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DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
stessa», così da adempiere all'obbligo - discendente dalla normativa europea - di fornire in maniera chiara le informazioni necessarie alla popolazione in materia di emergenza nucleare;
regionali, un tavolo nazionale per affrontare le singole situazioni di crisi che stanno determinando centinaia di licenziamenti e una forte preoccupazione in tutto il territorio coinvolto;
in molti porti italiani (Augusta, Brindisi, Cagliari, Castellammare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto, Trieste) è prevista la possibilità di transito e attracco di sottomarini a propulsione nucleare;
tale attività comporta evidenti rischi per la popolazione civile, vista la possibilità che possano determinarsi incidenti dalle conseguenze gravissime per la salute pubblica e per l'ecosistema;
il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, emanato in attuazione delle direttive Euratom 80/386, 84/467, 84/466, 89/618, 90/641 e 92/3 in materia di radiazioni ionizzanti, nella Sezione I (Piani di emergenza) disciplina l'emergenza nucleare riferita alle situazioni determinate da eventi incidentali negli impianti nucleari e all'articolo 124 (Aree portuali) prende in considerazione la possibilità di emergenza in conseguenza di incidenti derivanti dalla presenza di naviglio a propulsione nucleare nelle aree portuali;
al Capo X (Stato di emergenza nucleare), Sezione II (Informazione della popolazione), articoli 127-134 del decreto legislativo n. 230/1995, vengono prese in esame le misure di informazione della popolazione in merito alla protezione sanitaria e al comportamento da adottare per i casi di emergenza radiologica; l'articolo 129 (obbligo di informazione) prevede che le «informazioni previste nella presente sezione devono essere fornite alle popolazioni [...] senza che le stesse ne debbano fare richiesta. Le informazioni devono essere accessibili al pubblico, sia in condizioni normali, sia in fase di preallarme o di emergenza radiologica»; all'articolo 130, si afferma che «La popolazione che rischia di essere interessata dall'emergenza radiologica viene informata e regolarmente aggiornata sulle misure di protezione sanitaria ad essa applicabili nei vari casi di emergenza prevedibili, nonché sul comportamento da adottare in caso di emergenza radiologica»; l'articolo 133 prevede l'istituzione presso il Ministero della sanità della Commissione permanente per l'informazione sulla protezione contro i rischi da radiazioni ionizzanti, avente il compito di «predisporre e aggiornare le informazioni preventive di cui agli articoli 130 e 132 e di indicare le vie di comunicazione idonee alla loro diffusione, nonché la frequenza della diffusione stessa»; al medesimo articolo si dispone inoltre di «predisporre gli schemi generali delle informazioni da diffondere in caso di emergenza di cui all'articolo 131 e indicare i criteri per l'individuazione degli idonei mezzi di comunicazione», e, infine, di «studiare le modalità per la verifica che l'informazione preventiva sia giunta alla popolazione, utilizzando anche le strutture del servizio sanitario nazionale e il sistema informativo sanitario»;
nonostante la normativa vigente sia estremamente chiara circa l'obbligo di fornire adeguata informazione alla popolazione civile riguardo i rischi derivanti da incidente nucleare e individui le autorità e gli enti cui spetta il compito di predisporre i piani di emergenza, a tutt'oggi, in particolare per quanto riguarda le aree portuali interessate dal transito di sottomarini a propulsione nucleare, tali disposizioni vengono disattese e non viene fornita alla popolazione adeguata informazione a riguardo di eventuali emergenze nucleari; non sono noti - tranne che, parzialmente, per i porti di La Spezia e Taranto - i piani di emergenza predisposti dalla Marina militare di concerto con le Prefetture -:
per quale motivo non siano state emanate le norme attuative del decreto legislativo 230/95 previste all'articolo 133 che dispone, appunto, l'istituzione presso il Ministero della sanità della Commissione permanente per l'informazione sulla protezione contro i rischi da radiazioni ionizzanti, avente il compito di «predisporre e aggiornare le informazioni preventive di cui agli articoli 130 e 132 e di indicare le vie di comunicazione idonee alla loro diffusione, nonché la frequenza della diffusione
dal momento che le coperture assicurative private in caso di incidente nucleare escludono il risarcimento dei danni, se sia stata prevista e attivata una copertura assicurativa dallo Stato italiano atta a risarcire i danni a cose e persone in caso di incidente nucleare per ogni singolo cittadino danneggiato e, in caso negativo, se intenda predisporre tale copertura assicurativa in ogni sito in cui è previsto il piano di emergenza nucleare;
se tutte le misure di sicurezza previste per le centrali nucleari di terra siano applicate nei reattori nucleari dei sottomarini e se risponde a verità quanto riportato nello studio «Sommergibili nucleari: problemi di sicurezza e impatto ambientale» (F. Iannuzzelli, V.F. Polcaro, M. Zucchetti, Politecnico di Torino, novembre 2004, PT DE 575 IN, http://www2.polito.it/didattica/climatechange/Rapporto_Sommergibili.pdf) secondo cui un reattore nucleare per propulsione sottomarina non avrebbe tutti i requisiti di sicurezza prescritti per i reattori di terra, dovendo tra l'altro «convivere» con testate esplosive ed essendo privo delle schermature previste per i reattori di terra.
(2-01368)
«Bulgarelli, Boato».
il sistema industriale piemontese, come viene denunciato da più parti negli ultimi mesi, sta attraversando una profonda crisi che rischia di determinare un crollo occupazionale nella città di Torino e nella sua provincia;
la crisi della «Embraco» con 816 posti di lavoro perduti, il fallimento della «Sicme» 120 posti di lavoro perduti e le forti preoccupazioni sul futuro di «Alenia Aeronautica» con altri 600 posti a rischio sono la punta di diamante della crisi che coinvolge l'intero comparto produttivo piemontese;
lo stesso Presidente della Regione Piemonte, dopo un incontro con le organizzazioni sindacali, a cui ha partecipato il Prefetto, Achille Catalani, gli assessori provinciali di Torino e di Asti e i Sindaci della zona del Chierese, ha chiesto un intervento del Governo per affrontare la grave crisi della «Embraco»;
tutte queste situazioni di crisi hanno determinato la comprensibile rabbia dei lavoratori che hanno organizzato e stanno organizzando nuove forme di protesta a garanzia del loro posto di lavoro e del reddito;
per quanto riguarda l'Alenia, la preoccupazione che si arrivi alla chiusura degli stabilimenti di Caselle, dove sono concentrate le produzioni aeronautiche, e di Corso Marche che ospita gli uffici di Alenia Aeronautica e le realizzazioni spaziali per arrivare a costruire un nuovo stabilimento a Grottaglie, in Puglia, con 500 nuove assunzioni è un'ipotesi, secondo l'interrogante, che rischia di creare forti conflitti sociali contrapponendo i lavoratori di una Regione a quelli futuri di un'altra, non dando, in concreto, una risposta reale alla necessaria costituzione di nuovi posti di lavoro;
tutto ciò, legato alla crisi della Fiat che ancora non ha trovato una soluzione definitiva, sta determinato una crisi profonda che ricade non solo sul sistema produttivo torinese ma su quello nazionale -:
quale motivo non si sia sinora, intervenuti per affrontare questa situazione di grave crisi e se non si ritenga necessario ed urgente attivare, così come è stato richiesto da tutte le istituzioni locali e
se non si ritenga necessario convocare, per quanto riguarda l'Alenia, un tavolo nazionale affinché si arrivi, con chiarezza, a definire un piano industriale che non penalizzi una Regione nei confronti di un'altra, ma che serva da motore di sviluppo per l'intero sistema produttivo.
(3-03926)