Allegato B
Seduta n. 571 del 19/1/2005


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

AMICI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nei primi giorni di agosto, come riportato dalla stampa locale e nazionale, a Sabaudia (LT) si è registrato un fatto increscioso e grave ai danni di una giovane lavoratrice, Veronica Tecchio;
la giovane Veronica Tecchia svolgeva una prestazione temporanea per conto e alle dipendenze dell'Associazione artistico-culturale «Sabaudiartis», che gestisce le strutture museali del comune di Sabaudia (LT);
la presidente della suddetta Associazione ha inviato una lettera alla giovane Veronica con la quale le comunicava la rimozione dall'incarico affidatole, adducendo una serie di motivazioni tra cui il fatto che la giovane lavoratrice «... ha rivelato idee completamente avverse al primo e principale datore di lavoro, che è il sindaco di Sabaudia, rivelando incompatibilità a svolgere qualsiasi tipo di attività all'interno delle strutture comunali ...», nonché «... manifesta anche nell'abbigliamento le sue idee politiche ...» -:
se non ritenga di accertare che l'associazione di cui si è detto in premessa rispetti i diritti di libertà e sindacali dei propri lavoratori.
(4-07331)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Latina, è emerso quanto segue.
L'Associazione Sabaudiartis è stata costituita in data 14 febbraio 2000, con lo scopo di promuovere e favorire la cultura generale. La stessa, che non ha scopi di lucro, offre collaborazioni e appoggio agli artisti, dilettanti e non, di Sabaudia e del territorio circostante, organizza riunioni, spettacoli, mostre, gite e manifestazioni di carattere prevalentemente popolare.
In data 3 giugno 2003, la giunta comunale deliberava di approvare la convenzione tra il comune di Sabaudia e l'Associazione, con durata dal giugno al settembre 2003; con detta convenzione veniva concesso all'associazione l'uso temporaneo dei locali museali e dei servizi ad essi in dotazione e si affidava alla stessa il compito di custodia e vigilanza in orario di apertura, con l'impegno a collaborare con l'Assessorato per l'organizzazione di eventi culturali.
La decisione di stipulare la convenzione con l'associazione Sabaudiartis era maturata, nelle more dell'espletamento delle procedure della gara per l'affidamento dell'appalto, dalla necessità di poter usufruire dell'apertura al pubblico della Torre Civica e del Museo Emilio Greco, nell'approssimarsi della stagione balneare 2003.
Per lo svolgimento dell'attività di cui alla convenzione stipulata con il Comune, l'Associazione ha utilizzato parte dei soci disponibili a tale attività ed in parte nuovi associati. I turni venivano stabiliti dai lavoratori stessi i quali ricevevano, periodicamente, un compenso sulla base delle


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ore lavorate e degli incassi effettuati nel periodo, in conformità con quanto previsto dallo statuto e dal regolamento esecutivo dell'associazione.
Per quanto riguarda, in particolare, la signora Veronica Tecchio si comunica che la stessa, avendo interesse per l'attività summenzionata, si accordava con il presidente dell'associazione, signora Biancamaria Poli, per iniziare la sua collaborazione alla Torre Civica e qualche giorno dopo l'inizio dell'attività, le veniva rilasciata la tessera associativa.
La signora Poli, a seguito dei fatti successivi alla lettera del 30 luglio 2003, attesa la rilevanza che il fatto aveva avuto sulla stampa, con raccomandata dell'8 agosto 2003, inviata alla signora Tecchio, al direttivo dell'associazione ed alle redazione dei quotidiani interessati, chiedeva ufficialmente scusa rassegnando le proprie dimissioni dalla carica di presidente.
Le dimissioni venivano comunicate anche al comune di Sabaudia.
Il 9 agosto 2003 si riuniva il direttivo dell'associazione Sabaudiartis che deliberava di riammettere la socia signora Tecchio Veronica nell'attività, purché rispondente ai requisiti richiesti dall'associazione e di non accettare le dimissioni del presidente.
Successivamente, in data 20 novembre 2003 la signora Veronica Tecchio ha presentato richiesta di espletamento del tentativo di conciliazione alla commissione operante presso la direzione provinciale del lavoro di Latina. Detto tentativo si è concluso, in data 4 febbraio 2004, con un verbale di mancata comparizione della signora Biancamaria Poli, presidente della Sabaudiartis.
Si fa presente, infine, che gli accertamenti ispettivi hanno portato alla conclusione che, per le modalità di svolgimento del rapporto lavorativo e le caratteristiche dell'attività, non si possa ascrivere la fattispecie a quella di rapporto di lavoro di natura subordinata.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

BATTAGLIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 8 novembre 2000, n. 328, legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, all'articolo 22 prevede la definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza Sociale (LEAS);
l'articolo 20 della stessa legge stabilisce, al comma 4, che «la definizione dei livelli essenziali di cui all'articolo 22 è effettuata contestualmente a quella delle risorse da assegnare al Fondo nazionale per le politiche sociali tenuto conto delle risorse ordinarie destinate alla spesa sociale dalle regioni e dagli enti locali, nel rispetto delle compatibilità finanziarie definite per l'intero sistema di finanza pubblica dal Documento di programmazione economico-finanziaria»;
più di sette mesi fa, il 4 febbraio 2004, il Ministro Maroni nel corso di un incontro con le Acli aveva dichiarato che tale decreto sarebbe stato pronto per l'inizio della primavera;
oggi siamo al 23 settembre, la primavera è finita, l'estate anche, siamo entrati nell'autunno, ma ancora non abbiamo notizie sui LEAS, né sono state individuate risorse aggiuntive per una loro piena realizzazione in tutto il Paese -:
quando intenda il Ministro emanare il decreto attuativo dei LEAS, e con quali risorse pensa debbano essere realizzati i servizi e le prestazione in esso previsti
(4-11036)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si fa presente che il Governo è attualmente impegnato nell'attuazione di quanto previsto dal nuovo quadro istituzionale.
In particolare, la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEP) secondo quanto indicato alla lettera
m), del comma 2, dell'articolo 117, della Costituzione, prevede l'articolazione di precise garanzie per i cittadini affinché sia


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assicurata l'uguaglianza delle opportunità in materia di diritti sociali.
In ragione dell'importanza del nuovo assetto, questo Ministero ha attivato un complesso processo di collaborazione con le istituzioni intervenute per l'elaborazione di un sistema di regole, procedure e programmi per la determinazione dei (Lep) livelli essenziali delle prestazioni sociali.
In una prima fase, questo Ministero ha incontrato le regioni, in sede di Conferenza unificata, per avviare un primo dialogo con i diversi attori chiamati ad intervenire in materia di assistenza sociale.
Successivamente, è stato avviato un approfondito lavoro di studio ed analisi delle ipotesi di intervento, improntato su un confronto istituzionale costante sulle principali problematiche connesse alla definizione dei Lep.
Nel mese di aprile, questa Amministrazione ha presentato alla Conferenza unificata una proposta da esaminare in ordine al percorso di individuazione dei livelli essenziali.
Il 16 novembre 2004, si è tenuto un incontro tra questo Ministero e gli assessori regionali alle politiche sociali, nel corso del quale si è manifestata la volontà di aprire dei tavoli tecnici con le regioni, le province autonome ed i comuni.
Infine, si precisa, per quanto concerne le risorse destinate allo sviluppo dell'intero sistema delle prestazioni e degli interventi sociali così individuato, che esse saranno poste a carico dei finanziamenti statali e regionali.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

BULGARELLI e CENTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori dell'ELSAG STI S.p.A. (gruppo Elsag-finmeccanica società quotata in borsa controllato dal Ministero del tesoro) svolgono da 30 anni il lavoro di riscontro della biglietteria aerea per conto della IATA Industry Distribution and Finanzial Service, commessa BPS IATA Italia. Dal 1970 il capocommessa della funzione in oggetto è la Holding BNL che la svolge attraverso varie società tra cui la Mediser;
tra marzo e agosto del 2000, per contrasti societari, i lavoratori videro minacciata la propria posizione occupazionale rischiando di perdere il lavoro, furono costretti a lunghi scioperi e ad interminabili assemblee finché la situazione fu ricomposta con l'accordo delle parti anche grazie al ruolo svolto dalla Regione Lazio;
l'accordo in questione si concretizzò nella creazione della ELSAG Sti S.p.A., che per l'occasione aprì una sede a Roma, cui affidare la commessa IATA;
risulta all'interrogante che alla ELSAG Sti S.p.A vennero conferiti la maggior parte dei lavoratori della Mediser che nel passaggio furono penalizzati perdendo l'anzianità di servizio e le qualifiche professionali raggiunte; per contro, ai lavoratori fu promessa da parte della BNL multiservizi un fatturato tale da garantire il benessere finanziario della società subentrante e l'occupazione almeno fino al 2005;
alla fine del 2003, la IATA internazionale però prese «l'inspiegabile» decisione di affidare la commessa alla multinazionale spagnola ADP che al subentro iniziò una politica di tagli incompatibile con gli accordi del 2000 cui la ADP non si sente vincolata, e comunque ritenuti inaccettabili per i lavoratori;
a questo punto avvengono dei fatti su cui l'interrogante vorrebbe fosse fatta luce: l'ADP spacca in due la commessa, lasciando alla ELSAG il riscontro manuale e affidando il riscontro automatico della biglietteria alla cooperativa «Amico Service» che in passato si era limitata a fornire saltuariamente del personale itinerante alla ELSAG per trasporti e consegne, diviene immediatamente operativa e abilitata a lavori qualificati e di responsabilità nonostante l'evidente instabilità della stessa che è costretta solo il primo anno a


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cambiare ben tre sedi, sempre in scantinati e garages;
l'inevitabile perdita di fatturato è immediatamente scaricata sui lavoratori: il 70 per cento dei lavoratori è messo in cassa integrazione con premessa di licenziamento e alcuni sono già in mobilità;
nell'affidare il riscontro automatico ad «Amico Services» la ADP non ha fatto nessun tentativo di conferire anche i lavoratori che, fino ad allora, l'avevano svolto. Inoltre nel richiedere la cassa integrazione non ha mostrato alcun prospetto di rientro produttivo, né alcun piano industriale;
il quotidiano Italia Oggi il 26 gennaio 2004 ha dato notizia di una nuova importante commessa per il sistema informatizzato per i documenti della pubblica amministrazione da parte del gruppo ATI di cui la ELSAG STI fa parte, ed una simile commessa richiede competenze tipiche dei lavoratori che si vorrebbero in mobilità;
secondo gli interroganti, la commessa IATA dovrebbe essere affidata, per i criteri di sicurezza interna ed internazionale il cui rispetto dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 deve essere ancora più scrupoloso, a ditte certificate, garantite e qualificate come la ELSAG STI, e non in base a criteri di risparmio indiscriminato che vanno a discapito della sicurezza -:
se non si ritenga che conformemente agli accordi presi con il concorso della Regione Lazio e sottoscritti dalla BNL MLS dovrebbero esser comunque tutelati i posti di lavoro all'ELSAG STI almeno fino al 2005;
se non sia opportuno impiegare i lavoratori ELSAG STI nell'informatizzazione della P.A. o ricollocare eventuali esuberi in altre società del gruppo FINMECCANICA controllate dal Ministero del Tesoro e comunque usufruire di idonei ammortizzatori sociali;
se non si giudichi, inoltre, poco conforme ai soprammenzionati criteri di sicurezza l'affidamento del riscontro automatico ad una cooperativa non certificata e garantita.
(4-09238)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in argomento si rappresenta quanto comunicato al riguardo dalla direzione provinciale del lavoro di Roma.
L'azienda Elsag Sti S.p.A. ha la sede legale in Piacenza, via Piemonte n. 1 ed una unità operativa in Roma, via Naide, n. 43, con un organico complessivo di n. 150 dipendenti, mentre solo nella filiale romana lavorano 93 impiegati, di cui 13 donne e 80 uomini.
Nel 2004, l'unità operativa di Roma ha iniziato le procedure di Cassa integrazione guadagni ordinaria e mobilità volontaria.
La società Elsag Sti S.p.A. è controllata da Elsag per il 51 per cento e si occupa della fornitura di servizi di gestione amministrativa e di contabilizzazione della biglietteria aerea gestita dalla società Iata, settore denominato servizio Billing Settlement Plan (BSP).
La società Elsag Sti S.p.A. è subentrata nella commessa Iata alla società Mediser Italia S.p.A., la quale ha cessato l'attività il 24 luglio 2000.
Il personale della Mediser è stato liquidato ed iscritto nelle liste di mobilità ma, sulla base di un accordo con le organizzazioni sindacali e al fine di espletare delle attività nella nuova sede di Roma, la società Elsag Sti ha acquisito tale personale.
In particolare, 100 lavoratori sono stati assunti nel mese di settembre 2000 ed altri nel mese di marzo 2001, mentre 36 sono stati messi in mobilità.
Il personale ex Mediser nel passaggio alla società Elsag Sti S.p.A. è stato inquadrato nella 4a categoria del CCNL Metalmeccanico, mentre in precedenza rientrava nel CCNL del settore Commercio. Ai predetti lavoratori non è stata riconosciuta l'anzianità lavorativa maturata nell'azienda di provenienza.
In data 4 dicembre 2003, la società Elsag Sti ha iniziato la procedura di consultazione sindacale, di cui all'articolo 5, della legge n. 164 del 1975, prevista per il ricorso all'intervento di cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo).


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L'inatteso annullamento di alcuni importanti contratti già acquisiti da parte della Iata, risulta essere uno dei principali motivi che ha costretto l'azienda al ricorso all'integrazione salariale. Al riguardo, è necessario far presente che il mercato di riferimento è caratterizzato da una elevata competitività, la quale comporta una particolare attenzione per tutti gli operatori del settore al contenimento dei costi aziendali e all'individuazione della domanda di nuove esigenze da soddisfare.
L'autorizzazione all'integrazione salariale ha riguardato dapprima il periodo dal 5 gennaio 2004 al 4 aprile 2004, per un numero di 13 settimane per 66 unità lavorative e, successivamente il periodo dal 5 aprile 2004 al 4 luglio 2004, per un numero di 13 settimane per 70 unità lavorative.
In data 23 marzo 2004, la società Elsag Sti ha aperto una procedura di mobilità volontaria, ai sensi della legge n. 223 del 1991, per n. 10 lavoratori in Cigo e per i lavoratori che nel corso o al termine della procedura di mobilità, maturino i requisiti di età e di contribuzione per la pensione di anzianità o di vecchiaia.
Per quanto concerne l'instabilità della Cooperativa «Amicoservice», alla quale è stato affidato il riscontro automatico della biglietteria aerea Iata a decorrere dal 1o dicembre 2003, dall'accertamento è emerso che si avvale di n. 47 collaboratori, di cui n. 35, assunti il 20 marzo 2004 con contratto a progetto.
La cooperativa in esame, su richiesta della citata direzione provinciale, ha fornito solo la documentazione inerente ai contratti a progetto ed altre informazioni su n. 7 lavoratori, che hanno svolto lavoro di biglietteria dall'1 gennaio 2004 al 20 marzo 2004, ma non ha esibito la documentazione sul versamento dei contributi. In merito, pertanto, saranno svolti ulteriori accertamenti, considerato che presso l'Inps, sede zonale dell'Eur, la predetta cooperativa risulta aver versato i contributi dovuti fino al mese di novembre 2002.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

ARMANDO COSSUTTA, SGOBIO e BELLILLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le attività produttive, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la «Molisana Industrie Alimentari Spa», azienda del settore alimentare di Campobasso, attraversa dal 2000 una grave crisi industriale con perdite economiche ingenti a causa della rilevante contrazione dei volumi delle vendite con conseguenti difficoltà finanziarie che impediscono all'azienda da una parte di rifornirsi delle materie prime per la produzione e dall'altra di pagare le esposizioni debitorie a banche e fornitori;
malgrado il fatto che tale gravissima crisi economica della società sia stata esaminata ed approfondita nel corso di svariati incontri tra le parti, le istituzioni locali ed il comitato di coordinamento di iniziative per l'occupazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, non è stata tuttavia trovata alcuna soluzione volta ad impedire la cessazione dell'attività di impresa;
in data 11 maggio 2004, il Tribunale di Campobasso ha dichiarato il fallimento della «Molisana Industrie Alimentari Spa» con relativa apposizione dei sigilli e sospensione dal lavoro dei dipendenti;
il curatore fallimentare, previamente autorizzato dal giudice delegato, ha fatto richiesta al Ministero del lavoro e delle politiche sociali dell'intervento straordinario di integrazione salariale ai sensi della legge n. 223 del 1991 per i 199 dipendenti costituenti l'organico aziendale per la durata iniziale di dodici mesi, essendo stata da tempo espletata la procedura dell'esame congiunto della situazione aziendale ai sensi dell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 218 del 2000;
intanto, continuano le intimidazioni nei confronti dei lavoratori della «Molisana». Dopo la parziale devastazione e la distruzione di parte delle 9.000 firme di solidarietà raccolte fra i cittadini, ancora


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nella notte dell'11 maggio 2004, è stata incendiata da ignoti la tenda dei dipendenti del pastificio che da più di tre mesi avevano voluto sollecitare così l'attenzione e le risposte del governo a difesa del posto di lavoro e della prospettiva di vita dell'azienda che conta 199 dipendenti oltre a centinaia di altri lavoratori dell'indotto -:
se il Ministro del lavoro abbia già provveduto e, ove non lo abbia fatto, se non ritenga senza alcun ulteriore indugio di accordare il provvedimento di intervento straordinario di integrazione salariale per i dipendenti della predetta società sospesi a zero ore, con decorrenza dall'11 maggio 2004 per la durata iniziale di dodici mesi e con pagamento diretto ai lavoratori da parte dell'INPS, ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 223 del 1991;
quali interventi voglia adottare il Ministro delle attività produttive, dopo quelli per la Parmalat, Cirio, Alitalia eccetera, per evitare la chiusura della più importante azienda del Molise centrale e per favorire comunque la ripresa dell'attività produttiva aziendale;
se il Ministro dell'interno abbia più provveduto e comunque quali iniziative intenda adottare, promuovere e sollecitare, anche attraverso il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, affinché gli atti intimidatori e le aggressioni ai lavoratori non abbiano a ripetersi in qualsiasi forma, anche in relazione ad analoghi episodi di violenza verificatisi in Molise nei confronti delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori che si battono per la difesa dei posti di lavoro.
(4-10211)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame si fa presente quanto riferito al riguardo dalla direzione provinciale del lavoro e dall'ufficio territoriale del Governo di Campobasso.
Si ritiene opportuno premettere che l'azienda «Industrie alimentari La Molisana S.p.A.» storico pastificio del Molise, per il noto e apprezzato prodotto diffuso anche all'estero, negli ultimi anni ha mostrato progressivi segnali di sofferenza e poi di profonda crisi industriale e finanziaria, con una rilevante esposizione debitoria nei confronti del sistema bancario e dei fornitori, che si è evidenziata all'esterno e presso le maestranze in tutta la sua gravità a partire da circa due anni.
Numerose e sostanziali sono state le iniziative assunte, anche dalle istituzioni locali, come l'iniziativa assunta dal Consiglio regionale del Molise, in data 21 luglio 2003, che ha autorizzato la Giunta regionale a provvedere attraverso la Finmolise alla concessione di una fideiussione per l'importo di cinque milioni di euro, così come richiesto dall'azienda per una fase di rilancio del piano aziendale e a sollecitare Sviluppo Italia a partecipare come partner per consentire il risanamento dell'azienda in questione, oltre alle disposizioni introdotte dalla legge regionale n. 6/2004, (di modifica e integrazione della legge regionale n. 4/2004) finalizzate ad un intervento fideiussorio tramite la Finmolise di un importo di 1.000.000,00 di euro quale anticipazione finanziaria, sempre a favore della citata società.
A ciò va anche aggiunto che è stato convocato più volte, sin dal 3 febbraio scorso, il tavolo istituzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, presso il Comitato per il coordinamento delle iniziative per l'occupazione, ai fini dell'individuazione di una strategia idonea a realizzare il risanamento e la riorganizzazione nonché il rilancio industriale dell'azienda, a salvaguardia dei 200 dipendenti ai quali si deve aggiungere il cospicuo indotto.
La citata società non ha superato la crisi e, in data 11 maggio 2004, il tribunale di Campobasso ha dichiarato il fallimento dell'azienda, con immediata apposizione dei sigilli e conseguente cessazione delle attività produttive.
Il giudice delegato del fallimento, il 9 luglio scorso, a seguito della diserzione dell'asta bandita dal curatore fallimentare per l'affitto e vendita dell'impianto industriale, dopo aver esaminato tre offerte avanzate fuori gara dai gruppi SO.FIN.IND., Colussi e TMT, ha autorizzato l'affitto d'azienda finalizzato all'acquisto in


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favore del primo, per l'offerta più conveniente e garantita.
Il gruppo SO.FIN.IND. fa capo all'imprenditore campano avvocato Maione, titolare, tra l'altro del marchio «pasta Russo» di Cicciano.
Con atto notarile, del 2 settembre 2004 è stato, pertanto, stipulato un contratto di affitto di azienda tra il curatore fallimentare, nella procedura di fallimento della società «La Molisana - industria alimentare S.p.A.» e la società «pastificio La Molisana S.p.A.».
Quest'ultima società è stata costituita per il 99 per cento dalla società «pastificio Carmine Russo S.p.A.» aggiudicataria iniziale dell'affitto e dall'1 per cento dalla società Holding finanziaria del gruppo Maione.
In particolare, risulta che l'affittuario si obbliga ad esercitare per l'intera durata dell'affitto, fissata in quattro anni, l'attività dell'azienda sotto il marchio originario «La Molisana», a partecipare alla vendita forzata che sarà disposta dagli organi della procedura fallimentare al termine del rapporto di affitto, o anticipatamente come previsto dal contratto stesso, con diritto di prelazione ed, infine, ad assumere in servizio, con contratti di lavoro a tempo indeterminato, entro il periodo di cassa integrazione guadagni, tutti i dipendenti della società fallita.
Inoltre, si precisa che questo Ministero, il 13 e il 22 luglio 2004, ha emanato i decreti con i quali è stata concessa la cassa integrazione guadagni straordinaria a 199 lavoratori per il periodo 19 aprile 2004-10 maggio 2004 e per il periodo 11 maggio 2004-10 maggio 2005 per 196 lavoratori.
L'INPS ha già provveduto al pagamento del predetto trattamento per il periodo 11 maggio-30 settembre e sta provvedendo al pagamento relativo al periodo dal 1o ottobre 2004 al 10 maggio 2005, contemporaneamente al maturarsi dello stesso.
Inoltre, in data 22 novembre 2004, l'Istituto ha liquidato anche il trattamento straordinario di integrazione salariale per il periodo dal 19 aprile 2004 al 10 maggio 2004, precedentemente sospeso in attesa della documentazione che doveva essere fornita dal curatore fallimentare, in ordine all'importo spettante ai singoli lavoratori.
Per quanto concerne, infine, il primo incendio che ha distrutto, nella notte del 20 marzo, parte delle firme raccolte dai lavoratori a proprio sostegno, le indagini svolte dalla Digos hanno permesso di rintracciarne i probabili autori e di ritenere che il fatto possa essere considerato vandalico e non di matrice politica, poiché messo in atto da delinquenti locali. Per il secondo incendio, poi, che si è verificato nella notte dell'11 maggio 2004, a causa delle difficoltà di ricostruzione della dinamica dell'incendio e l'assenza di tracce o cose pertinenti al reato, su richiesta della procura della Repubblica è stato emesso un provvedimento di archiviazione.
Per ulteriore precisazione, la prefettura sopra citata fa presente che, nella stessa mattina dell'11 maggio, si è tenuta una riunione con il questore e il comandante provinciale dei Carabinieri, in ordine ai fatti su esposti ed alle misure da adottare. Nella stessa riunione sono stati valutati i primi elementi raccolti dagli inquirenti, che comunque non sono risultati tali da collegare in alcun modo anche il secondo evento a matrici di tipo politico o a volontà intimidatorie.
Da ultimo, si precisa che oltre ai predetti episodi non risulta che le maestranze del pastificio siano state destinatarie di minacce o atti di intimidazione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

MAURA COSSUTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Vicenza è in corso la realizzazione del nuovo teatro pubblico;
il Comune di Vicenza è committente dell'opera mentre l'impresa realizzatrice dei lavori risulta essere l'azienda edile COGI Costruzioni Italiane;
il Contratto nazionale dei lavoratori edili prevede il pagamento della retribuzione,


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da parte del datore di lavoro, il giorno dieci di ogni mese;
in sede di confronto tra lavoratori e azienda, al fine di rispondere ad alcune esigenze dell'azienda i lavoratori hanno accettato, attraverso accordo verbale, che il pagamento degli stipendi avvenisse il giorno venti di ogni mese anziché il giorno dieci come previsto dalla contrattazione nazionale di settore;
risulta che l'impresa COGI Costruzioni Italiane abbia più volte ritardato il pagamento delle retribuzioni, non rispettando mai, da quando è iniziata la costruzione dell'opera, né il termine fissato dal Contratto nazionale dei lavoratori edili, né il termine concordato con i lavoratori -:
se ritenga opportuno accertare la veridicità dei fatti esposti e, conseguentemente, intervenire anche attraverso le strutture periferiche del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, affinché l'impresa costruttrice del nuovo teatro di Vicenza operi nel piano rispetto del Contratto collettivo nazionale di lavoro degli edili.
(4-11510)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si fa presente quanto riferito dalla direzione provinciale del lavoro di Vicenza.
Presso il cantiere CO.GI opera in subappalto autorizzato la Cooperativa Futura S.c.a.r.l. per l'esecuzione di «lavori relativi alla sola realizzazione di opere strutturali».
I dipendenti di tale cooperativa hanno dichiarato di non essere stati retribuiti per il lavoro prestato nel cantiere in questione dal proprio datore di lavoro.
È stato, quindi, promosso dalla citata direzione provinciale, un accordo sindacale, nel quale la CO.GI si è impegnata, come sottoscritto nel verbale di conciliazione, a pagare le retribuzioni arretrate dovute ai dipendenti della cooperativa Futura ed ad assumere, previo loro assenso, tutti i lavoratori della cooperativa stessa.
Si informa, inoltre, che la società CO.GI ha reso noto al Comune committente, a causa di quanto accaduto, di aver rescisso il contratto di subappalto con la cooperativa «Futura» e di aver regolarizzato la propria posizione agli effetti dei versamenti contributivi presso la Cassa edile di Vicenza.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

CRUCIANELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il pastificio «La Molisana» sito in Campobasso rappresenta storicamente una delle realtà economiche più importanti dell'industria molisana, ed occupa circa 500 lavoratori tra addetti ed operatori dell'indotto;
negli ultimi anni, a partire dal 2003, la dirigenza dell'azienda ha denunciato gravi problemi di liquidità tali da giungere allo stato di insolvenza, nonostante i lavoratori abbiano messo in pratica - con forte spirito di responsabilità - forme di sciopero alla rovescia allo scopo di garantire la continuità produttiva e la presenza del marchio sul mercato;
negli ultimi mesi la lotta dei lavoratori è stata fatta oggetto di vari atti vandalici, tra cui il 20 marzo del 2004 veniva dato alle fiamme il plico contenente le 9000 firme di solidarietà dei cittadini ed il materiale sindacale custodito all'interno del tendone allestito sotto la prefettura, e la notte tra il 10 e l'11 maggio veniva incendiata l'intera struttura, nonché in data 29 aprile 2004 la stessa sede locale della CGIL subiva una devastazione;
nonostante le iniziative intraprese dalle organizzazioni sindacali nei confronti degli enti locali e nazionali allo scopo di accedere a soluzioni simili a quelle adottate per la crisi Parmalat, lo scorso 11 maggio il tribunale dichiarava il fallimento dell'azienda medesima;
come conseguenza di tale decisione il giudice delegato emanava un bando di


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affitto finalizzato all'acquisto: la prima asta del 23 giugno 2004 andava deserta e quindi, si procedeva all'emanazione di due decreti per l'affidamento dell'azienda;
le consultazioni condotte dalla curatela fallimentare con diversi imprenditori, tra cui anche industriali locali, inducevano il giudice delegato ad assegnare l'azienda al Pastificio Russo di Cicciano in data 9 luglio 2004;
tale decreto di assegnazione stabiliva nel limite di trenta giorni la stipula del contratto di fitto che ad oggi risulta appena sottoscritto, ma accorre capire quale piano di rilancio si intende perseguire -:
quali iniziative i ministri interrogati intendano assumere al fine di garantire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e le relative salvaguardie di legge, e se non intendano verificare la consistenza del nuovo piano industriale allo scopo di salvaguardare il marchio dell'azienda «La Molisana» quale simbolo del nostro «Made in Italy».
(4-10754)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in argomento si fa presente quanto riferito al riguardo dalla direzione provinciale del lavoro di Campobasso e dall'ufficio territoriale del governo di Campobasso.
Si ritiene opportuno premettere che l'azienda «Industrie alimentari La Molisana S.p.A.» storico pastificio del Molise, per il noto e apprezzato prodotto diffuso anche all'estero, negli ultimi anni ha mostrato progressivi segnali di sofferenza e poi di profonda crisi industriale e finanziaria, con una rilevante esposizione debitoria nei confronti del sistema bancario e dei fornitori, che si è evidenziata all'esterno e presso le maestranze in tutta la sua gravità a partire da circa due anni.
Numerose e sostanziali sono state le iniziative assunte, anche dalle istituzioni locali, come l'iniziativa assunta dal consiglio regionale del Molise, in data 21 luglio 2003, che ha autorizzato la giunta regionale a provvedere attraverso la Finmolise alla concessione di una fideiussione per l'importo di cinque milioni di euro, così come richiesto dall'azienda per una fase di rilancio del piano aziendale e a sollecitare Sviluppo Italia a partecipare come partner per consentire il risanamento dell'azienda in questione, oltre alle disposizioni introdotte dalla legge regionale n. 6/2004 (di modifica e integrazione della legge regionale n. 4/2004) finalizzate ad un intervento fideiussorio tramite la Finmolise di un importo di 1.000.000,00 di euro quale anticipazione finanziaria, sempre a favore della citata società.
A ciò va anche aggiunto che è stato convocato più volte, sin dal 3 febbraio scorso, il tavolo istituzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, presso i Comitato per il coordinamento delle iniziative per l'occupazione, ai fini dell'individuazione di una strategia idonea a realizzare il risanamento e la riorganizzazione nonché il rilancio industriale dell'azienda, a salvaguardia dei circa 200 dipendenti, ai quali si deve aggiungere il cospicuo indotto.
La citata società non ha superato la crisi e, in data 11 maggio 2004, il tribunale di Campobasso ha dichiarato il fallimento dell'azienda, con immediata apposizione dei sigilli e conseguente cessazione delle attività produttive. Il Ministero delle attività produttive precisa, al riguardo, che le competenze sono del giudice delegato del fallimento e che, attualmente, neanche la citata
task force per l'occupazione ha più notizie in merito.
Il giudice delegato del fallimento, il 9 luglio scorso, a seguito della diserzione dell'asta bandita dal curatore fallimentare per l'affitto e vendita dell'impianto industriale, dopo aver esaminato tre offerte avanzate fuori gara dai gruppi SO.FIN.IND, Colussi e TMT, ha autorizzato l'affitto d'azienda finalizzato all'acquisto in favore del primo, per l'offerta più conveniente e garantita.
Il Gruppo SO.FIN.IND fa capo all'imprenditore campano avvocato Maione, titolare tra l'altro del marchio «pasta Russo» di Cicciano.
Con atto notarile, del 2 settembre 2004 è stato, pertanto, stipulato un contratto di affitto di azienda tra il curatore fallimentare, nella procedura di fallimento della


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società «La Molisana - industria Alimentare S.p.A.» e la società «pastificio La Molisana S.p.A.».
Quest'ultima società è stata costituita per il 99 per cento dalla società «pastificio Carmine Russo S.p.A.» aggiudicataria iniziale dell'affitto e dall'1 per cento dalla società Holding Finanziaria del gruppo Maione.
In particolare, risulta che l'affittuario si obbliga ad esercitare per l'intera durata dell'affitto, fissata in quattro anni, l'attività dell'azienda sotto il marchio originario «La Molisana», a partecipare alla vendita forzata che sarà disposta dagli organi della procedura fallimentare al termine del rapporto di affitto, o anticipatamente come previsto dal contratto stesso, con diritto di prelazione ed, infine, ad assumere in servizio, con contratti di lavoro a tempo indeterminato, entro il periodo di cassa integrazione guadagni, tutti i dipendenti della società fallita.
Inoltre, si precisa che questo Ministero, il 13 e il 22 luglio 2004, ha emanato i decreti con i quali è stata concessa la cassa integrazione guadagni straordinaria a 199 lavoratori per il periodo 19 aprile 2004-10 maggio 2004 e per il periodo 11 maggio 2004-10 maggio 2005 per 196 lavoratori.
L'INPS ha già provveduto al pagamento del predetto trattamento per il periodo 11 maggio-30 settembre e sta provvedendo al pagamento relativo al periodo dal 1o ottobre 2004 al 10 maggio 2005, contemporaneamente al maturarsi dello stesso.
Inoltre, in data 22 novembre 2004, l'Istituto ha liquidato anche il trattamento straordinario di integrazione salariale per il periodo dal 19 aprile 2004 al 10 maggio 2004, precedentemente sospeso in attesa della documentazione che doveva essere fornita dal curatore fallimentare, in ordine all'importo spettante ai singoli lavoratori.
Da ultimo, si precisa che, attualmente il pastificio occupa 70 dipendenti, tra operai ed impiegati, provenienti dalla ditta fallita e produce circa 15.000 quintali di paste alimentari al mese, impegnando momentaneamente, soltanto quattro linee di produzione delle undici esistenti.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

DEIANA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è in costante crescita il numero di infortuni sul lavoro, spesso mortali e invalidanti, la cui causa è sempre più frequentemente provocata dalla mancanza delle più elementari norme di sicurezza da parte delle aziende, e dalla diffusione massiccia del lavoro nero, come recentemente ha evidenziato l'incidente al porto di Genova;
in tutto il territorio nazionale il numero degli ispettori amministrativi e degli accertatori del lavoro, principalmente adibiti al controllo sul versamento dei contributi obbligatori, al controllo dell'orario di lavoro, alla tutela del lavoro minorile, è rispettivamente di 1.400 e 349 unità, mentre gli ispettori tecnici adibiti alla sicurezza e all'igiene nei luoghi di lavoro è di 295 ispettori;
tali numeri sono palesemente irrilevanti a fronte dei milioni di aziende piccole, medie e grandi dell'industria, commercio, terziario, oltre che le migliaia di cantieri edili e di lavorazioni a rischio;
i dati sull'emersione del lavoro sommerso provenienti dalle singole Direzioni provinciali del lavoro, anche in assenza del dato complessivo del 2002 perché non ancora reso noto dal Ministero, sembrano confermare che gli accessi ispettivi non hanno apportato risultati apprezzabili in merito alla regolarizzazione dei lavoratori in nero ed irregolari né, di conseguenza, al recupero contributivo e tantomeno innalzato il livello di sicurezza sui posti di lavoro;
i pochi ispettori tecnici vengono sistematicamente distolti dalla loro primaria e fondamentale funzione di controllo, per


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essere utilizzati nella campagna di informazione e di sensibilizzazione nelle scuole in materia di sicurezza nei cantieri, secondo quanto risulta all'interrogante ciò avviene ad esempio alla direzione provinciale del lavoro di Roma, dove gli ispettori tecnici che sono appena 15, inclusi quelli dell'area medica, vengono utilizzati per questa funzione;
i quattrocento ispettori amministrativi vengono, prevalentemente, utilizzati su tutto il territorio nazionale negli uffici, come impiegati ordinari;
presso l'ufficio ispettivo della direzione di Roma, è transitato per un periodo molto breve, proveniente dalle Sedi Centrali del Ministero, un congruo contingente di personale, riqualificato alcuni mesi fa mediante appositi corsi ed inquadrato nel profilo ispettivo alla posizione economica C/2, con un passaggio di livello dall'ex 7 all'ex 8 livello, giustificato dall'impegno assunto di svolgere funzione ispettiva;
tali lavoratori, nella sede periferica dove avrebbero dovuto assumere la mansione per la quale avevano ottenuto il passaggio al livello superiore sono appunto transitati solo per alcuni giorni, e successivamente rientrati nelle sedi di provenienza hanno continuato a svolgere le mansioni amministrative precedenti, anziché le nuove competenze connesse all'attività di vigilanza per cui sono stati riqualificati -:
se il Ministro, di fronte alla continua tragedia dei morti sul lavoro e alle perduranti inadeguatezze in merito alla regolarizzazione dei lavoratori in nero e al recupero contributivo, non ritenga necessario assumere le opportune iniziative perché siano attivate immediatamente le procedure per l'assunzione dei mille ispettori previsti dalla legge finanziaria del 2000;
se non ritenga necessario che vengano istituiti dallo stesso Ministero corsi di formazione per gli ispettori amministrativi che su base volontaria intendano essere adibiti alla vigilanza tecnica e nel caso del personale già riqualificato, utilizzare tali lavoratori nella nuova qualifica ispettiva acquisita, presso le sedi territoriali delle Direzioni provinciali del lavoro.
(4-08264)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in discorso, si comunica che, ai sensi dell'articolo 119 della legge finanziaria per l'anno 2000, si è dato avvio alle procedure per l'assunzione di ispettori del lavoro.
Infatti, sono stati pubblicati nella
Gazzetta ufficiale 4a' serie speciale «Concorsi ed esami» n. 93 del 23 novembre 2004, due bandi di concorso, finalizzati rispettivamente all'assunzione di 795 ispettori del lavoro e 75 ispettori tecnici, posizione economica C2.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

DEODATO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Iar-Siltal S.p.A., azienda specializzata nella produzione di lavatrici, asciugatori e frigoriferi, sta attraversando da diversi mesi una grave crisi finanziaria, in conseguenza della quale, lo scorso mese di giugno, è stato chiuso lo stabilimento di Abbiategrasso;
per cinquant'anni questo complesso ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale per il tessuto produttivo locale, costituendo altresì la principale fonte di reddito per moltissime famiglie residenti nel territorio. In particolare, nella fabbrica di Via Pontida, l'unica della Iar-Siltal in tutta la Lombardia, erano impiegati 530 dipendenti, in prevalenza donne, che rappresentavano una quota significativa dell'intera popolazione lavorativa locale, già gravemente colpita in passato dalla chiusura degli stabilimenti Nestlè;
successivamente alla chiusura di questo complesso ed al conseguente trasferimento dei suoi addetti allo stabilimento di


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Ticineto in provincia di Alessandria, si apprende dagli organi di stampa locale che la Iar-Siltal ha richiesto l'applicazione della cassa integrazione straordinaria con decorrenza 1 agosto 2004 e che detta istanza non è stata però controfirmata dalle rappresentanze sindacali aziendali. E proprio l'inasprirsi delle relazioni industriali intorno a tale questione sarebbe alla base della recente determinazione della Iar-Siltal di non versare ai propri dipendenti gli anticipi sulla cassa integrazione;
questi avvenimenti si ripercuotono unicamente sulle famiglie dei dipendenti in questione, che hanno ricevuto l'ultimo stipendio solo lo scorso luglio e che attendono ancora di conoscere quando ed in quale misura percepiranno la mensilità di agosto e quelle successive -:
se, alla luce del preoccupante clima di allarme e di disagio sociale che si è venuto a creare, non ritenga di intervenire direttamente nella controversia tra le organizzazioni sindacali e la direzione aziendale affinché possa essere al più presto corrisposto quanto dovuto agli addetti all'ex stabilimento Iar-Siltal di Abbiategrasso.
(4-11016)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame si fa presente quanto riferito al riguardo dalla direzione provinciale del lavoro Alessandria.
La società Iar Siltal S.p.A., come è stato anche ribadito dalla stessa società il 15 ottobre 2004 in una riunione che si è tenuta presso l'Unione industriale di Alessandria, sta attraversando una situazione di crisi finanziaria, anche per lo stato di crisi generale del settore elettrodomestico.
Ad ogni modo, già, in un incontro avvenuto, il 5 ottobre 2004 presso il Ministero delle attività produttive, alla presenza delle organizzazioni sindacali, la Iar Siltal aveva assunto l'impegno di dar corso all'erogazione delle mensilità di cassa integrazione guadagni straordinaria di agosto e settembre 2004 in due
trance, entro il 10 ottobre 2004.
Inoltre, si fa presente che questo Ministero, con decreto n. 34820 del 29 settembre 2004, ha concesso la Cassa integrazione guadagni straordinaria per i lavoratori della Iar Siltal S.p.A. di Abbiategrasso, per il periodo dal 1o agosto 2004 al 31 luglio 2005. Le organizzazioni sindacali, al riguardo, hanno specificato di non aver partecipato alla trattativa preliminare alla concessione stessa, poiché è avvenuta presso la sede della regione Lombardia.
Da ultimo, si fa presente che stanno procedendo regolarmente anche i trasferimenti dei lavoratori dallo stabilimento di Abbiategrasso a quello di Ticineto, pur con qualche difficoltà manifestata da parte di alcuni dipendenti.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

DILIBERTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
dopo il referendum svoltosi nel dicembre 2003, è in corso una vertenza presso l'azienda Eaton di Monfalcone;
dopo 74 ore di sciopero e 7 mesi di attesa l'azienda si mostrava disponibile ad un confronto;
il 6 luglio 2004, secondo quanto riferito dai lavoratori, l'azienda presentava una proposta insoddisfacente e rispondeva in modo negativo alla proposta di mediazione avanzata dai sindacati, arrivando a minacciare la serrata dello stabilimento in caso di nuovi scioperi;
la mobilitazione è proseguita nel mese di luglio, scatenando un'offensiva da parte della Eaton che ha anche deciso di non rinnovare il contratto in scadenza di 20 giovani assunti a tempo determinato. Intanto si sono moltiplicate le voci di ristrutturazioni, esuberi e ricorso alla mobilità;
l'azienda ha comunicato il ricorso alla Cigo per una settimana al mese fino a dicembre;


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non risulta essere stato presentato alcun piano industriale che salvaguardi gli attuali livelli occupazionali -:
se non ritengano opportuno intervenire, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare i diritti e la professionalità dei lavoratori, individuando soluzioni alternative a quelle individuate dai vertici aziendali, nell'intento di garantire un futuro occupazionale e produttivo certo ai lavoratori e per lo stabilimento stesso.
(4-11439)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si fa presente quanto riferito dalla direzione provinciale del lavoro di Gorizia.
Al momento, si conferma che nell'azienda Eaton S.r.l. è stata aperta una vertenza per richieste di carattere economico e normativo avanzate dalle RSU sul «precontratto».
Si evidenzia, in particolare, che i rapporti a tempo determinato non rinnovati riguardano 20 giovani assunti con contratto di formazione e lavoro, in scadenza nel settembre 2004, non confermati in servizio a tempo indeterminato a causa della contrazione delle richieste di mercato verificatesi nel corso dell'anno.
Infatti, la società Eaton S.r.l., ha fatto ricorso nel 2004 alla cassa integrazione guadagni ordinaria dal 26 gennaio al 2 febbraio e dal 29 settembre al 4 ottobre, nonché dal 28 al 30 novembre.
Il 6 novembre 2004, ad ogni modo, si è tenuto un incontro presso l'Associazione industriali di Gorizia fra la direzione aziendale, le organizzazioni sindacali provinciali e la RSU dello stabilimento per la presentazione del piano industriale, nel quale non sono previsti esuberi di personale. Tale riunione sembra aver riportato un clima sereno nei rapporti tra le parti creando i presupposti per un confronto costruttivo finalizzato al superamento delle attuali difficoltà.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

GASPERONI e PANATTONI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
sulla stampa locale si apprende che a Fano (Pesaro-Urbino) è stato riorganizzato il servizio di consegna delle raccomandate;
se il portalettere non trova nessuno in casa, è tenuto a lasciare un avviso che permette il ritiro della raccomandata presso uno sportello prefissato, senza ripassare una seconda volta;
fino a poco tempo fa l'ufficio preposto al deposito delle raccomandate era quello di Via Puccini, in posizione strategica tra il centro storico e la zona mare;
con l'arrivo dell'estate l'orario dell'ufficio è stato ridotto, eliminando l'apertura pomeridiana e creando notevoli disagi agli utenti;
ora, addirittura, il servizio di consegna delle raccomandate è stato spostato nel deposito di viale Piceno, a quattro chilometri dal centro della città;
come è noto, soprattutto tra le persone anziane, non tutte dispongono di un'automobile, e più spesso, sempre che le condizioni fisiche glielo consentano, si muovono in bicicletta;
come se non bastasse il deposito di viale Piceno può essere raggiunto percorrendo un tratto di strada statale, molto pericoloso per le biciclette -:
se intenda attivarsi perché sia risolta al più presto la situazione per eliminare i gravi disagi arrecati alla popolazione.
(4-11022)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno precisare che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, la gestione aziendale rientra nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri


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compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste Italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, allo scopo di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, si è provveduto ad interessare la società Poste Italiane la quale, in merito alla riorganizzazione del servizio di consegna delle raccomandate inesitate avviata a Fano, in provincia di Pesaro Urbino, ed allo spostamento dello sportello adibito allo svolgimento di detto servizio, ha comunicato che dallo scorso mese di settembre 2004 lo sportello riservato alla distribuzione della corrispondenza soggetta a registrazione non recapitata è stato trasferito dall'ufficio postale di Fano 1, il cui turno di apertura pomeridiano è stato soppresso per l'esiguità dei flussi di traffico, all'ufficio di recapito di Fano.
Secondo quanto riferito, la soluzione adottata - apprezzata da gran parte della clientela - offre il duplice vantaggio di permettere il ritiro della corrispondenza inesitata lo stesso giorno in cui è stato effettuato il tentativo di recapito consentendo di usufruire del medesimo servizio anche nelle ore pomeridiane grazie all'apertura del citato ufficio di recapito su doppio turno.
A completamento d'informazione, la concessionaria ha, poi, reso noto che la soluzione adottata continua ad essere monitorata al fine di verificare l'effettiva rispondenza alle più diversificate esigenze.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

ALFONSO GIANNI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Necchi ha rappresentato fin dagli inizi del XIX secolo la maggiore realtà industriale non solo della città ma di tutta la provincia di Pavia;
dopo molte ristrutturazioni (l'abbandono della storica macchina da cucire), l'ultima produzione a Pavia è quella dei compressori per frigoriferi. Quando è stato decretato il fallimento della Necchi c'erano commesse per 50.000 A-Line, ovvero compressori per usi commerciali, celle frigo, banchi frigo;
ad oggi i dipendenti in forza sono 371, molti dei quali in età lavorativa avanzata, ma al di sotto dei requisiti pensionistici, anche in presenza di un periodo di copertura contributiva con ammortizzatori sociali. In particolare, circa 70 lavoratori tra questi, senza particolari specializzazioni, resteranno semplicemente disoccupati se non vi sarà l'immediata emanazione di un decreto che consente di applicare loro la «mobilità lunga», peraltro gia adombrata dallo stesso Ministro del lavoro -:
se non valuti urgente adottare un provvedimento ad hoc per la Necchi che favorisca «la mobilità lunga» per i 70 lavoratori della Necchi e che consenta l'aggancio alla pensione, anche in presenza dello stato di liquidazione e concordato preventivo dell'azienda;
se non ritenga di disporre un intervento, di concerto con la regione Lombardia, che consenta la ricollocazione dei restanti lavoratori mirata alle reali esigenze del territorio, attraverso un monitoraggio delle richieste alle aziende e una formazione all'interno delle stesse.
(4-07857)

Risposta. - In ordine all'atto parlamentare in esame, per la parte di competenza, si riferisce quanto comunicato dalla direzione provinciale del lavoro di Pavia.
Per quanto attiene alla situazione occupazionale dell'azienda «Necchi», poi «E.R.C.», oggi «Necchi compressori» di Pavia, si fa presente che n. 306 lavoratori hanno terminato di percepire la cassa integrazione


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guadagni straordinaria concessa per la durata di 6 mesi, fino al 22 giugno 2004.
Nel rispetto dell'accordo sottoscritto, il 9 gennaio 2004, dalla ditta «Necchi compressori S.p.a.» in liquidazione e in concordato preventivo, dalla RSU (assistita dalla FIM-CISL e FIOM-CGIL) e dalla RSA (assistita da FLMU), alla fine del mese di giugno 2004, è stato dato avvio alle procedure per l'inserimento dei 306 lavoratori nelle liste di mobilità, ai sensi della legge n. 223 del 1991.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

LABATE, BATTAGLIA, GALEAZZI, BOGI, BOLOGNESI, GIACCO, LUCÀ, PETRELLA e TURCO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con la conversione in legge, del decreto-legge n. 81 del 2004, è stata rideterminata la condizione, prevista dal decreto legislativo n. 229 del 1999, riguardante l'esclusività del rapporto dei dirigenti medici;
il nuovo articolato prevede per coloro che dovessero mantenere l'esclusività del rapporto, la condizione di non perdita dei benefici economici stabiliti nel contratto di lavoro 1998-2001 quale indennità di esclusività;
ciò sarà possibile al livello di retribuzione, ma diverse interpretazioni della ratio giuridica della indennità di esclusività hanno già aperto oggi problemi relativi ai fini del trattamento pensionistico previdenziale;
da articoli apparsi su quotidiani nazionali, e da quesiti pervenuti all'INPDAP e all'INPS il problema appare di dubbia interpretazione, così da richiedere una interpretazione autentica ai fini del calcolo pensionistico;
la disquisizione giuridica verte sul fatto che a partire dal nuovo decreto-legge n. 81 del 2004 verrebbe a mancare per la indennità di esclusività il requisito della ricorrenza e della fissità che renderebbe difficile la sua inclusione nel calcolo pensionistico per tutti coloro che assunti dal 1996 dovrebbero veder riconsiderato il valore della indennità di esclusività nei calcoli dei trattamenti pensionistici -:
se non ritenga di dover chiarire con apposita circolare interpretativa le condizioni che verrebbero a determinarsi a seguito dell'applicazione del decreto-legge n. 81 del 2004, che rischia di provocare un generalizzato pensionamento anticipato di molti dirigenti medici a seguito del dubbio interpretativo in questione.
(4-10908)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, l'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica (INPDAP) ha fatto presente quanto segue.
L'articolo 2-
septies della legge 26 maggio 2004, n. 138, ha modificato il decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, ai sensi del quale i dirigenti del ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale con rapporto di lavoro esclusivo non potevano chiedere il passaggio al rapporto non esclusivo.
Per effetto di tale modifica legislativa, il suddetto personale può presentare entro il 30 novembre di ciascun anno domanda di rapporto di lavoro non esclusivo, con effetto dal 1o gennaio dell'anno successivo; in ogni caso la non esclusività del rapporto di lavoro non preclude la direzione di strutture semplici e complesse.
Lo stesso comma precisa che coloro che mantengono l'esclusività del rapporto, conservano i benefici economici stabiliti dai contratti di lavoro 1998/2001. È stata, infatti, ravvisata la necessità di tale precisazione, atteso che i contratti collettivi nazionali di lavoro del personale in esame stabilivano una riapertura del negoziato in merito agli aspetti economici riguardanti l'indennità di esclusività, in presenza di una modifica del quadro normativo di riferimento.
La possibilità di revocare l'esclusività del rapporto di lavoro ha generato dubbi in


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merito alla valutazione della relativa indennità ai fini del trattamento di quiescenza.
Al riguardo, occorre far rilevare che il già citato articolo 2-
septies non modifica le caratteristiche dell'indennità in esame la quale, per esplicita disposizione contrattuale, rimane fissa, ricorrente e corrisposta per l'intero periodo in cui l'attività lavorativa viene svolta in regime di esclusività.
Si precisa, inoltre, che il requisito della fissità sussiste quando l'emolumento è predeterminato, in via generale ed astratta, per tutti gli appartenenti al medesimo livello o qualifica.
Conseguentemente, l'INPDAP conferma la valutazione dell'indennità in esame nella quota di pensione di cui all'articolo 13, comma 1, lettera
a) decreto legislativo 503 del 1992.
La facoltà di optare con cadenza periodica per il regime di esclusività o di non esclusività, introdotta dal citato articolo 2-
septies, concessa ai dirigenti medici e a quelli del ruolo sanitario, comporta necessariamente una trasformazione del rapporto di impiego, in quanto vengono modificati alcuni elementi essenziali del rapporto stesso, anche con riferimento al relativo trattamento economico.
Pertanto, qualora intervenga un passaggio dal regime di non esclusività a quello di esclusività, nel quinquennio precedente la cessazione dal servizio, ai fini del calcolo del trattamento pensionistico trova applicazione quanto previsto dall'articolo 29 della legge 153 del 1981 (media ponderata).
Le sedi provinciali e territoriali dell'INPDAP, qualora ricorrano le fattispecie esaminate, opereranno in tal senso nei casi di liquidazione di trattamenti pensionistici aventi decorrenza dal 2 gennaio 2005.
Per quanto, invece, concerne la valutazione della indennità di esclusività ai fini dell'indennità Premio di servizio, le sedi provinciali e territoriali INPDAP continueranno a determinarla secondo le direttive impartite con le circolari nn. 42 e 43 del 18 agosto 2000, anche nel caso in cui l'opzione per il rapporto esclusivo sia limitata all'ultimo anno di servizio.
Infine, con riferimento alla richiesta contenuta nell'interrogazione, circa l'emanazione di una circolare che chiarisca le disposizioni introdotte dal decreto legge n. 81 del 2004, l'INPDAP fa presente che tutte le condizioni rideterminate dalla recente normativa in materia di esclusività del rapporto dei dirigenti medici sono state rappresentate, con le note operative n. 19 e n. 9 rispettivamente del 29 settembre 2004 e del 4 ottobre 2004, agli Uffici operativi dell'Istituto stesso presso i quali gli Enti iscritti possono assumere precise e dirette indicazioni.
In particolare, le disposizioni di cui alla citata nota operativa n. 19 sono state portate a conoscenza anche delle Organizzazioni sindacali nazionali dei pensionati e degli Enti di patronato.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

LEONI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la RSI ITALIA s.p.a., azienda appaltatrice delle ferrovie dello Stato, svolge attività di manutenzione sulle carrozze letto garantendo quotidianamente i servizi essenziali e la sicurezza per tutti i viaggiatori che scelgono il treno come mezzo di mobilità;
in seguito ad alcune recenti gare di appalto indette da TRENITALIA, l'azienda RSI ITALIA s.p.a. ha dichiarato lo stato di crisi, ricorrendo alla cassa integrazione a zero ore per le maestranze di Roma, creando un notevole taglio di posti di lavoro che aggrava una situazione occupazionale già preoccupante nel settore del trasporto a Roma e nel Lazio -:
quali provvedimenti intenda adottare per tutelare i diritti dei lavoratori della RSI ITALIA s.p.a. di Roma, consentendo loro di continuare a svolgere regolarmente l'attività lavorativa.
(4-09714)


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Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Roma, è emerso quanto segue.
La società Trenitalia S.p.A. ha rappresentato di avvalersi, abitualmente, per esigenze legate alla manutenzione e riparazione dei rotabili, dei propri stabilimenti ubicati sul territorio nazionale, oppure di imprese terze mediante esternalizzazione dei lavori.
In quest'ultimo caso gli affidamenti, in osservanza alla normativa vigente, verrebbero assegnati a seguito di regolari procedure di gara, con invito dei soggetti in possesso dei necessari requisiti di capacità tecnica, finanziaria e di onorabilità, ivi compresa, appunto la Rail services internazional Italia S.p.a. (R.S.I. Italia S.p.A.), già assegnataria di specifici contratti di appalto in via di scadenza.
Proprio a causa del rinnovo di uno di tali contratti, la società Trenitalia ha recentemente indetto una nuova gara di appalto, che ha determinato nella Rail services internazional Italia S.p.a., la decisione di avviare, a scopo cautelativo, una procedura di Cassa integrazione guadagni ordinaria.
La gara, tuttavia, è andata deserta ed il relativo termine, pertanto, è stato prorogato al 31 dicembre 2004, con conseguente proroga in favore della Rsi, fino a quest'ultima data, del preesistente contratto di appalto n. 48/03, affidato in data 31 marzo 2003.
La Rsi, pertanto, con nota del 5 marzo 2004 ha comunicato alle Organizzazioni sindacali di categoria di voler revocare la citata procedura di cassa integrazione e, almeno fino al 31 dicembre 2004, non è prevista l'attivazione di ulteriori analoghe procedure.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

LETTIERI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
alla FIAT SATA di Melfi le relazioni sindacali non sempre sono corrette. La FIOM CGIL denuncia l'ultimo atto di arroganza della direzione aziendale, che avrebbe il 16 settembre scorso impedito, senza motivazione alcuna, l'accesso allo stabilimento del delegato sindacale, signor Miniscalchi Leonardo, ledendo evidentemente il diritto dello stesso di accedere al proprio posto di lavoro e di esercitare il proprio ruolo sindacale;
tali comportamenti e l'irrigidimento nelle relazioni tra la direzione della SATA e i rappresentanti sindacali non giovano certamente al mantenimento di quel clima positivo e collaborativo, che i lavoratori tutti dello stabilimento di Melfi hanno ed intendono avere nell'interesse anche dell'azienda;
è appena il caso di ricordare che l'insediamento FIAT a Melfi è stato ed è vissuto dalle maestranze e dalla collettività lucana come un fatto estremamente positivo per lo sviluppo della Basilicata e del Mezzogiorno;
perciò certi comportamenti di chiusura, di arroganza e, in qualche caso, di vera e propria intimidazione e vessazione risultano incomprensibili e certamente pregiudizievoli al mantenimento del clima suddetto -:
quali iniziative ispettive intenda adottare nei confronti della FIAT per verificare il pieno rispetto in tutti gli stabilimenti dei diritti dei lavoratori ed il mantenimento di corrette relazioni sindacali.
(4-07389)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, gli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Potenza, presso la SATA S.p.A., hanno evidenziato quanto segue.
Il lavoratore Leonardo Miniscalchi, in data 16-17-18 settembre 2003, non ha prestato attività lavorativa dovendo scontare tre giorni di sospensione, per un provvedimento disciplinare comminato il 12 giugno 2003 e che io stesso lavoratore avrebbe già dovuto scontare nei giorni 15-16-17 luglio o nei giorni 29-30-31 luglio dello stesso anno.


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È emerso, poi, che dall'aprile-maggio 2004 si è ripristinato un clima sereno tra le organizzazioni sindacali e l'azienda.
Di recente, le parti hanno sottoscritto un nuovo accordo con il quale, premessa la volontà di voler sviluppare e consolidare il sistema delle relazioni sindacali, hanno convenuto di istituire una «speciale commissione prevenzione e conciliazione» che opererà all'interno dello stabilimento, con il compito di esaminare, a seguito della richiesta di una delle parti, casi particolari di comportamento, sempre in relazione a rapporti di lavoro, nonché a provvedimenti disciplinari già comminati nell'ultimo anno; impegnandosi, altresì, ad effettuare trimestralmente analisi e verifiche sull'andamento qualitativo e quantitativo dei provvedimenti disciplinari.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

LOSURDO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da circa due anni il gruppo Necchi ha cessato ogni produzione industriale e si trova in stato di liquidazione e concordato preventivo. Finisce così una realtà industriale esistente sin dalla fine del XIX secolo e che tutto quest'arco di tempo è stata la maggiore realtà industriale di tutta la provincia di Pavia. Durante il secolo della sua esistenza la Necchi di Pavia ha diversificato più volte la sua produzione passando dalla storica macchina da cucire alla produzione di compressori per frigoriferi;
il gruppo Necchi è arrivato ad avere negli anni di maggiore produzione una forza lavoro dipendente di circa 7000 unità. Oggi rimane il dramma di 371 dipendenti in gran parte in età lavorativa avanzata ma che non hanno ancora maturato i requisiti pensionistici. Circa 70 lavoratori in particolare rimarranno semplicemente disoccupati e confidano nella emanazione da parte del Ministro del lavoro del decreto che applichi loro la così detta «mobilità lunga». A suo tempo il Ministro del lavoro si è dichiarato a valutare favorevolmente tale possibilità -:
se, nonostante lo stato di liquidazione e concordato preventivo della Necchi, non ritenga di voler adottare in via urgente il provvedimento che favorisca la «mobilità lunga» per i 70 dipendenti della Necchi;
se non ritenga infine, opportuno di concerto con la regione Lombardia e con gli enti locali lombardi assumere tutte le iniziative opportune per verificare la possibilità di ricollocare in altre aziende i restanti lavoratori dipendenti della Necchi venendo così incontro ad effettive domande di lavoro certamente esistenti sul territorio;
se non ritenga di dover individuare specifiche misure di sostegno economico in favore dei suddetti operai.
(4-07848)

Risposta. - In ordine all'atto parlamentare in esame, per la parte di competenza, si riferisce quanto comunicato dalla Direzione provinciale del lavoro di Pavia.
Per quanto attiene alla situazione occupazionale dell'azienda «Necchi», poi «E.R.C.», oggi «Necchi compressori» di Pavia, si fa presente che n. 306 lavoratori hanno terminato di percepire la Cassa integrazione guadagni straordinaria concessa per la durata di 6 mesi, fino al 22 giugno 2004.
Nel rispetto dell'accordo sottoscritto, il 9 gennaio 2004, dalla ditta «Necchi Compressori SpA» in liquidazione e in concordato preventivo, dalla RSU (assistita dalla FIM-CISL e FIOM-CGIL) e dalla RSA (assistita da FLMU), alla fine del mese di giugno 2004 è stato dato avvio alle procedure per l'inserimento dei 306 lavoratori nelle liste di mobilità, ai sensi della legge n. 223/1991.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.


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MALGIERI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Magazine del Corriere della Sera ha recentemente pubblicato un reportage sulle molte navi battenti bandiere straniere che da anni stazionano nei porti italiani in stato di abbandono;
tale fenomeno riguarda soprattutto i porti di Venezia, Genova e Gaeta dove gli equipaggi di queste navi sono regolarmente in servizio, con turni di lavoro e di libere uscite, benché di fatto non navighino più;
per esempio nel porto di Venezia staziona la Seament II, appartenente a una società italiana a sua volta collegata a una greco-libanese e battente bandiera panamense con un equipaggio composto da quattordici greci e due cingalesi, che non naviga più e funge da vero e proprio magazzino per carichi di cemento provenienti dall'estero poi destinati al mercato italiano;
intervistato dal Corriere della Sera, un dirigente della Polizia di frontiera ha dichiarato che ci sono «migliaia di immigrati clandestini imbarcati in Grecia e Turchia come falsi marinai e sbarcati nei porti italiani. Tra di essi, non escludiamo che ci siano infiltrati terroristi islamici»;
a parere dell'interrogante non è ammissibile che, nell'Unione europea e in un'epoca segnata dall'emergenza terrorismo, i porti italiani ospitino navi appartenenti a società fantasma e nelle quali tra i membri dei loro equipaggi si trovino persone coinvolte in attività illegali e di immigrazione clandestina;
a sua volta, quanto avviene nei porti italiani è strettamente collegato all'attuale stato di saturazione delle acque internazionali che non consentono una sufficiente opera di controllo e monitorizzazione dei natanti in circolazione, come dimostrano i dati della Commissione internazionale sulla navigazione secondo i quali circa il 15 per cento di chi lavora sulle navi circolanti nel mondo lo fa in condizioni di schiavitù;
del tutto inesistente, sempre secondo la Commissione internazionale per la navigazione, è anche la possibilità di ottenere collaborazione da parte dei più frequenti «Stati di comodo» - Panama, Liberia e Bahamas su tutti - sull'esatta identità dei proprietari e dei componenti gli equipaggi delle navi battenti le loro bandiere -:
se i Ministri interrogati siano in possesso di dati precisi sulla dimensione del fenomeno nei porti italiani;
se nell'ambito dell'Unione europea ci sia una reale consapevolezza sulla necessità di attivare una politica comune su un tema tanto importante per la sicurezza dell'Europa, quanto poco conosciuto dall'opinione pubblica e sottovalutato dagli organi d'informazione;
se in particolare siano in corso contatti con i governi e con le autorità di polizia della Grecia e della Turchia, da dove giunge il maggior numero di navi sospette, per una efficace opera di cooperazione e prevenzione;
se i Ministri interrogati ritengano necessario, al di fuori dell'ambito europeo, mettere in atto gli opportuni passi politici nei confronti dei governi degli Stati di bandiera perché si impegnino in una maggiore collaborazione con gli organismi internazionali preposti alla regolamentazione delle attività sui mari.
(4-11766)

Risposta. - Il Consiglio dell'Unione europea nella sessione del 27 novembre 2003 ha approvato un programma di misure per combattere l'immigrazione clandestina attraverso le frontiere marittime dell'Unione europea nel quale, fra l'altro, si prevede un sistema di controlli sistematici sulle navi mercantili e sulle imbarcazioni da diporto con ispezioni accurate dei natanti e con il coinvolgimento delle Autorità doganali competenti. Nell'ambito del programma, sono state effettuate nel corso del 2004 numerose operazioni congiunte di pattugliamento nel Mar Baltico come nel Mar Mediterraneo e si è registrato un aumento


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significativo del volume dei controlli sia nei porti di partenza che di arrivo dei flussi migratori.
L'Italia ha sempre sottolineato, in sede europea, l'importanza di azioni coordinate di contrasto all'immigrazione clandestina, specie via mare, e di una gestione comune delle frontiere esterne dell'Unione sulla base del principio della solidarietà e di una equa condivisione degli oneri. Tali princìpi si ritrovano nel
Programma dell'Aja volto a consolidare lo spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia su un orizzonte pluriennale. Tale Programma, adottato dal Consiglio europeo del 4-5 novembre 2004, mira a sviluppare la gestione condivisa e solidale delle frontiere esterne dell'Unione europea e prevede l'avvio operativo, a maggio 2005, di un'apposita agenzia che ha il compito di coordinare la cooperazione fra gli Stati membri nel controllo e la sorveglianza delle frontiere, assisterli in situazioni che richiedono una elevata assistenza tecnica e operativa e nell'organizzazione di operazioni di rimpatrio congiunte.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

MOLINARI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ci sono voluti ben sei mesi per ottenere da parte dell'Inail la delibera, n. 464 del 21 giugno 2004, che fissa al 2.09 per cento con decorrenza dal 10 gennaio scorso, la rivalutazione delle rendite che l'Istituto corrisponde agli infortunati sul lavoro;
il provvedimento interessa oltre un milione di infortunati sul lavoro;
rendite Inail hanno un duplice sistema di adeguamento, uno legato all'andamento dell'inflazione, corrisposto con decorrenza al 1 luglio di ogni anno e l'altro agganciato all'aumento dei salari che scatta il 1 gennaio dell'anno in cui i salari stessi registrano un aumento superiore del 10 per cento, riassorbendo gli adeguamenti corrisposti a titolo di inflazione;
l'Inail ha rilevato che la retribuzione media giornaliera dei lavoratori assicurati è cresciuta dell'11,92 per cento nel periodo 1999-2003 e, quindi, riassorbendo gli aumenti corrisposti per l'inflazione relativi al periodo 1999-2002, scatta una rivalutazione pari al 2.09 per cento da corrispondersi con decorrenza 10 gennaio 2004, con un maggiore costo per l'Inail pari a quasi 100 milioni di euro;
i dati dell'Inail confermano che l'inflazione cresce più dei salari tant'è che nel periodo 1999-2003, a fronte di una crescita delle retribuzioni dell'11,92 per cento inflazione ISTAT è aumentata invece del 12,5 per cento);
la delibera in oggetto sarà però resa concretamente operativa solo dopo l'emanazione del prescritto decreto del Ministro del lavoro, di concerto con quello dell'economia -:
quali iniziative intenda adottare con la massima urgenza per assicurare l'emanazione in tempi rapidissimi del decreto previsto per l'adeguamento delle rendite Inail.
(4-10465)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in argomento, si fa presente che i decreti interministeriali di rivalutazione delle rendite dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) sono in corso di pubblicazione.
Sembra opportuno rappresentare la particolare complessità delle procedure per l'acquisizione dei dati relativi all'incremento delle retribuzioni negli anni interessati e al calcolo inerente al riassorbimento degli incrementi annuali determinati dal costo della vita. Infatti, il ritardo nella emanazione degli stessi è da attribuirsi, in massima parte, ai tempi lunghi richiesti dall'
iter procedurale indicato nella norma suddetta.
Per quanto riguarda, poi, l'adozione di iniziative normative atte a snellire le procedure e, nel caso specifico, di lasciare alla sola competenza dell'INAIL la decisione di rivalutare l'importo, senza la «ratifica» dei due Ministeri, si precisa che le approvazioni


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delle delibere degli enti di previdenza costituiscono il necessario e imprescindibile potere-dovere di vigilanza del Governo sugli atti stessi, ai sensi della legge n. 88/1989, a garanzia non solo del rispetto dei criteri di legalità cui deve attenersi l'attività degli enti pubblici, ma anche degli stessi diritti dei destinatari di tale attività.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

RIZZO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la disciplina introdotta con decreto legge n. 269 del 2003 e sostanzialmente confermata con la legge di conversione n. 326 del 2003, introduce a partire dal 2 ottobre 2003 un nuovo regime di benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, inclusi quelli non assicurati dall'INAIL;
le novità maggiormente qualificanti rispetto al regime pregresso consistono in una riduzione del coefficiente moltiplicativo da 1,5 a 1,25 e, nella efficacia, del riconoscimento ai soli fini della determinazione dell'importo della pensione, non anche a quelli della maturazione del diritto di accesso alla pensione stessa;
i requisiti giuridici per accedere ai benefici sono la esposizione all'amianto per un periodo non inferiore a dieci anni e la concentrazione media annua non inferiore a 100 fibre/litro come valore medio su otto ore al giorno, condizioni peraltro non richieste per i lavoratori che abbiano contratto una malattia professionale da amianto;
per l'accertamento e per la certificazione della sussistenza e della durata della esposizione, la figura istituzionale competente è l'INAIL;
le modalità di attuazione del nuovo regime, incluse quelle per il rilascio degli attestati da parte dell'INAIL, sono demandate dalla legge ad un successivo decreto ministeriale che avrebbe dovuto essere emanato entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge n. 326 del 2003 ed ancora a tutt'oggi non ancora emanato, ritardo che ha paralizzato tutte le domande di rilascio della certificazione presentate all'INAIL -:
se non ritiene dover urgentemente provvedere alla emanazione del suddetto decreto anche al fine di dettare criteri più precisi ai quali dovrà uniformarsi l'INAIL nell'accertamento della esposizione all'amianto per quei lavoratori che non erano o non sono assicurati INAIL come marittimi, postali, ferrovieri, statali civili e militari , vigili del fuoco, personale di volo eccetera.
(4-10362)

Risposta. - Il decreto di attuazione dell'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326 in materia di benefìci previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2004.
In tale decreto si individuano i soggetti destinatari dei benefici previdenziali derivanti da esposizione ad amianto, si determinano il beneficio pensionistico ed i criteri di accertamento e si stabilisce la procedura per l'accertamento ed il riconoscimento dello stesso.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

ROSATO e DELBONO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le rendite corrisposte dall'INAIL ai mutilati e agli invalidi del lavoro sono soggette a una rivalutazione annuale, regolata dall'articolo 11 del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38;
l'articolo 11 della legge sopra citata dispone che dal 1 luglio la retribuzione viene rivalutata sulla base della variazione effettiva dei prezzi al consumo per le


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famiglie di operai e impiegati intervenuta rispetto all'anno precedente, con decreto del Ministro del Lavoro di concerto con il Ministro del Tesoro e il Ministro della Sanità nei casi previsti dalla normativa vigente, su delibera del Consiglio di Amministrazione dell'INAIL. Gli incrementi annuali vengono riassorbiti nell'anno in cui scatta la variazione retributiva minima non inferiore al 10 per cento;
a partire dal 1 gennaio 2004 l'INAIL avrebbe dovuto liquidare ai percettori delle rendite gli importi degli arretrati relativi all'adeguamento alla variazione minima retributiva non inferiore al 10 per cento calcolati al 2,09 per cento ma il Ministero non ha ancora emanato il decreto necessario di ratifica per procedere alla liquidazione degli importi, per cui ad oggi i percettori delle rendite INAIL non hanno ancora ricevuto il pagamento;
l'INAIL, inoltre, afferma che l'adeguamento del 2,09 per cento deciso dal 1 gennaio 2004 dovrebbe assorbire anche l'aumento ISTAT dal 1 luglio 2004;
il decreto legislativo n. 38 del 2000 ha anche introdotto, all'articolo 13, il pagamento dell'indennizzo per il danno biologico, inteso come lesione all'integrità psicofisica della persona, valutato sulla base di determinate tabelle approvate con decreto del Ministro del Lavoro, su delibera del Consiglio di Amministrazione dell'INAIL;
pur prevedendo l'articolo 13 l'adeguamento delle tabelle alla variazione dei prezzi con decreto ministeriale, su delibera del Consiglio di Amministrazione dell'INAIL, non si è mai provveduto al loro aggiornamento, con una perdita di valore in quattro anni di quasi il 15 per cento -:
se e quando verrà emanato il decreto di ratifica per il pagamento degli arretrati, e se ritenga corretto includere nell'adeguamento anche l'aumento ISTAT del 1 luglio;
se non ritenga opportuna un'iniziativa normativa di modifica del decreto legislativo n. 38 del 2000 volta a far sì che il meccanismo di rivalutazione si basi solamente sull'aumento delle retribuzioni e che la liquidazione non sia soggetta a ratifica ministeriale ma diventi decisione unica dell'INAIL, semplificando così le procedure per la determinazione dell'importo, nonché l'adeguamento delle tabelle di riferimento per il calcolo dell'indennizzo per danno biologico.
(4-10961)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame si fa presente che i decreti interministeriali di rivalutazione delle rendite dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) sono in corso di pubblicazione.
Sembra opportuno rappresentare la particolare complessità delle procedure per l'acquisizione dei dati relativi all'incremento delle retribuzioni negli anni interessati e al calcolo inerente al riassorbimento degli incrementi annuali determinati dal costo della vita, tanto più quest'anno che ricorre l'applicazione della seconda parte dell'articolo 11, del decreto legislativo n. 38/2000.
Per quanto riguarda, poi, l'adozione di iniziative normative atte a snellire le procedure e, nel caso specifico, di lasciare alla sola competenza dell'INAIL la decisione di rivalutare l'importo, senza la «ratifica» dei due Ministeri, si precisa che le approvazioni delle delibere degli enti di previdenza costituiscono il necessario e imprescindibile potere-dovere di vigilanza del Governo sugli atti stessi, ai sensi della legge n. 88 del 1989, a garanzia non solo del rispetto dei criteri di legalità cui deve attenersi l'attività degli enti pubblici, ma anche degli stessi diritti dei destinatari di tale attività.
Per quanto attiene, infine, alla esigenza di aggiornare all'indice ISTAT le tabelle, approvate dal Ministero e previste dall'articolo 13, del decreto legislativo n. 38 del 2000, come attuazione dell'indennizzo del «danno biologico», si chiarisce quanto segue.
La disposizione del citato articolo 13 ha previsto che l'impianto indennitario del «danno biologico» fosse attuato mediante


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la tabella delle menomazioni, contenente tutte le fattispecie menomative da lesioni e/o malattie, la tabella «indennizzo danno biologico», contenente le misure del ristoro economico del danno biologico puro e la «tabella dei coefficienti», che consente di calcolare la percentuale di retribuzione da prendere a riferimento per il ristoro delle conseguenze patrimoniali derivanti, in via presuntiva, dal danno biologico. Dette tabelle sono state approvate con decreto ministeriale del 12 luglio 2000 e, al riguardo, tuttavia si precisa che in nessun punto dell'articolo 13 sopra citato esiste la disposizione secondo cui le «tabelle» debbano essere adeguate alle variazioni dell'indice ISTAT, cui il Ministero non avrebbe ottemperato.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

RUZZANTE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Vodafone a Padova impiega 960 lavoratori, adibendoli alle varie mansioni all'interno dei servizi offerti agli utenti;
di questi 960 dipendenti a Padova, la maggior parte giovani tra i 25 e i 35 anni, ben 630 sono donne e molte di queste hanno figli di pochi mesi;
come già previsto sulla base di accordi verbali raggiunti nel 1995 (tra azienda e rappresentanze sindacali) per le sedi di Ivrea, Milano e Pozzuoli, le lavoratrici della sede di Padova (e le maggiori rappresentanze sindacali) hanno chiesto la possibilità di accedere anche a Padova a contratti part-time, in grado di poter conciliare il lavoro con le incombenze derivanti dall'avere un figlio di pochi mesi;
la Vodafone non ha aderito alle richieste delle lavoratrici, continuando a riconoscere, in caso di figli, la possibilità di un contratto part-time senza turni solo per la durata di 6 mesi, allo scadere dei quali non vi è possibilità di rinnovo, potendo solo optare o per il ritorno al full-time o per i turni al call center (come riportato dai mezzi di stampa locali: Mattino di Padova del 14 ottobre 2003), decisamente incompatibili con le esigenze di un figlio di pochi mesi (cinque ore al giorno, una settimana dalle 8:00 alle 13:00 una dalle 15:00 alle 20:00 una dalle 19:00 24:00, un unico giorno libero alla settimana a rotazione);
il rifiuto di Vodafone (circa le richieste delle giovani madri dipendenti) e la mancanza di proposte alternative in grado di risolvere il problema, ha generato una situazione che, stando alle dichiarazioni delle rappresentanze sindacali, potrebbe sfociare in una azione legale contro l'azienda per discriminazione;
se fosse fondato quanto riferito nei punti precedenti, saremmo oltretutto di fronte ad una violazione delle garanzie previste dalla Costituzione che, nel ribadire all'articolo 37 la parità tra uomo e donna in materia di lavoro, precisa che le condizioni di lavoro della donna devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione -:
se il Ministro sia al corrente di quanto sta succedendo a Padova ai danni delle lavoratrici madri impiegate presso Vodafone;
se il Ministro, alla luce della delicatezza della questione (che coinvolge minori di pochi mesi) e in sintonia con le recenti modifiche costituzionali e ordinarie volte a promuovere una effettiva parità tra i sessi, non ritenga opportuno intervenire per verificare se la fattispecie denunciata rappresenti una violazione dei diritti sindacali;
se il Governo non ritenga che le recenti modifiche in tema di forme contrattuali in materia di lavoro subordinato abbiano causato un'assenza di tutela nei confronti delle lavoratrici che scelgano di


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avere un figlio e di continuare a svolgere le proprie mansioni lavorative.
(4-07719)

Risposta. - In ordine all'atto parlamentare in esame, si fa presente quanto comunicato al riguardo dalla Direzione provinciale del lavoro di Padova.
Nel corso del 2004, presso l'area «vendite-commerciale» della società Vodafon Omnitel N.V., 4 lavoratrici hanno richiesto la riduzione dell'orario di lavoro e risulta che l'azienda ha autorizzato il
part-time a tempo determinato, impegnandosi per una eventuale proroga e così anche per un'altra dipendente che ha richiesto il part-time per il rientro dalla maternità; trattamento concesso per un periodo di sei mesi.
Inoltre, risulta che nell'area
«customer-care», oltre ai servizi call-center ed ai settori per la formazione e la pianificazione del lavoro, il personale (circa 600 unità) è occupato sia a tempo pieno che ad orario ridotto.
I contratti
part-time stipulati prevedono una distribuzione settimanale di 20-25-30 ore ed una durata giornaliera del lavoro su tre fasce distinte.
In sede di rinnovo del contratto integrativo nazionale la Vodafon Omnitel N.V. ha proposto alle organizzazioni sindacali l'inserimento del
part-time per le lavoratrici madri, mentre per le lavoratrici addette al call-center ha proposto un part-time entro la fascia oraria 9,00/19,00.
La citata proposta non è stata accolta dal sindacato che, per contro, ha proposto l'estensione del
part-time fino al compimento del terzo anno di vita del bambino.
Su tale questione si è interrotta la trattativa ed stato indetto lo sciopero del 2 luglio 2004.
Infine, il 27 ottobre 2004 è stato sottoscritto tra le parti sociali l'accordo integrativo, nel quale è prevista la concessione del
part-time, su richiesta delle lavoratrici madri, fino ad un massimo di 30 mesi del bambino, variabile dalle 20 alle 30 ore settimanali.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'assemblea dei lavoratori della «Yale Corni» di Modena ha annunciato il blocco immediato di tutti gli straordinari e un pacchetto di 8 ore di sciopero da effettuare in maniera articolata entro il 5 maggio, dopo il rifiuto da parte della direzione aziendale di attivare la cassa integrazione guadagni straordinaria per superare il momento di difficoltà, scongiurare la chiusura dello stabilimento modenese, evitare la perdita di 74 posti di lavoro ed eventualmente ricollocare volontariamente dei lavoratori nelle aziende presenti nel territorio bolognese facenti parte della multinazionale svedese «Assa Abloy», proprietaria della «Yale»;
risulta all'interrogante che la direzione aziendale avrebbe ribadito l'intenzione di trasferire gli impianti ad Aprilia (Latina) e di cessare l'attività produttiva a Modena rifiutando tutte le proposte avanzate dai sindacati -:
se non ritenga opportuno attivarsi, presso le parti in causa, al fine di sbloccare la situazione che si è venuta a creare, tutelando i diritti e la dignità dei lavoratori coinvolti, individuando soluzioni alternative alle decisioni assunte dai vertici dell'azienda.
(4-06121)

Risposta. - In ordine all'interrogazione in esame, per la parte di competenza, si fa presente quanto comunicato dalla Direzione provinciale del lavoro di Modena.
La società Yale Corni sistemi di sicurezza Spa ha cessato l'attività ed ha collocato progressivamente in mobilità tutti i 73 dipendenti, tra luglio 2003 e marzo 2004.
Occorre ricordare che, il 26 maggio 2003, la predetta società aveva sottoscritto con le organizzazioni sindacali un verbale di accordo, nel quale si impegnava a favorire ogni opportunità di ricollocazione per il personale, sia con l'aiuto di una società di ricerca e selezione di personale sia attraverso programmi di riqualificazione professionale, con il coinvolgimento delle istituzioni.


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Attualmente, la vertenza risulta conclusa senza ulteriori complicazioni e le maestranze, sulla base del predetto accordo, hanno ritrovato occupazione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che la direzione aziendale della «Prometal», azienda che lavora nel settore del declabaggio delle lamiere nel nucleo industriale di San Mango (Avellino) ha preannunciato l'avvio delle procedure di messa in mobilità per tutti i suoi 38 dipendenti;
la «Prometal», la cui proprietà fa capo alla «Clm» di Torino, (a sua volta controllata da una multinazionale) e al gruppo irpino Abate, titolare anche della «Tubisud» a cui è destinata gran parte della produzione della «Prometal», appena qualche settimana fa aveva annunciato investimenti per il potenziamento e la diversificazione della produzione;
l'azienda, inserita nel bando della legge 488, aveva ottenuto finanziamenti per complessivi 50 miliardi di vecchie lire, 20 dei quali già erogati e in gran parte spesi -:
se non ritenga opportuno adoperarsi presso le parti affinché sia scongiurata la suddetta decisione, nel rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori coinvolti, e siano individuate soluzioni alternative capaci di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali e garantire un futuro produttivo all'azienda in oggetto, in un'area geografica già purtroppo attraversata da altre e gravi crisi economiche ed occupazionali.
(4-06939)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, si fa presente quanto comunicato al riguardo dalla Direzione provinciale del lavoro di Avellino.
La società Prometal S.r.l., operante nel settore metalmeccanico, si è costituita il 26 luglio 2002, mediante il conferimento del ramo d'azienda, rappresentato dallo stabilimento ubicato nell'area industriale di San Mango sul Calore (AV), da parte della Prometal Italia S.r.L.
Tale ultima società svolgeva lavorazioni di acciaio decapato, quasi esclusivamente per la ILVA S.p.A., che nel corso del 2001 ha disdetto tutti i contratti in essere. L'andamento negativo del prodotto decapato ha indotto la citata società Prometal Italia S.r.l. a presentare un programma di ristrutturazione aziendale con la trasformazione del prodotto «decapato» in prodotto «zincato». Per tale programma di ristrutturazione la Prometal Italia S.r.l. è stata ammessa al contributo previsto dalla legge n. 488 del 1992 dal Ministero delle attività produttive. Dopo circa un anno, il citato contributo è stato sospeso per incompatibilità con le norme comunitarie e la società ha dichiarato lo stato di crisi.
La Prometal Italia S.r.l., intanto, ha concluso una alleanza con la società C.L.N. S.p.A. di Torino, collegata al Gruppo Alcelor, che ha sottoscritto un aumento di capitale con la neocostituita Prometal S.r.l., acquistando il 70 per cento del capitale sociale ed il conseguente controllo della società.
La Prometal S.r.l, si era, inizialmente, preposta la realizzazione di nuove linee per produzione di manufatti, destinati al mercato dell'industria automobilistica e relativo indotto e al settore degli elettrodomestici, ma ciò non si è reso possibile.
Pertanto, la citata società il 25 settembre 2004, presso la regione Campania, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 37 dipendenti (1 dipendente nel frattempo si è dimesso).
La cessazione del rapporto di lavoro è avvenuta a decorrere dal 1o ottobre 2004.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.


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SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 21 luglio 2003, i lavoratori di «Bsb», azienda che gestisce la spedizione dei libri e la logistica del quotidiano politico, economico e finanziario Il Sole 24 Ore, hanno scioperato e messo in atto una manifestazione a Vimercate (Milano) davanti alla sede amministrativa dell'azienda, contro il licenziamento di una trentina di lavoratori e le incerte prospettive occupazionali conseguenti alla disdetta del contratto fra il suddetto quotidiano e l'azienda stessa;
il quotidiano commissiona alla «Bsb» servizi di logistica e in particolare la distribuzione di libri e gestione di servizi di commercio elettronico;
i vertici de Il Sole 24 Ore non hanno ancora risposto alle reiterate richieste di incontro avanzate dalla Filcams-Cgil per individuare adeguate soluzioni di continuità, occupazionale -:
se non ritenga opportuno adoperarsi, presso i soggetti interessati, al fine di convocare un tavolo di trattativa capace di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali, scongiurando i licenziamenti annunciati, a difesa dei diritti, della dignità e della professionalità dei lavoratori.
(4-07027)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, da notizie acquisite dalla Direzione provinciale del lavoro di Milano, è emerso quanto segue.
La Building services Brianza (BSB) S.r.l., società che gestisce la distribuzione dei libri e l'organizzazione del commercio elettronico per
il Sole-24 Ore, ha avviato, in data 29 luglio 2003, una procedura di riduzione del personale, ai sensi della legge n. 223 del 1991, per 15 lavoratori addetti presso l'unità produttiva di Tribiano, per la quale era prevista la cessazione dell'attività.
La procedura di mobilità, avviata dalla Building services Brianza Srl, si è conclusa con un verbale di accordo, sottoscritto in data 17 ottobre 2003, presso l'Agenzia regionale per il lavoro della Lombardia.
In data 30 giugno 2004, la società in esame ha avviato un'ulteriore procedura di mobilità, riguardante gli addetti di Agrate Brianza e Vimercate, per un numero totale di 7 lavoratori.
Anche detta procedura di mobilità si è conclusa, in data 22 luglio 2004, con la sottoscrizione di un verbale di accordo sindacale.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO e PISTONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come riportato da alcuni organi di stampa, il 30 luglio scorso, la signora Veronica Tecchia, studentessa di Sabaudia (Roma), che prestava lavoro presso la biglietteria della Torre Civica e del Museo comunale della città, è stata «sollevata» dal suo incarico, con formale missiva, dal presidente dell'Associazione «Sabaudiatis», Biancamaria Poli, che ha sottoscritto una convenzione con il Comune per la gestione delle suddette strutture;
le motivazioni alla base di tale licenziamento sono da ricercare, tra le altre cose - è riportato nella missiva stessa alle lettere «e» ed «f» del punto 3 - nel fatto che la signora Tecchia manifestava «idee chiaramente avverse al primo e principale datore di lavoro, che è il sindaco del comune di Sabaudia, rilevando incompatibilità a svolgere qualsiasi tipo di attività all'interno delle strutture comunali» e nel fatto che «manifestava anche nell'abbigliamento le sue idee politiche» -:
se non ritenga di attivarsi per verificare che l'Associazione «Sabaudiatis» rispetti di diritti di libertà e sindacali dei lavoratori.
(4-07272)


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Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Latina, è emerso quanto segue.
L'associazione Sabaudiartis è stata costituita in data 14 febbraio 2000, con lo scopo di promuovere e favorire la cultura generale. La stessa, che non ha scopi di lucro, offre collaborazioni e appoggio agli artisti, dilettanti e non, di Sabaudia e del territorio circostante, organizza riunioni, spettacoli, mostre, gite e manifestazioni di carattere prevalentemente popolare.
In data 3 giugno 2003, la giunta comunale deliberava di approvare la convenzione tra il comune di Sabaudia e l'associazione, con durata dal giugno al settembre 2003; con detta convenzione veniva concesso all'associazione l'uso temporaneo dei locali museali e dei servizi ad essi in dotazione e si affidava alla stessa il compito di custodia e vigilanza in orario di apertura, con l'impegno a collaborare con l'assessorato per l'organizzazione di eventi culturali.
La decisione di stipulare la convenzione con l'associazione Sabaudiartis era maturata, nelle more dell'espletamento delle procedure della gara per l'affidamento dell'appalto, dalla necessità di poter usufruire dell'apertura al pubblico della Torre Civica e del museo Emilio Greco, nell'approssimarsi della stagione balneare 2003.
Per lo svolgimento dell'attività di cui alla convenzione stipulata con il comune, l'associazione ha utilizzato parte dei soci disponibili a tale attività ed in parte nuovi associati. I turni venivano stabiliti dai lavoratori stessi i quali ricevevano, periodicamente, un compenso sulla base delle ore lavorate e degli incassi effettuati nel periodo, in conformità con quanto previsto dallo statuto e dal regolamento esecutivo dell'associazione.
Per quanto riguarda, in particolare, la signora Veronica Tecchio si comunica che la stessa, avendo interesse per l'attività summenzionata, si accordava con il presidente dell'associazione, signora Biancamaria Poli, per iniziare la sua collaborazione alla Torre Civica e qualche giorno dopo l'inizio dell'attività, le veniva rilasciata la tessera associativa.
La signora Poli, a seguito dei fatti successivi alla lettera del 30 luglio 2003, attesa la rilevanza che il fatto aveva avuto sulla stampa, con raccomandata dell'8 agosto 2003, inviata alla signora Tecchio, al direttivo dell'associazione ed alle redazione dei quotidiani interessati, chiedeva ufficialmente scusa rassegnando le proprie dimissioni dalla carica di Presidente.
Le dimissioni venivano comunicate anche al comune di Sabaudia.
Il 9 agosto 2003 si riuniva il direttivo dell'associazione Sabaudiartis che deliberava di riammettere la socia signora Tecchio Veronica nell'attività, purché rispondente ai requisiti richiesti dall'associazione e di non accettare le dimissioni del presidente.
Successivamente, in data 20 novembre 2003 la signora Veronica Tecchio ha presentato richiesta di espletamento del tentativo di conciliazione alla Commissione operante presso la Direzione provinciale del lavoro di Latina. Detto tentativo si è concluso, in data 4 febbraio 2004, con un verbale di mancata comparizione della signora Biancamaria Poli, presidente della Sabaudiartis.
Si fa presente, infine, che gli accertamenti ispettivi hanno portato alla conclusione che, per le modalità di svolgimento del rapporto lavorativo e le caratteristiche dell'attività, non si possa ascrivere la fattispecie a quella di rapporto di lavoro di natura subordinata.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da mesi i circa 50 addetti della «Moodfood», azienda alimentare che produce monoporzioni destinate alla ristorazione veloce con sede a Baitoni di Bondone (Trento), denunciano ritardi nei pagamenti degli stipendi a causa di una permanente assenza di liquidità da parte dell'azienda;


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il 25 e il 26 novembre 2003, i lavoratori hanno indetto, con formulazioni ed orari diversi, due giornate di sciopero -:
se non ritenga opportuno intervenire presso i soggetti interessati al fine di sbloccare positivamente la situazione, tutelando così la dignità ed i diritti dei lavoratori e dando risposte certe e rassicuranti circa il loro futuro occupazionale.
(4-08165)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, da notizie fornite dalla Provincia autonoma di Trento è emerso quanto segue.
La Modofood Trento Srl, Fraz. Baitoni di Bondone (TN), ha iniziato l'attività nell'autunno del 2002.
Con sentenza del tribunale di Trento del 4 maggio 2004, a causa di una situazione di grave crisi economico finanziaria, è stato dichiarato il fallimento della predetta società e nominato, altresì, il curatore fallimentare, il quale ha inoltrato, al competente ufficio di questo Ministero, richiesta di intervento straordinario di integrazione salariale (CIGS) ex articolo 3, comma 1, legge n. 223 del 1991, relativamente alle 30 unità in organico.
La concessione del trattamento CIGS, in ordine al periodo 4 maggio 2004-3 maggio 2005, è stata disposta dal decreto ministeriale n. 34376 dell'1 luglio 2004.
Nelle more dell'emanazione del provvedimento appena sopra richiamato, l'amministrazione provinciale, tramite l'apposito fondo speciale istituito presso il Consorzio garanzia collettiva fidi S.C. a.r.l. di Trento, ha anticipato l'erogazione dei trattamenti CIGS spettanti ai trenta lavoratori, relativamente ai mesi di maggio 2004 (complessivamente euro 22.409,66) e giugno 2004 (euro 22.957,80), consentendo in tal modo di contenere i disagi del dichiarato fallimento.
Prosegue, da parte del competente assessorato all'industria, la ricerca di nuove iniziative imprenditoriali idonee a dare risposte di tipo occupazionale ai lavoratori della Modofood Trento srl in fallimento.
Al momento, si registra l'interessamento di un imprenditore locale, la cui iniziativa potrebbe concretizzarsi nel corso della prima metà dell'anno 2005, consentendo la salvaguardia occupazionale di una parte dei dipendenti attualmente in CIGS.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per Sapere - premesso che:
da notizie provenienti dalla Cgil locale si apprende che il comune di Catania non ha consegnato alla società di segnaletica stradale «La nuova Tre esse» gli importi dovuti per alcuni lavori svolti e che tale mancato saldo non permette all'azienda stessa, che di recente ha assunto 15 persone, di pagare da tre mesi gli stipendi ai lavoratori;
la Cgil segnala che dal 15 dicembre ad oggi, la Ragioneria comunale non ha ancora provveduto ad elargire i compensi per i lavori già svolti -:
se non ritenga opportuno intervenire, presso i soggetti interessati, al fine di sbloccare la situazione, a tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori, che vivono la situazione con profonda e comprensibile preoccupazione.
(4-09474)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base di notizie fornite dal comune di Catania-ragioneria generale acquisti e patrimonio, si comunica quanto segue.
Il comune di Catania ha emesso, in favore della Nuova Tre Esse S.r.l., i seguenti mandati di pagamento:
1o SAL trasmesso il 16 febbraio 2004: mandato n. 9138 del 23 marzo 2004 di euro 131.103,55, inoltrato in Tesoreria il 30 marzo 2004;
2o SAL trasmesso il 2 aprile 2004: mandati n. 13640 e n. 13641 del 30 aprile 2004 rispettivamente di euro 23.402,26 e di euro 120.142,65, inoltrati in tesoreria il 5 maggio 2004;


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3o SAL trasmesso il 3 giugno 2004: mandato n. 20525 del 17 luglio 2004 di euro 135.958,63 inoltrato in Tesoreria il 23 luglio 2004.
Per quanto concerne il 4o SAL, si rappresenta che lo stesso è stato liquidato dalla Direzione traffico urbano in data 8 luglio 2004.
Per quanto riguarda, infine, i ritardi verificatisi nella trasmissione dei mandati di pagamento in Tesoreria, si precisa che gli stessi sono stati causati dalla mancanza di liquidità di cassa, alla quale si è posto momentaneo rimedio mediante anticipazione di Tesoreria, la quale, per la sua finalizzazione, richiede un certo lasso di tempo.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 2 agosto 2004, i 40 lavoratori della «Global logistic operator Srl» di Bari, che opera nel settore logistico per la Natuzzi di La Martella (Matera), hanno presidiato le sedi di Materia e di Bari dell'azienda per protestare contro l'avvio delle procedure di mobilità, decise dall'azienda;
il provvedimento, che riguarda tutti i lavoratori, è stato motivato dai vertici aziendali con la decisione di cessare l'attività -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori, individuando insieme alle parti soluzioni capaci di garantire i 40 lavoratori, che, loro malgrado, si trovano in questa delicatissima situazione, e utili a predisporre misure alternative a quelle annunciate dai vertici aziendali, a salvaguardia degli attuali livelli occupazionali e per garantire un futuro produttivo certo agli stabilimenti stessi, in un'area già purtroppo attraversata da altre e gravi crisi.
(4-10703)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Matera è emerso quanto segue.
La società Global Logistic Operator (GLO) Srl con sede legale in Bari alla via Piccinni, n. 191, con nota del 30 luglio 2004 ha dato comunicazione ufficiale, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, di messa in mobilità dei quaranta lavoratori, per «cessazione definitiva e totale dell'attività aziendale», «essenzialmente dovuta al mancato rinnovo del contratto di appalto da parte della societa Natuzzi Spa».
A causa del fallimento di numerosi tentativi di mediazione, la società ha proceduto al licenziamento collettivo dei 40 dipendenti, a decorrere dal 14 ottobre 2004, dandone formale comunicazione agli enti ed alle parti sociali, con lettera raccomandata del 14 ottobre 2004.
Si fa presente che per 27 lavoratori sono intervenuti accordi in sede sindacale e i relativi verbali, ai sensi dell'articolo 411 codice di procedura civile, sono stati depositati presso la Direzione provinciale del lavoro di Matera, in data 25 ottobre 2004.
In sintesi, i verbali d'accordo individuali sono stati stipulati con l'assistenza del rappresentante sindacale della CGIL in data 22 ottobre 2004.
I lavoratori hanno accettato il licenziamento.
La società ha corrisposto, oltre agli emolumenti maturati, il trattamento di fine rapporto e l'indennità sostitutiva del preavviso, anche un incentivo all'esodo pari a euro 1.000,00 e si è impegnata «al reintegro dei lavoratori nel caso di ripresa dell'attività lavorativa».
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in materia di benefici previdenziali ai lavoratori esposti all'amianto, l'articolo 47


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del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito dalla legge n. 326 del 2003, ai commi 5 e 6, prevede che: «i lavoratori che intendano ottenere il riconoscimento dei benefici di cui al comma 1, compresi quelli cui è stata rilasciata certificazione dall'Inail prima del 1 ottobre 2003, devono presentare domanda alla sede Inail di residenza entro 180 giorni dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale di cui al comma 6, a pena di decadenza del diritto agli stessi benefici. Le modalità di attuazione del presente articolo sono stabilite con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto»;
tanti lavoratori già esposti all'amianto segnalano che alla richiesta di certificazioni avanzata agli Istituti previdenziali e assicurativi competenti, relative alla loro posizione previdenziale collegata ai benefici previdenziali previsti dalla legge, non hanno ottenuto le certificazioni o le informazioni necessarie per richiedere la domanda di pensione per alcuni o di riconoscimento della esposizione per altre categorie fin qui escluse perché non assicurate Inail -:
quali siano i motivi e le cause per i quali non siano state ancora emanate le norme attuative, tenuto conto del fatto che il comma 6 dell'articolo 47 della suddetta legge stabilisce che le modalità di attuazione dello stesso «sono stabilite con decreto del ministero del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro 60 giorni dalla entrata in vigore», termine che è quindi scaduto il 24 gennaio del 2004;
se non ritengano opportuno intervenire urgentemente, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, a tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori, al fine di emanare le norme attuative del comma 132 dell'articolo 3 della legge n. 350 del 2003.
(4-11312)

Risposta. - Il decreto di attuazione dell'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326 in materia di benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2004.
In tale decreto si individuano i soggetti destinatari dei benefìci previdenziali derivanti da esposizione ad amianto, si determinano il beneficio pensionistico ed i criteri di accertamento e si stabilisce la procedura per l'accertamento ed il riconoscimento dello stesso.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 27 ottobre 2004, i lavoratori della «Burgo» di San Mauro Torinese, che occupa 237 tra operai ed impiegati, hanno scioperato trenta minuti contro i 495 esuberi annunciati dall'azienda: 400 tra operai ed impiegati dei quindici stabilimenti del gruppo, 70 impiegati della sede amministrativa di San Mauro Torinese e 25 dirigenti;
secondo le organizzazioni sindacali di categoria, la protesta è stata decisa «contro la rapidità e la poca trasparenza con cui l'azienda sta affrontando la situazione di crisi dell'intero gruppo»;
secondo le suddette organizzazioni sindacali, il piano industriale dell'Azienda non offre garanzie sul rilancio del gruppo ma mira ad una riduzione costi, in un arco di tempo di 18 mesi, pari a circa 111 milioni di euro, dei quali 20 legati al personale e non sono stati illustrati investimenti o prospettive organizzative stabili per tutte le sedi della «Burgo» -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria


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competenza, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, nell'intento di scongiurare la suddetta decisione, salvaguardando gli attuali livelli occupazionali e garantendo ai lavoratori stessi un futuro certo e sicuro.
(4-11460)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, inerente alla ditta Cartiere Burgo Spa, si fa presente quanto riferito al riguardo dalla Direzione provinciale del lavoro di Torino.
La società in questione, che occupa su tutto il territorio nazionale 3.908 dipendenti, sta subendo la flessione del settore cartario che ha colpito il mercato sia italiano che europeo.
L'azienda ha dichiarato, per non dover procedere ad un provvedimento futuro più drastico, di essere costretta ad effettuare tagli sulle uscite per un totale di 110 milioni di euro, che incidono per 20 milioni di euro sulle spese del personale. In tal modo, si viene a creare un esubero di 470 unità.
La riduzione di organico interessa tutti i 10 stabilimenti, più la sede amministrativa di San Mauro per la quale sono previsti 70 esuberi tra gli impiegati. In aggiunta a questi, sono considerati in esubero circa 20 dirigenti, la maggior parte dei quali occupati sempre presso la sede amministrativa.
Per maggior chiarezza si riporta il dettaglio dell'organico e degli esuberi suddivisi per stabilimento:
Organico 2004 e proposta di riduzione.
Stabilimento Milano Clienti Dir.: n. 1 dirigente, n. 7 impiegati, per un totale di n. 8 dipendenti, nessuna proposta di riduzione.
Stabilimento Sede amministrativa: n. 46 dirigenti, n. 225 impiegati, n. 9 operai, per un totale di n. 280 dipendenti; proposta di riduzione di n. 70 impiegati.
Stabilimento Ufficio Roma: n. 1 impiegato, n. 1 operaio, nessuna proposta di riduzione.
Stabilimento Verzuolo: n. 4 dirigenti, n. 96 impiegati, n. 431 operai, per un totale di n. 531 dipendenti; proposta di riduzione di n. 9 impiegati, n. 37 operai, per un totale di n. 46 dipendenti.
Stabilimento Duino: n. 4 dirigenti, n. 104 impiegati, n. 417 operai, per un totale di n. 525 dipendenti; proposta di riduzione di n. 17 impiegati, n. 40 operai, per un totale di n. 57 dipendenti.
Stabilimento Marzabotto: n. 27 impiegati, n. 94 operai, per un totale di n. 121 dipendenti; proposta di riduzione di n. 5 operai.
Stabilimento Mantova: n. 2 dirigenti, n. 53 impiegati, n. 183 operai, per un totale di n. 238 dipendenti; proposta di riduzione di n. 9 impiegati, n. 31 operai, per un totale di n. 40 dipendenti.
Stabilimento Sora: n. 2 dirigenti, n. 79 impiegati, n. 413 operai, per un totale di n. 494 dipendenti; proposta di riduzione di n. 18 impiegati, n. 23 operai, per un totale di n. 41 dipendenti.
Stabilimento Lugo di Vicenza: n. 2 dirigenti, n. 50 impiegati, n. 224 operai, per un totale di n. 276 dipendenti; proposta di riduzione di n. 7 impiegati, n. 22 operai, per un totale di n. 29 dipendenti.
Stabilimento Chieti: n. 2 dirigenti, n. 67 impiegati, n. 278 operai, per un totale di n. 347 dipendenti; proposta di riduzione di n. 10 impiegati, n. 49 operai, per un totale di n. 59 dipendenti.
Stabilimento Avezzano: n. 2 dirigenti, n. 89 impiegati, n. 417 operai, per un totale di n. 508 dipendenti; proposta di riduzione di n. 30 impiegati, n. 55 operai, per un totale di n. 85 dipendenti.
Stabilimento Tolmezzo: n. 2 dirigenti, n. 61 impiegati, n. 319 operai, per un totale di n. 382 dipendenti; proposta di riduzione di n. 11 impiegati, n. 21 operai, per un totale di n. 32 dipendenti.
Stabilimento Treviso: n. 1 dirigente, n. 31 impiegati, n. 164 operai, per un totale di n. 196 dipendenti; proposta di riduzione di n. 4 impiegati, n. 2 operai, per un totale di n. 6 dipendenti.
Totale organico 2004: n. 68 dirigenti, n. 890 impiegati, n. 2950 operai, per un totale complessivo di n. 3908 dipendenti. Totale proposta di riduzione: n. 185 impiegati e n. 285 operai per un totale complessivo di n. 470 dipendenti.


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Il 2 dicembre 2004, si è tenuto presso l'Unione industriale di Torino un incontro con le organizzazioni sindacali, nel quale l'azienda ha illustrato il piano industriale di intervento finalizzato al recupero di una maggiore competitività.
Tale piano prevede, oltre all'incisiva riduzione dei costi, la disponibilità degli azionisti a varare un piano di investimenti e di gestione degli esuberi, con un iniziale ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria.
L'incontro suddetto si è concluso con un verbale che si può definire di «preaccordo sindacale», nel quale si è convenuto di effettuare negli stabilimenti una verifica tra le direzioni e le RSU sugli assetti organizzativi compatibili con gli obiettivi del piano e con le esigenze produttive; verifica che sarà oggetto di un ulteriore incontro conclusivo.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
i dipendenti del «Mulino Barilla» di Termoli (Campobasso) hanno proclamato sei ore di sciopero: le prime due saranno messe in atto nella mattinata di venerdì 5 novembre 2004, le restanti saranno invece decise e comunicate nei prossimi giorni;
da notizie provenienti da ambienti sindacali si apprende che, nei giorni scorsi, l'azienda ha annunciato una riorganizzazione che potrebbe portare alla chiusura del mulino della cittadina adriatica ed il presumibile e conseguente licenziamento di 22 dipendenti diretti e 40 che operano nel settore dell'indotto -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, convocando un tavolo di confronto per discutere della crisi dell'azienda e scongiurare la suddetta decisione, salvaguardando gli attuali livelli occupazionali e garantendo ai lavoratori stessi un futuro certo e sicuro.
(4-11507)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, inerente allo stabilimento di Termoli della ditta Barilla G. e R. Fratelli S.p.A, si fa presente quanto riferito al riguardo dalla Direzione provinciale del lavoro di Campobasso.
La società in esame, con sede legale in Parma, occupa presso lo stabilimento di Termoli n. 14 operai, n. 6 impiegati e n. 2 intermedi.
Nel predetto stabilimento viene prodotta semola di grano duro tipo A, per circa 300 tonnellate al giorno, destinata alla produzione di pasta alimentare dello stabilimento di Foggia, dello stesso gruppo Barilla, coprendone il 50 per cento del fabbisogno.
Nell'ambito della riorganizzazione della filiera produttiva della pasta di semola e della ricerca e sviluppo nel settore «primo piatto», la società ha presentato alle parti sociali, alla fine di ottobre ultimo scorso, un piano di riorganizzazione del settore stesso, che riguarderà oltre il mulino di Termoli, anche i pastifici di Parma, Foggia, Caserta e Matera.
La necessità di riorganizzazione è determinata dalla crescita degli
«hard-discount», che determinano una maggiore competitività nel prezzo dei prodotti, dovute anche all'aumento delle offerte promozionali.
In particolare, tale piano prevede la dismissione del mulino di Termoli, presumibilmente nell'anno 2006, in quanto lo stesso risulta penalizzato da una carenza strutturale in termini di stoccaggio grano che richiederebbe ingenti investimenti privi di un adeguato ritorno.
L'azienda ha assunto l'impegno di trovare, in tempi coerenti, soluzioni per tutte le persone impiegate presso i vari stabilimenti interessati alla riorganizzazione e di vagliare eventuali proposte di acquisto dell'impianto da parte di terzi.
Per quanto concerne il personale del mulino di Termoli, al momento, sono in corso trattative con le parti sociali.


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Si riferisce, altresì, che il personale dipendente ha percepito le competenze salariali fino a tutto il mese di ottobre 2004.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

VENDOLA, RUSSO SPENA e GIORDANO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'avvio della seconda fase di cartolarizzazione degli immobili già degli enti previdenziali pubblici ha creato notevole inquietudine in decine di migliaia di inquilini e a ciò si vanno aggiungendo interpretazioni della legge e applicazioni delle modalità di determinazione del valore degli immobili che creano ulteriore sconcerto;
in data 9 aprile 2003, prot. 345/PP il dirigente della Direzione compartimentale Toscana ufficio III Gestione patrimoniale e approvvigionamenti dell'Inpdap, dottor Gabriele Venerdini, rispondeva alle contestazioni sulle modalità di accertamento dei valori degli immobili, operate dall'Unione inquilini;
il dottor Venerdini nella nota affermava che: «Una prima questione riguarda la corretta interpretazione dell'articolo 3 comma 20 del decreto-legge n. 351/2001. A parere di questo ufficio, tale disposizione va letta nel senso che le unità immobiliari per le quali i conduttori abbiano manifestato volontà di acquisto entro il 31 ottobre 2001, vengono vendute al prezzo stabilito con le modalità vigenti alla predetta data, ovvero al prezzo di mercato.»;
il dottor Venerdini si slancia in una interpretazione del tutto personale in quanto afferma che la data di riferimento per determinare il prezzo è il 31 ottobre 2001. Giova ricordare quanto il citato articolo 3 comma 20 della legge 410/2001 afferma, in maniera integrale: «Le unità immobiliari, escluse quelle considerate di pregio ai sensi del comma 13, per le quali i conduttori in assenza della citata offerta in opzione, abbiano manifestato volontà di acquisto entro il 31 ottobre 2001 a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento sono vendute al prezzo e alle condizioni determinati in base alla normativa vigente alla data della predetta manifestazione di volontà di acquisto». Si evince, quindi, al contrario di quanto affermato dal dottor Venerdini che la data non è quella del 31 ottobre ma quella in cui l'inquilino abbia espresso la volontà di acquisto che potrebbe benissimo essere collocata ben prima del 31 ottobre 2001;
l'altra affermazione del dottor Venerdini che lascia sconcertati è quella relativa al fatto che le migliorie apportate dal conduttore all'immobile in vendita vanno ad aumentarne il valore salvo che il conduttore non produca le fatture delle manutenzioni straordinarie svolte, appare davvero singolare il fatto che un inquilino che si sia comportato correttamente nel rapporto di locazione e che di sua volontà abbia eseguito migliorie, in alternativa alla assenza della proprietà in tale contesto, si ritrovi a dover pagare di più per acquistare perché ha contribuito ad aumentarne il valore;
anche in questo caso la legge n. 410/2001 non afferma che le valutazioni saranno effettuate unità immobiliare per unità immobiliare e che le migliorie apportate dall'inquilino saranno utilizzate per incrementare il valore dello stesso, che del resto sarebbe una novità anche rispetto a SCIP 1, ma il comma 7 dell'articolo 3 della citata legge afferma: «Il prezzo di vendita degli immobili e delle unità immobiliari è determinato in ogni caso sulla base delle valutazioni correnti di mercato prendendo a riferimento i prezzi effettivi di compravendita di immobili e unità immobiliari aventi caratteristiche analoghe.»;
appare, altresì, evidente che tali disposizioni o interpretazioni non siano ascrivibili al solo dirigente Inpdap della Toscana ma siano di carattere nazionale e


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ciò non può che comportare vivacissime e giustificate proteste da parte degli inquilini -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e dell'interpretazione di legge citati in premessa;
se non ritenga necessario, urgente e improrogabile intervenire per l'applicazione integrale della legge che da una parte prevede prezzi determinati dai valori di mercato correnti, non tenendo conto delle migliorie apportate dal conduttore, salvo quanto previsto, dall'articolo 3 comma 20 della legge 410/2001;
se non ritenga necessario ed urgente fornire un'interpretazione più conforme al dettato normativo che superi quanto affermato dal dottor Venerdini, dirigente Inpdap della Toscana, frutto, ad avviso degli interroganti, di personali e improvvide interpretazioni legislative;
se non ritenga il caso di provvedere ad una verifica di quanto disposto dalla procedura operativa n. 31 del 27 dicembre 2002 a cui fa riferimento il dottor Venerdini, laddove questa contrasta con il disposto legislativo in materia di cartolarizzazione degli immobili pubblici e segnatamente ai commi 7 e 20 dell'articolo 3 della legge n. 410/2001;
se non ritenga, infine, ma non di minore importanza, che le citate interpretazioni della legge 410/2001 procurino gravi danni agli inquilini e che possano spingere un numero elevato di inquilini a rivolgersi alla magistratura, cosa che implicherebbe un notevole rallentamento del processo di cartolarizzazione;
se, qualora si accertasse che le stime dei valori degli immobili siano eseguite difformemente da quanto stabilito dalla legge n. 410/2001 e in particolare dai commi 7 e 20 dell'articolo 3, non ritenga necessario procedere alla sospensione di tutto il processo di alienazione di immobili pubblici.
(4-06190)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, concernente la posizione assunta dall'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica (INPDAP) sia nel determinare il valore delle unità immobiliari alienate che nel considerare le migliorie apportate dagli inquilini agli appartamenti venduti, si fa presente quanto comunicato al riguardo dall'Istituto in questione.
In ordine al primo quesito, concernente l'interpretazione dell'articolo 3, comma 20, del decreto-legge n. 351/01, convertito nella legge n. 410/01, l'Istituto fa rilevare che detta disciplina prevede che le unità immobiliari cartolarizzate vengano offerte in opzione ai conduttori al prezzo determinato dall'Agenzia del territorio, sulla base delle valutazioni correnti di mercato.
Nel ricordare che la seconda operazione di cartolarizzazione è stata avviata nel corso del 2003, l'Ente precisa che le perizie di stima predisposte dall'Agenzia del territorio riflettono necessariamente gli andamenti crescenti dei valori di mercato, proporzionali al passare del tempo.
Il Ministero dell'economia e delle finanze, in ordine alla determinazione del prezzo di vendita, secondo le disposizioni contenute nell'articolo 3, comma 20, del decreto-legge n. 351/01, si è espresso formalmente, chiarendo che nel caso in cui i prezzi non erano stati comunicati ai conduttori con una lettera di offerta, questi dovevano assumere il valore attuale di mercato. L'istituto specifica che, anche, il Tribunale civile di Firenze ha fatto proprio tale criterio rigettando l'istanza cautelare proposta sulla materia da alcuni inquilini.
È opportuno ricordare che l'articolo 3, comma 20, del decreto-legge n. 351/01 è stato successivamente soppresso dal decreto-legge n. 269/03 ed in seguito ripristinato dall'articolo 3, comma 134, della legge n. 350/2003 (legge finanziaria 2004).
Tale ultimo intervento normativo ha indotto i conduttori, rappresentati dalle associazioni di categoria, a sostenere che la definizione del prezzo di vendita per i casi individuati dal predetto articolo 3, comma 20, doveva essere effettuata sulla base dei valori di mercato dell'anno 2001.
Il 20 febbraio 2004, il Consiglio dei ministri ha approvato il testo del decreto-legge


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n. 41 del 23 febbraio 2004, convertito nella legge n. 104/2004. Con quest'ultimo intervento normativo sono state introdotte nuove disposizioni, in ordine alle modalità di determinazione del prezzo di immobili pubblici oggetto di cartolarizzazione.
In relazione, poi, alla seconda delle problematiche in esame, relativa alle modalità di determinazione dei prezzi di vendita degli alloggi, già di proprietà dell'Ente, sui quali i conduttori hanno apportato a proprie spese «significative migliorie» l'INPDAP fa presente che, il 3 dicembre 2002, è stata sottoscritta tra la SCIP e l'Agenzia del territorio un'apposita convenzione per la determinazione del prezzo di vendita degli immobili cartolarizzati.
Secondo tale convenzione, attraverso la procedura operativa n. «1», nell'ambito della fase «C» concernente l'«attività di stima degli immobili» è stato raccomandato ai tecnici di segnalare eventuali «significativi interventi di manutenzione tali da incidere sul valore complessivo» e di segnalarli all'Ente gestore il quale, in base a quanto risulta dagli atti, è tenuto a porre a carico del conduttore acquirente il maggior valore dell'immobile qualora il plusvalore dovesse apparire connesso ad interventi effettuati a spese dell'Ente, ribaltando tale incremento sul prezzo di vendita dell'unità immobiliare.
Viceversa, qualora fosse dimostrabile che i suddetti interventi migliorativi dipendono da dirette iniziative assunte e sostenute sul piano economico dagli inquilini acquirenti, il conto di tale plusvalore non andrà in alcun caso ad incidere sul prezzo di vendita delle unità immobiliari e, quindi, non rappresenta un incremento del prezzo finale. L'istituto ritiene opportuno precisare che tali migliorie non possono essere riferite ad interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che, come è noto, sono a carico dell'Ente, ma a quegli interventi che, peraltro, sono soggetti a verifica per la conformità alle norme urbanistiche.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.