Allegato B
Seduta n. 616 del 26/4/2005


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

GIOACCHINO ALFANO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel voluminoso dossier sulle concessioni tariffarie presentato a Bruxelles è stata inserita una sostanziale riduzione della barriera doganale sull'import di uno dei prodotti simbolo del made in Italy, le conserve di pomodoro;
il provvedimento, al momento ancora non approvato, prevede un abbassamento del dazio per le conserve di pomodoro (calcolato sul valore del prodotto) dall'attuale 14,1 per cento al 10,6 per cento;
se tale riduzione dovesse trovare attuazione, verrebbe irrimediabilmente colpito l'intero settore con riflessi ovviamente drastici soprattutto in termini di perdita occupazionale;
l'acquisto del gruppo francese Cabanon da parte del gigante cinese Chalkis ha determinato per la Cina la creazione di una testa di ponte in Europa per cui, trattandosi di dazi ad valorem, il prezzo di acquisto resterebbe una partita interna del gruppo;
tutta questa situazione non può che favorire la Cina, il cui export di tali prodotti è raddoppiato negli ultimi tre anni;
in un mercato libero ove non esistono dazi dovrebbero operare standard produttivi e qualitativi analoghi -:
quali ulteriori iniziative intenda adottare per prevenire pesanti ripercussioni nella produzione delle conserve di pomodoro e scongiurare una profonda crisi occupazionale nel settore in questione.
(4-13512)

Risposta. - Con riferimento a quanto rappresentato nell'interrogazione in esame, si ricorda che il Regime delle Preferenze Generalizzate, applicato dall'Unione europea ai Paesi in via di sviluppo sin dal 1971 e più volte modificato, è inquadrato nell'ambito della politica di sviluppo della Comunità stessa ed ha come principale obiettivo quello di eliminare la povertà nei Paesi in via di sviluppo.
Tale obiettivo viene perseguito, altresì, attraverso l'incremento delle vendite di tutti i loro prodotti, agricoli ed industriali, sui mercati dei Paesi comunitari.
L'attuale regolamento, scaduto il 30 giugno 2004, è stato recentemente sottoposto a revisione al fine di migliorarne l'efficacia anche mediante un ampliamento del numero dei prodotti che possono godere, se esportati dai Paesi beneficiari nell'Unione europea, di parziale o totale esenzione daziaria.
La esenzione parziale, una volta approvato il regolamento, verrà applicata a favore di tutti i Paesi in via di sviluppo indicati nel regolamento medesimo.
La totale esenzione daziaria verrà, invece, applicata a favore di quei Paesi in via di sviluppo che soffrono di particolari vulnerabilità ed abbiano, nel contempo, aderito ad una serie di Convenzioni internazionali


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sui diritti sociali e umani, sulla protezione dell'ambiente e sul buon governo (SPG+).
La proposta iniziale di revisione da parte della Commissione prevedeva, tra l'altro, la possibilità che tutti i Paesi SPG (compresa la Cina) potessero godere di esenzione daziaria, parziale o totale, nel caso di esportazione di conserve di pomodoro nella Comunità europea.
Consci dei danni che una tale concessione avrebbe potuto creare al settore agricolo, anche in termini occupazionali, il MiPAF ha sempre ribadito nelle sedi negoziali l'esigenza di una esclusione totale delle conserve di pomodoro (voce doganale 2002) dal Sistema delle Preferenze.
Tale preoccupazione è stata recepita dalla Commissione europea che nella sua proposta finale ha limitato ai soli Paesi SPG+ (e la Cina non è uno di essi) la possibilità di godere di esenzione per tale voce doganale.
Il meccanismo consente di «graduare» i Paesi in via di sviluppo - e quindi di ripristinare i normali dazi - nel caso in cui le importazioni provenienti da uno di essi superino il 15 per cento del totale delle importazioni della UE per il settore interessato.
Quanto alle preoccupazioni espresse, quindi, si può dire che, considerato il numero limitato di Paesi SPG+, peraltro caratterizzati da scarsa capacità produttiva e di esportazione di conserve di pomodoro, la nuova regolamentazione non dovrebbe influire negativamente sul comparto stesso.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

ANNUNZIATA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
anche quest'anno, così come avvenuto negli anni scorsi, alcune associazioni dei consumatori, hanno denunciato il superamento dei tetti di spesa previsti per l'acquisto di libri scolastici definito da apposite ordinanze ministeriali;
per le scuole medie il ministero della pubblica istruzione ha confermato anche per il corrente anno scolastico i limiti di spesa che in ogni classe non devono essere superati: 280 euro per la prima, 108 euro per la seconda, 124 euro per la terza. Non si fa invece menzione di alcun tetto per le secondarie di secondo grado: se ne deduce che il tetto non è stato riconfermato e quindi risulta abolito;
l'indagine campione condotta dalle suddette associazioni di consumatori si è basata su un insieme di 285 classi: 176 per le scuole medie e 109 classi delle superiori, ripartite tra licei scientifici e classici, istituti tecnici commerciali e industriali. Per le scuole medie sono stati considerati quattro istituti di Milano e quattro di Roma, per le superiori l'analisi si è basata su 14 istituti ripartiti tra Roma, Milano, Napoli e Torino;
i dati dell'anno scorso indicavano che i tetti non erano rispettati dal 34 per cento delle classi delle medie e dal 51 per cento delle classi nelle prime superiori. A seguito di questa segnalazione il ministro dell'istruzione aveva richiamato le scuole al rispetto dei limiti, confermandone quindi l'importanza;
dall'indagine di quest'anno è emerso che nelle scuole medie, dove il tetto di spesa ministeriale rimane, il richiamo del ministro è rimasto inascoltato: ben il 36 per cento delle classi ha sforato. Anche nelle classi prime (che essendo libere da scelte prese negli anni precedenti potevano attenersi strettamente al rispetto del tetto) il 14 per cento ha oltrepassato tale soglia;
nelle scuole superiori, dove il tetto è stato abolito, la situazione già grave è ulteriormente peggiorata: il 57 per cento delle classi ha sforato la soglia che il Ministero aveva previsto lo scorso anno;
in una situazione già critica sul fronte dei prezzi, le famiglie saranno dunque sottoposte a un gravoso esborso economico ancor più acutizzato dai costi di zaini, quaderni e complementi scolastici


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vari, sempre più costosi anche per effetto di martellanti campagne pubblicitarie;
secondo i calcoli delle quattro associazioni per i consumatori che compongono l'Intesaconsumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori), ogni famiglia spenderà in media 585 euro per mandare i figli a scuola, 35 euro in più rispetto al 2003 -:
se, in considerazione di quanto riferito, il ministro della istruzione, non ritenga urgente e necessario disporre opportuni controlli in materia di adozione dei libri di testo al fine di accertare, innanzitutto, la fondatezza e l'estensione dei casi di inadempienza segnalati ed anche per verificare la correttezza delle procedure adottate dagli organi collegiali scolastici;
se e quali provvedimenti, lo stesso ministro, intenda adottare in caso di accertati arbitrari sforamenti dei tetti di spesa definiti dalle apposite ordinanze ministeriali;
quale attività sia stata svolta negli ultimi anni dall'apposito Osservatorio sui libri di testo istituito presso il MIUR;
quali indicazioni siano state fornite dal suddetto organo in merito alla spesa per i testi scolastici;
se tali eventuali indicazioni siano state recepite dal ministero e attraverso quali azioni siano state rese efficaci;
se nella definizione dell'imminente disegno di legge finanziaria, non si ritenga opportuno ed urgente prevedere, già per la prossima dichiarazione dei redditi, la detrazione della spesa per l'acquisto dei libri di testo scolastici, così come già avviene per altri importanti oneri deducibili.
(4-10982)

Risposta. - Si risponde anche a nome del ministero dell'economia e delle finanze all'atto parlamentare in esame con la quale l'interrogante nel far presente che alcune associazioni di consumatori hanno denunciato il superamento dei tetti di spesa previsti per l'acquisto dei libri scolastici, chiede quale attività sia svolta dall'apposito Osservatorio sui libri di testo e quali iniziative siano state prese per tener sotto controllo il fenomeno del caro libri.
Al riguardo nel precisare, preliminarmente, che in merito al fenomeno del caro libri il ministero non ha alcun potere di intervento nel mercato. Al fine di calmierare il prezzo di vendita dei libri scolastici il ministero medesimo, nell'ambito delle proprie attribuzioni ha posto in essere numerosissimi interventi al fine di evitare un aggravio di spesa alle famiglie.
In data 13 febbraio 2002 è stato emesso un decreto dirigenziale con il quale si è determinato il prezzo massimo complessivo della dotazione libraria necessaria per le discipline di ciascun anno di corso della scuola secondaria di primo grado e per le discipline del primo anno di corso degli indirizzi di studio della scuola secondaria superiore da assumere quale limite all'interno del quale i docenti possono operare le proprie scelte.
Occorre precisare che per dotazione libraria si intende l'insieme dei libri obbligatori adottati per ogni singola classe, esclusi i dizionari, gli atlanti, i libri consigliati, i saggi di critica.
La circolare del 13 marzo 2003, concernente l'adozione dei libri di testo nella scuola primaria e nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica, ha anche precisato che non è consentito alcun incremento del prezzo massimo complessivo del tetto stabilito per l'anno scolastico precedente.
Con la stessa circolare è stata anche richiamata la personale responsabilità dei singoli dirigenti scolastici ai fini della puntuale osservanza delle disposizioni ivi contenute.
Con circolare del 31 marzo 2004, n. 38 sono stati confermati i limiti di spesa previsti dal decreto dirigenziale 13 febbraio 2002 ed inoltre sono stati invitati i direttori generali regionali ad esercitare una attenta opera di vigilanza per verificare l'effettivo rispetto del tetto massimo di spesa, richiamando comunque la personale responsabilità


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dei dirigenti scolastici ai fini della puntuale osservanza.
Per mettere in grado i direttori generali regionali di svolgere una effettiva vigilanza, è allo studio una procedura che consenta loro l'immediata conoscenza dei testi (e del relativo costo) adottati dalle scuole nei cui confronti trova applicazione il limite di spesa complessiva.
Si fa inoltre presente che il ministero d'intesa con l'Associazione Italiana Editori effettua ogni anno una rilevazione sistematica, scuola per scuola, classe per classe, al fine di accertare eventuali scostamenti da parte delle scuole, rispetto ai limiti di spesa previsti.
Tale rilevazione sistematica viene effettuata con scambi di supporti informatici tra questo Ministero e l'Associazione Italiana Editori.
Dalla lettura dei dati in possesso del sistema informativo emerge che rispetto al decorso anno scolastico 2003-2004 la situazione è notevolmente migliorata.
L'indagine alla quale fa riferimento l'interrogante, realizzata dalla rivista
Altroconsumo presenta diversi punti di debolezza rispetto a quella condotta dal MIUR in quanto si riferisce ad un campione pari a circa 3,6 per cento delle n. 78.459 classi assunte a campione dall'amministrazione scolastica e quindi è irrilevante ai fini di una proiezione sull'intero sistema scolastico. Inoltre la suddetta indagine è stata effettuata nell'agosto 2004, prima della chiusura delle operazioni di adozione dei testi scolastici e si riferisce soltanto ad alcune scuole ubicate nelle città di Roma, Milano, Napoli e Torino trascurando del tutto altre città e zone del territorio nazionale.
Si rammenta, anche, che con decreto del 16 luglio 2003 il ministero ha ripartito tra le varie regioni la somma di euro 103.291.000, pari a 200 miliardi di vecchie lire, per consentire alle amministrazioni locali la fornitura gratuita e semigratuita di libri di testo agli alunni meno abbienti della scuole medie e, anche in comodato, agli studenti delle scuole secondarie superiori.
La legge finanziaria 2005 (legge 30 dicembre 2004, n. 311) reca alla tabella F, analogo stanziamento per la fornitura gratuita dei libri di testo.
Relativamente poi all'utilizzo dei testi scolastici per un ampio periodo si fa presente che il decreto ministeriale 7 dicembre 1999, n. 547, recante norme tecniche per la compilazione dei libri di testo della scuola dell'obbligo, contiene specifiche disposizioni finalizzate ad agevolare l'uso dei testi scolastici per diversi anni, stabilendo che i libri di testo o le sezioni che lo compongono possono essere aggiornati solo in caso di obiettive necessità determinate da sostanziali innovazioni scientifiche o didattiche mediante aggiunta, eliminazione, sostituzione o riedizione di singole parti o sezioni. Le nuove edizioni del libro di testo debbono, in ogni caso, recare l'indicazione puntuale delle modifiche resesi necessarie.
Si fa presente, inoltre, che è all'esame del Parlamento un disegno di legge recante «Disposizioni in materia di testi scolastici e norme per la conservazione dei beni culturali» che prevede ulteriori misure per il contenimento del costo dei libri scolastici.
Si comunica, infine, che il ministero dell'economia e delle finanze ha fatto presente che l'eventuale previsione nella legge finanziaria della detrazione dall'imposta lorda della spesa per l'acquisto dei libri di testo scolastici non può non tener conto delle esigenze di gettito e di bilancio.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ANNUNZIATA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il Commissario di Governo, delegato per l'emergenza rifiuti in Campania, dottor Corrado Catenacci, a seguito di sollecitazioni della FIBE Campania SpA (Società affidataria del servizio di smaltimento rifiuti in Regione Campania e della gestione degli impianti di smaltimento) ha


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individuato una vasta area adibita a cava (ancora in esercizio) in località «Basso dell'Olmo» del comune di Campagna al fine di effettuare un intervento definito di «ricomposizione morfologica della cava di argilla da eseguire attraverso il conferimento di FOS e Sovvalli» provenienti da impianti di produzione CDR (combustibile derivato dai rifiuti);
da quanto appreso la progettazione, in realtà, non è riferita alla realizzazione di un intervento di ricomposizione morfologica, così come regolamentato dalle linee guida emanate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio nel 1997 e, nella Regione Campania, con delibera di G.R.C. n. 3417 del 12 luglio 2002 e successivo regolamento presidenziale n. 574 del 22 luglio 2002, ma darà luogo ad una vera e propria «discarica» dopo la realizzazione di uno scavo profondo circa 4 metri su una superficie di circa 34.000 metriquadri, con un «abbancamento dichiarato di 442.250 metricubi di rifiuti»;
l'intervento, inoltre, dopo lo scavo, prevede la realizzazione di vasche di raccolta di percolato di considerevole portata e sistemi di verifica e combustione di biogas prodotti dai rifiuti;
il sito di «Basso dell'Olmo» riveste particolare pregio ambientale posto che lo stesso:
è adiacente alla riserva Foce Sele-Tanagro, ai siti di importanza comunitaria sic ed alla zona di protezione speciale nel «Medio Fiume Sele e Monti Eboli, Polveracchio»;
è interessato da un vincolo idrogeologico;
è adiacente al bacino idrico della diga Persano, Utilizzato da oltre 12.000 azienda agricole;
ricade in area dichiarata di notevole interesse pubblico (decreto Ronchey);
è ubicato in prossimità della località «Sagginara», soggetta a vincolo archeologico;
è distante solo 500 metri dalla realizzanda area di servizio dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria (la più grande del Sud Italia) con annesso Museo Archeologico;
è nelle immediate adiacenze (circa 600 metri) dall'Oasi WWF di Campagna-Serre-Postiglione, considerata «zona umida» di importanza internazionale, frequentata da oltre 6.000 visitatori l'anno, caratterizzata dalla presenza di ambienti naturali incontaminati, di numerosi uccelli acquatici e di una delle ultime popolazioni di lontre ed inserita nella Convenzione Internazionale di Ramsar che la pone sotto il diretto controllo della Comunità europea;
si distingue per la presenza di decine di migliaia di piante di ulivo da cui viene ricavato l'olio DOP delle colline salernitane;
è ubicato a circa 500 metri dalle sponde del fiume Sele;
è interessato da falde acquifere superficiali confluenti nel Fiume Sele;
l'allarme lanciato dalle Amministrazioni locali è volto a frenare - nel pieno rispetto della Costituzione italiana, della normativa nazionale e comunitaria - il tentativo posto in essere dalla FIBE Campania SpA di conferire nella discarica materiali che nulla hanno a che vedere con la FOS (frazione organica stabilizzata);
la qualità di quella che impropriamente viene definita FOS, allo stato degli atti, è sicuramente idonea a provocare inquinamenti devastanti, tanto è vero che è stata preventivata la realizzazione di un sistema di raccolta del percolato e di un sistema per la combustione dei biogas;
va qui sottolineato che, nel giugno 2004, la Procura della Repubblica di Napoli ha sottoposto a sequestro preventivo i sette impianti di produzione CDR della Campania e, con successivo provvedimento emesso in pari data ai sensi dell'articolo 84 delle disposizioni di attuazione del CPP, al fine di evitare l'interruzione dell'attività di smaltimento dei rifiuti - ha dissequestrato


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gli impianti ed ha intimato alla FIBE Campania, soggetto affidatario del servizio, nonché proprietario degli impianti, il versamento di una cauzione di 50 miliardi e l'adeguamento degli impianti per la corretta produzione di materiali adeguati (FOS e sovvalli);
la Procura ha fissato «i termini del 26 settembre e metà novembre per mettere a norma gli impianti». A tal proposito, il Commissario di Governo, dottor Corrado Catenacci, in sede di audizione alla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti - seduta del 27 luglio 2004 - ha dichiarato che: «....FOS e sovvalli dovrebbero avere, secondo il contratto con FIBE determinate caratteristiche. Purtroppo però gli impianti di CDR da cui risultano questi prodotti funzionano abbastanza male e da essi non escono prodotti con le qualità previste dal contratto...»;
il Commissario ha dichiarato, altresì, che le cave dismesse potrebbero essere utilizzate per ricevere la FOS nel momento in cui questo prodotto avesse le caratteristiche volute dalla legge e che per ora siamo molto lontani da un'ipotesi del genere; però se la produzione di FIBE fosse conforme ai capitolati e al contratto non vi sarebbe difficoltà ad operare questo smaltimento che servirebbe per il risanamento ambientale;
lo stesso ha sottolineato, inoltre, che «recentemente si è proceduto alla riapertura di una discarica a Barlotto in provincia di Caserta, della discarica di Sette Cainate e della discarica di Parapoti a Salerno: ciò ci consente, allo stato attuale, di avere una situazione sotto controllo nel senso che possiamo sperare in uno svuotamento dei sette impianti CDR in cui erano raccolte circa centomila tonnellate di rifiuti per sottoporli a manutenzione da parte della società proprietaria. Nel momento in cui la manutenzione verrà fatta, sembra che gli impianti funzioneranno a regola d'arte e produrranno la FOS». Allo stato attuale, comunque, non possiamo tracciare un giudizio positivo, perché i risultati dell'appalto ci hanno molto deluso. Spero che con la chiusura del termine di proroga che la magistratura ha dato a FIBE per mettere a norma gli impianti e che dovrebbe scadere verso la fine di settembre (....2004) e soprattutto con la scadenza dei 90 giorni dalla nostra diffida a FIBE i rapporti si possano chiarire. È evidente che se si dovesse andare alla risoluzione del contratto, il paesaggio diventerebbe estremamente interessante perché, tra l'altro, FIBE ha firmato insieme al Presidente della Regione Campania e a un pool di Banche (... tra cui Impregilo...) una convenzione secondo la quale, nel caso in cui FIBE abbia delle sofferenze o debba abbandonare l'incarico, potrebbero subentrare direttamente gli istituti bancari che stanno finanziando FIBE (hanno dato circa 400 miliardi di vecchie lire e dovranno arrivare fino ad oltre 1.000 miliardi)»;
in data 26 ottobre 2004 in Commissione bicamerale vi è stata l'audizione del Procuratore aggiunto della Repubblica c/o il Tribunale di Napoli, dottor Paolo Mancuso e dei sostituti procuratori Giuseppe Noviello e Marco del Gaudio;
il dottor del Gaudio, nell'esporre lo sviluppo degli accertamenti eseguiti dalla Procura, ha sottolineato che:
a) «il processo di lavorazione legato al ciclo dei rifiuti solidi urbani, interessa certamente la qualità del CDR ma, a mio avviso, interessa anche e nella stessa misura la qualità dei sovvalli e della frazione organica che dovrebbe essere stabilizzata e raffinata secondo il progetto iniziale - Dico subito che così non è. Nella ricostruzione delle clausole contrattuali la società concessionaria si impegnava a garantire il ciclo di lavorazione dei rifiuti solidi urbani attraverso la separazione e suddivisione ... in tre sottoprodotti: CDR (combustibile da rifiuti), FOS (frazione organica stabilizzata e - devo aggiungere - raffinata) e sovvallo»;
b) «la separazione del rifiuto solido urbano in tanti sottoprodotti avrebbe potuto consentire, da una parte, la realizzazione di CDR ricco di plastiche e dotato di


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un elevato potere calorico che avrebbe dovuto essere bruciato nei termovalorizzatori che dovevano essere realizzati nella Regione e, dall'altra, la realizzazione di una frazione organica stabilizzata (FOS) che doveva essere considerata un materiale nobile da utilizzare addirittura per interventi di recupero ambientale come riempimento di cave o colmatura di scarichi a fini di bonifica. Una minima parte avrebbe dovuto finire, già da progetto, in discariche di servizio; si tratta del sovvallo che è ricavato specularmente perché anche per questo non si sarebbe dovuto trovare plastiche - in quanto un buon processo di lavorazione avrebbe dovuto consentire innanzitutto che questi materiali non finissero in discarica, con un aggravio in termini di impatto ambientale ma soprattutto, in relazione alloro elevato potere calorico, venissero opportunatamente inseriti nel CDR»;
c) in relazione agli esiti della consulenza è emerso che «la FOS ... non ha le caratteristiche per essere definita una frazione organica stabilizzata e raffinata..., e d'altra parte, uno degli indagati ha pacificamente ammesso che il processo di raffinazione e di stabilizzazione veniva saltato dalla ditta proprio perché la frazione organica non viene impiegata in funzione del recupero ambientale, ma va in discarica..., anche i sovvalli testimoniano in negativo una particolare caratteristica del processo di lavorazione»;
con successivo intervento, il sostituto procuratore Giuseppe Noviello ha precisato che, in adempimento delle prescrizioni imposte dalla Procura, «Il Commissariato ad un certo punto si è affidato (il fatto è diventato operativo verso la fine di luglio) all'ACEA di Roma, società che ha avuto il compito di effettuare una campionatura del RSU in ingresso, così come dei prodotti finali dell'impianto di CDR e, quindi, un'analisi della stessa...»;
sulle predette dichiarazioni l'Onorevole Tommaso Sodano ha posto, tra l'altro, due quesiti:
a) «È a conoscenza della Procura che l'ACEA ha stretti contatti ed interessi con il gruppo Impregilo, il capo fila della FIBE...?»;
b) «Risulta alla Procura di Napoli che prima che il Commissario affidasse all'ACEA le analisi, esse erano fatte dall'ARPAC, organo deputato a ciò in Campania ma che, purtroppo, pur avendo un bel buco di alcuni milioni di euro, non ha i laboratori per cui si rivolgeva alla FIBE di Genova...?»;
su tali questioni, il procuratore aggiunto, dottor Mancuso, ha chiesto di «secretare» una parte della seduta posto che «gran parte delle risposte riguardano il merito delle indagini più delicate in corso»;
attualmente le prescrizioni imposte dalla Procura non sono state rispettate tant'è che la stessa - in data 2 febbraio 2005 - ha disposto nuovamente il sequestro dei sette impianti di produzione CDR della Campania a partire dal prossimo 22 febbraio. Il provvedimento pare sia stato emesso a seguito dell'accertamento del mancato adeguamento delle strutture alle norme di tutela dell'ambiente;
dette notizie, rese pubbliche anche sul sito Internet della Camera dei Deputati, hanno determinato un grave e, direi lecito, allarme nella popolazione campana, anche in considerazione del fatto che la struttura Commissariale continua ad emettere ordinanze per far fronte ad un endemico «stato di emergenza» che dura ormai da 10 anni nel corso dei quali sono stati investiti 900 milioni di euro per le sole spese della struttura Commissariale;
in tale contesto si inserisce anche la scelta del Commissario Straordinario di realizzare in località Basso dell'Olmo del comune di Campagna un intervento che, «metaforicamente», viene definito come «ricomposizione morfologica di una cava mediante utilizzo di FOS e sovvalli», nonostante la consapevolezza della inesistenza di FOS e sovvalli conformi a legge


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e della prossima chiusura dei malfunzionanti impianti di produzione CDR;
il dato è ancor più allarmante sol se si consideri che l'intervento programmato dal Commissariato, e che la FIBE Campania dovrà eseguire, sembra configurarsi quale ennesimo eco-mostro che dovrebbe da solo «subire» e scongiurare per qualche anno la cosiddetta emergenza;
si impone, quindi, una profonda riflessione sul possibile scempio ambientale e sulle legittime preoccupazioni nonché sulle richieste avanzate dalla collettività locale e dagli Enti coinvolti;
a tal proposito, si rileva che l'Amministrazione Provinciale di Salerno ha, in più occasioni, evidenziato come l'emergenza rifiuti in Provincia di Salerno potrebbe essere superata attraverso la bonifica e l'utilizzo di numerose discariche in disuso e/o in esercizio controllato, sicuramente più idonee a far fronte tecnicamente allo smaltimento dei predetti rifiuti che producono quantità notevoli di percolato e di biogas;
incomprensibilmente, però, le pur concrete soluzioni contenute nel Piano Provinciale - a quanto è dato sapere - non sono state ancora valutate dal Commissario e/o non sono state ritenute alternative rispetto al sito di Basso dell'Olmo;
se tanto dovesse corrispondere al vero, non sembra infondato il grido di allarme proveniente dal Sindaco e dalla Comunità tutta di Campagna, dai Comuni limitrofi e dalla Provincia di Salerno, apparendo incomprensibile un atteggiamento di chiusura da parte degli organi dotati di poteri straordinari anche e soprattutto in considerazione del Piano predisposto dalla Provincia che se attuato sarebbe idoneo a smaltire circa 1 milione di mc di FOS, il tutto entro termini ridottissimi di allestimento rispetto a quelli cui la FIBE Campania SpA ha fatto riferimento nella progettazione (a 5 mesi);
la distruzione ambientale di una vasta area della Piana del Sele, mediante un ulteriore intervento «tampone», non solo non risolve il problema emergenziale, ma aggiunge un ulteriore tassello al drammatico mosaico costituito dalle innumerevoli aree contaminate, già oggetto di siti di stoccaggio rifiuti e per le quali alcuna iniziativa - ai fini della bonifica - viene assunta dai competenti organi commissariali -:
se, alla stregua delle argomentazioni che precedono, gli interrogati in indirizzo, nell'ambito delle rispettive competenze, non ritengano urgente, necessario ed opportuno un intervento immediato del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, nonché del Responsabile della Protezione Civile affinché, vengano valutate ed individuate tutte le iniziative idonee ad evitare che l'area di «Basso dell'Olmo», per le caratteristiche evidenziate, non venga deturpata attraverso un dichiarato intervento di ricomposizione morfologica che, al contrario, si configura quale discarica a cielo aperto di rilevanti dimensioni;
se, inoltre, non ritengano, di sollecitare il Commissario di Governo a verificare responsabilmente con l'Amministrazione Provinciale di Salerno e gli Enti interessati l'utilizzabilità di siti alternativi già individuati nel Piano.
(4-13038)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame concernente il progetto per la realizzazione di una discarica in località Basso dell'Olmo nel comune di Campagna (Salerno) e sulla base di quanto riferito dal Commissario di Governo della Regione Campania, si fa presente che nell'ambito delle attività demandate al Commissario di Governo con le relative ordinanze di protezione civile, sono state poste in essere una serie di iniziative finalizzate all'attuazione del piano regionale di gestione dei rifiuti per il quale sono stati stipulati i contratti rep. n. 52/01 e n. 11503/00 con le Società FIBE S.P.A. e FIBE CAMPANIA S.P.A.
Com'è noto il piano regionale prevede la realizzazione di n. 7 impianti di C.D.R. e n. 2 termovalorizzatori, oltre ai necessari siti di messa in riserva definitiva di FOS e sovvalli, nonché delle piattaforme di stoccaggio


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del CDR, queste ultime resesi necessarie nelle more della realizzazione degli impianti di termovalorizzazione.
Il Commissario di Governo, proprio al fine di pervenire a soluzioni condivise dalle collettività locali, ha interessato le Amministrazioni provinciali per la localizzazione di aree idonee ad essere utilizzate per la realizzazione dei siti di smaltimento, invitando le stesse a fornire degli elenchi ovvero indicare le linee guida per l'individuazione degli stessi.
In tale contesto, il Consiglio provinciale di Salerno ha adottato la Delibera n. 78 del 19 luglio 2004 con la quale ha individuato le caratteristiche escludenti la localizzazione di siti da utilizzare per il conferimento dei Fos e sovvalli suddetti.
L'individuazione del sito Basso dell'Olmo del Comune di Campagna è emersa in occasione della riunione tenutasi presso la Prefettura di Salerno in data 23 luglio 2004. Il Sito, infatti, presenta caratteristiche tecniche rispondenti ai parametri individuati dalla Provincia di Salerno con la delibera sopra citata.
In tale occasione, il Sindaco del Comune di Campagna ha espresso la propria contrarietà alla localizzazione del sito in località Basso dell'Olmo ed ha chiesto un'ulteriore attività istruttoria in ordine all'idoneità del sito.
Per tale ragione, il Comitato Tecnico - nominato con Ordinanze Commissariali n. 123 del 7 giugno 2004 e n. 140 del 24 giugno 2004, in data 6 settembre 2004, ha stabilito di procedere ad un sopralluogo sul sito per una migliore ricognizione dello stato dei luoghi, avviando contemporaneamente una preliminare verifica della sussistenza delle caratteristiche tecniche del sito stesso. Sulla scorta delle considerazioni geologiche dell'area e con il supporto delle rappresentazioni cartografiche e della documentazione fotografica, in data 16 settembre 2004 è stato effettuato un sopralluogo che ha permesso di evidenziare che il sito:
è raggiungibile dall'A3 uscita Campagna, dotato di viabilità indipendente dai centri abitati del Comune;
non incide sulle fasce di rispetto autostradali e fluviali;
non incide sulle aree di Parco della Provincia né su altre aree protette a fini naturalistici;
presenta una distanza in linea d'aria da aree urbane perimetrabili superiori ai 1.500 m.;
presenta una distanza dal fiume Sele superiore ai 500 m.;
incide su un affioramento argilloso che ne garantisce l'idoneità idrogeologica e la tutela dei corpi idrici profondi;
è privo di caratteristiche estetiche di pregio e tale da far ritenere compatibile un'attività di riqualificazione ambientale.

Tra gli aspetti a favore si segnala che, trattandosi di una cava di argilla, è possibile procedere ad un intervento di ricomposizione morfologica con l'utilizzo dei volumi di cava per il conferimento di Fos e sovvalli.
Sulla scorta delle considerazione sopra esposte, il Commissario ha autorizzato, con Ordinanza n. 237 del 30 settembre 2004, la FIBE Campania alla redazione di un progetto preliminare-definitivo per un intervento di ricomposizione morfologica del sito «Basso dell'Olmo» nel Comune di Campagna, con l'utilizzo di volumetrie di cava per il conferimento di FOS e Sovvalli provenienti dagli impianti di produzione del CDR della Regione Campania.
Con la medesima ordinanza i tecnici della Fibe sono stati autorizzati all'accesso ai luoghi per procedere alla progettazione in parola, anche al fine di verificare l'esistenza di vincoli ambientali presenti nell'area interessata dall'intervento di cui tener conto nella successiva elaborazione progettuale.
Con nota prot. n. 19115 del 13 ottobre 2004, indirizzata al Prefetto di Salerno, il Sindaco del Comune di Campagna ha espresso le sue perplessità in ordine alla scelta del Commissario.
Successivamente, in data 18 ottobre 2004, il Consiglio Provinciale di Salerno ha


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chiesto la revoca dell'Ordinanza n. 237 del 30 settembre 2004.
Nel mese di novembre u.s. si è tenuta una riunione presso il Dipartimento di Protezione Civile e, alla presenza del Capo Dipartimento dr. Bertolaso, di rappresentanti della Provincia e di parlamentari salernitani, si è stabilito di adottare la stessa procedura utilizzata per la Provincia di Avellino istituendo una Commissione di Tecnici composta da 3 componenti in rappresentanza della
Provincia, 1 componente in rappresentanza della Prefettura di Salerno ed 1 componente in rappresentanza del Commissariato di Governo. La Provincia ha messo a disposizione della suddetta Commissione la documentazione tecnica e cartografica riguardante 22 siti di cave dismesse e abbandonate presenti in Provincia di Salerno.
A seguito di approfondito esame la Commissione ha concluso i lavori ritenendo tutti i siti esaminati non idonei per il conferimento di FOS e sovvalli provenienti dagli impianti di Cdr.
Pertanto, visti i risultati del lavoro condotto dalla Commissione sopra citata, è stata portata avanti l'iniziativa stabilita con l'Ordinanza n. 237 del 30 settembre 2004.
In data 14 dicembre 2004 la Fibe Campania S.P.A., con nota prot. n. FC/04/1291/Ape/ns ha trasmesso il progetto preliminare-definitivo, acquisito in data 15/12/04 al prot. n. 16436/CD RIF. La documentazione è stata depositata presso l'ufficio del Responsabile Unico del Procedimento per una verifica preliminare degli elaborati progettuali e trasmessa anche al Comitato Tecnico.
La Commissione e il RUP hanno espresso, dopo l'esame del progetto presentato dall'Affidataria, parere favorevole con prescrizioni.
Il Commissario di Governo, acquisiti tali pareri e considerato che ogni ritardo nell'adozione delle misure atte a superare lo Stato di emergenza nel settore dei rifiuti poteva essere causa di turbativa sociale e di gravi e preoccupanti alterazioni delle condizioni di igiene e sanità pubblica, ha adottato l'Ordinanza n. 346 del 31 dicembre 2004 con la quale è stato approvato, ai sensi dell'articolo 27 del Dlgs. n. 22/97, il Progetto definitivo per la realizzazione dell'intervento di ricomposizione morfologica della cava in località Basso dell'Olmo del Comune di Campagna (SA) con l'utilizzo della Fos e dei sovvalli provenienti da impianti di produzione di CDR, presentato dall'Affidataria del servizio di smaltimento rifiuti solidi urbani, FIBE CAMPANIA SPA, con alcune prescrizioni indicate nell'Ordinanza stessa.
In data 14 febbraio 2005, si è svolta una riunione presso la Prefettura di Napoli durante la quale il Sindaco di Campagna, dopo aver appreso dell'ordinanza del TAR di Salerno n. 167/05 che ha riconosciuto la legittimità dell'Ordinanza di approvazione del progetto di ricomposizione morfologica della cava in località «Basso dell'Olmo» del Comune di Campagna, respingendo la domanda di sospensione presentata dal Comune stesso, ha espresso le sue preoccupazioni in ordine ai risvolti di ordine pubblico che la decisione giudiziaria avrebbe potuto determinare.
In tale riunione il Commissario ha, però, precisato che il paventato problema di ordine pubblico non poteva essere considerato assorbente delle gravissime implicazioni di emergenza sanitaria ed ambientale che la mancanza di un sito per il conferimento della Fos e dei sovvalli avrebbe potuto determinare nell'intera Provincia di Salerno, e che, pertanto, i lavori di allestimento del sito sarebbero, in ogni caso iniziati il 16 febbraio 2005.
In tale occasione, il Sindaco di Campagna ha chiesto al Commissario di valutare la possibilità di delocalizzare il sito prescelto, offrendo un'altra area individuata in località «Carrabona» dello stesso Comune di Campagna, in prossimità dello stoccaggio provvisorio di RSU, utilizzato ai sensi dell'articolo 13 del D.lg.vo 22/97. Sulla scorta di tale richiesta il Commissario di Governo ha concesso al Sindaco una proroga di due giorni al fine di sottoporre la scelta alternativa di «Carrabona» al vaglio del Consiglio Comunale che, convocato il giorno 16 febbraio 2005 si è espresso in senso contrario.


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Ciò ha comportato la prosecuzione dei lavori di allestimento del sito di Basso dell'Olmo.
In seguito alle proteste dei cittadini di Campagna sulla localizzazione della discarica in questione, in data 24 e 25 febbraio 2005 si sono svolti una serie di incontri presso la Prefettura di Napoli a cui hanno partecipato una delegazione dei manifestanti, il Capo Dipartimento della Protezione Civile, il Commissario di Governo ed il Prefetto di Salerno e in data 27 febbraio 2005 sono stati effettuati sopralluoghi nel sito di Basso dell'Olmo e nel sito di Carrabona.
Al termine dei sopralluoghi si è svolta una riunione, durante la quale il Capo Dipartimento della Protezione Civile ha comunicato che si darà corso alla realizzazione dell'intervento previsto in località Basso dell'Olmo e che, a tal fine, verranno garantite:
operazioni monitorate da un comitato composto da cittadini ed amministratori;
controlli igienico sanitari rigorosi da parte del Commissariato, dell'Arpac, dell'Asl Sa2, dell'Istituto Superiore di sanità;
chiusura immediata in caso vengano accertate alterazioni dell'equilibrio ambientale ed idrogeologico;
indicazione inderogabile del quantitativo di rifiuti da smaltire: al massimo 420.000 metri cubi di Fos;
attività per un periodo di 12 mesi (e non più di 15).

Conseguentemente la proposta riguardante il sito di Carrabona è stata bocciata in quanto i tempi di allestimento sarebbero stati eccessivamente lunghi.
Nella predetta riunione, inoltre, si è convenuto che il Commissario procederà, al termine dell'utilizzo del sito di Basso dell'Olmo, ad avviare ogni necessaria procedura per la messa in sicurezza del sito.
Si ricorda infine che il sito individuato in località sasso dell'Olmo pur se situato in prossimità di aree tutelate da un punto di vista naturalistico-ambientale, non ricadente, quindi, all'interno di alcuna di esse e risulta oggetto di attività estrattiva (cava di argilla), autorizzata con decreto n. 697/277 del 12 aprile 2001 dal settore Provinciale del Genio Civile di Salerno fino al 7 luglio 2006.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

BLASI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i prossimi 3 e 4 aprile si svolgeranno le elezioni amministrative per il rinnovo di 15 amministrazioni regionali;
le regioni svolgono funzioni legislative di emanazione costituzionale per disciplinare la vita di ogni singolo cittadino, per cui risulta prioritario che dette elezioni possano svolgersi con senso di civica, democratica e libera volontà di espressione di voto;
il nuovo sistema tecnologico della comunicazione cellulare è in continua evoluzione, tant'è che gli strumenti di ultima generazione sono dotati di mini apparecchiature di fotocamera e videocamera: questo potrebbe consentire la possibilità, agli elettori che si recano nella cabina di voto, con il proprio minitelefonino, di fotografare la propria scheda elettorale con l'indicazione di voto espresso, in maniera da poter dimostrare la palese attestazione del voto in favore di un partito o di un singolo candidato;
tale sistema creerebbe seri pregiudizi all'esercizio del voto che ogni singolo cittadino è tenuto ad esprimere con totale riservatezza e, soprattutto, senza alcun condizionamento, scegliendo con assoluta libertà;
tenuto conto che, il Capo V, Sezione I del Testo Unico per le leggi per la composizione e la elezione degli organi amministrativi di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 16 maggio 1960 n.570 e la legge n.108 del 17 febbraio 1968, titolo 1, articolo 1, quinto capoverso,


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dettando disposizioni regolamentari in ordine alle modalità di voto, non fanno alcun riferimento a tale anomala circostanza per la assoluta assenza delle sopra citate tecnologie all'epoca delle rispettive emanazioni -:
quali immediate iniziative intenda adottare, già dalle prossime elezioni, per evitare tale possibile palese violazione del diritto di voto in assoluta libertà e segretezza; se non sia necessario emanare una circolare alle prefetture ed ai Presidenti dei seggi elettorali con la quale si garantisca l'accesso nelle cabine di voto senza i telefonini ed apparecchiature similari.
(4-12854)

Risposta. - Il problema sollevato dall'interrogante è di grande interesse, perché riguarda la materia dell'elettorato attivo nella quale confluiscono i delicatissimi principi della tutela della libertà individuale, della manifestazione di pensiero e della intangibilità e segretezza del diritto di voto, principi cardini delle democrazie moderne.
Le moderne tecnologie, i continui progressi della scienza e le legittime esigenze di snellimento delle procedure, volte anche ad estendere l'ambito dell'elettorato attivo, richiedono una maggiore attenzione agli aspetti connessi, appunto, alla regolarità dell'esercizio del voto stesso.
Per quanto concerne, in particolare, la possibile registrazione digitale di immagini all'interno della cabina elettorale, in vista delle prossime consultazioni elettorali del 3 e 4 aprile 2005, il Ministero dell'interno ha rinnovato le raccomandazioni e le direttive già impartite con precedenti circolari emanate in occasione delle consultazioni elettorali della primavera 2003 e del 2004, allo scopo di scongiurare e perseguire eventuali tentativi di violazione della segretezza del voto.
Al riguardo, è stato precisato che il principio della segretezza del voto, sancito dal secondo comma dell'articolo 48 della Costituzione, è garantito dalla predisposizione di idonee misure (schede uguali per tutti gli elettori) e strutture di protezione (cabine elettorali in cui l'elettore deve isolarsi per esprimere il proprio voto), affinché l'elettore possa liberamente ed effettivamente esplicare la propria volontà, al riparo da controllo o intrusioni che potrebbero compromettere la genuinità del voto.
Nonostante il grado di garanzie appena delineato, non risulta possibile escludere
a priori l'eventuale utilizzazione, da parte dell'elettore votante, di strumenti di videoregistrazione che, proprio per le loro ridotte dimensioni, sono facilmente occultabili.
D'altro canto, i presidenti di seggio non possono effettuare perquisizioni personali nei confronti degli elettori né procedere al sequestro di tali apparecchiature, in mancanza di specifiche disposizioni che consentano di effettuare tali operazioni preso gli uffici elettorali di sezione.
In tale contesto la recente circolare, come già le precedenti, ha previsto l'affissione, all'interno di ogni sezione elettorale, di un apposito avviso contenente il divieto di utilizzare telefoni cellulari provvisti di fotocamera o altre apparecchiature in grado di registrare immagini all'interno delle cabine elettorali. Nello stesso avviso dovrà essere precisato che, qualora si verifichino fenomeni di condizionamento del voto, questi potranno essere perseguiti dall'autorità giudiziaria penale ai sensi degli articoli 86, 87, 88 e 90 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

BORRELLI, MARIOTTI, CIALENTE, CRISCI e LOLLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'Abruzzo, nei giorni 24, 25 e 26 gennaio 2003, è stato colpito da eventi metereologici di particolare intensità, che hanno causato danni di eccezionale gravità e addirittura la morte del sindaco del comune di Torino di Sangro nell'adempimento del suo dovere;
l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3281 del 18 aprile 2003 ha riconosciuto l'eccezionalità delle avversità atmosferiche e ha disposto interventi


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urgenti per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita delle popolazioni interessate;
con la stessa ordinanza, il presidente della regione Abruzzo è stato nominato commissario delegato per provvedere alla realizzazione dei primi interventi urgenti diretti al soccorso delle popolazioni;
l'ordinanza, tra l'altro, dispone che: «il Commissario delegato provvede in particolare : a) alla puntuale ricognizione, entro 30 giorni dalla data della presente ordinanza, dei comuni colpiti, entro i successivi 15 giorni, alla stima complessiva dei danni subìti dalle infrastrutture e dai beni pubblici e privati»;
tra le provvidenze recate dalla citata ordinanza, all'articolo 7, vi è la sospensione fino al 31 dicembre 2003 «dei pagamenti dei contributi di previdenza ed assistenza sociale, ivi compreso la quota dei contributi a carico dei dipendenti, nonché dei contributi per le prestazioni del Servizio sanitario nazionale e dei premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali» a favore dei soggetti residenti o aventi sede legale od operativa nei comuni individuati dal commissario delegato;
il presidente della regione ha adempiuto con notevole ritardo all'obbligo, della ricognizione dei comuni colpiti dalle avversità atmosferiche;
gli aventi diritto alle agevolazioni di cui all'articolo 7 della ordinanza n. 3281 sono stati impossibilitati ad usufruire dei benefici ivi previsti per mancanza dell'elenco dei comuni colpiti;
l'unione industriali della provincia di Chieti, come riportato dalla stampa locale (il centro 23 luglio 2003) afferma che le aziende della provincia di Chieti avrebbero potuto risparmiare con la puntuale applicazione dell'articolo 7, circa 45 milioni di euro al mese e che il danno si è già protratto per due mesi -:
se non ritenga necessario procedere con immediatezza alla revoca del presidente della regione Abruzzo da commissario delegato per l'esecuzione dell'ordinanza n. 3281, non avendo lo stesso provveduto con la necessaria diligenza a far fronte agli impegni derivanti dalla nomina;
se non ritenga di nominare nel contempo, un nuovo commissario per evitare che l'Abruzzo debba sopportare un danno molto superiore a quello già molto grave causato da eventi atmosferici del 24, 25 e 26 gennaio 2003 e, quindi, lasciare il presidente della regione Abruzzo libero da incombenze straordinarie che possano impedirgli di affrontare i tanti problemi che angustiano la sua giunta regionale.
(4-12904)

Risposta. - Nei giorni 23, 24 e 25 gennaio 2003 l'Abruzzo è stato colpito da un'ondata di maltempo di particolare intensità, in seguito alla quale il Presidente del Consiglio dei ministri, con decreto del 31 gennaio 2003 ha dichiarato lo stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge 225 del 1992.
Successivamente, con l'ordinanza di protezione civile n. 3281 del 18 aprile 2003, è stato nominato commissario delegato il presidente della regione Abruzzo, con il compito di predisporre gli interventi urgenti volti a favorire il ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione interessata.
Per, quanto riguarda l'operato del suddetto commissario delegato si fa presente che quest'ultimo, il 14 maggio 2003, ha preposto il Comitato tecnico scientifico, precedentemente istituito in data 17 febbraio 2003, a svolgere le attività tecnico scientifiche, economiche e ricognitive disposte dalla predetta ordinanza 3281.
Il predetto Comitato ha, quindi, redatto l'elenco dei comuni danneggiati dall'alluvione ed ha provveduto alla stima complessiva dei danni subìti dalle infrastrutture e dai beni pubblici e privati.
Inoltre il Commissario delegato, con propria determinazione del 22 luglio 2003, n. 4, ha assegnato i finanziamenti per i primi interventi urgenti e, con atto del 5


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agosto 2003, n. 5, ha nominato i soggetti attuatori delle attività previste, stabilendo le procedure per l'attuazione degli interventi stessi.
Con ulteriori provvedimenti, al fine di favorire il rapido rientro dei nuclei familiari nelle unità immobiliari danneggiate e il ripristino delle normali condizioni di vita, sono stati definiti gli schemi di domanda e le relative procedure per l'autonoma sistemazione e l'erogazione di contributi in favore di titolari di attività economiche e produttive.
Infine si fa presente che i provvedimenti di nomina e di revoca del Commissario delegato sono emanati d'intesa con le regioni interessate, secondo quanto previsto dall'articolo 107 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, relativo al conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

BOVA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è già espletato il corso-concorso riservato per i Dirigenti scolastici che avevano svolto le funzioni per tre anni;
sarà, a breve, bandito il concorso ordinario per un numero di posti (1.500) già oggi nettamente insufficienti rispetto alle esigenze reali per la copertura dei posti disponibili, numero che a partire dal prossimo anno scolastico si prevede possa essere ancor più elevato in tutte le regioni d'Italia;
l'amministrazione scolastica sarà costretta a conferire incarichi di dirigenza;
la scuola deve garantire alti livelli di qualità organizzativa e didattica che invece potrebbero essere compromessi dalla situazione di precarietà che vivono i Presidi incaricati; per i quali, inoltre, l'annunciato bando per il concorso ordinario non prevede alcuna valorizzazione delle competenze acquisite -:
se non ritenga, al fine di garantire una proficua utilizzazione delle professionalità esistenti e la continuità dell'azione dirigenziale, adottare le seguenti misure:
a) un percorso di formazione riservato per tutti i Presidi incaricati parallelo al corso di formazione previsto all'interno del concorso ordinario con relativa graduatoria o, in alternativa, l'indizione di un concorso riservato per tutti i Presidi incaricati, da bandire contestualmente a quello ordinario;
b) la proroga degli incarichi affidati ai Presidi incaricati sino al termine del suddetto corso-concorso, salvaguardando altresì le legittime attese dei nuovi aspiranti alla Dirigenza scolastica attraverso l'istituzione di un doppio canale anche per i Dirigenti scolastici.
(4-11664)

Risposta. - Con l'atto parlamentare in esame l'interrogante chiede che venga attivato un percorso di formazione riservato per tutti i presidi incaricati, parallelo al corso di formazione previsto dal concorso ordinario, ed inoltre, che venga istituito un doppio canale di reclutamento anche per i dirigenti scolastici.
Al riguardo si fa presente che la questione riguardante gli incarichi di presidenza è stata oggetto di esame da parte delle Assemblee parlamentari in sede di conversione in legge del decreto-legge 21 gennaio 2005, n. 7, recante disposizioni urgenti per l'università e la ricerca, per i beni e le attività culturali, per il completamento di grandi opere strategiche, per la mobilità dei pubblici dipendenti, nonché per semplificare gli adempimenti relativi a imposte di bollo e tasse di successione.
In quella sede è stata inserita una apposita norma la quale prevede che a decorrere dall'anno scolastico 2006-2007 non sono conferiti più incarichi di presidenza, fatta salva la conferma degli incarichi già conferiti. I posti vacanti di dirigente scolastico sono conferiti con incarico di reggenza.


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La stessa disposizione stabilisce, inoltre che ferma restando la disciplina autorizzatoria in vigore in materia di programmazione del fabbisogno di personale, prevista dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, nonché i vincoli di assunzioni del personale delle pubbliche amministrazioni, previste dalla normativa vigente, i posti vacanti all'inizio del predetto anno scolastico sono riservati in via prioritaria ad un apposito corso-concorso per coloro che abbiano maturato, entro l'anno scolastico 2005-2006, almeno un anno di incarico di presidenza.
Detta previsione è ora contenuta nell'articolo 1-
sexties introdotto in sede di conversione al decreto-legge approvato definitivamente dal Senato il 23 marzo 2005.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BRIGUGLIO, ARRIGHI, BELLOTTI, CIRIELLI, COLA, GIULIO CONTI, LEO, PAOLONE, PEZZELLA e ROSITANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere:
se intenda disporre urgenti accertamenti ispettivi da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di verificare, in termini di danni ambientali e di pregiudizio per la salute pubblica, gli effetti della dispersione delle polveri derivante dall'attività di estrazione della pomice nel comune di Lipari;
se sia a conoscenza che detta attività, in fase di espansione a causa dell'ampliamento delle zone di estrazione, rende intollerabile la vita quotidiana della popolazione locale e pregiudica gravemente l'integrità del paesaggio e lo specifico valore scientifico legato alla presenza di crateri vulcanici;
se sia a conoscenza che, soprattutto nelle giornate di vento si sollevano nubi di polvere che ricadono sull'abitato, come peraltro - secondo quanto risulta agli interroganti - è stato accertato dal Corpo dei vigili urbani con relazione inviata al sindaco di Lipari in data 14 agosto 2002;
se sia a conoscenza, in particolare, che detta attività estrattiva sta comportando lo stravolgimento del paesaggio con la sparizione di intere colline e la creazione artificiale - anche sulle scogliere - di cumuli di detriti e scarti di lavorazione;
se non ritenga che detta attività - almeno quella condotta con gli attuali sistemi - sia incompatibile con il modello di sviluppo e con la vocazione turistica delle isole Eolie dichiarate dall'UNESCO «Patrimonio dell'Umanità»;
se sia stata esercitata azione di vigilanza da parte degli organi preposti e quali provvedimenti intenda adottare.
(4-03921)

Risposta. - Il problema delle ripercussioni dell'attività estrattiva della pietra pomice nell'isola di Lipari e della compatibilità con la connaturata vocazione turistica delle isole Eolie è stata oggetto, così come riferito dal sindaco di quel Comune, di particolare attenzione da parte dell'amministrazione comunale a seguito delle numerose segnalazioni da parte dei cittadini che lamentavano un continuo innalzamento di polveri di pomice che, specie nelle giornate con venti provenienti da nord, nordovest, rendono l'aria irrespirabile per le vie di Canneto (zona Capo Rosso).
Tali fenomeni sono stati accertati anche dal Corpo di polizia municipale del distaccamento di Canneto in data 14 agosto 2002.
Sull'argomento il Consiglio comunale ha adottato diverse delibere per regolamentare il fenomeno segnalato e creare il minor disagio possibile sia ai cittadini residenti e sia ai turisti che specie nel periodo estivo frequentano quella zona.
Il sindaco di Lipari ha informato, altresì, di aver posto in essere azioni restrittive riguardo al rilascio di nuove autorizzazioni e concessioni di coltivazione di giacimenti pomiferi o al rinnovo di quelle esistenti e di aver adottato specifica ordinanza sindacale - ordinanza n. 116 del 20 agosto 2003 -, con la quale ha ordinato


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l'interdizione dell'attività di caricamento della pietra pomice in località Acquacalda nel periodo dal 15 luglio al 15 settembre di ogni anno a partire dal 2003.
Inoltre, nella zona interessata dall'attività estrattiva, vi è una costante azione di vigilanza intrapresa dagli organi preposti, tramite il Corpo di polizia municipale.
Analoghi accertamenti risultano essere stati effettuati dalla stazione Carabinieri di Lipari che, con distinte informative, ha denunziato alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto il legale rappresentante e l'amministratore delegato di una delle ditte che effettuano l'attività di estrazione. Le informative sono scaturite da un esposto presentato dai cittadini della frazione Acquacalda che lamentavano rumori molesti provocati dai macchinari della ditta e l'inquinamento atmosferico causato dalle polveri pomicifere nonché da due interventi effettuati dall'Arma di Lipari per analoghi motivi.
Tali informative hanno condotto all'iscrizione di apposito procedimento penale presso la Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto a carico dei predetti amministratori della ditta, per violazione dell'articolo 659 del codice penale (disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

BUEMI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a un ragazzo torinese di 24 anni, intelligente e maturo, è purtroppo giudicato invalido civile al 46 per cento come da sentenza emessa dal Tribunale Ordinario di Torino, sezione lavoro, il 18 dicembre 2001;
la motivazione di suddetta sentenza è che, a seguito di numerose visite neuropsichiatriche, e come evidenziato dalla lastra eseguita con esame Spet Cerebrale all'Ospedale Santa Croce e Carlo di Cuneo il 21 luglio 2000, è stata evidenziata una vasta area di ipoperfusione di mediosevera entità, cioè una mancanza di neuroni (cellule nervose che non si riproducono);
i gravi problemi di dislalia e disgrafia e i disturbi di coordinazione motoria del ragazzo sono riconducibili alla nascita, causa la somministrazione di un farmaco in dose troppo elevata;
purtroppo in Italia, benché nella Costituzione della Repubblica articoli 3 e 4 e alla parte I: Diritti e Doveri dei Cittadini (titolo III) articoli 36 e 38 (rapporti economici) ci si riferisca a persone che in ogni caso devono avere dignità e rispetto per la loro vita e nel campo lavorativo, tutto ciò in moltissimi casi non avviene, e le persone con diversi gradi di disabilità sono a carico quasi del tutto della famiglia, così che spesso i genitori devono smettere di lavorare per curare i loro familiari e vivere con l'incubo pressante per il loro futuro;
oltre tutto le persone come il riescono solo per breve tempo a lavorare: non vi è mai una netta divisione fra invalidità mentale, intellettiva o fisica, e non vi sono quindi regole specifiche per monitorare caso per caso queste situazioni, supportando in modo adeguato i soggetti stessi con sussidi ed aiuti pubblici -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza delle enormi difficoltà che incontrano i disabili ed i loro familiari per poter sopravvivere;
se è informato che per esempio l'invalidità cerebrale del 46 per cento è equiparata all'invalidità fisica del 76 per cento sia nella vita che nei concorsi;
se il ministro intenda adottare iniziative di carattere normativo atte a riconoscere ai lavoratori invalidi maggiori garanzie di tutela nonché il riconoscimento della pensione di reversibilità dei genitori in mancanza di altri introiti certi;
se intenda promuovere iniziative normative finalizzate a rivedere e successivamente ristabilire i parametri di invalidità


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civile che garantiscano regole certe e valide per tutti.
(4-11442)

Risposta. - In merito ai quesiti formulati nell'interrogazione parlamentare in esame e sulla base degli elementi di competenza del Ministero della salute, va precisato che il Decreto ministeriale 5 febbraio 1992, successivamente modificato con Decreto ministeriale 14 giugno 1994, ha approvato la tabella indicativa delle percentuali di invalidità per le minorazioni e malattie invalidanti.
In conformità a tale tabella, le Commissioni medico-legali delle ASL sono pienamente responsabili delle proprie valutazioni in merito all'accertamento dell'invalidità civile.
Per quanto riguarda le iniziative in materia di garanzie per i lavoratori invalidi e di riconoscimento della reversibilità delle pensioni, tali iniziative rientrano nell'ambito delle competenze istituzionali del ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Guidi.

BUFFO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in occasione della tornata elettorale per il rinnovo del consiglio comunale e l'elezione del Sindaco del 12/13 giugno, sono stati candidati a sindaco del comune di Pontremoli (Massa Carrara) Luciano Bertocchi per la lista denominata «Uniti si vince», e Marino Bertocchi per la lista «Per Puntremal un patto di ......Ferri»;
il candidato a sindaco Marino Bertocchi, all'atto della presentazione della lista, risultava essere presidente di AZGA NORD Spa, società che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento RSU (rifiuti solidi urbani) e la gestione del ciclo delle acque su appalto del comune di Pontremoli;
le quote azionarie di maggioranza di AZGA NORD Spa sono detenute dal comune di Pontremoli;
il Testo unico sugli enti locali n. 267 del 2000, prevede espressamente all'articolo 60 comma 1 n. 10 che sono ineleggibili alla carica di sindaco coloro i quali sono legali rappresentanti di società per azioni con capitale maggioritario del comune;
detta situazione di ineleggibilità avrebbe potuto essere rimossa esclusivamente dall'interessato solamente con la cessazione dalle funzioni per dimissioni non oltre il giorno fissato per la presentazione della candidatura (articolo 60 comma 3 TU 267 del 2000), cioè il 15 maggio 2004;
al momento, non risulta che Marino Bertocchi abbia presentato formali dimissioni dalla suddetta carica entro il termine previsto dalla legge, ma anzi, da riscontri effettuati, dette dimissioni sono state ricevute dalla società AZGA NORD Spa solamente il 28 maggio 2004 e quindi con notevole ritardo rispetto al termine previsto dalla legge;
sussiste pertanto una possibile situazione di ineleggibilità dello stesso alla carica di sindaco del comune di Pontremoli;
conseguentemente, è possibile a giudizio dell'interrogante, che la competizione elettorale possa essere stata alterata nei suoi risultati a causa della situazione di ineleggibilità che determinerebbe la decadenza dell'eventuale sindaco o, in caso di mancato esito positivo, del consigliere comunale eletto;
una eventuale azione volta a dichiarare la decadenza del sindaco eletto può essere esercitata da qualsiasi cittadino iscritto nelle liste elettorali del comune di Pontremoli, o dal Prefetto della provincia di Massa Carrara (ex articolo 70 TU 267 del 2000);
una eventuale dichiarazione di decadenza del sindaco eletto, ma ineleggibile, ai sensi dell'articolo 53 TU 267 del 2000, determinerebbe lo scioglimento del consiglio comunale;


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è stato presentato formale esposto al Prefetto di Massa Carrara e al Presidente della Commissione Elettorale Circondariale con cui è stato chiesto l'esclusione della lista «Per Puntremal un patto di ......Ferri» con candidato a sindaco Marino Bertocchi;
pur tuttavia, allo stato attuale nessun provvedimento risulta esser stato formalmente adottato in proposito dai suddetti organismi -:
quali iniziative di propria competenza intenda assumere per disporre ogni accertamento per evitare una situazione di illegalità.
(4-10279)

Risposta. - La questione sollevata nell'interrogazione è stata attentamente seguita dalla prefettura di Massa Carrara ed affrontata nel rispetto delle competenze che le leggi sul procedimento elettorale attribuiscono al Prefetto.
Nel corso della campagna elettorale, svolta per le elezioni amministrative tenutesi nel maggio-giugno 2004, la vicenda segnalata nell'atto parlamentare è stata rappresentata al prefetto di Massa Carrara il 4 giugno 2004 con un esposto, indirizzato per conoscenza anche al Presidente della Commissione Elettorale circondariale del medesimo capoluogo.
Con il citato documento i segretari politici dei partiti D.S., Margherita e S.D.I. del Comune di Pontremoli evidenziavano che il candidato alla carica di Sindaco per la lista «Pontremoli, un patto di ....Ferri» si trovava nella condizione di ineleggibilità prevista dal comma 1 dell'articolo 60 del Testo Unico degli Enti Locali e, per tale motivo, veniva chiesto al Prefetto di dar corso, previi i dovuti accertamenti, all'azione per la dichiarazione giudiziale di decadenza prevista dall'articolo 70 del citato Testo Unico nonché «di adottare tutti gli adempimenti necessari al fine di garantire il corretto svolgimento della competizione elettorale».
Con altro esposto, di tenore sostanzialmente analogo, nella medesima data, il candidato alla carica di sindaco di Pontremoli per la lista «Uniti si cambia» (Centro-Sinistra), chiedeva al presidente della commissione elettorale circondariale di Massa di procedere, anche qui, esperiti i necessari accertamenti, alla esclusione della lista «Pontremoli un Patto di ...Ferri» adducendo i medesimi motivi contenuti nell'altro esposto.
La normativa attualmente in vigore non consente al Prefetto e al Presidente della Sottocommissione elettorale di intraprendere le iniziative richieste con i citati esposti.
Infatti, l'articolo 41, 1o comma, del Testo Unico delle leggi sugli enti locali, demanda esclusivamente al consiglio comunale la verifica, da effettuarsi nella prima seduta, della condizione degli eletti e la dichiarazione di ineleggibilità degli stessi ove sussista alcuna delle cause previste dalla legge, con l'attivazione, in tal caso, della procedura indicata dall'articolo 69.
Riguardo alle competenze in materia elettorale affidate al Presidente della Sottocommissione elettorale si rappresenta che tra gli adempimenti e i controlli che l'articolo 30 del Testo Unico n. 570/1960 conferisce a tale organo non rientra la verifica delle condizioni di eleggibilità dei candidati, essendo quest'ultima rimessa, come già detto, in via esclusiva al consiglio comunale.
Tornando alla vicenda riportata nell'interrogazione, a conclusione del primo turno elettorale è risultato eletto alla carica di sindaco il signor Bertocchi la cui elezione veniva convalidata dal consiglio comunale nel corso della prima seduta il 4 giugno 2004 con delibera n. 48.
A seguito della citata convalida, esercitando l'azione prevista dall'articolo 70 del citato Testo Unico, otto elettori del comune di Pontremoli hanno depositato il 21 luglio 2004 un ricorso al tribunale di Massa volto ad ottenere la dichiarazione giudiziale di decadenza del sindaco.
Il ricorso presentato ha precluso al Prefetto la possibilità giuridica di esercitare la medesima azione che gli viene concessa dal citato articolo 70.
In merito al procedimento giudiziario instaurato si rappresenta che il giudice adito ha sollevato una questione di illegittimità


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costituzionale riguardante l'interpretazione degli articoli 60 e 63 del Testo Unico per gli enti locali e con ordinanza del 10 dicembre 2004 ha sospeso il procedimento e trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale che non si è ancora pronunciata al riguardo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

BULGARELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da numerosi organi di stampa, in data 11 luglio 2004 si sono verificati violenti incidenti in occasione del presidio organizzato da alcuni giovani dinanzi al Centro di Permanenza Temporanea Regina Pacis di San Foca (Lecce), gestito da Don Cesare Lodeserto, attualmente inquisito, insieme a 6 membri del suo staff e 11 carabinieri, per lesioni e abusi sugli extracomunitari ospiti della struttura in oggetto;
i giovani protestavano chiedendo la chiusura del centro e dopo che alcuni di loro avevano lanciato dei sassi contro le finestre della direzione del Cpt, la polizia è intervenuta con cariche particolarmente violente che, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, si sono protratte a lungo, tanto che gli agenti avrebbero inseguito i manifestanti - una ventina - anche sulla vicina spiaggia, tra il panico dei bagnanti; alla fine si contavano quindici feriti tra i dimostranti e un arresto;
in contemporanea alla manifestazione tenutasi all'esterno del Regina Pacis se ne sarebbe svolta una all'interno, anche questa duramente repressa; secondo quanto affermato dal deputato Antonio Rotundo e da Alberto Martini, recatisi in visita al centro dopo gli scontri, vi erano «infissi divelti, vetri rotti, brandine a pezzi»; durante gli scontri, inoltre, un immigrato avrebbe cercato di allontanarsi dal centro scavalcando la rete di recinzione e, sotto la presa dei carabinieri, sarebbe caduto fratturandosi una gamba; tuttavia, quando i deputati hanno chiesto di poterlo vedere, i responsabili del Regina Pacis si sono opposti dichiarando che l'extracomunitario non era in grado di incontrarli perché ferito, anche se di lui non vi era traccia né nell'infermeria del centro né nel pronto soccorso del locale ospedale -:
quale sia stata l'esatta dinamica degli avvenimenti, sia per quanto riguarda la manifestazione tenutasi all'esterno che quella inscenata all'interno del centro dagli immigrati trattenuti;
se non ritenga che l'intervento delle forze dell'ordine sia stato spropositato, sia in considerazione dell'esiguo numero dei manifestanti che dell'alto bilancio finale di feriti;
quali siano le esatte condizioni dell'extracomunitario feritosi durante il tentativo di fuga e per quale motivo non fosse presente né nell'infermeria del centro né presso il pronto soccorso del locale ospedale.
(4-10478)

Risposta. - Per quanto attiene, innanzitutto, alla destinazione del centro di San Foca di Melendugno, in provincia di Lecce, si comunica che lo scorso 9 marzo è stata disposta la chiusura del predetto centro.
Dall'11 marzo è anche cessata la vigilanza esterna esercitata dall'Arma dei Carabinieri.
Si ricorda che il Centro permanenza temporanea «Regina Pacis» era stata istituita nel 2001, previo decreto interministeriale, quale Centro di permanenza temporanea per immigrati irregolari ai sensi dell'articolo 14 del testo unico delle leggi sull'immigrazione n. 286/1998.
Essa quindi era deputata ad ospitare, in regime di trattenimento, gli stranieri presenti irregolarmente sul territorio italiano e destinatari di provvedimenti di espulsione o di riaccompagnamento alla frontiera emessi dal Prefetto.
La presenza di ospiti provenienti dagli istituti di pena trovava giustificazione tenuto conto delle previsioni contenute nell'articolo 13, comma 3 e 3-
ter del testo unico n. 286/1998 come modificato dall'articolo 12 della legge n. 189/2002.


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Tale articolo prevede infatti che il questore può disporre nei confronti di un extracomunitario, destinatario di un provvedimento di espulsione, il trattenimento in un Centro permanenza temporanea , ai fini dell'identificazione, per il tempo necessario all'Autorità giudiziaria per concedere o rifiutare il nulla osta all'espulsione.
Il tempo previsto dalla legge per tale adempimento è di 15 giorni, durante i quali lo straniero deve essere trattenuto in un Centro permanenza temporanea per evitare che si dilegui sul territorio nazionale, e, secondo quanto stabilito dalla legge n. 271 del 2004, di conversione del decreto-legge n. 241, occorre altresì la convalida del provvedimento del questore da parte del giudice di pace.
Per quanto riguarda i fatti segnalati dall'interrogante, verificatisi nel corso di una manifestazione di protesta svoltasi lo scorso 11 luglio dinanzi al Centro, il prefetto di Lecce ha riferito che intorno alle ore 18 una ventina di elementi appartenenti all'area antagonista si sono radunati nei pressi del cancello d'ingresso del Centro inscenando una manifestazione di protesta ed incitando gli stranieri ivi trattenuti a fuggire.
Successivamente, i manifestanti hanno iniziato a lanciare pietre e fumogeni contro i Carabinieri in servizio di vigilanza all'esterno del centro, tentando, altresì, di creare un diversivo per favorire eventuali fughe.
Contemporaneamente, circa 50 extracomunitari trattenuti nel Centro hanno iniziato a danneggiare suppellettili e infissi nel tentativo di creare disordine e, quindi, condizioni favorevoli alla fuga.
I Carabinieri in servizio, anche con l'ausilio di unità di rinforzo della stessa Arma, della Polizia di Stato e della Guardia di finanza, prontamente intervenute, riuscivano comunque a sedare la rivolta e a riportare ordine all'interno della struttura.
Nell'occasione è stato tratto in arresto per resistenza a Pubblico ufficiale un manifestante appartenente all'area anarchico insurrezionalista.
Si fa presente che a seguito degli scontri non sono state rilevate persone ferite né tra i manifestanti, né tra gli extracomunitari presenti nel Centro.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

BULGARELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
in località Santa Maria di Leuca, presso il Molo degli Inglesi, a circa 50 metri dal centro abitato, sono iniziati da alcuni giorni i lavori per la costruzione di un idroscalo, il cui progetto prevede l'occupazione di uno specchio d'acqua di 736 mq; l'idroscalo dovrebbe essere utilizzato da idrovolanti che collegherebbero l'Hotel Termoli di Santa Maria di Leuca a Corfù e dovrebbe essere gestito dall'aereoclub di Leuca, che avrebbe inoltrato richiesta di approvazione del progetto alla regione Puglia e al comune di Santa Maria di Leuca soltanto il 17 giugno 2004;
per la costruzione dell'idroscalo sono necessari dei lavori di sbancamento particolarmente invasivi, che impedirebbero la balneazione, e la stessa collocazione dell'idroscalo, in prossimità del centro abitato, comporterebbe rischi per la popolazione -:
se non ritenga, per i motivi esposti sopra, che la collocazione più idonea sia quella del versante del porto che si affaccia sul mare aperto e non certo quella prescelta per il progetto in oggetto.
(4-10565)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame concernente la costruzione di un idroscalo in località Santa Maria di Leuca presso il Molo degli Inglesi, sulla base di quanto riferito dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli, si fa presente che, la zona oggetto dell'intervento ricade per intero su area demaniale marittima sulla quale opera il trasferimento dell'esercizio delle funzioni amministrative e dell'attività di gestione alla Regione Puglia, la quale con licenza di concessione d.m. n. 342 in data 17 giugno 2004 ha autorizzato la realizzazione dell'idroscalo in questione.


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In data 11 agosto 2004 la stessa Regione, per assenza di pareri e autorizzazioni della Capitaneria di Porto e dell'ENAC e per carenza di documenti ha, in autotutela, sospeso la concessione in parola con contestuale avvio del procedimento finalizzato alla revoca della stessa.
Circa l'eventuale idoneità del versante del porto che si affaccia sul mare aperto, quale sito alternativo per la realizzazione dello scalo in parola, la Capitaneria di Porto di Gallipoli, in assenza della prevista dettagliata documentazione tecnica, descrittiva dell'esatta ubicazione e delle relative modalità di effettuazione delle opere previste, sia a terra che a mare, con indicazione precisa delle distanze dall'imboccatura del porto e dalle altro strutture esistenti, nonché del raggio di mare interessato per l'effettuazione in sicurezza delle manovre di decollo/atterraggio degli idrovolanti, non ha potuto esprimere il proprio parere circa eventuali risvolti sotto il profilo della sicurezza della navigazione.
Si rappresenta inoltre che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio non ha specifiche competenze in materia di rilascio di concessioni di beni del demanio marittimo e di zone di mare territoriale; funzioni trasferite alle Regioni dal decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha competenza per quanto riguarda i profili della navigazione e del traffico marittimo, ai sensi del Codice della Navigazione; tale competenza viene esercitata tramite organi periferici (Capitaneria di Porto) di cui si è avuto modo di riferire.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

BULGARELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, nel corso della manifestazione svoltasi ad Acerra in data 29 agosto 2004, le forze dell'ordine, per disperdere i manifestanti che protestavano contro la costruzione di un termovalorizzatore per lo smaltimento dei rifiuti, avrebbero utilizzato candelotti lacrimogeni contenenti gas «CS» - sigla per chlorobenzylidene malonitrile, sostanza sviluppata negli anni 50 dal Chemical Defence Experimental Establishment di Porton, Inghilterra;
il CS è una sostanza altamente nociva e lo stesso Parlamento europeo - European Parliament Directorate General for Research Directorate A The Stoa - Scientific and Technological Options Assessment - Programme - commissionò nel giugno 2000 uno studio specifico (Crowd Control Technolgies. An appraisal ofechnologies for political control), secondo il quale il CS può causare polmonite ed edema polmonare fatale, disfunzioni respiratorie, gravi gastroenteriti e ulcere perforanti; a livelli più alti, il CS è stato associato con disfunzioni cardiache, danni al fegato e morte;
sperimentazioni in vitro, inoltre, hanno dimostrato che il CS è clastogenico, causa cioè la separazione dei cromosomi, e mutageno, cioè può causare mutamenti genetici ereditabili, mentre in altri casi il CS aveva dimostrato di poter causare un aumento nel numero di cromosomi abnormi;
va ricordato, inoltre, che l'Italia ha ratificato nel 1925 il protocollo di Ginevra contro l'uso di sostanze soffocanti o gas e che nel 1969 almeno ottanta paesi hanno votato per la messa al bando di gas lacrimogeni, tra cui il CS, in operazioni di guerra;
infine, in occasione delle manifestazioni del luglio 2001 per il vertice dei G8 a Genova, le forze dell'ordine fecero larghissimo uso di candelotti lacrimogeni con gas CS e numerose inchieste giornalistiche e scientifiche riportarono i gravi rischi per la salute ai quali, in quella occasione, furono esposti i manifestanti, la cittadinanza e gli stessi operatori di pubblica sicurezza -:
se risponda al vero che in occasione della manifestazione tenutasi in data 29 agosto 2004 ad Acerra siano stati esplosi


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dalle forze dell'ordine candelotti lacrimogeni contenenti gas CS;
in quale sede tale decisione sia stata adottata e per quali motivi di ordine pubblico.
(4-10810)

Risposta. - L'impiego di una miscela del gas comunemente noto come «CS» negli artifici sfollagente in dotazione alle forze di polizia del nostro Paese è espressamente stabilito dall'articolo 12 del Regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359, recante i criteri per la determinazione dell'armamento in dotazione all'Amministrazione della pubblica sicurezza e al personale della polizia di Stato che espleta funzioni di polizia.
Tale articolo, nel disciplinare gli artifici in questione, prevede che essi debbano contenere una miscela di tale gas o di agenti similari, con esclusione di altri prodotti.
L'impiego di artifici lacrimogeni in occasione degli incidenti avvenuti ad Acerra il 29 agosto scorso, al termine di una manifestazione di protesta contro la costruzione di un termovalorizzatore, è stato effettuato nel pieno rispetto delle cautele previste, in una situazione di evidente necessità, ed in modo da limitare quanto più possibile il coinvolgimento dei manifestanti pacifici.
Infatti, i gas lacrimogeni sono stati utilizzati solo al termine del Corteo, quando si è avuta certezza che la maggior parte dei manifestanti aveva iniziato il deflusso ed era già sufficientemente distante, mentre già da oltre mezz'ora un folto gruppo di violenti tentava di sfondare il cordone delle Forze dell'ordine con un fitto lancio di pietre, biglie di metallo, bottiglie e altri corpi contundenti, tra i quali bidoni dell'immondizia e paletti metallici divelti dalle recinzioni.
Complessivamente, nel corso degli scontri sono rimasti contusi o feriti 41 operatori di polizia, di cui 25 della Polizia di Stato, 5 dell'Arma dei carabinieri e 11 della Guardia di finanza; tra i manifestanti risultano 15 contusi.
Quanto al gas CS, la cui denominazione chimica è quella di «Orto-Clorobenzaldeide-Malonitrile» (OBCM), si precisa che esso è utilizzato nella composizione degli artifici lacrimogeni non solo delle Forze di Polizia italiane, ma anche di quelle di vari Paesi europei ed extraeuropei, tra i quali gli Stati Uniti.
Per quanto riguarda il nostro Paese, gli artifici sfollagente contenenti tale tipo di gas vengono acquisiti dalle amministrazioni che li hanno in dotazione solo dopo essere stati sottoposti a test preventivi, sulla base dei quali vengono corredati di complete schede tecniche e di sicurezza, recanti la composizione, le proprietà fisiche e tossicologiche, nonché le precauzioni d'uso richieste dal prodotto.
Il CS è un composto classificato tra le sostanze tossiche ed irritanti dal decreto legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, che ha dato attuazione alla direttiva 92/93/CE sulla classificazione delle sostanze pericolose, e dal decreto legislativo 16 luglio 1998, n. 285, che ha dato attuazione ad alcune direttive comunitarie in tema di preparati pericolosi.
Di recente, la Direzione centrale di sanità del dipartimento della pubblica sicurezza di questo ministero ha condotto un ulteriore studio sugli effetti del gas in questione, con particolare riguardo agli impieghi come componente di artifici lacrimogeni, basandosi sulle acquisizioni di tutti i più noti ed autorevoli istituti di ricerca scientifica e tossicologica internazionale, con risultati rassicuranti.
Per quanto riguarda, in particolare, la tossicità sull'uomo, sono note alcune sperimentazioni effettuate nel Regno Unito, che non avrebbero documentato effetti significativi neppure in caso di esposizioni ripetute, salva la forte irritazione agli occhi e alle vie respiratorie progressivamente scomparsa con l'allontanamento dall'ambiente contaminato con l'agente chimico.
Gli effetti del gas sono, infatti, reversibili e tendono ad attenuarsi cessando l'esposizione, fino a scomparire dopo circa 20 minuti dall'assunzione.
In un rapporto pubblicato nel Regno Unito dal
Committee on toxicity, mutagenicity and carcinogenicity of chemicals in food, consumer, products and the environment


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del 1999, reperibile tramite Internet, relativamente agli effetti sull'uomo, si afferma che il CS «è un potente irritante, particolarmente per cute ed occhi, viene rapidamente idrolizzato e quindi l'esposizione dei tessuti al CS è transitoria. L'esperienza nell'uso indica che è un irritante cutaneo ed è disponibile solo qualche casistica clinica di sensibilizzazione cutanea. Non vi è alcuna preoccupazione relativamente a mutagenicità, teratogenicità o cancerogenicità del Cs stesso».
Gli ulteriori effetti patogeni presuppongono in ogni caso esposizioni a dosi particolarmente elevate, come riferisce il rapporto STOA del 2000, commissionato dal Parlamento europeo.
Lo stesso Ministero della salute, con una circolare del 12 ottobre 2001, emanata in occasione dell'emergenza dovuta al rischio di attentati biologici, chimico-tossici e nucleari successivi a quello dell'11 settembre alle Twin Towers, ha classificato il gas CS nella categoria degli agenti irritanti, evidenziando che il meccanismo d'azione consiste in un danno transitorio alle terminazioni sensoriali periferiche dell'organismo umano.
Non risultano fenomeni di «tossicità cumulativa», cioè di accumulo di sostanza tossica a seguito di ripetute esposizioni, né particolari effetti cronici, con la eccezione di fenomeni di sensibilizzazione allergica, rappresentati da dermatite da contatto, rilevati in lavoratori addetti alla produzione industriale di tale gas.
Come si è cennato, non sussiste, al momento, alcun riscontro scientifico in merito al rischio di effetti mutageni sull'uomo, cioè di alterazioni del patrimonio genetico delle cellule, e neppure che si tratti di sostanza cancerogena.
Al contrario, il CS è classificato come sostanza non cancerogena dall'
American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH), prestigioso istituto di ricerca statunitense a livello universitario. L'Istituto superiore di sanità ha fatto sapere che questo dato è confermato da uno studio di cancerogenesi per via inalatoria, condotto somministrando il principio attivo in forma di aerosol a ratti e topi, nel quale non è emersa alcuna evidenza di attività cancerogena negli animali sottoposti a concentrazioni di tale gas.
Sull'impiego di tale sostanza risultano alcune raccomandazioni del
National Institute for Occupational Safety and Health, altro istituto di ricerca statunitense di massima autorevolezza, relative alle cautele necessarie nella fasi di produzione e trasformazione industriale del prodotto, quali l'utilizzo di maschere antigas, di occhiali ed altri indumenti protettivi per tutelare i lavoratori esposti a forti concentrazioni del principio attivo.
Il citato istituto non ha formulato raccomandazioni in merito all'impiego del CS come agente di dissuasione ed antisommossa; tuttavia è praticamente impossibile ipotizzare, in tali condizioni di impiego, situazioni di rischio comparabili con quelle prese in esame relativamente ai cicli produttivi industriali e che hanno suggerito l'adozione delle misure di sicurezza cui si è fatto cenno.
In definitiva, le disposizioni che consentono l'uso di tale gas da parte delle Forze dell'ordine corrispondono alle risultanze della più autorevole letteratura scientifica internazionale.
Perciò, allo stato delle conoscenze, nelle concentrazioni utilizzate per gli artifici lacrimogeni, l'impiego del CS è del tutto compatibile anche con le previsioni della Convenzione di Parigi del 13 gennaio 1993 in tema di «Proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinamento ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione», ratificata dall'Italia con la legge 18 novembre 1995, n. 496, che prevede la possibilità di utilizzare, per il controllo dell'ordine pubblico, composti chimici idonei a produrre rapidamente nell'essere umano irritazione sensoria o effetti inabilitanti di breve durata.
Ciò premesso, pur non emergendo elementi inconfutabili per rivedere la possibilità di impiego di miscele di gas CS quali artifici lacrimogeni per esigenze di ordine pubblico, il Ministero dell'interno si appresta a riconsiderare ugualmente tale possibilità, sulla base di eventuali ulteriori e più aggiornate risultanze scientifiche.


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Sono stati, infatti, costituiti appositi gruppi di lavoro per il riassetto organizzativo dei reparti mobili della polizia di Stato, i quali dovranno anche riesaminare le dotazioni protettive e di contrasto da utilizzare nei servizi di ordine pubblico, nel quadro delle disposizioni generali poste al riguardo dal decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359 già citato, allo scopo di individuare, ove possibile, ritrovati sempre più adeguati a garantire la massima sicurezza sia degli operatori di polizia che dei cittadini.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
un comunicato stampa Roma, 29 novembre 2004 dell'associazione «A SUD» ha fatto da cassa di risonanza ad una denuncia che investe aziende italiane operanti in Ecuador;
le organizzazioni contadine di El Triunfo e la comunità indigena Shuar Washints della provincia di Pastaza, denuncia infatti il grave inquinamento e le connesse piogge acide, causato dai lavori di CFP dell'ENI-AGIP (già corresponsabili delle devastazioni sociale ed ambientali compiute dal megaoleodotto di 503 km costruito dal consorzio di multinazionali OCP nonostante il dissenso persino della Banca Mondiale) nel Puyo. L'impresa respingendo ogni responsabilità ha minacciato di querelare chiunque continuerà ad attribuire loro simili accuse;
in particolare Manuel Caiza, presidente del Comitato per la difesa dell'ambiente del trionfo, ha dichiarato che lo scorso 10 novembre 2004 il Municipio di Pastaza ha effettuato una missione di ricognizione ambientale a El Triunfo. Quando gli ispettori sono arrivati nella zona del CPF, hanno incontrato i lavoratori dell'Agip intenti a ripulire un terreno contaminato vicino alla stazione dai rifiuti industriali, cercando così di occultare le prove delle loro attività;
il Dipartimento di igiene e salute del municipio ha deliberato che il Governo sospenda le estrazioni petrolifere e realizzi un'indagine ambientale circa le conseguenze delle attività della Compagnia Agip che opera nel settore dove si trova El Triunfo;
alcuni membri del Comitato per la difesa dell'ambiente di El Triunfo, mentre accompagnavano un giornalista della città di Puyo che voleva verificare il grado di contaminazione della zona, ha intercettato un camion dell'impresa che stava cercando di ritirare un enorme serbatoio di derivati di greggio per anni abbandonato al bordo della strada, senza alcun tipo di precauzione o misura di sicurezza che ne indicasse i rischi e la nocività. Vedendo il giornalista, i funzionari vestiti con divise dell'Agip, ancora nel pieno delle operazioni di occultamento delle prove sarebbero saliti a bordo di un'auto con vetri polarizzati e se ne sono andati senza dare spiegazioni. Due giorni prima, un rappresentante dell'ENI aveva rilasciato un'incredibile dichiarazione ad una Radio locale di Puyo secondo la quale detto serbatoio non apparteneva alla società, di non essere a conoscenza del motivo per cui fosse lì, né cosa contenesse;
lo scorso 23 settembre 2004, la Corte superiore dell'Ecuador ha deliberato che il tribunale di San Miguel de los Bancos è competente a giudicare il caso contro l'OCP. Questa decisione si basa sul rapporto della «Comisión Especial de Limites Internos de la Republica del Ecuador» (n. 2004-124-CELIR) che conferma che il terreno della nostra hacienda «La Esperanza» si trova entro i confini del cantone San Miguel de los Bancos. Dopo questa decisione a favore degli ecologisti di Accion por la Vida e di quanti si sono battuti nella campagna internazionale contro l'OCP, sono state presentate 3 citazioni nei giorni 28, 29 ottobre e 4 novembre 2004. Dall'ultima data all'OCP erano stati concessi 15 giorni di tempo per rispondere alle nostre richieste. Sarà difficile che l'OCP possa legalmente eludere, ancora a lungo, le proprie responsabilità -:
se non si ritenga opportuno intervenire per garantire degli standard adeguati


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di compatibilità ambientale, sociale e culturale per i progetti che vedono coinvolto in prima istanza il nostro paese in attività potenzialmente dannose ed in particolare quali siano le valutazioni del governo sulla sostenibilità dei progetti dell'Eni-Agip in Ecuador.
(4-11934)

Risposta. - La parrocchia di El Triunfo si trova a circa 9 chilometri dal centro di trattamento del greggio do proprietà dell'AGIP, lungo la strada che la unisce alla città di Puyo, capitale della provincia di Pastaia. La comunità di circa 1.400 abitanti è composta da diversi piccoli agglomerati intorno al centro maggiore, chiamato appunto El Triunfo.
Qualche mese prima dell'interrogazione si era costituito un Comitato di difesa del popolo guidato dal signor Manuel Caiza, il quale aveva iniziato una campagna contro Agip Oil Ecuador accusandola di contaminare il suolo e le acque della zona con emissioni di ceneri provenienti dal vicino centro di trattamento. Come risultato della contaminazione, il signor Caiza asseriva che il bestiame deperiva, le coltivazioni subivano un forte danno e molte persone, tra cui bambini, presentavano malattie della pelle.
In contrasto con quanto affermato dal suddetto, alcuni abitanti della località La Independencia, che si trova a soli 500 metri dal centro di trattamento dell'AGIP, avevano dichiarato ad una radio locale di non lamentare alcuna contaminazione e che il bestiame godeva di ottima salute.
Come stabilito dalla legge ecuadoriana, a cadenza trimestrale un contrattista esterno nominato dal Dinapa (Dipartimento nazionale della protezione ambientale del Ministero dell'energia) effettua le analisi dell'aria, delle emissioni di generatori elettrici e delle acque superficiali del centro di trattamento dell'AGIP. A tutt'oggi, le analisi sono sempre risultate soddisfacenti, con valori rilevati ben al di sotto dei limiti stabiliti dalla legge locale e dalle norme internazionali di controllo ambientale, come la ISO 14000, in base alla quale l'AGIP è certificata per tutti i siti industriali nei quali svolge le proprie attività in Ecuador.
Secondo quanto affermato dall'AGIP, il personale dell'impresa a cui fa riferimento l'interpellante, stava accompagnando due ispettori della Dinapa, ente competente in materia, convocati dalla stessa AGIP perché ispezionassero il terreno di proprietà del signor Ricardo Ramirez, in una zona contigua al centro di trattamento di cui sopra e dove erano conservati alcuni serbatoi di combustibile. Ad uno di questi era stata manomessa una valvola dalla quale erano stati estratti residui di petrolio con evidente fine doloso. Il signor Ramirez ha rimosso i serbatoi di propria iniziativa trasportandoli in altro luogo senza alcuna precauzione di sicurezza. Quanto precede consta nel registro catastale del Puyo e nella testimonianza del personale della Dinapa presente all'ispezione.
In seguito a tale ultimo episodio, l'AGIP ha chiesto alla Dinapa di eseguire un'ispezione supplementare per chiarire qualsiasi responsabilità nei fatti esposti dai rappresentanti della comunità di El Triunfo. Le analisi sono state effettuate da quattro tecnici della Dinapa nella zona di El Triunfo dall'8 al 10 dicembre 2004, alla presenza di rappresentanti del Ministero dell'ambiente e del Ministero della salute, del Ministero dell'agricoltura, della giunta parrocchiale di El Triunfo, del governatore della provincia, della segreteria della Protezione ambientale del Ministero dell'energia e di enti ed associazioni locali. La Dinapa ha reso noto che le analisi hanno escluso qualsiasi tipo di contaminazione derivante dalla presenza di idrocarburi.
Lo stesso Ambasciatore italiano a Quito in visita al campo dell'AGIP, non ha constatato alcun impatto ambientale. Secondo quanto riferito dal nostro ambasciatore, l'oleodotto è completamente nascosto dalla vegetazione; l'acqua estratta dai pozzi viene reimmessa immediatamente nel sottosuolo; i gas di risulta non vengono bruciati nell'atmosfera ma riutilizzati; non vi è alcun odore di idrocarburi. Si tratta quindi di un impianto che fa onore alla tecnologia italiana anche sotto il profilo del ridottissimo impatto sul territorio e va dunque evitato che eventuali strumentalizzazioni locali vadano


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anzitutto a danno delle comunità indigene e penalizzino un'azienda come l'AGIP che gode di un consolidato prestigio in Ecuador e che rappresenta un punto di riferimento della presenza italiana in quel Paese.
Nonostante la notizia abbia avuto scarso rilievo sulla stampa ecuadoriana, la nostra Ambasciata a Quito ha di recente segnalato che su un quotidiano locale
El Commercio è stato pubblicato un articolo sulla vicenda in parola. In merito al contenuto dell'articolo la nostra rappresentanza diplomatica ha sottolineato il rischio che le analisi eventualmente effettuate dall'associazione ecologista locale, «ASUD», vengano messe in collegamento con le attività dell'AGIP, pur riferendosi, come sopra riferito, a campioni prelevati presso depositi di idrocarburi abbandonati da alcuni mesi or sono da un privato, Ricardo Ramirez, in prossimità del terreno occupato dall'impresa italiana. Nonostante le ripetute richieste dell'AGIP e degli abitanti della località di El Triunfo affinché vengano rimossi tali depositi, le autorità locali non vi hanno ancora provveduto.
Simili polemiche di carattere locale - che non sembrano in realtà favorire un moderno concetto di rispetto della natura - danneggiare gli interessi dell'Italia in Ecuador ma lo stesso sviluppo economico del Paese.
L'AGIP ha rinunciato alcuni mesi or sono ai propri diritti di utilizzo dell'oleodotto OCP, in quanto ha concluso con il Governo dell'Ecuador un contratto di prestazione di servizi e non di sfruttamento delle risorse petrolifere. In altre parole, tutto il greggio estratto dall'AGIP è di proprietà del Governo, che si fa carico del trasporto e della commercializzazione dello stesso in cambio di una percentuale sui ricavi versata all'impresa italiana.
Si segnala, infine, che l'AGIP si è dichiarata disponibile, in uno spirito di piena trasparenza e collaborazione, ad accogliere esperti italiani per una verifica sul campo della situazione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

BULGARELLI. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sul sito «DefenseNews.com» è apparso in data 11 gennaio 2005 un articolo a firma del corrispondente a Roma Tom Kington, nel quale si afferma che nel corso del mese di gennaio il Governo italiano consegnerà a quello iracheno 4 aerei senza pilota di tipo Predator; un portavoce dell'aeronautica militare italiana avrebbe dichiarato che i Predator sono stati allestiti presso la base di Amendola e sono pronti a partire per l'area delle operazioni in Iraq;
il nostro paese avrebbe in realtà acquistato 5 aerei nel 2001 presso la General Atomics di San Diego per l'importo di 48 milioni di dollari - aerei che sarebbero poi stati assemblati in Italia a cura della Galileo Avionica, del gruppo Finmeccanica - ma uno di essi sarebbe andato distrutto durante una seduta di addestramento tenuta a militari italiani in California nel gennaio del 2003;
gli aerei Predator sono utilizzati in vari scenari bellici, in particolare nei combattimenti tenuti all'interno di insediamenti urbani, allo scopo di localizzare «sacche di resistenza» della guerriglia -:
quali siano state le modalità dell'acquisto degli aerei in questione e, in particolare, se sia stata organizzata regolare gara d'appalto e quali aziende vi abbiano partecipato;
quali siano state le esatte circostanze in cui si è verificato l'incidente che nel gennaio del 2003 avrebbe provocato la distruzione di uno degli aerei in oggetto;
se gli aerei Predator saranno ceduti al governo provvisorio Iracheno a titolo gratuito e, in tal caso, in considerazione dell'altissimo costo degli stessi, quali siano state le considerazioni che abbiano spinto il nostro Governo a privilegiare un investimento di tipo bellico, in palese contrasto con gli obiettivi dichiaratamente «di pace» della missione italiana, piuttosto che uno di tipo segnatamente umanitario,


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volto a migliorare le condizioni di esistenza della popolazione civile del luogo;
se personale italiano sarà incaricato dell'utilizzo e della manutenzione dei 4 aerei Predator che saranno consegnati prossimamente al governo Iracheno.
(4-12373)

Risposta. - L'articolo citato che è apparso sul sito «DefenceNews.com» non contiene alcuna affermazione o informazione relativa ad una possibile consegna degli aeromobili italiani al Governo iracheno.
A tal riguardo, si precisa, comunque, che qualsiasi notizia secondo cui i
Predator in dotazione all'Aeronautica militare saranno ceduti al Governo provvisorio iracheno è priva di fondamento.
Ciò premesso, il
Predator è un sistema progettato e costruito dalla ditta statunitense General Atomics Aeronautical Systems di San Diego ed è stato acquisito mediante procedura a trattativa privata con la medesima ditta (ex articolo 1 decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1972, n. 627).
La versione dell'aeromobile a pilotaggio remoto
Predator acquistata dall'Amministrazione Difesa è destinata ad assolvere esclusivamente compiti di ricognizione e di sorveglianza.
Infatti, il sistema
Predator, dal 15 gennaio 2005 è stato schierato in Iraq nell'ambito dell'operazione «Antica Babilonia», con il compito di monitorare l'area di specifica competenza e potenziare le capacità di ricognizione e sorveglianza del territorio.
Tale impiego, è assolutamente coerente con il carattere umanitario e di sostegno al processo democratico in Iraq della missione del contingente italiano.
Quanto all'incidente riportato nell'interrogazione, esso si riferisce ad un evento occorso il 7 gennaio 2004. In tale data, infatti, durante l'addestramento del personale militare italiano presso il sito operativo della ditta GA-ASI in California (USA), un aeromobile
Predator in fase di atterraggio si è schiantato contro il terreno.
La dinamica dell'incidente, come è emerso dalle risultanze della Commissione d'investigazione di Forza Armata, è riferibile ad una concomitanza di fattori accidentali nell'ambito di un particolare contesto addestrativo con un aeromobile di recente introduzione.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

CAPARINI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'industria tessile italiana attraversa una fase di gravissima crisi dovuta, in massima parte, alla concorrenza dei paesi asiatici. Oltre il 70 per cento circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal Sud-Est asiatico: Cina, Corea, Thailandia e Taiwan. Il mancante 30 per cento circa dalla produzione mondiale di contraffazioni proviene dal bacino mediterraneo, dove il nostro paese detiene il triste primato seguito dalla Spagna, Turchia e Marocco;
il fenomeno della contraffazione si presenta come un insieme complesso di violazioni a leggi, norme e regolamenti, vincoli contrattuali che regolano i diritti di proprietà intellettuale e di sfruttamento commerciale dei prodotti di ogni genere;
contraffazione ed importazioni parallele costituiscono un giro d'affari enorme ed in continuo sviluppo che alimenta, spesso senza saperlo, un'industria criminale che sfrutta questo mercato per reinvestire nel traffico di droga e nello sfruttamento della prostituzione;
i danni prodotti dalla contraffazione sono molteplici, i nocumenti all'erario e alle aziende sono enormi: ogni anno 12 mila posti di lavoro scompaiono solo in Italia e sono stimati in 250 mila i posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni a livello mondiale, a causa della contraffazione, di cui 100 mila circa nella sola Unione europea;
è stato stimato che il giro d'affari di questo fenomeno si attesta oltre i 100


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miliardi di dollari l'anno in tutto il mondo pari al 5-6 per cento dell'intero commercio mondiale;
il fenomeno della contraffazione indebolisce la posizione di mercato dei legittimi produttori, mette a rischio il settore della distribuzione autorizzata, inganna i consumatori e si abbassa gli standard di qualità con un rischio notevole per la sicurezza in quanto vengono immessi sul mercato articoli potenzialmente pericolosi;
il preoccupante fenomeno colpisce indistintamente le aziende titolari di grandi marchi come le piccole aziende, che trovano nel prodotto contraffatto un temibile concorrente, per non parlare del fatto che dietro al commercio di questi prodotti si nascondono reati gravi, come lo sfruttamento minorile, le vendite senza licenza, l'evasione fiscale;
spesso accade che le aziende italiane intraprendano azione di risarcimento del danno per la contraffazione subita, ma la stessa non ha esito alcuno o nel peggiore dei casi non è nemmeno possibile intraprendere un'azione legale poiché, per l'ordinamento cinese la società che per prima deposita il marchio ne è titolare;
un altro paradosso è rappresentato dal fatto che spesso le imprese italiane che vorrebbero registrare il proprio marchio si trovano nell'impossibilità di farlo perché questo è già stato registrato in maniera abusiva ed illegale da società estere;
la contraffazione consiste nell'apposizione da parte delle imprese truffatrici di false indicazioni di provenienza, nell'imitazione del prodotto o del suo imballo;
l'industria della contraffazione in Cina ha un giro d'affari di oltre 16 miliardi di dollari l'anno, che costa alle aziende occidentali decine e decine di miliardi di dollari di mancate vendite;
molte aziende si preoccupano, altresì, del calo di immagine dovuto all'immissione sul mercato di imitazioni di pessima qualità dei loro prodotti;
diverse fonti confermano che si tratta di un fenomeno in espansione, invece, è più incentrato sulla realizzazione e sulla vendita di beni di largo consumo;
l'enormità e la capillarità delle attività di contraffazione in Cina rendono vani anche gli sforzi più cospicui delle singole imprese, tutto ciò a causa dell'insufficiente legislazione cinese in tema di marchi e brevetti;
il Governo con la finanziaria per il 2004 è intervenuto a difesa dei prodotti italiani ed europei, preoccupato del confronto di questi con la concorrenza sleale dei Paesi orientali, addirittura ipotizzando l'introduzione di dazi a difesa dei prodotti made in Italy;
il Ministro per le attività produttive Antonio Marzano durante la visita in Cina nel giugno del 2004 ha annunciato l'accordo a Pechino in collaborazione con il Sipo, l'ufficio brevetti cinese: un primo passo concreto nella guerra alla contraffazione;
nel giugno 2004 è stato inaugurato a Shanghai lo Sportello unico Italia -:
quali iniziative siano allo studio al fine di tutelare la merce prodotta dalle aziende italiane nel rispetto della normativa vigente;
quali misure finalizzate al controllo della liceità della filiera di provenienza della merce prodotta nei paesi orientali e venduta nel mercato italiano siano allo studio;
se il Ministro, valutata la positiva portata delle misure attuate nella finanziaria per il 2004, intenda adottare idonee iniziative, anche di natura normativa, al fine di fronteggiare la concorrenza sleale subita dai prodotti del tessile-abbigliamento da parte dei produttori extra UE che invadono il nostro mercato con una crescente quantità di beni contraffatti in spregio a qualsiasi normativa sui brevetti.
(4-11197)

Risposta. - Ad oltre un anno e mezzo di distanza dalla informale riunione dei Ministri del commercio UE, che si svolse a Palermo


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nel luglio 2003, durante la quale il Governo italiano lanciò l'iniziativa «Made in ...» sono stati fatti notevoli progressi. È importantissimo avere, la possibilità immediata di identificare la provenienza di un prodotto, sia per una migliore informazione al consumatore, sia come fondamentale ausilio per la lotta alla contraffazione.
Quest'ultima rappresenta una priorità per l'industria europea, che deve arginare l'invasione di prodotti falsi che danneggiano le proprie produzioni di qualità. È quindi un obbligo morale, oltre che una esigenza economica, tutelare le nostre produzioni, quali patrimonio di conoscenze tramandato da altre generazioni.
Per la tutela del
Made in Italy l'azione di governo si è concretizzata in una forte azione internazionale al fine di più giuste regole nel commercio mondiale ed in una serie di provvedimenti nazionali che hanno trovato espressione già nella legge finanziaria 2004. Tali provvedimenti si possono così sintetizzare:
impegni a livello internazionale, in sede di WTO, per la tutela della proprietà intellettuale;
proposta di regolamento per l'obbligo della stampigliatura su ogni prodotto finale della indicazione del paese d'origine
(Made in ...) e con la nuova direttiva europea sulle dogane (Regolamento CE n. 1383/2003), relativo alla misure di polizia doganale, al fine di arginare il fenomeno rilevante delle contraffazioni sul mercato europeo di prodotti provenienti da paesi asiatici.
La Commissione sta ultimando un'analisi sui costi/benefici e sarà effettuato uno studio d'impatto su questa misura, che dovrebbe essere formalizzata attraverso una proposta di regolamento;
a livello nazionale la creazione degli Sportelli Italia nel mondo, la creazione di un fondo straordinario di promozione del
Made in Italy, l'istituzione del comitato nazionale anti-contraffazione, la realizzazione di un fondo di assistenza legale per le cause internazionali, l'apertura di desk di assistenza legale presso le sedi diplomatiche o consolari o presso gli uffici dell'ICE, l'istituzione dell'esposizione permanente del design italiano, ed inoltre la defiscalizzazione delle spese in ricerca e sviluppo e delle spese per la partecipazione a manifestazioni fieristiche all'estero, la creazione di un fondo speciale per l'internazionalizzazione delle imprese artigiane, la destinazione di nuovi fondi speciali per supportare gli investimenti all'estero delle piccole e medie imprese, al fine di creare una filiera industriale che possa consentire di conquistare nuovi mercati.

La legge finanziaria 2005 ha rifinanziato tali iniziative, incrementandone gli stanziamenti da destinare ai desk ed al fondo per l'assistenza legale alle imprese per la lotta alla contraffazione e la tutela del prodotto italiano.
Per far fronte alla situazione derivante dalla scadenza dell'accordo multifibre ed arginare il rischio di una invasione incontrollata di prodotti provenienti da paesi terzi, ed in particolare dalla Cina, gli Stati membri della Comunità europea hanno introdotto un controllo sulle importazioni dei prodotti tessili e calzature.
Due sono i sistemi di sorveglianza:
controllo preventivo: si basa sul rilascio di un documento di vigilanza che può essere richiesto da ogni Stato membro e che contiene informazioni relative alle quantità ed al valore della merce che si intende importare; questi dati vengono comunicati ai servizi della commissione e pubblicati sul SIGL. La sorveglianza preventiva si applica alle sole importazioni provenienti dalla Cina;
controllo a posteriori, sulle importazioni di alcuni prodotti provenienti da paesi terzi, al momento della loro effettiva immissione in libera pratica; tali dati vengono comunicati a Bruxelles dalle dogane nazionali.

Occorre aggiungere che il commissario al commercio Peter Mandelson, più volte da me in proposito sollecitato, durante un recente incontro a Bruxelles, si è impegnato a sostenere i settori tessile/abbigliamento/calzature (TAC) nell'attuale momento


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di crisi, con le modalità qui di seguito specificate:
ferma volontà di utilizzare gli strumenti di difesa commerciale contro la concorrenza sleale (antidumping, anti-sovvenzione);
adozione delle linee guida per la salvaguardia speciale tessile dalla Cina, entro i primi giorni del prossimo mese di aprile;
assicurazione al settore calzaturiero della medesima capacità di difesa commerciale, in termini di efficacia, che è attualmente attribuita al tessile/abbigliamento;
presentazione di uno schema di regolamento per l'etichettatura obbligatoria (questo punto, peraltro, osteggiato dal servizio della commissione Taxud);
disponibilità a reperire, nel bilancio comunitario relativo ai fondi strutturali, una quota parte da destinare ai settori del TAC.

Le Autorità di Pechino hanno inoltre fornito assicurazioni al commissario Mandelson circa una riduzione, fin dal corrente mese di marzo, dei volumi di esportazione cinesi. A tal proposito, lo stesso commissario ha indicato la sua volontà di valutare l'ipotesi di misure di salvaguardia, in caso tale impegno venisse disatteso.
Strumenti di difesa commerciale più importanti sono le misure antidumping e antisovvenzione; si attivano con una denuncia da parte delle imprese, che dimostri un danno causato da importazioni in
dumping.
Si ricorda che solo per la Cina esiste uno specifico strumento di difesa commerciale, ovvero lo strumento di salvaguardia speciale (attivo per 12 anni, a partire dal 2001).
La nostra ambasciata e gli uffici ICE di Pechino svolgono, inoltre, opera di consulenza e assistenza, alle nostre ditte, in continuo contatto con il Ministero del commercio cinese, per la soluzione dei casi di concorrenza sleale segnalati.
Inoltre, tra le priorità individuate dall'Italia a tutela del consumatore europeo vi è la richiesta, in sede comunitaria dell'obbligo di etichettatura d'origine sulla merce proveniente dai paesi terzi (Cina inclusa). Il Governo si sta adoperando in tutte le sedi opportune per assicurarsi le alleanze necessarie per l'approvazione di questa misura.
Infine si segnala che nel decreto-legge recante il piano di azione per lo sviluppo, approvato dal Governo appena pochi giorni fa, viene rafforzata la lotta alla contraffazione e la tutela del consumatore e viene evidenziata la volontà di introdurre una specifica sanzione amministrativa sia per limitare l'acquisto di beni contraffatti, sia per alimentare un apposito fondo, istituito presso il Ministero attività produttive, dedicato alla lotta alla contraffazione.
Nello stesso decreto viene sottolineata la necessità di tener conto sia del luogo di produzione dei prodotti (concetto di origine), sia del produttore (concetto di provenienza), nonché la necessità di inasprire le sanzioni contenute nell'articolo 517 del codice penale, in modo da creare un parallelismo tra l'illecito amministrativo per l'incauto acquirente e l'illecito, penale per chi pone in vendita merce contraffatta.
Il Viceministro delle attività produttive: Adolfo Urso.

CARDIELLO. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'Aci ha dovuto pagare alla società danneggiata Salerno Corse srl 1.000.000 di euro (su ordine del giudice amministrativo), quale provvisionale per i danni gravi ed irreparabili causati dagli amministratori dell'ente in attesa della definitiva quantificazione del risarcimento;
i vertici nazionali dell'Aci, tra i quali l'ex presidente Alessi ed altri componenti del Comitato esecutivo Aci, sono sottoposti a processo innanzi al Tribunale Penale di Roma per abuso in atti di ufficio e turbativa d'asta;
gli stessi con altri componenti del Comitato esecutivo Aci, sono a giudizio anche innanzi alla Corte dei conti del


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Lazio con l'addebito di aver causato danni erariali all'ente amministrato per alcuni milioni di euro;
il Comitato esecutivo dell'Aci nel febbraio 1998 annullò la regolare aggiudicazione alla Salerno Corse srl per il servizio di promozione dei campionati automobilistici italiani per il triennio 1998-2000, ed indisse una trattativa privata che venne poi vinta dalla Sponsor Service srl;
nel settore delle promozioni sportive nell'anno 2000 l'Aci ha costituito omettendo di attivare le necessarie procedure ad evidenza pubblica per la ricerca del socio privato, la società per azioni Aci Sport, interamente controllata nel pacchetto azionario, con lo scopo dichiarato di far realizzare il servizio di promozione per i campionati italiani automobilistici a costo zero per le casse dell'ente;
la società Aci sport nel 2001, ha riportato un deficit di oltre 1 milione e 700 mila euro, interamente risanato dal proprietario Aci, il comitato esecutivo dell'Aci, ha modificato l'originario orientamento e nel 2002 ha stabilito di finanziare direttamente la propria società per la realizzazione del servizio cosicché nel bilancio dell'ente, per gli anni dal 2001 al 2005, è stata impegnata una spesa di circa 12 milioni di euro, in gran parte già erogati;
il considerevole importo di tale spesa doveva essere integralmente risparmiato da parte dell'Aci che aveva l'obbligo di provvedere a rifornirsi del medesimo servizio da parte di società private presenti nel mercato, mediante gara d'appalto di servizi sportivi, come disposta dal decreto legislativo n. 157 del 1995 -:
se il Ministro interrogato nell'esercizio della vigilanza sull'ente pubblico Aci e sul controllo degli atti contabili, in presenza dell'accertamento dei gravi motivi, costituiti dal possibile danno erariale e dalla malagestione delle attività sportive per il permanere in carica degli amministratori dell'Ente, non ravveda la necessità di inoltrare al Presidente del Consiglio dei ministri, giusta previsione di cui all'articolo 67 della statuto Aci, la proposta di decreto per lo scioglimento degli organi dell'Aci e la nomina di un commissario straordinario e, in subordine, quali altre iniziative intenda intraprendere sul caso in questione al fine di ricondurre la legalità all'interno dell'ente.
(4-12249)

Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame concernente la gestione dell'attività sportiva automobilistica da parte dell'Automobile Club d'Italia (ACI), nella sua veste di Federazione Nazionale Sportiva, e della sua Società controllata ACI Sport spa.
Al riguardo, si rappresenta quanto segue, anche sulla base delle informazioni fornite dall'ACI.
La situazione evidenziata nell'interrogazione in esame, che vede come parti in causa l'ACI e la Salerno Corse S.r.l., trae origine dall'appalto concorso per la promozione dei campionati sportivi automobilistici italiani per il triennio 1998/2000, conclusosi con la delibera di annullamento degli atti di aggiudicazione, adottata dal Comitato Esecutivo dell'ACI in data 24 febbraio 1998. Delibera poi annullata, su ricorso della società Salerno Corse, con sentenza del TAR Lazio (n. 67/2000), confermata dal Consiglio di Stato (n. 1814/2001).
In sede di conseguente giudizio per risarcimento dei danni, successivamente promosso dalla società Salerno Corse nei confronti dell'ACI davanti al TAR Campania, Sezione di Salerno, l'Ente è stato condannato al pagamento a titolo di provvisionale di una somma pari ad un milione di euro a favore della stessa Società, con ordinanza del 28 agosto 2003, n. 1078, avendo lo stesso TAR Campania rigettato l'eccezione di incompetenza sollevata dall'ACI sulla base della normativa introdotta con il «decreto salva-calcio».
La decisione del TAR Campania è, comunque, un provvedimento cautelare e, pertanto, non può considerarsi definitiva, essendo condizionata all'esito di merito del giudizio risarcitorio.


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Giudizio che, per effetto della decisione dell'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n. 10/01 del 18 ottobre 2003 - che ha invece accolto l'eccezione d'incompetenza territoriale del TAR della Campania sollevata dall'ACI - è attualmente pendente presso il TAR del Lazio.
Per quanto riguarda gli altri procedimenti nei confronti dei componenti del Comitato Esecutivo, pendenti, rispettivamente, dinanzi al tribunale di Roma - sezione V - e davanti alla Sezione della Corte dei Conti del Lazio per presunto danno erariale, si fa presente che gli stessi sono tuttora in corso e che non è stato ad oggi adottato alcun provvedimento decisorio di merito, neppure in giudizio di primo grado.
Quanto alle affermazioni in ordine alla gestione di ACI Sport ed ai suoi risultati, secondo le quali con la costituzione della stessa ACI Sport vi sarebbe stato un notevole incremento delle spese a carico del bilancio dell'ACI, che avrebbero potuto essere risparmiate con l'affidamento delle attività di promozione sportiva a società private esterne, si osserva quanto segue.
Appare in primo luogo improponibile un raffronto tra la situazione odierna e quella antecedente al 2000, anno di costituzione di ACI Sport, quando la promozione era affidata a società private.
Ciò, in quanto, lo scenario di riferimento è nel frattempo completamente mutato. I riflessi negativi della situazione di crisi economica generale degli ultimi anni hanno colpito anche il mondo sportivo automobilistico; questo ha ridotto la partecipazione alle competizioni sportive, dovuta all'aumento dei relativi costi. Soprattutto sono venuti meno i contributi provenienti dalle case costruttrici, un tempo molto significativi, poiché queste - per evidenti ragioni di visibilità e di impatto sul mercato di riferimento - hanno preferito dirottare i relativi investimenti verso Campionati europei costringendo la Federazione italiana a compensare con uno sforzo finanziario maggiore rispetto al passato.
Inoltre, il confronto è improponibile poiché ACI Sport promuove un numero maggiore di Campionati e di manifestazioni sportive (passate dalle precedenti 40 ad oltre 100 l'anno) con un incremento notevole della visibilità dei Campionati stessi sui media, ma, ovviamente, anche con investimenti più importanti.
Ciò nonostante, il risultato dell'attività di ACI Sport registra un progressivo incremento delle risorse reperite sul mercato e, di converso, un conseguente decremento degli importi versati dall'ACI alla stessa Società, quali corrispettivo dei servizi resi dalla Società in tavole dello stesso ACI.
Trattandosi di società strumentale alle funzioni promozionali della Federazione, poi, i ritorni economici dell'attività posta in essere da ACI Sport sono totalmente reinvestiti sempre e solo ai fini dell'incremento e dello sviluppo dello sport automobilistico, nell'interesse pubblico generale.
Viceversa, nel sistema antecedente al 2000, basato sulla cessione da parte dell'ACI dei diritti di sfruttamento commerciale a promotori privati, gli eventuali avanzi di gestione andavano a compensare l'attività di tali soggetti secondo una logica di mero profitto, come rilevano le esorbitanti richieste di danni avanzate dalla Salerno Corse nelle varie sedi di giudizio pendenti.
Sotto il profilo della legittimità della gestione da parte di ACI Sport di alcune attività dell'Ente, infine, si osserva che l'affidamento alla predetta Società delle attività in oggetto corrisponde ad una soluzione gestionale ed organizzativa che l'Ente ha adottato anche in altri ambiti di attività che richiedevano una maggiore snellezza operativa, del tutto in linea con i più recenti orientamenti in materia di organizzazione e gestione di funzioni e servizi, così come avallato dalla stessa riforma del CONI.
Soluzione, tra l'altro, espressamente prevista dal regolamento di amministrazione e Contabilità dell'Ente sul quale il ministero delle attività produttive ed il ministero dell'economia e delle finanze si sono espressi positivamente in sede di approvazione.
Ciò rappresentato, si fa presente che l'assemblea nazionale dell'Ente del 25 novembre 2004 ha deliberato l'elezione dell'avvocato


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Lucchesi a Presidente dell'ACI. Tale elezione è avvenuta conformemente a quanto previsto dallo Statuto dell'Ente. Si precisa, infine, che il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 3 febbraio scorso, su proposta del Ministro delle attività produttive ha deliberato di dare avvio alla procedura per la conferma dell'avvocato Lucchesi nella citata carica. La proposta di nomina dell'avvocato Lucchesi a Presidente dell'ACI è stata altresì approvata al termine dell'audizione informale svolta presso la IX Commissione della Camera il 9 marzo 2005, nel corso della quale è stato ribadito che per tale nomina il Governo non ravvisa profili di illegittimità.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Roberto Cota.

CARDIELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'Automobile Club d'Italia-ACI svolge l'attività di federazione sportiva nazionale del CONI ai sensi del decreto legislativo n. 242 del 1999 e successive modificazioni ed è ente pubblico sottoposto alla vigilanza del ministero per le attività produttive;
l'ACI da molti anni non amministra correttamente le attività sportive automobilistiche, in quanto pone in essere una condotta, secondo l'opinione dell'interrogante, talmente abnorme da ricadere in tutte e tre le fattispecie individuate dall'articolo 5 del decreto legislativo n. 242 del 1999 per attivare l'istituto del commissariamento delle federazioni sportive nazionali;
a dimostrazione di quanto affermato si ricordano i molteplici acclarati episodi: le gravi irregolarità nella gestione e le gravi violazioni dell'ordinamento sportivo da parte degli organi direttivi sono a giudizio dell'interrogante integrate da:
l'illegale gestione delle gare d'appalto (confermata da sentenze amministrative passate in giudicato) per affidare il servizio di promozione dei campionati italiani dal 1998 al 2000, vicenda per la quale gli amministratori ACI sono a giudizio dinanzi al tribunale penale di Roma;
il pagamento, conseguente a pronuncia giurisdizionale, di un risarcimento di 1 milione di euro ad una società danneggiata dalla condotta illegale nella gestione della suddetta gara d'appalto;
l'indebita erogazione, mediante un falso in atto pubblico, di 1 miliardo 180 milioni di lire, costituenti una parte dei finanziamenti del CONI alla federazione sportiva ACI, ad una società che invece era debitrice nei confronti dell'ACI per 10 miliardi di lire, vicenda per la quale gli amministratori ACI sono a giudizio innanzi alla Corte dei conti;
l'utilizzo non trasparente di oltre 12 milioni di euro assegnati all'ACI Sport Spa per farle svolgere dal 2001 al 2004 un'attività di promozione per i campionati italiani automobilistici, peraltro paradossalmente sostenuta anche dai piloti partecipanti dimostratasi insoddisfacente per il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati;
la non comprensibile decisione dell'ACI-CSAI del 2004 assunta nonostante il rifiuto da parte della FIA della licenza internazionale di autodromo per mancata esecuzione di alcuni lavori finalizzati alla sicurezza;
la pesante censura della condotta della federazione sportiva ACI emessa dalla camera arbitrale per lo sport del CONI nel lodo del 12 novembre 2004, nel quale è stata evidenziata «...la scarsa trasparenza dell'intero procedimento decisionale seguito dall'ACO-CSAI sia nella scelta della sede del rally d'Italia 2004 valido per il campionato del mondo FIA che in quella dell'organizzatore dell'evento sportivo - ...individuato senza alcuna aperta e trasparente procedura di selezione, per di più facendo affidamento su singole persone fisiche.»;
l'accusa a carico dei vertici dell'ACI Sport Spa per avere concesso l'organizzazione


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del rally d'Italia 2004 alla società Europe Team in maniera del tutto arbitraria e senza le necessarie garanzie;
l'abuso commesso dal Presidente dell'ACI-CSAI Luigi Macaluso il quale, non avendone il potere, ha autorizzato il pagamento alla FIA della tassa di iscrizione
relativa alla prova italiana del campionato del mondo rally al solo scopo di salvare la faccia, e il mondiale, a fronte del mancato pagamento da parte della Europea Team di Adriana Lattuneddu che non ha tenuto fede agli impegni assunti e non ha mai pagato;
la terza ed ultima ipotesi di commissariamento prevista dalla legge, ossia «l'impossibilità del funzionamento dell'organo sportivo» sarebbe integrata a giudizio dell'interrogante dalla circostanza che il consiglio nazionale sportivo, convocato nel 2004 in riunione unica per determinare gli indirizzi normativi e di gestione dello sport automobilistico per il 2005, non ha raggiunto il numero legale;
la terza sezione del Consiglio di Stato, con parere 2096/2003, appositamente consultata dal ministero per le attività produttive vigilante sull'ACI, evidenziava che: «...appaiono necessarie anche iniziative per la modifica dell'assetto generale, sul piano normativo ed amministrativo, degli organi operanti nel settore sportivo, con particolare riferimento alle discipline automobilistiche, stante l'attuale insoddisfacente regolamentazione della materia...» e che gli argomenti in questione «...vengano sottoposti all'esame della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per le possibili iniziative di competenza» -:
se non si riscontri la necessità di:
interrompere la formazione del decreto di nomina dell'avvocato Franco Lucchesi a presidente della federazione sportiva nazionale ACI;
sciogliere gli organi della federazione sportiva nazionale ACI e nominare un commissario straordinario;
attivarsi affinché lo statuto ACI sia adeguato agli indirizzi evidenziati nel parere del Consiglio di Stato.
(4-12832)

Risposta. - In merito a quanto evidenziato nell'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue, anche sulla base degli elementi forniti dall'ACI.
I procedimenti nei confronti degli Amministratori ACI pendenti dinanzi al tribunale di Roma - sezione V - e davanti alla sezione della Corte dei conti del Lazio sono tuttora in attesa di definizione. Ad oggi, non è stato ancora adottato alcun provvedimento decisorio di merito, in nessun grado di giudizio. Gli atti cui essi si riferiscono risalgono al 1998 e coinvolgono il comitato esecutivo di allora che in data 24 febbraio 1998 deliberò di annullare gli atti di aggiudicazione dell'appalto concorso per la promozione dei campionati sportivi automobilistici italiani per il triennio 1998-2000.
Tale delibera, su ricorso della Salerno Corse, è stata annullata dal TAR del Lazio con sentenza n. 67/2000, confermata dal Consiglio di Stato con sentenza n. 1814/2001.
Dal giudizio amministrativo di annullamento degli atti di aggiudicazione deliberato dal comitato esecutivo è sorta la richiesta di risarcimento danni introdotta dalla Società che si è ritenuta danneggiata: la Salerno Corse.
In sede di giudizio promosso dalla società Salerno Corse nei confronti dell'ACI, davanti al TAR Campania, Sezione di Salerno, con ordinanza del 28 agosto 2003, n. 1078, l'Ente è stato condannato al pagamento a titolo provvisionale di un milione di euro a favore della stessa società:
avendo il TAR Campania rigettato l'eccezione di incompetenza sollevata dall'ACI sulla base della normativa introdotta con il decreto salva-calcio. La decisione del TAR Campania è comunque condizionata all'esito di merito del giudizio risarcitorio.
Tale giudizio, per effetto della decisione del Consiglio di Stato n. 10/01 del 18 ottobre 2004, che ha accolto l'eccezione di incompetenza territoriale del TAR Campania sollevata dall'ACI, è ora pendente presso il TAR del Lazio.


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Quanto all'erogazione di un miliardo 180 milioni di lire di cui si riferisce nell'atto in argomento, si fa presente che la stessa riguarda la transazione fatta dall'ACI con la Società Sponsor Service, risultata l'aggiudicataria della trattativa privata, e riguarda il pagamento dell'attività di promozione sportiva effettivamente svolta per i Campionati Italiani Rally 1998/2000.
Il riferimento ai 10 miliardi di lire, riguarda la richiesta di risarcimento danni avanzata dalla stessa società Sponsor Service nei confronti dell'ACI, a seguito dell'interruzione da parte dell'Ente del contratto di promozione contestando inadempimenti e chiedendo 7 miliardi di danni. Durante la causa, su suggerimento dei legali, l'ACI ha firmato una transazione con la quale ha accettato di pagare 1.180 milioni per le prestazioni effettivamente sostenute dalla Sponsor Service; tale somma rappresentava una parte di quanto maturato e fatturato dalla stessa società di promozione, per cui l'Ente ha comunque ottenuto un parziale riconoscimento delle sue contestazioni.
Relativamente all'ACI Sport, si fa presente che tale società, strumentale dell'ACI, è stata costituita nel 2000 dall'Ente proprio per evitare di dover far ricorso a società private. ACI Sport è stata dunque incaricata della promozione delle gare automobilistiche e l'adozione delle iniziative idonee a diffondere, favorire ed incrementare l'attività sportiva automobilistica, nell'interesse pubblico generale.
Per quanto riguarda la gestione di ACI Sport ed i suoi risultati, occorre considerare che, dal 2000 in poi, il sostanziale venir meno dei contributi provenienti dalle case costruttrici (1.500 milioni solo per il campionato Superturismo) ha reso necessario uno sforzo finanziario maggiore da parte dell'ACI stesso per sostenere direttamente i campionati nazionali.
La società ha di anno in anno recuperato la situazione con la promozione di un sempre maggior numero di Campionati (dai 4 del 1998 si è passati ai 7 del 2005) e con un incremento notevole della visibilità dei Campionati stessi sui media. Si è poi registrato un progressivo incremento delle risorse reperite sul mercato dalla Società ed il conseguente decremento degli importi versati alla Stessa dall'ACI, quale corrispettivo dei servizi resi (dai 2,6 milioni di euro del 2000 si è passati a 1,5 milioni del 2005 ed in percentuale sugli investimenti promozionali dal 95 per cento al 39,4 per cento. Inoltre la trasparenza dei comportamenti di ACI Sport sta incontrando crescente apprezzamento in tutto il mondo delle corse.
Per quanto riguarda il riferimento al rifiuto, da parte della FIA della licenza internazionale di autodromo, la questione si riferisce all'Autodromo di Pergusa. La FIA non ha rinnovato la licenza internazionale di questo Autodromo in quanto lo stesso non ha ancora effettuato alcuni lavori di aggiornamento dell'impianto che la FIA aveva richiesto. I lavori saranno conclusi entro quest'anno (secondo le assicurazioni del gestore dell'Autodromo) in quanto è stata finalmente ottenuta l'autorizzazione dell'Ente Parco Pergusa alla effettuazione dei lavori medesimi.
La normativa vigente prevede, tuttavia, sia l'omologazione nazionale che l'omologazione internazionale. A Pergusa, pur in carenza dell'omologazione internazionale, è stata rilasciata quella nazionale, che abilita al solo svolgimento di competizioni nazionali; questo perché, a parere della s/Commissione Circuiti e Sicurezza della CSAI, lo stato dell'impianto era tale da non pregiudicare i livelli di sicurezza esistenti alla scadenza della licenza della FIA (31 dicembre 2003). Va rilevato in merito che i lavori prescritti dalla FIA aumenteranno sicuramente, in alcuni punti del percorso, i livelli di sicurezza, ma ciò non vuol dire che questi siano da considerare inesistenti o ridotti. La differenza fra omologazione nazionale e omologazione internazionale, inoltre, consiste essenzialmente nell'ammissione di categorie di vetture più o meno performanti.
In merito al lodo arbitrale della Camera di Conciliazione e Arbitrato del CONI del 12 novembre 2004, attivata dall'Automobile Club di Sanremo, si precisa che il lodo ha di fatto accolto le tesi dell'ACI e della CSAI,


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in quanto ha respinto la richiesta risarcitoria dell'ACI di Sanremo. Si aggiunge, inoltre, che attraverso l'operazione fatta dalla CSAI, pur nei tempi e modi che sono stati necessari per l'urgenza e l'atipicità della procedura internazionale, si è ottenuto di mantenere in Italia una prova del Campionato Mondiale che altrimenti sarebbe stata assegnata ad altro Paese.
L'organizzazione del Rally d'Italia ha avuto il pieno apprezzamento della FIA, che ne ha espressamente affermato la piena corrispondenza alle proprie direttive. Il Campionato è stato organizzato da ACI Sport, che ha ritenuto di avvalersi in merito di Europe Team, destinataria di un contributo di 1 milione di euro della regione Sardegna proprio per organizzare questo Rally. La Europe Team aveva già organizzato due gare di campionato F. 3000 in Sardegna, con grande successo.
La referente della FIA per il pagamento dei suoi diritti è l'Autorità Sportiva Nazionale. Quindi, per tutti i diritti che la Federazione italiana deve alla FIA, per l'iscrizione di gare a calendario, l'assegnazione di titolazioni internazionali, l'omologazione di vetture ed autodromi e quant'altro, la FIA non fattura ai singoli soggetti debitori ma alla CSAI. Molto spesso la CSAI anticipa alla FIA i diritti dovuti da altri, ma si tratta sempre e comunque di un «anticipo» per il quale la CSAI chiede poi il regolare rimborso. È ciò che si è verificato nel 2004 per il Rally d'Italia-Sardinia. Data l'entità della somma che l'Europe Team doveva versare alla FIA, che CSAI anticipava essendo una prima edizione, è stata chiesta l'autorizzazione del Presidente Macaluso.
Tale somma, naturalmente, è già stata richiesta all'organizzatore Europe Team, per il tramite della Società ACI SPORT. Ne è in corso il saldo con rate contanti. Simili «anticipi» si sono resi del resto necessari anche in altre occasioni.
Circa il parere del Consiglio di Stato 2096/2003, si ritiene che con tale parere il Consiglio di Stato non ha posto in dubbio la piena legittimazione del ruolo dell'ACI come Federazione Sportiva Nazionale, ma si è limitato ad osservare che la soluzione dei problemi riscontrabili nel settore sportivo non appare perseguibile soltanto in via interpretativa, essendo necessarie anche iniziative normative ed amministrative. Proprio rispetto all'esigenza rappresentata dal Consiglio di Stato, con il decreto legislativo n. 15 del 2004 («Melandri
bis»), sono state apportate alcune modifiche ed integrazioni al decreto legislativo n. 242 del 1999, di riordino del CONI, tra le quali va evidenziata la previsione contenuta all'articolo 2, comma 5, del provvedimento, che testualmente recita: «Nulla è innovato quanto alla natura giuridica dell'Aeroclub d'Italia, dell'Automobile club d'Italia e dell'Unione italiana tiro a segno, che svolgono le attività di federazioni sportive nazionali secondo la disciplina prevista dai rispettivi ordinamenti».
Questa disposizione, riconoscendo la peculiarità dell'ACI e delle altre Federazioni sportive di diritto pubblico, pone fine normativamente a tutte le questioni ed ai dubbi interpretativi sollevati dinanzi al Consiglio di Stato. Viene, infatti, direttamente riconosciuto a livello di formazione primaria che: l'ACI è la Federazione sportiva italiana per quanto riguarda lo sport automobilistico, senza necessità di ulteriori, atti ricognitivi o di accertamento da parte degli Organi del CONI; anche nella sua veste di Federazione sportiva, l'ACI mantiene il proprio
status di Ente pubblico non economico ad esso riconosciuto dalla legge n. 70 del 1975; l'ACI svolge l'attività di Federazione sportiva nazionale secondo la disciplina di settore e, quindi, secondo il proprio Statuto e le leggi che regolano il funzionamento degli Enti pubblici non economici.
Quanto all'elezione dell'avvocato Lucchesi a Presidente dell'ACI, deliberata dall'Assemb1ea nazionale dell'Ente del 25 novembre 2004 si fa presente che la stessa è avvenuta conformemente a quanto previsto dallo Statuto dell'Ente. Al riguardo si precisa che il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 3 febbraio scorso, su proposta del Ministro delle attività produttive ha deliberato di dare avvio alla procedura per la conferma dell'avvocato Lucchesi nella citata carica. La proposta di nomina dell'avvocato Lucchesi a Presidente dell'ACI è


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stata altresì approvata al termine dell'Audizione informale svolta presso la IX Commissione della Camera il 9 marzo 2005, nel corso della quale è stato ribadito che il Governo non ravvisa profili di illegittimità in ordine a tale nomina.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Roberto Cota.

CENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo anche quanto riportato da molte agenzie stampa, il giorno 17 agosto 2004 durante una manifestazione pacifica, organizzata dai cittadini di Acerra e appoggiata dallo stesso sindaco, contro l'apertura del cantiere per la realizzazione di un termovalorizzatore, le forze dell'ordine hanno utilizzato lacrimogeni e manganelli, caricando la gente;
tale episodio poi si è concluso con il fermo di una quindicina di persone tra i quali il sindaco di Acerra -:
se non ritenga sia stato sproporzionato l'intervento delle forze dell'ordine che ha sicuramente contrastato il risultato pacifico della manifestazione creando un clima di scontro e di violenza e in caso affermativo quali provvedimenti intenda adottare al fine di impartire nuove direttive atte a limitare l'uso di lacrimogeni e manganelli nei confronti di gente che manifesta pacificamente.
(4-10813)

Risposta. - Il 17 agosto 2004, le forze dell'ordine sono intervenute ad Acerra, in località Pantano, per sgomberare l'area ove si stava insediando il cantiere per la costruzione di un termovalorizzatore, occupata da un gruppo di manifestanti.
Nella circostanza non è stata eseguita alcuna carica, né sono stati usati gas lacrimogeni, in quanto l'intervento, risultati inutili i tentativi di persuadere i manifestanti a recedere dall'occupazione e rimasta senza effetto la formale intimazione, si è limitato all'accompagnamento dei dimostranti fuori dall'area occupata, sollevando di peso i più riottosi, che hanno opposto una resistenza per lo più passiva.
Alcuni dei manifestanti, tra i quali il sindaco di Acerra, che ha voluto seguire i suoi concittadini, sono stati accompagnati negli uffici della questura per l'identificazione ed i conseguenti atti di polizia giudiziaria.
Venticinque persone sono state denunciate per vari reati, tra i quali quello di resistenza aggravata, invasione di terreno, interruzione di pubblico servizio, danneggiamento della recinzione del cantiere.
Incidenti si sono verificati ad Acerra, invece, il successivo 29 agosto, in occasione del corteo di protesta contro la costruzione del termovalorizzatore, regolarmente preavvisato e destinato a concludersi con una assemblea pubblica presso un incrocio con la strada provinciale «Caivano-Maddaloni», ove era attivo un
sit-in permanente del «Comitato di lotta contro l'inceneritore».
Durante lo svolgimento del corteo, in più circostanze, un folto gruppo di violenti, composto da qualche centinaio di persone, molte delle quali travisate, ne ha preso la testa, sopravanzando sindaco e gli altri esponenti politici che vi partecipavano, rendendo evidente la scarsa capacità degli organizzatori di controllare completamente l'iniziativa e di ricomporla secondo lo schema concordato.
Giunto in prossimità del luogo ove era prevista la conclusione del corteo, il gruppo che ne aveva preso la testa se ne è staccato, raggiungendo il primo sbarramento delle forze dell'ordine, posto oltre il limite previsto per lo svolgimento della manifestazione; da lì ha cominciato a scandire slogan e ad eseguire ripetuti tentativi di sfondamento, respinti a fatica dagli agenti.
È quindi cominciato, contro gli operatori di polizia, un fitto lancio di pietre, biglie di metallo, bottiglie e altri corpi contundenti, tra i quali bidoni dell'immondizia e paletti metallici divelti dalle recinzioni.
Il personale di polizia è riuscito a resistere anche a questa aggressione senza reagire, riparandosi con gli scudi per oltre trenta minuti, nella consapevolezza che eventuali azioni di alleggerimento avrebbero


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potuto coinvolgere i manifestanti pacifici che stavano sopraggiungendo per concludere il corteo.
In questa prima fase di scontri sono stati feriti un carabiniere ed un finanziere.
Solo quando si è avuta certezza che la maggior parte dei manifestanti aveva iniziato il deflusso ed era già sufficientemente distante, le forze dell'ordine hanno iniziato a rispondere ai continui tentativi di sfondamento con brevi «spinte» di alleggerimento e con l'impiego di artifici lacrimogeni, rigorosamente lanciati con le cautele previste.
Ne è seguita una ulteriore e più intensa sassaiola contro gli agenti ed un tentativo, da parte di gruppi violenti, di raggiungere il cantiere interdetto attraverso le campagne circostanti, per cui gli operatori di polizia sono stati costretti ad intervenire per contrastare tali gruppi anche lontano dalla zona interessata dal corteo, nella campagna ai margini dell'impianto.
I tafferugli sono quindi proseguiti mentre la folla si disperdeva e piccole bande di violenti, sempre a volto coperto, attaccavano le forze di polizia, alimentando o ponendo in essere altre iniziative: alcuni dimostranti hanno interrotto la circolazione ferroviaria della linea Cancello Arnone-Napoli, danneggiando la stazione di Acerra, altri hanno manifestato presso il supermercato «IperCoop» lanciando sassi, in direzione delle auto della polizia intervenute per la circostanza, mentre un centinaio circa di manifestanti ha occupato la corsia nord dell'autostrada A1, all'altezza dello svincolo Afragola-Acerra, per chiedere il rilascio dei dimostranti fermati.
In tutte le circostanze, l'azione delle forze di polizia è stata eseguita in modo da limitare quanto più possibile il coinvolgimento dei manifestanti pacifici e solo quando è apparso evidente che non era possibile fermare altrimenti gli aggressori.
Complessivamente, nel corso degli scontri sono rimasti contusi o feriti 41 operatori di polizia, di cui 25 della Polizia di Stato, 5 dell'Arma dei carabinieri e 11 della guardia di finanza; tra i manifestanti risultano 15 contusi.
Il sindaco di Acerra, intervenuto per sedare la tensione, risulta essere stato colpito alla testa da un sasso.
Le persone fermate e condotte in questura per l'identificazione sono state 15, di cui 4 sono state tratte in arresto per violenza e lesioni a pubblico ufficiale ed altri reati, mentre le restanti, e numerose altre identificate successivamente, sono state deferite in stato di libertà.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CENTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 8 agosto 1995, n. 335 di riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare, prevede (articolo 1 - comma 13) che, per i lavoratori che alla data del 31 dicembre 1995 potevano far valere un'anzianità contributiva di almeno diciotto anni, la pensione viene interamente liquidata in base al sistema retributivo;
il successivo comma 23 dello stesso articolo attribuisce la facoltà di optare per la liquidazione del trattamento pensionistico esclusivamente con le regole del sistema contributivo in favore dei lavoratori altrimenti liquidati secondo il sistema retributivo o misto;
successivamente, l'articolo 2 del decreto-legge 28 settembre 2001, n. 355, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 27 novembre 2001, n. 417, con norma di interpretazione autentica, ha chiarito che tale disposizione si interpreta nel senso che l'opzione è concessa limitatamente ai lavoratori di cui al comma 12 del predetto articolo 1 (ossia ai lavoratori che alla data del 31 dicembre 1995 potevano far valere un'anzianità contributiva inferiore a diciotto anni) che avessero tuttavia maturato un'anzianità contributiva pari o superiore a quindici anni, di cui almeno cinque nel sistema contributivo. Il comma 2 ha aggiunto che la liquidazione del trattamento pensionistico


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esclusivamente con le regole del sistema contributivo è comunque concessa a coloro che avevano già esercitato il diritto di opzione entro data di entrata in vigore del decreto-legge;
il signor Enrico Canna, il 30 dicembre 2003, ha presentato all'INPS domanda di pensione ai sensi dell'articolo 1, comma 19, della legge n. 335 del 1995. Tale comma si riferisce alla pensione di vecchiaia per i lavoratori i cui trattamenti pensionistici sono liquidati «esclusivamente secondo il sistema contributivo»;
secondo la certificazione allegata alla domanda il signor Canna poteva già vantare, al 31 dicembre 1995, ben 26 anni di contribuzione, essendo un lavoratore precoce;
l'agenzia di Vigevano (Pavia) dell'INPS, il 17 febbraio 2004, ha respinto la domanda di pensione n. 60040414 in quanto il richiedente «non aveva esercitato il diritto di opzione per il sistema contributivo entro il 1o ottobre 2001, come previsto dall'articolo 2 comma 2 del decreto-legge n. 355 del 28 settembre 2001»;
la reiezione della domanda è stata confermata il 24 marzo 2004;
a seguito di ricorso, il Comitato provinciale INPS ha confermato tali deliberazioni lo scorso 27 luglio 2004;
da nessun documento - né del richiedente né dell'INPS - risulta che alla data del 31 dicembre 1995 il signor Canna avesse meno di 18 anni contributivi, né alcuna obiezione è stata sollevata in proposito;
l'articolo 2 del decreto-legge n. 355 del 2001, al comma 2 richiamato nella motivazione della reiezione, non prevede alcuna opzione, ma contiene la clausola di salvaguardia precedentemente illustrata -:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti esposti, se ritenga corretta l'interpretazione adottata dall'agenzia INPS di Vigevano e in caso negativo, se intenda intervenire presso l'INPS affinché sia revocato il provvedimento di reiezione della pensione del signor Canna.
(4-11890)

Risposta. - In ordine all'interrogazione in esame, si fa presente quanto riferito al riguardo dall'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS).
L'assicurato Canna Enrico, nato il 9 febbraio 1947, in data 23 dicembre 2003 ha esercitato l'opzione per il calcolo della pensione con il sistema contributivo, di cui all'articolo 1, comma 23, della legge n. 335/1995 ed, ha presentato contestualmente la domanda di pensione nella gestione artigiani. L'esame della posizione assicurativa del predetto ha evidenziato che, alla data del 31 dicembre 1995, lo stesso aveva almeno 18 anni di contribuzione e quindi, sotto il profilo del requisito contributivo, si trovava nelle condizioni richieste per la liquidazione di un trattamento pensionistico con le regole del sistema retributivo. Infatti il sig. Canna, per il combinato disposto dell'articolo 1, comma 23, della legge n. 335/1995 e dell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge del 28 settembre 2001, n. 355, convertito nella legge n. 417, del 27 novembre 2001, avrebbe dovuto esercitare l'opzione per il sistema di calcolo contributivo entro la data del 1o ottobre 2001. Tuttavia il suddetto ha lasciato trascorrere tale termine ed ha espresso tardivamente la propria volontà di optare e, precisamente in data 23 dicembre 2003.
Pertanto in applicazione della suindicata normativa, l'agenzia di Vigevano, competente per territorio, ha dovuto assumere il provvedimento di reiezione della domanda di pensione di vecchiaia, presentata dal signor Canna, una prima volta, il 23 dicembre 2003 e successivamente il 23 marzo 2004.
Avverso il relativo ricorso, anche la speciale commissione del comitato provinciale si è espressa negativamente, con decisione unanime in data 25 giugno 2004.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.


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CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 6 giugno 2002 alcuni ignoti, approfittando della mancanza di sistemi d'allarme, si sono introdotti all'interno del «Parco d'Ayala», sito nel comune di Valva in provincia di Salerno, si proprietà del sovrano militare ordine di Malta ma gestito dal comune;
come denunciato alla competente stazione di carabinieri, sono stati portati via dal «Parco d'Ayala» 10 statue, raffiguranti busti di donna e databili dal XV al XVII secolo, meglio individuate, tramite il registro interno, oggetto della convenzione tra il comune di Valva e il sovrano militare ordine di Malta, ai numeri 1075, 1082, 1083, 1084, 1087, 1089, 1090, 1041, 1052, 1057 -:
se e quali interventi anche di tipo normativo, vogliano porre in essere per evitare il ripetersi di furti di opere d'arte.
(4-03308)

Risposta. - In data 5 giugno 2002, il sindaco di Valva (Salerno) denunciava alla competente stazione carabinieri di Colliano, un furto, avvenuto nella notte precedente, all'interno del complesso monumentale del «Parco d'Ayala» di proprietà del sovrano militare ordine di Malta e gestito dal comune.
Le indagini non hanno consentito finora di individuare gli autori del furto in questione, né dell'altro, avvenuto, nello stesso complesso monumentale, il 12 novembre 2003, nel quale è stato asportato un altare bizantino in marmo.
Come sottolineato dall'interrogante, nel corso del sopralluogo effettuato allora dai carabinieri di Colliano, veniva accertato che il 5 giugno 2002 ignoti avevano asportato 10 busti di marmo risalenti al XV e al XVII secolo, delle dimensioni di circa cm. 70x50. Tutte le opere sono descritte ed elencate in un registro e coperte da assicurazione contro il furto.
Il Comando compagnia carabinieri di Eboli (SA) ha riferito di avere comunque intensificato, specialmente nelle ore notturne, i servizi perlustrativi nella zona di Valva.
Al fine di prevenire atti criminosi ai danni del significativo patrimonio artistico presente nei giardini dell'antica residenza, la Soprintendenza per i beni architettonici di Salerno e Avellino, ha comunicato di aver provveduto alla realizzazione, con fondi della provincia di Salerno, e alla installazione di un sistema di allarme «antintrusione» all'interno della «Villa D'Ayala», con telecamere a circuito chiuso collegate direttamente alla centrale operativa della citata compagnia carabinieri di Eboli.
Avendo il fenomeno dei furti di beni artistici e storici implicazioni transnazionali, nell'ambito del servizio di cooperazione internazionale di polizia del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno opera la sezione opere d'arte dell'Interpol, che ha compiti di collegamento e collaborazione tra le Forze di Polizia italiane e quelle straniere nella individuazione dei canali di traffico di opere d'arte e di recupero di quelle rubate.
Il Servizio procede anche all'inserimento della documentazione relativa alle opere d'arte trafugate nelle banche dati dell'Interpol (sistema A.S.F. - Automated search facility e Bollettino internazionale delle ricerche).
Attraverso la sezione opere d'arte, è stata inoltrata al segretariato generale dell'organisation internationale de police criminelle (O.I.P.C.) - Interpol di Lione la documentazione descrittiva e fotografica relativa alle opere d'arte trafugate nel complesso monumentale del «Parco d'Ayala».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CIRIELLI. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il 28 settembre 2003, poco dopo le ore 3,20, un improvviso guasto sugli elettrodotti provenienti dall'estero, ha causato un black out che ha interessato tutte le regioni italiane, Sardegna esclusa, protraendosi,


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per il sud Italia, fino alla tarda serata dello stesso giorno;
il black out del 28 settembre 2003 ha messo in evidenza l'eccessiva dipendenza della rete italiana da forniture estere;
nel 1990 in Germania, per fare fronte all'aumento di consumi elettrici, il governo, allora guidato dal cancelliere Helmut Kohl, promosse il programma «mille tetti al fotovoltaico»;
tale programma promuoveva la diffusione dei generatori solari privati connessi alla rete nazione, in particolare l'installazione veniva sovvenzionata in conto capitale fino al 70 per cento mentre ogni kilowattora non utilizzato veniva versato in rete e pagato 16 centesimi di marco;
l'iniziativa ha riscosso un tale successo che, attualmente, è stata riproposta con il nome «un milione di tetti al fotovoltaico»;
qualche anno fa, anche in Italia, era stato promosso un programma simile, purtroppo, negativamente influenzato dalle seguenti condizioni: le eccedenze prodotte e versate in rete non venivano pagate ma accreditate in conto consumi così come si imponeva che generatori istallati fossero di bassa potenza -:
se, verificate le premesse, ritengano possibile ed opportuno promuovere, anche in Italia, l'istallazione di generatori fotovoltaici privati, connessi alla rete nazionale, utilizzando lo stesso programma di incentivazione previsto dal governo tedesco.
(4-07904)

Risposta. - Si forniscono nel seguito gli elementi concernenti l'interrogazione in esame.
L'articolo 7, decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, prevede che il Ministro delle attività produttive, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, d'intesa con la Conferenza unificata, adotta uno o più decreti con i quali sono definiti i criteri per l'incentivazione della produzione di energia elettrica dalla fonte solare. Lo stesso articolo precisa che, per l'elettricità prodotta mediante conversione fotovoltaica della fonte solare, i suddetti decreti prevedano una specifica tariffa incentivante, di importo decrescente e di durata tali da garantire una equa remunerazione dei costi di investimento e di esercizio. Si tratta di una innovazione significativa, in quanto, per la prima volta nel nostro Paese, sarebbe introdotto uno specifico incentivo strutturale a sostegno della produzione di energia elettrica dalla fonte solare.
In attuazione del richiamato articolo 7 decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, sono stati predisposti due schemi di provvedimenti: il primo, per l'incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare; il secondo, per l'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari termodinamici.
Detti schemi di provvedimenti sono stati poi aggiornati per tener conto di talune indicazioni del Parlamento, espresse con l'ordine del giorno 9/3297-C/7 del 30 luglio 2004, accolto dal Governo, nell'ambito della discussione sul disegno di legge comunitaria 2004. Tali indicazioni prevedono, in tema di fonti rinnovabili, l'introduzione di meccanismi di incentivazione basati su gare al fine di promuovere le soluzioni tecnologiche più avanzate e ancora lontane dalla commercializzazione.
I due schemi di provvedimenti, così aggiornati, saranno a breve avviati all'iter di approvazione.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

GIANFRANCO CONTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in numerose gare indette da Enti pubblici e territoriali per l'affidamento di servizi di vigilanza è consentita la partecipazione di imprese in associazione temporanea (A.T.I.);
in base alle disposizioni di legge ed alle norme regolamentari ed esplicative


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anche più recenti, tale associazione temporanea di imprese è vietata; la licenza per l'esercizio dell'attività di vigilanza è rilasciata non a società o imprese, ma alla persona, in funzione di suoi particolari requisiti (articolo 8 TULPS);
in particolare, nella circolare ministeriale - ministero dell'interno - Dipartimento della pubblica sicurezza - Ufficio dell'amministrazione generale Prot 557/B.11947.10089.D (I) del 6 luglio 2002, che espressamente riguarda il problema descritto si chiarisce che «... il raggruppamento di imprese deve considerarsi un autonomo soggetto giuridico che per poter disimpegnare legittimamente l'attività di vigilanza dovrebbe essere in prima persona titolare di un'autonoma autorizzazione all'esercizio ...», configurandosi altrimenti la violazione dell'articolo 134 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS);
è in corso di discussione presso la Commissione Affari costituzionali della Camera la riforma della sicurezza sussidiaria, nella quale si ribadisce la natura ad personam della licenza per l'esercizio dell'attività di vigilanza -:
quali siano le valutazioni del Governo in relazione alla possibilità di costituire associazioni temporanee di imprese, attualmente vietata dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, nell'ambito dei servizi di vigilanza.
(4-10269)

Risposta. - L'orientamento non favorevole alla possibilità di affidare servizi di vigilanza privata ad associazioni o raggruppamenti di imprese, affermato dal ministero dell'interno con la circolare del 6 luglio 2002, cui l'interrogante fa riferimento, è stato parzialmente corretto da una ulteriore circolare del 6 dicembre dello stesso anno.
In particolare, è stato rilevato che in alcune situazioni il ricorso a tale forma di affidamento può corrispondere ad obiettive ragioni e può trovare applicazione senza contraddire i principi normativi che disciplinano la vigilanza privata, tra i quali quelli della personalità della licenza e del divieto di rappresentanza, contemplati dall'articolo 8 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
La nuova direttiva ha rilevato, infatti, che sovente le stazioni appaltanti hanno fondato interesse ad affidare in modo unitario la vigilanza di beni dislocati in province diverse, ovvero ad acquisire «pacchetti» di servizi che richiedono la fornitura, pure in modo unitario, di prestazioni di natura eterogenea (di sicurezza, di gestione e di manutenzione), solo in parte riconducibili alla vigilanza privata; in altri casi è l'estensione dell'area da vigilare (aeroporti, grandi impianti industriali, strutture militari, ecc.) a rendere opportuno il concorso e l'associazione di più istituti di vigilanza, con il vantaggio, tra l'altro, di favorire una più ampia concorrenza tra le imprese in sede di gara.
Tale correzione di orientamento si è resa possibile sulla scorta di alcune pronunce giurisprudenziali che hanno consentito di distinguere la rappresentanza connessa all'associazione temporanea di imprese in sede di appalto da quella, tuttora vietata dalla legge, in fase di esercizio delle attività autorizzate, che devono, incondizionatamente, essere svolte direttamente dal titolare della licenza, con la connessa responsabilità nei confronti dell'autorità di pubblica sicurezza autorizzante.
Il tema, particolarmente rilevante per la funzionale organizzazione dei servizi di vigilanza privata e per garantire anche agli istituti di minori dimensioni di corrispondere adeguatamente alle esigenze della committenza, è, oggi, all'attenzione della I Commissione permanente della Camera dei deputati, che sta esaminando il disegno di legge di riforma della sicurezza sussidiaria, promosso dal Governo (A.C. n. 4209), ora inglobato nel testo unificato del Relatore, nel quale si prevede, fra l'altro, la possibilità, in generale, di fornire servizi di vigilanza attraverso l'associazione di più istituti.
Per questo, e per gli altri numerosi spunti di innovazione della disciplina di settore, tutti rivolti a migliorarne la funzionalità ed efficacia, anche sotto i rilevanti profili della formazione delle guardie giurate


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e dei controlli, si auspica vivamente un iter sollecito dei lavori parlamentari.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

COSTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei modelli dei verbali di accertamento di violazione alle norme del Codice della Strada in uso presso la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri e le diverse forze di polizia locale, la firma del cittadino sottoposto a sanzione deve essere apposta nello spazio dedicato a «Il Trasgressore»;
con tale dicitura sembra secondo l'interrogante che lo Stato voglia «obbligare» il cittadino ad auto denunciarsi, oppure, ed anche questo non denota grande spirito liberale, come se lo Stato partisse dal presupposto che il cittadino è, sempre e comunque, colpevole della sanzione comminata;
allo stesso tempo, il termine «Trasgressore» sembra essere già l'espressione di un giudizio di colpevolezza, senza che l'istituzione a cui lo Stato stesso ha demandato il compito di emettere tali giudizi, ovvero l'ordinamento giudiziario, sia intervenuta in caso di opposizione da parte dell'interessato -:
se il Ministero non ritenga opportuno, in un'ottica di maggiore garanzia e tutela dei cittadini nei confronti dello Stato, adottare le necessarie iniziative affinché sia sostituito il suddetto termine con un altro che indichi, piuttosto, più semplicemente e direttamente, l'idea che è stata contestata una contravvenzione che comporta una sanzione in caso di mancato ricorso ovvero di conferma della stessa sanzione da parte dell'organo competente, e che non già esprima giudizi di merito.
(4-09041)

Risposta. - Si ricorda che il modello di verbale di contestazione utilizzato dalle forze di polizia è previsto dalle disposizioni del 4o comma dell'articolo 383, del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495 (Regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada) ed è conforme al modello VI-1 ad esso allegato.
Occorre tuttavia rilevare che nel suddetto modello con il termine «trasgressore» viene indicato un soggetto che gli operatori di polizia hanno individuato come colui che ha posto in essere una accertata condotta in violazione delle norme. Infatti, letteralmente con tale termine viene indicato «colui che non rispetta un ordine, una regola, una legge - un contravventore», definizione questa che non esprime giudizi sulla responsabilità.
Invero al momento della contestazione della violazione da parte dell'operatore di polizia non viene formulata alcuna valutazione definitiva della responsabilità del soggetto, il quale può dimostrare l'eventuale mancanza di colpevolezza o la presenza di fattori di giustificazione che escludano l'antigiuridicità della condotta.
Nell'ambito degli illeciti amministrativi, infatti, la responsabilità è da ritenere presunta qualora la condotta venga accertata come cosciente e volontaria da parte dell'operatore, mentre la valutazione sull'esistenza di cause di giustificazione deve essere rimessa all'Autorità amministrativa.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CUSUMANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle attività produttive, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dalla relazione della Corte dei conti sulla gestione dell'Enit (Ente nazionale italiano per il turismo) per gli esercizi 2002 e 2003 si evince che l'Enit ha conferito molteplici consulenze esterne per provvedere istituzionalmente alla promozione turistica dell'Italia all'estero con conseguente aggravio di spese sul bilancio dell'Ente e che tali incarichi, conferiti dal Consiglio dì amministrazione dell'Ente, hanno riguardato l'area marketing;
la Corte dei conti a tal riguardo ha sottolineato le forti perplessità che tali


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incarichi di consulenza destano con riguardo all'area marketing nella quale peraltro l'Enit dispone nel proprio organico di apposite professionalità - oltre che dell'apposito Ufficio studi programmazione e marketing - che potrebbero espletare con altrettanta competenza i compiti citati;
inoltre la relazione della Corte dei conti evidenzia, nei bilanci dell'ultimo biennio dell'Ente, la crescita esponenziale della voce Manifestazioni ed in particolare della realizzazione delle giornate/settimane italiane e dei workshops;
a tal riguardo nel prossimo mese di novembre a Mosca si terrà una manifestazione italiana dedicata all'offerta enogastronomica del nostro Paese. Il Workshop è promosso dalla Biteg di Riva del Garda (Borsa internazionale del turismo enogastronomico) e gode del patrocinio e del sostegno (anche economico?) dell'Enit;
la manifestazione moscovita, come per altre già in passato, si avvarrà della collaborazione della società Comitel & Partners di Ascoli Piceno, la stessa che ha curato l'Osservatorio internazionale sul turismo enogastronomico presentato nel maggio scorso alla Biteg di Riva del Garda. In quell'occasione era stata proposta una interessante ricerca sul turismo enogastronomico - condensata in un volume della Franco Angeli Editori - curata da Magda Antonioli Corigliano e dalla stessa Comitel & Partners di Ascoli Piceno e promossa dal ministero delle politiche agricole e forestali, dal ministero delle attività produttive, dall'Enit e dalla provincia autonoma di Trento;
Franco Angeli, editore della pubblicazione, precisa nella prefazione alla ricerca che «l'Osservatorio internazionale sul turismo enograstonomico» presentato per l'appunto a Riva del Garda - è stato curato dalla società Comitel & Partners di Ascoli Piceno con il coordinamento di Alessandra Rozzi che ha attinto a dati e statistiche di provenienza Enit;
la manifestazione moscovita non rientrava nel calendario delle manifestazioni promosse nel 2004 e sostenute - direttamente o indirettamente - dall'Enit -:
quali rapporti intercorrano tra Enit, Biteg di Riva del Garda e Comitel & Partners di Ascoli Piceno;
se alla manifestazione moscovita l'Enit intervenga col solo patrocinio o se abbia previsto anche un contributo economico e se anche la delegazione Enit di Mosca interverrà a sostegno della manifestazione;
se la Comitel & Partners di Ascoli Piceno sia stata direttamente o indirettamente coinvolta in altre manifestazioni promosse dall'Enit e/o dagli assessorati di altre regioni italiane che hanno visto operare congiuntamente le due citate strutture;
quale sia stato il contributo economico dato dall'Enit all'Osservatorio internazionale sul turismo enogastronomico presentato a Riva del Garda e se l'ente pubblico abbia erogato un contributo economico per la pubblicazione della citata ricerca.
(4-11845)

Risposta. - In relazione all'atto ispettivo parlamentare in esame, sulla base anche delle informazioni fornite dall'ENIT e dal collegio dei revisori dei conti dell'ente stesso, si rappresenta quanto segue.
In merito alla questione sollevata sul Workshop Italia per mercati emergenti, tenutosi a Mosca il 22 novembre 2004, si fa presente che, non rientrando lo stesso tra le Borse organizzate con la collaborazione dell'ENIT, non è stato fornito alcun contributo operativo, né tanto meno finanziario, se non quel minimo di assistenza logistica che viene accordata in ottemperanza ai fini istituzionali dell'Ente stesso a chiunque ne faccia richiesta e la cui attività rientri in iniziative destinate alla promozione del turismo italiano all'estero.
L'ENIT, pertanto, si è limitato a concedere il patrocinio, a fornire le liste di operatori stranieri e a diffondere per via


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telematica le informazioni sul workshop ai soci del Club Italia ENIT. Al riguardo, si sottolinea che la concessione di patrocini rientra nell'ambito dell'autonomia dell'Ente in quanto di esclusiva competenza del Presidente.
Rispetto a quanto richiesto dall'Onorevole interrogante in merito alla BITEG di Riva del Garda e alla COMITEL & PARTNERS, si evidenzia che non è intercorso alcun tipo di rapporto amministrativo-contabile fra l'Ente stesso e la BITEG. Questultima è una società in capo al comune di Riva del Garda che, tra l'altro, ha organizzato per conto anche della provincia autonoma di Trento, la Borsa del Turismo dell'Enogastronomia, che figura tra le borse di 1o livello organizzate dall'ENIT stesso, alla cui inaugurazione partecipano le massime Autorità locali.
L'ENIT, inoltre, non ha avuto alcun ruolo nella scelta della società a cui affidare i compiti di segreteria organizzativa della manifestazione in quanto la BITEG ha provveduto direttamente.
Infatti, si evidenzia che la BITEG stessa ha dichiarato che «l'affidamento diretto alla suddetta società è frutto di una valutazione maturata alla luce di verifiche di come essa abbia operato anche per altri committenti e della soddisfazione degli operatori, i quali sono i primi destinatari dell'attività posta in essere da Biteg per Palacongressi e che rivestono per quest'ultima la primaria fonte di interesse. Da qui la delicatezza del compito gestionale della società prescelta per la segreteria organizzativa».
Per quanto concerne l'Osservatorio internazionale sul turismo enogastronomico presentato a Riva del Garda e la pubblicazione della ricerca sul predetto argomento, l'ENET non ha erogato alcun contributo economico, ma ha eventualmente fornito dati statistici, come di norma accade qualora organismi e soggetti pubblici e privati, per ragioni professionali, ne facciano richiesta.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Roberto Cota.

DAMERI e SCIACCA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
presso l'Istituto Tecnico Commerciale e Geometri «Guala» e la sezione associata ITIS «Sobrero» di Brà in provincia di Cuneo si registra da tempo una situazione di grave tensione tra il Dirigente degli Istituti da una parte e gli insegnanti, gli studenti, i genitori degli stessi, il personale non docente dall'altra, con conseguente diffuso disagio;
il rapporto conflittuale che turba il regolare svolgimento dell'attività didattica è stato più volte portato a conoscenza degli organi preposti: Direttore Scolastico Regionale del Piemonte e Ministero dell'Istruzione, nonché degli Enti Territoriali - Comune di Brà, Presidente della Provincia di Cuneo, Regione Presidente, - con circostanziata documentazione delle occasioni di difficoltà generate dalla chiusura e indisponibilità della suddetta dirigente verso tutte le richieste dei vari soggetti operanti nell'ambito degli Istituti;
sottolineato come questa situazione è di particolare nocumento alla serenità e al buon esito dell'attività formativa in una struttura che ha sempre rappresentato una valida e prestigiosa realtà scolastica del territorio, al punto che quest'anno si è giunti a registrare un significativo calo di iscrizioni alla classe prima, indice obiettivo di una inedita criticità -:
quali iniziative abbia intrapreso e intenda intraprendere, a partire da una doverosa attività ispettiva, per ripristinare negli Istituti «Guala» e «Sobrero» di Brà quella normalità dovuta e doverosa per il sereno svolgersi dell'attività formativa e didattica.
(4-12675)

Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame, l'interrogante lamenta l'esistenza di una situazione di tensione tra il Dirigente dell'Istituto di Istruzione Superiore di Brà (Cuneo), da una parte, e il personale scolastico, i genitori e gli studenti, dall'altra.


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Al riguardo, si comunica quanto segue.
A seguito di esposti presentati dalla fine di ottobre 2004 alla direzione generale dell'ufficio scolastico regionale per il Piemonte, che segnalavano una situazione di disagio all'interno dell'Istituto, la medesima direzione generale regionale ha chiesto notizie al coordinatore del centro servizi amministrativi di Cuneo. Quest'ultimo, nel riferire in proposito, ha proposto di disporre accertamenti ispettivi, che sono poi stati puntualmente disposti dalla direzione scolastica regionale per verificare lo stato dei fatti.
L'ispezione ha rilevato che l'istituto in argomento, dal 1990 al 2001, ha vissuto una situazione di discontinuità nella dirigenza. Dall'anno scolastico 2000-2001, l'ITC «Guala» a seguito del dimensionamento è stato abbinato all'ITIS «Sobrero», con un conseguente maggiore onere amministrativo e gestionale e più articolate dinamiche relazionali. L'attuale dirigente scolastico è titolare in questa sede dal 2001-2002.
Nessuna irregolarità è emersa a carico del dirigente in questione per quanto concerne l'applicazione della normativa vigente nella prassi quotidiana. Tuttavia l'ispettore incaricato ha in effetti rilevato un clima di incomprensione, di mancanza di fiducia e di difficoltà di relazione, in particolare tra docenti e Dirigente.
Tenuto conto delle risultanze ispettive e considerato che l'incarico dirigenziale avrà termine il 31 agosto 2005, il direttore generale per il Piemonte ha convocato, in data 21 febbraio 2004, il dirigente scolastico per verificare, alla presenza del vice direttore generale, del coordinatore dei dirigenti tecnici e dell'ispettore titolare dell'indagine, la concreta possibilità di soluzioni temporanee, volte a consentire un raffreddamento delle tensioni presenti nella scuola e una serena conclusione dell'anno scolastico in corso, riservandosi diverse determinazioni per il futuro incarico al dirigente stesso.
Va anche detto che quest'ultimo, in occasione dell'incontro, è apparso estremamente provato dal difficile clima lavorativo perdurante da tempo ed ha fatto intravedere la volontà di inoltrare istanza di mobilità interprovinciale o interregionale per il prossimo anno scolastico.
Va fatto altresì presente che il direttore generale regionale ha incaricato il coordinatore dei dirigenti tecnici di supportare le varie componenti presenti nella scuola nel superare le attuali difficoltà e monitorare l'istituzione scolastica nell'opera di ricomposizione del clima relazionale.
Alla luce di quanto sopra esposto si può fondatamente prevedere che il problema prospettato dall'interrogante sia in via di superamento.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

TITTI DE SIMONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 18 aprile, a Lucca, una giovane donna è stata aggredita e violentata perché omosessuale;
l'episodio si inserisce in una serie di atti di aggressione e di vandalismo che hanno avuto luogo negli scorsi mesi a danni di persone omosessuali e di sedi di associazioni omosessuali;
scritte inneggianti all'odio razziale o alla violenza contro gli omosessuali, appaiono sui muri della città;
si è trattato quindi, secondo l'interrogante, dell'ennesimo episodio omofobo, razzista e discriminatorio, da parte di soggetti che, evidentemente si sentono liberi di agire indisturbati;
queste manifestazioni di odio nei confronti delle persone omosessuali si collocano all'interno di un clima di intolleranza e discriminazione crescente e sempre più preoccupante presente nelle città -:
se ritenga di dover intervenire, con misure di prevenzione e pubbliche prese di posizione, affinché siano sradicate queste


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presenze violente e anti-democratiche che violano i diritti della persone omosessuali.
(4-10345)

Risposta. - Presso la stazione carabinieri di San Concordia di Lucca una giovane donna ha presentato, il 18 aprile 2004, querela contro ignoti per aver subito, nelle prime ore del mattino dello stesso giorno, violenza sessuale da parte di due uomini in una zona parzialmente isolata in frazione Antraccoli.
La giovane ha ipotizzato che la matrice della violenza subita sia riconducibile a motivi di discriminazione nei confronti degli omosessuali, come conseguenza della partecipazione attiva a movimenti per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali.
In particolare la vittima ha riferito che, al termine di una manifestazione svoltasi in precedenza a Lucca contro episodi di teppismo di natura omofoba, sarebbe stata minacciata da alcuni militanti di Forza Nuova presenti sul posto per tentare di organizzare una sorta di contromanifestazione.
Riguardo a tale circostanza si precisa che non risulta che gli appartenenti al movimento «Forza Nuova» abbiano organizzato iniziative in occasione della citata manifestazione.
La questura di Lucca ed il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri continuano, in stretta collaborazione, nell'attività d'indagine al fine di identificare due individui indicati dalla vittima come possibili autori.
Premesso che, anche grazie all'intensificazione dell'attività controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, non si sono più registrati ulteriori episodi di natura omofoba, va pure sottolineato che le autorità di pubblica sicurezza non sottovalutano anche il più piccolo degli episodi di violenza e sono particolarmente attente nel prevenire e reprimere ogni forma di intolleranza, continuando a vigilare in modo rigoroso sulle attività e sulle iniziative di ogni formazione estremista.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

DELBONO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
per l'espletamento delle attività inerenti la regolarizzazione degli extracomunitari a seguito della sanatoria disposta con la legge n. 189 del 30 luglio 2002, la Direzione Provinciale del Lavoro, la Prefettura nonché la Questura di Brescia hanno utilizzato lavoratori interinali;
i lavoratori interinali sono stati così impiegati dalle Amministrazioni:
a) n. 15 lavoratori presso la Direzione Provinciale del Lavoro;
b) n. 17 lavoratori presso gli Uffici della Questura;
c) n. 9 lavoratori presso gli uffici della Prefettura;
le mansioni assegnate ai lavoratori in questione hanno comportato la loro partecipazione alle varie fasi del complesso procedimento di regolarizzazione, dall'istruttoria alla stipulazione dei contratti di lavoro nonché al rilascio del permesso di soggiorno e dunque alla verifica dei relativi presupposti;
tutto ciò ha consentito ai lavoratori di acquisire padronanza della materia inerente la situazione degli extracomunitari sia per gli aspetti pratici che per quelli giuridici, tanto più per la circostanza che gli stessi, prestando servizio presso Enti differenti e quindi operando in fasi diverse del procedimento di regolarizzazione, sono stati messi in condizione di interagire e perciò di conoscere le molteplici problematiche della materia;
le competenze acquisite dai lavoratori temporanei in questione rappresentano indubbiamente una risorsa importante da non disperdere, anche in previsione degli ulteriori carichi di lavoro che si genereranno a seguito dell'istituzione dello Sportello Unico presso le Prefetture e che rischiano di mettere in


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ulteriori difficoltà strutture già carenti di organici -:
quali iniziative intendano assumere il Ministro degli interni e il Ministro del lavoro affinché personale di sicura qualificazione possa continuare ad essere convenientemente utilizzato a vantaggio della Pubblica Amministrazione.
(4-08517)

Risposta. - Com'è noto, per il completamento delle procedure di regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari prevista dalle leggi nn. 189 e 222 del 2002, l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3262 del 31 gennaio 2003 autorizzò l'assunzione di 1250 lavoratori a tempo determinato, di cui 900 a disposizione del Ministero dell'interno e distribuiti fra prefetture e questure e 350 assegnati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, collocati presso gli sportelli ove era presente tale Ministero.
Per procedere a tali assunzioni le predette Amministrazioni furono autorizzate a contrattare a trattativa privata con società di fornitura di lavoro temporaneo.
Conseguentemente, il rapporto contrattuale è intervenuto esclusivamente fra le citate amministrazioni e le società di fornitura di lavoro temporaneo prescelte, senza l'instaurazione di alcun rapporto di lavoro diretto tra le Amministrazioni e i singoli lavoratori interinali.
Tale circostanza, così come l'avvenuto completamento delle operazioni di regolarizzazione, escludono ogni iniziativa nel senso auspicato dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
appare decisamente preoccupante il clima di tensione che caratterizza i rapporti tra le organizzazioni sindacali e l'Agenzia dei segretari comunali e provinciali;
secondo le organizzazioni sindacali sarebbero state compiute gravi irregolarità dall'Agenzia nel computo dell'anzianità di servizio utile ai fini dell'abilitazione alle qualifiche superiori;
in ragione di tale grave accusa le organizzazioni sindacali hanno avanzato la richiesta di sospensione dei corsi (Sefa);
in particolare la Cisl ha denunciato al Ministero dell'interno il carattere antisindacale dell'applicazione, da parte dell'Agenzia, delle procedure di accesso ai corsi di qualificazione e specializzazione professionale per segretari;
i sindacati hanno fortemente contestato i criteri di ammissione ai corsi in considerazione del fatto che la Scuola superiore della Pubblica Amministrazione locale (Sspal) ha escluso i segretari che hanno conseguito l'anzianità necessaria all'ammissione solo attraverso il computo dei periodi svolti in Comuni di classe seconda in posizione di reggente o supplente;
tutte le organizzazioni sindacali hanno, sul punto, espresso una posizione comune ribadendo la validità ai fini del raggiungimento dell'anzianità necessaria, per l'ammissione ai corsi «Sefa» dei periodi svolti in posizione di reggenza o supplenza, anche a scavalco;
secondo la Cisl l'Agenzia avrebbe posto in essere una serie di atti unilaterali senza passare attraverso il confronto negoziale;
il tutto sarebbe stato fatto, secondo la Cisl per realizzare «operazioni di discutibile valenza organizzativa e dal sapore clientelare» e garantire «accessi indiscriminati ad alcuni», precludendo, invece «sacrosante occasioni di miglioramento professionale ad altri» (cfr. «Italia Oggi» di venerdì 27 febbraio 2004 alla pagina 46);
sempre secondo la Cisl l'Agenzia avrebbe addirittura negato, sul punto, incontri con le organizzazioni sindacali -:
se non ritenga pernicioso lo stato di grave tensione e di sostanziale incomunicabilità


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fra le organizzazioni sindacali e l'Agenzia dei segretari comunali e provinciali;
se le gravi accuse avanzate dalla Cisl abbiano, o meno, un fondamento;
quali iniziative intenda adottare presso l'Agenzia affinché siano accertate eventuali responsabilità e presso la Scuola superiore della Pubblica Amministrazione locale al fine di verificare la possibilità di ripristinare un minimo di vita democratica e rispettosa dei rapporti con le organizzazioni sindacali.
(4-09166)

Risposta. - In merito al presunto comportamento antisindacale tenuto dall'Agenzia Autonoma per la gestione dell'Albo dei Segretari comunali e provinciali che, secondo i sindacati, avrebbe compiuto delle gravi irregolarità nel computo dell'anzianità di servizio utile ai fini dell'accesso alle qualifiche superiori, si rappresenta quanto segue.
Con deliberazione n. 255 del 28 ottobre 2003, il consiglio di amministrazione nazionale ha inteso chiarire le modalità per il calcolo dei due anni di anzianità prescritti dall'articolo 31, commi 3 e 4, del C.C.N.L. del 16 maggio 2001, per la nomina rispettivamente in sedi di segreteria di comuni con popolazione compresa tra 10.001 e 65.000 abitanti e in sedi di comuni con popolazione superiore a 250.000 abitanti, di comuni capoluogo di provincia e di amministrazioni provinciali.
Tale provvedimento veniva trasmesso come «proposta» alle organizzazioni sindacali per l'acquisizione di un parere e, successivamente, veniva convocata una riunione con le stesse PP.SS. per la discussione in merito a tale deliberazione.
Considerato che nel suddetto incontro non era stato possibile procedere all'esame del punto in questione, e verificata l'obiettiva urgenza di addivenire ad una decisione, anche in considerazione degli adempimenti connessi all'inizio del corso SEFA, veniva richiesto alle organizzazioni sindacali di categoria di esprimere il richiesto parere prima di assumere determinazioni definitive.
Al riguardo, l'unione nazionale dei segretari comunali e provinciali, l'unica sigla sindacale a rispondere a tale invito, ha rappresentato che «il periodo di servizio per il computo dell'anzianità utile ai fini del passaggio di fascia doveva essere riferito al servizio reso in qualità di titolare, considerando del tutto "eccezionale" il ricorso ad altre tipologie di servizio».
L'agenzia, inoltre, ha sottolineato l'infondatezza della tesi secondo la quale la stessa mirerebbe ad evitare o, addirittura, negare, il confronto sindacale che, invero, ha sempre sostenuto per tutte le materie riguardanti il trattamento economico e giuridico dei segretari comunali, oggetto di contrattazione o concertazione. Infatti, qualora fossero stati mossi dei rilievi prima della definitiva approvazione dei provvedimenti, gli stessi sarebbero stati tenuti nel dovuto conto come, del resto, verificatosi in altre occasioni di confronto con i sindacati.
In merito poi alla valutazione dei criteri con cui i segretari sono stati ammessi a partecipare ai corsi in argomento, si precisa che il consiglio di amministrazione nazionale, acquisito il summenzionato parere, ed in assenza di elementi ostativi da parte delle altre organizzazioni sindacali, adottava la delibera n. 275, la quale ribadiva che «il
dies a quo per il computo dei due anni di anzianità di servizio» richiesti dal già citato articolo 31, comma 3, del C.C.N.L. del 16 maggio 2001, «decorre dalla presa di servizio in qualità di segretario titolare in comuni inferiori della medesima fascia».
È stata ritenuta plausibile, infatti, la considerazione secondo la quale l'inquadramento normativo ed economico del segretario, da sempre variabile in base agli incarichi ricoperti, è da intendersi subordinato all'effettiva presa di servizio in qualità di titolare della sede di segreteria per la quale è stata conseguita la corrispondente idoneità, non rilevando, per tali fini, gli eventuali servizi prestati in qualità di segretario reggente o supplente.
Pertanto, per evitare delle disparità di trattamento con i segretari comunali che si trovino nella situazione descritta dal citato 31, si è ritenuto di dover applicare il medesimo criterio per il computo dei due


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anni di servizio in sede di verifica dei requisiti necessari per l'ammissione al corso in oggetto.
D'altronde, utilizzare il criterio della valutazione delle supplenze/reggenze avrebbe portato al paradosso di dover ammettere al corso in questione segretari con pochissimi anni di ruolo che in tal modo, avrebbero potuto accedere alle segreterie 1/B a discapito dei colleghi con maggiore anzianità di servizio che avrebbero visto compromesse le loro legittime aspettative di carriera.
Preso atto, comunque, della varietà delle opinioni in merito alle modalità di progressione in carriera dei segretari comunali e provinciali il consiglio di amministrazione nazionale, con deliberazione n. 13/2004, ha disposto la sospensione della citata delibera n. 275/2003.
Per effetto di tale sospensione, i rappresentanti dell'Agenzia e quelli dei sindacati hanno convenuto di «dare corso alla realizzazione di una sessione straordinaria del corso Se.F.A.II., da denominarsi SE.F.A.II Bis, finalizzato all'iscrizione alla fascia "A" dell'albo, attraverso l'approvazione contestuale di una graduatoria che ricomprenda i partecipanti ad ambedue i corsi (Se.F.A.II e Se.F.A.II Bis)». A tale corso, che si è tenuto tra luglio e settembre 2004, sono stati ammessi anche i segretari in fascia «B», in possesso di due anni di servizio in comuni di classe II o superiore comunque prestato, comprese reggenze e/o supplenze, nonché i segretari che avevano maturato i requisiti previsti dalle deliberazioni del consiglio di amministrazione dell'Agenzia nn. 223/2003 e 248/2003.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
se sono in crescita significativa i numeri delle espulsioni dei clandestini, sono altrettanto cresciute le spese che lo Stato deve incontrare per procedere alle espulsioni;
nel corso dell'anno 2004 i charter noleggiati a questo scopo dal Ministero dell'interno sono stati 50, contro i 33 del 2003 e contro i 26 del 2002;
proprio l'aumento registrato nel corso del 2004, ha riproposto la possibilità e la opportunità di utilizzare gli aerei C-130 dell'Aeronautica militare, che certamente hanno un costo di gran lunga inferiore, anche se, ovviamente, si pone il problema dei militari che sarebbero costretti a distogliere i mezzi da altri compiti;
per i rimpatrii attraverso i voli charter i costi medi sono all'incirca di 1.000 euro a persona, somma che deriva dall'affitto dell'aereo e dal calcolo del lavoro straordinario per gli agenti di polizia di scorta;
secondo un calcolo approssimativo, le espulsioni a mezzo degli aerei C-130 costerebbero all'incirca un decimo dei costi oggi sopportati per i voli charter -:
a quanto ammonti il costo complessivo dei rimpatrii degli extra-comunitari clandestini sopportato dallo Stato, comprendendo sia il costo dell'aeromobile sia il costo del lavoro straordinario degli agenti di polizia che necessariamente accompagnano gli extra-comunitari;
se, nell'ambito della valutazione di scelte alternative per l'espulsione degli stranieri irregolarmente entrati nel territorio nazionale, non ritenga di poter utilizzare, previo accordo con il Ministero della difesa, gli aerei C-130 dell'Aeronautica militare e se sia stato valutato con sufficiente approssimazione il risparmio che lo Stato realizzerebbe.
(4-12319)

Risposta. - In merito al quesito posto nell'atto parlamentare si evidenzia che l'impiego di voli militari per eseguire il rimpatrio di stranieri extracomunitari colpiti da provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale comporta difficoltà organizzative e costi che rendono sconsigliabile, in linea generale, il ricorso a tale modalità.


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In primo luogo, la richiesta di autorizzazione al sorvolo e all'atterraggio nelle aree geografiche interessate comporta tempi assai più lunghi, spesso incompatibili con le necessità emergenti, rispetto ai tempi occorrenti per le compagnie commerciali, che ottengono le stesse autorizzazioni con ben maggiore facilità.
In secondo luogo gli aeromobili militari hanno capienza massima di 90 posti, dunque assai minore rispetto ai velivoli
charter noleggiati che, a seconda del modello e del numero dei clandestini da rimpatriare, possono imbarcare dalle 165 alle 300 persone.
È necessario considerare, inoltre, che non pochi Paesi terzi considerano il rimpatrio di propri connazionali a mezzo di volo militare altamente lesivo della propria sovranità nazionale, ritenendo che in tal modo si realizzi una sorta di «deportazione di massa».
Sul piano strettamente economico, poi, il ricorso a voli militari non comporta risparmi di entità rilevante.
Ad esempio, il respingimento verso la località libica di El Beida Labraq di 70 clandestini sbarcati sull'isola di Lampedusa, effettuato con volo militare ha avuto il costo di euro 30.162,00, mentre la stessa tratta, effettuata con volo Alitalia, per l'accompagnamento di 90 clandestini, ha avuto il costo di euro 38.500,00.
Infine, nel 2004 sono stati effettuati 72 servizi di accompagnamento a bordo di voli
charter per il rimpatrio di 4.900 stranieri.
La spesa sostenuta complessivamente per l'esecuzione delle espulsioni è stata pari a euro 13.933.326,97.
I costi di missione per il personale di polizia impegnato nei relativi servizi di scorta è stato quantificato in euro 3.741.666,71.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
secondo il quotidiano Corriere della Sera di martedì 18 gennaio 2005, alla pagina 9, i cristiani, presenti in Iraq in numero di 750.000 verso al metà degli anni '90, sarebbero, ora, a seguito delle violenze organizzate contro di loro, meno di 500.000;
il dato - se confermato - sarebbe la prova di un gigantesco esodo da parte di una radicatissima comunità cristiana, rispettata persino da Saddam Hussein -:
se risponda a verità che la comunità cristiana presente in Iraq sia passata da 750.000 componenti di metà degli anni '90 a meno di 500.000 unità;
se risponda a verità che la situazione, per i cristiani, è precipitata dopo le violenze esplose nei primi giorni del mese di agosto 2004 contro le chiese, contro le attività commerciali e contro le abitazioni dei caldei;
quali iniziative siano state assunte per contenere questo terribile esodo di dimensioni bibliche e per garantire ai cristiani - se è lecito il paradosso - la stessa serenità loro garantita dal regime di Saddam Hussein.
(4-12472)

Risposta. - Il rapporto più aggiornato sulla situazione dei diritti umani in Iraq è il «Quarterly Report» del 2005, pubblicato nel marzo 2005 dalla «United Nations Assistance Mission for Iraq» (UNAMI) che opera in loco per l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Il documento riassume i principali sviluppi della situazione dei diritti umani in alcuni Paesi arabi tra i mesi di dicembre e febbraio uu.ss., periodo segnato per l'Iraq dalla preparazione e dallo svolgimento delle elezioni in data 30 gennaio 2005. Per quanto concerne i rapporti tra le diverse comunità religiose presenti in territorio iracheno, il rapporto registra sinteticamente l'insorgere di violenze definite «settarie», che si sono manifestate con attentati ai danni di chiese cristiane e moschee. Inoltre, nello stesso documento si fa menzione delle preoccupazioni espresse da organizzazioni umanitarie circa casi di irregolarità elettorali nel nord del Paese ai danni di Cristiani, oltre che di Yezedi e Turcomanni.


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Le prime notizie relative ad attentati compiuti contro chiese cristiane a Baghdad e Mossul, che avevano fatto registrare 17 vittime, risalgono all'agosto 2004. Il 16 ottobre 2004, a Baghdad, 5 chiese cristiane sono state oggetto di attentati con esplosivi, che non hanno tuttavia provocato vittime. Come risulta da fonti della stampa, altri due episodi di attentanti contro edifici cristiani in Iraq si sono verificati il 7 dicembre 2004, ancora a Mossul. Agenzie di stampa e fonti locali riferiscono inoltre di attacchi diretti contro membri della comunità cristiana irachena, attacchi che avrebbero finora provocato diverse vittime ed alimentato timori di persecuzioni all'interno della minoranza cristiana in Iraq. Tali timori, secondo esponenti della comunità cristiana presente in territorio iracheno, avrebbero già provocato l'esodo di circa 40.000 persone verso la Siria.
Tensioni o forme di oppressione della libertà di credo religioso non rappresentano tuttavia una novità in Iraq, considerate le ripetute denunce di abusi e violazioni dei diritti fondamentali che durante il regime di Saddam Hussein gli stessi organismi delle Nazioni Unite, ed in particolare il Relatore Speciale della Commissione per i Diritti Umani sull'Iraq, hanno espresso nei periodici rapporti sia in sede di Commissione per i Diritti Umani di Ginevra che in sede di III Commissione dell'UNGA.
Per quanto concerne il riferimento fatto dall'Onorevole interrogante alle iniziative volte a garantire la serenità della comunità cristiana in Iraq, è bene far presente che la Costituzione provvisoria attualmente in vigore in territorio iracheno garantisce ad ogni individuo le libertà fondamentali di culto, di pensiero e di parola. Infatti, la «Legge Amministrativa Transitoria» (TAL) varata dal nuovo Governo iracheno e che fornisce il quadro normativo di riferimento nel periodo transitorio, prevede espressamente agli articoli 12 e 13 l'eguaglianza di diritti e di trattamento davanti alla legge di tutti gli iracheni senza distinzione di genere, razza, nazionalità, opinione o credo religioso. L'articolo 7 della stessa legge, in particolare, pur proclamando l'Islam quale religione ufficiale dello Stato, garantisce a tutti gli individui libertà di credo e pratica religiosa. Pertanto, sebbene si registrino tensioni fra le diverse comunità religiose presenti in Iraq, da parte delle Autorità dello Stato si può rilevare il pieno rispetto della libertà di religione e l'assenza di pratiche discriminatorie o persecutorie nei confronti di specifiche minoranze o gruppi religiosi.
In merito al primo punto sollevato, non risulta al ministero interrogato un esodo di cristiani dall'Iraq delle proporzioni richiamate nell'Atto parlamentare in oggetto, anche se è indubbio il verificarsi negli ultimi anni di un processo migratorio, causato anche da motivazioni economiche, verso Paesi occidentali, soprattutto America settentrionale e Australia. Dati precisi non sono però disponibili, tanto che neanche la Nunziatura apostolica di Baghdad sarebbe in possesso di numeri aggiornati ed affidabili al riguardo.
Per quanto riguarda gli attacchi contro la comunità cristiana, questi si situano all'interno di un quadro di disordine e violenza, in cui non solo i cristiani vengono presi di mira, il vero bersaglio essendo il processo di transizione democratica e la stabilizzazione del Paese. Ciò viene confermato dal fatto che durante tutto il 2004 e questi primi mesi del 2005 si sono registrati numerosi attentati anche contro gli sciiti, i curdi ed altre componenti etnico-religiose irachene. Il Governo Iracheno considera peraltro la lotta al terrorismo la sua massima priorità, ed i grandi sforzi a livello interno ed internazionale (nei quali il nostro Paese ha assunto un ruolo di primo piano) per raggiungere l'obiettivo di addestrare nel più breve tempo il maggior numero di unità delle forze di sicurezza e delle forze armate irachene sono proprio finalizzati a permettere alla nuova amministrazione irachena di riconquistare il controllo di tutto il territorio, consentendo così, per questa via, di garantire condizioni di sicurezza accettabili a tutti i suoi cittadini. La sicurezza della comunità cristiana in Iraq potrà essere stabilmente ottenuta solamente con mezzi politici, attraverso il processo costituzionale e la nascita nel Paese di una società democratica, all'interno


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della quale siano garantiti pari diritti civili e religiosi a tutti i gruppi etnico-religiosi ed a tutte le minoranze esistenti.
Si segnala infine che nel corso dell'incontro dello scorso dicembre a Roma fra il Ministro degli affari esteri iracheno, al-Zibari, e Sua Santità Giovanni Paolo II (che aveva incontrato lo scorso novembre anche il Primo Ministro iracheno Allawi) il tema della sicurezza della comunità cristiana in Iraq è stato specificamente affrontato ed il Ministro al-Zibari ha garantito l'impegno del suo Governo per migliorare la sicurezza dei cristiani iracheni nel mirino di «terroristi che vengono dall'estero».
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro per gli affari regionali. - Per sapere - premesso che:
la tabella analitica per Ministero relativa agli atti inviati ed agli atti attuati dall'inizio della XIV Legislatura alla data del 30 settembre 2004 indicano in 15 gli atti inviati al Ministero degli Affari Regionali ed in 6 gli atti attuati, con una percentuale pari al 40 per cento;
la percentuale, in realtà, non appare particolarmente lusinghiera, anche in ragione del numero non certamente elevato di atti inviati;
per converso, le politiche regionali hanno assunto, anche in ragione delle recenti modifiche costituzionali, una rilevanza particolare sicché appare decisamente opportuno che, in questo frangente dei rapporti fra Stato e Regioni, il ministero sia particolarmente solerte nel dare attuazione agli atti che riceve -:
quali siano, sostanzialmente, gli atti ad oggi non ancora attuati ritenuti di maggior rilievo, quali siano le difficoltà od i problemi che ne abbiano impedito o ritardato l'attuazione e quali siano i tempi occorrenti per l'attuazione della totalità degli atti inviati, in ragione del particolare momento storico che ha ridisegnato costituzionalmente un nuovo raccordo fra Stato e Regioni, irto, molto spesso, di difficoltà che insorgono in ogni circostanza in cui si verificano mutamenti di rilievo nell'equilibrio fra enti diversi.
(4-12822)

Risposta. - In risposta all'interrogazione dell'8 febbraio scorso, con la quale l'interrogante ha asserito che dall'inizio della XIV legislatura al 30 settembre 2004 risultano inviati al Ministro per gli affari regionali 15 atti d'indirizzo ed attuati soltanto 6 con una percentuale di ottemperanza del 40 per cento, si rappresenta che tali dati sono differenti da quelli in possesso del dipartimento.
Considerata, altresì, la discordanza tra i dati pubblicati e la documentazione agli atti di ufficio, si è provveduto ad interessare il servizio per il controllo parlamentare.
Il predetto Servizio ha precisato che, nel suddetto arco temporale, sono stati inviati allo scrivente 11 atti ed attuati altrettanti, con una percentuale di ottemperanza pari al 100 per cento, ed ha assicurato che in tal senso sarà aggiornato il notiziario mensile della Camera dei deputati del mese di marzo 2005.
Il Ministro per gli affari regionali: Enrico La Loggia.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 25 novembre 2004 si è riunita l'assemblea nazionale dell'ACI, Federazione Sportiva del CONI, che ha eletto Presidente Federale l'Avv. Franco Lucchesi;
alla suddetta assemblea non hanno partecipato i rappresentanti degli atleti automobilistici e dei tecnici sportivi a dispetto della normativa di cui al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, rimarcata dall'articolo 1, comma 24, punto 5, decreto legislativo 8 gennaio 2004, n. 15, che ha modificato ed integrato il precedente quadro normativo;


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la norma relativa alla obbligatorietà della presenza degli atleti e dei tecnici negli organismi federali era di già presente nell'ordinamento sportivo internazionale facente capo al CIO ed è stata recepita dal CONI nello statuto vigente;
è del resto bene ricordare che l'ACI, in quanto federazione sportiva italiana dell'automobilismo, fa parte integrante della Federazione Internazionale dell'Automobilismo (FIA), che, a sua volta, ha ottenuto il riconoscimento del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) avendo accettato senza riserva la Carta Olimpica ed i suoi principi ed essendosi impegnata a rispettarla ed a farla rispettare dalle Federazioni Nazionali;
come detto, l'assemblea che ha eletto l'Avv. Franco Lucchesi non ha visto, fra i votanti ammessi, alcun rappresentante degli atleti e dei tecnici in quanto l'ACI ha proceduto all'elezione del presidente senza prima adeguare il proprio statuto al nuovo quadro normativo che disciplina l'intera materia sportiva, così come previsto dall'articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 8 gennaio 2004, n. 15;
l'elezione dell'Avv. Lucchesi appare dunque viziata da una possibile nullità e, al di là delle valutazioni stricto jure, non soddisfa in alcun modo i principi fondamentali dell'ordinamento sportivo nazionale, sicché appare opportuno, ed anzi necessario, provvedere alla sua ripetizione dopo l'adeguamento degli organi della federazione sportiva ACI ai principi che il legislatore ha dettato nel momento in cui ha tratteggiato normativamente l'ordinamento sportivo nazionale -:
se, in ragione della grande tradizione e dello straordinario prestigio di cui gode da sempre l'ACI, non si ritenga di poter intervenire richiedendo una correzione volontaria delle anomalie statutarie che ne caratterizzano l'attuale gestione con particolare riferimento all'assemblea, svoltasi in data 25 novembre 2004, che ha eletto alla presidenza l'Avv. Franco Lucchesi.
(4-12861)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in oggetto, nella quale si sostiene che l'elezione del Presidente dell'ACI, deliberata dall'Assemblea nazionale dell'Automobile Club del 25 novembre 2004, appare viziata da una possibile nullità derivante dalla mancata rappresentanza di atleti e tecnici sportivi nell'Assemblea medesima, si rappresenta quanto segue, anche sulla base di quanto comunicato dall'ACI.
Le categorie degli atleti e dei tecnici sportivi, nell'ambito dell'Assemblea dell'ACI, trovano espressione e rappresentatività, al pari delle altre componenti della compagine associativa dell'Ente. Tali soggetti, infatti, in quanto soci ACI, sono rappresentati dal Presidente dell'Automobile Club Provinciale di appartenenza il quale, per disposizione statutaria, dispone in seno all'Assemblea di un numero di voti rapportato al numero dei soci di cui è portatore il proprio Automobile Club.
Quanto alla rappresentata esigenza di adeguare lo Statuto dell'ACI al nuovo quadro normativo che disciplina l'intera materia sportiva e di procedere ad una ripetizione della votazione, si precisa che lo sport rappresenta per l'ACI uno dei tanti ambiti di attività istituzionali e che nella gestione dell'attività legata allo sport l'ACI, quale Federazione sportiva nazionale del CONI, esercita i poteri che derivano all'Ente direttamente dalla FIA.
In considerazione delle complesse attività esercitate dall'ACI, lo statuto prevede che l'attività sportiva sia gestita attraverso una propria Commissione statutaria, la CISAI. I princìpi di cui al citato decreto legislativo in materia di ordinamento sportivo trovano, quindi, applicazione nello specifico ordinamento della CISAI che gestisce il potere sportivo con propri Organismi direttivi ed in base ad un proprio Regolamento.
Pertanto, né lo statuto dell'ACI né gli organi dell'ente devono essere adeguati al nuovo quadro normativo delineato dal decreto legislativo n. 15/2004 che recita: «Nulla è innovato quanto alla natura giuridica dell'Aeroclub d'Italia, dell'Automobile club d'Italia e dell'Unione italiana tiro a segno che svolgono le attività di federazioni


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sportive nazionali secondo la disciplina prevista dai rispettivi ordinamenti».
Riguardo all'elezione dell'avvocato Lucchesi a Presidente dell'ACI, riconfermato nell'incarico con la citata delibera dell'Assemblea dell'ente del 25 novembre 2004, si fa presente che il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 3 febbraio 2005, su proposta del Ministro delle attività produttive, ha deliberato di dare avvio alla procedura per la conferma dell'avvocato Lucchesi nella predetta carica, non ravvisando profili di illegittimità.
A giudizio del Governo, quindi, l'elezione dell'avvocato Lucchesi non presenta profili di illegittimità.
Ciò è stato ribadito anche nell'Audizione informale svoltasi il 2 marzo 2005 presso la Commissione IX della Camera, la quale, in data 9 marzo 2005, ha poi approvato la proposta di nomina dell'avvocato Lucchesi a Presidente dell'ACI.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Roberto Cota.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 8, comma 1, della legge 125 del 2001 prevede l'obbligo, per il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di trasmettere al Parlamento, alla data del 31 dicembre di ogni anno, la relazione sugli interventi ai sensi della legge quadro in materia di alcool;
il tema è certamente importante tenuto conto del numero delle persone, di ambedue i sessi, che hanno problemi di alcoolismo;
è indispensabile sapere quali siano i tratti essenziali dell'intervento pubblico, quali sono i tassi di guarigione, il carattere di definitività o mano delle guarigioni accertate per valutare l'efficienza e l'efficacia dell'azione pubblica di recupero -:
quali siano state le iniziative assunte nel corso dell'anno 2004 nell'ambito della legge quadro in materia di alcool, quali siano i risultati dell'azione di recupero, quali siano i rapporti con le associazioni di volontariato e quale sia l'apporto derivante dagli Enti Locali e dagli Assessorati regionali alla Sanità.
(4-13033)

Risposta. - Si precisa che è attualmente all'esame dell'organo di vertice politico, per il successivo invio ai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, la seconda relazione annuale del Ministro della salute al Parlamento sugli interventi realizzati entro l'anno 2003, ai sensi della legge 30 marzo 2001, n. 125, (Legge quadro in materia di alcool e di problemi correlati).
La Relazione è stata redatta sulla base della documentazione che, ai sensi dell'articolo 9, comma 2 della medesima legge, le regioni devono inviare al Ministero entro il 30 giugno di ciascun anno; il relativo invio è stato completato, per l'anno 2004, nel mese di settembre.
Al fine di poter valutare si indicano di seguito gli argomenti trattati nella suddetta relazione.

PARTE PRIMA

Il quadro epidemiologico:
i consumi e i modelli di consumo;
la mortalità, la morbilità e l'utenza dei servizi per l'alcoldipendenza;
considerazioni critiche.

Gli interventi del Ministero della Salute in attuazione della legge 30.3.2001 n. 125:
gli interventi normativi e di indirizzo;
gli interventi in materia di informazione;
gli interventi in materia di assistenza farmaceutica;
la destinazione dei finanziamenti previsti per il monitoraggio dei dati;
i progetti sull'alcol finanziati a carico del Fondo nazionale per la lotta alla droga;


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la partecipazione alle politiche internazionali;
tabelle e grafici.

PARTE SECONDA

Gli interventi delle Regioni e Province Autonome in attuazione della legge 30.3.2001 n. 125:
gli interventi per la prevenzione, il trattamento, la formazione del personale, la ricerca e la collaborazione con gli Enti del privato sociale e dell'auto-mutuo aiuto;
le strutture di accoglienza attivate per le finalità previste dall'articolo 11 della legge 30 marzo 2001 n. 125;
la collaborazione con Enti e Associazioni pubbliche o private operanti per le finalità della legge;
la collaborazione con le istituzioni competenti per il rispetto delle disposizioni della legge in materia di pubblicità, vendita di bevande superalcoliche nelle autostrade tasso alcolemico durante la guida di autoveicoli;
le attività e i progetti messi in atto per assicurare la sicurezza sui luoghi di lavoro;
i provvedimenti adottati per assicurare l'erogazione a carico del Servizio sanitario nazionale dei farmaci per terapie antiabuso o
anticraving dell'alcolismo;
progetti o iniziative di particolare rilevanza realizzati dalle Regioni in adesione agli orientamenti e ai princìpi della legge 125/2001;
contributo originale della regione Emilia-Romagna;
contributo originale della regione Calabria.

PARTE TERZA

I servizi alcologici e l'utenza dopo l'emanazione della legge 30.3.2001 n. 125. Il quadro al 31 dicembre 2003:
il personale dei servizi;
i modelli organizzativi, gli approcci terapeutici e i programmi di trattamento;
le collaborazioni dei servizi con gli Enti e le Associazioni del volontariato sociale e privato;
le caratteristiche demografiche dell'utenza;
i consumi alcolici dell'utenza;
tabelle e grafici.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Guidi.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7 della legge n. 62 del 1990 prevede l'obbligo, per il Ministro dell'economia e delle finanze, di trasmettere al Parlamento, alla data del 31 dicembre di ogni anno, la relazione sullo svolgimento delle lotterie;
la scadenza del 31 dicembre 2004 non è stata osservata;
la relazione ha una rilevanza tutta particolare in quanto, al di là degli aspetti meramente contabili, esprime una tendenza particolare del popolo italiano, a volte purtroppo esasperata, come le «giocate della disperazione» sul ritardatario «53» del gioco del lotto sulla ruota di Venezia dimostra;
è inoltre opportuno verificare se le lotterie, così come vengono presentate ai cittadini, riscuotono sempre lo stesso successo o se invece sono meritevoli di modificazioni per renderle più aderenti alla domanda dei cittadini italiani -:
quali siano le ragioni del ritardo nella trasmissione della relazione al Parlamento, così come previsto dall'articolo 7 della legge n. 62 del 1990.
(4-13047)

Risposta. - Con il documento di sindacato ispettivo in esame l'interrogante


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chiede di conoscere le ragioni del ritardo nella trasmissione della relazione al Parlamento, sullo svolgimento delle lotterie, così come previsto dall'articolo 7 della legge 26 marzo 1990, n. 62.
Al riguardo l'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha fatto preliminarmente presente che, così come osservato dall'interrogante, la norma di legge richiamata, prevede che il Ministro dell'economia e delle finanze presenti annualmente la relazione sullo svolgimento delle lotterie, senza fissare alcun termine di scadenza per la presentazione della relazione di cui trattasi.
Come evidenziato dall'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, tale termine non potrebbe essere fissato alla data del 31 dicembre di ogni anno, in considerazione della circostanza che la più importante tra le lotterie nazionali, in tale periodo, è ancora in corso di svolgimento, atteso che la sua estrazione avviene sempre il 6 gennaio. Soltanto dopo tale data e, quindi dopo la definizione del documento contabile relativo a tale lotteria, è possibile predisporre la relazione sullo svolgimento delle lotterie dell'anno precedente.
Detta amministrazione autonoma, poi, per quanto concerne la necessità di una verifica nel settore delle lotterie nazionali al fine di appurare, dall'esame dei risultati, se tali giochi necessitano o meno di modifiche per renderli più rispondenti alle richieste del pubblico, ha riferito che, certamente, la relazione annuale è strumento idoneo, ma non l'unico, ad effettuare tale analisi ed ha, altresì, osservato che nel tempo si è avuta una graduale riduzione del numero delle lotterie, dalle 13 previste annualmente, come limite massimo, dall'articolo 1, comma 1, della legge 4 agosto 1955 n. 722, come sostituito dall'articolo 1 della legge 26 marzo 1990 n. 62, alle 5 lotterie fissate, per l'anno 2005, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 2 dicembre 2004.
L'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha fatto presente che non sembra sussistere un nesso tra l'andamento delle lotterie nazionali ed il ritardo verificatosi nell'estrazione del numero «53» sulla ruota di Venezia, così come sembrerebbe evincersi dal quesito dell'interrogante.
In proposito, infatti, la necessaria e periodica analisi della «tendenza particolare del popolo italiano», e cioè, più propriamente, l'esame e lo studio della propensione al gioco in tutte le sue forme, anche patologiche, non può concretizzarsi nella relazione sulle lotterie nazionali, costituendo le stesse solo una parte, che peraltro rappresenta il 2,18 per cento del mercato, dell'intero sistema giochi controllato dalla amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.

DELMASTRO DELLE VEDOVE e MEROI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
mentre la scienza medica negli ultimi dieci anni ha fatto passi da gigante nelle cura dell'Aids, negli ultimi mesi i media hanno lanciato un forte allarme per il venir meno delle cautele che caratterizzarono i primi dieci anni dall'insorgere di questa terribile patologia;
come spesso accade, in questi giorni l'allarme si è accresciuto a dismisura a seguito della rilevazione, negli Stati Uniti d'America, di un «Super-Hiv» del tutto refrattario alle cure fin qui allestite e praticate;
appare necessario assumere le informazioni del caso al fine di segnalare al mondo clinico e scientifico questa nuova grave evenienza patologica e riprendere le campagne di informazione per favorire rapporti protetti al fine di scongiurare il più normale veicolo di trasmissione della malattia -:
quali siano le informazioni sin qui assunte per conoscere le caratteristiche del cosiddetto «Super-Hiv» manifestatosi di recente negli Stati Uniti d'America;
quale sia il livello di preparazione delle nostre strutture sanitarie per affrontare


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le evenienze patologiche derivanti dal cosiddetto «Super-Hiv», tenuto conto del fatto che, evidentemente, la diffusione della notizia da parte della autorità americane rende lecito il convincimento che le prime verifiche abbiano confermato la assoluta pericolosità della nuova tipologia di virus;
se non si ritenga, a seguito di quest'ultima insorgenza infettiva, di riprendere massicce campagne mediatiche per comunicare i rischi dei rapporti non protetti.
(4-13073)

Risposta. - Va segnalato che una campagna per incrementare l'informazione e le conoscenze sull'Aids è da poco terminata e che la Commissione nazionale Aids sta già operando, con uno specifico sottogruppo, per programmare la prossima campagna di informazione e prevenzione.
I dati raccolti dall'Istituto superiore di sanità (ISS) indicano che l'infezione è ormai principalmente trasmessa per via sessuale, e che l'età media delle persone colpite è sempre più elevata; viene pertanto confermata la necessità di indirizzare le attività di prevenzione verso tutta la popolazione sessualmente attiva.
Per quanto riguarda «Super-HIV», un ceppo virale che sembra del tutto refrattario alle cure fin qui allestite e praticate, secondo quanto riportato nell'interrogazione parlamentare in esame, l'Istituto superiore di sanità ha comunicato di aver seguito gli usuali canali scientifici per valutare l'attendibilità delle informazioni rilasciate dai
mass media statunitensi.
Anche secondo l'autorevole ricercatore David Ho, si tratterebbe di un virus resistente a più farmaci, che, in un caso riscontrato a New York, avrebbe causato una rapida progressione dell'infezione Hiv verso la malattia conclamata.
Sebbene la fonte sia ben accreditata e le informazioni attendibili, resta il fatto che, almeno per ora, sembra trattarsi di un caso isolato.
Non può escludersi che, con l'andare del tempo e con l'uso protratto dei farmaci antivirali, aumenti il numero di ceppi virali resistenti a più farmaci, come accade per tutte le altre infezioni croniche trattate con gli stessi antibiotici antivirali per lungo tempo.
La rapida progressione dell'infezione verso la malattia conclamata, inoltre, è un evento non probabile, ma possibile, anche in persone infette con ceppi di HIV non resistenti.
Relativamente a questo aspetto, l'Istituto superiore sanità ha inteso precisare che un solo caso accertato deve costituire certamente un motivo di approfondimento e di allerta, ma non deve determinare un allarme generalizzato.
La comunità scientifica italiana è pronta a valutare le caratteristiche dei sottotipi virali e l'andamento delle resistenze ai farmaci nei ceppi circolanti, anche nell'ambito del Programma nazionale di ricerche sull'Aids gestito dall'istituto medesimo.
Per quanto riguarda le possibilità di trattamento di eventuali persone affette da ceppi multiresistenti, le strutture sanitarie italiane sono attrezzate a fronteggiare quest'evenienza con un «bagaglio terapeutico» ottimale, nei limiti della disponibilità dei farmaci antivirali attivi, secondo gli
standards internazionali.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Guidi.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il presidente della commissione per l'eguaglianza razziale nel Parlamento inglese, il laburista di origine afro-caraibica Trevor Phillips ha proposto una vera e propria forma di «apartheid» nelle scuole, secondo l'interrogante odiosa e incredibile;
Trevor Phillips immagina di applicare, nelle scuole britanniche, una vera e propria segregazione riservata ai maschi britannici neri, che dovrebbero essere messi in classi separate per migliorare il loro rendimento scolastico, registrato statisticamente come inferiore al rendiconto degli allievi appartenenti ad altre etnie


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(Cfr. «Libero» di martedì 8 marzo 2005 alla pagina 21);
l'aberrante iniziativa, ancor più grave ed incredibile in quanto proveniente da un governante di etnia mista, costituisce l'apoteosi del razzismo, secondo un canone, ad avviso dell'interrogante, classico della sinistra, tanto egualitaria negli «slogan» quanto razzista nei comportamenti concreti;
appare indecente che l'Europa non insorga contro un'autorità politica di uno Stato membro che intende di fatto formalizzare la visione razzista della società, imponendo ai giovani diverse allocazioni scolastiche in ragione del colore della pelle;
Trevor Phillips, peraltro, in una recente intervista al Times ha dichiarato che il multiculturalismo si è rivelato una ideologia fallimentare «perché oggi ciascuno fa quello che vuole, anche violare la legge, in nome della sua figura», a conferma, secondo l'opinione dell'interrogante, del razzismo strisciante (neppure troppo) del personaggio, che certamente non è un "quivis de populo" ma che è elemento eletto in rappresentanza di un governo di centro-sinistra-:
quali siano le valutazioni del ministro interrogato in ordine a quanto esposto in premessa;
se il Governo non ritenga, di concerto con altri Paesi europei, che il Governo inglese di centro-sinistra debba essere richiamato al principio di eguaglianza razziale.
(4-13382)

Risposta. - Trevor Phillips (ex giornalista della BBC, di famiglia originaria della Guyana) è il presidente della Commissione per l'uguaglianza razziale, un organismo indipendente finanziato con fondi pubblici, istituito con il «Racial Equality Act» del 1976, con lo scopo statutario di combattere la discriminazione razziale e promuovere l'eguaglianza.
Lo scorso 7 marzo, in un documentario televisivo, il signor Phillips - reduce dalla visita ad una scuola sperimentale negli USA a St Louis ed evocando la sua personale esperienza di vita - ha ipotizzato che gli studenti neri nel Regno Unito possano trarre vantaggio da corsi separati in alcune materie. I commenti di Phillips sono stati formulati alla luce delle statistiche che denunciano persistenti risultati comparativamente peggiori per gli studenti caraibici ed africani nelle scuole inglesi. Lo stesso Phillips ha aggiunto che l'idea potrebbe anche non risultare praticabile, insistendo sul fatto che non si tratterebbe in ogni caso di «segregazione».
Il problema del cattivo rendimento scolastico comparato per studenti caraibici ed africani (maschi) è un fenomeno osservato già da diversi anni, per combattere il quale il Governo britannico ha adottato diverse iniziative, con un qualche successo.
L'ipotesi di Phillips è stata generalmente commentata in senso sfavorevole. Anche la maggior parte degli insegnanti ha reagito negativamente. L'autorevole settimanale
The Economist ha richiamato l'attenzione sul problema della povertà quale reale fattore dietro al cattivo rendimento comparato.
Si ritiene pertanto che la proposta attenga al dominio della politica interna britannica, stante anche il suo rapido superamento nello stesso dibattito britannico.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

FILIPPO MARIA DRAGO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il personale civile in forza al distretto militare di Catania ha dichiarato lo stato di agitazione;
la mancanza di notizie applicative sul riordino dei distretti militari pone infatti serie perplessità in ordine al loro futuro professionale, ovvero alla loro nuova assegnazione nel medesimo Ministero o in altro o, addirittura, in altro ente locale della medesima provincia;


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dopo la chiusura del Consiglio di Leva (organo che nel distretto militare di Catania è formato da undici civili) e del Gruppo selettori della provincia etnea avvenuta il 31 dicembre 2004 ai sensi del decreto legislativo n. 464 del 1997, l'ormai prossima chiusura dell'Ufficio Leva Militare, prevista per il 31 dicembre 2005, è fonte di notevole apprensione per i dipendenti del Distretto Militare di Catania, i quali temono che un simile provvedimento si verifichi per il distretto in cui prestano servizio, anche in considerazione del fatto che non vi sono comunicazioni ufficiali circa il mantenimento o meno dello stesso;
i dipendenti lamentano tale assoluta mancanza di informazioni certe ed ufficiali, la quale risulta ancor più desiderata viste le inevitabili notizie ufficiose che si susseguono quotidianamente;
inoltre, si evidenzia l'assenza di organizzazione nel lavoro in funzione dei futuri cambiamenti e la mancata determinazione degli organici effettivi del distretto militare, il che sembra sottintendere una precisa volontà protesa allo smantellamento di quest'ultimo -:
quali iniziative il Ministro interrogato ritenga opportuno intraprendere al fine di rendere noto ai dipendenti civili del distretto militare di Catania quale futuro professionale li attenda.
(4-13070)

Risposta. - Da tempo è in atto un articolato progetto di riorganizzazione dello strumento militare che coinvolge ogni sua componente allo scopo di renderlo più idoneo e rispondente alle nuove esigenze.
Al riguardo, si osserva che ai sensi dell'articolo 2 della legge 27 luglio 2004, n. 186 concernente, tra l'altro, disposizioni per la rideterminazione di deleghe legislative, il Governo dovrà emanare i decreti legislativi per procedere alla riorganizzazione delle Forze armate entro il 31 dicembre 2005 (ex articolo 9, legge 27 dicembre 2004, n. 306).
Tali decreti sono finalizzati a meglio modulare l'organizzazione militare alle nuove esigenze, anche ai fine di adeguarla alle riduzioni dei livelli organici (190.000 unità) stabilite dalla legge 14 novembre 2000, n. 331, nonché ai nuovi parametri di efficienza cui si ispirano le disposizioni sulla professionalizzazione recate dal decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215.
A tal riguardo, con la trasformazione dello strumento militare in senso interamente professionale e la sospensione dei servizio militare di leva, l'Esercito dovrà razionalizzare la componente territoriale, comprendente anche i distretti militari.
Com'è consuetudine della difesa nell'affrontare le delicate tematiche connesse alla riorganizzazione delle proprie realtà periferiche, tutte le questioni - come quella sollevata dall'interrogante, relativa alla soppressione del distretto militare di Catania - sono sempre oggetto di opportuna valutazione nella fase decisionale preliminare alla stesura di ogni provvedimento da avviare all'
iter parlamentare.
In tale fase, vengono, infatti, tenuti in debita considerazione tutti gli aspetti che concorrono alla definizione della problematica, inclusi i riflessi di carattere sociale, economico ed infrastrutturale, nonché quelli connessi alla presenza militare e civile nelle aree interessate.
Si aggiunge, in ultimo, che i decreti legislativi elaborati in applicazione del dispositivo della legge delega, verranno trasmessi ad entrambe le Commissioni parlamentari per l'acquisizione del relativo parere.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

DUILIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Regione Campania, in questi ultimi tempi, è interessata da stormi migratori di cicogne, di cui alcune decine di esemplari hanno sostato in territori di Atena, Battipaglia e Policastro;
sin dal 1996, nell'area compresa tra i comuni di Teggiano e di Sala Consilina,


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nel Vallo di Diano, ancora libera da cementificazione, una coppia di cicogne, evento unico, ha individuato il sito per il proprio nido;
l'Amministrazione comunale di Teggiano proprio in questa area intende attuare un Piano di insediamento produttivo (Pip) che comprometterebbe irrimediabilmente l'habitat naturale per la presenza della cicogna: l'inizio dei lavori sembra addirittura imminente.
negli impegni programmatici del Parco nazionale del Cilento-Vallo di Diano veniva proposto proprio un «Progetto Cicogna» successivamente e inspiegabilmente cancellato;
tutelare una specie protetta in via di estinzione - quale la cicogna bianca - e il suo habitat rientra nel quadro della normativa sancita da convenzioni e leggi nazionali e internazionali attinenti al complesso del sistema ecologico in relazione alla conservazione della natura, degli ecosistemi, degli habitat naturali, della biodiversità, della qualità della vita -:
quali iniziative intendano intraprendere per salvaguardare l'area di nidificazione e l'habitat della cicogna, ed in particolare, se non ritengano di adottare le iniziative necessarie affinché il progetto cicogna possa essere ricompreso tra gli impegni programmatici del Parco nazionale del Cilento.
(4-08666)

Risposta. - L'interrogazione in esame riguarda il piano di insediamento produttivo (P.I.P.) in località comune di Teggiano (Salerno) e la presenza, per nidificazione, nello stesso comune, Sala Consilina nel Vallo di Diano, della Cicogna Bianca.
Risulta, infatti, che una coppia di tale specie ha nidificato su un traliccio ENEL ubicato nel territorio limitrofo del Comune di Sala Consilina.
Con la stessa interrogazione si chiede la tutela sia della specie che quella del suo
habitat nell'area predetta.
In merito si riferisce, innanzi tutto, che la cicogna bianca è specie protetta dalla legislazione nazionale e comunitaria e la normativa vigente vieta la distruzione degli
habitat, e prevede azioni di tutela per la fauna selvatica durante le delicate fasi di riproduzione e dipendenza.
Per tali motivi questa amministrazione ha richiamato al comune di Teggiano che intende attuare il progetto di insediamento produttivo, la necessità di applicare a tale progetto la procedura di valutazione di incidenza di cui all'articolo 6 della direttiva
habitat.
A seguito di tale richiesta il comune ha fatto presente che il sito interessato dal piano per gli insediamenti produttivi in località Codaglioni non ricade nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano; non è soggetto a vincolo paesaggistico ambientale ai sensi del decreto legislativo n. 409, del 1999; non ricade nella riserva naturale «Foce Sele Tanagro», istituita, in via definitiva, con deliberazione di G.R. n 64 del 12 febbraio 1999, non ricade all'interno dei siti di importanza comunitaria e nella zona di protezione speciale, pertanto l'intervento non risulta assoggettabile alla procedura di valutazione d'incidenza, ai sensi dell'articolo 6 della direttiva
Habitat e del decreto del Presidente della Repubblica n. 120 del 2003.
La regione Campania ha fatto, altresì, presente di avere attivato un'istruttoria tecnico scientifica con la collaborazione del settore piano forestale, finalizzata all'eventuale individuazione di una zona di protezione speciale ai sensi della direttiva comunitaria 79/409/CEE «Uccelli», tale da ricomprendere l'area di nidificazione e l'
abitat della Cicogna Bianca.
Questa amministrazione ha invitato i comuni di Teggiano e Sala Consilina a voler adottare tutti gli accorgimenti necessari, tendenti a favorire la sosta e la nidificazione di questi uccelli protetti, intraprendendo delle azioni per il mantenimento del sito prescelto per la loro nidificazione al fine di garantire le condizioni ambientali più idonee.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.


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FASANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'ACI è sottoposto alla vigilanza contabile del ministero delle attività produttive che ha rilevato irregolarità nella conduzione dell'Ente Pubblico Nazionale;
sotto la presidenza dell'avvocato Franco Lucchesi nel quadriennio 2000-2004 la gestione delle molteplici società controllate dell'Ente è stata svolta con un'attività amministrativa, secondo l'interrogante, non conforme ai principi costituzionali del buon andamento;
dai bilanci e dagli atti dell'Ente dei predetti anni, infatti, si rilevano acquisti, secondo l'interrogante, quantomeno imprudenti, di società già gravate da una pesante situazione debitoria ed operanti in settori di crisi;
ad esempio, per le sole società Ventura, acquistata dalla Parmatour e Targasys, acquistata dalla Fiat, tra acquisizione, anticipazioni ripianamenti perdite e finanziamenti a vario titolo erogati sono stati utilizzati consistenti fondi del bilancio ACI per svariati milioni di euro;
per le altre innumerevoli società di proprietà dell'Ente (ACI Global, ACI Informatica, ACI Sport, Movitrack, Progei eccetera) il bilancio ACI è stato ulteriormente aggravato complessivamente per molti milioni di euro utilizzati per finanziamenti, ripianamento perdite ed aumento del capitale sociale delle medesime;
sia l'ACI che le società controllate affidano consulenze per diversi milioni di euro, per le quali la Corte dei conti ha espressamente evidenziato un uso eccessivo all'interno dell'Ente;
ad avviso dell'interrogante, i servizi di cui l'Ente abbisogna potrebbero più utilmente essere resi, anziché dalle società controllate, da soggetti scelti sul mercato tramite gare ad evidenza pubblica, senza ricorrere ai sistemi di affidamento diretto;
gli amministratori della quasi totalità delle società controllate dell'ACI sono i presidenti degli Automobili Clubs Provinciali con maggiore peso di voti (ad esempio ACI Roma, ACI Milano, ACI Lecce, ACI Brescia eccetera);
gli stessi, in qualità di componenti degli organi di indirizzo e di controllo dell'Ente, Consiglio Generale e Comitato Esecutivo, approvano l'attività svolta dalle società controllate dell'ACI, ne deliberano i finanziamenti, le anticipazioni e gli aumenti di capitale, oltre ai considerevoli ripianamenti dei disavanzi conseguiti da essi stessi nella gestione delle medesime società;
i suddetti presidenti di Automobile Clubs Provinciali svolgono contemporaneamente i ruoli, secondo l'interrogante incompatibili, di controllori e di controllati;
l'avvocato Franco Lucchesi il 25 novembre 2004 è stato eletto con i voti determinanti dei presidenti degli Automobili Clubs Provinciali da lui stesso nominati amministratori delle società controllate dell'Ente, sulla base di un programma per il prossimo quadriennio indirizzato principalmente ad intensificare l'attività delle società stesse, con la previsione di un loro aumento di numero;
secondo l'interrogante, alla luce di ciò le predette elezioni, per un principio affermato dalla Corte Costituzionale, appaiono fortemente viziate nell'autenticità e genuinità del voto così come espresso dell'Assemblea Nazionale ACI;
ad avviso dell'interrogante, il risultato elettorale, alla luce dei sopra menzionati profili di incompatibilità, oggettivamente alterato, lasciando enormi spazi all'impiego di fondi pubblici per attività che non producono alcun utile e non sono coerenti con gli scopi statutari dell'Ente -:
quali iniziative intenda adottare il Governo onde riportare la gestione dell'Ente ai principi generali di trasparenza e buon andamento e porre fine alla grave situazione di incompatibilità su descritta;


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se, in particolare, alla luce dei fatti su esposti, non intenda procedere al commissariamento dell'ente.
(4-12802)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in oggetto, alla quale si risponde per delega della Presidenza del consiglio dei ministri, si rappresenta quanto segue, anche sulla base di quanto comunicato dall'ACI.
La vigilanza esercitata dal Ministero delle attività produttive sull'Automobile Club si estrinseca in una molteplice attività riguardante: bilanci, servizi in economia, verifiche amministrativo-contabili eccetera, alla quale vanno aggiunte altre questioni, tra le quali, il contenzioso ed i commissariamenti.
Nonostante tale intensa attività, che per alcune situazioni può mostrare dei momenti di criticità, il Ministero delle attività produttive ha regolarmente approvato i bilanci dell'Ente, risultati in equilibrio negli ultimi due anni, sulla base delle procedure messe in atto, approvate recentemente dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Quanto alle società collegate, si precisa che da anni l'ACI si avvale di Società collegate per lo svolgimento di alcune sue attività, soprattutto negli ambiti che richiedono una maggiore snellezza operativa, efficienza ed economicità. Si tratta di una soluzione organizzativa e gestionale espressamente prevista, tra l'altro, dal regolamento di amministrazione e contabilità dell'ente sul quale sia il Ministero delle attività produttive, sia il Ministero dell'economia e delle finanze si sono espressi positivamente in sede di sua approvazione. I rapporti tra l'ACI e tali società, partecipate totalmente o comunque a larga maggioranza dall'ente, sono regolati da apposite convenzioni. L'affidamento diretto di servizi alle società controllate non risulta in contrasto con le norme in materia di evidenza pubblica in quanto l'ACI affida a tali società servizi strettamente strumentali per i quali corrisponde corrispettivi per le attività svolte, secondo i criteri e gli
standard di qualità dettati dall'ente medesimo.
L'andamento delle società collegate dell'ACI evidenzia, in questi ultimi anni, un forte miglioramento. Oggi c'è la tendenza ormai consolidata all'equilibrio economico-finanziario, anche grazie ai recenti interventi di riorganizzazione e di razionalizzazione delle partecipazioni societarie con la vendita o la chiusura di società con perdite non gestibili. Di fatto, solo la società Ventura presenta ancora perdite, ma si tratta di una società acquisita dall'Ente, solo di recente, per presidiare al meglio uno dei settori istituzionali dell'ACI, quello riferito al turismo. L'acquisizione di Targasys, per il potenziamento dei servizi tecnici di assistenza automobilistica destinati a tutti gli automobilisti, e non solo ai soci, ha portato benefici per l'intero sistema con cui viene in relazione ed ha portato all'acquisizione di FIAT come cliente, essendo FIAT
partner della società al 40 per cento.
Quanto all'elezione dell'avvocato Lucchesi a Presidente dell'ACI, deliberata dall'assemblea nazionale dell'ente del 25 novembre 2004, si fa presente che la stessa è avvenuta conformemente a quanto previsto dallo statuto dell'ente. Al riguardo si precisa che il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 3 febbraio scorso, su proposta del Ministro delle attività produttive ha deliberato di dare avvio alla procedura per la conferma dell'avvocato Lucchesi nella citata carica. La proposta di nomina dell'avvocato Lucchesi a Presidente dell'ACI è stata altresì approvata al termine dell'audizione informale svolta presso la IX Commissione della Camera il 9 marzo 2005, nel corso della quale è stato ribadito che il Governo non ravvisa profili di illegittimità in ordine a tale nomina.
Il programma presentato dall'avvocato Lucchesi all'Assemblea non contiene alcuna previsione in ordine all'aumento del numero delle Società collegate, ma viene solo rappresentata l'esigenza di migliorarne ulteriormente l'efficienza e la qualità, evitando, tra l'altro, ogni possibile sovrapposizione. Così come ci si propone di intervenire più decisamente sulla struttura dello stesso ente per raggiungere un'efficienza corrispondente al disegno di fare dell'ACI un
leader nel mercato dei servizi alla mobilità, esattamente come gli altri Automobile Club esteri.
In merito al problema sollevato nell'atto in esame relativo alla presunta incompatibilità tra il ruolo di amministratori delle


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società e quello di componenti dell'Assemblea dell'ACI, che comporterebbe confusione di ruoli nell'ambito della Federazione, si precisa che, per prassi consolidata, i componenti degli organi si astengono dalle decisioni che attengono alle società in cui gli stessi ricoprano cariche.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Roberto Cota.

FATUZZO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la Camera ha recentemente approvato la modifica all'articolo 117, comma 2, della Costituzione ove tra le competenze esclusive dello Stato - nella previsione concernente «la promozione internazionale del sistema economico e produttivo nazionale» - si può intendere ricompreso il turismo;
il turismo è un settore trainante della nostra economia se si considera che nel 2003 esso ha raggiunto un fatturato di 80 miliardi di euro pari al 6,1 per cento del prodotto interno lordo (con due milioni di lavoratori) e di 143 miliardi, pari all'11 per cento del Pil, tenendo conto del settore «allargato»;
la crisi del turismo ha oggi raggiunto proporzioni insostenibili che non debbono in alcun modo essere trascurate;
nel periodo da giugno ad agosto gli alberghi italiani hanno registrato una flessione del 3,4 per cento, calo mai registrato negli ultimi dieci anni, di cui il 6,2 per cento è da accreditare al minor flusso di italiani: in termini economici quattro milioni di pernottamenti in meno per un mancato introito di 500 milioni di euro;
tali dati hanno condizionato pesantemente l'occupazione che da gennaio ad agosto ha subito una flessione dell'11 per cento rispetto allo stesso periodo del 2003;
gli operatori del settore attendono risposte concrete ed immediate anche per evitare di pregiudicare la stagione 2005 ormai incombente -:
quali iniziative siano state intraprese per fronteggiare la crisi del turismo in Italia e frenare la brusca perdita di quote di mercato da parte degli operatori turistici italiani;
se non si ritengano tardive le attuali proposte in corso, in particolare rispetto all'esigenza di costituire una «Cabina di regia nazionale» preposta alla promozione internazionale del sistema paese in materia di turismo;
per quali ragioni - nell'attuale quadro di crisi - è stata soppressa la direzione generale del turismo del Ministero delle attività produttive;
se non ritengano opportuno adottare iniziative normative per ricostituire il Ministero del turismo o una nuova direzione generale del turismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri o un altro ministero che si occupa di internazionalizzazione.
(4-11162)

Risposta. - Appare innanzitutto necessario evidenziare che una certa crisi del settore del turismo nell'estate del 2004 indubbiamente c'è stata, seppure molto meno significativa di alcune proiezioni lanciate nell'immediato e, inoltre, l'Italia non è un caso isolato in Europa: quanto detto, fa riferimento ai dati del Rapporto sul Turismo 2004, presentato nel corso della Conferenza del Turismo Italiano tenutasi a Genova nei giorni 20 e 21 settembre 2004.
Appare tuttavia opportuno evidenziare che i fattori congiunturali cui si può fare riferimento per delineare il fenomeno possono essere riferiti a condizioni cicliche dell'andamento del mercato turistico, nonché a fattori esogeni, fra i quali, il terrorismo internazionale, le situazioni recessive che hanno colpito negli ultimi anni alcuni dei maggiori Paesi esportatori di turismo verso l'Italia, e non da ultimo, la necessità di determinare una maggiore competitività anche attraverso il miglioramento del rapporto costo-servizio offerto.


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Negli anni più recenti, comunque, il Governo ha avviato politiche concrete e fattive sia direttamente che in maniera concertata con le regioni, a cui la riforma Costituzionale intervenuta nel 2001 ha attribuito competenza esclusiva in materia.
Fra le iniziative attuate si ricordano in ambito nazionale:
a) l'avvio del tavolo strategico Ministro-assessori regionali;
b) l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 settembre 2002 contenente i «Principi di armonizzazione, valorizzazione e sviluppo del sistema turistico»;
c) il trasferimento alle regioni, con specifici decreti ministeriali approvati in sede di Conferenza unificata, delle ingenti risorse disponibili, per gli anni 2000, 2001, 2002 e 2003 che ammontano a circa 325 milioni di euro, per le finalità di riqualificare e rilanciare l'offerta turistica;
d) l'emanazione del decreto ministeriale 18 novembre 2003, approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni, relativo al finanziamento, per circa 74 milioni di euro, dei progetti di sviluppo dei sistemi turistici locali interregionali e sovraregionali;
e) la realizzazione di due Conferenze nazionali del turismo, tenutesi nel 2002 e nel 2004;
f) la predisposizione dei decreti finalizzati al trasferimento, con riferimento ai commi 2 e 3 dell'articolo 6 della legge n. 135/2001 relativi al fondo di cofinanziamento, delle risorse 2004 alle regioni per un ammontare di 75 milioni di euro attraverso due specifici decreti ministeriali.

In ambito europeo si sottolinea l'importante «Dichiarazione di Venezia» circa l'auspicio comune dell'inserimento del turismo fra le materie oggetto di intervento della Unione Europea. Detto risultato è stato raggiunto anche a seguito dell'inserimento, nel testo della Costituzione europea, predisposto dalla presidenza irlandese ed approvato in via definitiva, di un articolo interamente dedicato al turismo.
In ambito internazionale, con particolare riferimento alle attività mirate alla promozione si è provveduto:
a) ad indirizzare le azioni volte al riconoscimento del ruolo internazionale del Paese nel contesto mondiale, attraverso il rafforzamento della presenza dello stesso negli organismi internazionali ed in particolare nell'Organizzazione Mondiale del turismo;
b) all'elezione dell'Italia a membro del Comitato esecutivo, vero organo di governo dell'OMT;
c) all'approvazione della candidatura dell'Italia a sede delle riunioni del Comitato etico con possibilità di esserne sede permanente;
d) al rafforzamento e al rilancio degli accordi in materia turistica ed alla partecipazione a gruppi di lavoro misti con altri paesi di grande importanza quali nuovi mercati e/o per lo sviluppo delle nostre imprese in India, Russia, San Marino, Egitto, Ucraina, eccetera.

Un particolare cenno va fatto alle azioni tese a risolvere il problema dell'ingresso dei turisti cinesi in Italia, poi attuato con la firma dell'accordo ADS sottoscritto a Pechino dal Presidente del Consiglio.
Si evidenzia, ancora, il «Protocollo d'Intesa» fra ministero degli affari esteri, Ministero delle attività produttive ed ENIT, sottoscritto il 7 luglio 2004, predisposto per favorire, attraverso le Ambasciate, sia la promozione e l'
incoming verso l'Italia, sia lo sviluppo degli investimenti da e per l'estero.
Per la questione che concerne l'eventuale soppressione della Direzione generale del turismo, si rende noto che lo schema per il riordino del ministero delle attività produttive prevede l'esistenza della stessa specificando, all'articolo 7 le relative competenze.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Roberto Cota.


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GALANTE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
è stato adottato il piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI) del bacino dell'Arno;
il progetto di messa in sicurezza del bacino dell'Arno costituisce un utile e importante passo avanti nell'interesse della salvaguardia di quel territorio e, in particolare, della città di Firenze;
una volta concretamente attuato, oltre a garantire la sicurezza idrogeologica, il progetto contribuirà anche allo sviluppo del territorio;
nella consapevolezza di queste utilità, il progetto è frutto di una feconda collaborazione tra tutti i livelli istituzionali, con un sostanziale contributo degli enti locali -:
quando si passerà dalla fase progettuale a quella esecutiva;
quali tempi si prevedono per la conclusione dei lavori;
quali, e quante risorse, il Governo abbia deliberato di destinare a tali lavori.
(4-11678)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo di cui all'oggetto, riguardante quesiti concernenti i tempi e le risorse che si intendono stanziare per l'attuazione del Piano stralcio per l'assetto idrogeologico dell'Arno, si rappresenta quanto segue.
Il 18 febbraio 2005 è stato firmato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, dal Presidente della regione Toscana e dal Segretario generale dell'Autorità di bacino dell'Arno un accordo di programma per la messa in sicurezza dell'Arno, dal basso Casentino fino a Pisa, comprendendo la città di Firenze e la sua area metropolitana.
L'accordo fa seguito alle decisioni del Comitato istituzionale dell'Arno del 15 febbraio 2005, in cui è stato approvato il quadro degli interventi prioritari per la messa in sicurezza idraulica dell'asta principale del fiume.
L'accordo indica 23 interventi prioritari per la riduzione del rischio idraulico, per una cifra totale di circa 290 milioni di euro. Di questi, il Ministero e la regione Toscana si sono impegnati a finanziare, entro il 2007, 200 milioni, ripartendo la somma al 50 per cento.
Gli interventi sono tutti allo stadio di progetto preliminare ed è per tutti in corso la redazione dei progetti definitivi, la cui scaletta temporale di priorità sarà definita nel dettaglio sulla base dei flussi finanziari che verranno attivati entro il 2007.
Nell'accordo viene stimato un tempo decennale per la realizzazione delle opere.
La realizzazione degli interventi strutturali sarà accompagnata da un ulteriore potenziamento della catena di monitoraggio, previsione e preannuncio di piena, oltre ad una innovativa strategia di pianificazione di sicurezza. Questo, per garantire maggiore tranquillità nel periodo di cantierizzazione delle opere e fornire una ulteriore copertura quando gli interventi saranno conclusi.
L'obiettivo primario di mitigazione del rischio sarà accompagnato da una vasta azione di carattere ambientale. Sarà, tra l'altro, curata l'integrazione nei progetti di parco fluviale e data la massima attenzione alle forme di mobilità alternative, quali la ciclopista dell'Arno, le ippovie e i percorsi pedonali e naturalistici.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

GALVAGNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 269 del 2003 convertito, con modificazioni, legge 24 novembre 2003, n. 69 prevede, all'articolo 38, notevoli modifiche agli articoli 213 e 214 del Codice della strada, prevedendo l'affidamento del veicolo oggetto del sequestro amministrativo al trasgressore oppure al responsabile in solido;


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tale normativa ha suscitato non solo gravi preoccupazioni di carattere economico ed amministrativo fra titolari dei servizi di Servizi di Depositeria, ma anche una serie di osservazioni critiche sulla efficacia pratica della nuova impostazione introdotta dalla legge 24 novembre 2003, n. 69 -:
se non ritenga opportuno promuovere, d'intesa con gli altri ministri interessati, l'attivazione di un tavolo di lavoro aperto al coordinamento dei rappresentanti delle depositerie per consentire i necessari approfondimenti delle problematiche emerse.
(4-09902)

Risposta. - L'articolo 38 del decreto-legge n. 269 del 2003 convertito, con modificazioni, nella legge n. 69 del 2004, al fine di contenere le spese di custodia a carico dello Stato, ha previsto disposizioni volte alla semplificazione delle procedure di sequestro, fermo, confisca e alienazione di veicoli a seguito di violazioni alle norme del codice della strada, apportando rilevanti modifiche agli articoli 213 e 214 dello stesso codice e introducendo l'articolo 214-bis.
Prima di tale norma il Parlamento aveva già affrontato la questione nel corso dell'approvazione della legge 28 dicembre 2001, n. 448 (legge finanziaria 2002), prevedendo un'espressa delega al Governo per l'emanazione di due distinti regolamenti: uno per la semplificazione delle procedure di sequestro, confisca e alienazione dei beni mobili sequestrati e l'altro per la procedura straordinaria di alienazione o rottamazione dei veicoli giacenti presso le depositerie.
La concreta attuazione della delega si è rivelata tuttavia estremamente complessa e difficile, rendendosi necessaria la cennata iniziativa d'urgenza, anche in ragione della forte incidenza degli oneri finanziari, connessi alla gestione della custodia dei veicoli sequestrati.
La disposizione in questione affida al trasgressore, ovvero all'obbligato in solido, la custodia del veicolo sottoposto a sanzione amministrativa accessoria.
Si è trattato di una scelta certamente innovativa, ma non del tutto lontana dal principio previsto dalle norme del codice civile in materia di responsabilità solidale.
Tuttavia, qualora gli obbligati dovessero rifiutare la custodia, il bene verrà comunque affidato, ad un custode-acquirente, individuato con procedura concorsuale per ambiti territoriali infraregionali. Questi si impegnerà all'acquisto del veicolo, a fronte del pagamento delle spese per il servizio effettuata.
Le operazioni connesse con l'espletamento della gara, sono in corso e la conclusione è presumibilmente prevista entro il primo semestre di quest'anno.
In questa fase, le amministrazioni interessate sono disponibili ad esaminare, con i rappresentanti delle associazioni di categoria, ogni eventuale questione che dovesse insorgere nell'ambito della procedura di gara, mantenendo aperta ogni possibilità di un confronto positivo, sereno e costruttivo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

GALVAGNO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante è stato interessato da un suo concittadino, Rauccio Stelvio, già Ufficiale dei Carabinieri e poi Comandante dei Vigili Urbani della città di Asti, del fatto che a causa di disguidi burocratici a lui non imputabili rischia di vedersi pregiudicata la propria posizione previdenziale;
nonostante sollecitazioni da parte del signor Rauccio Stelvio e da parte dell'interrogante tese ad ottenere una spiegazione dai competenti Ministeri interessati, nulla da oltre due anni è stato ancora comunicato -:
quale sia la situazione previdenziale del signor Rauccio Stelvio considerato il diritto costituzionale di ogni cittadino ad ottenere una risposta in tempi ragionevoli dalla Pubblica Amministrazione specie quando sono in gioco diritti così importanti come quello alla conoscenza della propria posizione previdenziale.
(4-12067)


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Risposta. - Il tenente di complemento dei carabinieri Rauccio Stelvio ha prestato servizio dal 9 gennaio 1966 al 30 marzo 1973.
La competente direzione generale per il personale militare, per il suddetto periodo, ha costituito la posizione assicurativa presso la sede INPS di Asti (decreto n. 360/E del 6 giugno 2002).
Sulla base della normativa all'epoca vigente l'ufficiale, in virtù del suo stato giuridico (complemento) non rientrava tra i destinatari previsti dagli articoli n. 113, comma 1 e n. 115 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973.
Pertanto, non è stato possibile provvedere alla «ricongiunzione» del servizio militare prestato con il servizio reso alle dipendenze del comune di Asti.
L'interessato - peraltro informato su tale possibilità il 31 ottobre del 2002 - ha invece facoltà di chiedere la «ricongiunzione» di tali periodi, presentando apposita istanza all'Ente locale dal quale dipende, ai sensi della legge n. 29 del 7 febbraio 1979.
È di tutta evidenza che l'amministrazione difesa, nel caso di specie, non ha omesso alcuna comunicazione ed ha operato in modo aderente alla normativa vigente in materia.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

GAMBALE e COLASIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 29 del decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede che il reclutamento dei dirigenti scolastici avvenga mediante un corso-concorso selettivo, il cui primo concorso avrebbe dovuto prevedere una riserva di posti pari al 50 per cento per coloro che per un triennio avessero ricoperto funzioni di preside incaricato;
l'articolo 22, commi 8 e 9, legge n. 448 del 2001 prevede l'espletamento contestuale di due separati concorsi uno per i cosiddetti «triennalisti» e l'altro per tutti i restanti aventi diritto;
con decreto direttoriale del MIUR, Dipartimento per i servizi sul territorio e Direzione generale del personale del 20 dicembre 2002, Gazzetta Ufficiale n. 100, è stato indetto esclusivamente un concorso su base regionale per n. 1500 posti di dirigente scolastico riservato ai presidi incaricati triennalisti;
alcuni docenti presidi incaricati non triennalisti, collaboratori vicari e docenti comandati, legittimamente aspiranti, in possesso dei requisiti di cui all'articolo 29, comma 1 del decreto legislativo n. 165 del 2001, hanno presentato domanda di partecipazione al predetto corso-concorso in base al combinato disposto di cui all'articolo 29, comma 3, decreto legislativo, n. 165 del 2001 e all'articolo 22, comma 8, legge n. 448 del 2001;
con decreto emanato dai rispettivi uffici scolastici regionali competenti per territorio, i predetti aspiranti sono stati esclusi dalla partecipazione al corso-concorso;
gli stessi hanno presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale - regione Lazio - sezione Roma, impugnando i provvedimenti di esclusione dal concorso in oggetto;
il TAR per il Lazio con ordinanza, ritenendo che sussistessero le ragioni richieste dalla legge, ha accolto la domanda nei limiti dell'ammissione con riserva alle prove;
i ricorrenti, pertanto, sono stati ammessi al colloquio ed in numerosi casi lo hanno superato con valutazioni più che positive, posizionandosi nelle graduatorie regionali in posto utile per la partecipazione alle successive fasi del concorso, anche perché in possesso di svariati titoli culturali;
i ricorrenti hanno, nel frattempo, sostenuto e superato tutte le fasi concorsuali dimostrando di possedere un patrimonio di formazione professionale non inferiore a quello dei colleghi triennalisti;


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i suddetti sono stati inseriti nelle graduatorie di merito in posizione utile per la nomina in ruolo;
il MIUR con ordinanza n. 39 del 1o aprile 2004 registrata alla Corte dei conti il 21 aprile 2004, all'articolo 1, comma 1, ha stabilito che «ai sensi dell'articolo 22, comma 11 della legge 28 dicembre 2001 n. 448, ai fini del conferimento degli incarichi di presidenza, le graduatorie dei candidati ammessi al periodo di formazione del primo corso-concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici, previste dall'articolo 29, comma 3, del citato decreto legislativo n. 165 del 2001 e successive modificazioni, sono utilizzate fino all'approvazione delle prime graduatorie dei vincitori dello stesso corso-concorso, con priorità rispetto alle graduatorie provinciali di cui alla presente ordinanza»;
il MIUR non intende applicare tale priorità anche ai candidati ammessi con riserva al periodo di formazione del corso-concorso ed inseriti nelle graduatorie regionali acquisendo l'adeguata preparazione a ricoprire l'incarico;
al termine delle procedure concorsuali (del concorso riservato), sono risultati idonei 1639 candidati di cui: 1238 vincitori di concorso in quanto triennalisti, 401 idonei con «riserva» e pertanto non vincitori di concorso;
rispetto ai 1500 posti messi a concorso, non sono stati conferiti 262 posti;
i presidi incaricati (incarico annuale) al 1o settembre, esclusi i 1238 vincitori di concorso che a tale data saranno immessi in ruolo, sono molto più di 2000 e che il concorso ordinario, se rimane vigente la normativa attuale, una volta espletato (non prima di due anni), potrà coprire solo 1500 posti quando le presidenze vacanti saranno (ad una stima molto prudente) almeno 3700;
l'immissione in ruolo dei suddetti candidati, non comporta nessun aggravio di spesa per il bilancio dello Stato in quanto per l'assunzione di coloro che hanno già partecipato al corso-concorso riservato, è già stata prevista la copertura finanziaria;
i candidati ammessi con riserva che hanno superato con esito positivo tutte le fasi concorsuali costituiscono una risposta alle carenze e al perdurare di questa situazione di vuoti di organico che per la scuola italiana rappresenta un sicuro nocumento -:
quali provvedimenti urgenti il Ministro intenda adottare;
se il Ministro non ritenga opportuno, che i posti di dirigente scolastico, messi a concorso con il corso-concorso selettivo di formazione previsto dall'articolo 29, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001 e dall'articolo 22, comma, 9 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 - non ancora coperti, vengano assegnati, nell'ambito del medesimo contingente, ai candidati comunque risultati idonei alle procedure concorsuali;
se il Ministro non ritenga opportuno, che il personale risultato idoneo al suddetto concorso riservato, non nominato per indisponibilità di posti, venga inserito in un'apposita graduatoria ad esaurimento utilizzabile per coprire i posti che si renderanno vacanti a seguito della cessazione del servizio dei vincitori del summenzionato concorso riservato.
(4-11021)

Risposta. - Si ritiene opportuno premettere che il decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, all'articolo 29 disciplinando il reclutamento dei dirigenti scolastici, ha previsto che detto reclutamento venga realizzato mediante un corso-concorso selettivo di formazione, svolto in sede regionale con cadenza periodica, comprensivo di moduli di formazione comune e di moduli di formazione specifica, per la scuola elementare e media, e per la scuola secondaria superiore e per gli istituti educativi.
Il medesimo articolo 29 ha disposto che in occasione del primo corso-concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici il 50 per cento dei posti disponibili fosse riservato


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agli insegnanti che abbiano svolto per almeno un triennio la funzione di preside incaricato.
Il corso-concorso, indetto con decreto dirigenziale in data 17 dicembre 2002, con bando separato rispetto a quello ordinario, in applicazione delle disposizioni contenute nell'articolo 22, comma 9, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, ha previsto, pertanto, che i candidati dovevano possedere, alla data di scadenza del termine ultimo per la presentazione delle domande, oltre al titolo di studio richiesto e ad un servizio effettivamente prestato di almeno sette anni nei rispettivi settori formativi dopo la nomina in ruolo, il requisito di aver svolto per almeno un triennio le funzioni di preside incaricato o di vice rettore incaricato o di vice direttrice incaricata negli istituti educativi.
Al termine delle procedure concorsuali sono stati nominati i candidati utilmente collocati nella graduatoria dei vincitori, mentre sono stati accantonati i posti per i candidati ammessi con riserva alla stessa procedura per effetto di ordinanze cautelari di sospensione emesse dal giudice adito.
La questione riguardante coloro che sono stati ammessi con riserva alla procedura concorsuale e che hanno superato l'esame finale dopo aver frequentato il corso di formazione è stata oggetto di attenzione e di esame da parte delle assemblee parlamentari, da ultimo in sede di conversione in legge del decreto legge 21 gennaio 2005, n. 7, recante disposizioni urgenti per l'università e la ricerca, per i beni e le attività culturali, per il completamento di grandi opere strategiche, per la mobilità dei pubblici dipendenti, nonché per semplificare gli adempimenti relativi a imposte di bollo e tasse di successione.
In quella sede è stata inserita una apposita norma la quale prevede che gli aspiranti incaricati da almeno un anno alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge suindicato, ma privi del requisito prescritto del triennio di incarico, ammessi con riserva e che abbiano superato il colloquio di ammissione, frequentato il corso di formazione e superato l'esame finale di cui al decreto direttoriale del 17 dicembre 2002, sono inseriti a domanda nelle graduatorie con il punteggio conseguito nell'esame finale, in coda alle graduatorie stesse.
La stessa disposizione stabilisce, inoltre, che i posti messi a concorso nelle singole regioni e non coperti per assenza dei suindicati idonei, sono ripartiti, con decreto dirigenziale tra le regioni nel cui ambito sono risultati idonei nelle graduatorie.
Detta previsione è contenuta nell'articolo 1-
octies introdotto, come già detto, in sede di conversione al decreto-legge n. 7/2005 ed è inserita nel testo approvato definitivamente dal Senato il 23 marzo 2005.
La questione rappresentata, pertanto può ritenersi ora superata nel senso auspicato dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

GASPERONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la fascia costiera della provincia di Pesaro e Urbino è stata interessata, nei giorni 13 e 14 novembre 2004, da mareggiate e bufere di vento con raffiche che hanno superato i 110 Km/h;
i danni maggiori si riscontrano nelle spiagge di Pesaro, Fano e Marotta, dove la furia del mare ha, in alcuni casi, eroso tratti di arenile, portando alla ribalta, ancora una volta, l'annoso problema della protezione delle coste e della funzione delle barriere frangiflutti;
sono stati allagati capanni che contenevano attrezzature, andate distrutte, e sono saltati pozzetti e pavimentazioni;
molti bagnini hanno subito danni per svariate migliaia di euro, fino ad arrivare a cifre intorno ai 25.000 euro;
sono emerse diverse situazioni di emergenza anche in altre parti delle città: sradicamenti di piante, allagamenti di edifici, distruzione di antenne -:


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se non ritenga di prevedere, in considerazione di quanto esposto in premessa, la possibilità di riconoscimento dello stato di emergenza per i danni alle infrastrutture della Provincia di Pesaro e Urbino.
(4-11869)

Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente quanto segue.
Nei giorni 13 e 14 novembre 2004 una mareggiata e una bufera di vento hanno colpito le coste della provincia di Pesaro ed Urbino.
Già il 12 novembre il Dipartimento della protezione civile aveva trasmesso, anche alla regione Marche, un avviso di condizioni meteo avverse valido per sabato 13 novembre 2004 e per le successive 24-36 ore.
Il giorno successivo, il predetto Dipartimento, ha contattato le sale operative delle regioni interessate dagli eventi atmosferici, tra cui anche quella della regione Marche. Quest'ultima ha riferito la presenza di piogge scarse e di cielo nuvoloso.
Il giorno 14, sempre la predetta regione, ha comunicato che la situazione era sotto controllo.
Alle ore 21,10 del medesimo giorno, da notizie ANSA, al Dipartimento della protezione civile è giunta notizia della presenza di una nave alla deriva, a circa 40 miglia, dal porto di Ancona. È stata, quindi, tempestivamente contattata la Sala Operativa del Comando generale della Capitaneria di porto che, confermando la notizia, ha fatto presente che un rimorchiatore stava cercando di agganciare la predetta nave.
In tarda serata la regione Marche ha comunicato che la situazione era regolare ed, il 15 novembre, ha confermato che, nonostante il maltempo, non si era verificata alcuna situazione critica.
Sulla base dei dati rilevati dall'Osservatorio meteorologico «Valerio» di Pesaro, le bufere del 13 e 14 novembre 2004 sono state caratterizzate da una velocità media del vento di circa 40 km/h ed alcune raffiche hanno raggiunto i 110 km/h.
Tuttavia, dalla documentazione trasmessa dalla regione Marche, che con nota del 29 novembre 2004 ha richiesto la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225/1992, non sono emersi elementi tali da giustificare il ricorso a mezzi e poteri straordinari.
Diversamente caratteri di eccezionalità sono stati riscontrati negli stessi luoghi a causa di una bufera di vento che si è verificata il 24 settembre 2004, quando la velocità media del vento ha raggiunto, per quattro ore consecutive, oltre i 50 km/h ed a Pesaro si è addirittura verificata una raffica di circa 148 km/h.
Pertanto, per quest'ultimo evento meteorologico, è stato dichiarato lo stato di emergenza con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 novembre 2004.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

ALFONSO GIANNI e VENDOLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da settimane i cittadini dei comuni della Val di Lemme (Alessandria) stanno effettuando manifestazioni contro l'apertura di un cantiere per l'apertura di un nuovo acquedotto del torrente Acque Striate, all'interno del Parco naturale Capanne di Marcarolo;
il nuovo acquedotto si rende necessario perché l'uso di quello attualmente in funzione dovrà essere sospeso a causa dell'apertura di una cava;
il nuovo acquedotto è quantitativamente e qualitativamente inferiore a quello esistente;
nel corso dei lavori per la costruzione del nuovo acquedotto è emersa la presenza di rocce contenenti amianto;
è stato prescritto che i lavori devono essere effettuati con l'applicazione del livello massimo di sicurezza (legge Seveso);


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i lavori sono partiti senza che le condizioni di sicurezza siano state effettivamente verificate;
nel corso della prima settimana di settembre del 2002 il titolare della ditta che ha svolto una parte dei lavori, nonché responsabile della sicurezza è stato denunciato per l'aggressione nei confronti di un cittadino a cui è stata sottratta una macchina fotografica;
a causa di questo episodio il titolare della ditta signor Francesco Ruberto insieme ad un'altra persona è stato sottoposto agli arresti domiciliari;
a partire da martedì 17 settembre 2002 su indicazione del prefetto le forze dell'ordine sono intervenute massicciamente con la creazione di tre posti di blocco lungo la strada provinciale interessata;
i posti di blocco sottopongono tutti i cittadini a controlli che ne limitano la circolazione;
un ulteriore forte presidio delle forze dell'ordine in tutto il cantiere anche laddove vengono svolti i lavori esponendo gli agenti ai rischi derivati dalla presenza di amianto in quanto privi delle misure di sicurezza previste per i lavoratori;
l'azione delle forze dell'ordine è funzionale a permettere lo svolgimento dei lavori, ma rappresenta anche la volontà di impedire le iniziative pacifiche e del tutto legittime dei cittadini contro la prosecuzione dei lavori per il nuovo acquedotto;
in Val di Lemme, in questi giorni non è solo in gioco la salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini ma attraverso l'uso delle forze dell'ordine si vuole impedire l'esercizio di manifestare: un diritto costituzionale;
non risulta agli interroganti che ci sia stata, al contrario, alcuna iniziativa per verificare l'applicazione delle misure di sicurezza -:
se sia a conoscenza dei fatti citati in premessa;
quali siano i motivi che giustificano l'intervento massiccio delle forze dell'ordine allo scopo di impedire ai cittadini di manifestare la loro contrarietà con iniziative pacifiche e del tutto legittime;
come intenda garantire il diritto costituzionale di manifestare ai cittadini della Val di Lemme;
se siano stati valutati i rischi a cui gli stessi agenti, insieme ai lavoratori e ai cittadini della Val di Lemme sono esposti a causa delle rocce contenenti amianto;
quali iniziative siano state previste per garantire il rispetto delle misure di sicurezza previste dalla normativa vigente in lavorazioni che possono mettere a rischio la salute di coloro che operano nella zona.
(4-03924)

Risposta. - Parte dei problemi sollevati dall'interrogante possono considerarsi risolti in quanto il 13 ottobre 2004, il T.A.R. del Piemonte ha annullato il decreto del 16 maggio 2003 (unitamente agli atti connessi) con il quale il Consiglio dei ministri aveva accolto la richiesta avanzata il 26 marzo 1999 dal Ministero dell'industria per il rinnovo della concessione mineraria a favore della società Cementir, per la realizzazione di una nuova cava di marna da cemento, in località «Monte Bruzeta» nel comune di Voltaggio (Alessandria).
Secondo quanto si è appreso, la decisione è motivata dal difetto di istruttoria del provvedimento impugnato, che non ha previsto il procedimento di «valutazione di impatto ambientale».
Non risulta che la S.p.a. Cementir abbia interposto appello dinanzi al Consiglio di Stato avverso la decisione del T.A.R.
Viva soddisfazione per l'esito del giudizio è stata espressa dalle Amministrazioni Comunali ricorrenti, mentre il comune di Arquata Scrivia - ove ha sede lo stabilimento Cementir - e le organizzazioni sindacali hanno rappresentato le preoccupazioni dei lavoratori per le eventuali ripercussioni della sentenza sulla futura produttività dell'Azienda.


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Prima della decisione del TAR, si era svolta presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, una riunione con le amministrazioni interessate, per l'esame delle problematiche relative alla realizzazione della nuova miniera e dell'acquedotto alternativo del «Rio Acque Striate» nei comuni di Carrosio e Gavi, la cui realizzazione era stata imposta alla S.p.A. Cementir per la compromissione di preesistenti fonti idriche.
In seguito alle determinazioni assunte in tale riunione, fino al mese di luglio 2003 è continuata l'attività disposta dal «Tavolo tecnico» istituito presso la prefettura di Alessandria, che ha svolto attività di monitoraggio sull'eventuale presenza di minerali asbestosi nell'area della concessione mineraria, sulla misurazione della portata effettiva del «Rio Acque Striate» e sulla progettazione di un idoneo impianto per l'eliminazione del nichel dalle acque dello stesso Rio, da parte della società Cementir.
Nel luglio 2003, il TAR, in seguito a ricorso e a connessa istanza cautelare del comune di Carrosio, sospendeva l'efficacia del già citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 maggio 2003, concernente il rinnovo della concessione mineraria.
Venivano conseguentemente sospesi tutti i lavori relativi alla miniera e all'acquedotto.
Ciò premesso si precisa che i numerosi esposti presentati all'Autorità giudiziaria di Alessandria da associazioni ambientaliste e da cittadini che, a vario titolo, avevano interessi nelle aree destinate alla cava ed al nuovo acquedotto sono stati tutti archiviati, ad eccezione di uno riguardante «l'operato delle forze dell'ordine», risalente al 17 settembre 2002, per il quale il giudice per le indagini preliminari ha chiesto al pubblico ministero un supplemento di indagini.
Il predetto esposto scaturiva dall'aggressione del 29 agosto 2002, richiamata anche nel documento parlamentare, quando un componente del Comitato «Val Lemme», (che in diverse occasioni si era distinto nell'attività di contrasto alla costruzione dell'acquedotto) ritenendo che nella zona interessata vi fosse presenza di amianto nelle rocce, a bordo di un'autovettura, seguiva un autocarro della ditta appaltatrice al fine di verificare se il materiale trasportato venisse depositato in una discarica specializzata.
Giunto a Tortona, l'automobile dello stesso veniva speronata e circondata da alcuni veicoli da cui scendevano sei o sette persone che lo aggredivano, procurandogli lesioni al volto giudicate guaribili in dieci giorni, e gli sottraevano una macchina fotografica.
Nell'ambito delle successive indagini, la vittima riconosceva nel titolare della ditta appaltatrice e in un operaio due degli aggressori che, il successivo 19 settembre, la Procura della Repubblica di Tortona sottoponeva alla misura cautelare degli arresti domiciliari, confermata dal tribunale della libertà di Torino a seguito dell'istanza di riesame avanzata dai legali degli arrestati. Nei confronti di altre sei persone veniva in seguito notificata un'informazione di garanzia per rapina, lesioni e danneggiamento in concorso.
Per quanto attiene alla presenza della forza pubblica presso il cantiere, la stessa, conformemente a quanto deciso nella riunione di coordinamento delle Forze di polizia tenutasi presso la prefettura di Alessandria il 12 settembre 2002, si è concretizzata nell'effettuazione di servizi di ordine e sicurezza pubblica allo scopo di consentire l'accesso degli operai al cantiere ed il conseguente inizio dei lavori.
La forza pubblica si è limitata a garantire il passaggio dei mezzi d'opera e degli operai, presidiando le strade adiacenti al sito interessato ai lavori, anche mediante posti di controllo, finalizzati alla individuazione di eventuali elementi facinorosi capaci di turbare l'ordine e la sicurezza pubblica.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

GIBELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come ha autorevolmente sostenuto il Consiglio di Stato, nel parere n. 63,


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espresso in data 27 aprile 1988: «il Crocifisso, per i princìpi che evoca, fa parte del patrimonio storico del nostro Paese» e che «le norme del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965, e del regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297, in cui si prevede l'esposizione obbligatoria del crocifisso nelle scuole sono ancora vincolanti e vigenti»;
in data 9 dicembre 2003 il consiglio comunale di Lodi ha approvato una mozione presentata dalla Lega Nord con la quale si invitano gli organi scolastici competenti delle scuole pubbliche del territorio a continuare ad esporre in tutte le aule scolastiche il crocifisso;
in risposta alla succitata mozione approvata dal consiglio comunale di Lodi, in data 27 gennaio 2004 il dirigente Lorenzo Devecchi e l'insegnante responsabile intercultura Laura Sobanska della scuola media statale Don Milani di Lodi, hanno inviato una missiva al sindaco Aurelio Ferrari e al presidente del consiglio comunale Paolo Colizzi nella quale viene specificato che i crocefissi sono stati rimossi dalle pareti delle aule scolastiche da tempo e che non vi è nessuna intenzione di riposizionarli al loro posto in quanto si ritiene che l'esibizione del simbolo cristiano rappresenta una manifestazione del potere al quale si è costretti ad obbedire; e infarcendo le motivazioni di quella che appare all'interrogante una palese disobbedienza appigliandosi alla laicità dello Stato stabilita nei principi fondamentali della Costituzione;
il caso specifico è soltanto un esempio dei molteplici episodi di questo genere, che si verificano quotidianamente nelle scuole pubbliche italiane dove i dirigenti scolastici violano la normativa vigente in materia apportando motivazioni che secondo l'interrogante, celano dietro una interpretazione errata dei principi sanciti dall'ordinamento costituzionale un pensiero laicista e relativista -:
quali provvedimenti il Governo intenda adottare per fare chiarezza una volta per tutte sugli abusi che di volta in volta vengono commessi dai dirigenti scolastici, imponendo, finalmente, il rispetto della legge e adottando tutti i provvedimenti necessari nei confronti dei presidi e degli insegnanti che decidono di contravvenire alle normative vigenti.
(4-09019)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, relativa al comportamento tenuto dal dirigente scolastico della scuola media statale «Don Milani» di Lodi in riferimento alla mozione approvata dal Consiglio comunale della stessa città in data 9 dicembre 2003 circa l'esposizione del Crocifisso nelle scuole.
Al riguardo, si comunica quanto segue.
A seguito del rilievo dato alla vicenda dalla stampa locale, il suddetto dirigente scolastico, su richiesta del dirigente del Centro servizi amministrativi di Lodi, ha inviato una relazione sulla vicenda, chiedendo nel contempo indicazioni operative.
La direzione generale dell'ufficio scolastico regionale, con nota del 24 maggio 2004, ha fornito le indicazioni operative richieste, che sono state partecipate al dirigente scolastico con apposita nota riservata del C.S.A. di Lodi in data 24 giugno 2004.
Nelle suddette note, tra l'altro, è stata ricordata la normativa vigente in materia, comprese le circolari ministeriali emanate al riguardo: tra queste, la circolare ministeriale prot. n. 2667 del 3 ottobre 2002, emanata a seguito della direttiva del ministro in pari data, con la quale i direttori generali degli uffici scolastici regionali sono stati invitati a richiamare l'attenzione dei dirigenti scolastici sull'esigenza che sia data attuazione alla normativa vigente, richiamata nella stessa circolare, attraverso l'adozione delle iniziative idonee ad assicurare la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche.
Per quanto riguarda, in particolare, le dichiarazioni pubbliche del dirigente scolastico in parola in merito alla pretesa incostituzionalità delle norme di cui trattasi ed al suo manifesto dissenso dalla mozione approvata dal Consiglio comunale di Lodi, la direzione generale regionale ha ritenuto opportuno invitare il medesimo, tramite il dirigente del Centro servizi amministrativi di Lodi, ad una maggiore prudenza nell'esternazione


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delle proprie opinioni, ravvisandosi la necessità che le opinioni dei dirigenti scolastici siano da questi espresse a titolo personale, in modo da non interferire con lo svolgimento dei compiti e delle attribuzioni loro assegnati.
Va segnalato, infine, che in merito alla asserita incostituzionalità delle norme vigenti in materia è recentemente intervenuta la Corte costituzionale: la Corte, con ordinanza n. 389 del 13-15 dicembre 2004, ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale - sollevata dal T.A.R. per il Veneto in riferimento al principio di laicità dello Stato - degli articoli 159 e 190 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, «come specificati», rispettivamente, dall'articolo 119 (e tabella C allegata) del regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297 (approvazione del regolamento generale sui servizi dell'istruzione elementare) e dell'articolo 118 del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965 (ordinamenti interni delle giunte e dei Regi istituti di istruzione media), «nella parte in cui includono il Crocifisso tra gli arredi delle aule scolastiche», nonché dell'articolo 676 del medesimo decreto legislativo n. 297 del 1994 «nella parte in cui conferma la vigenza delle disposizioni» di cui ai predetti articolo 119 (e tabella C allegata) del regio decreto n. 1297 del 1928 e articolo 118 del regio decreto n. 965 del 1924.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

GIULIETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
la crisi del mercato discografico perdura insistentemente da qualche anno, tanto da portare ad una contrazione in tre anni del fatturato di oltre il 14 per cento con tagli al personale del 20 per cento e un bilancio di chiusure di negozi di ben oltre il 20 per cento;
alla pirateria tradizionale, seppur contenuta da una serie di misure nazionali ed europee di tutela del diritto d'autore, si è aggiunta una contraffazione on line di materiale coperto da copyright, che colpisce al cuore non solo l'industria musicale e gli autori, ma compromette il decollo stesso delle iniziative di transazioni in rete di musica registrata;
l'intera problematica dell'IVA sui prodotti fonografici, che grava pesantemente sull'industria e sul prezzo al consumo dei Cd, è ferma presso le istituzioni europee per le già note difficoltà politiche collegate al voto unanime;
né il decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 28, recante disciplina in materia di attività cinematografiche, nè la riforma complessiva del sistema radiotelevisivo, attualmente in esame in Parlamento, nè tanto meno le misure contenute in Finanziaria 2004 circa la protezione e il sostegno al Made in Italy hanno risolto l'annosa questione del rilancio dei prodotti culturali italiani;
la discussione congiunta delle proposte di legge in materia di disciplina delle attività musicali avanza con fatica in Parlamento, trascinandosi da mesi e mesi in Commissione Cultura alla Camera -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in merito al rilancio delle iniziative a favore del settore musicale;
quale sia la posizione del Governo circa la necessità di iniziative normative ad hoc per porre rimedio alla crisi e valorizzare l'industria discografica quale strumento per la diffusione dei prodotti musicali italiani all'estero.
(4-09223)

Risposta. - In ordine all'interrogazione in esame, con la quale si chiede un rilancio delle iniziative volte a tutelare in via generale il diritto d'autore, in particolare nel settore musicale, si rappresenta quanto segue.
Il ministero interrogato, consapevole delle difficoltà del settore, la cui normativa risultava superata dall'evoluzione delle nuove tecnologie, ha cercato di definire, con il decreto legislativo n. 68 del 9 aprile 2003,


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una prima disciplina di tutela delle opere in internet, con la finalità di contemperare le esigenze dei titolari dei diritti e degli autori con quelle del più vasto pubblico dei fruitori.
Anche la Direttiva generale sull'azione amministrativa e sulla gestione per l'anno 2004 predisposta dal ministero interrogato è intervenuta in tal senso, ponendo tra gli obiettivi prioritari tutte quelle iniziative di contrasto della pirateria in materia di diritto d'autore.
Al riguardo, questo dicastero è intervenuto, lo scorso anno, con il decreto-legge n. 72 del 22 marzo 2004 (convertito in legge n. 128 del 21 maggio 2004) il quale, tra l'altro, ha introdotto sanzioni nei confronti di chi diffonde, per mezzo di internet, opere dell'ingegno in violazione delle norme sul diritto d'autore. Dal varo di tale provvedimento normativo ad oggi vi è stato un notevole calo del
file-sharing illecito (35 per cento).
Successivamente all'introduzione del citato provvedimento, è stata istituita una Commissione interministeriale, al fine di rivedere alcuni aspetti delle norme in materia. La predetta Commissione, terminati i lavori, ha redatto un rapporto in cui ha evidenziato le problematiche di maggior rilievo.
In questi giorni, inoltre, il Senato ha approvato, in sede di conversione del decreto-legge n. 7 del 2005 (ora all'esame della Camera), alcune modifiche al decreto-legge n. 72 del 2004, volte a distinguere l'azione di coloro che immettono abusivamente opere in internet a fini di lucro - che saranno punibili penalmente - da coloro che diffondono opere protette dal diritto d'autore senza fini di lucro, i quali, invece, saranno esposti solo a una sanzione amministrativa.
Sempre in questi giorni, il Governo ed i rappresentanti di oltre 40 associazioni che operano nel digitale hanno firmato un accordo intersettoriale, mirato a creare un ambiente digitale «sicuro» che incoraggi i detentori di contenuti digitali a metterli a disposizione in internet.
Si segnala anche che, in ambito comunitario, un ulteriore strumento per contrastare tale fenomeno è rappresentato dalla Direttiva 2004/48/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, recentemente approvata, che prevede l'armonizzazione di misure e di procedure finalizzate ad assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale.
Per quanto riguarda, invece, l'aspetto fiscale, si rende noto che il Governo, unitamente alla Francia, si sta impegnando a livello comunitario nel sostenere l'inserimento dei prodotti musicali tra quelli ai quali applicare un'aliquota fiscale ai fini dell'Iva più bassa di quella attuale e che lo stesso Consiglio dei Ministri dell'Unione europea ha assicurato il proprio impegno in tal senso.
È opportuno, inoltre, rammentare che, nell'ambito del disegno di legge n. 587, in discussione alla Camera dei deputati, concernente «Principi fondamentali in materia di spettacolo dal vivo», è prevista, tra l'altro, una delega al Governo affinché venga attuata la riduzione al 4 per cento dell'aliquota IVA sui fonogrammi, CD, DVD musicali e strumenti analoghi.
In considerazione di quanto sopra riferito, nell'auspicare che vi possa essere un accoglimento della revisione delle aliquote fiscali, appare evidente che l'azione del ministero interrogato è rivolta a sostenere tale settore, compatibilmente con le risorse disponibili, mediante tutte le opportune iniziative per far fronte alle diverse questioni segnalate.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

LION. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
nel cuore della Valle Peligna, non lontano dall'abitato di Pratola, è situata la base militare di Monte San Cosimo;
tale base ospiterebbe uno dei più consistenti depositi di armi e munizioni dell'Italia centro meridionale, ed in occasioni


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di crisi internazionale verrebbe sottoposta a particolari dispositivi di allerta perché conterrebbe armamenti sofisticati;
in occasione della crisi Italia-Libia della primavera 1986 essa venne indicata come uno dei possibili obiettivi strategici da colpire; e nello stesso periodo la fascia delle servitù militari venne portata da 100 a 200 metri perché, come affermò il Ministero della difesa, «era stata accresciuta la capacità del deposito militare»;
nel 1990 l'Enea-Disp individuò la base di Monte San Cosimo come uno dei quattro siti in Italia aventi idoneità per lo stoccaggio di scorie radioattive;
questo stato di cose da molti anni suscita allarme nelle popolazioni locali dei cui legittimi diritti si sono fatti interpreti le amministrazioni pubbliche, dal consiglio regionale d'Abruzzo al consiglio provinciale dell'Aquila, fino alle amministrazioni locali più interessate direttamente, Pratola Peligna, Sulmona e Prezza;
tali amministrazioni, anche in considerazione del fatto che la Valle Peligna è zona sismica di primo grado ed è confinante con il Parco nazionale della Maiella-Morrone, hanno avanzato la richiesta di smilitarizzazione della base e della sua riconversione come area per la protezione civile;
richiesta, questa, che insieme all'auspicio per la pace in Iraq, è stata ribadita dal consiglio comunale di Pratola Peligna il 10 aprile scorso -:
qual è l'esatta funzione della base militare di Monte San Cosimo e qual è la natura del materiale bellico in essa custodito, ovvero se oltre ad armi e munizioni tradizionali vi siano in essa anche armamenti non convenzionali;
se vi siano depositate scorie radioattive;
quali misure di sicurezza sono state adottate per garantire l'incolumità e la salute dei cittadini della Valle Peligna in relazione ad ogni eventuale rischio, compresi quelli derivanti da possibili incidenti o attentati;
se risulta vero che recentemente, in vista della abolizione della leva militare, la vigilanza della base sarebbe stata affidata addirittura a guardie giurate private;
se non ritengano, al fine di tutelare i diritti inalienabili dei cittadini e di assicurare una gestione del territorio secondo le aspettative delle popolazioni interessate, di accogliere la richiesta di smilitarizzazione della base di Monte San Cosmo (oltre 133 ettari dotati di ogni infrastruttura: ferrovie, strade, luce, acqua, gas eccetera) e la sua riconversione per finalità civili e di pace, in particolare come area attrezzata per la protezione civile.
(4-06289)

Risposta. - Il deposito munizioni dell'esercito italiano «E. Giammarco», ubicato nel Monte S. Cosimo di Pratola Peligna, in provincia di L'Aquila, è una struttura la cui costruzione risale agli anni precedenti la 2a guerra mondiale.
All'epoca era destinato ad ospitare una fabbrica di dinamite, dopo il conflitto venne utilizzato, e lo è tutt'ora, come deposito di munizioni.
Al riguardo, si sottolinea che tale struttura non custodisce armi di alcun genere, ma unicamente munizionamento da guerra e di addestramento di tipo convenzionale, tanto meno detiene alcun manufatto o artifizio contenente elementi radioattivi, bensì quantitativi limitati di cariche esplosive e incendivi del genio, anche questi di tipo convenzionale.
In merito alla vigilanza, così come già avviene per altri depositi munizioni essa è affidata ad un'agenzia privata - con contratto stipulato nell'anno 2002 - che ha posto in essere tutti gli elementi di sorveglianza e sistemi di sicurezza attivi e passivi, tali da garantire un'adeguata sicurezza alla struttura.
Quanto alla salvaguardia ed alla tutela dei residenti, si precisa che la predisposizione dei relativi piani di emergenza è


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demandata alle prefetture territorialmente competenti, con l'eventuale concorso della difesa.
Peraltro, la scelta dei siti su cui dislocare i depositi e delle misure adottate è operata proprio nel rispetto della sicurezza delle aree abitate.
In ultimo, l'impianto nel suo complesso è tuttora considerato necessario per l'assolvimento di attività istituzionali dell'esercito, da cui consegue che la richiesta dell'interrogante in merito all'opportunità di utilizzare il deposito per fini civili e di pace non può trovare accoglimento.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

LION, MARCORA, RAVA e ZANELLA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
in data 23 giugno 2003 l'Istituto Sperimentale per le Colture Industriali (ISCI) di Bologna, l'Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione Agricola (ISMA) di Roma e l'Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante (ISNP) di Roma, facenti parte della rete degli Istituti di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura (IRSA) vigilati dal Ministero delle politiche agricole e forestali, oggi incardinati nel Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA), hanno costituito «AgreenConsorzio per le energie rinnovabili e la tutela ambientale», unitamente alla società Agriconsulting ed all'associazione Itabia, entrambe strutture private di grande competenza e professionalità e leaders nel settore dello studio delle biomasse e nella loro applicazione sul territorio;
in particolare il Ministero vigilante così si esprimeva nella nota autorizzativa datata 8 agosto 2003, preventivamente assentita dall'Autorità politica: «Considerate le finalità statutarie e le potenziali interazioni sinergiche con il settore privato nel campo della ricerca insite nella iniziativa si ritiene che la proposta autorizzazione debba essere assentita»;
i predetti istituti di ricerca, oggi confluiti nei C.R.A., sono titolari del 65 per cento delle quote del Consorzio Agreen mentre la restante parte è suddivisa tra Agriconsulting (30 per cento) e Itabia (5 per cento);
la particolare importanza legata alla creazione di questa struttura consiste nella mirata strategia per offrire assistenza operativa a tutti quegli Enti che sul territorio nazionale sono impegnati nella ricerca di modelli di sviluppo energetici alternativi e sostenibili;
il Consorzio così offre un maggior coordinamento tra la ricerca pubblica in agricoltura e l'esperienza nel settore delle energie rinnovabili acquisita negli anni dai due partner privati;
la struttura messa in piedi non comporta particolari impegni economici da parte degli Istituti pubblici, che partecipano solo esiguamente alla gestione della struttura, e nessun componente del CdA percepisce indennità di carica per l'attività svolta, dando così anche esempio di buona amministrazione e di impegno attivo per la migliore riuscita dell'iniziativa;
di fatto si è costituita una prima importante struttura in grado di fornire assistenza, supporto e progettualità agli enti pubblici e privati sull'intero territorio nazionale, anche in considerazione degli obblighi legati all'adesione del nostro Paese al protocollo di Kyoto che rafforzano, per questo motivo, la stessa mission del consorzio;
da subito il Consorzio Agreen si è presentata all'esterno come struttura snella ed efficace e partecipava a numerosi bandi pubblici e commesse varie riuscendo in breve tempo ad acquisire importanti riconoscimenti;
il Consorzio è stato punto di riferimento della Fiera Mondiale per le Energie Rinnovabili svolta a Roma nel corso del 2004 con il patrocinio di organismi internazionali, oltre che del Ministero dell'Ambiente e dello stesso Ministero delle Politiche Agricole e forestali;


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risulterebbe che nell'ultimo Consiglio d'Amministrazione del citato Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura sia stato messo all'ordine del giorno, con voto negativo della stragrande maggioranza dei componenti, il prosieguo della partecipazione al Consorzio Agreen dei tre Istituti sperimentali di ricerca, oggi afferenti al C.R.A.;
questo causerebbe l'interruzione dell'attività del Consorzio con grave ripercussione nei confronti dell'immagine pubblica della ricerca in ambito agricolo nonché un passo indietro da parte del Ministero competente nell'attività a sostegno dello sviluppo di iniziative a sostegno delle fonti energetiche rinnovabili come, ad esempio, le biomasse -:
se non ritenga, nell'ambito delle proprie competenze di vigilanza e di indirizzo, e coerentemente a quanto già espresso con le proprie determinazioni autorizzatorie, di segnalare al C.R.A. l'importanza di proseguire nell'iniziativa, e così confermare la maggioranza pubblica all'interno del consorzio incardinata sull'Ente di ricerca di nuova costituzione;
se non ritenga di destinare fondi specifici per il potenziamento dell'attività istituzionale di Agreen, vista anche l'importanza della mission del Consorzio in relazione alle attività di ricerca, consulenza e supporto agli enti pubblici e privati, per la riduzione dell'impatto ambientale attraverso lo sviluppo di iniziative legate alla valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili e la tutela ambientale.
(4-12852)

Risposta. - Con riferimento a quanto evidenziato nell'interrogazione in esame, si rappresenta, innanzi tutto, che il ministero delle politiche agricole e forestali ha da sempre manifestato grande interesse nei confronti dei settori nel cui ambito svolge la propria azione il Consorzio AGREEN.
Proprio l'attenzione che l'amministrazione riserva a progetti ed iniziative nel campo della valorizzazione energetica delle biomasse, della forestazione, dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile in genere ha favorito un incontro tra i responsabili del Consorzio ed il CRA volto ad individuare soluzioni congiunte atte a consentire la prosecuzione dell'attività del Consorzio stesso.
Quanto alla possibile erogazione di specifici finanziamenti da parte del MiPAF diretti a potenziare l'attività istituzionale del Consorzio, si ricorda che l'amministrazione può assegnare contributi a favore di enti esclusivamente per lo svolgimento di programmi o progetti.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

LO PRESTI, CATANOSO, TAGLIALATELA e LUIGI MARTINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 e le altre direttive europee hanno riconosciuto il ruolo essenziale svolto dall'istruzione e dalla formazione nello sviluppo economico e sociale dell'Europa;
in particolare la risoluzione del Consiglio europeo del 19 dicembre 2002 ha preso atto che l'adattabilità e l'occupabilità dei giovani e degli adulti, così come di lavoratori più anziani, dipendono in gran parte, dall'accesso all'istruzione e alla formazione professionale e dall'opportunità di aggiornare ed acquisire nuove competenze nel corso della vita lavorativa;
in questa ottica assumono un ruolo determinante le nuove tecnologie didattiche (T.I.C. - tecnologie dell'informazione e della comunicazione) e la valorizzazione della FAD, formazione a distanza, che consente a milioni di persone impegnate in lavori diurni, fisicamente svantaggiate o residenti in zone con collegamenti difficili, comunque impossibilitate a frequentare le classi convenzionalmente intese, a studiare di notte, nel tempo libero dal lavoro o nei fine settimana -:


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per quanto consti al Governo quali scuole superiori abbiano già applicato il sistema dell'e-learning per coloro che per motivi vari (distanza dalla scuola, portatori di handicap fisici eccetera) non hanno la possibilità di frequentare le classi tradizionali;
quali iniziative il Ministero abbia adottato per coinvolgere le scuole che svolgono corsi serali per lavoratori, affinché approntino sistemi di formazione a distanza.
(4-11735)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione parlamentare in esame, si premette che al momento non è ancora disponibile un ampio ed approfondito repertorio di studi e ricerche riguardanti l'impatto delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione sul mondo della scuola e, in particolare, sulla qualità delle competenze di studenti e docenti.
Questo Ministero nel settembre del 2004 ha condotto una «Indagine sulle risorse tecnologiche per la didattica nella scuola italiana», in continuità con precedenti ricerche svolte negli anni 2001 e 2002 che ha coinvolto 3.262 scuole secondarie di secondo grado per un totale di 2.186.949 alunni; risulta che vengono utilizzati 265.022 computer con le relative dotazioni informatiche (stampanti, scanner, masterizzatori, lettori CD e DVD), con un rapporto PC/alunni di 1/8,3 e che il 62 per cento degli istituti in parola è collegato in rete locale all'interno della stessa scuola o con altre scuole nel territorio.
Particolarmente importante, ai fini dello sviluppo delle metodologie di
e-learning, è la possibilità di collegamento on-line: attualmente 2.632 secondarie di II grado dichiarano di connettersi ad Internet, mentre 2.666 dispongono di un sito web utilizzato quasi totalmente per la didattica e per la comunicazione tra scuola e famiglie, tra studenti eccetera.
Vanno comunque fatte alcune precisazioni in merito all'
e-learning, inteso come un tipo di metodologia didattica che offre la possibilità di erogare contenuti formativi elettronicamente attraverso Internet o reti Intranet: in pratica il termine e-learning copre un'ampia serie di applicazioni e processi formativi, quali il computer-based learning, il web-based learning, le virtual classrooms, la digital collaboration, eccetera.
L'
e-learning, per l'utente, rappresenta una soluzione di apprendimento flessibile in quanto fortemente personalizzabile e facilmente accessibile. Lo sviluppo e la diffusione sempre maggiore di tecnologie e l'evolversi dei bisogni di apprendimento individuali ed organizzativi, hanno recentemente condotto al passaggio da una prima generazione di e-learning, identificabile semplicemente con la distance learning, cioè la FAD, ad una seconda generazione che offre la possibilità di progettare e gestire, in modo coordinato e centralizzato, sistemi di formazione continua collegati con la gestione delle competenze ed integrati con i sistemi di knowledge management.
Una delle forme di
e-learning più significative è rappresentata dalle esperienze innovative delle scuole in ospedale: sulla base di un preesistente protocollo di intesa tra i Ministeri della sanità, dei Beni culturali e dell'istruzione, questa Amministrazione, con la Circolare ministeriale n. 43 del febbraio 2001, ha esteso il servizio scolastico in ospedale anche alla scuola secondaria di secondo grado e, ad oggi, le scuole di questa tipologia sono 7 (4 nel Lazio ed 1 in Emilia, in Piemonte ed in Toscana).
L'utilizzo delle tecnologie didattiche a distanza ed in rete rappresenta un fondamentale supporto per le scuole ubicate nelle isole minori del Paese (Favignana, La Maddalena, Portovenere, Salma, Pantelleria, Arcipelago pontino, Formia, Ventotene, Elba e Calasetta) che, quotidianamente, devono affrontare enormi svantaggi di natura economica, strutturale e strumentale.
Anche la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Firenze, attraverso il corso di laurea in Storia, propone un progetto sperimentale di didattica
e-learning, destinata agli studenti dell'Isola d'Elba e delle aree geograficamente svantaggiate.
Le zone appenniniche della provincia di Bologna sono impegnate nel progetto


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FIRST (Formazione In Rete per una Scuola Tecnologica), che rientra in un progetto pilota di intervento integrato, pluriennale, mirato a sopperire alle necessità delle comunità locali: in particolare il Centro Interfacoltà di Linguistica Teorica ed Applicata «L. Eilmann», applica le competenze acquisite nell'ambito delle nuove tecnologie, allo sviluppo di moduli didattici multimediali e di ambienti per la didattica a distanza della lingua inglese.
Per favorire lo scambio di informazioni, commenti, domande eccetera, tra i docenti delle scuole ed il personale che partecipa al progetto, è stata creata una comunità virtuale di utenti: nella prima fase di tale progetto sono state coinvolte le seguenti scuole superiori dell'Appennino: l'Istituto Tecnico Polifunzionale (Polo Scolastico) di Castiglione dei Pepoli ed il Liceo Scientifico Malpigli di Bologna.
Le Amministrazioni comunali di Langhirano e Borgotaro (Appennino Parmense) hanno attivato dei poli multimediali attrezzati per la formazione e l'aggiornamento professionale
on line: il progetto è finalizzato a favorire ed incrementare la partecipazione scolastica dei giovani residenti in aree prive di strutture scolastiche medio-superiori, attraverso l'elaborazione e la sperimentazione di un modello didattico ed organizzativo del biennio, la produzione di materiali didattici fruibili in rete telematica e l'adozione di tecnologie e metodologie per l'apprendimento a distanza.
Nella provincia di Torino è presente la rete della Val Sangone: uno dei primi esempi di connessione
wirless esteso ad una intera valle di montagna: il contesto nel quale le scuole operano, l'assenza di connessioni Internet a banda larga nei territori di montagna e la volontà di comunicare e mettere in rete le scuole tra di loro, hanno rappresentato lo stimolo per la realizzazione dell'interessante sperimentazione in parola.
Per completezza di informazione si fa infine presente che è attiva dal 2001 la
«European Network of Innovative School» (ENIS), una rete di quasi 300 scuole europee, che fanno uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione in modo innovativo: tali scuole partecipano a numerosi progetti di avanguardia nell'uso delle tecnologie in parola applicate alla didattica.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli abitanti della Sicilia, avvertono uno stato di abbandono totale da parte dello Stato per il continuo sbarco sull'isola di centinaia di clandestini provenienti dall'Africa e dall'Asia;
a Lampedusa, come in altre piccole isole, lo sbarco giornaliero di clandestini comporta il mancato arrivo di turisti, cosicché è stata eliminata l'unica fonte di reddito per i residenti;
le barche di clandestini che vengono respinte dalla Grecia e dalla Spagna sbarcano liberamente in Sicilia, anzi le nostre navi vanno incontro per favorirne l'approdo;
tutto ciò rappresenta, una situazione tragica, un vero dramma, che viene creato per la incapacità di frenare, giù in acque internazionali, l'afflusso delle carrette del mare -:
quali iniziative di carattere normativo si intendono adottare per risolvere il problema descritto in premessa.
(4-10415)

LUCCHESE. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è noto oramai che, a causa dei frequenti sbarchi giornalieri di clandestini, Lampedusa e le altre isole siciliane sono state abbandonate dai turisti, con danno incalcolabile per l'economia siciliana, che vive, per buona parte, dei proventi del turismo -:


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quali urgenti iniziative intendano adottare in relazione al fenomeno dell'immigrazione clandestina.
(4-10714)

LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è noto che sono centinaia i clandestini che sbarcano quotidianamente sulle coste siciliane;
oramai i centri di permanenza temporanea sono stracolmi, al punto che il Questore di Siracusa ha consegnato ad un centinaio di clandestini, trasferiti dal Cpt di Lampedusa, l'intimazione a lasciare l'Italia entro cinque giorni, consentendo loro di andare via, e di circolare, di fatto, liberamente sul territorio nazionale; ciò, secondo l'interrogante, è di inaudita gravità;
i cittadini sono delusi per il comportamento delle istituzioni e preoccupati per le possibili conseguenze, soprattutto alla luce del fatto che, ormai, sono migliaia sul territorio italiano ed in particolare in Sicilia, i clandestini, africani ed asiatici, che circolano, privi di documenti, in piena libertà -:
quale sia il costo annuo del mantenimento dei centri di permanenza temporanea, esistenti sul territorio nazionale;
quali iniziative intendano adottare perché venga attuata una seria politica di prevenzione, effettivamente in grado di porre fine agli sbarchi e di arginare, conseguentemente, il pericoloso fenomeno sopra descritto.
(4-10765)

Risposta. - Il fenomeno delle migrazioni è destinato a durare a lungo nel tempo e, secondo stime recenti, a crescere fino a raddoppiare nei prossimi quaranta o cinquant'anni, incidendo profondamente sui processi economici, politici e sociali del bacino del Mediterraneo.
L'immigrazione clandestina è la patologia di questo fenomeno e, almeno in linea teorica, si deve prevedere che essa tenderà a seguirne l'aumento. Quella via mare è la forma più povera, più disperata e più pericolosa di immigrazione irregolare.
Il Governo è stato il primo in Europa a denunziarne pubblicamente, documentandoli, gli esiti troppe volte tragici e a indurre, con successo, l'Unione europea a sviluppare su questo tema una politica comune, nella convinzione che nessuno dei Paesi europei più esposti può farcela da solo a controllare il fenomeno e, viceversa, perché tutta l'Europa si è ampiamente giovata dell'immigrazione e continua a giovarsene.
L'immigrazione clandestina via mare è la più disperata e pericolosa forma di immigrazione. I trafficanti che la organizzano non si fanno scrupolo di sovraccaricare le «carrette del mare» e di mantenere al minimo le scorte di carburante. Così i migranti affrontano nelle condizioni peggiori una traversata che, quando non si conclude tragicamente, comunque riserva loro disagi e maltrattamenti, spesso destinati a proseguire anche dopo lo sbarco, con la loro consegna al turpe mercato del lavoro nero.
Nell'area del Mediterraneo, nessun Paese si è finora impegnato al pari dell'Italia nelle attività di soccorso in mare e di accoglienza in terra.
I nostri doveri di solidarietà non debbono farci dimenticare, tuttavia, che il traffico dei clandestini è gestito da gruppi criminali di diverse nazionalità che lucrano profitti enormi, con un fatturato annuo che, da recenti indagini, è risultato superiore a quello del traffico di droga, e che sono tanto cinici nel gestire la sofferenza umana quanto abili e determinati nello sfruttare le opportunità nascoste nelle pieghe dei codici di navigazione, del diritto d'asilo e delle legislazioni nazionali sull'immigrazione.
Il progressivo intrecciarsi dello sfruttamento dell'immigrazione illegale, non solo con il traffico di esseri umani, di armi e di droga, ma anche con il terrorismo internazionale, impone una particolare vigilanza sui clandestini provenienti dal Corno d'Africa, dove Al Qaeda si è ormai insediata stabilmente, così come su quelli provenienti dall'area subsahariana, dove l'estremismo islamico si diffonde rapidamente.


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Non è possibile, dunque, lasciare spazio a dubbi o incertezze, perseguendo con severità e durezza chi sfrutta l'immigrazione illegale e, nello stesso tempo, assistendo con umanità chi ne è vittima.
Così come devono essere proseguite le attività volte a favorire l'immigrazione legale, in armonia con le esigenze di sviluppo dell'Europa e in collaborazione con i Paesi di origine e transito dei migranti.
In questo quadro, come evidenziato dall'interrogante, anche grazie alle favorevoli condizioni meteomarine, si ripetono, periodicamente, sull'isola di Lampedusa - ma anche in altri punti della costa siciliana - numerosi sbarchi di gruppi, anche consistenti, di clandestini.
Il Ministero dell'interno, in considerazione delle implicazioni connesse a tale posizione geografica, ha sempre posto particolare attenzione al Centro di permanenza temporanea di Lampedusa, che è istituzionalmente destinato a fornire un primo soccorso agli extracomunitari che sbarcano sull'isola in attesa del loro trasferimento, immediatamente dopo le prime operazioni di identificazione ed assistenza, presso altre strutture della Sicilia o del territorio nazionale.
L'attività gestionale del centro di Lampedusa, come degli altri centri esistenti sul territorio nazionale, è, pertanto, oggetto di una continua attività di monitoraggio, finalizzata al miglioramento della qualità e quantità dei servizi resi e, in primo luogo, al rispetto dei diritti umani, conformemente alle direttive emanate in materia, a partire da quella del Ministro Bianco del 30 agosto del 2000, fino a quella del Ministro Pisanu dell'8 gennaio 2003.
In piena collaborazione con l'amministrazione comunale di Lampedusa, è stata recentemente individuata la struttura della ex caserma dell'esercito «Luigi Adorno» come il sito che potrà ospitare - sono in corso le necessarie intese tra i due Dicasteri - un nuovo e più adeguato centro di accoglienza per extracomunitari, con la conseguente chiusura di quello attualmente operante.
Le preoccupazioni dell'interrogante in ordine al disagio di carattere economico, e sociale degli abitanti dell'isola, derivante dagli sbarchi, non trovano riscontro.
Infatti, a Lampedusa, i clandestini soggiornano, per un tempo brevissimo, prima del loro dislocamento presso altre strutture italiane.
La normale vita sociale e turistica dell'isola non viene condizionata e gli abitanti di Lampedusa hanno sempre mostrato un atteggiamento solidale verso gli extracomunitari, riconosciuto con il conferimento a quella comunità di una medaglia d'oro al merito civile.
In ordine alla richiesta di iniziative normative si ricorda che con l'entrata in vigore dei provvedimenti attuativi previsti dalla legge n. 189 del 2002 la nuova disciplina potrà dispiegare compiutamente i suoi effetti.
Va ricordato, infatti, che il 25 febbraio scorso è entrato in vigore anche l'ultimo dei quattro regolamenti attuativi, quello generale, previsto dall'articolo 34, comma 1, della legge n. 189, concernente disposizioni di revisione ed armonizzazione del regolamento n. 394 del 1999.
I tre regolamenti precedentemente emanati riguardano rispettivamente le modalità di coordinamento delle attività del gruppo tecnico presso il Ministero dell'interno con l'apposita struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri, la razionalizzazione e l'interconnessione delle comunicazioni tra amministrazioni pubbliche e le procedure per il riconoscimento dello
status di rifugiato.
Sempre sotto il profilo attuativo delle nuove disposizioni in materia di immigrazione, si ricorda il provvedimento interministeriale del giugno 2003 che regolamenta il contrasto in mare dell'immigrazione clandestina e, da ultimo ma non certo per ultimo, va sottolineata la positiva conclusione della complessa operazione che ha riguardato oltre 750.000 domande di regolarizzazione, portata a termine in poco più di un anno.
La cosiddetta legge Bossi-Fini non è nata con la pretesa di essere definitiva ma con la consapevolezza di essere una normativa


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completa e impegnativa che deve essere sottoposta a continue verifiche e valutazioni.
In relazione, infine, alla richiesta formulata dall'interrogante concernente il costo annuo della gestione dei Centri di permanenza temporanea, si rappresenta che il Ministero dell'interno - dipartimento per libertà civili e l'immigrazione, nell'ambito delle proprie competenze, ha erogato, nell'esercizio 2003, circa 30 milioni di euro per la gestione delle strutture di trattenimento operative, escluse le spese di manutenzione straordinaria nonché le spese sostenute per il rifacimento delle medesime strutture.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

MASCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i centri di permanenza temporanea per stranieri in via di espulsione introdotti dalla legge 40 del 1998 sono, ad avviso dell'interrogante, vere e proprie strutture di detenzione amministrativa per soggetti che risultano privi di permesso di soggiorno, in attesa dell'allontanamento forzato dal territorio nazionale;
la gestione dei centri è sostanzialmente rimessa alla discrezionalità dell'autorità amministrativa, sulla base di direttive e circolari emanate dal Ministero dell'interno: in particolare il Prefetto ne cura l'organizzazione ed il Questore ne gestisce, anche tramite soggetti convenzionati con la Prefettura, l'attività di trattenimento e di accompagnamento forzato;
a differenza delle carceri, non vi sono regole certe all'interno dei Centri di permanenza temporanea né vengono date informazioni adeguate agli immigrati sui loro diritti e doveri, con forti sostanziali limitazioni per l'esercizio del diritto di difesa e di visita, anche a causa della continua mobilità tra le diverse strutture alla quale sono sottoposti gli internati;
tale discrezionalità è stata ulteriormente aumentata dal decreto dello scorso marzo con cui si dichiarava lo stato di emergenza a causa dell'arrivo nel nostro paese dei cosiddetti clandestini e si attribuivano ai Prefetti poteri straordinari;
in molti casi nei centri di accoglienza manca la presenza di interpreti e di figure di mediazione, e per questa ragione l'accesso alla procedura di asilo è sostanzialmente impedito;
il Comitato europeo per la prevenzione della tortura ha evidenziato in diverse occasioni il pericolo di simili forme di detenzione non regolamentate specificamente dalla legge;
a Lampedusa dall'estate del 1998 esiste un centro di prima accoglienza ed assistenza (successivamente previsto dall'articolo 23 del regolamento di attuazione n. 394 del 1999) dove gli stranieri in attesa di essere trasferiti nei centri di permanenza temporanea, o verso i veri centri di accoglienza, possono essere trattenuti «per il tempo strettamente necessario»;
in numerose occasioni le associazioni che difendono i diritti dei profughi e dei rifugiati, come l'Asgi (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) e l'Ics (Consorzio Italiano di solidarietà), hanno lamentato sia le condizioni oggettive del trattenimento, sia la mancanza delle minime garanzie di difesa e dei diritti riconosciuti agli stranieri irregolari a vario titolo trattenuti nei centri di prima assistenza e soccorso;
risulta che, in base alla direttiva emanata dal Ministero dell'interno nell'agosto del 2000, nel centro di Lampedusa si siano verificate prassi illegittime sancite da decine di sentenze di annullamento del trattenimento da parte della magistratura;
dal mese di ottobre 2001, a seguito di reiterati sbarchi di profughi sudanesi a Lampedusa, poi ammessi alle procedure di asilo (in alcuni casi dopo l'annullamento da parte della magistratura dei decreti di espulsione emessi dal Prefetto di Agrigento) diverse associazioni hanno lamentato la pratica generalizzata dell'espulsione, seguita dalla questura di Agrigento


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nei confronti di potenziali richiedenti asilo provenienti da paesi (Sudan, Sierra Leone, Sri Lanka, Pakistan, Turchia e Irak) nei quali i profughi correvano rischio di persecuzioni individuali e nei quali non erano garantite le libertà democratiche previste dalla nostra Costituzione;
nei confronti di tutti costoro, giunti a più riprese nell'isola di Lampedusa, e da lì, anche dopo diversi giorni trasferiti nei centri di permanenza temporanea di Agrigento, Caltanissetta e Trapani, sono stati emessi provvedimenti di espulsione e respingimento, anche quando doveva risultare evidente che questi erano rivolti a potenziali richiedenti asilo;
risulta che nel centro di Lampedusa sia diffusa anche la pratica della «marchiatura» degli immigrati ai quali viene scritto con un pennarello un numero sulle mani;
a seguito della strage di Lampedusa, avvenuta nel Canale di Sicilia il 7 marzo scorso la Associazione studi Giuridici sull'Immigrazione (Asgi), oltre a chiedere una visita al centro di Lampedusa, aveva chiesto alla Procura della Repubblica di Agrigento una indagine sulle modalità di trattenimento e sulle garanzie di difesa, accordate agli immigrati trattenuti nella struttura di quell'isola, soprattutto alla stregua delle previsioni costituzionali in materia di diritto di asilo (articolo 10) e di controllo giurisdizionale sulla libertà personale (articolo 13);
con nota diramata alla stampa (quotidiano La Sicilia del 24 marzo 2002), la Questura di Agrigento replicava all'Asgi che, per quanto risultava, il centro di Lampedusa era un vero e proprio centro di permanenza temporanea, regolarmente autorizzato ed operante secondo le relative direttive ministeriali;
in data 11 luglio 2002 l'interrogante invia alla Prefettura di Agrigento la richiesta di visita della struttura di Lampedusa da effettuarsi il 1o agosto 2002 con una delegazione composta da docenti universitari ed avvocati rappresentanti di associazioni che operano a difesa dei migranti e dei richiedenti asilo;
a tale richiesta da parte della Prefettura di Agrigento è stato opposto un divieto di ingresso riguardante la intera delegazione con la sola eccezione della parlamentare;
nel fax in cui la Prefettura di Agrigento in data 12 luglio 2002 comunica all'interrogante la decisione del prefetto riguardo alla visita della delegazione nella struttura di Lampedusa, tale struttura è denominata «Centro di prima assistenza e soccorso per immigrati», ancora una volta ai sensi dell'articolo 23 del regolamento di attuazione n. 394 del 1999, del testo unico sull'immigrazione n. 286 del 1998, le cui modificazioni, pur approvate in via definitiva dal Parlamento, non sono ancora entrate in vigore;
in numerose occasioni, anche giornalisti hanno avuto accesso al centro di Lampedusa e diversi servizi video della RAI hanno documentato le cattive condizioni di trattenimento degli immigrati rinchiusi nella struttura -:
se la struttura di Lampedusa sia un centro di permanenza temporanea, ai sensi dell'articolo 14 del testo unico 286 del 1998, oppure un centro di prima assistenza e soccorso, previsto dal citato regolamento di attuazione n. 349 del 1999;
in entrambi i casi, quali siano le regole che disciplinano l'accesso di associazioni, avvocati e ministri di culto in tali strutture, a fronte del diniego opposto dalla Prefettura di Agrigento alla delegazione guidata dall'interrogante;
come possa essere spiegata la decisione del Prefetto di Agrigento di vietare alla delegazione la visita della struttura di Lampedusa visto che per anni delegazioni di associazioni, avvocati, parlamentari e giornalisti hanno potuto visitare - come nel resto d'Italia - tutti i centri di permanenza ed assistenza siciliani;
se nei centri di prima assistenza e soccorso sia vietato l'ingresso a rappresentanti


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di associazioni, avvocati, operatori umanitari che ne facciano preventiva e motivata richiesta alla Prefettura e, in caso contrario, quali siano i provvedimenti ministeriali (esempio circolari interne), alla base del diniego opposto dalla Prefettura di Agrigento;
se nella struttura di Lampedusa, ed in quella di Agrigento, vengano svolte adeguate attività di informazione circa l'accesso alla procedura di asilo;
se la struttura di Lampedusa sia dotata di interpreti ufficiali destinati all'attività di informazione circa l'accesso alla procedura di asilo e, in tal caso, chi siano, di quale nazionalità e a che titolo siano retribuiti;
quali siano le richieste di asilo effettivamente ricevute nell'ultimo anno dalla Questura di Agrigento e quanti siano i respingimenti e le espulsioni decretate dalla medesima autorità, con riferimento alla nazionalità dei destinatari;
se intenda procedere all'adozione di una posizione che consenta la visita di delegazioni di operatori umanitari in queste strutture, attualmente affidata alla discrezionalità dell'autorità amministrativa, in contrasto con la riserva di legge ed il riconoscimento del diritto di accesso alla procedura di asilo previsti dall'articolo 10 della Costituzione;
quali siano le aree dove sono previsti nuovi centri di permanenza temporanea, o di transito, o di prima assistenza, o di identificazione, in Sicilia e per quanti posti, nonché i relativi impegni di spesa e la copertura finanziaria;
se risulti vero che tra le strutture o i luoghi da adibire a centri di detenzione di transito per stranieri da espellere vi siano, ad esempio, alcuni capannoni nei pressi del porto di Siracusa e dell'aeroporto di Catania, una palestra a Trapani, l'ospedale di Noto, e l'isola di Pantelleria.
(4-03588)

Risposta. - In via preliminare, si evidenzia che appare assolutamente impropria l'assimilazione dei centri di permanenza temporanea a strutture di detenzione.
I centri non hanno, infatti, alcuno scopo afflittivo e al loro interno non vi è un regime carcerario. Non sono istituti di pena, ma strutture il cui perimetro esterno è vigilato dalle forze di polizia e al cui interno vi sono libertà di movimento e spazi ricreativi. Gli ospiti dei centri possono colloquiare con l'esterno ed è possibile ricevere la visita, oltre che dei propri legali, dei propri familiari.
Al riguardo, si precisa che la concezione e le modalità di istituzione dei centri di permanenza temporanea corrispondono ad una trasparente e coerente politica di Governo del fenomeno dell'immigrazione, condivisa e definita concordemente con gli altri partner dell'Unione europea.
In particolare, come evidenziato anche dall'interrogante, il sistema delle espulsioni dei clandestini, le procedure che consentono il riaccompagnamento nei paesi di provenienza e, quindi, la stessa costituzione dei centri di permanenza temporanea rappresentano scelte già contenute nella legge n. 40 del 1998, che sul punto è stata solo parzialmente modificata dalla legge n. 189 del 2002, proprio al fine di renderne più efficace il meccanismo applicativo.
Detto questo, venendo al merito delle questioni sollevate, in provincia di Agrigento erano operanti, all'epoca della presentazione dell'interrogazione da parte dell'interrogante due centri: uno nel capoluogo e uno sull'isola di Lampedusa.
Per quanto riguarda il primo, nell'ottobre 2004 era stato chiuso per effettuare lavori di ristrutturazione. Tuttavia, a seguito di una visita effettuata dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura in tutti i Centri della Sicilia, effettuata dal 21 novembre al 3 dicembre dell'anno scorso, tale Centro non è stato ritenuto idoneo alla funzione svolta e, di conseguenza, nel dicembre 2004 è stato definitivamente chiuso.
Il centro di Lampedusa, invece, istituito nel 1998 con decreto interministeriale, è pienamente operativo e svolge, di fatto, la funzione di «centro di smistamento» degli immigrati clandestini sbarcati sull'isola o soccorsi al largo.


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Nel corso del 2002 si sono effettivamente verificate alcune disfunzioni nella gestione del centro di Lampedusa a causa della unilaterale e improvvisa decisione della locale sezione provinciale della Croce Rossa Italiana di ritirarsi dai compiti di gestione della struttura, in un periodo di forte afflusso di clandestini.
In questa particolare e contingente situazione, la Prefettura-UTG di Agrigento si è immediatamente attivata perché venissero comunque erogati i servizi minimi essenziali all'interno del Centro, coinvolgendo a tal fine la locale amministrazione comunale e il volontariato religioso operante sull'isola.
A questo scopo è stato, tra l'altro, autorizzato, nel luglio del 2002, l'accesso al Centro da parte degli operatori dell'associazione culturale «Acuarinto» (organizzazione che cura la gestione del centro di seconda accoglienza sito a Racalmuto nonché soggetto attuatore del progetto «Tarik» rientrante nel Programma nazionale asilo) per l'espletamento di un servizio di informazione in materia di diritto di asilo.
Le condizioni di vita e i servizi offerti all'interno della struttura sono definitivamente rientrati in una situazione di sostanziale normalità a seguito dell'affidamento della gestione del Centro alla Confraternita Misericordie d'Italia, avvenuto il 6 agosto del 2002, e, già il 2 settembre successivo, a seguito di un sopralluogo effettuato da funzionari del Ministero dell'interno, era stato constatato un sensibile miglioramento delle condizioni generali.
L'impegno della locale prefettura-UTG è, comunque, proseguito sia attraverso interventi di varia natura necessari per rispondere a esigenze impreviste sia attraverso forme di collaborazione con altre organizzazioni di volontariato, come quella concordata, nel settembre di quell'anno, con «Medici senza frontiere» che ha inviato presso il Centro, a titolo gratuito, un proprio infermiere professionale esperto di malattie tropicali.
Terminato l'anno 2002, in data 31 gennaio 2003, è stata stipulata un'ulteriore convenzione con la Confederazione Misericordie d'Italia per la prosecuzione della gestione del centro di Lampedusa.
Questa nuova convenzione, in conformità con la direttiva ministeriale dell'8 gennaio 2003 concernente «linee-guida per la gestione dei centri di permanenza temporanea», prevede, fra gli altri servizi, l'erogazione di servizi di mediazione linguistica e culturale, di interpretariato, di assistenza sociale e psicologica nonché di informazione sulla normativa concernente l'immigrazione e, specificatamente, sui diritti e i doveri dell'immigrato e sulla condizione giuridica dello straniero in Italia.
Si forniscono, inoltre, i dati comunicati dalla locale prefettura, relativi all'anno 2002:
1. clandestini giunti nella provincia: 10.756;
2. provvedimenti di respingimento: 225;
3. provvedimenti di espulsione con accompagnamento: 2.363;
4. provvedimenti di espulsione con intimazione: 1.391;
5. clandestini trasferiti in altri centri: 6.777;
6. richieste di asilo politico: 151.

Il ripetuto verificarsi di condizioni di sovraffollamento presso il centro di Lampedusa (in particolare circa 450 extracomunitari presenti contemporaneamente nel periodo di ferragosto del 2002, a fronte di una ricettività ordinaria, all'epoca, di 86 posti) ha determinato la necessità di attuare - per prevenire il possibile insorgere di gravi problemi sia in termini di sicurezza che sotto il profilo igienico-sanitario - ingenti spostamenti di stranieri verso altre strutture (mediante ponti aerei con velivoli della aeronautica militare, trasporto via mare con aliscafi oppure trasporto con aeromobili di una società privata).
Tale tipo di soluzione, che peraltro continua tuttora a essere seguita, risponde all'esigenza di mantenere, in maniera costante, quanto più possibile libera la struttura di accoglienza per immigrati di Lampedusa


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così da poter efficacemente e adeguatamente accogliere gli eventuali nuovi ospiti.
In relazione all'affermazione dell'interrogante concernente presunte «prassi illegittime sancite da decine di sentenze di annullamento del trattenimento da parte della magistratura», si precisa che il numero delle sentenze di annullamento adottate nei confronti di clandestini sbarcati a Lampedusa è, in realtà, irrisorio rispetto al numero complessivo dei provvedimenti adottati.
Non risulta, inoltre, che sia mai stato impedito ad alcuno di proporre richieste di asilo che, secondo quanto riferito dalla locale questura, sono state sempre agevolate.
D'altra parte, anche attraverso l'attività del mediatore linguistico-culturale, assegnato a quella questura, viene svolta un'adeguata opera di informazione sulle procedure finalizzate alla richiesta di asilo.
Come riferito dalla locale prefettura-UTG, inoltre, fin dall'agosto 2001, sulla base di apposita direttiva ministeriale e ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 286 del 1998, in entrambi i centri è stato affisso l'elenco degli avvocati iscritti all'ordine provinciale affinché gli stranieri ospitati siano adeguatamente informati e possano concretamente farsi assistere per la tutela dei propri diritti.
Circa la pratica della «marchiatura» citata dall'interrogante, si segnala che negli anni passati il personale della polizia scientifica, addetto al fotosegnalamento dei clandestini, era solito scrivere con un pennarello un numero progressivo sulla mano di ogni extracomunitario da fotosegnalare al fine di impedire scambi di persona.
Tale pratica - si assicura - non è più in uso ormai da tempo.
In merito alla lamentata difficoltà di far visita al Centro di Lampedusa, si fa presente che ai sensi del vigente regolamento di attuazione del decreto legislativo n. 286 del 1998 (articolo 21, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 31 agosto 1999) possono accedere ai Centri i familiari conviventi e il difensore delle persone ivi trattenute, i ministri di culto, il personale delle Rappresentanze diplomatiche e consolari, le associazioni di volontariato ammesse a svolgere attività di assistenza, sulla base di progetti di collaborazione concordati con il Prefetto.
Si vuole soggiungere, infine, che il ministero dell'interno, in considerazione delle implicazioni connesse alla posizione geografica di Lampedusa, già da tempo si sta adoperando, in sinergia e nel rispetto delle prerogative delle Autorità locali, per l'individuazione di siti alternativi a quello attuale ove ricollocare il centro.
In piena collaborazione con l'amministrazione comunale di Lampedusa, infatti, è stata recentemente individuata la struttura della ex caserma dell'esercito «Luigi Adorno» come il sito che potrà ospitare - sono in corso le necessarie intese tra i due dicasteri - un nuovo e più adeguato Centro di accoglienza per extracomunitari, con la conseguente chiusura di quello attualmente operante.
Verrà così realizzata una struttura logisticamente più idonea e di maggiore capienza ricettiva, al fine di fronteggiare più adeguatamente periodici e massicci arrivi di clandestini che, nell'anno 2004, hanno raggiunto la quantità di 10.298 cittadini extracomunitari, con un picco di quasi 4.700 nei soli due mesi di agosto e settembre.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

MASCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Capo della polizia, direttore generale della pubblica sicurezza ha contestato al Vice Questore della polizia di Stato Roberto Vitanza di non aver partecipato, quale difensore, alla seduta del consiglio provinciale presso la Questura di Roma del giorno 4 marzo 2004 che doveva procedere alla trattazione orale del procedimento disciplinare a carico di un appartenente alla polizia di Stato;
risulta che il predetto organo abbia deciso alle 14,30 di rinviare la riunione alle 17,30;


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risulta che il dottor Roberto Vitanza ha atteso sei ore prima che gli fosse comunicata la decisione di rinvio, così osservando, tra l'altro, gli obblighi connessi all'orario di servizio contrattualmente previsti;
la vicenda descritta nel foglio di contestazione di addebiti non si conforma alle fattispecie previste come ipotesi di lavoro straordinario programmato o emergente;
nel foglio di addebiti inviato al dottor Roberto Vitanza si legge tra l'altro: «Nonostante le fosse stato rammentato che per quella giornata era a disposizione del Consiglio provinciale e che l'incarico di difensore era stato da lei autonomamente accettato, all'orario convenuto la S.V. non si è presentata, costringendo il predetto Consesso a disporre un ulteriore rinvio, vista anche l'assenza dell'inquisito»;
al dottor Roberto Vitanza viene contestato inoltre: «un comportamento non confacente alle funzioni rivestite e non rispondente ai canoni di correttezza e deontologia professionale che devono sempre ispirare il modus agendi di un funzionario della polizia di Stato»;
come è noto nei procedimenti disciplinari, già disciplinati dall'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, la presenza di un difensore assumeva carattere facoltativo ed eventuale, tanto che la sua assenza non implicava alcuna conseguenza sul piano della legittimità del procedimento (Corte costituzionale n. 239 del 3 marzo 1988);
l'articolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica del 25 ottobre 1981, n. 737 ha mutuato la suddetta disciplina normativa affermando testualmente che il presidente il consiglio provinciale di disciplina dà la parola al difensore «se presente»;
inoltre il comma 3 dell'articolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica 25 ottobre 1981, n. 737 prevede una ulteriore verifica dell'intenzione dell'incolpato al momento della discussione orale perché il difensore non può intervenire nella citata riunione «senza l'assenso dell'interessato»;
risulta che l'incolpato nel citato procedimento non aveva, per il giorno 4 marzo 2004, autorizzato il dottor Vitanza a presenziare ed intervenire nella trattazione orale, né egli stesso è intervenuto;
la procedura prevista dall'articolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica del 25 ottobre 1981, n. 737 impone il prosieguo del procedimento anche in assenza, non giustificata, dell'incolpato, e del difensore, cosicché il rinvio della trattazione, non solo non può essere addebitato al dottor Vitanza, ma esso è palesemente arbitrario ed illegittimo;
l'iniziativa del Capo della polizia in considerazione della chiara infondatezza della norma potrebbe essere letta come un intento vessatorio nei confronti dell'interessato -:
se non ritenga che la contestazione disciplinare a carico del dottor Roberto Vitanza rilevi da parte del Capo della polizia una valutazione errata dal punto di vista normativo della vicenda evidenziando una palese incongruità dell'addebito a suo carico;
quali provvedimenti intenda assumere al riguardo.
(4-09999)

Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in esame, si comunica che il procedimento disciplinare instaurato nei confronti del vice questore della polizia di Stato dottor Roberto Vitanza è stato definito con decreto del capo della polizia del 3 agosto scorso, notificato il 25 dello stesso mese, che ha applicato la sanzione della pena pecuniaria di un trentesimo di una mensilità dello stipendio.
Il provvedimento è stato motivato con il rilievo per cui, in occasione dell'esercizio del mandato di difensore di un assistente della polizia di Stato, a sua volta sottoposto a procedimento disciplinare dinanzi al consiglio provinciale di disciplina della questura di Roma, il dottor Vitanza avrebbe dimostrato «scarsa comprensione dei propri


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doveri» ed assunto «un comportamento non rispondente ai canoni di correttezza e deontologia professionale che devono sempre ispirare il modus agendi di un funzionario della Polizia di Stato».
In particolare, lo stesso funzionario, dopo aver appreso del rinvio al pomeriggio, per ragioni di urgenza, di una seduta del citato Consiglio, alla quale si era regolarmente presentato, si è poi allontanato asserendo che all'ora fissata aveva altri impegni e, senza addurre alcuna plausibile giustificazione, non si è presentato all'orario convenuto, dimostrando con ciò un atteggiamento non conforme alle funzioni rivestite, di scarso rispetto dell'organo collegiale disciplinare e della sua delicata attività, nonché dello stesso inquisito, che aveva riposto fiducia nelle sue capacità di difensore.
Il comportamento censurato sotto il profilo disciplinare non è stato costituito, perciò, dalla mera assenza ingiustificata del funzionario alla seduta del consiglio di disciplina, che ugualmente, in piena legittimità, avrebbe potuto riunirsi ed esprimere il prescritto parere, bensì dal contegno tenuto nell'occasione dal dottor Vitanza quale funzionario della polizia di Stato, a prescindere dalle norme che regolano la presenza del difensore nei procedimenti in questione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MASCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'associazione Medici Senza Frontiere ha denunciato che trentotto cittadini africani sbarcati a Lampedusa lo scorso 2 giugno hanno ricevuto un decreto di espulsione dall'Italia in violazione delle norme sulla richiesta di asilo;
si tratta di tredici persone provenienti dal Darfur (regione occidentale del Sudan dove è in corso quella che l'ONU ha definito la più grave emergenza umanitaria del momento) e di venticinque tra etiopi ed eritrei arrivati a Roma lo scorso 8 giugno, presso il cosiddetto «hotel Africa», i tre capannoni vicino alla stazione Tiburtina dove vivono, in condizioni precarie, circa cinquecento richiedenti asilo;
Medici Senza Frontiere, che dall'anno scorso lavora nella struttura di Roma Tiburtina offrendo alle persone che vi abitano assistenza sanitaria e legale, attraverso un comunicato stampa ha diffuso la seguente ricostruzione: sul trattamento ricevuto dai nuovi arrivati: «sbarcati a Lampedusa lo scorso 2 giugno i cittadini africani sono stati trasferiti alla Questura di Crotone dove hanno immediatamente ricevuto un decreto di espulsione che li obbliga a lasciare il Paese entro 5 giorni. Ci trattavano come prigionieri. Ci hanno spogliati e fatti stare nudi in piedi per essere perquisiti, racconta Mohammed, fuggito dal Darfur due mesi fa. Tutti gli africani sentiti da MSF hanno dichiarato di essere venuti in Italia per presentare richiesta d'asilo. Un diritto garantito dalle Convenzioni internazionali, dalla Costituzione e dalla legge italiana ma che è stato loro negato con una frettolosa espulsione. A nessuno di loro sono state illustrate le procedure per la richiesta d'asilo e nessuno ha potuto beneficiare della presenza di un mediatore culturale così come previsto dalla legge italiana. Ci hanno dato un foglio di carta che siamo stati obbligati a firmare anche se non era scritto nella nostra lingua e nessuno ci ha spiegato di cosa si trattasse, prosegue Mohammed, "Solo dopo abbiamo saputo che si trattava del decreto di espulsione"»;
Medici Senza Frontiere sta provvedendo a presentare i ricorsi presso la prefettura competente per bloccare i decreti di espulsione e offrirà a queste persone, in fuga dai loro paesi, l'assistenza legale necessaria per accedere alla procedura per il riconoscimento dello status di rifugiati;
la tendenza del Ministero dell'Interno di impedire l'ingresso di organizzazioni non governative all'interno dei centri d'identificazione determina l'impossibilità di verificare possibili infrazioni o violazioni del diritto d'asilo;


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il conflitto di Darfur, dove un milione di persone ha abbandonato i propri villaggi e 130.000 rifugiati sono fuggiti in Ciad, è considerato dall'Onu la più grave emergenza umanitaria in corso;
costringere le persone a tornare nei paesi dove le loro vite sarebbero messe in pericolo rappresenta, secondo l'interrogante, una violazione dei diritti umani;
l'Italia è l'unico paese della Comunità Europea a non avere una legge organica sul diritto d'asilo -:
se risulti vero quanto riportato in premessa;
quali siano le cause che hanno determinato quella che appare all'interrogante una grave violazione del diritto d'asilo, garantito dalla Costituzione italiana;
quali iniziative intenda adottare per evitare che i trentotto cittadini africani sbarcati a Lampedusa il 2 giugno scorso siano espulsi;
quali iniziative intenda prendere per garantire alle persone, che a rischio della propria vita arrivano in Italia, l'applicazione senza violazioni o infrazioni della procedura per il riconoscimento del diritto d'asilo.
(4-10237)

Risposta. - Occorre premettere innanzitutto che nel corso della giornata del 2 giugno 2004 si sono registrati, sull'isola di Lampedusa (Agrigento), diversi sbarchi con l'arrivo complessivamente di 163 immigrati.
Di essi 125 sono stati trasferiti, il successivo 5 giugno, con un ponte aereo, presso la struttura di accoglienza di S. Anna di Isola di Capo Rizzuto (Crotone).
Come risulta dai rapporti dei prefetti di Agrigento e di Crotone, i predetti cittadini stranieri - di diverse nazionalità africane e asiatiche - non hanno espresso né formalizzato alcuna istanza per il riconoscimento dello
status di rifugiato sia durante la breve permanenza presso il C.P.T.A. di Lampedusa che durante il periodo trascorso nel Centro «S. Anna».
Per tali motivi nei confronti dei predetti stranieri sono stati adottati provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale. Si informa tuttavia che successivamente gli stessi, in considerazione del loro stato di indigenza, sono stati presi in carico dalle organizzazioni umanitarie della provincia che li hanno assistiti.
Dagli elementi acquisiti dalle locali Prefetture risulta assicurata, per entrambi i Centri, la puntuale erogazione di tutti i tipi di servizi di assistenza alle persone e di informazione legale previsti dalle «Linee guida e convenzioni tipo» approvate con direttiva ministeriale dell'8 gennaio 2003.
In proposito si precisa che la gestione del centro di Lampedusa risulta affidata alla Confraternita Misericordie d'Italia, sulla base di una convenzione predisposta dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno.
Tale convenzione contempla la presenza di diverse figure professionali quali il medico, lo psicologo, l'infermiere, l'assistente sociale, il mediatore culturale e l'interprete. Si sottolinea che presso il predetto centro operano più interpreti.
Il mediatore culturale si interessa alle esigenze e ai bisogni degli immigrati, non mancando di curare, insieme all'interprete, anche gli aspetti di carattere informativo sui diritti e i doveri degli extracomunitari ospitati all'interno della struttura.
In entrambi i rapporti prefettizi viene, inoltre, sottolineato che il personale dell'Ente gestore preposto all'assistenza socio-culturale degli extracomunitari opera nel massimo rispetto dei diritti fondamentali della persona secondo le previsioni delle leggi nazionali e delle convenzioni internazionali in materia.
Per quanto riguarda, più in generale, la politica del Governo in materia di immigrazione si ricorda che i quattro regolamenti previsti dalla legge n. 189 del 2002, la cosiddetta «Bossi-Fini» hanno concluso il loro iter e sono stati pubblicati sulla
Gazzetta Ufficiale.
In particolare, quello generale, previsto dall'articolo 34, comma 1, di attuazione ed integrazione della legge n. 189 e di revisione ed armonizzazione del regolamento n. 394


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del 1999, è il decreto del Presidente della Repubblica 18 ottobre n. 334, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 febbraio scorso.
Gli altri tre regolamenti, riguardano rispettivamente le modalità di coordinamento delle attività del gruppo tecnico presso il Ministero dell'interno con l'apposita struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri, la razionalizzazione e l'interconnessione delle comunicazioni tra amministrazioni pubbliche e le procedure per il riconoscimento dello
status di rifugiato.
Sempre sotto il profilo attuativo delle nuove disposizioni in materia di immigrazione si ricorda che è già in vigore il provvedimento interministeriale del giugno 2003 che regolamenta il contrasto in mare dell'immigrazione clandestina e non può essere sottaciuta la positiva conclusione della complessa operazione che ha riguardato oltre 750.000 domande di regolarizzazione, portata a termine in poco più di un anno.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

MENIA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo fatti riferiti all'interrogante da abitanti del luogo, l'amministrazione pubblica di Pirano d'Istria (oggi Slovenia) starebbe attuando un progetto per trasformare la casa natale del grande musicista Giuseppe Tartini (Pirano 1692 - Padova 1770) in un ristorante ove proporre piatti tradizionali, il tutto con ricorso a fondi INTERREG III;
sempre secondo quanto riferito all'interrogante, esiste un'opposizione diffusa a questo progetto, non solo della comunità italiana, ma essa non trova ascolto da parte dell'amministrazione di Pirano; non si darebbe neppure risposta ad obiezioni ed interrogazioni poste epistolarmente da diversi soggetti;
è del tutto evidente che, ove fosse attuato questo progetto di cambio d'uso della Casa natale di Tartini a Pirano, verrebbero spazzati via non solo gli incontri culturali e musicali che da sempre vi si svolgono, ma soprattutto la memoria storica che essa rappresenta e si cancellerebbe un patrimonio unico e irripristinabile;
vi è il timore ed il fondato sospetto, infine, che tale decisione culturalmente barbara, possa derivare dal malcelato fastidio che solleva in taluni ambienti sloveni la figura di Giuseppe Tartini, come chiara espressione della cultura e dell'identità italiana -:
se quanto riportato in premessa risulti ai Ministri interrogati e se intendano comunque verificare quanto sopra denunciato;
in caso affermativo, quali passi intendano svolgere a tutela di un monumento che da secoli testimonia la presenza e la cultura italiana in Istria ed è comunque, come la musica di Tartini, patrimonio universale.
(4-13366)

Risposta. - In data 12 marzo 2005 la stampa transfrontaliera (Il Piccolo di Trieste pagina dell'Istria e La Voce del Popolo di Fiume) riportavano ampi articoli filtrando la notizia relativa ad un'iniziativa assunta dalla Comunità nazionale italiana di Pirano e dall'Amministrazione comunale piranese volta all'apertura di un locale di ristorazione nell'edificio della cosiddetta Casa Tartini, sede dell'omonimo Museo dedicato all'artista e centro di riferimento della Comunità nazionale italiana. Il Consolato generale d'Italia a Capodistria, non appena appresa la notizia, ha provveduto immediatamente ad indirizzare delle lettere al Sindaco del Comune di Pirano ed al Presidente della Comunità autogestita della nazionalità italiana (C.A.N.), al fine di accertare la fondatezza delle notizie e conoscere termini e condizioni della supposta iniziativa in considerazione del rischio che le finalità culturali della «Casa» potessero essere compromesse da un progetto di ristorazione comportante la ristrutturazione dell'edificio. L'intervento è stato così inteso


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a richiedere più dettagliate notizie sul progetto lasciando chiaramente intendere l'opportunità di salvaguardare i delicati interessi culturali legati alla storica istituzione piranese.
L'intervento consolare ha certamente sollecitato l'attenzione degli Enti piranesi competenti (Comune e C.A.N.) a dedicare particolare attenzione alla questione prevedendo sul merito del progetto e sulla sua opportunità un pubblico dibattito in seno alla Comunità Nazionale Italiana per il 6 aprile 2005.
In ogni caso il progetto di ristorazione, secondo le notizie raccolte dallo stesso Consolato generale, pur confermato nella sua realizzabilità, non verrebbe ad incidere in nessun modo sull'attuale sede della Casa Tartini, i cui locali resterebbero tali sia nella loro assegnazione alla Comunità Italiana - nella forma della concessione comunale - sia nella loro destinazione fisica e culturale.
Il progetto di ristorazione, per contro, verrebbe realizzato in locali esterni alla Casa Tartini, seppure nello stesso edificio di proprietà comunale, e più esattamente nei locali al piano terra attualmente assegnati dal Comune a ditta commerciale per la vendita di materiale di cartoleria e libreria. Tali locali sono stati recentemente oggetto di riassegnazione da parte della Municipalità piranese in favore della Comunità italiana, su richiesta esplicita di quest'ultima, onde estendere la fruibilità dell'edificio per le finalità proprie della stessa. Si tratterebbe, pertanto, di un progetto che andrebbe ad integrare l'attuale sede della casa Tartini con locali aggiuntivi che verrebbero utilizzati dalla Comunità italiana per realizzare un centro di ristorazione eno-gastronomico per la valorizzazione del prodotto istriano-italiano. Ciò anche nella prospettiva di sostenere la progettualità economica della Comunità Italiana quale uno degli obiettivi di fondo dichiarati nella programmazione delle attività da parte dell'Unione Italiana.
Il progetto in questione è stato, inoltre, oggetto di valutazione positiva nell'ambito dalla cooperazione INTERREG - III Italia - Slovenia prevedendosi come soggetto proponente l'Unione Italiana che si avvarrebbe così, per la sua realizzazione, di fondi comunitari (circa 200.000 Euro).
L'eventuale apertura del centro di ristoro a Pirano non farebbe quindi altro che allineare la gestione della sede storica della Comunità Italiana sul modello di Palazzo Manzioli a Isola d'Istria ove - come noto - alle finalità culturali e promozionali del Centro è stato associato anche un punto di ristorazione (servizio bar).
Pertanto, alla luce degli elementi oggi disponibili, è dato osservare che il progetto di ristorazione a Pirano non altererebbe alcunché delle finalità storiche e culturali del Palazzo, ma andrebbe unicamente ad aggiungere una attività integrativa di tipo promozionale.
Sull'argomento, comunque, sia il Comune di Pirano, sia la competente Comunità Autogestita hanno inteso sottoporre la questione ad un pubblico dibattito soprattutto per una corretta informazione dell'opinione pubblica sugli effettivi termini del progetto.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

MESSA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che, presso la ASL RMG non sia ancora stato avviato il programma di screening del carcinoma mammario e della cervice uterina;
risulta inoltre che per l'effettuazione di questo monitoraggio la Regione Lazio avrebbe già messo a disposizione adeguati finanziamenti e che nell'ambito territoriale della ASL RMG il tasso di mortalità per tumori sarebbe superiore a quello di altre località -:
se non intenda avviare un azione di monitoraggio sull'intero territorio nazionale circa la problematica, evidenziata in premessa.
(4-09758)

Risposta. - Secondo i dati forniti dall'Assessorato alla sanità della Regione Lazio, per il tramite della Prefettura - Ufficio


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territoriale del Governo di Roma, risulta che il progetto Screening mammografico, finalizzato ad una popolazione-target complessiva di circa 47.000 donne residenti, è stato avviato dall'Azienda sanitaria locale Roma G in data 7 giugno 2004.
L'Azienda, in considerazione delle caratteristiche territoriali e dei bisogni di salute dell'utenza femminile, ha deciso di utilizzare mezzi mobili dotati di unità mammografia.
Il primo
«step» ha interessato i comuni di Valmontone e Zagarolo, con i seguenti risultati:
comune di Valmontone: popolazione
target 1.424, tasso di adesione 64,33 per cento;
comune di Zagarolo: popolazione
target 1.441, tasso di adesione oltre il 50 per cento.

Il programma è stato avviato nel comune di Guidonia e successivamente verrà avviato nei comuni di Palombara, Subiaco e Cave.
Poiché i piani di prevenzione oncologica, orientati secondo le indicazioni contenute nelle Linee guida regionali per i Programmi di
Screening, comportano per le Direzioni aziendali l'obbligo di impegnare e coordinare le risorse per il raggiungimento degli obiettivi, l'Azienda citata ha coinvolto i comuni ed i medici di base, per individuare con maggiore precisione le modalità informative all'utenza.
Per quanto attiene lo
screening del carcinoma della cervice uterina, la stessa Azienda ha riferito che, poiché si sta completando la formazione degli operatori addetti, è imminente l'avvio della relativa attività.
Le attività di
screening per i tumori della mammella e della cervice uterina sono monitorati, a livello nazionale, dall'Osservatorio Nazionale degli screening, istituito dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori: l'osservatorio partecipa ad uno specifico tavolo tecnico presso la Conferenza Stato-Regioni.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Guidi.

MIGLIORI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il Presidente della provincia di Firenze ha annunciato la firma di una lettera d'intenti tra la provincia e RaiTrade s.p.a.;
tale accordo prevede che RaiTrade effettui gratuitamente uno studio di fattibilità per la realizzazione di un canale tematico della provincia di Firenze che consenta alla stessa di dotarsi di un «proprio strumento di comunicazione in grado di rappresentare ai cittadini la propria azione di governo» e sia ricevibile dai cittadini gratuitamente «nella fase iniziale» via satellite con diffusione paneuropea -:
se l'accordo stipulato tra la provincia di Firenze e la società RaiTrade s.p.a. sia conforme ai criteri di economicità e di efficienza, che la Rai è tenuta a rispettare.
(4-12029)

Risposta. - Al riguardo, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante si è provveduto ad interessare la concessionaria RAI la quale, in relazione all'accordo stipulato fra RAI-Trade spa e la provincia di Firenze per la realizzazione di un canale tematico della provincia medesima, ha comunicato che Rai-Trade, nell'ambito della propria attività commerciale, ha realizzato alcuni canali tematici, soprattutto sportivi, ed ha parallelamente acquisito e sviluppato conoscenze ed esperienze per la progettazione di modelli produttivi particolarmente competitivi e tecnologicamente avanzati.
Secondo quanto riferito, Rai-Trade è da tempo in grado di fornire progetti anche ad enti locali che manifestino un interesse alla comunicazione verso i cittadini, alla promozione del proprio territorio e all'adozione di strumenti evoluti di
marketing territoriale.
La provincia di Firenze - stando a quanto comunicato - è il primo tra gli enti locali che si è dichiarata interessata a valutare, sulla base di uno studio di fattibilità che illustrasse il progetto di Rai-Trade,


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la realizzazione di un canale tematico dedicato alle istituzioni, ai tesori dell'arte e della natura, agli eventi fieristici, culturali e sportivi della provincia. Tale studio comprende, anche, i dettagli economico-finanziari necessari per consentire agli amministratori degli enti locali di poter valutare quale modello di canale televisivo sia più idoneo alle proprie esigenze e costituisce, appunto per questo, l'attività propedeutica per consentire alla stessa Rai-Trade di ottenere una commessa da parte dell'ente locale per l'ideazione, progettazione, gestione e distribuzione del canale.
La RAI ha, poi, reso noto che l'economicità dello studio di fattibilità viene garantita poiché lo stesso viene redatto ed adattato, caso per caso, senza alcun costo esterno, mediante l'utilizzazione di professionalità interne alla stessa Rai-Trade.
In conclusione, la stessa Rai ha precisato che tale studio, pur non essendo in alcun modo vincolante per la successiva realizzazione e produzione del canale tematico, garantisce in ogni caso a Rai-Trade il
know-how in quanto la lettera d'intenti, coerentemente con la natura gratuita dello stesso, chiarisce che «lo studio non potrà essere, dalla provincia di Firenze, ceduto a terzi o utilizzato con altri partner, in tutto o in parte, in qualsiasi forma o modo o a qualsiasi titolo» mentre «Rai-Trade potrà utilizzare o cedere a terzi lo studio in tutto o in parte, in qualsiasi forma o modo o a qualsiasi titolo, senza la necessità di ulteriore autorizzazione da parte della provincia di Firenze».
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

MOLINARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3 della legge numero 68 del 1999 dispone l'assunzione obbligatoria dei lavoratori disabili secondo specifiche quote di riserva;
il comma 6, del citato articolo 3, della legge 68/99 estende tali disposizioni al pubblico impiego, dunque anche al comparto scuola;
l'articolo 20 della citata legge 68 del 1999 dispone che venga data attuazione al medesimo dispositivo per il tramite di un regolamento;
il regolamento di attuazione emanato con decreto del Presidente della Repubblica 10 ottobre 2000, n. 333 non fa menzione di obblighi in capo all'amministrazione scolastica in ordine all'assunzione con chiamata nominativa dei docenti riservisti abilitati ai fini della stipula di contratti a tempo indeterminato, se non in coincidenza con le immissioni in ruolo. Ciò indipendentemente dalla disponibilità di posti in organico per effetto della mancata copertura delle quote di riserva;
tale vuoto normativo determina il permanere dello stato di precariato in capo a molti docenti riservisti, regolarmente abilitati, che pure avrebbero titolo ad essere assunti in presenza delle citate disponibilità;
a questo proposito, peraltro, l'articolo 39 del decreto legislativo 165/2001, recependo quanto disposto dall'art, 42 del decreto legislativo. n. 29 del 1993 (carne sostituito dall'articolo 19 del Decreto legislativo n. 546 del 1993 e modificato prima dall'articolo 43, comma 1 del decreto legislativo, n. 80 del 1998 e poi dall'articolo 22, comma 1 del decreto legislativo n. 387 del 1998) dispone che «Le amministrazioni pubbliche promuovono o propongono programmi di assunzione per portatori di handicap ai sensi dell'articolo 11 della legge 12 marzo 1999, n. 68, sulla base delle direttive impartite dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica e dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, cui confluisce il Dipartimento degli affari sociali della Presidenza del Consiglio del ministri ai sensi dell'articolo 45, comma 3 dei decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 con le decorrenze


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previste dall'articolo 10, commi 3 e 4, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303.».
allo stato non risulta che tale adempimento sia stato effettuato, con il risultato che i docenti disabili aventi titolo a rientrare nelle suddette quote di riserva sono costretti a lavorare accettando annualmente incarichi di supplenza anche su spezzoni essendo, i medesimi, sistematicamente collocati in coda tra gli aventi titolo all'assunzione all'atto dell'accertamento della effettiva presenza di disponibilità;
tale prassi, peraltro, sembrerebbe essere in contrasto anche con il chiaro disposto di cui all'articolo 21, comma 1, della legge 104/92 il quale dispone che: «La persona handicappata con un grado di invalidità superiore ai due terzi o con minorazioni iscritte alle categorie prima, seconda e terza della tabella A annessa alla legge 10 agosto 1950, n. 648, assunta presso gli enti pubblici come vincitrice di concorso o ad altro titolo, ha diritto di scelta prioritaria tra le sedi disponibili;
ilpermanere di tale situazione di incertezza, peraltro, aumenta la percentuale di alea in capo ai docenti non disabili, in ordine alle possibilità di assunzione, con aggravamento della situazione di incertezza circa le eventuali assunzioni, che continua fino al momento della presa di incertezza del numero di posti da riservare ai docenti disabili fissato annualmente dall'Amministrazione scolastica centrale per ciascuna classe di concorso -:
cosa intenda fare il Governo e l'Amministrazione scolastica per risolvere definitivamente questo problema, assicurando il diritto al lavoro dei docenti disabili e la cessazione di questo grave stato di incertezza.
(4-08487)

Risposta. - Su incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri, si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, concernente il diritto al lavoro dei docenti disabili in applicazione della legge 12 marzo 1999, n. 68.
La S.V. Onorevole lamenta che in materia sussisterebbe un quadro di incertezza normativa. L'incertezza sarebbe da riferire principalmente alla circostanza che non sono state ancora adottate le direttive previste dall'articolo 39 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, affinché le amministrazioni pubbliche promuovano o propongano programmi di assunzioni per portatori di handicap ai sensi dell'articolo 11 della predetta legge n. 68/1999.
A tale riguardo, la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica - ha comunicato che, nel quadro degli adempimenti relativi all'attuazione del diritto al lavoro dei disabili previsti dalle norme vigenti, presso il Dipartimento medesimo è stato istituito un apposito Gruppo di studio che sta provvedendo - unitamente alle altre amministrazioni interessate (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero della salute) - sia alla stesura della direttiva prevista dall'articolo 39 del decreto legislativo n. 165/2001, al fine di pervenire in tempi brevi alla definizione di un testo pienamente condiviso e utile a garantire l'inserimento lavorativo dei portatori di handicap nelle pubbliche amministrazioni, sia alla predisposizione dello schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dall'articolo 5, comma 1, della legge n. 68/1999, con cui dovranno essere individuate le mansioni che non consentono l'occupazione dei lavoratori disabili o la consentono in misura ridotta.
Il Dipartimento della funzione pubblica ha fatto presente, inoltre, che fino alla definizione delle direttive in questione continuano a trovare applicazione le disposizioni dettate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o dicembre 1993, recante la direttiva per il tirocinio e le assunzioni obbligatorie dei portatori di handicap presso le amministrazioni pubbliche ai sensi della previgente normativa.
Per quanto riguarda in particolare il personale docente, si ritiene che allo stesso personale non sia applicabile l'articolo 11


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della legge n. 68 del 1999, richiamato dall'articolo 39 del decreto legislativo n. 165/2001.
Va in proposito ricordato che il reclutamento del personale docente è regolato dalle specifiche procedure di cui agli articoli 399 e seguenti del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni e integrazioni (Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado), che prevede due canali paralleli per il reclutamento e precisamente: il concorso ordinario per esami e titoli e le graduatorie permanenti, che sono formulate a seguito di procedura per soli titoli.
Nell'ambito di queste procedure, l'assolvimento degli obblighi derivanti dalla legge n. 68 del 1999, nonché dalle altre leggi speciali che prescrivono riserve di posti in favore di particolari categorie, è interamente assolto dall'Amministrazione in sede di instaurazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato e a tempo determinato, mediante scorrimento delle graduatorie relative alle suddette procedure di reclutamento, accordando la prevista riserva dei posti nei limiti della complessiva quota d'obbligo e fino al 50 per cento dei posti autorizzati messi a concorso.
Per quanto concerne in particolare le graduatorie permanenti, si precisa che le stesse sono articolate in tre scaglioni, che vengono utilizzati in ordine prioritario: la riserva dei posti viene applicata nell'ambito dello scaglione di appartenenza degli interessati, così come ritenuto dal Consiglio di Stato sia in sede consultiva che in sede giurisdizionale.
Nella fase dell'assegnazione della sede ai candidati aventi titolo all'assunzione sulla base delle suddette graduatorie, i soggetti disabili destinatari dell'articolo 21 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 esercitano il diritto di scelta prioritaria tra le sedi disponibili.
È cura di questa Amministrazione richiamare, negli specifici atti generali emanati per il reclutamento del personale, le disposizioni in materia di riserve di posti previste dalla più volte citata legge n. 68 del 1999 nonché l'articolo 21 della legge 104/1992.
Ciò chiarito circa le norme che disciplinano il reclutamento degli insegnanti e l'applicazione agli stessi dell'articolo 21 della legge n. 104/1992, in merito alla inapplicabilità al personale docente dell'articolo 11 della legge n. 68/1999 va fatto presente che il ricorso alle convenzioni previste dallo stesso articolo 11, nel caso specifico tra le pubbliche amministrazioni e i Servizi regionali per l'impiego, è volto a favorire l'inserimento lavorativo dei lavoratori disabili. A tal fine nelle convenzioni possono essere convenute modalità riguardanti, tra l'altro, lo svolgimento di tirocini, la proroga del periodo di prova, con divieto di risoluzione del rapporto di lavoro per esito negativo della prova dovuto a menomazioni, di cui è affetto il disabile, con deroghe ai limiti di età o di durata del contratto di formazione-lavoro.
Tutto ciò mal si concilia con le peculiarità che caratterizzano la professione dei docenti, ancorché disabili, destinatari di contratti a tempo indeterminato o determinato nelle scuole, la cui posizione non è assimilabile a quelli degli altri lavoratori disabili. Infatti i docenti disabili sono professionisti, in possesso di titoli culturali e professionali conseguiti nel loro percorso formativo che attestano la loro idoneità all'insegnamento; il loro deficit fisico viene compensato, come già detto, con priorità nell'assunzione per effetto della riserva di posti e con priorità nella scelta della sede per agevolare lo svolgimento dell'incarico.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

MUSSI, LEONI e INNOCENTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 17 giugno 2004 a Piombino (Livorno) sono state rinvenute 2 bottiglie incendiarie davanti al locale Municipio e


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con una scritta sulla facciata di un vicino edificio «Basta con la pace sociale»;
il giorno precedente è stato imbrattato l'armadietto personale di un esponente Fiom-Cgil delle Acciaierie Lucchini, rappresentante sindacale dei lavoratori per la sicurezza, con la scritta «Venduto a te e a tutto il sindacato»;
martedì 15 giugno 2004 è avvenuto l'ennesimo incidente mortale nelle Acciaierie Lucchini;
secondo notizie di stampa (Il Tirreno) nelle ore successive sono stati rinvenuti, nel piazzale antistante la fabbrica dei volantini firmati con la A cerchiata dove le organizzazioni sindacali venivano contestate e definite parassiti;
siamo di fronte ad una serie di episodi inquietanti di intimidazione - allo stato attuale non si sa se siano fra loro collegati - contro le Istituzioni e contro il movimento democratico dei lavoratori, che per la prima volta si manifestano nella città di Piombino -:
quali interventi specifici intenda attuare il ministero dell'interno al fine di garantire il sereno svolgimento dell'attività sindacale e dell'attività dell'amministrazione comunale.
(4-10283)

Risposta. - Gli episodi cui fa riferimento l'interrogazione in esame, avvenuti a Piombino lo scorso mese di giugno, sono stati oggetto di indagini da parte delle Forze dell'ordine.
In particolare, nei giorni successivi a quello della morte sul lavoro di un dipendente della «Lucchini Siderurgia» avvenuta il 15 giugno a causa di una forte scarica elettrica, sono state tracciate con vernice
spray delle scritte su un muro esterno dello stabilimento («in ricordo di Giancarlo 15 giugno 2004 tutte le morti bianche sono omicidi») e nei pressi del palazzo comunale («basta con la pace sociale - basta»); nelle vicinanze di questa seconda scritta sono state rinvenute anche due bottiglie incendiarie.
Nella mattinata del giorno 17 giugno, sui vetri delle auto in sosta nel parcheggio antistante lo stesso stabilimento, sono stati trovati, dei volantini lasciati da ignoti che, in relazione all'incidente mortale in parola, lamentavano la mancanza di misure di sicurezza nella fabbrica e accusavano di colpevole inerzia i rappresentanti sindacali; i volantini recavano in calce il simbolo anarchico della «A» cerchiata e proclamavano uno sciopero «auto-organizzato» di 8 ore, senza precisarne data e modalità.
Il 23 giugno 2004, con una dichiarazione resa al quotidiano
Il Tirreno, la «Federazione anarchica elbano-maremmana» ha esplicitamente disconosciuto la paternità tanto delle scritte murali, che dei volantini e delle bottiglie incendiarie.
A parere degli inquirenti, è probabile che tali azioni siano opera di elementi isolati e non di aderenti ad organizzazioni di tipo politico-sindacale, né sussistono elementi per ipotizzare l'esistenza di un vero e proprio disegno intimidatorio contro le organizzazioni sindacali confederali o contro singoli esponenti di queste ultime.
Due ulteriori volantini a firma del «Movimento anarchico piombinese», sono stati diffusi nello stesso parcheggio nei giorni 25 e 30 giugno 2004: il loro contenuto, però, pur concernendo ancora la sicurezza sul lavoro e l'azione sindacale, aveva argomentazioni e forme diverse rispetto a quello diffuso il giorno 17 giugno, sicché non sembra riconducibile ai medesimi estensori del primo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

NAN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con l'allegata lettera datata 19 marzo 2004, indirizzata alle famiglie degli alunni frequentanti i corsi di spagnolo, la Prof.ssa Teresa Ferrando, Dirigente Scolastico del Liceo Ginnasio Statale «G. Chiabrera» di Savona, afferma: «i tagli operati dal governo sulla scuola hanno pesantemente colpito iniziative quali il Progetto Lingue,


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la cui copertura finanziaria era stata pressoché totale sotto la gestione del ministro Berlinguer (per cui i corsi potevano essere gratuiti), mentre è stata totalmente cancellata dal ministro Moratti (per cui siamo stati costretti a chiedere una contribuzione alle famiglie ammontante...)»;
se tali affermazioni corrispondano a verità e se comunque, attualmente, il Dirigente Scolastico abbia facoltà di inserire detto Progetto nel POF e offrirlo agli alunni (e alle loro famiglie) anche gratuitamente.
(4-10053)

Risposta. - Nell'atto di sindacato ispettivo in esame, vengono posti alcuni interrogativi in merito alla lettera del 19 marzo 2004 inviata dalla dirigente scolastica del Liceo Ginnasio Statale «G. Chiabrera» di Savona alle famiglie degli alunni circa i costi dei corsi di spagnolo organizzati presso lo stesso Liceo, inizialmente attivati nell'ambito del Progetto Lingue.
Si ritiene opportuno ricordare preliminarmente che il Progetto Lingue 2000 ha avuto origine come attività extracurricolare, facoltativa e sperimentale, ai sensi della legge n. 440 del 18 dicembre 1997, ed ha goduto, sin dall'inizio, di un finanziamento nazionale specifico previsto all'interno della somma disponibile per il supporto dell'autonomia scolastica.
La legge n. 440 del 1997, istituendo il «Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi» destinato a finanziare alcune azioni finalizzate allo sviluppo dell'autonomia scolastica, ha individuato l'introduzione di una seconda lingua comunitaria nella scuola media quale obiettivo prioritario.
Pertanto, la sperimentazione di «Lingue 2000», di fatto, è nata nella scuola secondaria di I grado nell'anno scolastico 1998/1999 con uno specifico Progetto, che ha previsto l'introduzione sperimentale dell'insegnamento extracurricolare e facoltativo di una seconda lingua comunitaria.
Nell'anno scolastico successivo, questo progetto è confluito nel Progetto Lingue 2000 che, in un'ottica di continuità, ha esteso le innovazioni didattiche e organizzative, già introdotte nella scuola media, a tutti gli ordini e gradi di istruzione dalla materna alla secondaria di secondo grado.
Nell'anno scolastico 2000/2001 il Progetto ha concluso il suo triennio di sperimentazione nella scuola media e nel 2001/2002 lo ha concluso anche negli altri ordini di scuola. Si evidenzia che i fondi per il Progetto Lingue 2000 sono, poi, rientrati in una somma comune assegnata direttamente alle istituzioni scolastiche per essere utilizzata in base alle scelte fatte dalle stesse nell'ambito della loro autonomia, dando comunque precedenza alla conclusione delle azioni di sperimentazione di Lingue 2000 già avviate negli anni precedenti.
In sede di elaborazione della legge delega di riforma del sistema scolastico il Parlamento ha avvertito l'esigenza di promuovere in modo organico sensibilità plurilinguistiche e pluriculturali. Infatti, la legge n. 53 del 28 marzo 2003 (Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale) ha colto, nell'articolo 2, comma 1, lettera
f), la forte e pressante istanza, sociale per l'alfabetizzazione di almeno una lingua dell'Unione europea già a partire dalla scuola primaria e l'introduzione dello studio di una seconda lingua dell'Unione europea nella scuola secondaria di primo grado. Ciò è stato puntualmente realizzato dal Governo con il decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59 (Definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione) e con i relativi atti applicativi che sono seguiti.
Questa esigenza è tenuta ben presente anche per quanto riguarda la riforma del secondo ciclo. Al riguardo, sono state recentemente pubblicate le bozze di documenti concernenti il sistema dei licei, al fine di promuovere un ampio dibattito pubblico sugli stessi affinché scaturiscano utili suggerimenti per migliorarli in vista della definizione del relativo progetto di riforma.
Quanto alla questione cui fa riferimento l'interrogante, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Liguria, appena venuto a conoscenza della vicenda relativa all'organizzazione dei corsi di spagnolo


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e la richiesta di contributi alle famiglie, effettuata ad anno scolastico inoltrato, ha richiesto notizie dettagliate alla dirigente scolastica sui fatti e le circostanze segnalati ed, in particolare, chiarimenti e precisazioni in merito alle affermazioni della Dirigente medesima relative a presunti tagli che sarebbero stati operati dal Governo e che avrebbero colpito talune iniziative quali il «Progetto Lingue».
Acquisiti i necessari riscontri, il direttore generale regionale non ha mancato di svolgere gli opportuni interventi sulla dirigente scolastica alla quale ha fatto anche presente, tra l'altro, che la scuola avrebbe potuto inserire l'iniziativa riguardante i corsi di spagnolo nel Piano dell'offerta formativa (POF) e finanziaria con i fondi disponibili o, eventualmente, anche con il contributo delle famiglie opportunamente interpellate, così come previsto dalla vigente normativa sull'autonomia scolastica.
Il direttore generale regionale ha, inoltre, fatto rilevare alla dirigente in parola l'esigenza che, nelle comunicazioni ed interlocuzioni con le famiglie, siano adottate forme e contenuti tali da non indurre in equivoci interpretativi o in strumentalizzazioni.
Allo stato il caso può ritenersi superato, fermo restando che il direttore generale regionale, nell'ambito della propria competenza, continuerà ad esercitare un'attenta opera di vigilanza, specie con riferimento alle procedure che saranno seguite nella predisposizione del POF.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione «Volontariato Cinquefrondi», fin dal 1997, presta la propria opera in diversi campi (socio-sanitario, tutela ambientale, protezione civile) in tutto il comprensorio della piana di Gioia Tauro (R.C.);
l'impegno gratuito di tutti i volontari, circa 50, ha prodotto ottimi risultati per i servizi d'aiuto ai meno abietti;
purtroppo la citata Associazione è stata costretta a subire, dall'inizio del corrente anno, ben nove attentati, tutti regolarmente denunziati;
gli ultimi sono avvenuti nella scorsa settimana ed il 14 settembre 2004 è andata distrutta da un incendio una delle tre ambulanze dell'Associazione -:
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di garantire la sicurezza dell'Associazione «Volontariato Cinquefrondi», che costituisce una delle realtà positive dell'intera Piana di Gioia Tauro, nonché di scongiurare il ripetersi di tali vili attentati.
(4-10909)

Risposta. - L'associazione «Volontariato Cinquefrondi», con sede nell'omonimo comune in provincia di Reggio Calabria, è stata istituita nel 1997 ed opera nel campo socio-sanitario e della protezione civile. Da alcuni mesi gestisce anche una struttura adibita a casa-albergo per anziani nel comune di Anoia.
L'associazione ha effettivamente subito, nel corso del corrente anno, una serie di atti vandalici, il furto di due
personal-computer ed altro materiale d'ufficio. Da ultimo, il 14 settembre 2004 un incendio ha danneggiato un'ambulanza in uso alla stessa associazione; i vigili del fuoco, peraltro, hanno escluso la matrice dolosa dell'episodio.
Gli atti criminosi in questione sono stati esaminati ed approfonditi nel corso di apposite riunioni presso la prefettura di Reggio Calabria tra i vertici provinciali delle forze di polizia. Il 17 settembre 2004 alla riunione interforze ha partecipato anche il Sindaco di Cinquefrondi.
In quella sede è stata disposta un'intensificazione dell'attività di controllo del territorio ed è stato dato massimo impulso alle indagini, tuttora in corso.
Dalle prime risultanze investigative non è, al momento, emerso un eventuale coinvolgimento


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della criminalità organizzata, mentre alcuni elementi inducono a ritenere verosimile che gli atti delittuosi siano riconducibili a contrasti di natura personale.
La sede dell'associazione è oggetto di vigilanza da parte delle forze di polizia.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

NESI. - Il Ministro dell'istruzione, dell'Università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è in corso la programmazione, in tutta Italia, del film di Roberto Faenza «Alla luce del sole» che racconta l'opera di don Giuseppe Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, assassinato dalla mafia nel 1993;
questo film è dedicato soprattutto alle generazioni più giovani perché i suoi protagonisti sono bambini e ragazzi;
esso ha provocato in tutta Italia una profonda, positiva impressione -:
se non ritenga utile adottare iniziative affinchè ne sia disposta, la proiezione in tutte le scuole medie, pubbliche e private del Paese, affinché la conoscenza del fenomeno criminale e degli strumenti per combatterlo sia il più possibile diffusa.
(4-12771)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede che il film «Alla luce del sole» sull'opera di Don Giuseppe Puglisi venga proiettato nelle scuole medie pubbliche e private, si comunica che questa Amministrazione conviene pienamente che l'educazione alla legalità, nelle sue complesse articolazioni, rappresenta uno degli obiettivi generali dell'azione didattica.
Come è noto all'interrogante spetta alle istituzioni scolastiche, nella loro ormai consolidata autonomia, la determinazione dei mezzi e dei metodi da utilizzare allo scopo di perseguire sia gli obiettivi generali che quelli specifici del processo formativo.
Si ritiene, pertanto che le scuole siano in grado di decidere, responsabilmente, in merito all'utilizzo didattico del film di cui si tratta.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

NICOTRA. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
di recente ed in seguito a segnalazione della azienda Usl di Bologna, il tribunale di Bologna - ufficio del giudice per le indagini preliminari, disponeva il sequestro preventivo della piattaforma aerea marca Pinguely Haulotte mod. Compact 12 matricola CE 103866 di cui è proprietaria una società capogruppo del centro-nord d'Italia, asserendo che la stessa risultava non conforme alla normativa antinfortunistica e concretamente pericolosa per l'incolumità dei lavoratori;
in seguito alla segnalazione, l'azienda Usl di Bologna inviava al legale rappresentante della società comunicazione di sanzione ex decreto legislativo 758/94 e notifica di sanzione amministrativa per l'infrazione di cui all'articolo 6 decreto legislativo 626/94, comma 11;
dal momento che la piattaforma sequestrata presenta certificazione di conformità CE rilasciata da competente organo certificatore, la predetta società presentava istanza di revoca del sequestro preventivo;
la presenza della certificazione CE faceva presumere la conformità della piattaforma alle norme in materia di sicurezza sul lavoro;
nonostante la presenza della certificazione, il tribunale di Bologna rigettava l'istanza di dissequestro aderendo al parere espresso dall'organo accertatore secondo il quale: «poiché funzionante anche


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con la piattaforma estesa, a sbalzo oltre sagoma della base, dovrebbe avere un dispositivo che avverta l'utilizzatore che il carico che si pone sulla parte a sbalzo sta avvicinandosi a quello massimo consentito per evitare i pericoli di ribaltamento, nonché un dispositivo che impedisca alla macchina di funzionare una volta raggiunto tale carico massimo» ed aderendo altresì all'opinione del Pubblico Ministero secondo il quale vi sarebbero stati enti certificatori «che hanno rilasciato la certificazione prescritta senza rilevare tale carenza»;
i dispositivi sopra descritti, di cui la macchina è risultata carente, erano già stati ritenuti necessari da accertamenti effettuati dall'autorità governativa italiana su macchine simili a quella sequestrata;
la summenzionata società dispone di un rilevante numero di macchine costruite e commercializzate dalla Pinguely Haulotte del modello di quella sottoposta a sequestro e su tutto il territorio italiano è presente un ingente quantitativo di macchinari del modello e tipo di quella sottoposta a sequestro preventivo -:
se non intenda far verificare la conformità delle piattaforme aeree marca Pinguely Haulotte mod. Compact alla normativa sia nazionale che europea e, in caso, di non conformità, non intenda ritirare dal mercato italiano i macchinari del modello e tipo di quelli indicati.
(4-11636)

Risposta. - In data 18 giugno 2004 è pervenuta dalla AUSL di Bologna la segnalazione di presunta non conformità ai Requisiti Essenziali di Sicurezza (RES) dei ponti sviluppabili a forbice prodotti dalla ditta Pinguely-Haulotte. Ai sensi e per gli effetti dell'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 459 del 1996 è iniziata l'istruttoria da parte del competente ufficio dell'ispettorato tecnico del ministero delle attività produttive, assegnando a tale istruttoria il numero d'ordine progressivo n. 994/1.
Il ministero, su proposta del Gruppo di Lavoro all'uopo istituito presso lo stesso ispettorato, ha incaricato l'ISPESL, autorità di sorveglianza del mercato per la direttiva macchine, di effettuare, ai sensi dell'articolo 7, comma 2 del citato decreto del Presidente della Repubblica gli accertamenti di carattere tecnico intesi a segnalare l'esistenza dei rischi paventati nella nota della AUSL.
Solo terminata questa fase di accertamento e, in assenza di eventuali azioni correttive da attivarsi da parte del costruttore su tutte le macchine della stessa specie immesse sul mercato, si può pervenire ad un'azione di ritiro dal mercato e solo per le macchine della stessa tipologia.
Una qualsiasi procedura, diversa da quella illustrata, potrebbe limitare la libera circolazione di un prodotto marcato CE, come nel caso in questione, esponendo lo Stato italiano all'apertura, da parte della Commissione Europea, di una procedura d'infrazione, che, ove si concludesse con la condanna dello Stato inadempiente rispetto alla libera circolazione, imporrebbe allo stesso il pagamento di pesanti sanzioni pecuniarie.
Si sottolinea l'attenzione dell'ufficio dell'ispettorato tecnico del MAP alla casistica menzionata, che ha portato lo stesso alla emanazione di una circolare esplicativa circa l'applicabilità della norma tecnica armonizzata EN280/02 che sottende l'utilizzo dei dispositivi antiribaltamento e di funzionamento, una volta raggiunto il carico massimo oltre il quale il ribaltamento della piattaforma è possibile.
Tale circolare, è stata sottoposta alla procedura d'informazione di cui alla direttiva 98/34/CE, ricevendo un avviso positivo da parte della Commissione Europea. La stessa, che «appare pienamente in linea con la posizione espressa dal Gruppo di Lavoro Macchine», è stata pubblicata sulla GURI n. 9 del 13 gennaio 2005.
Corre, comunque, l'obbligo di precisare che l'utilizzo di una norma armonizzata, quale la EN280/02, pure se garantisce il rispetto dei RES per i prodotti per i quali essa è applicabile, non è vincolante per i costruttori, potendo questi ultimi utilizzare un qualsiasi altro criterio costruttivo che


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garantisca il raggiungimento degli stessi livelli di sicurezza di cui ai RES applicabili alla tipologia di prodotto.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

ONNIS. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è stata di recente denunciata, dalle cronache locali, la situazione di due giovani sorelle, residenti in provincia di Cagliari e affette da «ittiosi lamellare recessiva congenita», che, ormai, non riuscirebbero a sostenere i costi dei trattamenti necessari per alleviare i sintomi di quella patologia;
in particolare, si evidenzia che le cure impongono l'assunzione di farmaci e, soprattutto, il continuo ricorso ai cosiddetti «prodotti da banco», indispensabili per assicurare la costante idratazione dei tessuti interessati dalla malattia, eppure non ottenibili gratuitamente, perché considerati, di norma, quali cosmetici;
si segnala, altresì, che, in passato, veniva somministrata gratuitamente la «crema base», senza profumazioni o altri additivi, ma che, oggi, anche questo prodotto deve essere pagato dall'ammalato;
inoltre, il trattamento sintomatico di questa patologia dovrebbe essere calibrato individualmente, in base alle peculiarità del paziente e alle sue condizioni cliniche, e tale necessaria diversificazione delle terapie determinerebbe l'insostenibile moltiplicazione dei costi a carico dei nuclei familiari qualora, come nel caso sopra segnalato, ospitino più di un ammalato;
le ittiosi, patologie dermatologiche di origine genetica, caratterizzate, all'esame obiettivo, dall'anomalo ispessimento dello strato più esterno della cute e dalla conseguente formazione di squame cornee, giungono a compromettere sensibilmente la qualità della vita del paziente, condizionandolo gravemente sotto il profilo individuale e nelle relazioni sociali, e, talora, possono andare incontro a complicazioni infettive o metaboliche; purtroppo, non risultano praticabili cure risolutive, ma i sintomi possono essere controllati attraverso rimedi locali, e in particolare con la costante applicazione di creme idratanti ed emollienti, associata, nei casi più seri, all'assunzione di un farmaco, da utilizzare sotto stretto controllo specialistico;
i centri specializzati nell'assistenza a questi malati sarebbero la II Clinica dermatologica dell'Università di Milano, il Centro di Dermatologia pediatrica dell'Università di Bari e l'IDI di Roma (la Repubblica, 14 novembre 2002);
la forma congenita, più grave ed evidente fin dalla nascita, ha un'incidenza stimata in un caso ogni 300.000 nati, ed è annoverata tra le patologie rare, esentate dalla partecipazione al costo;
nel corso di un convegno sul tema in esame, tenutosi all'IDI, in Roma, il 9 giugno scorso, è stata tra l'altro evidenziata la necessità di assicurare adeguata informazione agli ammalati e alle loro famiglie, circa i contenuti delle norme vigenti in materia e, in particolare, circa «la creazione dei "Centri di Riferimento" regionali per le malattie rare (MR), incaricati di diagnosticare le patologie rare, individuarne i piani di cura e certificarne la necessità disponendo la fornitura dei necessari presidi terapeutici da parte delle ASL competenti» -:
quali dati si abbiano a disposizione circa l'attuale diffusione, in Italia, dell'ittiosi congenita e circa l'assistenza prestata agli ammalati, con particolare riguardo alla Sardegna;
se risulti al Governo che i cosiddetti «prodotti da banco» - quali le creme idratanti ed emollienti, che, pur non essendo farmaci, costituirebbero presidi essenziali nella cura della suddetta patologia - non possano essere prescritti gratuitamente ai pazienti ovvero se la situazione denunciata dalle due sorelle residenti in provincia di Cagliari, sopra sintetizzata,


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dipenda da altre cause e, segnatamente, da una peculiare disfunzione della rete assistenziale;
qualora i suddetti «prodotti da banco» risultassero attualmente esclusi dalla somministrazione gratuita, se non possa considerarsi opportuno un intervento, che, nell'esercizio delle prerogative di competenza, sappia rendere meno onerosi i costi delle terapie, soprattutto in favore dei soggetti e dei nuclei familiari meno abbienti;
ove, invece, fosse accertata l'esistenza di anomalie nel funzionamento della rete assistenziale, quali iniziative si ritenga opportuno assumere per promuoverne l'eliminazione, per ottimizzare i servizi sanitari in favore di questa particolare categoria di ammalati e per garantire loro il più facile accesso alle informazioni indispensabili.
(4-11425)

Risposta. - L'ittiosi lamellare recessiva rientra nell'elenco delle malattie di cui all'allegato 1 del «Regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124», adottato con decreto del Ministro della sanità 18 maggio 2001, n. 279.
Per questa patologia, viene riconosciuto all'assistito il «diritto alle prestazioni di assistenza sanitaria, ..., incluse nei livelli essenziali di assistenza, efficaci ed appropriate per il trattamento ed il monitoraggio della malattia dalla quale è affetto e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti».
Il regolamento citato prevede, a tutela del paziente, che la «prescrizione delle prestazioni erogabili in regime di esenzione dalla partecipazione al costo» sia effettuata «secondo criteri di efficacia e di appropriatezza rispetto alle condizioni cliniche individuali, con riferimento ai protocolli, ove esistenti, definiti dai centri di riferimento e in collaborazione con i presidi della rete».
La «rete nazionale per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare», individuata dall'articolo 2 del decreto «al fine di assicurare specifiche forme di tutela ai soggetti affetti da malattie rare», è costituita dai presidi accreditati, appositamente individuati dalle regioni, nel cui ambito operano i «Centri interregionali di riferimento per le malattie rare».
I presidi della rete assicurano all'assistito, per il quale sia stato formulato da un medico specialista del Servizio sanitario nazionale un sospetto diagnostico di una malattia rara (quindi, anche della patologia in questione), l'erogazione in regime di esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni «finalizzate alla diagnosi e, qualora necessarie ai fini della diagnosi di malattia rara di origine ereditaria, le indagini genetiche sui familiari dell'assistito».
Si segnala un primo parziale elenco dei presidi individuati dalle Regioni in applicazione del citato decreto n. 279 del 2001:
Calabria (delibera della giunta regionale 4 agosto 2003, n. 610) - Azienda ospedaliera «Bianchi Melacrino Morelli» di Reggio Calabria - Servizio di anatomia patologica;
Emilia Romagna (delibera della giunta regionale 2 febbraio 2004, n. 160) - Azienda ospedaliera di Modena e Azienda ospedaliera di Parma;
Lazio (delibera della giunta regionale 5 dicembre 2003, n. 1324) - Azienda Policlinico «Gemelli» - Istituto di clinica pediatrica, Servizio di epidemiologia e clinica dei difetti congeniti; Azienda Policlinico «Umberto I» - Dipartimento di malattie cutanee e veneree, Centro malattie neurocutanee; Presidio ospedaliero ospedale «Bambino Gesù» - Unità operativa di dermatologia;
Lombardia (delibera della giunta regionale 11 dicembre 2001, n. 7/7328) - Azienda Ospedaliera «Istituti clinici di perfezionamento»; Azienda ospedaliera «Sacco»; Azienda ospedaliera «S. Paolo»;
Puglia (delibera della giunta regionale 23 dicembre 2003, n. 2238) - Unità operativa di dermatologia I dell'«Ospedale Policlinico consorziale» di Bari;


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Sardegna (delibera della giunta regionale 20 dicembre 2002, n. 43/8) - Presidio Ospedaliero di Sassari; Presidio Ospedaliero «Dettori» di Tempio; Ospedale «Microcitemico»; Ospedale «S. Giovanni di Dio»; Ospedale «SS. Trinità» e Azienda Ospedaliera «Brotzu» di Cagliari;
Toscana (delibera della giunta regionale 14 giugno 2004, n. 570) - Unità operativa di genetica dell'Azienda ospedaliera «Meyer» di Firenze;
Veneto (delibera della giunta regionale 8 febbraio 2002, n. 204) - Asl 6 Piacenza (pediatria); Asl 9 Treviso (pediatria); Azienda ospedaliera di Padova (dip. Pediatria); Azienda ospedaliera di Verona (clinica pediatrica).

Per quanto riguarda, in particolare, il caso segnalato, va precisato che i prodotti indicati nell'interrogazione in esame, cosmetici o galenici classificati in classe C), non rientrano tra quelli la cui erogazione gratuita è assicurata dal Servizio sanitario nazionale, non potendo essere ricompresi nei livelli essenziali di assistenza. La relativa erogazione potrebbe essere disposta, eventualmente, dalla Regione, come livello di assistenza «ulteriore», rispetto a quelli definiti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001.
Per il tramite della Prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Cagliari, l'Azienda sanitaria locale n. 8 ha ribadito che la normativa vigente prevede esclusivamente la somministrazione diretta, da parte della ASL, di specialità medicinali inserite in fascia C, precisando che, fra tali prodotti, non rientrano quelli necessari alle due pazienti, poiché essi sono classificati «prodotti da banco e cosmetici».
Neppure le disposizioni regionali consentirebbero una tale somministrazione, poiché, anche prevedendo interventi per patologie rare e morbose, contemplano solamente la distribuzione di farmaci salvavita o, comunque, indispensabili a garantire la sopravvivenza.
Solo una specifica autorizzazione regionale, a carattere personale con la previsione anche della relativa copertura finanziaria, potrebbe consentire alla Azienda sanitaria citata di assegnare gratuitamente i prodotti richiesti.
La prefettura ha precisato, infine, che la problematica in questione è stata sottoposta all'attenzione del competente assessore alla sanità.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Guidi.

ONNIS. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si apprende, dalle cronache locali, che, a Villanovaforru, in provincia di Cagliari, saranno presto interrotte le attività di riabilitazione equestre, finora svolte, con successo, presso un maneggio di quel centro, in favore di circa quaranta disabili residenti in sedici Comuni della medesima area geografica;
quelle pratiche riabilitative erano iniziate addirittura otto anni fa e, fino ad oggi, erano state finanziate dalla Regione Sardegna, «grazie a un accordo di programma fra i Comuni» interessati;
da ultimo, però, la Regione Sardegna avrebbe deciso, per motivi che, allo stato, non sono conosciuti, di non rinnovare i finanziamenti necessari per lo svolgimento di quelle terapie;
la somma che dovrebbe rendersi disponibile è pari, secondo i Comuni coinvolti nell'iniziativa, a duecentocinquantamila euro per anno;
la decisione di interrompere, dopo tanti anni, il finanziamento di questa attività inevitabilmente delude le aspettative dei pazienti e delle loro famiglie, che, peraltro, in quella zona, non potrebbero avvalersi di altre e analoghe opportunità terapeutiche, perché, secondo quanto viene denunciato, mancherebbero le necessarie strutture o, comunque, non sarebbero state intraprese le iniziative del caso;
il blocco delle attività di recupero e riabilitazione equestre appare ulteriormente preoccupante, in considerazione dei


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confortanti risultati finora conseguiti presso il maneggio di Villanovaforru, nonché del peculiare equilibrio emotivo e affettivo dei pazienti che, improvvisamente, si vedranno privati di un'importante risorsa terapeutica;
è infatti ormai riconosciuto che l'ippoterapia, quale pratica specialistica nell'ambito della cosiddetta Pet-Therapy, reca grande giovamento alle persone disabili e, in particolare, ai bambini autistici, affetti dalla sindrome di Down, o comunque afflitti da problemi motori e comportamentali (cfr. Ministerosalute.it);
detta pratica deve essere svolta, ovviamente, sotto la guida e con il costante supporto di personale adeguatamente preparato e addestrato. Tale esigenza esclude che i pazienti possano dedicarsi a questa attività in proprio, o presso qualunque struttura ove si pratichi l'equitazione; d'altro canto, i costi che derivano dalla presenza costante del terapeuta, oltre che dall'impiego del cavallo, sarebbero, per i più, difficilmente sostenibili;
la crescente importanza dell'ippoterapia, nella riabilitazione dei soggetti disabili, ha determinato, in Italia, la costituzione dell'Associazione di Riabilitazione equestre (A.N.I.R.E.), riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica 8 luglio 1986, n. 610, che risulta aver concluso importanti convenzioni con la Croce Rossa Italiana, l'Associazione Italiana Assistenza Spastici (A.I.A.S.), l'Associazione Nazionale delle Famiglie di Fanciulli Subnormali (A.N.F.FA.S.), nonché, in qualche caso, con le A.SS.L.;
tuttavia, tale attività terapeutica e riabilitativa attende ancora un compiuto inquadramento giuridico e, al riguardo, risultano presentate diverse proposte di legge (C. 4648, S. 3172, S. 1138, S. 710 e S. 407, quest'ultima poi ritirata), nessuna delle quali, purtroppo, è stata finora approvata -:
se, in considerazione dell'indubbia utilità della riabilitazione equestre nella cura di molte e gravi infermità, non si ritenga opportuno intervenire, con specifiche iniziative, per assicurare il più rapido riconoscimento normativo e la disciplina di tale attività, che esige, comunque, l'assistenza di un terapeuta dotato di idonea preparazione e formazione;
se, con specifico riguardo al caso cui in precedenza si è fatto riferimento, attesa l'interruzione dei finanziamenti finora assicurati dalla Regione Sardegna, non possa farsi luogo ad iniziative anche normative che, eventualmente anche in via straordinaria e temporanea, possano assicurare la continuità delle terapie prestate in favore di quei soggetti disabili.
(4-11743)

Risposta. - In merito alle iniziative normative volte ad assicurare la continuità delle terapie di recupero e riabilitazione equestre, il ministero della salute ritiene impropria, in linea di principio, l'individuazione di tecniche sanitarie (diagnostiche, terapeutiche, riabilitative) e dei relativi campi clinici di applicazione, mediante lo strumento del dispositivo normativo. È compito e funzione propria della comunità scientifica sperimentare e proporre nuove strategie e metodologie di trattamento, sulla base dell'efficacia dei risultati ottenuti dalla ricerca.
Per quanto riguarda le attività di riabilitazione equestre, svolte in favore di disabili presso un maneggio nel comune di Villanovaforru, la prefettura - ufficio territoriale del Governo di Cagliari ha comunicato che tali attività fanno parte di un più articolato progetto elaborato dal comune, unitamente ad altri 15 enti locali della zona.
Il progetto in questione, denominato «Attività laboratoriali ed equestri per il reinserimento sociale dei disabili», è articolato su due livelli: il primo prevede la frequenza di un mini laboratorio e la partecipazione alle pratiche equestri, mentre il secondo si avvale dell'attivazione di laboratori, in sede aggregative messe a disposizione dai comuni aderenti e accessibili a tutta l'utenza.
Il progetto, avviato nel 1996, ha finora ricevuto i seguenti finanziamenti regionali:
anno 1996 (euro 100.035,98): le attività sono state frequentate da 22 disabili;


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anno 1998 (euro 198.320,00): le attività, programmate per 44 utenti, sono state frequentate da 37 disabili;
anno 2000 (euro 209.165,04): le attività, destinate a 37 utenti, sono state frequentate da 36 disabili;
anno 2003 (euro 90.000,00): con tale finanziamento sono state garantite, per tutti i richiedenti, le attività equestri, segnalate dall'interrogante, nel periodo 26 aprile-22 novembre 2004, con l'attivazione di due laboratori rispetto ai quattro previsti.

Con delibera della giunta regionale n. 49/9 del 24 novembre 2004, avente per oggetto «ripartizione ai comuni dei finanziamenti per la realizzazione di progetti obiettivi a favore di soggetti affetti da disturbi mentali e da minorazione psichica relativi all'anno 2004», il progetto in esame è stato rifinanziato per un importo di 108.000,00, da integrarsi, da parte di ciascuno dei 16 comuni partecipanti, in misura proporzionale al numero dei rispettivi cittadini inseriti nel progetto.
Il sindaco di Villanovaforru ha reso noto che le attività di riabilitazione equestre, in favore dei disabili, saranno immediatamente ripristinate, successivamente all'accredito, anche a titolo di acconto, del finanziamento da erogarsi da parte del competente assessorato regionale igiene, sanità e politiche sociali.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Guidi.

PANATTONI, CHIANALE e GRILLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 26 gennaio 2001 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale col n. 78 il 3 aprile 2001 prevede un articolato concernente i protocolli per l'accertamento delle idoneità del donatore di sangue;
lo stesso decreto indica in dettaglio nell'Allegato n. 2 lo schema di cartella sanitaria del donatore e il modello di questionario che lo stesso deve compilare, modello nel quale sono correttamente indicate tre domande sui comportamenti sessuali:
la prima, al numero 14, sui «comportamenti sessuali a rischio di trasmissione di malattie infettive e/o in cambio di denaro o di droga»;
la seconda, al numero 16, su possibili «rapporti sessuali con un partner risultato positivo ai test per l'epatite B e/o C»;
la terza, al numero 38, su «rapporti sessuali a rischio di trasmissione di malattie infettive»;
nel modello ministeriale, pertanto, non sono indicati elementi discriminatori ne «gruppi a rischio» ma si richiede al donatore di sottoscrivere un modulo dal quale devono emergere eventuali comportamenti a rischio, validi sia per gli omo che per gli eterosessuali;
stessa ratio emerge dall'Allegato n. 4 relativo ai criteri di esclusione permanente o temporanea del donatore dove si riconferma unicamente il divieto di donazione per chi ha «comportamenti sessuali ad alto rischio di trasmissione di malattie infettive, comprese le persone che hanno avuto rapporti sessuali in cambio di denaro o di droga»;
presso il Servizio Immunoematologia e trasfusionale dell'ASL 9 di Ivrea, invece il modulo che il donatore dovrà sottoscrivere è preceduto da una «lettera ai donatori» che indica tra i principali criteri di esclusione dalla donazione colui/ei che ha avuto «rapporti omosessuali» evidentemente considerati di per sé ad alto rischio di infezione;
questa indicazione non è pertanto sorretta dalla normativa nazionale e si presenta anzi in contrasto con la stessa, come frutto di scelte e valutazioni dell'Azienda Sanitaria Locale 9 che appaiono innegabilmente discriminatorie e ingiustificate -:


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quali iniziative intenda assumere per far cessare questi comportamenti del tipo di quello sopra descritto e ripristinare il sistema di garanzie previsto dalla legge, consentendo a tutti i donatori di esercitare il loro diritto senza alcuna discriminazione.
(4-11886)

Risposta. - Il presidente pro-tempore della regione Piemonte, a seguito di approfondimenti effettuati presso l'ASL 9 di Ivrea, ha assicurato che non c'è stata alcuna discriminazione volontaria nei confronti dei donatori da parte del Servizio trasfusionale della citata Azienda sanitaria. A causa di un banale errore, è stato consegnato al donatore un vecchio questionario, in disuso dal 2001, rimasto insieme a quelli attualmente in uso, utilizzati per escludere dalla donazione tutte le persone che, potenzialmente, possono essere più a rischio, senza differenze immotivate.
È stato confermato che la stessa procedura viene adottata da tutti i Servizi trasfusionali e Centri di raccolta regionali.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Guidi.

PAPPATERRA, OLIVERIO, LION, REALACCI, VIGNI, VENDOLA, MAURA COSSUTTA e LUIGI PEPE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Tarsia (Cosenza) già colpito nei giorni scorsi da un violento nubifragio, la situazione è allo stremo;
l'orografia del territorio è stata sconvolta dalle ultime e persistenti piogge del fine settimana, e così il sistema viario e ferroviario (soprattutto la Sibari-Cosenza);
i 2.500 abitanti di Tarsia versano in condizioni precarie e non sono stati ancora stanziati aiuti concreti per far fronte alle serie difficoltà che vanno fronteggiate;
allagamenti e disagi si sono registrati anche in altri paesi della Val d'Esaro, provocando gravi danni alle colture ed alle abitazioni;
continua a piovere sulle località già in tilt da una settimana: a rischio idrogeologico ora è tutto il territorio comunale, alcune abitazioni sono isolate e inagibili ed il Sindaco Scaglione (che già giovedì scorso aveva chiesto alla Regione la dichiarazione dello stato di calamità naturale) ha emesso otto ordinanze di sgombero dopo i sopralluoghi effettuati dalle Autorità competenti;
lunedì 8 novembre 2004, il Prefetto di Cosenza D'Amico si è recato a Tarsia per constatare di persona insieme al Sindaco Scaglione la gravità della situazione e per cercare di fronteggiare l'emergenza che si sta rilevando molto più pesante del previsto; i tecnici si sono messi al lavoro, ma la pioggia non si attenua e le difficoltà tecniche sono enormi;
il pericolo è costantemente presente per l'incolumità delle persone, per l'inagibilità di molti edifici, per le aziende agricole ed industriali invase da acqua e fango, per le strade sconnesse;
è attiva da due giorni una task force di prima emergenza presso il Municipio di Tarsia e 25mila euro sono stati erogati dal Comune per i primi bisogni -:
se il ministro dell'Ambiente sia a conoscenza dell'emergenza a Tarsia e nella Val d'Esaro;
se siano state approntate tutte le necessarie misure per attuare gli interventi più urgenti;
se sia stata stabilita l'erogazione di fondi per fronteggiare i danni;
se sia stato dichiarato lo stato di calamità con la predisposizione di tutto ciò che è necessario per primi soccorsi e per quelli successivi di consolidamento del territorio.
(4-12903)


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Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame concernente lo stato emergenziale del comune di Tarsia (Cosenza) a seguito del nubifragio causato dalle avverse condizioni meteorologiche dei primi giorni del mese di novembre 2004 si fa presente quanto segue.
La situazione di rischio idrogeologico del Comune di Tarsia è nota, come risulta evidente dall'analisi della documentazione relativa al Piano per l'assetto idrogeologico della Regione Calabria, che mette in evidenza una situazione critica sia dal punto di vista del rischio da frana che idraulico.
Per questo motivo il Comune di Tarsia è stato oggetto nell'anno 2000 del finanziamento da parte di questo Ministero, di un intervento urgente riguardante il consolidamento della località Castello per un importo di 516.000 euro.
In merito alle situazioni di natura emergenziale segnalate dagli interroganti a seguito delle precipitazioni avvenute nella prima decade di novembre, si segnala, per quanto di competenza di questo Ministero, che è pervenuta dal Comune di Tarsia in data 5 novembre una richiesta di contributo per un importo di 1 milione di euro da destinarsi agli interventi più urgenti di ripristino delle infrastrutture comunali.
Il Dipartimento della protezione civile ha fatto presente che l'evento atmosferico in oggetto è stato preannunciato da un avviso di avverse condizioni meteorologiche emesso in data 3 novembre 2004 che prevedeva piogge sparse a carattere temporalesco localmente intense per le successive 24 ore sui territori della Sicilia e della Calabria. A seguito di tale avviso la Protezione civile attraverso il Centro funzionale centrale, situato presso il dipartimento stesso ha provveduto ad attivare immediatamente il monitoraggio costante del fenomeno e della sua evoluzione mantenendo un continuo contatto con le strutture tecniche competenti delle Regioni interessate dall'evento.
Per quanto riguarda il fenomeno atmosferico che ha interessato il comune di Tarsia, in provincia di Cosenza, l'analisi condotta sulla base dei dati pluviometrici rilevati nell'area provinciale ha messo in evidenza precipitazioni a carattere medio debole, mentre i valori massimi riscontrati nella stazione pluviometrica di Tarsia sono apparsi più rilevanti, se si tiene in considerazione che, in questo caso, i tempi di ritorno sono superiori a 20 anni.
Il persistere delle precipitazioni, che si sono protratte dal 3 al 13 novembre 2004 ha provocato lo straripamento di alcuni corsi d'acqua, fenomeni di erosione di sponda e movimenti franosi, nonché ingenti danni alle infrastrutture, agli edifici pubblici e privati, al sistema produttivo, agricolo e zootecnico, alle linee elettriche, alla rete fognaria ed agli acquedotti.
Inoltre a seguito dei predetti eventi meteorologici, sono state emesse alcune ordinanze di sgombero a salvaguardia della pubblica e privata incolumità.
Ravvisata, pertanto, la necessità di affrontare tempestivamente la situazione con l'adozione di interventi di natura straordinaria è stata accolta la richiesta della Regione Calabria in ordine alla dichiarazione dello stato di emergenza, inoltrata in data 15 novembre 2004, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26 novembre 2004.
Con apposita ordinanza la Protezione civile ha predisposto uno stanziamento per superare la fase emergenziale, ripristinando le normali condizioni di vita della popolazione colpita dall'evento calamitoso.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

PASETTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel XV distretto scolastico Roma - Lazio dal 1o settembre 2003, l'unico assistente amministrativo in servizio è stato restituito alla scuola di titolarità ai sensi della legge n. 289 del 27 dicembre 2002 (legge finanziaria per il 2003) e dal 1o ottobre 2003 anche il docente, secondo l'articolo 11 della già citata legge finanziaria, presso lo stesso distretto è stato trasferito, a domanda, ad altra sede scolastica;


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la suddetta situazione disagevole, ripetutamente segnalata agli organi competenti dalla presidenza del XV distretto scolastico, determina una condizione di vera e propria paralisi nelle attività del distretto stesso, che risulta sprovvisto dell'ufficio di segreteria e di qualsiasi supporto amministrativo;
ai sensi del decreto-legge n. 233 del 30 giugno 1999 e della legge delega n. 137 del 6 luglio 2002, i consigli scolastici distrettuali restano in carica sino all'insediamento dei nuovi organi collegiali;
deriva l'obbligo per l'amministrazione scolastica di assicurare il regolare funzionamento dei distretti scolastici, sia riutilizzando temporaneamente il personale amministrativo già in servizio fino al 31 ottobre 2003, sia attraverso le segreterie delle scuole sede dei medesimi;
nel mancato adempimento di atti giuridico-amministrativi e nell'attuale chiusura degli uffici distrettuali potrebbero essere ravvisabili, ad avviso dell'interrogante, per la situazione sopraccennata, omissione di atti d'ufficio e l'interruzione di pubblico servizio;
la presidenza del XV distretto ha declinato, attraverso ripetute segnalazioni agli organi di competenza, ogni responsabilità -:
quali provvedimenti intenda assumere per rimuovere le attuali condizioni disagevoli nel XV distretto scolastico del Lazio, al fine di assicurarvi le figure professionali necessarie per lo svolgimento delle normali attività di lavoro.
(4-07872)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame con la quale la S.V Onorevole chiede provvedimenti per superare le condizioni di disagio del XV distretto scolastico di Roma per mancanza di figure professionali adibite allo svolgimento delle normali attività di lavoro.
Come già ricordato dall'interrogante, la legge finanziaria 2003, n. 289, del 27 dicembre 2002, articolo 35, comma 4, ha espressamente previsto per il personale utilizzato presso i Distretti Scolastici con compiti di segreteria, personale amministrativo, tecnico e ausiliario (A.T.A.) e docenti collocati permanentemente fuori ruolo, la restituzione alle segreterie delle scuole statali dall'anno scolastico 2003/2004.
Nelle more di emanazione del decreto legislativo recante norme di riordino degli organi collegiali territoriali della scuola sia a livello locale, sia a livello nazionale, gli Uffici regionali hanno già intrapreso le misure organizzative idonee per corrispondere alle peculiari esigenze dell'ambito territoriale di loro pertinenza.
In via generale, ed a mero titolo di contributo, in data 27 ottobre 2003, ai medesimi Uffici scolastici regionali sono state, comunque prospettate alcune possibili linee di intervento, per consentire ai distretti scolastici di poter svolgere le incombenze relative ai loro compiti, tenuto conto che le disposizioni contenute nell'articolo 35, comma 4, della legge n. 289/2002 non consentono a detti organi di avvalersi di personale della scuola all'uopo utilizzato. In particolare, è stato suggerito di valutare la possibilità, sentite le organizzazioni sindacali, di assegnare a detti organi personale docente collocato temporaneamente o permanentemente fuori ruolo, per garantire continuità alle iniziative da intraprendere ed alla definizione di procedure e adempimenti eventualmente in corso, oppure, se ciò non fosse possibile, o non vi fossero attività in corso di definizione, di dare incarico ad una istituzione scolastica per curare la sistemazione e la custodia di atti significativi e per fornire all'occorrenza supporto.
L'Ufficio scolastico regionale per il Lazio, dopo aver effettuato una ricognizione del personale addetto ai Distretti, rilevata l'impossibilità a reperire personale da utilizzare presso il XV distretto di Roma, ha invitato, in data 28 febbraio 2005, il Dirigente scolastico della Direzione Didattica dove ha sede il detto organo a fornire la massima collaborazione per l'espletamento delle incombenze relative all'attività in corso nel Distretto, al fine di garantire continuità alle iniziative in fase di definizione e di curare, se necessario, la sistemazione


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e la custodia di atti significativi (bilanci, delibere, verbali, eccetera).
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ANTONIO PEPE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le piogge torrenziali del 18 e 19 settembre 2004 hanno prodotto allagamenti, frane e smottamenti sull'intero territorio comunale di Rocchetta Sant'Antonio;
l'alluvione ha causato notevoli danni a strutture pubbliche e private;
le precipitazioni hanno provocato l'allagamento della stazione F.S., dei relativi locali e del piazzale antistante;
fango e detriti di varia natura hanno causato l'interruzione della stazione ferroviaria;
frane e smottamenti hanno interessato in particolare la strada provinciale 99-bis (ex strada statale 303) e hanno fatto venire meno la sicurezza della circolazione della stessa -:
quali iniziative intendano adottare per fronteggiare la situazione sopra descritta e se non intendano dichiarare lo stato di emergenza e di calamità, onde garantire un immediato ripristino delle condizioni di normalità.
(4-11356)

Risposta. - Le precipitazioni atmosferiche che si sono verificate nel territorio comunale di Rocchetta Sant'Antonio nei giorni 18 e 19 settembre 2004 sono state preannunciate da un avviso meteo del Dipartimento della protezione civile, emesso in data 17 settembre 2004, relativo alle regioni Basilicata, Calabria e Puglia.
L'avviso, che riguardava la mattinata del 18 settembre e le successive 24 ore, è stato seguito da un ulteriore avviso emesso il 19 settembre a causa del perdurare del maltempo.
Successivamente, attraverso il Centro funzionale centrale situato presso la propria sede, il Dipartimento della protezione civile ha attivato la consueta attività di monitoraggio del fenomeno e della sua evoluzione, mantenendo un costante contatto con le strutture tecniche competenti delle regioni interessate dall'evento.
Riguardo all'evento atmosferico l'analisi, condotta sulla base dei dati pluviometrici rilevati nell'area provinciale di Foggia, con particolare riferimento al settore appenninico ed al territorio dei comuni di Rocchetta S. Antonio e Melfi, ha evidenziato il verificarsi di precipitazioni non particolarmente diffuse e con un carattere più intenso su un territorio limitato.
Infatti è stata interessata la zona settentrionale del territorio del comune di Melfi, a ridosso del fiume Ofanto, al confine con la Puglia, e la zona di Rocchetta S. Antonio scalo, ubicata nel fondo valle del medesimo fiume mentre, per quanto riguarda il centro abitato situato in zona collinare, le precipitazioni sono state poco significative.
A seguito delle segnalazioni pervenute dalle amministrazioni territorialmente competenti, il Dipartimento della protezione civile ha provveduto ad effettuare, con i tecnici del comune, della provincia e del Genio civile, i necessari sopralluoghi.
Questi ultimi hanno evidenziato un diffuso stato di dissesto idrogeologico su tutto il territorio, costituito da un insieme di antichi corpi di frana, dovuto alle caratteristiche del terreno e aggravato da una inadeguata attività antropica, come la presenza di scavi e l'impiego di tecniche di coltivazione e di aratura non corrette e, in prossimità delle arterie stradali, la carente manutenzione dei canali per la regimentazione delle acque meteoriche.
Sono stati, quindi, riscontrati danni soprattutto ai terreni privati ed alla produzione agricola per l'azione di dilavamento delle acque piovane che ha trascinato a valle fanghi e detriti. Altri danni si sono verificati ad alcuni immobili residenziali,


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magazzini e capannoni agricoli e alle strutture viarie rese impraticabili dall'invasione di fango. Il fiume Ofanto ha, invece, contenuto le proprie acque nei limiti dell'alveo.
Per quanto riguarda la linea ferroviaria, le precipitazioni hanno provocato l'asportazione della massicciata ferroviaria in più punti e l'ingombro della stessa con alberi, rami e fango.
L'assenza della massicciata ha reso il binario non idoneo a sostenere il peso dei convogli ferroviari e la presenza del fango ha compromesso il regolare funzionamento dei circuiti di binario e delle casse di manovra dei deviatoi di stazione.
Le operazioni di ripristino della sede ferroviaria e degli impianti di sicurezza sono state effettuate con personale delle ferrovie dello Stato e delle ditte di manutenzione. La linea Rocchetta-Potenza è rimasta interrotta dalle ore 18,00 del giorno 18 settembre alle ore 21,15 del giorno 19 settembre 2004, mentre la linea Rocchetta-Gioia è rimasta interrotta fino alle 22,00 del giorno 22 settembre 2004.
La natura e l'estensione degli eventi non sono, comunque, apparsi tali da determinare la richiesta dello stato di emergenza nazionale, ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225.
Infatti, sulla base degli elementi informativi trasmessi al Dipartimento della protezione civile e dai risultati dei sopralluoghi sui territori dei comuni interessati, le situazioni che si sono determinate sono riferibili alle emergenze di tipo
b) di cui alla predetta legge n. 225 e, quindi, fronteggiabili, in via ordinaria, dalle Amministrazioni territorialmente competenti.
Pertanto, il predetto Dipartimento, in data 20 ottobre 2004, ha provveduto a segnalare alle regioni interessate la necessità di provvedere alla individuazione ed alla perimetrazione delle aree a più elevato rischio idrogeologico, nonché all'avvio delle conseguenti procedure per il finanziamento degli interventi necessari al superamento della situazione di rischio, con particolare riferimento allo stato di diffusa vulnerabilità idrogeologica dei territori per i quali sono necessari degli interventi strutturali di salvaguardia nell'ambito delle ordinarie disposizioni normative sulla difesa del suolo.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Inail ha dichiarato che i medici in servizio sono 565 e di essi 465 hanno stipulato un rapporto di lavoro esclusivo -:
se l'attività di rapporto esclusivo sia stata posta in essere in modo conforme ai dettami della circolare 64 del 2001 ed in caso negativo, quali provvedimenti siano stati adottati.
(4-10404)

Risposta. - In relazione alla interrogazione in esame, si fa presente quanto comunicato al riguardo dall'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli infortuni sul Lavoro (INAIL).
Tra i 465 medici che hanno un rapporto di lavoro esclusivo con l'INAIL, risulta che quattro sono i professionisti rinviati a giudizio con l'imputazione del reato di truffa (articolo 640 codice penale).
Nei loro confronti, ai sensi delle vigenti disposizioni contrattuali, è stato avviato il relativo procedimento disciplinare che, contestualmente, è stato sospeso in attesa dell'esito del procedimento penale.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo a firma di Elena Castagni pubblicato su Il Messaggero del 21 ottobre 2004, è emerso che il latte in polvere in Italia costa quattro volte di più rispetto all'estero;


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a seguito di una denuncia dell'Assoconsum a tal proposito, è stata presentata in data 29 giugno 2004 una interrogazione a risposta orale, numero 3-03506, a tutt'oggi priva di risposta;
a seguito della denuncia da parte di altre associazioni di consumatori, il prezzo del latte in polvere è calato, a maggio, solo del 10 per cento, vale a dire 2 o 3 euro a confezione;
l'Antitrust ha avviato una istruttoria per accertare l'eventuale sussistenza di una intesa restrittiva tra le aziende produttrici -:
se il Ministro intenda adottare iniziative volte ad ottenere un ulteriore ribasso dei prezzi per consentire a tutte le famiglie, durante il periodo dello svezzamento, di poter acquistare il prodotto oggetto della polemica in questione.
(4-11424)

Risposta. - Si rappresenta quanto segue anche sulla base degli elementi forniti dal ministero della salute.
In riferimento alle questioni poste dall'interrogante si fa presente che la questione del prezzo dei sostituti del latte materno è stata esaminata dal Gruppo di lavoro settore agroalimentare del consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, le cui risultanze sono state riprese in una nota del consiglio indirizzata al ministero della salute, nella quale viene richiamata l'iniziativa dell'Antitrust che, nel marzo del 2000, ha multato le principali aziende produttrici di latte artificiale per il cartello da esse costituito per tenere alto il prezzo del latte artificiale italiano.
Il Consiglio ha ricordato, tra l'altro nella riferita nota, che l'Italia, dal 1981, ha sottoscritto il
Codice Internazionale OMS/Unicef sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, che detta principi severi in materia, che però solo parzialmente è stato recepito dal decreto ministeriale n. 500 del 1994.
Le aziende produttrici di latte per l'infanzia hanno assunto l'impegno di ridurre inizialmente il prezzo del latte nella misura del 10 per cento (8 per cento nel caso della Syrio) entro ottobre 2004 e di fornire a prezzi agevolati al Servizio sanitario nazionale i prodotti in polvere destinati alle famiglie meno abbienti.
La fornitura a prezzi agevolati o gratuiti del latte artificiale dovrebbe costituire, però, solo un rimedio parziale e riguardare i neonati che non possono essere allattati al seno, in quanto l'interesse primario è che sia favorito l'allattamento materno.
Inoltre, la predetta riduzione del 10 per cento non colma il
gap con il prezzo medio europeo dello stesso prodotto.
Il consiglio ha richiesto, infine, al Ministro della salute di consentire alle associazioni dei consumatori di intervenire al tavolo di discussione aperto presso il Ministero, in modo da poter esprimere le proprie considerazioni in merito, considerato che sull'argomento sono state convocate le aziende italiane produttrici di latte per l'infanzia e i rappresentanti delle associazioni dei pediatri.
Occorre, ancora, aggiungere che il prezzo dei diversi tipi di latte in circolazione in Italia è da considerarsi prezzo imposto in quanto viene venduto alla stregua di un medicinale nelle farmacie.
Detti prodotti, se venissero venduti nei negozi alimentari come negli altri paesi, potrebbero offrire spazio e maggiore concorrenza, con consequenziale possibilità di un calo dei prezzi.
A questo fine, da parte del ministero delle attività produttive, è stato proposto di prevedere nello schema di decreto legislativo relativo alla tutela della salute, predisposto dal ministero della salute, il divieto di vendita in farmacia dei prodotti alimentari, ivi compresi i prodotti destinati ad alimentazione particolare.
Si informa, infine, che a parte i provvedimenti in corso volti alla promozione dell'allattamento al seno e demedicalizzazione dell'evento alla nascita, in accordo con quanto espresso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, il nostro Paese considera la promozione della salute materno-infantile un elemento strategico, come dimostra


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il fatto che i Piani sanitari nazionali, prevedono obiettivi specifici ad essa dedicata.
La legislazione italiana, relativa alla promozione dell'allattamento al seno include numerosi provvedimenti sia di carattere sanitario, che di tutela in ambito lavorativo e di regolamentazione delle strutture (ospedali, asili nido, eccetera). Fra questi si segnalano:
a) decreto ministeriale 24 aprile 2000: «Adozione del progetto obiettivo materno-infantile relativo al Piano sanitario nazionale per il triennio 1998-2000»;
b) circolare 24 ottobre 2000, n. 16: «Promozione e tutela dell'allattamento al seno»;
c) decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151: «Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000 n. 53»;
d) accordo 22 novembre 2001 «Accordo tra Governo, regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sui livelli essenziali di assistenza sanitaria ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni».
In data 7 febbraio 2001 è stata inoltre ratificata dall'Italia la Convenzione ILO sulla protezione della maternità, che è in attesa della legge di ratifica.
Le problematiche, poi, connesse a fornire tali prodotti in maniera agevolata alle persone disagiate sono da tempo all'attenzione delle Istituzioni pubbliche.
In particolare, si segnalano i seguenti provvedimenti:
a) decreto del Ministro della sanità 8 giugno 2001, con il quale viene assicurata, fra l'altro, l'erogazione gratuita di sostituti del latte materno per i nati da madri HIV positive;
b) decreto del Ministro della salute 16 gennaio 2002, recante: «Modalità della diffusione di materiale informativo e didattico e del controllo delle informazioni corrette ed adeguate sull'alimentazione dei lattanti e bambini», volto ad assicurare un'informazione diffusa sia alla classe medica che alla popolazione.
Per completezza si evidenza che la richiesta di intervento del consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti al tavolo di discussione aperto presso il ministero della salute ha avuto il riscontro del Ministro che ha ribadito la superiorità dell'allattamento al seno non dimenticando, però, l'importanza del latte artificiale come unica alternativa atta a garantire la salute e il corretto sviluppo del lattante e ha comunicato l'intenzione di avviare una campagna di informazione sulla corretta alimentazione del lattante, nonché la volontà di costituire un apposito gruppo di lavoro interdisciplinare.
Successivamente, nello scorso dicembre, con un'ulteriore nota del consiglio indirizzata al Ministro della salute, si è evidenziata la notizia del lancio sul mercato italiano di una nuova linea di latte in polvere a marchio Coop, di qualità garantita e a prezzo europeo:
Crescendo Coop 1 (latte per lattanti) e Crescendo Coop 2 (latte di proseguimento), con un costo di 10 euro/kg. Segnale tangibile di una politica commerciale più corretta e rispettosa dei diritti dei consumatori e, al contempo, stimolo per le ditte produttrici di latte per l'infanzia e per le altre insegne della grande distribuzione italiana a seguire l'esempio Coop. Il Consiglio ha inoltre ribadito la necessità di risolvere il persistente problema relativo alla modifica del decreto ministeriale n. 500 del 1994 e alla piena attuazione del Codice Internazionale OMS/Unicef sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno.
A tali osservazioni e richieste, il Ministro della salute ha risposto riaffermando l'attenzione del proprio dicastero verso tutti gli aspetti collegati alla valorizzazione e promozione del latte materno e non solo alla riduzione dei prezzi del latte in polvere, preannunciando la trasmissione al Consiglio di Stato, per l'acquisizione del parere, dello schema di Regolamento: «Promozione dell'allattamento


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al seno e norme per la pubblicità dei prodotti sostitutivi del latte materno», che sostanzialmente modifica l'articolo 7 del Regolamento 6 aprile 1994, n. 500 e introduce alcune disposizioni più restrittive concernenti la pubblicità degli alimenti per lattanti. Il predetto dicastero ha, inoltre, programmato, per i primi mesi del 2005, un'articolata campagna di informazione per la promozione dell'allattamento naturale con la realizzazione anche di un apposito opuscolo informativo.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
come si evince dal documento dell'Attività dell'Ispettorato Generale di Finanza - Relazione Annuale 2003, è continuata l'attività di verifica della legittimità e proficuità delle spese nonché del regolare funzionamento del ministero per i beni e le attività culturali;
i fondi messi a disposizione per la realizzazione dei piani di spesa sono stati approvati ai sensi dell'articolo 7 della Legge n. 237 del 1993;
successivamente, è stato constatato che i predetti fondi sono anche stati utilizzati per effettuare, nei casi di necessità, pagamenti non strettamente attinenti alle finalità per le quali i fondi stessi sono affluiti in contabilità;
secondo le indicazioni emanate dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato-Ispettorato generale di Finanza, Ufficio XII, le operazioni di cui sopra, configurandosi come una mera anticipazione di cassa, sono da regolarizzare entro il 31 dicembre;
sono emersi dubbi circa l'utilizzo siffatto delle disponibilità di cassa, essendo frequenti problemi di rendicontazione dovuti al mancato rientro delle risorse prima della chiusura dell'esercizio -:
se il Ministro intenda far chiarezza in merito alla su esposta situazione;
quanti siano i casi in cui i fondi di cui sopra siano stati utilizzati diversamente;
a quanto ammontino i mancati rientri delle risorse prima della chiusura degli esercizi;
se siano stati adottati provvedimenti nei confronti degli eventuali responsabili.
(4-12100)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, concernente l'attività di verifica della legittimità e proficuità delle spese del ministero interrogato, secondo quanto emerso dalla relazione annuale 2003 dell'ispettorato generale di finanza, si rappresenta quanto segue.
In data 16 aprile 2003, in sede di contrattazione integrativa di ministero, il segretariato generale del dicastero interrogato ha sottoscritto un accordo con le organizzazioni sindacali, a seguito del quale, con circolare n. 48 del 28 aprile 2003 ed altre successive, lo stesso ufficio ha autorizzato gli istituti centrali e periferici ad effettuare i pagamenti al personale dei compensi relativi al Fondo unico di amministrazione, mediante l'utilizzazione delle giacenze esistenti nelle contabilità speciali.
L'autorizzazione ha, pertanto, riguardato esclusivamente le spese per il personale, in considerazione del rilievo che assumono le turnazioni ed i progetti di apertura con orari ampliati dei siti archeologici, artistici e culturali per il raggiungimento dei fini istituzionali.
Tali operazioni si sono configurate come anticipazioni di cassa e sono state regolarizzate entro il 31 dicembre, con l'accreditamento agli Istituti dei fondi afferenti al Fondo unico di amministrazione, con la completa copertura delle somme anticipate.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.


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PERROTTA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la proposta di modifica di produzione del Parmigiano Reggiano DOP (come si evince da una nota dell'Assoconsum Emilia);
alcune modifiche ben cautelano il cittadino-consumatore da eventuali falsificazioni, come ad esempio: totale esclusione dei foraggi fermentati dalle aziende produttrici di latte; aumento del limite dal 35 per cento al 50 per cento dei foraggi provenienti dai terreni aziendali; utilizzo delle caldaie una volta al giorno; ottenimento di massimo due forme per caldaia; obbligo di confezionare il prodotto all'interno della zona d'origine, sia quello grattugiato che quello a pezzi;
questi accorgimenti favoriscono, di fatto, la tracciabilità, il controllo e la vigilanza sul prodotto -:
se il Ministro ritenga di dover adottare iniziative normative volte ad estendere alcune di queste disposizioni anche agli altri prodotti DOP d'Italia per garantire maggiormente i consumatori.
(4-13527)

Risposta. - Con riferimento a quanto rappresentato nell'atto di sindacato ispettivo cui si risponde preme, innanzi tutto, ricordare che il MiPAF è da sempre impegnato in azioni volte alla salvaguardia ed alla valorizzazione del patrimonio agroalimentare italiano, risorsa fondamentale del Paese ed immagine del Made in Italy nel mondo.
Tali azioni si esplicano attraverso misure di sostegno alle produzioni DOP e IGP ed ai relativi Consorzi di tutela; questi ultimi sostenuti dal ministero in sede nazionale ed internazionale non solo ai fini della realizzazione di eventi e di manifestazioni volti alla valorizzazione dell'immagine dei prodotti di qualità ma anche dal punto di vista legale.
In tale ottica si inquadra il decreto legislativo n. 297/2004, concernente «Disposizioni sanzionatorie in applicazione del regolamento (CEE) n. 2081192, relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari», che è diretto a salvaguardare a livello nazionale le produzioni di qualità da qualsiasi usurpazione o frode.
Il sistema previsto di controlli approfonditi e sistematici in ogni fase dalla produzione fino al confezionamento del prodotto DOP e IGP, effettuati dall'organismo incaricato dal ministero al controllo e alla vigilanza, assicura la rintracciabilità del prodotto in ogni segmento della filiera e garantisce il consumatore finale sulla conformità del prodotto acquistato alla disciplina di produzione.
Sempre in linea con la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio agroalimentare italiano, si ricorda che l'amministrazione provvede alla registrazione delle DOP ed IGP riconosciute come marchi collettivi nei territori extracomunitari ove le indicazioni geografiche non ricevono tutela.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

PERROTTA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
come si evince da una nota dell'Assoconsum Lombardia, che riprende un articolo de La Padania del 15 marzo 2005, una task force del Ministero ha sequestrato in quattro mesi 205 mila chilogrammi di olio adulterato, pari all'8 per cento di quello campionato;
sono indubbi i meriti del ministero che ha creato questa unità ispettiva, andando incontro alla richiesta dei consumatori ai quali va data la certezza di ciò che acquistano -:
quali siano le ditte che avevano olii adulterati;
se sia stato richiesto il sequestro su tutto il territorio nazionale di questi prodotti;


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se al Ministro interrogato risulti che siano state adottate iniziative, sul piano penale nei confronti delle ditte in questione.
(4-13531)

Risposta. - Con riferimento a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si sottolinea che l'inizio della campagna olivicola 2004/2005 ha fatto emergere segnali di difficoltà legate ad una stagnazione della domanda da parte dei confezionatori ed un crollo dei prezzi alla produzione.
Tale situazione è risultata particolarmente marcata nella regione Puglia oltre che in regioni come l'Umbria e Toscana, a causa della introduzione di consistenti quantitativi di olio di oliva proveniente per la maggior parte dalla Spagna ed offerto a prezzi particolarmente concorrenziali rispetto al nostro prodotto.
In tale contesto ed al fine di scongiurare una crisi di mercato, l'Ispettorato centrale repressione frodi è stato incaricato di intensificare l'azione di controllo, in particolar modo nei confronti degli oli di provenienza comunitaria ed extracomunitaria.
Tali controlli sono stati rivolti non solo ad evitare l'introduzione nel nostro Paese di olio non avente caratteristiche qualitative dichiarate ma soprattutto a combattere forme di concorrenza sleale realizzata con pratiche fraudolente.
Senza dimenticare che con tale operazione di controllo l'amministrazione ha voluto non solo dare fiducia ai produttori italiani in prospettiva di una annunciata sovrapproduzione di olive da destinare alla trasformazione ma anche continuare ad esercitare misure deterrenti come strumento efficace di tutela dei consumatori avverso fenomeni di frode perpetrati nel settore dell'olio di oliva, produzione tipica e di qualità del
Made in Italy.
L'attività straordinaria di controllo nel settore dell'olio di oliva, svolta dal 6 ottobre 2004 al 31 gennaio 2005 dall'Ispettorato centrale repressione frodi, ha interessato 93 operatori, dislocati nelle regioni Puglia, Umbria e Toscana, per un totale di 48 milioni di chilogrammi di olio esaminato.
I risultati ottenuti al termine delle 11 settimane di attività di controllo possono così riepilogarsi:
a) operatori sottoposti a controllo: 93 tra confezionatori, raffinerie e frantoi;
b) operatori ai quali sono state contestate irregolarità: n. 12;
c) olio controllato: 48 milioni di Kg di olio;
d) campioni prelevati: n. 58, rappresentativi di circa 2 milioni e mezzo di olio;
e) campioni risultati irregolari alle analisi: n. 16;
f) percentuale dei campioni irregolari su quelli prelevati: 27 per cento;
g) olio sequestrato: Kg. 205.203;
h) percentuale di olio sequestrato su olio campionato: 8 per cento.
Le irregolarità analitiche riscontrate sono ascrivibili a due tipologie principali:
a) parametri analitici e/o organolettici non conformi a quelli previsti dalla normativa vigente per la categoria merceologica dichiarata (irregolarità riscontrata in 11 ditte);
b) aggiunta fraudolenta di oli di semi (1 ditta).
Per le suddette irregolarità, non configurandosi degli illeciti penali in base all'attuale regime sanzionatorio, l'Ispettorato ha proceduto ad elevare contestazioni amministrative alle ditte interessate.
Preme evidenziare, altresì, che, trattandosi di irregolarità accertate solo attraverso l'analisi di prima istanza ed avendo le ditte facoltà di chiederne la revisione, per la conclusione definitiva dell'iter sanzionatorio occorrerà attendere gli esiti di queste ultime.
Infine, si precisa che non si è reso necessario estendere il sequestro a tutto il territorio nazionale, in quanto le irregolarità


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hanno interessato olio non ancora immesso al consumo.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

PISICCHIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella ripartizione dei posti per le nomine a tempo indeterminato i parametri in base ai quali, i tecnici di viale Trastevere hanno spalmato sul territorio nazionale il contingente di assunzioni, sembrano all'interrogante davvero assurdi. Si introduce una nuova disuguaglianza fra coloro che rientrano nel beneficio e coloro che ne restano esclusi. Inoltre, ciò che preoccupa in maniera ulteriore è che, scorrendo le tabelle di distribuzione per provincia e classe di concorso, salta ben in evidenza come su tutto il territorio nazionale non ci sia per il personale docente degli Istituti Statali d'Arte delle tabelle D, nessuna immissione nei ruoli, pur essendoci posti vacanti in organico di diritto, destinati da anni a essere coperti da nomine annuali. Altresì pur non essendoci cattedre disponibili in Lettere o in Educazione Tecnica il ministro ha autorizzato assunzioni in ruolo;
nel contempo il MIUR in un decreto ministeriale del 14 luglio 2004 nelle nuove disposizioni per il conseguimento delle abilitazioni all'insegnamento nelle materie artistiche e musicali ha bloccato i corsi di specializzazione (SSIS) per l'insegnamento secondario nel settore artistico e musicale, istituito presso le università con conseguente soppressione delle prove di ammissione per gli indirizzi «Arte e Disegno - e - Musica e Spettacolo»;
la questione è ben chiara e ciò porta a pensare che forse nella riforma scolastica ci possa essere la volontà precisa di uno smantellamento degli Istituti d'Arte che rappresentano, da sempre, una ricchezza per il territorio nazionale. Nell'impianto della legge di riforma, la formazione artistica che ha dato alla luce il made in Italy, artisti di fama internazionale, importanti designer e raffinati artigiani, per il Ministro dell'Istruzione rappresenta solo un capitolo di spesa troppo «pesante» da sostenere e che si può risolvere solo con un taglio netto - comune denominatore - di tutta la riforma scolastica -:
se il Ministro non ritenga opportuno realizzare immissioni in ruolo per l'insegnamento delle Tabelle D, considerando che esistono in organico di diritto posti vacanti su tutto il territorio nazionale;
se il Ministro non ritenga di dover dichiarare quale sia il destino degli Istituti d'Arte nel quadro della riforma scolastica;
se non ritenga, infine, che la struttura curriculare promossa dagli Istituti d'Arte, caratterizzata anche da articolazioni laboratoriali specifiche e formative, sia da considerare infungibile con altre esperienze formative.
(4-10676)

Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare indicata in oggetto, l'interrogante rileva che nella ripartizione dei posti per le assunzioni a tempo indeterminato per l'anno scolastico 2004/2005, pur essendoci cattedre disponibili in organico di diritto, non è stata prevista nessuna immissione in ruolo per il personale docente degli istituti statali d'arte delle tabelle D. Da ciò l'interrogante desumerebbe la volontà di smantellare gli istituti d'arte e, conseguentemente, chiede di conoscere quale sia il destino degli stessi istituti nel quadro della riforma scolastica.
Va innanzi tutto precisato che le assunzioni a tempo indeterminato autorizzate con decreto del Presidente della Repubblica 19 novembre 2003 sono state ripartite in proporzione alle disponibilità esistenti in ciascuna classe di concorso o posti di insegnamento, secondo la percentuale di circa il 23,5 per cento sul totale dei posti vacanti o disponibili.
Attualmente sono allo studio misure per la piena attuazione della legge n. 143 del 4 giugno 2004 che ha previsto un piano pluriennale di nomine a tempo indeterminato


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finalizzato, nel prossimo triennio, a consentire la copertura dei posti disponibili e vacanti. In tale ambito potranno trovare accoglimento anche le istanze di coloro che insegnano su classi di concorso in cui esistono poche cattedre.
Quanto alla richiesta volta a conoscere il destino degli istituti d'arte nel quadro della riforma scolastica, va fatto presente che la legge delega n. 53 del 28 marzo 2003, all'articolo 2, comma 1, lettera
g), dispone che il secondo ciclo è costituito dal sistema dei licei e dal sistema dell'istruzione e formazione professionale e che i licei artistico, economico e tecnologico si articolano in indirizzi per corrispondere ai diversi fabbisogni formativi.
Va ricordato, inoltre, che da molti anni le scuole secondarie di secondo grado appartenenti all'istruzione artistica - sia attraverso progetti sperimentali autonomi, sia con l'adozione dei progetti sperimentali assistiti Michelangelo, Leonardo e Brocca - hanno assunto connotazioni notevolmente diversificate rispetto ai percorsi di ordinamento.
In particolare, il progetto Michelangelo, pur mantenendo la diversa natura giuridica delle due istituzioni, ha unificato l'itinerario liceale con quello degli istituti d'arte e non prevede più il titolo intermedio di «Maestro d'arte» né il percorso quadriennale del liceo ma si articola su un quinquennio; inoltre, quattro indirizzi rilasciano un diploma terminale liceale anche se attivi presso istituti d'arte.
Ciò premesso, si fa presente che il progetto di riforma del secondo ciclo è ancora in corso di definizione, pertanto allo stato attuale appare prematuro configurare scelte definitive sugli istituti d'arte.
Recentemente sono state pubblicate le bozze di documenti riferiti al sistema dei licei, al fine di promuovere un ampio dibattito pubblico sugli stessi affinché scaturiscano suggerimenti per migliorarli.
Relativamente al liceo artistico, i suddetti documenti prevedono che il percorso del liceo artistico si articola, a partire dal secondo biennio, in indirizzi (arti figurative; architettura, design, ambiente; audiovisivo, multimedia, scenografia) che si caratterizzano per la presenza di specifici laboratori, nei quali lo studente sviluppa la propria capacità progettuale.
Si tratta però di bozze non definitive che, come già detto, sono aperte ad ogni utile contributo migliorativo che dovesse pervenire nel corso dell'iter prescritto (competenti Commissioni della Camera e del Senato e Conferenza unificata) per l'approvazione dei decreti legislativi attuativi.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

PISICCHIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in vista del riordino delle graduatorie degli insegnanti il Ministro si appresta ad emanare un decreto istitutivo di percorsi abilitati «riservati» previsti dalla legge n. 143 del 2004;
con quel provvedimento, pertanto, si attiveranno percorsi abilitanti a pagamento tenuti dalle Università italiane, destinati a coloro i quali abbiano insegnato per almeno 360 giorni dal 1999 al 2004;
tale provvedimento, tuttavia, se prefigura un utile percorso evolutivo nella qualità dei curricula, tuttavia non risolve, secondo l'interrogante, l'annoso problema del precariato che coinvolge quasi 680 mila unità di insegnanti abilitati, dalla scuola per l'infanzia alla scuola secondaria di secondo grado -:
se il Ministro non ritenga di intervenire con urgenza con il piano triennale di assunzione degli abilitati, al fine di porre argine al grave problema del precariato degli insegnati abilitati, intellettuali che, dopo anni di impegno e di studio, dopo aver conseguito specializzazioni, oggi traguardano l'età dei quarant'anni senza alcuna certezza lavorativa.
(4-13156)

Risposta. - Nell'atto parlamentare in esame l'interrogante evidenzia il problema dei docenti precari abilitati e sollecita interventi per la loro sistemazione.


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Innanzi tutto è opportuno ricordare che le assunzioni effettuate da questo Governo, dall'estate del 2001, all'inizio del mandato del Ministro Moratti, a tutt'oggi, hanno consentito di ridurre il fenomeno del precariato storico del 30 per cento.
Per il riassorbimento dei precari sono ora allo studio misure per la piena attuazione della legge n. 143 del 4 giugno 2004 che ha previsto un piano pluriennale di nomine a tempo indeterminato finalizzato, nel prossimo triennio, a consentire la copertura dei posti disponibili e vacanti. Le «misure tecniche» allo studio sono funzionali a definire tempi e modalità di assunzione dei precari inseriti nelle graduatorie permanenti, così da assorbire con opportuna gradualità gli oneri.
In particolare, si sta procedendo a modulare, avvalendosi anche di apposite simulazioni, tempi e modalità degli interventi possibili, partendo dalle attuali disponibilità di organico e dalle prospettive di ulteriore incremento che saranno determinate nell'ambito del quinquennio in relazione al
turnover.
A tal fine, il Consiglio dei Ministri del 25 febbraio ha dato mandato al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze e al Ministro per la funzione pubblica di studiare le possibili soluzioni. A conclusione della fase di studio, si avranno gli elementi necessari per poter presentare al Parlamento il piano pluriennale previsto dalla legge n. 143 del 2004.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

PISTONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizie in possesso dell'interrogante risulta che siano stati bloccati i finanziamenti che consentono la sopravvivenza dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, una delle più autorevoli e gloriose istituzioni culturali italiane, prestigio della città di Napoli e dell'intera comunità nazionale ed internazionale, oltre che punto di riferimento per la formazione di studio e di ricerca dei giovani, che, grazie ai suoi programmi, hanno potuto avere contatti e scambi con le esperienze scientifiche e culturali più avanzate del mondo -:
se non ritenga opportuno attivarsi, presso i soggetti interessati, al fine di provvedere al ripristino del finanziamento pregresso e futuro dell'istituto, garantendone così la piena e assoluta autonomia, in rispetto dell'articolo 33 della Costituzione italiana.
(4-10149)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, concernente il finanziamento dell'Istituto italiano per gli studi filosofici, si rappresenta quanto segue.
Come è noto, il predetto Istituto è sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Per quanto di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali, si fa presente che, ai sensi dell'articolo 5 della legge 23 febbraio 2001, è stato disposto un finanziamento all'Istituto in questione, nel triennio 2001-2003, di euro 258.228,00 l'anno, ma che per il corrente esercizio finanziario, non essendo stato previsto dagli organi legislativi un rifinanziamento di tale legge, il predetto Istituto non può beneficiare di un contributo.
Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, interpellato al riguardo, ha riferito che, nonostante sia stato soppresso il fondo previsto dall'articolo 19 del decreto legislativo n. 96/93, che provvedeva al finanziamento dell'istituto, ha comunque disposto un sostegno economico alle attività svolte, a seguito dell'Accordo di programma con la regione Campania, avvenuto in data 1o aprile 2004.
In particolare, l'Accordo in questione ha previsto uno stanziamento, per il triennio 2004-2006, di otto milioni di euro, corrisposti in parti uguali dal predetto Ministero e dalla regione Campania e che, per quanto di competenza di tale Ministero sono già state avviate le procedure per il trasferimento dei


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fondi. Nel contempo, al fine di assicurare che i fondi messi a disposizione dell'Istituto italiano per gli studi filosofici siano correttamente utilizzati, l'articolo 7 del citato accordo di programma ha previsto la costituzione di un Comitato di monitoraggio e vigilanza, composto da quattro membri, di cui due di nomina ministeriale e due di nomina regionale.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

PISTONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i numerosi portieri dipendenti delle Casse di Previdenza, già pubbliche, e di seguito privatizzate (legge 509/94), sono preoccupati per il loro posto di lavoro;
con decreti emessi di concerto il 16 marzo 2000 e il 27 settembre 2000, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il ministero dell'economia hanno individuato gli immobili degli enti previdenziali da dismettere ai sensi del decreto legislativo 16 febbraio 1996, n. 104 e dell'articolo 7 della legge 28 maggio 1997, n. 140;
la riluttanza degli enti previdenziali all'applicazione della suddetta normativa sta determinando uno stato di grave pregiudizio e precarietà per i dipendenti di questi enti addetti al servizio di portierato, custodia e vigilanza degli immobili alienati o in via di dismissione;
a titolo di esempio l'Ente nazionale di previdenza e assistenza farmacisti (ENPAF) ha impugnato innanzi al giudice amministrativo i suddetti decreti, asserendone l'inapplicabilità;
il TAR del Lazio con sentenza n. 2527 del 2001 ha respinto tale impugnativa;
il Consiglio di Stato ha riconfermato con sentenza n. 3268 del 2003 tale impugnativa;
gli inquilini di tanti altri enti previdenziali hanno denunciato aumenti indiscriminati ed eccessivi dei canoni di locazione, a cui hanno fatto seguito sia la recente lettera del Sindaco di Roma all'Associazione degli Enti Previdenza Privatizzati (AdEPP) e sia le diverse mobilitazioni ed iniziative di lotta indette dai sindacati del settore;
tale problema è stato già affrontato e per il comparto pubblico con la legge n. 388 del 2000, il cui articolo 43 comma 19 prevede espressamente che i dipendenti degli enti previdenziali pubblici addetti al servizio di portierato, custodia o vigilanza degli immobili in dismissione, restino alle dipendenze degli enti medesimi e che l'ultimo periodo del medesimo articolo 43, comma 19, inserito dall'articolo 7, comma 4 della legge n. 3 del 2003 estende l'applicazione delle norme in materia di mobilità collettiva per il personale in eccedenza nel pubblico impiego anche ai lavoratori già dipendenti degli enti previdenziali ex pubblici addetti al servizio di portierato, custodia o vigilanza degli immobili di proprietà dei medesimi enti;
l'attuale situazione è causa di grave discriminazione tra lavoratori che fino a pochi anni fa avevano tutti lo stesso contratto, le stesse mansioni, il medesimo trattamento, gli stessi diritti, in tutti gli enti previdenziali, oggi invece questi lavoratori al momento delle dismissioni sono lasciati dagli enti da cui dipendono al loro destino che nella maggior parte dei casi li porterà alla contemporanea perdita del lavoro e dell'abitazione, colpendoli in modo ancor più pesante e con ricadute ancora più gravi sulle loro famiglie;
per tali lavoratori non esistono ammortizzatori sociali;
la piattaforma delle organizzazioni sindacali di categoria prevede per i suddetti lavoratori il rinnovo contrattuale -:
se non ritengano opportuno attivarsi, ciascuno per gli ambiti di propria competenza,


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al fine di adottare iniziative normative volte a modificare l'articolo 6 della legge 509 del 1994 che esime gli enti privatizzati dagli obblighi di legge previsti a tutela degli inquilini e dei lavoratori nelle procedure di dismissioni del patrimonio immobiliare degli enti stessi, favorendo la salvaguardia del posto di lavoro del personale di portierato, di custodia o vigilanza attraverso la ricollocazione nell'ente di pertinenza o presso altri enti o promuovendone la mobilità verso altri enti similari.
(4-10182)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, con la quale si chiede di estendere anche agli enti privatizzati le disposizioni contenute nell'articolo 43, comma 19, della legge n. 388/2000, a garanzia del mantenimento del posto di lavoro per gli addetti al servizio di portierato, custodia e vigilanza degli immobili degli enti, si fa presente quanto segue.
La disciplina sull'obbligo di dismissione del patrimonio immobiliare è rivolta esclusivamente agli enti pubblici previdenziali. Per quanto concerne, invece, quelli privatizzati rientra nell'ambito della loro autonomia la facoltà di alienare gli immobili di proprietà, nonché di mantenere alle proprie dipendenze il personale sopra citato.
Di conseguenza, anche il richiamo a quanto disposto dall'articolo 7, comma 5, punto 4, della legge n. 3/2003, in materia di mobilità di personale, si ritiene non possa trovare applicazione agli enti privatizzati perché riferito solamente alle pubbliche amministrazioni.
Premesso quanto sopra, l'intervento normativo auspicato nell'interrogazione in parola, potrebbe configuarsi come iniziativa che lede il principio dell'autonomia accordata dall'ordinamento alle persone giuridiche private, ancorché svolgano funzioni pubblicistiche, quali sono gli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza ed assistenza, trasformati in associazioni o fondazioni, ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

PISTONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 14 settembre 2004, alle ore 17,15 circa, presso l'area antistante Villa Gordiani, sulla via Prenestina, a Roma, dove è in corso la Festa de «la Rinascita della sinistra», giornale del Partito dei Comunisti Italiani, è stato lanciato un ordigno, che solo per pura fortuna non è riuscito a superare la recinzione dentro la quale si svolge la Festa;
al momento dell'esplosione si è avvertito un forte boato, mentre un denso fumo si è levato dove è caduto l'ordigno, che ha gravemente danneggiato un auto in sosta;
sul posto sono prontamente intervenute le forze dell'ordine che hanno compiuto i rilevamenti del caso;
l'accaduto si è verificato pochi giorni dopo un altro grave episodio - già oggetto di una precedente interrogazione della sottoscritta - verificatosi sempre nella città di Roma, nel quartiere Cinecittà, sotto casa di Simona Torretta, dove qualcuno ha strappato le bandiere arcobaleno e dipinto delle svastiche sulla «Tenda della Pace», allestita, in segno di solidarietà, da amici e conoscenti della volontaria sequestrata in Iraq -:
se, nell'esprimere piena condanna per un atto vile che non può e non deve trovare posto nella nostra democrazia, non ritenga opportuno adoperarsi perché non abbiano più a ripetersi simili episodi, che, tenuto conto della natura politica della manifestazione oggetto dell'accaduto, si configurano come veri e propri atti «teppistici» di natura prettamente politica.
(4-10823)

Risposta. - Nel pomeriggio del 14 settembre 2004, nei pressi dell'entrata di Villa Gordiani in Roma, dove era in corso la «Festa della rinascita della sinistra» indetta dal Partito dei Comunisti Italiani, è stato fatto deflagrare un grosso petardo che ha lievemente danneggiato l'autovettura di uno dei partecipanti all'iniziativa.


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Nel corso della notte precedente, in viale dei Salesiani, a Roma, ignoti avevano danneggiato un gazebo del «Comitato per la Pace», installato da rappresentanti dei «Verdi», del partito della «Rifondazione Comunista» e da alcuni centri sociali, per manifestare solidarietà nei confronti dei familiari di Simona Torretta e Simona Pari.
Sono tuttora in corso le indagini per individuare gli autori dei gesti criminosi, senza dubbio sintomatici di una crescente illegalità politica diffusa e di un innalzamento del «livello di scontro», che rischiano di inquinare il normale svolgimento della dialettica democratica ed a cui non si può, in alcun modo, concedere ulteriori passi in avanti.
Per questi motivi, sono state da tempo sensibilizzate le Autorità provinciali di pubblica sicurezza affinché adeguino costantemente i dispositivi di prevenzione e di vigilanza ed intensifichino le attività investigative volte alla repressione del fenomeno.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

PREDA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per conoscere - premesso che:
il 15 marzo 2005, alle ore 17 circa, ad Aboud, Ramallah, un ufficiale dell'esercito israeliano ha aggredito tre volontari dell'Operazione Colomba, progetto della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII;
i tre, due italiani e una americana, stavano sulla strada principale del paese di Aboud, guardando soldati israeliani che puntavano i fucili verso i passanti, bambini compresi;
un ufficiale responsabile dei soldati si è diretto verso i volontari aggredendoli fisicamente e prendendo con la forza, dalle loro tasche, oggetti personali, ha inoltre strappato con violenza la macchina fotografica a due volontari, procurando loro forti dolori alle mani;
questo è l'ennesimo episodio di violenza contro i volontari dell'Operazione Colomba, da parte dei soldati o coloni israeliani -:
quali iniziative intenda prendere il Governo per garantire la sicurezza dei volontari italiani che operano nei territori palestinesi.
(4-13466)

Risposta. - Il 15 marzo, due volontari italiani che svolgono attività nel quadro dell'Operazione Colomba (Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII), hanno fatto stato di un episodio di aggressione commesso da militari israeliani. I due connazionali, Serena Cristofori e Piergiorgio Rosetti, si trovavano nel villaggio di Aboud (area di Ramallah), a poca distanza da una zona oggetto di un'operazione militare israeliana. Mentre tentavano di filmare e fotografare l'operazione, sarebbero stati avvicinati da un soldato dell'IDF, il quale avrebbe con violenza estratto dalle loro tasche oggetti personali e sequestrato momentaneamente le telecamere. Pur non riportando lesioni fisiche, i volontari hanno sporto denuncia presso il comando militare israeliano di Bet El.
Il nostro consolato generale a Gerusalemme, successivamente contattato, si è attivato immediatamente, rivolgendosi ai Responsabili del comando militare di Bet El, i quali hanno espresso le loro scuse per l'episodio, assicurando che sarebbero stati presi provvedimenti disciplinari contro il militare responsabile.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

PROVERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
venerdì 19 novembre alle ore 13,15 poliziotti e carabinieri sono entrati nella portineria dell'azienda «SICME» di via Cigna a Torino ed hanno portato via i lavoratori che presidiavano tale ingresso durante l'iniziativa di lotta tesa a tutelare gli impianti della stessa azienda che ha dichiarato la dismissione dall'attività;
nel territorio della provincia di Torino le situazioni aziendali critiche e/o in fase di chiusura o di pesanti ridimensionamenti


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si stanno moltiplicando e ne sono testimonianza le recenti iniziative relative alla FIAT e, nello stesso giorno dello sgombero, dell'Alenia, il drammatico abbandono dell'attività di Embraco (900 lavoratori in meno);
a fronte di tali situazioni, almeno apparentemente senza soluzioni di mantenimento produttivo diverse ricercate dalle proprietà, ai lavoratori ed alle loro organizzazioni sindacali non resta altro che manifestare per segnalare con forza i problemi e presidiare beni ed impianti affinché non vengano impropriamente alienati con rischi di danno ai loro redditi oltreché di detrimento di qualsiasi possibile soluzione di continuità lavorativa che si volesse individuare;
non è in discussione la calma ed il garbo con cui gli agenti hanno svolto tale «sgombero» loro ordinato, così come è stato evidente il pacifico e responsabile comportamento delle maestranze e delle loro organizzazioni sindacali presenti -:
perché a fronte di un comportamento corretto e serio dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali sia stato richiesto di fare intervenire le forze dell'ordine;
perché non si pensa di costituire una unità di crisi che divenga interlocutore efficace per affrontare (se possibile prevenire) le molteplici situazioni critiche che si stanno manifestando;
perché il prefetto non abbia ritenuto nel suddetto caso di attivare la commissione prefettizia sulla sicurezza e l'ordine pubblico per evitare di concerto con il Sindaco e le forze sociali tale situazione.
(4-11746)

Risposta. - Il 17 novembre del 2004, il curatore fallimentare dell'azienda metalmeccanica «SICME» s.p.a. di Torino chiedeva l'intervento della forza pubblica al fine di liberare i locali dell'opificio, occupati dai dipendenti a seguito del fallimento intervenuto con sentenza emessa il precedente 8 novembre dal Tribunale di Torino.
Giunto sul posto, il dirigente del locale commissariato di pubblica sicurezza, dopo aver acquisito copia della citata sentenza che autorizzava il curatore fallimentare ad avvalersi della forza pubblica per la chiusura dello stabilimento e dopo aver preso contatto con i rappresentanti sindacali dei lavoratori e con i responsabili degli uffici pubblici interessati, decideva di sospendere l'intervento di sgombero.
Il giorno seguente, si teneva un incontro tra i dirigenti delle organizzazioni sindacali, il prefetto di Torino e un magistrato della sezione fallimenti del tribunale, nel corso del quale il rappresentante dell'Autorità giudiziaria non accoglieva la proposta delle rappresentanze sindacali di rinvio del provvedimento esecutivo, ribadendone la necessità per motivi di sicurezza e per facilitare la vendita dell'azienda.
Il successivo 19 novembre, pertanto, operatori delle forze dell'ordine, su richiesta del curatore fallimentare, procedevano allo sgombero e alla successiva consegna dell'edificio al curatore fallimentare, senza che le operazioni producessero conseguenze per le persone e danni alla struttura.
Si soggiunge, infine, che il prefetto di Torino ha comunicato di non aver ritenuto necessario convocare il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, in quanto la situazione non presentava aspetti di particolare turbativa dal punto di vista dell'ordine pubblico.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

QUARTIANI, CAPITELLI, RAFFALDINI e TOLOTTI. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
220 comuni lombardi si sono costituiti in Gruppo di iniziativa per affidare a So.l.e SpA Gruppo ENEL la gestione dell'illuminazione pubblica locale, un servizio per il quale deve essere superata l'illegittima prassi dei rinnovi taciti;
la legittimità di affidare direttamente a So.l.e. SpA il servizio può derivare solo


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dall'accettazione della proposta messa a punto da parte dei comuni;
il passaggio della proprietà delle reti ed impianti, già pagati per l'80 per cento dai comuni, entro la scadenza (5-7 anni) della nuova convenzione, è la condizione che giustifica l'eccezionalità dell'affidamento diretto, in quanto permetterà successivamente ai comuni di utilizzare procedure di evidenza pubblica per la futura gestione;
per i comuni prima della firma della convenzione è decisivo conoscere i costi derivanti dal riscatto del valore residuo della rete e quello degli impianti da mettere in sicurezza una volta separata la rete di distribuzione per le altre utenze, nonché conoscere l'elenco prezzi e il capitolato dei costi unitari relativamente alla gestione, alla manutenzione, all'eventuale ammodernamento ed estensione della rete ed a quant'altro stabilito nella convenzione in termini di servizi di base o facoltativi a richiesta;
ad avviso dell'interrogante permangono da parte di So.l.e. SpA posizioni che tendono a perpetuare con i comuni rapporti ascrivibili a logiche monopolistiche (non compatibili con le norme vigenti), peraltro scarsamente imprenditoriali, poco efficienti e non contrattati;
ad avviso dell'interrogante So.l.e. SpA dovrebbe assumere un atteggiamento consono a logiche imprenditoriali tali da considerare alla stregua di una valida opportunità l'offerta dei comuni di un affidamento diretto, al fine di dare continuità all'attività di gestione per 5-7 anni, un tempo più che sufficiente per dotarsi di nuove capacità tecniche e gestionali -:
quale sia l'orientamento dei ministri competenti al fine di garantire nel campo dell'illuminazione pubblica una fattiva collaborazione tra lo Stato, le società partecipate dallo stesso e le autonomie locali.
(4-05976)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue, anche sulla base degli elementi forniti dall'Enel.
L'articolo 6 della legge n. 537/1993 (Interventi correttivi di finanza pubblica) vieta, a pena di nullità, il rinnovo «tacito» dei contratti fra pubbliche amministrazioni e soggetti privati per la fornitura di beni e servizi, ivi compresi quelli relativi a servizi affidati in concessione.
È prevista, tuttavia, la possibilità di un rinnovo automatico di tali contratti qualora, entro tre mesi dalla scadenza, le amministrazioni, dopo aver accertato la convenienza ed il pubblico interesse al rinnovo, comunichino al contraente la volontà di rinnovo.
Il divieto nei confronti del rinnovo «tacito» dei contratti è, pertanto, finalizzato unicamente a sollecitare una valutazione, da parte delle pubbliche amministrazioni della perdurante convenienza dell'accordo.
La normativa attuale, quindi, non prevede l'interruzione di qualunque contratto o convenzione alla scadenza del termine né vieta il rinnovo dello stesso.
In coerenza con tali norme, la società So.l.e., del gruppo Enel, cui è stata trasferita, la titolarità degli impianti di illuminazione pubblica, gestisce tale servizio laddove è proprietaria delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali, anche a termine dei relativi contratti, nel caso in cui i comuni interessati non abbiano fatto valere in modo esplicito la scadenza dei rapporti contrattuali. Ciò è pienamente conforme alla normativa che regola la gestione dei servizi pubblici locali.
L'articolo 35 della legge n. 448/2001 (Legge finanziaria 2002) prevede, infatti, che, se le reti, gli impianti e le altre dotazioni patrimoniali per la gestione dei servizi pubblici locali sono di proprietà di soggetti diversi dagli enti locali, i proprietari possono essere autorizzati a gestire in affidamento diretto tali servizi, purché siano rispettati gli standard di qualità e di sicurezza definiti dall'autorità di settore e siano praticate tariffe non superiori alla media regionale.
La legittimità dell'affidamento diretto di tali servizi non è quindi subordinata all'accettazione di proposte o accordi formulati dalle amministrazioni locali.


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Gli impianti di illuminazione pubblica di cui la società So.l.e. è proprietaria furono realizzati, su richiesta delle amministrazioni locali interessate da Enel, prima dell'avvio del processo di privatizzazione conseguente alla liberalizzazione del settore elettrico. Tali impianti furono progettati come parte della rete di distribuzione di energia elettrica cui sono strettamente connessi e sovrapposti.
La cessione di tali impianti a soggetti esterni al gruppo Enel ne presuppone, quindi, la separazione dalla rete di distribuzione al fine di garantirne la piena autonomia. Il prezzo di cessione di tali impianti deve, quindi, comprendere, oltre al valore delle infrastrutture da cedere, anche il costo degli interventi di separazione.
All'atto della costituzione Enel ha conferito alla società So.l.e. le convenzioni aventi ad oggetto la concessione per la gestione del servizio di pubblica illuminazione. Tali convenzioni prevedono l'esercizio e la manutenzione degli impianti a fronte del pagamento di un canone mensile o annuale.
Alcuni comuni hanno recentemente avanzato la richiesta di acquisizione della proprietà degli impianti di illuminazione. A seguito dell'opposizione della società So.l.e. tali comuni hanno accettato la stipula di accordi che stabiliscono la cessione della proprietà al termine di un'apposita convenzione che prevede la gestione del servizio, da parte della suddetta società, per il periodo di tempo necessario alla realizzazione degli interventi di ammodernamento e di separazione degli impianti dalla rete di distribuzione, il pagamento di un corrispettivo, da parte dei comuni interessati, per coprire i costi relativi a tali interventi. Su tali basi sono stati già sottoscritti accordi con i comuni di Sesto S. Giovanni e Barlassina. Trattative analoghe sono in corso con altri comuni. La durata della convenzione, il tempo necessario per la separazione ed il prezzo della cessione degli impianti vengono concordati caso per caso, tenendo conto degli specifici contesti.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

RAISI e SAIA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Enci, l'Ente nazionale della cinofilia italiana, è un ente riconosciuto dallo Stato italiano per tutelare le razze canine ed è sottoposto alla vigilanza del ministero delle politiche agricole e forestali;
l'ente in questione risulta commissariato per un periodo di cinque anni fino al 30 marzo 2004, termine dopo il quale si è insediato il nuovo consiglio votato nel dicembre 2003;
tra i nomi scelti come rappresentanti del ministero, figurano quelli del dottor Malvolti, cui viene assegnata la carica di Presidente dei sindaci e del dottor Pezzano, nominato consigliere del Ministro;
Malvolti è stato coinvolto in quello che i giornali definirono il «pasticcio tennis»;
Pezzano, alcuni anni fa, ricopriva il ruolo di ufficiale sanitario dell'Ussl 63 di Desio; lo stesso fu coinvolto, benché successivamente prosciolto, nell'inchiesta «rifiuti connection», essendo stati ipotizzati nei suoi confronti, i reati di abuso ed omissione d'atti d'ufficio;
Pezzano risulta, inoltre, avere precedenti penali per i reati di lesioni personali e violenza privata;
con il nuovo Consiglio dei rappresentanti ministeriali non sono stati rispettati alcuni accordi presi con i precedenti Commissari: viene meno quanto deliberato dalla Delegazione cinofila di Bologna, dove era subentrato il signor Donato Sarti che, avendo trovato un deficit finanziario lasciato dalla precedente gestione (circa 150 milioni di vecchie lire), chiese e ottenne dal Commissario dell'epoca la possibilità di pianificare un rientro nell'arco di otto anni; lo stesso Sarti sarebbe stato minacciato da Pezzano di chiusura della delegazione e di sospensione per tre anni; minacce che poi sono divenute reali: allo stato attuale Sarti si è visto costretto a chiudere la delegazione cinofilia ed è attualmente in attesa della sospensione;


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sono state disconosciute inoltre nuove società di razza riconosciute durante i periodi precedenti;
viene infine nominata come rappresentante dell'Ente presso la Federazione cinofila internazionale di Bruxelles la moglie del Presidente della commissione di disciplina di prima istanza dell'Enci nel probabile tentativo, secondo l'interrogante, di vantare un credito nei suoi confronti -:
se, alla luce dei gravi fatti riportati in premessa, non ritenga di dover rimuovere dagli attuali incarichi il dottor Malvolti ed il dottor Pezzano.
(4-13018)

Risposta. - L'interrogazione in esame verte sui presunti «trascorsi» del dottor Piercarlo Malvolti e del dottor Pierluigi Pezzano, che sono da ritenersi privi di fondamento ed inutilmente diffamatori.
In particolare, nel ricordare che il dottor Pezzano non ha precedenti penali e giudiziari, si evidenzia che il cosiddetto «pasticcio tennis» non è altro che una semplice polemica paesana, che ha trovato ridotto spazio sui giornali locali.
I rappresentanti dell'ENCI in seno alla FCI (Federazione Citologica Internazionale) sono numerosissimi e tutti noti Giudici ENCI.
La circostanza che la moglie di un membro della Commissione sia un noto giudice e faccia parte di tale rappresentanza è assolutamente casuale.
Quanto alla «Delegazione di Bologna» si evidenziano di seguito taluni passaggi che consentono di chiarire la vicenda.
Il signor Sarti divenuto Presidente nell'anno 2000, ha eredito, contrariamente a quanto affermato nell'atto di sindacato ispettivo, un deficit di soli 20 milioni (10.000 euro).
Nel corso del periodo commissariale, nonostante le continue dilazioni nei pagamenti concesse dall'ENCI al signor Sarti, il debito della Delegazione ha registrato una crescita notevole.
Tanto che nell'aprile 2004, l'ENCI ha disposto un'ispezione.
Il dottor Casa, incaricato dell'ispezione, al termine della stessa ha concluso affermando che la causa dell'esposizione debitoria della Delegazione è sostanzialmente da attribuirsi alla
mala gestio del signor Sarti il quale finanzia le attività dell'associazione semplicemente aumentando il debito nei confronti dell'ENCI.
Di seguito, accertato che il debito del signor Sarti è salito fino agli attuali euro 105.000, il Consiglio direttivo dell'ENCI, all'unanimità, ha deliberato, in data 15 settembre 2004, la revoca della delegazione al Gruppo cinofilo bolognese.
Sempre a proposito di tale vicenda si ribadisce che il dottor Pezzano si è limitato a concedere al signor Sarti, insieme agli altri membri del Collegio commissariale le dilazioni richieste.
L'ENCI si è riservato di accertare, attraverso i propri legali, se nei confronti del signor Sarti sussistano gli estremi del reato di appropriazione indebita per le somme dovute all'ENCI ed indebitamente trattenute a titolo di improprio finanziamento dell'Associazione.
Infine, per quanto riguarda il disconoscimento di società di razza, riconosciute durante i periodi precedenti, l'ENCI ha precisato che:
a) in data 30 giugno 2004 il Club Italiano Amatori Outcharka ha perso la qualifica di socio ENCI per la mancata armonizzazione del proprio statuto alle norme emanate dall'Ente, come disposto dal Regolamento generale di attuazione approvato con decreto ministeriale del 16 aprile 2003;
b) in data 2 luglio 2004 il Consiglio Direttivo dell'ENCI ha revocato le delibere commissariali di riconoscimento ad associazione specializzata di razza del Club Italiano Alaskan Malamute e del Gruppo italiano specializzato Samoiedo, per mancanza di requisiti previsti dalle norme statutarie dell'Ente. La tutela di tali razze è stata riaffidata al Club italiano razze nordiche, che svolge regolare attività zootecnica.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.


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RIVOLTA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 189 del 2002 prevede, all'articolo 9, comma 1, che i cittadini extracomunitari da almeno sei anni, regolarmente presenti in Italia con permesso di soggiorno ai fini di lavoro, abbiano diritto all'ottenimento della carta di soggiorno;
i cittadini extracomunitari di professione giornalisti, e quindi aderenti all'associazione della stampa estera, possono ottenere il permesso di soggiorno previo accreditamento presso il ministero degli affari esteri;
la legge summenzionata prevede che la negazione della concessione di una autorizzazione di soggiorno in Italia anche a scopi lavorativi debba essere motivata per iscritto;
la signora Antoinette Lupenova Nikolova, cittadina bulgara, è da dodici anni operante in Italia quale giornalista accreditata presso il nostro ministero degli affari esteri per conto della radio televisione tedesca;
la stessa summenzionata ha da mesi presentato domanda per l'ottenimento della carta di soggiorno, con adeguata documentazione comprovante il rapporto di lavoro, l'accreditamento e l'iscrizione alla stampa estera, certificati penali vari; in breve, tutto quanto richiesto dalla legge;
a distanza di mesi, senza alcuna giustificazione scritta, le viene negata l'emissione della carta di soggiorno richiesta;
a quanto risulta all'interrogante, i funzionari della questura di Roma si rimpallerebbero il caso dall'uno all'altro, adducendo ogni volta, ma solo verbalmente, motivi che si rivelerebbero, ad avviso dell'interrogante, pretestuosi per non procedere al rilascio della carta di soggiorno -:
se esistano motivi, concreti e validi, che suggeriscono la non concessione della carta di soggiorno alla signora Antoinette Lupenova Nikolova o se, in alternativa si trattasse di semplici lungaggini burocratiche o mancanza di chiarezza nelle procedure, se il Governo intenda provvedere per evitare che si creino spiacevoli situazioni recanti danno all'immagine della nostra pubblica amministrazione e dell'Italia in generale.
(4-07745)

Risposta. - Si fa presente che la questura di Roma già dal 28 ottobre 2003 ha provveduto a rilasciare alla signora Antoinette Lupenova Nikolova la carta di soggiorno con validità a tempo indeterminato.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

ROSATO, MARAN e DAMIANI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in seguito alla ristrutturazione dell'esercito e alle conseguenti modifiche alle dislocazioni di alcuni Corpi degli Alpini sul territorio nazionale, il Friuli Venezia Giulia è risultata la regione maggiormente penalizzata da tali variazioni per la decisione di sciogliere l'8o reggimento di stanza a Cividale del Friuli, in provincia di Udine, dimezzando la presenza alpina in regione;
immediata la reazione a livello istituzionale locale, con una cinquantina di mozioni approvate all'unanimità nei consigli comunali e provinciali volte a rivendicare la conservazione ed il rafforzamento del glorioso reggimento - costituito nel 1909 e insediato dal '97 presso la Caserma «Francescatto» - cui ha fatto seguito, in consiglio regionale, unanime posizione con cui veniva richiesto il mantenimento del reggimento a Cividale, anche perché sito ottimale dal punto di vista logistico e strategico;
il 29 luglio 2004 con l'approvazione dell'ordine del giorno numero 9/4233-B/9, la Camera dei Deputati ha impegnato il Governo ad intraprendere tutte quelle iniziative atte a conservare la sede dell'8o


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reggimento presso la sua sede di Cividale del Friuli senza smembramenti né distaccamenti;
a salvaguardia del glorioso corpo è sorto anche un Comitato spontaneo ed è stata avviata una raccolta firme che ha raggiunto in un mese il tetto delle 50 mila sottoscrizioni;
nonostante tali iniziative lo Stato Maggiore dell'Esercito ha deciso di procedere comunque allo scioglimento dell'8o, trasferendone il nome al reggimento di stanza a Venzone e mantenendo un'aliquota (Comando di Reggimento) su Cividale;
tale soluzione, creando, secondo l'interrogante, inefficienza e aumentando notevolmente le spese considerato il trasferimento di oltre 150 ufficiali e sottoufficiali, trova un totale dissenso da parte degli enti locali, così come del Comitato, che ha individuato delle soluzioni alternative che permettano di conservare l'8o reggimento;
una prima soluzione, essendo un corpo da sempre ambito dai giovani volontari, potrebbe essere quella ospitare presso il reggimento coloro che optano per la ferma prefissata di un anno, nel caso venissero introdotti reggimenti formati esclusivamente da volontari;
essendo il numero del reggimenti già prefissato e non potendo lo Stato mantenerne alcuno di più, un'ulteriore soluzione, a parere dell'interrogante, sarebbe di mutare denominazione al 6o Reggimento Alpini con sede in Alto-Adige - che di fatto è un'unità non solo un centinaio di effettivi preposti a gestire le aree di addestramento alpinistico e sciistico - mutandone il nome in «Distaccamento», «Compagnia», «Reparto», in modo che l'8o rientrerebbe nel computo dei reggimenti previsti;
un'ulteriore possibilità potrebbe essere quella di sciogliere e trasferire in Friuli il 5o reggimento Alpini di Vipiteno, che già dipende dalla Brigata Julia con sede in Friuli, e che non ha costruito nel tempo un radicamento così profondo con il suo territorio e la popolazione locale;
il 4o Alpini Paracadutisti di Bolzano è invece alla ricerca di una nuova struttura che sia in grado di sostituire la vecchia caserma e il Friuli risulterebbe la sede adatta con la sua posizione geografica strategica e le sue infrastrutture più che adeguate (aeroporto di Rivolto per gli imbarchi, Osoppo per l'area addestrativa, Venzone, Tolmezzo e Artegna per i poligoni, Aviano e Meduna Cellina per le aree di lancio, e con la possibilità di imbarco anche su elicotteri di grosse dimensioni appena fuori la caserma) -:
se il Ministro, rivedendo la decisione dello Stato Maggiore, intenda intervenire a favore del mantenimento dell'8o reggimento nella sua sede storica.
(4-12593)

Risposta. - In esito al processo di trasformazione delle Forze armate in senso interamente professionale, l'Esercito, nell'ambito della riduzione del proprio volume organico complessivo, provvederà a razionalizzare, tra l'altro, la componente operativa.
Tale riduzione mantiene, comunque, alle truppe alpine il medesimo peso percentuale nel contesto delle forze di manovra e consente di tenere equilibrate le componenti pesante, media e leggera delle Forze operative.
Nell'affrontare la questione sono stati debitamente considerati tutti gli aspetti relativi a:
tradizioni storiche dei reparti, ripartizione geografica, aspetti legati al reclutamento;
riflessi di carattere sociale, economico ed infrastrutturale connessi alla presenza militare nelle varie località dell'arco alpino.

In particolare, per quanto riguarda l'ottavo reggimento alpini, ne è stata definita la sua natura operativa e la conseguente costituzione su base professionale (volontari in ferma breve e volontari in servizio permanente); inoltre, è stata assicurata


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la permanenza dello stesso presso la sede di Cividale, mediante la sua riorganizzazione in:
comando di reggimento in Cividale, con una presenza di 408 unità;
battaglione in Venzone, con una presenza di 442 unità.

Tale scelta è stata effettuata in linea con i provvedimenti ordinativi contenuti nel «Progetto di razionalizzazione dello Strumento Militare», nonché, in considerazione della posizione geografica delle due sedi e della loro vicinanza ai principali nodi ferroviari ed autostradali, al fine di assicurare i collegamenti con il centro-sud (area di prevalente provenienza dei volontari dell'esercito).
Ciò premesso, occorre sottolineare che le ipotesi di soluzione prospettate dagli interroganti, sono già state oggetto di approfondita valutazione, risultando, nel complesso, tutte di difficile attuazione per motivi di natura operativa, ordinativa e finanziaria.
In conclusione, il mantenimento in vita dell'ottavo reggimento alpini nelle sedi rispettivamente di Cividale del Friuli e di Venzone rappresenta una concreta e significativa testimonianza dell'attenzione che, da sempre, viene tributata alle tradizioni alpine di entrambe le città garantendo alle stesse, di fatto, un'adeguata presenza della forza armata.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

ROSSO, ZANETTA, DANIELE GALLI, MORETTI, LENNA, IANNUCCILLI, TARDITI, COZZI, PERROTTA, SARDELLI e NICOTRA. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Governo a seguito del decreto legislativo n. 257 del 2003 ha, solo recentemente, nominato il presidente e i sette componenti del consiglio di amministrazione dell'ENEA;
il professor Rubbia, attuale presidente, nel corso dei suoi precedenti mandati, prima quale presidente, poi quale commissario straordinario dell'ENEA, ha licenziato, dopo averli proposti ed assunti, due direttori generali;
il licenziamento del primo, dottor Strada, è costato all'ENEA e quindi all'Erario, circa 400 mila euro; il licenziamento del secondo è relativo all'ingegner Tedeschi, che ha fatto causa, chiedendo la riammissione in servizio o un risarcimento del danno pari a 900 mila euro;
in merito a quest'ultimo, il Ministro Marzano chiese per iscritto al professor Rubbia di non applicare la legge sullo spoil system, in quanto riteneva la stessa non applicabile all'ENEA;
il consiglio di amministrazione, dopo aver nominato il vicepresidente, deve, in questi giorni, nominare il direttore generale;
attualmente il vicedirettore generale ingegner Lelli è facente funzione di direttore generale ed è stato nominato dal professor Rubbia a seguito del licenziamento dell'ingegner Tedeschi;
in quest'ultimo periodo, da circa 14 mesi, con la gestione commissariale e del facente funzioni di direttore generale, la situazione dell'ente è peggiorata con notevole incremento del contenzioso, destinato, secondo l'interrogante, ulteriormente ad aumentare;
sono stati inoltre assegnati incarichi di funzione dirigenziale senza concorso;
tale operazione ha portato: la mancata pubblicizzazione degli incarichi da assegnare; il superamento della percentuale consentita dalla legge, l'impossibilità di partecipare al restante personale interno ed esterno;
gli incarichi assegnati al personale non dirigente hanno lasciato inutilizzati altrettanti dirigenti, aggravando così ulteriormente la sottoutilizzazione di buona parte di essi che si protrae da diversi anni -:


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se intendano attivarsi per verificare se l'attribuzione degli incarichi dirigenziali, l'assunzione di personale dirigente a tempo determinato, nonché l'applicazione degli istituti contrattuali previsti per il personale dirigente e per quello non dirigente, abbiano risposto ai principi di trasparenza e di legittimità che regolano l'azione amministrativa;
a quanto ammontino le somme corrisposte per consulenze affidate dall'ente ed il valore degli appalti nel settore nucleare;
se intendano, alla luce di quanto sopra, accertare eventuali irregolarità e, ove le stesse siano riscontrate, quali iniziative intendano assumere per garantire la legittimità della gestione dell'ENEA.
(4-09554)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue, anche sulla base degli elementi forniti dall'ENEA.
Riguardo allo stato della struttura organizzativa dell'ENEA, a seguito dell'approvazione del decreto legislativo 3 settembre 2003, n. 257 recante «Riordino della disciplina dell'Ente per le nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente-ENEA, a norma dell'articolo 1 della legge 6 luglio 2002, n. 137», si precisa che il Consiglio di amministrazione dell'ENEA, nella riunione del 28 ottobre 2004, ha approvato il nuovo assetto organizzativo dell'Ente e definito gli indirizzi ed i criteri della nuova struttura dando avvio ai dispositivi del predetto decreto legislativo n. 257 del 2003.
Nella riunione del 1o dicembre 2004, il consiglio di amministrazione ha deliberato la nomina del dottor ingegnere Giovanni Lelli a Direttore Generale dell'ENEA.
Sempre nel rispetto delle indicazioni contenute nel decreto legislativo n. 257/03 nella riunione del consiglio di amministrazione del 20 gennaio 2005 è stato approvato il regolamento dell'Ente, già sottoposto all'approvazione del Ministro delle attività produttive.
Per quanto attiene al «notevole incremento del contenzioso» all'interno dell'Ente nel periodo gennaio 2003-marzo 2004, menzionato nell'interrogazione in esame, si precisa che l'incremento verificatosi è fisiologico, eccezion fatta per un contenzioso seriale avente identico oggetto e riguardante un trattamento assicurativo che interessa un gran numero di dipendenti dell'Ente.
Ciò precisato, circa il primo quesito posto nell'atto in argomento, si fa presente chi durante il periodo preso in considerazione nel medesimo atto, non sono stati attribuiti incarichi dirigenziali.
Si informa, inoltre, che fino allo scorso mese di febbraio, tre dirigenti, responsabili di altrettante unità, sono andati in pensione per raggiunti limiti di età lasciando scoperte tre posizioni della struttura. Un'ulteriore posizione è rimasta scoperta a causa del decesso del relativo titolare. La responsabilità di una di queste quattro unità è stata attribuita
ad interim ad un dirigente con contratto a tempo determinato. Per le rimanenti tre unità, nella prospettiva della ristrutturazione dell'ENEA, al fine di assicurarne la continuità di funzionamento e considerando che tutti gli altri dirigenti erano già impegnati su attività di rilevante interesse per l'Ente, le responsabilità sono state attribuite, in via eccezionale e provvisoria, a personale non dirigente in possesso dei requisiti di professionalità e esperienza necessari. Tale personale svolge le funzioni assegnate sotto la supervisione del Direttore Generale e con deleghe di spesa ridotte rispetto a quelle attribuite ai normali incarichi dirigenziali.
Per tali motivi, la qualifica dei tre funzionari interessati non può essere assimilata alla categoria dei dirigenti.
Si precisa, altresì, che, come risulta dagli atti formali dell'Ente, i «princìpi di trasparenza e legittimità che regolano l'azione amministrativa» hanno improntato ed improntano tuttora le decisioni relative alle attribuzioni degli incarichi di struttura.
Relativamente al secondo quesito relativo alle somme corrisposte per gli incarichi di consulenza, si fa presente che nel biennio 2003-2004 sono stati assegnati incarichi di consulenza a professionisti esterni per un ammontare complessivo di 215 mila euro (lo 0,6 per mille del costo del personale ENEA). Le consulenze acquisite hanno riguardato


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fondamentalmente il supporto fornito al Consiglio di Amministrazione per la definizione dei regolamenti di cui all'articolo 20 del citato decreto legislativo n. 257/03.
Per quanto attiene agli appalti nel settore nucleare, si fa presente che nel biennio 2003-2004, come nei periodi precedenti, le attività appaltate all'esterno sono costate complessivamente 4,7 milioni di euro ed hanno riguardato l'acquisizione di beni e servizi finalizzati alla conservazione in sicurezza degli impianti ENEA sul ciclo del combustibile nucleare e l'avvio delle attività preliminari al loro smantellamento.
Le attività di conservazione in sicurezza e di smantellamento degli impianti sul ciclo del combustibile hanno rappresentato per l'ENEA un obbligo di legge, e le relative spese, incluse quelle del personale, sono state rimborsate dall'Autorità per l'energia elettrica ed il gas a valere sulle risorse destinate allo smantellamento degli impianti nucleari italiani (decreto del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato di concerto con il Ministero del bilancio e del tesoro 26 gennaio 2000).
Con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 7 marzo 2003, n. 3267, è stata disposta la cessione alla società SOGIN SpA di tutti gli impianti ENEA sul ciclo del combustibile nucleare al fine del loro smantellamento. A seguito di tale ordinanza:
a) a metà del 2003 gli impianti di cui sopra sono stati dati in gestione alla SOGIN;
b) alla fine del 2004 è stato raggiunto un accordo tra le parti per la cessione alla stessa società SOGIN spa del ramo d'azienda dell'ENEA sul ciclo del combustibile nucleare.

Come conseguenza di tali decisioni, le spese sostenute dall'ENEA nel 2004 per le acquisizioni di beni e servizi all'esterno ammontano a 0,7 milioni di euro, pari al 17 per cento di quelle sostenute sullo stesso capitolo nel 2003.
Inoltre, è utile precisare che, con ordinanza del Ministro dell'interno 30 aprile 2001, n. 3130, a seguito degli eccezionali eventi alluvionali del 2000, è stato dato incarico all'ENEA di realizzare opere fisiche per il potenziamento della difesa idraulica del sito. Nell'esecuzione di tale ordinanza sono state realizzate opere esclusivamente di natura edile al fine di migliorare le caratteristiche di sicurezza dell'impianto nucleare EUREX dell'ENEA del centro di ricerca di Saluggia. L'appalto complessivo dei lavori è costato 16,5 milioni di euro, interamente rimborsati dall'autorità per l'energia elettrica ed il gas a valere sulle somme destinate allo smantellamento degli impianti nucleari italiani.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

ROTUNDO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 70 della legge finanziaria 2001 ha previsto, a partire dall'anno 2001, l'erogazione di un importo aggiuntivo da corrispondere ai pensionati in presenza di particolari condizioni di reddito, unitamente alla tredicesima mensilità;
l'INPS provvede ad erogare tale importo aggiuntivo in via provvisoria sulla base dei dati reddituali in suo possesso e solo successivamente effettua la verifica per accertare se i pensionati beneficiari di tale trattamento possiedono i relativi requisiti di reddito;
in tal modo è successo che nel mese di dicembre 2003 l'Inps abbia erogato l'importo aggiuntivo sia del 2002 che del 2003;
risulta chiaro che con tale modo di operare l'Inps crea notevole disagio in quanto il cittadino pensionato si vedrà chiamato a restituire l'importo aggiuntivo percepito a distanza di un anno senza che egli abbia alcuna responsabilità;
ad avviso dell'interrogante l'Inps dovrebbe erogare gli importi aggiuntivi dopo aver verificato la sussistenza dei requisiti, in modo tale da non illudere i pensionati con erogazioni provvisorie ed a distanza di un anno incalzarli con lettere di addebito -:


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quali iniziative urgenti intenda assumere affinché siano evitati gli episodi di cui in premessa.
(4-08588)

Risposta. - In ordine all'atto parlamentare in esame, per la parte di competenza, si riferisce quanto comunicato dall'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS).
Nei confronti dei soggetti che percepiscono prestazioni per le quali ha rilievo il reddito posseduto, al fine di verificare il diritto alla percezione di tali prestazioni e l'entità delle stesse, l'istituto effettua annualmente le verifiche reddituali.
Per alcune prestazioni, tra cui l'importo aggiuntivo al quale si riferisce l'Onorevole interrogante, la disciplina che regola la materia prevede che sia rilevante il reddito posseduto nello stesso anno di erogazione della prestazione, il quale può essere conosciuto con esattezza solo l'anno successivo. In questi casi, l'INPS, consapevole del fatto che per alcuni pensionati l'erogazione della prestazione pensionistica rappresenta l'unica fonte di sostentamento, preferisce evitare ritardi nell'erogazione della stessa e la corrisponde sulla base del reddito presunto. Qualora, poi, per effetto dei dati a consuntivo la prestazione risultasse erogata indebitamente, ovvero per un importo superiore o inferiore a quello effettivamente spettante al pensionato, l'istituto provvede ad un ricalcolo.
L'Istituto è consapevole degli effetti negativi che i casi sopra richiamati causano sui pensionati e, proprio per tale ragione, l'INPS sta adottando soluzioni organizzative tese ad eliminare o almeno attenuare tale fenomeno.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

ROTUNDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha svolto lo scorso 12 luglio un sopralluogo presso il Centro di permanenza temporanea «Regina pacis» di San Foca di Meledugno (LE) al fine di verificare la situazione creatasi in seguito ad episodi di violenza occorsi all'esterno del Centro e perpetrati da un gruppo di anarchici che, con l'obiettivo di voler liberare gli immigrati detenuti, rischiano con le proprie azioni di nuocere loro più delle sbarre dietro cui sono rinchiusi;
pur condannando fermamente qualsiasi azione violenta, appare ormai improcrastinabile riformare la legge Bossi-Fini individuando strategie corrette, politicamente e giuridicamente compatibili con uno Stato di diritto, che non contrastino con il senso di umanità e tutelino il diritto di cittadinanza delle persone ovunque esse si trovino;
non vi è alcun dubbio, ad opinione dell'interrogante, che i centri di permanenza temporanea, così come sono stati concepiti ed attualmente gestiti, rappresentano delle vere e proprie carceri di natura amministrativa, per tale motivo non soggette ad alcun controllo di legalità e per le quali la Carta dei diritti rappresenta poco più che una buona intenzione;
in origine il centro «Regina pacis» era stato pensato per accogliere e dare assistenza fisica e morale alle persone richiedenti asilo politico in attesa di determinazione dell'autorità, mentre nel predetto sopralluogo l'interrogante ha potuto constatare che su una popolazione di 168 cittadini extracomunitari in attesa di espulsione, ben 60 provengono dalle carceri dopo aver scontato pene per reati anche gravissimi, creando di fatto una situazione esplosiva -:
se il Ministro interrogato sia stato a conoscenza della gravissima situazione presente nel centro «Regina pacis» di San Foca di Meledugno (LE) e quali siano le ragioni per le quali non abbia predisposto per tempo le misure più opportune ad evitare fenomeni di violenza, sia all'interno che all'esterno del centro;
se non ritenga che la funzione di centro di permanenza temporanea attribuito al «Regina pacis» sia incompatibile con l'originaria funzione svolta al punto da compromettere il rapporto con il territorio,


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dato peraltro evidenziato da amministratori locali e operatori turistici;
se, alla luce di ciò, il Ministro interrogato non ritenga di dover dare positivo seguito alle richieste già avanzate al suo dicastero anche dalle autorità ecclesiastiche che gestiscono il centro, richieste inerenti la trasformazione del «Regina pacis» in struttura di accoglienza dei richiedenti asilo, con finalità di elaborazione di progetti pilota, da affiancare alla creazione nella regione Puglia di un Centro studi sull'asilo politico, l'insediamento presso la Prefettura di Lecce di una Commissione territoriale di valutazione delle richieste di asilo politico, lo sviluppo di Progetti Nazionali Asilo (PNA) nel Salento, nonché la creazione di un pool di avvocati che possano seguire le richieste di asilo presso la Commissione.
(4-10548)

Risposta. - Per quanto attiene, innanzitutto, alla destinazione del Centro di San Foca di Melendugno, in provincia di Lecce, si comunica che lo scorso 9 marzo è stata disposta la chiusura del predetto Centro.
Dall'11 marzo è anche cessata la vigilanza esterna esercitata dall'Arma dei carabinieri.
Si ricorda che il Centro di permanenza temporanea «Regina Pacis» era stata istituita nel 2001, previo decreto interministeriale, quale Cpta per immigrati irregolari ai sensi dell'articolo 14 del testo unico delle leggi sull'immigrazione n. 286/1998.
Essa quindi era deputata ad ospitare, in regime di trattenimento, gli stranieri presenti irregolarmente sul territorio italiano e destinatari di provvedimenti di espulsione o di riaccompagnamento alla frontiera emessi dal Prefetto.
La presenza di ospiti provenienti dagli istituti di pena trovava giustificazione tenuto conto delle previsioni contenute nell'articolo 13, comma 3 e 3-
ter del testo unico n. 286/1998 come modificato dall'articolo 12 della legge n. 189/2002.
Tale articolo prevede infatti, che il questore può disporre nei confronti di un extracomunitario, destinatario di un provvedimento di espulsione, il trattenimento in un Cpta, ai fini dell'identificazione, per il tempo necessario all'Autorità giudiziaria per concedere o rifiutare il nulla osta all'espulsione.
Il tempo previsto dalla legge per tale adempimento è di 15 giorni, durante i quali lo straniero deve essere trattenuto in un Cpta per evitare che si dilegui, sul territorio nazionale, e, secondo quanto stabilito dalla legge n. 271 del 2004, di conversione del decreto-legge n. 241, occorre altresì la convalida del provvedimento del questore da parte del Giudice di pace.
Per quanto riguarda i fatti segnalati dall'interrogante, verificatisi nel corso di una manifestazione di protesta svoltasi lo scorso 11 luglio dinanzi al Centro, il prefetto di Lecce ha riferito che intorno alle ore 18 una ventina di elementi appartenenti all'area antagonista si sono radunati nei pressi del cancello d'ingresso del Centro inscenando una manifestazione di protesta ed incitando gli stranieri ivi trattenuti a fuggire.
Successivamente, i manifestanti hanno iniziato a lanciare pietre e fumogeni contro i Carabinieri in servizio di vigilanza all'esterno del centro, tentando, altresì, di creare un diversivo per favorire eventuali fughe.
Contemporaneamente, circa 50 extracomunitari trattenuti nel Centro hanno iniziato a danneggiare suppellettili e infissi nel tentativo di creare disordine e, quindi, condizioni favorevoli alla fuga.
I Carabinieri in servizio, anche con l'ausilio di unità di rinforzo della stessa Arma, della polizia di Stato e della Guardia di finanza, prontamente intervenute, riuscivano comunque a sedare la rivolta e a riportare ordine all'interno della struttura.
Nell'occasione è stato tratto in arresto per resistenza a pubblico ufficiale un manifestante appartenente all'area anarchico insurrezionalista.
Si fa presente che a seguito degli scontri non sono state rilevate persone ferite né tra i manifestanti, né tra gli extracomunitari presenti nel Centro.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.


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RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie apprese dall'interrogante è stata ritrovata nei pressi dell'abitazione del signor Claudio Agostini una bomba a frammentazione, denominata MK2, di fabbricazione statunitense proveniente dall'arsenale militare;
è stata certamente posta nel luogo da mani esperte per ferire o uccidere;
è stata fatta esplodere dagli agenti che hanno potuto verificare l'entità dell'ordigno -:
di quali informazioni disponga in ordine alla dinamica e alla matrice di un episodio così grave, del quale, tuttavia, nemmeno la stampa ha dato notizia.
(4-09638)

Risposta. - Secondo quanto riferito dal comando generale dell'Arma dei carabinieri, effettivamente lo scorso 28 marzo il proprietario di un fondo agricolo, sito in Rocca Priora (Roma), ha ivi rinvenuto una bomba a mano a frammentazione modello MK2 (del tipo «ananas» di fabbricazione statunitense).
L'ordigno, in apparenti buone condizioni d'uso e privo del dispositivo di sicurezza, è stato fatto brillare dagli artificieri del comando provinciale dei carabinieri di Roma.
Dell'esito delle prime indagini, condotte dai militari della Stazione carabinieri di San Cesareo (Roma), è stata informata la procura della Repubblica presso il tribunale di Velletri (Roma).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

RUSSO SPENA, DEIANA e CENTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in località Isola delle Femmine, in provincia di Palermo, sorge una base militare NATO ove sono stoccati munizionamenti ed armamenti di cui non è nota né l'esatta tipologia né la consistenza quantitativa;
essendo la località di Isola delle Femmine in prossimità del grande centro abitato del comune di Palermo, è di vitale importanza che siano adottate tutte le precauzioni onde scongiurare eventi accidentali che potrebbero procurare drammatiche conseguenze per la popolazione civile -:
quale sia la natura degli armamenti e dei munizionamenti stoccati presso la base militare sita nel territorio del comune di Isola delle Femmine (PA);
se tale base sia o sia stata classificata quale «deposito generale munizioni Nato»;
quali e quante siano le altre basi classificate con la stessa classificazione;
quale sia la natura del tipo di armamento contenuto nelle basi denominate «deposito generale munizioni Nato»;
se in tali basi siano presenti magazzini di materiali di difesa NBC (Nucleare, batteriologica, chimica);
quali siano i piani di emergenza previsti per la popolazione civile delle aree circostanti tali basi;
se siano stati valutati i rischi connessi alla vicinanza ad Isola delle Femmine dell'area metropolitana della città di Palermo;
quali siano gli intendimenti del Governo per la futura operatività di tale base;
se in relazione all'adozione del principio di cautela non ritenga opportuno il suo smantellamento.
(4-05706)

Risposta. - Occorre in premessa precisare che in Italia non esistono depositi di munizioni costruiti, gestiti ed impiegati dalla NATO nei termini indicati con l'atto in questione.
In particolare, alcuni depositi attualmente in uso, presentano internamente delle strutture costruite e/o ampliate con fondi NATO - e, pertanto, inserite nell'inventario


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NATO - ma, di fatto, sono gestiti ed impiegati per le esigenze delle nostre Forze armate.
Ciò posto il deposito munizioni della Marina militare, sito nel territorio del comune di Isola delle Femmine (Palermo), è stato soppresso a far data dal 30 giugno 1998, in attuazione delle disposizioni di cui al decreto ministeriale 20 dicembre 1998 e, alla fine dello stesso anno, sono state completate le operazioni di trasferimento del munizionamento presente a quella data all'interno dei relativi locali.
Al riguardo, il sindaco del suddetto comune, a seguito di un sopralluogo effettuato nel marzo 2003 per verificare la presenza o meno di armi nell'area in argomento, ha confermato che la base non viene più utilizzata quale deposito di munizioni.
In particolare, il citato Deposito è stato ufficialmente cancellato dall'inventario NATO il 29 febbraio 2000 e chiuso il successivo 1o aprile, con conseguente completamento dei lavori di messa in sicurezza dell'infrastruttura mediante chiusura definitiva delle gallerie con elementi strutturali.
Stante la carenza d'interesse al mantenimento della disponibilità del bene, per le finalità istituzionali della Forza armata, ne è stata determinata la dismissione.
Il relativo
iter procedimentale è, allo stato, in corso di definizione.
A tal proposito, l'Ufficio territoriale del Governo di Palermo ha reso noto che l'amministrazione comunale interessata ha già intrapreso iniziative volte ad ottenere l'affidamento dell'intera area in parola per includerla nella locale riserva naturale.
Quanto alla disponibilità di altri depositi classificati con la stessa denominazione «NATO», sono attualmente in uso tre depositi, nei quali viene custodito munizionamento navale di tipo convenzionale e, in particolare, in due di essi è presente materiale di proprietà nazionale destinato esclusivamente alla protezione individuale e al rilevamento NBC che non comporta, quindi, alcun pericolo per le aree abitate limitrofe.
Con riferimento, in ultimo, ai piani d'emergenza per la popolazione civile si precisa che la predisposizione degli stessi è demandata alle prefetture territorialmente competenti con l'eventuale concorso della Difesa.
Peraltro, si sottolinea che la scelta dei siti su cui dislocare i depositi e le misure di sicurezza in atto escludono eventuali pericoli per le aree abitate.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Campania è in questi ultimi tempi attraversata dal flusso migratorio di sempre più numerosi stormi di cicogne: ad Atena, Battipaglia, Policastro hanno sostato decine di esemplari;
dal 1996 un'area compresa tra i comuni di Teggiano e di Sala Consilina, nel Vallo di Diano, ancora libera da cementificazione, è stata scelta per il proprio nido da una coppia di cicogne, un evento unico;
l'amministrazione comunale di Teggiano proprio in questa area intende attuare un Piano di insediamento produttivo (PIP) che distruggerebbe completamente l'habitat necessario per la presenza della cicogna: l'inizio dei lavori è addirittura previsto per la metà del prossimo gennaio;
il progetto Cicogna era inserito negli impegni programmatici del Parco nazionale del Cilento - Vallo di Diano, e poi inspiegabilmente cancellato;
salvare la cicogna bianca e il suo habitat non è solo una esigenza in favore di una specie protetta in via di estinzione, ma riveste anche un'alta valenza ecologica, difatti, la conservazione della natura, degli habitat naturali, degli ecosistemi, della biodiversità è un'irrinunciabile obiettivo per la qualità della vita e una norma sancita da convenzioni, leggi nazionali ed internazionali -:


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quali iniziative, nell'ambito della propria competenza, intenda intraprendere per tutelare l'area di nidificazione e l'habitat della cicogna ed in particolare se non ritenga di adottare le iniziative necessarie affinché il progetto cicogna possa essere ricompreso tra gli impegni programmatici del Parco Nazionale del Cilento.
(4-08575)

Risposta. - L'interrogazione in esame riguarda il Piano di insediamento produttivo (P.I.P.) in località comune di Teggiano (Salerno) e la presenza, per nidificazione, nello stesso comune, Sala Consila nel Vallo di Diano, della Cicogna Bianca.
Risulta, infatti, che una coppia di tale specie ha nidificato su un traliccio ENEL ubicato nel territorio limitrofo del comune di Sala Consilina.
Con la stessa interrogazione si chiede la tutela sia della specie che quella del suo
habitat nell'area predetta.
In merito si riferisce, innanzi tutto, che la cicogna bianca è specie protetta dalla legislazione nazionale e comunitaria e la normativa vigente vieta la distruzione degli
habitat, e prevede azioni di tutela per la fauna selvatica durante le delicate fasi di riproduzione e dipendenza.
Per tali motivi questa amministrazione ha richiamato al comune di Teggiano che intende attuare il progetto di insediamento produttivo, la necessità di applicare a tale progetto la procedura di valutazione di incidenza di cui all'articolo 6 della direttiva
Habitat.
A seguito di tale richiesta il Comune ha fatto presente che il sito interessato dal piano per gli insediamenti produttivi in località Codaglioni non ricade nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano; non è soggetto a vincolo paesaggistico ambientale ai sensi del decreto legislativo n. 490 del 1999; non ricade nella Riserva Naturale «Foce Sele Tanagro», istituita, in via definitiva, con deliberazione di G.R. n.64 del 12 febbraio 1999; non ricade all'interno dei siti di importanza comunitaria e nella zona di protezione speciale, pertanto, l'intervento non risulta assoggettabile alla procedura di Valutazione d'Incidenza, ai sensi dell'articolo 6 della direttiva
Habitat e del decreto del Presidente della Repubblica n.120 del 2003.
La regione Campania ha fatto, altresì, presente di avere attivato un'istruttoria tecnico scientifica con la collaborazione del settore piano forestale, finalizzata all'eventuale individuazione di una zona di protezione speciale ai sensi della direttiva comunitaria 79/409/CEE «Uccelli», tale da ricomprendere l'area di nidificazione e l'
abitat della Cicogna Bianca
Questa amministrazione ha invitato i comuni di Teggiano e Sala Consilina a voler adottare tutti gli accorgimenti necessari, tendenti a favorire la sosta e la nidificazione di questi uccelli protetti, intraprendendo delle azioni per il mantenimento del sito prescelto per la loro nidificazione al fine di garantire le condizioni ambientali più idonee.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
lo zoo di Napoli è stato più volte oggetto di intervento dell'Autorità Scientifica del Ministero dell'ambiente (Commissione Cites), istituita ai sensi del comma 2 articolo 4 della legge n. 150 del 1992, la quale ha negato l'idoneità alla detenzione di animali pericolosi per la salute e l'incolumità del pubblico così come previsto dalla lettera a) comma 6, articolo 6 della legge n. 150 del 1992 e successive modifiche ed integrazioni;
nell'impossibilità di ottenere l'idoneità ministeriale, la struttura in oggetto deve essere sottoposta, così come previsto dalla legge, al perentorio divieto di detenzione di animali pericolosi, di cui elenco in decreto 19 aprile 1996, e come impedita per l'apertura al pubblico;
da un articolo riportato da il quotidiano Il Mattino di Napoli del 27 novembre 2004, si apprende che lo zoo di Napoli,


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recentemente passato a nuova gestione, è stato inaugurato ed aperto così al pubblico;
dallo stesso articolo risulta che la consulente del nuovo zoo abbia dichiarato che sostanzialmente allo stato attuale, ben poco è cambiato relativamente alle condizioni di detenzione degli animali rispetto alla precedente gestione;
la consulente del nuovo zoo di Napoli è anche componente della stessa Autorità scientifica del ministero dell'ambiente (Commissione Cites) incaricata di rilasciare l'idoneità alla detenzione di animali pericolosi per la salute e l'incolumità del pubblico -:
se alla data di apertura dello zoo di Napoli avvenuta lo scorso 27 novembre, la struttura fosse fornita della autorizzazione ministeriale per la detenzione di animali pericolosi per la salute e l'incolumità pubblica;
se, nel caso di mancato rilascio della suddetta autorizzazione, il Ministro interrogato non ritenga di dovere informare subito l'Autorità Prefettizia di Napoli affinché disponga la chiusura dello stesso zoo;
se esista incompatibilità tra l'incarico assunto in Uffici dello stesso Ministero (quale quello della consulente citata nella Autorità Scientifica Cites) e consulenze private fornite da Enti, quale la Società che gestisce lo zoo di Napoli, sottoposte ad attività ispettive da parte dello stesso Ministero dell'ambiente.
(4-12541)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo di cui all'oggetto, riguardante l'idoneità dello zoo di Napoli a detenere animali pericolosi per la salute e l'incolumità pubblica, si rappresenta quanto segue.
Come correttamente rilevato nell'interrogazione, la Commissione scientifica CITES, istituita presso il Ministero dell'Ambiente ai sensi dell'articolo 4, comma 5, della legge n. 150 del 1992 al fine di dare applicazione alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione, firmata a Washington il 3 marzo 1973 e ratificata con la legge n. 874 del 1975, si è diverse volte occupata dello zoo di Napoli; il costante interesse prestato dalla Commissione a tale struttura è riconducibile tanto alla circostanza che la maggior parte degli animali in quest'ultima ospitati risultano essere stati oggetto di provvedimenti di confisca disposti conseguentemente alla accertata violazione delle norme contenute nei regolamenti comunitari di attuazione della citata convenzione e poste a tutela degli stessi esemplari, quanto al fatto che molti dei suddetti ospiti sono da considerarsi «pericolosi la salute e l'incolumità pubblica» ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 150 del 1992, nonché del decreto ministeriale 19 aprile 1996.
Quanto al primo caso, l'articolo 4, comma 2, della citata legge n. 150 del 1992, dispone, infatti, che la Commissione Scientifica CITBS debba esprimere il proprio parere in merito alla destinazione degli esemplari vivi confiscati, che può consistere anche nell'affidamento degli stessi a strutture pubbliche o private, anche estere.
In merito al secondo, è da rilevare, invece, come detto organo sia dalla legge, in particolare dal comma 6 del suddetto articolo 6, preposto a valutare l'idoneità degli zoo a detenere quegli animali ritenuti pericolosi
ex lege, in deroga al generale divieto di detenzione degli stessi posto dal comma 1 del medesimo articolo.
Appare comunque opportuno sottolineare il carattere tutt'altro che recente di tale interessamento; diversi sono infatti stati gli interventi della Commissione Scientifica aventi ad oggetto il giardino zoologico in questione, già nel periodo che aveva visto quest'ultimo protagonista delle note vicende giudiziarie.
In vista dell'imminente chiusura dello zoo, intimata dal giudice conseguentemente all'avvenuta scadenza del contratto di locazione grazie al quale la Società Giardino Zoologico di Napoli occupava gli immobili di proprietà dell'EAMO, la Commissione Cites, nell'avanzare al Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola, responsabile del procedimento, delle perplessità in merito alla effettiva capacità del prescelto Zoo Safari di Fasano, così


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come di qualsiasi altra struttura esistente, di ricevere in blocco circa un migliaio di animali, aveva infatti offerto allo stesso la propria collaborazione, sulla base della competenza in merito ad essa riconosciuta dal citato articolo 4 della legge n. 150 del 1992, nell'individuare le strutture più idonee ad ospitare gli esemplari appartenenti alle specie di maggiore pregio e rarità, e nelle quali potersi avviare per questi ultimi specifici progetti di riproduzione ex situ.
Successivamente, la dottoressa Svampa, membro della Commissione quale esperto designato dall'ANMS (Associazione Nazionale dei Musei Scientifici, orti botanici, giardini zoologici ed acquari), veniva incaricata di attivare i contatti diretti con il Tribunale per fornire ogni eventuale chiarimento in ordine agli animali presenti nello zoo di Napoli a seguito di attività di sequestro o di confisca, e spiegare la necessità del supporto di un organismo quale la Commissione Scientifica del Ministero. La mancanza, però, di una pronta definizione della situazione riguardante la struttura ed il conseguente protrarsi della sua precarietà hanno portato ad un progressivo peggioramento della stessa la quale, da un sopralluogo effettuato dal Servizio Certificazione CITES Periferico del CFS di Napoli nel maggio del 2002, risultava, da una parte, non essere più in grado di garantire tanto la sicurezza del personale e dei visitatori quanto il benessere degli animali detenuti, dall'altra, sprovvista della necessaria autorizzazione, di cui all'articolo 6, legge n. 150 del 1992, a detenere gli animali pericolosi nella stessa presenti.
In merito a tale ultima irregolarità, resa prontamente nota al Tribunale di Napoli, occorre far presente che la Commissione Scientifica CITES aveva più volte, prima del richiamato sopralluogo, sollecitato lo zoo di Napoli ad attivare la procedura per il conseguimento della autorizzazione a detenere gli animali pericolosi di cui al decreto ministeriale 19 aprile 1996, e che, nonostante ciò, lo zoo medesimo non aveva mai presentato relativa domanda.
Non risulta, pertanto, rispondente a verità l'assunto per il quale la Commissione Cites avrebbe negato al giardino zoologico l'idoneità a detenere animali pericolosi; nessun diniego, infatti, vi è stato non essendo stata mai presentata alcuna richiesta.
Rilevata, comunque, la predetta inadempienza, la Commissione invitava nel marzo del 2000 il Servizio CITES del CFS ad effettuare un sopralluogo al fine di verificare, tra le altre, lo stato di detenzione degli animali, nonché la motivazione dei mancati riscontri dello zoo partenopeo alle sollecitazioni della stessa; dalla verifica emergeva che, se da un lato le condizioni degli animali ospitati nonché quelle igienico-sanitarie della struttura non risultavano essere insoddisfacenti, dall'altro apparivano carenti gli spazi destinati ad ospitare i felini, mancanza a cui lo zoo aveva cercato di ovviare mediante l'avvio di lavori per la realizzazione di nuove strutture, ma che aveva in seguito dovuto bloccare a causa del contenzioso in atto con l'EAMO, proprietario degli immobili.
La Società del Giardino Zoologico dichiarava, inoltre, di aver già dato inizio all'istruttoria per l'invio dei documenti richiestile dalla Commissione CITES, i quali però, due anni più tardi, ovvero alla data della seconda verifica del CFS succitata, risultavano essere ancora mancanti.
È da rilevare come le vicende relative allo zoo di Napoli abbiano trovato uno sviluppo positivo con il recente passaggio dello stesso ad una nuova gestione, sotto la quale è stata finalmente presentata la domanda, corredata di tutta la documentazione dalla legge richiesta, per ottenere dalla Commissione l'autorizzazione a detenere animali pericolosi in essa già presenti.
L'idoneità, per chiarire il dubbio manifestato nell'interrogazione, è stata infatti conseguentemente riconosciuta al giardino zoologico in oggetto da tale organo nel corso della riunione tenutasi nel giorno 24 novembre 2004 - prima, pertanto, della inaugurazione dello stesso - nella quale sono state esaminate le risultanze del sopralluogo avvenuto nel giorno 12 novembre 2004.
Da tale ultima verifica, effettuata da due componenti della Commissione Scientifica e da due rappresentanti del Corpo Forestale dello Stato, è emerso un notevole miglioramento


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delle condizioni della struttura e degli animali ospitati rispetto a quanto rilevato in precedenza e una situazione generale tale da permettere il rilascio della suddetta autorizzazione.
Sulla base di quanto appena esposto circa lo stato di fatto in cui versava lo zoo alla data della sua inaugurazione risulta, quindi, non corrispondente a verità quanto riportato nella interrogazione, secondo cui allo data di apertura del giardino zoologico «ben poco sarebbe cambiato, relativamente alle condizioni di detenzione degli animali, rispetto alla precedente gestione».
Ciò è quanto si assume essere stato riportato da un articolo comparso sul quotidiano
Il Mattino di Napoli del 27 novembre 2004 e dichiarato dalla dottoressa Gloria Svampa, componente della Commissione Scientifica Cites, in occasione della apertura del giardino zoologico.
Dalla lettura dell'articolo cui si fa riferimento emerge, però, chiaro che l'assunto dell'Onorevole interrogante sia unicamente frutto di una tutt'altro che corretta interpretazione dallo stesso data alle parole del quotidiano, dal quale risulta invece solo che la citata consulente abbia reso noto che, nonostante i positivi sviluppi avutisi sotto la nuova gestione, tanto lavoro ci sarebbe ancora da fare all'interno dello zoo al fine di renderlo maggiormente accogliente e funzionale, tanto per gli animali quanto per i visitatori.
Risulta, pertanto, come spesso avviene, che le parole della dottoressa Svampa siano state ampiamente travisate.
Per quanto riguarda infine la incompatibilità tra l'incarico di consulente privato per qualsivoglia struttura zoologica e la nomina a membro della Commissione Scientifica CITES, si rammenta che la Commissione Scientifica CITES, nominata ai sensi del decreto ministeriale 27 aprile 1993, è composta da:
a) cinque zoologi specializzati rispettivamente in mammiferi, uccelli, anfibi e rettili, invertebrati e pesci, dei quali tre scelti tra esperti designati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e due scelti tra esperti designati dall'Unione zoologica italiana (UZI);
b) quattro botanici, di cui due designati dalla Società botanica italiana (SBI) e due designati dal CNR;
c) un esperto designato dall'Istituto nazionale della fauna selvatica (INFS);
d) un esperto designato dall'Associazione nazionale dei musei scientifici, orti botanici, giardini zoologici ed acquari (ANIMS);
e) un esperto designato dall'Unione italiana giardini zoologici ed acquari (UIZA);
f) due esperti designati dalle associazioni ambientaliste riconosciute ai sensi dell'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, di cui uno designato dal World Wildlife Fund for Nature-Italia (WWF);
g) un rappresentante del Corpo forestale della Stato.

Tali nomine, della durata di tre anni, prevedono la partecipazione dei membri ai lavori della Commissione medesima, che si riunisce approssimativamente con cadenza mensile; i membri esaminano inoltre tutte le istruttorie elaborato in seno alla Segreteria della Commissione; per tale incarico non è percepito compenso se non un gettone di presenza per ogni partecipazione alle riunioni; i membri della Commissione sono, come già partecipato, indicati dalle istituzioni previste dalla normativa e sono, come prevedibile, esperti di materie che sono di primario interesse per lo svolgimento delle attività della Commissione; è pertanto possibile che essi svolgano autonoma attività di consulenza professionale.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

PAOLO RUSSO. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 24 settembre 2004, in occasione di un incontro tenuto presso


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l'Unione Industriali della provincia di Napoli, la Selca Srl di Castello di Cisterna (Napoli) annunciava la cessazione della propria attività produttiva con conseguente messa in liquidazione della società ed il licenziamento e messa in mobilità nei confronti di tutti e 46 i lavoratori dipendenti;
i motivi assertivamente addotti dall'azienda sono da individuarsi nella grave crisi di settore e di mercato che sussisterebbe da alcuni anni e che avrebbe colpito ormai irreparabilmente la situazione economico sociale della società;
l'intenzione di cessare l'attività comporta, altresì, l'impossibilità di ricorrere ad ammortizzatori sociali alternativi ai licenziamenti collettivi, quali la cassa integrazione guadagni straordinaria, la cassa integrazione guadagni ordinaria, i contratti di solidarietà, il part-time, in quanto misure incompatibili con la decisione di cessazione di attività dell'azienda;
la Selca fa parte del gruppo Cablelettra di Robbio (Pavia) e fu costituita nel giugno del 1996 a seguito di cessione di ramo d'azienda da parte dello stabilimento Fiat Auto di Pomigliano d'Arco ed è specializzata nella produzione dei cablaggi cavi per auto;
all'atto della cessione la Selca occupava oltre 370 lavoratori che si sono ridotti a seguito di continue ristrutturazioni agli attuali 46 addetti;
un accordo sindacale stipulato in data 4 giugno 1996 presso il Ministero del lavoro, sottoscritto oltre che dalla Cablelettra anche dalla Fiat Auto, doveva garantire il mantenimento dei livelli occupazionali esistenti e lo sviluppo delle attività produttive tale da permettere la costituzione nella provincia di Napoli del cosiddetto «polo dei cablaggi»;
l'improvvisa decisione dell'azienda, secondo l'interrogante, è ingiustificata ed incomprensibile soprattutto perché prende forma proprio nel momento in cui lo stabilimento di Pomigliano d'Arco della Fiat è interessato da una fase di consolidamento e di sviluppo con l'avvio di nuove versioni e di nuovi modelli che dovranno essere equipaggiati con una parte dei cavi prodotti nell'impianto di Castello di Cisterna;
la Fiat Auto unico committente delle Selca ha dichiarato che continuerà a mantenere alla società commesse di fornitura per equipaggiare i nuovi modelli in produzione -:
se non intendano convocare urgentemente un tavolo di confronto, a cui partecipino i rappresentanti di Fiat Auto SpA, gli azionisti di Cablelettra, i rappresentanti della Selca Srl e le rappresentanze sindacali dei lavoratori, affinché siano salvaguardati i livelli occupazionali nonché il futuro produttivo dello stabilimento.
(4-11637)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in oggetto, si rappresenta quanto segue, anche sulla base delle notizie fornite dal ministero del lavoro e delle politiche sociali.
La srl SELCA, con sede legale in Benevento e stabilimento in Castello di Cisterna (Napoli), è stata costituita il 5 maggio 1995 ed è stata posta in liquidazione con atto notarile del 22 luglio 2004 e nomina del liquidatore con tutti i relativi poteri di gestione e rappresentanza della, società.
Il liquidatore, in data 23 settembre 2004, ha comunicato alle organizzazioni sindacali ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, la volontà di dar corso alle procedure di licenziamento collettivo e messa in mobilità di tutti i dipendenti in forza (n. 1 impiegato e n. 45 operai) per cessazione di attività.
I motivi posti a base della decisione aziendale ed indicati nella suddetta comunicazione sono da individuarsi nella «grave crisi di settore e di mercato che sussiste da alcuni anni e che ha colpito oramai irreparabilmente la situazione economica/patrimoniale della società» e sostanzialmente per cessazione dell'attività aziendale.
In data 12 ottobre 2004, presso la Prefettura di Napoli si è tenuto un incontro, convocato dal Prefetto, per l'esame delle problematiche occupazionali dei lavoratori della SELCA.


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Dal verbale redatto, presenti le organizzazioni sindacali il sindaco di Pomigliano d'Arco, la Fiat, la giunta regionale di Napoli e la Selca, è dato rilevare la volontà di riattivare la produzione aziendale e rimuovere i «presidi» attuati dai lavoratori.
In data 10 novembre 2004, presso l'Unione degli Industriali di Napoli, si è tenuta la riunione tra l'impresa e le organizzazione sindacali prevista dalla legge n. 223 del 1991. Dal verbale redatto si rileva la conferma della volontà aziendale di cessare l'attività e porre in mobilità tutti i lavoratori. La riunione, risulta non conclusa e rinviata.
Con nota del 12 novembre 2004, il liquidatore della SELCA comunica alle organizzazione sindacali che, per sopraggiunta sentenza del Tribunale di Napoli a favore di un lavoratore, la procedura di licenziamento collettivo riguarda non più 46 lavoratori, ma 47.
In data 19 novembre 2004, presso l'Unione degli Industriali di Napoli viene redatto un nuovo verbale sindacale nel quale le parti - Selca ed organizzazioni sindacali riconfermano le proprie posizioni e rinviano la riunione.
Successivamente, ed a seguito di molteplici riunioni sindacali e ministeriali, in particolare, quelle presso la prefettura di Napoli del 3 dicembre 2004 e presso il ministero delle attività produttive del 7 dicembre 2004, le parti raggiungono, infine, l'accordo conclusivo, nell'ambito della procedura di mobilità, presso la giunta regionale della regione Campania in data 20 dicembre 2004.
L'accordo sottoscritto prevede:
a) la conferma del numero di esubero pari a tutti i lavoratori in forza e cioè n. 47;
b) il licenziamento, a far data dal 30 dicembre 2004, di n. 17 lavoratori aventi il requisito ex lege n. 81 del 2003 - mobilità lunga -;
c) la richiesta di CIGS, per un anno, prevista dal decreto ministeriale n. 18 dicembre 2002, per crisi aziendale e cessazione di attività della SELCA, a decorrere dal 1o gennaio 2005, per n. 30 lavoratori e l'accordo di collocare tali lavoratori nelle liste di mobilità alla fine dell'anno di CIGS, cioè entro il 2 gennaio 2006;
d) l'impegno della SELCA di ricollocare entro i sette mesi di GIGS tutti i lavoratori disponibili presso altre società del gruppo Cablelettra o presso società ad hoc costituite con sede lavorativa in Pomigliano d'Arco.

Attualmente, le attività aziendali sono ferme e tutti i lavoratori, pari a 30, risultano sospesi e beneficiari della CIGS.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

ANTONIO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 3 dicembre 2004 la Direzione generale del Dipartimento per l'Istruzione ha emanato la circolare n. 85 prot. n. 17005 che, nonostante la cosiddetta Riforma Moratti avesse avuto il pregio di modificare il sistema legislativo prima vigente consentendo l'accesso alla scuola primaria anche alle bambine ed ai bambini che compiono i sei anni di età entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento (confronta articolo 6 del decreto legislativo 59/2004), ha di fatto inserito limiti e prescrizioni aggiuntive a tale assetto, non considerate dal legislatore ordinario;
invero, alla lettera E della circolare, relativo all'esame di idoneità alla classe successiva, si precisa che «... Le iscrizioni agli esami di idoneità per la frequenza delle classi seconda, terza, quarta e quinta della scuola primaria e della prima classe della scuola secondaria di I grado sono consentite agli alunni che abbiano compiuto o compiano, entro il 31 agosto dell'anno in cui si svolgono gli esami, rispettivamente il sesto, il settimo, l'ottavo, il nono e il decimo anno di età»;


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l'introduzione di tale limite anagrafico, non considerato né previsto dal legislatore ordinario, appare, secondo l'interrogante, in contraddizione con lo spirito ed il dettato della Riforma Moratti, creando di fatto un impedimento alle potenzialità di relazione, autonomia, creatività ed apprendimento delle bambine e dei bambini;
a ciò si aggiunga che la circolare appare destinata a trovare immediata applicazione, modificando di fatto le regole di accesso all'esame di idoneità ad anno scolastico già iniziato ed in corso, con la conseguenza che, al termine dell'anno scolastico 2004-2005, le bambine ed i bambini nati dopo il 31 agosto 1999, legittimamente e nel pedissequo rispetto del disposto del decreto legislativo n. 59/2004 iscritti a frequentare la prima classe della Scuola Primaria di scuole private per l'anno scolastico in corso, non potranno sostenere l'esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva. Il tutto senza voler, altresì, considerare il gravissimo danno psicologico che verrà arrecato ai bambini esclusi «non ex lege bensì ex circolare» dalla possibilità di sostenere l'esame di idoneità, i quali, inseriti dall'inizio di settembre 2004 nella loro classe ed impegnatisi con profitto nell'attività di apprendimento scolastico, alla fine dell'anno, a differenza dei loro compagni nati tra il 30 aprile 1999 ed il 31 agosto 1999, non potranno essere ammessi a sostenere l'esame di idoneità alla classe successiva -:
se non ritenga assolutamente necessario ed urgente intervenire sulla circolare n. 85 prot. n. 17005, anche in virtù del principio di continuità didattica, al fine di impedire il generarsi di quella che appare all'interrogante una evidente disparità di trattamento rispetto agli alunni nati tra il 30 aprile ed il 31 agosto, non soltanto arbitraria ed irragionevole ma, dal momento che la circolare è stata emanata con l'intenzione di modificare le regole ad anno scolastico gia iniziato senza prevedere norme transitorie o termini iniziali di decorrenza, tale da vanificare sostanzialmente l'obiettivo stesso della riforma Moratti teso «... ad assicurare un'effettiva eguaglianza delle opportunità educative».
(4-12438)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede modifiche alla circolare n. 85 del 30 dicembre 2004, recante indicazioni per la valutazione degli alunni e per la certificazione delle competenze nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado, nella parte in cui dispone che è consentita l'iscrizione agli esami di idoneità agli allievi che compiono il sesto, settimo, ottavo, nono e decimo anno di età entro il 31 agosto dell'anno in cui si svolgono gli esami.
Al riguardo si fa presente che, ad integrazione di quanto disposto con la suindicata circolare ministeriale n. 85 del 2004, in data 24 gennaio 2005, con circolare n. 10, sono state impartite ulteriori istruzioni ed indicazioni circa l'età utile per l'iscrizione agli esami d'idoneità finalizzati alla frequenza, a decorrere dal 1o settembre 2005, delle classi seconda, terza, quarta e quinta della scuola primaria e della prima classe della scuola secondaria di primo grado, da parte degli alunni provenienti da scuola privata o familiare.
In particolare, con la predetta circolare n. 10 è stato fissato al 31 marzo 2006 il termine ultimo per il compimento da parte degli alunni, del sesto, settimo, ottavo, nono e decimo anno di età al fine dell'ammissione agli esami d'idoneità.
Si fa presente, infine, che la legge 28 marzo 2003, n. 59 ha risolto le incertezze interpretative nascenti dalla generica formulazione dell'articolo 143 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, in ordine alla data di accesso alla scuola dell'obbligo.
L'articolo 2, lettera
f) della legge delega n. 53 e l'articolo 6 del decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59 stabiliscono, infatti, che si iscrivono al primo anno della scuola primaria le bambine e i bambini che compiono i sei anni di età entro il 31 agosto.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.


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RUZZANTE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la pubblicazione su Il Sole 24 Ore del 17 dicembre 2004, di alcune anticipazioni sul futuro assetto della scuola secondaria superiore, ha suscitato una serie di preoccupazioni tra gli insegnanti e gli amministratori di molti istituti tecnici, che avanzano una serie di osservazioni su quelli che saranno gli effetti concreti della riforma una volta a regime;
con particolare riferimento al liceo ad indirizzo economico, da più parti si lamenta la quasi totale eliminazione dell'economia aziendale (che passa dalle attuali 30 ore per quinquennio a 9 ore complessive) che, sino ad ora, ha permesso di fornire a moltissimi giovani diplomi competitivi sia sul piano occupazionale che sul piano della prosecuzione degli studi universitari;
il nuovo assetto degli istituti tecnici, molto probabilmente, non sarà in grado di assorbire le richieste formative che ad essi vengono attualmente rivolte, non affrontando in modo adeguato lo studio dell'economia aziendale;
l'utenza si troverà privata delle opportunità che il sistema formativo tecnico gli offriva, senza riuscire a trovare una valida alternativa in quanto, nell'ottica della riforma, lo studio professionale è rinviato al triennio universitario con il risultato che, le stesse competenze, saranno acquisite a 22 anni anziché a 19;
questo assetto formativo arrecherà un danno a quei ragazzi che decideranno di non proseguire il percorso universitario, poiché si troveranno con un titolo troppo generico e, molti di loro, oggi optano per un tecnico proprio perché non hanno la certezza a 18 anni di essere in grado, anche economicamente, di completare il ciclo di studi universitari;
non si può da ultimo trascurare il problema occupazionale che potrebbe generare la poca «appetibilità» dei licei economici rispetto ai licei scientifici o classici: alcuni Istituti Tecnici di Padova e Provincia (tra cui il Calvi di Padova e il Rolando da Piazzola di Piazzola sul Brenta) hanno stimato che resterà in servizio un insegnato su quattro -:
se il Ministro sia a conoscenza dei possibili effetti che potrebbe generare la riforma della scuola secondaria superiore, sia per ciò che attiene al profilo formativo che per quanto concerne le ricadute occupazionali;
se il Ministro, alla luce delle osservazioni svolte in premessa, non ritenga di dover svolgere, in questa fase di attuazione della riforma, un costante monitoraggio, in collaborazione con gli operatori degli Istituti Tecnici, al fine di evitare effetti controproducenti sia sul piano formativo che occupazionale;
quali iniziative intenda adottare il Governo sul piano occupazionale, se la previsione di una contrazione dei posti di lavoro per gli insegnanti degli Istituti Tecnici si rivelasse fondata.
(4-12462)

Risposta. - Si risponde all'atto parlamentare in esame con il quale l'interrogante, traendo spunto dalla pubblicazione, su Il Sole 24 ore del 17 dicembre 2004, di alcune anticipazioni sul futuro assetto della scuola secondaria superiore e dalle preoccupazioni espresse dagli insegnanti e dagli amministratori degli istituti tecnici in merito alla contrazione delle ore settimanali di insegnamento di economia aziendale, chiede iniziative per evitare una contrazione di posti di lavoro.
Al riguardo si fa presente che i documenti presentati dai ministero e la bozza dello schema del decreto legislativo riguardante la riforma del secondo ciclo d'istruzione, pubblicati sul sito del ministero, rappresentano solo una prima base di discussione sui futuro assetto dei licei, nel panorama più vasto del nuovo progetto del sistema educativo e formativo del Paese, disegnato dalla legge 28 marzo 2003, n. 53.
Lo scopo di tale pubblicazione è stato quello di aprire una discussione a tutto campo sull'argomento in modo da consentire


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confronti in grado di dare qualificati contributi alle scelte.
È anche il caso di evidenziare che il procedimento di formazione del previsto decreto legislativo consente, nelle opportune sedi - Conferenza Unificata di cui al decreto legislativo n. 281 del 1997 e Commissioni Parlamentari, l'attivazione e lo svolgimento del dibattito in merito ai contenuti decreto legislativo stesso.
In questa fase, pertanto, è del tutto prematuro configurare scelte già definite e appare altresì prematuro configurare una perdita di posti per l'insegnamento dell'economia aziendale.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

SAIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende da numerosi organi di stampa che immigrati clandestini arrestati in flagranza di reato, resisi colpevoli di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e fermati dalle forze dell'ordine sarebbero poi rilasciati a piede libero dalla magistratura, in attesa del procedimento penale;
la legge «Bossi-Fini» prevede stanziamenti finanziari per la realizzazione di nuovi centri di permanenza temporanei destinati proprio all'accoglienza di immigrati irregolari;
non risulta che siano stati realizzati nuovi centri di permanenza temporanea o che si sia proceduto al potenziamento delle strutture già esistenti ed attive;
le strutture già esistenti risultano essere già al limite delle loro capacità ricettive;
l'impossibilità materiale di accogliere gli immigrati in appositi centri di permanenza temporanea rischia di vanificare nei fatti lo spirito con cui la legge «Bossi-Fini» intende affrontare e risolvere il grave problema della immigrazione clandestina;
in particolare, nella regione Veneto la situazione è di forte disagio, essendo la regione soggetta a flussi migratori sostenuti, e non essendo dotata di strutture di accoglienza adeguate;
i trasferimenti di immigrati irregolari fermati nelle regioni settentrionali come il Veneto presso centri di permanenza delle regioni del sud, implica l'impiego di notevoli risorse delle forze dell'ordine, in termini di uomini e mezzi, che vengono quindi distolti dalle loro funzioni di presidio del territorio e repressione dei reati -:
se sia prevista la realizzazione di nuovi centri di permanenza temporanea, o il potenziamento delle strutture già esistenti;
quale misura di propria competenza il ministro interrogato intenda fare per assicurare la corretta applicazione della legge «Bossi-Fini».
(4-04651)

Risposta. - Fra gli obiettivi strategici prioritari del Ministero dell'interno, in attuazione delle linee programmatiche del Governo, rientra la completa attuazione della legge 30 luglio 2002, n. 189, in materia dì immigrazione e asilo.
È importante, in questo quadro, la funzionalità del meccanismo delle espulsioni, a sua volta strettamente connessa, col numero dei posti disponibili nei Centri di permanenza temporanea e assistenza.
Si vuole innanzitutto ricordare che tali Centri sono stati istituiti e sono disciplinati dalla legge «Turco-Napolitano» e dalla relativa normativa di attuazione.
La successiva legge «Bossi-Fini» non ha sostanzialmente modificato le disposizioni che li riguardano, a testimonianza di una precisa scelta che ha privilegiato la concretezza e il realismo nell'affrontare la questione dell'immigrazione, al di sopra di ogni polemica politica.
Anzi, il Governo ha conferito ai Cpta una posizione preminente nella propria


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strategia, stanziando risorse adeguate per il loro funzionamento e la costruzione di nuove strutture, confrontandosi, anche in maniera decisa, con le amministrazioni locali non sempre pienamente collaborative nell'accogliere tali strutture sul loro territorio.
È stato, inoltre, garantito il rispetto di un elevato livello di conduzione attraverso l'emanazione di direttive-parametro con le quali monitorare la loro effettiva gestione - si ricorda, a tal proposito la direttiva dell'8 gennaio 2003 - e selezionando, per la gestione di tali centri, associazioni che garantiscano pienamente il rispetto dei requisiti, morali e materiali, imposti dalle indicazioni del Ministro dell'interno.
Va comunque fatto presente che in attuazione della legge n. 189 del 2002, come illustrato dal Ministro Pisanu nella direttiva per l'attività generale per l'attività amministrativa e per la gestione relativa all'anno 2005, è in piena attuazione il progetto di evoluzione dei centri di permanenza temporanea che diverranno «centri polifunzionali per l'immigrazione», posti al servizio di aree regionali e subregionali e, in ogni caso, istituiti e gestiti di intesa con le regioni e le autonomie locali.
In tali centri avranno luogo tutte le normali attività che la legge prevede nei confronti dei clandestini rintracciati sul territorio nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

SANDI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 20 febbraio 2004 è stato emanato il decreto legislativo n. 51 relativo all'attuazione della direttiva 2001/111/CE che riguarda determinati tipi di zucchero destinati all'alimentazione umana (Gazzetta Ufficiale 28 febbraio 2004, n. 49, S.O.);
l'articolo 2 del suddetto decreto legislativo prevede che: «Lo zucchero di fabbrica, lo zucchero bianco, lo zucchero raffinato e lo zucchero bianco raffinato possono essere posti in vendita o somministrati solo se preconfezionati.»;
la FIPE - Confcommercio (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ha chiesto in seguito alla normativa ulteriori spiegazioni e il Ministro in merito ha risposto con una nota che la normativa «ha vietato l'uso delle zuccheriere con il coperchio apribile», mentre si possono usare le zuccheriere «dosatrici»;
per chi non ottempera sono previste sanzioni da 2.000 a 6.000 euro ma la normativa non contiene una descrizione precisa delle zuccheriere «dosatrici» -:
se il Ministro possa adottare iniziative volte ad un ulteriore chiarimento riguardante il tipo di zuccheriere da poter considerare conformi alle norme emanate in proposito.
(4-10614)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in questione; con la quale si richiedono ulteriori chiarimenti per la corretta applicazione dell'articolo 2 del n. 51/2004 (Attuazione della direttiva 2001/11/CE relativa a determinati tipi di zucchero destinati all'alimentazione umana) circa la somministrazione dello zucchero, si comunicano le seguenti informazioni.
È, innanzitutto, da evidenziare che gli operatori interessati si sono sostanzialmente adeguati alla norma sopra citata.
Anche per gli organi di vigilanza, la norma risulta non presentare problemi.
Alla FIPE, che aveva chiesto chiarimenti, il ministero delle attività produttive, come segnalato dallo stesso interrogante, ha dato riscontro con l'istruzione Ris. 28 maggio 2004, n. 769422, specificando che, in conformità allo spirito della normativa, che intende salvaguardare l'igiene e la salute del consumatore, possono usarsi zuccheriere dosatrici, in quanto sono contenitori chiusi.
Il ministero è disponibile, comunque, nell'ambito di possibili proposte di modifica del suddetto decreto legislativo nelle forme procedurali richieste dalla tipicità dell'atto in questione, a valutare ogni iniziativa utile a meglio specificare che lo zucchero debba essere offerto o somministrato nelle collettività


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quali bar, ristoranti e mense in confezioni chiuse, oppure in zuccheriere che non abbiano coperchi apribili, ma consentano al consumatore di dosare la quantità di zucchero alle proprie esigenze.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

SERENI, CALZOLAIO, SPINI, GIOVANNI BIANCHI, INTINI e CIMA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2001, n. 459, che detta le norme per lo svolgimento del voto per corrispondenza degli italiani all'estero, prevede agli articoli 17 e 19 la definizione di forme di collaborazione e la stipula di accordi bilaterali con i governi dei Paesi nei quali risiedono elettori di cittadinanza italiana, volti a rendere possibile ed a garantire lo svolgimento del voto;
alcuni governi di Paesi nei quali è considerevole l'immigrazione di italiani, tra i quali il Canada, hanno in passato manifestato preoccupazioni in ordine a possibili interferenze con lo svolgimento della loro vita politica e civile e, pertanto, si sono dimostrati restii ad addivenire ad accordi che rendano possibile l'esercizio del voto;
il Comitato per gli Italiani all'Estero (COMITES) di Toronto ha espresso allarme per il persistente atteggiamento di chiusura del governo canadese ed ha rivolto un appello ai più alti responsabili istituzionali del nostro Paese affinché vi sia un intervento immediato e risolutivo diretto a superare le remore ancora esistenti -:
quale sia lo stato dei rapporti con il Governo canadese in ordine alla possibilità di stipulare un accordo bilaterale che regoli le condizioni per lo svolgimento del voto in loco;
quali iniziative il Governo italiano intenda adottare per superare, nel poco tempo a disposizione, le resistenze del governo canadese;
se vi siano altre situazioni nelle quali si profilano analoghe difficoltà in ordine alla possibilità di esercitare il voto per corrispondenza.
(4-11555)

Risposta. - L'intesa raggiunta con il Canada in attuazione della legge 459/2001 sul voto all'estero garantisce che gli elettori italiani colà residenti, anche in possesso della doppia cittadinanza, non subiscano alcun pregiudizio, in ordine ai propri diritti individuali e al posto di lavoro, per il fatto di esercitare l'elettorato attivo, ma rimanda ad ulteriori approfondimenti sulla legislazione (federale e provinciale) canadese per quanto riguarda le eventuali conseguenze derivanti dall'esercizio dell'elettorato passivo, lasciando così sospesa la possibilità per gli italiani residenti in Canada di candidarsi per le elezioni politiche.
A partire dalla prima consultazione referendaria del giugno 2003, sono intercorsi tra l'Ambasciata in Ottawa e le competenti Autorità canadesi continui negoziati per addivenire ad una nuova versione completa e definitiva dell'intesa, che includa anche il riconoscimento canadese del diritto di elettorato passivo per i nostri connazionali. In tale ambito ha operato anche la 1a Commissione affari costituzionali del Senato che non solo ha promosso un'indagine conoscitiva sulle misure da predisporre per lo svolgimento delle campagne elettorali e l'esercizio del voto nella circoscrizione estero, ma ha anche inviato propri rappresentanti in Canada con il fine di incontrare le nostre Autorità consolari ed i rappresentanti dell'associazionismo e dei media locali residenti in Canada, per esaminare eventuali problematiche legate all'applicazione concreta della legge sul voto all'estero per corrispondenza, ivi compresa quella del mancato riconoscimento dell'elettorato passivo. La situazione attuale dei negoziati lascia prevedere qualche apertura, anche se i canadesi hanno confermato ad ogni livello una particolare sensibilità all'argomento.
Per quanto riguarda la situazione generale delle Intese, esse sono state ormai


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raggiunte con 117 paesi, e comunque con tutti quelli in cui risiede una significativa collettività italiana e non si segnala alcun altro caso in cui siano state sollevate difficoltà analoghe a quelle incontrate con il Governo canadese.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Gianpaolo Bettamio.

SGOBIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il pomeriggio del 29 agosto 2004 si è svolta ad Acerra (Napoli) una grande manifestazione popolare e pacifica di protesta contro l'installazione del termovalorizzatore, che dovrebbe avvenire senza attendere le conclusioni dei tecnici sulla compatibilità del sito prescelto;
la manifestazione era aperta dal sindaco della città e da altri sindaci di comuni viciniori, tutti con la fascia tricolore;
alla manifestazione partecipavano anziani, donne, bambini;
a un certo punto dello svolgimento della medesima alcuni provocatori hanno lanciato pietre nei confronti delle forze dell'ordine e in risposta a tali gesti sconsiderati le forze dell'ordine prima hanno sparato lacrimogeni nel pacifico corteo, poi lo hanno indiscriminatamente caricato, infine hanno dato vita a un vero e proprio rastrellamento durato alcune ore;
sembrerebbe, da alcune testimonianze, che siano stati lanciati lacrimogeni persino da un elicottero delle forze dell'ordine;
fra i feriti e i contusi risultano esservi anche il sindaco di Acerra, Espedito Marletta, e il senatore Tommaso Sodano;
a parere dell'interrogante, tali comportamenti, oltre ad aumentare la tensione e la rabbia dei pacifici cittadini di Acerra, contraddicono l'urgente necessità di dare al Mezzogiorno ed alla sua popolazione segnali di attenzione relativi alla sua riqualificazione ed al suo sviluppo -:
per quale ragione, invece di isolare i provocatori, si sia dato vita a tali cariche, violente e generalizzate, e perché si sia successivamente rastrellato il territorio;
chi abbia impartito gli ordini in oggetto e se intenda aprire un'inchiesta, assumendo di conseguenza provvedimenti disciplinari nei confronti di coloro che risultassero responsabili;
se, dopo i gravi fatti avvenuti, non si ritenga necessario sospendere immediatamente i lavori di installazione del termovalorizzatore.
(4-10750)

Risposta. - La manifestazione di protesta contro la costruzione del termovalorizzatore, svoltasi ad Acerra il 29 agosto 2004, avrebbe dovuto concludersi con una assemblea pubblica presso un incrocio con la strada provinciale «Caivano-Maddaloni», ove era attivo un sit-in permanente del «Comitato di lotta contro l'inceneritore».
Durante lo svolgimento del corteo, in più circostanze, un folto gruppo di violenti, composto da qualche centinaio di persone, molte delle quali travisate, ne ha preso la testa, sopravanzando il Sindaco e gli altri esponenti politici che vi partecipavano, rendendo evidente la scarsa capacità degli organizzatori di controllare completamente l'iniziativa e di ricomporla secondo lo schema concordato.
Giunto in prossimità del luogo ove era prevista la conclusione del corteo, il gruppo che ne aveva preso la testa se ne è staccato, raggiungendo il primo sbarramento delle Forze dell'ordine, posto oltre il limite previsto per lo svolgimento della manifestazione; da lì ha cominciato a scandire
slogan e ad eseguire ripetuti tentativi di sfondamento, respinti a fatica dagli agenti.
Come ricordato anche dall'interrogante è quindi cominciato, contro gli operatori di polizia, un fitto lancio di pietre, biglie di metallo, bottiglie e altri corpi contundenti, tra i quali bidoni dell'immondizia e paletti metallici divelti dalle recinzioni.


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Il personale di polizia è riuscito a resistere anche a questa aggressione senza reagire, riparandosi con gli scudi per oltre trenta minuti, nella consapevolezza che eventuali azioni di alleggerimento avrebbero potuto coinvolgere i manifestanti pacifici che stavano sopraggiungendo per concludere il corteo.
In questa prima fase di scontri sono stati feriti un carabiniere ed un finanziere.
Solo quando si è avuta certezza che la maggior parte dei manifestanti aveva iniziato il deflusso ed era già sufficientemente distante, le forze dell'ordine hanno iniziato a rispondere ai continui tentativi di sfondamento con brevi «spinte» di alleggerimento e con l'impiego di artifici lacrimogeni, rigorosamente lanciati con le cautele previste. Può quindi escludersi che vi siano stati lanci dall'elicottero della Polizia di Stato che sorvolava la zona.
Ne è seguita una ulteriore e più intensa sassaiola contro gli agenti ed un tentativo, da parte di gruppi violenti, di raggiungere il cantiere interdetto attraverso le campagne circostanti, per cui gli operatori di polizia sono stati costretti ad intervenire per contrastare tali gruppi anche lontano dalla zona interessata dal corteo, nella campagna ai margini dell'impianto.
I tafferugli sono quindi proseguiti mentre la folla si disperdeva e piccole bande di violenti, sempre a volto coperto, attaccavano le Forze di polizia, alimentando o ponendo in essere altre iniziative: alcuni dimostranti hanno interrotto la circolazione ferroviaria della linea Cancello Arnone-Napoli, danneggiando la stazione di Acerra, altri hanno manifestato presso il supermercato «IperCoop» lanciando sassi in direzione delle auto della polizia intervenute per la circostanza, mentre un centinaio circa di manifestanti ha occupato la corsia nord dell'autostrada A1, all'altezza dello svincolo Afragola-Acerra, per chiedere il rilascio dei dimostranti fermati.
In tutte le circostanze, l'azione delle forze di polizia è stata eseguita in modo da limitare quanto più possibile il coinvolgimento dei manifestanti pacifici e solo quando è apparso evidente che non era possibile fermare altrimenti gli aggressori.
Complessivamente, nel corso degli scontri sono rimasti contusi o feriti 41 operatori di polizia, di cui 25 della polizia di Stato, 5 dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza; tra i manifestanti risultano 15 contusi.
Il sindaco di Acerra, intervenuto per sedare la tensione, risulta essere stato colpito alla testa da un sasso.
Le persone fermate e condotte in questura per l'identificazione sono state 15, di cui 4 sono state tratte in arresto per violenza e lesioni a pubblico ufficiale ed altri reati, mentre le restanti, e numerose altre identificate successivamente, sono state deferite in stato di libertà.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

SGOBIO. - Al Ministro per l'innovazione e le tecnologie, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la funzione pubblica. - Per sapere - premesso che:
il 28 gennaio 2005, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per l'innovazione e le tecnologie, di concerto con il Ministro per la funzione pubblica, ha approvato in via definitiva un provvedimento che intende disciplinare le modalità di utilizzo della Posta elettronica certificata (PEC) non solo nei rapporti con la Pubblica amministrazione, ma anche tra privati cittadini;
da questo momento in poi, a seguito dell'approvazione del suddetto provvedimento, nella catena di trasmissione, potranno scambiarsi le e-mail certificate sia i privati, sia le Pubbliche amministrazioni;
all'articolo 14 dello schema di decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 gennaio 2005, risulta che saranno i gestori del servizio, iscritti in apposito elenco tenuto dal CNIPA (che verificherà i requisiti soggettivi ed oggettivi inerenti ad esempio alla capacità ed esperienza tecnico-organizzativa, alla dimestichezza con procedure e metodi per la gestione della


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sicurezza, alla certificazione ISO9000 dei processo), a fare da garanti dell'avvenuta consegna;
al comma 3 dell'articolo 14 si prevede che per iscriversi all'elenco dovranno possedere un «capitale sociale minimo non inferiore a un milione di euro» e presentare una polizza assicurativa contro i rischi derivanti dall'attività di gestore;
secondo alcune prime stime, peraltro pubblicate su vari organi di stampa, con la firma via e-mail certificata, che di fatto sostituisce le vecchie raccomandate cartacee, almeno 20.000 persone rischiano di perdere il posto di lavoro, tenuto conto del fatto che sono tante le realtà dell'informatica che non saranno in grado di soddisfare i requisiti stabiliti dalla legge, tra i quali essenziale è la suddetta clausola della dotazione di capitale sociale (un milione di euro), che tante piccole aziende non possono evidentemente permettersi, a tutto vantaggio delle imprese di grandi dimensioni -:
se non ritengano opportuno attivarsi, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, soprattutto con iniziative di natura normativa, al fine di scongiurare tale preoccupante e grave scenario, che rischia di mettere in ginocchio tante piccole aziende e che mette a repentaglio il futuro occupazionale di 20.000 lavoratori.
(4-13179)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, relativa alla disciplina dell'utilizzo della posta elettronica certificata, con particolare riferimento all'obbligo del capitale sociale di un milione di euro richiesto ai soggetti che intendono gestire il servizio stesso, si rappresenta quanto segue.
L'elevato sviluppo di servizi della Società dell'Informazione ha determinato non soltanto effetti di grande rilevanza (non ultimi di carattere economico) nel nostro Paese, ma ha anche generato la richiesta di garanzia e sicurezza per quelle attività che oltre a costituire il naturale sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, si sono affermate come le soluzioni del futuro per tutti quei rapporti tradizionalmente affidati allo strumento cartaceo.
Tra queste ultime la posta elettronica certificata, come è noto, è un sistema che applica le tecnologie della sicurezza informatica all'
e-mail. Il regolamento, approvato definitivamente il 25 gennaio scorso dal Consiglio dei Ministri, attualmente in corso di pubblicazione, pone infatti in rilievo i due momenti fondamentali nella trasmissione dei documenti informatici: l'invio e la ricezione.
Certificare queste due fasi significa attribuire all'
e-mail la stessa validità della raccomandata con avviso di ricevimento, indispensabile quando occorre la certezza giuridica della ricezione e del momento in cui avviene, come ad esempio accade per domande a concorsi, ricorsi amministrativi, atti interruttivi della prescrizione eccetera.
La posta elettronica certificata, quindi, unitamente alla firma digitale e ad altre soluzioni tecnologiche della società dell'informazione, oltre ad assicurare rapidità ed efficienza, rappresenta una nuova realtà per la certezza giuridica dei rapporti che cittadini ed imprese intrattengono con la pubblica amministrazione, e di quelli tra privati.
Tale aspetto impone cautele e garanzie maggiori di quelle esistenti in altri settori della Società dell'informazione; in tal senso si prenda in considerazione l'orientamento affermato dalla Commissione europea nella direttiva 1999/93/CE, recepita nel nostro ordinamento dal decreto legislativo n. 10 del 2002, che impone ai certificatori di firma elettronica requisiti ed obblighi precisi.
In materia di posta elettronica certificata non è stata adottata alcuna direttiva comunitaria, tuttavia la I Commissione del Senato della Repubblica in sede di parere reso sul predetto regolamento ha espressamente richiesto al Governo «la definizione di requisiti più rigorosi per i fornitori, utilizzando come riferimento quelli richiesti per attività bancaria o per i certificatori di firme»; dello stesso tenore anche il parere espresso dalla I Commissione della Camera dei Deputati.


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Come è noto tra i requisiti necessari per svolgere attività bancaria o quella di certificazione di firme è previsto, tra l'altro, il possesso di un capitale pari a 6,5 milioni di euro, interamente versato.
Allo scopo di accogliere, seppur parzialmente le istanze rappresentate dai
providers, il Governo non ha recepito interamente quanto richiesto dagli organi parlamentari; non era tuttavia possibile disattendere completamente l'indicazione formulata in sedi tanto autorevoli.
Nell'ottica, quindi, di tutelare e salvaguardare tutti gli interessi coinvolti è stata adottata una soluzione, quale quella del possesso di un capitale sociale minimo non inferiore a un milione di euro, tale da assicurare, unitamente alla possibilità di aprire il mercato anche ai
providers, soprattutto la tutela degli utenti.
Infatti il suddetto requisito appare idoneo ad accertare la capacità dei gestori di posta elettronica certificata di svolgere il servizio con efficienza e di fornire adeguate garanzie in relazione alle significative nuove responsabilità a loro attribuite dal regolamento in questione.
Si fa riferimento, in particolare, agli obblighi, anche in termini di risarcibilità di danni in sede civile, che l'esercizio di un'attività, quale è quella di recapito di corrispondenza elettronica con valore di raccomandata con avviso di ricevimento, comporta. Tutto ciò deve, ovviamente, risultare compatibile con le esigenze degli utenti e tenere conto dell'esigenza di tutela di valori essenziali nel nostro ordinamento, quali l'affidamento e la certezza dei rapporti giuridici.
Va peraltro sottolineato che l'entità del capitale individuata nel regolamento, ben lontana dagli elevati livelli richiesti nei pareri parlamentari, appare non solo congrua rispetto alla complessità anche organizzativa del servizio svolto, e delle responsabilità giuridiche e patrimoniali connesse, ma anche ragionevole in termini assoluti.
Non deve fra l'altro sottacersi la possibilità che i
providers individuino forme di collaborazione, associandosi, al fine di conferire congiuntamente i capitali necessari a raggiungere gli opportuni livelli di complessità organizzativa ed efficienza operativa.
Il Ministro per l'innovazione e le tecnologie: Lucio Stanca.

SGOBIO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il maltempo delle ultime settimane al Sud, soprattutto in Calabria, continua a far sentire i suoi pesanti effetti anche sull'agricoltura, dove, secondo la Confederazione Italiana Agricoltori, si sono già registrati danni per milioni di euro;
le abbondanti nevicate, le piogge e l'eccezionale ondata di freddo hanno colpito non solo le colture (ortaggi, alberi da frutta), ma anche le strutture agricole (in particolare serre e stalle) e in special modo la zootecnia che è a rischio sopravvivenza;
molti animali sono morti per il freddo, altri per il crollo di stalle e capannoni, mentre migliaia di capi rischiano di morire per l'impossibilità di essere alimentati e numerose aziende zootecniche calabresi stanno, inoltre, esaurendo le scorte di foraggio e mangime;
nelle zone interne e montane, dove la zootecnia rappresenta l'unica fonte di reddito, sono numerose le imprese isolate da diversi giorni e che rischiano di vedere i loro animali morire per stento;
secondo la Confederazione Italiana Agricoltori tali danni «rendono ancora più complesso lo scenario della zootecnia calabrese che già vive un momento di grande incertezza con gli imprenditori, che, a causa di emergenze climatiche e sanitarie, come la Lingua Blu, vedono calare i redditi e diminuire sempre di più la loro competitività sui mercati» -:
se non ritenga opportuno adoperarsi, a tutela di tutto il comparto agricolo della Calabria, presso i soggetti interessati, al fine di attivare tutte le necessarie procedure per la proclamazione dello stato di


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emergenza, considerata la calamità naturale rappresentata da uno degli inverni più freddi degli ultimi venti anni.
(4-13356)

Risposta. - L'interrogazione in esame fa riferimento alle avversità atmosferiche che negli scorsi mesi si sono abbattute sui territori agricoli della regione Calabria.
Al riguardo, si fa presente che potranno essere attivati gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale, di cui all'articolo 5, comma 2, lettere
a), b), c), e d) e comma 3 del decreto legislativo n. 102 del 2004, sulla base degli accertamenti dei danni sulla produzione lorda vendibile delle aziende agricole delle aree colpite non inferiori al 30 per cento (20 per cento se trattasi di zone svantaggiate).
Allo stato, la regione Calabria non ha ancora avanzato proposte di intervento del Fondo di solidarietà nazionale.
Si assicura che non appena perverranno le proposte regionali, nei termini e con le modalità prescritte, l'amministrazione provvederà all'istruttoria di competenza per l'emissione del decreto di declaratoria.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

SINISCALCHI e CENNAMO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
a Napoli, come riportato da numerosi organi di informazione, presso un cantiere abbandonato nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Mergellina, sono state rinvenute due sorgenti radioattive;
le due sorgenti radioattive, provvidenzialmente individuate e rimosse dal Nucleo carabinieri del N.O.E., erano contenute in due ampie sfere di acciaio ricoperte di rifiuti e nascoste da una fitta e spontanea vegetazione;
entrambi i contenitori rinvenuti sarebbero stati alimentati da «cesio 137»;
l'operazione delle forze dell'ordine si inserisce nel più ampio ambito di una indagine, della Procura della Repubblica di Vicenza, scaturita da un incidente radioattivo verificatosi presso una acciaieria vicentina;
la notizia del rinvenimento di sostanze radioattive, ubicate in pieno centro, ha inevitabilmente destato preoccupazione tra i cittadini, desiderosi di informazioni complete ed esaurienti in ordine ai rischi per le prolungate presenze in zona dei materiali nonché in relazione ad eventuali abbandoni, in altri cantieri del territorio, di materiali di composizione organica analoga;
la presenza di sorgenti radioattive nei cantieri industriali abbandonati, pone una ulteriore preoccupazione in relazione al rischio di un uso sconsiderato e pericoloso che potrebbe essere fatto delle sostanze ad opera di «scopritori» privi di scrupoli e desiderosi di destabilizzare e creare panico;
il fenomeno della dismissione e della reiezione di sostanze potenzialmente pericolose si inserisce nel più vasto ambito che interessa le lavorazioni, a qualunque scopo, di sostanze in grado di sprigionare scorie radioattive -:
se, all'esito delle analisi e degli approfonditi esami delle sorgenti radioattive sequestrate, sia possibile stabilire gli eventuali rischi per le persone che, negli anni, sono state involontariamente esposte alla presenza di radiazioni propalate da quella fonte;
se i Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze non ritengano necessario informare i cittadini in ordine alla effettività dei rischi connessi alla detenzione di detti materiali in spazi attigui a siti particolarmente e quotidianamente frequentati, da quelle ritrovate a Napoli a quelle eventualmente identificate altrove;
se sia in corso un monitoraggio capillare delle zone nelle quali sorgenti radioattive di analogo contenuto possano


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essere rinvenute a seguito di dismissioni di attività e abbandono di materiali industriali;
quali attività di monitoraggio e prevenzione sono state predisposte in ambito industriale per verificare gli usi, le dismissioni, gli smaltimenti di sorgenti radioattive.
(4-09246)

Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri e anche tramite informazioni ricevute dal ministero dell'interno e dal ministero della salute.
In riferimento all'atto ispettivo indicato in oggetto e a seguito di specifiche informazioni avute dall'APAT, organo che ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, svolge le funzioni ispettive per l'osservanza dello stesso decreto legislativo, «nonché, per quanto attiene alla sicurezza nucleare ed alla protezione sanitaria, della legge 31 dicembre 1962, n. 1860, ...a mezzo dei propri ispettori
omissis...», si forniscono i seguenti elementi informativi.
Funzionari dell'APAT hanno fornito, come componenti di una Commissione appositamente costituita dal Prefetto di Vicenza, supporto tecnico per la gestione dell'emergenza radiologica, ivi compresa l'informazione della popolazione, verificatasi a seguito dell'incidente del 12 gennaio 2004 accaduto nelle Acciaierie Beltrame di Vicenza, in cui si è verificata la fusione di una sorgente di Cesio 137.
A seguito di tali eventi il Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente ha svolto indagini che, come riportato nelle notizie fornite da agenzie di stampa, hanno condotto al rinvenimento ed al sequestro di due sorgenti di Cesio 137 per controlli di densità, non più utilizzate, presenti in un cantiere della L.T.R. OC Scral presso Napoli.
In proposito, si informa, sulla base di quanto precisato dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, che il 23 gennaio 2004, nel corso di un sopralluogo presso il suddetto cantiere svolto da militari del Nucleo Operativo Ecologico di Napoli, venivano rinvenute e sequestrate le predette due sorgenti radioattive del tipo «cesio 137», che comunque si presentavano in condizioni di sicurezza, in quanto schermate con un apposito involucro sferico del diametro di circa 20 cm.
Nella circostanza, sia l'esperto del Centro Ricerche Radioattività Regionale della Campania, intervenuto a richiesta del NOE, che quello nominato dalla società «Linea Tranviaria Rapida Opere Civili» (L.T.R.O.C.), dopo aver effettuato tutte le misurazioni del caso, stabilivano che l'area non era stata contaminata.
L'autorità giudiziaria, subito informata della circostanza, disponeva il dissequestro del citato materiale, che veniva trasportato presso l'E.N.E.A. di Roma per il definitivo smaltimento.
Si sottolinea che l'impiego delle sorgenti del tipo di quelle cui si fa riferimento è, nella stragrande maggioranza dei casi, soggetto ad autorizzazione rilasciata a livello periferico (prefetto o autorità sanitaria) e che l'intendimento di cessare la pratica oggetto dell'autorizzazione deve essere comunicato, ai sensi del decreto legislativo n. 230/1995 sopra richiamato, all'autorità che ha rilasciato il provvedimento stesso. In tale fase possono essere richieste le necessarie misure atte a garantire la corretta dismissione di tali sorgenti.
In materia di informazione alla popolazione in caso di emergenza radiologica,
l'articolo 134 dello stesso decreto legislativo n. 230/1995, prevede un decreto, in via di emanazione, «del Ministro della Salute, d'intesa con il Ministro dell'interno, per il coordinamento della protezione civile e dell'ambiente, sentita l'APAT...», con il quale sono stabiliti le autorità e gli enti che provvedono o concorrono alla diffusione preventiva dell'informazione di cui all'articolo 130 del predetto decreto.
Per quanto attiene le sorgenti orfane si rammenta che in data 22 dicembre 2003 è stata emanata la direttiva del Consiglio 2003/1.22/EURATOM, che riguarda il controllo delle sorgenti radioattive sigillate ad alta attività è delle sorgenti orfane da recepire entro il 31 dicembre 2005.


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La direttiva integra le disposizioni della precedente direttiva 96/29, rafforzando il controllo sulle sorgenti sigillate ad alta attività (si tratta di sorgenti racchiuse da un'apposita capsula), che superano un fissato valore e quelle orfane (sorgenti abbandonate, smarrite o comunque senza controllo).
Una della disposizioni più importanti della direttiva è l'obbligo di tenere da parte del detentore un registro nel quale vengano annotati tutti i dati rilevanti relativi alla sorgente. Tale registro, che può essere anche redatto in forma elettronica, dovrà essere inviato all'autorità competente che terrà il quadro della situazione nazionale. Tale disposizione, sotto questo aspetto, è particolarmente innovativa, in quanto cambia sostanzialmente le modalità, già da tempo consolidate, di trasmissione dei dati e prevede che l'autorità competente dovrà farsi carico del registro nazionale delle sorgenti radioattive.
La direttiva, inoltre, dispone obblighi per i detentori, contiene apposite previsioni per l'identificazione e la posizione di un contrassegno alle sorgenti e prevede azioni nel campo della formazione e informazione che, in particolar modo, dovranno essere indirizzate al personale dei grandi depositi o impianti di riciclaggio dei rottami metallici e dei nodi di transito come le dogane.
Inoltre, la stessa direttiva contiene anche una norma a carattere programmatico che prescrive agli Stati membri interventi per il recupero delle sorgenti orfane e per affrontare l'emergenza nonché «l'organizzazione di campagne di recupero delle sorgenti orfane che sono state tramandate da attività del passato», (comma 4 dell'articolo 9 della direttiva).
La direttiva, infine, prevede disposizioni relative a scambio di informazioni tra le amministrazioni dei vari Stati, il mantenimento di un sistema di ispezioni, la redazione di apposite relazioni sull'esperienza acquisita nell'applicazione della direttiva stessa e l'istituzione di un comitato consultivo che, tra l'altro, ha il compito di rivedere le modalità di raccolta delle informazioni relativamente agli obblighi di registrazione.
Per una più completa informativa si evidenzia che l'attuale decreto legislativo n. 230/1995, ai fini della sicurezza in materia di radioprotezione, individua e definisce le importanti figure dell'Esperto Qualificato e del Medico Autorizzato, i loro compiti istituzionali e, tra l'altro, l'articolo 10 del predetto decreto individua, altresì, le competenze ispettive comprese quelle attribuite agli organi del Sevizio sanitario nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

SQUEGLIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di San Marco Evangelista, in provincia di Caserta, il sindaco ha imposto la chiusura del cimitero per il giorno martedì 23 novembre 2004 con ordinanza n. 22/2004 del 22 novembre 2004. Tale ordinanza citava testualmente: «Riscontrata la necessità e l'urgenza di provvedere ad eseguire lavori di straordinaria manutenzione presso il locale cimitero di via Fabbrica si ordina la chiusura al pubblico del cimitero comunale di via Fabbrica per il giorno di martedì 23 novembre 2004»;
in realtà si trattava non «di lavori di straordinaria manutenzione», ma della installazione di impianti di stazione radio base per telefonia mobile, sul lastrico solaio della Cappella Madre del cimitero comunale;
un comitato cittadino ha pacificamente manifestato contro all'installazione delle antenne in luogo sacro e per la stretta vicinanza alle abitazioni;
nel corso della manifestazione spontanea, assolutamente pacifica ed innocua, vi è stata una forte presenza delle forze dell'ordine. Risulta che erano presenti sul posto il commissario della polizia di Stato di Maddaloni con propri agenti, il maresciallo della stazione dei carabinieri del comune di San Nicola La Strada con


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propri carabinieri, un tenente dei carabinieri della stazione di Caserta, la DIGOS di Caserta oltre ad una massiccia presenza di agenti della squadra mobile di Napoli;
San Marco Evangelista è un comune piccolo e tranquillo con circa 6.000 abitanti con la presenza, ai fini dell'ordine pubblico, del solo corpo dei vigili urbani che conta cinque elementi;
a parere dell'interrogante, non sussistevano ragioni che legittimassero il massiccio dispiegamento delle forze dell'ordine atteso che, come sicuramente noto anche alle autorità di pubblica sicurezza competente per territorio, la situazione dell'ordine pubblico non risultava compromessa -:
quali gravi ed urgenti pericoli per l'ordine pubblico siano stati rappresentati tali da indurre i responsabili della polizia di Stato e dei carabinieri ad approntare un vasto e massiccio servizio;
se sussistevano o meno gravi e concreti pericoli per l'ordine pubblico e la sicurezza e, nel caso fossero stati accertati, da chi sono stati denunciati o rilevati;
quanti agenti, C.C. e vigili urbani, siano stati impegnati nel servizio ed il costo che tale dispendio di uomini e mezzi ha procurato alla collettività;
se nel corso della manifestazione ci siano stati incidenti, tumulti o provocazioni all'indirizzo degli operanti;
se si sia accertato il numero dei partecipanti alla manifestazione;
se sono stati previsti a tutela dell'integrità della salute pubblica, sistemi permanenti di monitoraggio dei valori del campo elettromagnetico.
(4-11892)

Risposta. - In merito alla vicenda richiamata dall'interrogante, si evidenzia che il comune di San Marco Evangelista, in provincia di Caserta, nei mesi di luglio e ottobre 2004, rilasciava tre diverse autorizzazioni a società concessionarie di telefonia mobile per l'installazione degli impianti tecnologici, a servizio delle rispettive reti di trasmissione, sul lastrico del solaio della «Cappella Madre» del cimitero comunale.
In data 15 ottobre 2004, mentre una delle ditte concessionarie dava inizio ai lavori, un gruppo di persone si presentava in cantiere, costringendo, con minacce verbali, gli operai ad interrompere ogni attività per la realizzazione dell'impianto.
Nel frattempo, si costituiva un Comitato cittadino denominato «Per la vita e per l'ambiente», con l'intento di contrastare l'installazione delle antenne di telefonia mobile in quell'area.
Per venire incontro alle esigenze dei cittadini, lo stesso 15 ottobre, il sindaco di San Marco Evangelista, dopo un incontro con i rappresentanti del citato comitato cittadino, informava la cittadinanza dell'intenzione di riesaminare, in sede di autotutela, tutta la questione, sospendendo, nelle more, i relativi lavori.
Non essendo intervenuto alcun provvedimento di sospensione, il successivo 9 novembre una cinquantina di persone inscenava nuovamente una manifestazione di protesta dinanzi all'ingresso del cimitero.
Alcuni responsabili delle società concessionarie del servizio mobile di telefonia richiedevano, quindi, l'assistenza della forza pubblica per consentire la conclusione dei lavori.
Dopo un attento esame da parte del locale comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, veniva disposta l'effettuazione di un servizio di ordine pubblico presso il cimitero comunale al fine di prevenire eventuali turbative o tensioni, per il tempo strettamente necessario al completamento delle opere in questione.
Il 23 novembre scorso, data prevista per la conclusione dei lavori, si verificavano ulteriori manifestazioni di protesta da parte di alcuni cittadini i quali, dopo essersi recati nelle immediate vicinanze del cimitero, riscontrata la presenza del servizio d'ordine, si portavano all'esterno del municipio, bloccando, per circa tre ore, la circolazione stradale.
La manifestazione si è conclusa soltanto dopo le assicurazioni fornite ai manifestanti in merito ad un incontro, tenutosi nella stessa mattinata, presso la locale prefettura.


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Va, altresì, precisato che il comune di San Marco Evangelista, in data 28 novembre 2004, ha trasmesso alla procura della Repubblica presso il tribunale di S. Maria Capua Vetere un esposto a firma del presidente del citato comitato e di alcuni consiglieri comunali di minoranza con cui si denuncia la non conformità dei lavori edili in questione alla normativa antisismica vigente.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

TANONI. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro per le politiche comunitarie. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo n. 164/2000 in recepimento della Direttiva 98/30/CE, è stato disciplinato il processo di liberalizzazione del mercato del gas naturale;
scopo della direttiva 98/30/CE, ora abrogata dalla direttiva 2003/55/CE, era quello di dettare regole comuni per lo stoccaggio, il trasporto, la fornitura e la distribuzione del gas naturale;
scopo del decreto legislativo n. 164/2000 è quello di intervenire in materia organica su tutte le fasi della filiera del gas comprese quelle non disciplinate dalla direttiva;
il mercato del gas naturale sta vivendo, dunque al pari del settore dell'energia elettrica, una radicale trasformazione;
l'attuale situazione di monopolio verrà gradualmente eliminata, lasciando spazio a nuovi operatori;
la liberalizzazione del mercato del gas naturale in Italia è destinata a produrre importanti conseguenze per la promozione della concorrenza e forti impatti sull'intero sistema industriale;
la spinta competitiva renderà l'intera filiera del gas sempre più efficiente e i prezzi per i consumatori sempre più vantaggiosi a patto che non si verifichino ritardi ingiustificati che rallentino il processo in corso;
successivamente al decreto legislativo n. 164/2000, è intervenuta la legge n. 239/2004 «Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia» quale risposta necessitata dai rilievi mossi dalla Commissione Europea nei confronti dello Stato italiano a causa dell'eccessiva durata del periodo transitorio e tesi a sollecitare una più spedita liberalizzazione del settore del gas;
la finalità, tra le altre, del suesposto intervento normativo, teso ad imprimere un'ulteriore accelerazione al processo di liberalizzazione del mercato del gas, sta nell'avviare quanto prima le gare per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas e non di procrastinare ulteriormente tale data;
in data 10 novembre 2004 è stata inviata una nota a firma del professor Sergio Garribba, Dirigente Generale della Direzione Generale dell'energia e delle risorse minerarie del Ministero delle Attività Produttive, a tutti gli Enti locali per il tramite dell'A.N.C.I., e avente ad oggetto: chiarimenti in materia di affidamenti e concessioni di distribuzione di gas naturale di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, come modificato dall'articolo 1, comma 69, della legge 23 agosto 2004, n. 239. Con tale nota (prot. 0002355) si è data l'interpretazione secondo cui il decreto Marzano avrebbe allungato e non abbreviato il periodo transitorio, con ciò contraddicendo la lettera e lo spirito dell'intervento legislativo -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del contenuto della nota predetta;
se i Ministri in indirizzo ritengano di predisporre un intervento, a mezzo di idonea circolare ministeriale, o di assumere ogni altra iniziativa idonea a ricondurre i comportamenti delle amministrazioni italiane all'osservanza degli indirizzi comunitari.
(4-12436)


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Risposta. - L'atto di sindacato ispettivo in questione attiene in particolare ad alcuni aspetti di una nota della direzione generale dell'energia e delle risorse minerarie del 10 novembre 2004, con la quale sono stati forniti agli operatori del settore gas alcuni chiarimenti in materia di affidamenti e concessioni di distribuzione di gas naturale con specifico riferimento al periodo transitorio disciplinato dall'articolo 15 del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, così come modificato dall'articolo 1, comma 69, della legge 23 agosto 2004, n. 239.
Si premette che la distribuzione del gas, ai sensi dell'articolo 14 del citato decreto legislativo n. 164/2000, è un'attività di servizio pubblico (che non necessita di alcun tipo di autorizzazione), mentre la vendita di gas è un'attività commerciale, divenuta libera dal 1o gennaio 2003 sull'intero territorio nazionale.
Il servizio di distribuzione è affidato esclusivamente mediante gara dagli Enti locali ai quali spettano funzioni di indirizzo, vigilanza, programmazione e controllo sulla stessa attività.
Recentemente, a seguito dell'entrata in vigore delle norme di riordino del settore energetico, sono state apportate alcune modifiche al regime di transizione nell'attività di distribuzione gas, il cui termine è ora fissato al 31 dicembre 2007.
In proposito si precisa, che l'affidamento del servizio di distribuzione del gas mediante gara stabilito dalla normativa vigente non ha lo scopo di incrementare le entrate degli Enti locali, ma quello, in linea con gli obiettivi di Governo di rendere, tramite una maggiore concorrenza, più efficiente e a minor prezzo il servizio stesso.
È apparso da subito, tuttavia, che la nuova norma ha disciplinato un sistema sovrapponendolo ad un altro previgente, senza peraltro stabilire i reciproci rapporti.
Il Ministero delle attività produttive, pertanto, in conformità dell'ordine del giorno approvato dal Parlamento insieme alla legge 239/2004, ha fornito agli operatori del settore una serie di chiarimenti interpretativi - più volte sollecitati dagli stessi operatori sia pubblici che privati - in merito al combinato disposto delle leggi sopracitate per il periodo transitorio, in modo da facilitarne l'applicazione.
In particolare: non essendo intervenuta l'abrogazione delle estensioni del periodo transitorio disciplinate dall'articolo 15, comma 7,
sub lettere a), b) e c) del decreto legislativo n. 164/2000, ma essendo intervenuta l'abrogazione solo della possibilità di cumularle disposta dal successivo comma 8, il Ministero delle attività produttive nella nota del 10 novembre 2004 ha ritenuto che il diritto ad usufruire di almeno una di tali estensioni sia tuttora vigente e che, pertanto, nell'ipotesi più favorevole di estensione (intervenuta proroga disposta dall'Ente locale e presenza di uno dei requisiti previsti, sub lettere b) e c) del citato comma 7) la durata complessiva del periodo transitorio arrivi a conclusione entro il 31 dicembre 2010.
Si fa notare che tale termine, seppure raggiungibile con meccanismi diversi, coincide con quello originariamente previsto dall'articolo 15, comma 7, del decreto legislativo n. 164/2000.
Per quanto riguarda gli effetti
ex nunc delle suddette disposizioni novellate, ribaditi nella citata nota, si pone in evidenza che non trattasi di una interpretazione ministeriale, ma di un principio giuridico generale, essendo evidente che in assenza di esplicite norme transitorie, una legge non può disporre per il passato e che quindi i diritti già legittimamente maturati in base alle norme previgenti non possono essere disconosciuti.
Il Ministero delle attività produttive ha inoltre aggiunto, nel caso di affidamenti o concessioni in essere alla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 164/2000, a suo tempo attribuiti mediante gara, che tuttora mantengono la durata prestabilita, con termine ultimo stabilito comunque al 31 dicembre 2012. Per questi, poiché ricadono nella fattispecie prevista dall'articolo 15, comma 9, del decreto legislativo n. 164/2000, non trovano applicazione le disposizioni in materia di riscatto anticipato stabilite dallo stesso comma 69, le quali lo consentono, ai soli fini dell'effettuazione delle gare, nel caso di concessioni e affidamenti


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che ricadono nella disciplina prevista dall'articolo 15, comma 5, dello stesso decreto legislativo n. 164/2000 e che contengono espressamente tale previsione nei relativi atti di affidamento o concessione.
Si comunica, infine, che una più compiuta disciplina della distribuzione del gas sarà attuata recependo la nuova direttiva 55/2003/CE sul mercato del gas.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.

VENDOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
domenica 2 marzo 2003 la signora Rosa Ascheri veniva investita a Sanremo nei pressi del Teatro Ariston da un'autovettura al cui interno venivano riconosciuti la signora Mara Venier e il signor Massimo Boldi;
l'autista dell'auto, dinanzi alle urla incessanti della vittima dell'investimento, non si fermava per prestare soccorso, contravvenendo in modo palese a quanto previsto dall'articolo 593 del codice penale (omissione di soccorso); non vale la pena di sottolineare il fatto che nelle scorse settimane il Parlamento ha inasprito le pene previste per un reato (omissione di soccorso) considerato particolarmente odioso;
la signora Rosa Ascheri veniva condotta dal marito al pronto soccorso e riceveva le prime cure con una prognosi di 10 giorni;
all'accaduto assisteva un giornalista della trasmissione televisiva «Striscia la notizia», il quale cercava di raccogliere maggiori informazioni sulla vicenda e veniva invece apostrofato da un uomo preposto alla security con la seguente frase: «...poi dite che vi fate male»;
la questura di Imperia starebbe svolgendo indagini sulla ATS, società titolare della security, e sulla eventuale presenza di pregiudicati tra i collaboratori della società;
gli investigatori della Questura ne avrebbero già individuati una decina, ma la ATS smentisce;
il giornalista di «Striscia la notizia», successivamente all'accaduto, chiedeva ad un funzionario RAI, tale Paolo De Andreis, se l'atteggiamento assunto dall'autista rientrava in un codice di comportamento corretto;
a tale domanda il funzionario RAI si esprimeva con frasi offensive e volgari -:
per quale ragione le forze dell'ordine presenti in gran quantità al momento dell'investimento non siano intervenute per l'identificazione degli investitori e per la contestazione del fatto;
se l'ATS risulti vincitrice di una regolare gara d'appalto e provvisto della certificazione antimafia;
come mai la Prefettura competente, all'atto del rilascio della autorizzazione, non si accorgeva della presenza di pregiudicati tra i collaboratori della ATS;
quali provvedimenti siano stati presi nei confronti del dottor Paolo De Andreis, il cui comportamento è stato di incredibile copertura di fatti gravi e costituenti reato.
(4-05680)

Risposta. - Nella serata del 2 marzo 2003, a Sanremo (Imperia) al termine dello spettacolo televisivo «Domenica in», un'autovettura, sulla quale si trovavano alcuni artisti, che avevano partecipato alla trasmissione, nell'effettuare una manovra nel piazzale antistante al Casinò, urtava una signora.
La donna veniva immediatamente soccorsa anche dal personale del commissariato di pubblica sicurezza presente sul posto in servizio di ordine pubblico; dopo aver constatato le lievi lesioni riportate, la signora insisteva per non essere accompagnata in ospedale sostenendo di non accusare dolori. Per tranquillizzarla e prestarle


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comunque soccorso, alcuni dipendenti della RAI, compreso il responsabile della produzione, riuscivano a convincere la donna ad entrare nel Casinò e a riceverà le cure dal personale paramedico in servizio presso la citata struttura. Subito dopo, la signora veniva trasportata con un'ambulanza al pronto soccorso del locale Ospedale, dove veniva visitata e dimessa con una prognosi di 10 giorni.
La questura di Imperia ha precisato che, al momento del fatto, era presente una folla numerosa che premeva per vedere e avvicinare gli artisti, allo scopo di ottenere autografi, creando in tal modo una confusione notevole.
La stessa questura ha, inoltre, precisato che l'investita, prima dell'episodio, era stata ripetutamente invitata, anche dagli agenti della polizia di Stato, a spostarsi dal luogo dove si trovava poiché pericoloso in caso di transito di autovetture in manovra.
Il conducente dell'automobile, nella stessa serata in cui è avvenuto il fatto, si presentava spontaneamente presso il locale Commissariato, dichiarando di essere stato informato dell'evento da terze persone.
Lo stesso, tuttavia, veniva deferito all'autorità giudiziaria competente per violazione dell'articolo 189, comma 6 del codice della strada e il relativo procedimento penale si concludeva il 12 giugno 2003 con l'emissione, da parte del giudice di pace, di un decreto di archiviazione per infondatezza della notizia di reato.
In ordine al comportamento tenuto durante la vicenda dal capo struttura area intrattenimento della RAI, responsabile della trasmissione «Domenica in....», il ministero delle comunicazioni ha riferito che lo stesso, immediatamente informato dell'incidente, si recava in ospedale dove gli veniva riferito che la signora aveva subito contusioni di lieve entità ed era stata immediatamente dimessa. Il giorno successivo, il dirigente RAI contattava telefonicamente l'infortunata assicurandole la massima assistenza da parte dell'Ente.
Quanto alle asserite frasi offensive che lo stesso funzionario della RAI avrebbe rivolto ad un giornalista della trasmissione «Striscia la notizia», gli organi di Polizia hanno riferito di non aver ricevuto querela.
In merito alla sociétà ATS (Around the Show) s.r.l. che ha sede a Roma, si precisa che essa svolge attività di creazione, gestione, produzione, allestimento e distribuzione di iniziative legate al mondo artistico pubblicitario, della moda in genere e del marketing e, agli atti della prefettura di Roma, non risulta che la stessa abbia chiesto o ottenuto un certificato antimafia.
In occasione delle manifestazioni organizzate dalla Rai presso il teatro Ariston a Sanremo, le forze dell'ordine hanno effettuato controlli amministrativi nei confronti della citata società riferendo all'autorità giudiziaria in merito agli illeciti penali riscontrati.
In particolare, in seguito alle verifiche avvenute la sera del 5 marzo 2003, si provvedeva al sequestro penale di alcuni apparecchi - 3 telecamere e relativi monitors - usati dalla predetta società per la televigilanza dei locali del teatro senza la licenza prefettizia prevista dall'articolo 134 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza.
Durante altra attività ispettiva, la sera del 7 marzo 2003, venivano sequestrate all'ATS anche 3 coppie di metal-detector, del tipo a colonnina, destinate al controllo automatico del pubblico in entrata al teatro Ariston, poiché, anche in questo caso, tali strumenti venivano usati senza la prevista licenza prefettizia.
Si soggiunge, infine, che nell'ambito dei controlli effettuati nei confronti della citata società, è emerso che a carico di alcuni dipendenti della stessa risultavano precedenti di polizia. La circostanza veniva segnalata ai responsabili della «Around the show» s.r.l. affinché ne tenessero conto nell'effettuazione dei servizi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la comunità italiana in Perù è composta da oltre 15.000 persone e molte sono


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le pratiche in corso per il riconoscimento della cittadinanza;
i locali del nostro consolato a Lima sono di dimensioni ristrette ed inadatte a ricevere il pubblico in condizioni di sicurezza e praticità, soprattutto davanti alla cresciuta domanda di visti e certificazioni;
il locale Comites ha proposto l'istituzione di una «Agenzia Consolare» gestibile in collaborazione con lo stesso Comites, proposta che ha avuto un giudizio sostanzialmente favorevole anche da parte della nostra rappresentanza diplomatica in loco -:
se non ritenga opportuno aderire alla proposta del Comites ed organizzare concretamente questa nuova struttura al fine di migliorare il livello dei servizi offerti alla nostra comunità in Perù.
(4-13066)

Risposta. - L'esercizio delle funzioni consolari in Perù è attualmente assicurato dall'Ambasciata d'Italia in Lima, presso la quale è istituita una cancelleria consolare, la cui circoscrizione comprende l'intero territorio dello Stato.
La presenza istituzionale italiana nel Paese è inoltre articolata in una rete di seconda categoria, composta da cinque uffici consolari onorari, posti alle dipendenze dell'Ambasciata in Lima. Sono infatti operativi due vice consolati onorari (nelle località di Arequipa e Cuzco) e tre agenzie consolari onorarie (nelle località di Iquitos, Tacna e Trujillo).
Le esigenze della collettività italiana residente in Perù vengono tenute nella massima considerazione. Il rafforzamento dei servizi consolari forniti alla collettività stessa deve tuttavia confrontarsi con l'attuale congiuntura di bilancio, caratterizzata da una generale diminuzione delle risorse finanziarie e da un'accresciuta esigenza di contenimento delle spese. In tale contesto, le necessità di apertura di nuovi uffici di 1a categoria all'estero, in Perù come in altri Paesi ad elevata presenza di connazionali, deve essere necessariamente vagliata in un'ottica necessariamente di attenta comparazione e prioritarizzazione delle esigenze, e subordinatamente al realizzarsi, in tempi auspicabilmente ravvicinati, di più favorevoli condizioni di bilancio.
Per quanto attiene al quesito posto dall'interrogante, in base all'ordinamento italiano non è amministrativamente proponibile l'istituzione di una agenzia consolare gestibile in collaborazione con lo stesso Comites.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Gianpaolo Bettamio.

ZANELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le graduatorie per l'immissione in ruolo dei lavoratori precari della scuola sono state realizzate all'ultimo momento, a causa anche delle ripetute modifiche di legge, e che in molte province sono stati riscontrati gravi errori materiali nella compilazione delle graduatorie stesse;
in conseguenza di tali errori sono stati presentati molti ricorsi da parte dei lavoratori che si sono ritrovati esclusi dall'assunzione o di quelli che sono stati assegnati a sedi più distanti o disagiate rispetto a quelle alle quali avrebbero avuto diritto;
con l'attuazione della Legge Finanziaria dell'anno in corso sono stati significativamente ridotti i posti di insegnamento per scuola comune, di sostegno per alunni diversamente abili, oltre a quelli - quasi annullati - destinati a progetti per l'integrazione di alunni stranieri e che ci si attende dall'attuazione della cosiddetta «Riforma Moratti» (Legge 53 del 2003) una riduzione ulteriore di posti di lavoro per insegnanti e personale A.T.A.;
le riduzioni di organico hanno riguardato anche il personale A.T.A., in misura significativa e tale da non garantire in molte situazioni la sorveglianza e la tutela degli alunni, anche di scuola dell'infanzia ed elementare;


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i tagli hanno riguardato anche il personale di segreteria, rendendo in molti casi difficile la gestione del funzionamento amministrativo delle scuole, peraltro messo in discussione anche dalla riduzione dei fondi destinati allo specifico capitolo di spesa;
la scuola viene toccata dal taglio dei finanziamenti destinati agli Enti Locali, riducendo così le attività destinate all'inserimento degli alunni diversamente abili (funzioni gestite dai Comuni e dalle Province), i servizi per la scuola e le attività di collegamento fra scuola e territorio -:
se il Ministro non ritenga di dover spiegare il motivo per il quale in tutta Italia è stato ridotto il numero degli insegnanti assegnati per i progetti destinati all'integrazione di alunni stranieri;
se il Ministro non ritenga di dover spiegare il motivo per il quale è stato ridotto l'organico dei collaboratori scolastici, riducendo così la sicurezza degli edifici scolastici e quindi degli alunni in essi ospitati;
se il Ministro non ritenga di dover spiegare il motivo per il quale in molte regioni è stato ridotto il numero degli insegnanti di sostegno per gli alunni diversamente abili, come da notizie riportate anche dalla stampa, con gravi ripercussioni sul raggiungimento dell'autonomia degli alunni stessi e sull'applicazione dei principi costituzionali delle pari opportunità per tutti;
per quale motivo al momento del varo dei provvedimenti che hanno ridotto i trasferimenti dallo Stato ai Comuni non siano state fatte salve le spese destinate all'istruzione e ai servizi connessi, considerate come investimenti e creazione di risorse;
se ritenga possibile aumentare il numero delle assunzioni di lavoratori, docenti ed A.T.A. nella scuola italiana, considerando i costi che ne derivano non come una mera spesa a fondo perduto, ma come un investimento per la creazione di risorse utili all'intera società;
se, per le situazioni di particolare e grave necessità, possano essere autorizzati i Dirigenti Scolastici ad assumere personale con contratto a tempo determinato anche oltre le indicazioni dei Dirigenti Regionali;
quale sarà la decorrenza giuridica ed economica per le assunzioni dei lavoratori a tempo determinato dell'anno scolastico corrente, in quanto un inizio dell'assunzione diverso dal primo giorno di settembre è conseguenza soltanto di ritardi ed errori dell'Amministrazione Scolastica, ritardi ed errori - peraltro - a loro volta dovuti a carenze di personale ed incertezze legislative;
se non ritenga infine che anche gli spezzoni orari brevi (6-7 ore) debbano essere assegnati a docenti a tempo determinato e non concessi dai Dirigenti come straordinario per gli insegnanti di ruolo.
(4-10958)

Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame, l'interrogante muovendo da aprioristiche affermazioni negative circa la politica scolastica del Governo, pone una serie di domande relative alla materia degli organici e alla connessa materia delle assunzioni di personale scolastico.
È opportuno precisare preliminarmente che la spesa complessiva per l'istruzione è passata da 35.787 milioni di euro nel 2001 a 40.269 milioni di euro nel 2004 e a 40.407 milioni di euro nel 2005.
Con riguardo agli organici, va fatto presente che nel nostro Paese, per effetto della denatalità, vi è una riduzione degli alunni iscritti alle scuole pari a circa 30.000 unità all'anno e che, a fronte di tale riduzione, si è registrato un progressivo ridimensionamento degli organici dal 1985 in poi.
Gli interventi normativi sugli organici della scuola operati nel corso dell'attuale legislatura mirano, quindi, prima di tutto ad adeguare, come già avvenuto in precedenza, i numeri dei docenti alla diminuzione del numero degli allievi ed, inoltre, a ridurre e possibilmente azzerare sprechi e inefficienze e a ricondurre gradualmente e


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in prospettiva il rapporto alunni/docenti ai parametri esistenti negli altri paesi europei.
Il consequenziale migliore impiego delle risorse è stato interamente utilizzato per valorizzare la professionalità docente (nel biennio 2002-2003 le retribuzioni dei docenti del comparto scuola hanno avuto un incremento medio di 147 euro mensili, a fronte dell'incremento medio di 115 euro mensili registrato negli altri comparti del pubblico impiego); sono stati comunque salvaguardati i livelli qualitativi del servizio scolastico e non si è inciso su quelli occupazionali.
Va ricordato che già il precedente Governo era consapevole del sovradimensionamento degli organici del personale della scuola, tant'è che la legge finanziaria del 1998 aveva previsto la riduzione del 3 per cento della consistenza di dette dotazioni rispetto a quelle del 1997, da realizzare nell'anno 1999, e la legge finanziaria 2000 aveva previsto la riduzione di un ulteriore 1 per cento rispetto ai dipendenti in servizio al 31 dicembre 1999. Tali riduzioni non sono state però realizzate, e ne è derivata una rilevante spesa non prevista e non coperta dalle suddette leggi finanziarie.
Per l'anno scolastico 2005-2006, la manovra finanziaria per il 2005 ha confermato la dotazione organica complessiva del corrente anno scolastico ed inoltre, così come le altre varate in questa legislatura, ha previsto per il personale della scuola una deroga al blocco delle assunzioni.
Proprio in materia di assunzioni di personale scolastico, va ricordato che grazie alle assunzioni effettuate da questo Governo dal suo insediamento ad oggi è stato ridotto del 30 per cento il precariato storico, fenomeno, questo, ereditato dai precedenti governi.
Sono attualmente allo studio le «misure tecniche» funzionali a definire tempi e modalità di assunzione dei precari inseriti nelle graduatorie permanenti, così da assorbire con una opportuna gradualità gli oneri. A tal fine, il Consiglio dei Ministri del 25 febbraio 2005 ha dato mandato al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze e al Ministro per la funzione pubblica di studiare le possibili soluzioni. A conclusione della fase di studio, si avranno gli elementi necessari per poter presentare al Parlamento il piano pluriennale previsto dall'articolo 1-
bis della legge 4 giugno 2004, n. 143, introdotto in sede di conversione del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97.
In merito agli ulteriori punti oggetto dell'interrogazione si fa presente quanto segue.
Circa i tempi di compilazione delle graduatorie permanenti per l'immissione in ruolo a decorrere dall'anno scolastico 2004-2005, è noto all'interrogante che fine a luglio 2004 la situazione delle nomine e del conferimento delle supplenze era fortemente pregiudicata; infatti il Parlamento, con il voto favorevole di tutti i gruppi, ha definito i nuovi criteri per la riformulazione delle graduatorie permanenti il 27 luglio, circa due mesi dopo il termine del 31 maggio fissato dalla legge per la loro formulazione, a termini già quasi scaduti per effettuare le operazioni di nomina, che per legge devono completarsi entro il 31 luglio. La impossibilità di definire le graduatorie entro il 31 luglio è stata avvertita dal Parlamento medesimo, che si è preoccupato di prorogare per il 2004-2005 il predetto termine fissandolo al 25 agosto; il che significa che anziché avere due mesi per effettuare le operazioni di nomina, come previsto dalla legge, l'Amministrazione ha avuto 25 giorni per ridefinire le graduatorie secondo i nuovi criteri e provvedere alle nomina.
Bisogna quindi dare atto agli uffici dell'amministrazione scolastica che, sia a livello centrale che periferico, hanno profuso grande impegno ed efficienza lavorando a pieno ritmo tutta l'estate, compresa anche la settimana di ferragosto, e sono stati in grado di concludere in tempo le complesse operazioni, ivi comprese quelle riguardanti i 15.000 contratti di assunzione in ruolo autorizzati con decreto del Presidente della Repubblica 19 novembre 2003 a decorrere dal 2004-2005.
I reclami presentati (non trattasi di ricorsi) peraltro fisiologici in procedure con un elevatissimo numero di partecipanti, sono stati definiti in tempo utile per la


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pubblicazione delle graduatorie definitive; unica eccezione la provincia di Roma che, comunque, ha effettuato le operazioni poco tempo dopo. I ricorsi al T.A.R., invece, risultano essere stati complessivamente n. 14 in tutto il territorio nazionale ed, inoltre, vi sono state n. 19 richieste di conciliazione.
Per quanto concerne i progetti destinati all'integrazione degli alunni stranieri, si precisa innanzi tutto che, con il decreto interministeriale relativo alle dotazioni organiche per il 2004-2005, sono stati confermati tutti i progetti attivati nel precedente anno scolastico, ivi compresi quelli relativi all'integrazione degli extracomunitari. Relativamente alle risorse finanziarie, si è provveduto a finanziare con uno specifico capitolo di finanziamento annuale le scuole che operano per l'integrazione e il relativo personale, come concordato con le organizzazioni sindacali in occasione della stipula del C.C.N.L. del comparto «Scuola» per il 2002/2005 che, all'articolo 9, comma 1, ha collocato in un'unica previsione normativa le situazioni territoriali relative alle aree a rischio e a forte processo immigratorio. In particolare, per l'anno scolastico 2002-2003, è stata ripartita tra gli Uffici scolastici regionali la somma complessiva di 10 miliardi di vecchie lire, pari a euro 5.164.600,00; per il 2003-2004, 2004-2005 e 2005-2006, il finanziamento è pari a euro 53.195.060,00 per ciascun anno scolastico.
Va pure fatto presente che le istituzioni scolastiche, nell'ambito dell'autonomia scolastica, accedono ai finanziamenti volti all'arricchimento dell'offerta formativa, ai sensi della legge n. 440 del 1997, che prevede anche interventi a favore dell'accoglienza e dell'integrazione degli alunni stranieri.
Non va neppure sottaciuto che, per la formazione del personale della scuola operante in classi plurilingue, nell'esercizio finanziario 2004 sono stati impegnati circa 450 mila euro per il progetto «Azione Italiano L2: lingua di contatto, lingua di culture». Per il 2005, lo schema di direttiva sulla formazione conferma come obiettivo la formazione dei docenti impegnati in classi pluringue.
Quanto al lamentato decremento dell'organico dei collaboratori scolastici, esso è dovuto essenzialmente al fatto che alcune scuole per i servizi di pulizia si avvalgono di imprese e consorzi che utilizzano lavoratori socialmente utili, e in tale ipotesi ovviamente la dotazione organica dei collaboratori scolastici viene ridotta.
Per quel che riguarda l'affermazione secondo cui sarebbe stato ridotto il numero degli insegnanti per il sostegno degli alunni diversamente abili, va rilevato che il numero complessivo dei posti di sostegno è aumentato in media di circa 2.000 unità all'anno, passando da 74.000 unità nell'anno scolastico 2001-2002 a oltre 79.000 unità nell'anno scolastico 2003-2004. Per il corrente anno scolastico si è registrata una ulteriore crescita di oltre 3000 posti, superando così complessivamente 82.000 unità. Per il 2005-2006, lo schema di decreto interministeriale sulle dotazioni organiche per il personale docente per lo stesso anno, trasmesso in allegato alla circolare ministeriale n. 36 dell'8 marzo 2005, conferma la dotazione fissata per il 2004-2005, sia in termini di organico di diritto che di quota di organico aggiuntivo.
Relativamente alla richiesta di autorizzare i dirigenti scolastici ad assumere personale anche oltre le indicazioni dei dirigenti regionali, va fatto presente che i dirigenti scolastici hanno la possibilità di attivare nuove classi, ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge 3 luglio 2001, n. 255, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 agosto 2001, n. 333, per far fronte ad eventuali incrementi di alunni non previsti in sede di determinazione dell'organico dì diritto.
Infine, per quanto riguarda la richiesta volta ad ottenere che gli spezzoni orari brevi siano «assegnati a docenti a tempo determinato e non concessi dai dirigenti scolastici come straordinario per gli insegnanti di ruolo», è evidente che la S.V. Onorevole intende fare riferimento alla disposizione introdotta dall'articolo 22, comma 4, della legge n. 448 del 28 dicembre 2001, in base alla quale «... i dirigenti scolastici attribuiscono ai docenti in servizio nell'istituzione scolastica, prioritariamente e col loro consenso,


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le frazioni inferiori a quelle stabilite contrattualmente come ore aggiuntive di insegnamento oltre l'orario d'obbligo fino ad un massimo di 24 ore settimanali». Al riguardo, si conferma il contenuto della risposta fornita all'interrogante con nota n. 1142 dell'11 marzo 2005, in riferimento all'interrogazione n. 4-11039.
Alla luce di quanto sopra le negative affermazioni contenute nell'interrogazione risultano infondate; i dati esposti testimoniano, anzi, che la politica scolastica è al centro dell'attenzione del Governo.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ZANELLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il giorno 16 febbraio 2005, come si evince da un comunicato stampa della piattaforma dell Ong italiane per la Palestina, tre volontari dell'Operazione Colomba-Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, tra cui un obiettore di coscienza in servizio civile tra i caschi bianchi, sono stati aggrediti e picchiati a sangue da un gruppo di cinque coloni israeliani provenienti dal vicino insediamento di Ma'on, in Cisgiordania;
il fatto è avvenuto, mentre i volontari accompagnavano un piccolo gruppo di pastori palestinesi a pascolare su un terreno di proprietà palestinese, non soggetto a nessuna restrizione da parte delle autorità militari israeliane che, secondo gli accordi di Oslo, amministrano la zona;
due settimane fa due volontarie della stessa Operazione Colomba sono state minacciate di morte da parte di coloni dello stesso insediamento di Ma'on;
nell'ottobre del 2004 un volontario italiano dell'Operazione era già stato picchiato da coloni di Ma'on, mentre accompagnava alcuni bambini a scuola e nel settembre 2004, due volontari americani percossi violentemente erano stati ricoverati in ospedale perché picchiati da coloni di Ma'on;
nel 2004 l'Associazione delle Ong italiane aveva inviato una lettera al Direttore generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli esteri, chiedendogli di intervenire presso le istituzioni israeliane, per mettere fine alle crescenti difficoltà nella concessione dei visti di lavoro e, più in generale, facendo presente al Ministero la necessità di una definizione adeguata dello status giuridico di cooperanti e volontari nei Territori palestinesi occupati, al fine di garantire sicurezza e tutela;
nonostante questo richiamo, nello scorso dicembre si sono verificati due episodi allarmanti: il blocco durato diversi giorni di un gruppo di volontari a Khan Younis e l'irruzione di otto militari armati negli uffici di una Ong palestinese, proprio durante una riunione alla quale partecipava anche la cooperante di Progetto Sviluppo (Ong italiana che sostiene l'Ong partner palestinese grazie ad un progetto di prevenzione delle tossicodipendenze co-finanziato dal Ministero degli Esteri);
se sia a conoscenza della preoccupante situazione in cui si trovano volontari delle Ong italiane in Palestina;
cosa intenda fare, nel momento stesso in cui l'Italia stipula con lo stato di Israele nuovi accordi militari, per garantire la sicurezza e la necessaria continuità delle missioni italiane in Palestina.
(4-13227)

Risposta. - Per i volontari e cooperanti italiani che si recano nei Territori Palestinesi per prendere parte a progetti di aiuto allo sviluppo co-finanziati dal ministero interrogato, è stata predisposta dal 2002 una particolare procedura, che ha lo scopo di garantirne l'accesso in condizioni di sicurezza nei Territori. Tale procedura prevede che la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del ministero interrogato rilasci una Dichiarazione al personale in partenza, e ne trasmetta contestualmente


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copia via fax sia all'Ambasciata israeliana a Roma, sia alla nostra Rappresentanza a Tel Aviv.
Per quanto riguarda l'Operazione Colomba - Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, cui si riferisce l'interrogazione in oggetto, si precisa che essa non è co-finanziata dal Ministero degli affari esteri.
Inoltre, si informa, ad ogni buon fine, che questo Ministero ha finanziato, con delibera n. 132 del 28 aprile 2004, un'iniziativa denominata «Programma di coordinamento alle azioni di cooperazione promosse dalle ONG italiane», per un importo di 250.000,00 euro.
Tale iniziativa, che prevede la figura di un esperto
in loco presso l'UTL (Unità Tecnica Locale) della nostra Ambasciata, è finalizzata a fornire un costante supporto logistico alle ONG italiane e a tutti i cooperanti presenti nei Territori Palestinesi nonché a svolgere azioni di monitoraggio e di coordinamento.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.