dei controlli purché effettuati in maniera consona e rispettosa della dignità del passeggero.
Le procedure operative per l'espletamento dei controlli sui passeggeri non prevedono l'obbligo di togliere e depositare nelle apposite vaschette la giacca e la cintura dei pantaloni prima di transitare sotto l'archetto
metal detector.
Il controllo dei predetti capi, secondo quanto comunicato dalla Save Security, è previsto solo quando, al passaggio sotto il predetto archetto, il dispositivo di controllo suoni.
La precauzione è motivata dal fatto che la fibbia di una cintura può occultare oggetti il cui imbarco in cabina è vietato.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

GIULIETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è stata presentata un'interrogazione a risposta orale dal senatore Nando dalla Chiesa sul medesimo argomento della presente;
in data 31 gennaio 2003 in un articolo a firma Stefano Mencherini sulla rivista settimanale Avvenimenti si legge che il Ministro dell'interno ha deciso di chiudere le porte dei centri di permanenza temporanea alla stampa italiana;
in particolare si riporta come il centro «Regina Pacis di San Foca» nel Salento, dopo presunte violenze agli immigrati racchiusi nello stesso, abbia ostacolato la visita del giornalista alle strutture adibite alla permanenza;
in seguito a ciò, i direttori del settimanale hanno chiesto ai prefetti di Agrigento e di Modena l'autorizzazione a fare visitare rispettivamente i Cpt delle due città, richiesta che è stata poi inoltrata al dipartimento di pubblica sicurezza;
la risposta del Ministro negativa - secondo il settimanale - in base alla motivazione che «per una questione di privacy, è meglio che queste persone non siano disturbate, dopo viaggi così lunghi e faticosi, tanto più da giornalisti»;
le modalità di trattamento degli immigrati rinchiusi in questi centri sono stati spesso al centro di dibattiti accesi e di valutazioni contrastanti per cui assume ancora più importanza l'inchiesta o l'indagine eventualmente svolta in questi luoghi -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto sopra esposto;
se tali notizie siano vere, e se sì, perché si neghi all'informazione, e di conseguenza all'opinione pubblica, il diritto di conoscere le effettive condizioni in cui versano questi nuovi centri di accoglienza, svolgendo indagini e inchieste senza impedimenti;


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se non si ritenga che questa scelta costituisca, da parte dei suoi uffici, una ingiustificata limitazione della libertà di stampa e di informazione, e dunque di libertà costituzionali, proprio su un tema che ha implicazioni delicatissime in ordine al rispetto dei diritti umani e civili;
se non ritenga il Ministro che alla base esista una fragilità di motivazioni per quanto concerne il divieto di applicazione di uno degli articoli più importanti della nostra Costituzione, l'articolo 21, che consente, appunto, la libertà di stampa e di informazione;
se, infine, data l'importanza dei principi in questione, non ritenga di dovere rimuovere tale divieto e stabilire regole certe, trasparenti e democratiche di accesso ai Cpt.
(4-12723)

Risposta. - Nel premettere che dal 9 marzo 2005 è stata disposta la chiusura definitiva del centro di Foca di Melendugno e che dall'11 marzo è anche cessata la vigilanza esterna esercitata dall'Arma dei carabinieri, si ricorda che l'accesso presso i centri di permanenza temporanea, è disciplinato dall'articolo 21, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 31 agosto 1999, regolamento di attuazione del decreto legislativo n. 286 del 1998.
In particolare, oltre al personale addetto alla gestione dei medesimi, agli appartenenti alla forza pubblica, al giudice competente e all'autorità di pubblica sicurezza, e, naturalmente, ai parlamentari della Repubblica, possono accedere «i familiari conviventi e il difensore delle persone trattenute e ospitate, i ministri di culto, il personale della rappresentanza diplomatica o consolare, e gli appartenenti ad associazioni del volontariato e cooperative di solidarietà sociale, ammessi a svolgervi attività di assistenza a norma dell'articolo 22 dello stesso provvedimento, ovvero sulla base di appositi progetti di collaborazione concordati con il prefetto della provincia in cui è istituito il centro».
Non essendo previsti in tale disposizione gli appartenenti agli organi di stampa, il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'interno, il 30 gennaio del 2003, con riferimento ai casi ricordati dall'interrogante relativi ai centri di Agrigento e di Modena, ha espresso avviso contrario al rilascio della richiesta autorizzazione di accesso.
In particolare, è stato fatto rilevare che le riprese fotografiche o video non possono essere effettuate per rispetto della
privacy dei trattenuti e per evitare pericoli a coloro che dovessero presentare richiesta d'asilo.
In merito alla vicenda, ricordata dall'interrogante e verificatasi nel ricordato centro di permanenza temporanea di San Foca di Melendugno, in provincia di Lecce, si fa presente che il 15 gennaio 2003 il questore di Lecce, su richiesta del settimanale
Avvenimenti, autorizzava due cronisti, Stefano Mencherini e Massimo Sestini, ad effettuare una visita guidata all'interno del citato centro.
Nel corso dell'effettuazione della visita, l'attenzione dei carabinieri in vigilanza esterna alla struttura veniva richiamata da un'invocazione di aiuto da parte di uno dei due cronisti. I carabinieri si recavano nella zona del centro da cui provenivano le grida, riuscendo soltanto a vedere il Mencherini che inveiva all'indirizzo del vice direttore del centro di permanenza il quale, tuttavia, non reagiva.
Il personale dell'Arma, in ogni modo, nell'assicurarsi che non vi fosse alcuna situazione di pericolo, chiedeva ed otteneva l'immediato intervento del comandante della stazione carabinieri di Melendugno, alla cui presenza, e in seguito alle disposizioni esecutive ricevute telefonicamente dal questore, si dava ulteriore corso alla visita programmata, che si concludeva alle ore 16,15 circa.
Al riguardo appare opportuno sottolineare che i carabinieri presenti presso la struttura, con specifici compiti di vigilanza del perimetro, non hanno assistito direttamente al diverbio che, secondo quanto riferito, sarebbe scaturito dalla denegata possibilità di accesso, opposta dal predetto vice direttore, ai locali ed ambienti esclusivamente destinati al trattenimento dei cittadini stranieri ospiti del centro.


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Alle ore 17,00 il giornalista Stefano Mencherini ed il fotografo Massimo Sestini sporgevano denuncia-querela nei confronti di tre operatori del centro, perché ritenuti responsabili di violenza privata in concorso.
Il successivo giorno 16 perveniva alla questura di Lecce una nota con la quale Don Cesare Lo Deserto, responsabile del centro di San Foca, lamentava comportamenti poco corretti da parte dei due giornalisti.
Le denunce-querele dei giornalisti e la nota del prelato sono state oggetto d'informativa di reato inviata alla procura della Repubblica presso il tribunale di Lecce in data 18 gennaio 2003, per le conseguenti indagini.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

LABATE e MAZZARELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
molti difensori civici nell'esercizio della propria attività hanno riscontrato problematiche inerenti l'interpretazione dell'articolo 19, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 602/1973 che solleva questioni inerenti il diritto dei cittadini alla rateazione delle somme inscritte a ruolo;
ai sensi del nuovo articolo 19, comma 52, del decreto del Presidente della Repubblica 602/1973, «la richiesta di rateazione (delle somme iscritte a ruolo) deve essere presentata, a pena di decadenza, prima dell'inizio della procedura esecutiva»;
tuttavia, sull'indicazione «inizio della procedura esecutiva» vi sono diverse interpretazioni poiché alcuni Enti creditori ritengono iniziata la procedura esecutiva con la mera iscrizione di ipoteca (articolo 77 decreto del Presidente della Repubblica 602/1973) o di fermo amministrativo (articolo 86 decreto del Presidente della Repubblica 602/1973), mentre altri Enti ritengono che l'inizio della procedura esecutiva avvenga con il pignoramento ex articolo 491 c.p.c.;
tali diverse interpretazioni portano a conseguenze più o meno favorevoli poiché, nella prima ipotesi, il termine per la richiesta di rateazione è più breve; cosicché da un lato il cittadino non potrà più estinguere il proprio debito semplicemente a seguito della mera iscrizione di ipoteca o fermo amministrativo, compromettendo, altresì, le esigenze di un rapido e sicuro recupero del credito;
al riguardo, l'Agenzia delle entrate, nella circolare n. 52 del 1 ottobre 2003, ha indicato che la «procedura esecutiva è il processo di esecuzione forzata attraverso la quale l'ordinamento garantisce il soddisfacimento del diritto, se il diritto ha come oggetto l'obbligazione di denaro, quest'ultima ha inizio con il pignoramento, ai sensi dell'articolo 491 c.p.c ed analoga considerazione vale per il recupero dei crediti iscritti a ruolo, la cui procedura ha, normalmente, inizio con il pignoramento ad opera dell'Ufficiale della riscossione;
l'ipoteca legale prevista dall'articolo 77, comma 1, decreto del Presidente della Repubblica 602/1973, è invece una garanzia reale che il Concessionario, prima dell'inizio dell'espropriazione forzata, può iscrivere sui beni del debitore e dei coobbligati, sulla base di un'autonoma valutazione e alfine di assicurare il risultato della sua attività (...), essa attribuisce al Concessionario i diritti previsti dall'articolo 2808 c.c. ed, in particolare, il diritto di essere soddisfatto con preferenza sul prezzo del ricavato dall'espropriazione e il diritto di procedere ad esecuzione sul bene anche se questo passi in proprietà d'altri;
quanto al fermo di beni mobili registrati (...) si tratta di un provvedimento di natura cautelare che impedisce, durante il periodo in cui opera, l'utilizzo e la libera disponibilità del bene» -:
se la locuzione «della procedura esecutiva» di cui all'articolo 19, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 602/1973, debba interpretarsi riferendola


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alla mera iscrizione di ipoteca o fermo amministrativo o, invece, al pignoramento ex articolo 491 c.p.c..
(4-12592)

Risposta. - Al riguardo, l'Agenzia delle entrate ha rappresentato che la «procedura esecutiva» di cui al citato articolo 19, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, ha inizio con il pignoramento ad opera dell'ufficiale della riscossione, parallelamente a quanto disposto dall'articolo 491 del codice di procedura civile.
Tale indicazione rispecchia quanto già precisato dall'Agenzia delle entrate con la circolare n. 52 del 1o ottobre 2003, richiamata dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere:
se ritenga giusto che nell'era dell'informatica per ottenere un semplice rinnovo del passaporto occorra almeno una quindicina di giorni;
se non riterrebbe più utile apporre a vista il bollo della proroga di altri cinque anni, cosa che potrebbe essere compiuta nei commissariati di zona, senza che la pratica venga inviata al servizio centrale della questura;
quando, ritenga che i servizi dei commissariati di pubblica sicurezza (almeno per ciò che riguarda il settore amministrativo), per usufruire dei quali i cittadini debbono sottoporsi a lunghe code ed a tempi di attesa intollerabili, possano essere ristrutturati e modernizzati.
(4-05968)

Risposta. - Il periodo di validità del passaporto è stato portato a 10 anni dall'articolo 24 della legge n. 3 del 16 gennaio 2003, eliminando la possibilità del rinnovo quinquennale; quanto alla fase transitoria, i passaporti con validità quinquennale rilasciati prima dell'entrata in vigore di questa legge potranno essere prorogati fino ad un massimo di dieci anni dalla data del rilascio.
Competente al rilascio del passaporto è il questore su delega del Ministro degli affari esteri (articolo 5 della legge n. 1185 del 1967).
Le domande di rilascio del passaporto presentate ai commissariati di pubblica sicurezza, competenti solo a ricevere le istanze, debbono essere trasmesse entro 5 giorni all'ufficio passaporti competente al rilascio, che provvede entro quindici giorni dal ricevimento; tale termine può essere prorogato di altri quindici giorni solo nel caso in cui sia necessario il completamento dell'istruttoria (articolo 8 della legge n. 1185 citata).
La stessa legge sui passaporti stabilisce puntualmente i requisiti soggettivi di cui l'interessato deve dimostrare la titolarità (articolo 16) e le cause ostative al rilascio (articolo 3).
Sebbene talune di queste situazioni personali possano essere documentate mediante dichiarazioni sostitutive di certificazioni, vengono eseguiti con una certa frequenza accertamenti per verificarne la veridicità, tale onere di ulteriore verifica è motivato dalla delicatezza della decisione finale in ordine al rilascio del passaporto, nonché del disposto del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, in materia di certificazioni amministrative, il cui articolo 71 pone alle amministrazioni procedenti l'obbligo di effettuare idonei controlli, anche a campione, sulle dichiarazioni sostitutive.
Il termine per il rilascio del passaporto, quindi, è stabilito in funzione dell'esigenza di eseguire i controlli cui l'autorità provinciale di pubblica sicurezza è, allo stato, tenuta dalla normativa in vigore e della possibilità che gli interessati possano essere chiamati a integrare la documentazione fornita.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in 24 ore in Sicilia sono sbarcati circa 500 clandestini, trasportati dalle carrette del mare;
non è giusto scaricare su una regione che ha problemi economici e sociali di forte rilevanza questo immenso macigno che provoca disperazione in chi vede invadere la propria terra e negli sventurati che vi approdano ed a cui la Sicilia non ha nulla da offrire, viste le sue montagne di miseria;
ormai a tutte le ore in vari punti della Sicilia giungono carrette del mare, che sbarcano centinaia di persone;
in quest'ultimo mese ne sono sbarcati a migliaia tra l'indifferenza di chi ritiene che si tratti di «risorse»;
è opportuno cambiare metodi e sistemi, anche per non creare in tanta povera gente di paesi miseri la speranza che basta giungere in Sicilia per arrivare nel paradiso terrestre;
quanti sbarcano in Sicilia avvisano i loro parenti, che sono stati ospitati e nutriti e che vi sono possibilità di rimanere, quindi altre migliaia di persone si preparano a fare il viaggio della disperazione;
chi ci guadagna è la criminalità internazionale, che fa pagare grosse somme alla gente che trasporta;
tutti ormai sanno che il nostro paese è ospitale, aiuta a sbarcare e non a rimandare indietro, non riesce a bloccare le imbarcazioni dal punto di partenza;
un vero dramma è in atto nel paese, sia da parte di tanta povera gente ai quali nulla si può offrire (mancando case per la nostra gente) che degli italiani che ormai subiscono una invasione;
il Governo non può scaricare sulla Sicilia delle sue responsabilità per non sapere frenare le invasioni e quindi deve intervenire per dare una soluzione a questo gigantesco problema -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per far fronte a quanto detto in premessa.
(4-07902)

LUCCHESE. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
non si può escludere che tra i tanti (sui 180) iracheni e africani sbarcati in Sicilia vi siano terroristi o elementi facenti parte delle organizzazioni terroristiche;
fino a quando si consentiranno gli sbarchi sulle coste della Sicilia, invece di intercettarli e trainarli nei luoghi di partenza;
se non vi sarà fermezza, con il bel tempo, approderanno a miglia gli africani e gli asiatici, tra i quali non si sa quanti possano essere i militanti del terrorismo -:
se intendano adottare iniziative, anche normative, volte a non permettere più gli sbarchi, anche al fine di garantire la sicurezza nazionale.
(4-09362)

LUCCHESE. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ogni giorno sbarcano sulle coste siciliane clandestini provenienti dall'Africa e dall'Asia;
non si può escludere che tra di essi vi siano individui appartenenti ad organizzazioni terroristiche -:
quali iniziative si intendano porre in essere per contrastare il fenomeno sopra descritto;
se corrisponda al vero che molti clandestini che approdano in Sicilia, fuggono dai centri di accoglienza e fanno perdere le proprie tracce.
(4-09672)


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LUCCHESE. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con l'arrivo della primavera e dell'estate e con le migliori condizioni di navigabilità, è probabile che barche con centinaia di clandestini, provenienti dall'Africa e dall'Asia, giungeranno sulle coste siciliane, in particolar modo a Lampedusa, il cui turismo è stato fortemente compromesso da questi sbarchi e dalla cospicua presenza di clandestini;
le unità navali non riescono ad aiutare le barche di clandestini a ritornare nei luoghi di partenza;
i clandestini vengono quindi accompagnati nelle coste siciliane ed in altri luoghi italiani in cui essi si stabilizzano;
i centri di accoglienza, peraltro, sono sovraffollati e, come è risaputo, i clandestini, fuggono via da essi -:
quali iniziative si intendano adottare per porre un serio ostacolo alla quotidiana invasione del territorio siciliano.
(4-09770)

LUCCHESE. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con l'inizio della stagione estiva è probabile che ogni giorno dalle coste dell'Africa partiranno decine di imbarcazioni che si dirigeranno esclusivamente in Sicilia, dato che, in Grecia non sono consentiti sbarchi, così pure in Spagna;
come noto, l'azione migratoria è condotta dalla criminalità organizzata, ma il nostro paese, pur subendo le invasioni di clandestini, non riesce a contrastare tale fenomeno;
nel nostro Paese sono presenti migliaia di clandestini che circolano in piena libertà, basti pensare a coloro che sostano ai semafori delle città o nelle località balneari;
i continui sbarchi nelle isole vicino Trapani hanno determinato una negativa ricaduta sul turismo, tant'è che gli alberghi sono vuoti e ricevono un numero sempre minore di prenotazioni -:
se il Governo non intenda adottare urgentemente e fermamente iniziative tese a scoraggiare il fenomeno sopra descritto, anche al fine di evitare pesanti ripercussioni nel settore turistico in Sicilia.
(4-09942)

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
quasi ogni giorno, sulle coste della Sicilia, sbarcano centinaia di clandestini, al punto che l'immagine turistica della stessa regione ne risulta fortemente danneggiata;
paesi come la Spagna e la Grecia, a differenza del nostro, hanno adottato misure molto severe per combattere il fenomeno dell'immigrazione clandestina;
lo Stato italiano ha invece di fatto, abbandonato i propri cittadini, lasciati soli in balia di migliaia di clandestini che circolano liberamente in tutte le aree del Paese -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare allo scopo di combattere il fenomeno sopra descritto e porre fine ai frequenti sbarchi di clandestini che si verificano, in particolare, sulle coste siciliane.
(4-10592)

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
tra le migliaia di clandestini di origine africana o asiatica che ogni giorno giungono in Italia, vi potrebbero essere affiliati alle associazioni terroristiche di matrice islamica;
ad opinione dell'interrogante, dovrebbero essere attuate più rigorose misure di controllo, anche in ragione dell'eventualità di un attacco terroristico contro il nostro Paese -:
quali urgenti iniziative di controllo intenda adottare il Ministro interrogato


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per arginare il fenomeno dell'immigrazione clandestina;
se risulti al Ministro interrogato che tra i numerosi immigrati clandestini giunti nel nostro Paese vi siano elementi gestiti dal terrorismo islamico.
(4-10716)

Risposta. - Il fenomeno delle migrazioni è destinato a durare a lungo nel tempo e, secondo stime recenti, a crescere fino a raddoppiare nei prossimi quaranta o cinquant'anni, incidendo profondamente sui processi economici, politici e sociali del bacino del Mediterraneo.
L'immigrazione clandestina è la patologia di questo fenomeno e, almeno in linea teorica, dobbiamo prevedere che essa tenderà a seguirne l'aumento.
Quella via mare è la forma più povera, più disperata e più pericolosa di immigrazione irregolare.
Il Governo italiano è stato il primo in Europa a denunziarne pubblicamente, documentandoli, gli esiti troppe volte tragici e a indurre, con successo, l'Unione europea a sviluppare su questo tema una politica comune, nella convinzione che nessuno dei paesi europei più esposti può farcela da solo a controllare il fenomeno e, viceversa, perché tutta l'Europa si è ampiamente giovata dell'immigrazione e continua a giovarsene.
L'immigrazione clandestina via mare, come già detto, è la più disperata e pericolosa forma di immigrazione. I trafficanti che la organizzano non si fanno scrupolo di sovraccaricare le «carrette del mare» e di mantenere al minimo le scorte di carburante.
Così i migranti affrontano nelle condizioni peggiori una traversata che, quando non si conclude tragicamente, comunque riserva loro disagi e maltrattamenti, spesso destinati a proseguire anche dopo lo sbarco, con la loro consegna al turpe mercato del lavoro nero.
I nostri doveri di solidarietà, che vanno adempiuti in ogni condizione, non debbono farci dimenticare, tuttavia, che il traffico dei clandestini è gestito da gruppi criminali di diverse nazionalità che lucrano profitti enormi, con un fatturato annuo che, da recenti indagini, è risultato superiore a quello del traffico di droga, e che sono tanto cinici nel gestire la sofferenza umana quanto abili e determinati nello sfruttare le opportunità nascoste nelle pieghe dei codici di navigazione, del diritto d'asilo e delle legislazioni nazionali sull'immigrazione.
Il progressivo intrecciarsi dello sfruttamento dell'immigrazione illegale, non solo con il traffico di esseri umani, di armi e di droga, ma anche con il terrorismo internazionale, ci obbliga ad una particolare vigilanza sui clandestini provenienti dal Corno d'Africa, dove Al Qaeda si è ormai insediata stabilmente, così come su quelli provenienti dall'area subsahariana, dove l'estremismo islamico si diffonde rapidamente.
Non possiamo, dunque, lasciare spazio a dubbi o incertezze, perseguendo con severità e durezza chi sfrutta l'immigrazione illegale e, nello stesso tempo, assistendo con umanità chi ne è vittima.
Così come dobbiamo proseguire nelle attività volte a favorire l'immigrazione legale, in armonia con le esigenze di sviluppo dell'Europa ed in collaborazione con i paesi di origine e transito dei migranti.
Sul piano interno, con l'entrata in vigore dei provvedimenti attuativi previsti dalla legge n. 189 del 2002, la nuova disciplina potrà dispiegare compiutamente i suoi effetti.
Va ricordato, infatti, che il 25 febbraio 2005 è entrato in vigore anche l'ultimo dei quattro regolamenti attuativi, quello generale, previsto dall'articolo 34, comma 1, della legge n. 189, concernente disposizioni di revisione ed armonizzazione del regolamento n. 394 del 1999.
I tre regolamenti precedentemente emanati riguardano rispettivamente le modalità di coordinamento delle attività del gruppo tecnico presso il Ministero dell'Interno con l'apposita struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri, la razionalizzazione e l'interconnessione delle comunicazioni tra amministrazioni pubbliche e le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato.


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Sempre sotto il profilo attuativo delle nuove disposizioni in materia di immigrazione, si ricorda il provvedimento interministeriale del giugno 2003 che regolamenta il contrasto in mare dell'immigrazione clandestina e, da ultimo ma non certo per ultimo, va sottolineata la positiva conclusione della complessa operazione che ha riguardato oltre 700.000 domande di regolarizzazione, portata a termine in poco più di un anno.
La cosiddetta legge Bossi-Fini non è nata con la pretesa di essere definitiva ma con la consapevolezza di essere una normativa completa e impegnativa che deve essere sottoposta a continue verifiche e valutazioni.
In questo quadro, si evidenzia che dal 13 marzo al 5 aprile scorso sono sbarcati sulle coste siciliane e, soprattutto, su quelle dell'isola di Lampedusa 1.504 clandestini.
Nei confronti di 685 di questi stranieri, tutti di nazionalità egiziana, sono stati adottati provvedimenti di respingimento ai sensi dell'articolo 10 del testo unico in materia di immigrazione: 609 sono stati respinti verso la Libia, mentre 76 sono stati rimpatriati in Egitto.
Come già avvenuto, da ultimo, nell'autunno scorso in occasione di altri sbarchi di clandestini, tutti i provvedimenti sono stati adottati conformemente alla legislazione vigente, a titolo individuale e non in forma collettiva, all'esito delle procedure di identificazione prescritte e dopo l'acquisizione ed il vaglio delle dichiarazioni rese dagli stessi clandestini alla presenza di interpreti di madre lingua araba.
I respingimenti in Libia e il rimpatrio in Egitto sono stati eseguiti d'intesa con i governi di questi Paesi, non sussistendo accordi formali di riammissione.
Sulla base delle intese intercorse con la Libia, è stato avviato un programma di collaborazione finalizzata al contrasto dell'immigrazione illegale, che prevede attività di formazione professionale da parte delle forze di polizia italiane, l'assistenza per il rimpatrio di immigrati illegali verso i Paesi terzi, la fornitura di equipaggiamenti per un controllo più efficace delle frontiere, la costituzione in territorio libico di centri di trattenimento per immigrati clandestini ed una cooperazione operativa ed investigativa per combattere le organizzazioni criminali che alimentano il fenomeno.
Le operazioni di allontanamento dal territorio nazionale non sono state eseguite con l'impiego di velivoli militari, ma unicamente mediante voli
charter di vettori civili.
Si sottolinea che l'immediato ritorno dei clandestini nel Paese di origine o di ultima provenienza costituisce, a tutti gli effetti, un valido deterrente e mina, altresì, la credibilità delle organizzazioni criminali che prosperano alimentando il traffico illegale dei clandestini.
Per quanto riguarda, infine, la momentanea situazione di sovraffollamento che ha caratterizzato il centro di Lampedusa in quel periodo, si evidenzia che la stessa è stata fronteggiata, come di consueto, attraverso mirati trasferimenti in altri centri di accoglienza sul territorio nazionale. Il 24 marzo, infatti, presso il centro risultavano presenti soltanto 88 extracomunitari.
Dal punto di vista dell'accoglienza e della gestione degli immigrati clandestini che la Sicilia si trova ad affrontare, si rappresenta che la situazione è destinata a migliorare con il completamento del programma di realizzazione di nuovi centri di permanenza temporanea e assistenza.
Tale obiettivo rientra, infatti, tra le priorità del ministero dell'interno, in attuazione della legge n. 189 del 2002, come peraltro confermato dalla direttiva del Ministro Pisanu, per l'anno 2005.
Questa scelta è motivata dall'esigenza di garantire un sempre più efficace governo del fenomeno dell'immigrazione clandestina via mare e via terra, garantendo, al contempo, idonee condizioni di vita all'interno dei centri e maggiore sicurezza per i cittadini sul territorio.
Pertanto, nella convinzione che queste strutture costituiscono uno strumento indispensabile per l'identificazione degli stranieri regolari e, quindi, per il contrasto dell'immigrazione clandestina, il ministero dell'interno è impegnato, oltre che in una costante attività di monitoraggio sulla gestione dei centri attualmente operativi, nella


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ricerca di nuove aree sul territorio nazionale e nella conseguente pianificazione degli interventi necessari, per istituire ex novo o ricollocare in modo più adeguato strutture destinate al trattenimento degli immigrati irregolari.
L'obiettivo strategico è quello di realizzare una rete capillare di centri, al servizio di aree regionali o subregionali, che, attraverso un significativo incremento dei posti disponibili e una più razionale distribuzione a livello nazionale, risponda con maggiore efficacia alle attuali esigenze di contrasto e faciliti le procedure di espulsione e di rimpatrio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

MANCINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la stazione ferroviaria di Cosenza offre sempre meno collegamenti ai cittadini e sta diventando marginale nelle scelte di sviluppo strategico;
i cosentini che vogliono raggiungere Roma in treno, infatti, hanno oggi a disposizione una sola linea a lunga percorrenza che nasce a Crotone, ferma a Cosenza e raggiunge Roma sostando però alla stazione Tiburtina e non a Termini prima di proseguire per Torino con un tempo di percorrenza, fino a Roma superiore di novanta minuti a quello dei normali treni Intercity;
alla difficoltà di raggiungere la Capitale e da essa le altre regioni d'Italia, i cosentini devono aggiungere gli enormi disagi nei collegamenti interni dalla città capoluogo in direzione di Paola e verso gli altri centri della provincia e della regione. E ciò accade nonostante il numero degli utenti sarebbe potenzialmente elevato considerata la presenza di studenti che devono raggiungere gli istituti superiori e l'Università e di pendolari che si recano nella città capoluogo;
Trenitalia invece ha dimostrato poco interesse nella valorizzazione della stazione di Cosenza. Infatti, anche la positiva recente introduzione del nuovo treno Minuetto servirà in prevalenza altre realtà regionali. A ciò si aggiunga che la stazione di Cosenza sta conoscendo un repentino ridimensionamento di funzioni, molte delle quali sono state trasferite a Reggio Calabria, a Sapri e a Paola, comportando così la chiusura del presidio di condotta delle divisioni passeggeri, dove sono impiegati sedici lavoratori, l'officina manutenzione della direzione trasporto regionale Calabria con i suoi ventitré lavoratori e la conseguente riduzione di posti di lavoro tra i macchinisti e i capitreno che negli ultimi anni sono passati gli uni dalle 110 unità alle 38 e gli altri dalle 55 unità alle 24 attuali -:
se ritenga di intervenire presso Ferrovie dello Stato affinché siano previsti maggiori investimenti che garantiscano collegamenti più rapidi e più efficienti da e per la città di Cosenza e che valorizzino uno snodo ferroviario che dovrà essere centrale per le strategie di sviluppo dell'intero territorio regionale al fine di consentire un legame sempre più stretto tra la Calabria e le altre regioni d'Italia.
(4-12012)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato spa ha riferito che relativamente alla lunga percorrenza la stazione di Cosenza è attualmente servita da un collegamento diretto con Roma rappresentato dall'intercity Sila Crotone-Torino.
Per quanto riguarda il trasporto regionale occorre innanzitutto premettere che la questione riguarda essenzialmente i servizi di trasporto di interesse regionale che per le regioni a statuto ordinario, a seguito dell'attuazione del decreto legislativo n. 422 del 1997, come modificato dal decreto legislativo n. 400 del 1999, sono oggetto di diretta regolazione da parte dell'Autorità regionale mediante contratti di servizio stipulati con Trenitalia spa.
In merito Ferrovie dello Stato ha riferito che con il nuovo orario in vigore da


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dicembre 2004 la Direzione regionale Calabria ha potenziato i collegamenti tra la città di Cosenza ed il territorio regionale; in particolare alle 19 coppie di treni che anche precedentemente collegavano Cosenza a Paola si sono aggiunti: il treno 22463 in partenza da Paola per Cosenza alle ore 9.37; il treno 22477 in partenza da Paola per Cosenza alle ore 22.32, il treno 22474 in partenza da Cosenza per Paola alle ore 21.30.
È opportuno evidenziare che molti di questi collegamenti regionali trovano coincidenza nella stazione di Paola con treni
intercity ed eurostar con buoni tempi di attesa: 3 collegamenti indiretti (R + ES*); 3 collegamenti indiretti (R. + IC plus) effettuati con materiale face-lift (IC plus 536, IC plus 732 e IC plus 726).
Si riporta qui di seguito l'elenco dei collegamenti in questione con i relativi tempi di attesa nella stazione di Paola:
rapido n. 12692, in partenza da Cosenza alle ore 7.05 con arrivo a Paola alle ore 7.30, il tempo di attesa è di 47 minuti, coincidenza con l'
intercity Plus 536 in partenza da Paola alle ore 8.17 con arrivo a Roma Stazione Termini alle ore 13.33;
rapido n. 12694, in partenza da Cosenza alle ore 9.12 con arrivo a Paola alle ore 9.36, il tempo di attesa è di 12 minuti, coincidenza con l'espresso 9372 in partenza da Paola alle ore 9.48 con arrivo a Roma Stazione Termini alle ore 14.16;
intercity n. 546, in partenza da Cosenza alle ore 9.33 con arrivo a Paola alle ore 9.58, sosta tecnica per la manovra, coincidenza con l'intercity 540 in partenza da Paola alle ore 10.23 con arrivo a Roma Stazione Tiburtina alle ore 15.33;
rapido n. 22468, in partenza da Cosenza alle ore 12.56 con arrivo a Paola alle ore 13.28, il tempo di attesa è di 17 minuti, coincidenza con l'
intercity Plus 726 in partenza da Paola alle ore 13.45 con arrivo a Roma Stazione Termini alle ore 18.16;
rapido n. 22470, in partenza da Cosenza alle ore 14.50 con arrivo a Paola alle ore 15.20, il tempo di attesa è di 28 minuti, coincidenza con l'espresso 9376 in partenza da Paola alle ore 15.48 con arrivo a Roma Stazione Termini alle ore 20.16;
rapido n. 22472, in partenza da Cosenza alle ore 15.45 con arrivo a Paola alle ore 16.09, il tempo di attesa è di 41 minuti, coincidenza con l'
intercity Plus 732 in partenza da Paola alle ore 16.50 con arrivo a Roma Stazione Termini alle ore 21.33;
rapido n. 12704, in partenza da Cosenza alle ore 17.45 con arrivo a Paola alle ore 18.19, il tempo di attesa è di 38 minuti, coincidenza con l'espresso 9378 in partenza da Paola alle ore 18.48 con arrivo a Roma Stazione Termini alle ore 23.15.

In relazione all'utilizzo del nuovo treno Minuetto si tende noto che il primo esemplare consegnato è già impiegato nella tratta Reggio Calabria-Paola-Cosenza e quanto prima se ne inseriranno altri tre.
Per quanto riguarda infine il lamentato ridimensionamento dell'officina di Cosenza, Ferrovie dello Stato fa presente che tale impianto sta vivendo una riorganizzazione aziendale che non comporterà riduzione di posti di lavoro ma l'acquisizione di nuovi mestieri.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MASCIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la mattina dell'11 marzo 2004 i dipendenti della Ferrania di Cairo Montenotte in accordo con le rappresentanze sindacali di Cgil-Cisl-Uil hanno organizzato un corteo che, partendo da Cairo e snodandosi lungo la provinciale del Colle di Cadibona, ha raggiunto Carcare;
con questa azione di protesta le organizzazioni sindacali intendevano chiedere alle istituzioni la convocazione di un incontro tra una delegazione di sindacalisti e lavoratori e la Presidenza del Consiglio;


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dal destino della nota fabbrica di materiale fotosensibile dipende il futuro di centinaia di lavoratori, nonché la stabilità economica dell'intera provincia;
durante la manifestazione sono avvenuti episodi di tensione tra operai e agenti di polizia -:
se, considerata la gravità della crisi che interessa la Ferrania, la Presidenza del Consiglio dei ministri intenda accordare l'incontro;
quali dinamiche avrebbero portato alle tensioni tra forze dell'ordine e lavoratori durante l'azione di protesta dell'11 marzo 2004.
(4-09388)

Risposta. - Nella mattina dell'11 marzo 2004, dopo un'assemblea, circa 400 dipendenti dello stabilimento «Ferrania Spa», organizzavano un corteo cercando di raggiungere, attraverso la vicina provinciale, l'area di servizio «Carcare Est» situata sull'autostrada A6 «Savona-Torino».
Al fine di evitare che i dimostranti raggiungessero la sede autostradale e scongiurare quindi situazioni di pericolo per gli automobilisti in transito e per gli stessi manifestanti, il dirigente del servizio di ordine pubblico, predisposto tempestivamente, pur in assenza di preavviso della manifestazione, organizzava un cordone di sicurezza e, contestualmente cercava, tramite altro personale, di persuadere i manifestanti a desistere.
I manifestanti, esercitando una rilevante pressione sul cordone di sbarramento attuato dalle Forze dell'ordine, riuscivano ad entrare nell'area di servizio e a occupare la carreggiata dell'autostrada che, nel frattempo, veniva chiusa al traffico dalla Polizia stradale.
Questo può essere considerato l'unico momento di tensione riscontrato fra lavoratori della Ferrania e le forze dell'ordine.
La protesta ed il blocco autostradale terminavano quando il prefetto di Savona comunicava ai dimostranti che il giorno dopo sarebbero stati ricevuti dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Gianfranco Fini, occasionalmente in visita alla città di Genova.
Il 25 marzo successivo, le questioni relative alla crisi economica, produttiva e occupazionale della Ferrania spa e della realtà industriale della Valbormida, sono state affrontate in una riunione alla Presidenza del Consiglio dei ministri alla presenza delle parti interessate.
Secondo quanto riferito dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, non si evidenziano, dopo l'avvio del Programma di prosecuzione per l'esercizio di imprese, approvato il 6 luglio 2004 dal ministero delle attività produttive, motivi di tensioni particolari.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MASCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
venerdì 14 maggio 2004, in occasione dell'apertura della campagna elettorale a Biella, l'organizzazione giovanile del partito di Alleanza Nazionale ha organizzato in viale Matteotti un comizio pubblico con concerto all'aperto;
due ragazzi, che normalmente stazionano negli adiacenti giardini Zumaglini, sono intervenuti alla manifestazione mostrando una foto di Che Guevara;
i due ragazzi sono stati percossi da alcuni dei presenti e uno di loro ha riportato la frattura della mandibola;
una volante della Polizia di stato e un'ambulanza del 118 sono intervenute per soccorrere i due aggrediti;
negli anni passati si sono verificati analoghi episodi di violenza a danno di semplici cittadini o di esponenti politici, come testimoniano numerose cronache giornalistiche apparse sulla stampa locale -:
se sia a conoscenza dell'episodio in premessa;
se risulti al Ministro che siano state avviate indagini in relazione all'accaduto;


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quali provvedimenti intenda prendere per ristabilire nella città di Biella una democratica e civile convivenza durante il periodo elettorale e oltre, visto il ripetersi di episodi di questo tipo.
(4-10217)

Risposta. - Secondo la ricostruzione della questura, la sera del 14 maggio 2004, durante una manifestazione elettorale di Alleanza Nazionale, quattro individui che erano soliti frequentare i giardini pubblici adiacenti piazza V. Veneto ove si svolgeva la manifestazione elettorale, si sono avvicinati al palco dove era in corso la manifestazione elettorale di A.N., schernendo i partecipanti; uno di loro ha mostrato un volantino con l'effige di Ernesto Che Guevara, scatenando la reazione verbale dei partecipanti alla manifestazione.
Per evitare incidenti, è intervenuto il personale di polizia in servizio di vigilanza, allontanando i quattro dall'area del palco.
Poco dopo, però, questi ultimi sono stati raggiunti da una decina di partecipanti alla manifestazione: la colluttazione è durata pochissimi minuti, in quanto l'intervento dello stesso personale di polizia e di una pattuglia di rinforzo ha determinato la fuga degli aggressori, dileguatisi tra gli altri manifestanti.
La rapidità dell'azione non ha consentito agli agenti di identificare gli aggressori, agevolati dalla scarsa illuminazione del parco in quel punto.
Uno degli aggrediti pur lamentando di essere stato colpito al capo, ha rifiutato qualsiasi medicazione e si è allontanato dal luogo.
Il secondo, invece, trasportato in ambulanza al locale pronto soccorso, ha riportato una sospetta frattura della mandibola, guaribile in 20 giorni.
In mancanza dell'ulteriore accertamento diagnostico prescritto (radiografia), cui l'interessato non si è sottoposto, non è stato possibile accertare la gravità della lesione, ai fini dell'eventuale procedibilità d'ufficio del reato.
Nessuna delle due vittime ha sporto querela contro gli assalitori, ignoti, pur essendo state entrambe rese edotte di tale facoltà dal personale di polizia intervenuto.
L'autorità giudiziaria è stata, comunque, informata dell'accaduto dalla questura con due successive segnalazioni del 20 e del 26 agosto, a carico di ignoti.
La questura di Biella ha precisato che nel corso della campagna elettorale 2004 non si sono verificati altri episodi di intolleranza politica o di violenza.
Pertanto quello appena riferito è risultato, anche per le modalità del fatto, del tutto isolato ed occasionale.
Sotto tale profilo la consultazione elettorale si è svolta, in tutta la provincia, in un clima sereno e pacifico, che non ha superato i limiti della legalità e della dialettica, pur aspra, tra le forze politiche.
A ciò hanno obiettivamente contribuito anche i servizi di vigilanza predisposti dai responsabili locali delle forze dell'ordine, che hanno garantito la parità di diritti di tutte le formazioni in competizione ed il regolare svolgimento di tutte le iniziative previste, che, in qualche occasione, hanno visto forze politiche avversarie protagoniste di eventi concomitanti ed in luoghi contigui.
A dimostrazione del livello di scrupolosa attenzione degli organi di polizia verso tali aspetti, si può ricordare l'intervento che, nella notte del 24 giugno, ha portato ad individuare e a sanzionare un consigliere comunale uscente di Alleanza Nazionale, che si era reso responsabile di una violazione amministrativa in materia di affissioni elettorali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MESSA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere:
quali iniziative siano state assunte per contrastare la presenza delle mafie straniere nel nostro paese;
se corrisponda al vero, in particolare, che la triade cinese abbia conquistato intere aree delle grandi città;
se corrisponda al vero che la triade promuova l'immigrazione clandestina nei


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paesi industrializzati e riduca le persone ad una sorta di schiavitù;
se corrisponda al vero che i cinesi ridotti in condizioni di schiavitù siano costretti a lavorare al di fuori delle regole del mercato ponendo in essere, di fatto, una concorrenza sleale nei confronti dei lavoratori e delle aziende che operano nel rispetto della legge;
in caso di risposta positiva, quali iniziative intendano assumere per contrastare quanto sopra esposto.
(4-08691)

Risposta. - I cittadini cinesi regolarmente soggiornanti in Italia sono 97.261. Si tratta della quarta comunità straniera, per numero di presenze, nel nostro paese. Da alcuni anni sono stati realizzati specifici progetti investigativi ed informativi ad ampio respiro, volti ad individuare organizzazioni malavitose di origine cinese presenti sul territorio nazionale, ad aggredire nei patrimoni la stessa capacità di produrre profitti illeciti, neutralizzando i circuiti criminali.
Sono stati anche definiti ed attuati i piani di monitoraggio preventivo di attività imprenditoriali esercitate da soggetti di tale nazionalità, specialmente nelle città in cui maggiore è la presenza delle relative comunità.
Complessivamente, nel corso del 2004, i cittadini della Repubblica popolare cinese denunciati dalle Forze di polizia sono stati 4.102, fermati o arrestati 417, rimpatriati 1.035. Nei primi tre mesi del 2005 ne sono stati allontanati 394.
Le segnalazioni di cittadini cinesi per reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina sono state le più numerose: 671; seguite da quelle per reati di ricettazione, 581; contrabbando, 160; lesioni dolose, 135; seguono, poi, la contraffazione di marchi industriali, le rapine, i furti, lo sfruttamento della prostituzione ed il sequestro di persona. Vi sono stati anche 22 arresti per omicidio volontario e 9 per tentato omicidio.
Le organizzazioni criminali sono dedite prevalentemente allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina e all'estorsione. Dall'attività investigativa svolta è emerso che alcuni sodalizi sarebbero contigui o in «rapporti d'affari» con le Triadi, i cui affiliati obbligherebbero gruppi di clandestini a trasportare droga e venderebbero ai favoreggiatori del traffico di esseri umani la quasi totalità dei documenti falsi di cui i migranti vengono muniti.
Al riguardo, si è constatata una sempre più frequente connessione operativa tra i sodalizi cinesi e quelli albanesi per il transito dei clandestini nel canale d'Otranto, nonché con quelli dei Paesi slavi per il passaggio nel nord-est d'Italia.
Il controllo dell'immigrazione clandestina dalla Repubblica Popolare Cinese assume, spesso, la connotazione della tratta di esseri umani: gli immigrati irregolari, per estinguere il debito contratto con le organizzazioni criminali che ne consentono l'ingresso clandestino, una volta giunti in Italia sono avviati ai vari settori produttivi presso imprese di loro connazionali, dove sono costretti a lavorare, per periodi anche di due o tre anni, in condizioni di duro sfruttamento che configurano, non di rado, lo stato di schiavitù.
La tratta a fini di sfruttamento della manodopera clandestina crea i presupposti di una maggiore possibilità di infiltrazione nell'economia legale, anche in ragione dell'ingente volume d'affari che produce. Il fenomeno coinvolge le regioni dell'Italia nord-orientale (Lombardia, Veneto, Liguria ed Emilia Romagna) e centrale (Toscana e Lazio), dove è più facile l'inserimento nel mondo produttivo di manodopera «in nero», in virtù di un esteso e sviluppato tessuto industriale e commerciale, caratterizzato dalla presenza di imprese di dimensione medio-piccole, in regime di forte concorrenza.
Si evidenzia inoltre che le indagini svolte sul fenomeno hanno messo in luce che anche esponenti del mondo imprenditoriale italiano hanno favorito l'ingresso di cittadini cinesi attraverso false attestazioni di assunzione, allo scopo di far ottenere visti d'ingresso e, successivamente, permessi di soggiorno.
Sul piano dell'attività di contrasto si segnala che nei primi mesi dell'anno in


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corso si sono svolte ulteriori ed importanti operazioni di polizia in varie città d'Italia, finalizzate alla verifica delle condizioni di lavoro all'interno di ditte e laboratori gestiti da cittadini cinesi. In Toscana, il 18 marzo, vi è stato il primo caso di applicazione di misure di prevenzione antimafia nei confronti di cittadini cinesi, con sequestro di beni mobili ed immobili a Firenze ed a Campi Bisenzio. Il 9 marzo, a Cormano, nel milanese, è stata sequestrata merce contraffatta per un valore approssimativo pari a 20 milioni di euro e sono stati arrestati tre cinesi assieme ad altri quattro connazionali. Lo stesso giorno, in provincia di Ferrara, 11 laboratori tessili gestiti da cinesi, che impiegavano, in condizioni di assoluta illegalità, manodopera minorile e clandestina sono stati sequestrati. Così è avvenuto anche a Roma, il 22 marzo.
In tale quadro, numerose sono state le iniziative assunte dal Governo italiano per conferire continuità e concretezza, anche in collaborazione con la Cina, al contrasto all'immigrazione clandestina. Nel 2002 è stato firmato l'accordo di cooperazione 2001 per la lotta alla criminalità organizzata, che contempla, tra l'altro, specifiche ipotesi di collaborazione.
Nell'ambito dei successivi incontri bilaterali, da cui sono scaturiti anche scambi di visite di esperti dei due paesi, sono stati concordati tra il ministero dell'interno italiano ed il ministero della pubblica sicurezza cinese il distacco di un funzionario italiano a Pechino per l'attività di contrasto all'immigrazione clandestina - dal marzo 2002 - e la predisposizione di un
memorandum d'intesa per l'impiego in Italia, a titolo sperimentale, di personale della polizia cinese incaricato di collaborare alle attività di identificazione dei destinatari e, da ultimo, anche il Ministero del lavoro ha programmato quindicimila azioni ispettive su tutto il territorio nazionale, che vanno ad aggiungersi ad eventuali ulteriori interventi di carattere straordinario da effettuarsi negli ambiti territoriali più interessati al problema.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra sabato e domenica 6 giugno 2004 un centinaio di teppisti, approfittando del clima di festa col quale Livorno salutava il ritorno in serie A della squadra di calcio, ha semidistrutto i locali che ospitano il comitato elettorale dell'onorevole altero Matteoli, ferito carabinieri e vigili urbani, attaccato il comitato elettorale del candidato sindaco sostenuto dalla Casa delle Libertà -:
quali iniziative urgenti di tutela dell'ordinato svolgersi della campagna elettorale si intendano assumere.
(4-10204)

Risposta. - Nella tarda serata del 6 giugno 2004, a Livorno, mentre si svolgevano i festeggiamenti cittadini per la promozione della squadra di calcio in serie A, un centinaio di giovani facinorosi ha condotto azioni preordinate, configurabili come di guerriglia urbana, ai danni di partiti e liste civiche dell'area del centro-destra.
Così possono definirsi le aggressioni nei confronti di due carabinieri in servizio di vigilanza alla sede del comitato elettorale del ministro Altero Matteoli, i danneggiamenti all'interno della stessa sede, gli incendi di numerosi cassonetti della spazzatura per bloccare gli interventi delle forze dell'ordine, e l'agguato nei confronti di una pattuglia della polizia municipale, chiamata per un falso incidente in un luogo isolato e senza via d'uscita.
I fatti in questione sono stati esaminati il giorno successivo dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Livorno, appositamente convocato; in quella sede, tra l'altro, è stato disposto l'annullamento di parte dei festeggiamenti che si sarebbero dovuti svolgere nel corso della giornata, al fine di evitare ulteriori possibili turbative dell'ordine pubblico.
Sono stati rinforzati i servizi di controllo e vigilanza del territorio e il dispositivo di vigilanza presso alla sede del comitato elettorale dell'onorevole Matteoli e in altre sedi dei vari partiti e movimenti politici della città. Le indagini per individuare gli autori degli atti vandalici sono in corso.


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Il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno ha provveduto più volte, negli ultimi mesi, anche in vista degli appuntamenti elettorali appena trascorsi, a sollecitare le autorità provinciali di pubblica sicurezza a elevare ai massimi livelli le misure di vigilanza alle sedi di partiti e di organizzazioni politiche.
A questa attività di protezione e contrasto, si aggiunge la costante opera di monitoraggio della rete Internet, che costituisce un abituale strumento di comunicazione tra gruppi violenti.
La protezione delle sedi di partiti, di circoli, di movimenti, di esponenti politici, di amministratori locali, così come di tutte le persone esposte a rischio, costituisce una delle priorità dei servizi di controllo del territorio svolti dalle forze dell'ordine in ogni regione del Paese secondo una programmazione definita provincia per provincia.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

NARO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
i carabinieri del Comando Compagnia di Milazzo attualmente non fruiscono di un servizio mensa;
si paventerebbe la possibilità che venga soppressa l'erogazione dei buoni pasto sostitutivi;
l'erogazione dei predetti buoni avverrebbe attualmente in maniera discontinua creando disagi-:
se corrisponda al vero quanto esposto sopra e quali iniziative il ministro in oggetto intenda adottare al riguardo.
(4-12172)

Risposta. - L'Arma dei carabinieri, alla luce della capillare distribuzione dei propri organi territoriali, è ricorsa ad un'opportuna diversificazione del servizio di vettovagliamento nell'ambito dei 4.983 presidi.
In particolare, per l'anno 2005, l'Arma ha previsto un'organizzazione basata su:
a) catering completo, nei reparti con un organico superiore a 15 unità, sperimentando, altresì, in alcuni, la gestione mista, attraverso la terziarizzazione delle attività di confezionamento del vitto e riservando all'amministrazione l'approvvigionamento delle provviste;
b) gestione diretta, nei reparti dell'organizzazione mobile, allo scopo di mantenere nel settore la necessaria autonomia logistica.

Per i rimanenti reparti con personale inferiore a 15 unità e non raggiunti dal catering, il servizio sarà assicurato con differenti modalità, fra cui anche il ricorso al buono pasto, che deve essere considerato una forma residuale, da adottare solo nel caso in cui non sia possibile far usufruire il vitto al personale dipendente.
Ciò posto, passando al merito dell'interrogazione, si precisa che in alcuni presidi dipendenti della compagnia di Milazzo interessati dalla problematica in questione, si è provveduto a riattivare le mense a «gestione diretta», mentre sono in fase di riattivazione quelle della citata compagnia e della dipendente stazione di Manforte San Giorgio, ove, peraltro, la distribuzione dei buoni pasto avviene regolarmente.
L'adozione di tali provvedimenti da parte dell'Arma dei carabinieri risponde all'esigenza di continuare ad assicurare gli adeguati livelli di funzionalità ed operatività di tutti i presidi distribuiti sul territorio nazionale e, nel contempo, a garantire le necessarie condizioni di benessere in favore di tutto il personale dipendente.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

NESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un gruppo di studenti del liceo «Parini» di Milano ha deliberatamente provocato una devastazione di parte dei locali


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dello stesso liceo, con le seguenti conseguenze:
a) danni provvisoriamente valutati nell'ordine di grandezza di 500.000 euro;
b) la interruzione dall'attività scolastica per un periodo indeterminato;
c) un grave abbassamento dell'immagine di un liceo pubblico finora considerato tra i più importanti d'Italia;
il suddetto gruppo di studenti ha motivato il grave reato con l'obiettivo di evitare un compito in classe;
ad avviso dell'interrogante un reato di tale natura dovrebbe comportare l'immediato allontanamento degli studenti responsabili dalla scuola nella quale è stato commesso;
degli stessi studenti, dovrebbe, inoltre, essere valutata la pericolosità anche in altri istituti pubblici della città di Milano -:
se non ritenga che le famiglie dei suddetti studenti siano tenute al risarcimento allo Stato di tutti i danni - diretti ed indiretti - provocati dai loro congiunti.
(4-11434)

NESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. - Per sapere premesso che:
in data 26 ottobre 2004 è stata presentata una interrogazione riguardante i noti fatti del Liceo «Parini» di Milano -:
se sia stato già quantificato il danno subito dallo Stato;
se l'ammontare del danno stesso sia stato notificato alle famiglie dei colpevoli;
se le medesime abbiano già effettuato i rimborsi.
(4-11862)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame riguardante i danni provocati ai locali che ospitano il liceo Parini di Milano da un gruppo di studenti il 18 ottobre 2004.
Dalle notizie fornite dal dirigente generale dell'ufficio scolastico regionale per la Lombardia risulta che lunedì 18 ottobre 2004, all'apertura del liceo si è constatato un grave allagamento, causato dall'apertura dei rubinetti dei bagni del secondo e del terzo piano da parte di ignoti.
Veniva decretata la inagibilità della scuola a tempo indeterminato, mentre si approntavano con la massima tempestività i primi necessari interventi.
Successivamente la scuola è stata dichiarata inagibile fino al 25 ottobre e il collegio dei docenti optava per la soluzione temporanea dei doppi turni.
Con provvedimento del 3 novembre 2004 il dirigente dell'ufficio scolastico regionale ha assegnato un incarico ispettivo per accertare la situazione dell'istituto, fornire ogni possibile sostegno e contribuire a ricreare un clima di serenità all'interno della scuola.
I lavori di ripristino sono stati condotti dall'amministrazione provinciale senza sosta, anche nelle giornate festive, con grande efficienza e solerzia, ed hanno consentito il riutilizzo completo degli spazi e la cessazione dei doppi turni dal 13 dicembre 2004. La provincia si è assunta anche l'onere di installare un sistema antintrusione, collegato con un servizio di vigilanza.
Per quanto riguarda l'identificazione dei responsabili, il dirigente scolastico sporgeva il giorno stesso denuncia contro ignoti presso la vicina caserma dei carabinieri, con cui si manteneva in costante contatto nei giorni successivi, pur con la dovuta discrezione, nella convinzione di una responsabilità interna all'istituto, suffragata dalle voci che sempre più insistentemente circolavano.
Nel corso delle indagini si perveniva alla confessione di quattro studenti del primo anno, cui si aggiungeva un quinto, il quale però sosteneva la sua estraneità alla pratica attuazione del piano concordato. Le prime dichiarazioni, seppur vaghe e contraddittorie, concordavano comunque sulla motivazione di voler evitare un compito in classe di greco.


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Ai cinque studenti convocati davanti al consiglio di classe il 9 novembre, - fino a tale data non erano presenti a scuola - è stata comminata la sanzione massima applicabile, ai sensi dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica, del 24 giugno 1998, n. 249 (statuto delle studentesse e degli studenti) e cioè l'allontanamento dalla comunità scolastica per 15 giorni, con l'assistenza di due docenti per tutto il periodo. Ciò anche nello spirito del ruolo di responsabilizzazione e di recupero proprio della scuola richiamato nell'appello rivolto dal Ministro Moratti agli insegnanti contenuto nel comunicato stampa del 5 novembre 2004.
Trascorsi 15 giorni, quattro studenti hanno ripreso a frequentare regolarmente il liceo «Parini» mentre una studentessa è stata iscritta presso il liceo classico paritario «Vittoria Colonna».
Per quanto riguarda il risarcimento dei danni all'edificio, la quantificazione e la relativa richiesta compete alla provincia di Milano, ente gestore, che risulta abbia già preso contatti con i legali delle famiglie.
I danni subiti dallo Stato sono stati quantificati in 16.515,00 euro di cui 8.563,00 riguardano arredi, apparecchiature elettroniche e materiale didattico e divulgativo, apparecchiature elettroniche e danni agli uffici didattici-amministrativi, e 7.952,00 per l'attività suppletiva svolta dal personale scolastico.
Le suindicate somme da rimborsare sono state notificate alle famiglie degli alunni autori del gesto che le hanno contestate tramite i loro avvocati. A fronte di risposte negative degli studi legali interessati il dirigente scolastico, con nota del 20 dicembre 2004, indirizzata per opportuna conoscenza anche alla Procura regionale della Corte dei Conti, ha richiesto l'assistenza legale dell'Avvocatura Distrettuale dello Stato di Milano nonché dell'ufficio legale del centro servizi amministrativi di Milano.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ONNIS. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
con la legge 6 marzo 2001, n. 64 è stato istituito il Servizio civile nazionale, successivamente disciplinato con il decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77;
tale servizio finora ha rappresentato, da un lato, una modalità alternativa per adempiere gli obblighi di leva e, d'altro lato, una prestazione volontariamente fornita dai giovani, per un anno, a fronte di una retribuzione pari a 433 euro al mese;
gli ammessi al servizio civile sono impegnati in attività sociali - già definite «esemplari» dallo stesso Presidente della Repubblica - quali l'assistenza in favore di anziani, disabili, malati terminali, bambini abbandonati, extracomunitari nei centri d'accoglienza, ovvero l'aiuto al personale sanitario presso gli ospedali o, ancora, la collaborazione per la prevenzione degli incendi, la pulizia dei parchi e l'attività di guide turistiche;
con la soppressione della ferma obbligatoria, a decorrere dal 1 gennaio 2005, il Servizio civile non potrà fare affidamento su quanti sceglievano (anche per motivi di coscienza) tale impiego in alternativa alla leva e sarà pertanto assicurato solo dai giovani volontari;
le previsioni attualmente formulate dagli operatori del settore, riprese, con grande evidenza, dai più diffusi quotidiani nazionali, inducono a ritenere che, dall'anno prossimo, nuovi problemi potranno condizionare, o addirittura compromettere in larga misura, le meritorie iniziative del Servizio civile nazionale;
da un lato, infatti, secondo i risultati di un recente sondaggio, moltissimi giovani (il 43 per cento del campione) potrebbero rinunciare all'opportunità del servizio civile se effettivamente sarà vietato il cumulo tra la retribuzione per tale prestazione lavorativa e quella derivante da altre attività; in altri casi (per il 30 per cento del campione), risulterebbe poi


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scoraggiante la previsione di un orario d'impiego rigido;
d'altro canto, il direttore dell'Ufficio nazionale del servizio civile ha pubblicamente evidenziato la carenza dei fondi stanziati, fino a oggi, per il funzionamento di tale apparato; in particolare, la disponibilità annuale ammonta a 120 milioni di Euro, mentre nell'anno in corso, ad esempio, risultano spesi 270 milioni di Euro (Il Messaggero, 31 luglio 2004). Non sarebbero - al momento - ipotizzabili, per contro, vuoti d'organico o rilevanti flessioni delle domande di ammissione al servizio civile, che, anzi, ha incontrato un crescente favore tra gli aspiranti, considerando che nel 2001 (quando, come detto, fu istituito il Servizio civile nazionale) si contavano 300 volontari, passati a 8.000 nel 2002, a 18.000 nel 2003 e a 37.800 nel 2004;
ferma restando l'opportunità di riconsiderare la disciplina del Servizio civile nazionale, in seguito alla soppressione della leva obbligatoria, appare urgente promuovere ogni utile iniziativa per verificare, eventualmente anche attraverso appositi sondaggi tra i soggetti potenzialmente interessati, se siano effettivamente prevedibili, per il 2005, significativi cali del numero delle domande d'ammissione al servizio medesimo e per assicurare l'adeguatezza dei finanziamenti per il concreto funzionamento dell'istituto;
qualora i dati acquisiti confermassero, tra i giovani, il calo delle «vocazioni» per il servizio civile volontario, occorrerebbe indagarne le ragioni, per valutare l'opportunità di sospendere l'applicazione di quelle norme (quali, ad esempio, il divieto di cumulo delle retribuzioni o la rigidità dell'orario lavorativo) ritenute più fortemente disincentivanti;
tra l'altro, non appare verosimile, allo stato, che la scelta di prestare il servizio civile volontario possa penalizzare le esigenze di reclutamento delle Forze Armate, sottraendo alle stesse potenziali candidati; infatti, sono radicalmente differenti le motivazioni degli aspiranti, i requisiti (anche fisici) per l'accesso all'uno e all'altro impiego, le caratteristiche dell'impegno richiesto, le retribuzioni e le prospettive di carriera. Deve considerarsi, a tale ultimo riguardo, che l'iniziativa legislativa recentemente approvata, facendo venir meno gli obblighi di leva, riserva però tutti i posti messi a concorso per le assunzioni nei Corpi di polizia o assimilati a quanti già abbiano prestato un anno di servizio militare volontario nelle Forze Armate -:
quali dati si abbiano a disposizione a proposito delle esigenze del Servizio civile nazionale per l'anno 2005, in relazione al reperimento delle necessarie risorse finanziarie e al numero dei volontari che dovranno essere impiegati;
quali iniziative siano state assunte, o si ritenga opportuno intraprendere per verificare, con congruo anticipo, se debbano attendersi, per il 2005, significativi cali del numero dei volontari nel predetto servizio civile, per conoscerne le ragioni e per adottare ogni utile contromisura.
(4-10727)

Risposta. - Il servizio civile è sorto come mera modalità di impiego degli obiettori di coscienza che assolvono agli obblighi di leva. Tuttavia con la sospensione della leva obbligatoria, prevista dalla legge 23 agosto 2004, n. 226, ha assunto le caratteristiche di un istituto nuovo che offre ai giovani l'opportunità di dedicare un anno della propria vita al servizio della comunità.
Nel corso degli anni tale istituto ha registrato una progressiva crescita e, al fine di adeguare la variazione della domanda di servizio civile alle risorse finanziarie disponibili, sono state adottate diverse strategie.
Infatti, a conferma di tale crescita, nell'anno 2003 sono stati avviati 22.390 volontari e approvati 2.180 progetti; nell'anno 2004 il numero complessivo dei giovani avviati è stato di 32.211 e i progetti approvati sono stati 3818.
Per quanto riguarda l'anno 2005 è stato fissato un contingente di 41.000 volontari, di cui 500 da destinare all'estero. A fronte di tale contingente gli enti del servizio civile


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hanno presentato 4.421 progetti per l'impiego di oltre 52.000 volontari.
I dati riportati evidenziano un continuo e progressivo sviluppo del servizio civile ed un ulteriore incremento delle domande determinato da due fattori: l'estensione della partecipazione al servizio civile ai cittadini maschi, nonché l'innalzamento dell'età massima per la presentazione delle domande a ventotto anni rispetto ai ventisei stabiliti all'articolo 5, comma 4, lettera
b) della legge 6 marzo 2001, n. 64.
L'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77, che ha previsto l'ammissione sia delle donne che degli uomini al servizio civile ed ha elevato il limite massimo di età, è entrato in vigore il 1o gennaio 2005 mentre, le altre disposizioni del predetto decreto legislativo n. 77, entreranno in vigore il 1o gennaio 2006, ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 9 novembre 2004, n. 266 convertito dalla legge 27 dicembre 2004, n. 306.
A fronte della prevista crescita del servizio civile la legge finanziaria per l'anno 2005 ha stanziato 240 milioni di euro da destinare al servizio stesso, pari al doppio dello stanziamento relativo all'anno precedente.
Per quanto riguarda le perplessità che possono nascere e scoraggiare i giovani interessati al servizio civile inducendoli a rinunciare a tale opportunità (orari di lavoro eccessivamente rigorosi e l'incompatibilità del predetto servizio con altre attività lavorative), si precisa che le disposizioni di cui agli articoli 3, comma 4, e 10, comma 2, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77, relativi a tali obblighi, entreranno in vigore, come già evidenziato, a decorrere dal 1o gennaio 2006. Inoltre, in sede di discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, recante «Disposizioni urgenti per l'università e la ricerca, per i beni e le attività culturali, per il completamento di grandi opere strategiche, per la mobilità dei pubblici dipendenti, nonché per semplificare gli adempimenti relativi ad imposte di bollo e tasse di concessione», era stato presentato un emendamento con il quale erano state proposte alcune modifiche ai predetti articoli 3 e 10 che, rispettivamente, stabilivano, per i volontari, un impegno orario settimanale massimo di trentasei ore e l'incompatibilità del servizio civile con lo svolgimento di qualsiasi attività di lavoro autonomo e subordinato.
Tali modifiche, contenute nell'articolo 6-
quinques dell'atto Senato 3276-B, prevedevano una riduzione a trenta ore dell'orario settimanale massimo e consentivano lo svolgimento di attività di lavoro subordinato o autonomo purché compatibili con il corretto espletamento del servizio. Il documento è stato definitivamente approvato il 23 marzo 2005, divenendo legge n. 43 del 31 marzo 2005.
Appare evidente, quindi, che tale provvedimento legislativo, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale del 1o aprile 2005, inteso ad eliminare quelle previsioni che potevano apparire troppo rigorose, ha adeguato la normativa sul servizio civile alle riforme in materia di occupazione e mercato del lavoro di cui al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, emanato in attuazione della cosiddetta legge Biagi.
In seguito a queste ultime considerazioni non sussiste alcun presupposto che induca a ritenere possibile un calo numerico delle domande che, invece, dovrebbero confermare l'andamento crescente già verificatosi nell'ultimo periodo.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

ONNIS. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in Sardegna, le cronache locali hanno recentemente riferito la tragica vicenda del caporalmaggiore dell'Esercito Italiano Fabio Pomi, già in servizio presso la «Brigata Sassari», deceduto il 19 luglio 2003, nemmeno trentenne, dopo una lunga degenza (L'Unione Sarda, edizione del 3 febbraio 2005, pagina 23);
si è così appreso che al Porru era stato diagnosticato il «Linfoma di Hodgkin», forma tumorale maligna che, secondo


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quanto sarebbe stato a suo tempo ufficialmente comunicato ai genitori del giovane militare, «era stata contratta durante le missioni in Bosnia Erzegovina e in Kosovo» e dava pertanto luogo al «riconoscimento della causa di servizio»;
tuttavia, il padre del militare prematuramente deceduto evidenzia che il formale, tempestivo riconoscimento della dipendenza della suddetta patologia da una causa di servizio non è stato finora seguito dagli attesi riconoscimenti economici, pur richiesti e più volte sollecitati;
anzi, mentre il genitore del giovane già avrebbe saputo «che hanno respinto la (...) richiesta di special elargizione», non gli sarebbe possibile conoscere l'esito delle altre istanze da lui fino ad oggi avanzate, in quanto gli uffici interessati «si rimpallano le responsabilità» -:
quali iniziative siano state finora intraprese, e quali determinazioni si vogliano assumere, in relazione al prematuro decesso del sunnominato caporalmaggiore Fabio Porru, con particolare riguardo alla possibilità di erogare, a qualsiasi titolo, indennizzi o altre provvidenze economiche in favore dei congiunti.
(4-12834)

Risposta. - In via preliminare, è opportuno precisare che le istanze per il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio hanno un iter procedurale complesso, costituito da diverse fasi che si conclude con il parere, vincolante ed obbligatorio, del competente comitato di verifica per le cause di servizio, organo indipendente istituito presso il ministero dell'economia e delle finanze.
Di conseguenza, non è stimabile la tempistica necessaria alla definizione del parere del citato comitato, trattandosi di attività posta al di fuori delle attribuzioni istituzionali della Difesa.
Per quanto attiene al profilo assistenziale, la competente direzione generale per il personale militare ha concesso, in data 4 giugno 2004, un sussidio in favore dei congiunti del compianto militare Porru Fabio, a titolo di parziale ristoro delle spese mediche sostenute.
Quanto, invece, alla concessione dell'equo-indennizzo, si assicura che è in corso il procedimento per la liquidazione del beneficio previsto nei casi di successione ereditaria.
Diversamente non è stato, purtroppo, possibile concedere la speciale elargizione in favore del padre Antonello Porru - seppur in presenza del parere positivo del comitato di verifica per le cause di servizio sulla dipendenza dell'infermità quale causa del decesso - a causa della mancanza del requisito del «decesso in attività di servizio per diretto effetto di ferite o lesioni causate da eventi di natura violenta, riportate nell'adempimento del servizio» di cui all'articolo 6 della legge n. 308 del 1981 (decreto n. 3 in data 6 luglio 2004).
Parimenti, non si è potuto concedere (decreto n. 117 in data 1o marzo 2005) il beneficio della pensione privilegiata di reversibilità, a favore del citato padre, a causa dell'insussistenza del requisito dell'inabilità a proficuo lavoro del padre stesso.
Tale condizione, infatti, in mancanza del requisito del 60o anno di età, esclude la possibilità - pur in presenza degli altri requisiti - di attribuire la pensione privilegiata indiretta.
Sulla base di quanto esposto, si ritiene che l'amministrazione abbia applicato correttamente le norme vigenti in materia, facendo tutto ciò che era nelle sue possibilità per una sollecita definizione dei provvedimenti spettanti all'interessato, tenuto conto dell'impossibilità di comprimere oltre certi limiti i tempi di trattazione per il riconoscimento della causa di servizio.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

PERROTTA e SANTORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'aumento dei prezzi ha, notevolmente, aggravato la situazione economica dei pensionati e dei monoreddito;


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secondo le associazioni dei consumatori, gli aumenti si sono registrati soprattutto nei seguenti settori (nota Assoconsum): generi alimentari - ortofrutta, carne, pesce - ed abbigliamento;
i rivenditori di tali generi hanno, grosso modo, denunciato redditi sulla media degli studi di settore -:
perché non vengono rivisti gli studi di settore relativi alle categorie commerciali dove si sono verificati rincari ingiustificati (così come richiesto dall'Assoconsum) e più precisamente per: bar, ristoranti, pizzerie, rosticcerie, stabilimenti balneari, commercio al dettaglio di frutta-verdura-pesce e carne, venditori ambulanti di prodotti alimentari, negozi di abbigliamento, onorari richiesti da professionisti quali dentisti, avvocati, geometri, periti agrari, medici, architetti ed ingegneri.
(4-10999)

Risposta. - L'articolo 1, comma 399, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria per l'anno 2005), stabilisce che gli studi di settore sono soggetti a revisione, di norma, ogni quattro anni dalla data di entrata in vigore dello studio di settore ovvero da quella dell'ultima revisione, al fine di mantenere la rappresentatività degli stessi rispetto alla realtà economica cui si riferiscono.
Al riguardo, l'Agenzia delle entrate ha fatto presente che gli studi di settore, considerata la dinamicità delle realtà economiche ed aziendali cui si riferiscono, devono essere necessariamente uno strumento flessibile, soggetto a periodici aggiornamenti.
La fase di aggiornamento è già iniziata nel 2001 con l'evoluzione dello studio di settore degli autotrasportatori seguito, nel 2002, dall'aggiornamento degli studi di settore del comparto delle costruzioni e del finissaggio dei tessili. Nel 2003 è stata realizzata l'evoluzione di 16 studi di settore, coinvolgendo una platea di 530.000 contribuenti.
L'evoluzione degli studi di settore coglie i cambiamenti dei modelli organizzativi, le modifiche dei mercati di riferimento, gli andamenti economici, le dinamiche dei prezzi e le tendenze evolutive intervenute nei diversi comparti.
Per quanto concerne le categorie economiche menzionate dall'interrogante l'Agenzia delle entrate ha comunicato che, per il 2004, è stata realizzata l'evoluzione della maggior parte degli studi indicati. In particolare, sono stati aggiornati i seguenti studi di settore:
a) SG35U - Rosticcerie, pizzerie a taglio, friggitorie;
b) SG36U - Ristoranti, trattorie, pizzerie, osterie e birrerie con cucina;
c) SG37U - Bar e caffè, gelaterie;
d) SM03A - Commercio ambulante di alimentari e bevande;
e) SM27A - Commercio al dettaglio di frutta;
f) SK03U - Attività tecniche svolte da geometri;
g) SK04U - Attività degli studi legali;
h) SK18U - Studi di architettura;
i) SK21U - Servizi degli studi odontoiatrici.

L'Agenzia delle entrate ha, inoltre, fatto presente che:
a) lo studio di settore SM05A (commercio al dettaglio di confezioni, biancheria, maglieria) è stato aggiornato ed è entrato in vigore per il periodo di imposta 2003;
b) per gli studi di settore SG60U (relativo agli stabilimenti balneari), SK02U (relativo agli studi di ingegneria) e SK10U (relativo agli studi medici) è prevista l'evoluzione a decorrere dal periodo di imposta 2005;
c) lo studio di settore SK24U (consulenze fornite da agrotecnici e periti), entrato in vigore nel periodo d'imposta 2002, verrà aggiornato nel 2006.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.


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PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la regione Marche detiene, secondo l'Agenzia delle Entrate, il record dell'84,6 per cento di credito d'imposta, utilizzato irregolarmente negli anni 2001-2003, così come scritto su Il Tempo dal giornalista Luciano Marescalco;
l'Agenzia delle Entrate ha registrato, a seguito dei controlli effettuati dal 2001 al 2003, irregolarità continue da parte degli imprenditori, in merito alla gestione della legge n. 388 del 2000 -:
quanto credito d'imposta, irregolarmente, corrisposto negli anni 2000-2003, sia stato scoperto nella regione delle Marche;
quanto ne sia stato recuperato;
come si pensa di evitare il ripetersi di irregolarità simili a quelle denunciate nella premessa;
se siano stati individuati i responsabili e quali provvedimenti siano stati presi nei confronti degli stessi.
(4-12975)

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo pubblicato su Il Tempo, a firma di Luciano Marescalco, è boom di richieste di chi non ha alcun diritto per ottenere i finanziamenti;
in base ai controlli effettuati, negli anni 2001-2003, l'Agenzia delle Entrate ha riscontrato, nel 50 per cento dei casi, irregolarità da parte degli imprenditori, in merito alla gestione della legge n. 388 del 2000;
da un recente rapporto della Corte dei Conti è emerso che molti imprenditori sono del Nord, infatti la Liguria è al secondo posto di questa spiacevole graduatoria, con il 70,8 per cento di controlli che hanno determinato il blocco delle pratiche: su 24 istanze formulate al Ministero delle attività produttive e sottoposte a controllo, ben 17 erano irregolari -:
a quanto ammonti il credito d'imposta, irregolarmente corrisposto negli anni 2000-2003 e scoperto nella regione della Liguria;
a quanto ammontino i recuperi effettuati;
quali iniziative ritenga di dover adottare per evitare il ripetersi di irregolarità simili a quelle denunciate nella premessa;
se siano stati individuati i trasgressori e quali provvedimenti siano stati presi nei confronti degli stessi.
(4-12982)

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo pubblicato su Il Tempo, a firma di Luciano Marescalco, è boom di richieste di chi non ha alcun diritto per ottenere i finanziamenti;
in base ai controlli effettuati, negli anni 2001-2003, l'Agenzia delle entrate ha riscontrato nel 50 per cento dei casi irregolarità da parte degli imprenditori, in merito alla gestione della legge n. 388 del 2000;
da un recente rapporto della Corte dei conti è emerso che molti imprenditori sono del Nord, tra questi vi è anche il Piemonte dove è stato riscontrato il 55 per cento di pratiche irregolari -:
a quanto ammonti il credito d'imposta, irregolarmente corrisposto negli anni 2000-2003 e scoperto nella regione del Piemonte;
a quanto ammontino i recuperi effettuati;
quali iniziative ritenga di dover adottare per evitare il ripetersi di irregolarità simili a quelle denunciate nella premessa;


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se siano stati individuati i trasgressori e quali provvedimenti siano stati presi nei confronti degli stessi.
(4-12984)

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo pubblicato su Il Tempo, a firma di Luciano Marescalco, è boom di richieste di chi non ha alcun diritto per ottenere i finanziamenti;
in base ai controlli effettuati, negli anni 2001-2003, l'Agenzia delle entrate ha riscontrato nel 50 per cento dei casi irregolarità da parte degli imprenditori, in merito alla gestione della legge n. 388 del 2000;
da un recente rapporto della Corte dei conti è emerso che molti imprenditori sono del Nord, tra questi vi è anche il Veneto dove è stato riscontrato il 50 per cento di pratiche irregolari -:
a quanto ammonti il credito d'imposta, irregolarmente corrisposto negli anni 2000-2003 e scoperto nella regione del Veneto;
a quanto ammontino i recuperi effettuati;
quali iniziative ritenga di dover adottare per evitare il ripetersi di irregolarità simili a quelle denunciate nella premessa;
se siano stati individuati i trasgressori e quali provvedimenti siano stati presi nei confronti degli stessi.
(4-12985)

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo pubblicato su Il Tempo, a firma di Luciano Marescalco, è boom di richieste di chi non ha alcun diritto per ottenere i finanziamenti;
in base ai controlli effettuati, negli anni 2001-2003, l'Agenzia delle entrate ha riscontrato nel 50 per cento dei casi irregolarità da parte degli imprenditori, in merito alla gestione della legge n. 388 del 2000;
da un recente rapporto della Corte dei conti è emerso che molti imprenditori sono del Nord, tra questi vi è anche la Toscana dove è stato riscontrato il 49,6 per cento di pratiche irregolari -:
a quanto ammonti il credito d'imposta, irregolarmente corrisposto negli anni 2000-2003 e scoperto nella regione della Toscana;
a quanto ammontino i recuperi effettuati;
quali iniziative ritenga di dover adottare per evitare il ripetersi di irregolarità simili a quelle denunciate nella premessa;
se siano stati individuati i trasgressori e quali provvedimenti siano stati presi nei confronti degli stessi.
(4-12986)

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo pubblicato su Il Tempo, a firma di Luciano Marescalco, è boom di richieste di chi non ha alcun diritto per ottenere i finanziamenti;
in base ai controlli effettuati, negli anni 2001-2003, l'Agenzia delle entrate ha riscontrato nel 50 per cento dei casi irregolarità da parte degli imprenditori, in merito alla gestione della legge n. 388 del 2000;
da un recente rapporto della Corte dei conti è emerso che molti imprenditori sono del Nord, tra questi vi è anche l'Emilia Romagna dove è stato riscontrato il 28,6 per cento di pratiche illegittime -:
a quanto ammonti il credito d'imposta, irregolarmente corrisposto negli anni


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2000-2003 e scoperto nella regione dell'Emilia Romagna;
a quanto ammontino i recuperi effettuati;
quali iniziative ritenga di dover adottare per evitare il ripetersi di irregolarità simili a quelle denunciate nella premessa;
se siano stati individuati i trasgressori e quali provvedimenti siano stati presi nei confronti degli stessi.
(4-12987)

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo pubblicato su Il Tempo, a firma di Luciano Marescalco, è boom di richieste di chi non ha alcun diritto per ottenere i finanziamenti;
in base ai controlli effettuati, negli anni 2001-2003, l'Agenzia delle Entrate ha riscontrato, nel 50 per cento dei casi, irregolarità da parte degli imprenditori, in merito alla gestione della legge n. 388 del 2000;
da un recente rapporto della Corte dei Conti è emerso che molti imprenditori sono del Nord, ma nella ripartizione dei fondi a disposizione per il credito d'imposta, ovviamente la parte del leone l'ha fatta il Mezzogiorno, con oltre 180mila domande approvate in tre anni;
la summenzionata legge, copre quasi interamente l'intera area meridionale del Paese, ed in tre anni ha sboccato agevolazioni per quasi tre miliardi di euro -:
a quanto ammonti il credito d'imposta, irregolarmente corrisposto negli anni 2000-2003 sia stato scoperto;
a quanto ammontino i recuperi effettuati;
quali iniziative ritenga di dover adottare per evitare il ripetersi di irregolarità simili a quelle denunciate nella premessa;
se non sia il caso di impostare un sistema di controlli più rigidi, dato che in molti sono risusciti a sfuggirvi;
se siano stati individuati i trasgressori e quali provvedimenti siano stati presi nei confronti degli stessi.
(4-12988)

Risposta. - Nell'anno 2002 è stata avviata, in via sperimentale, un'attività di controllo mirato nei confronti dei soggetti che hanno fruito di agevolazioni ed incentivi fiscali.
In particolare, nella predetta fase, l'azione degli uffici dell'Agenzia delle entrate ha riguardato, prioritariamente, quelle posizioni soggettive che avevano utilizzato un credito di imposta per l'assunzione di nuovi dipendenti, ai sensi dell'articolo 4 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e che, nel contempo, risultavano destinatarie di provvedimenti di revoca del beneficio.
In forza della riscontrata proficuità dei controlli eseguiti in via sperimentale, l'Agenzia delle entrate, in linea con gli indirizzi di politica fiscale, ha programmato, per il successivo biennio, una rilevante attività in termini sia di recupero dei crediti indebitamente utilizzati, sia di generale deterrenza di comportamenti elusivi che, attraverso l'illegittimo utilizzo dei crediti non spettanti, abbiano comportato una omissione, di fatto, dei versamenti dovuti.
Con tali finalità, i piani operativi dell'Agenzia delle entrate, per il biennio 2003-2005, hanno previsto una significativa attività di controllo in ordine al corretto utilizzo dei crediti di imposta, stabilendo di destinare un'importante quota di capacità operativa all'esecuzione di controlli sostanziali in materia.
A significare l'impegno posto su tale linea di attività, è stato programmato, nell'ambito dell'attività di controllo, un elevatissimo utilizzo di risorse umane in termini di numero e di ore-lavoro.
L'attuazione del programma di controlli ha, altresì, richiesto la tempestiva adozione di misure che assicurassero l'omogeneità degli interventi e l'efficacia dell'azione amministrativa.
A tal fine sono state predisposte apposite metodologie volte a definire i percorsi d'indagine


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necessari al riscontro dei presupposti e delle condizioni fissate dalla legge per usufruire delle agevolazioni e, nel contempo, a consentire la corretta determinazione del credito spettante.
Con pari tempestività l'Agenzia delle entrate ha costituito un'apposita banca dati relativa ai soggetti fruitori del credito in argomento in compensazione dei tributi dovuti. Sono stati, inoltre, predisposti appositi elenchi di soggetti che, in base ad elaborazioni effettuate a livello centrale sui dati desunti dai modelli di richiesta del credito per l'investimento nelle aree svantaggiate (mod. CVS), presentavano indizi di rischio.
Sempre al fine di assicurare il massimo grado di proficuità all'attività di selezione delle posizioni da controllare, sono stati predisposti elenchi di soggetti che, a partire dal 25 luglio 2002, hanno ricevuto, a seguito d'istanza, l'autorizzazione da parte dell'Agenzia delle entrate per l'utilizzo del credito, ma che non hanno presentato, successivamente, il modello di richiesta del credito, previsto, a pena di decadenza, dall'articolo 62, comma 1, lettera
b) della legge 27 dicembre 2002, n. 289.
Al fine di disporre di uno strumento informatico che consentisse all'Agenzia delle entrate la gestione integrata di ogni dato ed elemento rilevante collegato all'istituto agevolativo, è stato realizzato uno specifico data-
mart denominato «investimenti nelle aree svantaggiate». Tale ultimo applicativo potrà costituire, peraltro, anche un utile supporto per la predisposizione delle liste selettive previste dall'articolo 2 del decreto interministeriale del 24 febbraio 2004, unitamente agli altri elementi che potranno essere forniti dal ministero delle attività produttive. Ciò alfine dell'esecuzione dei controlli anche finalizzati a valutare la qualità degli investimenti previsti dal successivo articolo 3 del citato decreto.
Per quanto concerne l'azione di controllo svolta nel biennio 2003-2004, risulta che gli uffici dell'Agenzia delle entrate hanno assicurato, sull'intero territorio, l'esecuzione di 85.804 interventi diretti esclusivamente ad individuare il distorto utilizzo dell'istituto agevolativo previsto dall'articolo 8 della legge 23 dicembre 2000, n. 388. La ripartizione dei controlli eseguiti sul territorio, che rappresenta il 36 per cento del numero delle domande dirette alla fruizione del beneficio fiscale, e l'esito degli stessi sono desumibili dall'allegato prospetto fornito dall'Agenzia delle entrate.
Al fine, altresì, di vigilare sull'utilizzazione dei crediti d'imposta e gli investimenti nelle aree svantaggiate, l'Agenzia delle entrate ha assicurato, anche per il 2005, un'adeguata attività di controllo.
Infatti, i primi indirizzi di programma per l'anno 2005 prevedono, secondo quanto riferito dall'Agenzia delle entrate, che l'attività di verifica debba, prioritariamente, rivolgersi nei confronti di quei soggetti per i quali sia stato accertato l'illegittimo utilizzo del credito, ovvero l'illegittima contabilizzazione, qualora il credito, non spettante, non sia stato utilizzato in compensazione delle imposte dovute.
Assumeranno, inoltre, rilevanza, ai fini della selezione, le posizioni riferite a soggetti che, sebbene già sottoposti a controllo, hanno continuato ad effettuare compensazioni utilizzando, indebitamente, crediti non spettanti.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

PISTONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come riportato dal numero 5 del settimanale «Diario» del 12 febbraio 2004 e come riportato dal sito internet «amorpatrio.splinder.it», il 6 marzo prossimo, a Roma, in piazza Santi Apostoli, è stata indetta una manifestazione per la grazia a Erich Priebke, condannato all'ergastolo nel 1998 dal Tribunale Militare di Roma per l'eccidio delle Fosse Ardeatine;
secondo quanto riportato dai suddetti organi di informazione, alla manifestazione di Roma sono annunciati interventi di esponenti politici della Casa delle libertà, espulso di recente dal gruppo di Alleanza Nazionale perché pochi giorni


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prima del viaggio dell'onorevole Gianfranco Fini in Israele aveva fatto recapitare a tutti i parlamentari una videocassetta in cui l'ufficiale tedesco racconta la sua vita;
a Civitanova Marche per il 13 febbraio prossimo è stata annunciata una manifestazione indetta da «Destra Popolare» dove sarà addirittura presentata un autobiografia di Priebke;
il 10 febbraio 2004, la Comunità ebraica di Ancona ha depositato un esposto presso la Procura della Repubblica di Ancona, trasmesso anche a Sindaco, Prefettura, Questura e procura di Macerata e alle autorità di Ancona, con la richiesta di vietare la manifestazione, asserendo che il suddetto incontro viola le leggi 645 del 1952 e 205 dei 1993 contro la discriminazione razziale, l'odio etnico e la violenza religiosa, e fa riferimento anche ai manifesti riproducenti la copertina del libro con a fianco una grossa croce celtica, affissi in alcune città marchigiane per pubblicizzare l'incontro;
solo pochi giorni fa abbiamo celebrato, sinistra e destra politica italiana, la Giornata della Memoria, ricordando e condannando, in quell'occasione, gli orrori del nazismo e del fascismo;
le celebrazioni non possono essere solo un appuntamento formale: la memoria va esercitata in ognuno di noi e trasmessa ai più giovani tutti i giorni dell'anno e in qualunque occasione, perché solo cosi si possono impedire altri orrori;
manifestare per Priebke è il contrario di tutto questo ed equivale a riabilitare un periodo storico -:
quali iniziative nell'ambito della sua competenza, ritenga di poter adottare per una manifestazione di questo tipo, contraria ai dettati della nostra Costituzione e ai valori fondanti della nostra democrazia e tale da rappresentare una vera e propria offesa alla memoria storica del nostro Paese.
(4-08895)

Risposta. - Il gruppo consiliare della regione Marche «Destra Popolare» aveva organizzato per il 13 febbraio 2004 un convegno sul tema «Libertà di parola» che avrebbe dovuto svolgersi nella sala conferenze dell'Hotel Miramare di Civitanova Marche (Macerata), per la presentazione del libro «Vae Victis - autobiografia di Erich Priebke».
Gli organizzatori avevano comunicato che al convegno dovevano intervenire, tra gli altri, come relatori, l'onorevole Antonio Serena e Sergio Novelli, consigliere regionale del gruppo consiliare «Destra Popolare», e il responsabile provinciale del medesimo movimento politico.
L'iniziativa era stata pubblicizzata attraverso l'affissione in diversi comuni della regione, di manifesti recanti una fotografia di Priebke, una croce celtica e, come sottotitoli, le seguenti frasi:
a) «marzo 2003 Macerata: Giovani militanti sospesi per aver recensito un libro di Mario Spataro»;
b) «Novembre 2003 Roma: un deputato censurato per aver donato copie del libro di Priebke»;
c) «L'articolo 21 della Costituzione ed il diritto di parola valgono per tutti o solo per i conformisti?».

L'iniziativa suscitava l'interesse di alcuni appartenenti al movimento politico «Forza Nuova» che, pertanto, avevano preannunciato la loro partecipazione all'evento.
Il convegno e la sua pubblicizzazione determinavano la protesta del presidente della comunità ebraica di Ancona che formalmente chiedeva alle prefetture, alle questure e alle procure della Repubblica delle province di Ancona e di Macerata di impedire lo svolgimento della manifestazione per l'asserito contenuto di «evidente significato politico con richiami impliciti alla esaltazione del razzismo e all'apologia del fascismo e nazismo».
Nell'esposto si chiedeva, inoltre, all'autorità giudiziaria di accertare la sussistenza di fatti costituenti ipotesi di reato ai sensi


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della legge n. 645 del 1952 (recante disposizioni contro la riorganizzazione del partito fascista) e della legge n. 205 del 1993, in materia di prevenzione e repressione dei fenomeni di intolleranza e di violenza di matrice xenofoba o antisemita.
Per completezza di informazione si aggiunge, che il consigliere regionale Novelli, nel novembre del 2003, aveva fatto recapitare nelle cassette postali degli abitanti di un quartiere di Ancona una «lettera aperta» contenente frasi offensive nei confronti del Governo e un chiaro riferimento alla ricorrenza dell'anniversario della marcia su Roma.
L'11 dicembre 2003, tale documento veniva inoltrato alla procura della Repubblica, alla quale è stata rimessa la valutazione della configurabilità dei reati previsti dalle leggi prima menzionate, oltre che dall'articolo 290 del codice penale (Vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni Costituzionali e delle Forze Armate).
La situazione, che è stata costantemente seguita dalle autorità provinciali di Pubblica Sicurezza si è conclusa con il regolare svolgimento del convegno nella data e nel luogo stabiliti.
In merito ai quesiti formulati nell'interrogazione, va detto che l'ordinamento non prevede un potere generale di divieto delle riunioni che prescinda dai caratteri e dalle specifiche modalità di tempo e di luogo di ciascuna iniziativa.
Nonostante la forte connotazione politica dell'iniziativa, nessun provvedimento può essere adottato preventivamente, in ragione dei princìpi costituzionali che garantiscono a tutti il diritto di riunione pacifica e di libera manifestazione del proprio pensiero, con l'unica limitazione del rispetto per l'ordine pubblico e il buon costume.
Non è peraltro la semplice manifestazione di pensiero che può integrare la fattispecie penale di apologia di reato, ma quella che per le sue specifiche modalità integri un comportamento concretamente idoneo a provocare la commissione di delitti.
L'articolo 17 della Costituzione prevede infatti solo un onere di preavviso alle autorità di pubblica sicurezza quando la riunione sia in luogo pubblico, mentre nulla è richiesto nell'ipotesi che l'incontro si svolga in luogo aperto al pubblico, come nel caso del convegno di Civitanova Marche.
In tal senso si è espressa la Corte Costituzionale con sentenza del 31 marzo 1958, n. 27 dichiarando l'illegittimità di quella parte dell'articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza che prevedeva, nella sua prima stesura, l'obbligo di avviso anche per le riunioni in luogo aperto al pubblico.
L'atteggiamento dimostrato più volte dal Governo in tema di libera manifestazione del pensiero è di garantire concretamente l'esercizio del diritto di ogni gruppo di organizzare iniziative volte a sostenere le proprie tesi, purché il tutto avvenga nel rispetto del dettato costituzionale e dell'ordinamento vigente, salve le valutazioni che su fatti eventualmente illeciti siano svolte in un secondo momento dall'autorità giudiziaria.
Si precisa, inoltre, che all'autorità giudiziaria, secondo quanto previsto dall'articolo 8 della legge 645 del 1952, compete l'adozione di eventuali provvedimenti cautelari su stampati o pubblicazioni che potrebbero integrare gli estremi del reato di apologia del fascismo.
Per quel che riguarda l'affissione dei manifesti negli spazi pubblicitari di competenza comunale, si ricorda che i nuovi equilibri costituzionali sanciti dall'articolo 114 della Costituzione, modificato dalla legge n. 3 del 2001, pongono su un sostanziale piano di parità e pari ordinazione lo Stato e gli enti territoriali, conferendo a questi ultimi una completa autonomia e libertà di condurre le proprie scelte, ovviamente nell'ambito delle specifiche attribuzioni.
Sulla base di quanto comunicato dal ministero della giustizia, si informa, inoltre, che la procura della Repubblica di Macerata ha riferito l'esistenza, sui fatti in questione, di un procedimento penale a carico di ignoti per l'ipotesi di reato di cui all'articolo 2 della citata legge 205 del 1993.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.


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REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a fronte di una guerra sbagliata e illegittima perché da ascriversi a dottrine e formule di «guerre preventive» inesistenti a livello di diritto internazionale e disapprovando, per tale motivo la conduzione politico-diplomatica della crisi da parte del Governo italiano, è necessario, in questo momento ribadire la pericolosità della contaminazione del territorio dovuta all'eventuale impiego di armi all'uranio impoverito, con i conseguenti rischi a lungo termine per la salute delle popolazioni oltre che delle forze armate;
l'uranio impoverito proveniente sia dalla fabbricazione del combustibile nucleare che da riprocessamento del combustibile esaurito, viene utilizzato per l'elevata capacità di penetrazione che fornisce ai proiettili;
l'uso di questi proiettili ha provocato danni rilevanti, non solo per gli effetti sanitari sui militari, ma anche per la contaminazione delle zone bombardate con conseguenze di rischio per le popolazioni per tempi molto lunghi;
per questi motivi, il team dell'United Nations Environment Programme (UNEP) aveva già investigato sulla presenza di uranio impoverito in Kosovo, raccomandando di adottare una serie stringente di raccomandazioni, le principali delle quali riguardavano l'accurata individuazione e, ove possibile, la bonifica delle zone contaminate e un approfondito screening sulla popolazione;
al termine del conflitto in Kossovo le autorità militari ammisero che numerosi carichi esplosivi, tra cui forse anche dell'uranio impoverito, furono affondati volontariamente nelle acque dell'Adriatico;
queste ammissioni, insieme ai numerosi ritrovamenti di ordigni inesplosi da parte di alcuni pescherecci, portarono ad una prima operazione di bonifica che interessò l'alto e il medio Adriatico, fermandosi in corrispondenza del promontorio del Gargano -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della difesa si siano già attivati, utilizzando tutti gli strumenti politico-diplomatici in loro possesso, per evitare e scongiurare che anche in questa guerra vengano impiegati armamenti che utilizzino uranio impoverito e affinché non vengano dispersi in mare armamenti e in particolare quelli contenenti uranio impoverito e in particolare nell'Adriatico come già avvenuto al termine della guerra del Kossovo;
se si ritiene di avviare con la massima urgenza, rapidità ed efficacia un piano d'azione perché la bonifica, degli ordigni bellici provenienti dalla guerra del Kossovo, si estenda anche alle acque antistanti il litorale pugliese e se si ritenga di applicare il principio di «chi inquinapaga» in modo che i responsabili si facciano carico dei danni sociali ed ambientali prodotti dall'affondamento indiscriminato di questi ordigni militari.
(4-05850)

Risposta. - L'amministrazione della Difesa ha sempre tenuto nella debita considerazione il tema della salvaguardia dell'ecosistema del Mar Adriatico, nel quadro di tutti gli interventi opportuni ed idonei a bonificare le aree interessate dalla presenza di ordigni.
Nel merito, si precisa che con riferimento al rilascio in mare di ordigni, nel corso di operazioni militari in Kosovo, il Governo ha disposto l'esecuzione delle attività di bonifica riguardanti l'intero bacino del Mare Adriatico e che le stesse sono state svolte dalla Marina militare italiana e da unità NATO nel periodo compreso tra il 1999 ed il 2001.
Si è trattato di un'intensa attività di Contro Misure Mine (CMM), finalizzata ad eliminare, per quanto possibile con le tecnologie disponibili, il rischio dovuto alla presenza di ordigni sul fondo marino.
Nel corso delle operazioni di bonifica, per motivi di sicurezza, il brillamento degli ordigni è stato effettuato adottando distinte


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procedure. È stata posta, inoltre, ogni attenzione per la salvaguardia dell'ecosistema marino.
Infatti, prima di ogni brillamento, si è provveduto a:
a) impiegare, apposite microcariche per il preventivo allontanamento della fauna ittica;
b) circoscrivere le zone interessate alle operazioni di brillamento, con barriere di bolle gassose volte a limitare le conseguenze dell'onda d'urto provocata dall'esplosione.

L'attività di bonifica ha consentito di localizzare e neutralizzare, a mezzo brillamento, diverse bombe che potevano costituire un pericolo per la navigazione.
È di tutta evidenza, quindi, l'importante attività a salvaguardia della sicurezza della navigazione che la Marina militare italiana assicura scrupolosamente e costantemente, svolgendo, ad integrazione dei predetti interventi di bonifica, operazioni di sorveglianza dei fondali sulle principali rotte e linee di comunicazione marittime, con l'impiego delle già citate unità di Contro Misure Mine («Route Survey»).
Tutto ciò viene svolto nel più ampio quadro della piena sicurezza per l'ambiente e per la salute dei cittadini.
Al riguardo, il ministero della salute ha comunicato che dai controlli effettuati dalle competenti autorità in materia, non è emerso alcun superamento della radioattività rispetto alla norma, sia per ciò che attiene alle matrici alimentari che per quanto concerne l'ambito ambientale.
Quanto all'applicazione del principio «chi inquina paga», il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha comunicato che, non appena disporrà di materiale probatorio rilevante, tale da risalire con certezza agli autori dei fatti di cui trattasi, nonché di documentazione attestante la sussistenza e l'entità dei danni arrecati alle risorse marine, valuterà se sussistono i presupposti per attivare le procedure finalizzate ad ottenere il risarcimento del pregiudizio arrecato, ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 349 del 1986.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
un'inchiesta giornalistica pubblicata dal quotidiano nazionale La Repubblica a fine novembre ha portato all'attenzione della pubblica opinione una inquietante vicenda legata al misterioso incidente ad un reattore nucleare di un sottomarino inglese avvenuto nel canale di Sicilia;
quattro anni fa, e precisamente nel maggio del 2000, il sottomarino inglese Tireless avrebbe avuto un'avaria al reattore nucleare mentre navigava nel canale di Sicilia, con la conseguenza di lasciare dietro di sé una scia di liquido radioattivo fuoriuscito dal sistema di raffreddamento;
la Royal Navy ha sempre teso a minimizzare l'accaduto ma cinque mesi dopo, il governo inglese annunciò a sorpresa che dodici sottamarini nucleari della sua flotta erano stati richiamati urgentemente alle basi per controlli al sistema di raffreddamento del reattore: ben sette risultarono avere incrinature alle condutture;
mentre Legambiente, il Sindaco di Gela e i suoi cittadini, stanno ancora aspettando da quattro anni, di conoscere cosa sia realmente successo in quelle acque e quali eventuali danni avrebbe provocato l'avaria del sommergibile nucleare. È di questi giorni la notizia che un film documentario dimostrerebbe senza nessun dubbio che l'incidente avvenne realmente al largo della Sicilia riversando in questo tratto di mare una gran quantità di liquido;
è doveroso dare una risposta ai cittadini di Gela, trascurati dalle istituzioni; infatti in molti hanno cercato di scoprire cosa è successo realmente in quel tratto di mare e perché tutto questo mistero sulla faccenda, ma a distanza di quattro anni non si riesce ad ottenere neanche una risposta al riguardo -:
se quanto denunciato nel servizio giornalistico e dal film-documentario corrisponda al vero;
in caso affermativo, quale sia la localizzazione esatta dell'incidente e la


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quantità di liquido radioattivo realmente versato in mare dal sottomarino inglese Tireless.
(4-12128)

Risposta. - In merito all'evento del 12 maggio 2000 che ha visto coinvolto il sottomarino nucleare britannico «Tireless», l'ufficio di rappresentanza militare presso l'ambasciata italiana a Londra, ha comunicato che tale unità ha subito un'avaria determinata da una perdita nel circuito di raffreddamento, per una saldatura difettosa.
A tal riguardo si precisa che l'evento in questione non è avvenuto nelle acque territoriali e, quindi, non si è in possesso di elementi di cognizione in merito alla zona in cui si è verificato tale inconveniente.
Inoltre, non risulta che le autorità britanniche abbiano mai avanzato richiesta di autorizzazione all'ingresso in un porto italiano del «Tireless», né, pertanto, che tale ingresso sia stato negato.
La suddetta ambasciata ha reso noto, altresì, che a seguito del problema tecnico in argomento, è stata sospesa l'attività di tutti i sette sottomarini «classe Trafalgar» - cui il «Tireless» appartiene - e delle cinque unità della «classe Swiftsure», proprio allo scopo di accertare eventuali difetti costruttivi delle stesse unità.
Quanto alla problematica della sicurezza, si precisa che i sottomarini nucleari britannici ed i loro reattori sono stati progettati e realizzati in conformità alle rigorose normative - nazionali ed internazionali - di sicurezza, così come previsto dalla legislazione britannica.
Conseguentemente, la probabilità di un incidente nucleare a bordo di un sottomarino britannico, tale da poter determinare un rilascio di sostanze radioattive, è estremamente remota.
Peraltro, coerentemente con le raccomandazioni della commissione internazionale per la protezione radiologica, il piano britannico per la risposta ad incidenti nucleari ipotizza l'intera gamma di scenari di potenziali incidenti in aderenza alle disposizioni recate dal «Nuclear Accident Response» (NAR).
In ultimo, in merito alla ventilata ipotesi di pericolo di contaminazione delle coste siciliane conseguente all'episodio in parola, il dicastero dell'ambiente e della tutela del territorio ha precisato che:
a) non è stata mai segnalata una situazione di emergenza tale da giustificare l'avvio di un'apposita campagna di monitoraggio ambientale dell'area d'interesse;
b) non è mai pervenuta alcuna indicazione in ordine alla rilevazione di dati di contaminazione nucleare marina, riguardanti la Sicilia negli ultimi quattro anni.

Tuttavia, proprio a conferma dell'attenzione che il Governo pone al tema della tutela ambientale, sono state interessate l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT) e l'Agenzia Regionale Protezione Ambiente (ARPA) Sicilia, in merito all'opportunità o meno di avviare un'attività di monitoraggio.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

RUSCONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
presso il bar della stazione ferroviaria di Lecco è stato chiuso un ingresso;
la decisione è stata determinata dalla attività di vigilanza dell'ispettorato compartimentale di Milano dei Monopoli di Stato in base alla legge che disciplina le attività delle rivendite speciali e che risale al 1957;
la vicenda del bar della stazione di Lecco risale al novembre del 2003 quando gli ispettori dei Monopoli e gli agenti della Guardia di Finanza hanno comminato multe ai gestori del bar intimandogli la revoca della licenza se non avessero ottemperato alla chiusura della porta esterna su pubblica via, nonché la rimozione delle insegne «tabacchi» e «gioco del lotto»;


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gli ispettori hanno chiesto anche la separazione della rivendita con ingresso e uscita indipendenti dal resto del bar;
i gestori avrebbero ottemperato alle richieste fatta eccezione per l'angolo della rivendita a causa dei ritardi della ditta a cui erano stati affidati tali lavori;
il bar di Lecco non sarebbe la sola anomalia in Lombardia e in Italia;
quasi tutti i bar presenti all'interno delle stazioni hanno ingressi diretti dalla pubblica via e presentano le condizioni di cui sopra insegne comprese;
tale comportamento dell'ispettorato dei Monopoli sembra in palese contraddizione rispetto ad una circolare dispositiva emanata il 25 settembre 2001 dalla Direzione Generale dei Monopoli di Stato che stabilisce testualmente che «l'intento di rendere sempre più funzionale l'assetto dei punti di vendita dei generi di monopolio e la necessità di razionalizzare ulteriormente le procedure connesse ai relativi impianti rendono opportuno rivisitare l'intera materia al fine di renderla più adeguata alle modifiche dinamiche del mercato» -:
se alla luce della circolare non si ravvisi una certa incongruità legislativa che alla fine ha penalizzato l'esercizio presente all'interno della stazione di Lecco e in caso affermativo quali iniziative normative intenda adottare per evitare che iniziative economiche e relativi servizi offerti ai viaggiatori vengano ad essere penalizzati da una normativa superata e manifestamente inadeguata.
(4-12615)

Risposta. - L'esercizio ubicato presso il bar della stazione ferroviaria di Lecco è una rivendita speciale ed in quanto tale, in base alla circolare n. 04/63406 del 25 settembre 2001 dell'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, non può «...avere ingressi diretti ed autonomi sulla pubblica via. Le rivendite speciali, inoltre, non possono esporre l'insegna regolamentare o la scritta "tabacchi» all'esterno della struttura medesima tranne che si tratti di stazioni di servizio su autostrade o di stazioni di servizio automobilistiche...».
Nel corso di un sopralluogo eseguito dagli incaricati dell'ispettorato compartimentale dei monopoli di Stato di Milano in data 25 novembre 2003, è stato rilevato che la rivendita era dotata di accesso autonomo sul piazzale antistante la stazione (piazza Lega Lombarda), dove era anche impropriamente posizionata la relativa insegna.
La situazione, in contrasto con le disposizioni contenute nella circolare n. 04/63406 del 25 settembre 2001, poneva la rivendita speciale, destinata ai fruitori della stazione, in diretta concorrenza con la rivendita ordinaria situata sul lato opposto del piazzale all'angolo con la adiacente piazza Diaz.
Di conseguenza, con nota del 28 novembre 2003, il citato Ispettorato, nel contestare l'irregolarità, ha ordinato alla titolare la trasformazione dell'ingresso in uscita di sicurezza, non apribile dal lato della piazza, e la rimozione della insegna esterna, anch'esse in contrasto con la precitata direttiva.
Con due successive note del 17 dicembre 2003 e del 16 marzo 2003, la Guardia di finanza di Lecco ha comunicato che nessuno dei provvedimenti richiesti era stato posto in atto, nonostante la titolare, il 16 dicembre 2003, avesse dichiarato a verbale che gli interventi sarebbero stati eseguiti entro trenta giorni.
Il competente ispettorato, pertanto, ha applicato una sanzione pecuniaria, assegnando un ulteriore termine di trenta giorni per l'esecuzione delle prescrizioni.
Su richiesta del legale di parte, è stato fissato un incontro presso gli uffici dell'ispettorato il giorno 22 aprile 2004 allo scopo di esaminare anche soluzioni alternative a quella ordinata dall'ufficio.
Nel corso dell'incontro la titolare ha presentato un progetto che prevedeva la separazione, mediante parete vetrata, della zona destinata alla rivendita generi di monopolio dal resto del locale dove si svolgeva l'attività di bar. La soluzione è stata approvata dall'ispettorato con nota del 23 aprile 2004, perché, così facendo, sarebbe


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venuto meno l'accesso diretto ed autonomo della rivendita sulla pubblica via.
D'accordo con la parte è stato assegnato un nuovo termine di trenta giorni per l'esecuzione dei lavori.
Successivamente il legale di parte ha rappresentato difficoltà nella realizzazione del progetto chiedendo ancora una proroga di novanta giorni.
L'ispettorato ha concesso anche questa proroga. Tuttavia lo stesso legale ha replicato ulteriormente, con una lettera del 26 ottobre 2004, lamentando ulteriori problemi tecnici e prospettando, a titolo di soluzione provvisoria, l'esecuzione delle misure originariamente prescritte dall'Ispettorato medesimo e cioè la trasformazione della porta d'accesso dalla piazza in uscita di sicurezza.
L'ufficio ha preso atto dell'intenzione con nota del 29 ottobre 2004.
Con rapporto informativo del 12 novembre 2004, la guardia di finanza di Lecco ha comunicato l'avvenuta esecuzione dell'intervento.
Infine, con una lettera del 3 febbraio 2005, il legale della parte ha rappresentato che i lavori interni di suddivisione del locale, a suo tempo proposti dalla titolare e approvati dall'ufficio, erano ultimati e che, pertanto, sarebbe stata riattivata la porta di accesso dalla piazza Lega Lombarda.
Nel corso di un sopralluogo, eseguito il 10 febbraio 2005, incaricati dell'ispettorato hanno constatato che i lavori sono stati correttamente eseguiti e che la porta di ingresso dalla piazza è stata riattivata.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
domenica 25 aprile 2004 a Catanzaro, in piazza Prefettura, si è svolto un presidio organizzato da varie forze democratiche ed antifasciste, per ricordare la liberazione dal nazifascismo;
mentre era in corso il presidio, regolarmente comunicato al questore molti giorni prima, intorno alle 19, un gruppo di appartenenti a formazioni di estrema destra, a volto scoperto, ha attaccato i partecipanti con cinghie, bastoni, petardi, strappando lo striscione disteso dagli organizzatori e ferendo diversi partecipanti al presidio;
il suddetto gruppo ha imperversato tranquillamente per quasi quindici minuti, inneggiando al duce e scandendo slogans e minacce, gettando nel panico i partecipanti al presidio e i passanti;
nonostante la regolare comunicazione alla questura, all'iniziativa non erano presenti le Forze dell'ordine, in divisa o in borghese, tanto che la polizia di Stato è giunta sul posto perché chiamata attraverso il 113, quando ormai gli aggressori si erano dileguati -:
quali siano i motivi dell'assenza delle Forze dell'ordine a protezione di un presidio antifascista nella giornata della Liberazione;
quali iniziative il ministro stia ponendo in essere (o abbia intenzione di adottare), per prevenire l'azione violenta di gruppi organizzati di fascisti e nazisti che, in tutta la Calabria, hanno più volte impedito l'esercizio delle libertà democratiche, devastando sedi, picchiando e ferendo persone, dal momento che l'illegittimità e l'incostituzionalità di tali azioni sono, secondo l'interrogante, molto gravi ed evidenti.
(4-09856)

Risposta. - In occasione della manifestazione tenutasi a Catanzaro, il 25 aprile 2004, in piazza Prefettura, il questore aveva predisposto servizi di ordine pubblico affidando alla DIGOS, dislocata sul posto in abiti civili, l'attività di osservazione e a unità della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri l'attività di controllo del territorio.
La presenza degli operatori della DIGOS ha consentito di acquisire i primi ed essenziali elementi investigativi utili alla ricostruzione dell'aggressione cui si fa riferimento ed alla individuazione dei responsabili, cinque dei quali, appartenenti al movimento


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«Alternativa Popolare», sono stati tratti in arresto.
Il prefetto di Catanzaro ha evidenziato che l'episodio è da ritenere occasionale, anche in considerazione del fatto che in precedenza non si erano verificati episodi di intolleranza politica.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

SASSO, GRIGNAFFINI e CAPITELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni mancano informazioni attendibili sull'evoluzione del sistema scolastico italiano;
i dati internazionali, come quelli che il 7 dicembre 2004 ha diffuso l'Ocse relativi alla seconda rilevazione Pisa (Programme for International Student Assessment) effettuata nel 2003, riguardano la popolazione di 15 anni;
al contrario di quanto è avvenuto in altri paesi, dove all'evento è stato dato ampio risalto, da noi si è preferito passarlo quasi del tutto sotto silenzio;
dai dati Pisa si ricava un'immagine del modello di scuola prevalente nei diversi paesi; fino ad alcuni anni fa, il sistema scolastico italiano si presentava, nel complesso, tendenzialmente solidale: non si osservava una eccessiva differenza tra la parte migliore e quella peggiore della distribuzione dei risultati;
nelle suddette precedenti valutazioni non c'erano risultati di livello superiore, e questo andava a detrimento della collocazione nella classifica comparativa, ma risultava contenuta anche la distribuzione dei risultati meno positivi, segno dell'attenzione che si poneva a sostenere il percorso scolastico degli allievi più deboli;
i dati ora diffusi mostrano che in Italia sta cambiando il modello di scolarizzazione, che da «solidale» sta diventando «competitivo» (come, per esempio, quello degli Stati Uniti). I sistemi competitivi si caratterizzano per la differenza accentuata tra la parte superiore e quella inferiore della distribuzione. Nel nostro caso, le differenze aumentano solo perché peggiorano le condizioni degli allievi più deboli -:
quali concrete iniziative siano state adottate dal Ministro interrogato per interpretare i dati italiani e per segnalare il vistoso arretramento della posizione in classifica dell'Italia.
(4-12501)

Risposta. - La situazione emersa dall'indagine annuale Pisa-Ocse già pubblicata nel 2000, nel 2002 e da ultimo nel mese di dicembre 2004, vede gli studenti italiani agli ultimi posti nelle conoscenze di base (lettura, matematica, scienze).
Pertanto, al fine di invertire tale tendenza negativa, a conclusione di una conferenza tecnica appositamente convocata, è stata posta in essere una strategia molto forte che si è concretizzata in un piano di azione articolato su dieci punti che vanno da una migliore formazione dei docenti, ad un maggior accompagnamento del sistema dal punto di vista qualitativo attraverso la valutazione, a cui si affiancano altre iniziative.
A tale conferenza hanno partecipato i direttori generali dell'amministrazione interrogata, gli ispettori delle tre aree disciplinari di riferimento, i capi d'istituto, i rappresentanti dei docenti, delle associazioni professionali e delle forze sociali: inoltre, esperti e docenti riuniti in un centinaio di punti di collegamento su tutto il territorio nazionale, collegati in videoconferenza, hanno affiancato i lavori di sei gruppi di studio riuniti a Roma.
Al fine di mettere a punto gli interventi operativi sarà realizzata una cabina di regia nazionale collegata con altre regionali, così da monitorare le azioni svolte a livello delle singole istituzioni scolastiche: agendo con tempestività, si ritiene che già dalla prossima rilevazione Pisa si possa cogliere un trend positivo.
I dieci punti sui quali si articola il citato piano di azione sono i seguenti: dal sapere


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astratto alle competenze; puntare sulla formazione dei docenti; rafforzare le conoscenze, abilità e competenze in italiano, matematica, scienze; aumentare le sinergie e le opportunità di educazione informale; scambio delle migliori pratiche; dispersione scolastica: azioni di contrasto; rapporto tra educazione e valutazione; servizio nazionale di valutazione; preparazione al 2006: simulazioni; strutture operative regionali a supporto di una migliore qualità degli apprendimenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

SQUEGLIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le organizzazioni sindacali confederali della scuola CGIL-CISL-UIL campane hanno contestato l'organico di fatto per l'enorme decurtazione di posti, specialmente di docenti di sostegno e personale ATA;
la denuncia dei sindacati confederali della scuola evidenzia che i tagli sono stati disposti in difformità rispetto alla norma vigente, compreso il decreto legislativo n. 626 del 1994, e che non sono stati rispettati CCNL e contrattazione regionale rispetto alle relazioni sindacali;
inspiegabilmente, la provincia di Caserta risulta più penalizzata con una perdita secca di 500 posti tra sostegno e personale ATA;
nei fatti, viene vanificata la legge n. 104 del 1992 e il diritto dei diversamente abili all'integrazione o allo studio, nonché il diritto al lavoro per il personale precario tutto -:
se il Ministro interrogato non intenda adottare misure straordinarie per risolvere la delicatissima situazione campana;
se il Ministro interrogato non intenda accertare rigorosamente i fatti denunciati attraverso l'invio di ispettori.
(4-10776)

SQUEGLIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 104 del 1992, a tutela dei soggetti diversamente abili, è norma di alto valore civile e sociale che va applicata in maniera corretta dall'Amministrazione a tutti i livelli;
la normativa vigente nelle scuole di ogni ordine e grado emanata dal MIUR è conforme al disposto di legge citato per favorire l'integrazione e la formazione nelle scuole dei soggetti diversamente abili;
l'esame delle disposizioni e delle norme al riguardo evidenzia la centralità decisionale, nelle scuole, dei gruppi lavoro handicap (GLH) e, per i percorsi formativi, del Collegio docenti;
in maniera del tutto arbitraria a fronte di decisioni adottate legittimamente dalle scuole in ordine all'istituzione di posti di sostegno anche in deroga, cosiddetti gruppi provinciali, tenuti per norma a elaborare criteri di supporto al momento decisionale dei GLH di scuola, hanno arbitrariamente proceduto a tagliare posti di sostegno;
esiste denuncia in tal senso di Cgil-Cisl-Uil scuola;
si è determinata una grave situazione in tutta la Campania, ma che Caserta risulta la provincia più penalizzata, passando dai 1261 posti in deroga del decorso anno, in costanza di aumento degli alunni disabili, a 1001, a fronte di 1340 posti deliberati dalle scuole;
è dovere preminente dello Stato assicurare il sostegno didattico e che alla norma dello Stato deve adeguarsi l'Amministrazione a tutti i livelli;
le organizzazioni sindacali confederali della scuola hanno altresì denunciato situazioni di mancato rispetto della


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norma, ivi compresa la legge 626, sia nella costituzione delle classi con numero elevato di alunni rispetto alla ricettività delle aule, sia rispetto ai posti di personale ATA assegnati alle scuole, che per la loro esiguità ne compromettono funzionalità e realizzazione dei fini formativi istituzionali -:
se il Ministro non intenda accertare attraverso rigorose relazioni ispettive direttamente disposte la verità dei fatti e le violazioni denunciate e adottare al riguardo i provvedimenti necessari e indispensabili a ripristinare a Caserta e in Campania una situazione di rispetto dei diritti dei singoli e della norma vigente;
se il Ministro non intenda affrontare la situazione campana con misure ed interventi straordinari, adeguati anche alle complessive difficoltà della Regione e della provincia di Caserta.
(4-10777)

Risposta. - Si risponde all'atto parlamentare con il quale l'interrogante, nel lamentare una decurtazione di posti di sostegno e di posti di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario nella regione Campania, ed in particolare in provincia di Caserta, chiede interventi al riguardo.
In merito è stato già riferito all'interrogante in data 13 ottobre 2004 in occasione della discussione di un
question time di analogo contenuto.
In quella sede è stato precisato che negli ultimi anni il livello nazionale del numero dei posti di sostegno, e quindi degli insegnanti, ha subito un incremento continuo e rilevante, passando da 74.000 unità nel 2001/2002 a 77.000 nel 2002/2003 ad oltre 79.000 nel 2003/2004 e che per l'anno scolastico in corso il monitoraggio effettuato ci consente di affermare che vi è stato un ulteriore incremento di circa 2.800 posti.
Nella stessa sede è stato anche precisato che nell'intera regione Campania la dotazione di sostegno è aumentata rispetto al decorso anno scolastico; attualmente i posti in deroga sono circa 400 in più.
Per quanto riguarda la provincia di Caserta è stato anche chiarito che la richiesta dei posti di sostegno è stata valutata eccessiva e superiore alle effettive esigenze dal gruppo di lavoro incaricato di valutare le richieste di posti di sostegno in deroga presentate dalle istituzioni scolastiche.
Come già riferito sono stati disposti anche accertamenti specifici da parte del ministro interrogato, affidati ad un apposito collegio ispettivo composto da tre dirigenti.
Le risultanze di detti accertamenti hanno confermato che l'Ufficio scolastico regionale ha ben operato.
Con riguardo, infine ai posti di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario si comunica che la legge finanziaria ha previsto anche per il corrente anno scolastico una riduzione percentuale di detto personale commisurata alle nuove regole di determinazione degli organici previste dal decreto interministeriale.
Per la provincia di Caserta vi è stata una modesta riduzione dei posti; tuttavia, a seguito di richieste inoltrate da vari centri servizi amministrativi della regione il dirigente generale ha autorizzato in organico di fatto ulteriori posti di personale ATA e precisamente n. 16 posti per la provincia di Caserta, n. 18 a Salerno, n. 23 a Napoli e n. 3 a Avellino.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

SQUEGLIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel pieno centro della città di Maddaloni (Caserta) la stazione ferroviaria, caratterizzata da un transito elevato di treni ad alta velocità, costituisce un punto di estrema pericolosità per la cittadinanza;
i recenti tragici avvenimenti, cioè la perdita della vita di un ragazzo di appena tredici anni, testimoniano tale pericolosità;
tra il concessionario delle Ferrovie dello Stato ed il comune di Maddaloni che, nell'ambito degli interventi per la soppressione dei passaggi a livello, chiede l'adozione


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di misure più rispettose delle legittime esigenze della cittadinanza, è in atto un contenzioso resosi necessario per la rigidità della posizione assunta dal concessionario;
in data 21 giugno 2002, con apposita nota, il sindaco di Maddaloni rappresentava al signor Ministro per le infrastrutture ed i trasporti, la problematica relativa alla esecuzione da parte del Concessionario delle Ferrovie dello Stato di interventi per la soppressione dei passaggi a livello insistenti sul territorio del comune;
a parere dell'interrogante, tali interventi, consistenti nella realizzazione di barriere in cemento, produrrebbero una frattura inaccettabile del tessuto cittadino e il conseguente isolamento di una fascia consistente della popolazione: oltre 15.000 cittadini subirebbero una caduta intollerabile dei livelli di vivibilità, per la estrema difficoltà a collegarsi con il centro cittadino e con le strutture che ospitano i principali servizi, come scuole, ospedale e uffici pubblici;
le preoccupazioni e le proteste dei cittadini, nonché la necessità di coniugare le legittime esigenze delle Ferrovie con l'assetto urbanistico di Maddaloni e con le sue altrettanto legittime esigenze di sviluppo socio-economico, hanno indotto l'amministrazione comunale a chiedere più volte alla società concessionaria delle Ferrovie dello Stato ed al ministero dei trasporti la individuazione di soluzioni alternative;
con la nota del 21 giugno 2002 il comune di Maddaloni ha fatto richiesta al signor Ministro per le infrastrutture ed al presidente del CdA della società concessionaria di un incontro per valutare, in concreto, la possibilità di una revisione complessiva del progetto originario e delle opere programmate, riconsiderandoli anche alla luce del rapporto di complementarietà con il vicino Scalo Smistamento Merci e relativi servizi, di rilevanza europea;
gli unici riscontri alle legittime istanze dell'Ente, volte alla tutela della collettività, sono stati: una formale comunicazione del direttore centrale relazioni esterne delle Ferrovie dello Stato, che sottolineava la difficoltà a comporre in tempi brevi la questione, ed una comunicazione di inizio dei lavori di chiusura del passaggio a livello, a prescindere da tutto, da parte del responsabile compartimentale infrastrutture della Rete Ferroviaria Italiana s.p.a.;
a seguito della intervenuta automazione, il traffico ferroviario determina la chiusura pressoché ininterrotta dei passaggi a livello esistenti, con il transito di oltre 150 treni, di cui 140 nella fascia oraria compresa tra le 06.00 e le 11.00 e ben 15 «merci» in quella che va dalle ore 23.00 alle 06.00;
secondo l'interrogante tale automazione è di fatto la premessa alla chiusura della stazione con la soppressione dei servizi di biglietteria che arrecherà non pochi disagi ad un'ampia fascia di cittadini provenienti anche dai comuni vicini;
tali decisioni che compromettono i diritti della cittadinanza maddalonese con grave pregiudizio per le prospettive di sviluppo socio-economico della città, ledono gli ambiti di competenza dell'ente locale, cui la legge n. 59 del 1997 affida tutte le competenze relative alla cura degli interessi e alla promozione dello sviluppo della comunità cittadina;
il prosieguo nella realizzazione delle opere, come programmate dalla società concessionaria, provocherebbe forti tensioni nella cittadinanza e l'avvio di una stagione di proteste e di manifestazioni come già avvenuto in passato -:
in riferimento alle problematiche fin qui esposte, se non sia opportuno promuovere in tempi brevissimi un incontro tra tutti gli enti ed organismi interessati al fine di una corretta valutazione di tutti gli aspetti connessi alla attuazione del programma delle Ferrovie e per la individuazione di valide soluzioni alternative.
(4-10902)


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Risposta. - Con la convenzione n. 64/85, Ferrovie dello Stato affidò al consorzio Ital.co.cer la concessione di prestazioni integrate per la progettazione e la realizzazione delle opere sostitutive di passaggi a livello nel comune di Maddaloni alle progressive chilometriche 220+821 e 221+177 della linea Cassino-Napoli.
Dopo una prima condivisione dei progetti e degli interventi connessi alla soppressione dei passaggi a livello l'amministrazione comunale ne ha rifiutato l'approvazione definitiva chiedendo dapprima la revisione totale del progetto da parte di Ferrovie dello Stato e, infine, l'interramento dell'intera tratta ferroviaria che attraversa il territorio comunale.
Tale orientamento è stato ribadito dalla amministrazione comunale il 17 giugno 2002 nel corso di una riunione presso gli uffici di Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. organizzata nel tentativo di addivenire ad un accordo.
Non ritenendo che esistessero ulteriori margini di composizione bonaria della vertenza, Ferrovie dello Stato ha pertanto avviato le procedure per agire giudizialmente nei confronti del comune al fine di ottenere il rispetto delle pattuizioni in essere.
Al momento risulta chiusa la fase istruttoria nella quale il giudice ha respinto tutte le eccezioni avanzate dai legali del comune di Maddaloni ed è stato fissato per il 9 marzo 2006 il termine per la conclusione del giudizio.
Quanto sopra si riferisce per dovere di informazione. Nulla altro si ritiene di poter aggiungere per quanto di competenza del ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la città di Pompei è ormai in balìa della microcriminalità con scippi, rapine, aggressioni e furti che avvengono sia nelle zone degli scavi e del Santuario ai danni di turisti e visitatori, che nei quartieri e rioni più periferici;
secondo quanto evidenziato da cronache giornalistiche degli ultimi tempi, lo spaccio di stupefacenti, soprattutto cocaina, è fiorente nella città degli scavi;
zingari spesso accampati nelle strade cittadine, accattoni e vagabondi proliferano in città, disturbando e minacciando cittadini e visitatori;
dopo le ore 22.00/23.00 la città è nelle mani di rumorosi motociclisti senza casco, di avventori violenti e rumorosi e di vere e proprie «bande» provenienti da comuni limitrofi che provocano spesso incidenti e risse;
tale fenomeno raggiunge livelli paurosi nelle serate festive o pre-festive;
in quasi tutte le strade cittadine ci sono parcheggiatori abusivi che, spesso, minacciano gli automobilisti di ritorsioni se non pagano il «pizzo» del parcheggio, laddove già esiste, tra l'altro, il parcheggio a pagamento orario;
venditori ambulanti senza alcuna autorizzazione, occupano strade e marciapiedi cittadini, soprattutto nei giorni festivi e pre-festivi;
turisti e visitatori sono letteralmente aggrediti da «chiammisti» nei pressi degli scavi e del santuario che tentano di costringerli a parcheggiare e/o pranzare e/o fare acquisti in determinati parcheggi, ristoranti o negozi;
sin dalle primissime ore serali nella zona di Porta Marina Inferiore e lungo via Plinio, prostitute e travestiti si offrono indisturbati e risulta all'interrogante che non tutte le chiamate di pronto intervento alla Polizia e ai carabinieri ottengono immediato riscontro -:
quali iniziative e provvedimenti urgenti si intendano adottare per garantire la sicurezza e la vivibilità alla città di Pompei;


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ci si chiede se dietro tanto degrado ci sia un preciso disegno della criminalità organizzata per tenere le mani sulla città;
se si ritenga che, aldilà degli interventi propagandistici e di facciata di pulizia e sistemazione delle aree adiacenti il santuario, si debba garantire ordine pubblico e vivibilità anche a zone più periferiche ad ai quartieri come quello «ex 167» o «Parco Maria» o la zona adiacente l'Ipermercato «Auchan» in località Pontenuovo, laddove il degrado e l'abbandono regnano incontrastati;
se si abbiano riscontri concreti dell'attività, della vigilanza e della repressione dei fenomeni su descritti da parte delle forze di polizia e dei carabinieri che hanno loro comandi nel comune di Pompei e da parte della stessa guardia di finanza;
di quante unità è dotato il commissariato di polizia di Stato di Pompei e di quante unità è dotato il comando dei carabinieri di Pompei;
se si intenda aumentare la consistenza numerica, programmare la presenza capillare sul territorio, e rinforzare vigilanza delle forze di polizia e carabinieri nel comune di Pompei a fini preventivi e repressivi dei su descritti fenomeni;
se si ritenga di dotare la città di Pompei, soprattutto in orari serali e giorni festivi e pre-festivi di centrali mobili, dotate di adeguate attrezzature di forze dell'ordine, in zone più frequentate della città;
se si intenda promuovere l'installazione di telecamere nelle zone più degradate e isolate della città e non solo, come annunciato in prossimità di Scavi e Santuario;
se non intendano assumere informazione in relazione al numero di unità di cui è dotato il comando dei vigili urbani del comune di Pompei;
come sono organizzati i turni di presenza sul territorio delle forze dell'ordine con quale percentuale di copertura del territorio stesso e dell'orario giornaliero;
quante unità sono effettivamente impegnate sul territorio e non in uffici e servizi;
se non intendano assumere informazioni in ordine alla dotazione di cui i vigili urbani dispongono per poter effettuare attività di deterrenza della microcriminalità e di efficace controllo e indirizzo del traffico nonché in relazione all'ipotesi di prolungare fino alla mezzanotte d'inverno alle 02.00 d'estate il presidio del territorio da parte dei vigili urbani.
(4-08374)

Risposta. - Il consiglio comunale di Pompei è stato sciolto per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso con decreto del Presidente della Repubblica dell'11 settembre 2001 ed è stato rinnovato dopo la gestione straordinaria nelle elezioni del giugno 2004.
La riorganizzazione amministrativa e il ripristino dell'ordinaria gestione di quegli enti, nei cui confronti lo Stato, per la gravità della situazione riscontrata, è intervenuto con un provvedimento di rigore, sono condizionati dal tessuto territoriale e sociale gravemente compromesso dalle indebite ingerenze della criminalità organizzata.
Non a caso la normativa prevede per il ritorno alla legalità e all'efficienza dell'ente locale amministrato in via straordinaria un arco temporale che varia dai dodici ai diciotto mesi, prorogabili, in casi eccezionali, fino ad un massimo di ventiquattro mesi, tenendo conto delle prime consultazioni elettorali utili.
È questo il caso del comune di Pompei dove, sulla base degli elementi rilevati nel corso della gestione commissariale, si è ritenuto di non ripristinare gli organi elettivi sino al periodo massimo consentito, proprio al fine di evitare il riprodursi di condizioni analoghe a quelle che originariamente avevano portato allo scioglimento del consiglio comunale.
Durante il commissariamento la priorità degli interventi, le modalità di azione e la complessiva attività di risanamento dell'ente


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sono affidate alle autonome scelte e valutazioni dell'organo straordinario di gestione, tenuto a riferire al prefetto, con resoconti che confluiscono nelle relazioni semestrali che il Ministro dell'Interno presenta al Parlamento sull'attività svolta dalle singole gestioni straordinarie.
In questo contesto le problematiche amministrativo-gestionali del comune di Pompei sono state, da tempo, attentamente monitorate e seguite dalla prefettura di Napoli.
Sul piano delle iniziative di prevenzione e di contrasto, alle ordinarie attività, in provincia di Napoli e a Pompei, si è affiancato il piano straordinario di controllo del territorio, denominato «Alto Impatto», avviato nel maggio del 2003 di cui, con una risoluzione unitaria, la Camera dei Deputati ha votato la prosecuzione «sino a quando le circostanze lo rendano utile».
Il comune di Pompei è stato incluso nella pianificazione settimanale dei servizi predisposti nell'ambito del Piano Interforze.
Grazie alla maggiore presenza delle forze dell'ordine è stata assicurata una continua azione di contrasto alle varie forme di criminalità diffusa, con particolare riferimento allo sfruttamento della prostituzione, all'immigrazione clandestina, allo spaccio di stupefacenti, all'abusivismo commerciale e ai reati contro il patrimonio.
In particolare, per contrastare l'attività di sostanze stupefacenti nella zona a ridosso dell'ipermercato «Auchan» denominata «167» di via A. Moro, il commissariato di pubblica sicurezza di Pompei, da circa due anni, ha iniziato una serie di indagini, nel corso delle quali sono stati assicurati alla giustizia esponenti di spicco della camorra, per il delitto di detenzione, a fini di spaccio, di sostanze stupefacenti.
Le risultanze di tale attività sono state riferite alla competente autorità giudiziaria.
Nella zona «ex 167» citata nel documento parlamentare sono state incrementate le perquisizioni ai sensi dell'articolo 41 T.U.L.P.S., durante le quali sono state rinvenute armi nascoste all'interno delle palazzine I.A.C.P., in area condominiale, opportunamente occultate e pronte all'uso.
Per quanto concerne il problema dei motociclisti «senza casco», la Prefettura ha fatto presente che soprattutto nelle giornate festive e prefestive sono stati intensificati i controlli a persone, auto-motoveicoli e conseguentemente sono aumentati i sequestri e le contravvenzioni al Codice della Strada.
Nell'ambito del contrasto ai venditori abusivi - presenti soprattutto nei giorni prefestivi e festivi - costante è l'attività di controllo posta in essere dalla stazione dei carabinieri che ha proceduto all'arresto di extracomunitari privi del permesso di soggiorno dediti alla vendita di materiale audiovisivo sprovvisto del marchio S.I.A.E.
Per quanto riguarda la dotazione organica del commissariato di Pompei, esso è costituito da 42 unità alle quali vanno aggiunte tre unità aggregate a tempo determinato. Nei servizi di controllo del territorio nell'arco delle ventiquattro ore sono impegnate 1 Volante per turno composta da 2 unità alle quali si aggiungono la pattuglia di polizia giudiziaria composta da 3 unità.
La stazione carabinieri di Pompei, dalla quale dipendono il Posto Fisso Scavi e quello presso il Santuario Mariano, ha una forza organica di 40 unità, pari a quella effettiva e svolge mediamente due servizi di pattuglia di 6 ore al giorno, disponendo altresì quotidianamente di un servizio di stazione mobile in prossimità del sito archeologico.
Concorrono al controllo del territorio gli equipaggi del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia carabinieri di Torre Annunziata. La pianificazione dei servizi preventivi tiene conto sia del consistente afflusso di turisti presso gli Scavi, il Santuario Mariano e la zona centrale, ove vengono impiegate anche pattuglie a piedi, che delle problematiche correlate alle aree periferiche, come i quartieri popolari «167», «Parco Maria», e la località in cui insiste il supermercato «Auchan».
Il comando di Polizia municipale di Pompei dispone di 61 unità (di cui 1 distaccata presso il tribunale di Torre Annunziata, 2 distaccate ai servizi sociali e 1 presso l'ufficio tecnico del comune) delle quali 5 sottufficiali, ed è organizzato in 6 settori.


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Il servizio è organizzato su due turni, con prolungamento fino alle ore 23,00 nei festivi e prefestivi.
Tra le iniziative volte a contrastare forme di illegalità (rapine, furti, scippi, eccetera) e nell'ottica di un maggior coordinamento tra le forze dell'ordine, il personale del comando di polizia municipale collabora con la polizia di Stato, i carabinieri e la guardia di finanza, in un piano coordinato di controllo del territorio che vede coinvolto il centro cittadino, la zona commerciale, e l'area degli scavi per il notevole afflusso di turisti.
Si segnala, infine, che il centro cittadino di Pompei (Piazza B. Longo, parte di via Roma ed ingresso scavi archeologici di piazza Anfiteatro) dispone di un sistema di video sorveglianza gestito dal commissariato di pubblica sicurezza ed è in corso di approvazione un progetto incentivante per la gestione ed il controllo sosta e parcheggi su aree pubbliche che prevede, tra l'altro, la presenza del personale di polizia municipale, fino alle ore 24,00 dei giorni festivi e prefestivi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

TOCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli studenti del liceo classico Manara, in data 23 novembre 2004, hanno messo in atto una forma di protesta pacifica all'interno dell'istituto, contro le leggi Moratti e la gestione della scuola;
il ministero, avendo chiesto al dirigente scolastico una relazione sullo svolgimento dei fatti, è a conoscenza della situazione della scuola e delle decisioni prese dal suddetto Dirigente ed in particolare delle motivazioni che lo hanno portato a chiedere, in modo perlomeno inusuale, l'intervento di sgombero della polizia;
tale richiesta è apparsa a molto genitori e insegnanti del tutto sproporzionata, non essendosi verificato, prima dell'intervento della polizia, alcun episodio di violenza, proprio per il carattere propositivo e pacifico che caratterizzava l'iniziativa studentesca;
si è manifestata, sempre a parere di genitori e insegnanti, una scarsa capacità del Dirigente di prevenire le tensioni, non solo al momento della protesta, ma soprattutto nelle settimane precedenti, con una totale assenza di dialogo con gli studenti;
infatti, il dirigente non riconosce al comitato studentesco il diritto di convocare l'assemblea d'istituto, obbliga gli studenti a reiterare la domanda imponendo orari e modalità di presentazione diversi da quelli previsti dalla legge e mantiene la discrezionalità sui temi e le modalità di svolgimento;
il Dirigente già prima dell'occupazione avrebbe negato a tutti gli studenti indistintamente l'accesso e l'utilizzo dell'Aula tradizionalmente loro riservata;
dall'inizio dell'anno la scuola è chiusa il pomeriggio, con grave danno per le attività didattiche e per le iniziative autonome degli studenti -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti accaduti al liceo Manara di Roma;
se non ritenga che il dialogo preventivo con gli studenti da parte del dirigente scolastico poteva evitare gli incidenti;
se non ritenga che il comportamento del dirigente scolastico sia andato oltre il buon senso ed una gestione equilibrata della scuola;
se non ritenga di adottare provvedimenti per riportare la serenità nella gestione quotidiana della scuola.
(4-12433)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame riguardante l'occupazione studentesca del liceo scientifico statale «Manara» di Roma avvenuta il giorno 22 novembre 2004.
In merito, la direzione generale dell'ufficio scolastico regionale per il Lazio ha


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chiesto tempestivamente al dirigente scolastico di relazionare.
Dalla relazione del capo d'istituto si rileva che nel corso di una assemblea d'istituto, autorizzata per il 22 novembre 2004 nell'Aula Magna per discutere un ordine del giorno riguardante «La struttura e l'organizzazione dell'università: introduzione ad un nuovo mondo», è stata imprevedibilmente decisa l'occupazione dell'istituto per attuare una didattica alternativa non imposta dall'alto.
Poiché non è stato accolto l'invito rivolto dal dirigente scolastico a tutti gli allievi di ritornare in Aula Magna per essere ascoltati, il dirigente medesimo ha ricevuto in presidenza due rappresentanti, i quali hanno comunicato la decisione assunta in assemblea di occupare l'istituto.
Il dirigente scolastico ha fatto presente che la scuola non poteva essere occupata ed ha chiesto agli stessi se in assemblea avessero formulato un progetto di didattica alternativa da portare all'esame del consiglio d'istituto; i ragazzi hanno risposto che il progetto sarebbe stato formulato durante l'occupazione. Il dirigente scolastico ha anche ricordato che l'occupazione è un atto illegittimo, in quanto comporta violazione di norme di legge, ed ha invitato gli allievi a riflettere sulla decisione presa ed a desistere dall'iniziativa. A quel punto da parte degli allievi il colloquio è stato interrotto.
Il capo dell'istituto, anche al fine di evitare che alla decisione di occupare l'istituto potessero seguire spiacevoli incidenti, pregiudizievoli agli allievi stessi, ha informato le forze dell'ordine.
È iniziata quindi un'opera di mediazione da parte del dirigente scolastico e delle forze dell'ordine intervenute.
Dalle ore 15,30 si sono verificati all'interno dell'istituto atti vandalici con accatastamento di banchi per barricare le porte e rotture di vetri con grave rischio per l'incolumità degli stessi occupanti; l'opera di mediazione è continuata anche se in modo più difficile e faticoso.
Intorno alle 18,30 circa, risultati vani tutti i tentativi per ricondurre alla normalità la situazione, anche interessando le famiglie degli allievi, e visto che il grado di esagitazione degli occupanti diventava estremamente pericoloso per l'incolumità degli stessi è stato richiesto lo sgombero dell'istituto. Alle operazioni di sgombero è stato costantemente presente il capo d'istituto.
Secondo quanto precisato dal medesimo dirigente scolastico, l'operato delle forze dell'ordine è stato improntato alla «massima professionalità ed attenzione» a tutela e salvaguardia dell'incolumità degli occupanti.
Dalla relazione risulta anche che il giorno 24 novembre l'attività didattica è ripresa dopo le operazioni di sistemazione dei locali ed il giorno 25 novembre tutti gli allievi hanno ripreso a frequentare regolarmente le lezioni.
Il dirigente scolastico ha precisato anche che immediatamente dopo le operazioni di sgombero, considerata la preoccupazione manifestata dai genitori degli studenti per possibili denunce a carico dei figli, ha promosso un incontro serale con i genitori degli allievi occupanti. Nel corso della riunione il dirigente scolastico ha fatto presente che per conoscere l'entità dei danni era necessario attendere il sopralluogo dell'ufficio tecnico della provincia ed ha escluso l'ipotesi, prospettata dai genitori presenti alla riunione, di far tinteggiare dagli allievi le pareti, imbrattate nel corso dell'occupazione.
Il dirigente scolastico ha precisato anche che non corrisponde assolutamente al vero che nel corso del suddetto incontro - avvenuto, come già detto, immediatamente dopo lo sgombero e quindi prima del sopralluogo atto a constatare l'entità effettiva dei danni - sia stata da parte sua richiesta ai genitori la somma di 50.000 euro quale risarcimento danni.
Con riguardo poi alla questione riguardante l'aula studenti, prevista dalla vigente normativa quale luogo di ritrovo per i giovani dopo la frequenza delle lezioni, il medesimo dirigente scolastico ha fatto presente che sin dal conferimento dell'incarico, avvenuto tre anni fa, si è trovato a dover affrontare il problema, già da tempo presente ed evidenziato dai docenti, riguardante l'utilizzo dell'aula da parte degli allievi.


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Dopo sopralluoghi ed incontri con gli studenti è stato deciso un maggior coinvolgimento degli studenti stessi con l'affidamento delle chiavi dell'aula ai rappresentanti degli alunni eletti nel consiglio d'istituto.
A seguito poi di due ispezioni da parte del commissariato di Monteverde e dovendosi effettuare delle opere di ristrutturazione del locale si è proceduto a chiudere momentaneamente il locale per salvaguardare l'incolumità degli allievi.
Il dirigente scolastico ha confermato, infine, che gli alunni vengono sempre ricevuti durante il giorno, e nel pomeriggio quando la scuola rimane aperta.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

TOLOTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'agosto di quest'anno il Dirigente dei CSA di Brescia, ha emanato un bando di concorso biennale per l'incarico di Coordinatore di Educazione Fisica;
in una nota inviata all'Avvocatura dello Stato, e da questa trasmessa al Tribunale Amministrativo di Brescia in relazione al ricorso presentato sulla questione dal prof. Silvano Mombelli, il dirigente del CSA sostiene di avere stabilito «che l'incarico di coordinatore ...abbia durata biennale in analogia con quanto disposto dalla Legge n. 448 del 1998»;
risulta all'interrogante che nelle «Linee guida in materia di organizzazione del servizio di educazione motoria fisica e sportiva» in più punti si affermi che l'incarico di Coordinatore di Educazione Fisica è a tempo indeterminato e non rientra nella legge n. 448 del 1998, come peraltro risulta anche da un parere del Consiglio di Stato -:
se esistano nuove normative emanate dal MIUR sull'argomento;
se il Ministro ritenga legittima l'emanazione di un bando in difformità dalle suddette «Linee guida» e, in caso contrario, se ritenga di intervenire e come.
(4-11221)

Risposta. - Nell'atto parlamentare in esame, l'interrogante esprime perplessità in merito al bando di concorso emanato dal dirigente del centro servizi amministrativi di Brescia per il conferimento dell'incarico di coordinatore di educazione fisica, nella parte in cui lo stesso bando fissa la durata dell'incarico in due anni anziché a tempo indeterminato.
Va premesso che, attualmente, la fonte regolatrice del suddetto incarico è l'articolo 307 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni e integrazioni, in base al quale «L'organizzazione ed il coordinamento periferico del servizio di educazione fisica è di competenza dei provveditori agli studi, che possono avvalersi della collaborazione di un preside o di un docente di ruolo di educazione fisica, il quale ultimo può essere dispensato in tutto o in parte dall'insegnamento».
Dalla norma sopra riportata, di natura primaria, non risulta alcuna disposizione riguardante la durata dell'incarico; sembra pertanto plausibile che il legislatore, nel caso di specie, abbia inteso riconoscere agli organi competenti una sfera di discrezionalità nella definizione della durata degli incarichi.
Quanto allo specifico caso cui si fa riferimento nell'interrogazione, la direzione generale dell'ufficio scolastico regionale per la Lombardia ha fatto presente che si è determinata ad avviare le procedure di selezione per il rinnovo dell'attribuzione di funzioni ai coordinatori provinciali di educazione fisica e sportiva seguendo le indicazioni contenute nella nota ministeriale protocollo n. 2626 del 27 settembre 2002, recante le «Linee guida in materia di organizzazione del servizio di educazione notoria, fisica e sportiva», e sulla base di alcune considerazioni di carattere generale, legate in primo luogo alla necessità di un rilancio complessivo del settore nella regione, sia attraverso il potenziamento delle


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attività di coordinamento regionale, sia con maggiore responsabilizzazione delle strutture provinciali.
La stessa direzione scolastica regionale - avendo ritenuto che la ricontestualizzazione della figura del coordinatore richieda attualmente la presenza di soggetti in possesso non solo di competenze tecniche ma anche di forti capacità relazionali, per il rilievo che assumono i rapporti con l'esterno - con nota protocollo n. 10830 del 18 agosto 2004, a seguito di apposite conferenze di servizio, ha fornito ai dirigenti dei centri servizi amministrativi della Lombardia indicazioni per l'attivazione, ove ritenuto necessario, di procedure di selezione mediante bandi autonomamente predisposti, tenendo conto dei titoli e requisiti rispondenti al profilo professionale previsto dalle suddette Linee guida.
Queste considerazioni, secondo quanto riferito dal direttore scolastico regionale, non hanno implicato alcun giudizio sulla precedente gestione del settore. Trattandosi di incarichi fiduciari di responsabilità, il direttore generale regionale ha ritenuto utile attivare un processo di sviluppo di nuove professionalità, tenendo anche conto dei princìpi che prevedono la rotazione degli incarichi e la periodica verifica dei risultati.
In applicazione della sopra citata nota del 18 agosto 2004, il dirigente del centro servizi amministrativi di Brescia ha espletato la procedura oggetto dell'interrogazione, pervenendo alla nomina del coordinatore per gli anni scolastici 2004-2005 e 2005-2006.
Pertanto, le determinazioni del direttore scolastico regionale, nonché le consequenziali determinazioni del dirigente del C.S.A. di Brescia, sono state fondate su una scelta che, nel rispetto dell'autonomia gestionale riconosciuta dall'ordinamento al medesimo organo periferico, non possono essere suscettibili di sindacato da parte dell'amministrazione centrale.
Per quanto riguarda, infine, il ricorso al giudice amministrativo presentato dal professor Silvano Mombelli si comunica che il tribunale amministrativo della Lombardia - sezione di Brescia - ha ritenuto di non avere competenza a pronunciarsi sul gravame in quanto, trattandosi di controversia in materia di rapporto di lavoro, la competenza è devoluta al giudice ordinario in funzione di giudice del lavoro.
Il professor Mombelli ha quindi inoltrato al giudice ordinario di Brescia ricorso ex articolo 700 del codice di procedura civile, ottenendo un provvedimento di sospensiva. Successivamente, a seguito di reclamo presentato dall'ufficio scolastico regionale avverso questo provvedimento, il collegio giudicante ha revocato la suddetta sospensiva.
Il docente in parola ha, poi, prodotto istanza di tentativo obbligatorio di conciliazione, per il quale l'ufficio scolastico regionale è in attesa di convocazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

TRUPIA e RUZZANTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la sera del 28 ottobre 2003 al ristorante Zemin di Vicenza un gruppo di nostalgici del Partito Nazionale Fascista ha celebrato come ogni anno l'ottantunesimo anniversario della «Marcia su Roma» tra bandiere tricolori e ritratti del Duce Benito Mussolini;
per garantire la sicurezza di tale incontro sono state impiegate trenta unità fra gruppi di polizia e carabinieri;
è da considerarsi inconcepibile, a giudizio dell'interrogante, mobilitare tanto personale preposto alla sicurezza della città di Vicenza, quando il territorio necessita costantemente di coperture ben più urgenti di quelle destinate alle riunioni di duecento commensali, anche se fascisti non pentiti;
a tale riunione avrebbero partecipato anche alcuni esponenti politici come Luigi Tosin, segretario provinciale M.S. Fiamma


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Tricolore, e il Presidente del consiglio comunale di Vicenza Sante Saracco;
l'articolo 12 delle Disposizioni transitorie e finali della Costituzione della Repubblica italiana dispone espressamente che «è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista»;
tale disposizione non rientra in quanto disposto dall'articolo 49 della Costituzione della Repubblica, secondo cui «tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale»;
la legge 3 dicembre 1947, n. 1546, reca «Norme per la repressione dell'attività fascista e dell'attività diretta alla restaurazione dell'istituto monarchico»;
la legge 20 giugno 1952, n. 645, contiene le norme di attuazione della dodicesima disposizione transitoria e finale della Costituzione;
la legge 22 maggio 1975, n. 152, reca «Disposizioni a tutela dell'ordine pubblico» -:
se il Governo non ritenga che i fatti esposti in premessa costituiscano violazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione e della legge 20 giugno 1952, n. 645, e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare;
quali presupposti normativi possano giustificare una mobilitazione di tanto personale delle Forze armate per garantire l'incolumità di un gruppo di nostalgici della dittatura nazionale fascista;
se non si ritenga che per la «tutela dell'ordine pubblico» si debba intendere in primo luogo «la tutela dei princìpi dettati dalla Costituzione»;
in che termini sia stato gestito il contemperamento degli evidenti interessi pubblici in conflitto nella città di Vicenza e quali considerazioni siano state assunte per giustificare la tutela del pubblico interesse.
(4-07991)

Risposta. - Si comunica che la sera del 28 ottobre 2003, si è tenuta, come da diversi anni, presso il ristorante «Semin» nel comune di Monteviale (Vicenza), una cena commemorativa della «marcia su Roma».
A tale iniziativa, ampiamente pubblicizzata dalla stampa locale, hanno partecipato circa duecento persone, tra le quali alcuni consiglieri comunali di Vicenza di Alleanza Nazionale ed il segretario provinciale del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore.
La crescente contrapposizione tra le fazioni più estreme dei vari schieramenti, verificatasi nel corso della manifestazione per la ricorrenza della commemorazione dell'eccidio di Schio, l'ampia eco data sugli organi di stampa e la segnalazione della possibile partecipazione di un rilevante numero di persone favorevole all'esperienza politica fascista, hanno imposto alla questura di Vicenza l'organizzazione di un adeguato servizio di ordine pubblico con impiego di 12 carabinieri e di 12 agenti della polizia di Stato. Tale mobilitazione di personale delle Forze di Polizia avveniva per garantire il pacifico svolgimento della manifestazione e l'incolumità della collettività.
La riunione commemorativa, svoltasi senza turbative, senza manifestazioni esteriori di finalità antidemocratiche o di carattere fascista, non ha integrato i requisiti della violazione della normativa sulla repressione dell'attività fascista o di restaurazione dell'istituto monarchico e di attuazione della XII disposizione transitoria della Costituzione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
all'inizio del mese di novembre sul quotidiano di lingua italiana di Caracas La Voce d'Italia, in un'intervistà all'Ambasciatore italiano Gerardo Carante, è apparsa la notizia che nello scorso esercizio sarebbero stati restituiti all'amministrazione centrale, perché inutilizzati, circa centomila euro destinati all'assistenza diretta di


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cittadini italiani che in Venezuela versano in condizioni di disagio sociale;
nel passato l'interrogante ha già presentato atti di sindacato ispettivo in merito alla situazione degli italiani in Venezuela;
le vicende che negli ultimi anni si susseguono in Venezuela hanno determinato una impressionante crisi per molte famiglie di origine italiana;
il sistema locale di protezione sanitaria ed assistenziale, essenziale per gli anziani, è poco efficiente ed il ricorso alle assicurazioni private è oneroso, al punto che non tutti sono in grado di poterlo sostenere, con la conseguenza che è obiettivamente crescente la domanda di sostegno pubblico soprattutto per le generazioni più mature, tra le quali è prevalente la presenza di coloro che sono nati in Italia;
l'interrogante ebbe già a proporre di assicurare almeno per le prestazioni primarie tutti gli italiani indigenti tramite qualche locale compagnia di assicurazione;
la crisi economica e di stabilità finanziaria che il Venezuela attraversa da anni ha ridotto drasticamente gli spazi di agibilità delle imprese locali, in particolare della piccola e media impresa, dove è stata sempre molto attiva la presenza degli italiani, riducendone condizioni di sopravvivenza e prospettive di sviluppo;
fino ad oggi non ha trovato riscontro la richiesta di estendere al Venezuela, facendo ricorso a risorse aggiuntive, il progetto di cooperazione e sostegno delle piccole e medie imprese gestite da italiani già operante per l'Argentina e per l'Uruguay, con la conseguenza di assistere passivamente ad un'irrecuperabile mortalità di soggetti economici che vengono progressivamente eliminati dal già fragile tessuto produttivo, con ripercussioni sociali prevedibili -:
come sia potuto accadere che la già esigua somma di centomila euro destinata all'assistenza sia rimasta inutilizzata, a fronte di necessità così vive e diffuse;
se per il prossimo esercizio finanziario non si ritenga opportuno non solo reintegrare ma aumentare la somma da destinare all'assistenza diretta ed indiretta per il Venezuela;
se non si ritenga di affrontare seriamente il problema di una assicurazione collettiva agli italiani indigenti;
se non si pensi di estendere nel più breve tempo possibile le provvidenze, per la piccola e media impresa anche all'area venezuelana, recuperando in tempi adeguati le risorse da destinare a tale scopo.
(4-11927)

Risposta. - La citata restituzione di una parte dei fondi destinati all'assistenza dei nostri connazionali indigenti in Venezuela è stata causata da alcuni fattori contingenti e non rappresenta certo la volontà del Governo di diminuire l'aiuto alla nostra comunità residente.
Nel corso dell'anno 2003, il consolato generale d'Italia in Caracas ha ricevuto uno stanziamento complessivo pari ad euro 617.351 e di questi euro 62.459 sono stati restituiti all'erario; tale somma è risultata da quanto segue:
a) economie di spesa per euro 20.848, determinate dall'andamento sia della domanda di assistenza, sia del tasso di cambio del Bolivar con l'euro, che durante l'anno di riferimento ha subìto oscillazioni che hanno reso disponibile una maggiore quantità di risorse rispetto a quelle originariamente programmate;
b) la mancata stipula di un atto di cottimo, previsto ad inizio esercizio, per euro 41.610, destinato ad assicurare assistenza ed ospitalità in favore di dieci bambini italiani abbandonati, censiti dall'ufficio sociale del consolato generale in raccordo con alcune Associazioni italiane operanti in campo assistenziale. L'atto di cottimo in questione non ha potuto purtroppo essere finalizzato per l'indisponibilità di una apposita struttura entro i tempi previsti.

Il consolato in Maracaibo nell'esercizio finanziario 2003 ha ricevuto euro 197.556,


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di questa somma sono stati restituiti euro 55.804. Anche nel caso di Maracaibo valgono, evidentemente, le medesime considerazioni svolte per Caracas in ordine alla perdita di valore del bolivar. Appare inoltre utile sottolineare che molti connazionali, colpiti dalla crisi economica venezuelana, per la prima volta si sono trovati alle prese con problemi di sussistenza senza essere a conoscenza delle politiche assistenziali assicurate dai consolati; per questa ragione è stato rivolto alle nostre strutture consolari un numero di domande minore rispetto alle possibilità di accoglimento. D'altra parte, il carattere per molti versi di imprevedibile novità della crisi venezuelana non ha oggettivamente consentito alle nostre strutture consolari di riprogrammare interventi volti a raggiungere questi nuovi settori sociali entro le scadenze fissate dalla normativa vigente. Si sta ora attivamente operando in tal senso.
Nel 2004 il consolato generale d'Italia in Caracas ha ricevuto uno stanziamento complessivo pari ad euro 530.000 e il consolato a Maracaibo uno stanziamento di euro 170.000, per interventi di assistenza diretta in favore degli italiani indigenti residenti all'estero.
Per il corrente esercizio finanziario, a fronte di un finanziamento complessivo rimasto sostanzialmente invariato rispetto allo scorso anno, sono stati stanziati in favore del consolato generale d'Italia in Caracas euro 545.000 e in favore del consolato a Maracaibo euro 185.000, con un incremento rispettivamente del 3 per cento e 9 per cento circa.
Attraverso tali fondi i nostri consolati in Venezuela assistono con puntualità gli italiani indigenti colà residenti che si rivolgono agli uffici consolati per ottenere aiuto di vario genere: dalla corresponsione di un sussidio in denaro, all'assistenza medico-ospedaliera; dall'assistenza legale al rimpatrio in Italia per essere accolti dalle famiglie di origine o in case di riposo per anziani, all'assistenza nell'inoltro di domande di pensione di invalidità o di vecchiaia.
Inoltre, per quei Paesi in cui, come nel caso del Venezuela, il sistema sanitario e assistenziale pubblico è particolarmente carente, i consolati italiani hanno la facoltà di stipulare convenzioni o atti di cottimo con strutture assistenziali private per consentire ai nostri connazionali indigenti di accedere a qualsiasi tipo di prestazione sanitaria o medico-ospedaliera. Nel caso di specie, il consolato generale d'Italia in Caracas ha stipulato nel corso del 2004 vari atti di cottimo tra i quali spiccano per importanza quello con la casa di riposo per anziani Villa Pompei (per un ammontare complessivo di euro 38.727,08) dove hanno trovato ricovero e assistenza molti connazionali anziani e privi di mezzi di sostentamento e quello con l'Ambulatorio Campano (per euro 38.727,08) attrezzato ed attivo poliambulatorio in grado di assicurare ai connazionali indigenti un adeguato servizio di diagnosi e cura nella maggior parte delle patologie. Altri euro 79.905,94 sono stati utilizzati per stipulare atti di cottimo con associazioni che si occupano di assistenza domiciliare, con case di cura e di riposo, con centri di assistenza ai malati di AIDS, con enti che provvedono alla distribuzione di materiale sanitario e farmaci. Queste associazioni operano non solo nella capitale ma su tutto il territorio della circoscrizione consolare.
Per quanto riguarda invece la corresponsione di sussidi in denaro, la circolare ministeriale n. 6 dell'11 giugno 2001 prevede il limite massimo di euro 1.032 pro capite, da erogarsi senza la preventiva autorizzazione ministeriale. Tuttavia, l'Autorità consolare può concedere, previa autorizzazione ministeriale, sussidi di importo maggiore qualora ritenga che la situazione di disagio del connazionale sia particolarmente grave o siano necessari interventi
ad hoc per casi specifici.
In relazione all'ultimo quesito posto dall'interrogante si segnala che il legislatore italiano ha attivato, a sostegno dell'internazionalizzazione delle imprese italiane (in particolare piccole e medie) molteplici strumenti finanziari, gestiti dalla Simest spa, società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all'estero. In particolare, vengono erogati contributi e finanziamenti agevolati per sostenere esportazioni (ex decreto legislativo n. 143 del 1998),


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programmi di penetrazione commerciale all'estero (ex legge n. 394 del 1981) e la partecipazione a gare e progetti internazionali (ex legge n. 304 del 1990).
Al fine di favorire gli investimenti diretti esteri di operatori italiani viene agevolata, ai sensi della legge n. 100 del 1990, la costituzione di imprese all'estero, attraverso la partecipazione di Simest al capitale delle
Joint Ventures e l'erogazione di contributi agli interessi sul finanziamento delle quote di partecipazione delle imprese italiane.
Per sostenere gli investimenti in specifiche aree geografiche il Governo ha altresì attivato fondi pubblici di «venture capital», che si aggiungono alla normale quota di partecipazione della Simest spa all'iniziativa effettuata sulla base della legge n. 100 del 1990.
Le aree di destinazione di tali fondi sono attualmente il Mediterraneo, l'Africa, il Medio Oriente, i Balcani, la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese.
Alla luce della delega conferita dal Parlamento al Governo con la Legge di recente approvazione sull'internazionalizzazione delle imprese è possibile prevedere, nel quadro del più ampio riordino della Simest spa, l'estensione dell'applicazione dei fondi di venture capital ad ulteriori aree geografiche, quali l'intera America Latina.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

ZANELLA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 17 marzo, presso l'istituto di Medicina Legale dell'Università di Padova si è verificato il furto di una grande quantità di sostanze stupefacenti, sequestrate nel corso di un'operazione dalle forze dell'ordine, e che si trovavano presso i laboratori per accertamenti tossicologici sul principio attivo; circa 44 chilogrammi, dei quali trenta di eroina, dieci di cocaina e il resto diviso fra anfetamine, pasticche e prodotti dopanti, per un valore che si aggira sui 5 milioni di euro;
tali sostanze erano conservate nel deposito del laboratorio dell'Istituto a cui si accede attraverso una porta blindata e solo se si è in possesso di un pass e del codice d'allarme di un sistema di vigilanza controllato elettronicamente;
secondo quanto riportato dalla stampa, il furto sarebbe stato compiuto senza forzare la serratura della porta blindata e neutralizzando il sistema d'allarme;
solitamente, per eseguire accertamenti tossicologici sul principio attivo sono necessari solo pochi grammi di una sostanza;
a tale episodio si aggiunge un evento che è assai inquietante e cioè il suicidio, il 22 aprile di Luciano Tedeschi, primo dirigente chimico di Tossicologia all'Istituto di medicina legale che aveva rilasciato affermazioni, riportate dalla stampa che lasciano spazio ad ulteriori supposizioni e congetture -:
se siano al corrente del furto avvenuto presso l'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Padova e delle inquietanti modalità che Io hanno caratterizzato e che farebbero pensare anche al possibile coinvolgimento di qualcuno dei dipendenti;
se il Ministro dell'interno sia al corrente del grave episodio avvenuto, che per modalità, tempistiche e quantità di stupefacenti trafugati, presenta aspetti di una certa preoccupazione, visto che la città di Padova è tra i mercati di spaccio di sostanze stupefacenti più importanti dell'intero Nordest del Paese;
se possiedono informazioni circa le motivazioni per cui fosse custodita presso l'Istituto una così ingente quantità di sostanze stupefacenti, dal momento che per le consuete analisi tossicologiche sul principio attivo, conseguenti ad un sequestro delle forze dell'ordine, sono necessari ridotti quantitativi.
(4-10236)

Risposta. - L'ingente quantitativo di sostanze stupefacenti, oggetto del furto al


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quale fa riferimento l'interrogante, era custodito nell'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Padova, a seguito di distinti e specifici provvedimenti dell'autorità giudiziaria, al fine di effettuare il previsto esame chimico-tossicologico del materiale proveniente da una serie di sequestri disposti dalla medesima autorità.
Detto materiale, consistente in circa chilogrammi 49 di eroina, chilogrammi 5,8 di cocaina, chilogrammi 1,8 di hashish e 61 grammi di marijuana, in attesa dell'esecuzione dei previsti esami, era stato collocato in una stanza provvista di porta blindata con allarme disattivabile da un codice, collegata ad un sistema di sicurezza connesso elettronicamente con gli uffici di una società di vigilanza privata, la quale ha riferito che, durante la notte del furto, il sistema non ha riscontrato anomalie.
Si precisa, altresì, che anche la porta blindata non presentava segni di effrazione.
Sull'episodio la procura della Repubblica presso il tribunale di Padova ha avviato un procedimento penale a carico di ignoti.
Il ministero della giustizia riguardo alla presenza del notevole quantitativo di sostanza stupefacente nell'Istituto, ha precisato che l'attività di campionamento richiede sondaggi necessari a garantire l'omogeneità dei campioni con il residuo; tale esigenza ha reso inevitabile il trasferimento dell'intera sostanza sequestrata nel laboratorio dell'istituto di Medicina legale di Padova.
La giacenza prolungata delle sostanze stupefacenti presso l'istituto universitario, si è verificata, come riferisce il ministero di giustizia, poiché l'ingente attività di indagine della Procura ha determinato un forte incremento della mole di lavoro dei periti nominati consulenti tecnici dall'autorità giudiziaria.
Al fine di evitare il pericolo che si ripetano altri furti, la procura della Repubblica presso il tribunale di Padova ha comunicato che recentemente sono state installate nuove e rafforzate misure di sicurezza attive e passive a garanzia dei locali dell'Istituto di Medicina Legale destinati alla ricezione e all'analisi chimico-tossicologica delle sostanze stupefacenti sequestrate dalla polizia giudiziaria.
Oltre alle predette cautele la stessa procura della Repubblica ha disposto che, per il futuro, presso il citato laboratorio vengano custoditi esclusivamente campioni di materiale stupefacente necessari alla esecuzione delle analisi e che i rimanenti quantitativi siano immediatamente distrutti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.