Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 584 del 10/2/2005
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(Progetto di ristrutturazione dell'ospedale vecchio di Parma - n. 2-01459)

PRESIDENTE. L'onorevole Motta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01459 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).

CARMEN MOTTA. Grazie signor Presidente, onorevole sottosegretario, i primi firmatari dell'interpellanza in esame si rivolgono per la seconda volta al ministro per i beni e le attività culturali sul destino dell'edificio noto come ospedale vecchio di Parma. Si tratta di un complesso architettonico la cui costruzione è cominciata nei primi anni del XII secolo e poi interessato da rifacimenti avvenuti nel XV e XVII secolo. Stiamo, quindi, parlando di uno degli edifici più significativi della città di Parma, per la sua storia, per ciò che ha rappresentato e tutt'oggi rappresenta, per le istituzioni pubbliche ivi ospitate, per la presenza di un associazionismo di antico insediamento e tradizione nella nostra città, che ne ha vivificato nel tempo le caratteristiche di luogo misto, polifunzionale, facendolo diventare un punto di riferimento del quartiere in cui è collocato (noto con il nome di Oltretorrente), della città e dell'intero territorio provinciale.
Questi, seppur molto brevemente, sono concetti che avevamo già rappresentato in occasione dello svolgimento di una precedente interpellanza - rivolta sempre al ministro per i beni e le attività culturali, cui aveva risposto, il 15 luglio 2004, l'onorevole Mario Pescante, sottosegretario presso lo stesso dicastero - a seguito della volontà del comune di Parma di realizzare, nell'immobile sopracitato, il progetto della «Cittadella della carta e del cinema» attraverso una procedura di project financing.
Vorrei ribadire ora con nettezza e convinzione, per non lasciare dubbi a tale proposito, quanto ebbi modo di affermare


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allora. Infatti, un intervento di restauro, di ridefinizione di spazi e funzioni e di recupero delle parti di quell'immobile da troppo tempo lasciate in stato di abbandono è non solo auspicabile, ma necessario, e dunque, da questo punto di vista, è assolutamente condivisibile. La questione, tuttavia, è un'altra.
Il problema, infatti, è rappresentato dal fatto che il progetto preliminare previsto dal comune di Parma, peraltro mai compiutamente illustrato alla città (si tratta di un progetto importante, che cambia, di fatto, uno dei punti più significativi di Parma), non è stato mai fatto oggetto, come riteniamo opportuno, di un libero e assai utile confronto. Esso, invece, è stato conosciuto nei suoi tratti essenziali unicamente tramite notizie di stampa; per di più, il progetto preliminare non è stato neppure consegnato ad alcuni consiglieri comunali che ne avevano fatto richiesta.
Possiamo affermare, signor sottosegretario, che tale progetto si caratterizza non per un intervento restaurativo e di recupero, bensì quale un vero e proprio piano di ristrutturazione, con destinazione di notevoli spazi a funzioni private dal punto di vista sia quantitativo, sia qualitativo. Intendiamoci: esse, di per sé, non sono oggetto di un giudizio negativo, tuttavia, per quanto è stato possibile capire, la dislocazione di tali funzioni all'interno dell'immobile in oggetto è quantomeno discutibile.
L'ampio e qualificato dissenso sollevatosi in numerosi ambienti della città su detto progetto, cui hanno fatto eco anche alcuni interventi sulla stampa nazionale, ha indotto l'amministrazione comunale di Parma non a ripensare in maniera maggiormente approfondita il progetto stesso (il quale, fra l'altro, vorrei ricordare che prevede anche un forte ridimensionamento dello spazio attualmente occupato dall' archivio di Stato), bensì ad apportare, sempre per quanto si è potuto apprendere, alcune modifiche - peraltro sollecitate anche dalla commissione tecnica comunale incaricata, a suo tempo, di valutare il procedimento - più formali che sostanziali, e che non mutano le finalità insite nel progetto iniziale.
Per quanto succintamente riassunto finora, interpelliamo il ministro per i beni e le attività culturali perché il nuovo progetto preliminare, sulla base delle notizie che abbiamo potuto desumere, prevederebbe la privatizzazione, per 29 anni e sei mesi, dei tre settimi della superficie utile totale.
Ciò ci sembra un fatto particolarmente rilevante, perché i metri quadrati totali sono 21 mila. La realizzazione di un albergo di 67 stanze, di monolocali e bilocali in gestione para-alberghiera, di un ristorante di 277 metri quadrati, di 787 metri quadrati di superfici commerciali, che affaccerebbero le loro vetrine nell'importante porticato - mirabile per configurazione -, verrebbe a configurare un intervento che - come ricordavo in precedenza - non possiamo definire di restauro, ma di sostanziale ristrutturazione dell'edificio. L'immobile, in tal modo, verrebbe sottratto, per le parti cui ho poc'anzi accennato, privatizzandole, alla pubblica funzione. Tale intervento, come ricordavo, riduce sensibilmente lo spazio attualmente occupato dall'Archivio di Stato e dall'annessa scuola di paleografia e diplomatica. Attualmente, l'Archivio di Stato occupa quasi 6 mila metri quadrati: sarebbero ridotti a circa 2 mila.
Come abbiamo appreso dalla stampa nazionale, vi sarebbero finanziamenti che andrebbero all'amministrazione comunale tramite la società Arcus. Riteniamo che tali finanziamenti possano essere destinati a finanziare detto tipo di progetto.
Noi vorremmo capire cosa sia cambiato rispetto a ciò che ci era stato detto in risposta alla nostra interpellanza del 15 luglio 2004 - ripeto che rispose il sottosegretario Pescante - e perché da semplici dati grafici, che il ministero aveva affermato provenire da quel concorso di idee, si è passati ad un progetto preliminare iniziale e, successivamente, ad una seconda ipotesi di progetto, anch'esso definito preliminare. Già in tale prima fase, il ministero aveva avuto modo di esprimere perplessità, sia in ordine alle ipotizzate destinazioni finali degli immobili in questione, sia in ordine alle soluzioni progettuali individuate per la loro attuazione.


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Vorremmo sapere se, sulla base delle perplessità espresse allora, siano stati effettuati approfondimenti, se gli uffici si siano interessati per avere più approfondite notizie che possano far comprendere se l'ulteriore correzione al progetto preliminare iniziale apportata dal comune di Parma abbia accolto le menzionate preoccupazioni (a mio avviso, non le accoglie).
Concludendo, vorremmo sapere se il ministero può confermate le notizie di stampa in merito alla soluzione ipotizzata sia per l'Archivio di Stato sia, più in generale, per un intervento restaurativo, e se siano già stati assegnati i finanziamenti attraverso la società Arcus e, nel caso in cui siano stati assegnati, a quanto ammonti il loro importo. Vogliamo inoltre sapere se non si ritenga inammissibile ed illegittima la sottrazione delle citate superfici dell'immobile, pari ai tre settimi dell'intera superficie utile, con natura di demanio culturale e, dunque, quali interventi rispetto al primo progetto - più volte citato nella prima risposta data alla nostra interpellanza nello scorso luglio - il Ministero per i beni e le attività culturali intenda promuovere per tutelare tale complesso storico monumentale - peraltro, sottoposto a vincolo -, che alla città di Parma sta particolarmente a cuore e che, ripeto, noi intendiamo salvaguardare.
Vogliamo anche dimostrarci disponibili, tramite questa interpellanza, rispetto ad interventi che prevedano un restauro vero e proprio del complesso, e non un intervento che di restauro - a nostro parere - ha ben poco.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, onorevole Bono, ha facoltà di rispondere.

NICOLA BONO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, in riferimento alle questioni poste dagli onorevoli interpellanti, si rappresenta quanto segue.
La soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio dell'Emilia, già con nota del 15 luglio 2004, relativamente all'intervento di recupero e valorizzazione dell'ex Ospedale della misericordia - tutelato ai sensi del decreto ministeriale del 30 settembre 1975 - ha invitato il comune di Parma a integrare la documentazione precedentemente trasmessa (luglio 2003) con elaborati grafici a scala adeguata e con rilievi storico-architettonici, per l'espletamento delle procedure autorizzative previste dagli articoli 21 e 22 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
Con successiva nota del 22 luglio 2004, la medesima soprintendenza ha chiesto anche chiarimenti al comune di Parma circa le notizie riportate dalla stampa, relative al project financing riguardante l'intervento di recupero sul complesso, come già fatto rilevare nella precedente comunicazione, ed all'eventuale previsione anche del cambio delle destinazioni d'uso.
In data 15 dicembre 2004, è stato effettuato un sopralluogo congiunto (presenti il direttore regionale, il soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio e rappresentanti dell'amministrazione comunale di Parma) presso il compendio monumentale e, in quella occasione, tra le altre, è stata sottoposta all'attenzione dell'amministrazione la nuova proposta relativa agli spazi da destinare all'Archivio di Stato. Tale modifica progettuale è stata vagliata dal progettista dell'amministrazione comunale che, agli inizi del 2005, ha trasmesso i relativi schemi distributivi alla soprintendenza di settore.
Successivamente, in data 10 gennaio 2005, la soprintendenza competente ha trasmesso alla direzione regionale il parere istruttorio circa il progetto di realizzazione e gestione della «Cittadella della carta e del cinema», sulla base degli elaborati presentati l'11 novembre 2004 e dell'integrazione di fine dicembre 2004.
Nell'atto citato, l'istituto bolognese ha considerato tutte le funzioni previste (sia pubbliche, in percentuali pari a circa il 60 per cento, che private), idealmente compatibili con le caratteristiche monumentali del complesso. Pur avendo espresso tale parere su un progetto largamente preliminare, è stata rappresentata la necessità dell'acquisizione di un progetto esecutivo per poter esprimere un giudizio compiuto sul progetto di restauro. Infatti, le opportune


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opere di adeguamento strutturale e tecnologico, la necessità di nuovi volumi che risolvano i problemi legati alla normativa antincendio e le previste funzioni di tipo privato (di cui deve essere valutata con attenzione la compatibilità con le esigenze più propriamente conservative), richiedono un rilievo storico-critico approfondito che supporti le scelte progettuali.
La direzione regionale ha condiviso i dubbi espressi dalla soprintendenza di settore e, in una nota inviata al capo dipartimento per i beni culturali e paesaggistici il 19 gennaio 2005, pur segnalando i miglioramenti dell'ultima proposta progettuale (con particolare riferimento alle strutture alberghiere, che vengono collocate in un corpo di fabbrica decentrato e privo di elementi architettonici di rilievo), ha ritenuto di dover rimettere alla valutazione dell'amministrazione centrale l'opportunità di sottoporre l'intera questione al competente comitato di settore.
In data 9 febbraio 2005, il competente comitato di settore si è espresso, riservando un definitivo pronunciamento all'esito del sopralluogo fissato per il giorno 1o marzo 2005, allo scopo di acquisire ulteriori e più completi elementi di giudizio nella attuale fase di progettazione e prima del coinvolgimento dei soggetti interessati in operazioni impegnative sotto il profilo operativo e finanziario, come la progettazione esecutiva.
Per quanto riguarda, invece, l'osservazione di principio, contenuta nell'interpellanza in esame, circa l'obbligo di una presunta, esclusiva, fruizione pubblica per tutti i beni del patrimonio culturale (sono stati richiamati, al riguardo, gli articoli 1, comma 3, 2, comma 4, 3 comma 1, e 6, comma 1, del decreto legislativo n. 42 del 2004), si deve chiarire che la citata normativa indirizza tutte le amministrazioni pubbliche a favorire, ovviamente, la fruizione pubblica dei beni culturali di loro appartenenza, ma ciò non vuol dire che debbano ritenersi illegittime altre utilizzazioni che, assicurando comunque la conservazione del patrimonio culturale, ne consentano, su concessione, una fruizione orientata verso obiettivi diversi, ma tali da essere compatibili con la salvaguardia della peculiare valenza dei beni culturali coinvolti.
Si rende noto, ancora, che non risponde al vero che la società Arcus abbia mai ricevuto richieste di finanziamento, né che abbia mai erogato risorse per attuare il progetto della «Cittadella del cinema e della carta».
Infine, per quel che concerne la questione degli spazi che verranno riservati all'Archivio di Stato di Parma, si fa presente che, tenuto conto dello stato attuale della progettazione, che è ancora in fase preliminare, e tenuto conto dei sopralluoghi ancora da effettuarsi per assumere determinazioni definitive in merito alle soluzioni progettuali proposte, appare prematuro fornire indicazioni su scelte che sono suscettibili di subire ancora modifiche.

PRESIDENTE. L'onorevole Motta ha facoltà di replicare.

CARMEN MOTTA. Signor sottosegretario, la ringrazio per la puntualità della risposta fornita ai nostri quesiti. Prendiamo atto di quanto lei ci ha esposto e possiamo dichiararci parzialmente soddisfatti.
L'elemento che ci soddisfa particolarmente e ci tranquillizza da molti punti di vista è l'annuncio da lei fatto di un sopralluogo, se non ricordo male, il prossimo 1o marzo. Credo che gli esperti del ministero potranno de visu prendere conoscenza compiutamente della realtà di tale immobile, di quanto attualmente contenuto in esso, delle funzioni svolte all'interno dello stesso da istituzioni pubbliche e non, ed anche della necessità di un intervento di restauro.
L'immobile è davvero molto vasto ed alcune parti possono contenere anche funzioni non strettamente pubbliche. La nostra preoccupazione è che le parti di maggior pregio dell'immobile, note alla città per essere quelle più qualificanti, non vengano sostanzialmente snaturate ed adibite a funzioni totalmente estranee alla stessa configurazione del monumento.
Seguiremo con grande attenzione e con spirito assolutamente aperto l'evolversi dei fatti


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per verificare quanto da lei sostenuto. Valuteremo nello specifico se, con l'evolversi della situazione, ognuna delle funzioni previste dal progetto - che ci auguriamo venga sostanzialmente modificato - sia realizzabile in rapporto alla configurazione dei singoli ambienti e del loro assetto architettonico e decorativo.
Ci auguriamo anche che, all'interno di tale ridisegno la collocazione dell'Archivio di Stato possa trovare una soluzione degna di tale struttura, che è un punto di riferimento per gli studiosi non solo della nostra città, ma di livello internazionale. In questo caso, anche la sede aumenta il valore dei documenti contenuti e del servizio che l'Archivio di Stato svolge.
Come lei sa, il nostro Stato ha destinato negli anni passati risorse non indifferenti al recupero di alcune parti dell'immobile, utilizzate poi dall'Archivio di Stato per funzioni di rappresentanza e di pubblica fruizione che sono state particolarmente apprezzate dalla città.
È stato uno sforzo che le risorse pubbliche hanno fatto per dare maggiore lustro sia all'immobile stesso sia all'Archivio di Stato, che tanto si era speso affinché ciò avvenisse.

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