Allegato B
Seduta n. 604 del 17/3/2005


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BALLAMAN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il nostro Esercito, e quindi anche la sua struttura medico-sanitaria, è composto per una gran percentuale da persone provenienti da regioni del Centro-Sud;
i medici militari originari di regioni del Centro-Sud, come peraltro la maggior parte dei militari, dopo aver prestato la loro opera per qualche anno nelle caserme del Nord, chiedono di essere avvicinati a casa;
nel caso della struttura medico-sanitaria militare l'accoglimento di queste richieste, ha portato ad una situazione di grave carenza di medici nelle caserme del Nord, provocando invece una situazione diametralmente opposta al Centro-Sud;
in Friuli-Venezia Giulia la carenza di medici è diventata particolarmente grave per la Brigata Julia, in particolar modo nel 14 reggimento alpini di Venzone e nel reparto Comando di Udine, strutture totalmente sprovviste di un Ufficiale Medico da oltre un anno;
le richieste per essere avvicinati a casa dopo aver prestato per un periodo servizio al Nord sono sicuramente legittime, ma l'accoglimento di tali richieste dovrebbe essere necessariamente subordinato al buon funzionamento della struttura medico-sanitaria delle caserme -:
se il calo numerico di medici militari nelle regioni del Nord sia dovuto ad una volontà di chiudere lentamente la maggior parte delle caserme del Nord;
in caso di risposta negativa quali provvedimenti si intendano adottare al fine di ristabilire nelle caserme del Nord un giusto numero di medici militari.
(4-11146)

Risposta. - Occorre preliminarmente sottolineare che la Difesa, allo scopo di adeguare la Sanità militare al processo di professionalizzazione in atto e alle nuove esigenze operative derivanti dagli impegni nazionali ed internazionali, ha avviato un disegno di legge delega per il riordino della sanità, attualmente all'esame del Senato.
Tale riordino consentirà di razionalizzare al meglio le risorse attualmente disponibili creando il presupposto per dare soluzione anche alla problematica in argomento.
Ciò detto, il Dicastero segue con grande attenzione la situazione di carenza del personale medico, che, purtroppo, caratterizza sia i Reparti collocati al nord che quelli ubicati in altre zone del territorio nazionale.
In particolare, la situazione indicata dall'interrogante non è riconducibile alla presunta «volontà di chiudere lentamente le caserme del Nord», ma è determinata:
dalle cessazioni dal servizio a domanda e dal transito in altre Amministrazioni - Aziende sanitarie locali del personale medico;
dalla scarsa adesione ai concorsi banditi per il reclutamento degli Ufficiali a nomina diretta;


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da problematiche tecniche connesse con la partecipazione di aliquote di Ufficiali medici a corsi di specializzazione e dottorati di ricerca che sottraggono temporaneamente ulteriori risorse, pregiudicando la già difficile situazione.

La Difesa per fronteggiare tale carenza, ha avviato i reclutamenti di personale a «nomina diretta» e bandito concorsi per il reclutamento degli Ufficiali in ferma prefissata.
Inoltre, sono state poste in essere iniziative che consentano di conciliare le esigenze del personale medico - corsi di specializzazione e dottorati di ricerca - con le esigenze funzionali degli Enti/Reparti di Forza Armata.
Quanto al caso di specie indicato con l'atto di sindacato ispettivo - Brigata «Julia» - lo Stato maggiore dell'Esercito adotterà in sede di pianificazione di impiego ogni consentita attenzione per migliorare la situazione in questione.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

BATTAGLIA. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le Facoltà di Medicina presenti nella regione Sardegna hanno sospeso i corsi di Laurea per le Professioni Sanitarie già avviati nel 2002-2003 e bloccato quelli dell'anno accademico 2003-2004 previsti per tale regione nel decreto Ministeriale 2 luglio 2003 del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, con la motivazione della mancata costituzione delle Aziende Miste di cui al decreto legislativo n. 517 del 1999;
la motivazione addotta è, ad opinione dell'interrogante, insussistente in quanto la formazione delle professioni sanitarie è disciplinata dal decreto legislativo n. 502 del 1992 che all'articolo 6, comma terzo, prevede che essa avvenga all'interno delle strutture del servizio sanitario nazionale in convenzione con le università e che quindi possa e debba avvenire anche al di fuori delle Aziende miste di cui al decreto legislativo n. 517 del 1999, come avviene in tutta Italia -:
quali iniziative si intendano intraprendere nel rispetto del principio dell'autonomia universitaria per favorire la rimozione di tale veto delle Università sarde che hanno destato una diffusa preoccupazione per le ripercussioni negative nell'intero Comparto della Sanità in Sardegna a causa della grave carenza di queste professioni negli organici.
(4-08532)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, nel denunciare l'avvenuta sospensione da parte delle Facoltà di Medicina presenti nella Regione Sardegna dei corsi di laurea per le professioni sanitarie già avviate nel 2002-03 ed il blocco di quelli dell'anno accademico 2003-04, insussistentemente motivati dalla mancata costituzione delle aziende miste di cui al decreto legislativo n. 517/1999, chiede l'adozione di opportune iniziative volte a favorire la rimozione del suddetto veto, posto dalle Università sarde, pur nel rispetto del principio dell'autonomia.
Al riguardo si fa presente che sia questo Ministero che quello della Salute hanno puntualmente seguito la vicenda verificando che, in effetti, il problema sollevato dai Rettori delle due Università di Cagliari e Sassari, che ha portato alla mancata attivazione dei corsi di laurea delle professioni sanitarie per l'a.a. 2003/04, è stato determinato dalla mancata stipula del protocollo d'intesa Università-Regione previsto dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 517 del 1999.
In merito a tale problematica, visto il perdurare della situazione, nonostante l'invito rivolto dal Ministero sia ai Rettori degli Atenei che al Presidente della Regione Sardegna a volersi adoperare per superare i motivi che ostano alla stipula, l'Osservatorio nazionale delle professioni sanitarie ha approvato, in data 15 aprile 2004, una mozione nella quale sottolinea il gravissimo disagio delle facoltà mediche della Sardegna e gli inconvenienti a breve, medio e lungo


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termine per i giovani sardi aspiranti alle professioni sanitarie.
L'Osservatorio ha, inoltre, espresso viva preoccupazione per il procrastinarsi di tale grave situazione e ha auspicato un risolutivo ed immediato intervento da parte delle autorità politiche regionali per pervenire al più presto alla stipula dei predetti protocolli d'intesa.
Tale mozione, trasmessa alle competenti autorità, sia accademiche che regionali, non ha, però, ancora avuto riscontro.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

BATTAGLIA e GIACCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'attuale Nomenclatore protesico nazionale (decreto ministeriale n. 332/99 e successive modifiche e integrazioni) per l'erogazione di presidi sanitari per le persone incontinenti, ancora preso come riferimento nazionale dalle Regioni e dalle ASL, è scaduto da anni e non è stato ancora previsto alcun decreto di rinnovo;
tale Nomenclatore protesico nazionale è considerato dalle diverse associazioni di malati incontinenti e stomizzati tecnologicamente superato e farraginoso, nonché causa di gravi disparità di trattamento tra regione e regione;
ciò determina un diffuso disagio tra i cittadini interessati, che vedono spesso erogare presidi e prestazioni di bassa qualità, acquistati dalle ASL attraverso procedure di gara che non tengono adeguatamente conto delle esigenze dei malati -:
se il Ministro non ritenga opportuno convocare, in merito all'esame del Nuovo nomenclatore protesico di riferimento, le associazioni di pazienti più rappresentative e direttamente interessate all'utilizzo dei presidi, tenuto conto che il loro punto di vista può essere fondamentale per la stesura di un nuovo testo più vicino alle esigenze dei malati, e che attualmente all'interno della CUD, la Commissione unica dispositivi medici, non esiste alcuna forma di partecipazione delle associazioni che tutelano le persone incontinenti e stomizzate.
(4-09051)

Risposta. - Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001 «Definizione dei livelli essenziali di assistenza», nell'ambito dell'«assistenza distrettuale», ha individuato l'«assistenza protesica», indicando la «fornitura di protesi, ortesi ed ausili tecnici ai disabili» quale prestazione di assistenza sanitaria garantita dal Servizio sanitario nazionale.
Sono state introdotte, pertanto, nuove modalità di regolamentazione della disciplina, alternative a quelle previste dal decreto ministeriale 27 agosto 1999 n. 332 «Regolamento recante norme per le prestazioni, di assistenza protesica erogabili nell'ambito del Servizio sanitario nazionale: modalità di erogazione e tariffe».
Nell'attuale scenario normativo, le disposizioni riguardanti le prestazioni di assistenza protesica possono essere riviste solo nell'ambito di una più generale rivisitazione della disciplina relativa ai livelli essenziali di assistenza (LEA).
Solo, inoltre, la Commissione, prevista dall'articolo 4-
bis del decreto-legge 15 aprile 2002, n. 63, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 15 giugno 2002, n. 112, «per le attività di valutazione, (...), dei fattori scientifici, tecnologici ed economici relativi alla definizione e all'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza e delle prestazioni in essi contenute», può individuare modalità diverse di erogazione delle prestazioni stesse.
Detta Commissione, istituita con decreto ministeriale del 25 febbraio 2004, si è insediata il 27 luglio 2004; al fine di supportare i lavori dell'organo collegiale, il Ministero della salute ha commissionato un progetto di ricerca per una «Proposta di riclassificazione dei dispositivi ed ausili tecnici erogabili e definizione di standard qualitativi di valutazione».
I risultati di tale studio, già consegnati all'Amministrazione, rappresentano un'utile base di lavoro per formulare una proposta


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di revisione dell'attuale nomenclatore; si sottolinea, peraltro, che detta ricerca ha interessato esclusivamente i dispositivi nomenclati (fatta eccezione per i dispositivi cosiddetti «monouso») e non le tariffe, la cui revisione avrebbe richiesto valutazioni di altra natura.
La proposta, pur ricomprendendo molte delle voci preesistenti, procede ad una vera e propria razionalizzazione e all'aggiornamento delle stesse, alla luce delle sopravvenute evoluzioni tecnologiche.
Attraverso un'attenta operazione di eliminazione di doppioni e ricorrenze multiple, riduce del 30 per cento circa il numero delle voci presenti nel precedente nomenclatore, con l'obiettivo di rendere inequivocabile la corrispondenza tra ausili, accessori e lavorazioni particolari.
La consultazione risulta più agevole, e più favorevole l'utilizzazione per i prescrittori, che saranno agevolati nella corretta identificazione dei dispositivi e dei relativi accessori, in relazione alle esigenze degli assistiti.
La proposta di una nuova nomenclazione nasce dalla determinazione di realizzare un elenco dei dispositivi ed ausili erogabili, dettagliato, per ogni articolo, nelle tecniche specifiche, nei requisiti qualitativi e nelle indicazioni cliniche, con l'elaborazione di linee guida per la manutenzione.
Relativamente alla funzionalità operativa della Commissione unica sui Dispositivi medici (CUD), va precisato che l'articolo 57 della legge 27 dicembre 2002 n. 289 (legge finanziaria 2003), prevede la possibilità della partecipazione alle riunioni di «esperti nazionali e stranieri», su invito della stessa Commissione.
Per quanto riguarda le disfunzioni sui tempi ed i modi di erogazione dell'assistenza protesica, occorre ricordare l'esclusiva competenza delle Amministrazioni regionali, in termini di organizzazione e gestione, nonché di controllo sull'attività delle singole Aziende sanitarie locali.
In merito all'auspicio formulato dagli interroganti, di convocare i soggetti interessati «attorno a un tavolo di confronto sulla materia», deve essere segnalato che l'articolo 4-
bis del citato decreto-legge n. 63 del 2002, prevede la possibilità che ai lavori della Commissione possano essere invitati «su richiesta della maggioranza dei componenti (...), per fornire le proprie valutazioni, esperti esterni competenti nelle specifiche materie di volta in volta trattate», al fine di consentire valutazioni quanto più esaustive e complete, ed allargate alle diverse componenti interessate.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

BATTAGLIA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in Italia ogni anno vengono eseguiti circa 180 interventi amputativi dei piedi ogni 10 mila diabetici, per un totale di 3.600 amputazioni annue;
a tale dismetabolismo è infatti riconducibile il 60 per cento delle amputazioni su base non traumatica che, nel 70 per cento dei casi, rappresentano l'evoluzione negativa di ulcere a carico del piede;
più del 75 per cento di tali operazioni potrebbe essere evitata, in presenza di una strategia globale, centrata su prevenzione, educazione sanitaria del paziente, aggiornamento del personale medico e paramedico, trattamento multidisciplinare delle ulcere del piede in ambulatori appropriati;
in Italia, la podologia non è ancora fra le discipline riconosciute dal Servizio sanitario nazionale, nonostante l'intervento del podologo sia indispensabile per evitare la sofferenza, sia fisica che psicologica, causata da un'amputazione, e l'invalidità a questa conseguente -:
se intenda colmare questa mancanza con l'inserimento del servizio podologico tra le prestazioni previste dai livelli essenziali di assistenza.
(4-10250)

Risposta. - Il podologo è un operatore sanitario dell'area della riabilitazione, prevista dall'articolo 2 della legge 10 agosto 2000, n. 251 (disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche della


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riabilitazione, della prevenzione nonché della professione ostetrica).
Va segnalato che tale figura professionale è stata definita secondo le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modifiche ed integrazioni, e al decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 666 (regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale del podologo).
In particolare, il provvedimento ministeriale, attesa la necessità che il podologo sia «in possesso del diploma universitario abilitante», individua le relative competenze, che, per quanto riguarda specificamente la malattia diabetica, vengono esercitate, nella maggior parte dei casi, all'interno del servizio di diabetologia; in alcune aziende sanitarie locali, tuttavia, è stata prevista l'unità operativa di prevenzione, diagnosi e riabilitazione del piede diabetico.
Relativamente alla richiesta formulata dall'interrogante, si precisa che alcune delle prestazioni effettuate dal podologo sono già rinvenibili nell'elenco delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, erogabili nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, contenuto nell'allegato 1 al decreto ministeriale 22 luglio 1996 (Prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e relative tariffe).
Tale previsione è in linea, peraltro, con l'attenzione che, da sempre, è rivolta alla tematica in esame.
Tra i provvedimenti normativi che hanno regolamentato efficacemente la problematica del diabete, va citata la legge 16 marzo 1987, n. 115, in materia di disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito.
Tale legge, disponendo, tra l'altro, «che vengano stabiliti gli interventi operativi più idonei per individuare le fasce di popolazione a rischio diabetico (...)» e «che vengano stabiliti criteri di uniformità validi per tutto il territorio nazionale, relativamente a strutture e parametri organizzativi dei servizi diabetologici, metodi di indagine clinica, criteri di diagnosi e terapia, (...)», ha rappresentato il presupposto determinante dell'Atto di intesa stipulato fra Stato e regioni in data 30 luglio 1991.
Il Piano sanitario nazionale 2003-2005 prevede un apposito paragrafo per la patologia diabetica, sottolineando l'importanza della prevenzione al fine della riduzione dei tassi di ospedalizzazione e di menomazione permanente, nella quale è da ricomprendere la menomazione degli arti.
Il ministero della salute è consapevole che la particolare sensibilità mostrata, nel tempo, verso questa patologia 'non è riuscita a risolvere in maniera totale le criticità che la caratterizzano; a tale obiettivo è mirata l'attività dell'apposito gruppo di lavoro ministeriale, costituito - presso la Direzione generale della programmazione sanitaria, dei Livelli essenziali di Assistenza e dei principi etici di sistema - con il compito di predisporre un documento d'indirizzo per la prevenzione, cura e riabilitazione del piede diabetico, da realizzare con, un sistema «a rete», configurato sull'integrazione territorio-ospedale dei servizi assistenziali.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

DORINA BIANCHI e ZANOTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati forniti dall'Istituto Superiore della Sanità in Italia nel 2004 si sono registrati 371 casi di meningite di cui 108 da pneumococco e 162 da meningococco, nel 2003 i casi sono stati 966 di cui 308 da pneumococco e 278 da meningococco, nel 2002 sono stati 878 di cui 235 da pneumococco e 223 da meningococco;
dai risultati dell'indagine europea sulla percezione della meningite da parte dei genitori, presentata a Londra alla Conferenza Mondiale delle Organizzazioni contro la meningite, emerge che, fra tutte le malattie prevenibili con un vaccino, la meningite è quella ritenuta più pericolosa dai genitori di tutti i Paesi, soprattutto in Italia e in Spagna;


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tali risultati evidenziano altresì che, se gli italiani e gli spagnoli sono i genitori che temono maggiormente la meningite, sono anche quelli che hanno una minore percezione del rischio di contrarre la malattia;
alcune associazioni di genitori hanno ritenuto importante avviare campagne di sensibilizzazione su questo tema, come il MOIGE (Movimento Italiano Genitori) che da tempo sta attuando una campagna per la prevenzione contro la meningite con la vaccinazione antipneumococco e antimeningococco;
più volte le autorità scientifiche del Ministero della salute hanno confermato l'introduzione di un nuovo calendario vaccinale, che prevede anche la vaccinazione contro la meningite a titolo gratuito, sebbene tale intervento non abbia ancora trovato piena attuazione;
attualmente solo alcune regioni (Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Liguria) hanno decretato la gratuità dei vaccini per i nuovi nati, mentre altre, che pur hanno registrato un elevato numero di casi di meningite (come la Lombardia, la Toscana e l'Emilia-Romagna), non hanno ancora percepito l'importanza della prevenzione contro questa pericolosa malattia -:
se non ritenga opportuno avviare su tutto il territorio italiano ulteriori campagne di sensibilizzazione su questo tema, al fine di ottenere una maggiore percezione dei rischi derivanti dalla contrazione della meningite e dell'importanza di misure di prevenzione contro questo terribile male;
quali iniziative intenda urgentemente adottare per garantire una distribuzione omogenea e a titolo gratuito del vaccino contro la meningite a tutti i bambini a rischio di infezione, al fine di arginare il più possibile la diffusione di questa pericolosa malattia.
(4-11660)

Risposta. - Le meningiti batteriche sono provocate da diversi agenti eziologici, fra i quali i più frequenti sono lo streptococcus pneumoniae (pneumococco), la neisseria meningitidis (meningococco) e l'haemophilus influenzae (emofilo).
A causa della differente eziologia della malattia, non esistono vaccini in grado di prevenire tutte le meningiti batteriche; nei confronti di quelle causate dai citati agenti eziologici, tuttavia, sono efficaci i seguenti vaccini:
vaccino coniugato anti Haemophilus influenzae di tipo b;
vaccino pneumococcico coniugato eptavalente;
vaccino coniugato antimeningococco di gruppo C.

Nel caso dello pneumococco, il vaccino non protegge contro alcuni sierotipi meno comuni e, relativamente al meningococco, il vaccino non protegge contro il sierogruppo B.
Nel 2003 circa il 45 per cento e nel 2004 circa il 67 per cento dei casi di meningite meningococcica confermati mediante la sorveglianza di laboratorio, era sostenuto dal sierogruppo C, contro il quale è certa l'efficacia del vaccino.
I dati epidemiologici relativi ai nuovi casi di meningite che si manifestano ogni anno vengono notificati al Ministero della salute e all'Istituto superiore di sanità e sottoposti a controllo e validazione.
Per gli anni 2003-2004, i casi rilevati ed i relativi decessi per meningiti, provocate da agenti eziologici nei confronti dei quali esistono vaccini efficaci, sono i seguenti:
anno 2003: i casi di meningite segnalati sono stati complessivamente 969, di cui: meningite da neisseria meningitidis casi 27, decessi 22 (8 per cento); meningite da streptococcus pneumoniae casi 308, decessi 23 (7,5 per cento); meningite da Haemophilus influenzae: casi 35, decessi 2 (6 per cento);
anno 2004: (dati aggiornati al 10 novembre): sono stati segnalati 505 casi complessivi, di cui: meningite da neisseria meningitidis casi 190, decessi 22 (11,6 per cento); meningite da streptococcus pneumoniae


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casi 148, decessi 16 (10,8 per cento); meningite da Haemophilus influenzae: casi 5, decessi 0.

Per i tre agenti eziologici citati, i casi segnalati nella classe di età 0-4 anni sono i seguenti (dati aggiornati al 10 novembre 2004): Pneumococco: 53 casi nel 2003 e 16 casi nel 2004; Meningococco: 85 casi nel 2003 e 60 casi nel 2004; Emofilo: 15 casi nel 2003 e 5 casi nel 2004.
Il Ministero della Salute ha più volte sottolineato la necessità di un più efficace controllo per alcune malattie prevenibili con vaccino, in considerazione della offerta di nuovi vaccini, sia come combinazione di prodotti già in uso, sia come prodotti non disponibili precedentemente.
Vanno segnalate, al riguardo, le vaccinazioni previste dal calendario vaccinale nazionale, di cui all'Accordo tra Stato, regioni e province autonome sui livelli essenziali di assistenza del 22 novembre 2001, e ricomprese nel Piano sanitario nazionale 2003-2005, approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 23 maggio 2003.
Deve essere precisato che a seguito della modifica del titolo V della Costituzione (legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001), la tutela della salute rientra tra le materie di legislazione concorrente, fatta salva la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione statale; pertanto, l'attuazione degli interventi sul territorio è esclusivamente di competenza regionale.
Il Ministero della salute, peraltro, con il nuovo Piano nazionale vaccini 2005-2007, (del quale è stato avviato l'iter procedurale per l'approvazione in sede di Conferenza Stato-regioni, ha inteso affermare il principio che le risorse economiche da destinare alla tutela della salute devono necessariamente tener conto del parametro costo-beneficio.
Anche in campo vaccinale, gli studi di farmaco-economia (costi-efficacia, costi-utilità, costi-benefici, minimizzazione dei costi) orientano ormai le scelte di sanità pubblica: la previsione di nuove vaccinazioni deve tenere conto dell'eventuale beneficio nell'evitare malattie molto gravi, anche se non frequenti in senso assoluto, e della effettiva possibilità di conseguire risultati concreti, con l'adesione dei cittadini ed il consenso degli operatori sanitari che le consigliano e le somministrano (igienisti, pediatri, infettivologi, medici di medicina generale).
In considerazione della non eliminabilità della meningite, nel Piano sono previsti trends epidemiologici delle malattie che causano la meningite ed i possibili obiettivi da raggiungere per controllare e contenere la loro diffusione.
Poiché le vaccinazioni che le prevengono devono essere offerte prioritariamente ai soggetti che presentino condizioni, fisiche scadenti per concomitanti patologie di base, è data ampia facoltà programmatoria alle regioni e province autonome di offrire il vaccino contro la meningite con modalità gratuite, o con partecipazione alla spesa sanitaria, per tutti i bambini nel primo biennio di vita, sulla base di uno specifico programma regionale.
Il Piano di prevenzione attiva 2004-2006, definito nell'aprile 2004 a Cernobbio, prevede la promozione da parte delle strutture sanitarie e l'adesione consapevole dei cittadini ai programmi di prevenzione, comprese le vaccinazioni, ottimizzando le coperture vaccinali.
È stato definito, inoltre, il potenziamento dei sistemi informativi per favorire l'organizzazione dell'offerta, la raccolta dei dati, il monitoraggio e la valutazione degli interventi di prevenzione.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

BUEMI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il settore della sicurezza aeronautica ha vissuto momenti di grande tensione nella serata di mercoledì 24 giugno 2003, quando il comandante di un aereo delle Alpi Eagles proveniente da Palermo e in fase di atterraggio all'aeroporto di Napoli ha lanciato l'allarme alla torre di controllo,


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dicendo di aver intercettato un oggetto vicinissimo all'aereo: un grosso oggetto allungato, «un missile» avrebbe detto;
alte fonti del trasporto aereo hanno confermato l'utilizzo, da parte del comandante Mondaini, del termine «missile» e lo stesso generale Leonardo Tricarico, responsabile dell'Unità di crisi di Palazzo Chigi, immediatamente allertato insieme al ministro Lunardi, avrebbe personalmente parlato con il pilota per capire cosa, in effetti, egli abbia visto e il perché dell'uso di un tale termine;
dell'accaduto sono state prontamente avvisate anche l'Enav (ente nazionale di assistenza al volo) e l'Enac, l'ente nazionale per l'aviazione civile, che ha subito avviato un'inchiesta per cercare di scoprire cosa sia realmente accaduto mercoledì sera nel cielo di Napoli, cosa in concreto abbia fatto scattare tutti i piani di sicurezza;
da ieri mattina ad indagare sull'episodio è anche la polizia, cui il comandante Mondaini ha presentato regolare denuncia nella quale ha dichiarato di aver visto, in fase di avvicinamento, «un oggetto volante non identificato» ma del quale ha fornito sommaria descrizione, venirgli incontro ad un'altezza di circa duemila piedi;
nonostante le inchieste avviate, l'acquisizione delle registrazioni della torre di controllo e le dichiarazioni più volte rilasciate dal comandante dell'aereo coinvolto nell'accaduto, la vicenda è a tutt'oggi avvolta nel mistero e le ipotesi sono ancora tutte quante aperte -:
se le autorità competenti siano in grado di escludere che al momento del fatto fossero in corso, nello spazio aereo interessato dall'accaduto, esercitazioni militari di un qualunque tipo, italiane o estere;
se e quali siano le misure che, più in generale, il Governo intende adottare al fine di prevenire il verificarsi di episodi di tale gravità da mettere a repentaglio la pubblica sicurezza ed incolumità.
(4-12719)

Risposta. - Si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri con il contributo del ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'interno.
In esito alla vicenda oggetto dell'interrogazione si precisa preliminarmente che l'evento in questione risulta essere occorso il giorno 25 giugno 2003, ore 20,17 locali.
Ciò premesso, in merito allo svolgimento di eventuali esercitazioni militari, di qualunque tipo, italiane o estere, in corso nello spazio aereo interessato dall'accaduto si sottolinea che dalle indagini condotte dai comandi enti dell'aeronautica militare è stato accertato che, al momento indicato, non era in atto alcuna attività di velivoli dell'Aeronautica militare nella zona in argomento, né il Comando operativo delle Forze aeree, competente a coordinare le attività di velivoli militari, ha ricevuto notifica di esercitazioni pianificate o gestite da altre Agenzie nazionali/Nato nel giorno interessato dall'accaduto.
Si aggiunge, inoltre, che dalle verifiche effettuate, per orario e zona di interesse, sono risultate attive due zone di tiro a fuoco, gestite dallo Stato maggiore dell'Esercito e regolarmente attivate da «avvisi ai naviganti» (Notam - Notice for air men - B-2355, B-2371 del 2003).
In particolare, per la giornata del 25 giugno 2003, era stata inizialmente richiesta l'emissione di Notam per i poligoni di Persano e Campolongo entrambi situati in provincia di Salerno, nei quali è consentito solo l'impiego di armamento di piccolo/medio calibro per tiri con armi portatili (pistola/fucile/mitragliatrice), ma, successivamente, tutte le attività addestrative a fuoco previste per le giornate del 25 e 26 giugno sono state annullate.
Ciò premesso, il Ministero dell'interno, prefettura di Napoli, ha reso noto che il 26 giugno, presso gli uffici della direzione dell'aeroporto internazionale di Napoli Capodichino un pilota civile della compagnia Alpi Eagles ha dichiarato che alle ore 20,17 circa del giorno precedente, mentre si trovava alla guida di un aeromobile Fokker 100 in volo da Palermo a Napoli, nell'effettuare, a circa 12.000 piedi di quota, la prescritta discesa, aveva avvistato - in


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prua - un oggetto volante non identificato, viaggiante in direzione opposta.
Nella circostanza il pilota, nel precisare di essere riuscito ad osservare l'oggetto in argomento solo per due secondi, ne forniva una descrizione sommaria, dalla quale si rilevano le seguenti caratteristiche:
forma affusolata cilindrica di colore bianco, con estremità anteriore indicativamente ogivale di colore arancione/rosso;
lunghezza approssimativa compresa tra uno e dieci metri;
luminosità riflessa, nessun rumore e nessuna scia;
volo orizzontale a quota di circa 11.000 piedi, con traiettoria retta a velocità elevata e direzione sud-sud-ovest;
nessun fenomeno radioelettrico riscontrato a bordo del Fokker 100.
Il citato organo di polizia ha rappresentato, altresì, che non risulta sia stato adoperato il termine «missile» in sede di descrizione tecnica.
In ultimo, stante a quanto reso noto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, si segnala che da parte del responsabile della circoscrizione aeroportuale di Napoli è stata emessa una comunicazione di evento aeronautico ed è stata avanzata dall'Enav una richiesta di acquisizione della documentazione relativa all'evento, al momento a disposizione dell'Autorità giudiziaria.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

BULGARELLI e CENTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in località Isola delle Femmine, in provincia di Palermo, sorge una base militare N.A.T.O. ove sono stoccati munizionamenti ed armamenti di cui non è nota né l'esatta tipologia né la consistenza quantitativa;
essendo la località di Isola delle Femmine in prossimità del grande centro abitato del comune di Palermo, è di vitale importanza che siano adottate tutte le precauzioni onde scongiurare eventi accidentali che potrebbero procurare drammatiche conseguenze per la popolazione civile -:
quale sia la natura degli armamenti e dei munizionamenti stoccati presso la base militare sita nel territorio del comune di Isola delle Femmine (Palermo);
se tale base sia o sia stata classificata quale «deposito generale munizioni Nato»;
quali e quante siano le altre basi classificate con la stessa classificazione;
quale sia la natura del tipo di armamento contenuto nelle basi denominate «deposito generale munizioni Nato»;
se in tali basi siano presenti magazzini di materiali di difesa NBC (Nucleare, batteriologica, chimica);
quali siano i piani di emergenza previsti per la popolazione civile delle aree circostanti tali basi;
se siano stati valutati i rischi connessi alla vicinanza ad Isola delle Femmine dell'area metropolitana della città di Palermo;
quali siano gli intendimenti del Governo per la futura operatività di tale base;
se in relazione all'adozione del principio di cautela non ritenga opportuno il suo smantellamento.
(4-05725)

Risposta. - Occorre in premessa precisare che in Italia non esistono depositi di munizioni costruiti, gestiti ed impiegati dalla NATO nei termini indicati con l'atto in questione.
In particolare, alcuni depositi attualmente in uso, presentano internamente delle strutture costruite e/o ampliate con fondi NATO - e, pertanto, inserite nell'inventario


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NATO - ma, di fatto, sono gestiti ed impiegati per le esigenze delle nostre Forze armate.
Ciò posto, il deposito munizioni della Marina militare, sito nel territorio del Comune di Isola delle Femmine (Palermo), è stato soppresso a far data dal 30 giugno 1998, in attuazione delle disposizioni di cui al decreto ministeriale 20 dicembre 1998 e, alla fine dello stesso anno, sono state completate le operazioni di trasferimento del munizionamento presente a quella data all'interno dei relativi locali.
Al riguardo, il Sindaco del suddetto Comune, a seguito di un sopralluogo effettuato nel marzo 2003 per verificare la presenza o meno di armi nell'area in argomento, ha confermato che la base non viene più utilizzata quale deposito di munizioni.
In particolare, il citato Deposito è stato ufficialmente cancellato dall'inventario Nato il 29 febbraio 2000 e chiuso il successivo 1o aprile, con conseguente completamento dei lavori di messa in sicurezza dell'infrastruttura mediante chiusura definitiva delle gallerie con elementi strutturali.
Stante la carenza d'interesse al mantenimento della disponibilità del bene, per le finalità istituzionali della Forza armata, ne è stata determinata la dismissione.
Il relativo iter procedimentale è, allo stato, in corso di definizione.
A tal proposito, l'Ufficio territoriale del Governo di Palermo ha reso noto che l'Amministrazione comunale interessata ha già intrapreso iniziative volte ad ottenere l'affidamento dell'intera area in parola per includerla nella locale riserva naturale.
Quanto alla disponibilità di altri depositi classificati con la stessa denominazione «NATO», sono attualmente in uso tre depositi, nei quali viene custodito munizionamento navale di tipo convenzionale e, in particolare, in due di essi è presente materiale di proprietà nazionale destinato esclusivamente alla protezione individuale e al rilevamento NBC che non comporta, quindi, alcun pericolo per le aree abitate limitrofe.
Con riferimento, in ultimo, ai piani d'emergenza per la popolazione civile si precisa che la predisposizione degli stessi è demandata alle Prefetture territorialmente competenti con l'eventuale concorso della Difesa.
Peraltro, si sottolinea che la scelta dei siti su cui dislocare i depositi e le misure di sicurezza in atto escludono eventuali pericoli per le aree abitate.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

BULGARELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 4 novembre 2004 si svolgeva a Cagliari una pacifica protesta in via Sonnino, Parco delle Rimembranze, in concomitanza con la cerimonia per i festeggiamenti delle Forze Armate; alla protesta - organizzata dall'associazione cattolica «Mani tese» - prendevano parte anche i signori Antonello Repetto e Sandro Martis, aderenti a «Pax Christi», i quali si recavano successivamente al Campo Rossi, dove si svolgeva analoga iniziativa di celebrazione delle Forze Armate;
i due attivisti cattolici si avvicinavano al presidio militare muniti di due bandiere della pace e di un cartello recante la scritta «V: NON UCCIDERE», SOLDATO AGLI ORDINI RISPONDI SIGNORNO», quando dal marciapiede confinante con la caserma si avvicinava un militare in borghese che, dopo aver rudemente affrontato i due, strappava letteralmente dalle mani del Repetto il cartello, gettandolo in terra e calpestandolo e intimando ai due pacifisti di allontanarsi;
il Repetto e il Martis proseguivano a quel punto la loro protesta passeggiando dinanzi alle mura della caserma, muniti delle bandiere della pace; dopo circa una mezz'ora sopraggiungeva un'auto del 112, con a bordo due carabinieri, che procedevano all'identificazione dei pacifisti e,


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subito dopo, giungevano altri due carabinieri, questa volta in borghese, che proceduto a una nuova identificazione, intimavano ai due di allontanarsi immediatamente;
alle rimostranze del Repetto e del Martis, che facevano notare di essere in suolo pubblico e di non violare alcuna legge a loro conosciuta, i militari rispondevano che i pacifisti avevano violato un articolo del codice di procedura penale, senza però specificare di quale si trattasse, nonostante le esplicite richieste di chiarimenti da parte dei due attivisti cattolici -:
come giudichi l'intervento dei militari nei confronti di due dimostranti pacifisti e quale sia la norma che questi ultimi avrebbero violato nella circostanza sopra riferita.
(4-11705)

Risposta. - Nella mattinata del 4 novembre 2004, nel corso della cerimonia celebrativa delle Forze armate, svoltasi a Cagliari presso il Parco delle Rimembranze e, successivamente, presso il Centro ippico militare «Campo Rossi», personale dell'Arma dei carabinieri, notata la presenza di due persone con in mano delle bandiere della pace ed un cartello recante la scritta citata dall'interrogante, procedeva al controllo dei documenti d'identità dei due manifestanti.
Allo scopo di scongiurare ulteriori e più eclatanti forme di protesta, che potessero turbare la cerimonia nel momento in cui si rendeva omaggio ai Caduti di Nassiriya, i due manifestanti sono stati invitati da alcuni militari ad allontanarsi dall'ingresso del «Campo Rossi».
Risulta che i due dimostranti abbiano ottemperato senza alcuna rimostranza.
Si precisa, infine, che il Comando provinciale dei carabinieri di Cagliari, interessato in proposito dalla locale Prefettura, ha escluso che, nella circostanza possano essere stati usati modi non corretti da parte dei militari intervenuti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

CAPITELLI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la sede italiana della multinazionale Masterfoods s.p.a., presente nel territorio di Belgioioso in provincia di Pavia fino agli anni '80, ha avviato nel 1995 la produzione di alimenti per animali puntando sul mangime secco e poi su quello umido, ritenendo quest'ultimo un mercato in espansione;
nonostante la domanda di mangime secco abbia successivamente preso il sopravvento sull'umido, la ditta Masterfoods s.p.a. alla fine degli anni '90 ha chiuso la linea secco ed ha raddoppiato la linea umido;
solo poche settimane fa è stato annunciato alle RSU aziendali che il tonnellaggio di mangime per l'anno in corso non avrebbe subito variazioni rispetto a quello realizzato lo scorso anno;
la ditta ha invece comunicato nei giorni scorsi a 155 dipendenti la loro messa in mobilità, diffondendo in tutto il personale la preoccupazione riguardo il proprio posto di lavoro;
l'azienda non sta pensando ad una riconversione produttiva e pertanto non si delineano prospettive di riassorbimento futuro di personale;
la situazione produttiva e industriale di Pavia e del Basso Pavese è in grave crisi;
la perdita di posti di lavoro potrebbe riguardare numerosi giovani che nel frattempo hanno sottoscritto impegni finanziari per l'acquisto della casa e la costituzione di una nuova famiglia;
a seguito degli incontri voluti dagli Enti, dalle Istituzioni locali e dalle parti sociali con i vertici aziendali, tenuti in questi giorni, non si intravedono prospettive positive da parte dell'azienda -:
se e quali provvedimenti intenda adottare il Governo al fine di tutelare i posti di lavoro alla Masterfoods s.p.a. e di contenere gli effetti occupazionali che colpiscono


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duramente il tessuto sociale del territorio interessato;
se non ritenga opportuno intervenire affinché l'azienda riveda la propria posizione o avvii una riconversione della linea produttiva;
quali iniziative possono essere assunte affinché venga siglato un piano concreto con operatori finanziari pubblici e privati a sostegno del rilancio aziendale, evitando così gravi disagi sociali alle famiglie dei dipendenti e il rischio della chiusura;
se non si ritenga in fine opportuno intervenire affinché, qualora non si scorgano soluzioni occupazionali concrete, si prenda in esame il riconoscimento della cassa integrazione guadagni straordinaria.
(4-11346)

Risposta. - Della crisi che sta affrontando la società Masterfood, di cui si tratta nell'atto di sindacato ispettivo in esame, il Ministero delle attività produttive non ne ha notizia.
Si fa presente, infatti, che all'apposito Ufficio istituito nell'ambito della Segreteria tecnica del Ministro delle attività produttive, che si occupa delle specifiche problematiche connesse a «vertenze» o «crisi aziendali» non è pervenuta alcuna richiesta formale né da parte del sindacato né della proprietà.
Per quanto concerne le problematiche occupazionali e la possibilità di riconoscere, stante la situazione descritta nell'interrogazione medesima, la cassa integrazione guadagni straordinaria ai dipendenti, la concessione della stessa, come è noto, in presenza delle richieste condizioni, rientra nelle competenze del Ministero del lavoro.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

CIRIELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dal 1970 alla metà degli anni '80, appartenenti a partiti e movimenti politici di destra, in numerosissime occasioni, furono fatti oggetto di violenze ed aggressioni da parte di esponenti legati a partiti o movimenti politici di estrema sinistra;
in diverse occasioni le aggressioni sono tragicamente terminate con la morte degli aggrediti, vedi ad esempio i casi Santostefano, Mantakas, Ramelli, Falvella, Cecchin, Di Nella;
non sempre le indagini hanno portato all'individuazione e alla punizione dei responsabili -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del numero di aggressioni subìte e denunciate da appartenenti a partiti e movimenti politici di destra, dell'esito delle indagini, dei conseguenti processi e del numero dei casi rimasti irrisolti.
(4-06182)

Risposta. - Le rilevazioni pervenute dalle Corti di appello e dalle Procure generali, a seguito di quanto richiesto dall'interrogante, hanno evidenziato la difficoltà di effettuare le ricerche sulla base della genericità degli elementi forniti, del lungo tempo trascorso, nonché dell'impossibilità di individuare (se non esaminando compiutamente tutti i fascicoli) la matrice politica, che normalmente non assume alcun rilievo, ai fini del trattamento sanzionatorio del colpevole.
Inoltre, le notizie di reato, nel periodo preso in considerazione, venivano annotate nei registri cartacei non essendo gli stessi informatizzati.
Tuttavia, alcuni uffici giudiziari hanno comunicato il numero dei procedimenti penali, aventi per oggetto violenze ed aggressione da parte di esponenti legati a partiti o movimenti politici di estrema sinistra nei confronti di appartenenti a partiti o movimenti politici di destra, nel periodo dal 1970 alla metà degli anni 80 e, precisamente:
a) la procura della Repubblica di Salerno n. 1 procedimento penale;
b) la procura della Repubblica di Bologna n. 16 p.p. di cui 6 contro ignoti;


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c) la procura della Repubblica di Rovigo n. 24 p.p. di cui 14 contro ignoti;
d) la procura della Repubblica di Padova n. 21 p.p. di cui 8 contro ignoti;
e) la procura della Repubblica di Macerata n. 3 p.p.;
f) la procura della Repubblica di Udine n. 2 p.p.;
g) il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto n. 2 p.p;
h) il tribunale di Ancona 8 p.p. di cui 1 contro ignoti.

Per quanto riguarda, infine, i decessi di Santostefano, Mantakas, Ramelli, Falvella, Cecchin e Di Nella, segnalati dall'interrogante, la procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli ha evidenziato le predette difficoltà nel reperire informazioni al riguardo.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

DEIANA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Colombia è in corso ormai da più di tre decenni un complesso conflitto militare e politico nel quale i principali attori sono i gruppi armati di opposizione («Forze armate rivoluzionarie colombiane» ed «Esercito nazionale di liberazione»), governo e forze armate della Colombia, gruppi paramilitari riuniti nelle cosiddette «Autodefensas unidas de Colombia» (Auc);
tale conflitto, dopo alcune tenui speranze di pace ha subito una recrudescenza collegabile al cosiddetto Plan Colombia, pacchetto di aiuti militari promosso dagli Stati Uniti d'America, che hanno fatto della Colombia il terzo paese al mondo per quantità di trasferimenti militari dagli USA;
nel 2002 è stato eletto presidente della Colombia Alvaro Uribe de Velez, il quale ha promosso una serie di misure legislative il cui impatto sul conflitto e sulla società colombiana si sta rivelando sempre più pesante, come dimostrano i rapporti delle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani;
lo scorso febbraio il presidente Uribe de Velez è stato in visita in Italia, dove ha incontrato l'allora Ministro degli affari esteri Franco Frattini e il Vicepremier Gianfranco Fini;
in data 1 giugno 2004 il quotidiano colombiano «El Espectador» riportava le dichiarazioni del ministro Frattini secondo le quali «l'Italia appoggia la lotta delle autorità colombiane contro il terrorismo»;
sono in corso specifici programmi di cooperazione giudiziaria tra Italia e Colombia, in particolare per quanto riguarda il coordinamento della lotta al traffico internazionale di droga;
alcune unità di polizia coinvolte in questi programmi si sarebbero rese responsabili di violazioni dei diritti umani;
nel settore dei diritti umani sono in corso alcuni programmi promossi da organizzazioni italiane per la cooperazione internazionale;
appare particolarmente grave la situazione di rischio a cui sono esposti i membri e dirigenti delle organizzazioni sindacali, costantemente minacciati di morte, minacce che in almeno ottanta casi, nel solo 2003, si sono concretizzate in omicidi mirati;
tra le organizzazioni sindacali appare particolarmente grave il caso del «Sinaltrainal», sindacato nazionale dei lavoratori del settore alimentare, che ha in corso una campagna internazionale di denuncia contro la «Coca Cola», campagna che ha prodotto l'apertura di un procedimento giudiziario contro l'azienda statunitense presso il tribunale federale di Miami, Florida, USA -:
quali accordi intercorrano tra il Governo italiano e quello colombiano e che ruolo il Governo italiano intenda assumere


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nel quadro di una soluzione negoziale del conflitto colombiano;
quali azioni diplomatiche di pressione il Governo abbia deciso di intraprendere, se ha deciso di intraprenderne, per ottenere un maggiore impegno del governo colombiano sul tema del rispetto dei diritti umani nonché sulla protezione dei civili nel conflitto in corso e sulla fine dell'impunità per i responsabili delle violazioni dei diritti umani;
che tipo di azione, in sede bilaterale e internazionale, il Governo abbia intenzione di intraprendere per garantire il rispetto dei diritti sindacali dei lavoratori colombiani e la fine del clima di intimidazione e minacce che essi subiscono, con particolare riferimento al grave caso del Sinaltrainal;
se vi siano imprese italiane che lavorano in Colombia e in quali settori, con quali garanzie per i diritti sindacali e sociali dei loro dipendenti.
(4-11843)

Risposta. - Riguardo al grave conflitto interno che ormai da decenni insanguina la Colombia, il nostro Paese ha sempre ritenuto che non si possa prescindere da una soluzione negoziata che coinvolga tutte le parti in causa. Preliminarmente è però necessario che i gruppi armati manifestino una reale volontà di addivenire ad un accordo di pace e lo dimostrino attraverso la cessazione delle azioni di guerra e la liberazione incondizionata di tutti i sequestrati. Recentemente, da parte governativa, si è registrato un atto unilaterale di buona volontà, come l'indulto a favore di 23 guerriglieri, che potrebbe essere un primo passo verso un accordo umanitario che ponga termine alle sofferenze di molti sequestrati politici.
L'Italia è sempre stata in prima linea per favorire l'avvio di un dialogo tra le parti in conflitto: in particolare, si ricorda come il nostro Paese sia stato uno dei dieci facilitatori del processo di pace avviatosi sotto la Presidenza Pastrana tra il Governo e le FARC. Anche oggi l'Italia rimane disponibile, unitamente ai partners europei, a sostenere eventuali iniziative di pace che siano supportate da un chiaro quadro giuridico di riferimento che rispetti il diritto internazionale umanitario e garantisca il perseguimento dei principi di verità, giustizia e riparazione.
Per quanto concerne il tema centrale della tutela dei diritti umani, l'Italia partecipa attivamente alle iniziative del gruppo informale «G24», costituitosi tra le principali Rappresentanze Diplomatiche accreditate a Bogotà con lo scopo di accompagnare il Governo colombiano nell'adempimento dei principi stabiliti nella Dichiarazione di Londra del 10 luglio 2003 e delle Raccomandazioni elencate per il 2004 dall'Ufficio in Bogotà dell'Alto commissario dell'ONU per i Diritti umani. Questo lavoro è venuto man mano intensificandosi con l'approssimarsi della Conferenza che si è tenuta a Cartagena de Indias il 3 e 4 febbraio 2005 e che ha avuto come punto centrale la valutazione dei progressi compiuti dal Governo colombiano in tema di diritti umani dopo la Dichiarazione di Londra. In particolare, quest'ultima ha sottolineato l'importanza dell'impegno del Governo di proteggere i leaders della società civile, inclusi i leaders sindacali; le stesse Raccomandazioni dell'Alto commissario delle Nazioni unite per i Diritti umani esortano espressamente il Governo e il Congresso ad impegnarsi per evitare l'impunità dei responsabili delle violazioni dei diritti umani.
In quest'ambito, il «G24» opera da facilitatore dei colloqui tra il Governo e la società civile, rappresentata da differenti gruppi di organizzazioni non Governative coinvolte nel tema del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Inoltre, il nostro Paese è impegnato all'interno dell'Unione Europea a promuovere il processo di pace attraverso il finanziamento in sede comunitaria dei «Laboratori di pace», programmi di sviluppo che hanno lo scopo di sostenere delle iniziative di pace a livello locale. Dei finanziamenti bilaterali sono stati assegnati alla
«Defensoria del Pueblo», che grazie al nostro


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contributo ha potuto rafforzare la propria struttura ed aprire 13 Uffici regionali e locali.
Infine, occorre segnalare che la presenza delle imprese italiane in Colombia è andata diminuendo negli ultimi anni; anche se sono presenti nostri operatori economici nei settori di impianti elettronici, telefonia, infrastrutture, impianti idroelettrici e impianti di raffinazione. Va rilevato comunque che in queste imprese vengono garantiti ai lavoratori degli standard giuridici e sociali mediamente superiori a quelli riscontrabili in simili realtà produttive locali.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel quadro delle accuse che i personaggi del telegiornale satirico Striscia la Notizia hanno lanciato nei confronti della trasmissione della Rai Affari Tuoi e che hanno provocato l'ovvia reazione di Paolo Bonolis che, a sua volta, insieme con i responsabili della trasmissione, dopo aver segnalato di record di audience e di vendita di biglietti della Lotteria, ha preannunciato forti e decise azioni giudiziali nei confronti dei concorrenti di Canale 5, è intervenuto il presidente del Codacons con un comunicato stampa, ripreso dalle agenzie, esprimendo il dubbio «che tutta questa manfrina sia solo una manovra per evitare di adeguare il gioco dei pacchi alle regole delle lotterie nazionali» (cfr. agenzia ANSA del 27 dicembre 2004 h. 18,31);
a dire del presidente Carlo Rienzi, «Codacons ha notificato alla Rai e ai Monopoli di Stato una diffida con la quale si impone il rispetto delle regole sui giochi a premio, ossia che non siano svelati gli abbinamenti tra i biglietti e i pacchi attribuiti alle varie regioni» (cfr. ibidem) -:
quale sia il contenuto della diffida inviata dal Codacons ai Monopoli di Stato e, in particolare, quale sia la contestazione di irregolarità mossa per l'asserita inosservanza delle regole delle lotterie nazionali;
se le contestazioni mosse da Codacons siano ritenute fondate e se, dunque, la trasmissione Affari Tuoi operi nel rispetto più rigoroso delle regole delle lotterie.
(4-12321)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame l'interrogante chiede di sapere se, relativamente al rispetto delle regole delle lotterie, siano ritenute fondate le contestazioni mosse dal Codacons sulla trasmissione televisiva «Affari Tuoi».
Al riguardo, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha fatto presente che, il Codacons ha inviato, in proposito, una diffida alla stessa Amministrazione, unitamente alla RAI ed al Ministero delle attività produttive, in tale atto l'Associazione dei consumatori, tra l'altro, ha sollevato dubbi sulla trasparenza e regolarità dell'abbinamento dei biglietti estratti con i pacchi in gioco nella puntata conclusiva del 6 gennaio 2005, mettendo in discussione la funzione esercitata dalla Commissione ministeriale di controllo e dello stesso Comitato generale per i giochi.
Le operazioni di estrazione e di abbinamento dei biglietti della Lotteria Italia, oggetto della diffida in questione, come riferisce l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, si sono tenute regolarmente il 6 gennaio 2005, così come previsto dal regolamento della lotteria di cui al decreto direttoriale del 6 settembre 2004, alla presenza del Comitato generale per i giochi che ha controllato l'assoluta regolarità della procedura ed anche alla presenza di alcune associazioni di consumatori, tra cui il Codacons nella persona dell'avvocato Carlo Rienzi che, quindi, ha potuto constatare, anche personalmente, l'assoluta infondatezza dei dubbi sulla regolarità e trasparenza di tali operazioni.
L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha, inoltre, precisato che non può invocarsi, come invece fatto dal Codacons, l'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 2001,


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n. 430, che disciplina le manifestazioni a premio; ciò in quanto la Lotteria Italia, essendo lotteria nazionale, non ricade in tale ambito.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
le tante guerre che purtroppo insanguinano tutti i continenti hanno un diverso trattamento mediatico, forse in relazione alle materie prime presenti nel sottosuolo dei paesi interessati;
da ultimo nella Repubblica del Congo, a seguito di un conflitto locale, negli ultimi giorni da 5 a 7 mila congolesi sono entrati in Uganda per cercare di sottrarsi alla violenza esplosa nel loro Stato;
le notizie di stampa riferiscono che la maggior parte degli sfollati sono donne e bambini che hanno bisogno di generi alimentari, di vestiario e di assistenza sanitaria;
il tutto sta avvenendo in una condizione di totale disinteresse da parte degli organi di informazione -:
in relazione all'esodo verso l'Uganda di migliaia di cittadini congolesi - prevalentemente donne e bambini - per sfuggire alla violenza esplosa nel loro Stato, se non ritenga di attivare la comunità internazionale al fine di prestare con la massima urgenza aiuti ed assistenza a questo sventurato esercito di disperati.
(4-12505)

Risposta. - La precaria situazione umanitaria e di sicurezza in cui tuttora versano alcune regioni della Repubblica democratica del Congo, soprattutto quelle del confine orientale del Paese, è uno strascico del conflitto che ha colpito il Paese nel 1998, le cui conseguenze si fanno ancora sentire malgrado gli accordi che si sono succeduti per riportare stabilità nell'area. Attualmente, il processo di pace ha raggiunto risultati parzialmente positivi. Un Governo transitorio è stato istituito nel giugno del 2003, con i compiti fondamentali di restaurare l'autorità statale nell'insieme del territorio (anche attraverso la formazione di un esercito e di una polizia integrata) e di organizzare le elezioni entro il mese di giugno 2005.
Nella Repubblica democratica del Congo opera una Forza di pace delle Nazioni unite (denominata MONUC) di circa 15mila unità, che attualmente presiede alle operazioni di controllo della frontiera orientale del Paese. A causa della particolare gravità che la situazione assunse nel 2003, fu appositamente inviata nella regione dell'Ituri, ai confini fra Congo ed Uganda, una Forza di pace dell'Unione europea (denominata Artemis), poi sostituita da un'apposita Brigata della MONUC.
Quanto all'episodio specifico menzionato nell'interrogazione, esso appare inserirsi nel contesto di perdurante instabilità delle regioni orientali della RDC ed in particolare dell'Ituri. Si tratta di scontri a sfondo etnico che oppongono popoli a vocazione pastorale (Hema) a popoli stanziali (Lendu). L'intensità degli scontri dal 2003 (quando fu inviata la missione «Artemis») ad oggi è comunque notevolmente scemata. Lo stesso flusso di rifugiati delle ultime settimane sta rientrando dall'Uganda, a seguito del ristabilimento di accettabili condizioni di sicurezza nella regione. Dopo gli scontri delle scorse settimane, infatti, la MONUC si è prodigata per facilitare l'afflusso degli aiuti umanitari e per far cessare le violenze, anche se la situazione permane tesa e soggetta a possibili recrudescenze.
In conclusione, si ritiene che il ristabilimento dell'autorità dello Stato congolese sull'intero territorio nazionale sia la premessa necessaria ad un significativo miglioramento delle condizioni di sicurezza delle regioni orientali. L'Unione europea persegue fermamente tale obiettivo e da ultimo sta avviando un ambizioso progetto di integrazione delle forze armate congolesi che dovrebbe favorire il ripristino di condizioni di stabilità nell'intera area.


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In ragione della drammatica situazione in cui versano in questo momento i profughi della zona, considerando la grave crisi socio economica e politica che investe la Repubblica democratica del Congo, sopracitata, questo Ministero tramite l'AGEA, ha recentemente donato all'Organizzazione Internazionale WFP 1,5 milioni di Euro per l'acquisto e la distribuzione nel Paese di una fornitura di riso volto ad assicurare assistenza alimentare agli sfollati ed alla popolazione vittima del conflitto armato.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

DILIBERTO. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il pastificio Colussi di Rimini è stato acquisito dal gruppo Colussi di Perugia nel 2000;
appena acquisito il pastificio, il gruppo Colussi ha fatto chiudere il mulino, riducendo il personale; successivamente ha esternalizzato il magazzino, riducendo ancora l'occupazione, infine ha chiesto ed ottenuto di produrre anche di sabato e domenica;
alla luce di tutto ciò, i dipendenti si sono ridotti da cento agli attuali settanta;
le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto accordi sempre responsabilmente, l'ultimo dei quali, stipulato il 29 luglio 2004, prevedeva la strategicità di tutti gli stabilimenti Colussi tra i quali, appunto, quello di Rimini;
un recente articolo a stampa (Il Sole 24 Ore, del 16 ottobre 2004) sottolineava lo stato eccellente dell'azienda, che aumenta gli utili modo significativo rispetto allo scorso anno (5 milioni di euro in più), contrariamente ad altri gruppi del settore, ed al contempo acquisisce altri marchi prestigiosi (detenendo già quelli di Pasta Agnesi, Riso Audisio, Flora, Misura e Liebig) come la Sapori;
a fronte di tutto ciò, in un incontro sindacale del 21 settembre 2004, l'azienda annunciava di essere in trattativa avanzata, per la vendita dello stabilimento di Rimini, già ritenuto «strategico», e che l'acquirente non avrebbe alcuna intenzione di continuare a produrre, bensì di, voler chiudere lo stabilimento stesso;
l'area ove sorge lo stabilimento del quale si minaccia la chiusura potrebbe essere appetibile per future operazioni immobiliari di natura meramente speculativa;
la vendita e la conseguente chiusura dello stabilimento Colussi di Rimini arrecherebbe gravissimo danno all'occupazione, riducendo sul lastrico settanta famiglie di lavoratori che hanno dimostrato responsabilità e ottimo rendimento, tanto da consentire incrementi rilevanti del fatturato e degli utili all'azienda -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto delineato in premessa;
quali iniziative si intendano adottare a tutela dello stabilimento sopra richiamato;
se - essendo il caso della Colussi di Rimini esempio clamoroso di tendenze generali in atto nel nostro Paese - nel programma del Governo esista un piano o quantomeno delle idee per impedire e/o sanzionare in qualunque modo le aziende che - non avendo alcuna crisi industriale in atto né in prospettiva, anzi vantando ingenti incrementi di utili - manifestino la volontà di chiudere stabilimenti a fini speculativi o con l'intenzione di delocalizzare magari all'estero la propria produzione.
(4-11438)

Risposta. - L'attuale proprietà della Colussi S.p.A. come, peraltro, evidenziato nell'atto in esame, ha annunciato ai lavoratori e al sindacato, l'intenzione di chiudere e cedere in tempi rapidi lo stabilimento di Rimini e di trasferire la produzione di pasta all'uovo in siti della stessa azienda ubicati in altre regioni. Tutto ciò nonostante


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che la stessa proprietà, circa tre anni fa, avesse investito in maniera cospicua per lo sviluppo dello stabilimento.
Il Ministero delle Attività Produttive, pur dando la propria disponibilità a porre in essere ogni utile iniziativa al fine della salvaguardia della realtà produttiva in esame e di mantenere i livelli occupazionali, deve far presente che le proprie competenze, in un sistema di economia di mercato libero, non possono incidere sulle scelte di gestione imprenditoriali, a meno che non venga richiesta l'apertura di «un tavolo».
Si fa presente che, nell'ambito del Ministero è istituito uno specifico Ufficio che si occupa di queste situazioni definite «vertenze» o «crisi» che si attiva a seguito di una richiesta da parte della proprietà o delle organizzazioni sindacali.
Attualmente non risulta però pervenuta alcuna richiesta in tal senso.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

FONTANINI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la regione Friuli-Venezia Giulia ha deciso di finanziare, attraverso i centri sociali, una libera emittente palestinese di Ramallah, «Global radio Palestine», per dar voce all'informazione proveniente direttamente dalla Palestina, da diffondere via Internet, in tutta l'area del Mediterraneo; si tratterà di informazioni in lingua araba e in lingua inglese, che potranno essere poi rilanciate da emittenti locali italiane ed europee;
questo progetto è stato organizzato dall'associazione «Ya Basta», associazione nella quale militano i più famosi rappresentanti dei centri sociali tra cui Luca Casarini; lo stesso coinvolgerà una decina di giovani redattori, e beneficerà anche della collaborazione di strutture produttive e di trasmissione della città di Trieste;
ilprogetto di questa libera emittente palestinese, come ha sottolineato l'assessore alla cultura del Friuli-Venezia Giulia, Roberto Antonaz, è stato finanziato sulla base della legge regionale sulla cooperazione allo sviluppo con una cifra corrispondente a poco più di 9 mila euro;
l'associazione «Ya Basta», con questo finanziamento ha intenzione di acquistare le strutture che permetteranno all'emittente di dare il via alle trasmissioni -:
se l'associazione «Ya Basta» è un'associazione ONLUS accreditata presso il Ministero degli affari esteri, se il finanziamento di una libera emittente palestinese possa interferire sugli obiettivi di politica estera portati avanti dal governo italiano, se il Ministro delle comunicazioni sia stato informato in merito all'utilizzo di strutture produttive e di trasmissione operanti a Trieste da parte di questa emittente palestinese.
(4-11932)

Risposta. - Questo Ministero non dispone di elementi informativi sull'iniziativa che vede coinvolta l'Associazione Ya Basta.
Per quanto di competenza, non risulta inoltre, sulla base delle ricerche esperite, che la medesima associazione abbia mai presentato domanda di riconoscimento di idoneità, quale associazione abilitata,
ex articolo 28 della Legge 26 febbraio 1987, n. 49, a svolgere attività nei Paesi in via di sviluppo.
In merito al finanziamento disposto in favore della predetta associazione da parte della Regione Friuli Venezia Giulia, si comunica inoltre che questo Ministero non è stato informato dell'iniziativa. A tale proposito si ritiene opportuno aggiungere che, in considerazione degli evidenti risvolti politici dell'iniziativa, ove richiesto, il parere di questo Ministero, anche sentito il competente Dipartimento per le Regioni e d'intesa con il Ministero dell'interno, sarebbe stato oggetto di attenta riflessione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.


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FRAGALÀ, NICOLOSI, CIRIELLI, ONNIS, MILANESE, STRANO, CIMA, RAISI, BORNACIN, POLLEDRI, CARDIELLO, CRISTALDI, ROMOLI, MENIA, CARRARA, DANIELE GALLI, LAMORTE, ZACCHERA, RAMPONI, BERTUCCI, SAVO, GAMBA, AZZOLINI, MESSA, GIORGIO CONTE, MEROI, CANNELLA, BUONTEMPO, ASCIERTO, RANIELI, ARRIGHI, MALGIERI, BURANI PROCACCINI, GRIMALDI e MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 9 marzo 2004 è apparsa sulla stampa la notizia relativa alla richiesta del latitante pluriomicida Achille Lollo già condannato, con sentenza passata in cosa giudicata, alla reclusione di anni 18 relativamente all'omicidio dei due fratelli Mattei entrambi assassinati in un incendio provocato dolosamente e volontariamente in concorso con altri soggetti rimasti latitanti;
a seguito della sentenza di condanna lo status di latitante in cui versa il Lollo, il quale si è sottratto all'ordine di carcerazione, ripartendo per il Brasile;
dalle notizie apprese il latitante pluriomicida intenderebbe ottenere il diritto di voto quale italiano residente all'estero;
tale richiesta offende il senso civico, oltre a ledere la memoria di quei due poveri ragazzi arsi vivi e colpevoli soltanto di militare in una formazione politica antitetica a quella del loro carnefice;
tale richiesta è senza dubbio lesiva degli interessi del popolo italiano in quanto proveniente da soggetto latitante che si è sempre sottratto alla giustizia -:
se i Ministri interrogati competenti intendano accertare:
1) le circostanze in cui si è realizzata la fuga e la successiva latitanza di Achille Lollo;
2) se vi furono le connivenze delle Istituzioni del tempo che potrebbero aver favorito tale latitanza;
3) se furono adottate le necessarie cautele al fine di una immediata cattura successivamente al passaggio in giudicato della sentenza di Cassazione;
4) le motivazioni per cui il latitante non venne mai catturato attraverso gli ordinari sistemi previsti dagli accordi internazionali;
5) se vi furono connivenze con apparati operanti all'interno dello Stato e al di fuori di ogni controllo;
6) se vi furono connivenze di formazioni politiche e partitiche che abbiano favorito tale latitanza;
7)gli eventuali controlli adottati nel corso degli anni nei confronti dello stesso latitante;
8)le motivazioni relative al procedimento formativo, se vi è stato, di estradizione del latitante Lollo;
come si giustifichi il fatto che una persona considerata per lo Stato Italiano latitante possa, impunemente, frequentare il Consolato Italiano all'interno dello Stato estero in cui si trova, e, in modo particolare, se sussistano responsabilità precise a carico degli organi consolari competenti.
(4-10079)

Risposta. - Come noto, la Corte d'assise d'appello di Roma, con sentenza del 16 dicembre 1986, seguita poi dall'ordine di esecuzione emesso il 14 giugno 1989 dalla Procura Generale della Repubblica presso il Tribunale di Roma, riconobbe al signor Achille Lollo la responsabilità dei seguenti reati, commessi in momenti diversi tra il 10 e il 16 aprile 1973:
incendio doloso aggravato; duplice omicidio colposo aggravato; attentato con esplosivo; fabbricazione di congegno micidiale esplosivo e detenzione di sostanze esplosive.

Con sentenza del 28 gennaio 2005, la medesima Corte ha dichiarato estinta, per prescrizione, la condanna a 18 anni inflitta al signor Lollo (unitamente a quelle, di pari entità, comminate ai signori Marino Clavo e Manlio Grillo). Caduca è per conseguenza anche la richiesta di estradizione che, nel


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febbraio del 1993, seguì alla condanna, al fine di assicurare il signor Lollo, dal 1987 residente in Brasile, alla giustizia.
Tutto ciò premesso, si rinvia - in merito ai quesiti espressi dal punto 1 al punto 7 dell'interrogazione in parola - a quanto vorranno comunicare i competenti i Ministeri della giustizia e dell'interno e, per quanto di competenza di questo Ministero, si forniscono gli elementi conoscitivi di seguito riportati.
Circa la richiesta di estradizione, la stessa è stata inoltrata per via diplomatica nel febbraio del 1993 a seguito dell'individuazione (fine 1992) e dell'arresto del signor Lollo in Brasile, secondo gli ordinari canali previsti dalla cooperazione Internazionale di polizia. L'Ambasciata a Brasilia, oltre a trasmettere la documentazione estradizionale, ha seguito con attenzione l'esame della richiesta da parte delle Autorità brasiliane, che si è purtroppo concluso con esito negativo. Dopo circa otto mesi di detenzione provvisoria il signor Lollo è stato rimesso in libertà a seguito della decisione del Supremo Tribunale federale brasiliano che ha respinto, con sentenza n. 581-2 del 20 ottobre 1993, la richiesta di estradizione, constatando l'avvenuta prescrizione della pena.
Il Supremo Tribunale ha osservato che, secondo la legge brasiliana, ai fini della prescrizione non si deve avere riguardo alla pena complessiva inflitta per tutti i reati, ma al «quantum» di pena inflitto per ciascun reato. Inoltre, in base alla medesima legge, in caso di concorso formale o di reato continuato non si considerano gli aumenti di pena per il reato più grave, ma bisogna verificare se è intervenuta la cosiddetta «prescrizione retroattiva» con riferimento alla più grave delle pene applicate.
Il Supremo tribunale ha quindi osservato che:
nel caso
sub specie, la più grave delle pene è quella di 8 anni di reclusione, applicata al signor Lollo per il delitto di incendio doloso aggravato. Per la legge brasiliana, la pena di 8 anni di reclusione si prescrive in 12 anni;
l'ultimo atto interruttivo della prescrizione valido per la legge brasiliana è l'ordinanza di rinvio a giudizio emessa dal Giudice istruttore di Roma il 28.12.1973; da questo atto fino alla data della condanna di Achille Lollo, intervenuta il 16.12.1986, erano trascorsi più di 12 anni;
la sentenza di assoluzione resa in primo grado dalla Corte di Assise di Roma il 5 giugno 1975 non vale ad interrompere la prescrizione secondo il diritto brasiliano, proprio perché trattasi di sentenza assolutoria.

Sulla base di queste argomentazioni, il Tribunale supremo ha potuto concludere che si è verificata la cosiddetta «prescrizione retroattiva della pena», prevista dagli articoli 109 terzo comma, 100 primo comma e 177 secondo e quarto comma del codice penale brasiliano.
È ancora opportuno precisare che, poiché il Trattato bilaterale di estradizione fra Italia e Brasile, sottoscritto a Roma il 17 ottobre 1989, è entrato in vigore il 1o agosto 1993, la domanda di estradizione italiana dell'8 aprile 1993 è stata avanzata sulla base della cortesia internazionale, con garanzia di reciprocità. Anche qualora la sentenza fosse stata emanata alla luce di tale Trattato, l'estradizione sarebbe stata respinta con la medesima motivazione, ossia l'avvenuta prescrizione della pena secondo il diritto brasiliano. Sempre ai sensi dello stesso Trattato, non è inoltre possibile presentare una nuova richiesta di estradizione per i medesimi reati per cui la prima è stata respinta.
Ad integrazione di quanto rappresentato, si aggiunge che il signor Lollo beneficia legittimamente di un visto di permanenza in Brasile, avendo quella magistratura negato l'estradizione. Lo stesso non risulta disporre, tuttavia, di documenti brasiliani validi per l'espatrio.
Per quanto, infine, concerne l'asserita frequentazione del Consolato generale a Rio de Janeiro da parte del signor Lollo, si precisa che lo stesso risulta sconosciuto sia al Console generale che al funzionario vicario dell'ufficio consolare. Non risulta,


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inoltre, alcuna reale frequentazione del Consolato bensì la mera richiesta di servizi notarili in tre occasioni nel 2002 ed in una nel 2004.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

GHIGLIA e DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a Torino quattro pazienti ricoverati nel reparto di rianimazione dell'Ospedale Molinette sono stati infettati dall'«Acinetobacter», batterio che attacca ferite e ustioni e provoca infezioni polmonari letali;
il batterio isolato alle Molinette di Torino ha subito una mutazione che lo difende dagli antibiotici con l'eccezione dell'Imipenem e del Colistine;
secondo quanto riportato dagli organi di stampa, nel giro di trenta giorni dal primo caso di infezione sarebbero stati contagiati tre pazienti, per una possibile risposta tardiva delle autorità sanitarie;
il reparto di rianimazione delle Molinette è stato chiuso per una bonifica igienica di una durata di quarantotto ore;
lo stesso batterio ha causato in Francia 18 morti e quindi è potenzialmente letale per la vita e la sicurezza dei pazienti non solo torinesi;
sul territorio nazionale oltre il 10 per cento (in Piemonte circa il 10 per cento) dei pazienti contrarrebbe infezioni ospedaliere -:
se è vero che le autorità sanitarie sarebbero intervenute in modo inefficace nell'arginare l'infezione e se ciò è stata la causa del contagio tra i pazienti;
quali urgenti provvedimenti si intendano adottare per arginare la pericolosa infezione ospedaliera che ha colpito le Molinette di Torino;
quali misure preventive si intendano attuare affinché i pazienti nelle strutture sanitarie nazionali siano preservate dal contrarre simili infezioni.
(4-08434)

Risposta. - Il problema delle infezioni contratte durante la degenza ospedaliera viene riconosciuto, a livello internazionale, come una delle principali minacce per la salute pubblica.
L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e le più importanti organizzazioni sanitarie mondiali, da sempre particolarmente attente alla prevenzione ed al controllo del fenomeno in questione, hanno emanato alcune risoluzioni (risoluzione OMS 1998, decisione n. 119/98/EC del Parlamento europeo, risoluzione 1999/C195/01 della Commissione Europea, raccomandazione 2002/77/CE del Consiglio europeo), allo scopo di sottolineare l'importanza dell'adozione di specifiche misure di contenimento delle infezioni, comprensive, tra l'altro, della individuazione dei comportamenti e delle pratiche professionali (quale l'uso prudente degli antimicrobici), nonché degli assetti organizzativi (miglioramento delle misure di contenimento delle infezioni), mirati a ridurre in maniera incisiva il rischio di trasmissione.
Le infezioni ospedaliere (I.O.) sono un fenomeno diffuso, legato alla circolazione ed alla capacità infettante di un numero elevato di microrganismi di varia natura (batterica, virale, fungina), circolanti in ambito ospedaliero, nonché alla particolare suscettibilità che hanno i soggetti ospedalizzati, sottoposti a interventi diagnostici e terapeutici di varia tipologia, a detti agenti infettanti. Per l'elevato uso di terapie antibiotiche in ambito ospedaliero, i batteri che causano infezioni ospedaliere sono frequentemente resistenti ad uno o più antibiotici.
In tutti i Paesi, compresa l'Italia, dove tali infezioni sono state studiate, le infezioni ospedaliere hanno una frequenza che varia dal 5 per cento fino a più del 20 per cento dei soggetti ospedalizzati, in relazione soprattutto al reparto di ricovero che, a sua volta, è indice della gravità della patologia che viene trattata e della suscettibilità del paziente all'infezione.


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La più alta frequenza di I.o., pertanto, si verifica nei reparti di terapia intensiva dove circolano anche batteri multiresistenti agli antibiotici (es.
Staphilococcus aureus meticillinoresistente, Pseudomonas spp., Escherichia coi e Acinetobacter baumanii).
La prevenzione delle I.o. costituisce una sfida determinante per la salute pubblica, perché sono causate da un insieme piuttosto eterogeneo di condizioni diverse sotto il profilo microbiologico, fisiologico ed epidemiologico, con notevole incidenza sui costi sanitari, e costituiscono certamente indicatori della qualità della offerta sanitaria. Incidendo significativamente sui costi unitari e prolungando le degenze ospedaliere dei pazienti ricoverati, le I.o. influenzano notevolmente la capacità dei presidi ospedalieri di garantire il ricovero ad altri pazienti.
Nonostante l'elevato impatto socio-economico delle I.o., i sistemi di sorveglianza e controllo e le azioni per ridurne gli effetti sono, invece, ancora piuttosto disomogenei a livello internazionale e nazionale, anche se negli ultimi anni sono stati messi a punto e implementati numerosi programmi. Gli studi svolti hanno fornito l'indicazione della possibile prevenzione delle I.o., nella misura del 30 per cento, con conseguente riduzione dei costi e migliore qualità dell'offerta di servizio sanitario.
In Italia, stime recenti suggeriscono che circa 500.000 pazienti su 9 milioni e mezzo di ricoverati l'anno sono affetti da un'infezione contratta in ospedale, vale a dire che una percentuale, compresa tra il 5 e il 17 per cento dei pazienti ospedalizzati, si ammala ogni anno di un'infezione, con una percentuale di mortalità del 3 per cento.
Sono molto diffuse setticemie, polmoniti, infezioni da catetere venoso centrale, infezioni urinarie e del sito chirurgico.
Non esistono misure che consentano di contrastare totalmente le I.o.; esistono tuttavia, misure diverse che ne possono diminuire l'incidenza e la gravità. Queste misure, tuttora oggetto di approfondimento e dibattito, sono incentrate sulle seguenti iniziative: approfondita conoscenza della diffusione degli agenti infettivi e delle patologie provocate nelle diverse istituzioni ospedaliere. Tale conoscenza si sviluppa in una necessaria sorveglianza attiva delle I.o., secondo criteri analitici per i diversi ospedali e reparti; implementazione delle misure di igiene personale ed ambientale, con particolare riguardo al lavaggio delle mani del personale sanitario, nonché all'uso di tutti i dispositivi di protezione individuali e di contenimento della trasmissione di agenti infettivi (mascherine, camici, soprascarpe, guanti etc.); corretta gestione del paziente, con adozione rapida, se necessario, delle procedure di isolamento e corretta implementazione delle procedure diagnostiche, di intervento chirurgico e terapeutico, in conformità agli standards previsti, in merito all'uso dei cateteri, degli antibiotici, dei disinfettanti e delle modalità di sterilizzazione.
Le misure segnalate devono essere coordinate, valutate nella loro efficacia e, se del caso, modificate da un apposito Comitato che deve essere presente in ogni Ospedale. Al riguardo, il Ministero della salute con proprie circolari del 1985 e del 1998, ha definito da tempo i criteri e i requisiti dei programmi di controllo, con la previsione, inoltre, della costituzione di un Comitato di controllo per la lotta alle infezioni.
Il ministero della salute ritiene indispensabile la promozione dell'attivazione di detti Comitati, dal momento che, da un'indagine nazionale, condotta recentemente dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), si è rilevato che solo il 50 per cento dei 428 ospedali che hanno partecipato all'indagine avevano attivato il Comitato.
Con decreto ministeriale 5 marzo 2003 è stata istituita presso il Ministero della salute la Commissione tecnica sul rischio clinico, con gli obiettivi di studiare la prevalenza e le cause del rischio clinico, di formulare indicazioni generali e prevedere le misure organizzative e comportamentali per la riduzione e la gestione del problema.
La Commissione ha elaborato il documento «Risk management in sanità: il problema degli errori», il quale, partendo da un'analisi approfondita del rischio clinico, fornisce una raccolta di riflessioni e raccomandazioni utili agli operatori sanitari del settore.


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Ai fini di una adeguata diffusione e conoscenza presso le strutture sanitarie e presso gli operatori sanitari, il documento è stato inviato il 2 luglio ultimo scorso a tutti gli assessorati regionali alla sanità e pubblicato sul sito internet del Ministero della salute.
Si segnala, inoltre, che è stato recentemente costituito un gruppo tecnico, con lo specifico compito di elaborare un rapporto ricognitivo sulle iniziative, sia a livello normativo sia a livello tecnico-operativo, in merito agli approcci metodologici in tema di rischio clinico, con particolare riferimento alla ricerca di appropriate soluzioni operative per la definizione di un sistema di monitoraggio degli eventi avversi, e di criteri e modalità per la formazione degli operatori sanitari.
Per quanto riguarda lo specifico episodio infettivo, segnalato dagli interroganti, si precisa che il Ministero della salute, non appena venuto a conoscenza del focolaio di infezione nosocomiale da «Acinetobacter baumanii», segnalato nel nord della Francia, ha inviato un telefax agli assessorati alla sanità delle regioni e delle province autonome, richiamando l'attenzione sulla rilevanza della questione e sulla necessità di una attenta sorveglianza.
In merito ai casi verificatisi presso l'azienda ospedaliera «San Giovanni Battista» di Torino, il presidente della regione Piemonte ha comunicato che «nel periodo compreso tra l'11 dicembre 2003 e il 15 dicembre 2003 sono stati identificati da parte del laboratorio di microbiologia dell'Ospedale San Giovanni Battista di Torino isolamenti di
«Acinetobacter baumanii multiresistente» da materiali diversi provenienti da tre pazienti ricoverati presso la struttura complessa di rianimazione 9».
I casi segnalati avevano un'origine endogena, non correlati, pertanto, con i casi comparsi in Francia.
Da parte dell'Unità, operativa prevenzione delle infezioni nosocomiali sono stati messi in atto tutti i provvedimenti che rientrano nelle procedure previste per il controllo delle infezioni nosocomiali, regolarmente adottati in situazioni come quella verificatasi.
Relativamente al quesito su provvedimenti adottati per il contenimento della diffusione dell'infezione, la regione ha comunicato che, successivamente alla prima segnalazione, sono state subito attivate tutte le procedure per l'isolamento da contatto. Il paziente era, peraltro, già stato posto in isolamento, in quanto positivo per Staphilococco aureus meticillino resistente e Enterobacter cloacae produttore di beta-lattamasi isolato da liquido peritoneale.
In data 11 dicembre 2003 il Gruppo operativo controllo infezioni ospedaliere ha adottato i seguenti provvedimenti: allertamento dei Responsabili della Struttura Complessa di Rianimazione 9, con rinforzo e verifica dell'applicazione delle misure di isolamento da contatto, da parte del personale di reparto, secondo quanto previsto dal protocollo aziendale; sopralluogo da parte degli infermieri epidemiologici presso il reparto, per la raccolta dati sui pazienti ricoverati e sopralluogo presso la struttura complessa di Chirurgia generale 2, dove un paziente era stato trasferito; esecuzione di campionamenti ambientali; bonifica ambientale straordinaria effettuata successivamente ai campionamenti, come da protocollo; consulenza infettivologica per i pazienti ricoverati presso la Struttura Complessa di Rianimazione; costante controllo dei pazienti mediante culture microbiologiche.
In data 15 dicembre 2003 sono stati ripetuti i campionamenti ambientali, effettuando una seconda bonifica ambientale straordinaria, e il giorno successivo è stato elaborato un protocollo di isolamento specifico.
È stata inoltre comunicata la temporanea sospensione dei ricoveri alla centrale operativa 118, al responsabile del DEA e ai responsabili delle strutture, deputate ai ricoveri in emergenza.
I pazienti ricoverati nella struttura complessa di rianimazione 9 sono stati sottoposti ad un'ulteriore consulenza infettivologica e in data 17 dicembre 2003 i pazienti presenti sono stati trasferiti nella struttura citata.
È stata, inoltre, inviata una circolare informativa a tutti i responsabili delle


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strutture complesse di terapia intensiva dell'azienda, segnalando la comparsa di ceppi multiresistenti ed, in particolare, di Acinetobacter presso la struttura complessa di rianimazione 9, al fine di procedere al tempestivo isolamento, in caso di eventuali segnalazioni da parte del laboratorio di microbiologia, con la contestuale adozione delle misure idonee ad evitare la diffusione crociata delle infezioni.
È stata effettuata una terza bonifica ambientale straordinaria, al momento della dimissione dei pazienti, su tutta l'area sanitaria del reparto e sull'area non sanitaria; trattandosi di 4 casi di infezione insorti nello stesso reparto con una correlazione spazio-temporale, il laboratorio di microbiologia ha effettuato la tipizzazione genotipica dei ceppi isolati.
I protocolli aziendali prevedono il risanamento ambientale semestrale e, in caso di isolamento di microrganismi multiresistenti, anche alla dimissione dei pazienti.
Con l'esecuzione dei campionamenti ambientali di controllo post-bonifica, in data 19 dicembre 2003, si sono conclusi gli interventi previsti ed è ripresa l'attività di ricovero.
La regione Piemonte ha sottolineato di essersi dotata di un efficace modello organizzativo per la prevenzione delle infezioni ospedaliere. Tutte le Aziende sanitarie hanno costituito l'unità operativa, semplice o complessa, supportata nelle proprie attività dal Comitato di controllo per le infezioni nosocomiali (CIO), che prevede il coinvolgimento anche della componente clinica.
La Direzione sanità pubblica regionale ha assicurato di svolgere, in ottemperanza alle circolari ministeriali già menzionate, un'azione di coordinamento e di costante monitoraggio sulle attività intraprese dalle Aziende sanitarie in tema di prevenzione delle infezioni nosocomiali.
È stato, inoltre, sottolineato che la prevenzione delle infezioni ospedaliere è stata inserita negli obiettivi assegnati ai Direttori generali delle citate Aziende.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

LUCÀ. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per l'innovazione e le tecnologie. - Per sapere - premesso che:
LOQUENDO spa è un'azienda di proprietà TELECOM, creata a Torino all'inizio del 2001 con l'obiettivo di «ingegnerizzare» e commercializzare i risultati di più di vent'anni di ricerche da CSELT, l'allora centro di ricerca tecnologica TELECOM, l'attuale TiLab, tramite la progettazione e successiva produzione di piattaforme immediatamente vendibili, e lo sviluppo su di esse di servizi estremamente innovativi, di grande interesse sia per i gestori delle reti che per aziende esterne, sia in ambito nazionale che internazionale;
la società in questione, nata con un nucleo di 80 persone, dopo solo un anno si era già sviluppata fino ad arrivare ad avere 175 dipendenti e un numero elevato di consulenti;
LOQUENDO è sempre stata considerata, nel suo settore, come un caso evidente di «eccellenza tecnologica» dotato di un importantissimo valore strategico nel campo delle tecnologie vocali e dei servizi in voce;
l'attuale proprietà di TELECOM ha di recente reso nota l'intenzione di cedere il ramo dell'azienda di LOQUENDO preposto allo studio delle applicazioni delle tecnologie sviluppate dalla stessa spa;
secondo l'interrogante in questo modo la casa madre dimostra nei fatti l'intenzione di non volere più investire in LOQUENDO e di voler frammentare l'azienda, disperdendone in questo modo le grandi potenzialità di sviluppo, occupazione, creazione di know how nonché di ricchezza;
l'assemblea dei lavoratori, lunedì 3 maggio, ha rifiutato all'unanimità il piano di cessione che la proprietà di LOQUENDO ha giustificato opponendo lo scarso fatturato raggiunto dall'azienda stessa;


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di contro, però, TELECOM e TIM hanno deciso di affidare commesse strategicamente ed economicamente importanti all'azienda acquirente;
oltre alla più che lecita preoccupazione riguardo al futuro professionale e occupazionale dei lavoratori interessati dalla dismissione, si impone una riflessione sulla, oramai evidente, crisi del «pianeta TELECOM» a Torino;
le scelte aziendali, infatti, vanno sempre di più nella direzione di un impoverimento del presidio direzionale e delle attività di ricerca e innovazione nella zona di Torino, reso evidente dalla continua emorragia di strutture e svuotamento di ruolo guida in favore di Milano e Roma -:
quali iniziative i Ministri competenti intendano adottare per far luce sulle reali intenzioni di TELECOM rispetto al futuro di LOQUENDO spa;
se il Governo non ritenga di dover muovere i passi necessari al fine di evitare la grave ricaduta occupazionale che di fatto si verificherà a seguito del disimpegno del gruppo TELECOM dal settore tecnologico e della ricerca, tenuto conto che solo un grande gruppo può oggi assumersi l'onere di investire su ricerca e innovazione e che questo tipo di cessioni si rivelano normalmente la premessa per liberarsi di personale senza mettere a rischio l'immagine «positiva» dell'azienda cedente.
(4-10214)

Risposta. - In riferimento ai quesiti posti dall'interrogante, tramite elementi trasmessi dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, si informa che, da accertamenti svolti, non sono emersi spunti considerevoli di preoccupazione, inerenti dispersione di potenzialità di sviluppi o vuoti occupazionali legate alla cessione di un ramo d'azienda della Loquendo S.p.A.
Invero, la Loquendo S.p.a., è un'azienda di proprietà Telecom, nata a Torino nel 2001, finalizzala alla ricerca, lo sviluppo e la commercializzazione di tecnologie vocali, che vanta oggi un organico di circa 93 dipendenti.
In merito al trasferimento da parte di Loquendo S.p.A. del ramo d'azienda denominato «Application» alla Citec S.p.A. di Roma, va rilevato, come precisato dalla Loquendo stessa, che la cessione non ha comportato alcun problema e/o pregiudizio inerente il futuro professionale ed occupazionale dei lavoratori interessati e che anzi sono state salvaguardate tutte le garanzie possibili.
In particolare, ai lavoratori interessati, è stato non solo lasciato inalterato lo «status» preesistente, riguardante qualifica e mansioni, ma è stata anche confermata l'applicazione del contratto per le telecomunicazioni facente capo alla Telecom, benché la Società acquirente adottasse il contratto dei metalmeccanici.
Non sembrano intravedersi, pertanto, alla luce degli accertamenti effettuati, segnali di emorragie di strutture o svuotamento, ma solo, motivi dettati da una comune politica aziendale, tesa a razionalizzare strategicamente l'altro ramo, quello cioè delle tecnologie, che è poi il cuore della Loquendo S.P.A.; nessun disimpegno, quindi, del gruppo Telecom, dal settore tecnologico e della ricerca, semmai un rinsaldamento.
Quanto poi al malcontento manifestato dai lavoratori all'assemblea del 3 maggio 2004, dove gli stessi rifiutavano il piano di cessione della Loquendo si evidenzia che le stesse RSU Loquendo con un comunicato del 28 giugno 2004 hanno approvato all'unanimità l'ipotesi di accordo siglata tra Loquendo SPA, Citec SPA e organizzazioni sindacali in data 22 giugno 2004.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

MALGIERI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'UNAIDS, l'agenzia delle Nazioni Unite per la lotta all'Aids, ha calcolato che in tutto il mondo sono 34,9 milioni le


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persone sieropositive e che, a circa un mese dalla fine, il 2004 ha già guadagnato il triste primato di anno record per il numero, 4,9 milioni, di individui colpiti dal virus;
secondo le previsioni dell'UNAIDS, l'Africa sub-sahariana, l'area del mondo da sempre più colpita, sarà nel giro di pochi anni avvicinata, in termini percentuali sul totale della popolazione, dall'Asia sud-orientale e in misura minore dall'Europa orientale e dalla Russia;
insieme alle donne, i soggetti tradizionalmente più deboli soprattutto perché sottoposti alla prostituzione, i bambini sono l'altra maggiore categoria di indifesi come dimostrano i dati dell'Onu che parlano di 2,2 milioni di sieropositivi minorenni in tutto il mondo, 640 mila dei quali colpiti nel solo 2004;
l'UNAIDS calcola che globalmente appena 440 mila malati di Aids hanno accesso ai trattamenti anti-virali, gli unici in grado di fermare il corso della malattia, mentre tutti gli altri, nel migliore dei casi, hanno accesso a farmaci che possono al massimo rallentare l'inesorabile;
i principali ostacoli alla lotta contro l'Aids sono la mancanza di informazione e quindi di prevenzione nelle regioni più sottosviluppate, i costi esorbitanti che nel Sud del mondo rendono di fatto inaccessibili gli anti-virali, la mancanza di fondi in alcuni programmi internazionali di contrasto all'Aids come il Global Fund delle Nazioni Unite che ha a bilancio 900 milioni di dollari invece dei 2,4 miliardi necessari;
oltre ad essere un flagello sanitario, l'Aids ha pesanti risvolti sociali sulle popolazioni da esso colpite e per questo si configura anche come una emergenza sociale che rischia di sconvolgere gli equilibri e l'esistenza stessa di culture, quali quelle indigene dell'Africa e dell'Asia, che sono venute a contatto con il virus in seguito ai fenomeni del turismo di massa (che spesso è «turismo sessuale») e di urbanizzazione e sradicamento culturale forzati -:
quali siano i programmi di assistenza medica e di campagne informative nel Sud del mondo patrocinati dall'Italia e in quali cifre consistono i fondi destinati dal nostro Paese all'UNAIDS e al Global Fund;
a che punto siano le trattative, ormai avviate da anni ma senza risultati incoraggianti, tra i governi dei Paesi avanzati e quelli dei Paesi in via di sviluppo per favorire la cessione a prezzi accessibili, da parte delle industrie farmaceutiche dei primi ai secondi, dei brevetti delle cure anti-Aids per la produzione in loco dei cosiddetti «farmaci generici»;
se l'Unione europea stia mettendo in campo, in particolare verso i vicini Paesi dell'Europa orientale, una politica comune di interventi.
(4-11817)

Risposta. - Il pagamento del contributo italiano al Fondo globale per la lotta all'Aids, alla tubercolosi ed alla malaria, è stata una problematica seguita con particolare attenzione dal Governo e dal Parlamento.
Il positivo risultato di tale intensa dialettica su una problematica che, comprensibilmente, raccoglie ampie sensibilità è stata la decisione - nonostante vincoli di bilancio particolarmente stringenti - di far fronte a questo nostro significativo impegno nell'ambito dei fondi multilaterali di assistenza.
Com'è noto, in ragione della condivisa percezione del carattere prioritario di tale intervento - anche a seguito della continua opera di impulso esercitata dal Ministero degli esteri - il Governo, con decreto-legge 19 gennaio 2005, n. 2, ha provveduto ad autorizzare la contribuzione italiana al Fondo globale per gli anni 2004-2005: l'articolo 5 del provvedimento prevede infatti lo stanziamento di 180 milioni di euro a tale fine.
A questo riguardo è utile sottolineare che tale finanziamento mette in luce non solo l'importanza per il Governo di rispettare gli impegni assunti internazionalmente a favore del Fondo globale - che costituisce uno dei principali obiettivi della nostra cooperazione allo sviluppo multilaterale -


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ma anche la volontà di affrontare questioni di tale rilevanza ed impatto umanitario con un approccio il più possibile condiviso anche sul piano del confronto politico e parlamentare.
Infine, e in relazione al penultimo punto sollevato dall'interrogante, nel corso dell'anno 2004, sono stati concessi i seguenti contributi volontari agli Organismi e Agenzie delle Nazioni unite che, per loro mandato, si occupano di programmi di lotta all'AIDS:
2 milioni di Euro a Unaids, destinati alle attività di sensibilizzazione ed azioni sul terreno proprie dell'Organismo;
2,3 milioni di Euro ad Unfpa, destinati alle azioni nei settori della salute e della lotta all'AIDS per migliaia di donne in Africa;
11 milioni di Euro a Unicef, il cui programma di attività 2001-2004 prevede la lotta all'Aids come una delle cinque priorità;
3 milioni di euro ad Oms di cui 460.000 Euro destinati alla Direzione Hiv/Aids, malaria e tubercolosi.

Ulteriori contributi in favore dei suddetti organismi sono inoltre previsti per l'anno in corso, la cui quantificazione ed erogazione è in fase di elaborazione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

MANTINI e CIALENTE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
Osservatorio astrofisico di Campo Imperatore è una delle realtà storiche presenti nell'area scientifica aquilana e dal 1997 fa parte dell'Area di Astrogeofisica insieme all'università de L'Aquila ed ai laboratori nazionali del Gran Sasso;
l'Osservatorio è dotato di strumentazione di primo piano in ambito nazionale che utilizza per condurre programmi di osservazione astronomica afferenti alle più diverse aree tematiche dell'astrofisica moderna. Il telescopio AZT-24 con il sensore SWIRCAM per il vicino infrarosso ha dato e sta dando un contributo notevole allo studio di alcune particolari classi di supernove finora poco studiate. Il telescopio SCHMIDT, dopo la recente fase di aggiornamento tecnologico, è impiegato tra l'altro, in un ambizioso programma per lo studio degli asteroidi NEO (Near Earth Object), quegli oggetti che per la natura della loro orbita possono essere a rischio di impatto con la Terra;
l'Osservatorio è in questo campo il primo in Italia per risultati prodotti e il quinto nel mondo;
l'Osservatorio del Gran Sasso, posto in un luogo di suggestiva bellezza, è visitato ogni anno da altre 3.500 studenti e da numerosi privati cittadini cui viene fatta, gratuitamente, divulgazione scientifica;
negli ultimi anni tuttavia la situazione economica è divenuta insostenibile sotto ogni profilo e si è ancor più aggravata per le ristrettezze dei progetti di ricerca in ambito INAF tanto che si prospetta come imminente la chiusura dell'Osservatorio -:
quali iniziative intenda assumere per impedire la chiusura dell'osservatorio astrofisico di Campo Imperatore.
(4-11813)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con cui gli interroganti, nel prospettare la possibile chiusura dell'Osservatorio di astrofisica di Campo Imperatore, a causa dell'esistente difficile situazione economica ulteriormente aggravata per le ristrettezze dei progetti di ricerca in ambito INAF, chiedono l'assunzione di opportune iniziative volte ad impedire il verificarsi di tale circostanza si rappresenta quanto comunicato dall'Inaf al quale sono stati richiesti elementi istruttori.
L'Osservatorio astronomico di campo Imperatore è co-gestito dagli Osservatori di Roma e di Teramo, entrambi appartenenti all'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf),


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recentemente riformato in accordo al decreto legislativo n. 138 del 2003.
I telescopi operanti nell'Osservatorio di Campo Imperatore (AZT-24 con specchio primario di 110 cm e il telescopio Schmidt con specchio primario da 61 cm) appartengono alla categoria dei circa 20 piccoli telescopi storici tuttora operativi nei 12 Osservatori dell'INAF presenti sul territorio nazionale.
Nell'ambito della riforma dell'Ente, l'INAF sta conducendo un'analisi approfondita del rapporto costo-beneficio relativo all'utilizzo attuale e alle potenzialità future dell'uso dei piccoli telescopi nel piano strategico di attività dell'Istituto, che includono sia la ricerca scientifica che la diffusione della cultura astronomica.
Si fa presente che la ricerca astrofisica osservativa di punta viene oggi condotta con telescopi terrestri di grandi dimensioni (Telescopio Nazionale Galileo da 4 metri operante alle Isole Canarie, Large Binocular Telescope costituito da 2 specchi da 8,4 metri recentemente inaugurato a Mt Graham in Arizona. Very Large Telescopes costituito da 4 telescopi da 8 metri operati dall'European Southern Observatory a Cerro Paranal in Cile, i radio telescopi VLBI, eto.) e con telescopi spaziali (Hubble Space Telescope, Newton-XMM, Chandra, SWIFT, eccetera). È grazie ai risultati scientifici ottenuti con tali grandi telescopi che la comunità nazionale è riuscita a collocarsi in posizioni di eccellenza a livello internazionale passando recentemente dal 7o al 5o posto nella classifica mondiale per produttività scientifica in campo astrofisico (dati ISI, Institute for Scientific Information).
In quest'ottica, si prevede che il ruolo dei piccoli telescopi dell'Istituto, ivi inclusi quelli dell'Osservatorio di Campo Imperatore, venga gradualmente indirizzato verso attività didattiche e divulgative per le quali, considerato l'impatto locale e la possibile sinergia con iniziative di turismo intelligente, si auspica e verrà ricercato il supporto degli Enti pubblici e privati interessati.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

MARINELLO. - Al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
idipendenti delle Poste, prima della trasformazione in S.p.A., sono stati posti in posizione di comando presso enti pubblici con attribuzioni e mansioni diverse rispetto al lavoro svolto alle Poste, con conseguente riconoscimento, dei relativi emolumenti previsti dalla legge;
ogni singola amministrazione si è fatta carico della spesa e, per le funzioni svolte, oltre a restituire alle Poste le spese sostenute per il dipendente, ai sensi della normativa vigente ed ai regolamenti che riguardano gli uffici di diretta collaborazione degli assessori regionali e dei Ministri e Sottosegretari, ha concesso una differenza stipendiale in quanto, per legge, così come avviene per i segretari particolari dei Ministri e Sottosegretari, anche per gli assessori regionali, il segretario particolare gode di una retribuzione pari a quella di dirigente di seconda fascia;
sulla differenza stipendiale sono stati operati versamenti ai fini previdenziali e assistenziali sia a carico dell'amministrazione che del dipendente, versati in conto corrente all'IPOST, ente di previdenza delle Poste, che avrebbero dovuto impinguare i contributi versati direttamente dalle Poste;
l'IPOST ritiene di non dover ricongiungere i contributi previdenziali versati sulla differenza stipendiale con quelli ordinari versati dalle Poste sullo stipendio in godimento presso l'amministrazione postale; e considera la differenza del trattamento economico fondamentale corrisposta mensilmente come onere accessorio quasi fosse assegno ad personam o reddito di lavoro straordinario -:
quali provvedimenti si intendano adottare con particolare riferimento alla corretta applicazione della norma, onde evitare che contributi previdenziali sulla base dello stipendio in godimento non producano


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alcun effetto ai fini del conteggio finale che determinerà l'importo della pensione che potrà essere calcolata in maniera contributiva o mista.
(4-07905)

Risposta. - In ordine all'atto parlamentare cui si risponde, si fa presente quanto rappresentato dall'Istituto Postelegrafonici (IPOST).
In via preliminare, si precisa che la posizione di comando ha natura temporanea, poiché revocabile in qualsiasi momento ed il dipendente «in posizione di comando» percepisce emolumenti dall'Ente presso cui presta servizio. Tali emolumenti non rientrano nella contrattazione collettiva nazionale, devono, inoltre, essere assoggettati a contribuzione previdenziale secondo le disposizioni contenute nell'articolo 2, comma 9, della legge n. 335 del 1995 ed incidono esclusivamente sulla seconda quota di pensione (quota B).
La retribuzione che il «comandato» percepisce ha natura transitoria, mentre resta fissa, continuativa ed irrevocabile la retribuzione spettante dall'amministrazione (Poste Italiane spa) dove il dipendente dovrà rientrare allo scadere del comando e nella quale svilupperà la sua carriera lavorativa in relazione alla qualifica di appartenenza.
Nell'attribuzione dei trattamenti pensionistici, l'IPOST, così come gli altri Enti gestori di forme esclusive di previdenza obbligatoria è tenuto all'osservanza delle norme riferite al personale civile e militare dello Stato.
La legge n. 335 del 1995 ha esteso anche alle forme esclusive di previdenza, quanto disposto dall'articolo 12, della legge n. 153 del 1969, in materia di determinazione della base contributiva.
Pertanto, a decorrere dal 1o gennaio 1996 rientra nell'imponibile contributivo, tutto ciò che il lavoratore percepisce dal datore di lavoro, mentre restano escluse dall'assoggettamento contributivo le sole voci espressamente elencate nell'articolo 12, della legge n. 153 del 1969 e nell'articolo 2, comma 15, della legge n. 335 del 1995. L'elemento retributivo pensionabile ha avuto, quindi, una estensione che produce però i suoi effetti solo a partire dal 1o gennaio 1996.
Per esplicita previsione normativa (articolo 2, comma 11, legge n. 335 del 1995) l'ampliamento della base contributiva interessa esclusivamente la quota di pensione prevista dall'articolo 13, lettera
b), del decreto legislativo n. 503 del 1992, concorrendo alla determinazione della retribuzione media solo a decorrere dal 1o gennaio 1996.
L'introduzione nella base contributiva, di tutte le voci stipendiali, producendo i suoi effetti esclusivamente sulla seconda quota di pensione ha annullato solo parzialmente l'applicazione dei principi normativi espressi dall'articolo 15, della legge n. 177 del 1976, che restano tuttora operanti nella determinazione degli emolumenti da inserire nella prima quota di pensione. Infatti, per il calcolo della quota A, la retribuzione contributiva dell'ultimo giorno di servizio deve essere individuata secondo criteri già fissati dal citato articolo 15, della legge n. 177 del 1976, che disciplina la retribuzione pensionabile dei dipendenti civili dello Stato. Lo stesso articolo 15, della legge n. 177 del 1976 elenca tassativamente le voci che concorrono alla determinazione della base pensionabile e tra esse non è compresa la differenza del trattamento economico fondamentale corrisposto al personale in posizione di comando.
Più precisamente, la base pensionabile è la risultante degli emolumenti percepiti in relazione al trattamento economico della effettiva qualifica che presentano, congiuntamente, i requisiti della corrispettività, della continuità e della fissità.
Si fa presente che l'emolumento è «corrispettivo» se erogato per prestazione lavorativa svolta e «continuato» quando non revocabile.
Per quanto riguarda, poi, il requisito della «fissità», si precisa che la medesima sussiste quando l'emolumento è predeterminato, in via generale, per i dipendenti appartenenti al medesimo comparto, livello o qualifica, dalla contrattazione collettiva, leggi o regolamenti.


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Per le considerazioni sopra esposte si conferma la valutazione dell'elemento retributivo di cui trattasi, congiuntamente agli elementi accessori, limitatamente alla quote di pensione relative alle anzianità di servizio, maturate dal 1o gennaio 1996, per la parte eccedente il 18 per cento della base pensionabile, secondo i meccanismi di cui al citato articolo 2, commi 9, 10 e 11, della legge n. 335 del 1995.
Pertanto, l'assoggettamento a contribuzione degli emolumenti corrisposti dall'Ente presso il quale il dipendente presta servizio in posizione di comando dal 1o gennaio 1996, che fanno parte della base imponibile va, pertanto, limitato alla quota eccedente la maggiorazione del 18 per cento.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

ONNIS e PORCU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in Sardegna, la strada statale 195 («Sulcitana»), che collega Cagliari con i principali centri del Sulcis e della costa sudoccidentale dell'isola, sopporta, quotidianamente, un traffico intensissimo, nelle due direzioni di marcia;
infatti, lungo la strada sopra indicata e nelle vicinanze della città capoluogo, sorgono importanti insediamenti abitativi (Capoterra, Sarroch, Pula), poli industriali (ad esempio, la SARAS a Sarroch e le aziende dell'area di Macchiareddu) e località turistiche tra le più rinomate (Santa Margherita di Pula, Chia);
in tutti gli orari e in ogni stagione, dunque, la strada statale 195 è percorsa, in direzione di Cagliari o verso i centri cui si è fatto riferimento, da motocicli, autovetture e mezzi pesanti;
il volume di traffico, lungo l'arteria in questione, aumenta sensibilmente nei giorni festivi e durante tutta la stagione estiva, quando i turisti e coloro che risiedono a Cagliari e nelle zone limitrofe si spostano verso le località di villeggiatura o da queste ultime fanno ritorno;
peraltro, l'attuale situazione della rete viaria, nella zona sopra indicata, non offre agli automobilisti altri validi itinerari, alternativi alla strada statale 195;
è dunque inevitabile che, lungo l'arteria predetta, il traffico sia spesso rallentato, in quanto le dimensioni della strada - per lunghissimi tratti a due sole corsie - e la presenza di numerosi incroci - anche regolati da semafori con lunghi intervalli d'attesa - impediscono l'ordinato e continuo deflusso dei moltissimi automezzi;
purtroppo, poi, moltissimi incidenti automobilistici si verificano lungo la strada statale 195, spesso con conseguenze gravi o, addirittura, con esiti mortali;
si è osservato, anche da parte della stampa locale, che la causa di tali sinistri dovrebbe di solito individuarsi nelle caratteristiche della strada statale 195, troppo stretta rispetto al volume di traffico che usualmente vi si riversa, e comunque inidonea a garantire la sicurezza di quanti la percorrono;
non avrebbero sortito alcun valido effetto, sotto tale profilo, «i lavori di messa in sicurezza realizzati dall'ANAS»;
si sollecita, pertanto, l'urgente ampliamento della carreggiata, che dovrebbe svilupparsi interamente (o comunque per la maggior parte) su quattro corsie;
per il tratto compreso tra le località di Sarroch e Macchiareddu il progetto di ampliamento della suddetta strada statale 195 avrebbe già ottenuto la copertura finanziaria, ma si teme che la procedura per la valutazione dell'impatto ambientale dell'opera richieda tempi lunghi, incompatibili con l'esecuzione dei lavori in vista della prossima stagione estiva -:
quali iniziative siano state finora assunte, o si ritenga opportuno intraprendere,


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per consentire la più rapida realizzazione dei lavori che dovranno garantire la scorrevolezza e la sicurezza del traffico lungo la suddetta strada statale 195, in Sardegna.
(4-12000)

Risposta. - In riferimento alle problematiche evidenziate con l'interrogazione cui si risponde, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha comunicato che il progetto definitivo dell'intervento di messa in sicurezza della strada statale 195 «Sulcitana» è stato approvato in sede di Conferenza di Servizi nel luglio 2003.
L'ANAS ha provveduto ad avviare la progettazione esecutiva delle opere da realizzare suddividendole in sette stralci funzionali, da appaltare singolarmente al fine di garantire sicurezza e fluidità nella circolazione stradale.
Per i primi tre progetti è stato emesso il dispositivo di approvazione e sono state espletate le procedure di appalto e relativa aggiudicazione.
Attualmente il 1o lotto è in fase di completamento, mentre gli altri due, di recente aggiudicazione, sono in fase di consegna.
La società stradale rende noto, inoltre, di aver presentato nello scorso mese di dicembre il progetto definitivo e lo studio di impatto ambientale della nuova strada statale 195 «Sulcitana» nel tratto Cagliari-Pula al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio per la valutazione di impatto ambientale.
Tale progetto prevede la realizzazione di una strada di categoria B (due corsie per senso di marcia e spartitraffico centrale). Il costo stimato per la realizzazione dell'intervento è di 277 milioni di euro, mentre i finanziamenti attualmente disponibili ammontano a circa 106 milioni di euro (CIPE 23,241 milioni di euro, regione Sardegna POR 2002/2006 72,564 milioni di euro, ANAS 10,419 milioni di euro).
A seguito della conclusione della procedura VIA e dell'emissione del decreto di compatibilità ambientale si procederà con l'appalto dei lavori realizzabili con i fondi stanziati.
L'ANAS riferisce, infine, che per i restanti progetti si sta completando sia la progettazione sia la procedura riguardante gli espropri la quale, una volta espletata, consentirà l'avvio delle attività di gara per l'individuazione del contraente.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PERROTTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo a firma di Corrado Poggi, pubblicato su Il Sole 24 Ore, del 20 novembre 2004, il personale delle Nazioni Unite vuole sfiduciare il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, per mancanza di integrità e cattiva gestione nella gestione dell'organizzazione;
l'attacco nei suoi confronti parte da una vicenda disciplinare interna: è stata richiesta una indagine formale nei confronti di un alto funzionario, Dileep Nair, accusato di favoritismi e molestie sessuali;
Annan ha deciso di perdonare l'ufficiale comminandogli come «pena» l'invito a mantenere un profilo più basso per il futuro;
per i dipendenti il caso Nair è solo un esempio della corruzione di Annan e del suo gruppo di collaboratori più intimi;
Annan è sotto accusa anche per la gestione dell'«Oil for food program», creato dall'Onu nel 1996 -:
se intenda intervenire presso l'Onu, affinché sia fatta chiarezza in merito alle accuse che pendono proprio sul segretario generale.
(4-11966)

Risposta. - All'inizio del mese di dicembre 2004, il sindacato del personale ONU in servizio a New York (UN Staff Council) ha accusato il Segretario Generale di non avere condotto indagini sufficientemente approfondite in ordine ad asseriti comportamenti non corretti posti in essere dal responsabile dell'ufficio ispettivo dell'ONU (Office for


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Internal Oversight Services - OIOS), il vice segretario generale (Under Secretary General, USG), Dileep Nair.
Una accurata indagine interna condotta dal Department of Management delle Nazioni Unite - i cui risultati sono stati resi pubblici dal portavoce del segretario generale e dalla responsabile del Dipartimento in questione, l'USG Catherine Bestini - non ha fatto emergere alcun elemento che potesse provare la fondatezza delle accuse mosse al segretario generale. In tale occasione, l'USG Bestini ha anche espresso la disponibilità ad incontrare i responsabili del Sindacato del personale per fornire tutte le informazioni in suo possesso sul caso in parola.
Si segnala, infine, - per completezza di informazione - che l'incarico del vice segretario Generale, Dileep Nair, giungerà a scadenza nell'aprile 2005.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

PERROTTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo a firma di Francesco Ruggeri, pubblicato su Libero, l'8 gennaio 2005, la televisione di Stato saudita ha raccolto più soldi per le famiglie degli uomini-bomba palestinesi che per le popolazioni travolte dallo tsunami;
la predetta emittente televisiva ha infatti raccolto 82 milioni di dollari in quest'ultimo caso a fronte dei 160 raccolti per le 200 famiglie dei kamikaze;
la stessa cosa si è verificata anche in altri Paesi del Golfo, per esempio gli Emirati Arabi che promettono 20 milioni per lo tsunami, mentre ne hanno raccolti 86 con la maratona mediatica in favore di orfani e vedove di suicidi palestinesi, eccetera;
tutte le nazioni del mondo ricco si sono, da subito, lanciate in una gara solidale senza precedenti;
i Paesi del Golfo, nonostante gli innumerevoli surplus derivanti dal caro petrolio, sono apparsi poco generosi -:
se il Ministro intenda intervenire in sede internazionale al fine di incentivare le donazioni di fondi in considerazione di una nobile causa, anche presso i governi arabi.
(4-12381)

Risposta. - Gli aiuti che l'Arabia Saudita ha destinato alle popolazioni colpite del sud est asiatico risultano ammontare, per quanto a conoscenza del MAE ad oggi, ad oltre 110 milioni di dollari, di cui 30 da fonte pubblica e 80 raccolti attraverso donazioni private. Ciò significa che il contributo pro-capite dell'Arabia Saudita è stato di molto superiore (sia quello pubblico che il privato) ai fondi raccolti presso molti Paesi occidentali.
Occorre notare come le Autorità saudite abbiano scelto inizialmente di non dare particolare risalto all'entità delle donazioni effettuate, in linea con il tradizionale precetto etico-religioso che invita a mantenere la discrezione su offerte e aiuti raccolti a titolo di beneficenza. Le accuse di ingenerosità rivolte all'Arabia Saudita da diversi media occidentali hanno pertanto scatenato una vivace reazione trasversale a tutta la società saudita, cui gli organi di informazione locali hanno dato un'eco assai marcata, sollecitati in ciò anche dalla Casa Reale, dove la generosità dei singoli principi è considerata un punto d'onore.
Appare peraltro improprio l'accostamento, effettuato dall'articolo citato dall'interrogante, tra l'aiuto assicurato alle vittime dello
tsunami e quello fornito ai cosiddetti «martiri palestinesi». Innanzitutto, con la parola «martiri» si intendono in Arabia Saudita tutti i palestinesi morti nell'ambito del «conflitto» israelo-palestinese, e non solo gli «uomini-bomba». Donazioni di tal genere - pubbliche e private - rientrano pertanto nella tradizionale politica di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese. Dai dati in possesso della nostra ambasciata a Riad risulta peraltro che l'ultima raccolta di fondi privati per le famiglie dei «martiri» palestinesi, promossa


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dalla TV di Stato nel 2003, abbia fruttato circa 55 milioni di dollari.
Considerazioni simili a quelle suesposte possono essere svolte con riferimento agli altri Paesi arabi del Golfo, i quali risultano protagonisti di una significativa e pronta risposta ai tragici fatti asiatici, sia a livello governativo che di società civile.
Nel caso degli Emirati Arabi Uniti, le Autorità hanno contribuito ai soccorsi attraverso l'invio di aiuti umanitari, per circa 100 tonnellate, e di squadre di soccorso. Lo stanziamento di fondi da parte governativa, inizialmente di circa 20 milioni di dollari, ammonta secondo gli ultimi dati a 45 milioni di dollari. Si sono poi moltiplicate le offerte di assistenza, in beni ed in denaro, da parte della popolazione locale, delle banche e dei principali Gruppi di affari. È stato inoltre realizzato un evento televisivo di beneficenza, che ha raccolto circa 5 milioni di dollari.
Il Governo del Kuwait ha stanziato 100 milioni di dollari in favore delle vittime, di cui 30 in contanti e 70 sotto forma di investimenti del Kuwait Fund (la Cooperazione allo Sviluppo del Kuwait) per realizzare progetti infrastrutturali. Il Consiglio dei Ministri ha sollecitato i cittadini kuwaitiani e gli espatriati a fornire il loro aiuto e a contribuire alla campagna umanitaria.
In Qatar, il contributo pubblico è stato elevato pochi giorni fa a 25 milioni di dollari. Le donazioni del settore privato ammontano ad oggi a 630 mila euro.
In Oman, non è stato reso pubblico l'ammontare complessivo del contributo governativo e dei fondi raccolti da privati, sebbene risulti che il Governo abbia avviato, sin dai primi di gennaio, una vasta campagna per la raccolta di fondi, organizzando al contempo l'invio di numerosi voli umanitari. È in corso l'organizzazione di un evento sportivo finalizzato alla raccolta di nuovi fondi.
La Banca Islamica di Sviluppo, infine, ha inviato una missione di ricognizione nelle aree colpite per valutare i bisogni più urgenti e coordinare gli interventi con le organizzazioni umanitarie dei Paesi interessati. L'ammontare definitivo del contributo finanziario (ad oggi 10 milioni di dollari) verrà determinato in occasione della riunione dei direttori esecutivi del Board, in corso a Gedda dal 5 al 10 febbraio.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

PERROTTA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un comunicato Agi, del 5 gennaio 2005, vi è pericolo di estinzione per il bergamotto a causa dell'insufficienza del reddito per centinaia di piccole e medie imprese agricole della provincia di Reggio Calabria;
nel 1993 si pagavano 80mila lire a quintale ed ora si pagano 18 euro;
a fronte della summenzionata situazione i bergamotticoltori si trovano a vivere un disagio economico non indifferente, che non consente di intravedere prospettive per il futuro e, l'assenza totale di introiti li spinge ad accettare l'imposizione di prezzi di vendita, da trasformatori e commercianti, assolutamente non remunerativi -:
se il Ministro interrogato ritenga di dover adottare iniziative, in tempi celeri, al fine di garantire ai produttori di bergamotto di poter continuare a fare il loro lavoro ricavando un dignitoso reddito.
(4-12389)

Risposta. - La problematica evidenziata nell'interrogazione cui si risponde pone l'accento sulla crisi di origine strutturale che colpisce la produzione del bergamotto, la cui utilizzazione sta subendo, effettivamente, in questi ultimi anni una progressiva ma costante riduzione da parte delle industrie profumiere, che trovano più conveniente acquistare essenze artificiali.
Il bergamotto, pur rientrando nell'organizzazione comune di mercato (OCM), istituita dal Regolamento (CE) n. 2200/96, non risulta disciplinato dal Regolamento (CE)


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n. 2202/96, concernente il regime di aiuti per taluni agrumi ceduti alla trasformazione industriale.
Si ricorda, altresì, che la normativa UE sugli aiuti di Stato in campo agricolo non prevede la possibilità di interventi destinati solo a particolari aree del territorio nazionale, né a sostegno diretto dei redditi.
Pertanto, eventuali squilibri devono essere corretti nell'ambito di interventi di politica agraria a valere su tutto il territorio nazionale o regionale.
A livello nazionale la legge n. 39 del 25 febbraio 2000 detta «Norme per la tutela del bergamotto e dei suoi derivati».
Il pacchetto degli aiuti previsti dalla legge n. 39 del 2000 è stato sottoposto all'esame della Commissione UE, che ha riscontrato la violazione delle norme di concorrenza (articolo 34 del Trattato).
Il consiglio regionale della Calabria ha approvato e notificato alla Commissione UE un nuovo testo di legge recante «Norme per la salvaguardia della coltura e della qualità della produzione di bergamotto - Disciplina del consorzio del bergamotto», con il quale sono definite le finalità e le attività del Consorzio del bergamotto e, secondo quanto comunicato al MiPAF, rimosse le precedenti contestazioni della stessa Commissione.
La stessa regione ha chiesto nell'ottobre del 2002 il trasferimento delle risorse, impegnandosi a dare applicazione agli aiuti solo dopo l'acquisizione del parere di conformità da parte della Commissione UE e limitatamente a quanto previsto dalla Decisione della stessa.
Allo stato, ai fini dell'attuazione della legge n. 39 del 2000, l'amministrazione ha trasferito alla regione Calabria, le seguenti somme:
Articolo 6: somme disponibili interamente impegnate: euro 11.656.281; somme trasferite: euro 11.164.569; somme da trasferire: euro 455.711; differenza tra stanziamento di legge e disponibilità effettiva: (-25 per cento);
Articolo 4: somme disponibili interamente impegnate: euro 929.622; somme trasferite: euro 429.623; somme da trasferire: euro 499.999; differenza tra stanziamento di legge e disponibilità effettiva: (-10 per cento); differenza totale tra stanziamento di legge e disponibilità effettiva: (-24 per cento),

Per il 2005 si provvederà al saldo delle somme residue.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

PISTONE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della Difesa, in data 4 ottobre 2004, ha indetto una gara d'appalto, relativa al servizio di vigilanza e custodia, da parte di Istituti di vigilanza privata, di 15 caserme, site sul territorio di Roma e provincia;
nel suddetto bando, il Ministero della Difesa ha previsto come limite temporale, due mesi di tempo, vale a dire «60» giorni, per l'intera durata del servizio soggetto a gara d'appalto, trascorsi il quale si dovrà di nuovo procedere ad un ulteriore bando di gara;
nel caso specifico, la gara è stata aggiudicata dall'istituto di vigilanza «SIPRO» di Roma, che, così, subentra, per soli due mesi, nella gestione del servizio, alla «IVRI» S.p.A.;
a parere dell'interrogante, tale limite di tempo provoca gravi problemi occupazionali sia per i «55» lavoratori della «IVRI» S.p.A., che, adesso, saranno sostituiti per due mesi nell'espletamento del loro servizio dai colleghi della «SIPRO», e sia a questi ultimi lavoratori, che, a loro volta, fra due mesi potrebbero trovarsi nelle stesse condizioni dei primi -:
se non ritenga opportuno intervenire, a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori in oggetto, al fine di conoscere le motivazioni per le quali la suddetta gara d'appalto è stata bandita per un arco di tempo così limitato, senza peraltro tenere in considerazione le conseguenze sui lavoratori, e per individuare,


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insieme alle parti, soluzioni capaci di garantire un futuro occupazionale certo e garantito ai lavoratori, che, loro malgrado, sono coinvolti in queste procedure bandistiche.
(4-11574)

Risposta. - L'Amministrazione militare, allo scopo di assicurare il servizio di vigilanza e custodia presso 15 enti/distaccamenti/reparti dislocati nella provincia di Roma, ha stipulato alcune obbligazioni commerciali con la ditta IVRI S.p.A., che sono state rinnovate, di mese in mese, fino al mese di ottobre 2004.
In esito ad alcuni rilievi formulati dalle Autorità di controllo in merito a tali obbligazioni commerciali, la competente Direzione generale di commissariato e dei servizi generali, in data 1o ottobre 2004, ha indetto una raccolta di offerte, finalizzate a garantire lo svolgimento del servizio in argomento nei mesi di novembre e dicembre 2004, con possibile rinnovo per l'anno successivo, fino all'entrata in vigore dei contratti derivanti da una licitazione privata indetta per il 2005.
L'invito a presentare offerta è stato inviato, tra le tante ditte operanti nello specifico settore, anche alla ditta IVRI S.p.A.
Nel merito, poiché le offerte pervenute contenevano il massimo ribasso possibile sulle tariffe prefettizie di legalità, l'Amministrazione procedente ha provveduto all'estrazione a sorte tra le ditte partecipanti, ai sensi della normativa contenuta nel regolamento di contabilità generale dello Stato.
Il sorteggio ha favorito la ditta SIPRO S.r.l. che si è aggiudicata l'appalto per assicurare il servizio di vigilanza in questione.
Quest'ultima, al fine di poter assolvere il servizio di vigilanza, a seguito dell'aggiudicazione dell'appalto nei termini sopra indicati, ha assorbito gran parte del personale dipendente della ditta IVRI S.p.A.
Infine, con riferimento alla questione occupazionale, si precisa che nell'espletamento delle procedure concorsuali relative alle gare d'appalto, la pubblica amministrazione è tenuta ad agire in base ai criteri dell'interesse pubblico e a garantire la correttezza dello svolgimento delle operazioni di gara, senza poter influire e/o sindacare sulle scelte e sui rapporti, di lavoro e non, intercorrenti tra datore di lavoro privato e personale dipendente.
È di tutta evidenza che l'Amministrazione della difesa ha agito correttamente e in aderenza alle normative di legge.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

RAISI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da oramai diverso tempo l'organico della polizia penitenziaria della casa circondariale di Bologna (La Dozza) versa in una grave situazione. A tale situazione di insufficienza di organico, si aggiunga che gli stessi agenti penitenziari, non riuscendo ad ottenere da parte dell'amministrazione penitenziaria un aiuto per reperire alloggi, si trovano a vivere in solitudine e costretti a mantenere la famiglia nella loro città di origine;
la stessa organizzazione sindacale SA.P.PE più di una volta, ma inutilmente, si è lamentata della situazione in cui si trovano (e si trovano tuttora) gli agenti di polizia penitenziaria della casa circondariale di Bologna, i quali sono costretti per i motivi di cui sopra ad alloggiare nella caserma antistante la casa circondariale del tutto fatiscente;
gli stessi agenti della polizia penitenziaria hanno poi dovuto subire la beffa da parte dell'amministrazione penitenziaria, la quale ha avviato da anni la realizzazione di un impianto sportivo che doveva realizzarsi entro la data del 16 novembre 1998;
purtroppo i lavori di realizzazione, per la spesa di lire 4 miliardi, hanno avuto vita breve, tanto è che l'impianto appare come un campo incolto pieno di rovi e sterpaglie, gli spogliatoi e i luoghi al coperto realizzati sono ormai fatiscenti;
che già il sottoscritto con interrogazione del 14 febbraio 2002 aveva rappresentato


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la suesposta situazione e per il quale aveva ricevuto la seguente risposta «La realizzazione di un nuovo impianto sportivo da destinare agli agenti è inserita nel contesto di altri interventi messi in atto dal Provveditorato alle opere pubbliche di Bologna e comprendente la creazione di una nuova autorimessa, di una nuova infermeria, di una nuova sezione periziandi e l'ampliamento dei cortili di passeggio detenuti. Il complesso sportivo comprende, oltre al campo vero e proprio, anche un fabbricato per l'alloggiamento degli spogliatoi, delle docce, dei servizi igienici, oltre ad un locale termico ed un magazzino. È stato realizzato anche un parcheggio all'aperto per circa 60 autoveicoli ed una recinzione perimetrale di tutta l'area, costituita da un muro sormontato da grigliato in metallo. I lavori dell'impianto sono terminati da circa tre anni (ad eccezione di alcune rifiniture) ma, sino ad oggi, non è stato possibile averlo in consegna da parte del Provveditorato alle opere pubbliche in quanto privo del necessario certificato di collaudo. Peraltro, l'intero complesso comincia a presentare i primi segni di deterioramento. La competente direzione generale del citato Dipartimento ha recentemente interessato il locale Provveditorato alle opere pubbliche al fine di pervenire nel più breve tempo possibile alla consegna dell'impianto;
a distanza di circa due anni nulla è cambiato, anzi la situazione del manufatto non è più di «deterioramento» ma di vera è propria distruzione, tanto è che gli spogliatoi stanno ormai cadendo «a pezzi» -:
se sia a conoscenza dello stato di estremo degrado dell'impianto sportivo ed, in caso positivo, quali motivazioni stiano alla base dell'abbandono dei lavori;
se non sia opportuno istituire una commissione ministeriale di verifica ed inviare un funzionario del ministero a rilevare il reale stato dei luoghi.
(4-08880)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame si rappresenta che presso la casa circondariale di Bologna, alla data dell'11 gennaio 2005, a fronte di una dotazione organica di 567 unità di personale di polizia penitenziaria, risultavano presenti 512 unità. Al momento non sono attuabili ulteriori interventi di potenziamento data l'indisponibilità di risorse umane.
Per quanto concerne lo stato della pratica riguardante l'impianto sportivo attiguo all'istituto, si rappresenta che la competente direzione generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha recentemente impartito disposizioni al provveditorato regiona1e di Bologna per procedere alla consegna provvisoria del citato impianto, da destinare all'uso del personale appartenente al corpo di polizia penitenziaria.
Si precisa, inoltre, che solo in data 27 maggio 2004 sono stati completati alcuni lavori di ripristino, resisi necessari a causa dello stato di abbandono dell'impianto in questione, protrattosi per svariati anni per il fallimento dell'impresa esecutrice delle opere.
Si fa presente, infine, relativamente alle condizioni della caserma dove alloggiano gli agenti dell'istituto bolognese, che sono stati eseguiti i lavori di sistemazione di tutti i locali doccia esistenti.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

ROCCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
Giuseppe Garibaldi ha dimostrato nella sua vita un forte legame nei confronti degli animali;
Garibaldi è stato il fondatore della prima associazione nata per proteggere gli animali dai maltrattamenti, poi diventata ENPA;
in particolare, il legame tra Garibaldi e la sua cavalla era così forte che decise di portarla con lui in esilio a Caprera e di seppellirla accanto alla sua casa, scrivendo di suo pugno l'incisione della lapide;


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quella tomba simboleggia il forte legame tra l'uomo e l'animale, oltre ad essere un manufatto con un particolare significato storico;
con la nuova legge n. 189 del 2004 il Parlamento ha dimostrato una particolare sensibilità nei confronti degli animali, sensibilità dimostrata anche dalle molte adesioni che ha avuto la proposta di legge C. 4309 «Norme in materia di tutela del cavallo» di cui l'interrogante è prima firmataria;
alla Camera è stato presentato un disegno d legge che prevede sepoltura agli animali d'affezione;
la tutela dei manufatti di rilevanza storica è competenza dello Stato -:
quali siano i motivi per cui per tanti anni questa lapide storica è stata abbandonata;
se il Ministro interrogato ritenga di dover adottare iniziative volte al restauro e alla tutela del manufatto in oggetto.
(4-11825)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame concernente l'asserito stato di abbandono della lapide storica, in memoria della cavalla Marsala che apparteneva a Giuseppe Garibaldi, si rappresenta quanto segue.
Occorre innanzitutto precisare che l'attuale lapide non è quella originariamente posta da G. Garibaldi, essendo stata collocata soltanto nei primi anni del Novecento.
Si rende noto, inoltre, che, contrariamente alle dichiarazioni della signora Anita Garibaldi Hibbert, riportate dagli organi di stampa, l'area in cui è situato il manufatto, esterna al complesso dedicato all'eroe, è stata, recentemente, diserbata e recintata e che un gruppo di volontari di un'Associazione ecologica dell'isola de «La Maddalena» si occupa della manutenzione del sito.
Si segnala, infine, che, a testimonianza dell'interesse della Soprintendenza di settore a salvaguardare il luogo, la stessa ha già predisposto un intervento conservativo, che contempla, tra l'altro, anche indicazioni visive da porre lungo il percorso per giungere al monumento storico.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

ROSATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto 9 luglio 2004 n. 168 firmato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Letizia Moratti, nel ridefinire le modalità di accesso ai corsi di laurea specialistica delle professioni sanitarie ha creato un grave contrasto con le disposizioni emanate in materia dal Ministero della salute che sanciscono l'equipollenza dei titoli professionali;
il decreto Moratti infatti assegna punteggi diversi a seconda che si tratti di diploma laurea triennale, di diploma universitario o di titoli a questo equipollenti penalizzando chi ha conseguito il titolo nelle scuole regionali e, secondo l'interrogante, si pone gravemente in contrasto con le leggi dello Stato in materia di equipollenza quali la legge 42/99, la legge 251/00 e la legge 1/02;
in particolare il decreto nega il riconoscimento di crediti formativi come previsto dalla legge 509 e non ammette (articolo 1, comma 1 del decreto) l'abbreviazione del corso laurea per chi abbia già conseguito altre lauree o un master o il precedente titolo universitario di Dirigente dell'Assistenza Infermieristica;
altro punto contestato è l'ammissione diretta, in deroga al superamento dell'apposita prova, per i Dirigenti Infermieristici ai quali è stato conferito l'incarico ai sensi e per gli effetti dell'articolo 7 della legge 251/00 da almeno 2 anni alla data del presente decreto (articolo 1, comma 2), non essendo tale inquadramento assimilabile ad un titolo accademico;
il Governo inoltre ha negato i 25 posti richiesti dalla regione Friuli Venezia Giulia per corso di laurea in scienze


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infermieristiche ed ostetriche nonostante l'amministrazione regionale, in sede di Conferenza Stato-Regioni, avesse dichiarato al Governo la necessità di attivazione sul territorio di un numero già esiguo di posti, e ha così tagliato fuori - penalizzandolo duramente - un territorio storicamente avanzato nel campo dell'assistenza paramedica quale è il Friuli Venezia Giulia;
degli oltre 1000 posti stabiliti per gli accessi ai corsi di laurea specialistica delle professioni sanitarie, nessuno di questi è andato al Friuli Venezia Giulia;
a Trieste e nella suddetta regione non sarà quindi più possibile iscriversi alla laurea quinquennale in scienze infermieristiche a partire dall'anno accademico 2004/2005 e i candidati saranno costretti a spostarsi - con grande dispendio di tempo e denaro - verso gli atenei di Padova e Verona, dove il Governo ha stanziato 30 posti per ciascun università;
da ultimo, è opportuno rilevare come le nuove disposizioni facciano subire una brusca frenata a coloro che intendano intraprendere la professione infermieristica demotivandoli fortemente nella prospettiva di un pendolarismo o di un trasferimento di durata quinquennale -:
come il Governo intenda ovviare, per l'anno accademico 2004/2005, a questa grave esclusione del Friuli Venezia Giulia e di atenei come quello di Trieste e Udine;
come intenda risolvere la forte situazione di disparità e incongruenza tra le disposizioni emanate dai due diversi Ministeri, attivando quindi un programma pluriennale che consenta a tutti gli infermieri interessati di completare il loro percorso didattico, nel rispetto del riconoscimento dei crediti formativi così come previsto dalle norme vigenti.
(4-10786)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con cui l'interrogante contesta le modalità di accesso ai corsi di laurea specialistica delle professioni sanitarie ridefinite nel decreto ministeriale 9 luglio 2004 n. 168 ritenendole in contrasto con le disposizioni emanate in materia di equipollenza dei titoli professionali dal Ministro della salute, si precisa che detto decreto è stato formulato in accordo con il ministero della salute i cui suggerimenti in materia sono stati interamente recepiti.
In particolare, non si ravvede il lamentato contrasto con le leggi n. 42/1999, n. 251/2000 e n. 1/2002 dal momento che queste stabiliscono l'equipollenza dei titoli professionali ai fini dell'accesso alla formazione post base, mentre la valutazione dei medesimi, può legittimamente comportare un attribuzione di punteggi diversi.
L'accesso di cui sopra, peraltro, è consentito, in base al predetto decreto, sempre che vi sia il superamento della prova prevista dalla legge n. 264/1999.
Si precisa, infine, che la ragione per la quale è ammessa la deroga al superamento della prova succitata a favore di coloro ai quali è stato conferito un incarico, ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 251/2000, da almeno due anni, non si fonda su una possibile equiparazione di tale incarico ad un titolo accademico ma sulla finalità che il legislatore ha assegnato alla prova di accesso; questa consiste nella necessità di verificare anche «la predisposizione per le discipline oggetto dei corsi medesimi ...,» discipline che devono formare i futuri manager delle professioni sanitarie.
I dirigenti infermieristici ai quali è stato conferito l'incarico da almeno due anni hanno già dato prova della suddetta predisposizione e, pertanto, non avrebbe senso operare nei loro confronti una nuova verifica.
In merito all'ulteriore questione, sollevata dall'interrogante, relativa al diniego opposto dal Governo alla richiesta avanzata dalla regione Friuli Venezia Giulia di 25 posti per corsi di laurea in scienze infermieristiche ed ostetriche si precisa che il ministero interessato provvede alla determinazione a livello nazionale dei posti disponibili per i corsi di laurea delle professioni sanitarie, ottemperando alle disposizioni contenute nella legge 2 agosto 1999 n. 264.


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In base a tale normativa il citato numero di posti viene stabilito dopo aver acquisito il potenziale formativo deliberato dalle singole Università, secondo i criteri previsti dalla medesima legge, il parere del comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario ed il parere del ministero della salute, procedure che hanno portato alla individuazione dei 25 posti in argomento.
Questa amministrazione, inoltre, laddove le Università abbiano presentato richiesta di ampliamento del numero dei posti relativi ai corsi di laurea delle professioni sanitarie, suffragate da motivate esigenze delle unità sanitarie regionali o comunque sulla base di ulteriore comprovata domanda delle figure professionali interessate, ha sempre provveduto ad ampliare il numero dei posti stessi.
In particolare, per i corsi di laurea in infermieristica ed in ostetricia, sulla base di quanto rilevato dal ministero della salute, con decreto ministeriale 19 aprile 2004 è stata aumentata l'offerta formativa complessiva relativa a tutto il territorio nazionale a seguito dell'ampliamento del numero di posti previsti per l'Università di Bari.
Inoltre, per l'anno accademico 2004/2005, con la richiesta del potenziale formativo dei corsi ad accesso programmato si è provveduto, ad inviare alle Università anche la determinazione del fabbisogno delle professioni sanitarie relativa sia ai laureati sia ai laureati specialisti, oggetto di accordo sancito dalla Conferenza Stato- regioni nella seduta del 13 novembre 2003, onde consentire agli atenei di fissare la propria disponibilità di posti, oltre che in base alle proprie strutture, anche in base alle esigenze del mondo del lavoro specifiche del territorio sul quale gli stessi insistono.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

ROTUNDO. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
ai sensi della legge n. 215 del 1992 «azioni positive per l'imprenditorialità femminile», la Regione Puglia ha emanato il quinto bando regionale fissando il termine per la presentazione delle domande per l'accesso alle agevolazioni al 15 aprile 2003;
con determinazione del dirigente del settore artigianato della Regione Puglia in data 30 gennaio 2004, n. 30, sono state approvate le risultanze istruttorie delle domande presentate così come selezionate e trasmesse da FinPuglia che ha curato lo svolgimento dell'attività istruttoria e l'assistenza tecnica;
la graduatoria delle imprese ammesse al finanziamento nei settori dell'agricoltura, del manifatturiero, del commercio, turismo e servizi include un totale di 518 progetti;
le risorse finanziarie disponibile per tale bando ammontano complessivamente ad euro 26.809.013 dei quali euro 25.042.759 a carico del bilancio dello Stato;
a distanza di circa nove mesi dall'approvazione e dalla pubblicazione sul bollettino ufficiale della Regione Puglia della graduatoria degli aventi diritti non sono stati ancora erogati alle imprese i relativi contributi perché il Ministro delle attività produttive non ha provveduto a trasferire alla Regione le somme assegnate;
tale ritardo sta determinando seri problemi alle aziende interessate che avendo avviato i progetti facendo affidamento sulle agevolazioni ora si trovano esposte con le banche creditrici -:
se il Ministro non ritenga di dover accreditare senza ulteriore indugio alla Regione Puglia le risorse finanziarie previste dalla legge 215/1992 ed ammontati ad euro 25.042.759 consentendo in tal modo alle 518 imprese pugliesi e salentine ammesse alle agevolazioni di poter realizzare i previsti progetti di investimento a sostegno dell'occupazione femminile.
(4-11408)


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Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame si fa presente quanto segue:
a) la graduatoria della regione Puglia, relativa alle domande presentate a valere sul quinto bando della legge n. 215 del 1992, è pervenuta al ministero delle attività produttive in data 17 maggio 2004 e con decreto ministeriale del 19 maggio 2004 ne è stata disposta la pubblicazione in G.U.R.I., avvenuta il 7 giugno 2004;
b) il trasferimento delle risorse statali alla regione, ammontanti a euro 25.042.759, è stato disposto con decreto dell'11 novembre 2004 non essendo stato possibile effettuare prima di tale data il versamento in conseguenza della soppressione, a decorrere dal 30 giugno 2004, delle contabilità speciali (tra cui la contabilità speciale n. 1724 denominata «Interventi per l'Imprenditoria Femminile»), cui è seguita la procedura di riconduzione in bilancio, conclusa, come sopra evidenziato, verso la fine dello scorso anno.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giuseppe Galati.

RUSSO SPENA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 5 giugno 2003, il Presidente della Corte di appello delle Marche ordinava la defissione di manifesti di propaganda elettorale relativi al referendum sull'articolo 18 presso il Palazzo di Giustizia di Corso Mazzini di Ancona -:
quali siano i motivi che hanno portato alla defissione di manifesti affissi nelle apposite bacheche.
(4-07048)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, premesso che al presidente della Corte di appello e al procuratore generale della Repubblica è attribuita dalla legge la vigilanza su tutti gli uffici giudiziari del distretto di competenza e la tutela del loro decoro e della loro dignità, si comunica che la defissione dei manifesti di propaganda elettorale relativi al referendum sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, affissi nel palazzo di giustizia di Corso Mazzini, è stata disposta con provvedimento del 5 giugno 2003, emanato, congiuntamente dal presidente della Corte di appello delle Marche e dal procuratore gerale della Repubblica di Ancona, poiché nei palazzi di giustizia non è consentito, per la loro stessa funzione di terzietà, svolgere propaganda elettorale.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'ONU, attraverso la sua agenzia contro il razzismo e la discriminazione, ha espresso condanna verso l'Italia per le discriminazioni ai danni dei ROM. Fra la documentazione acquisita dall'ONU figura anche il caso di Brescia: giovani ragazzi rom seviziati nella caserma dei vigili;
nel luglio 2002 l'interrogante presentò un'interrogazione (4-03590), nella quale denunciava il grave episodio di una giovane rom prelevata dai vigili ad un semaforo mentre chiedeva l'elemosina e successivamente portata in un luogo deserto sulla montagna di Brescia;
l'episodio oggetto dell'interrogazione non è stato l'unico, altri episodi analoghi si sono ripetuti negli ultimi due anni. L'ERRC - Centro Europeo per la Difesa dei Diritti dei Rom - che ha visitato in maggio il campo di Via Girelli ha raccolto la seguente testimonianza di un giovane Rom di 16 anni: «Nella tarda mattinata di lunedì 10 maggio 2004 mi trovavo a chiedere l'elemosina al semaforo di via Solferino, vicino alla stazione, quando mi si è avvicinata una vettura della Polizia locale contrassegnata dal numero 55, dall'auto sono scesi due agenti, un uomo e una donna entrambi di età intorno ai 30 anni. L'uomo alto circa 1,70 coi capelli scuri, la donna bionda coi capelli mossi e ricci lunghi fino alle spalle, alta circa 1,75. I due agenti senza dire nulla mi hanno


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preso con forza per le braccia, uno da un lato una dall'altro, e con la forza mi hanno costretto a salire sul sedile posteriore dell'auto.
Quando l'auto ha preso una direzione diversa da quella per il comando della polizia municipale ho subito protestato facendo notare che quella non era la strada per la caserma, ma l'uomo mi ha risposto "vaffanculo - ti portiamo 15 chilometri fuori", quindi, dopo aver circolato per un po' nelle strade cittadine, l'auto ha imboccato una strada in salita su un monte. Dopo circa mezzora l'auto si è fermata in un luogo disabitato sul monte, mi hanno fatto scendere e mi hanno detto "vaffanculo, non andare al semaforo - vai a lavorare" io ho risposto "dimmi tu un posto dove lavorare" e loro "non ci interessa, la legge dice che non bisogna fare elemosina".
Quindi l'uomo ha cercato di tirarmi giù i pantaloni, io mi sono divincolato e mi sono allontanato di alcune decine di metri, l'uomo si è messo a ridere e mi ha detto "adesso come fai a tornare a casa?". Anche la donna rideva.
I due agenti sono poi risaliti in macchina e sono ripartiti lasciandomi lì solo, in un posto dove non c'era e non si vedeva alcuna casa, potevo vedere solo la città di Brescia giù in basso.
Ero spaventato e disperato, e non sapevo dove andare. Ho cominciato a scendere di corsa finché ho incontrato due operai che lavoravano in un escavatore e che mi hanno indicato la strada da seguire e mi hanno scritto su un biglietto il nome della via in cui mi trovavo "Via Panoramica". Mentre correvo ha cominciato a sanguinarmi il naso. Ho continuato a correre fin che sono giunto ad un distributore di benzina dove c'erano 2 ragazze di 20/25 anni ed un ragazzo di circa 30. Ad essi ho detto ciò che mi era successo. Loro mi hanno dato acqua da bere e per lavarmi e mi han dato delle monete per telefonare, ho chiamato mio papà e lo ho informato, quindi sono andato in stazione, ho preso l'autobus e son tornato a casa.
Alcuni giorni dopo hanno tentato di fare la stessa cosa a mia cognata ma lei si è messa a gridare e sono intervenuto anche io che ho detto "allora portate via anche me", allora gli agenti sono andati via.
Vorrei poter denunciare la cosa davanti a un giudice»;
il rappresentante dell'ERRC che ha raccolto la testimonianza ha scritto una lettera al Ministro dell'interno per richiamare l'attenzione su quanto avviene a Brescia e Boscomantico ad opera della polizia locale;
nella risposta al precedente atto di sindacato ispettivo presentato dall'interrogante si diceva «che l'amministrazione comunale ha avviato un'inchiesta interna al fine di verificare la fondatezza dei fatti esposti nell'atto di sindacato ispettivo e di accertare le eventuali responsabilità» -:
se alla luce di quanto denunciato dall'ONU e dal rappresentante dell'ERRC, il Ministro non ritenga necessario ed urgente adottare iniziative affinché i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche non adottino comportamenti illegittimi da cui possa derivare, come nel caso descritto in premessa, una negazione dei diritti fondamentali a carico dei rom.
(4-10263)

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alle ore 4,00 del mattino del 17 settembre 2004, un centinaio di poliziotti, comandati da un dirigente della questura di Brescia, faceva irruzione nel campo profughi Rom di via Girelli, svegliando bruscamente gli abitanti;
al termine dell'operazione di perquisizione in tutte le abitazioni, una ventina di profughi veniva prelevata e condotta in questura;
lo svolgimento dell'operazione determinava grandissimo spavento tra gli abitanti, in particolare tra i bambini, al punto che alle ore 17,00 vi erano fanciulli che non avevano ancora mangiato, a causa dello choc subito;


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l'emittente radiofonica radio onda d'urto raccoglieva le seguenti testimonianze, parte delle quali trasmesse in diretta da radio onda d'urto:
«Lisa: io sono incinta, e si vede bene, un poliziotto mi ha aggredito e mi ha detto - se fosse per me ti brucerei tutta dalla testa ai piedi.
Iulian: io lavoro in un albergo lontano da qui, la dottoressa che guidava i poliziotti ha controllato il mio permesso di soggiorno per lavoro e mi ha detto - scade fra un mese, ricordati che per rinnovarlo dovrai passare da me, lo avrai con un grosso c.....
Lina: io sono ammalata e non riesco a dormire di notte quindi ho visto quando sono arrivati ed ho potuto seguire l'operazione fin dall'inizio, erano sgarbati e violenti con tutti, non facevano distinzione se una donna era incinta, strattonavano senza riguardo. I bambini si sono spaventati moltissimo al punto che molti non hanno ancora mangiato nulla da ieri sera.
Ariana: sono incinta quasi a termine, fra pochi giorni potrebbe nascere mio figlio, sono entrati ed hanno tirato letteralmente fuori dal letto mio marito, ho cercato di far presente che fra pochissimo partorirò ed avrò ancor di più bisogno di lui, mi hanno offeso con le parole ed anche strattonato perché ero di impiccio». (L'intervista radiofonica dal campo profughi la mattina dell'incursione poliziesca è all'indirizzo http://www.radiondadurto.org/agenzia/coll-campo-rom.mp3);
non è stato assolutamente possibile prendere alcun contatto con i fermati, il giudizio davanti al giudice di pace si è svolto dopo poche ore. Anche questa volta non è stato possibile fruire dell'avvocato di fiducia ed è stata affidata la difesa ad un avvocato d'ufficio. Fra gli espulsi una giovane donna con 2 piccoli di 3 e un anno, un uomo di 46 anni affetto da epilessia post/trauma cranico. Le espulsioni, inoltre, hanno spaccato famiglie bisognose di stare unite, mogli incinte private del marito;
la polizia locale non è nuova ad episodi di malversazione nei confronti dei Rom. Già in due precedenti interrogazioni (luglio 2002 n. 4-03590; giugno 2004 n. 4-10263), l'interrogante denunciava discriminazioni e negazione di diritti fondamentali ai danni dei Rom -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per evitare che a Brescia si ripetano atti repressivi non legittimi e dettati, evidentemente solo da propensioni xenofobe esistenti, a quanto pare, anche all'interno della stessa questura;
se non intenda adottare iniziative al fine di evitare, per il futuro, che vengano poste in essere pratiche disumane, nonché verificare la legittimità di provvedimenti che hanno separato famiglie della comunità Rom.
(4-11297)

Risposta. - Lo scorso 17 settembre, da parte della questura di Brescia è stato disposto un controllo presso l'area di via Girelli, sita in quella città, temporaneamente occupata da alcuni nuclei familiari di origine rom.
La sorveglianza della citata area rientra nella ordinaria attività di controllo del territorio e viene effettuato con cadenza periodica, anche in considerazione della peculiarità del terreno stesso, che è di proprietà privata, ma sul quale è stata autorizzata la sosta temporanea con caravan di un certo numero di rom specificamente censiti, in attesa della definizione delle procedure di asilo politico pendenti presso la Commissione centrale, ed attualmente in via di conclusione.
Si precisa al riguardo che ad oggi nessuno degli occupanti ha ottenuto dalla Commissione centrale il riconoscimento dello status di rifugiato.
Si fa presente che il servizio del 17 settembre 2004 ha avuto inizio alle ore 4.30 ed è stato diretto da un primo dirigente della Polizia di Stato, coadiuvato da due funzionari del ruolo direttivo.
Sul posto è stato effettuato un controllo capillare di tutte le roulotte parcheggiate nell'area in quanto, nell'ottica dei servizi di


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contrasto all'immigrazione clandestina ed in base alle risultanze di una intensa attività di monitoraggio, vi era il fondato sospetto di ritenere che fossero ivi presenti soggetti non in regola con le norme sul soggiorno.
Al termine del controllo, infatti, sono stati accompagnati in questura 13 persone in posizione irregolare, di cui 9 adulti e 4 minori al seguito dei genitori. Nei loro confronti è stato emanato un provvedimento di espulsione con accompagnamento alla frontiera, previa convalida dei provvedimenti adottati da parte del Giudice di Pace, secondo quanto stabilisce la nuova normativa.
In particolare, si ricorda che il servizio di controllo si è svolto sotto la direzione di un primo dirigente della Polizia di Stato e di due funzionari direttivi, nel pieno rispetto delle modalità esecutive di tali provvedimenti nonché della dignità delle persone oggetto dei richiamati interventi.
La legittimità dei provvedimenti adottati ha trovato conferma nella convalida degli stessi da parte del Giudice di Pace, avvenuta nel pieno rispetto del contraddittorio fra le parti, che sono state tutte sentite con l'assistenza di un difensore nominato d'ufficio, avendo gli interessati dichiarato a verbale di non volersi avvalere di un difensore di fiducia.
Si sottolinea, peraltro, che nessuna «propensione xenofoba» trova riscontro nella questura di Brescia, né nel dirigente che ha operato nella circostanza che, al contrario, riscuote l'unanime apprezzamento, manifestato in tutte le sedi e in particolare da tutte le associazioni rappresentative degli immigrati, per la professionalità, la disponibilità e la correttezza con la quale svolge il delicato compito di dirigente dell'Ufficio Stranieri.
In relazione alle censure mosse dall'onorevole in ordine al presunto atteggiamento discriminatorio nei confronti di appartenenti alla comunità rom, si ribadisce quanto già comunicato in risposta all'interrogazione n. 4-03590 il 7 novembre 2002.
In quella sede è stato, infatti, precisato che per i membri del gruppo etnico dei rom non vigono disposizioni diverse, né tantomeno modalità applicative, rispetto a quelle rivolte alla generalità dei cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale.
Pertanto, gli stessi, laddove non si trovino nelle condizioni formali e sostanziali previste per il rilascio del permesso di soggiorno ovvero versino in situazione di clandestinità, sono passibili di espulsione ai sensi della normativa vigente.
Per quanto riguarda, infine, l'episodio in cui sarebbe stato coinvolto personale della Polizia municipale di Brescia, avvenuto il 10 maggio 2004, l'amministrazione comunale ha riferito che, sulla base di accurate e scrupolose verifiche interne esperite dal comando Polizia municipale, non sono emerse responsabilità addebitabili ad alcun dipendente, nè sono emersi elementi di fondatezza riguardo a quanto affermato dall'onorevole.
A conferma si rappresenta che nel giorno, luogo e ora indicati il veicolo contraddistinto dal numero 55 non risulta essere stato utilizzato per il servizio interno, né risulta alcuna pattuglia di agenti in servizio con caratteristiche rispondenti a quelle indicate.
Il Comune ha altresì riferito che l'intera documentazione riguardante l'episodio citato dall'onorevole è stata trasmessa alla competente Procura della Repubblica di Brescia.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

RUZZANTE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 1356 del 12 giugno del 2002 prevede che i diplomi in educazione fisica rilasciati dall'Istituto superiore per l'educazione fisica statale di Roma e dagli istituti superiori di educazione fisica pareggiati sono equiparati alle lauree afferenti alla classe 33 (laurea in scienze delle attività motorie e sportive) ai fini dell'accesso ai pubblici concorsi ed alle attività professionali;


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nonostante quanto previsto dalla normativa, da più parti si afferma che il diplomato ISEF rimane un semplice diplomato e non può partecipare ai concorsi al di fuori dell'ambito scolastico -:
se non si ritenga giusto intervenire, al fine di chiarire i dubbi all'interno della categoria in relazione allo status dei diplomati ISEF ed alla loro possibilità di partecipare ai concorsi anche al di fuori dell'ambito scolastico, come lascia supporre la legge.
(4-09918)

Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame, con cui l'interrogante, nel rappresentare come «da più parti si affermerebbe che il diplomato ISEF rimane un semplice diplomato che non può partecipare ai concorsi al di fuori dell'ambito scolastico», chiede un intervento al fine di chiarire i dubbi all'interno della categoria in relazione allo status dei diplomati ISEF si rappresenta quanto segue.
La legge 18 giugno 2002, n. 136, avente ad oggetto «Equiparazione tra il diploma in educazione fisica e la laurea in scienze delle attività motorie e sportive» ha la finalità di salvaguardare il valore legale dei titoli rilasciati dagli ISEF equiparandoli alle nuove lauree ai fini dell'accesso ai pubblici concorsi e alle attività professionali.
In particolare l'articolo 1 prevede chiaramente l'equiparazione dei diplomi ISEF alle lauree afferenti alla classe 33 di cui al decreto ministeriale 4 agosto 2000 pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 245 del 19 ottobre 2000 ai fini citati.
Per quanto sopra premesso e considerato che la citata norma, al momento, non sembra lasciare alcun dubbio di interpretazione, non si ritiene di dover adottare altri provvedimenti a chiarimento della precitata legge n. 136 del 2002.
Il ministero provvederà in ogni caso a fornire eventuali precisazioni a seguito di richieste specifiche da parte dei soggetti interessati.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

SANTULLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge delega di riforma delle pensioni, appena approvata dal Parlamento, prevede tra gli altri interventi un cospicuo incentivo a favore di quei lavoratori dipendenti che abbiano conseguito il diritto al pensionamento anticipato di anzianità e rinuncino formalmente ad esercitare tale loro facoltà per un periodo di almeno due anni, rimanendo in attività di servizio;
tale incentivo sembrerebbe limitato ai soli dipendenti del settore privato, escludendo quindi quelli pubblici e limitando paradossalmente i risparmi per le finanze pubbliche;
in tal modo, risulterebbero penalizzati i dipendenti del settore pubblico e questo in evidente violazione dei principi di uguaglianza sanciti dall'articolo 3 della nostra Costituzione -:
se non si ritenga adottare le opportune iniziative normative affinché sia eliminata la disparità di trattamento riferita in premessa.
(4-10755)

Risposta. - La legge delega n. 243 del 2004, concernente la riforma del sistema pensionistico, ha introdotto, per favorire il posticipo del pensionamento per un periodo massimo di tre anni, un incentivo a favore di quei lavoratori dipendenti che abbiano conseguito il diritto al pensionamento di anzianità e rinuncino formalmente ad esercitare tale facoltà.
Il
bonus previsto dalla citata normativa e regolamentato dal successivo decreto attuativo del 6 ottobre 2004, è destinato attualmente ai dipendenti del settore privato e non è estendibile, in questa prima fase, ai pubblici dipendenti nei confronti dei quali, peraltro, una diversa disposizione legislativa, finalizzata a garantire la funzionalità della pubblica amministrazione (legge n. 186 del 2004), ha concesso, con esclusione degli appartenenti ad alcuni settori della pubblica amministrazione, la possibilità di richiedere, senza la corresponsione di incentivo, la permanenza in servizio


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fino al compimento del settantesimo anno di età, subordinandola ad accettazione dell'amministrazione e senza alcun beneficio per quanto concerne la misura del trattamento pensionistico.
L'esclusione, nella predetta legge delega, degli incentivi a favore dei dipendenti pubblici che abbiano conseguito il diritto al pensionamento di anzianità e che permangono in servizio, non può ritenersi che determini una disparità di trattamento tra pubblici e privati, con conseguente penalizzazione dei primi e violazione del principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, in quanto, trattandosi di una norma temporalizzata può trovare corretta applicazione nella seconda fase applicativa del beneficio.
Il legislatore, infatti, ai sensi dell'articolo 1, comma 2 lettera
b) della legge n. 243 del 2004, ha concesso la facoltà al Governo, delegandolo, di adottare uno o più decreti legislativi contenente norme intese, tra l'altro, a liberalizzare l'età pensionabile con applicazione degli incentivi.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

SGOBIO e DILIBERTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
per il 20 febbraio prossimo le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero generale di tutte le industrie della Valbormida savonese nel tentativo di tenere alta la guardia sul caso della Ferrania di Cairo Montenotte (Savona);
l'azienda, produttrice di pellicole fotografiche e diagnostica convenzionale (lastre radiografiche) e diagnostica digitale, che occupa direttamente 850 addetti, mentre altri 400 sono impiegati nell'indotto, attraversa una grave crisi finanziaria;
il 10 febbraio scorso è stata presenta, presso il Tribunale di Savona, l'istanza per l'accertamento dei presupposti di apertura della procedura di amministrazione straordinaria, meglio nota come Prodi-bis, per la Ferrania Spa di Cairo Montenotte (Savona);
l'azienda denuncia che, alla completa erosione del capitale sociale, cui si deve aggiungere l'indebitamento, si è aggiunta la totale mancanza di liquidità dopo che le banche (tra cui Carige, Unicredito ed Intesa) hanno bloccato tutti i fidi -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, al fine di individuare soluzioni utili a garantire il futuro occupazionale e produttivo dell'azienda, a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori coinvolti.
(4-08867)

Risposta. - Con decreto del tribunale di Savona in data 14 aprile 2004, la Ferrania è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi del decreto legislativo n. 270 del 1999.
I commissari successivamente nominati dal Ministro delle attività produttive (decreto ministeriale 20 aprile 2004), hanno predisposto il programma della procedura secondo l'indirizzo della cessione delle attività aziendali facenti capo alla società.
A seguito del decreto di approvazione del citato programma (decreto ministeriale 6 agosto 2004), i commissari hanno dato corso alla procedura di vendita finalizzata alla salvaguardia delle attività produttive e dei livelli occupazionali dell'impresa attraverso la cessione ai nuovi imprenditori.
Detta procedura avviata con pubblicazione sulla stampa nazionale ed estera, è tuttora in corso e si concluderà con la presentazione di offerte irrevocabili di acquisto entro la data fissata dai commissari per il 14 febbraio 2005.
Con riguardo alla richiesta concernente l'accesso della menzionata società ai benefici di cui al decreto-legge n. 347 del 2003 convertito con modifiche dalla legge n. 39 del 2004 (nuovamente mutato con la legge 28 gennaio 2005) si evidenzia che tale normativa aveva introdotto una specifica disciplina, nell'ambito della procedura di


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amministrazione straordinaria, da attivarsi esclusivamente su richiesta della sola impresa insolvente e finalizzata alla ristrutturazione economico finanziaria della stessa. I requisiti dimensionali individuati in essa (1000 dipendenti ed 1 miliardo di euro di esposizione debitoria) dovevano intendersi riferiti alla sola società richiedente l'ammissione a detta procedura. Tali requisiti non erano posseduti dalla Ferrania al momento in cui la stessa è stata posta in amministrazione straordinaria.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

SGOBIO. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 7 ottobre scorso, la «Valeo», azienda dell'indotto Fiat, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Melfi (Potenza) in conseguenza della mancata acquisizione della commessa per i cablaggi nella nuova Fiat Punto e per 180 addetti dell'impianto sono state avviate le procedure di cassa integrazione guadagni straordinaria;
la chiusura dello stabilimento è stata comunicata ai sindacati durante un incontro nella sede dell'Associazione degli Industriali di Potenza;
secondo la Fiom Cgil «tale decisione testimonia che è già iniziata, e sta già provocando drammatiche conseguenze, un'operazione lanciata dalla Fiat e finalizzata alla mera riduzione dei costi ed è destinata ad avere tangibili effetti sull'intero settore auto del nostro Paese» -:
se non ritengano opportuno intervenire, presso i soggetti interessati, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, alfine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, individuando, insieme alla parti, soluzioni alternative a quelle annunciate dai vertici aziendali.
(4-11205)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si fa presente, sulla base delle notizie fornite anche dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, che presso la regione Basilicata, il giorno 25 ottobre 2004, è stato raggiunto un accordo tra le parti che prevede l'assorbimento del personale esuberante della VALEO spa da parte delle aziende del Consorzio ACM, operante sul territorio, ivi compresa la SATA spa (FIAT Auto spa).
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

VENDOLA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
continua a permanere, a giudizio dell'interrogante, una complessiva condizione di acuta sofferenza della popolazione detenuta nelle carceri italiane: sofferenza generata dal fenomeno endemico del sovraffollamento, dalla carenza di efficienti strutture socio-sanitarie, dalla scarsissima offerta formativa e lavorativa di cui i detenuti possono beneficiare;
in questo contesto si può leggere l'appello appassionato della Caritas Diocesana di San Severo (Foggia) sulla situazione in cui versa il locale Istituto di custodia attenuata, luogo di reclusione prevalentemente di tossicodipendenti per i quali la legge prevede la centralità assoluta dell'area rieducativa e trattamentale: ad onta di quanto prevede la legge, nell'Istituto di custodia di San Severo manca quella figura di educatore che dovrebbe coordinare e dirigere le attività di sostegno e di recupero dei detenuti;
nello stesso appello si denuncia che per i 3 Istituti di pena che insistono nel territorio foggiano, con una popolazione detenuta di quasi ottocento persone, funziona un unico magistrato di sorveglianza, che naturalmente non riesce a sopperire alla immensa mole di istanze che, spesso a causa di esigenze drammaticamente pressanti, giungono da detenuti condannati


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ad una condizione di frustrazione e di prostrazione -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per corrispondere con urgenza alle esigenze dell'Istituto di pena di San Severo, in particolare a quelle relative al personale socio-assistenziale che attualmente risulta essere carente;
quali ulteriori iniziative intenda assumere affinché sia supportata a livello operativo l'azione del magistrato di sorveglianza che, nel distretto di Foggia, opera in condizioni di straordinario disagio.
(4-09079)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta che presso l'istituto di San Severo su una capienza di 44 posti sono presenti 15 detenuti. La struttura è destinata a ricevere solo detenuti appartenenti al circuito della custodia attenuata.
Nello scorso anno scolastico sono stati attivati un corso di scuola elementare, frequentato da tre iscritti che lo hanno concluso con successo, ed un corso di scuola media inferiore, frequentato da dodici detenuti, dei quali 5 hanno conseguito il diploma di licenza media.
È stato avviato anche un corso di formazione professionale per «impiantista elettrico».
Per quanto concerne le attività lavorative si evidenzia che presso l'istituto sono impegnati 4 detenuti nei servizi di pulizia ed 1 nella manutenzione ordinaria del fabbricato.
Si ritiene opportuno sottolineare che presso l'istituto di San Severo la presenza degli operatori del locale SERT e del volontariato è particolarmente sentita ed attiva: vi opera infatti un gruppo di auto aiuto e sostegno psicologico che ha organizzato un laboratorio musicale, uno di pitture su stoffa, uno di murales ed uno di attività motoria.
Settimanalmente è stato organizzato un cineforum.
La casa circondariale di San Severo appartiene al primo livello di assistenza sanitaria (capienza inferiore alle 225 unità) e vi opera il seguente personale sanitario:
a) quattro medici convenzionati per il Servizio di assistenza integrativa (cosiddetta Sias) che assicurano la presenza di un medico per otto ore nei giorni feriali e per ventiquattro ore nei giorni festivi;
b) un medico incaricato che svolge le funzioni indicate nella legge n. 740 del 1970;
c) tre infermieri convenzionati che assicurano per 8 ore complessive giornaliere un servizio infermieristico;
d) l'assistenza psichiatrica è assicurata attraverso una convenzione con la ASL la quale, a titolo gratuito e attraverso i propri specialisti, interviene su richiesta della Direzione;
e) tre specialisti che assicurano la consulenza nelle branche di oculistica, infettivologia e odontoiatria.

Con la ASL competente sono stati inoltre stipulati appositi accordi per assicurare l'assistenza sanitaria ai detenuti tossicodipendenti, tenuto conto che la materia relativa alla cura e all'assistenza delle tossicodipendenze è definitivamente transitata al Servizio sanitario nazionale, così come previsto dal decreto legislativo n. 230 del 1999.
Per quanto concerne la carenza di personale del «Comparto Ministeri», con specifico riguardo all'area educativa e del trattamento, si rende noto che il provveditore regionale di Bari, per le esigenze operative della casa circondariale di San Severo ha provveduto ad inviarvi in missione un educatore C2 in servizio presso l'istituto di Foggia, per due giorni a settimana.
Peraltro sono attualmente in corso le procedure per l'assunzione di 50 educatori a tempo determinato ex articolo 3, comma 66 legge n. 350 del 2004.
Sono attualmente in corso i percorsi di formazione relativi alle procedure di riqualificazione per il passaggio dall'area B all'area C nei vari profili professionali, tra cui quello di educatore.


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Si rappresenta inoltre che in data 14 aprile 2004 sono stati pubblicati 2 bandi di concorso a tempo indeterminato: uno per 397 posti di educatore C1 e l'altro per 50 posti di educatore C2.
Sulla
Gazzetta Ufficiale de1 21 settembre 2004 è stato pubblicato il calendario delle prove preselettive per il concorso a 50 posti di educatore C2; il 21 dicembre scorso è stato invece pubblicato il diario delle prove per il concorso a n. 397 posti di educatore C1.
Per quanto riguarda la magistratura di sorveglianza, si comunica che l'immissione nel possesso delle funzioni giudiziarie di due magistrati presso l'Ufficio di sorveglianza di Foggia (intervenuta per entrambi il 12 ottobre u.s.) ha consentito di dare integrale copertura all'organico magistratuale dell'Ufficio.
La nuova situazione ha quindi consentito il superamento delle precedenti disposizioni impartite dal presidente del tribunale di sorveglianza di Bari, in ordine alla provvisoria assegnazione degli affari di competenza dell'ufficio di sorveglianza di Foggia, permettendo altresì la formulazione di un diverso provvedimento, mediante il quale ripartire detti affari in via definitiva tra i magistrati ora assegnati all'ufficio.
I citati due magistrati celebreranno, di norma, una udienza monocratica mensile, rispettivamente ogni primo lunedì ed ogni primo mercoledì del mese.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

ZANELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito da un'agenzia delle 12,27 del 10 marzo 2003 un cittadino algerino di 30 anni, arrestato per violazione della legge Bossi-Fini ed in attesa di essere processato per direttissima, è stato ammanettato, dai carabinieri che lo avevano in consegna, alla ringhiera di una scala in uno spazio aperto al pubblico del Tribunale di Treviso;
in seguito alle proteste di alcuni rappresentanti sindacali, presenti a Palazzo di Giustizia per seguire un processo in corso in un'aula vicina, i militari hanno spiegato che la scelta era dovuta alla mancanza di un numero sufficiente di spazi idonei alla custodia dei prigionieri;
l'articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà fondamentali dichiara che «Nessuno può essere sottoposto a... trattamenti... degradanti» -:
se sia stato informato di tale avvenimento e non ritenga di dover intervenire per accertare le responsabilità di tale vergognoso episodio.
(4-09352)

Risposta. - Il 10 marzo 2004, militari in servizio presso la stazione Carabinieri di Montebelluna (Treviso) avevano accompagnato, presso il Tribunale di Treviso, un cittadino algerino che avrebbe dovuto essere processato, con rito direttissimo, per inosservanza del provvedimento di espulsione.
In momentanea assenza del responsabile del servizio di scorta - che si stava informando dell'ubicazione dell'aula dove condurre l'arrestato - il militare, al cui polso era legato in manette lo straniero, si toglieva, per pochi istanti, l'anello delle manette e lo assicurava alla ringhiera delle scale.
Dopo brevissimo tempo, al ritorno del caposcorta, l'arrestato veniva accompagnato in aula ed il dibattimento si svolgeva regolarmente.
La procura della Repubblica presso il tribunale di Treviso, informata dei fatti dal Comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri di Treviso, non ha ravvisato nell'accaduto elementi di rilevanza penale.
Il comandante della compagnia dei carabinieri di Montebelluna (Treviso), invece, a conclusione dell'inchiesta disciplinare avviata, ha sanzionato il comportamento di tutti i militari addetti alla scorta, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 1986, n. 545, riguardante il regolamento di disciplina militare, ravvisando, a vario titolo, mancanze nella loro condotta.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.


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ZANELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Corriere della Sera, in data 13 dicembre 2004, riportava l'accusa, lanciata dal governatore iracheno di Nassirya Mohammed Sabri Hamid Al Rumayad, secondo il quale i 15 milioni di dollari a disposizione di Barbara Contini, ex governatrice della provincia di Nassirya, non sono stati spesi nello sviluppo dei progetti civili per i quali erano stati stanziati;
il governatore Sabri, sosterrebbe che il precedente governo non avrebbe lasciato loro nulla e che i lavori, forse cominciati, non sarebbero mai stati portati a termine, anche a causa dell'affidamento dei cantieri ad appaltatori non attrezzati per il compito;
vengono riportati alcuni esempi di opere mari realizzate, come i marciapiedi della città, oppure mal realizzate, come le scuole ristrutturate che già necessitano di ulteriori interventi strutturali -:
quali siano le informazioni in possesso del Governo a proposito di quanto riportato in premessa in relazione alle gravi accuse espresse dal governatore iracheno di Nassirya.
(4-12220)

Risposta. - Fino all'assunzione dei poteri da parte del governo provvisorio iracheno, l'Autorità Provvisoria della Coalizione, C.P.A., ha di fatto gestito il Paese in virtù della Risoluzione 1483 dell'ONU. Nel quadro della ricostruzione politico-amministrativa del Paese, la C.P.A. ha avviato progetti nei differenti settori vitali dell'amministrazione irachena. I progetti realizzati dalla C.P.A. sono stati portati avanti con fondi propri, in massima parte americani e britannici, per i quali è stato dato conto al responsabile C.P.A., l'ambasciatore Paul Bremer. In seno alla C.P.A. sono stati inseriti esperti pubblici e privati (come la dottoressa Contini) di altri Paesi membri della Coalizione per sostenere il processo di ricostruzione dell'amministrazione irachena. La dottoressa Contini nel febbraio 2004 è stata prescelta dall'amministratore civile della C.P.A. per ricoprire l'incarico di governatore della provincia di Dhi Qar. In questa carica la dottoressa Contini rispondeva direttamente a Bremer al quale era gerarchicamente sottoposta.
La dottoressa Contini ha dunque assunto la responsabilità dei fondi che C.P.A.-Baghdad destinava alla regione di Dhi Qar, C.P.A.-South, ed ha avviato progetti importanti nelle diverse aree di operazione, affrontando problemi che hanno riguardato in primo luogo la sicurezza e secondariamente l'erogazione dei fondi dal centro. Sono stati lanciati progetti di ricostruzione di opere pubbliche, avviati interventi per la rete fognaria, la produzione e distribuzione di energia elettrica, la ricostruzione di scuole e di ospedali ed anche la ricostruzione di strade e di ponti, la costruzione della prigione di Nassirya. Resta inteso che le devastanti condizioni economico sociali di una delle più povere regioni del Iraq quale è Dhi Qar non potevano minimamente essere risolte con un intervento di soli 15 milioni di dollari. La presenza del nostro contingente militare a Nassyria ha aiutato a superare i comprensibili problemi in termini di sicurezza che la messa in opera di tali azioni di ricostruzione, quali l'acquisizione di materiali e la relativa movimentazione in aree vaste, richiedeva.
In conclusione, non risultano all'amministrazione lamentele da parte dell'ambasciatore Bremer o di responsabili C.P.A. sulle modalità di utilizzo dei fondi destinati alla ricostruzione del Dhi Qar da parte della dottoressa Contini. Soltanto Bremer avrebbe avuto, infatti, titolo per contestare la gestione dei finanziamenti. Inoltre, nel corso di ripetuti incontri con le autorità provinciali, sia da parte dell'ambasciatore d'Italia durante le sue frequenti visite presso la Provincia, che in occasione di colloqui a Roma da parte dell'amministrazione e dell'allora Ministro degli affari esteri Frattini con il governatore Al Rumayad, non sono mai state pronunciate critiche all'operato dell'allora governatore Contini.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.