Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 598 dell'8/3/2005
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(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Emerenzio Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro paese


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ha sempre cercato di favorire la promozione di iniziative volte a consolidare lo spirito della cittadinanza europea. Da paese fondatore, era ed è un impegno morale tanto più se rivolto, come lo sono i programmi educativi Erasmus e Socrates, a favorire il superamento delle difficoltà pratiche legali che fino ad allora avevano ostacolato la mobilità degli studenti, e cioè il limitato numero di accordi di cooperazione fra le università di differenti paesi, il mancato riconoscimento degli studi fatti all'estero e i costi del soggiorno.
Oggi, all'impegno morale si sono aggiunti altri obiettivi quali quelli della promozione di un miglioramento quantitativo e qualitativo della conoscenza delle lingue dell'Unione europea, della cooperazione fra le università e la mobilità dei docenti e degli studenti. Non si trattava quindi di favorire solamente lo studio all'estero, ma di creare i presupposti per consentire un'esperienza complessiva a contatto con culture, lingue, modi di studio e di lavoro diversi finalizzati alla formazione del cittadino dell'Unione europea. Ecco perché le due mozioni presentate hanno parecchi aspetti condivisibili nel merito (una di esse noi la condividiamo in toto tant'è vero che l'abbiamo sottoscritta).
Dobbiamo però considerare che spesso sono le difficoltà oggettive e le valutazioni personali inerenti all'accessibilità al programma Erasmus che minano lo sviluppo e il potenziamento di tali programmi educativi. Tali limiti e valutazioni prescindono da qualunque iniziativa che il Governo decidesse di adottare. I dati riguardanti il minor numero di studenti italiani che hanno avuto accesso alle borse di studio Erasmus rispetto agli omologhi dei maggiori paesi europei non possono essere giustificati dalla sola esiguità delle risorse messe a disposizione. Certamente la scelta di studiare all'estero spesso è limitata dalle disponibilità economiche degli studenti, e i 150 euro mensili che l'Unione europea concede, come borsa di studio, a tutti gli studenti Erasmus sono risibili rispetto alle spese che uno studente deve affrontare con un trasferimento all'estero, anche se è pur vero che a quella cifra va aggiunto un contributo erogato dalle università e, per gli studenti con particolari condizioni di reddito, ulteriori contributi assegnati dalle facoltà ed altri enti. È qui che si potrebbe intervenire integrando le risorse da destinare agli atenei, vincolandole a questo scopo. Non possiamo, inoltre, non considerare un fatto che può incidere sulla decisione finale dell'assegnazione. Mi riferisco al buon curriculum accademico che può sì variare tra le varie università, ma che nessuna azione concreta potrà sollecitare se non la buona volontà dello studente.
Rispetto alla scelta del paese ove si intende trascorrere il periodo di studio dobbiamo dire che il comportamento degli studenti, italiani e stranieri, è dettato fondamentalmente dalle stesse motivazioni. Vi è sostanzialmente una esterofilia selettiva; se, ad esempio, si analizza il tipo di facoltà scelte dagli studenti, a livello europeo si riscontra che sono quelle economiche; per quelle italiane, invece, al primo posto vi sono le facoltà linguistiche, seguite dalle facoltà attinenti alle scienze sociali, mentre le facoltà economiche sono soltanto terze. Difatti, la previsione di apprendere o di migliorare l'uso di una lingua, che a livello europeo non è diffusa ed è di scarso impiego nelle prospettive professionali, induce lo studente ad optare per altri atenei, anche meno famosi ma di paesi che utilizzano una lingua più utile dal punto di vista professionale. Questo spiegherebbe il perché il numero di stranieri studenti Erasmus presenti in Italia sia inferiore agli altri paesi dell'Unione europea.
La recente decisione della Commissione europea di escludere l'italiano dalle conferenze stampa (il nostro Governo si è già opposto con fermezza) certamente non aiuta.
Al contrario, come già detto, a parità di altre condizioni, gli studenti italiani optano per i paesi in cui si parlano le lingue straniere più conosciute in Italia. Ecco spiegata la capacità di attrazione dei paesi anglofoni, quali l'Irlanda, o di paesi nei quali l'inglese è diffuso al punto tale da rappresentare una sorta di seconda lingua nazionale (tra questi, i Paesi Bassi).


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Di conseguenza, il soggiorno di studio in un paese è dettato dalla probabilità di determinare un arricchimento del proprio curriculum di studi, a prescindere dall'effettiva conoscenza dell'ambiente di studio e di ricerca in cui si finisce.
Risulta, pertanto, difficile sradicare questa sorta di pregiudizio positivo degli italiani (ad esempio, per i paesi anglofoni) cui fa da contraltare lo scarso appeal della mobilità verso il nostro paese da parte degli stranieri, a prescindere ...

PRESIDENTE. Onorevole Emerenzio Barbieri ...

EMERENZIO BARBIERI. ... dal profilo scientifico e dall'ambiente culturale in cui ci si viene a trovare.
L'azione del nostro Governo dovrà puntare ad aumentare la capacità di attrazione esercitata dall'ambiente culturale, in modo da bilanciare l'handicap linguistico (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, la presentazione di una mozione avente ad oggetto il progetto Erasmus da parte delle forze dell'opposizione assume un grande rilievo per quello che Erasmus significa non soltanto sul piano concreto - sono migliaia e migliaia gli studenti italiani che, in questi ultimi anni, si sono recati all'estero (è stato ricordato che quelli dell'ultimo anno sono quindicimila) -, ma anche sotto il profilo simbolico: investire su Erasmus, come noi stiamo chiedendo, fare un salto di qualità sulle politiche di finanziamento e di accoglienza, significa dire che il nostro paese crede nell'integrazione europea, crede nell'idea di Europa come Europa della cultura e della cittadinanza, crede nella necessità che l'allargamento sia supportato da politiche istituzionali relative alla cultura ed all'alta formazione, molto importanti per far progredire il processo di integrazione.
Un'altra ragione per la quale crediamo nel progetto Erasmus e nella necessità di una sua espansione risiede nel fatto che, nel corso del tempo, come spesso è accaduto nel mondo della scuola e dell'università, esso è diventato una sorta di laboratorio sperimentale per l'innovazione metodologica e concettuale, per la verifica sul campo delle modalità e dei sistemi di valutazione e di comparazione tra varie discipline, materie, titoli, eccetera.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 17,37)

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Quindi, Erasmus rappresenta uno strumento fondamentale per quella progressiva messa a norma del sistema universitario che è uno dei grandi temi che sono davanti a noi.
Erasmus acquista per noi un rilievo decisivo anche perché è ad esso sottesa una convinzione molto semplice: se la società della conoscenza deve costituire il grande obiettivo strategico dei prossimi anni, occorre pensare, necessariamente e contestualmente, in termini di spazio europeo della cultura e dell'alta formazione.
Significa rinunciare ad una logica autoconservativa dei singoli sistemi universitari ed assumere lo spazio europeo come grande spazio aperto della verifica, del confronto, della moltiplicazione degli sforzi e delle opportunità.
Certo (al riguardo mi rivolgo alla maggioranza e al Governo intervenuto precedentemente), per credere a questa necessità di ampliamento del senso materiale e simbolico del programma Erasmus bisogna credere al senso e alla funzione delle università pubbliche nazionali. Tanto più fortemente sarà conseguita la dimensione europea quanto più sarà stato compiuto ogni sforzo per realizzare quel processo di crescita e di centralità del sistema dell'alta formazione pubblica nazionale che, invece, questo Governo, negli ultimi tre anni, non ha per nulla perseguito nelle sue politiche per le università.


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È una questione di finanziamenti, certo, ma anche culturale, perché questo Governo ha proiettato sulla nostra università l'idea che ci trovassimo di fronte ad un sistema di sprechi, di sperperi, di inefficienze, frutto dell'incapacità di rispondere alle drammatiche domande del paese! Non è così! Certo, abbiamo una serie di problemi di carattere strutturale e, soprattutto, se ragioniamo con riferimento all'Erasmus, abbiamo lo straordinario problema relativo al diritto allo studio, all'accoglienza, alle residenze e al finanziamento dell'edilizia universitaria. Tutte questioni su cui, in questi anni, l'attuale Governo è stato latitante dal punto di vista delle politiche di finanziamento e soprattutto della mancata assunzione del ruolo centrale dell'università nei processi di sviluppo del paese.
Non c'è dubbio che parlare di «salto di qualità» per il programma Erasmus significa affrontare concretamente alcune delle questioni che riguardano più da vicino l'articolazione di tali programmi. Mi riferisco, ad esempio, alla disparità fra discipline (alcune discipline sono deboli dal punto di vista della capacità di attrazione di studenti e di docenti). Inoltre, si registra un grande squilibrio tra l'offerta sia in entrata sia in uscita dal Mezzogiorno e l'offerta di altre regioni italiane. C'è un problema di adeguatezza delle cosiddette borse di studio del tutto risibili ed irrisorie da un punto di vista della capacità di sostenere finanziariamente e materialmente il soggiorno dei nostri studenti all'estero e, viceversa, in Italia.
Sono tutte questioni tecniche la cui soluzione concreta e anche simbolica trova luce solo in un'idea forte di investimento sulle politiche per le università, proprio quelle politiche che, invece, sono mancate in questo Governo.
Sottosegretario Caldoro, la riprova di questa mancata centralità delle politiche universitarie nell'attività di Governo l'abbiamo avuta proprio in queste ore, in cui la maggioranza è stata costretta a rinviare in Commissione il provvedimento sullo stato giuridico dei docenti universitari, un provvedimento privo di respiro, di strategia, di concezione alta della funzione formativa delle università. Contestualmente, ci troviamo di fronte all'ennesima riproposizione di un «decreto omnibus» che interviene in modo estemporaneo su materie del tutto difformi, producendo «pezzi» di riordino del sistema universitario in modo del tutto surrettizio.
Questa idea dell'intervento tampone, la mancanza di respiro, di cultura del progetto, della riforma, dell'investimento, del grande slancio prospettico esprimono proprio quella politica di corto respiro che sta producendo «miseria» all'interno del mondo universitario, determinando incertezza, scoramento, incapacità di avere un quadro certo di riferimento.
Si pone, poi, un'altra questione, l'ultima che voglio affrontare. Stiamo discutendo di spazio europeo dell'alta formazione, un passaggio imprescindibile in vista del quale dobbiamo saper investire. Quando ci riferiamo alla competitività, alla capacità di tenuta del nostro paese e, più in generale, dell'Europa, non possiamo non tenere presente il vero tema che abbiamo oggi dinanzi, la capacità, per l'Italia, e più complessivamente per l'Europa, di essere un luogo attrattivo e competitivo per quelle migliaia di studenti provenienti dai paesi extraeuropei i quali, in questo momento, affollano il sistema universitario mondiale.
Ai 30 mila studenti cinesi presenti nelle università tedesche, non possiamo rispondere solo con i mille studenti accolti dalle università di Siena e Bologna; peraltro, Bologna è anche la mia università e sono, quindi, orgogliosa del dato relativo. Mi rivolgo alla maggioranza ed all'Esecutivo osservando come, nel governo del sistema universitario, si ponga una questione di identità e cultura e sussista, altresì, un problema legato ai finanziamenti. Si deve, inoltre, finalmente attribuire, almeno sul piano simbolico, alle università italiane, quel ruolo di prestigio e di efficacia che meritano; ciò, peraltro, pur richiedendo adeguate riforme, rappresenterebbe sicuramente un elemento fondamentale per


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avviare le politiche riformiste nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Airaghi. Ne ha facoltà.

MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, il tema che ci occupa è senz'altro rilevante; ritengo, peraltro, che, per comprenderne la reale portata, sia opportuno soffermarsi brevemente sugli ultimi sviluppi della normativa varata in sede europea, ricostruendo in modo preciso il percorso fissato dalla Commissione.
Proprio recentemente, la Commissione europea ha avuto modo di approfondire la disciplina del programma Erasmus delineando nuovi obiettivi da raggiungere. Il progetto di decisione adottato dalla Commissione europea il 14 luglio 2004 ha definito il programma integrato di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, basato sui programmi attuali Socrates e Leonardo da Vinci, sul programma per l'apprendimento on line, sull'iniziativa Europass e sulle varie azioni finanziate grazie al programma di azione comunitaria destinato a promuovere iniziative a livello europeo per sostenere attività specifiche nei settori dell'istruzione e della formazione. Tra questi, in qualità di programma aggiuntivo nell'ambito dei programmi integrati a decorrere dal 2009, è da aggiungere, appunto, il programma Erasmus mundus che è stato appena varato e che sarà in vigore fino al 2008.
La ristrutturazione proposta dalla Commissione risponde ai seguenti quattro fattori. Cambiamenti in tutta l'Unione europea, per cui i sistemi di istruzione e di formazione sono sempre più integrati in un contesto di apprendimento lungo tutto l'arco della vita per rispondere alle nuove sfide della società, della conoscenza ed all'evoluzione demografica. In secondo luogo, un ruolo sempre più importante dell'istruzione e della formazione nella creazione di un'economia europea competitiva e dinamica, basata sulle conoscenze, che consenta di adattarsi ai cambiamenti. La necessità di consolidare i punti forza e rispondere alla mancanza di continuità e di sinergia risultanti dall'attuale progettazione dei programmi, più frammentata. Infine, la necessità di semplificare e razionalizzare gli strumenti legislativi comunitari creando un contesto integrato nell'ambito del quale si può finanziare un'ampia gamma di attività.
Voglio ricordare per completezza che tramite i programmi di formazione e di istruzione, l'Unione europea si rivolge direttamente ai propri cittadini, tanto che nessun altra attività comunitaria tocca così da vicino tante persone ogni anno. I programmi sostengono, inoltre, la modernizzazione dei sistemi di istruzione e di formazione e motivano i singoli individui a migliorare professionalmente; in breve, aiutano l'Unione nel suo complesso a raggiungere gli obiettivi di Lisbona.
La Commissione europea ha quindi proposto, di recente, alcuni cambiamenti in ordine ai programmi attuali. Essa propone un programma integrato per l'istruzione e la formazione, che comprenderà quattro programmi specifici: Comenius, per l'attività di istruzione generale relativa agli istituti scolastici fino al livello superiore della scuola secondaria; Erasmus, per l'istruzione e la formazione avanzata a livello di istruzione superiore; Leonardo da Vinci, per tutti gli altri aspetti dell'istruzione e della formazione professionale; infine, il Grundtvig, per l'istruzione degli adulti.
Occorre sviluppare, inoltre, un programma più sostanziale. Sono stati infatti dimostrati, a più riprese, l'efficacia ed il valore aggiunto dei programmi europei di cooperazione nel settore dell'istruzione e della formazione. Si tratta di strumenti di diffusione delle innovazioni e delle buone prassi che, senza di essi, sarebbero limitati al contesto nazionale.
L'azione relativa alla mobilità produce un evidente impatto positivo non solo per i singoli interessati, ma anche per le istituzioni partecipanti. I tipi di cooperazione europea promossi dai programmi contribuiscono alla modernizzazione ed al miglioramento dei sistemi di istruzione e di


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formazione in tutto il territorio dell'Unione europea. Visto il consenso generale sul valore dei programmi e sulle nuove sfide poste dagli obiettivi di Lisbona, la Commissione europea è giunta, quindi, alla conclusione che i nuovi programmi integrati per l'istruzione e la formazione debbano mirare ad un sostanziale incremento in termini di volume e di efficacia rispetto ai programmi precedenti.
Occorre un programma più semplice. La semplificazione, infatti, richiede qualcosa di più che buone intenzioni: occorre che l'ambiente legislativo sia adeguato e che, in caso contrario, vengano introdotte le opportune deroghe. Il principio guida è la proporzionalità: i requisiti amministrativi e contabili devono essere proporzionali all'entità della sovvenzione. Si tratta di semplificazioni da considerare come una condicio sine qua non per raggiungere gli obiettivi della decisione.
Serve, infine, un programma maggiormente decentralizzato. La Commissione europea ha proposto che un maggior numero di attività siano gestite a livello nazionale, attraverso la rete delle agenzie nazionali. Si tratta di una novità importante: tra i vantaggi, vi sarebbe una migliore comprensione del contesto nazionale e delle esigenze prioritarie, nonché la capacità di creare un ambiente più conviviale.
Il progetto della decisione della Commissione, presentato lo scorso luglio, propone, dunque, che siano amministrati tramite le agenzie nazionali mobilità, partenariati tra aziende su scale ridotte, trasferimenti di progetti innovatori nel settore dell'istruzione e della formazione professionale, nonché alcuni lavori nel settore della diffusione ed elaborazione dei risultati.
Questo, pertanto, è il prossimo quadro europeo in cui ci troviamo a discutere. Il nostro Governo, d'altro canto, ha già saputo dimostrare, anche in questo campo, la coerenza delle proprie scelte. Vorrei soltanto ricordare che, nell'anno accademico appena trascorso, il numero dei cittadini europei che hanno beneficiato sia del programma Erasmus per studenti, sia di quello per la mobilità degli insegnanti è stato pari a più di 150 mila unità, registrando un incremento significativo rispetto all'anno precedente, pari al 9,4 per cento.
La prospettiva, lanciata proprio dalla Commissione europea appena insediata, è molto ambiziosa: raggiungere l'obiettivo di 3 milioni di studenti Erasmus nel 2011, con circa 300 mila studenti ogni anno. In tale contesto, i dati forniti di recente da Jan Figel, commissario europeo per l'educazione, la cultura e il multilinguismo, riferiti all'Italia sono senz'altro molto più favorevoli di quanto non sia riportato, invece, nel testo della mozione presentata dall'Ulivo (o Unione o Fed, che dir si voglia): per questo motivo, preannunzio che voteremo contro la parte motiva della mozione Realacci ed altri n. 1-00405.
La sfida lanciata dal commissario europeo Figel, invece, è stata già raccolta ampiamente da questo Governo. Vorrei ricordare che, nel corso dell'anno accademico 2003-2004 (quindi, in pieno Governo Berlusconi), l'Italia ha raggiunto l'importante obiettivo di essere tra i primi tre paesi dell'Unione europea (insieme a Francia e Germania) ad ospitare il maggior numero di insegnanti per il progetto Erasmus di mobilità (quasi 2.000) e tra i primi cinque paesi per numero di studenti Erasmus ospitati (oltre 15 mila).
Ancora una volta, dunque, il Governo in carica ha dimostrato di avere i piedi per terra e la giusta lungimiranza di investire nella ricerca e nello scambio culturale, assicurando nell'anno accademico 2002-2003, attraverso le nostre università, ben 12 mila studenti proveniente dai diversi paesi dell'Unione europea e garantendo a più di 15 mila un analogo percorso in tutti i paesi dell'Unione, compresi quelli recentemente entrati a far parte della stessa UE.
Voglio solo ricordare le aree principali di materie che, nel corso degli ultimi anni, hanno interessato gli studenti e gli insegnanti facenti parte del programma Erasmus. Al primo posto per la mobilità degli studenti le materie principali sono state quelle economiche e sociali, con il 32 per cento, seguite, con il 25 per cento, dalle


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materie artistico-umanitarie e linguistiche e, con il 14 per cento, dalle materie ingegneristiche e di architettura. Tra gli insegnati, invece, vi è stata la preferenza principalmente - per il 24 per cento - per le materie artistiche, umanitarie e linguistiche; per il 20 per cento, per le materie economiche e sociali e, per il 17 per cento, per le materie ingegneristiche ed architettoniche. Non si tratta solo di numeri e cifre, onorevoli colleghi, ma di parametri significativi, che consentono di sviluppare alcune riflessioni, anche alla luce delle recenti, assurde ed incomprensibili decisioni assunte in sede di Commissione europea, in riferimento all'uso della nostra lingua in tale istituzione. Ritengo, infatti, che i significativi dati elencati dimostrino semplicemente l'esistenza di un grandissimo interesse da parte di studenti ed insegnanti dell'Unione europea per il nostro paese e per la nostra lingua: 12.165 studenti europei hanno, infatti, ribadito la preferenza per le nostre università, avvicinandoci, in tal modo, al numero degli studenti ospitati nel Regno Unito e in Germania; 1900 insegnanti provenienti da tutta Europa hanno, altresì, preferito le nostre università, in questo caso addirittura superando le preferenze per il Regno Unito.
Ritengo pertanto necessario riconoscere a questo Governo il merito di aver consentito, anche attraverso le recenti riforme varate, di mantenere un altissimo livello di competitività al nostro sistema, che diviene sempre più un punto di riferimento a livello europeo.
Concordiamo altresì con l'esigenza di sviluppare e favorire ulteriormente l'uso di tali programmi, favorendo sempre più l'apertura delle nostre università agli studenti europei, in modo da incentivare la diffusione della nostra cultura e, soprattutto, della nostra lingua. A questo impegno, sì, chiamiamo il Governo, sapendo peraltro di trovare anche una disponibilità in tal senso, perché la nostra cultura, il nostro sapere e la nostra lingua rappresentano la forza della nostra patria.
Voteremo pertanto a favore della mozione Antonio Leone ed altri, n. 1-00427 e ci asterremo, al contrario, sul dispositivo della mozione Realacci n. 1-00405, non prima, come detto, di aver votato contro le premesse di tale mozione (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.

WALTER TOCCI. Signor Presidente, abbiamo voluto portare in quest'aula una discussione ed una determinazione su un fenomeno di straordinaria importanza in Europa. Sono ormai più di un milione gli studenti europei che hanno fatto l'esperienza dell'Erasmus. Si tratta non solo di un progetto che riguarda l'alta formazione, ma anche di un'esperienza concreta di promozione della cittadinanza europea. Tale nutritissimo gruppo di studenti, infatti, non ha solo studiato in differenti università, ma ha conosciuto altri paesi, altre esperienze ed ha attivato relazioni con la generazione di cui fa parte.
Si tratta, dunque, di un fenomeno che va al di là, come detto, dell'aspetto puramente universitario, e che riveste un'importanza politica e culturale molto ampia. Con il progetto Erasmus sta nascendo una nuova generazione di cittadini europei che sentono l'Europa come la propria casa ed il proprio riferimento culturale. Poche settimane fa si è discusso, in quest'aula, con grande partecipazione da parte di tutti, della Costituzione europea, che fissa una data ulteriore del processo d'integrazione dell'Europa. Ebbene, questo processo di integrazione avviene non solo con le norme giuridiche, con la nuova Costituzione, ma anche con questi processi concreti, con queste nuove relazioni che si attivano soprattutto tra i nostri giovani. Fare il progetto Erasmus, quindi, è un modo concreto per fare anche la Costituzione europea, per fare una «norma materiale», come ci insegnerebbe ancora il grande Costantino Mortati. Si tratta, dunque, di un'esperienza concreta dei nostri giovani che, in tal modo, fanno anche la Costituzione dell'Europa unita.


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Ebbene, un processo di tale importanza e di significati così complessi ed ampi merita l'attenzione del Parlamento e, soprattutto, merita un salto di qualità nell'azione del Governo.
Attraverso il progetto Erasmus abbiamo la possibilità di portare avanti un discorso più ampio sullo spazio europeo delle università. Anche in questo caso, partiamo dalla dichiarazione del 1999, famosa come la dichiarazione di Bologna, che impegna gli Stati membri a fissare obiettivi e standard comuni e, comunque, un processo di integrazione delle università europee. Anche questo programma sullo spazio europeo delle università cammina su fatti concreti dei nostri giovani, che scoprono l'opportunità di studiare in un altro paese.
È una bella notizia che, negli ultimi dieci anni, anche nel nostro paese vi sia stato un forte incremento nella partecipazione all'Erasmus. Onorevole Caldoro, penso che, a questo proposito, non si debba tanto fare una guerra di cifre tra maggioranza e opposizione, tra questo e quel Governo. Ritengo che sia un grande merito dei nostri giovani aver scoperto questo progetto e queste opportunità. I giovani ci stanno credendo e, in dieci anni, sono raddoppiati: oggi, abbiamo superato la soglia dei 15 mila studenti all'anno impegnati in tale progetto.
Tuttavia, proprio perché, da questo punto di vista, le cose stanno procedendo positivamente e vi è tale propensione da parte dei nostri giovani, dobbiamo vedere per tempo anche i limiti di questo progetto, le cose che non vanno. Abbiamo sollevato tale questione non per amore di polemica fra maggioranza e opposizione, ma perché vogliamo sollecitare il Governo ad affrontare proprio questi aspetti negativi, per rimuoverli e dare ancora più respiro ad un fenomeno così importante.
Concentriamoci, quindi, sulle cose che non vanno. Ve ne è soprattutto una: la scarsa attrattività del nostro paese. Nel rapporto tra entranti e uscenti, presentiamo un saldo negativo che è uno dei più alti in rapporto agli altri paesi europei: siamo a meno 27 per cento. Da cosa dipende tutto ciò? Negli interventi di alcuni colleghi, ad esempio del collega Barberi, ho ascoltato considerazioni anche interessanti. Non c'è dubbio che la nostra bella lingua - l'italiano - rappresenta, tuttavia, anche una limitazione. Vi è un isolamento linguistico del paese in un mondo sempre più globalizzato, in cui l'inglese è ormai diventata la lingua internazionale. Certamente, questo problema esiste, ma non utilizziamolo per giustificare il «non fare» o anche i ritardi del Governo su questo punto. Andiamo più in profondità: è vero che vi è una limitazione linguistica, ma vi sono anche altri aspetti che, invece, potrebbero costituire una formidabile attrattività del paese verso gli studenti che vengono dall'Europa e non solo. Siamo pur sempre il paese che ha il 70 per cento dei beni culturali del mondo, un paese di grande storia, di grande cultura, in cui le stesse università sono state protagoniste di questi passaggi storici. Quindi, le caratteristiche del paese, oltre la limitazione linguistica, sono molto orientate, invece, verso una possibile attrattività degli studenti europei.
È su queste caratteristiche peculiari e su questi talenti italiani che dobbiamo puntare con interventi molto mirati, per superare il saldo negativo cui facevo riferimento. Ciò significa che bisogna porre molta attenzione agli aspetti concreti. Attrattività significa anche accoglienza: le residenze universitarie - queste sì - rappresentano un fattore di arretratezza del nostro paese in rapporto alla dotazione molto positiva che, invece, si trova in Germania, in Francia e in Gran Bretagna.
Pensiamo poi ai servizi per gli studenti e ad un miglioramento dell'integrazione, degli standard e dei crediti universitari, che appunto consenta una totale mobilità nel curriculum universitario.
Quindi, sostanzialmente, l'attrattività è qualcosa che va costruita. Non possiamo cercare soltanto l'alibi nella limitazione linguistica, ma ci vuole un pacchetto di provvedimenti che sappia valorizzare i nostri caratteri peculiari e, quindi, migliorare l'attrattività.


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Ci sono, inoltre, altri problemi: c'è uno squilibrio territoriale molto forte. Questi 15 mila studenti sono per lo più concentrati nel Nord del paese. In rapporto alla popolazione studentesca, il Mezzogiorno vede una percentuale intorno allo 0,4, con una media del paese di circa lo 0,76, mentre il Nord sta oltre l'1 per cento. Quindi, come al solito, la media italiana costituisce un dato che ha una scarsa significatività, perché rappresenta la media aritmetica di due dati (quello del Mezzogiorno e quello del Nord) molto distanti tra loro, che esprimono due realtà molto diverse.
Allora, dobbiamo adottare interventi specifici di sostegno delle università del Mezzogiorno per aiutarle a superare questa situazione di difficoltà. Lo 0,4 per cento del Mezzogiorno deve portarsi al più presto possibile sulla media italiana e, quindi, contribuire ad un suo generale innalzamento. Ci vuole un intervento specifico per il Mezzogiorno. Questo è ciò che noi chiediamo ed è su questi aspetti che chiediamo al Governo di fare delle proposte concrete e di proporre qualcosa di nuovo rispetto agli anni passati.
Inoltre, c'è uno squilibrio tra le diverse discipline: lo diceva anche un collega che mi ha preceduto. Ci sono materie e discipline molto importanti: penso alla medicina, alla stessa giurisprudenza, con tutta l'importanza che ha la normativa europea, e al settore dell'informatica. Tutte queste discipline mostrano una scarsa predisposizione agli scambi con le altre università europee. Quindi, anche qui bisogna capire perché ciò succede e perché in questi campi dell'accademia c'è un ritardo, in modo da adottare dei provvedimenti per superarlo.
Inoltre, vi è il problema dei ceti meno abbienti. La borsa di studio varia da situazione a situazione, ma 150 euro al mese sono davvero ben poca cosa.

PRESIDENTE. Onorevole Tocci...

WALTER TOCCI. Concludo, Presidente. Ciò significa che il contributo delle famiglie per sostenere una residenza all'estero è molto alto. Quindi, è necessario adottare interventi mirati di sostegno dei figli delle famiglie meno abbienti per consentire loro di avere questa opportunità.
Inoltre, bisogna considerare non solo l'Europa, ma anche gli studenti che provengono da altri paesi extraeuropei. Pensiamo soprattutto al continente asiatico. È stato detto dalla collega Grignaffini: c'è un numero molto importante che, purtroppo, per noi è molto negativo. Gli studenti cinesi in questo momento impegnati in Germania sono circa trentamila, mentre quelli in Italia non arrivano a mille e sono concentrati sostanzialmente in 4 università che hanno una tradizione di rapporti internazionali (Siena, Bologna e i due politecnici di Torino e Milano). È chiaro che, quando uno studente cinese va a studiare in Germania e poi torna nel proprio paese, diventa un veicolo e un tramite di scambi economici, commerciali e culturali tra quei due paesi. Non a caso, Schroeder sta sviluppando una politica di relazioni molto forti con quel paese e con quel continente.
Dal progetto Erasmus, quindi, arriviamo ad un altro nodo, ossia quello della competitività. Promuovere la politica di relazioni internazionali tra gli studenti significa anche migliorare la competitività del nostro paese. A questo proposito il sottosegretario ci ha detto che il Governo ha fatto tutto il possibile. Tuttavia, penso che, di fronte ad uno squilibrio di questo tipo, ci sia ancora molto da fare.
Ricordo che la stessa Confindustria ha richiamato l'attenzione del Governo su questo aspetto, lanciando un nuovo progetto, non solo l'Erasmus, denominato Marco Polo, che ha proprio l'obiettivo di migliorare le relazioni tra il nostro paese, l'Europa in genere ed il continente asiatico, anche nell'esperienza dell'alta formazione.
La nostra mozione ha voluto sollevare tale problema perché riteniamo si tratti di un'esperienza di straordinaria importanza per il futuro dei nostri giovani.
Abbiamo preso atto della mozione della maggioranza. Le premesse sono sicuramente molto importanti perché riconoscono


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il valore strategico di tale progetto. Ci sembra che la maggioranza, piuttosto che guardare ai problemi del paese, sia però presa dall'assillo di dire «bravo» al Governo, mentre il Governo andrebbe incentivato ad un impegno ancora maggiore per risolvere gli aspetti negativi.
Non ci sentiamo, quindi, di condividere il dispositivo della mozione Antonio Leone n. 1-00427, sul quale esprimeremo un voto contrario, ma lo facciamo con uno spirito costruttivo e propositivo, chiedendo al Governo un maggiore impegno. In altre sedi parlamentari avremo l'occasione per un ulteriore confronto sullo sviluppo di tali obiettivi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, riteniamo che la discussione della mozione da noi presentata, sottoscritta da tutti i gruppi di maggioranza, rappresenti una straordinaria occasione per fare il punto sull'impegno del Governo Berlusconi nell'attuazione dei programmi Erasmus, Socratres, Leonardo da Vinci, e-Learning, Europass e quant'altro, di recente rilanciati dalla Commissione europea per il prossimo quinquennio. Voglio premettere, perché risulti chiaramente agli atti, che l'impegno di questo esecutivo a favore dei progetti di ricerca e scambio culturale a livello europeo ha consentito all'Italia di essere tra i primi paesi in Europa per studenti ed insegnanti ospitati.
Ricordo, innanzitutto, che il programma Erasmus concerne oggi non solo gli studenti, ma anche un programma di mobilità per gli insegnanti. Nell'anno accademico 2003-2004 l'Italia è stata, insieme a Francia e Germania, il paese che ha ospitato il maggior numero di docenti in tale settore. In tale anno accademico l'Italia ha raggiunto, infatti, l'importante obiettivo di essere tra i primi tre paesi dell'Unione europea ad ospitare il maggior numero di insegnanti del progetto Erasmus-mobilità (quasi 2 mila insegnanti) e tra i primi cinque per numero di studenti Erasmus-ospitati (oltre 12 mila). Non si tratta di dati provenienti dal Governo, ma di statistiche diffuse dalla Commissione europea e, in particolare, dal commissario responsabile per l'educazione, la cultura ed il multilinguismo Jan Figel.
L'obiettivo della Commissione europea per il prossimo quinquennio è, d'altra parte, ambizioso: raggiungere i tre milioni di studenti Erasmus per il 2011, con circa trecentomila studenti ogni anno. Si tratta di una sfida che, ne siamo certi, questo Governo saprà raccogliere. Appaiono, quindi, discutibili e contrastanti i riferimenti espressi nella mozione presentata dal centrosinistra, ancora di più se confrontati con i dati diramati dalla Commissione europea.
Anche il numero degli studenti stranieri ospitati nelle nostre università attesta il paese tra i primi quattro-cinque dell'Unione europea, legittimando un'effettiva diffusione di tali progetti in maniera sempre più crescente. Siamo sicuri che le recenti riforme varate dal Governo nell'ambito del ciclo scolastico primario e secondario ed in quello universitario, che hanno avvicinato il modello scolastico nazionale a quello di altri Stati membri, consentiranno al paese di diventare sempre più meta di programmi di questo tipo.
Vorrei ricordare a tale proposito che proprio nell'ambito dei progetti Socrates ed Erasmus sono state introdotte quelle innovazioni poi mutuate dal sistema nazionale, come il sistema dei crediti formativi o la certificazione, al termine del corso di studio dello studente, delle caratteristiche specifiche del percorso personale da lui seguito.
Come è noto, la Commissione europea ha allo studio un progetto di riforma di questo sistema integrato di apprendimento volto a potenziarne le modalità di svolgimento anche alla luce della nuova dimensione geografica e politica dell'Unione europea. In questo senso la vera e propria rivoluzione politica e culturale partita il 1o maggio 2004 con l'ingresso di dieci nuovi paesi membri nell'Unione europea, cui si aggiungeranno, da qui a due anni, altri


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due paesi facenti parte di quell'area (Bulgaria e Romania), richiederà un adeguato impegno cui siamo certi il Governo non si sottrarrà. È questo il senso della nostra mozione.
La proposta di decisione del Parlamento e del Consiglio, presentata il 14 luglio 2004, ha definito un programma integrato di apprendimento lungo tutto l'arco della vita basato non solo sugli attuali programmi Socrates e Leonardo da Vinci, ma anche sul programma per l'apprendimento on-line, sull'iniziativa Europass e sulle varie azioni finanziate grazie al programma d'azione comunitaria destinato a promuovere enti attivi a livello europeo ed a sostenere attività specifiche nei settori dell'istruzione e della formazione. Tra questi, in qualità di programma aggiuntivo, nell'ambito dei programmi integrati a decorrere dal 2009, sarà da aggiungere il programma Erasmus Mundus, appena varato ed in vigore fino al 2008.
La ristrutturazione proposta della Commissione europea risponde a quattro fattori. Primo: i cambiamenti in tutta l'Unione europea, con la conseguenza che i sistemi di istruzione e formazione sono sempre più integrati in un contesto di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, per rispondere alle nuove sfide della società della conoscenza ed all'evoluzione demografica.
Secondo: il ruolo sempre più importante, nell'istruzione e nella formazione, della creazione di un'economia europea competitiva e dinamica, basata sulle conoscenze, che consenta di adattarsi ai cambiamenti, in particolare nel seguito dato al Consiglio europeo di Lisbona del 2000, nei processi di Bologna e Copenaghen e nella conseguente evoluzione strategica verificatasi a livello europeo dopo l'inizio degli attuali programmi Socrates e Leonardo da Vinci.
Terzo: la necessità di consolidare i punti di forza per rispondere alla mancanza di continuità e di sinergia risultanti dall'attuale progettazione (più frammentata) dei programmi, che risulta evidente dalle valutazioni intermedie di Socrates e Leonardo da Vinci e dalle consultazioni pubbliche sulle possibili opzioni per la nuova generazione di programmi.
Quarto: la necessità di semplificare e razionalizzare gli strumenti legislativi comunitari, creando un contesto integrato nell'ambito del quale si può finanziare un'ampia gamma di attività.
Per consentire all'Italia di crescere e di diventare sempre di più un punto di riferimento in Europa, i cui confini già da tempo lambiscono l'antica via della seta, sarà necessario investire in questi progetti, favorendo con interventi mirati la diffusione della cultura e del sistema italiano. Riteniamo, per esempio, che l'agenzia nazionale già istituita presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e demandata alla definizione di questi programmi in ambito nazionale dovrà essere ulteriormente potenziata per consentire la definizione delle nuove richieste di partecipazione provenienti dai dieci nuovi Stati membri dell'Unione (da parte sia degli studenti sia degli insegnanti provenienti da quelle aree). Siamo infatti convinti che anche attraverso questi programmi gli investimenti culturali ed economici sviluppati dal Governo Berlusconi in queste regioni potranno ulteriormente svilupparsi.
Pertanto, ribadiamo convintamente il nostro apprezzamento ed, al contempo, il nostro stimolo al Governo, per proseguire su questa linea politica, auspicando peraltro un maggior sostegno per favorire un'ulteriore diffusione di questi progetti sul territorio nazionale. Pensiamo, in particolare, a quegli atenei del centro sud del paese, che rappresentano per molti studenti stranieri un punto di particolare attenzione. È possibile far crescere il Mezzogiorno anche favorendo i programmi che le università presenti in quella parte del territorio italiano predispongono, diffondendone in tutta l'Unione europea la cultura ed il sapere.
Per queste ragioni, dunque, voteremo a favore della mozione della maggioranza, mentre ci asterremo sul dispositivo della mozione del centrosinistra e voteremo


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contro le premesse di tale mozione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, siamo soddisfatti per aver portato all'attenzione dell'Assemblea una questione molto importante. Il viceministro ha criticato alcuni dati contenuti nella premessa della nostra mozione. Al riguardo, voglio dire che siamo ben contenti che vi sia stato nel frattempo un miglioramento di tali dati, tuttavia basta vedere le date... Scusa collega Vernetti...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, credo sia un atto di scortesia somma quello di fare dei capannelli quando parla un collega, perché così non si sente quello che dice!
Prego, onorevole Realacci.

ERMETE REALACCI. Dicevo dunque che siamo ben lieti, signor viceministro, che siano migliorati i dati dell'Italia, ma basta vedere la data di presentazione della mozione, per capire che essa non poteva tenere conto dei dati a consuntivo 2004. La nostra mozione è stata infatti presentata il 4 novembre 2004, mentre la mozione della maggioranza - che peraltro ci fa piacere sia stata presentata -, della quale condividiamo le premesse ma critichiamo le conclusioni (perché troppo tranquillizzanti rispetto all'operato del nostro paese), è stata presentata il 7 marzo; si tratta dunque di una mozione presentata molto tempo dopo rispetto alla nostra.
Noi da tempo esercitiamo una pressione affinché questa questione sia portata all'attenzione del Parlamento. Non sto qui a ripetere le argomentazioni dei colleghi che mi hanno preceduto; peraltro, mi sento di condividere anche larga parte delle argomentazioni dei colleghi della maggioranza. Il punto è chiaro.
Riteniamo che i progetti Erasmus, Socrates ed altri simili rappresentino una vera metafora dell'Italia che vorremmo.
L'elemento positivo del nostro paese e dell'Europa è legato alla grande diffusione di questo scambio di giovani che, recandosi nei vari paesi, costruiscono dal basso l'unità europea. Lo scambio dei giovani è stato oggetto di una certa letteratura, di film (forse, alcuni di voi hanno visto il film L'appartamento spagnolo) e di romanzi. Questi giovani, che sono centinaia di migliaia (l'obiettivo, come è stato ricordato, è che siano almeno 3 milioni di giovani ad usufruire, entro qualche anno, di questi progetti), rappresentano una parte della classe dirigente dell'Europa del futuro che si abitua a lavorare, a discutere ed a costruire insieme il futuro.
Aggiungo che questa parte di giovani non parla soltanto all'interno dell'Europa; con riferimento ai paesi che stanno entrando in Europa (penso alla Turchia e ad altri), la prospettiva dell'Erasmus rappresenta un'idea positiva dell'Europa. Qualcuno in America ha parlato di un soft power europeo, di un'idea di un continente, di un sistema di paesi che scommette sulla cultura, sull'intelligenza, sulla coesione sociale, sulla storia, anche per rendere competitiva la nostra economia.
Questa Europa del futuro ha bisogno di un grande investimento sulle giovani generazioni, sui saperi e sulla conoscenza. Di ciò è una metafora l'Erasmus e gli altri progetti affini.
Nel dispositivo della nostra mozione invitiamo a considerare tutti gli elementi che tuttora rendono il nostro paese inferiore ad altri, anche se siamo contenti dei passi avanti compiuti sotto il profilo dell'accoglienza di studenti stranieri e di studenti che si recano all'estero e anche - lo hanno ricordato molti colleghi - dell'attrazione, al di fuori di Erasmus, di studenti di altri paesi del mondo.
La sfida e la competizione con la Cina si risolve costruendo ponti nei confronti di quel paese che valgono per le nostre merci, ma che devono valere anche per la nostra cultura e la nostra capacità di dialogo.
Il segnale dei 30 mila studenti cinesi che vanno a studiare in Germania e dei


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mille studenti cinesi che vengono a studiare in Italia non è positivo per la nostra capacità di pensare al futuro.
Su tale aspetto credo che dovremmo essere tutti d'accordo. Pensiamo - è ovvio - che non sia stata questa la priorità con cui si è mosso il Governo e non entro nel merito delle critiche che avanziamo alle riforme sulla scuola e sulle università. Riteniamo che la via scelta per ridare competitività a breve termine al nostro sistema produttivo, basata sull'abbassamento delle regole, sul «tana libera tutti», non sia quella vincente. I progetti Erasmus non risolvono tale questione. I loro effetti sono di medio e lungo periodo (si parla di giovani che crescono, di investimenti, di innovazione, di cultura). Non è dall'oggi al domani che si misurano gli effetti di questa iniziativa, ma gli effetti sono importantissimi.
Fra cinque o dieci anni, per chiunque sia al Governo, una parte importante della forza del nostro paese sarà rappresentata dalla capacità che avremo dimostrato nel corso di questi anni di scambiare, di crescere, di attrarre, di affascinare anche altre culture ed altri studenti. Perché, ad esempio, la Spagna attrae più di noi? La lingua spagnola non si parla in tutto il mondo. Dobbiamo porci questo problema. Alcune di queste risposte sono anche tecniche; non è possibile risolvere con un colpo di bacchetta magica tale problematica. È un problema che si pone non solo in termini di finanziamenti, ma, anche di ospitalità, di disponibilità di alloggi, di capacità di accoglienza, di capacità evocativa, di organizzazione dei nostri atenei (è stato ricordato da più parti), soprattutto dei nostri atenei del sud.
Siamo sicuri che questa scommessa è per noi centrale.
Per tale motivo, siamo soddisfatti per essere riusciti, dopo molti mesi, ad indurre il Governo ed il Parlamento a discutere su tale tema. Siamo soddisfatti se questa può rappresentare l'occasione perché il Governo (speriamo che la sua parola sia degna di affidabilità) ribadisca e rafforzi il suo impegno in questa direzione.
Ci asterremo sulle premesse della mozione presentata dal collega Antonio Leone, a nome della maggioranza, ed esprimeremo un voto contrario sulle conclusioni, perché le riteniamo troppo accondiscendenti rispetto ad un impegno che vorremmo più forte, qualunque sia il Governo in questo momento alla guida del paese. Invitiamo, inoltre, tutti a considerare questa scommessa sui giovani, sulla conoscenza, sulla ricerca, sull'innovazione, come la vera scommessa, attraverso cui passa anche la capacità del nostro paese di migliorare la qualità della vita e della nostra economia di competere (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rodeghiero. Ne ha facoltà.

FLAVIO RODEGHIERO. Signor Presidente, non so se sia il clima preelettorale o un vizio endemico di questo paese quello di trasformare ogni discussione, anche la più importante, non dico in una battaglia di tipo politico, che dovrebbe mettere in luce il bene comune, ma in un argomento partitico.
Dobbiamo senz'altro ringraziare il collega Realacci per aver posto in evidenza un aspetto così importante anche per il futuro dell'Italia. Certamente, tutti condividiamo la necessità di sviluppare l'Europa della competenza, la cooperazione dei sistemi formativi nazionali, la formazione lungo tutto l'arco della vita nonché di rendere l'istruzione accessibile a tutti e individuabile in sistemi di riconoscibilità della formazione nel contesto europeo.
Tuttavia, se il collega Realacci avesse sottoposto anche al sottoscritto questa mozione, avrei discusso sulle premesse e avrei condiviso il dispositivo. Ma perché trasformare un argomento così importante in un aspetto sul quale poi - sarà anche la contingenza del momento che stiamo vivendo - ci dobbiamo dividere, mentre dovrebbe essere un argomento che ci dovrebbe vedere uniti?


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Vi è l'ottima relazione della Commissione in ordine alla valutazione dei risultati raggiunti e degli aspetti qualitativi e quantitativi della realizzazione della seconda fase del programma di azione comunitaria in materia di istruzione Socrates. Tuttavia, anziché confrontarci su dati e cifre, sarebbe stato più opportuno ragionare insieme su aspetti che credo siano socialmente molto più rilevanti, quali quelli offerti dalla ricerca effettuata dalla Commissione europea circa la situazione socio-economica degli studenti Erasmus, condotta su un campione di studenti europei dell'istruzione superiore che hanno partecipato al programma Socrates-Erasmus nell'anno accademico 1997-1998.
Si tratta di un'indagine che, pur non avendo molti precedenti e neanche aggiornamenti significativi, ha ancora una sua rilevanza anche alla luce di quanto affermerò successivamente. Il rapporto ha inteso approfondire l'analisi delle condizioni in cui gli studenti Erasmus vivono in Italia e realizzano le proprie esperienze all'estero, ponendo in luce anche le motivazioni che sottendono ai comportamenti e il giudizio che gli studenti esprimono circa la rilevanza e il significato dell'esperienza realizzata nell'ambito del programma Socrates-Erasmus.
Nella mozione del collega Realacci è stata posta in evidenza la minore propensione per l'Italia. Tuttavia, occorre affermare che il 43 per cento dei giovani italiani si recano all'estero, a fronte di una media europea del 57 per cento. Allora, se dobbiamo ragionare in termini politici, domandiamoci a quali livelli e con quali responsabilità di governo sul territorio, sulla formazione e l'istruzione, occorre intervenire.
Un dato di questa indagine ci suggerisce alcune linee. Lo scenario delle destinazioni possibili per gli studenti Erasmus italiani è determinato dalla rete degli accordi in cui gli atenei italiani sono presenti. Al riguardo si osserva che Spagna, Francia, Regno Unito e Germania - nell'ordine i primi paesi partner delle università italiane - hanno raccolto da soli i tre quarti dei borsisti italiani.
È evidente che su tali scelte influiscono oltre alle strategie internazionali dell'ateneo nel suo complesso, le scelte e i comportamenti dei docenti, dall'iniziativa dei quali originano molto spesso gli accordi alla base dei contratti istituzionali. Quindi, una responsabilità che trova la soggettività nella capacità dell'università di sviluppare questa programmazione.
Tuttavia, l'aspetto sociale più rilevante di questa analisi evidenzia che, nel nostro paese, è più ampia la frazione di studenti - benché minoritaria - che aderisce e partecipa al programma Erasmus, rappresentata dagli studenti provenienti da famiglie di livello più modesto.
Questo rimanda al tema del costo della mobilità e l'analisi di tali costi ha dimostrato come le famiglie coprano la frazione quantitativamente più rilevante del bilancio degli studi all'estero, contribuendo per oltre la metà di tale bilancio. Al contrario, il grant Erasmus costituisce in media poco meno di un quarto delle entrate.
Si tratta di uno degli elementi rilevanti che offrono una riflessione significativa a quanto inserito nel dispositivo della mozione Antonio Leone n. 1-00427, peraltro non contenuto in quella Realacci ed altri n.1-00405. Mi riferisco alla necessità di operare in sede comunitaria affinché siano ulteriormente potenziati i supporti finanziari dell'Erasmus stesso, proprio alla luce di tali dati statistici. Quindi, si dovrebbe fare riferimento al risultato raggiunto dall'Erasmus nel realizzare alcuni obiettivi che oggi coinvolgono tutto il programma Socrates (comprendenti anche Comenius, Minerva e Lingua), cioè l'Europa della conoscenza, della cooperazione ai sistemi formativi nazionali, dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, dell'istruzione accessibile a tutti. Tali obiettivi implicano un impegno finanziario che, soprattutto a livello europeo - e quindi di pressione del nostro paese in sede comunitaria - dovrebbe obbligare i soggetti responsabili della Commissione a supportare finanziariamente tale programma, alla luce del grande impegno che già le regioni assumono per quanto di loro parte.


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In sintesi, si dovrebbe partire da una valutazione del risultato e delle conseguenze della mobilità Erasmus non solo sotto il profilo accademico. In proposito credo che non abbia alcuna attinenza la discussione relativa alla riforma dello status giuridico dei docenti universitari perché essa distorce ancora una volta la riflessione su questo argomento, pur attenendo alla materia delle università.
Tuttavia, è all'ordine del giorno la valutazione del risultato e delle conseguenze della mobilità Erasmus sotto il profilo accademico e socioculturale. Tra l'altro, tale aspetto è alquanto marginale nell'indagine promossa dalla Commissione europea stessa. Quindi, direi che da questo punto di vista abbiamo un orizzonte significativo per superare le divisioni tra i partiti e tra le formazioni di maggioranza ed opposizione, sia per una valutazione - come accaduto in Italia per la diffusione di un'indagine della Commissione europea - di quanto avviene a livello europeo, sia per un'indagine efficace e per la relativa diffusione dei risultati su quanto avviene nel contesto italiano.
Tuttavia, ripeto che occorrono un clima ed un dialogo trasversali, in modo da superare i confini ideologici e di partito perché l'obiettivo deve essere quello di una scommessa efficace per il futuro di questo paese che proprio sulla conoscenza può raggiungere significativi risultati in termini di competenza, anche a livello internazionale.
Pertanto, dichiaro il voto favorevole della Lega sul dispositivo della mozione Antonio Leone 1-00427, mentre il mio gruppo esprimerà voto di astensione sul dispositivo della mozione Realacci ed altri 1-00405, non tanto per ciò che essa contiene, ma per l'impostazione di questo confronto che si sarebbe dovuto basare su altre premesse.

PRESIDENTE. Avverto che la mozione Antonio Leone n. 1-00427 è stata sottoscritta anche dagli onorevoli Airaghi, Emerenzio Barbieri e Rodeghiero.
Avverto altresì che è stata chiesta la votazione per parti separate delle mozioni all'ordine del giorno, nel senso di votare le parti motive distintamente dai rispettivi dispositivi.

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