Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 561 del 16/12/2004
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2055)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, i deputati verdi esprimeranno un voto contrario sul provvedimento in esame che, in un dibattito politico accelerato ed imposto come un vero e proprio blitz dal Governo e dalla maggioranza, si pone l'obiettivo, da una parte, attraverso la diminuzione dei tempi della prescrizione, di salvaguardare dal processo penale e dalle eventuali condanne alcuni potenti, colletti bianchi, alcuni «pezzi» di potere politico, economico e finanziario...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cento.
Pregherei i colleghi di usare la cortesia, uscendo dall'aula, di non far rumore, perché tutti vogliono ascoltare il collega Cento.
Prego, onorevole.

PIER PAOLO CENTO... di salvaguardare dal processo penale alcuni «pezzi» del potere politico, economico e finanziario del nostro paese e, dall'altra, attraverso l'inasprimento delle sanzioni penali per i recidivi, di colpire in maniera pesante, con un'azione di vera e propria «macelleria» da codice penale, tutti quei reati che sono tipici del disagio sociale.
Quando questa norma diventerà legge dello Stato, ci troveremo di fronte, al di là di qualsiasi previsione dell'articolo 27 della Costituzione, che stabilisce che le pene siano tese alla rieducazione civica del condannato, a centinaia, a migliaia di condannati, attualmente già in carcere, e di prossimi condannati, che rischieranno, per reati minori, solo perché ripetuti più volte, in virtù del proprio disagio sociale (penso innanzitutto ai tossicodipendenti) di trovarsi schiacciati da 10, 15, 20 anni di carcere.


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Credo che questa sia una scelta scellerata da parte della maggioranza e del Governo, a cui il ministro Castelli non è stato capace di fornire alcun elemento conoscitivo, ad esempio rispetto all'impatto nelle carceri italiane che questo provvedimento avrà attraverso la modifica e l'inasprimento della recidiva.
Credo che nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, quando i detenuti si renderanno conto degli effetti di questa manovra, potremmo correre seriamente il rischio di una serie di rivolte in quelle carceri che, impropriamente, il ministro ha più volte richiamato, bollando in quel modo le proteste civili, pacifiche e non violente che hanno caratterizzato in questi mesi molti istituti penitenziari.
Si tratta di una norma pesante, che rende del tutto evidente quale sia la politica del Governo in materia di giustizia. Emerge un'amnistia strisciante - e oggi alcuni giornali riportavano con chiarezza gli effetti per taluni esponenti del potere politico ed economico-finanziario di questo paese -, che non riguarda solo il caso Previti e il tentativo di evitare che si arrivi all'accertamento definitivo della verità per quel processo, bensì anche gli effetti che questa norma sulla prescrizione produrrà su alcuni processi in corso. Penso al processo nei confronti dei 29 funzionari e agenti delle Forze dell'ordine rinviati a giudizio per le gravi vicende e le torture avvenute dopo l'irruzione nella scuola Diaz (e oggi bene fa il Corriere della Sera a ricordare che, quando questa norma entrerà in vigore, quel processo rischierà di essere cancellato con le prescrizioni); penso ai tanti procedimenti penali per i reati ambientali (che oggi costituiscono una grande questione di allarme e sui quali fortunatamente è aumentata la consapevolezza dell'opinione pubblica), che con queste norme verranno cancellati; penso ai procedimenti in corso per bancarotta e per usura.
Dunque, il giudizio dei Verdi sul presente provvedimento non può che essere profondamente negativo. Tale testo, infatti, colpisce i reati del disagio sociale, li seppellisce con anni e anni di carcere rendendo ancora più invivibile la situazione nei nostri penitenziari, e prevede un'amnistia strisciante per alcuni reati commessi dai potenti.
Avremmo preferito una discussione seria perché, anche se certamente la prescrizione deve essere limitata entro ambiti temporali fissi, non si può svolgere una discussione gravata dalla volontà contraddittoria di questa maggioranza e di questo Governo, volta a colpire i tanti deboli per salvare i pochi potenti.
Queste sono le ragioni per le quali la componente dei Verdi esprimerà un voto contrario sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellillo. Ne ha facoltà.

KATIA BELLILLO. Signor Presidente, colleghi, questa mattina i cittadini hanno potuto leggere sui giornali che questo è un provvedimento utilizzato per permettere all'imputato eccellente di beneficiare di circostanze attenuanti o di espiare la pena della reclusione nella propria abitazione o in un altro luogo. Ciò è tanto più grave perché avete voluto realizzare una forzatura sui lavori della Camera, al fine di accelerare il raggiungimento di tale obiettivo. E ancora più grave è che, con l'introduzione di norme strumentali per inasprire la lotta alla criminalità e per la difesa della sicurezza nella città di Napoli, sia stata prevista una generale riduzione dei termini di prescrizione dei reati, che riguarda in particolare l'imputato eccellente, ma che si applicherà in modo generalizzato, in quanto la norma riguarda anche i processi in corso.
Accanto, dunque, al cosiddetto pacchetto anticrimine - per la verità assai povero - si tagliano i tempi di prescrizione per tantissimi reati. Ad esempio, per il furto aggravato, per l'usura e per la corruzione - pensiamo alle imputazioni dell'imputato eccellente -, si passa dagli attuali 15 anni ad 8 anni, e quasi si dimezzano i tempi di prescrizione proprio


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per quei reati che si afferma di voler contrastare.
In questo senso, si tratta di una amnistia sotterranea volta - diciamocelo con molta franchezza - ad aiutare chi in questo momento ha urgenza di essere salvato e, per questo obiettivo, si rivoluziona una gran parte del sistema penale italiano.
Nel suo insieme - a prescindere dal pacchetto per salvare «l'amico sincero» -, si tratta di un provvedimento estremamente pericoloso, perché rappresenta un vero e proprio imbarbarimento del processo penale, non solo in contrasto con l'articolo 27 della Costituzione, che prevede che la pena deve avere un carattere rieducativo, ma anche in assoluta controtendenza rispetto all'evoluzione del nostro sistema penale, che risponde ai principi costituzionali improntati al senso di umanità della pena. Quindi, si riscrive l'articolo 62 del codice penale, limitando i casi di applicazione delle attenuanti generiche, si riscrive l'articolo 99 del codice penale in tema di recidiva, si esclude quindi che il magistrato possa intervenire in modo discrezionale sull'applicazione delle attenuanti in caso di recidiva, e si introduce un'automatica applicazione di aumento obbligatorio della pena, prevedendo anche che il condannato non possa accedere alle misure alternative alla detenzione.
La recidiva reiterata è l'istituto giuridico con il quale si qualifica la persona che ha commesso un reato nel momento in cui ne compie un altro; mentre la normativa vigente prevede aumenti di pena rimessi alla determinazione e alla discrezionalità del giudice, con questa proposta di legge voi modificate tale normativa in termini molto secchi e, permettetemi, molto disumani, eliminando un elemento fondamentale della nostra Carta costituzionale, che è rappresentato dall'interesse del singolo e della persona. Quando sussiste la recidiva, il magistrato non ha più quel potere discrezionale, ma l'aumento della pena deve essere automatico. Per tutta una serie di reati, per esempio quelli per droga, la reiterazione diventerà la norma, con l'impedimento di una valutazione da parte del magistrato, e quindi si impedirà l'individualizzazione della pena limitando la discrezionalità del giudice, che è espressione di un sistema democratico.
Inoltre, si interviene sulla legge n. 354 del 1975, limitando tutte le previsioni migliorative introdotte dalla cosiddetta legge Simeoni-Saraceni, in tema di concessione di permessi, affidamento ai servizi sociali, misure alternative alla detenzione, e quant'altro; sempre per i recidivi reiterati, sono previsti maggiori requisiti per l'applicazione dell'affidamento in prova e della detenzione domiciliare. Insomma, si procede ad ulteriori limitazioni attraverso la restrizione della concessione dei benefici previsti dalla legge Gozzini ai recidivi.
Noi Comunisti italiani siamo assolutamente contrari a questo provvedimento, perché esso rappresenta un passo indietro rispetto all'evoluzione che il processo penale ha avuto in questi anni, anche su impulso della Corte costituzionale, che più volte si è pronunciata sull'importanza della proporzionalità della pena, che deve tendere soprattutto alla rieducazione del condannato. Infatti, occorre ricordare cari colleghi - forse qualcuno se ne è dimenticato o non vuole ricordare -, che l'istituto delle attenuanti generiche è stato introdotto nel nostro ordinamento nel 1944 per modellare il nostro ordinamento penale in alternativa a quello del periodo fascista, volendolo caratterizzare come strumento di uno Stato democratico, di uno Stato di diritto, cioè di uno Stato che colloca i diritti umani a fondamento della società.
Comunque, onorevoli colleghi, questo Governo e la maggioranza ancora una volta ci hanno fatto capire che non avete a cuore gli interessi generali dei cittadini: per voi i cittadini non sono tutti uguali, e neppure la legge è uguale per tutti. Dunque, le leggi si plasmano per favorire gli amici, e tutti gli altri debbono essere trasformati in sudditi, e che si arrangino.
State quindi svuotando la Costituzione e state cancellando le conquiste civili degli ultimi trent'anni del nostro paese, ma gli


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italiani sapranno resistere: viva la Carta costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceremigna. Ne ha facoltà.

ENZO CEREMIGNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a conclusione del dibattito a tappe forzate imposto dalla maggioranza sulla proposta di legge in esame, è nostra intenzione puntualizzare i giudizi di merito dei deputati socialisti. Occorre in primo luogo valutare se ci troviamo di fronte ad un elaborato di trasparente costituzionalità. Abbiamo cercato di dimostrare, in quanto opposizione e in quanto socialisti, come la natura del provvedimento si presti a più di un dubbio di legittimità, sotto questo profilo. D'altra parte, il Comitato per i pareri della Commissione affari costituzionali della Camera ha già, per parte sua, osservato che il testo si poteva porre in rotta di collisione con l'articolo 27 della Costituzione, ed all'accoglimento di tale osservazione ha vincolato il proprio parere favorevole. Dunque, le obiezioni da noi sollevate sono assai consistenti, e tali rimangono, perché il fatto che la maggioranza le abbia battute nel voto non significa che esse non restino assolutamente pertinenti.
Occorrerebbe, inoltre, compiere un'analisi più strettamente tecnico-giuridica sul testo sottoposto alla nostra approvazione, ma il tempo a disposizione non mi consente di entrare nel merito, come vorrei. Per brevità, quindi, intendo richiamare e fare nostri i numerosi interventi che nello specifico, nel corso del dibattito, sono stati pronunciati da molti e qualificati esponenti dell'opposizione, e aggiungere a questi le stringenti e talora magistrali argomentazioni dell'onorevole Filippo Mancuso. Si è trattato, da parte nostra, di tentativi volti a cercare di rendere meno impresentabile un provvedimento che per abborracciamenti, acrobazie giuridiche, frenetici aggiustamenti in corso d'opera ha sicuramente rarissimi precedenti nella storia di questo Parlamento.
Tale valutazione non vuole, da parte nostra, mettere in dubbio le capacità tecnico-giuridiche dei proponenti. In realtà, i «mostriciattoli» giuridici nascono quando, strada facendo, un progetto di legge muta i propri obiettivi e le proprie finalità. È proprio questo che è avvenuto, onorevoli colleghi. Credo che non vi possa essere nessuno in quest'aula - nessuno che sia in buona fede, intendo - che possa affermare che tra poco voteremo su un pacchetto di misure contro la camorra, e in genere contro il crimine organizzato. Non può onestamente affermarlo nessuno, perché, se fosse stato realmente così, l'intero centrosinistra, e i socialisti in particolare, non avrebbero fatto mancare l'apporto e il sostegno, in quanto riteniamo il contrasto alla camorra, alla 'ndrangheta e alla mafia un dovere permanente dell'intero Parlamento, al di là e al di sopra delle maggioranze e delle opposizioni.
E Dio sa quanto ce ne sarebbe bisogno in questo paese. Qui risiede la grave responsabilità che imputiamo oggi al centrodestra; perché con pervicacia, ostinazione e tanta arroganza si sono stravolte le finalità del provvedimento e lo si è trasformato in un'amnistia mascherata, gli si è dato un nome e cognome evidenti a tutti ed in modo sprezzante lo si è voluto imporre alla Camera, sia sui tempi sia sui discutibilissimi contenuti.
Quella che ne sta scaturendo, sommando ad uno ad uno i tanti provvedimenti che in tre anni e mezzo di legislatura la maggioranza ha imposto al Parlamento, non è una giustizia riformata, ministro Castelli, bensì una giustizia deformata, sfigurata, inquinata da tanti - e non sempre confessabili - interessi particolari e soprattutto personali!
Sul caso Previti la maggioranza ci ha provato in tutti i modi! Dovevate - eravate costretti! - far passare il cammello dentro la cruna dell'ago; e dopo diversi tentativi siete ormai ad un passo dal completare l'opera.
Tuttavia vi è stato - non vogliamo sottovalutarlo - entro le file della maggioranza


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qualche sussulto di dignità, qualche dimostrazione residua di senso del pudore; non posso parlare di vergogna perché, dopo tante prove, questo sembra un sentimento abbastanza sconosciuto alla maggioranza. Ma questi sussulti li abbiamo potuti registrare, entro certi limiti, solo nel voto segreto. Le differenze quantitative tra voti segreti e voti palesi lo dimostrano. E questo, colleghi, la dice lunga sullo stato di autentica soggezione, di costrizione, che grava sulla maggioranza! Un peso che gli «spiriti liberi» riescono ad aggirare solo se non sono costretti al voto palese o al voto di fiducia, un'altra costante, ormai, delle modalità della maggioranza di confrontarsi in Parlamento.
Ora, il voto finale può rappresentare pur sempre un'ultima opportunità. All'inizio di questo dibattito noi socialisti avevamo avvertito la necessità di richiamare tutti ad una presa di coscienza che restituisse al Parlamento la possibilità di un lavoro condiviso, per innalzare argini sempre più robusti contro il crimine organizzato. La maggioranza, con il suo comportamento, ha voluto ignorare queste necessità e, con una tenacia veramente degna di miglior causa, ha nuovamente imposto la prepotenza dei numeri. È bene che si sappia, però, che in democrazia le partite non si chiudono mai una volta per tutte. E noi lavoreremo per rimettere mano a questa nuova, ennesima, forzatura della legislazione.
Sono queste le ragioni, signor Presidente, per le quali i deputati socialisti voteranno no, in maniera convinta, al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-socialisti democratici italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.

GIULIANO PISAPIA. Il gruppo di Rifondazione comunista voterà con convinzione contro questo provvedimento.
Si tratta di un provvedimento che, da un lato, scardina principi fondanti del nostro ordinamento penale quali, in particolare, quelli relativi alla concezione e alla finalità della pena, e, dall'altro, contiene norme demagogiche, inefficaci, inutili e, in gran parte, controproducenti, oltreché in palese contrasto col terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione.
Il testo sul quale dovremo esprimere il nostro voto ci farà tornare indietro di anni, quando - nel periodo fascista - erano stati introdotti meccanismi, quali quelli oggi ripristinati, di applicazione della sanzione penale con finalità e obiettivi che mal si conciliano con un codice moderno, democratico e conforme ai principi costituzionali.
Con un inaccettabile colpo di mano - e confidando di approvare in maniera il più possibile indolore norme ignobili, spacciate come risposta all'allarmante situazione della criminalità in alcune regioni del nostro paese - si introducono nel nostro ordinamento (che già prevede pene detentive tra le più elevate rispetto a quelle di tutti i codici moderni) meccanismi che renderanno impossibile al giudice irrogare, dopo un attento esame dei parametri di cui all'articolo 133 del codice penale, una sanzione equa e, soprattutto, adeguata al caso concreto, tenendo conto non solo della potestà e doverosità punitiva dello Stato, ma anche della necessità di rieducazione e reinserimento sociale; tenendo conto, quindi, non solo del reato commesso, dell'intensità del dolo, del danno causato alla vittima del reato, ma anche di quelle condizioni soggettive previste dall'articolo 133 del codice penale (quali, ad esempio, le condizioni di vita individuali, familiari e sociali del reo; la sua condotta antecedente e susseguente all'illecito commesso; i motivi che lo hanno indotto a commettere quel determinato reato). E ciò - si badi bene - non per un buonismo fine a se stesso, che può eventualmente riguardare le coscienze individuali, ma per una politica nella lotta al crimine che sia efficace rispetto alle esigenze di tutela della collettività.
Nulla di tutto ciò vi è nel provvedimento su cui dovremo fra poco esprimerci: perché di fatto, per l'ennesima


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volta, si sta ingannando il paese; chi, in quest'aula, ha ascoltato le argomentazioni di molti colleghi dell'opposizione non può più credere che il testo che andrete ad approvare, salvo una ribellione delle coscienze libere, possa essere efficace contro la criminalità e non sia invece finalizzato a scopi del tutto ignobili che non dovrebbero essere neppure concepibili in un libero Parlamento.
È indubbio, infatti - e ce lo dimostra l'esperienza - che ogni persona condannata e che ha espiato la sua pena, se questa è stata equa e non vendicativa, se, una volta libera, si è socialmente reinserita, in particolare nel mondo del lavoro, ben difficilmente torna a commettere altri reati, contribuendo così a quel circuito virtuoso che determina una diminuzione della recidiva e, quindi, una maggiore garanzia per le esigenze di sicurezza della collettività.
La forte limitazione della possibilità di concedere, a chi ne è meritevole, le attenuanti generiche; lo stravolgimento dell'articolo 69 del codice penale con la limitazione della possibilità di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti; l'obbligatorietà dell'aumento di pena in caso di recidiva e la conseguente limitazione dei benefìci previsti dall'ordinamento penitenziario; i nuovi e perversi meccanismi della prescrizione dei reati; l'inasprimento del regime penitenziario, anche in termini di concessione delle misure alternative al carcere, non possono che vederci contrari, in quanto - e l'esperienza non solo in Italia ma in tutto il mondo ce lo dimostra - l'aumento delle pene non ha mai determinato una diminuzione dei reati e, tantomeno, ha scalfito la criminalità organizzata, che - al contrario - è stata colpita e, in certi casi debellata, da interventi complessivi ben diversi da quelli proposti dal Governo e dalla sua maggioranza: interventi in cui non veniva privilegiato l'aspetto repressivo, ma valorizzata la prevenzione, la celerità e l'efficienza del sistema giustizia, con una maggiore professionalità investigativa e l'incremento delle risorse, dei mezzi e degli uomini che hanno il difficile compito di contrastare il crimine.
Questo provvedimento va, invece, in direzione diametralmente opposta, non solo rispetto a quanto molti professano nei convegni, ma anche rispetto alla nostra cultura giuridica, che non può che sentirsi avvilita di fronte ad una ennesima legge che cancella un ulteriore tassello del principio per cui la giustizia è, o dovrebbe essere, eguale per tutti.
Si nega e si annulla, di fatto, il principio della funzione rieducativa della pena: come giustificare, altrimenti, la previsione di una sanzione la cui commisurazione è incentrata quasi esclusivamente sulla gravità dell'illecito, senza che si tenga conto della personalità del colpevole e dei motivi che lo hanno portato a commettere quel determinato reato?
Si ritorna ad una concezione della pena con finalità di prevenzione generale, mentre - ce lo ricorda la nostra Costituzione - la pena dovrebbe avere oggi anche una ben diversa funzione, in quanto premessa e punto di partenza della risocializzazione.
Da tempo il Parlamento ed il paese sono in attesa di un nuovo codice penale - noi auspichiamo un codice che porti ad un diritto penale minimo e mite, ma proprio per questo efficace - e invece, per fini che tutti ben conoscono, continua la frammentarietà e disorganicità delle iniziative legislative che, non a caso, hanno sempre avuto, in questi tre anni e mezzo di malgoverno, una corsia preferenziale rispetto a provvedimenti ben più urgenti e di cui la nostra giustizia, civile e penale, aveva e ha assoluta necessità.
La parola d'ordine del diritto penale minimo indica l'esigenza di restringere l'intervento penale alla sola tutela di beni essenziali non altrimenti tutelabili, rovesciando la tendenza panpenalistica.
Diritto penale minimo e mite significa diritto penale efficace ed effettivo, anche perché più si è selettivi nella configurazione dell'illecito penale, più si è limitati e adeguati nella sanzione, tanto maggiore sarà l'incidenza e l'efficacia nella lotta e nel contrasto al crimine.


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Per concludere, ancora una volta, in Italia, culla del diritto, la giustizia è stata addormentata, narcotizzata, addomesticata. Anziché un codice riformato, avremo un codice penale per l'ennesima volta deformato.
Il testo su cui dovremo esprimere il nostro voto non contiene una, una sola norma condivisibile, né un barlume di luce e di speranza, ma solo ombre e norme spietate, inutili, inefficaci e controproducenti. Il senso stesso di giustizia ne esce sconfitto ed il senso di equità e umanità completamente deformato. Hanno vinto l'impunità per pochi ed una concezione vendicativa e, quindi, inaccettabile della pena!
Ancora una volta, state illudendo gli italiani rispetto al delicato tema della sicurezza dei cittadini, alla quale siamo di certo più sensibili di voi, pur avendo una concezione della funzione del diritto penale e della pena diametralmente opposta alla vostra.
Per questo e per tutti gli altri motivi su cui ci siamo soffermati nella discussione sulle pregiudiziali di costituzionalità e nel corso dell'esame degli emendamenti, dichiaro il voto contrario dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, innanzitutto, devo rivendicare che è merito della Lega quello di avere chiesto per prima, in questo Parlamento, l'inasprimento delle pene per i recidivi, persone che continuano a delinquere nel nostro territorio, i quali godono spesso dei benefici di legge e tornano, poi, a compiere le stesse attività delinquenziali. Oltre a ciò, rivendichiamo il merito di avere avviato una discussione seria sul tema della legittima difesa volta a dare maggiori garanzie ai nostri cittadini (spero che il relativo provvedimento venga approvato a breve).
Con il provvedimento che ci accingiamo ad approvare, riteniamo di avere percorso altra strada, sotto il profilo dell'aumento della sicurezza, rispetto al programma elettorale che avevamo proposto.
È giusto ricordare, in quest'aula, che sarà reso obbligatorio - finalmente - l'aumento di pena per i recidivi colpevoli di reati molto gravi quali l'omicidio, la rapina, l'estorsione, il sequestro di persona, e via dicendo. È giusto ricordare anche che aumenteranno le pene per chi viola le regole della sorveglianza speciale. Anche in questo caso, si tratta di benefici di legge che, molto spesso, anziché consentire la rieducazione del condannato, vengono utilizzati per ritornare sul territorio a ripetere i consueti atti delinquenziali. Inoltre, aumenteranno le pene per tutti i reati di mafia.
Per completare il quadro, manca l'ultimo tassello, ma mi sembra che sia a buon punto, al Senato, l'esame del provvedimento relativo alla legittima difesa, che guarda più alla difesa dei diritti dei nostri cittadini che a quelli di chi non dovrebbe averne.
Naturalmente, rifiuto le accuse assurde che la sinistra ci ha rivolto in questi giorni. Come al solito, la sinistra preannuncia, catastroficamente, scarcerazioni di massa, dopo avere tenuto un atteggiamento analogo in occasione dell'approvazione della legge sulle rogatorie, che avrebbe dovuto provocare la scarcerazione di chissà quanti delinquenti. In realtà, le paventate scarcerazioni non si sono mai verificate! Peraltro, ho già ricordato che quella legge viene portata ad esempio dall'OCSE agli altri paesi dell'Unione europea in quanto null'altro prevede, prima che qualcuno sia messo in galera, se non di avere documenti provenienti dagli altri paesi che rechino un timbro ed un numero di protocollo.
Nella sinistra, taluno ha affermato che le rogatorie sono state osteggiate dalla Svizzera. Mi viene da pensare che, probabilmente, in Svizzera incontrano difficoltà nel rilasciare documentazioni e certificati poiché, da anni, sono recettori di narcodollari che girano per il mondo. Probabilmente


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hanno panni sporchi da lavare in casa loro. Le rogatorie sono un'altra cosa. Inoltre, tali affermazioni appaiono assurde se sono pronunciate dalla sinistra che, in quest'aula, chiede continuamente «indultini» ed amnistie; questi sì, provocherebbero decine di migliaia di scarcerazioni! Sono gli stessi che hanno concesso l'ingresso, nel nostro paese, alla malavita di mezzo mondo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana). Conosciamo benissimo i risultati: sei reati su dieci compiuti nelle città capoluogo di provincia del nostro paese sono commessi da immigrati. Dunque, le denunce che continuano ad arrivarci in questi giorni sono pretestuose, estemporanee, fuori luogo e prive di significato.
Vorrei affermare a malincuore che, in quest'aula, qualche sbandamento all'interno della Casa delle libertà dal punto di vista del rispetto del programma elettorale si è verificato, quando sono state mostrate aperture alla proposta di «indultino». Per fortuna, ciò non si è concretizzato nei risultati che i proponenti si attendevano.
Rifiuto prediche da parte di una sinistra che, al governo del paese nel 1999, ha modificato la legge sul falso in bilancio per salvare Prodi nel tentativo di arricchire l'amico De Benedetti, stabilendo che il reato si concretizzava solo se aveva determinato arricchimenti. Ma, grazie alla denuncia fatta a suo tempo da Fininvest, Barilla, Ferrero, Confcoop e il pronunciamento di tre tribunali che hanno impedito la svendita di industrie di Stato agli amici degli amici, l'arricchimento di De Benedetti non si è verificato; quindi, l'amico Prodi non è finito sotto processo. Probabilmente, sono più bravi a difendere i loro amici, probabili candidati alla Presidenza del Consiglio per la prossima tornata elettorale! Ci sarà da imparare qualcosa sotto questo aspetto? Mi auguro di no, perché dovremmo essere impegnati a risolvere altri problemi. Le prediche da quel pulpito le rigetto fermamente.
Rigetto molti altri fatti denunciati dalla sinistra. In questo paese (è da molto che lo affermiamo) la giustizia non funziona. Hanno governato per cinque anni questo paese, ma la macchina non l'hanno messa in moto. Stiamo cercando di farlo noi. È giusto ricordare a chi ci ascolta che, in questo paese, primeggiamo, a livello europeo, per numero di giudici a disposizione e, per quanto riguarda la spesa per il funzionamento della giustizia, non abbiamo niente da invidiare agli altri paesi. Infatti, il rapporto prodotto interno lordo-spesa per la giustizia è in linea con gli altri paesi. Quindi, se ci troviamo con un milione di procedimenti in corso, accumulati negli anni, è perché la macchina della giustizia non funziona, e non funziona perché, molto spesso, c'è chi non vuol farla funzionare, essendo più impegnato a portare, da giudice, i propri figli alle manifestazioni dei no global piuttosto che a portare avanti qualche procedimento in arretrato di qualche anno. Non abbiamo timori nel difenderci sotto questo profilo.
Va ricordato a chi parla sempre dei fatti di mafia di Napoli, cui rispondiamo attraverso il provvedimento in oggetto, perché - lo ripeto - le pene per i reati di mafia saranno inasprite, che nella magistratura di Napoli opera un numero di giudici pari a quello di chi ha il compito di controllare e far funzionare la giustizia in Gran Bretagna. Proprio con riferimento al tribunale di Napoli, negli ultimi otto, nove anni, abbiamo assistito addirittura alla decuplicazione delle scarcerazioni per decorrenza dei termini, perché - ahimè, non si sa per quale motivo - non hanno il tempo ed il modo per portare avanti determinati processi.
Allora, è giusto inquadrare nel loro complesso vicende che molto spesso inficiano l'operato delle nostre Forze di polizia, i cui componenti, quotidianamente, rischiano la vita per assicurare alla giustizia delinquenti sebbene, poi, grazie soprattutto ad una magistratura politicizzata, non si riesca ad irrogare le pene e, quindi, ad assicurarli alle patrie galere. Ma, lo ribadisco, è questione non di carenza di organico di magistrati né, tanto meno, di riduzione delle risorse che questo paese stanzia per la giustizia. Noi ci sentiamo con la coscienza a posto; si sta finalmente concretizzando uno dei progetti


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che avevamo considerato per primi: colpire con mano pesante i recidivi ovvero quanti continuano a commettere reati nel nostro paese consapevoli di farla franca e, quindi, forti del fatto che, tanto, non saranno mai reclusi nelle patrie galere.
Per così dire, rimando al mittente anche le solite lamentele per gli immigrati che, poverini, saranno colpiti da questi provvedimenti; peraltro, le leggi varate dall'attuale opposizione consentivano a chi entrava clandestinamente nel nostro paese - senza che si acquisisse alcuna conoscenza di chi fosse e di dove provenisse - di godere di sanatorie. Ricordo, al riguardo, un albanese che, grazie alla sanatoria disposta in base alle legge Turco-Napolitano, per 44 volte è stato arrestato e per altrettante volte, date generalità false, ha potuto godere dei benefici di legge non rimanendo in galera neanche un giorno della sua vita.
Con la Lega e, mi auguro, con una Casa delle libertà compatta nel rispettare uno dei capisaldi del nostro programma, tali situazioni sono destinate a non ripetersi; il resto, sono tutte chiacchiere prive di fondamento (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Porto a conoscenza dei colleghi che sono presenti in tribuna - dove costituiscono anche una nota di colore - i componenti del coro di montagna di Presanella di Pinzolo, nel Trentino (Applausi). Nel salutarli, osservo che, per così dire, anche alla Camera vi è una certa polifonia, anche se non sempre con la stessa armonia (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ranieli. Ne ha facoltà.

MICHELE RANIELI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge che stiamo per approvare risponde ad alcune esigenze fortemente avvertite nel sistema paese da ogni operatore giuridico; fortemente avvertite, peraltro, anche da questa Camera del Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Ghedini, la prego, si metta più comodo. Prego, onorevole Ranieli.

MICHELE RANIELI. Il disegno di legge prevede l'inasprimento delle pene stabilite per alcuni reati (specificamente, quelli più gravi) e con riferimento ai soggetti recidivi ovvero a coloro i quali, più volte, si sono esposti nel delinquere, di guisa che vengono considerati delinquenti abituali, plurirecidivi, pluripregiudicati. È un'esigenza avvertita dall'intero paese in quanto il cittadino, oggi, chiede giustizia, certezza della pena, volendo soprattutto sapere che colui che delinque, una volta condannato, sconti definitivamente la pena. Più volte, abbiamo visto circolare sulla pubblica via, pronti a reiterare gli stessi reati nell'ambito della stessa indole della personalità, persone che erano state arrestate, pochi giorni prima, dopo una serie di investigazioni e di accertamenti. Si poneva, quindi, l'esigenza di inasprire le pene; ma un'altra esigenza avvertita dagli operatori giuridici, e per la quale si poneva la necessità di meglio adeguarci agli standard europei, afferiva ai tempi dei processi e, altresì, ai termini di prescrizione degli stessi.
Più volte la Corte di Strasburgo, infatti, ha segnalato l'opportunità, nonché la necessità, che in Italia i tempi della celebrazione dei processi fossero più celeri e che quelli delle prescrizioni fossero essere adeguati a quelli europei. Ciò è opportuno, perché sia il cittadino italiano, sia l'operatore della giustizia vogliono conoscere il tempo esatto in cui può essere perseguito, dal momento che rientra nell'ambito del principio del giusto processo far sapere con certezza ad un imputato se viene considerato colpevole o innocente.
Orbene, ritengo che fosse giusto sottoporre all'attenzione del Parlamento anche tale norma, che doveva mirare all'abbreviazione dei termini di prescrizione del reato. Per alcuni reati, ritenuti più lievi, abbiamo effettivamente operato una riduzione dei termini; per altri, invece, avendo legato i termini processuali alla gravità del reato stesso, vorrei rilevare che il provvedimento che ci accingiamo ad approvare per alcuni aspetti raddoppia ed allunga i termini della prescrizione, soprattutto per i soggetti recidivi e per coloro che sono delinquenti abituali.


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Non solo, ma desidero osservare che aver ancorato alla gravità del reato commesso i termini della prescrizione ha comportato, naturalmente, la modifica di alcuni cardini del sistema processuale, provocando, in tal modo, alcune ferite ad alcuni istituti che pure avevano dato, e che danno tuttora, risultati significativi nell'ambito dell'attuazione della giustizia. Mi riferisco alla figura del reato continuato, nel senso che oggi l'articolo 81 del codice penale risulta addirittura leso dall'approvazione della nuova norma.
Ciò perché l'istituto di cui all'articolo 81 (il reato continuato) del codice penale rispondeva alla logica per cui, se il cittadino commetteva una serie di reati della stessa indole, essi sarebbero stati unificati nell'ambito di un unico procedimento e si partiva dalla pena più grave, aumentandola fino a un terzo. Oggi, invece, abbiamo introdotto la postilla per cui, comunque, la pena inflitta non può essere inferiore alla sommatoria di tutte le pene minime dei 37 reati previsti dal codice.
Ritengo che tutto ciò costituisca un'aberrazione giuridica che desta preoccupazione! Da qui, le resistenze da parte del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro. L'UDC, infatti, pur consapevole che si rende necessario adeguare i termini della prescrizione agli standard europei, ritiene tuttavia che l'adeguamento dei termini della prescrizione infligga ferite e lesioni al sistema processuale italiano che suscitano perplessità. Allo stesso modo, tale gruppo ritiene che si provocano lesioni nell'applicazione delle attenuanti generiche, che si lede l'articolo 69 del codice penale, come ha testè ricordato l'onorevole Pisapia, e che si creano ferite nell'applicazione nell'attuazione della legge Gozzini, che consente la rieducazione del reo.
Se non miriamo alla rieducazione del reo, infatti, le nostre carceri diventerebbero naturalmente «polveriere», poiché il detenuto che sa che, una volta entrato in carcere, vengono «buttate a mare» le chiavi della sua cella, non nutre nessun interesse ad agire verso il bene ed a rivedere la propria condotta. Ciò perché non servirà a nulla rivedere la propria posizione e non servirà a niente neanche il suo pentimento, dal momento che, anche se dovesse pentirsi e darne prova, approvando il provvedimento in esame stiamo violando la cosiddetta legge Gozzini. Infatti, applicare quel principio fisso stabilito dalla legge, alla luce delle modifiche introdotte nel sistema recidivante, significa non offrire né al magistrato di sorveglianza, né all'educatore sociale, né al direttore del carcere la possibilità di attivare provvedimenti di clemenza nei confronti di un detenuto che ha effettivamente rivisto il proprio cursus vitae, che si è pentito e che intende reinserirsi nel mondo del lavoro e nella società ed avviare il suo recupero sociale!
Sono queste le nostre perplessità, i nostri dubbi e le riserve che abbiamo manifestato sia in Commissione, sia in sede di Comitato dei nove. Tuttavia, tali riserve e perplessità sono state ogni giorno attenuate, grazie all'aiuto del relatore (che ringrazio) e di altri colleghi di maggioranza e di opposizione che, nell'ambito del Comitato dei nove, hanno saputo svolgere un ruolo di mediazione, e le gravi lesioni di alcuni istituti giuridici sono state trasformate in lesioni lievi.
Per cui, signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dell'UDC voterà a favore di questo provvedimento, soddisfatto quanto meno dall'applicazione di due principi, ossia quello dell'inasprimento della pena per reati gravissimi, quali l'associazione mafiosa, la rapina e l'omicidio, e quello dell'abbreviazione dei tempi del processo e dei termini della prescrizione per i reati più lievi. Di tutto ciò siamo soddisfatti e orgogliosi (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, noi abbiamo vissuto queste ore con un senso di amarezza. Un'altra volta sono


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state calpestate le regole, calpestati i calendari parlamentari, calpestato il principio secondo il quale quest'aula, nell'organizzare i propri lavori, dovrebbe ascoltare e rispettare le priorità del paese. Un'altra volta si è utilizzato il Parlamento per un uso personale, come finalmente è risultato con chiarezza in questo dibattito. Come le dichiarazioni di molti parlamentari della maggioranza - in quest'aula e fuori - hanno confermato, non vi è più nemmeno il bisogno di utilizzare quel velo di ipocrisia che all'inizio di questa legislatura è stato usato per sostenere ragioni generali, mentre si servivano, in realtà, interessi particolari.
Un'altra volta è stato colpito lo Stato di diritto, il principio costituzionale - sacro, fino a qualche tempo fa - dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Un'altra volta è stato piegato tutto alle urgenze personali di alcuni imputati illustri. Un'altra volta abbiamo visto i banchi del Governo straordinariamente pieni, come nelle occasioni importanti, per prevenire il voto di possibili franchi tiratori, coperti dallo scrutinio segreto.
Noi pensavamo fosse finita, con la prima parte della legislatura, la stagione delle leggi ad personam, da varare subito, non soltanto perché servivano per bloccare alcuni processi, ma anche perché erano necessarie a chiudere alcuni problemi il più in fretta possibile, il più possibile lontano dalle elezioni politiche, per lasciare il tempo agli italiani di rimuovere, di dimenticare. Una nuova urgenza, invece, ha fatto cambiare strategia, una nuova arroganza. Vi è, infatti, qualcuno cui non si può dire di no. Vi è qualcuno troppo potente per potergli dire di no, attualmente e pericolosamente potente, da far pensare che il nome più giusto per questo provvedimento sarebbe stato forse «salva-Berlusconi» e non «salva-Previti».

IGNAZIO LA RUSSA. Bravo! Questa è una novità!

DARIO FRANCESCHINI. Così si è sottratta un'altra pietra all'ordinamento giudiziario. Forse era meglio varare, il primo giorno della legislatura - qualcuno lo ha detto scherzando -, una norma semplice che avrebbe potuto affermare che il signor Silvio Berlusconi e dieci persone da lui indicate non erano soggette alle norme del codice penale. Avremmo evitato di smontare, per risolvere alcuni problemi individuali, il nostro ordinamento giudiziario. L'ordinamento giudiziario è stato, infatti, scardinato in alcuni principi, quale quello del giudice naturale, smontato con la legge sul legittimo sospetto, quello della trasparenza dei mercati, smontato con la legge sul falso in bilancio, quello della lotta alla criminalità internazionale, smontato con la legge sulle rogatorie, quello dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, smontato con il lodo Schifani. Oggi si mette mano alla prescrizione
Questo provvedimento è una truffa, fin dal titolo, in cui si parla di attenuanti generiche, di recidiva, mentre il vero obiettivo è la riduzione dei termini di prescrizione, naturalmente immediatamente applicabile a tutti gli imputati, mentre l'aggravamento delle pene - anche ciò è ovvio - entrerà in vigore solo successivamente. Ciò avrà come conseguenza il risultato, da un lato, di aggravare le drammatiche situazioni di molti detenuti, in particolare di quelli più deboli, che non hanno gli strumenti economici per allungare i processi il più possibile (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo) e, dall'altro lato, di salvare decine di imputati, che usciranno dal carcere per il raggiungimento dei termini di prescrizione. Qualcuno ha parlato di 10-15 mila processi che rischiano di cadere per effetto delle nuove norme. Ce ne accorgeremo in seguito, purtroppo.
È uno schiaffo duro, uno schiaffo violento all'opinione pubblica, che si aspettava fermezza nella lotta contro il crimine: è lo schiaffo di inserire le norme sulla prescrizione in un provvedimento che era nato per quel motivo. E noi avevamo dato la nostra disponibilità ed abbiamo lavorato per ragionare su quelle pene, prima che il provvedimento diventasse un cavallo di Troia offensivo per inserire la modifica dei termini di prescrizione. È, innanzitutto,


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uno schiaffo ai vostri elettori, a coloro che in buona fede avevano votato per il centrodestra perché avevano creduto in quella priorità che avevate indicato come così importante: mi riferisco alla lotta per la sicurezza, uno degli slogan più utilizzati per vincere le elezioni, dopo mesi in cui avevate alimentato le paure, utilizzando i media in modo scientifico, diffondendo notizie nei telegiornali della sera, fino a creare sentimenti di ansia in gran parte ingiustificati. Ogni sera, le nostre case erano bombardate dalle immagini delle rapine nelle ville nel nord est, degli sbarchi degli immigrati clandestini, degli omicidi di qualsiasi tipo, perché ciò serviva ad alimentare una paura che creasse, a sua volta, una domanda di sicurezza. Parlo degli stessi media che oggi lavorano per nascondere, per minimizzare, per insabbiare; infatti, oggi occorre fare l'opposto, ossia nascondere. Serve nascondere la crescita dei reati che è documentata dai numeri e la crescita degli omicidi. Occorre nascondere il fatto che interi pezzi del territorio di questo paese - e non solo Napoli - stanno per essere controllati dalla criminalità organizzata. Allora, è uno schiaffo agli italiani e, prima di tutto, uno schiaffo ai vostri elettori.
Di fronte a questa complicata situazione della criminalità organizzata nel nostro paese, nel provvedimento in esame si inserisce una norma che riduce la prescrizione per i reati più gravi, quelli più connessi alla criminalità organizzata.
La prescrizione - è stato ricordato, ma vogliamo ripeterlo - passa da quindici a otto anni per il furto e l'usura, da quindici a otto anni per la corruzione, da quindici a dodici anni per l'associazione a delinquere, da ventidue a vent'anni per l'associazione a delinquere armata. Quanti delinquenti usciranno dal carcere? Dove finisce la certezza della pena? E, soprattutto, valeva la pena fare tutto questo per uno di voi?
Voi credete di avere il diritto di farlo, perché dal primo giorno di questa legislatura avete immaginato non di avere vinto le elezioni e, quindi, di essere chiamati ad un servizio, ossia governare il paese, bensì di essere diventati padroni delle istituzioni e, quindi, legittimati a fare qualsiasi cosa, utilizzando queste ultime per risolvere ogni problema.
Purtroppo, state procurando al paese un danno più profondo di quanto voi stessi immaginiate. Le leggi sbagliate si possono modificare ed abrogare e noi lo faremo; ma il danno che state perpetrando è alla coscienza più profonda del paese. Chi fa politica ed è chiamato a coprire incarichi costituzionali ha, prima di tutto, un dovere: essere testimone nei propri comportamenti e nelle proprie scelte. Infatti, inevitabilmente, con i propri comportamenti e con le proprie scelte trasmette valori e modelli di vita, educa o diseduca.
Voi avete trasmesso agli italiani l'idea che il futuro e il successo di ogni cittadino italiano sia legato alla scelta di essere più furbo, più potente, più spregiudicato e più cinico nell'utilizzare i mezzi a disposizione. Quindi, non sono state soltanto le leggi ad personam a spingere verso questa diseducazione morale, bensì i condoni, l'idea che chi aggira la legge è più furbo di chi la rispetta, l'evasione morale delle tasse, come ha indicato il Presidente del Consiglio, la ricchezza ostentata usata come arma nei confronti dei cittadini. Tutto ciò per trasmettere l'idea che chi crede ancora nella cultura della legalità appartenga al passato ed è destinato ad essere travolto da una società in cui i punti di riferimento e i valori diventano altri. Avete diseducato, avete rischiato di corrompere le coscienze. Ma il vostro tempo sta per finire, i vostri gesti, i vostri litigi più o meno mascherati, le vostre illusorie ricomposizioni dimostrano che tutto sta avvenendo e tutto state facendo nell'affannato disordine di questi mesi. E l'affannato disordine di questi mesi dimostra che anche voi sapete che il vostro tempo sta per finire.
L'amore per la democrazia e per la giustizia è dentro il cuore dell'Italia sana e dell'Italia onesta, anche di quella che ha votato per voi, molto di più di quanto voi stessi immaginiate.


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Non basteranno i trucchi, le leggi elettorali su misura e i vostri miliardi. I vostri tradimenti e le vostre arroganze da privilegiati ricadranno uno per uno su di voi e c'è un giudizio che non potrete comunque aggirare con nessuna norma: è il giudizio del popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore di questo provvedimento e lo farà senza imbarazzo, senza «se» e senza «ma». Votiamo a favore di questa legge perché la riteniamo giusta, come voi ben sapete e come dimostrerò da qui a breve.
La vostra polemica su chi è beneficiato e chi non lo è da questo provvedimento distorce il ruolo fondamentale del legislatore, che deve chiedersi se una legge è giusta o se è sbagliata. Non deve chiedersi quale singolo cittadino ne beneficerà. Questo è l'errore che avete commesso, che commettete oggi, che avete commesso in passato e che vi sta allontanando dal vostro elettorato e dall'opinione pubblica italiana. Lo avete fatto con la legge Cirami: avete votato contro e avete fatto le barricate, sostenendo che fosse una legge a favore di qualcuno, quando lo stesso Presidente Violante, insieme con Neppi Modona, qualche anno prima aveva sostenuto le stesse tesi contenute all'interno della legge Cirami. Avete contrastato una norma non perché fosse sbagliata, ma perché, secondo voi, di essa ne avrebbe beneficiato qualcuno.
Lo avete fatto sulle riforme istituzionali: avete messo il premierato nel vostro programma elettorale con cui avete vinto le elezioni nel 1996 e poi avete votato contro il premierato in queste aule.
Lo avete fatto sul federalismo: avete prima provato in «zona Cesarini» una riforma molto più spinta di quella contenuta nelle nostre riforme e poi avete fatto marcia indietro solo ed esclusivamente perché era proposta da noi.
Allora, cari colleghi dell'opposizione, non si può ragionare e votare in Parlamento con la pancia. Voi oggi ragionate e votate con la pancia, noi lo facciamo con il cervello! Voi con il cervello condividete questa norma (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)... Protestate pure...
Vi leggo un disegno di legge di questa legislatura presentato al Senato dai senatori Fassone, Ayala, Massimo Brutti, Calvi e Maritati, tutti della vostra parte politica. Per parlare di prescrizione si comincia con il citare il tempo ragionevole di cui parla l'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo.
Nella relazione introduttiva si scrive: «Ricondotta la prescrizione del procedimento ad una finalità di garanzia per il cittadino indagato o imputato, la disciplina deve contemperare il diritto di azione con il diritto di difesa. Perciò, deve stimolare la giurisdizione ad assolvere tempestivamente il suo compito».
Che cosa c'è scritto in questa proposta di legge se non quello che proponiamo oggi con questo provvedimento? Nella proposta di legge i vostri colleghi ci dicono anche all'articolo 1 che vogliono abbassare i termini di prescrizione da 20 a 15 anni per la fascia di reati più gravi, cioè per l'omicidio e per il sequestro di persona a scopo di estorsione, se questo comporta la morte del sequestrato.
Allora chi è che vuole fare uscire gli omicidi? Coloro che hanno firmato questa proposta di legge o noi che oggi, invece, sottoponiamo al Parlamento un provvedimento giusto e corretto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale) e non lo valutiamo per gli effetti a favore di Tizio o di Caio, ma per la sua bontà normativa?
Poi c'è un altro problema: come spiegate ai vostri elettori che avete cambiato tesi di fondo sulla clemenza che bisogna garantire a chi sbaglia una sola volta o per la prima volta, magari in una situazione di


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bisogno? Avete sempre sostenuto questo criterio dal punto di vista culturale ancor prima che politico.
Oggi contestate la nostra scelta di essere clementi con chi è incensurato e non delinque abitualmente. Sappiamo tutti che spesso le carceri hanno un effetto criminogeno, quindi questa tesi è sicuramente condivisibile da tutti noi. Voi cambiate tesi di fondo, noi sosteniamo sempre la stessa. Noi siamo per dare un'opportunità a chi sbaglia una volta, ma siamo per la durezza nei confronti dei professionisti del crimine, nei confronti di coloro che generano allarme sociale con quei reati che sono maggiormente sentiti, percepiti e sofferti dai cittadini.
Vogliamo la certezza della pena. A Napoli abbiamo instaurato un tavolo bipartisan - c'eravate anche voi - per inasprire le pene. Noi lo abbiamo inserito in questo provvedimento e voi voterete contro perché siete prevenuti politicamente, perché sbagliate nel vostro ruolo di legislatori. Con l'obbligo della recidiva - e sapete quante volte, nonostante si potesse aggiungere la recidiva, ciò non veniva fatto dal magistrato - eviteremo che chi delinque abitualmente entri ed esca dal carcere, generando sfiducia nei cittadini, che poi non procedono alla denuncia dei reati, se non per altri motivi di carattere burocratico. Il Parlamento deve rispondere soprattutto ai cittadini, che chiedono che questa gente non esca dal carcere dopo aver commesso un reato. Chi lo fa una volta, due volte, tre volte e sa che tanto esce dal carcere, non può proseguire. Non lo abbiamo previsto in questa legge.
Sapete bene quali saranno gli effetti futuri di tale provvedimento. Il primo effetto è la velocizzazione dei processi, perché esiste una tempistica, nota fin dall'inizio, della durata del processo, che non può essere più suscettibile di mutamento a seconda dell'umore del giudice o di altri eventi che possono intervenire. Mentre si discute di ciò voi, anziché parlare di queste cose, pensate a Previti.

PIERO FASSINO. Voi pensate a Previti!

ITALO BOCCHINO. È questo l'errore di fondo, e lo avete dimostrato. Avete fatto le barricate contro l'emendamento che era un po' più clemente nei confronti degli ultrasettantenni; avete fatto le barricate e poi vi siete accorti che non era a favore di Previti e avete votato a favore. Questa è la prova che siete prevenuti, che ragionate e votate con la pancia e non con il cervello, come fa il vero legislatore (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!
Oggi voterete contro l'inasprimento delle pene per scippatori, rapinatori, ladri d'appartamento, contro coloro che, specialmente in alcune realtà del sud, generano grande allarme sociale. Come membro del Parlamento, sono dispiaciuto di questo, come componente di una parte politica dico: continuate così perché ci state rendendo in discesa le elezioni del 2006. Votate contro le tasse, votate contro l'inasprimento di pene per i delinquenti abituali, votate contro le democrazia diretta del premierato: per noi sarà tutto più semplice (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, che la sicurezza dei cittadini sia un problema acuto, che oggi si pone con rinnovata gravità, mi pare lo dicano le statistiche in modo chiaro. A dispetto della propaganda che il Presidente del Consiglio anche su questo tema continua a fare, i dati statistici sono inequivoci: i reati crescono, la criminalità organizzata è tornata ad essere particolarmente aggressiva. Parallelamente, basta leggere la legge finanziaria di quest'anno, vengono ridotte e compresse le risorse a disposizione della giustizia, delle Forze dell'ordine, degli apparati di sicurezza.
Parto da qui perché è esattamente questa situazione che non rende credibile il provvedimento che avete voluto portare all'esame del Parlamento con una fretta


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che - lo sappiamo tutti - è determinata soltanto dall'obiettivo della concessione dell'amnistia ad personam per l'onorevole Previti e non è, invece, dettata dalla preoccupazione di affrontare i problemi della criminalità e della sicurezza dei cittadini.
Dico questo a ragion veduta, perché quello che ci ha detto testé l'onorevole Bocchino può andare bene per un comizio, ma non corrisponde alla realtà, e cercherò di dimostrarlo.

ITALO BOCCHINO. Spiegalo!

PIERO FASSINO. Cercherò di dimostrarglielo, onorevole Bocchino. Io lo l'ho ascoltata, adesso mi ascolti lei.
Voi riducete la prescrizione per reati diversi da quelli commessi dal povero indigente, il quale, a causa dell'indigenza, si è fatto mariuolo. Voi riducete la prescrizione per i reati previsti dall'articolo 416-bis, un articolo che si applica all'associazione per reato criminale, in particolare l'associazione mafiosa. Voi riducete la prescrizione per l'usura, che, come sapete, è un reato tipico di criminalità organizzata. Voi riducete la prescrizione per l'incendio doloso, che è un altro reato posto in essere dalla criminalità organizzata per chi non paga il «pizzo». Voi riducete la prescrizione per la corruzione e per la corruzione in atti giudiziari. Vi sottolineo la gravità del fatto che il Parlamento consideri un reato di minore rilievo corrompere un magistrato ed intaccare la fiducia dei cittadini nell'imparzialità di un potere dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).
Voi riducete la prescrizione per reati che sono di particolare gravità e che non riguardano una delinquenza minorile che sbaglia una prima volta, verso la quale bisogna avere un atteggiamento di recupero e di reinserimento. Riducete la prescrizione per reati che vengono commessi dalla criminalità organizzata, che inducono un allarme sociale gravissimo e che producono una lacerazione del tessuto sociale del paese. Per di più, voi infliggete un vulnus drammatico alla fiducia che i cittadini devono avere nella giustizia.
Ma, se davvero voi foste così preoccupati di rendere la giustizia più rapida e l'obiettivo fosse quello che ha richiamato l'onorevole Bocchino, cioè che una prescrizione più ristretta nei tempi consente a tutti di dover ottemperare in tempi più celeri alla celebrazione dei processi, vi preoccupereste di altre cose, onorevole Bocchino! Vi preoccupereste di non lasciare nella legge finanziaria, all'esame del Parlamento, il blocco del turn over per tutto il personale dell'amministrazione della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e di Rifondazione comunista). Infatti, il blocco del turn over, che riguarda il pubblico impiego, riguarda tutto il personale della giustizia. La deroga non riguarda il personale del Ministero della giustizia. Vi preoccupereste di prevedere nella legge finanziaria le risorse finanziarie per pagare gli straordinari!
Voi sapete che oggi le carceri sono vigilate da agenti di polizia penitenziaria che fanno gli straordinari ed ottemperano al loro incarico grazie allo spirito di dedizione e al senso di responsabilità, perché gli straordinari vengono pagati loro con sei mesi di ritardo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)! Onorevole Bocchino, sto parlando con lei...

ITALO BOCCHINO. L'ascolto!

PIERO FASSINO. Siccome lei voterà la legge finanziaria, che non dà i soldi per gli straordinari agli agenti della polizia penitenziaria, vorrei che ascoltasse quello che dico.
Voi vi preoccupereste, allora, di non ridurre e tagliare, come avviene da tre leggi finanziarie a questa parte - andatevi a leggere le tabelle! -, le risorse per l'informatizzazione degli uffici giudiziari, che è il modo per eliminare molta carta ed accelerare i tempi dei processi.


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Voi vi preoccupereste di chiedere al senatore Castelli, al vostro ministro, perché, avendo ricevuto nel 1996, all'atto del suo insediamento, una legge perfezionata in tutti i suoi aspetti, ivi compreso il regolamento applicativo, per assumere mille magistrati in più, in tre anni e mezzo, non ha fatto concorsi che per 300 magistrati, mentre gli organici continuano ad essere non completi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).
Voi vi dovreste preoccupare, onorevole Bocchino, di queste cifre. Nel 1996, spese per la giustizia nel bilancio pubblico: 7500 miliardi. Nel 2001, al termine del quinquennio dei Governi di centrosinistra, 12 mila miliardi. Sa, onorevole Bocchino, a quanto siamo arrivati oggi? A poco più di 10 mila miliardi. In questi tre anni, avete ridotto di quasi 2 mila miliardi gli stanziamenti, al netto dell'inflazione! Questi sono i problemi della giustizia!

Ho richiamato questi problemi, onorevole Bocchino, perché lei deve considerare contestualmente la riduzione dei tempi e le questioni precedentemente sollevate; perché se gli organici dei magistrati fossero sufficienti, se i tribunali fossero informatizzati e se la giustizia avesse le risorse per funzionare, allora i tempi dei processi sarebbero più celeri ed i tempi della prescrizione avrebbero un certo senso.

ANTONINO LO PRESTI. Se i magistrati parlassero meno!

PIERO FASSINO. Ma se lei, onorevole Bocchino, riduce la prescrizione e, al tempo stesso, le risorse a disposizione di coloro che devono fare i processi, di fatto assolve, con riferimento alla possibilità di rispondere di fronte alla legge per i reati commessi, gli imputati, rende impossibile la celebrazione dei processi e, di fatto, agevola la criminalità. Questi sono i risultati (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)!
Poiché l'onorevole La Russa fa cenni dispregiativi rispetto a questo argomentare...

IGNAZIO LA RUSSA. No, no!

PIERO FASSINO. ... gli vorrei proporre un esempio. La Russa, prova ad ascoltare!

IGNAZIO LA RUSSA. No, interpreti male i miei movimenti. Parlavo con l'onorevole Landolfi di calcio!

PIERO FASSINO. Onorevole La Russa, ti porto l'esempio del tribunale di Foggia, nel Mezzogiorno, area fortemente inquinata dall'azione della criminalità organizzata. Organico della procura: 14 magistrati; effettivi in esercizio: 9. Cinquemila processi a testa e voi riducete ulteriormente i tempi della prescrizione! Dovete andare a spiegare a quei magistrati ed ai cittadini di Foggia che state lottando contro la criminalità (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)!
La verità è che siete mossi da un solo problema, quello di salvare l'onorevole Previti (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

IGNAZIO LA RUSSA. Li hanno arrestati i magistrati di Foggia!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, lasciate parlare l'onorevole Fassino. Abbiamo ascoltato tranquillamente l'onorevole Bocchino. Adesso sentiamo Fassino, è un suo diritto. Prego, onorevole Fassino.

PIERO FASSINO. In ogni caso, concludo, signor Presidente...


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PRESIDENTE. Prego, onorevole Fassino, lei ha ancora un minuto di tempo.

PIERO FASSINO. Vorrei svolgere un'ultima considerazione che riguarda il clima ed il contesto in cui avviene tutto ciò.
Nei giorni in cui si sta discutendo il disegno di legge finanziaria, che ogni giorno di più rivela la sua assoluta inconsistenza, perché viene cambiato continuamente dallo stesso Governo, la Confindustria e le principali organizzazioni economiche del paese denunciano l'assenza di una politica economica che affronti i problemi del paese. Tutti i dati ci dicono che il paese è di fronte ad un rischio grave di declino, ma il Governo, anziché occuparsi di ciò, considera prioritario occuparsi di tutt'altro. Mi rammarico che i banchi del Governo siano oggi così pieni di ministri, mentre non lo sono mai quando si affrontano i problemi del paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)!
Non posso non denunciare che, fino a qualche minuto fa, sedeva sui banchi di questo Governo il ministro dell'industria che, l'altro giorno, non ha avuto neanche la decenza di essere presente al convegno pubblico della Confindustria, nel quale si denunciava la situazione critica dell'economia del paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)!
Questo è il vostro modo di governare! State sfasciando questo paese e ne portate una gravissima responsabilità.
Non vi salverete, ingannando i cittadini, come state facendo in queste settimane con una falsa riduzione delle tasse! La gente sa ragionare e sa capire ciò che è vero e ciò che è falso (Commenti del gruppo di Alleanza nazionale)! Potete continuare ad ingannarla ancora un po', potete in questa sede, con la forza dei numeri, imporre dei provvedimenti sbagliati, ai danni del paese.
Il paese, al momento giusto, come si è visto con riferimento alle elezioni del 2002, del 2003 e del 2004, vi presenterà il conto e vi manderà a casa (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palma. Ne ha facoltà.

NITTO FRANCESCO PALMA. Signor Presidente, molteplici e reiterate sono state le manifestazioni di stima da parte dell'opposizione all'azione politica del ministro dell'interno e noi siamo d'accordo con loro. Così come, in modo unitario, maggioranza e opposizione ripetutamente hanno manifestato il loro apprezzamento per l'infaticabile opera delle Forze dell'ordine (I deputati Cè, Gibelli e Guido Giuseppe Rossi espongono, sotto il banco della Presidenza, uno striscione recante la scritta: «No alla Turchia in Europa», che lo stesso Presidente tenta di rimuovere - Vive proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo - Si grida: «Vergogna»).

FRANCO GRILLINI. Fascisti!

PRESIDENTE. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 12,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, quello che è accaduto alcuni istanti fa, per responsabilità esclusiva di alcuni deputati del gruppo della Lega Nord, nel corso delle


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dichiarazioni di voto, è l'ennesimo, inqualificabile episodio che turba i nostri lavori.
Questi gesti sono irresponsabili e non possono più essere tollerati perché è in gioco il decoro e l'ordinato funzionamento delle istituzioni. Essendo nella fase delle dichiarazioni di voto, consentirò all'onorevole Palma, come è doveroso da parte del Presidente, di completare il suo intervento; quindi, darò la parola all'onorevole Boato che l'ha richiesta a nome dell'opposizione e ai quattro deputati che l'avevano chiesto in precedenza per un minuto a testa, dopo di che seguiranno la votazione, la sospensione della seduta e l'immediata convocazione dell'Ufficio di Presidenza. A tal proposito chiedo ai deputati questori di visionare immediatamente i filmati perché - a mio parere - le decisioni dovranno essere commisurate alla gravità della circostanza perché è nostra responsabilità impedire che, di qui a pochi giorni, si ripetano fatti di questo tipo.
Voglio far notare al responsabile, al capogruppo della Lega Nord che nella seduta del Parlamento a Camere riunite per l'elezione dei giudici della Corte costituzionale il gruppo in questione era già stato responsabile di fatti gravissimi; quindi, voglio sperare che tutte le forze che siedono in questo Parlamento non abbiano alcuna forma di indulgenza verso fatti che mortificano la dignità dei parlamentari e del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Verdi-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Bravo...! Bravo...!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Palma ha facoltà di completare il suo intervento per dichiarazione di voto.

NITTO FRANCESCO PALMA. Grazie Presidente. Dicevo che molteplici e reiterate sono state le attestazione di stima da parte dell'opposizione all'azione del ministro dell'interno, così come maggioranza e opposizione concordano sul fatto che infaticabile, apprezzabile ed encomiabile è stata l'azione delle Forze dell'ordine, ma ciononostante cresce l'allarme nel paese. Le cause sono diverse e non credo che questa sia la sede per andare ad analizzarle tutte; certo è che l'allarme nel paese cresce perché ogni giorno vediamo soggetti che hanno commesso reati, i quali, dopo essere stati identificati e arrestati, sono di nuovo in libertà, nuovamente a commettere reati. Questo perché accade? Diciamo con molta franchezza che ciò accade perché spesso i giudici per un demagogico buonismo che si ispira a quel principio desueto che «il tutto comprendere equivale al tutto giustificare» utilizzano il loro potere discrezionale oltre misura e concedono a tutti le attenuanti generiche, tenendo in nessun conto le sintomatiche valutazione della recidiva, della tendenza a delinquere, della delinquenza abituale e della professionalità del reato; infatti, troppo spesso i giudici nella quantificazione della pena soffermano la loro attenzione solo al minimo e mai al massimo della pena stessa. Questa è la realtà.
Con questo provvedimento, onorevole colleghi, noi non facciamo altro che affrontare un importantissimo punto della fase della repressione giudiziaria. Quindi, i giudici non potranno più concedere a chicchessia le attenuanti generiche per qualsiasi forma di reato e qualunque sia stato il percorso delinquenziale del reo; dovranno, invece, tenere nel debito conto, con i conseguenti aumenti di pena, la recidiva nelle sue varie forme e, quando anche volessero ancorarsi al minimo della pena, si troverebbero di fronte, nei reati di particolare complessità, dei minimi assolutamente significativi e apprezzabili a seguito dell'aumento che consegue da questa legge. Questo è tutto.
Nel contempo, riteniamo di apprezzare alcune altre situazioni al fine di consentire comunque al giudice, in presenza di tali


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situazioni, la determinazione di una pena equa e, per così dire, sintonica al soggetto che si va a condannare.
Si tratta di interventi utili, ma voi voterete contro, così come voterete contro le norme sulla prescrizione. Vi rendete conto che l'attuale disciplina della prescrizione si ancora al codice Rocco, che nel 1952 è stata adottata la Convenzione sui diritti dell'uomo e che recentemente proprio voi avete modificato l'articolo 111 della Costituzione inserendo il principio della ragionevole durata del processo? E non vi rendete conto che, inserendo quest'ultimo principio nella nostra Costituzione, dovete necessariamente rendere sintonica alla Costituzione stessa la normativa sulla prescrizione?
Cosa facciamo di tanto grave sulla prescrizione? Si tratta di un'operazione molto semplice: vogliamo che la prescrizione sia certa, vale a dire che, come accade già per quanto concerne i termini delle misure cautelari, non incidano, sul computo della prescrizione, le aggravanti o le attenuanti. Vogliamo sostanzialmente che la ragionevole durata del processo si raccordi al reato oggetto del processo stesso: non più, dunque, un'individuazione dei termini di prescrizione per fasce, ma un'individuazione personalizzata al singolo processo e al singolo reato.
Onorevole Fassino, lei ha invitato tutti noi a preoccuparci non so di cosa. Devo dire la verità: onorevole Fassino, forse sarebbe meglio che lei si preoccupasse di ciò che non ha fatto da ministro della giustizia. Mi consenta inoltre un invito: non si addentri, pur essendo stato ministro della giustizia, nello spinoso terreno del diritto. Lei ha fatto riferimento all'incendio doloso commesso per fatti di criminalità organizzata: mi consenta di spiegarle, con molta umiltà e modestia, che attualmente per l'incendio doloso è prevista la prescrizione in anni quindici, mentre in virtù della norma in esame, se il reato è stato compiuto per le ragioni alle quali ha fatto riferimento, si prevede la prescrizione in anni diciotto.

PIERO FASSINO. Sette anni e sei mesi! Sette anni e sei mesi!

NITTO FRANCESCO PALMA. Quindi, onorevole Fassino, cambi esempio (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Si faccia consigliare bene, onorevole Fassino!
Non ho neppure interesse ad entrare nel campo degli atteggiamenti propagandistici sulla ricaduta di questo sistema sui processi in corso: la ricaduta è minima, lo ha già spiegato il ministro Castelli. Tuttavia, solo per curiosità, chiedo: qualcuno si pose il problema della ricaduta, quando si abbassarono i termini di custodia preventiva per Pietro Valpreda, salvo aumentarli nuovamente subito dopo, a seguito dell'uccisione dei fratelli Menegazzo? E voi vi siete mai posto il problema, quando nella scorsa legislatura avete modificato il reato di abuso in atti d'ufficio? Votammo insieme con voi su tale modifica, in quanto la ritenevamo giusta, e poco ci interessava che essa potesse in qualche modo favorire le sorti processuali dell'onorevole Prodi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). La verità vera, signori dell'opposizione, è che votate contro questa legge perché siete ossessionati dal fantasma di Cesare Previti (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)...!

PRESIDENTE. Onorevole Palma, la prego di proseguire...

NITTO FRANCESCO PALMA. Voi, come ha osservato ieri l'onorevole Ciani, basate la vostra volontà di voto su un solo fatto: questa legge può o non può incidere sulle sorti processuali dell'onorevole Previti? E non ve ne importa assolutamente nulla se essa, per il resto, incide sulla sicurezza dei cittadini, e non ve ne importa assolutamente nulla se essa, per il resto, si avvia alla razionalizzazione (Commenti del deputato Fassino)... Mi scusi, onorevole Fassino, lei può parlare, ma io non perdo il filo del discorso, le assicuro (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza


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Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati Biondi, Bondi e Fassino)!

PRESIDENTE. Onorevole Fassino, per cortesia! Onorevole Bondi, la prego! Onorevole Biondi, onorevoli colleghi, dobbiamo esaurire questa fase, concludiamo per cortesia!

NITTO FRANCESCO PALMA. ...e poco vi importa se questa legge condurrà alla razionalizzazione del sistema!
E se tutto ciò è vero - e io ritengo che lo sia -, voi andate alla ricerca di una «legiferazione fotografica», ma la vostra è una fotografia negativa, è una fotografia in bianco e nero ed è una fotografia mortuaria, perché fa strame dei principi. Il vostro unico problema è che qualcuno, a voi vicino, vi consegni il cadavere di Previti. E questo cadavere, sul piatto della bilancia, conta per voi molto di più degli interessi della gente. In questo, voi ritenete che l'interesse del partito, quello a voi consueto (quello con la «P» maiuscola), sia superiore agli interessi della gente. E chiaramente il riferimento non va rivolto a molti esponenti della Margherita (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
Voi siete sordi alla storia; voi continuate a manifestare pubblicamente il vostro bolscevico DNA (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Come preannunciato, do ora la parola all'onorevole Boato. Le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ha facoltà di parlare.

MARCO BOATO. Signor Presidente, le chiedo di poter parlare per un tempo maggiore...

PRESIDENTE. No, onorevole Boato, i tempi sono esauriti!

MARCO BOATO. Ma parlerò a nome di tutti gruppi dell'opposizione (Commenti)...

PRESIDENTE. Lo so, ma non cambia nulla: i tempi sono esauriti...

MARCO BOATO. E la prego di non interrompermi; me lo consenta (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! L'onorevole Boato ha assolutamente ragione. Non credo sia necessario tutto questo clamore; egli ha chiesto ciò che è giusto concedere a tutti: non è corretto interrompere l'onorevole Boato.

MARCO BOATO. Signor Presidente, la ringrazio.
Ottant'anni fa, dai banchi del Governo, ci fu un uomo che minacciò di tramutare la Camera dei deputati in bivacco per i propri manipoli. Oggi, un gruppo della maggioranza, o deputati di un gruppo della maggioranza, guidati dal proprio capogruppo, si sono comportati come un gruppo squadrista, smentendo la linea del Governo e interrompendo l'intervento del rappresentante del principale gruppo della stessa maggioranza di cui fanno parte.
Lei, signor Presidente, ha giustamente annunciato - e la ringrazio - di aver convocato immediatamente la riunione dell'Ufficio di Presidenza, per assumere le conseguenti determinazioni. Le chiedo, a nome di tutti i gruppi dell'opposizione, di convocare subito anche il ministro degli affari esteri...

ALESSANDRO CÈ. Ma di cosa parla?

MARCO BOATO. ... o, qualora non si trovasse in Italia, di convocare, in sua assenza, un rappresentante autorevole del Governo che parli a nome dell'esecutivo per chiarire quale sia la linea del Governo in ambito europeo.
Signor Presidente, a nome di tutti i gruppi dell'opposizione, le pongo anche un altro problema. Era convocata per oggi la riunione dell'Ufficio di Presidenza avente all'ordine del giorno soltanto gli episodi avvenuti ieri in quest'aula. Perché non è


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stato inserito precedentemente, come primo punto all'ordine del giorno dell'Ufficio di Presidenza quanto verificatosi nel corso della seduta comune del Parlamento? La Lega oggi probabilmente ha voluto distrarre l'attenzione dei propri elettori dal fatto che tra poco voterà una legge infame...

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, il tempo!

MARCO BOATO. Si sta votando una legge infame, che comunque prevede aggravanti per i recidivi. L'azione squadrista della Lega è recidiva. Prima hanno provocato l'interruzione dei lavori del Parlamento, riunito in seduta comune come seggio elettorale per eleggere due dei giudici costituzionali; oggi, recidivi, hanno invaso la Presidenza per smentire la linea del Governo (Commenti del deputato Luciano Dussin - Dai banchi del gruppo di Alleanza Nazionale si grida: Il tempo).

PRESIDENTE. Onorevole Luciano Dussin, la richiamo all'ordine per la prima volta.

LUCIANO DUSSIN. Ma va a...

PRESIDENTE. Onorevole Luciano Dussin, la richiamo all'ordine per la seconda volta. Sto ascoltando cosa dice nei confronti del Presidente!

MARCO BOATO. Come dicevo, costoro, recidivi, hanno invaso la Presidenza per smentire la linea del Governo in ambito europeo, linea presentata dal ministro degli affari esteri in quest'aula il 3 dicembre scorso, che noi condividiamo.
Signor Presidente, è la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana che un gruppo di maggioranza si comporta in modo squadrista ed infamante per la dignità del Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

ALESSANDRO CÈ. Voglio parlare anch'io! Posso parlare?

MARCO BOATO. ...quei deputati - guidati dal loro capogruppo - all'infamia ... (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi della Lega, mi sembra che, come minimo, quando si compiono certe azioni, si possono anche mettere in preventivo tali reazioni, che non sempre sono ingiustificate, almeno in questo caso.
Onorevole Boato, concluda (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).

MARCO BOATO. All'infamia di una legge ignobile si è aggiunta... (Commenti)

PRESIDENTE. Onorevole Cento, se interrompe anche lei l'onorevole Boato...

MARCO BOATO. All'infamia di una legge ignobile si è aggiunta l'infamia di una provocazione ignobile contro lo stesso Governo, contro la stessa maggioranza, ma prima di tutto, e soprattutto, contro il Parlamento. Noi non siamo più disposti ad accettarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione Comunista, Misto-socialisti democratici italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
Concederò un minuto ai gruppi che hanno esaurito il tempo complessivo a disposizione; non è il caso dell'onorevole Tabacci, verso cui avrò una tolleranza maggiore in quanto il suo gruppo non l'aveva esaurito.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è certo quella che stiamo scrivendo una bella pagina parlamentare. Mi spiace di dover dissentire da un provvedimento (Applausi del deputato Gerardo Bianco), che pure contiene talune misure ragionevoli, ma che con un disinvolto intervento sul delicato istituto della


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prescrizione colpisce il princìpio costituzionale dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, collegando di fatto talune previsioni prescrittive non alle caratteristiche del reato ma alla storia personale dell'imputato (Applausi di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Verdi-L'Ulivo e Misto-socialisti democratici italiani). Ne consegue che la ragionevole durata del processo diventa ancora più imprevedibile e aleatoria.
Mi spiace dover dissentire ma devo farlo apertamente.
Mi chiedo se in questi tre anni sia stato saggio avere ancorato la strategia di politica giudiziaria della coalizione di maggioranza allo svolgimento di alcuni processi. Tale scelta tattica, tutta funzionale alle fasi del dibattito fra le parti nelle aule di quel tribunale, ha messo in angolo la strategia politica di una coalizione che voleva affrontare sin dall'inizio la riforma della giustizia, avendo di mira l'interesse generale. Avere conseguito una serie di provvedimenti parziali, i cui effetti si sono rivelati finora precari, anche rispetto ai processi in essere, ha finito per determinare una progressiva rottura con il nostro elettorato, come dimostrano i recenti risultati negativi.
Mi chiedo se i colleghi avvocati, che hanno direttamente o indirettamente influenzato, su queste delicate materie, le scelte politiche della coalizione, abbiano riflettuto sul rapporto tra la coalizione stessa e il suo elettorato, che aveva scommesso su come cambiare in meglio l'Italia, non su come risolvere alcuni problemi particolari.
Temo che questo problema si riverbererà anche sul mio partito e tutto ciò appare ancor più stridente dopo la positiva sentenza assolutoria riconosciuta al Presidente Berlusconi. D'altro canto, la sinistra accoglie quel che ha seminato con il suo cinismo giudiziario, che viene da lontano e che si ripropone, come dimostrano oggi le aggressioni a Mastella ed i girotondi di Moretti. E ancora il ricordo di ieri, delle distinzioni politicamente interessate operate in quest'aula parlamentare dagli onorevoli Violante e Finocchiaro tra effetto persecutorio e fumus persecutionis. Quanto cinismo nell'uso politico della giustizia! Temo molto per gli esiti di questo bipolarismo urlato e muscolare, di cui abbiamo avuto un accenno anche poco fa.
È l'ostruzionismo strategico, che costringe in un angolo, che esige la politica moderata e che fa prevalere di volta in volta l'interesse brutale senza più neppure un briciolo di copertura ideale; di questo purtroppo ancora oggi abbiamo avuto una riprova e non resta che un'ulteriore testimonianza a futura memoria (Applausi di deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e di deputati dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Cirielli rinunzia ad intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.
Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.

FABIO CIANI. Signor Presidente, mi appello alla sua cortesia: essendo stato citato anche oggi dall'onorevole Palma, le chiederei la cortesia di avere un minuto in più.
Ieri mi è stata posta dall'onorevole Palma la domanda se sapendo che questo provvedimento avrebbe inciso sul processo Previti, ciò avrebbe fatto cambiare il mio voto ed ha concluso con un «Si vergogni» molto ad effetto. Onorevole Palma, il problema non è questo!
Io faccio parte di quei cittadini che sono stanchi di essere presi in giro: spero che ormai siano la maggioranza! In questo provvedimento, già di per sé discutibile, è stato inserito un emendamento che scardina princìpi fondamentali del nostro ordinamento giuridico e mette a rischio la sicurezza dei cittadini al solo scopo di impedire che i processi dell'onorevole Previti vadano a giudizio definitivo: questo è l'obiettivo! Allora ditelo con chiarezza, non vi nascondete dietro alla emergenza


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criminalità! Dite al paese che siete al quarto tentativo di bloccare i processi eccellenti! Dite ai cittadini che considerate Previti non un cittadino che sia in primo grado sia in altri due processi è stato riconosciuto colpevole di avere corrotto magistrati, ma un perseguitato politico e che quindi ritenete che debba essere sottratto al giudizio... (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà.

CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, stamattina abbiamo appreso le allarmanti cifre sulla prescrizione dei processi, relative a questi ultimi anni, fornite dal ministro Castelli. Allora, io vi chiedo: cos'è stato fatto? Cos'ha fatto il Governo per eliminare quest'anomalia pazzesca, che certamente risponde all'esigenza della ragionevole durata del processo, ma che non risponde alla sete, al bisogno di giustizia di tanti cittadini?
Quel che è assurdo, nell'emendamento da voi approvato, è la retroattività della disposizione introdotta. Forse, è anche giusto limitare, abbreviare i termini di prescrizione; tuttavia, è assurdo stabilire l'applicazione retroattiva delle nuove norme soltanto per andare incontro alle esigenze di qualcuno. Si tratta di non discriminare i cittadini, forse delinquenti, applicando in modo diverso le regole riguardanti la successione delle leggi nel tempo: questi cittadini, questi delinquenti vedranno cancellata la possibilità di essere condannati. Con un colpo di spugna, si è voluto portare...

PRESIDENTE La ringrazio, onorevole Mazzuca Poggiolini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siniscalchi, al quale ricordo che dispone di un minuto. Ne ha facoltà.

VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, intendo dire poche cose per rafforzare il dissenso profondo dei parlamentari napoletani del centrosinistra nei confronti del provvedimento in esame, che rappresenta soltanto una copertura ipocrita ed inutile rispetto alle richieste avanzate dal cosiddetto tavolo bipartisan.
Mi auguro che anche il collega Bocchino, dopo aver ascoltato gli interventi degli onorevoli Fassino e Tabacci, voglia iscriversi, con noi napoletani, nel novero delle vittime di questo «killeraggio legislativo» che non serve affatto né a Napoli...

ITALO BOCCHINO. I delinquenti non sono vittime!

VINCENZO SINISCALCHI. ... né ai problemi di Napoli (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Noi continueremo pazientemente a chiedere anche all'onorevole Bocchino ed agli altri deputati napoletani di collaborare con noi a riforme serie come quelle che ci sollecita, ad esempio, il titolo a tutta pagina de Il Mattino di oggi: «Scioperano gli stenotipisti, tribunale nel caos»; se ne occupi anche l'onorevole Bocchino, nella finanziaria; se ne occupi al tavolo bipartisan; si occupi con noi della riforma per rendere seria ed effettiva la pena e sicuro per tutti i cittadini il processo penale, quali che siano i salvataggi - che non mi interessano; anzi, voglio fare gli auguri sul piano personale perché, nel momento in cui il Presidente della Camera ha avuto la bella idea di adornare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Siniscalchi.

VINCENZO SINISCALCHI. ... Noi vi restituiamo il «pacchetto» (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, ancora una volta abbiamo perso


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un'occasione. Si tratta di un Parlamento che non ha il coraggio di affrontare il grande tema della giustizia nel paese, e il cuore della giustizia è la giustizia penitenziaria. Quando Don Mazzolari ci ricordava il mistero dell'ingiustizia, ci indicava una lezione di umiltà nel considerare il carcere non un inferno, com'è oggi, ma un luogo di umanità, dove la recidiva spesso è solo la causa della non accoglienza.
Quando una persona esce dal carcere non ha un lavoro, non ha un alloggio, non ha un affetto. La maggior parte della recidiva è questa! Non è delinquenza abituale. Allora, vorrei dire che manca anche la sapienza, perché lo strumento per creare sicurezza non è certamente l'aggravio della pena sulla pena, ma è un gesto di umanità. Questa è sapienza! Quando... (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ruggeri.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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