Allegato B
Seduta n. 597 del 7/3/2005


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BELLILLO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 6 novembre 2004 la signora Aurea Morales Dimaranan, di nazionalità filippina e regolarmente soggiornante nel nostro paese da 17 anni, lavoratrice domestica, è stata colta da grave emorragia cerebrale e ricoverata d'urgenza al Policlinico Gemelli di Roma;
secondo i sanitari le condizioni della signora Dimaranan, che si trova in stato di coma, sono di «grave pericolo clinico»;
senza alcun parente nel nostro paese i datori di lavoro e gli amici della signora informano la famiglia nelle Filippine affinché un parente a lei caro possa raggiungerla in Italia ed assisterla in questo drammatico momento;
il figlio della signora il 9 e 10 novembre 2004 si reca più volte presso la nostra ambasciata nelle Filippine al fine di richiedere il rilascio di un visto di ingresso per accudire la madre, provvisto del biglietto di andata e ritorno per il nostro paese, e di tutte le garanzie previste decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e successive modificazioni;
la famiglia italiana presso cui la signora lavora, dimostrando grande umanità, si è offerta di farsi garante per tutte le formalità previste dalla legge al fine di consentire l'ingresso in Italia del figlio della signora;
nonostante la presenza di tutte le garanzie previste dalla normativa vigente l'ambasciata italiana a Manila rifiuta il visto al ragazzo, con la motivazione che qualche anno prima lo stesso aveva avanzato analoga richiesta che era stata respinta, e affermando, inoltre, che i certificati medici rilasciati dai sanitari del Policlinico Gemelli di Roma non sarebbero sufficienti ad attestare il reale stato di salute della signora;
l'ambasciatore filippino in Italia il 9 novembre 2004 ha inviato una missiva all'Ambasciata italiana nelle Filippine sollecitando la stessa al rilascio del visto garantendo sulle condizioni della donna e la necessità di una visita di un parente prossimo, non ricevendo al momento alcuna risposta;
il giorno 25 novembre 2004 la figlia della signora Dimaranan si è recata presso gli uffici della nostra Ambasciata a Manila, con la documentazione necessaria per la richiesta di visto di ingresso ed in possesso dei requisiti previsti dalla normativa italiana in materia, ma non è stata neanche ricevuta dagli addetti all'ufficio visti;
secondo l'interrogante, tale comportamento potrebbe assumere i connotati di vera e propria discriminazione nei confronti dei lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti in Italia ed è lesivo dell'immagine del nostro paese presso i numerosi lavoratori filippini che da anni prestano regolarmente sevizio in Italia;
il rilascio di un visto di ingresso per un parente prossimo di una lavoratrice extracomunitaria che «versa in grave pericolo


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clinico» investe anche motivi di carattere umanitario per il quale il nostro paese dovrebbe distinguersi per cultura e tradizione giuridica -:
per quale motivo l'Ambasciata italiana a Manila non ha rilasciato il visto di ingresso ne al figlio, ne alla figlia della signora Dimaranan che versa in gravi condizioni presso il Policlinico Gemelli di Roma, nonostante essi siano in possesso dei requisiti previsti dalla normativa del nostro paese, con particolare riferimento all'articolo 4 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286;
per quale motivo l'Ambasciata Italiana a Manila nonostante le ripetute comunicazioni della famiglia italiana presso la quale la signora Dimaranan presta servizio, non ha mai ritenuto di formulare alcuna risposta;
per quale motivo l'Ambasciata italiana a Manila non ha ancora ritenuto di rispondere alla missiva inviata dall'ambasciatore filippino in Italia in data 9 novembre 2004, dimostrando, di fatto, di non tenerla in alcuna considerazione;
quali provvedimenti intende adottare nei confronti degli uffici dell'Ambasciata italiana nelle Filippine per le continue disfunzioni, secondo l'interrogante arbitrarie, che hanno caratterizzato le procedure sopra descritte.
(4-11849)

Risposta. - Il cittadino filippino Arben Morales Dimaranan si è presentato alla nostra Ambasciata a Manila mercoledì 10 novembre 2004 (il mercoledì è una giornata riservata ai visti speciali ed è al di fuori del sistema di prenotazione telefonica). Benché non avesse esibito, a supporto della sua richiesta di visto, la documentazione prescritta dalla vigente normativa, egli è stato ricevuto dal Capo dell'ufficio visti proprio alla luce dell'urgenza di recarsi in Italia da lui evidenziata, in considerazione delle gravi condizioni di salute nelle quali versava la madre a Roma.
In tale occasione, poiché dall'esame del passaporto è risultato che nel passato l'Ambasciata gli aveva negato un visto, al signor Morales è stato chiesto di presentare un minimo di documentazione a supporto della sua richiesta.
Lo stesso giorno l'Ambasciata ha esaminato, oltre alla lettera dell'ambasciatore delle Filippine a Roma, anche quella della datrice di lavoro italiana della signora Morales, nella quale, tra l'altro, veniva richiesto che «il figlio Arben Morales Dimaranan venga in Italia a sostituire la madre alle stesse condizioni di lavoro ed anche per assistere la madre medesima».
Sono state proprio queste ultime affermazioni ad indurre l'Ambasciata a ritenere che la signora Tagliavini intendesse assumere a proprio servizio il signor Morales, avvalendosi della sua presenza sul territorio nazionale per assistere la madre, in violazione della normativa sull'immigrazione, che in tal caso richiede, come noto, il rilascio di un visto per lavoro subordinato.
Sulla base dell'elevato rischio di immigrazione illegale che il signor Morales sembrava presentare (disoccupato, privo di risorse economiche) in un Paese ad alto rischio migratorio come le Filippine, l'Ambasciata ha pertanto deciso di non accogliere la sua richiesta di visto, precisandogli espressamente (in occasione di un incontro in Ambasciata il 15 novembre) che tale decisione non era conseguenza del precedente diniego di visto.
Quanto alla signora Armin Dimaranan, figlia della signora Aurea Morales, il 25 novembre è effettivamente pervenuto all'ambasciata un fax (datato 19 novembre, ma inviato alle ore 23.15 ora italiana del 24 novembre), con il quale la signora Tagliavini richiedeva la sua presenza in Italia per assistere la madre. La signora Armin Dimaranan non si è tuttavia recata in ambasciata in tale data.
Nonostante gli aspetti oggettivi sopra ricordati che la nostra ambasciata aveva dovuto necessariamente considerare nell'esame delle domande di visto dei due cittadini filippini, in considerazione della particolare valenza umanitaria delle richieste in questione, il Ministro degli affari esteri, onorevole Fini, ha ritenuto opportuno impartire istruzioni all'Ambasciata in


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Manila affinché rilasciasse i visti in parola, ciò che è avvenuto in data 2 dicembre scorso.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.

CATANOSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione italiana diabetici (FAND) ha recentemente organizzato una raccolta di firme per l'inserimento dell'insulina Lantus nella fascia A del prontuario farmaceutico affinché sia disponibile gratuitamente come le altre insuline;
il decreto 4 agosto 2003 «Regime di rimborsabilità e prezzo di vendita della specialità medicinale "Lantus insulina glargine" autorizzata con procedura centralizzata europea» - pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 29 settembre - ha inserito l'insulina nelle classi «H,RR», cioè fra i farmaci dispensati gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale esclusivamente attraverso le strutture ospedaliere;
a seguito di tale provvedimento, dal 7 ottobre l'insulina viene distribuita gratuitamente attraverso i centri specialistici indicati dalle Regioni e dalle Province Autonome di Trento e Bolzano; in farmacia, invece, è interamente a carico del paziente;
attualmente in Germania - dove è disponibile dal 2000 - una confezione di 10 dosi, secondo la testimonianza di una paziente, costa 200 euro;
il diabete - hanno detto gli specialisti - è la malattia non trasmissibile più diffusa al mondo ed è in continua crescita: nel nostro paese si calcola che i diabetici sono circa 3 milioni e che raggiungeranno quota 5 milioni nel 2025;
sino ad oggi, inoltre, risulta che siano poche le Regioni che si sono attivate per indicare quali sono i Centri deputati alla sua distribuzione -:
se non ritenga opportuno modificare il sopracitato decreto al fine di inserire l'insulina Lantus - che è un farmaco «salvavita» - nella fascia A del prontuario farmaceutico affinché sia disponibile gratuitamente come le altre insuline.
(4-08146)

Risposta. - I glitazoni sono farmaci indicati nel trattamento del diabete mellito di tipo 2, caratterizzato da insulino-resistenza che si manifesta con una ridotta risposta degli organi bersaglio all'insulina circolante.
L'incidenza in Italia del diabete mellito di tipo 2 si aggira intorno al 2,5-3 per cento della popolazione generale, con una stima di 1.500.000 pazienti diagnosticati.
La terapia si basa su un rigido controllo dietetico, di tipo ipoglicidico e, in caso di controllo metabolico insoddisfacente, in una terapia farmacologica, eseguita con farmaci antidiabetici orali di prima scelta, quali metformina o sulfoniluree.
I farmaci della classe dei tiazoniledioni, noti anche come glitazoni, sono dotati di attività insulino sensibilizzante; il principio attivo si lega ai recettori PPAR del nucleo, attivando i geni coinvolti nel metabolismo, sia lipidico che glucidico, ed aumentando la sensibilità dei tessuti periferici all'insulina.
Sulla base della valutazione delle informazioni farmacologiche derivanti dagli studi clinici presentati dalle ditte, l'Agenzia Europea dei Farmaci (EMEA), nel settembre 2000, ha rilasciato l'autorizzazione all'immissione in commercio (AIC) dei farmaci glitazoni (pioglitazone e rosiglitazione) in tutta l'Unione Europea, a condizione che fossero attivati due studi: il primo, in doppio cieco, relativo agli effetti di tali farmaci sull'apparato cardiovascolare nel diabete mellito di tipo 2 con CHF classe I-II NYHA; il secondo, a lungo termine, sulla morbilità/mortalità in pazienti in trattamento combinato con sulfoniluree o metformina.
Le specialità a base di glitazoni sono state approvate con le seguenti indicazioni terapeutiche: «Trattamento orale di combinazione del diabete mellito di tipo 2 in pazienti con insufficiente controllo metabolico


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dopo terapia orale con metformina o con una sulfoniluree, somministrate alla dose massima tollerata, in combinazione con metformina solo in pazienti obesi, oppure in combinazione con una sulfoniluree, solo in pazienti intolleranti alla metformina o per i quali l'uso di metformina è controindicato».
Nella primavera del 2003 l'EMEA ha approvato la modifica delle indicazioni terapeutiche, comprendendo anche la monoterapia, come già avviene in Canada e negli Stati Uniti.
I glitazoni presentano alcune controindicazioni: insufficienza cardiaca, insufficienza epatica, combinazione con insulina, ipersensibilità a glitazone o a qualsiasi eccipiente delle compresse.
La Commissione Unica del Farmaco (CUF), a suo tempo, ha ritenuto opportuno che, contestualmente alla commercializzazione, fossero avviati specifici progetti di sorveglianza dell'impiego. Le finalità di tali progetti sono la raccolta di informazioni relative alla tollerabilità generale ed, in particolare, alla tollerabilità cardiovascolare, il controllo dei contenuti dell'attività di promozione delle specialità presso la classe medica, allo scopo di favorire la massima appropriatezza d'impiego e l'attuazione di un'attività di farmacovigilanza, al fine di consentire all'Autorità sanitaria italiana la raccolta di informazioni tempestive sul profilo rischio-beneficio.
Dalle analisi presentate dalle Aziende e dati raccolti, risulta una buona appropriatezza della prescrizione (circa il 90 per cento), determinata anche da studi di monitoraggio che richiamano l'attenzione sulla corretta prescrizione; altrettanto adeguato risulta il livello di corretta utilizzazione dei farmaci.
Dagli stessi studi risultano, peraltro, confermate le tipologie delle reazioni avverse (eventi cardiovascolari, edemi).
Nonostante l'EMEA abbia approvato la prescrivibilità di questi farmaci anche da parte del medico di medicina generale, in ambito nazionale si è, tuttavia, ritenuto utile valutare con attenzione la modalità di prescrizione ed erogazione dei medicinali a base di glitazoni, prevedendo che siano prescrivibili esclusivamente da parte dei centri specialistici antidiabetici, individuati dalle regioni e dalle province autonome di Trento e Bolzano.
Si è ravvisata, inoltre, la necessità di aumentare l'attività di monitoraggio, estendendo l'analisi ai tassi di morbilità/mortalità e alla valutazione della safety, e di individuare gli approfondimenti necessari per l'informazione ai medici. Le relazioni presentate dalle Aziende sono, per lo più, incomplete sotto diversi aspetti quali l'attività di informazione scientifica rivolta alla classe medica, l'impiego clinico e la tempestiva comunicazione di ogni possibile informazione rilevante in materia di farmacovigilanza. Si è accresciuto, pertanto, il livello di attenzione verso l'osservazione di reazioni avverse previste e reazioni avverse gravi o inattese.
In base alle evidenze scientifiche attualmente disponibili, i glitazoni rappresentano una opportunità terapeutica di seconda scelta per i pazienti intolleranti o non rispondenti alla terapia standard.
Per la loro efficacia ed il loro profilo rischio/beneficio, è richiesto un continuo ed attento monitoraggio, soprattutto per terapie a lungo termine; tale monitoraggio può essere positivamente svolto, prevedendo la prescrivibilità dei farmaci ad opera dei centri specializzati antidiabetici, in grado di valutare l'appropriatezza della terapia, l'efficacia e la sicurezza del trattamento a lungo termine e il quadro clinico del paziente.
Per quanto attiene alla insulina «glargine», si precisa che le insuline di ultima generazione, tra cui l'insulina «lispro» (Humalog) e l'insulina «aspart» (Novarapid) ad azione rapida, sono analoghe all'insulina umana; hanno effetto rapido (30-60 minuti) e un picco di azione tra le 2 e le 4 ore, con una durata fino ad 8 ore; possono essere somministrate sia per via endovenosa e intramuscolare, sia per via sottocutanea.
In questa tipologia di insuline ad azione rapida solubile, a lunga durata di azione, ed analoga all'insulina umana, è ricompresa l'insulina «glargine» (Lantus); viene somministrata una volta al giorno, la sera,


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poiché, avendo una efficacia di azione terapeutica di circa 24 ore, è in grado di prevenire l'ipoglicemia notturna.
Per la somministrazione devono essere rispettate alcune raccomandazioni; non deve essere miscelata con altre insuline o altre soluzioni e deve essere somministrata esclusivamente per via sottocutanea.
Per quanto riguarda la relativa dispensazione nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale, la CUF ha espresso parere favorevole alla classificazione in classe H; la specialità è stata inserita in fascia HRR (decreto ministeriale 4 agosto 2003) e, come tale, può essere erogata ai pazienti non ospedalizzati, con prescrizione e distribuzione diretta da parte dei centri specialistici antidiabetici, individuati dalle Regioni e dalle Province Autonome di Trento e Bolzano.
L'insulina «glargine» è prescrivibile a carico del S.S.N. nelle seguenti fattispecie:
a) ricovero «in corsia» di struttura ospedaliera ed equiparabile;
b) assistenza in regime di «Day Hospital» ufficialmente riconosciuto;
c) ospedalizzazione domiciliare.

Il Prontuario della distribuzione diretta (PHT), contenente l'elenco dei farmaci a distribuzione diretta da parte delle strutture pubbliche, adottato recentemente dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), prevede tale tipologia di distribuzione per l'insulina «glargine», previa diagnosi e piano terapeutico dei citati centri specialistici, allo scopo di garantire la continuità assistenziale per questa categoria di pazienti.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
le organizzazioni agricole siciliane hanno recentemente chiesto la convocazione di un tavolo tecnico allargato a tutti i soggetti della filiera per affrontare la crisi del comparto vitivinicolo;
tale stato di difficoltà sembra dovuto - oltre che alla stagnazione del mercato - anche all'importazione da altri paesi di mosto muto (mosto la cui fermentazione è impedita mediante particolari pratiche enologiche consentite dalle disposizioni vigenti) a costi molto contenuti;
tale pratica non è certo da considerarsi illegale ma rischia di trasformarsi in una clamorosa truffa a danno dei consumatori poiché il prodotto acquistato potrebbe essere utilizzato per la produzione di vini a denominazione o indicazione geografica;
le conseguenze dal punto di vista economico - come si può facilmente immaginare - sarebbero estremamente negative per i produttori siciliani i quali non riuscirebbero più a vendere a prezzi competitivi a causa delle manovre speculative al ribasso;
se a tutto ciò si aggiunge una perdita consistente della produzione vitivinicola ed una contrazione dei consumi dovuta alla crescita dei costi al dettaglio il quadro non può certo considerarsi confortante -:
se non ritenga opportuno adottare le iniziative necessarie per salvaguardare la viticoltura siciliana oggi mai come in passato così gravemente minacciata.
(4-11263)

Risposta. - L'interrogazione cui si risponde pone l'accento su uno stato di crisi del comparto viticolo che dipende in larga misura dall'eccezionale produzione intervenuta a livello comunitario nella campagna 2004-2005 nonché dall'aumento della concorrenza a livello internazionale.
Al riguardo, si fa presente che nel nostro Paese sono stati presentati contratti per la distillazione facoltativa, di cui all'articolo 29 del Regolamento (CE) n. 1493/99, pari 4.230.000 hl di vino, di cui in Sicilia 987.260 hl; quantitativo per la Sicilia in linea con quanto distillato la scorsa campagna, pari a 842.853 hl di vino.
Per quanto concerne l'importazione di mosto muto da altri Paesi, si fa presente che in Europa tale mosto non può essere


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utilizzato per la produzione di vini a denominazione geografica o ad indicazione geografica.
Infatti, relativamente alla elaborazione dei V.Q.P.R.D., il Regolamento (CE) n. 1493/99, all'allegato VI lettera D, prevede che gli stessi possano essere ottenuti unicamente da uve raccolte nella regione determinata e mediante trasformazione delle stesse in mosti e dei mosti così ottenuti in vino, nonché mediante elaborazione di tali prodotti in vino o in spumanti nella regione determinata in cui sono state raccolte le uve utilizzate.
A livello nazionale tale concetto è rafforzato dalla legge n. 164 del 10 febbraio 1992, che all'articolo 8 paragrafo 2 prevede che il taglio tra due o più mosti o vini DOCG, DOC o IGT diversi comporta la perdita del diritto all'uso della denominazione d'origine per il prodotto ottenuto.
Per i vini da tavola a indicazione geografica la normativa comunitaria all'articolo 51 del Regolamento (CE) n. 1493/99 consente l'utilizzazione di una indicazione geografica per designare vini da tavola ottenuti da un taglio di vini ricavati da uve raccolte in aree di produzione diverse, se almeno l'85 per cento del vino risultante dal taglio proviene dall'area viticola di cui porta il nome.
Pertanto, il restante 15 per cento può derivare da uve di diversa origine, ma nel caso di vino ad Indicazione Geografica Italiana le uve devono essere state prodotte in Italia; caso contrario, il vino ottenuto, proveniente da un taglio di prodotti originari di altri Stati membri, deve essere designato come «miscela ottenuta da prodotti di vari Paesi della Comunità Europea», ai sensi dell'articolo 12 paragrafo 7 del Regolamento (CE) n. 753/02.
Il ministero delle politiche agricole e forestali, comunque, è impegnato costantemente a salvaguardia del settore vitivinicolo; settore che impegna le maggiori risorse dell'ispettorato centrale repressione frodi, come si evince dalla successiva tabella.
Infatti, nell'anno 2003 sono stati effettuati n. 7.579 sopralluoghi presso n. 5.125 operatori, con il prelievo di 2.772 campioni, mentre, nell'anno 2004, i dati finora elaborati fanno rilevare un apprezzabile aumento dell'attività. Ben il 30 per cento del totale dell'attività svolta dall'ispettorato è posta in essere nel settore vitivinicolo. Nell'anno 2003 sono stati accertati quantitativi per oltre 100.000 ettolitri di vini con denominazioni e/o indicazioni geografiche protette illegittime.
Riepilogando nell'anno 2003 sono stati effettuati n. 7.579 sopralluoghi presso n. 5.125 operatori; gli operatori irregolari sono risultati n. 1.435, ovvero il 28,0 per cento, i prodotti controllati sono stati n. 15.678, con il prelievo di n. 2.772 campioni, quelli irregolari sono risultati n. 177, ovvero il 6,4 per cento, le violazioni amministrative sono state n. 1.687, le notizie di reato n. 16, i sequestri n. 54, per un valore complessivo dei sequestri di euro 1.681.039,3; nell'anno 2004 (i dati sono riferiti ai primi 11 mesi dell'anno) sono stati effettuati n. 7.206 sopralluoghi presso n. 5.370 operatori, con il prelievo di 3.221 campioni.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

CATANOSO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
si riunisce in questi giorni la commissione tecnica interministeriale per la riforma della previdenza agricola che vedrà la partecipazione istituzionale dei rappresentanti delle parti sociali;
l'interrogante ha appreso con stupore che non è stata convocata l'Unione nazionale italiana commercio ortofrutticolo (UNICO-Agricoltura), l'associazione che rappresenta la maggiore quota a livello nazionale delle aziende agricole e commerciali per il contenzioso nazionale in materia di Inps-ex Scau;
«UNICO» ha ottenuto nel recente passato significativi pronunciamenti giurisdizionali di annullamento delle cartelle di pagamento


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svolgendo altresì un ruolo importante nell'indirizzare la vertenza nel senso della priorità e necessità della riforma;
in diverse regioni sono in corso numerose assemblee comunali e interprovinciali allo scopo di decidere sulla possibilità di indire uno sciopero nazionale nel caso in cui la suddetta organizzazione non venisse convocata in tempi brevi -:
se non ritengano opportuno - già sin dalla prossima riunione - allargare il comitato tecnico per la riforma della previdenza agricola all'Unione nazionale italiana commercio ortofrutticolo (UNICO-Agricoltura), tenendo conto delle sue proposte ed osservazioni e scongiurando così la sciagurata ipotesi di uno sciopero del settore agricolo.
(4-11264)

Risposta. - L'interrogazione cui si risponde pone l'accento sulla mancata convocazione dell'Unione nazionale italiana commercio ortofrutticolo (UNICO-Agricoltura) alle riunioni della Commissione tecnica interministeriale per la riforma della previdenza agricola.
Al riguardo, si evidenzia che la mancata convocazione trova la sua motivazione e legittimità nella circostanza che UNICO non rientra tra le Unioni del commercio ortofrutticolo maggiormente rappresentative.
Infatti, l'organizzazione, oltre a non avere rappresentanza nell'ambito del CNEL e del Tavolo Agroalimentare costituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, non rientra tra le organizzazioni convocate presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ai fini della concertazione sulle leggi di bilancio, secondo l'Accordo del 23 luglio 1993.
A conferma di ciò si ricorda che l'istanza di adesione tra gli organismi maggiormente rappresentati nell'ambito del commercio, avanzata dall'organizzazione UNICO in sede di costituzione e riconoscimento dell'Organismo Interprofessionale di settore, non ha trovato accoglimento.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

CENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di sabato 25 settembre 2004, alle ore 12 era stato preannunciato un presidio di Disobbedienti davanti al Centro di Permanenza Temporanea di via Mattei a Bologna;
il giorno precedente la manifestazione la Questura di Bologna, attraverso la Digos, aveva annunciato l'interdizione di un'area di circa 200 metri a ridosso del CPT di Via Mattei, vietando qualsiasi manifestazione;
dalle cronache dei giornali si rimproverava ancora una volta la creazione di una «zona rossa» che avrebbe avuto l'effetto di dare vita ad un'inutile clima di tensione su una pacifica manifestazione di protesta contro la legge Bossi-Fini e a favore della chiusura dei CPT stessi;
la manifestazione si è svolta in maniera assolutamente pacifica -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché in futuro sia garantito il diritto di manifestazione davanti al CPT di Bologna e non siano più predisposte misure preventive come l'istituzione di una «zona rossa» che, come l'esperienza purtroppo dimostra, rappresenta una inaccettabile violazione del diritto costituzionale di manifestazione.
(4-11044)

Risposta. - Il 21 settembre 2004 un rappresentante del movimento cosiddetto dei «disobbedienti» informava la questura di Bologna dello svolgimento, il 25 successivo, di una manifestazione con corteo, per protestare contro la vigente normativa in tema di immigrazione.
L'iniziativa prevedeva la sosta dei manifestanti davanti al locale centro di permanenza temporanea ed assistenza sito in via Mattei, dove gli organizzatori avevano deciso di posizionare un automezzo dotato di impianto di amplificazione.
A tale riguardo, tenuto conto che negli ultimi due anni appartenenti al citato movimento


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si erano resi responsabili di alcuni episodi di danneggiamento presso lo stesso centro, nonché di aver agevolato la fuga di stranieri ivi ospitati, la citata questura riteneva di imporre ai promotori dell'iniziativa talune prescrizioni in ordine alle modalità di svolgimento del corteo, al fine di impedire che i manifestanti potessero giungere dinanzi al centro di permanenza temporanea ed assistenza e di evitare, in tal modo, eventuali turbative all'ordine e alla sicurezza pubblica.
Sul piano generale, si ricorda che l'atteggiamento del Governo in tema di libera manifestazione del pensiero, si traduce nel garantire concretamente l'esercizio del diritto di ogni gruppo di organizzare iniziative volte a sostenere le proprie tesi, purché tutto avvenga nel rispetto del dettato costituzionale e dell'ordinamento vigente.
D'altra parte, l'ordinamento non prevede, come è noto, un potere generale di divieto delle riunioni che prescinda dai caratteri e dalle specifiche modalità di tempo e di luogo di ciascuna iniziativa.
Il diritto di riunione, infatti, purché esercitato in modo pacifico e senza armi, riveste rango costituzionale ed il suo esercizio non è sottoposto ad autorizzazione di sorta.
Per questo motivo, l'articolo 17 della Costituzione prevede soltanto un onere di preavviso alle competenti autorità, ove la riunione si svolga in luogo pubblico.
La riunione, tuttavia, può essere vietata, secondo la stessa disposizione costituzionale, solo per comprovati motivi di sicurezza ed incolumità pubblica, ma soltanto a condizione che sussista un pericolo concreto e non meramente probabile per la sicurezza o l'incolumità dei cittadini; agli stessi fini l'autorità provinciale di pubblica sicurezza può imporre ai soggetti organizzatori dell'iniziativa prescrizioni in merito alle concrete modalità di svolgimento senza che ciò comprometta, in alcun modo, il diritto di manifestare, come avvenuto nella situazione richiamata dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

GIORGIO CONTE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il diabete nelle sue forme clinicamente riconosciute, è una malattia di enorme diffusione ed impatto sociale, fino a raggiungere nel nostro Paese la cifra di oltre 3 milioni di pazienti. Con l'attuale tasso di crescita, pari a circa il 5 per cento annuo, si stima il raddoppio della popolazione diabetica entro il 2010, con una netta preponderanza di diabete «tipo II» che interessa la popolazione anziana;
i costi sociali della malattia non opportunamente controllata, stimati già oggi nel 5 per cento della spesa sanitaria nazionale, possono essere significativi, con la necessità di rispondere a degenerazioni gravi dovute a complicanze cliniche;
il controllo puntuale e la somministrazione di farmaci possono rendere la malattia compatibile ad ogni attività lavorativa e sociale, con una sensibile riduzione, se non il superamento, del rischio dovuto alle complicanze;
gli attuali protocolli di cura adottati dai centri specializzati del nostro Paese garantiscono un buon controllo dei pazienti, con un notevole miglioramento rispetto al passato;
la ricerca medica ha introdotto nuove insuline iniettabili quali la «Lantus» (glargine), in grado di migliorare sensibilmente la terapia, con un bacino di possibili utenti che dall'uso ne potrebbero trarre beneficio di oltre il 30 per cento del totale dei pazienti insulino-trattati. Sono inoltre stati introdotti nuovi ipoglicemizzanti (glitazonici) per le terapie del diabete «tipo II»;
tali specialità, utilizzate con pieno successo nelle terapie, risultano disponibili solo nella fascia «H» del prontuario (farmaci ospedalieri), nonostante l'invito ad ampliarne la possibilità di distribuzione proveniente dall'Unione europea;
l'importanza ed il sensibile miglioramento introdotto da tali farmaci spinge i pazienti a ricercarli sui mercati esteri e presso le farmacie internazionali, con un


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aggravio di costi significativo rispetto alle specialità tradizionali, considerate pienamente quali «farmaci salvavita», che proprio tali farmaci vanno a sostituire o integrare -:
quali siano le valutazioni, anche economiche, che spingano il ministero della salute a non inserire i richiamati farmaci nella fascia «A» del prontuario nazionale;
quale sia lo stato della sperimentazione e della ricerca di statistica sanitaria che fossero necessarie per l'inserimento in fascia «A» dei farmaci richiamati;
se tale esclusione sia frutto di un errore di valutazione a fronte dei benefici, riconosciuti e riscontrabili, alla salute dei pazienti ancor prima che per la spesa sanitaria futura, in termini di prevenzione;
se sia manifestabile una volontà politica di riconoscere l'importanza di tali farmaci e la loro assoluta identica funzione rispetto alle tradizionali cure, già considerate quali farmaci salvavita e come tali inserite nella fascia «A» del prontuario nazionale e distribuite.
(4-07376)

Risposta. - I glitazoni sono farmaci indicati nel trattamento del diabete mellito di tipo 2, caratterizzato da insulino-resistenza che si manifesta con una ridotta risposta degli organi bersaglio all'insulina circolante.
L'incidenza in Italia del diabete mellito di tipo 2 si aggira intorno al 2,5-3 per cento della popolazione generale, con una stima di 1.500.000 pazienti diagnosticati.
La terapia si basa su un rigido controllo dietetico, di tipo ipoglicidico e, in caso di controllo metabolico insoddisfacente, in una terapia farmacologica, eseguita con farmaci antidiabetici orali di prima scelta, quali metformina o sulfoniluree.
I farmaci della classe dei tiazoniledioni, noti anche come glitazoni, sono dotati di attività insulino sensibilizzante; il principio attivo si lega ai recettori PPAR del nucleo, attivando geni coinvolti nel metabolismo, sia lipidico che glucidico, ed aumentando la sensibilità dei tessuti periferici all'insulina.
Sulla base della valutazione delle informazioni farmacologiche derivanti dagli studi clinici presentati dalle ditte, l'Agenzia Europea dei Farmaci (EMEA), nel settembre 2000, ha rilasciato l'autorizzazione all'immissione in commercio (AIC) dei farmaci glitazoni (pioglitazone e rosiglitazione) in tutta l'Unione Europea, a condizione che fossero attivati due studi: il primo, in doppio cieco, relativo agli effetti di tali farmaci sull'apparato cardiovascolare nel diabete mellito di tipo 2 con CHF classe I-II NYHA; il secondo, a lungo termine, sulla morbilità/mortalità in pazienti in trattamento combinato con sulfoniluree o metformina.
Le specialità a base di glitazoni sono state approvate con le seguenti indicazioni terapeutiche: «Trattamento orale di combinazione del diabete mellito di tipo 2 in pazienti con insufficiente controllo metabolico dopo terapia orale con metformina o con una sulfoniluree, somministrate alla dose massima tollerata, in combinazione con metformina solo in pazienti obesi, oppure in combinazione con una sulfoniluree, solo in pazienti intolleranti alla metformina o per i quali l'uso di metformina è controindicato».
Nella primavera del 2003 l'EMEA ha approvato la modifica delle indicazioni terapeutiche, comprendendo anche la monoterapia, come già avviene in Canada e negli Stati Uniti.
I glitazoni presentano alcune controindicazioni: insufficienza cardiaca, insufficienza epatica, combinazione con insulina, ipersensibilità a glitazone o a qualsiasi eccipiente delle compresse.
La Commissione Unica del Farmaco (CUF), a suo tempo, ha ritenuto opportuno che, contestualmente alla commercializzazione, fossero avviati specifici progetti di sorveglianza dell'impiego. Le finalità di tali progetti sono la raccolta di informazioni relative alla tollerabilità generale ed, in particolare, alla tollerabilità cardiovascolare, il controllo dei contenuti dell'attività di promozione delle specialità presso la classe medica, allo scopo di favorire la massima appropriatezza d'impiego e l'attuazione di un'attività di farmacovigilanza, al


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fine di consentire all'Autorità sanitaria italiana la raccolta di informazioni tempestive sul profilo rischio-beneficio.
Dalle analisi presentate dalle Aziende e dai dati raccolti, risulta una buona appropriatezza della prescrizione (circa il 90 per cento), determinata anche da studi di monitoraggio che richiamano l'attenzione sulla corretta prescrizione; altrettanto adeguato risulta il livello di corretta utilizzazione dei farmaci.
Dagli stessi studi risultano, peraltro, confermate le tipologie delle reazioni avverse (eventi cardiovascolari, edemi).
Nonostante l'EMEA abbia approvato la prescrivibilità di questi farmaci anche da parte del medico di medicina generale, in ambito nazionale si è, tuttavia, ritenuto utile valutare con attenzione la modalità di prescrizione ed erogazione dei medicinali a base di glitazoni, prevedendo che siano prescrivibili esclusivamente da parte dei centri specialistici antidiabetici, individuati dalle Regioni e dalle Province Autonome di Trento e Bolzano.
Si è ravvisata, inoltre, la necessità di aumentare l'attività di monitoraggio, estendendo l'analisi ai tassi di morbilità/mortalità e alla valutazione della safety e di individuare gli approfondimenti necessari per l'informazione ai medici. Le relazioni presentate dalle Aziende sono, per lo più, incomplete sotto diversi aspetti quali l'attività di informazione scientifica rivolta alla classe medica, l'impiego clinico e la tempestiva comunicazione di ogni possibile informazione rilevante in materia di farmacovigilanza. Si è accresciuto, pertanto, il livello di attenzione verso l'osservazione di reazioni avverse previste e reazioni avverse gravi o inattese.
In base alle evidenze scientifiche attualmente disponibili, i glitazoni rappresentano una opportunità terapeutica di seconda scelta per i pazienti intolleranti o non rispondenti alla terapia standard.
Per la loro efficacia ed il loro profilo rischio/beneficio, è richiesto un continuo ed attento monitoraggio, soprattutto per terapie a lungo termine; tale monitoraggio può essere positivamente svolto, prevedendo la prescrivibilità dei farmaci ad opera dei centri specializzati antidiabetici, in grado di valutare l'appropriatezza della terapia, l'efficacia e la sicurezza del trattamento a lungo termine e il quadro clinico del paziente.
Per quanto attiene alla insulina «glargine», si precisa che le insuline di ultima generazione, tra cui l'insulina «lispro» (Humalog) e l'insulina «aspart» (Novarapid) ad azione rapida, sono analoghe all'insulina umana; hanno effetto rapido (30-60 minuti) e un picco di azione tra le 2 e le 4 ore, con una durata fino ad 8 ore; possono essere somministrate sia per via endovenosa e intramuscolare,. sia per via sottocutanea.
In questa tipologia di insuline ad azione rapida solubile, a lunga durata di azione, ed analoga all'insulina umana, è ricompresa l'insulina «glargine» (Lantus); viene somministrata una volta al giorno, la sera, poiché, avendo una efficacia di azione terapeutica di circa 24 ore, è in grado di prevenire l'ipoglicemia notturna.
Per la somministrazione devono essere rispettate alcune raccomandazioni; non deve essere miscelata con altre insuline o altre soluzioni e deve essere somministrata esclusivamente per via sottocutanea.
Per quanto riguarda la relativa dispensazione nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale la CUF ha espresso parere favorevole alla classificazione in classe H; la specialità è stata inserita in fascia HRR (decreto ministeriale 4 agosto 2003) e, come tale, può essere erogata ai pazienti non ospedalizzati, con prescrizione e distribuzione diretta da parte dei centri specialistici antidiabetici, individuati dalle Regioni e dalle Province Autonome di Trento e Bolzano.
L'insulina «glargine» è prescrivibile a carico del S.S.N. nelle seguenti fattispecie:
a) ricovero «in corsia» di struttura ospedaliera ed equiparabile;
b) assistenza in regime di «Day Hospital» ufficialmente riconosciuto;
c) ospedalizzazione domiciliare.

Il Prontuario della distribuzione diretta (PHT), contenente l'elenco dei farmaci a


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distribuzione diretta da parte delle strutture pubbliche, adottato recentemente dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), prevede tale tipologia di distribuzione per l'insulina «glargine», previa diagnosi e piano terapeutico dei citati centri specialistici, allo scopo di garantire la continuità assistenziale per questa categoria di pazienti.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

COSTA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
in Piemonte la produzione del latte per la campagna in corso ha registrato una diminuzione di circa il 5,4 per cento rispetto alla campagna 2003-2004, contro una diminuzione nazionale del 4 per cento;
si stima che il calo delle consegne del latte, in assenza di un tempestivo intervento politico sia destinato ad aumentare in una maniera notevolissima nei prossimi due anni specie a causa delle continue migrazioni di quote produttive verso la Lombardia;
tale fenomeno è da imputarsi all'applicazione della legge n. 119/2003;
la mobilizzazione delle quote, da tutti auspicata con il suddetto provvedimento, dalle regioni meno produttive a quelle maggiormente vocate alla produzione lattiera, con conseguente calmieramento del prezzo di vendita, non sta ottenendo gli effetti sperati, viceversa, evidenzia l'effetto contrario con un rialzo dei prezzi delle stesse quote oramai divenute inaccessibili agli allevatori piemontesi;
a seguito dell'entrata in vigore della legge, il prezzo delle quote è raddoppiato ed oggi vengono acquistate su tutto il territorio regionale dalle grandi imprese agricole lombarde, che producono il latte con sistemi industriali: il prezzo delle quote attualmente varia dalle 0,620 alle 0,720 Euro al chilogrammo;
le aziende agricole piemontesi di medie e piccole dimensioni vengono così a disporre di quote molto ridotte rispetto alla loro reale produzione e non sono in grado di acquistarne delle nuove: si spiega, conseguentemente, la perdita negli ultimi anni di quote di produzione, la riduzione del numero di stalle nel Piemonte e la progressiva scomparsa delle attività di allevamento dalle zone pedemontane;
tutto ciò va a delineare nella Regione Piemonte un ulteriore assestamento della produzione ed il rischio di produrre addirittura meno della quota in essere;
all'Italia è stata assegnata poi una quota produttiva complessiva che non copre il fabbisogno nazionale, mentre gli altri Paesi del centro-nord d'Europa dispongono di quote molto superiori ai loro consumi;
l'Europa a quindici, nella scorsa campagna ha prodotto, rispetto alle quote assegnate, 18.340.000 quintali di latte in meno, comprendendo persino i 4.500.000 quintali prodotti in più dall'Italia;
il modesto splafonamento della produzione italiana non ha procurato svantaggi agli agricoltori dell'Unione Europea mentre, al contrario, si evidenzia l'insufficiente difesa degli interessi della nostra agricoltura a livello comunitario;
a tal proposito si vuole ancora sottolineare la questione del tenore di riferimento del grasso del latte. All'Italia è stato attribuito un coefficiente di grasso inferiore (3,688 per cento) rispetto agli altri Paesi europei. Qualora venisse portato al livello della vicina Francia (3,984 per cento) consentirebbe al nostro Paese di distribuire ai propri allevatori 4.810.000 quintali di latte, coprendo di fatto l'intera eccedenza produttiva;
l'allargamento del mercato interno, con particolare riferimento agli otto dell'Europa centro-orientale, ha inoltre consentito ai nuovi entranti di incrementare i flussi esportativi verso l'Italia grazie ad un livello di prezzi assolutamente basso;


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il bilancio complessivo degli scambi del settore lattiero-caseario con l'Unione Europea a venticinque e con tutto il mondo evidenzia un notevole disavanzo ed una netta tendenza al peggioramento: comparando il primo semestre del 2004 con l'analogo periodo del 2003 gli scambi con l'Unione europea a venticinque hanno fatto registrare un notevole incremento dell'import ed un decremento dell'export dei formaggi con prezzi in forte discesa;
si ritiene che i fenomeni sopra esposti non consentano lunghe pause di riflessione. L'industria di trasformazione è posta davanti a nuove sfide e competizioni sempre più globali e dovrà avere certezze nella disponibilità e nella competitività della materia prima del latte prodotta in regione: in proposito i presupposti non possono che essere stabilità e certezze per tutto il comparto della zootecnica da latte;
in mancanza di provvedimenti a sostegno di ciò, i piccoli caseifici saranno costretti a cessare l'attività, per le realtà di trasformazione più solide invece non si prospetterà altro che la delocalizzazione delle produzioni o, molto più probabilmente, l'attivazione di canali di acquisto latte UE, evento questo da scongiurare, che affosserebbe in maniera definitiva la produzione lattiera del Piemonte -:
se il Governo sia informato di quanto delineato in premessa e quali iniziative tra quelle di propria competenza si intendano assumere al riguardo.
(4-12468)

Risposta. - Con riferimento a quanto evidenziato nell'interrogazione cui si risponde si ricorda che principale obiettivo della legge n. 119/2003 è il riequilibrio fra le quote assegnate e le effettive produzioni realizzate nelle diverse regioni del Paese.
La stessa legge prevede che tale obiettivo possa essere raggiunto attraverso la commercializzazione interregionale delle quote che, peraltro, è stata fortemente voluta dalle regioni a maggior vocazione per la produzione di latte bovino, tra le quali proprio la regione Piemonte.
Tuttavia, considerato che è necessario salvaguardare la produzione lattiera di particolari zone, la legge n. 109/03 ha previsto delle limitazioni alla commercializzazione di quote provenienti da zone insulari e da zone montane e svantaggiate.
Al riguardo, si evidenzia che anche la regione Piemonte, fatte salve le suddette limitazioni, ha ritenuto necessaria la creazione di un mercato delle quote latte al quale possano far riferimento gli imprenditori agricoli che intendono espandere la propria produzione.
Se ne desume, pertanto, che la legge n. 119/2003, consentendo il trasferimento di quote non prodotte ad aziende interessate ad effettuare investimenti nel settore lattiero-caseario, proietta il settore verso un positivo sviluppo futuro.
Per quanto riguarda l'attribuzione della quota nazionale al nostro Paese, si fa rilevare che la stessa è stata definita nel 1983, al momento dell'introduzione del regime delle quote latte nell'Unione Europea, su dati oggettivi al momento disponibili.
Da allora la delegazione italiana ripetutamente e puntualmente, in occasione delle cosiddette «maratone prezzi», ha evidenziato a livello comunitario la forte penalizzazione dell'Italia nell'ambito del regime delle quote latte, chiedendo un adeguamento del quantitativo nazionale garantito.
Proprio tale incisiva azione ha consentito in più occasioni di aumentare il quantitativo assegnato, avvicinandolo sempre più alla reale capacità produttiva del Paese.
In merito al tenore in grasso di riferimento, va segnalato che il dato attualmente riportato coincide con il dato fornito dall'ISTAT e dall'EUROSTAT ed è pertanto poco sostenibile la richiesta di un aumento di tale parametro al di sopra delle reali capacità dei nostri allevatori.
Quanto al ventilato beneficio di circa 480.000 tonnellate ottenibile nel caso di un aumento del tenore di grasso di riferimento italiano, come riportato nell'esempio descritto nell'interrogazione, si fa presente che le attuali norme comunitarie non consentono in caso di consegne di latte con tenore di grasso più basso la concessione di alcun beneficio ai produttori, o, comunque, un


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beneficio proporzionalmente ridotto se ciò comporta una riduzione del prelievo supplementare da versare a livello nazionale.
Pertanto, nell'attuale situazione del nostro Paese, il beneficio che otterrebbero alcuni produttori dalla determinazione di un più elevato tenore di grasso di riferimento, andrebbe necessariamente a scapito di altri produttori.
In merito alla produzione di latte bovino commercializzato nell'U.E. a 15 nel periodo 2003-2004, sulla base dei dati diffusi dalla Commissione UE provenienti dai singoli Stati membri, ad oggi risulta un'eccedenza produttiva, rispetto al quantitativo comunitario previsto per le consegne, per più di 500.000 tonnellate di latte.
Non trova riscontro, quindi, il dato riportato nell'interrogazione ove si fa riferimento ad una produzione inferiore alle quote assegnate per circa 1.800.000 tonnellate.
Infine, per quanto riguarda l'andamento delle importazioni ed esportazioni nel settore lattiero-caseario, sulla base degli ultimi dati forniti da ISMEA per il terzo trimestre del 2004, se ne desume che il settore non presenta particolari problemi di mercato anche in considerazione dei forti segnali di ripresa dell'
export che si registrano con un incremento superiore all'8 per cento, mentre le importazioni sono cresciute di circa il 5 per cento registrando così una diminuzione del saldo negativo.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Servizio per il Controllo Parlamentare della Camera dei deputati ha presentato la tabella analitica per Ministero su atti inviati e atti attuati dall'inizio della XIV legislatura al 30 settembre 2004;
il Ministero delle politiche agricole e forestali su 198 atti ricevuti ha dato attuazione a 54, con una percentuale del 27,27 per cento;
il tasso di attuazione, dunque, risulta piuttosto basso, anche in relazione alla grande attenzione che il dicastero ha riservato all'agricoltura, tornata ad essere elemento non residuale ma centrale dell'economia nazionale, con un posto di tutto rispetto nel «made in Italy» e con un ritrovato prestigio a livello europeo;
appare peraltro necessario che il dicastero, per continuare in una politica di eccellenza, sia più vigile rispetto agli impegni che il Parlamento assume e trasmette al governo per la loro attuazione, soprattutto in considerazione del fatto che è ambizione dell'esecutivo mantenere un rapporto stretto e costante con la Camera dei deputati e con il Senato della Repubblica -:
quali siano gli atti pervenuti dalla Camera dei deputati non ancora attuati di maggiore rilievo ma ritenuti oggettivamente attuabili entro il termine della XIV legislatura, e quali siano gli atti che necessitano, per la loro attuazione, di momenti procedurali in sinergia con regioni, province, comuni ed Unione Europea.
(4-12836)

Risposta. - L'interrogazione cui si risponde pone l'accento sulla scarsa attuazione da parte del ministero delle politiche agricole e forestali degli impegni assunti in sede di discussione ed approvazione degli atti di controllo e di indirizzo politico.
Al riguardo, come già evidenziato nella risposta all'interrogazione n. 4-10966 e come si può evincere dalle ultime pubblicazioni del Servizio per il controllo parlamentare emerge chiaramente che l'amministrazione ha operato in linea con gli impegni assunti, a dimostrazione della grande attenzione che il ministero riserva all'agricoltura.
Infatti, nell'ultima pubblicazione in ordine di tempo (gennaio 2005), relativa agli atti inviati al Servizio per il controllo parlamentare alla data del 31 dicembre 2004, la percentuale del rapporto tra gli atti


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inviati all'amministrazione e le note di attuazione è del 53,5 per cento con n. 107 atti attuati su 200 inviati; percentuale che è destinata sicuramente a crescere nella prossima pubblicazione, in quanto sono già state trasmesse da tempo ulteriori note di attuazione.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

FONTANINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle giornate dall'8-11 aprile prossimo presso la struttura di proprietà della POA (Pontificia Opera di Assistenza) di Lignano Sabbiadoro (Udine) si terrà una manifestazione denominata Meeting di primavera dei giovani mussulmani di Italia;
il numero dei partecipanti che arriveranno da tutte le regioni italiane sarà significativamente alto, mettendo in difficoltà gli operatori turistici e gli apparati della pubblica sicurezza presenti nella località balneare;
secondo l'interrogante è alquanto opinabile l'opportunità che durante la settimana che prepara la Pasqua e addirittura nella giornata dell'11 aprile (domenica di Pasqua) all'interno di una struttura cattolica si tenga una manifestazione organizzata da una confessione religiosa che in alcuni stati è antagonista alla religione cattolica arrivando anche a perpetuare orrendi crimini contro chi professa quest'ultima religione -:
se le autorità di pubblica sicurezza siano state informate dello svolgimento, nonché dei contenuti del programma di questo meeting;
quali misure di sicurezza e prevenzione siano state predisposte per verificare l'eventuale infiltrazione tra i partecipanti di terroristi islamici.
(4-09676)

Risposta. - La manifestazione alla quale fa riferimento l'interrogante si è svolta a Lignano Sabbiadoro (Udine) dall'8 all'11 aprile 2004, presso il centro culturale Efa Ge.tur, di proprietà della Pontificia opera di assistenza, con la partecipazione di circa 300 giovani musulmani, nati o residenti in Italia, provenienti da tutto il Paese ed, in particolare, dalla Lombardia.
L'organizzazione della manifestazione è stata curata dall'associazione «Giovani musulmani d'Italia», con sede a Milano, affiliata alla «Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia-UCOII» che rappresenta la principale aggregazione della comunità islamica presente sul territorio nazionale e di orientamento moderato.
L'associazione giovanile, in particolare, si propone, attraverso l'organizzazione di convegni e campeggi estivi riservati ai giovani, di contribuire all'aggregazione della comunità musulmana presente in Italia e alla sua integrazione nel nostro tessuto sociale, condividendone i principi ispiratori di libertà e democrazia.
L'evento avvenuto a Lignano Sabbiadoro è stato preventivamente comunicato dai promotori alle Autorità di pubblica sicurezza che, il 6 aprile 2004, nella riunione del Comitato provinciale per l'Ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto di Udine, hanno concordato le più opportune misure di sicurezza e prevenzione.
La manifestazione, intitolata «Io penso positivo!», si è articolata in un programma in cui sono stati alternati momenti di preghiera ad attività culturali, sportive e ricreative, fra le quali anche una visita guidata alla città di Venezia, il cui svolgimento non ha sollevato criticità per l'ordine e la sicurezza pubblica e non ha interferito con le celebrazioni religiose della settimana santa.
In particolare i giovani partecipanti sono stati accolti dal delegato del villaggio ospitante l'iniziativa e da un assessore del Comune di Lignano Sabbiadoro.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.


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GALANTE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è di vitale importanza, per l'economia e lo sviluppo sociale della comunità di Val di Sieve e della Montagna Fiorentina la prosecuzione dei lavori di ammodernamento sulla strada statale n. 67 tra Sfentatoio e Dicomano, con le relative circonvallazioni dei centri abitati e l'adeguamento della viabilità tra Pontassieve e Firenze;
nei documenti allegati al Dpef per il 2005 manca invece qualsiasi finanziamento per il terzo lotto della variante della strada statale n. 67 e degli altri interventi previsti sulla viabilità nel tratto Pontassieve-Firenze;
questa scelta governativa, che all'interrogante appare inaccettabile, ha suscitato l'allarme e le proposte delle comunità e delle istituzioni locali dei territori interessati;
vari comuni hanno approvato o stanno approvando odg richiedenti al Governo di modificare le proprie scelte finanziarie, inserendo nei documenti di programmazione il finanziamento indispensabile per la costruzione del terzo lotto della variante alla strada statale n. 67 e per gli interventi sulla strada provinciale n. 34 -:
se il Governo intenda accogliere positivamente la fondata richiesta delle popolazioni e delle istituzioni locali della Val di Sieve e della Montagna Fiorentina, mantenendo fede agli impegni in tal senso e a suo tempo assunti;
in caso contrario, qualora il Governo intendesse confermare le proprie scelte che appaiono obiettivamente contrarie alle necessità economiche e sociali di sviluppo di questi territori, quali motivazioni intenda addurre per giustificare una scelta che all'interrogante appare inopinata e dannosa.
(4-11543)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha riferito che il terzo lotto della variante alla strada statale n. 67 «Tosco-Romagnola» nel tratto tra Pontassieve e Dicomano è in fase di progettazione da parte della provincia di Firenze, secondo una convenzione stipulata nel 1998 tra la stessa, la regione Toscana e l'Anas.
La società stradale rende noto che, allo stato attuale, il progetto è nella fase preliminare ed è in corso di verifica con gli enti locali interessati all'opera.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

GIORDANO, VENDOLA e RUSSO SPENA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
attualmente vi sono due modi per raggiungere Corleone da Palermo, entrambi con una distanza pressoché identica: Pa-Corleone via Marineo attraverso il bosco di Ficuzza (58 Km con un tempo di percorrenza di meno di un'ora, circa 58 minuti) e Pa-Corleone via S. Cipirello uscendo dalla Statale per Sciacca (55 Km in un tempo di 42 minuti circa);
i tempi di percorrenza succitati sono stati calcolati dal Professor Fatta dell'università di Palermo a corredo di una perizia giurata per conto di un comitato di agricoltori ed operatori turistici del Corleonese;
alle due strade sopra citate se ne aggiunge una terza che collega Corleone a Roccamena e da qui alla Palermo-Sciacca, attualmente battuta e funzionale e che potrebbe essere ulteriormente migliorata;
l'Anas ha approvato un progetto preliminare per l'adeguamento della strada statale 118 che collega Marineo a Corleone passando per il bosco di Ficuzza;
il progetto, strutturato in cinque lotti, prevede la costruzione di 11 viadotti, 12 cavalcavia, 2 ponti e 2 gallerie in un tratto di 22 Km che va da Ponte Cerudda (circa


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3 km dopo l'abitato di Marineo) a Corleone, per un costo di circa 100.000.000 di euro pari a 200 miliardi di vecchie lire;
la realizzazione del progetto consentirebbe di raggiungere Corleone in 50 minuti e dunque con un risparmio di soli 8 minuti e in un tempo comunque superiore a quello attualmente necessario col percorso via S. Cipirello (L'Unità-29 novembre 2004);
il progetto investe la zona B della Riserva Naturale denominata «Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago», istituita nel 1991 dalla Regione Siciliana, e un paesaggio agrario di raro valore storico e culturale; in particolare il bosco di Ficuzza è tra le più ricche zone boschive della Sicilia occidentale mentre la Rocca Busambra costituisce uno dei massicci carbonatici più alti ed imponenti dell'isola;
la zona interessata dal progetto è inserita nel contesto di due S.I.C. (Siti d'Interesse Comunitario) ai sensi della direttiva 92/43/CEE, di particolare valenza naturalistica e ritenuti pertanto ad elevata vulnerabilità; tali zone sono state inoltre designate di protezione speciale per l'avifauna migratoria e definite Z.P.S. (Zone di Protezione Speciale) ai sensi della direttiva n. 79/409 CEE;
l'esecuzione del progetto comporterebbe sbancamenti di ingenti quantità di terreno, l'inevitabile taglio di vegetazione, l'alterazione dell'assetto morfologico dei luoghi, fenomeni di inquinamento acustico ed atmosferico con conseguenti danni alla fauna selvatica presente;
il progetto non interviene sui 10 km della strada statale 118 che vanno da Bolognetta a P.te Cerudda, passando per Marineo, che pure costituisce il tratto più insicuro e lento del percorso per il carattere tortuoso e le sensibili variazioni altimetriche e per l'attraversamento di tutta la cittadina di Marineo (e ciò in palese contraddizione con quanto sostenuto dal Sindaco di Corleone, l'onorevole Nicolosi, che ha sempre dichiarato che il progetto prevedeva l'aggiramento del centro di Marineo);
4 su 5 dei lotti costituenti il progetto hanno ottenuto in data 6 agosto 2003 parere contrario dalla Sovrintendenza di Palermo, specificamente i lotti 1 - 2 - 4 - 5; vengono di fatto bocciate le seguenti opere:
3 viadotti di 75 m; 1 viadotto di 260 m; 1 viadotto di 500 m; 1 viadotto di 140 m; 3 sottovia; 1 rotatoria; 1 viadotto di 75 m; 1 ponte di 25 m; 1 viadotto di 100 m; 1 viadotto di 620 m; 1 viadotto di 225 m; 1 galleria di 70 m; 1 viadotto di 150 m; 5 cavalcavia;
la stessa Sovrintendenza ha disposto che in un'eventuale riproposizione del progetto sia esclusa qualsiasi variazione dell'attuale andamento plani-altimetrico della strada per i tratti in cui essa attraversa o è prossima alla riserva;
nei lotti 1 e 2 l'azienda foreste demaniali, ente gestore della Riserva, ha altresì espresso parere negativo sulle seguenti opere:
1 viadotto di 260 m; 1 viadotto di 500 m; 1 galleria di 140 m; 3 sottovia; 1 rotatoria;
l'unico lotto ad aver ottenuto pareri positivi dalla Sovrintendenza e dall'Assessorato regionale territorio ed ambiente (su tale lotto non si è pronunciata l'Azienda Foreste, in quanto non interessa direttamente la riserva) è il n. 3;
l'Assessorato territorio e ambiente in particolare non ha ritenuto di sottoporre a VIA tale lotto nonostante questo preveda la costruzione di un viadotto di 100 metri, il taglio di pini secolari in filare e comprenda «paesaggi importanti dal punto di vista storico, culturale e archeologico», proprio quelli che l'allegato D del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996 dispone di «tenere in particolare conto» nel decidere se sottoporre un progetto a giudizio di impatto ambientale;


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inoltre il lotto 3 termina al limite del SIC/ZPS «Rocca Busambra, Rocche di Rao»;
il lotto 3 riguarda il tratto di strada meno bisognoso di interventi di adeguamento e non è funzionale, di per sé, al collegamento di alcuna realtà territoriale;
l'onorevole Nicolosi, in una interrogazione nella seduta del 3 novembre 2004 della Camera dei deputati, nel sottolineare il valore dell'opera ha comunicato l'ottenimento di tutti i pareri per il lotto n. 3, l'aggiudicazione degli altri 4 per la progettazione esecutiva e l'avvenuta costituzione presso l'Anas di un gruppo di lavoro con l'obiettivo di superare ogni ostacolo per la realizzazione dell'opera;
il Ministro Lunardi nella risposta all'interrogazione dell'onorevole Nicolosi ha sostenuto che si può procedere all'aggiudicazione definitiva della gara per la progettazione esecutiva dei 4 lotti e che si terrà conto delle eventuali prescrizioni fornite dagli enti istituzionalmente interessati nell'ambito delle successive attività progettuali;
in opposizione al progetto, contro il quale è stato anche presentato un ricorso al TAR, si sono schierati numerosi cittadini del luogo, costituitisi in comitato, ma anche alcune realtà associative e produttive del territorio e professionisti in materia di tutela dell'ambiente e del patrimonio nonché associazioni ambientaliste tra le quali il WWF, Legambiente, LIPU, Italia Nostra, Club Alpino Italiano;
il Comune di Corleone dispone oggi di due possibilità di collegamento ad un asse viario a scorrimento veloce, la strada statale 624, che lo metterebbe in rapida comunicazione con Palermo e con Sciacca; entrambi questi collegamenti, quello via S. Cipirello e quello via Roccamena sono suscettibili di miglioramento con impatti certamente inferiori sull'ambiente e il paesaggio;
l'avvio dei lavori per la realizzazione del terzo lotto secondo gli interroganti precostituisce la realizzazione di una opera incompiuta oltre che dannosa ed inutile, data la bocciatura dei restanti 4;
le affermazioni del Ministro Lunardi non tengono conto del contenuto dei pareri sostanzialmente negativi già espressi dagli enti interessati come la Soprintendenza e l'Azienda Foreste i quali svuotano il progetto presentato dall'ANAS e in alcun modo possono essere assunti come «suggerimenti» in una fase delle attività progettuali successive ma semmai quali condizioni per l'impossibilità di realizzazione dell'opera stessa -:
quali ragioni impediscono la valorizzazione per un più funzionale utilizzo, anche attraverso adeguati interventi, delle arterie di collegamento già esistenti tra Palermo e Corleone, via S. Cipirello e via Roccamena e quali motivi spingono invece verso la realizzazione di megaprogetti dannosi sul piano ambientale e di fatto già bocciati;
se i comuni investiti dal progetto preliminare sono stati informati e quali pareri hanno espresso in merito all'opera e alla sua ricaduta nel territorio di loro competenza;
se non ritenga, alla luce dei pareri espressi e in ragione di essi per lo scomporsi del progetto e dei suoi lotti, porre in essere ogni iniziativa per impedire la realizzazione di una opera incompiuta quale sarebbe il solo lotto tre;
se esiste oltre al progetto preliminare in questione un'altra ipotesi progettuale che prevede l'aggiramento del centro abitato di Marineo per raggiungere Corleone nonché la bretella di collegamento con la Palermo-Agrigento e da qui il tratto stradale per Termini Imprese, e a quale punto dell'iter di formazione esso si trovi;
quale utilità ha, ammesso che tale progetto esista e sia finanziabile e che esso sia stato concepito in funzione dell'altro progetto, quello tra Marineo (Ponte Cerudda) e Corleone, oggi di fatto totalmente da rifare;


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se non sia opportuno intervenire affinché i 100.000.000 di euro stanziati per la Marineo-Corleone e i fondi destinati o da destinare all'ulteriore collegamento con la Palermo-Agrigento vengano principalmente utilizzati per l'adeguamento dei percorsi via S. Cipirello e via Roccamena, impegnandone una piccola parte per interventi puntuali ed eco-compatibili finalizzati alla sicurezza della viabilità sulla tratta Marineo-Corleone, tra i quali certamente sarebbe l'aggiramento del centro di Marineo.
(4-11905)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'Anas Spa, interessata al riguardo, ha fornito le seguenti notizie in ordine al progetto per la sistemazione e l'ammodernamento e potenziamento della S.S. 118 «Corleonese Agrigentina» tratto Marineo-Corleone tra i chilometri 10+550 e 32+850 cui è affidata la funzione di raccordo di centri abitati quali Corleone, Ficuzza, Godrano e relativi hinterland nonché di realtà turistiche quali le riserve naturali «Bosco della Ficuzza», «Rocca Busambra», «Bosco del Cappelliere», «Gorgo del Drago», «Val dei Conti», «Rocche di Rao» il santuario della Madonna di Tagliavia e il lago dello Scanzano.
Il progetto preliminare dell'intervento, regolarmente approvato, è stato inserito dall'Anas nel Piano decennale della viabilità Anas 2003-2012 (in fase di approvazione).
Detto intervento è stato suddiviso in due stralci funzionali: il primo riguarda il 3o lotto (pari a circa un terzo dell'opera che può avvalersi di finanziamenti già disponibili) ed il secondo riunisce i restanti 4 lotti.
La progettazione dell'opera è stata mirata al perseguimento dei seguenti obiettivi:
a) adeguamento della piattaforma stradale e dell'andamento plano-altimetrico conformemente a quelli previsti per una sezione di tipo C2 del decreto ministeriale 5/11/01 (Larghezza carreggiata pari a m. 9,50 con due corsie di m. 3,50 e banchine da 1,25 m.)
b) rimodulazione del tracciato volta alla eliminazione, ove possibile, delle interferenze a raso;
c) eliminazione di fattori di vulnerabilità idrogeologica con realizzazione di opere di presidio;
d) installazione di dispositivi di sicurezza.

Quanto sopra operando prevalentemente in sede all'attuale tracciato tranne che per alcune varianti sostanziali necessarie per l'eliminazione di forti viziosità plano-altimetriche presenti soprattutto in corrispondenza dei lotti 2o e 4o che non interessano però alcuna area di riserva naturale.
A completamento degli interventi sopra descritti e nell'ambito del complessivo miglioramento dei collegamenti fra il Corleonese e la città di Palermo, l'Anas ha altresì previsto, con altro progetto, la variante alla strada statale 118 relativa all'abitato del comune di Marineo ed il suo collegamento diretto, in corrispondenza dello svincolo di Bolognetta, col raddoppio a quattro corsie della strada statale 121 «Itinerario Palermo-Agrigento»; intervento questo inserito nella Legge obiettivo e relativa delibera CIPE 121/2001.
La società stradale informa che la riduzione dei tempi di percorrenza del tratto oggetto di intervento rappresenta solo uno dei benefici che dalla sua attuazione potranno derivare.
Nel merito, per l'incremento della velocità di progetto della strada e per la riduzione dell'estesa del tracciato, si può stimare il dimezzamento dei tempi di percorrenza che potranno passare dai 27 minuti a circa 13 minuti per il solo tratto in questione.
Considerando la realizzazione della variante della strada statale 118 in corrispondenza dell'abitato di Marineo dell'estesa di chilometri 7+715, punto critico questo di percorrenza della strada statale 118 verso la città di Palermo, può essere stimata una ulteriore riduzione di tempo di circa 7 minuti.
Con il raddoppio della strada statale 121 per il solo tratto tra Bolognetta e l'autostrada A19 in corrispondenza del previsto svincolo di Ficarazzi, dell'estesa di chilometri 12+125, prevede altresì la riduzione


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dei tempi di percorrenza fra il comune di Corleone ed il capoluogo regionale di circa ulteriori 7 minuti.
Si può prevedere pertanto una riduzione del tempo complessivo di percorrenza, una volta che tutti gli interventi sopra descritti saranno ultimati, di circa 28 minuti di cui 14 per il solo tratto Marineo-Corleone lungo la strada statale 118.
In merito al delicato inserimento dell'opera nel contesto paesaggistico ambientale l'Anas rappresenta di aver sottoposto la progettazione preliminare sia agli enti locali presenti sul territorio sia alla Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali di Palermo della quale ha recepito i suggerimenti ed alla quale ha comunicato i criteri che seguirà nella redazione della successiva progettazione definitiva. ANAS si è inoltre impegnata a valutare in sinergia con la Soprintendenza tutti gli accorgimenti progettuali descritti.
La società stradale ha fornito un elenco delle opere stradali previste inizialmente dal progetto preliminare in rapporto all'ambito territoriale naturale protetto che di seguito si riporta:
Lotto 1 (dal Km 0+000 al Km 3+560)
Il lotto 1 previsto dal progetto preliminare ha un'estesa di Km 3+560.
Dal Km 0+000 al Kin 0+900 ca. l'intervento prevede un adeguamento in sede dell'attuale strada statale 118 che non ricade in aree naturali protette.
Dal Km 0+900 ca. al Km 3+000 ca. è prevista la realizzazione di opere d'arte ed in particolare due viadotti e una galleria artificiale di 140 m.
Al fine di minimizzare l'interferenza con le aree oggetto di tutela, ed in riscontro alle richieste della Soprintendenza di Palermo le successive fasi progettuali potranno prevedere: minore allontanamento delle opere in progetto dal tracciato esistente al fine di ottimizzare l'estesa delle opere d'arte e studio di dettaglio per il loro inserimento nel paesaggio circostante; interventi di «mascheramento» delle strutture e la ripiantumazione delle essenze arboree eventualmente interessate dalle opere; recupero ambientale dell'attuale tracciato per i tratti sottesi da variante ove non necessari per dare l'accessibilità alle proprietà; per la galleria artificiale dovranno essere valutate tutte le opere di ripristino ambientale nonché la possibilità che la stessa possa essere eseguita in naturale evitando così gli scavi preventivi e successivi rinterri dell'opera.
Dal km. 2+900 ca. al km 3+560 ca. l'intervento, ricadente in aree naturali protette, prevede già il solo adeguamento in sede dell'attuale strada statale 118 come richiesto dalla Soprintendenza di Palermo.
Lotto 2 (dal Km 3+560 al Km 7+040)

Il lotto 2 previsto dal progetto preliminare ha un'estesa di Km 3+480.
Dal km 3+560 ca. al km 4+600 ca. l'intervento previsto dal progetto preliminare ricade in aree oggetto di tutela nella zona di «Bivio Lupo» in corrispondenza delle aree di preriserva. Aree queste piantumate peraltro con essenze arboree non autoctone (eucaliptus).
In fase di successiva progettazione si potrà comunque tener conto: eliminazione della rotatoria di svincolo con la strada provinciale 26 lasciando l'attuale incrocio a raso sulla viabilità minore; massimo utilizzo, peraltro già previsto in progetto, della viabilità esistente per la realizzazione delle rampe di svincolo.

Dal km 4+600 ca. al km 7+040 ca., ove sono previsti per il lotto in esame la maggior parte degli interventi in progetto con tratti stradali in nuova sede rispetto all'attuale strada statale 118, non viene interessata alcuna area naturale protetta.
Lotto 3 (dal km 7+040 al km 12+440)
Per il lotto 3o è stato redatto oltre che il progetto preliminare anche quello definitivo per un'estesa di chilometri 5+997.
Gli interventi previsti per il lotto in esame non interessano alcuna area naturale protetta.
Il progetto definitivo riguarda, per la quasi totalità, interventi di adeguamento in


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sede dell'attuale Strada statale 118 ed è stato approvato dalla soprintendenza di Palermo con nota n. 1180 del 18 febbraio 2004.
L'opera ha ricevuto, nell'ambito della verifica condotta dalla regione siciliana, l'esclusione dalla procedura di Via regionale con nota n. 35299 del 31 maggio 2004 del competente Assessorato territorio e ambiente.
Lotto 4 (dal km. 12+440 al km. 15+620).

Il lotto 4 previsto dal progetto preliminare ha un'estesa di km 3+180.
Dal km. 12+500 ca. al km. 13+150 ca. l'intervento, ricadente in area naturale protetta, prevede il solo adeguamento in sede dell'attuale Strada statale 118 come richiesto dalla soprintendenza di Palermo.
Dal km. 13+150 ca. al km. 5+260, ove sono previsti per il lotto in esame la maggior parte degli interventi in progetto con tratti stradali in nuova sede rispetto all' attuale strada statale 118, non viene interessata alcuna area naturale protetta.
Lotto 5 (dal km. 15+620 al km. 18+400).

Il lotto 5 previsto dal progetto preliminare ha una estesa di km. 2+780.
Gli interventi di questo lotto non interessano alcuna area naturale protetta.

In conclusione, la società stradale rappresenta che per il lotto 3o il competente Assessorato territorio e ambiente della regione Sicilia, pur avendo fissato prescrizioni in merito al deflusso delle acque pluviali, prescrizioni recepite in fase progettuale, non ha ritenuto di assoggettare l'opera a procedura Via poiché l'intervento proposto riguarda per lo più adeguamenti in sede dell'attuale strada statale 118 che non interessano alcuna area naturale protetta.
Per i restanti 4 lotti, ed in considerazione dei limitati interessamenti delle aree protette, valgono analoghe considerazioni a quelle espresse per il lotto 3o, ferme restando tutte le valutazioni che saranno effettuate da parte degli Enti competenti in ambito Via sulla base dello specifico Studio d'impatto ambientale che sarà predisposto a corredo del progetto definitivo.
L'Anas evidenzia in ultimo che, come stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 12.04.1996, essendo la strada prevista a due sole corsie (strada extraurbana secondaria) le competenze in materia di Via fanno capo esclusivamente agli organi regionali.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PATARINO, LA GRUA e ANTONIO PEPE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
presso il Ministero del Lavoro è stata costituita una Commissione per l'attuazione della delega della riforma della previdenza in agricoltura;
secondo alcune notizie di stampa, ci sarebbe l'intenzione di limitare la delega alla sola riforma degli ammortizzatori sociali dei lavoratori dipendenti senza affrontare la riforma del prelievo contributivo;
una conferma di quelle notizie sarebbe data dalla esclusione dal tavolo della Commissione di alcune organizzazioni, tra cui l'UNICO, che è tra le più rappresentative a livello nazionale di contenzioso INPS ex SCAU;
le enormi difficoltà in cui si muove il settore agricolo sono dovute anche e soprattutto alla grave crisi di mercato che da tempo affligge i prodotti dell'agricoltura italiana, specialmente nel Mezzogiorno (com'è dimostrato da quanto sta accadendo in questi giorni in Puglia e particolarmente in provincia di Taranto per l'uva da tavola) a causa della scarsa capacità di far fronte alla concorrenza straniera, extracomunitaria ma anche europea, favorita dai bassi costi del lavoro e della previdenza -:


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se non ritengano di dover intervenire, con la dovuta urgenza, perché, ove risultassero fondate le notizie cui si fa riferimento in premessa, si provveda con gli opportuni correttivi a modificare, nella forma e nei contenuti, la composizione della commissione già al lavoro dal 28 settembre 2004, presso il Ministero del lavoro, ammettendo al suo interno rappresentanti di organizzazioni come l'UNICO e ad inserire all'ordine del giorno dei suoi lavori l'argomento relativo alla modifica del prelievo contributivo.
(4-11357)

Risposta. - Con riferimento a quanto lamentato nell'interrogazione in argomento circa la mancata convocazione dell'Unione nazionale italiana commercio ortofrutticolo (UNICO-Agricoltura) alle riunioni della Commissione tecnica interministeriale per la riforma della previdenza agricola, si evidenzia che la stessa trova fondamento e legittimità nella circostanza che UNICO non rientra tra le Unioni del commercio ortofrutticolo maggiormente rappresentative.
Infatti, l'organizzazione, oltre a non avere rappresentanza nell'ambito del CNEL e del Tavolo Agroalimentare costituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, non rientra tra le organizzazioni convocate presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ai fini della concertazione sulle leggi di bilancio, secondo l'Accordo del 23 luglio 1993.
A conferma di ciò, si ricorda che l'istanza di adesione tra gli organismi maggiormente rappresentati nell'ambito del commercio, avanzata dall'organizzazione UNICO in sede di costituzione e riconoscimento dell'Organismo interprofessionale di settore, non ha trovato accoglimento.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

PERROTTA, DANIELE GALLI, ALFREDO VITO, ROSSO, SANTORI, SPINA DIANA, ANTONIO RUSSO, ANTONIO BARBIERI, GERMANÀ e BRUSCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i farmaci sono soggetti a variazioni di prezzo, così come ogni altro prodotto;
in caso di aumento del prezzo di tale prodotto, la prassi vuole che venga applicata sulla confezione una etichetta adesiva che illustra il nuovo prezzo di vendita in sostituzione del vecchio;
su segnalazione dell'Assoconsum, si rileva che inoltre, di fronte alla protesta di alcuni clienti che hanno sollevato lamentele in merito a tale situazione, c'è stato uno «scaricarsi» di responsabilità tra i dettaglianti ed i grossisti -:
se il Ministro intenda intervenire in modo da fare chiarezza in nome della trasparenza;
se il Ministro intenda adottare i provvedimenti necessari per evitare che l'aumento del prezzo di un prodotto influisca sulle scorte del prodotto stesso.
(4-09440)

Risposta. - L'articolo 125, comma 4, del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, recante il testo unico delle leggi sanitarie, vieta la vendita al pubblico delle specialità medicinali a prezzo diverso da quello indicato in etichetta.
Tale norma sancisce il principio della unicità, sul territorio nazionale, del prezzo di ciascuna specialità medicinale, confermato dall'articolo 2, comma 1, lettera
r) del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 540, che ha recepito la direttiva 92/27/CE in materia di etichettatura e di foglietto illustrativo dei medicinali per uso umano.
Quest'ultima disposizione prevede l'obbligo, nell'etichettatura, della indicazione, tra l'altro, del prezzo del medicinale.
L'applicazione di un'etichetta adesiva con il nuovo prezzo di vendita al pubblico, sulle confezioni recanti ancora il precedente importo, consente l'osservanza del suddetto principio di unicità, la cui funzione verrebbe meno in presenza di un regime derogatorio, finalizzato a mantenere il


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prezzo di vendita originario sulle scorte dei medicinali non ancora vendute.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

PERROTTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa, risulta che l'Asia, la società che gestisce il servizio di igiene ambientale a Napoli, sta per avviare le procedure per la rescissione del contratto con una ditta affidataria, in seguito alla revoca del certificato antimafia da parte della prefettura, che ha valutato eventuali infiltrazioni o collegamenti con la camorra -:
se risulti al Ministro che alcune società operanti nel settore della raccolta dei rifiuti in Campania, in particolare nel comune di Napoli, sarebbero collegate ai malavitosi e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare in merito.
(4-09910)

Risposta. - La prefettura di Napoli segue e monitora costantemente l'attività delle ditte operanti nel settore dei rifiuti che risultano aver instaurato rapporti negoziali con la società ASIA.
In particolare, per 18 di queste ditte si è ritenuto di non dover rilasciare la certificazione antimafia e di avviare attività informative e investigative per acquisire eventuali elementi probatori da comunicare alla competente Autorità giudiziaria per l'adozione, ove ne ricorrano i presupposti, di misure di prevenzione patrimoniale.
Sono inoltre in corso accertamenti sulle altre imprese che risultano aver instaurato rapporti negoziali con la predetta società.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

PERROTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo pubblicato sul quotidiano «DoctorNews», le infezioni ospedaliere colpiscono, ogni anno, in media il 10 per cento degli italiani ricoverati presso gli ospedali;
il dato summenzionato è il risultato del primo «Progetto nazionale per la sorveglianza delle infezioni batteriche in ambito comunitario ed ospedaliero», condotto in 50 ospedali del territorio italiano e coordinato dall'Istituto superiore di sanità;
il 3 per cento di coloro che contraggono queste infezioni, muore;
la distribuzione geografica delle infezioni batteriche è diversa da nord a sud e registra dati più alti soprattutto nel meridione -:
se il Ministro intenda adottare le opportune iniziative affinchè sia evitato a chi entra in ospedale per farsi curare una patologia, di rimanere, invece, vittima di una infezione batterica;
se il ministro intenda adottare le opportune iniziative affinchè siano accertate le cause scatenanti di queste morti.
(4-11635)

Risposta. - Il problema delle infezioni contratte durante la degenza ospedaliera viene riconosciuto, a livello internazionale, come una delle principali minacce per la salute pubblica.
L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e le più importanti organizzazioni sanitarie mondiali, da sempre particolarmente attente alla prevenzione ed al controllo del fenomeno in questione, hanno emanato diverse risoluzioni (risoluzione OMS 1998, decisione n. 119/98/EC del Parlamento europeo, risoluzione 1999/C 195/01 della Commissione europea, raccomandazione 2002/77/CE del Consiglio europeo), allo scopo di sottolineare l'importanza dell'adozione di specifiche misure di contenimento delle infezioni, comprensive, tra l'altro, dell'individuazione dei comportamenti e delle pratiche professionali (quale l'uso prudente degli antimicrobici), nonché degli assetti organizzativi (miglioramento delle misure di contenimento delle infezioni),


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mirati a ridurre in maniera incisiva il rischio di trasmissione delle infezioni medesime.
Le infezioni ospedaliere (I.O.) sono un fenomeno diffuso, legato alla circolazione ed alla capacità infettante di un numero elevato di microrganismi di varia natura (batterica, virale, fungina), circolanti in ambito ospedaliero, nonché alla particolare suscettibilità dei soggetti ospedalizzati, sottoposti ad interventi diagnostici e terapeutici di varia tipologia, a detti agenti infettanti. Per l'elevato uso di terapie antibiotiche in ambito ospedaliero, i batteri che causano infezioni ospedaliere sono frequentemente resistenti ad uno o più antibiotici.
In tutti i Paesi compresa l'Italia che hanno studiato tale tipo di infezioni è stata riscontrata una frequenza che varia dal 5 per cento fino a più del 20 per cento dei soggetti ospedalizzati, soprattutto in relazione al reparto di ricovero che, a sua volta, è indice della gravità della patologia trattata e della suscettibilità all'infezione.
La più alta frequenza di I.O., pertanto, si verifica nei reparti di terapia intensiva dove circolano anche batteri multiresistenti agli antibiotici (es.
Staphilococcus aureus metidillinoresistente, Pseudomonas spp., Escherichia coli e Acinetobacter baumanii).
Le I.O. costituiscono una sfida rilevante alla salute pubblica, perché costituiscono un insieme piuttosto eterogeneo di condizioni diverse sotto il profilo microbiologico, fisiologico ed epidemiologico, con elevato impatto sui costi sanitari, e sono, inoltre, indicatori della qualità del servizio offerto ai pazienti ricoverati. Incidendo significativamente sui costi unitari e prolungando le degenze ospedaliere, le I.O. influenzano in maniera rilevante la capacità dei presidi ospedalieri di garantire il ricovero ad altri pazienti.
Nonostante l'elevato impatto socio-economico delle I.O., i sistemi di sorveglianza e di controllo sono, invece, ancora piuttosto disomogenei, da paese a paese, e a livello nazionale, anche se negli ultimi anni sono stati messi a punto e implementati numerosi programmi. Gli studi effettuati indicano che è possibile prevenire il 30 per cento di tale tipo di infezioni, con conseguente abbassamento dei costi e miglioramento del servizio sanitario.
Stime recenti suggeriscono che, in Italia, circa 500.000 pazienti su 9 milioni e mezzo di ricoverati l'anno, sono affetti da un'infezione contratta in ospedale, ossia che una percentuale, compresa tra il 5 e il 17 per cento dei pazienti ospedalizzati, si ammala ogni anno di un'infezione ospedaliera, con una mortalità del 3 per cento.
Sono diffuse le setticemie, le polmoniti, le infezioni da catetere venoso centrale, le infezioni urinarie e del sito chirurgico.
Esistono misure che possono diminuire l'incidenza e la gravità delle I.O.; queste misure sono ancora oggetto di approfondimento e di dibattito, e, in generale, sono incontrate sulle seguenti iniziative:
1. approfondita conoscenza della diffusione degli agenti infettivi e delle conseguenti patologie provocate, nelle diverse istituzioni ospedaliere. Tale conoscenza si traduce nella necessaria sorveglianza attiva delle I.O., analiticamente per i diversi ospedali e reparti;
2. implementazione delle misure di igiene personale ed ambientale, con particolare riguardo al lavaggio delle mani del personale sanitario, nonché all'uso di tutti i dispositivi di protezione individuali e di contenimento della trasmissione di agenti infettivi (mascherine, camici, soprascarpe, guanti etc.);
3. corretta gestione del paziente, con adozione rapida, se necessario, delle procedure di isolamento e corretta implementazione delle procedure diagnostiche, di intervento chirurgico e terapeutico, e relativi
standards previsti in merito all'uso dei cateteri, degli antibiotici, dei disinfettanti e delle modalità di sterilizzazione.

Le misure segnalate devono essere coordinate, valutate nella loro efficacia e, se del caso, modificate da un apposito Comitato che deve essere presente in ogni struttura ospedaliera. Il Ministero della salute ha emanato le circolari n. 52 del 1985 e n. 5 del 1998, nelle quali sono stati definiti i


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requisiti di base dei programmi di controllo e, in particolare, la costituzione di un Comitato di controllo per la lotta alle infezioni in ciascuna struttura ospedaliera.
Si ritiene indispensabile la promozione dell'attivazione di detti Comitati, dal momento che in un'indagine nazionale, condotta recentemente dall'istituto superiore di sanità (ISS), si è rilevato che, solo il 50 per cento dei 428 ospedali che hanno partecipato all'indagine, avevano attivato detto Comitato.
Con decreto ministeriale 5 marzo 2003 è stata istituita presso il Ministero della salute la commissione tecnica sul rischio clinico, con gli obiettivi di studiare la prevalenza e le cause del rischio clinico, nonché di formulare indicazioni generali e prevedere le misure organizzative e comportamentali per la riduzione e la gestione del problema.
La commissione ha elaborato il documento «Risk management in sanità: il problema degli errori», il quale, partendo da un'analisi approfondita del rischio clinico, fornisce una raccolta di riflessioni e raccomandazioni utili agli operatori sanitari del settore.
Ai fini di una adeguata diffusione e conoscenza presso le strutture sanitarie e presso gli operatori sanitari, il documento è stato inviato il 2 luglio 2004 a tutti gli Assessorati regionali alla sanità e pubblicato sul sito internet del Ministero della salute.
Si segnala, inoltre, che è stato recentemente costituito un gruppo tecnico, con lo specifico compito di elaborare un rapporto ricognitivo sulle iniziative, sia a livello normativo sia a livello tecnico-operativo, in merito agli approcci metodologici in tema di rischio clinico, con particolare riferimento alla ricerca di appropriate soluzioni operative per la definizione di un sistema di monitoraggio degli eventi avversi, e di criteri e modalità per la formazione degli operatori sanitari.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo di stampa recentemente pubblicato sulla Cronaca di Napoli, il 3 dicembre 2004, le ferrovie hanno predisposto un nuovo orario sulla linea Napoli-Caserta, via Aversa, che non prevede più alcune tratte pomeridiane;
una simile decisione provocherà con molta probabilità delle ripercussioni sulle attività lavorative dei pendolari;
il nuovo piano degli orari ha creato «buchi» anche di circa un'ora con la soppressione di treni negli orari di punta -:
se il Ministro intenda intervenire presso Ferrovie dello Stato affinché siano apportate modifiche al nuovo orario ferroviario, in modo da evitare che i viaggiatori siano penalizzati e che gli stessi finiscano col privilegiare altri mezzi di trasporto.
(4-11943)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in argomento, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che la nuova offerta commerciale in vigore dal 12 dicembre 2004 sulla linea Napoli-Caserta via Aversa non ha previsto sostanziali novità.
Nella fascia pomeridiana sono programmati, in particolare, 22 collegamenti da Napoli a Caserta via Aversa dei quali 17 sono relazioni dirette e 5 contemplano il cambio ad Aversa; negli orari di maggior deflusso da Napoli (dalle ore 13.01 alle 18.48 e dalle 16.59 alla 20.13) la frequenza media dei treni è rispettivamente di 20 e 30 minuti circa.
Ferrovie dello Stato s.p.a. sottolinea inoltre che l'intervallo di tempo fra corse successive per Caserta è di circa un'ora soltanto nelle fasce non di punta quali quelle notturne.
Sulla tratta Napoli-Aversa circolano anche i treni regionali da e per Roma, da e per Formia, da e per Villa Literno oltre ai collegamenti a lunga percorrenza per cui il


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servizio nella fascia oraria pomeridiana di punta offre una frequenza media di circa 15 minuti.
Si fa infine presente che nell'offerta commerciale in vigore dal 12 dicembre 2004 sono stati introdotti tre nuovi collegamenti per Caserta: uno in partenza da Napoli Campi Flegrei alle ore 17.47 via Villa Literno, un altro in partenza da Napoli Centrale alle 17.42 con cambio ad Aversa ed uno diretto in partenza da Napoli Centrale alle 19.56.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

QUARTIANI, CAPITELLI, TOLOTTI e GALEAZZI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
dal 1998 è stata costituita l'azienda ospedaliera di Melegnano composta da cinque presidi ospedalieri: Melegnano, Melzo, Cernusco, Gorgonzola, Cassano;
l'andamento dei dati di attività e di costo per l'erogazione delle prestazioni sanitarie sono come di seguito riassumibili: dati di attività, valorizzazione e forza occupata (in milioni di euro) dell'A.O. di Melegnano (dal 2001 è incluso Cassano numero occupati =78 valorizzazione attività =2,8 (01) e 3,3 (02) milioni di euro);
Numero dei ricoveri ordinari:
nel 1998 35.069, nel 1999 35.402, nel 2000 34.519, nel 2001 34.362, nel 2002 34.031 nel 2003 30.500.
Numero dei ricoveri day hospital:
nel 1998 12.632, nel 1999 10.335, nel 2000 6.515, nel 2001 7.426, nel 2002 7.492, nel 2003 7.000.
Valorizzazione ricoveri ordinari più day hospital:
nel 1998 83,6, nel 1999 82,2, nel 2000 81,7, nel 2001 84,5, nel 2002 83,7 nel 2003 78.
Valorizzazione ambulatoriale:
nel 1998 26,4, nel 1999 29,7, nel 2000 31,0, nel 2001 32,5, nel 2002 33,3.
Forza occupata:
nel 1998 2.405, nel 1999 2.376, nel 2000 2.340, nel 2001 2.452, nel 2002 2.367.
Dirigenti Medici e Veterinari:
nel 1998 381, nel 1999 388, nel 2000 393, nel 2001 401, nel 2002 394.
Comparto:
nel 1998 1.978, nel 1999 1.946, nel 2000 1.904, nel 2001 2.009, nel 2002 1.932.
Ricavi totali:
nel 1998 141.517, nel 1999 146.315, nel 2000 131.745, nel 2001 121.444, nel 2002 123.771, nel 2003 122.515.
Costi totali:
nel 1998 143.109, nel 1999 148.846, nel 2000 149.127, nel 2001 155.456, nel 2002 162.781, nel 2003 159.070.
Fondo regionale:
nel 1998 18.039, nel 1999 16.016, nel 2000 zero, nel 2001 zero, nel 2002 zero.
Risultato esercizio:
nel 1998 meno 1.548, nel 1999 meno 2.619, nel 2000 meno 17.874, nel 2001 meno 34.012, nel 2002 meno 39.010 nel 2003 meno 36.555.
Dal 2000 la regione non ha più previsto il fondo di riequilibrio delle aziende.
Per il 2003 sono previsti i seguenti dati:
Anno 2003 spesa anno 158,5 milioni; disavanzo 29,6 milioni;
Previsioni Anno 2004 spesa anno 159,3 milioni; disavanzo 26,6 milioni;
l'esame dei dati mette in evidenza l'andamento negativo delle attività di ricovero e day hospital (- 15, - 20 per cento,


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dei ricavi e del numero di occupati, con una preoccupante flessione nell'ultimo anno;
contestualmente si è registrata una preoccupante crescita della spesa e del disavanzo, come documentato anche dai servizi ispettivi della Ragioneria dello Stato;
risultano essere stati affidati incarichi di consulenza per lo svolgimento di compiti istituzionali quali: controllo di gestione, risorse e personale, formazione, prevenzione ai sensi della legge n. 626, provveditorato, ingegneria clinica a seguito di «dimissione» e trasferimento ad altra sede del personale dipendente che ricopriva tali ruoli;
risultano in atto procedure per l'esternalizzazione di interi servizi quali: settore tecnico, settore ristorazione, settore informatico;
è assai grave la carenza di personale infermieristico che ha reso necessario una ulteriore riduzione dei posti letto attivi e contestualmente il ritardo nell'indizione delle procedure per la selezione di personale;
è nota l'esplicita volontà della Direzione Generale dell'A.O. Melegnano di affidare al privato la gestione di servizi sanitari essenziali quali il Servizio di dialisi, servizio peraltro con un budget positivo;
insistono sul territorio dell'A.O. di Melegnano strutture sanitarie private-accreditate dotate di grande dinamismo e capacità di attrazione quali: Clinica San Donato, San Raffaele, Clinica Humanitas, alle quali, a giudizio degli interroganti, non può essere lasciato l'onere esclusivo di rispondere alla crescente domanda di accesso ai servizi sanitari e ospedalieri che deriva dalla preoccupante perdita di capacità operativa e specialistica che presenta il piano di sottoutilizzo della struttura pubblica zonale, e stante la situazione descritta, che evidenzia una preoccupante tendenza al declino di detta Azienda Sanitaria, con gravi ripercussioni sui cittadini e sugli operatori;
non risultando da atti ufficiali alcun programma di rilancio dell'Azienda, di investimento tecnologico e di aggiornamento professionale -:
se il Ministro non ritenga di intervenire al fine di assumere presso la Regione e l'Azienda Ospedaliera in oggetto le necessarie informazioni per sincerarsi della adeguatezza di fornitura del servizio sanitario e delle relative prestazioni da parte di una struttura pubblica che, a giudizio degli interroganti appare allontanarsi dalle condizioni minime alle quali deve essere assicurato il servizio universale verso gli utenti e i cittadini.
(4-10161)

Risposta. - In merito alla problematica segnalata nell'atto parlamentare in questione, l'Assessorato alla sanità della regione Lombardia ha comunicato che nell'Azienda ospedaliera di Melegnano: «i ricoveri ordinari per l'anno 2003 sono pari a 32.189; i ricoveri day ospital sono pari a 7.400; la valorizzazione ricoveri per l'anno 2003 è di euro /000 80.107; la valorizzazione ambulatoriale ha un trend in aumento; i valori relativi alla forza occupata non evidenziano forti riduzioni; il valore relativo dei ricavi totali dell'anno 2003 è di euro /000 132.985, pari + 6 per cento rispetto alla media del triennio precedente; i costi complessivi del 2003 ammontano a euro /000 162.245 e risultano in linea con l'esercizio precedente; il risultato d'esercizio 2003 è di euro /000-29.260; questo risultato è migliore di 9,7 milioni di euro - pari al 25 per cento - rispetto a quanto esposto nell'esercizio precedente».
Limitatamente all'affidamento di incarichi di consulenza per lo svolgimento di compi istituzionali, l'Assessorato ha precisato che: «nei casi dell'U.O. personale, dell'U.O. approvvigionamenti e dell'U.O. ufficio tecnico patrimoniale la posizione dirigenziale è rimasta vacante per pensionamento; nei settori controllo gestione, servizio prevenzione e protezione la posizione è rimasta vacante a seguito di trasferimento presso altra sede avanzato dai relativi dirigenti;


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l'attivazione delle consulenze ha garantito il funzionamento dell'azienda. Nel medio periodo è previsto che gli stessi consulenti attivino la necessaria formazione per consentire lo sviluppo professionale degli operatori interni, in modo da renderli pienamente autonomi anche per gli aspetti gestionali.
Quanto alla gestione del Servizio di ingegneria clinica, delegata ad un soggetto esterno per l'assenza di figure interne, alla scadenza del contratto si è provveduto ad attivare procedura di gara per un nuovo affidamento, perfezionatosi nella primavera del 2004».
Relativamente al «Servizio dialisi», viene specificato che «l'AO. di Melegnano non ha intenzione di esternalizzarlo, ma ha, invece, avviato una collaborazione con un partner privato - ONLUS - tramite l'attuazione di una sperimentazione gestionale, in grado di potenziare l'attività dialitica ospedaliera e extra-ospedaliera. La suddetta sperimentazione avviene senza onere per l'Amministrazione. I costi per la ristrutturazione degli spazi preesistenti e quelli relativi alla nuova struttura saranno sostenuti dal partner privato.
Sarà attivato un nuovo Centro assistenza limitato (CAL), la cui ubicazione in locale Triulzi è stata individuata e condivisa con la rappresentanza regionale dell'associazione italiana Dializzati».
L'Assessorato competente si sofferma, altresì, sulle «iniziative di potenziamento» intraprese dall'Azienda, esplicitate nel piano organizzativo e di funzionamento aziendale (POFA).
In particolare, vengono elencate le seguenti iniziative: «potenziamento attività oncologiche; attivazione nuovi posti letto per lungo-degenza riabilitativa; attivazione nuovi posti letto di riabilitazione polifunzionale; distribuzione ed ampliamento di nuove specialità medico-chirurgiche nei Presidi ospedalieri di competenza; potenziamento attività ambulatoriale; progetti di integrazione Territorio-Ospedale per attività di prevenzione e riabilitazione del Dipartimento di salute mentale».
Quanto agli investimenti tecnologici, viene evidenziato un «trend crescente di spesa:
anno 2002 1.337 euro/000;
anno 2003 1.885 euro/000;
anno 2004 2.300 euro/000 (previsione)».

L'Assessorato segnala che l'Azienda «ha (...) individuato come obiettivo 2004 il potenziamento delle attività formative.
Nel 2003 sono state approvate e finanziate proposte di eventi formativi, presentate dai singoli dipartimenti; si è prestato attenzione agli aspetti formativi relativi al decreto legislativo n. 626/1994 con un programma di formazione biennale per tutti gli operatori aziendali.
In coerenza con le linee guida regionali, l'A.O. ha deliberato l'istituzione di un coordinamento delle attività formative e nel luglio 2004 sono stati individuati il coordinatore, gli uffici di supporto ed il nucleo di valutazione con compiti di verificare le ricadute formative sull'organizzazione dell'Azienda».
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

REALACCI e CHITI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il surriscaldarsi del clima e le estati torride degli ultimi anni stanno rendendo sempre più intollerabile il già odioso bilancio degli anziani che perdono la vita a causa del caldo e della mancanza di assistenza;
il fatto che nella sola estate 2003, per il caldo e l'abbandono siano morti in Italia ben 7.600 anziani sopra i 75 anni (stime dell'Istituto superiore di sanità, differenza rispetto ai rilevamenti del 2002), non è solo un fatto profondamente drammatico, è anche un pessimo indicatore dello stato di salute della nostra civiltà, che sempre più è chiamata a fare della tutela degli anziani uno dei pilastri delle politiche sociali;


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a soffrire gli effetti più drammatici del caldo sulla salute sono soprattutto quegli anziani che abitano in città: per ragioni ambientali - alcune aree urbane rappresentano delle vere e proprie isole termiche - ma anche sociali: laddove il tessuto sociale è più sfilacciato, nella terza età si vive sempre più frequentemente abbandonati a sé stessi, privati di quelle cure e attenzioni che in molti casi possono fare la differenza fra la vita e la morte. E più grande è la città, più grande è il rischio. L'anno scorso nel nostro paese il numero degli anziani che hanno perduto la vita nel periodo estivo è cresciuto, principalmente a causa del forte caldo, del 19,1 per cento) rispetto all'anno passato (fonte Iss). Nei centri fino a 100 mila abitanti l'incremento è stato del 13,8 per cento, inferiore quindi alla media nazionale. I centri con numero di abitanti fra i 100 mila e i 500 mila hanno fatto registrare una crescita nel numero dei decessi del 29,2 per cento). Ma il primato negativo spetta alle città sopra i 500 mila abitanti, con un incremento di quasi il 40 per cento (39,8 per cento);
i rilevamenti dell'anno passato confermano che il periodo peggiore per la salute degli anziani sono le sei settimane che vanno dal 16 luglio al 31 agosto. Nella prima quindicina (16-31 luglio) l'anno scorso si sono registrate il 27,4 per cento in più dei decessi. Il picco è stato raggiunto nel periodo dal 1 al 15 agosto, con un incremento del 43,3 per cento. Non bisogna sottovalutare il fatto che queste sei settimane sono quelle in cui si concentra la gran parte delle partenze per le vacanze estive: si acuisce perciò l'isolamento degli anziani;
l'analisi delle informazioni a disposizione dimostra che la risposta al problema, la prevenzione del rischio, l'impegno per scongiurare che la tragedia sperimentata nell'estate 2003 si ripeta devono essere certamente di natura sanitaria, ma non solo. Devono coinvolgere medici e Asl, ma anche le associazioni di categoria, il mondo del volontariato, la protezione civile: la risposta insomma deve essere anche sociale. E deve essere una risposta forte e tempestiva;
per queste ragioni ha poco senso proporre, in un paese come il nostro, di basare la difesa degli anziani dal caldo portandoli nei supermercati o nei centri commerciali; quando servirebbero invece risorse per sostenere l'impegno di quelle regioni e enti locali che hanno saputo immaginare e far partire una serie di interventi e di servizi di assistenza - realizzati col più ampio coinvolgimento della società civile e delle istituzioni - in grado di offrire un articolato e capillare ventaglio di soluzioni al problema;
il Ministro della Salute, con ordinanza del 16 giugno 2004 relativa alla «Tutela delle persone anziane», ha ordinato che le amministrazioni comunali trasmettano alle aziende sanitarie locali elenchi di tutte le persone di età pari o superiore ad anni sessantacinque. E che le aziende unità sanitarie locali, con i suddetti elenchi intraprendano, anche in collaborazione con la protezione civile, iniziative volte a prevenire e a monitorare danni gravi e irreversibili causati dalle anomale condizioni climatiche legate alla stagione estiva. Mentre le amministrazioni comunali provvedano analogamente anche attraverso servizi di assistenza economica o domiciliare, di telesoccorso, di accompagnamento e di trasporto;
la Regione Toscana, uno dei buoni esempi in questo campo, con Delibera della Giunta Regionale 523 del 31 maggio 2004 ha approvato le Linee Guida, sulla base delle quali 25 zone socio-sanitarie interessate promuovono specifici interventi di sostegno e di sorveglianza attiva nei confronti dei soggetti segnalati e in generale della popolazione anziana. I progetti saranno realizzati in collaborazione tra i Comuni, le Aziende sanitarie, le organizzazioni di volontariato e le cooperative sociali. È prevista la collaborazione con il sistema di protezione civile per quanto di competenza. Con Delibera della Giunta Regionale n. 572 del 14 giugno 2004, si è poi approvato un Protocollo d'intesa con le


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organizzazioni sindacali dei pensionati per promuovere e favorire la partecipazione delle organizzazioni sindacali e delle altre parti sociali del Progetto per la realizzazione del Progetto «Promozione degli interventi di salute nei confronti degli anziani nel periodo estivo». Il progetto approvato ha visto la messa a disposizione di risorse regionali già per tre milioni e cinquecentomila euro;
secondo l'interrogante il Governo dovrebbe abbandonare strategie emergenziali e non coordinate con le esperienze positive già in corso nel paese, sostenendo urgentemente anche attraverso congrui finanziamenti i progetti finora approntati dalle Regioni italiane riguardo al problema della Tutela delle persone anziane -:
se il Ministro interrogato intenda provvedere immediatamente ad un incremento della dotazione del Fondo Sanitario Nazionale finalizzato agli interventi di cui sopra, da ripartire proporzionalmente alle necessità certificate alle Regioni.
(4-10402)

Risposta. - Il Piano sanitario nazionale 2003-2005 dedica una particolare attenzione alle specifiche esigenze di assistenza di cui sono portatori gli ultrasessantacinquenni, prevedendo, tra «I dieci progetti per la strategia del cambiamento», anche quello di «Promuovere una rete integrata di servizi sanitari e sociali per l'assistenza ai malati cronici, agli anziani e ai disabili».
Nella consapevolezza della scarsa valutazione, in passato, del problema della non autosufficienza, il Piano individua precise misure da adottare, impegnandosi a rendere più efficace ed efficiente la gestione dei servizi esistenti attraverso l'introduzione di meccanismi competitivi, a sostenere maggiormente le famiglie che si incaricano dell'assistenza, a stimolare la pluralità dell'offerta dei servizi, a sostenere la rete di assistenza informale ed il volontariato, a sperimentare nuove modalità di organizzazione dei servizi e ad attuare adeguati controlli per gli erogatori dei servizi sociali e sanitari.
In tal modo si passa da un approccio squisitamente clinico, dove il sistema di offerta sanitaria era fondato quasi esclusivamente sull'ospedale, ad un'assistenza incentrata su un approccio multidisciplinare, volto «a promuovere i meccanismi di integrazione delle prestazioni sociali e sanitarie» e, conseguentemente, a favorire le strutture socio-sanitarie del territorio a farsi carico, in modo unitario e continuativo, delle necessità assistenziali del cittadino, intese in un'ottica globale.
I servizi e le istituzioni diventano i nodi fondamentali di una rete di assistenza che garantisce la realizzazione di percorsi assistenziali integrati, l'intersettorialità degli interventi, nonché la continuità assistenziale nel passaggio da un nodo all'altro, avendo cura che «venga ottimizzata la permanenza nei singoli nodi in funzione dell'effettivo stato di salute».
L'Accordo tra il Ministro della salute, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano per l'attuazione del Piano sanitario menzionato stipulato nella seduta del 24 luglio 2003 della Conferenza Stato-regioni, individua, ai fini del necessario coordinamento tra Stato e regioni, specifiche «dimensioni collaborative» che consentano, «alla luce degli obiettivi strategici e generali già individuati dal PSN», di «precisare obiettivi specifici e implementare politiche di intervento di comune interesse».
Il documento, al fine del necessario coordinamento Stato-regioni, ha previsto specifiche «dimensioni collaborative» che si articolano in singole priorità, tra cui la realizzazione di una «Rete integrata di servizi sanitari e sociali per la non autosufficienza».
A seguito dell'Accordo, il Ministro della salute ha presentato una proposta per il CIPE, avente ad oggetto «Assegnazione delle quote vincolate agli obiettivi di Piano sanitario per l'anno 2003. Richiesta di intesa alla Conferenza Stato-regioni» con la quale viene assegnata tra l'altro alle regioni, a quota capitaria, la somma di 1.097 milioni di euro, per specifici progetti inerenti alla priorità individuate nel documento menzionato.


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In data 2 ottobre 2003, la Conferenza Stato-regioni ha sancito l'intesa sulla proposta ministeriale.
Successivamente, le regioni Basilicata, Toscana, Sardegna, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Molise, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Calabria e Puglia hanno trasmesso al Ministero della salute le deliberazioni di approvazione dei programmi complessivi, per l'anno 2003, delle attività relative alle cinque linee progettuali di cui all'Accordo del 24 luglio 2003.
Tutti i programmi comprendono attività inerenti la rete integrata dei servizi sanitari e sociali per la non autosufficienza.
A seguito della proposta formulata dal Ministro della salute, la Conferenza Stato-regioni, nella seduta del 10 dicembre 2003, ha deliberato l'ammissione al finanziamento dei progetti di cui sopra.
Anche i progetti delle regioni Campania, Abruzzo e Sicilia sono stati oggetto di approvazione (deliberazione della Conferenza Stato-regioni, del 20 maggio 2004, avente ad oggetto: «Proposta del Ministro della salute di individuazione dei progetti per la realizzazione degli specifici obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale del Piano sanitario nazionale 2003-2005 delle regioni: Campania, Abruzzo e Sicilia, di cui alle risorse vincolate ai sensi dell'articolo 1, commi 34 e 34-
bis della legge 23 dicembre 1996, n. 662, anno 2003.»).
L'importanza di garantire «un'assistenza di qualità alle persone non autosufficienti» è stata ribadita nell'ambito dell'Accordo stipulato, in sede di Conferenza Stato-regioni, durante la seduta del 29 luglio 2004.
In particolare, detto Accordo, nel fornire «indirizzi progettuali per le regioni per l'anno 2004 per l'elaborazione degli specifici progetti ai sensi dell'articolo 1 comma 34-
bis della legge 23 dicembre 1996, n. 662, nell'ambito delle cinque linee prioritarie individuate dall'Accordo Stato-regioni del 24 luglio 2003», ha, tra l'altro, evidenziato la necessità di attivare «un coordinamento tra strutture sanitarie presenti sul territorio a diverse intensità di diagnosi e cura per garantire che il paziente (...) venga preso in carico e gestito così da ottenere in ogni momento la prestazione più appropriata, nel luogo più appropriato».
Nella medesima seduta la Conferenza Stato-regioni ha espresso l'intesa sulla proposta del Ministro della salute di assegnazione delle risorse, vincolate ai sensi dell'articolo 1, comma 34, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, «alla realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale del Piano sanitario nazionale 2003-2005, individuati con l'Accordo Stato-regioni del 24 luglio 2003».
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

ROTUNDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se il Ministro sia a conoscenza che la stazione ferroviaria di Lecce è priva dal luglio 2001 del servizio di deposito bagagli;
se il Ministro sia a conoscenza che i treni navetta, cioè quei convogli che consentono il trasporto delle auto, non arrivano a Lecce (si fermano infatti alla stazione ferroviaria di Bari), privando così il turista o il visitatore, giunto alla stazione del capoluogo leccese, della possibilità di spostarsi con la propria autovettura nei diversi comuni della provincia;
quali iniziative intenda adottare perché il Salento non continui a subire assurde penalizzazioni e se non ritenga di dover sollecitare Trenitalia ad attivare con la massima urgenza i servizi su menzionati, considerato che siamo oramai alla vigilia della stagione estiva e che la loro mancata attivazione rappresenta un danno all'economia turistica ed all'immagine della provincia di Lecce.
(4-06429)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che per scelta aziendale Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. ha deliberato di svolgere il servizio di deposito bagagli a rischio d'impresa.
Effettuate le selezioni, solo in data 10 giugno 2003 è stato stipulato con la società GE.S.FER. a r.l. il contratto per lo svolgimento -


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a rischio d'impresa - dell'attività di accettazione manipolazione custodia e riconsegna dei bagagli di tipo tradizionale.
Il servizio a tutt'oggi risulta attivo dalle ore 7.00 alle ore 12.00 a.m. e dalle ore 17.00 alle ore 22.00 p.m. Durante le ore previste per la chiusura il servizio viene comunque assicurato mediante uno sportello attiguo presenziato dalla società Metropark.
Per quanto riguarda, invece la richiesta del servizio «auto al seguito» per la stazione di Lecce si comunica che oltre ai collegamenti con le stazioni di Foggia e Bari è presente un collegamento bisettimanale con la stazione di Brindisi la cui distanza da Lecce è di soli 39 km che è stato effettuato con le seguenti periodicità:
Milano P.G.-Brindisi M.ma: il giovedì ed il sabato dal 12 giugno all'11 settembre 2004;
Brindisi M.ma-Milano: il venerdì e la domenica dall'11 giugno al 10 settembre.

I motivi tecnici per cui il servizio «auto al seguito» non è disponibile presso la stazione di Lecce Surbo sono i seguenti: assenza di 2 rampe fisse metalliche per gestire il carico e lo scarico delle auto; assenza di fabbricato con una sala di attesa climatizzata per l'assistenza clienti durante le fasi di check-in e check-out delle auto; assenza di distributori di energia elettrica (colonnine REC) sui binari di ricovero e/o partenza per garantire la preclimatizzazione delle carrozze in sosta durante le operazioni di carico auto e aggancio carri auto al treno.
Si fa presente che tali adeguamenti sono stati richiesti al gestore dell'infrastruttura e sono tutt'ora in corso di valutazione da parte dello stesso gestore.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, dispone che «il permesso di soggiorno rilasciato [...] per i soli motivi di turismo non può essere rinnovato o prorogato oltre la durata di novanta giorni»;
un ragazzo di Macerata, fidanzato con una ragazza cubana, invitava la ragazza a trascorrere una vacanza in Italia. L'Ambasciata italiana a Cuba rilasciava il visto per 45 giorni e, conseguentemente, la questura di Macerata rilasciava il permesso di soggiorno per turismo per 45 giorni;
la ragazza chiedeva alla questura di Macerata la proroga del permesso di soggiorno fino ai novanta consentiti; risulta all'interrogante che allo sportello l'addetto avrebbe rifiutato di accettare la domanda di proroga affermando che aveva avuto disposizioni in tal senso e le avrebbe consigliato di parlare con il dirigente dell'immigrazione della questura di Macerata;
risulta, inoltre, all'interrogante che il dirigente dell'immigrazione avrebbe rifiutato la proroga del permesso di soggiorno fino a novanta giorni dicendo che la legge gli impedisce la proroga, poi a seguito delle obiezioni dell'avvocato che accompagnava la ragazza, avrebbe cambiato affermando che rientra nella sua discrezionalità rifiutare la proroga fino a novanta giorni per i permessi di soggiorno per turismo e che a lui non importava niente se altre questure si comportavano diversamente -:
se sia a conoscenza che da parte delle questure vi sia un trattamento non omogeneo per quanto riguarda la questione del rinnovo del permesso di soggiorno per turismo;
se non ritenga necessario adottare le opportune iniziative affinché sia data uniforme applicazione all'articolo 13, comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999.
(4-08931)

Risposta. - Alla cittadina cubana Jimenez Gladys Elena Bueno, la questura di


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Macerata aveva rilasciato un permesso di soggiorno per motivi di turismo, della stessa durata (45 giorni) del visto d'ingresso rilasciatole dall'Ambasciata italiana a L'Avana.
La successiva domanda di rinnovo del citato permesso non è stata accolta in quanto, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, del decreto legislativo 286/98 (Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), modificato dalla legge 189/2002, la durata del permesso di soggiorno per turismo deve corrispondere a quella prevista nel visto d'ingresso e, comunque, non può essere superiore a tre mesi.
Peraltro, l'articolo 4, commi 2 e 3, del Testo Unico sopra citato attribuisce all'esclusiva competenza delle rappresentanze diplomatiche e consolari di determinare la durata del visto d'ingresso per motivi di turismo, soprattutto in relazione alla documentazione prodotta dal richiedente circa la durata del rapporto e la disponibilità dei mezzi.
Anche l'articolo 5, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 394/1999, recante il regolamento di attuazione al testo unico, ribadisce che «il visto può essere rilasciato, se ne ricorrono requisiti e condizioni, per la durata occorrente in relazione ai motivi della richiesta e alla documentazione prodotta dal ricorrente».
Un eventuale generalizzato intervento della questura, volto ad escludere la durata del soggiorno oltre quanto indicato, dal visto d'ingresso, risulterebbe, dunque, privo del necessario fondamento normativo ed, anzi, vanificherebbe la competenza, concreta e preventiva, dell'Ufficio consolare.
Alla luce di tali considerazioni, la decisione adottata dalla questura di Macerata nel caso di specie non appare oggettivamente censurabile.
Si soggiunge che la cittadina cubana sopramenzionata, il 10 aprile 2004, ha contratto matrimonio con un cittadino italiano e, conseguentemente, la questura di Macerata ha rilasciato alla stessa un permesso di soggiorno per motivi di famiglia, valido fino al 13 aprile 2005.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'asse interurbano di Bergamo, collegamento Seriate-Ponte San Pietro-Mapello, attraversa i comuni di Treviolo e Bergamo;
in località Curnasco è presente un'intersezione stradale regolata da una rotatoria, i cui lavori di completamento, di pertinenza dell'Anas si protraggono da troppi anni;
allo stato attuale la rotatoria è caratterizzata da una segnaletica completamente inadeguata, nonché da una assenza di collegamenti ciclopedonali;
tale situazione è realmente pericolosa per coloro che a piedi o con cicli/motocicli sono costretti ad attraversare la zona;
anche a seguito delle reiterate richieste formulate dalla popolazione locale, i comuni di Treviolo e di Bergamo si sono resi disponibili a finire l'opera a proprie spese;
domenica 31 ottobre 2004 si è svolta una manifestazione alla quale hanno partecipato rappresentanti istituzionali dei comuni di Bergamo e di Teviolo, parlamentari e numerosi cittadini della zona interessati al problema -:
quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare la sicurezza degli abitanti, affinché l'Anas completi quanto prima la summenzionata rotatoria;
se non ritenga opportuno, in alternativa, intervenire presso l'Anas affinché sia valutata la possibilità di affidare ai comuni di Treviolo e di Bergamo, come da loro offerto, il completamento della rotatoria qualora vi siano problemi che impediscano all'azienda di portare a termine l'opera pubblica in tempi brevissimi.
(4-11531)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Seriate-Ponte San Pietro-Mapello,


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attraversa i comuni di Treviolo e Bergamo;
in località Curnasco è presente un'intersezione stradale regolata da una rotatoria, i cui lavori di completamento, di pertinenza dell'ANAS, si protraggono da troppi anni;
allo stato attuale la rotatoria è caratterizzata da una segnaletica completamente inadeguata, nonché da una assenza di collegamenti ciclopedonali;
tale situazione è realmente pericolosa per coloro che a piedi o con cicli/motocicli sono costretti ad attraversare la zona;
anche a seguito delle reiterate richieste formulate dalla popolazione locale, i comuni di Treviolo e di Bergamo si sono resi disponibili a finire l'opera a proprie spese;
domenica 31 ottobre 2004 si è svolta una manifestazione alla quale hanno partecipato rappresentanti istituzionali dei comuni di Bergamo e di Teviolo, parlamentari e numerosi cittadini della zona interessati al problema;
in data 8 novembre 2004 numerosi Parlamentari e i rappresentanti Istituzionali maggiormente rappresentativi della comunità Bergamasca hanno incontrato, presso la Borsa Merci della Camera di Commercio di Bergamo, il Ministro Lunardi, il quale ha potuto constatare la profonda insoddisfazione delle Comunità locali per il mancato completamento dei lavori, e la necessità di intervenire tempestivamente -:
quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare la sicurezza degli abitanti, affinché l'ANAS completi quanto prima la summenzionata rotatoria;
se non ritenga opportuno, in alternativa, intervenire presso l'ANAS affinché sia valutata la possibilità di affidare ai comuni di Treviolo e di Bergamo, come da loro offerto, il completamento della rotatoria qualora vi siano problemi che impediscano all'azienda di portare a termine l'opera pubblica in tempi brevissimi.
(4-11627)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'asse interurbano di Bergamo, collegamento Seriate-Ponte San Pietro-Mapello, attraversa i comuni di Treviolo e Bergamo;
in località Cumasco è presente un'intersezione stradale regolata da una rotatoria, i cui lavori di completamento, di pertinenza dell'ANAS, si protraggono da troppi anni;
allo stato attuale la rotatoria è caratterizzata da una segnaletica completamente inadeguata, nonché da una assenza di collegamenti ciclopedonali;
tale situazione è realmente pericolosa per coloro che a piedi o con cicli/motocicli sono costretti ad attraversare la zona;
anche a seguito delle reiterate richieste formulate dalla popolazione locale, i comuni di Treviolo e di Bergamo si sono resi disponibili a finire l'opera a proprie spese;
domenica 31 ottobre 2004 si è svolta una manifestazione alla quale hanno partecipato rappresentanti istituzionali dei comuni di Bergamo e di Teviolo, parlamentari e numerosi cittadini della zona interessati al problema;
in data 8 novembre 2004 numerosi parlamentari e i rappresentanti istituzionali maggiormente rappresentativi della comunità bergamasca hanno incontrato, presso la Borsa merci della Camera di commercio di Bergamo, il Ministro Lunardi, il quale ha potuto constatare la profonda insoddisfazione delle Comunità locali per il mancato completamento dei lavori, e della necessità di intervenire tempestivamente;
in data 12 novembre 2004, tutta la comunità bergamasca e i rappresentanti


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istituzionali hanno partecipato ad una speciale trasmissione televisiva dell'emittente Bergamo TV durante la quale hanno manifestato il loro profondo disappunto per l'inerzia dimostrata dall'ANAS nell'affrontare la materia in oggetto -:
quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare la sicurezza degli abitanti, affinché l'ANAS completi quanto prima la summenzionata rotatoria;
se non ritenga opportuno, in alternativa, sollecitare l'ANAS ad affidare ai comuni di Treviolo e di Bergamo, come da loro offerto, il completamento della rotatoria qualora vi siano problemi che impediscano all'azienda di portare a termine l'opera pubblica in tempi brevissimi.
(4-11698)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha già portato all'attenzione del Governo le problematiche concernenti l'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Seriate-Ponte San Pietro-Mapello, dove in località Curnasco è presente un'intersezione stradale regolata da una rotatoria i cui lavori di completamento di pertinenza dell'ANAS, si protraggono da troppi anni. Una situazione realmente pericolosa per coloro che a piedi o con cicli/motocicli sono costretti ad attraversare la zona. Tutta la Comunità Bergamasca e i rappresentanti Istituzionali manifestano il loro profondo disappunto per l'inerzia dimostrata dall'ANAS nell'affrontare la materia in oggetto;
di recente il Ministro Lunardi ha potuto constatare la profonda insoddisfazione delle Comunità locali per il mancato completamento dei lavori, e la necessità di intervenire tempestivamente;
anche a seguito delle reiterate richieste formulate dalla popolazione locale, i Comuni di Treviolo e di Bergamo si sono resi disponibili a finire l'opera a proprie spese;
le rappresentanze sindacali hanno invitato le forze economiche e sociali a procedere uniti al fine di tenere alta l'attenzione delle Istituzioni, Enti Locali, Parlamento e Governo, sulle problematiche concernenti le infrastrutture nella Bergamasca e i ritardi cronici nelle opere pubbliche viarie -:
quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare la sicurezza degli abitanti, affinché l'ANAS completi quanto prima la summenzionata rotatoria;
se non ritenga opportuno, in alternativa, intervenire presso l'ANAS affinché sia valutata la possibilità di affidare ai Comuni di Treviolo e di Bergamo, come da loro offerto, il completamento della rotatoria qualora vi siano problemi che impediscano all'Azienda di portare a termine l'opera pubblica in tempi brevissimi.
(4-11783)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a livello nazionale, il 60 per cento degli incidenti automobilistici è da imputare alle pessime condizioni della rete viaria, ovvero anche ad una sua cattiva manutenzione o ad una cartellonistica a volte o mancante o confusa o inadeguata;
l'interrogante ha già portato all'attenzione del Governo le problematiche concernenti l'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Seriate-Ponte San Pietro-Mapello, dove in località Curnasco è presente un'intersezione stradale regolata da una rotatoria, i cui lavori di completamento di pertinenza dell'Anas, si protraggono da troppi anni. Una situazione realmente pericolosa per coloro che a piedi o con cicli/motocicli sono costretti ad attraversare la zona. Tutta la Comunità Bergamasca e i rappresentanti Istituzionali manifestano il loro profondo disappunto per l'inerzia dimostrata dall'Anas nell'affrontare la materia in oggetto;


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l'incontro istituzionale svoltosi a Bergamo con il ministro Lunardi non si è dimostrato utile a risolvere la situazione;
i ritardi cronici nella realizzazione e completamento delle opere pubbliche viarie, oltre a essere fonte di pericolo comportano pesantissime ricadute sull'economia locale, come ha anche evidenziato di recente il prefetto di Bergamo;
anche a seguito delle reiterate richieste formulate dalla popolazione locale, i comuni di Treviolo e di Bergamo si sono resi disponibili a finire l'opera a proprie spese -:
quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare la sicurezza degli abitanti, affinché l'Anas completi quanto prima la summenzionata rotatoria;
se non ritenga opportuno, in alternativa, intervenire presso l'Anas affinché sia valutata la possibilità di affidare ai comuni di Treviolo e di Bergamo, come da loro offerto, il completamento della rotatoria qualora vi siano problemi che impediscano all'Azienda di portare a termine l'opera pubblica in tempi brevissimi.
(4-11926)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in materia di sicurezza stradale, i dati di Aci e Istat, riguardanti il periodo 2002-2003, mostrano che la Provincia di Bergamo registra un incremento degli incidenti (+5 per cento): il numero dei tamponamenti è infatti passato dai 3.107 del 2002 ai 3.271 del 2003, le persone che sono dovute ricorrere alle cure mediche a seguito di incidenti nel 2002 sono stati 4.368 e 4.448 nel 2003 (+2 per cento). A livello lombardo, la Bergamasca, risulta essere la quarta provincia nella classifica relativa agli incidenti e sicurezza stradale;
con riferimento all'ANAS, si ricorda che gli investimenti della stessa per la sicurezza stradale sono in costante crescita, e come evidenziò ad agosto 2004 il Presidente Vincenzo Pozzi, l'Ente conta nel giro di un anno di eliminare alcuni dei punti di maggiore criticità della rete viaria, innalzando gli standard di sicurezza di molte arterie, «nell'interesse della collettivita e degli utenti»;
l'interrogante ha gia portato all'attenzione del Governo le problematiche concernenti l'Asse interurbano di Bergamo, collegamento Seriate-Ponte San Pietro-Mapello, dove in località Curnasco è presente un'intersezione stradale regolata da una rotatoria, i cui lavori di completamento di pertinenza dell'ANAS, si protraggono da troppi anni. Una situazione realmente pericolosa per coloro che a piedi o con cicli/motocicli sono costretti ad attraversare la zona. Tutta la Comunità Bergamasca e i rappresentanti Istituzionali manifestano il loro profondo disappunto per l'inerzia dimostrata dall'ANAS nell'affrontare la materia in oggetto, e la questione «mobilità e sicurezza stradale» rimane un argomento su cui è alta l'attenzione della popolazione locale -:
quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare la sicurezza degli abitanti, affinché l'ANAS completi quanto prima la summenzionata rotatoria;
se non ritenga opportuno, in alternativa, intervenire presso l'ANAS affinché sia valutata la possibilità di affidare ai Comuni di Treviolo e di Bergamo, come da loro offerto, il completamento della rotatoria qualora vi siano problemi che impediscano all'Azienda di portare a termine l'opera pubblica in tempi brevissimi.
(4-11935)

STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono già state poste all'attenzione del Governo le problematiche inerenti l'asse interurbano di Bergamo, collegamento Seriate-Ponte San Pietro-Mapello, dove in località Curnasco è presente un'intersezione stradale regolata da una rotatoria, i


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cui lavori di completamento di pertinenza dell'ANAS si protraggono da troppi anni;
la rotatoria intende realizzare un sistema di regolazione che riduca forzatamente la velocità di percorrenza e consenta di migliorare le condizioni di sicurezza, che faciliti le svolte e diminuisca i tempi di attesa, che semplifichi la segnaletica e permetta di effettuare inversioni di marcia o variazioni di itinerario evitando manovre pericolose. Il mancato completamento dell'opera vanifica l'impegno delle amministrazioni locali in materia di sicurezza stradale e rende pericoloso l'attraversamento della zona -:
quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare la sicurezza degli abitanti, affinché l'ANAS completi quanto prima la summenzionata rotatoria;
se non ritenga opportuno, in alternativa, intervenire presso l'ANAS affinché sia valutata la possibilità di affidare ai comuni di Treviolo e di Bergamo, come da loro offerto, il completamento della rotatoria qualora vi siano problemi che impediscano all'Azienda di portare a termine l'opera pubblica in tempi brevissimi.
(4-12110)

Risposta. - In riferimento alle interrogazioni parlamentari in esame, si comunica il seguente elemento di risposta fornito dall'ANAS Spa.
A seguito di recenti incontri con i comuni interessati, l'Anas Spa ha assunto l'impegno di completare, entro il primo semestre del 2005, la rotatoria di Cernusco sull'asse interurbano di Bergamo con progetto che sarà realizzato a proprio carico e che prevede opportune protezioni per l'attiguo percorso ciclopedonale.
La società stradale riferisce che i comuni di Treviolo e Bergamo, i quali hanno ritenuto esaustivo il progetto si sono impegnati a realizzare, qualora in futuro ciò si rendesse necessario, un idoneo impianto semaforico sollevando così l'Anas da questa incombenza e da eventuali relative responsabilità.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il prossimo 15 agosto si dovrebbe svolgere in Venezuela il referendum popolare sulla permanenza in carica del presidente Chavez;
tale referendum è stato osteggiato in ogni modo dal governo in carica che è riuscito a bloccarlo per molti mesi;
se il referendum stesso fosse ulteriormente rimandato ad una data successiva al 19 agosto perderebbe ogni pratica efficacia;
vi sono fondati timori di brogli elettorali e di violenze;
la comunità internazionale sta predisponendo l'invio di osservatori internazionali che vigilino sul regolare andamento del voto;
il voto stesso verrà parzialmente svolto con metodi elettronici con software curato tra l'altro da una azienda italiana;
la Comunità europea starebbe predisponendo l'invio di circa 200 osservatori -:
se non ritenga di adottare le necessarie iniziative diplomatiche presso le competenti autorità venezuelane affinché sia assicurato il massimo della trasparenza delle operazioni di voto;
se sia previsto l'invio di una delegazione di osservatori italiani;
se non si ritenga opportuno che ne facciano parte anche deputati e senatori proprio per garantire un più qualificato ed attento lavoro di controllo.
(4-10372)

Risposta. - Il 15 agosto ha avuto luogo in Venezuela il referendum popolare per la revoca del mandato presidenziale, che ha visto la vittoria del Presidente Chavez con il 58,25 per cento dei voti, contro il 41,47


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per cento delle preferenze contrarie al proseguimento del suo mandato. Decisiva per l'affermazione di Chavez appare essere stata la percentuale di astensione, attestatasi sul 35 per cento degli aventi diritto, la più bassa della storia recente venezuelana.
Il Consiglio nazionale elettorale (CNE), organo competente per l'organizzazione e il controllo delle consultazioni elettorali, ha emanato delle apposite norme per l'invio di osservatori in occasione del referendum in parola; norme volte a regolare, in particolare, il numero degli osservatori, nonché il tempo di permanenza nel Paese degli stessi. L'organizzazione logistica è stata controllata direttamente dal CNE, che si è riservato anche un diritto inappellabile di espulsione dal Paese nei confronti di osservatori che non rispettassero le regole.
Le modalità di svolgimento del referendum sono state monitorate dal Centro Carter (una prestigiosa ONG internazionale che fa capo all'ex presidente statunitense) e dall'O.S.A. (Organizzazione degli Stati Americani), quest'ultima presente nel Paese con circa 70 osservatori. Entrambi gli organismi hanno attestato la validità e il buon andamento del processo referendario, così come il suo risultato.
Per quanto riguarda l'Unione Europea, si fa presente che una missione esplorativa della Commissione Europea si è recata in Venezuela dal 27 giugno al 4 luglio u.s.. Dai contatti con le Autorità locali sono tuttavia emerse serie difficoltà in quanto le norme restrittive volte a regolare l'invio delle missioni sopra menzionate, poste come condizioni dalle Autorità venezuelane, non erano del tutto conformi alle regole che la Commissione Europea si è data (sulla falsariga dell'esperienza maturata dall'OSCE nei Paesi dell'Europa centro-orientale), al fine di garantire imparzialità, trasparenza e credibilità delle missioni di osservazione elettorale. La Commissione Europea ha pertanto deciso di non inviare una propria missione di osservatori.
Non è stato altresì possibile l'invio di osservatori italiani, né su base nazionale, né nell'ambito della missione dell'O.S.A., per le note misure di contenimento della spesa pubblica.
L'eventualità che parlamentari italiani potessero partecipare al monitoraggio dello svolgimento del referendum con l'O.S.A. si è rivelata inattuabile anche a causa delle nuove disposizioni dell'organizzazione americana che escludono la partecipazione di rappresentanti politici.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

ZANELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella località di Pianiga, in provincia di Venezia, una donna originaria del Marocco, con i suoi figli e nipoti, si è vista impedire l'accesso ad una piscina, da parte del gestore, perché marocchina;
il gerente della struttura infatti, secondo quanto riferito dalla donna ai Carabinieri intervenuti per risolvere la discussione, avrebbe rivolto alla signora numerose domande in merito alla sua origine e alla sua residenza, impedendole l'accesso alla piscina;
dopo alcuni accertamenti, i carabinieri hanno comminato, in base alla legge speciale, una sanzione amministrativa al locale che, in quanto pubblico, ha negato l'accesso ad un avventore senza motivo -:
se non intenda avviare una campagna di informazione e sensibilizzazione affinché non abbiano a ripetersi episodi discriminatori simili a quelli citati in premessa.
(4-10515)

Risposta. - Nel pomeriggio del 7 luglio 2004, una pattuglia della Tenenza dei Carabinieri di Dolo (VE), mentre transitava nei pressi di un impianto sportivo situato nel comune di Pianiga (VE), veniva avvicinata da una donna di origine marocchina che riferiva di essere stata allontanata, insieme ai figli e ai nipoti, dal predetto impianto sportivo a causa della sua nazionalità.
I militari immediatamente si recavano presso l'esercizio e acquisivano le generalità


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della persona indicata dalla signora, risultata poi essere l'addetto alla cassa.
Successivamente, la donna formalizzava una querela nei confronti del predetto cassiere, il quale, il 16 luglio, assistito dal proprio legale, si recava presso il citato presidio dell'Arma dei Carabinieri per fornire spontanee dichiarazioni e chiarimenti sulla vicenda.
In ragione della querela e degli accertamenti effettuati, i Carabinieri di Dolo hanno contestato al titolare dell'impianto sportivo la violazione dell'articolo 187 del regio decreto 635/40 (Reg. Es. T.U.L.P.S.) in relazione all'articolo 21 del regio decreto 773/31 (T.U.L.P.S.), poiché «titolare di autorizzazione amministrativa, senza un legittimo motivo, rifiutava una prestazione del proprio esercizio a persone che l'avevano richiesta, corrispondendone il prezzo dovuto», nonché la violazione dell'articolo 186 della stessa legge (mancata esposizione della tabella dei prezzi e della riproduzione degli articoli del T.U.L.P.S.), elevando una sanzione amministrativa e informando la competente Autorità giudiziaria.
In merito alle iniziative volte a favorire l'integrazione degli immigrati nel nostro Paese, si rappresenta che il Ministero dell'interno in molte occasioni ha incentivato la diffusione di informazioni e la realizzazione di campagne divulgative volte a trasmettere un'immagine corretta ed equilibrata del mondo dell'immigrazione e della società multirazziale.
A tale scopo è stato realizzato il progetto «CIVIS - verso una società multirazziale» che si propone di diffondere informazioni utili agli stranieri immigrati attraverso la pubblicazione di materiale informativo realizzato in varie lingue e di sensibilizzare i cittadini italiani sui temi dell'immigrazione.
Nell'ambito di tale progetto, sul portale della Rai, il 1o dicembre 2004, è partita la campagna di comunicazione realizzata dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno.
Si tratta di un progetto triennale elaborato dalla RAI Radiotelevisione italiana con il Ministero dell'interno, che ha ottenuto un finanziamento dall'Unione europea sulle risorse dei Fondi strutturali 2000/2006 nell'ambito del programma sicurezza sviluppo sud, approvato dalla Commissione dell'unione europea.
Gli obiettivi dell'iniziativa sono: aiutare gli immigrati extracomunitari attraverso specifici supporti multimediali ad integrarsi nel nostro Paese; sensibilizzare i cittadini italiani, al fine di creare una nuova coscienza della società multirazziale; riposizionare presso il pubblico la figura dell'immigrato, esponendone il contributo in termini lavorativi, economici e demografici, così da far capire l'importanza della loro presenza nel nostro Paese; far conoscere la nuova azione sociale svolta dal Ministero dell'Interno.
I destinatari sono:
1) gli adulti di nazionalità italiana perché, attraverso una corretta informazione:
comprendano appieno il quadro complesso dell'immigrazione e contribuiscano al processo di integrazione dei vari gruppi etnici;
conoscano l'attività del Ministero dell'interno orientata, da un lato, a contenere i flussi di immigrazione clandestina e in particolare la criminalità che la genera, dall'altro, a garantire all'immigrazione regolare adeguate condizioni di vita;
2) gli immigrati adulti nel loro insieme, perché, grazie anche alle iniziative a loro espressamente dedicate, possano superare le difficoltà di integrazione nel nostro Paese;
3) i bambini di nazionalità italiana perché socializzino sin dalla prima infanzia anche con quanti non fanno parte della loro stessa cultura o hanno un diverso colore di pelle;
4) i bambini immigrati perché, anche attraverso le iniziative a loro espressamente dedicate, giungano a conoscere i codici culturali e di riferimento del Paese ospitante, integrandosi gradualmente nella società italiana.

Le modalità operative per il perseguimento di tali obiettivi sono la realizzazione di materiali informativi e formativi rivolti


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agli immigrati extracomunitari, sotto forma di fascicoli a stampa, audiocassette e videocassette (di ciascun prodotto saranno realizzate sette edizioni nelle lingue francese, inglese, spagnolo, portoghese, arabo, filippino, albanese), nonché la veicolazione, mediante i programmi radiofonici e televisivi della Rai, di contenuti e messaggi che illustrino le possibilità di integrazione degli immigrati in Italia e che sensibilizzino i cittadini italiani al riguardo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.

ZANELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
durante le proteste di fine luglio portate avanti da Comuni, Province e Regioni, contro la «manovrina tagliaspese» e il successivo Dpef, l'assessorato alle Politiche Sociali di Venezia ha messo in atto una chiusura simbolica come forma di protesta politica per difendere il sistema di welfare a servizio dei cittadini, soprattutto quelli, come i disabili e gli anziani non autosufficienti, particolarmente bisognosi -:
se risponda al vero che sia stata avviata una richiesta di informazioni avanzata al Comune dalla prefettura di Venezia per accertare se si sia verificata un'interruzione di pubblico servizio.
(4-10768)

Risposta. - In merito all'iniziativa intrapresa il 28 luglio 2004 dall'Assessorato alle politiche sociali del comune di Venezia, presso la propria sede di Mestre, ed alle conseguenti, presunte disfunzioni di natura organizzativa, il sindaco del comune di Venezia ha fatto presente, tramite la locale Prefettura, che, nella circostanza, non è stata interrotta la regolare attività amministrativa in quanto, pur essendo stato interdetto l'accesso principale del predetto Assessorato, il pubblico eventualmente interessato poteva comunque accedere ai relativi uffici attraverso un'entrata laterale lasciata appositamente aperta.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

ZANELLA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 4 gennaio 2005 è stato pubblicato sul sito internet del Ministero per le politiche agricole e forestali un comunicato stampa riguardante i controlli effettuati per la verifica dell'assenza di OGM nelle sementi di mais e soia destinate alle semine 2005;
nel comunicato in questione vengono riportati dei dati che all'interrogante appaiono palesemente errati, tra i quali il calcolo percentuale delle positività riscontrate rispetto al totale dei campioni analizzati. Una semplice operazione aritmetica, infatti, tenuto conto dei 19 risultati positivi sulla totalità di 570 analisi, porta ad una percentuale di positività pari al 3,33 per cento e non al 5,1 per cento come riportato erroneamente nel comunicato;
nel comunicato stampa del 4 gennaio 2005 emesso dal Ministero per le politiche agricole e forestali risultano essere stati campionati 10,8 milioni di chilogrammi di sementi, i quali rappresentano poco più del 25 per cento delle sementi e non, come riportato nel comunicato, il 40 per cento, essendo il fabbisogno totale di sementi di mais e soia pari a circa 40 milioni di chilogrammi;
nella prima parte del comunicato stampa, il Ministro delle politiche agricole e forestali elogia l'operato del solo Ispettorato Centrale Repressione Frodi, per la tempestività e l'accuratezza dei controlli, trascurando di citare l'ENSE e l'Agenzia


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delle Dogane che parimenti hanno contribuito all'ottenimento del risultato -:
se intenda rettificare i dati riportati nel comunicato stampa, per salvaguardare i principi di trasparenza e di serietà che devono caratterizzare sempre l'operato dei vertici di istituzioni importanti del Paese;
come il Ministro delle politiche agricole e forestali intenda procedere affinché i comunicati che emette il proprio Ministero, aventi come destinatari sia i settori economici interessati che i consumatori, forniscano informazioni corrette e trasparenti nell'interesse del sistema agricolo nazionale, tenendo conto che la scarsa attendibilità delle comunicazioni pone a rischio la credibilità delle istituzioni;
come il Ministro delle politiche agricole e forestali intenda procedere per garantire il campionamento della totalità delle sementi di mais e soia prima della semina 2005.
(4-12672)

Risposta. - L'interrogazione in argomento pone dei dubbi sulla veridicità e l'esattezza di quanto contenuto in un comunicato stampa del Ministero delle politiche agricole e forestali del 4 gennaio u.s., relativo al programma di controllo sulla presenza di Ogm nelle sementi di mais e soia, attivato dallo scorso settembre dall'Ispettorato centrale repressione frodi.
Al riguardo, nel ricordare che un comunicato stampa, per la sua funzione informativa immediata e diretta, non può contenere elementi di dettaglio, preme sottolineare che in esso non sono contenute in alcun modo notizie errate.
Infatti, il comunicato ha fornito solo gli elementi più significativi dell'attività di controllo in corso, costituiti dal numero di campioni di sementi prelevati e dalla percentuale di positività rilevate non entrando nel dettaglio dei campioni effettivamente pervenuti ai laboratori, di quelli in corso di analisi e di quelli effettivamente e completamente analizzati.
Nel testo del comunicato è riportato esclusivamente il numero dei campioni risultati positivi al momento rispetto a quelli effettivamente analizzati, il cui dato, pari a 376, non è stato riportato esclusivamente allo scopo di rendere il testo più snello.
La percentuale del 5,1 per cento di positività si riferiva ai campioni completamente analizzati e non quella più bassa, pari al 3,3 per cento, calcolata nell'interrogazione, ma riferita ai campioni prelevati non ancora completamente analizzati.
Non trova riscontro il dato citato relativo a 40 milioni di kg. di sementi di mais destinate alle semine 2005, che dovrebbero coprire una superficie di oltre 2 milioni di ettari, in quanto i dati in possesso dell'Ispettorato centrale repressione frodi riferendosi alle domande di aiuto presentate all'Agea negli anni scorsi sono certamente verificati.
Senza dimenticare che i dati in ordine al fabbisogno di semi di mais, riportati nel comunicato stampa, sono stati valutati sin dallo scorso anno da esperti del Mipaf, dell'Ense e delle regioni.
Non trova, altresì, riscontro il mancato riconoscimento dell'attività svolta dall'Ense ai fini del piano di controllo, atteso che all'Ente è stato affidato il compito di curare l'effettuazione delle analisi di tutti i campioni prelevati sia dallo stesso Ense che dall'Ispettorato.
Quanto all'attività futura si assicura la regolarità nella prosecuzione del programma di controllo e si evidenzia che l'Amministrazione è certa di raggiungere l'obiettivo del campionamento del 100 per cento delle sementi di mais e soia destinate alle semine 2005.
Alla data del 4 febbraio 2005 risultano prelevati complessivamente n. 963 campioni di mais da un quantitativo complessivo di oltre chilogrammi 24 milioni di semi.
Allo stato, i campioni analizzati sono n. 782 e quelli risultati positivi n. 30; il che dimostra che la percentuale delle positività è calata rispetto al dato fornito con il comunicato stampa.


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Infatti, allo stato, le positività sono il 3,8 per cento sui campioni analizzati e il 3,1 per cento sul totale dei campioni prelevati.
Infine, si ribadisce che i controlli sono effettuati con accuratezza e tempestività dall'ispettorato centrale repressione frodi; controlli che ci mettono non solo in condizione di garantire semine di mais e soia sicure con sementi prive di organismi geneticamente modificati ma assicurano al contempo il diritto di scelta sia all'agricoltore che al consumatore.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.