![]() |
![]() |
![]() |
La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENTE. Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5938 sezione 3), nel quale ha formulato una nuova condizione sul testo del provvedimento, ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, contestualmente revocando la condizione precedentemente posta.
Avverto, inoltre, che deve intendersi nuovamente presentato l'emendamento 1.bis.100 della Commissione, precedentemente ritirato.
L'onorevole Biondi chiede un bicchiere d'acqua; anche se il regolamento non prevede che venga distribuito direttamente dalla Presidenza, per una questione di cortesia lo accontenterò senz'altro...
ALFREDO BIONDI. Un bicchiere d'acqua non si nega a nessuno...!
PRESIDENTE. È esatto, ma, prima della fucilazione, onorevole Biondi... Non mi sembra che ora ricorra tale evenienza...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Signor Presidente, il frutto concludente - e conclusivo, mi auguro - delle nostre riflessioni è il seguente: viene confermato il ritiro dell'emendamento 2.100 della Commissione, soppressivo dell'articolo 2; la Commissione prende atto del parere espresso dalla V Commissione, che, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, verrà votato come emendamento 2.2, attinente alla copertura, in ordine al quale la Commissione lavoro esprime parere favorevole.
La Commissione presenta nuovamente il suo emendamento 1-bis.100, dianzi ritirato.
Mi riservo, comunque, di esprimere il parere della Commissione su tutte le proposte emendative non appena mi verrà formalmente richiesto.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole relatore, potrà farlo dopo gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Passiamo agli interventi sul complesso delle proposte emendative presentate.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Trupia. Ne ha facoltà.
LALLA TRUPIA. Signor Presidente, naturalmente, questo provvedimento, come abbiamo osservato già stamani, è assai rilevante. Riteniamo giusto favorire l'individuazione di soluzioni che diano risposte importanti e definitive a tutti quei lavoratori che oggi rischiano il posto di lavoro.
Prendo atto, se ho ben compreso le parole del collega Benedetti Valentini, che è stato ripresentato l'emendamento 1-bis.100 della Commissione e che, essendo stato ritirato l'emendamento 2.100 soppressivo dell'articolo 2, si voterà la nuova proposta emendativa 2.2 - mi corregga, onorevole, se sbaglio -, che ha trovato una copertura accettabile per quanto riguarda l'articolo 2.
Se così è, e se così continuerà ad essere, è evidente come si sono compiuti alcuni passi in avanti; tuttavia, non si sono risolti taluni problemi di fondo che riguardano anche la credibilità della copertura dell'insieme del provvedimento. Su ciò tornerò tra breve.
Però, ritengo sia doveroso avanzare, in sede di esame del complesso degli emendamenti
presentati, alcune considerazioni di carattere generale. Arriviamo a questo decreto purtroppo tardi e, certo, non nel migliore dei modi, sull'onda dell'emergenza, che oggi abbiamo il dovere politico di affrontare.
Tuttavia, all'interno del decreto-legge in esame, si mescolano insieme anche questioni che assumono un valore generale, come, ad esempio, il sistema degli ammortizzatori sociali.
Vorrei formulare, allora, un'osservazione generale. A mio avviso, oggi il problema di fondo sarebbe costituito dall'allargamento, attraverso la riforma degli ammortizzatori sociali, del sistema della tutela dei diritti del mondo del lavoro. Fino ad oggi, invece, il Governo ha compiuto una scelta diversa, poiché ha deciso di non investire nello sviluppo, nella ricerca, nell'innovazione e nella formazione, colpendo, al contrario, con più atti i diritti dei lavoratori. Ne è stata una prova l'intervento per la riforma dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, caso emblematico e simbolico, nonché l'approvazione della legge n. 30 del 2003, che ne è diventata, in qualche modo, sia il manifesto ideologico, sia il manuale pratico.
Il problema esistente in Italia, pertanto, non è ridurre i diritti del mondo del lavoro, ma, semmai, estenderli a tutte quelle forme di impiego che ne sono tutt'oggi escluse, e vorrei ricordare che sono numerose. Mi riferisco, naturalmente, al lavoro precario e discontinuo cui sono sottoposti, in Italia, soprattutto i giovani e le donne, vale a dire la parte vitale del mondo del lavoro, che viene così compressa e limitata nella sua qualità e nella sua funzione essenziale per lo sviluppo del paese. Si tratta di una parte grande e nuova del mercato del lavoro, che, tuttavia, vive nella precarizzazione e nell'assenza pressoché totale di tutela.
Pensiamo, allora, che sarebbe stato giusto e lungimirante, da parte del Governo, compiere altre scelte di medio-lungo periodo e di prospettiva. Ci ritroviamo, al contrario, di fronte ad un provvedimento di emergenza (vale a dire ad un decreto-legge «tampone»), dettato dalla necessità, che noi stessi assumiamo, di effettuare interventi tempestivi, e non più rinviabili, al fine di far fronte a situazioni drammatiche e a crisi di settori economici, di aziende e di complessi industriali, che oggi mettono a rischio le condizioni di vita di migliaia di lavoratrici e di lavoratori, di cui, purtroppo, non ci si è occupati per tempo, nonostante le proposte avanzate, in più occasioni, dall'opposizione, in modo da poter garantire sbocchi positivi e sicurezze occupazionali.
Siamo d'accordo, comunque, che all'emergenza vadano date risposte immediate. Non si può non essere d'accordo, infatti, circa la necessità di prorogare casse integrazioni straordinarie per aziende in crisi, nonché di incrementare le risorse a disposizione per gestire processi di ristrutturazione di determinati settori e distretti industriali.
Se l'emergenza esiste, va affrontata, ma il buongoverno, cari colleghi della maggioranza, è quello che sa prevenire le emergenze. Al riguardo, vorrei ricordare che, nella legge finanziaria approvata lo scorso anno, le risorse destinate a tale scopo, come denunciammo allora, erano troppo scarse. Sarebbe stato meglio, allora ed oggi, scegliere di investire risorse finanziare maggiori e, soprattutto, vere, disponibili e reali: erano pochi i 310 milioni di euro stanziati dall'ultima legge finanziaria e sono altresì pochi i 360 milioni di euro di oggi.
Chiediamo al Governo, pertanto, anche attraverso le nostre proposte emendative, di stanziare risorse finanziarie maggiori e, soprattutto, certe. L'articolo 1 del provvedimento in esame, ad esempio, reca misure necessarie ed urgenti. Riconosciamo che vi è stata, e sussiste tuttora, una pressione legittima delle parti sociali, delle organizzazioni sindacali e delle regioni, ma si tratta pur sempre di una «pezza» che mettiamo su un buco troppo largo.
Bisognerebbe, a nostro avviso, tessere nuovamente la trama, e dunque rivedere finalmente i criteri e le politiche complessive in materia di ammortizzatori sociali. Se così non fosse, si finirebbe per scegliere di volta in volta, in base alle emergenze
sopravvenute, dunque reperendo in modo casuale le risorse necessarie per garantire la copertura finanziaria degli interventi.
Prendiamo, ad esempio, il caso più rilevante, quello della crisi di Alitalia, nonché il giusto recepimento, che ci viene richiesto, delle intese e degli accordi intervenuti tra le parti sociali.
Siamo tutti d'accordo nel voler coprire finanziariamente il costo di tali accordi, ma vi pare serio trovare le risorse in parte di quell'8 per mille che dovrebbe consentire ai cittadini di destinare il loro contributo allo Stato, al fine di affrontare ben altri problemi (la fame nel mondo, le calamità naturali, l'assistenza ai rifugiati e la conservazione dei beni culturali)?
Già lo scorso anno avete sottratto 80 milioni di euro su 100 a tale capitolo. È un po' un imbroglio ai cittadini italiani dire oggi che tali risorse sono tratte, in parte, ancora da quel fondo dell'8 per mille. Infatti, vero è che la stessa Commissione bilancio, stamani, per bocca del suo presidente, ha sollevato il problema della correttezza di tale copertura, ossia quella riguardante il saccheggio avvenuto - e che può ancora avvenire - dell'8 per mille.
La situazione di Alitalia è drammatica. Gli esuberi sono pari a 3.700 e a questa situazione, probabilmente, ne vanno aggiunte altre gravi, subentrate in questi ultimi giorni (mi riferisco alla situazione della compagnia aerea Volare, con circa 1.500 lavoratori a rischio di licenziamento).
Approfitto del mio intervento per chiedere al sottosegretario Viespoli e al ministro Maroni - anche se quest'ultimo non è presente in aula - se si può estendere il beneficio che oggi offriamo ai lavoratori di Alitalia anche ai lavoratori di Volare, come è stato, a più riprese, affermato - forse superficialmente - dal ministro Maroni.
Allora, signor ministro e signor sottosegretario, se la compagnia Volare rientra tra i beneficiari, sarà lecito chiedervi dove prenderete le ulteriori risorse necessarie? Non penso che potrete incrementare ulteriormente le risorse recuperandole dal fondo dell'8 per mille, che avete già sufficientemente ed indebitamente eroso. Se non si vogliono prendere in giro i lavoratori, credo debba essere chiaro che la copertura finanziaria deve essere seria, legittima, solida e reale.
Vi è, poi, l'articolo 1-quinquies, aggiunto nel corso dell'esame del provvedimento al Senato. Siamo contrari a questo articolo e ne chiediamo lo stralcio dal provvedimento. Si vogliono, in realtà, anticipare in un decreto-legge questioni di ordinamento generale, in presenza di una normativa già contenuta nella precedente legge finanziaria.
Tali norme dovrebbero essere discusse nel corso dell'esame della riforma degli ammortizzatori sociali e, pertanto, del disegno di legge n. 848-bis, attualmente all'esame del Senato. Cosa c'entrano queste norme con le misure di emergenza e di urgenza previste dal provvedimento in esame? Chiediamo, ancora oggi, che si stralci questo articolo, come d'altronde richiesto da tutte le organizzazioni sindacali nel corso delle audizioni svolte. In tal modo, potremmo anche trovare gli strumenti e i tempi per il raggiungimento di un accordo positivo e fattivo sul resto del provvedimento. Nell'articolo citato si sostiene, infatti, che il lavoratore percettore del trattamento straordinario di integrazione salariale sia decaduto dal diritto di godimento del trattamento previdenziale: ossia, se egli non accetta un lavoro o un corso di formazione, dovrebbe essere licenziato.
L'emendamento presentato corregge il dato più ingiusto, ossia il licenziamento, lasciando, tuttavia, il lavoratore senza il diritto alla percezione del reddito dell'assegno di cassa integrazione. In sostanza, si rende più mite - o meno amara - la pillola, ma essa resta sempre amara per il lavoratore e per i suoi diritti.
Noi crediamo, dunque, che l'articolo 1-quinquies sia un'anomalia nei contenuti rispetto a qualunque normativa del lavoro, in qualsiasi paese europeo.
Ieri sera, nella trasmissione Porta a Porta, a chiarire le idee - se ve ne fosse stato bisogno - ci ha pensato il professor Brunetta, parlamentare europeo di Forza Italia, nonché economista, il quale si è
vantato di dire che i 150 milioni di euro che si ricaverebbero contro gli interessi dei lavoratori in cassa integrazione sulla base di questa disposizione del decreto-legge serviranno a coprire quella riduzione delle tasse su cui, in realtà, non riuscite ancora a far quadrare il cerchio.
In sostanza, ritenete giusto colpire il reddito dei lavoratori in cassa integrazione: essi verranno usati dal Governo per pagare di più i ricchi. Francamente, non mi sembra una linea sostenibile e decente. Vi chiediamo, quindi, di avere almeno il buon senso di stralciare questo articolo.
Ecco perché riteniamo adeguato chiedere che vi sia lo stralcio di un articolo così ingiusto e che si delinei su tutto il provvedimento (non solo su una parte di esso) una copertura finanziaria seria, reale e credibile. In questo modo, potremo andare a testa alta davanti ai lavoratori dicendo che, in una situazione di emergenza, tutti insieme abbiamo saputo dare soluzioni realistiche e dignitose.
Noi, con i nostri emendamenti, ci batteremo su questo terreno. Proponiamo anche emendamenti volti a prevedere una copertura alternativa e ci auguriamo che, prima di arrivare alla votazione finale sul decreto-legge, da parte della maggioranza vi sia un ripensamento ed una reale volontà di cambiare strada su questo punto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ritengo che per questo provvedimento vadano ringraziati la Commissione e il Governo, che, in un momento difficile, hanno trovato una soluzione al problema.
Con il provvedimento in esame si va nel senso opposto a quanto detto da qualche collega, ossia si applica la cassa integrazione in un comparto che vive una crisi che non ha precedenti e vi è anche l'impegno affinché questo strumento non diventi l'anticamera della disoccupazione.
Nell'articolazione del provvedimento vi è proprio questa garanzia: anche quando, dopo la cassa integrazione, non si potesse rientrare nella propria azienda, si troveranno nuove professionalità e nuove possibilità di occupazione. Credo che ciò rappresenti una novità nella legislazione italiana.
È chiaro che chi parla di cassa integrazione come preludio alla disoccupazione non è in linea con questo provvedimento voluto dal Governo e dalla Commissione.
Vi è un emendamento della Commissione che riteniamo estremamente apprezzabile e credo che non solo Alleanza nazionale ma anche tutta la Casa delle libertà voteranno a favore dello stesso.
Peraltro, mentre questo provvedimento legislativo era in itinere, Alitalia ha scritto ai suoi dipendenti - ho alcune di queste lettere - dicendo, in maniera estremamente chiara, che non si intendeva dare ad esso applicazione. Ebbene, Alitalia non può dire al lavoratore, che nel rispetto della cosiddetta legge Maroni aveva richiesto l'applicazione del bonus, di non poter applicare il provvedimento, perché si tratta di una legge vigente.
La normativa di cui stiamo discutendo non è stata ancora approvata dal Parlamento, ma il bonus deve essere concesso a quei lavoratori che nel rispetto delle norme vigenti, hanno fatto richiesta di accedere allo stesso in quanto previsto dalla legge. Vi è anche un altro aspetto. Noi abbiamo presentato un ordine del giorno affinché quelle stesse persone, cui si applica l'accesso al bonus previsto dalla legge, non vengano poste in mobilità. Questo sarebbe, infatti, un controsenso perché, se da un lato gli si concede il bonus, dall'altro si porrebbero in condizione di mobilità.
Si può valutare, ma non costituisce un problema, che all'emendamento presentato sia aggiunto il seguente periodo: «Agli stessi non venga applicata la procedura di mobilità». Se ciò dovesse creare dei problemi, allora continueremo a sostenere il nostro ordine del giorno, proprio perché riteniamo che la norma sia chiara. A questo fine, anche il Governo potrebbe intervenire per fare chiarezza.
Ho con me cinque lettere inviate dai dipendenti di quest'azienda dove, tra l'altro, si rappresenta che: « Se nel sistema dovessero insorgere elementi di novità o modifiche rispetto alla suddetta situazione prima dell'ultimazione del periodo di preavviso lavorato, si riserva la possibilità di ritirare le proprie dimissioni e proseguire il rapporto, senza onere per l'Alitalia, a proprio carico». Questo è quanto ha dichiarato il lavoratore, a cui l'azienda si doveva attenere con molta serenità. L'azienda, invece, risponde a questi lavoratori sostenendo che, in realtà non ha alcuna intenzione di applicare questa normativa. Leggo, testualmente, una delle lettere prima citate: «La presente riscontra la sua del 16 novembre 2004 di eguale oggetto. Siamo spiacenti di informarla di non poter dare seguito alla sua richiesta».
Per evitare che migliaia di lavoratori debbano, a spese proprie, presentare ricorsi amministrativi, che vinceranno sicuramente, perché il testo della legge al riguardo è abbastanza chiaro, abbiamo il dovere di chiarire meglio nel testo del provvedimento, qualora ciò non dovesse essere chiaro per Alitalia, quali solo i diritti e i doveri dei lavoratori e delle aziende.
Il buonsenso deve prevalere proprio perché facciamo riferimento ad un settore e ad un momento delicato e, conseguentemente, il lavoratore deve essere tutelato. Solo tutelando i lavoratori e i diritti delle aziende creeremo le condizioni per uno sviluppo del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.
CARMEN MOTTA. Signor Presidente, gli emendamenti al provvedimento in esame, e cioè il decreto-legge 5 ottobre 2004, n. 249, recante interventi urgenti in materia di politiche del lavoro e sociali, intendono migliorare il testo sottoposto al voto dell'Assemblea.
Come è noto, il decreto-legge in esame fornisce una risposta ad alcune emergenze, prima fra tutte il recepimento delle intese e degli accordi sulla crisi dell'Alitalia e del settore del trasporto aereo, nonché ad altre situazioni di crisi di ulteriori settori e distretti industriali del nostro paese.
È indispensabile prevedere una proroga delle casse integrazioni straordinarie per quelle realtà produttive che versano in gravi difficoltà e che rappresentano in modo inequivocabile la fase economica molto difficile che il paese sta attraversando. Siamo di fronte ad un provvedimento, ma non è il primo né il solo, che deve dare risposte a problemi reali, che hanno il carattere dell'urgenza e, dunque, richiedono interventi tempestivi e certezza di risorse. Per questo, con i nostri emendamenti proponiamo stanziamenti superiori a quelli previsti nel provvedimento in esame perché, così decidendo, questo ramo del Parlamento indicherebbe in modo chiaro come affrontare problemi non risolti nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria.
Colleghi, ritengo che non sfugga a nessuno che alla Camera non è stato possibile discutere ed approvare le proroghe, annualmente contenute nella legge finanziaria, delle casse integrazioni straordinarie che riguardano migliaia di lavoratori. Uno stanziamento superiore a quello previsto, come da noi proposto, darebbe maggiore certezza di risposta ad un'esigenza pressante, che auspichiamo il Senato vorrà affrontare in sede di discussione del disegno di legge finanziaria, ma del cui esito positivo non possiamo essere certi.
Sul punto specifico del recepimento delle intese e degli accordi sulla crisi dell'Alitalia e del settore del trasporto aereo, abbiamo già sostenuto in Commissione, ribadito in discussione generale e qui riconfermato con una proposta emendativa, che non condividiamo il modo in cui, al comma 4 dell'articolo 1-quater, viene coperta una quota dello stanziamento. Infatti, 5 dei 28 milioni di euro sono prelevati dai fondi dell'8 per mille. Non crediamo possa ripetersi ciò che già è avvenuto con la legge finanziaria dello scorso anno, quando 80 milioni di euro furono destinati a coprire spese correnti.
Anche di questo non fu possibile allora discutere, colleghi, e lo impedì, ancora una volta, il voto di fiducia sia alla Camera sia al Senato.
La cifra proposta nel provvedimento in esame non ha una rilevanza particolarmente eccessiva, ma il principio che con l'emendamento intendiamo sottoporre all'attenzione dei colleghi dell'Assemblea è invece rilevante. Non è giusto, e credo davvero che nessuno possa sostenere il contrario, che possano essere distolte somme da un fondo le cui finalità sono assai differenti e definite dalla legge. Un cittadino sceglie di destinare l'8 per mille per la quota parte relativa allo Stato affinché queste somme siano destinate a fini umanitari, sociali e culturali.
La maggior parte dei nostri emendamenti, tuttavia, riguardano l'articolo 1-quinquies, introdotto al Senato. È su questo articolo che si concentra la nostra forte contrarietà e su cui chiediamo ai colleghi della maggioranza attenzione e una valutazione non pregiudiziale delle nostre proposte emendative.
Mi scuso per la sintesi estrema, ma il tempo non concede disamine più prolungate. In sostanza, l'articolo 1-quinquies introduce surrettiziamente una anticipazione della riforma degli ammortizzatori sociali, tuttora all'esame del Senato - mi riferisco all'atto Senato n. 848-bis -, e non sarà un caso se tutte, e sottolineo tutte, le organizzazioni sindacali audite in Commissione lavoro hanno sostenuto lo stralcio di questo articolo, perché il merito di esso non è più e soltanto riferito alla vicenda Alitalia o alla questione delle proroghe, ma nella sua formulazione acquisisce una valenza generale. Queste norme - è fuor di dubbio - dovrebbero essere discusse nell'ambito della più ampia riforma degli ammortizzatori sociali e, dunque, del citato disegno di legge n. 848-bis, ancora all'esame del Senato.
I nostri emendamenti, dunque, affrontano questioni di metodo e di merito: di metodo, perché la norma in questione contrasta con la natura del decreto-legge, che ha un significato di emergenza e di urgenza inerente interventi relativi a casse integrazioni straordinarie e a proroghe di questi strumenti.
Il secondo elemento è invece di merito: il Governo ha sostenuto che sono tuttora in vigore le norme contenute nel comma 137 dell'articolo 3 della legge n. 350 del 2003, la legge finanziaria per il 2004. Tali norme non sono da noi condivise, ma su di esse non è stato possibile discutere e nemmeno su queste, in quanto contenute nel maxiemendamento sul quale è stata posta la questione di fiducia. Si tratta di norme dunque vigenti, che si sovrappongono a quelle contenute nel disegno di legge di conversione del decreto-legge oggi al nostro esame. In sostanza, in un decreto-legge si anticipano questioni di ordinamento generale in presenza di una normativa già contenuta nella precedente legge finanziaria, oltretutto - questo è il nostro giudizio - con aspetti peggiorativi.
Faccio alcuni esempi che rimandano alle nostre proposte emendative. La principale modifica rispetto alla precedente disciplina riguarda i lavoratori in cassa integrazione speciale, anche prorogata. Questi lavoratori sono equiparati ai lavoratori in mobilità o titolari di altri trattamenti di disoccupazione, ma credo, colleghi, che tutti conoscano la differenza tra un lavoratore in mobilità, che non è più legato all'azienda, che di fatto è un lavoratore licenziato ma con una particolare forma di disoccupazione, e un lavoratore cassintegrato che è, invece, a tutti gli effetti ancora dipendente dell'azienda, seppure investita da un processo di ristrutturazione, e che, a diritto e a ragione, ritiene di poter recuperare la propria attività. Altrimenti, se così non fosse, dove starebbe la differenza tra questi due strumenti? Mi pare illuminante il parere su questo punto dell'articolo 1-quinquies del Comitato per la legislazione, che invito tutti i colleghi a leggere. Dunque, non è possibile omologare le due diverse figure e, di conseguenza, anche le norme che prevedono la decadenza dai trattamenti se non sono rispettati determinati standard.
Nei nostri emendamenti affrontiamo inoltre l'importantissimo tema della formazione.
L'attività formativa, come è noto, vede le regioni e le province titolari di funzioni pressoché esclusive. Non si capisce perché nel testo al nostro esame, per quanto attiene alle attività formative, sia scomparsa la formula «autorizzate dalle regioni», presente, invece, nella legge finanziaria per il 2004. Allo stesso modo, non si capisce perché non si precisi che le liste di mobilità debbono essere finalizzate all'impiego.
Le nostre proposte emendative affrontano questo ed altri temi, per ridurre il danno, ma soprattutto tendono ad evidenziare come sarebbe molto più opportuno stralciare questo articolo, che tradisce la fretta di voler anticipare norme e materie affrontate in un provvedimento decisamente poco fortunato nella sua gestazione, ancora in corso di esame al Senato. Gli ammortizzatori sociali sono un tema troppo serio, sul quale siamo pronti ed interessati a dare il nostro contributo. Non può essere un decreto-legge a rispondere ad inderogabili e pressanti esigenze, sulle quali concordiamo, e ad affrontare un tema di così rilevante interesse generale quale la riforma degli ammortizzatori sociali.
Vi chiediamo di riflettere sulle nostre proposte emendative e consentire, così, al Parlamento di non emanare norme che, anziché agevolare il percorso lavorativo di tante persone, aumenterebbero le loro difficoltà e penalizzerebbero in modo irreversibile le loro speranze. Teniamo conto anche delle proposte emendative presentate nel corso dell'odierna seduta e confidiamo che il testo, nel suo complesso, possa essere decisamente migliorato nel senso da noi testé indicato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate, ad eccezione degli identici emendamenti Guerzoni 1-quinquies.40 e Cordoni 1-quinquies.23, sui quali il parere è favorevole. Come preannunciato, inoltre, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1-bis.100 ed esprime parere favorevole sull'emendamento 2.2, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento.
PRESIDENTE. Il Governo?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore. In relazione all'emendamento 2.2, da votare sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, prendiamo atto del lavoro svolto dalla Commissione bilancio. Ritenevamo e riteniamo che anche la copertura individuata dal Governo fosse nel segno dell'articolo 81 della Costituzione. Tuttavia, il lavoro della Commissione bilancio è utile ad individuare una copertura che, nell'articolazione tra spese correnti e spese in conto capitale, determini una corretta copertura del provvedimento.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Chiedo di parlare per una precisazione (Commenti).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Onorevoli colleghi, invoco la vostra pazienza...!
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Signor Presidente, vorrei precisare che la Commissione non ha presentato un emendamento soppressivo del terzo periodo del comma 1 dell'articolo 1-quinquies, avendo espresso un parere favorevole sugli identici emendamenti Guerzoni 1-quinquies.40 e Cordoni 1-quinquies.23.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cordoni 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cordoni. Ne ha facoltà.
ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento in esame è volto ad aumentare la dotazione del fondo per l'occupazione proprio per favorire quegli accordi che, purtroppo, si ripetono con grande frequenza al Ministero del lavoro rispetto alle situazioni di crisi del nostro paese. Sicuramente, il provvedimento compie già uno sforzo aumentando le disponibilità di tale fondo, ma molti elementi di crisi attraversano grandi aree del nostro paese, a cominciare dal made in Italy. Con questo provvedimento diamo una risposta agli accordi per il settore tessile conclusi in molte parti d'Italia: ciò garantirà la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione.
Abbiamo presentato una proposta emendativa in quanto, avendo raccolto informazioni sul territorio, sappiamo che esistono altre situazioni di crisi in cui imprese che non hanno ad oggi titolo per accedere alla cassa integrazione arriveranno a «bussare» alle porte del Ministero del lavoro. Pensavamo perciò di fare cosa utile prevedendo una maggiore disponibilità di risorse a disposizione di tale dicastero per stipulare quegli accordi che sarebbero utili per risolvere queste situazioni. Si tratta di un emendamento di merito, sul quale non credo possano esistere ragioni di disaccordo da parte di alcuno. Su di esso chiediamo pertanto all'Assemblea di esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cordoni 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 369
Astenuti 2
Maggioranza 185
Hanno votato sì 150
Hanno votato no 219).
Prendo atto che l'onorevole Benedetti Valentini non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Ricordo che l'emendamento Alfonso Gianni 1.2 è stato ritirato e che l'emendamento Molinari 1.6 è inammissibile.
Passiamo pertanto alla votazione dell'emendamento Cordoni 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cordoni. Ne ha facoltà.
ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire sull'emendamento Alfonso Gianni 1.2 per dichiarare la mia intenzione di sottoscriverlo.
PRESIDENTE. Onorevole Cordoni, l'emendamento Alfonso Gianni 1.2 è stato ritirato....
ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, avremmo voluto farlo nostro...
PRESIDENTE. Onorevole Cordoni, l'emendamento in questione è stato ritirato prima dell'inizio della seduta!
Le ho dato la parola per dichiarazione di voto sul suo emendamento 1.4. Prego, onorevole Cordoni.
ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, non volevo affatto polemizzare con lei (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)... Non credo che andrete molto lontano continuando in questo modo! Lo ripeto: non penso che andrete molto lontano: basta vedere i deputati presenti in aula! Credo quindi che fareste bene a pazientare! Tra l'altro, non credo proprio che siate così
bravi da non cadere mai in equivoco (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)! Se fate così, oggi pomeriggio ci divertiremo proprio! Ormai la prepotenza sembra essere diventata la vostra regola (Applausi polemici di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Signor Presidente, c'è stato un equivoco e di ciò domando scusa anche a lei. L'emendamento ora in discussione riguarda la copertura; dato che ogni proposta che produce spese deve avere la relativa copertura, questa proposta emendativa serve a dare una copertura all'emendamento che precedentemente abbiamo illustrato, concernente l'innalzamento dell'entità delle risorse, da 360 milioni di euro a 410 milioni di euro, a disposizione del Ministero del lavoro per stipulare gli accordi utili per fronteggiare le situazioni di crisi presenti nel nostro paese.
RENZO LUSETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, voglio semplicemente esprimere la mia intenzione di sottoscrivere tutti gli emendamenti a firma degli onorevoli Cordoni ed altri. Precedentemente, avevo ritirato la mia firma perché immaginavo di intervenire questa mattina sull'ordine dei lavori, ma poiché l'andamento dei lavori è stato quello che tutti conosciamo, chiedo ora, lo ripeto, di sottoscrivere tutti i suddetti emendamenti, riservandomi di intervenire nel prosieguo dell'esame delle singole proposte emendative.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Lusetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.
ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, nel dichiarare il mio voto favorevole sull'emendamento Cordoni 1.4, colgo l'occasione per spiegare a lei ed a tutti i colleghi il motivo del ritiro del mio emendamento 1.2.
Poiché esiste un ordine del giorno sottoscritto dagli esponenti di tutti i gruppi della Camera, quindi «trasversalissimo» a maggioranza e opposizione, che riproduce lo stesso concetto presente nell'emendamento firmato, ahimè, da me solo, ovviamente, per non pregiudicare l'accoglimento da parte del Governo di quell'ordine del giorno ho ritirato il mio emendamento, che insiste sulla stessa materia. Non si tratta pertanto di una rinuncia ma, anzi, di un «raddoppio». Per intenderci, non lascio, ma raddoppio, e questo lo vedremo alla fine dell'esame del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.
MAURA COSSUTTA. Chiediamo anche noi, signor Presidente, di sottoscrivere questo emendamento. Desidero però rivolgermi ai colleghi della maggioranza.
Come possiamo leggere su tutti i giornali, si è in attesa di questo benedetto, famoso, emendamento del Governo alla legge finanziaria per il 2005. Dovete reperire 6,5 miliardi di euro, o addirittura 9 miliardi - perché ancora non vi siete messi d'accordo -, per la riduzione dell'IRPEF, con un costo sociale spaventoso; ancora non si sa, infatti, come reperirete queste risorse, se bloccherete i contratti o le finestre previdenziali. Tutto ciò, mentre non riuscite a coprire neanche le tutele indispensabili, lo sottolineo, per i lavoratori che perdono il posto e per coprire la cassa integrazione. Altro che riforme necessarie per il paese! Voi avete fatto delle controriforme e non stanziate una lira in termini di certezza delle tutele nei confronti di questi lavoratori! La vera riforma da fare per il nostro paese era quella degli ammortizzatori sociali, perché avete imposto la precarietà, ma senza garantire certezza di risorse per far fronte a queste forme di precarietà.
Chiediamo quindi ai colleghi della maggioranza di confrontarsi con noi. Questo è
un decreto che certamente sarà convertito in legge, perché deve risolvere i problemi drammatici di migliaia di lavoratori. Quelle che noi proponiamo con i nostri emendamenti sono coperture certe. Riteniamo che bisogna stanziare risorse aggiuntive per garantire tutele vere. Altro che andare a rubare da altri fondi! Se volete tutelare - sacrosanta esigenza - i lavoratori in cassa integrazione, allora dovete cercare le risorse, ma lo dovete fare ora! Questo ve lo chiede il paese. Altro che le discussioni fumose sulla riduzione dell'IRPEF!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cordoni 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 382
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 224).
Ricordo che gli emendamenti Mereu 1.9 e Molinari 1.8 sono inammissibili.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Alfonso Gianni 1-bis.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. Chiedo di poter sottoscrivere questo emendamento. Vorrei sottolineare, nel caso ve ne fosse ancora bisogno, che questo decreto rappresenta lo stato un po' confusionale che regna all'interno del Governo. Si era partiti giustamente dall'esigenza di tutelare alcuni settori in crisi, come quello tessile e quello (in Puglia) delle case di cura, ma soprattutto Alitalia, con 3700 lavoratori. Poi, surrettiziamente rispetto ad un problema vero e condiviso da tutti, si è tentato (con l'articolo 1-quinquies) di danneggiare ulteriormente i lavoratori, unificando le due fattispecie della cassa integrazione e della mobilità.
Ricorderete tutti, ma soprattutto lo ricorderanno i membri del Governo e della maggioranza, che già nella legge finanziaria per il 2002, il 2003 e il 2004, il nostro gruppo propose degli emendamenti per estendere i benefici previsti dalla legge n. 223 del 1991 ai lavoratori del trasporto aereo, ma per ben tre anni il Governo ha respinto questi nostri emendamenti.
Adesso, vorrei porvi una domanda, tenendo conto che nel contingency plan di Alitalia si disse, a suo tempo, che gli esuberi erano appena mille: se fosse stato approvato questo emendamento tre anni fa, alleggerendo il peso di Alitalia, probabilmente oggi non saremmo costretti ad estendere la cassa integrazione a 3.700 lavoratori (perlomeno di quelli si parla e probabilmente saranno molti di più). Vi chiediamo un minimo di autocritica, perché lo stesso provvedimento lo abbiamo proposto per tre anni reiteratamente e, per tre anni, il Governo ci ha risposto «picche».
Oggi, anziché a 1.000, come chiedeva Alitalia, siamo costretti ad estendere il provvedimento a 3.700, lavoratori, ma non solo: lo dobbiamo estendere ad altri 1.300 della compagnia Volare.
In merito a ciò, credo abbia ragione la collega Cossutta, come anche altri colleghi: avevate previsto perfettamente una copertura finanziaria per 3.700 lavoratori di Alitalia e per altri lavoratori del settore tessile, ma non è possibile estendere, come afferma Maroni, anche ai lavoratori di Volare lo stesso provvedimento, rimanendo inalterata la copertura; come non è accettabile la giustificazione del Governo, il quale sostiene che i lavoratori non sono 1.300, ma appena 650 (la metà ha un contratto a tempo determinato). Comunque, anche seguendo questo vostro ragionamento, 650 lavoratori non sarebbero coperti. Vi chiediamo, pertanto, per l'ennesima volta, una risposta su come reperire
le risorse per coprire questi nuovi fabbisogni.
La seconda domanda è la seguente: per quanto riguarda la compagnia Volare, credo sarebbe opportuno che intervenissero al riguardo il ministro dei trasporti e, probabilmente, i rappresentanti del Governo e della Lega nord che hanno tentato fino alla fine di far fallire Alitalia, quando gli stessi esponenti del Governo e gli stessi membri della Lega nord hanno fatto intravedere la possibilità che Alitalia potesse essere salvata da Volare.
Ma come, Volare voleva acquisire Alitalia, mentre oggi si è costretti a nominare un commissario per la suddetta (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)? Ci dovete spiegare come mai un'azienda così decotta, che porta i registri in tribunale, ha fatto avallare la proposta di poter salvare Alitalia?
Bene ha fatto, a mio giudizio, la magistratura ad acquisire gli atti, perché vorremmo capire bene la presenza di Eurnekian, di Fossa e di altri personaggi che si trovavano in Alitalia e poi sono transitati altrove e cosa si nasconde dietro questa manovra prettamente speculativa. Probabilmente, come è accaduto per Parmalat, si nasconde un tentativo di brogli per alzare un polverone, per confondere le acque. È venuta comunque fuori la realtà vera del problema.
Chiederemo, pertanto, che il Governo venga in quest'aula per dare una giustificazione, prima ancora che intervenga la magistratura, di una manovra che era stata avallata espressamente da autorevoli membri del Governo, ma che poi si è rivelata non solo un bluff, un fallimento per 1.300 lavoratori, ma un danno per la nostra economia. Si tratta una «fregatura» non solo per 1.300 lavoratori, ma probabilmente per tutti i lavoratori di Alitalia, che avrebbero avuto un danno enorme se l'operazione, portata avanti da alcuni membri del Governo fosse stata avallata (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, sottoscrivo e sostengo l'emendamento Alfonso Gianni 1-bis.1, perché, alla sua base, vi è un ragionamento politico (svolto poco fa dal collega Tidei, anche in tante altre occasioni in questa legislatura) che ci consentiva, ci consente e ci consentirà di tutelare i lavoratori del settore del trasporto aereo, estendendo i benefici della legge n. 223 del 1991.
È una sorta di norma anche a futura memoria, perché ci troviamo a discutere di questo provvedimento soprattutto per quanto riguarda Alitalia.
Durante la discussione si è parlato della crisi di Volare, anzi il ministro negli scorsi giorni si è espresso più volte per una sorta di salvataggio della compagnia, annunciando poi la presentazione di un decreto-legge. Tuttavia, sarebbe bastata anche una norma di questo tipo, inserita in un provvedimento che presumibilmente sarà approvato dal Parlamento entro il 5 dicembre, per risolvere prima la crisi di Alitalia, poi quella di Volare e forse anche altre crisi societarie.
Non capisco perché il Governo e la maggioranza si ostinino a non accettare una norma di tale genere che, tra l'altro, eviterebbe tanti decreti-legge che siete costretti a presentare per scongiurare crisi societarie.
Quindi, mi appello alla sensibilità politica del Governo e della maggioranza affinché la presente proposta emendativa possa essere approvata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alfonso Gianni 1-bis.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 394
Votanti 393
Astenuti 1
Maggioranza 197
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 230).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alfonso Gianni 1-bis.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 392
Votanti 391
Astenuti 1
Maggioranza 196
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 230).
Prendo atto che gli onorevoli Dario Galli e Maninetti non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbero voluto esprimere uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Alfonso Gianni 1-bis.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, non intervengo per ripetere le argomentazioni che già altri colleghi hanno evidenziato, tuttavia - mi rivolgo in particolare al sottosegretario Viespoli - diversi colleghi hanno posto domande, alle quali sarebbe bene che il Governo rispondesse prima di procedere alle votazioni.
In particolare, si è chiesto come sia possibile che un decreto che nasce per affrontare e possibilmente risolvere problemi relativi ad un certo numero di lavoratori, in corso d'opera, diventi un provvedimento che risolve anche i problemi di altri lavoratori senza che muti la spesa.
Siccome provengo da una parte del paese in cui di solito le famiglie fanno i conti, sarebbe bene che il responsabile del Governo chiarisse in questa sede se la copertura individuata sia sufficiente anche per risolvere le questioni riguardanti oltre ai lavoratori di Alitalia anche la compagnia Volare.
Il sottosegretario è intervenuto anche in Commissione, ma sarebbe opportuno che tali chiarimenti fossero forniti all'intera Assemblea, evitando un comportamento agnostico e facendo finta di non sentire le domande che vengono rivolte.
Chiedo ciò anche per garantire un atteggiamento di correttezza da parte del rappresentante del Governo.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Poiché si richiama la correttezza del Governo ed il rispetto del Parlamento, mi permetto di ricordare all'onorevole Duca che le risposte alle domande evidenziate in questa sede ritengo di averle già fornite questa mattina, durante il dibattito sulla copertura del provvedimento e anche in sede di Comitato dei nove dove, proprio per cercare di fornire tutti i chiarimenti necessari non solo dal punto di vista politico ma anche dal punto di vista tecnico, ho evidenziato come in relazione all'importo previsto in questo provvedimento si ritenga utile fornire copertura non solo al problema Alitalia, ma anche ad altri sopravvenuti. Tra l'altro, ho anche aggiunto che, poiché si configurano questioni relative al settore dei trasporti, in sede di esame della legge finanziaria, attraverso l'articolo relativo alle proroghe di cassa integrazione straordinaria, sarà possibile individuare le soluzioni necessarie anche per questi casi.
Quindi, francamente credo di meritare rispetto da parte del Parlamento, soprattutto riguardo all'accusa di non aver fornito risposte. Infatti, con questo intervento ho ribadito concetti già espressi in precedenza (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
EUGENIO DUCA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, non comprendo il tono usato dal sottosegretario, al quale ho rivolto un semplice invito ad un chiarimento. Non ho mosso alcuna censura. Tuttavia, la sua risposta rimanda a norme di copertura previste in provvedimenti successivi. Infatti, adesso ha affermato che il provvedimento in oggetto troverà copertura in un articolo della legge finanziaria, attualmente all'esame del Senato.
Sono le parole da lei pronunciate in questo attimo. Lei si è espresso in questo modo affermando che in sede di legge finanziaria sarà prevista una norma per la copertura di tutti i provvedimenti che riguardano Alitalia, Volare e, in generale, il settore dei trasporti. Lei ha detto questo e lo faccio presente senza alcuna animosità. Pertanto, la pregherei di rispondere con calma e pacatezza (Commenti da parte dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, visto che stiamo parlando di questioni delicatissime, non vorrei che le mie parole suscitassero equivoci. Ho affermato che per Alitalia e per le situazioni intervenute - e sono chiare quelle a cui mi riferisco - già nel provvedimento in oggetto sono presenti risorse utili a finanziare gli ammortizzatori sociali necessari. Inoltre, ho aggiunto che in sede di confronto con il Comitato dei nove, per situazioni che non riguardano né Alitalia né Volare (si tratta quindi di questioni terze rispetto a tali aziende), stiamo prevedendo la necessaria copertura per garantire gli stessi ammortizzatori.
PRESIDENTE. Fatte tali precisazioni, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alfonso Gianni 1-bis.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 387
Maggioranza 194
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 225).
Prendo atto che il sottosegretario Viespoli ha espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Prendo, altresì, atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Guerzoni 1-bis.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà.
ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non vorrei essere indisponente su quanto detto dal sottosegretario, ma anche l'emendamento in oggetto serve a chiarire il punto delicato che stiamo trattando. Vorrei inoltre ricordare ai colleghi della maggioranza, che mostrano qualche insofferenza, che l'intera mattinata odierna è stata persa per problemi di copertura su un articolo e su emendamenti non presentati dall'opposizione. Pertanto, se adesso dedichiamo qualche minuto ai lavoratori del trasporto
aereo e a quelli di Volare, si tratta di tempo dovuto da parte del Parlamento.
È vero che il sottosegretario Viespoli ha ora ribadito - come già affermato in sede di Comitato dei nove - che le risorse stanziate, ovvero 383 milioni di euro, servono a coprire non soltanto i processi di ristrutturazione di Alitalia, ma anche gli ammortizzatori sociali a vantaggio di altre compagnie. Da parte mia, li intendo riferiti a Volare, mentre il sottosegretario li intende più genericamente a disposizione del paese.
Con l'emendamento in oggetto, intendiamo sottolineare un punto specifico, su cui non vorremmo ritornare. Infatti, la relazione tecnica parla dei 3.700 lavoratori di Alitalia. È vero, come detto oggi, che tra i lavoratori dell'azienda Volare ve ne sono molti a tempo determinato e che per tale ragione le risorse necessarie sono inferiori. Comunque, pensiamo che aumentando la cifra stanziata da 383 a 400 milioni, ci mettiamo dalla parte giusta, come si dice dalle nostre parti. Pertanto, credo che l'emendamento in oggetto non debba trovare l'opposizione del Governo, il quale anzi dovrebbe fornire la necessaria tranquillità sulla copertura approntata. È questo il senso dell'emendamento da noi presentato e che chiediamo ai colleghi di votare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Onorevole Viespoli, so che lei mantiene le promesse. Mi auguro pertanto che mantenga effettivamente l'impegno assunto davanti al Parlamento, rispondendo alle domande che le sono state poste. L'emendamento in esame le consente di mantenere tali promesse con maggiore facilità, in quanto aumenta lo stanziamento. Tragga insegnamento dal fatto che il suo Presidente del Consiglio sta facendo molta fatica a mantenere le promesse: l'approvazione dell'emendamento in esame le consentirebbe di dare seguito all'impegno che ha assunto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. Signor Presidente, chiedo al sottosegretario di utilizzare po' di buonsenso. Siamo abituati a dare credito alle cifre fornite dal Governo: nel momento in cui il Governo propone una determinata somma a copertura di determinati oneri e lei afferma in modo semplicistico che comunque la copertura sussiste, è da ritenere che le coperture originarie fossero sbagliate e che si trattasse di coperture per eccesso (ma con i tempi che corrono non credo che il Governo preveda coperture maggiori rispetto a quelle necessarie). L'emendamento in esame è ragionevole, in quanto a fronte di nuove necessità che si sono determinate prevede il conseguente incremento della copertura. Non riesco a comprendere per quale motivo si continui a non accogliere una proposta ragionevole, non demagogica e che salvaguarda il Governo da gravi difficoltà.
Richiamo infine l'attenzione del Governo su quanto sta accadendo ogni anno ai lavoratori portuali. La somma necessaria per far fronte alla cassa integrazione è reperita annualmente, ma spesso tale somma è insufficiente e il Governo è costretto a ricorrere a risorse straordinarie. Tuttavia, né lo scorso anno né due anni fa sono state reperite le somme necessarie. Anche al fine di evitare che si verifichi una situazione analoga a quella dei lavoratori portuali, ritengo dunque opportuno, signor sottosegretario, l'accoglimento di un emendamento modesto ma ragionevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guerzoni 1-bis.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul
quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 381
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 219).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alfonso Gianni 1-bis.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 372
Astenuti 2
Maggioranza 187
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 220).
Prendo atto che l'onorevole Schmidt non è riuscito a votare.
ROBERTO GUERZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, il successivo emendamento a mia firma 1-bis-6 è sostanzialmente identico all'emendamento 1-bis.100 della Commissione. Annuncio pertanto il ritiro dell'emendamento a mia firma e il voto favorevole sull'emendamento della Commissione.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Prendo atto della decisione dell'onorevole Guerzoni di ritirare il suo emendamento 1-bis.6, che ritengo corretta e che consente di passare alla votazione dell'emendamento 1-bis-100 della Commissione.
PRESIDENTE. Ha una vis attractiva, come dicono le persone colte!
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 1-bis-100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cordoni. Ne ha facoltà.
ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente il mio intervento verterà, oltre che sul merito di questo specifico emendamento, anche sulle successive proposte di modifica. Il decreto al nostro esame nasce dall'esigenza di rispondere a due problematiche: la vicenda dei lavoratori di Alitalia e la necessità di rimpinguare il fondo per l'occupazione, per consentire al Governo di far fronte agli impegni assunti nel corso di questi mesi in relazione alle crisi manifestatesi nel paese e giunte tutte sul tavolo del Ministero del lavoro. Sono questi lo spirito e la ragione del decreto al nostro esame!
Tale provvedimento, poi, nel corso dell'esame al Senato è stato «caricato» di altre disposizioni: in quel ramo del Parlamento sembra essere consentito dal regolamento, mentre ciò è impossibile per i parlamentari della Camera dei deputati.
La norma, che ora viene corretta (adeguandola alle intenzioni) è la dimostrazione che non vi sono le caratteristiche dell'urgenza, perché non interessa soltanto i lavoratori di Alitalia, come l'onorevole Buontempo con grande ansia cercava di motivare. Egli ha spiegato a noi tutti che alcuni lavoratori, avendo presentato domanda per il bonus, si sarebbero potuti
trovare in una situazione di difficoltà; si sarebbero trovati, cioè, con le regole cambiate...
CESARE RIZZI. Basta!
ELENA EMMA CORDONI. ... rispetto al momento in cui hanno presentato domanda, quando non era ancora entrato in vigore il decreto e non vi era la crisi. Questa è una norma di carattere generale... (Commenti di deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia lasciate concludere la collega!
ELENA EMMA CORDONI. Forse, se vi interessasse il merito delle questioni...
PRESIDENTE. Ma sono interessati: è una forma di intervento...
ELENA EMMA CORDONI. Sì, certo... Non pretendo che mi si ascolti, signor Presidente, ma almeno che si sia consapevoli di ciò che si sta votando: forse è un obbligo per tutti noi!
Vi sono disposizioni meno delicate, come l'articolo 1-quinquies; quindi inviterei i colleghi a riflettere su quanto mi accingo a sottolineare...
CESARE RIZZI. E basta!
ELENA EMMA CORDONI. Stavo cercando di evidenziare che, nel corso dell'esame del decreto, le sue finalità sono state allargate. Anzi, sono state talmente ampliate da introdurre norme di carattere generale che intervengono sulla legge di riforma previdenziale, votata pochi mesi fa, alla fine di luglio.
Pertanto, al di là del merito degli emendamenti e delle correzioni apportate, siamo di fronte ad una proposta e ad un testo che tradiscono lo spirito del decreto e ciò avverrà anche successivamente: si utilizza un provvedimento d'urgenza per scrivere norme di carattere generale. Come dicevo, ciò avverrà anche in seguito, allorché si interverrà in materia di cassa integrazione e in riferimento alla legge n. 223 del 1991. In realtà non sussistono le caratteristiche di urgenza ed oggi si inseriscono elementi che non dovrebbero essere presenti in questo contesto.
Il Governo, se avesse voluto affrontare e risolvere queste problematiche, avrebbe dovuto far ricorso a ben altri strumenti, diversi da quelli del decreto-legge.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento della Commissione 1-bis.100, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 368
Astenuti 3
Maggioranza 185
Hanno votato sì 366
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alfonso Gianni 1-ter.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 221).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alfonso Gianni 1-ter.3, non accettato
dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 383
Votanti 382
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 226).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alfonso Gianni 1-quater.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 387
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 230).
Passiamo all'emendamento Dario Galli 1-quater.5.
DARIO GALLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO GALLI. Signor Presidente, ritiro i miei emendamenti 1-quater.5 e 1-quater.4.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gasperoni 1-quater.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasperoni. Ne ha facoltà.
PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, capisco che le condizioni ambientali, il giovedì pomeriggio, non sono certo le migliori per affrontare con la necessaria serenità una discussione di merito...
PRESIDENTE. Bisogna che si rassegni, onorevole Gasperoni!
PIETRO GASPERONI. Mi dispiace di infastidire i colleghi ancora presenti, signor Presidente, ma penso che il decreto-legge in esame, almeno in alcune sue parti, violi il principio dell'affidamento del cittadino nei confronti dello Stato.
Non siamo certo contrari né all'intervento a tutela dei lavoratori dell'Alitalia né a quello in materia di trattamenti di cassa integrazione, là dove esistano accordi sindacali. Questa è la ragione che ha indotto ad adottare il decreto-legge in esame! Nel caso dell'Alitalia, peraltro, gli interventi suddetti seguono ad accordi sindacali volti al risanamento dell'azienda. Di più: non solo non siamo contrari a tali interventi, ma li sollecitiamo!
Contestiamo, nel caso specifico, che all'intervento a tutela dei lavoratori dell'Alitalia si proceda prelevando 5 milioni di euro dalla quota destinata allo Stato dell'8 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. Siamo in presenza di un vero e proprio inganno nei confronti dei cittadini! Non si può imporre una tassa di scopo obbligatoria quale l'8 per mille e poi utilizzarla per fini diversi da quelli dichiarati! Una volta attribuita al singolo cittadino la possibilità di scegliere se destinare l'8 per mille allo Stato, alla Chiesa o ad altri soggetti per le finalità fissate dalle leggi vigenti, non si può, poi, tradirne l'affidamento ed utilizzare tali risorse in maniera completamente diversa.
Peraltro, poiché i predetti 5 milioni di euro si aggiungono ad altri 80 che sono già stati utilizzati, per così dire, dall'ultima legge finanziaria, siamo in presenza, nella sostanza, di uno svuotamento pressoché totale della quota dell'8 per mille destinata allo Stato: per le finalità previste resterà soltanto un 5 per cento!
Il mio emendamento 1-quater.3 mira a sostituire la copertura dell'intervento a favore dei lavoratori Alitalia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gasperoni 1-quater.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 382
Maggioranza 192
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 225).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bulgarelli 1-quater.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà.
ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, vorrei ricordare all'Assemblea e a lei, che è molto sensibile a questi temi, che quando fu approvato il provvedimento che istituì l'8 per mille, per salvaguardare il principio di laicità si lasciò ai cittadini italiani la possibilità di scegliere di destinare l'8 per mille o alla Chiesa cattolica o ad altre confessioni o, con una precisa finalità, allo Stato.
La legge n. 222 del 1985 stabilisce che l'8 per mille che un cittadino decide di dare allo Stato deve essere speso per interventi straordinari, per la fame nel mondo, per le calamità naturali, per l'assistenza ai rifugiati, per la conservazione dei beni culturali. Credo che i colleghi del gruppo della Lega abbiano ritirato loro proposte emendative per ragioni di maggioranza politica. Ritengo, infatti, che sia un atto di buon senso approvare un emendamento di questo genere.
Chiediamo di modificare non la copertura dell'intero provvedimento, ma la parte relativa a questi cinque milioni di euro. Credo sia possibile stanziare tale cifra per l'intervento straordinario per la crisi del settore aereo, evitando di utilizzare le quote dell'8 per mille.
Credo sarebbe importante per il Parlamento, pur in una situazione in cui è difficile discutere, lanciare questo segnale, perché i cittadini sottoscrivano non per sostenere le crisi di ristrutturazione industriale, ma per altre finalità (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bulgarelli 1-quater.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 369
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 216).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Guerzoni 1-quinquies.1, Alfonso Gianni 1-quinquies.4 e Cento 1-quinquies.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà (Commenti). Onorevoli colleghi, gli interventi sono opzionali, ma legittimi.
ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, continuo a ricordare ai colleghi che rumoreggiano che questa mattina non abbiamo potuto discutere sul provvedimento in esame a causa di problemi legati alle decisioni del Governo e della Commissione bilancio in merito alle coperture che il Governo aveva previsto (ma in modo sbagliato) nel suo decreto-legge, quindi, non per ragioni nostre.
PRESIDENTE. Onorevole Guerzoni, non si deve giustificare...
ROBERTO GUERZONI. Certo, ma voglio ricordarlo, solo perché si sappia in quali acque nuotiamo!
Siamo giunti al cuore del provvedimento in oggetto e vorrei motivare in modo rapido la nostra richiesta di soppressione, o meglio di stralcio dell'articolo 1-quinquies.
Se fosse approvata la soppressione dell'articolo 1-quinquies, potremmo approvare in pochi secondi il provvedimento in esame, perché il testo originario del decreto-legge presentato dal Governo non comprendeva l'articolo in oggetto, ma era finalizzato al rinnovo delle dotazioni finanziarie per le casse integrazioni o per le crisi strutturali di determinati settori. Già in sede di esame della legge finanziaria per il 2004 sostenemmo che le risorse non sarebbero state sufficienti. Ora il Governo ne prende atto e ritiene importante stanziare 50 milioni in più. Noi siamo d'accordo su questa parte.
Poi, è stato affrontato un secondo argomento altrettanto urgente e necessario, ossia la crisi del trasporto aereo e dell'Alitalia, e nel decreto-legge è stata introdotta una serie di interventi tesi a garantire ammortizzatori sociali e prospettive di sviluppo. Siamo favorevoli a recepire l'accordo intervenuto fra le parti sociali. Tuttavia, l'articolo 1-quinquies non ha ragione di esistere, se non per farne una bandiera ideologica. Ai colleghi vorrei dire che in questo articolo si interviene in una materia che non è l'oggetto del decreto-legge e stabilisce il modo con cui si dovrebbe intervenire nelle regole generali degli ammortizzatori sociali: se, ad un certo punto, chi partecipa ad un corso di formazione o di riqualificazione possa o meno decadere dai trattamenti di cassa integrazione straordinaria, e come ciò possa avvenire nel momento in cui si tratti di un lavoratore in mobilità. In tali ambiti, con l'articolo aggiuntivo in questione si normerebbe, peraltro, a mio avviso, in modo confuso e, vorrei aggiungere, anche raffazzonato, oltre che fortemente iniquo.
Inoltre, vorrei sottolineare come, sulla stampa di oggi, in particolare sul Sole 24 Ore, esponenti del Governo dichiarino, al contrario di quanto si è sostenuto nel corso di tutta la discussione svoltasi in IV Commissione, che l'articolo in questione porterebbe un risparmio, con riferimento alle casse integrazione dei lavoratori, di 150 milioni. Debbo tuttavia osservare come di ciò non rechi menzione alcuna scheda tecnica portata nel confronto; però, per fare un po' di propaganda, e pur di dichiarare dove si trovino le coperture necessarie per procedere alla riduzione delle tasse, si è ricorso anche a tale espediente. Ciò, però, rivela che, se si potesse, le risorse necessarie si troverebbero in danno ai lavoratori.
Dunque, la proposta contenuta nell'articolo in questione, sostanzialmente potrebbe essere considerata dal Governo, come ha sempre detto di voler fare, nell'ambito della discussione di un provvedimento che non dovrebbe essere presentato alle Camere, essendo sin d'ora pendente al Senato. Si tratta, invero, di un provvedimento cardine della politica del Governo; faccio, infatti, riferimento all'atto Senato n. 848-bis, provvedimento che peraltro, il Governo da tanto tempo dichiara debba rappresentare l'architrave della riforma degli ammortizzatori sociali.
Ebbene, tali norme, sulle quali ci diffonderemo successivamente quando si discuterà delle altre proposte emendative, sono di carattere generale; peraltro, con riferimento alla loro elaborazione, non si può improvvisare all'ultimo momento, in quanto esse disciplinano una materia non qualsiasi. Infatti, non stiamo normando - vorrei ricordarlo ai colleghi - in merito alle conseguenze della scadenza di un prodotto rispetto alla data riportata in etichetta o all'immissione del prodotto stesso sul mercato; stiamo parlando, piuttosto, di lavoratori investiti da processi di ristrutturazione e da crisi profonde che sono in mobilità o in cassa integrazione straordinaria.
Non si può, dunque, improvvisare e far sì che, ad un certo punto, un lavoratore si trovi, essendo in cassa integrazione, nella stessa condizione, ad esempio, di un lavoratore che invece è in mobilità. Infatti,
il lavoratore in cassa integrazione è ancora dipendente dall'azienda, sicché non gli si può riservare lo stesso trattamento di colui il quale potrebbe malauguratamente finire in uno stato di disoccupazione (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Onorevole...
ROBERTO GUERZONI. Ebbene, la soppressione di questo articolo consentirebbe di discutere gli stessi argomenti all'interno della riforma degli ammortizzatori sociali; ciò, peraltro, è stato chiesto, nel corso delle audizioni informali svolte dalla IV Commissione, da tutte le organizzazioni sindacali confederali, compresa l'UGL.
Credo si tratti dunque di una scelta di buon senso; peraltro, concluderemo rapidamente l'esame del provvedimento se venisse approvato un emendamento di buon senso quale quello soppressivo dell'articolo 1-quinquies, che non è utile per perseguire la finalità del decreto in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni.
Hanno, altresì, chiesto di parlare per dichiarazione di voto gli onorevoli Tidei, Lusetti, Gasperoni e Cordoni (Commenti).... Si tratta, del resto, di tre emendamenti, sia pure identici; correttamente, debbo dare loro la parola.
Onorevole Alfonso Gianni, ha facoltà di parlare.
ALFONSO GIANNI. La ringrazio, signor Presidente. Anch'io ero in ansia attendendo che, per così dire, l'elenco fosse completato!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Gianni; lei è sempre molto affettuoso.
ALFONSO GIANNI. Come sempre, quando lei presiede.
Molti argomenti sono già stati illustrati dal collega Guerzoni; pertanto, vorrei solo sottolineare che il senso (comune ai gruppi dell'opposizione) delle tre identiche proposte emendative volte a sopprimere l'articolo 1-quinquies è molto chiaro e nitido. Lo riassumo.
Non siamo contrari - almeno chi parla non lo è, anche perché propose nel passato norme che andavano in tale direzione, ma con ben altre condizioni, di testo e di contesto - a che il lavoratore, ovviamente a maggior ragione se posto in mobilità (ma anche, con una differenza sostanziale, cioè la permanenza nella continuità del rapporto di lavoro, quello posto in cassa integrazione straordinaria), sia chiamato a svolgere un ciclo di formazione e di qualificazione professionale e, meno probabilmente nel caso del lavoratore in cassa integrazione straordinaria, all'inserimento in forme di lavoro diverse da quelle che egli presta all'interno dell'azienda.
Non siamo contrari, torno a ripeterlo, poiché non siamo favorevoli all'ipotesi della cassa integrazione guadagni a vita. Se occorre fornire un sostegno al reddito, vogliamo che sia definito come tale, ma se si tratta di cassa integrazione, vorrei osservare che si tratta di una fattispecie specifica. Infatti, la sua singolarità (come si direbbe in termini scientifici) deriva dalla circostanza che un'azienda entra in una fase di crisi, da cui pensa tuttavia di uscire tramite una ristrutturazione.
In altri termini, in questo caso ci troviamo di fronte ad imprese non «decotte» o definitivamente perse, ma che hanno bisogno di riqualificare la loro offerta di prodotti sul mercato sia interno, sia internazionale. Conseguentemente, esse hanno bisogno di effettuare una ristrutturazione dei macchinari e dell'organizzazione del lavoro ma, soprattutto, del capitale umano, o delle «risorse umane», come direbbe un film francese, molto bello, che sono certo tutti i colleghi avranno visto.
Si impone, dunque, un problema di formazione e di riqualificazione. Tuttavia, tale riqualificazione, e qui risiede il problema, non può essere posta in modo banalmente «ricattatorio» - lo affermo con tutto il rispetto! -, al di là delle volontà soggettive, come si evince dall'articolato
elaborato dal Governo. Ciò perché tale riqualificazione deve essere finalizzata al raggiungimento di un obiettivo preciso, che investa il futuro dell'azienda e che sia oggetto (come previsto, del resto, anche dalla legge n. 223 del 1991) di un confronto o di una contrattazione (chiamatelo come volete) tra le parti sociali. Esse, infatti, l'una per un motivo (il profitto), l'altra per un'altra ragione (la tutela del salario), convergono entrambe sulla necessità di proseguire la produzione dell'impresa, mentre il terzo attore (lo Stato) vi è interessato poiché tale produzione costituisce parte dell'apparato produttivo nazionale, e dunque della ricchezza del paese.
Ebbene, onorevoli colleghi, se non prevediamo tale confronto, volto ad imprimere un indirizzo alla ristrutturazione, che superi anche il vaglio da parte di organismi terzi, di quale obbligo formativo o riqualificativo, o di quale diverso lavoro stiamo parlando? Se così non è, infatti, stiamo parlando di un ricatto, perché diciamo semplicemente ad un lavoratore che gli corrisponderemo l'80 per cento del suo salario, e via a scalare, fino al 60 per cento, tuttavia dovrà fare «qualcosa».
Ma questo «qualcosa», se non è inserito all'interno di un progetto o di un processo in una certa misura, per quanto possibile, condiviso, è una foglia di fico!
PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni...
ALFONSO GIANNI. Non ci opponiamo, allora, alla finalizzazione dell'erogazione del trattamento di cassa integrazione ad un lavoro rinnovato; anzi, vogliamo che tale lavoro rinnovato rappresenti sia il fondamento, sia la finalità di tale misura. Per realizzare ciò, tuttavia, è necessaria un'intesa, ma, per come è attualmente formulato l'articolo 1-quinquies del decreto-legge in esame, esso costituisce puramente e semplicemente una punizione: io ti do uno straccio di soldi, tu dammi uno straccio di lavoro!
In questo modo, non si risolverà nessun problema: si aggraverà la condizione delle aziende, peggiorerà la cultura industriale del nostro paese e si aggraverà, altresì, quel tasso di partecipazione democratica che deve esprimersi in un rapporto, anche conflittuale, che vive nel tessuto economico.
Per questo motivo, ribadisco che siamo favorevoli ad espungere l'articolo 1-quinquies dal testo del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni, concluda!
ALFONSO GIANNI. In ogni modo, vorrei evidenziare che vale il principio generale - ed ho concluso, signor Presidente - per cui una riforma in tale materia dovrebbe essere contemplata all'interno dell'atto Senato n. 848-bis, che prevede una riforma organica degli ammortizzatori sociali, il quale, tuttavia, pende all'infinito presso l'altro ramo del Parlamento.
Comprendo come all'interno di tale provvedimento vi sia il peso della riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma ormai il ministro Maroni è rimasto l'unico «giapponese» a difenderla; pertanto, eliminando la riforma dell'articolo 18, la riforma degli ammortizzatori sociali può procedere nella sede propria (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. Signor Presidente, prendo la parola non per ripetere ciò che è già stato detto dai colleghi Quartiani e Alfonso Gianni; siamo, infatti, convinti che questo provvedimento avrebbe già avuto un esito favorevole se la maggioranza e il Governo avessero deciso di accogliere la soppressione di quest'articolo 1-quinquies.
Vorrei anche far notare all'Assemblea, poiché in queste ore si è diffusa, in alcuni settori di Alitalia la preoccupazione che questo decreto-legge non possa essere approvato a causa delle opposizioni che farebbero ostruzionismo, che se questo
decreto-legge sarà approvato, lo si deve soprattutto al senso di responsabilità dell'opposizione che, con la sua presenza, garantisce il numero legale. Se, infatti, ci si dovesse riferire alle assenze di tanti parlamentari della maggioranza, probabilmente questo decreto-legge non sarebbe approvato. È grazie al senso di responsabilità, dunque, dell'opposizione che i lavoratori di Alitalia e di altri settori avranno garantito il trattamento della cassa integrazione guadagni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, il motivo per cui siamo contrari a questo provvedimento è proprio perché in esso è presente l'articolo 1-quinquies inserito dalla maggioranza nel corso dell'esame del provvedimento in Senato.
Riteniamo che non si possa trattare, in questo decreto-legge, della disciplina generale che riguarda la decadenza dai trattamenti di cassa integrazione, mobilità e disoccupazione. Crediamo, infatti, che quest'argomento debba essere affrontato in una disciplina più organica, che concerne gli ammortizzatori sociali: è una riforma complessiva, su cui anche lei, onorevole Viespoli, si è impegnato, assieme al Governo. Mi pare che essa si sia insabbiata al Senato e non si sa per quale motivo. Noi crediamo in questa riforma complessiva, poiché consideriamo il tema degli ammortizzatori sociali, in questo momento di grave crisi economica del paese, un punto molto importante per tutelare le fasce deboli della popolazione. Siamo pertanto contrari a quest'articolo, sia sul merito sia sul metodo. Sul metodo, perché riteniamo che non si possa trattare per decreto-legge un tema così importante e sul merito perché crediamo che in esso siano contenute sanzioni particolarmente gravose (che valuteremo meglio in seguito, trattando del capoverso dell'articolo, sulla cui soppressione è stato espresso parere favorevole), quali la cessazione del rapporto di lavoro, che - a nostro avviso - rischiano di disciplinare in modo diverso il tema dei licenziamenti.
Ribadiamo pertanto la nostra contrarietà a quest'articolo, per l'impegno che vogliamo porre in tema di riforme degli ammortizzatori sociali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasperoni. Ne ha facoltà.
PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, la crisi industriale che si sta diffondendo farebbe pensare che sarebbe utile discutere sulla possibilità di estendere le misure di tutela anche ai lavoratori che ne sono esclusi.
Come si sta, invece, evidenziando, con quest'articolo si immagina la possibilità di ridurre il campo dell'intervento della cassa integrazione.
Ieri sera, in un'importante trasmissione televisiva, il viceministro Baldassarri ed il responsabile economico di Forza Italia...
MARIO LANDOLFI. È di Alleanza Nazionale!
PRESIDENTE. È un caso di aberratio ictus!
PIETRO GASPERONI. ...nell'indicare le coperture per la riduzione delle tasse, ha posto in evidenza che 150 milioni annui saranno reperiti con l'operazione prefigurata da quest'articolo.
Con il mio intervento a titolo personale mi rivolgo al sottosegretario Viespoli - che considero persona seria, oltre che competente - per chiedergli se, dal suo punto di vista, sulla base degli elementi a sua disposizione, ritenga tale stima attendibile o se, invece, quella di Baldassarri o di Brunetta sia solo propaganda elettorale di bassa lega (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo solo per aggiungere la mia firma all'emendamento Guerzoni 1-quinquies.1, soppressivo di un articolo inaccettabile.
È stato già detto prima - ma voglio ribadirlo - che si introduce una forma surrettizia di licenziamento collettivo attraverso una norma che non c'entra nulla con il decreto-legge in esame per ragioni di estraneità di materia e che viene utilizzata esclusivamente per motivi propagandistici.
Nel 2002 questo Governo stipulò un accordo separato con le organizzazioni sindacali, nel quale erano previsti la riforma degli ammortizzatori sociali ed uno stanziamento di 900 milioni di euro. Da allora ad oggi non vi è stata la riforma, non è stato stanziato un euro per gli ammortizzatori sociali e non vi è stata la capacità di intervenire su un settore così delicato che colpisce la parte debole del mondo del lavoro.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Ma che dici?
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. In cambio, si prevede un articolo che finisce per introdurre una diversa forma di licenziamento collettivo.
Per queste ragioni chiederei al sottosegretario di sopprimere questo articolo, che non ha nulla a che fare con il decreto-legge in esame. Chiederei, inoltre, di approvare legittimamente questo provvedimento che riguarda migliaia di lavoratori e di evitare di fare propaganda attraverso questa strada. Tale propaganda, infatti, non serve assolutamente al Parlamento e credo neanche alla maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgobio. Ne ha facoltà.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'emendamento in esame a nome dei Comunisti italiani. Ciò in quanto riteniamo che questo articolo rappresenti una minaccia nei confronti di alcuni lavoratori, perché si inserisce in un quadro certamente non favorevole al mondo del lavoro. Si tratta di uno di quegli articoli e di quei provvedimenti che riteniamo punitivi per i lavoratori e per il mondo del lavoro. Non è un caso che sia così minuziosamente prevista qualsiasi deroga ad un eventuale rifiuto. Si tratta di uno degli articoli più precisi che si possano trovare in questo provvedimento: è tutto codificato.
Ciò non significa che non siamo tra coloro i quali vogliono sconfiggere i furbi che si possono, in qualche modo, nascondere fra i lavoratori: mi riferisco a quelli che, magari, preferiscono stare in cassa integrazione e svolgere un secondo lavoro. Vogliamo che si faccia chiarezza su tutto ciò, ma in maniera molto articolata.
Se proprio di furbi dovessimo trattare, preferiremmo che si cominciasse a parlare di quelli che operano un danno ancora maggiore al nostro paese. In proposito, vorrei capire come il Governo si sia posto il problema dell'emersione del sommerso: tutti i dati in questo settore lo danno in forte crescita.
Tutti i dati parlano di una consistente percentuale del PIL dovuto al sommerso. Tutti i dati dimostrano come queste persone siano degli sfruttatori dei loro lavoratori e anche degli evasori fiscali, cioè gente che non paga le tasse, quell'IRPEF che noi vorremmo ridurre, e che non versa i contributi previdenziali, mettendo così in crisi il settore previdenziale e facendo gravare tali oneri sulle spalle dei lavoratori in produzione.
Mi chiedo, quindi, quando si inizierà una vera battaglia contro l'evasione fiscale per snidare queste persone. In tutti i provvedimenti finanziari adottati dal Governo non è previsto un solo euro in più destinato a porre in atto una battaglia vera per ridurre l'evasione e l'erosione fiscale. Mi sembra, pertanto, abbastanza inopportuno, se proprio si vuole cominciare ad operare un'azione moralizzatrice di un settore della vita sociale e lavorativa del
paese, che si debba iniziare proprio dai più deboli. Tra l'altro, che cosa c'entra quest'articolo in questo provvedimento? Si tratta di un provvedimento che riguardava ben altro settore. All'esame del Senato, inoltre, vi è un provvedimento che onestamente mi auguro rimanga lì ancora un po' di tempo finché si giunga alla fine di questa legislatura e così solo allora sarà effettivamente possibile mettere mano...
CESARE CAMPA. Cominciamo da quest'articolo (Una voce dai banchi del gruppo di Alleanza Nazionale: Basta!)!
EUGENIO DUCA. Ma quale basta, va' a casa!
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. ...alla riforma di...
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate concludere l'onorevole Sgobio.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Come dicevo, solo allora sarà possibile mettere mano alla riforma di un settore così delicato, dopo la devastazione del mercato del lavoro. Pertanto, solo in un contesto complessivo è possibile anche prevedere norme che guardino all'eliminazione di un eventuale fenomeno che non è certamente da difendere.
Per tutte queste ragioni, noi voteremo a favore di questi identici emendamenti e chiediamo inoltre che siano apposte su di essi le nostre firme (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cordoni. Ne ha facoltà.
ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale perché ritengo che questo sia il punto più dolente e quello sul quale tutti dovremmo porre particolare attenzione. Vedete, sui giornali di questi giorni si riporta la notizia, fornita non da noi ma da esponenti della maggioranza, che si sono trovate risorse per tagliare le tasse agli italiani licenziando i lavoratori che sono in cassa integrazione. Questo state decidendo, se non accogliete gli identici emendamenti di soppressione dell'articolo 1-quinquies! Si sta, infatti, introducendo un elemento di modifica della legge n. 223, del 1991; una norma, fra l'altro, sostenuta, specialmente il primo comma, dai contributi che i lavoratori e le aziende pagano sulle operazioni di ristrutturazione. In questo modo, si sta aprendo la strada ad una forma strana di licenziamenti collettivi. Volete questo? Allora, dovete dirlo con chiarezza, e lo dovete anche dire ai lavoratori della Val Basento, ai lavoratori delle aree di crisi della Campania, ai lavoratori delle cartiere di Cagliari, e lo dovete dire alle Case riunite di Napoli, e lo dovete dire anche a tutte quelle aziende che nel corso di questi anni hanno messo in piedi processi di ristrutturazione. Ora, il sottosegretario Viespoli ci dirà: ma, no! Noi non vogliamo fare questo!
PRESIDENTE. Onorevole Cordoni, questo lo lasci dire al sottosegretario Viespoli.
ELENA EMMA CORDONI. Questo lo dico perché abbiamo già avuto modo di confrontarci in Commissione. Il problema è che il sottosegretario Viespoli dice una cosa, mentre il responsabile di Forza Italia, onorevole Brunetta, ne dice un'altra. Allora, qual è la verità? Ce la dite? Lo volete dire a queste migliaia di lavoratori che cosa li aspetta da un futuro con voi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Commenti)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, poiché ho appreso che intende intervenire il Governo, rinuncio al mio intervento.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lo Presti. Il suo è un gesto generoso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, intervengo soltanto per chiedere di aggiungere la mia firma all'emendamento al nostro esame, anche a nome del collega Bulgarelli, condividendo le motivazioni esposte, in particolare, dal collega D'Antoni.
PRESIDENTE. Il collega Bulgarelli aveva già provveduto perché uno dei tre identici emendamenti al nostro esame è già da lui sottoscritto.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, chiedo scusa ai colleghi, ma ritengo doveroso intervenire rapidamente.
Anzitutto ringrazio tutti i parlamentari e ringrazio i parlamentari del centrosinistra per la presenza, per il contributo in Commissione e in Assemblea, nonché per la dialettica che questo provvedimento non poteva non suscitare. Tuttavia, credo sia doveroso chiarire che si tratta di un provvedimento che, nel suo complesso, nella sua globalità - lo dico in particolare, me lo consentirà, all'onorevole D'Antoni - in realtà espande le tutele e le protezioni. Si tratta, infatti, di un provvedimento che riconosce, per la prima volta, il supporto di strumenti di protezione sociale ad un settore che ne era privo. È un provvedimento che stanzia un'ulteriore risorsa finanziaria addirittura per quei soggetti che mai hanno avuto tutele e garanzie, cioè i lavoratori delle imprese al di sotto dei 15 dipendenti, introducendo uno strumento positivo di raccordo col territorio e con le parti sociali ed imprenditoriali e determinando, dunque, condizioni importanti per innovare sul terreno della protezione sociale anche per le piccole aziende.
Dunque, non credo si possa far passare il tentativo di offrire un'opportunità in più al lavoratore, consistente nell'offerta formativa come diritto alla formazione e nell'opportunità di seguire un utile percorso di ricollocabilità all'interno dell'azienda e del mercato del lavoro, come un tentativo di restringere i diritti e le opportunità. Tant'è che - mi permetterete di ricordare soltanto questo, rapidissimamente - vi sono princìpi contenuti nella delega presentata dall'allora Governo di centrosinistra relativamente alla riforma degli ammortizzatori sociali (mai realizzata perché, come noto, non si può fare una riforma degli ammortizzatori sociali a costo zero) che introducevano questi elementi. Veniva stabilito il concetto che, nell'ambito del trattamento straordinario di integrazione salariale da consistente lasso di tempo, oltre alla normale cassa integrazione straordinaria vi fossero taluni elementi che, se ripetuti, generano situazioni diverse che è giusto accompagnare con l'offerta formativa o con l'offerta di lavoro come noi abbiamo fatto. E addirittura, giustamente, in quella delega si faceva riferimento agli esuberi strutturali, determinando il ricorso ad istituti e strumenti anche collegati ad iniziative di formazione professionale per rafforzare le misure attive di gestione degli esuberi strutturali, difficilmente collocabili all'interno della cassa integrazione straordinaria così come la conosciamo. Noi abbiamo diversificato la cassa integrazione straordinaria dagli altri trattamenti, proponendo offerta formativa da un lato e offerta formativa più opportunità di lavoro dall'altro.
Io capisco la dialettica ma, francamente, non mi pare che ad un provvedimento che allarga la tutela si possa muovere l'accusa che la restringa e che comprima i diritti dei lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, vorrei seguire, con la riflessione svolta dal sottosegretario Viespoli, il ragionamento relativo al quesito se questo provvedimento allarghi o meno agli spazi di tutela.
Noi abbiamo presentato alcuni emendamenti soppressivi di questa parte dell'articolo 1-quinquies. Vorrei ricordare che esso riguarda la questione dei lavoratori in cassa integrazione, non quelli in mobilità perché sulla questione della mobilità anche noi, seppure con qualche divergenza, concordiamo. In quel caso, infatti, ci si trova di fronte ad una situazione in cui non c'è più un datore di lavoro, non c'è più un rapporto di lavoro in essere, non c'è più, quindi, un'azione di ricollocamento; allora si può trattare anche in modo diverso.
Però il nostro dissenso profondo - dal quale ricaviamo anche il giudizio prima espresso dai colleghi relativamente al fatto che il provvedimento in esame rappresenta un restringimento dei diritti dei lavoratori - deriva dal fatto che la fattispecie prima ricordata riguarda i lavoratori in cassa integrazione straordinaria, come prevede la legge n. 223 del 1991. Si tratta di lavoratori che hanno un rapporto di lavoro in essere perché viene approvato un piano dal Ministero in cui si prevedono alcune procedure che tendono alla ricollocazione. Dunque, come si fa a dire che tali lavoratori, qualora non accettino un altro lavoro, ancorché di pubblica utilità, recedono dal diritto? Li licenziamo ope legis? Si tratta di lavoratori il cui percorso - ripeto - è segnato dall'approvazione di un piano che prevede nell'azienda in ristrutturazione o riconversione la propria ricollocazione. Sta qui la contraddizione!
Dietro a ciò vi è l'inserimento di un principio nella nostra legislazione per cui i lavoratori in cassa integrazione, ancorché straordinaria, sono equiparabili ai lavoratori in mobilità, cioè quelli licenziati! Non si può contrabbandare questo punto come allargamento dei diritti. Non lo domandate alle forze di opposizione che in questo momento dicono di «no»; domandatelo a qualsiasi lavoratore, anche a quelli iscritti ai sindacati che guardano al Governo non con spirito di inimicizia. Da tale motivo deriva la nostra insistenza.
Inoltre, mi consenta, non è dietrologia che accanto a tale ragionamento ne collochiamo un altro. Non possiamo far finta di niente: tra le proposte presentate per il finanziamento di una parte delle minori entrate dovute alla riduzione di tasse è previsto l'inserimento di una norma che prevede per i lavoratori in cassa integrazione guadagni la solita formuletta che li costringe ad accettare un altro lavoro da un'altra parte per non perdere i loro diritti.
Ripeto, non si può equivocare tra lavoratori in cassa integrazione e lavoratori in mobilità. I lavoratori in cassa integrazione hanno un rapporto di lavoro in essere. Dunque, non credo si possa, in forza di legge, equipararli a lavoratori licenziati. Altrimenti, perché viene concessa la cassa integrazione? Lei mi insegna che vi è bisogno dell'approvazione di un piano dal Ministero che prevede obbligatoriamente, per la concessione del trattamento straordinario, la ricollocazione. Allora, non si può dire: o accetti un altro lavoro o decadi dal diritto. Credo che ciò abbia tutto l'aspetto di un peggioramento delle condizioni in essere.
Per tale motivo, signor sottosegretario, colleghi della maggioranza, ci opponiamo nettamente all'approvazione di tale norma (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
LINO DUILIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, interverrò brevemente dato che il collega Innocenti ha ben riepilogato i termini della questione che, però, vorrei sottoporre nuovamente al sottosegretario Viespoli del quale conosciamo la sensibilità. Rifuggo, anche per carattere, dall'impostazione dei problemi all'insegna del principio per cui vi sono quelli che vogliono affamare i
lavoratori e quelli che li vogliono tutelare. Però, dobbiamo essere chiari su quello che vogliamo fare. Non abbiamo nulla da eccepire sulla questione che attiene alla condizione di disoccupazione dei lavoratori. Come si diceva poco fa, tuttavia, in questo caso si parla di cassa integrazione guadagni straordinaria, cioè di un provvedimento che si colloca in una situazione in cui si ritiene che le condizioni di difficoltà dell'azienda possano essere superate.
La cassa integrazione straordinaria è concepita esattamente per queste realtà! Certo, sappiamo bene che esistono episodi in cui si è abusato - e si abusa tuttora - di questo strumento, e non a caso nel provvedimento del centrosinistra poc'anzi ricordato si faceva riferimento a situazioni ripetute. Ebbene, si vada a verificare dove esistono tali abusi, si vada a verificare quando si strumentalizza un provvedimento varato per altri fini, utilizzandolo in modo surrettizio per avere il beneficio della casa integrazione, prescindendo dall'obiettiva possibilità dell'azienda di essere risanata. Amo credere che lo stesso sottosegretario, sotto tale aspetto, possa essere d'accordo, in quanto si tratta di una questione di buonsenso.
Non abbiamo nemmeno scomodato la questione più complessiva riguardante il fatto di aver introdotto in un decreto-legge provvedimenti che esigerebbero invece una normativa maggiormente organica che tenesse conto anche di appositi ammortizzatori sociali da prevedere ad hoc per normare le situazioni di crisi aziendale. È necessario però che in questo caso almeno si sia chiari: stiamo dicendo che se i lavoratori in cassa integrazione straordinaria di un'azienda che può essere risanata ricevono, in quel periodo limitato di tempo, un'offerta di lavoro a 50 chilometri di distanza, un lavoro che magari è diverso per tante ragioni oltre che ad essere differente dal punto di vista retributivo, perdono ogni diritto, anche quello alla cassa integrazione, se non accettano tale proposta. Questo mi sembra veramente inammissibile: non lo volete chiamare licenziamento collettivo, ma se siamo consapevoli della norma che stiamo per varare....
Si tratta di un provvedimento contraddittorio: da una parte si dice che la cassa integrazione straordinaria viene concessa perché l'azienda in oggetto è nella possibilità di essere risanata e, pertanto, i lavoratori hanno l'opportunità di tornare ai loro posti; dall'altra, con questo provvedimento, si dice invece che non importa se l'azienda può esser risanata, perché se nel periodo di cassa integrazione straordinaria capita una qualsiasi altra offerta di lavoro, il lavoratore è costretto ad accettarla, altrimenti perde ogni diritto al trattamento in oggetto. Mi sembra che sia un principio assai contraddittorio.
Abbiamo chiesto la soppressione dell'articolo, ma se almeno si eliminasse questa parte relativa alla cassa integrazione straordinaria, probabilmente ci potremmo intendere e credo che potremmo arrivare a varare una norma sicuramente più giusta rispetto a quella sulla quale ci accingiamo ad esprimere il nostro voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico....
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, che ciascuno voti per sé!
PRESIDENTE. Invito i colleghi a votare ognuno per sé!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Guerzoni 1-quinquies.1, Alfonso Gianni 1-quinquies.4 e Cento 1-quinquies.29, non accettati dalla Commissione né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
PIERO RUZZANTE. Presidente, guardi da quella parte!
RENZO INNOCENTI. Presidente!
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, guardi là!
ELIO VITO. Guardi di là!
EUGENIO DUCA. Stai zitto!
ELENA EMMA CORDONI. Onorevole Vito, non è possibile!
SERGIO SABATTINI. Vito vota per due!
EUGENIO DUCA. Falso!
PRESIDENTE. Onorevole Duca, la prego. Ognuno voti per sé, altrimenti sarò costretto a prendere provvedimenti!
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 279
Maggioranza 140
Hanno votato sì 104
Hanno votato no 175
Sono in missione 71 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Alfonso Gianni 1-quinquies.4-bis e Guerzoni 1-quinquies.36.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà.
ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, vorrei continuare il ragionamento svolto fino ad ora; in un'ottica di riduzione del danno, chiediamo con questi emendamenti di sopprimere per lo meno il primo periodo dell'articolo. Finora ci avete detto che non era possibile sopprimere l'intero articolo 1-quinquies perché sembrava reato di lesa maestà nei confronti di un'impostazione che continua ad essere incomprensibile ed iniqua. Se per lo meno sopprimiamo il primo periodo, non succede nulla. Vorrei ricordare ai colleghi che l'identico periodo è già vigente! Infatti nella legge finanziaria dello scorso anno, al comma 137 sono scritte le stesse cose. L'unica differenza è che non si parla di formazione professionale, bensì solo di formazione. Essendo pertanto una disposizione normativa identica a quella contenuta nella finanziaria dello scorso anno, non si capisce perché - se non per un principio di bandiera politica - si sia voluta inserire nuovamente in questo decreto-legge. Pertanto, se la si abroga non succede nulla e sarebbe perlomeno una riduzione del danno che stiamo facendo con questo articolo 1-quinquies.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cordoni. Ne ha facoltà.
ELENA EMMA CORDONI. In ordine al primo capoverso di questo discusso articolo 1-quinquies, vorrei dire ai colleghi che stiamo parlando di lavoratori in cassa integrazione, laddove, per essere loro riconosciuta tale misura, l'azienda deve presentare al ministero un piano di riconversione e di ristrutturazione, nel quale si dice che nel giro di un anno o due saranno ricollocati tutti i lavoratori. Pertanto, la cassa integrazione non potrebbe essere approvata qualora non ci fosse tale presupposto. Nel momento in cui voi aggiungete il rifiuto dell'offerta dei servizi di pubblica utilità, togliete anche le ragioni giuridiche alla base del riconoscimento della cassa integrazione. Per questo motivo è legittimo pensare che state introducendo un elemento surrettizio del licenziamento collettivo. Infatti, in questo modo togliete le ragioni in base alle quali il comitato ministeriale può riconoscere questa cassa integrazione straordinaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Penso che sarebbe saggio accogliere l'emendamento che propone la soppressione del primo comma dell'articolo 1-quinquies. Penso ci sia - mi rivolgo direttamente al Governo - un dubbio di applicazione al provvedimento, perché, quando viene riconosciuta la cassa integrazione straordinaria, il requisito pattuito
attraverso un accordo sindacale, ma anche un decreto ministeriale, è che il lavoratore in questione, che usa i benefici della cassa integrazione straordinaria, sia dipendente a tutti gli effetti di un'azienda che, seppure in crisi, deve attuare un processo di ristrutturazione per ricollocare il lavoratore o la lavoratrice. Se la normativa ad un certo punto introduce un meccanismo, in virtù del quale questo lavoratore o questa lavoratrice, qualora non accetti non si sa quale impegno al di fuori dell'azienda, dovrebbe decadere dal diritto alla cassa integrazione straordinaria, allora i casi sono due: o il decreto ministeriale, di cui all'oggetto, con il quale il ministro ha riconosciuto il beneficio al lavoratore, era falso, perché il lavoratore, non essendo negli organici dell'azienda, non ne ha diritto, oppure si attua un provvedimento che non ha senso, perché il diritto del lavoratore o della lavoratrice è quello di ottenere la cassa integrazione rispetto ad un processo lavorativo che lo vede sempre partecipe, seppure in un'azienda in crisi o in ristrutturazione.
Quindi francamente, a mio avviso, non ci sono neanche i presupposti per un'applicazione di tale disposizione normativa contenuta nel decreto, che potrebbe dar vita ad un contenzioso, che forse potrebbe anche aggravare i costi della spesa pubblica del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Alfonso Gianni 1-quinquies.4-bis e Guerzoni 1-quinquies.36, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Colleghi, ognuno voti per sé!
PIERO RUZZANTE. Presidente, vicino ad Elio Vito!
RENZO INNOCENTI. Presidente, guardi là!
ANTONINO LO PRESTI. Guarda la collega!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di stare alle regole! Ognuno voti secondo le proprie facoltà, che sono individuali e non collettive!
PIERO RUZZANTE. Presidente, guardi là!
RENZO INNOCENTI. Presidente! Presidente!
MARISA ABBONDANZIERI. Presidente, la fila di Elio Vito!
ANTONINO LO PRESTI. Guarda le manine!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 302
Maggioranza 152
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 189
Sono in missione 71 deputati).
Prendo atto che gli onorevoli Ronchi e Falanga non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Onorevoli colleghi, voi sapete come la penso. Sono contrarissimo (non so se gli altri colleghi che fanno il lavoro che sto svolgendo io in questo momento lo siano, ma spero di sì) a questa forma di «volontariato» nel voto che non è richiesta. È estremamente ingiusto.
Vi prego, pertanto, di evitarmi l'adozione di provvedimenti al riguardo.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, le due ultime votazioni hanno fatto
emergere che siamo ai limiti del raggiungimento del numero legale, senza un contributo collegiale.
Di fronte alle reiterate richieste provenienti dall'opposizione di una modifica sostanziale di una norma (vi è un certo atteggiamento al riguardo, perché i risultati delle votazioni sono stati nel senso di respingere gli emendamenti proposti), non si possono chiedere atti di responsabilità all'opposizione per poter andare avanti in una situazione di questo genere.
Lo dico con estrema franchezza! Prima di trovarci di fronte al fatto compiuto, credo sia necessario individuare una soluzione ulteriore, con riferimento al tema sollevato in aula, per capire se sia possibile procedere o meno. Se non fosse possibile, suggerirei di trovare un accordo per sospendere l'esame del provvedimento (i tempi lo consentono; il provvedimento non decade) e fare in modo che il Senato esamini il provvedimento in terza lettura. Questo provvedimento, è inutile fare allarmismi, decade il 5 dicembre e, quindi, vi è il tempo per approvarlo (oggi è il 25 novembre). I lavoratori possono stare tranquilli, ma dobbiamo fare le cose per bene.
ANTONINO LO PRESTI. Revocate lo sciopero generale di martedì!
RENZO INNOCENTI. Ritengo sia necessario sospendere l'esame del provvedimento, perché non è possibile procedere in questa situazione (tutti abbiamo visto quali sono i risultati delle votazioni), dal momento che non vi è il clima necessario per l'approvazione del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Signor Presidente, vediamo se sciupare 60 secondi ci mette nella condizione di economizzare qualche giornata di tempo. Prendo lo spunto dalle affermazioni dell'onorevole Innocenti per far presente che tutto vi è stato meno che un atteggiamento di chiusura.
La situazione è la seguente: per quanto riguarda il vessato articolo 2, abbiamo trovato, sia pure con fatica (non abbiamo, quindi, sciupato le ore di questa mattina), una soluzione in ordine alla copertura e ad altre problematiche che, piaccia o meno, ci ha dato la possibilità di mantenerlo in piedi, questione importantissima a cui tenevate voi dell'opposizione e noi della maggioranza.
È stato espresso un parere favorevole, questa era l'intesa raggiunta anche nel nostro lavorio di corridoio, in ordine alla soppressione del terzo periodo dell'articolo 1-quinquies concernente, lo ricordo ai colleghi, una delle più importanti questione giuridiche: il lavoratore che decade dai benefici avrebbe perso ogni altro trattamento a lui spettante. Si trattava di una questione giuridica e sociale forte ed importante. Ho espresso parere favorevole alla soppressione proposta dai vostri emendamenti.
Detto ciò, si dice semplicemente che non si intende dare ancora spazio, ma vi abbiamo detto di illustrare la vostra tesi fondamentale della soppressione dell'articolo 1-quinquies, relativamente alla questione dell'equiparazione che voi sostenete, anche se così non è, tra cassa integrazione e mobilità a tutti gli effetti.
Dopodiché, se la Presidenza e il Governo lo ritengono, si può concordare un calendario opportuno e vincolante per il voto conclusivo, ma gli emendamenti li dobbiamo esaminare con spirito costruttivo, altrimenti, tra lo sciopero generale di martedì e quant'altro, lo spirito diventa quello di non voler approvare il decreto in esame. E questa è una responsabilità che ricadrebbe fortemente su chi dovesse assumere tale posizione (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)!
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Se l'intenzione è di esprimere il massimo della responsabilità comune rispetto ad un provvedimento che tutti riteniamo importante e significativo, per chiarire le intenzioni di distinguere in relazione all'articolo 1-quinquies tra cassa integrazione straordinaria, cassa integrazione straordinaria prorogata e mobilità, sono disponibile a trovare immediatamente una soluzione, in quanto ciò corrisponde allo spirito della norma e se il testo tradisce lo spirito siamo pronti a cambiarlo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, della Lega Nord Federazione Padana e del deputato Lulli).
ALFONSO GIANNI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, intervengo a favore della proposta dell'onorevole Innocenti, tuttavia quanto affermato dal sottosegretario Viespoli è ad adiuvandum.
Francamente, onorevoli colleghi, perché continuate a prendere in giro voi stessi come i bambini? Siccome vedo che nei banchi della maggioranza due persone votano per sei, noi come opposizione non possiamo permetterci di fronte ai nostri referenti sociali di far approvare una norma che, pur all'interno di un decreto la cui necessità ci trova convergenti, ci trova profondamente contrari. Sarebbe come dire che ci pigliate per scemi!
Tutto si può fare nella vita, tranne questo. Non vorrei fare citazioni che, per quanto provenienti da persone colte, non sono ripetibili in quest'aula, ma lei, signor Presidente, che è un uomo di cultura, ricorderà il pensiero di Wittgenstein - che è ritenuto il più grande filosofo del Novecento - quando dice che nessun uomo può dire di se stesso di essere un ...
Non possiamo considerarci dei babbei; dunque, anche per dignità della maggioranza e del Parlamento ribadisco la proposta che ho formulato diverse ore fa: siamo arrivati all'articolo 1-quinquies, ci sbrighiamo in pochi minuti, se il sottosegretario Viespoli è disponibile in sede di Comitato dei nove risolviamo qualche problema e martedì o, al più tardi, mercoledì mattina licenziamo il provvedimento.
PRESIDENTE. Intanto voglio precisare che i due problemi sono diversi. Infatti, quello di votare per sé e non per gli altri non è un problema da Presidente, che considero preliminare e pregiudiziale alle richieste e alle dichiarazioni del Governo.
Le dichiarazioni del Governo impongono, a mio avviso, un certo ragionamento. Si è formato un «pacchetto di mischia» a dimostrazione che di queste cose occorre discutere. Quindi, se vi è accordo sul rinvio in modo da discuterne opportunamente....(Commenti). Un attimo, non per votare per quattro o cinque colleghi! Sarò molto chiaro: se dovessi accorgermene, sospenderò la seduta. Se, invece, ognuno voterà per sé e si troverà un accordo sulle misure da adottare, dichiaro la mia disponibilità a sospendere brevemente la seduta, se dovesse essere necessario.
Voglio poi dichiarare apertamente quanto segue, visto che ci troviamo in una seduta pubblica. Se i deputati hanno maggiore urgenza di partire, piuttosto che fare il loro dovere in quest'aula, è un altro discorso. Sono decisamente contrario al deputato con la valigia e lo affermo con chiarezza. Sono decisamente contrario e, quindi, ognuno voti per sé, oppure si prenda atto che manca il numero legale. Quindi, resto in attesa della risposta del relatore sulle decisioni da adottare.
Nel frattempo, darò disposizione affinché i segretari ritirino le schede dalle postazioni vuote. Pertanto, prego i segretari di compiere tale penosa operazione di avulsione.
Onorevoli colleghi, senza che tale decisione costituisca precedente, ho consentito che avvenisse una consultazione in aula, per evitare l'esodo, che contrasta con il buon andamento dei lavori. Chiedo scusa per tale decisione (Applausi).
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Relatore. Signor Presidente, siamo riusciti a raggiungere il segmento di accordo che ci mancava, e ringrazio il Governo per la sua disponibilità, che ha semplificato il percorso. L'intesa comporta l'espressione da parte del relatore, con il consenso del Governo, del parere favorevole, anziché contrario, sugli emendamenti Cordoni 1-quinquies.7, Innocenti 1-quinquies.8 e Cordoni 1-quinquies.22. In tal modo, si perviene a un equilibrio soddisfacente. Ci attendiamo naturalmente che il corso dell'esame del provvedimento risulti drasticamente semplificato a seguito di tale intesa.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo concorda con i pareri espressi dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Alfonso Gianni 1-quinquies.5, Innocenti 1-quinquies.6 e Bulgarelli 1-quinquies.30, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 305
Maggioranza 153
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 196
Sono in missione 70 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Daniele Galli non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gasperoni 1-quinquies.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 305
Votanti 304
Astenuti 1
Maggioranza 153
Hanno votato sì 112
Hanno votato no 192
Sono in missione 70 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Daniele Galli non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guerzoni 1-quinquies.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 299
Maggioranza 150
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 186
Sono in missione 70 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Daniele Galli non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cordoni 1-quinquies.7, accettato
dalla Commissione e dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 317
Votanti 314
Astenuti 3
Maggioranza 158
Hanno votato sì 312
Hanno votato no 2).
Prendo atto che l'onorevole Milanese non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Motta 1-quinquies.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 325
Maggioranza 163
Hanno votato sì 123
Hanno votato no 202).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Innocenti 1-quinquies.8, accettato dalla Commissione e dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 328
Votanti 327
Astenuti 1
Maggioranza 164
Hanno votato sì 317
Hanno votato no 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Guerzoni 1-quinquies.9 e Alfonso Gianni 1-quinquies.10, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 336
Votanti 335
Astenuti 1
Maggioranza 168
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 209).
Prendo atto che l'onorevole Milanese non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cordoni 1-quinquies.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 317
Maggioranza 159
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 207).
Prendo atto che l'onorevole Viespoli ha erroneamente espresso voto favorevole ed intendeva esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bulgarelli 1-quinquies.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 326
Votanti 325
Astenuti 1
Maggioranza 163
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 207).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Motta 1-quinquies.12 e Bulgarelli 1-quinquies.32, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 329
Votanti 327
Astenuti 2
Maggioranza 164
Hanno votato sì 117
Hanno votato no 210).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Motta 1-quinquies.13 e Alfonso Gianni 1-quinquies.14, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 325
Votanti 323
Astenuti 2
Maggioranza 162
Hanno votato sì 112
Hanno votato no 211).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bellini 1-quinquies.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 322
Votanti 321
Astenuti 1
Maggioranza 161
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 203).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guerzoni 1-quinquies.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 329
Votanti 327
Astenuti 2
Maggioranza 164
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 209).
Prendo atto che l'onorevole Dario Galli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Alfonso Gianni 1-quinquies.16, Guerzoni 1-quinquies.17 e Cento 1-quinquies.33, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 335
Votanti 334
Astenuti 1
Maggioranza 168
Hanno votato sì 117
Hanno votato no 217).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gasperoni 1-quinquies.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 331
Votanti 330
Astenuti 1
Maggioranza 166
Hanno votato sì 117
Hanno votato no 213).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Motta 1-quinquies.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasperoni. Ne ha facoltà.
PIETRO GASPERONI. La ringrazio, signor Presidente, anche se ormai è tardi: l'emendamento Gasperoni 1-quinquies.18, sul quale intendevo intervenire, infatti è già stato votato. Si trattava di una proposta tesa ad invitare il relatore ed il Governo ad evitare un rischio. Non intendiamo in alcun modo difendere gli abusi - che pure vi sono - ma vorremmo evitare che nella realtà possano verificarsi ipotesi opposte. Se, ad esempio, un lavoratore sfortunato dovesse incorrere in qualsiasi infortunio, in una malattia o in un altro impedimento che gli impedisca di frequentare con regolarità, come viene richiesto, un corso di formazione o di riqualificazione, si dovrebbe evitare che perda la cassa integrazione guadagni o le misure relative alla disoccupazione. Infatti, la formulazione del testo comporta proprio tale evidente rischio. Pertanto, con la proposta emendativa Gasperoni 1-quinquies.18 ci proponevamo di escludere da tali rischi proprio i casi di giustificato motivo (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Motta 1-quinquies.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 315
Maggioranza 158
Hanno votato sì 107
Hanno votato no 208).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cordoni 1-quinquies.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 321
Maggioranza 161
Hanno votato sì 112
Hanno votato no 209).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cordoni 1-quinquies.22, accettato dalla Commissione e dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 336
Votanti 335
Astenuti 1
Maggioranza 168
Hanno votato sì 328
Hanno votato no 7).
Avverto che il successivo emendamento Guerzoni 1-quinquies.40 non deve intendersi sottoscritto dagli onorevoli Cordoni, Bottino, Bellini, Trupia, Diana e Sciacca e che l'emendamento Cordoni 1-quinquies.40 non deve intendersi sottoscritto dagli onorevoli Guerzoni, Marini, Gasperoni, Motta, Innocenti e Camo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Guerzoni 1-quinquies.40 e Cordoni 1-quinquies.23, accettati dalla Commissione e dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 331
Votanti 329
Astenuti 2
Maggioranza 165
Hanno votato sì 316
Hanno votato no 13).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bellini 1-quinquies.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 331
Maggioranza 166
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 205).
Prendo atto che l'onorevole Dario Galli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guerzoni 1-quinquies.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 329
Maggioranza 165
Hanno votato sì 116
Hanno votato no 213).
Prendo atto che l'onorevole Dario Galli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Alfonso Gianni 1-quinquies.25, Innocenti 1-quinquies.26 e Cento 1-quinquies.34, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 337
Votanti 336
Astenuti 1
Maggioranza 169
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 216).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Motta 1-quinquies.27 e Bulgarelli 1-quinquies.35, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 341
Maggioranza 171
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 220).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guerzoni 1-quinquies.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 318
Maggioranza 160
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 209).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cordoni 1-quinquies.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 314
Maggioranza 158
Hanno Votato sì 106
Hanno votato no 208).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guerzoni 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 302
Maggioranza 152
Hanno votato sì 97
Hanno votato no 205
Sono in missione 70 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 317
Votanti 316
Astenuti 1
Maggioranza 159
Hanno votato sì 308
Hanno votato no 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Gasperoni 2.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 316
Votanti 315
Astenuti 1
Maggioranza 158
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 206).
Prendo atto che l'onorevole Milanese non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Cordoni 2.03 e Alfonso Gianni 2.04, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 319
Maggioranza 160
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 210)
Poiché il disegno di legge consiste in un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale.
![]() |
![]() |
![]() |