Allegato B
Seduta n. 546 del 15/11/2004


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ANTONIO BARBIERI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
in Canada è presente una numerosa e vivace comunità italiana molto legata alla madre-patria e fortemente interessata a seguire le vicende italiane;
tale comunità non riceve in tutto il territorio canadese le trasmissioni di Rai International e, quindi, si trova tagliata fuori da questo importante mezzo di collegamento, con la realtà italiana;
compito preminente di Rai International è quello di diffondere le informazioni sul nostro Paese e sulla sua cultura, soprattutto in quei Paesi dove sono presenti importanti comunità di nostri connazionali -:
se non si ritenga assolutamente indispensabile chiedere, nell'ambito del rapporto di concessione con la Rai, l'estensione della copertura di Rai International, almeno a quelle parti del territorio canadese dove si addensano le maggiori comunità italiane.
(4-10069)

Risposta. - Al riguardo si fa presente che la problematica posta dalla impossibilità per i nostri connazionali residenti in Canada di ricevere i programmi di RAI International è da tempo all'attenzione del Governo allo scopo di trovare una soddisfacente soluzione.
Va tuttavia ricordato che il 15 luglio 2004 la CRTC, l'autorità canadese sulle telecomunicazioni - nei cui confronti non è possibile esercitare un'azione diretta, ma soltanto un'opera di sensibilizzazione - ha respinto la richiesta di autorizzare RAI International a trasmettere il canale 24 ore in Canada, motivando tale diniego con la considerazione che RAI International è un canale generalista che presenta la stessa tipologia di programmi già offerti alla comunità italiana dall'emittente canadese Telelatino.
L'esistenza di una sostanziale coincidenza tra i due servizi, sia in termini di palinsesti, sia in termini di destinatari, determinerebbe, secondo la predetta CRTC una concorrenza di RAI International e Telelatino.
Inoltre la CRTC non ha ritenuto fosse sufficientemente garantito il fatto che la RAI, nonostante le assicurazioni fornite al riguardo, avrebbe continuato in futuro a rendere disponibili tutti i suoi programmi ad altre emittenti canadesi.
Secondo quanto previsto dai regolamenti canadesi, infatti, l'assenza di concorrenza con canali locali e la certezza che gli stessi possano ottenere tutti i programmi delle emittenti straniere, sono condizioni essenziali per l'ottenimento della licenza.
A seguito di tale decisione sono state rinnovate tutte le possibili iniziative diplomatiche volte ad assecondare l'aspirazione dei cittadini italiani residenti in Canada ed un primo risultato è stato raggiunto con l'annuncio, da parte del Ministro del patrimonio culturale canadese, della creazione di un gruppo di esperti al quale è stato affidato il compito di fornire al Governo locale delle indicazioni su come dare accesso alle televisioni di servizio pubblico straniere.


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Da parte sua, la RAI tramite i propri legali, ha redatto e fatto depositare dallo sponsor Rogers una motivata e documentata memoria in cui si sostiene la necessità di riservare un trattamento privilegiato alle emittenti pubbliche di paesi stranieri, mentre il Governo continuerà ad avere la massima attenzione nei confronti della complessa vicenda.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

BATTAGLIA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 25 per cento della popolazione ultra sessantacinquenne è affetta da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e che la maggior parte di tale popolazione percepisce una pensione minima;
la cura di tale malattia richiede terapie continuative e costanti per ben 12 mesi l'anno con costi economici e sociali elevati non solo per la persona malata, per la sua famiglia ma per l'intera comunità;
per la cura della BPCO è necessario l'assunzione anche di tre o più farmaci per volta e che, nonostante la rilevanza della malattia, la stessa non è riconosciuta patologia cronica ed invalidante, con la conseguenza che le persone affette da BPCO non godono delle agevolazioni e delle esenzioni riconosciute per altre patologie di minor impatto sociale -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire affinché anche la BPCO venga riconosciuta come malattia cronica ed invalidante ai sensi del decreto ministeriale n. 829 del 1999;
se non ritenga, al fine di alleviare i costi necessari alla cura della BPCO, di inserire i farmaci necessari alla cura della BPCO nella fascia «A» a totale esenzione dal tickets.
(4-07703)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si fa presente che l'articolo 5 del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124 (Ridefinizione del sistema di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie e del regime delle esenzioni, a norma dell'articolo 59, comma 50, della legge 27 dicembre 1997, n. 449), ha stabilito, tra l'altro, che con regolamento ministeriale, dovevano essere individuate le condizioni di malattia croniche o invalidanti, al fine del riconoscimento del diritto all'esenzione dalla partecipazione alla spesa.
Il medesimo articolo ha indicato le condizioni necessarie per la definizione delle suddette «condizioni di malattia»: gravità clinica, grado di invalidità, onerosità della quota di partecipazione derivante dal costo del relativo trattamento.
Il decreto ministeriale 28 maggio 1999, n. 329 (Regolamento recante norme di individuazione delle malattie croniche e invalidanti ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera
a) del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124) modificato dal successivo decreto ministeriale 21 maggio 2001 n. 296, nel recare «l'elenco delle condizioni e delle malattie che danno diritto all'esenzione dalla partecipazione alla spesa per prestazioni di assistenza sanitaria...», non ha indicato la patologia oggetto dell'interrogazione in esame.
Va precisato che la «broncopneumopatia cronica ostruttiva» (BPCO) presenta una sintomatologia di diversa gravità: da tosse e secrezione bronchiale con mucosa eccessiva ad una condizione ostruttiva grave, con limitazione della funzione respiratoria.
L'inserimento (automatico) fra le malattie che danno diritto alla esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria non è, pertanto, compatibile con quanto disposto dall'articolo 5 del citato) decreto legislativo.
Va precisato, peraltro, che, attualmente, i soggetti affetti da patologie o condizioni che danno luogo a insufficienza respiratoria cronica, (complicanza, in alcuni casi, correlata alla patologia in questione), possono, ai sensi della normativa vigente, richiedere l'esenzione e usufruire gratuitamente di diverse prestazioni (analisi di laboratorio, esami radiografici ed ecografici, esercizi respiratori).
Per quanto riguarda la terapia farmacologica della patologia in questione, i farmaci,


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ritenuti maggiormente efficaci dalle linee guida internazionali più autorevoli, sono i seguenti:
a) Anticolinergici per via inalatoria;
b) Beta 2 agonisti per via inalatoria;
c) Associazioni di anticolinergici a beta 2 per via inalatoria;
d) Corticosteroidi;
e) Derivati xantinici.

I medicinali citati sono tutti inclusi nella fascia A, a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale; le eventuali forme di compartecipazione alla spesa (ticket) sono determinate nei limiti e con le modalità stabilite a livello regionale.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

BATTAGLIA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
dal 31 dicembre 1997 i dirigenti sanitari di 1 e 2 livello del ministero della Salute attendono il rinnovo del CCNL;
tale personale sanitario è stato inquadrato nella dirigenza con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 dicembre 1995: da allora deve pertanto ottemperare ai doveri previsti dalla normativa della dirigenza dello Stato e dal relativo contratto di riferimento, mentre è stato formalmente ma non effettivamente equiparato economicamente alla dirigenza sanitaria del SSN;
il Consiglio di Stato, con parere n. 532 del 29 luglio 1998, ha revocato il concorso per dirigenti farmacisti, chimici e medici, perché i destinatari avevano già conseguito l'obbiettivo dell'inquadramento nella dirigenza: ne consegue che il dirigente di I livello non può passare alla dirigenza di Stato con le norme di primo accesso, in quanto già inquadrato, ma potrà accedere alle funzioni della dirigenza di 2 livello secondo le norme di riferimento nel contratto. Dunque, in base a tale parere, il mancato inserimento nel ruolo unico dei dirigenti sanitari di I livello appare ingiustificato. A tutto ciò va aggiunto che dal 1997 ad oggi il Ministero non ha ancora definito i criteri d'accesso alla dirigenza sanitaria e di progressione di carriera in riferimento alla normativa SSN;
il contratto ha previsto l'applicazione del tabellare del SSN e la retribuzione di posizione minima del SSN, in attesa del riordino del Ministero. Solo a riordino effettuato, la posizione dei dirigenti di 1 livello avrebbe dovuto essere economicamente rideterminata oltre il minimo, come da articolo 38 del contratto di dirigenza dello Stato. Nel frattempo il personale dirigente del ruolo sanitario ha di fatto continuato a svolgere le attività già assegnate, che richiedono le competenze specialistiche stabilite dall'articolo 13. Il Ministero ha portato a termine tale riordino, nella sua prima definizione, solo con decreto del Presidente della Repubblica n. 435 del 7 dicembre 2000; dal 2000 in poi, l'amministrazione ha sistematicamente rifiutato di applicare alcuni articoli dell'integrativo - il 13, il 3 e il 14 - facendo subire al personale interessato un notevole danno sia economico che morale -:
se intende adoperarsi affinché il contratto venga applicato integralmente, e - per quanto riguarda la parte economica - venga attribuita la retribuzione di posizione secondo quanto previsto dall'articolo 13 dell'integrativo, e venga attuato quanto disposto dall'articolo 14 con decorrenza retroattiva dal 1 gennaio 1998 per tutti i dirigenti sanitari tenendo conto delle funzioni svolte.
(4-08826)

Risposta. - Con riguardo al mancato inserimento dei dirigenti sanitari di I livello del ministero della salute nel ruolo unico della dirigenza delle amministrazioni dello Stato, va precisato che, con parere del 13 ottobre 1999, il Consiglio di Stato ha escluso tale possibilità. Il supremo organo, in sede consultiva, ha precisato che tanto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 dicembre 1995 (istitutivo del


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ruolo della dirigenza sanitaria del Ministero) quanto il Contratto collettivo integrativo, sottoscritto in data 30 settembre 1997 (che ha definito il trattamento dei dipendenti in questione, con l'applicazione anche di istituti contemplati per le corrispondenti professionalità del Servizio Sanitario Nazionale) si limitavano ad inquadrare il personale in questione nei due livelli in cui si articola la dirigenza del predetto Servizio. Veniva a configurarsi una specifica tipologia professionale, non assimilabile alla dirigenza dell'amministrazione statale, sia per la diversità delle procedure di accesso sia per la difformità - sotto i profili della responsabilità e dell'autonomia - delle funzioni di supporto e collaborazione, affidate alla dirigenza sanitaria di I livello, rispetto a quelle demandate ai dirigenti statali, anche se non preposti ad uffici dirigenziali generali.
L'impossibilità di una equiparazione dei dirigenti sanitari di I livello alla dirigenza statale è stata, peraltro, ribadita da alcune pronunce giurisprudenziali, rese in relazione ai ricorsi presentati dagli interessati.
In considerazione della menzionata peculiarità ed in conformità all'articolo 13, comma 1, del citato CCNL, che impegnava l'amministrazione, sulla base del potere di autorganizzazione, ad individuare gli incarichi conferibili ai dirigenti di I livello, si è provveduto a definire tali incarichi con decreto ministeriale, contestuale al decreto ministeriale 17 maggio 2001, relativo alla riorganizzazione degli uffici dirigenziali di livello non generale dei Dipartimenti e delle Direzioni generali, previsti dal Regolamento di riorganizzazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 dicembre 2000, n. 435.
Successivamente, in considerazione dell'obbligo di rideterminare, «a riordinamento effettuato» e «sulla base delle risorse disponibili» il trattamento di posizione, oltre il minimo contrattuale, imposto all'amministrazione dal comma 3 del citato articolo 13, la retribuzione di posizione dei dirigenti di I livello (già ricompresa, secondo le tabelle allegate al menzionato CCNL, tra un minimo di Euro 1.032,91, per i medici ex VII qualifica funzionale, ed un massimo di Euro 4.389,88, per i sanitari non medici ex IX qualifica funzionale) è stata incrementata di Euro 1.450,00 per i dirigenti medici e veterinari e di Euro 3.120,00 per gli altri dirigenti sanitari (non beneficiari dell'indennità di specifica medica), a decorrere dal 1o aprile 2002 (Accordo firmato il 18 luglio 2003 fra l'amministrazione e le organizzazioni sindacali). La decorrenza dell'accordo ha coinciso con la piena attuazione del riordinamento del ministero, realizzata con l'attribuzione ai dirigenti di II fascia delle funzioni di direzione dei nuovi uffici, individuati dal richiamato decreto ministeriale.
Va precisato che il rifinanziamento del fondo per le retribuzioni di posizione e risultato, previsto dall'articolo 14 del CCNL, contemplava soltanto «un piccolo margine di avanzo che consente all'Amministrazione di fare qualche piccolo aggiustamento sulla retribuzione di posizione», come si legge nell'ultimo capoverso della relazione tecnico-finanziaria allegata al medesimo Contratto collettivo.
In data 6 maggio 2004, l'ARAN e le Organizzazioni sindacali rappresentative della dirigenza dell'Area 1, hanno firmato l'ipotesi di contratto collettivo integrativo del C.C.N.L. sottoscritto in data 5 aprile 2001, per i dirigenti delle professionalità sanitarie del ministero della salute.
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 28 ottobre 2004, ha autorizzato il Ministro per la funzione pubblica e per il coordinamento dei Servizi di informazione e sicurezza ad esprimere il parere favorevole del Governo sull'ipotesi suddetta; nella stessa data il dipartimento competente ha trasmesso all'ARAN la deliberazione dell'Esecutivo, per la successiva procedura di certificazione presso l'organo di controllo.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

BATTAGLIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Commissione incaricata dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della


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ricerca di apportare correttivi al decreto ministeriale n. 509 del 1999 sta ridisegnando le classi per le lauree e per le lauree ex specialistiche ora dette «magistrali»;
come segnalato dall'ordine degli assistenti sociali, la prima bozza stesa dalla Commissione sembrerebbe celare la volontà di dissolvere le lauree riguardanti il servizio sociale, in altre classi e discipline, come nel caso della laurea in Scienze del servizio sociale e la laurea specialistica in Programmazione e gestione delle politiche dei servizi sociali;
tale cambiamento, dunque, produrrebbe la scomparsa, a livello nazionale, di ogni esplicito riferimento disciplinare e formativo al servizio sociale inteso come insegnamento unitario e interdisciplinare;
la funzione della professione di assistente sociale, invece, costituisce il riferimento ineludibile di tutti i servizi sociali e socio-sanitari alla persona. Inoltre, va sottolineato che la professione di assistente sociale è attualmente l'unica regolamentata nell'ambito di competenza -:
se non ritenga necessario che tale orientamento sia rivisto, in considerazione del fatto che una simile indefinitezza degli studi in servizio sociale appare nettamente in contraddizione con le linee di indirizzo definite dalla legge 8 novembre 2000, n. 328, di riforma dell'assistenza sociale, che, nei livelli essenziali, prevede al primo posto, tra le prestazioni del sistema integrato dei servizi e delle prestazioni, il servizio sociale professionale.
(4-10557)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo cui risponde l'interrogante chiede che venga rivista la prima Bozza elaborata dalla Commissione, incaricata dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di apportare correttivi al decreto ministeriale 509 del 1999, che ridisegna le classi per le lauree e per le lauree ex specialistiche, ora dette «magistrali», in quanto evidenzierebbero la volontà di dissolvere le lauree riguardanti il servizio sociale, come quella in Scienze del servizio sociale o la laurea specialistica in Programmazione e gestione delle politiche dei servizi sociali, in altre classi e discipline.
A proposito del rilievo sollevato il mistero fa presente che, volendo operare una revisione delle classi di laurea condivisa, che tenga presente e contemperi le diverse posizioni, ha predisposto la convocazione di appositi tavoli tecnici di lavoro, cui parteciperanno sia i presidi delle Facoltà che i rappresentanti dei vari ordini e associazioni professionali, i quali potranno avanzare delle proposte volte a superare le perplessità enunciate dall'interrogante, giungendo così ad una stesura definitiva del testo che incontri il consenso degli interessati.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

BINDI, MOSELLA, REALACCI, DUILIO, TURCO, RUSSO SPENA, MAURA COSSUTTA, VENDOLA e ZANELLA. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Ispesl (istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro) rappresenta l'unico baluardo presente sul territorio nazionale e nelle varie regioni per la tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;
da più parti viene annunciato un taglio di circa il 50 per cento dei fondi stanziati dal ministero della salute per detto istituto;
con tale riduzione si pregiudica irrimediabilmente non solo l'ordinaria gestione ma anche il pagamento degli stipendi dei dipendenti dell'istituto stesso;
detta riduzione impedirà ogni forma di ricerca e di azione concreta a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;
detta riduzione bloccherà ogni ricerca nell'ambito dei danni biologici connessi alle nuove tecnologie;


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tutto ciò avviene mentre nel Paese aumentano la mortalità e la morbilità per cause da lavoro e professionali -:
cosa intendono fare per evitare di chiudere sostanzialmente ogni attività di ricerca prevenzione e tutela della salute dei lavoratori del nostro Paese.
(4-07571)

Risposta. - I fondi relativi al funzionamento dell'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro («I.S.P.E.S.L.»), vengono stanziati su specifica unità previsionale di base (u.p.b.) e relativo capitolo di bilancio dello stato di previsione della spesa del Ministero della Salute, secondo quanto determinato nella legge finanziaria, Tabella «C» (Stanziamenti autorizzati in relazione a disposizioni di legge la cui quantificazione annua è demandata alla legge finanziaria).
Nel corso dell'esercizio finanziario 2003, il ministero dell'economia e delle finanze ha disposto una integrazione di euro 20.000.000 a favore dell'I.S.P.E.S.L., mediante prelevamento dal Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente (articolo 9-
ter della legge 5 agosto 1978 n. 468), in aggiunta a quanto già stanziato in bilancio per l'anno 2003, pari a euro 69.893.000.
La legge 24 dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria 2004), nella Tabella «C», prevede uno stanziamento di euro 68.302.000, con una flessione di euro 1.591.000 rispetto all'iscrizione in bilancio del precedente esercizio.
Il Ministero della salute ha richiesto l'integrazione di bilancio a favore della specifica unità previsionale di base, al fine di consentire lo svolgimento delle attività dell'Istituto in questione; con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, in data 24 marzo 2004, è stata autorizzata, per l'anno finanziario in corso, nello stato di previsione del ministero della salute, la relativa variazione di bilancio di euro 10.000.000,00.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

BOVA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
le Poste Italiane SpA hanno disposto la chiusura temporanea ed intervallata degli uffici postali delle frazioni Campoli e San Nicola nel comune di Caulonia (Reggio Calabria);
il comune di Caulonia (Reggio Calabria) è costituito da numerose frazioni le quali, come nel caso di Campoli e San Nicola, distano parecchi chilometri dal centro abitato, sono abitati principalmente da anziani e sono carenti di mezzi pubblici di trasporto;
secondo l'interrogante, la strategia aziendale delle Poste Italiane SpA penalizza fortemente i comuni della Locride, mediante tagli indiscriminati al servizio postale con gravi disagi per le popolazioni interessate;
tale situazione crea gravi problemi di ordine pubblico, peraltro denunciati in un affollatissimo consiglio comunale tenutosi a Caulonia Marina (Reggio Calabria) il 1 luglio 2004, alla presenza di autorità politiche, sindacali ed ecclesiali -:
quali iniziative intenda adottare presso Poste Italiane SpA per ripristinare il servizio postale nelle frazioni Campoli e San Nicola del comune di Caulonia (Reggio Calabria) e per arrestare la strategia aziendale di forte ridimensionamento del servizio postale nei comuni della Locride.
(4-10467)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno rammentare che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, la gestione aziendale rientra nella competenza degli organi statutari della società.
Il ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste Italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio


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nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e ad adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, si è provveduto ad interessare la società Poste Italiane la quale, in relazione alla chiusura temporanea degli uffici postali delle frazioni di Campoli e San Nicola nel comune di Caulonia (Reggio Calabria), ha comunicato quanto segue.
Nel territorio del citato comune, sono posti i quattro uffici postali di Marina di Caulonia, di Caulonia centro, di San Nicola di Caulonia e di Campoli di Caulonia. Nei confronti dei primi due uffici postali, non è stato adottato alcun intervento di razionalizzazione, mentre per gli uffici postali di San Nicola di Caulonia e Campoli, che normalmente osservano l'apertura per tre giorni alla settimana, l'azienda è intervenuta nei periodi 12/31 luglio e 9/31 agosto 2004 con un provvedimento che ne ha limitato ulteriormente l'apertura da tre a due giorni: lunedì e mercoledì per l'ufficio postale di San Nicola e martedì e giovedì per l'ufficio postale di Campoli.
A completamento d'informazione, la concessionaria ha comunicato che tali provvedimenti, peraltro cessati in data 1o settembre 2004, erano stati concordati con i sindaci dei comuni interessati nel corso della riunione del 23 luglio 2004 tenutasi presso la prefettura di Reggio Calabria.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il disboscamento della foresta amazzonica è giunto ad un punto estremo di totale distruzione della originaria copertura forestale (dal summit di Rio in avanti, sono andati in fumo ogni anno 17-18 mila Km quadrati di foresta Amazzonica);
in quest'ambito l'Italia non è priva di responsabilità. Per esempio la Funai e il Progetto Carajas, un progetto di deforestazione ampio per facilitare le estrazioni a tutto vantaggio delle multinazionali, sono finanziati anche dal nostro paese;
in Brasile gli Indios ora divisi in piccole tribù disseminate nelle foreste, sono stati sottoposti ad un sistematico sterminio, in tutta l'Amazzonia Brasiliana si stimano 196 comunità che, in vario modo (alcuni sono ridotti a pochi individui), resistono. Gli indios Xavante sono l'etnia più importante del Mato Grosso Brasiliano, ed occupano l'area indigena Parabubure situata nella parte meridionale della regione amazzonica, alle sorgenti del fiume Xingu, uno dei grandi affluenti nella riva destra del Rio delle Amazzoni;
gli indigeni Xavante furono deportati da quest'area nella decade degli anni 60, in aereo, dalla Forza Aerea Brasiliana, e in ragione di questa deportazione morirono 90 indigeni a causa morbillo, per il quale essi non avevano difese. Sempre, a partire da questa data, gli indigeni hanno continuato a rivendicare l'area come propria e la visitarono con molta frequenza;
è questa l'area dove si registrano le tensioni più forti e le più infime condizioni di povertà e degrado, scarse le prospettive per le nuove generazioni, nei giovani tra i dodici e i diciotto anni c'è un tasso di suicidi elevatissimo. Tuttavia gli Xavante hanno storicamente dato prova di grande resistenza: la loro agguerrita volontà di difendersi, unite alla grande capacità organizzativa del popolo, hanno portato ad una certa stabilità territoriale;
il disboscamento oltre a provocare danni all'equilibrio stratosferico mondiale, ha creato forti scompensi climatici ed ambientali locali, impoverendo il terreno, reso ormai sterile, alterando il delicato equilibrio ecologico e geologico, provocando ad esempio nell'area del Mato Grosso, il crollo degli argini dei tre grandi fiumi, Tapajos, Xingu e Araguaia (affluenti del Rio delle Amazzoni), con conseguente


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inquinamento delle acque aurifere dai diserbanti, fertilizzanti e prodotti chimici altamente tossici (molti a base di diossine) utilizzati per le coltivazioni annuali dei campi dai grandi proprietari terrieri. Da qui malattie intestinali, della pelle, disturbi ed anche decessi per l'uso di quest'acqua. Decessi avvenuti soprattutto fra i soggetti più deboli, i bambini e gli anziani;
gli Indios sono convinti che la riforestazione sia la loro unica possibilità di avere un futuro in quanto comunità. Le zone dissodate vengono utilizzate dagli Xavantes per coltivazioni annuali di mais, riso, fagioli, manioca, ananas. Missionari Salesiani e altre ONG si sono attivati per scavare pozzi semi-artesiani nei vari villaggi, iniziando da quelli degli Indios Xavante;
i nemici storici di questi indigeni sono i «bandeirantes» (colonizzatori) provenienti dal sud e dall'est del Brasile, in particolare i Fazendeiros ed i trafficanti di droga, gran parte di origine tedesca, giunti dal Sud che, per occupare le terre, sono disposti a tutto. Con i loro pistoleros e le enormi risorse finanziarie si sono potuti garantire l'impunità. Ma ora i veri nemici degli indios sono le multinazionali;
l'area degli Xavantes, benché sia ufficialmente riconosciuta come indigena, demarcata e omologata è stata occupata e venduta successivamente ad imprese latifondiste: Ariosto da Riva, Grupo Ometto, ENI-AGIP (impresa italiana mista nazionale e particolare). Nella ECO-92, in Rio de Janeiro, quest'ultima impresa promise di rendere la terra agli indigeni Xavante. Venuti a conoscenza di ciò, i «fazendeiros» e i politici della regione stimolarono l'invasione dell'area (per impedire il ritorno degli indigeni) e questa, nel corso di questi ultimi undici anni è stata occupata e rivenduta in modo frammentario da politici, fazendeiros, commercianti e imprese del legname. Si giunse persino a trasformare illegalmente l'area in distretto e, col nome di «Estrela do Araguaia», si pretese anche di creare nell'area un municipio. Durante questi 13 anni, ci sono stati diversi tentativi di ritornare da parte degli indigeni Xavante e si sono fatti alcuni censi e indagini ufficiali nell'area; mai in maniera efficace. Finalmente, nello scorso mese di ottobre, i Xavante decisero fermamente di ritornare, perché il desiderio veemente dei vecchi indigeni, strappati da Marawatsede, era di non morire fuori dalla loro terra;
la situazione si è aggravata per la presenza nella regione di un gruppo potente e ambiguo, con un forte appoggio politico, interessato alla piantagione della soia, che sorprendentemente ha appena comprato l'area, nel 2003;
il Vescovo di Sao Felix do Araguaia Pedro Casaldaliga, da tempo impegnato per aiutare le popolazioni indigene decimate e per far valere i diritti dei popoli indigeni calpestati da secoli, denuncia che, in questo clima, nuove minacce sono state pronunciate contro la sua persona, verso molti missionari ed altresì contro qualche funzionario della FUNAI (Fundacao Nacional do Indio). Le autorità competenti sono pienamente informate della situazione. Sappiamo perfettamente che la situazione non è semplice, ma è necessario difendere il diritto primo del popolo Xavante, così come è necessario difendere il diritto ad altra terra, di riforma agraria per coloro che sono lavoratori senza terra tra gli occupanti di quest'area indigena;
attualmente, come ha scritto, alla ricerca della vitale solidarietà internazionale, il Vescovo di Sao Felix in una lettera appello, la situazione è in un grave «empasse». Un gruppo di indigeni Xavante e un gruppo di occupanti dell'area degli indigeni sono appostati sulla strada e il conflitto potrebbe esplodere drammaticamente. Il 23 gennaio 2004, il governatore del Mato Grosso dovrebbe visitare l'area. E per gli inizi di febbraio si aspetta un pronunciamento della magistratura al riguardo -:
se non si ritenga opportuno oltreché giusto intervenire in questo momento drammatico presso le opportune sedi diplomatiche al fine di appoggiare il Vescovo


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di San Felix nella sua difficile battaglia a favore del popolo Xavante; se non si ritenga altresì doveroso far cadere i progetti che vedono coinvolto in prima istanza il nostro paese in attività dannose per le popolazioni indigene dell'amazzonia e che rischiano di aggravare la catastrofica deforestazione in atto ed in particolare quali siano le valutazioni del Governo sui progetti dell'Eni in quest'area.
(4-08679)

Risposta. - Il ministero degli affari esteri non dispone di specifici elementi informativi sulla vicenda evocata nell'atto parlamentare in parola, che si inserisce tuttavia nel quadro generale di attività svolte dal Governo italiano in materia di tutela e promozione dei diritti delle popolazioni indigene nel mondo.
A questo proposito vale la pena ricordare che:
a) l'Italia ed i Paesi dell'Unione Europea svolgono un ruolo attivo nel promuovere l'avanzamento e la tutela dei diritti dei popoli indigeni nel quadro dei meccanismi posti in essere nell'ambito delle Nazioni Unite;
b) il problema delle precarie condizioni economiche e di sviluppo delle popolazioni indigene in molte aree del mondo, la persistente violazione dei loro diritti nonché i processi di esclusione e marginalizzazione di cui sono vittime, è da tempo oggetto di particolare attenzione in sede Nazioni Unite, le quali hanno dichiarato il 10 dicembre del 1994 il decennio 1995-2004 «Decennio dei Popoli Indigeni del Mondo». Nel corso di tale periodo l'ONU ha assunto l'impegno di dedicare particolare attenzione allo studio delle problematiche relative alla protezione e tutela dei popoli indigeni nel mondo, promuovendo la cooperazione internazionale nei settori della tutela dei diritti umani, dell'ambiente, dello sviluppo, dell'educazione e della sanità;
c) tali problematiche sono regolarmente iscritte nell'agenda dei lavori della Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e della Sottocommissione sulla Promozione e Protezione dei Diritti Umani, la quale ha istituito al suo interno un apposito Gruppo di lavoro sui Popoli Indigeni. È stato peraltro conferito specifico mandato ad un Relatore Speciale sulle questioni indigene di approfondire le tematiche relative ai diritti umani ed alla salvaguardia delle libertà fondamentali dei popoli indigeni, incarico attualmente ricoperto dal messicano Rodolfo Stavenaghen.
Inoltre, in occasione della 59a sessione della Commissione per i diritti Umani (Ginevra, marzo-aprile 2003), è stato approvato all'unanimità il testo di risoluzione 2003/56 sul tema diritti umani e questioni indigene. Il documento fa esplicito riferimento a problemi quali il precario livello di sviluppo economico e sociale ed il trattamento discriminatorio di cui sono vittime le popolazioni indigene in molte parti del mondo e ribadisce l'impegno della comunità internazionale ad assicurare una piena ed effettiva protezione dei loro diritti;
d) in seno al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) è stato invece istituito il Foro Permanente delle Questioni Indigene, che ha tenuto nel maggio 2003 a New York la sua seconda sessione di lavori;
e) il 22 dicembre 2003 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, riunita nella sua 58a Sessione, ha approvato per «consensus» la Risoluzione 58/158 sul Decennio dei Popoli Indigeni nel Mondo. La Risoluzione invita, tra l'altro, i Governi degli Stati membri a dotare le comunità indigene, di efficaci strumenti che consentano loro di partecipare ai processi decisionali che le riguardano nonché a costituire degli organismi nazionali che coinvolgano le popolazioni indigene in modo tale da garantire che gli obiettivi e le attività del Decennio siano perseguiti con l'attiva partecipazione delle stesse;
f) in vista della conclusione del «Decennio dei popoli indigeni del Mondo», fra le finalità che la comunità internazionale si è prefissata a più breve scadenza vi è, in particolare, quella di far approvare una Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni dall'Assemblea Generale,


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che è attualmente in corso ed il cui termine è previsto per il 23 dicembre 2004.

Per quanto concerne l'attività delle imprese italiane operanti all'estero che possano arrecare gravi danni all'ecosistema ed alle popolazioni indigene, si evidenziano i seguenti elementi:
a) il rapporto fra multinazionali, svolgimento delle attività produttive, sfruttamento delle risorse naturali e rispetto dei diritti fondamentali, è ormai da tempo inserito nell'agenda dei maggiori fori ed organismi internazionali competenti in materia di diritti umani;
b) l'Italia ha da sempre sostenuto un'iniziativa del Segretario Generale delle Nazioni Unite denominata «Global Compact». Scopo ultimo di tale iniziativa è quello di diffondere fra le imprese regole basilari ispirate ai principi di tutela dei diritti fondamentali della persona umana, delle condizioni di lavoro, dell'ambiente ed incoraggiarne il rispetto su basi volontaristiche;
c) si tratta di un'iniziativa oramai consolidata ed operativa. Essa attualmente costituisce lo strumento più efficace per incoraggiare i soggetti economici al rispetto dei diritti fondamentali della persona umana nell'esercizio delle proprie attività.

Infine, si fa presente che la Cooperazione allo Sviluppo del ministero interrogato è particolarmente impegnata nell'area, attraverso il finanziamento di una serie di progetti attualmente in corso diretti alla salvaguardia del patrimonio forestale amazzonico ed alla tutela e promozione delle popolazioni indigene:
a) il primo programma («Amazzonia: prevenzione e controllo degli incendi nella foresta amazzonica») affronta il problema dell'uso incontrollato del fuoco in quattro Stati amazzonici: Mato Grosso, Parà, Acre e Rondonia. Da una prima fase d'emergenza (1999-2001) si è passati a realizzare un programma più vasto, volto a svolgere attività di prevenzione degli incendi nella foresta amazzonica, nonché ad affrontare il problema della deforestazione e dell'avanzamento della frontiera agricola. L'impegno della cooperazione italiana per tale programma ammonta complessivamente a circa cinque milioni di Euro.
b) il secondo programma attualmente in corso («Programma biodiversità»), gestito dall'Istituto Agronomico per l'Oltremare (IAO), si propone di contribuire ad incrementare la sicurezza alimentare degli agricoltori tradizionali e delle comunità locali che traggono il proprio sostentamento dalla conservazione di specie agroalimentari minacciate di estinzione. Per quanto riguarda l'attenzione alle problematiche della popolazione indigena, all'interno dell'iniziativa in questione si è identificato un progetto, già in corso di realizzazione, per la conservazione della agrobiodiversità e la promozione della sicurezza alimentare e dello sviluppo sostenibile nelle comunità del Parco indigeno di Xingu e nella terra indigena del Kraho;
c) per ciò che, più generalmente, attiene all'attività svolta dalle ONG italiane con contributo del ministero degli affari esteri nel settore della tutela e della promozione dei diritti delle popolazioni indigene, si fa presente che, al momento, in Brasile, è operativo il progetto dal titolo «Migranti indigeni e diritti di cittadinanza», volto a garantire l'emancipazione dalla condizione di sfruttamento ed inferiorità nella quale vivono attualmente i migranti e gli indigeni trasferitisi in città.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
restituire la Stele trafugata da Mussolini e portata in Italia nel 1937 quale simbolo del trionfo fascista, rispettando i precisi impegni presi in questo senso dallo Stato italiano nei confronti dello Stato etiopie a partire dal trattato di pace del 1947, agli accordi italo etipici del 1956 fino alle più recenti rassicurazioni, era ed è più che opportuno: un gesto di pace e di


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definitiva pacificazione importante e dovuto ma anche un piccolo sacrificio per molti cittadini romani ormai affezionati all'obelisco copto che faceva bella mostra di sé davanti alla sede della FAO;
attualmente l'obelisco è stato smontato ma non restituito per renderlo agli etiopi; la stele giace ora, infatti, nei magazzini di Ponte Galeria;
il Ministero degli Esteri aveva, secondo quanto risulta all'interrogante, stanziato i fondi necessari al trasporto, ma questi non risulterebbero tuttavia attualmente disponibili;
l'inspiegabilela suddetta indisponibilità e ha dato vita in Etiopia, nonostante tutte le rassicurazioni, a nuovi sospetti circa l'effettiva volontà di restituzione della stele e ad un certo imbarazzo diplomatico -:
come si spiega la suddetta indisponibilità e quanto costi la giacenza dell'enorme obelisco alle finanze pubbliche e in che tempi il Governo intenda rispettare gli impegni presi.
(4-11132)

Risposta. - Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 19 luglio 2002, ha deciso di avviare le procedure per la restituzione all'Etiopia dell'obelisco di Axum in adempimento degli obblighi internazionali assunti con il Trattato di pace del 10 febbraio 1947. La prima fase di attuazione della decisione si è conclusa nel dicembre scorso con la disarticolazione della stele dal sito di Piazza di Porta Capena ed il trasferimento delle tre sezioni del monumento presso il deposito della Polizia di Stato di Ponte Galeria.
Per quanto riguarda il trasferimento dell'obelisco in Etiopia, i lavori preparatori, effettuati anche nell'ambito del comitato congiunto di esperti italo-etiopico, hanno comportato un sopralluogo tecnico ad Axum per la verifica delle caratteristiche della pista dell'aeroporto e la successiva ricerca di un aeromobile in grado di trasportare le tre parti della stele in condizioni di massima sicurezza.
È stato quindi predisposto il piano esecutivo per il trasporto dell'obelisco elaborato a cura del provvedimento regionale alle opere pubbliche per il Lazio che è stato trasmesso alle autorità etiopiche che hanno dato il loro assenso, qui pervenuto in data 23 settembre.
La copertura finanziaria, relativa al trasporto sino ad Axum, è stata stanziata ultimamente ed è stata avviata la relativa decretazione di spesa. Parallelamente stanno proseguendo intensi contatti con organismi internazionali come l'UNESCO e la Banca Mondiale affinché l'intera operazione - che è unica nel suo genere per la complessità tecnologica che la contraddistingue - ed in particolare la rierezione, abbia quel significato di valorizzazione del patrimonio storico e culturale dell'Etiopia e di contributo allo sviluppo sostenibile che fu alla base delle conclusioni della Conferenza di Firenze sulla cultura dell'ottobre 1999.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

CENTO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere, premesso che:
risulta all'interrogante che il Comitato di quartiere denominato Onda Anomala Fucini di Roma, nato per promuovere e tutelare i diritti e le esigenze di tutti i cittadini che risiedono e vivono in detta zona, sta dando vita a varie iniziative e battaglie contro l'installazione, precisamente in Via Renato Fucini n. 15, di una stazione radio base UMTS;
nella zona si trova già un impianto Enel ed è esposta alle onde elettromagnetiche delle vicine antenne trasmittenti della stazione Telecom di Roma Nord;
in detto quartiere, densamente popolato, sono ubicate scuole elementari e materne e la costruzione di un nuovo ripetitore preoccupa non poco i genitori di questi bambini essendo quest'ultimi, insieme a persone già affette da patologie


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neoplastiche o comunque più deboli fisicamente, possono essere più facilmente colpite dalle conseguenze negative dell'elettrosmog -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, intendano assumere affinché sia attivato presso il Ministero della salute un sistema di monitoraggio costante sull'inquinamento elettromagnetico che interessi l'intero territorio nazionale e in particolare grandi città come Roma, tale da scartare a priori la possibilità di nuove installazioni in zone già colpite da un alto livello di inquinamento elettromagnetico.
(4-06456)

Risposta. - In merito agli aspetti di tutela sanitaria indicati dall'interrogante, si ribadisce quanto affermato, in precedenti occasioni, sulla problematica generale della protezione della popolazione dai campi elettrici e magnetici a frequenza industriale (campi ELF a 50 Hz), ossia quelli generati dalle linee elettriche ad alta tensione (elettrodotti), nonché dai campi elettromagnetici prodotti dalle numerose sorgenti ad alta frequenza (ripetitori radiotelevisivi, stazioni radio base per la telefonia cellulare, apparecchiature radar).
Si precisa che, per quanto attiene ai campi ELF (bassa frequenza), l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel riportare le valutazioni dell'IARC (Associazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro) sui possibili effetti cancerogeni dei campi a bassa frequenza (ELF), ha affermato che «non c'è nessuna evidenza convincente che l'esposizione ai campi ELF che sperimentiamo nei nostri ambienti di vita provochi un danno diretto alle molecole biologiche, compreso il DNA. Poiché non sembra verosimile che l'esposizione a campi ELF possa iniziare un processo cancerogeno, sono state condotte numerose ricerche per stabilire se non possa invece influenzare la promozione o la co-promozione del cancro. I risultati degli studi su animali condotti, fino ad oggi, suggeriscono che i campi ELF non siano né iniziatori né promotori del cancro».
In relazione allo stato delle conoscenze scientifiche nel settore dell'alta frequenza, la stessa OMS, nel giugno 2000, ha precisato che «nessuna delle recenti revisioni della letteratura ha concluso che l'esposizione ai campi a radiofrequenza prodotti dai telefoni cellulari o dalle stazioni radio base provochi alcun effetto negativo sulla salute. Sono comunque state identificate alcune lacune nelle conoscenze che richiedono ulteriori ricerche per giungere a una migliore valutazione dei rischi»
Si sottolinea che la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni non Ionizzanti (ICNIRP), organismo non governativo con rapporti ufficiali con l'OMS, collabora al progetto internazionale sui campi elettromagnetici, avviato nel 1996 e la cui conclusione è prevista nell'anno 2005.
Nel 1998, la predetta Commissione ha elaborato specifiche linee guida, in materia di limiti di esposizione a tutti i tipi di campi elettromagnetici (con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz); i limiti stabiliti consentono di prevenire gli effetti sanitari, connessi ad esposizioni acute a breve termine.
La Commissione, inoltre, ritiene che, allo stato attuale delle conoscenze, le informazioni scientifiche, sulla possibile cancerogenicità dei campi elettromagnetici, siano ancora insufficienti per la definizione di valori limite, anche per la prevenzione degli effetti a lungo termine (effetti probabilistici o stocastici).
Relativamente alle iniziative di ordine normativo, volte ad una adeguata tutela della popolazione, va segnalato che sono stati emanati, in data 8 luglio 2003, due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, previsti dall'articolo 4, comma 2, lettera
a), della legge quadro 22 febbraio 2001, n. 36, concernente la protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici.
Con tali decreti presidenziali vengono fissati i limiti di esposizione e di attenzione, nonché gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni, rispettivamente, ai campi elettrici e magnetici, alla frequenza di rete (50 Hz), generati dagli elettrodotti, ed ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, generati a frequenze comprese tra 100 Hz e 300 GHz.


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Sugli schemi dei provvedimenti normativi, proposti dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio di concerto con il ministero della salute, è stato acquisito, nel corso dell'istruttoria procedimentale, il parere favorevole dell'Assemblea Generale del Consiglio Superiore di Sanità, reso nella seduta del 24 giugno 2002.
È doveroso sottolineare le conclusioni del Comitato internazionale di valutazione per l'indagine sui rischi sanitari connessi all'esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici (CEM), istituito a seguito di una direttiva del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro della salute e con il Ministro delle comunicazioni; nel documento ufficiale, pubblicato dall'Agenzia Nazionale Prevenzione ed Ambiente (ANPA), nel settembre 2002, ha dichiarato che «tutte le analisi delle informazioni scientifiche attualmente disponibili hanno indicato che, pur essendovi delle lacune nelle conoscenze che richiedono di proseguire l'attività di ricerca per migliorare ulteriormente la valutazione dei rischi sanitari, non c'è conferma che l'esposizione ai campi elettromagnetici al di sotto dei limiti indicati dalle linee guida dell'ICNIRP del 1998 abbia generato conseguenze sanitarie negative».
Per quanto riguarda le iniziative rivolte alla tutela dell'ambiente e della salute ed al mantenimento degli impianti entro i limiti precauzionali prestabiliti, si ricorda che, ai sensi dell'articolo 9 della legge già citata, le regioni devono adottare piani di risanamento per adeguare, in modo graduale, e comunque entro i termini indicati, gli impianti già esistenti ai limiti di esposizione, ai valori di attenzione ed agli obiettivi di qualità definiti dalla stessa norma.
L'articolo 7, comma 1, lettera
c), prevede il catasto nazionale delle sorgenti fisse e mobili dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e delle zone territoriali interessate, per la rilevazione dei livelli di campo presenti nell'ambiente; l'attività di coordinamento con i catasti regionali, di cui all'articolo 8, comma 1, lettera d), consentirà la realizzazione di una mappa delle fonti di emissione e il monitoraggio costante dell'intero territorio nazionale.
Successivamente, il decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259, (Codice delle comunicazioni elettroniche) ha definito, fra l'altro, i procedimenti autorizzatori relativi alle infrastrutture di comunicazione elettronica per impianti radio elettrici (incluse le stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche mobili GSM e UMTS); in particolare, l'articolo 87 prevede che l'organismo, competente ad effettuare i controlli, (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente), è tenuto ad accertare la compatibilità del progetto di impianto con i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità, indicati nella legge già menzionata.
Per quanto riguarda la realizzazione di una rete di monitoraggio dei campi elettromagnetici, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 marzo 2002, relativo all'utilizzo dei proventi derivanti dalle licenze UMTS, ha previsto una rete di monitoraggio per la misurazione dei livelli di campo elettromagnetico, emessi dagli impianti di telecomunicazioni a radiofrequenze, destinando a tale scopo oltre 20 milioni di euro.
Il progetto è stato realizzato dal ministero delle comunicazioni, destinatario del finanziamento; il ministero della salute partecipa, insieme ai rappresentanti delle regioni e delle autonomie locali, ai lavori del comitato strategico, istituito per la definizione progettuale del sistema di monitoraggio e per l'approvazione delle relative linee guida (articolo 3).
Per quanto riguarda lo specifico caso prospettato nell'interrogazione in esame, il sindaco di Roma ha riferito che l'autorizzazione n. 21/A, rilasciata il 27 marzo 2003 per l'installazione della stazione radio base in via Renato Fucini, è stata revocata con provvedimento n. 1576 del 26 settembre 2003.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

CENTO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che un gruppo di cittadini residenti nel Comune di Cento


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in provincia di Ferrara si sta mobilitando contro l'installazione di un'antenna, di telefonia mobile che dovrebbe esser costruita più precisamente nel parcheggio comunale del centro sportivo, antistante la piscina sita nei pressi di Via Manzoni e l'asilo nido comunale nei pressi di Via S. Liberata;
in questa zona vi è anche un'area verde pubblica attrezzata con campetti frequentatissima da scolaresche di bambini, da giovani e anziani;
detta installazione potrebbe avere conseguenze negative sulla salute soprattutto di bambini e anziani maggiormente sensibili all'effetto delle onde elettromagnetiche -:
quali iniziative intendano assumere affinché sia attivato presso il ministero della salute un sistema di monitoraggio costante sull'inquinamento elettromagnetico che interessi l'intero territorio nazionale.
(4-08565)

Risposta. - La problematica concernente le possibili implicazioni sanitarie connesse all'utilizzazione dei telefoni cellulari e all'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, irradiati dalle stazioni radio base, è stata oggetto, negli ultimi anni, di attenta valutazione da parte della comunità scientifica internazionale ed, in particolare, della Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP).
La Commissione, organismo non governativo che collabora al progetto internazionale sui campi elettromagnetici, ha rielaborato, nel 1998, specifiche linee guida in materia di limiti di esposizione a tutti i tipi di campi elettromagnetici (con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz).
Sebbene le linee guida siano fondate su analisi esaustive di tutti i dati scientifici, i citati limiti di esposizione mirano a prevenire solo gli effetti negativi di carattere sanitario, connessi ad esposizioni acute a breve termine.
La Commissione ritiene, allo stato attuale delle conoscenze, che le informazioni scientifiche sulla possibile cancerogenicità dei campi elettromagnetici siano ancora insufficienti per stabilire valori limite, anche per la prevenzione degli effetti a lungo termine (effetti probabilistici o stocastici).
Il Comitato internazionale di valutazione per l'indagine sui rischi sanitari, connessi all'esposizione ai campi elettromagnetici, istituito a seguito di una direttiva del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con i Ministri della salute e delle comunicazioni, nel documento ufficiale pubblicato dall'Agenzia Nazionale Protezione Ambiente (ANPA) nel settembre 2002, ha dichiarato che «tutte le analisi delle informazioni scientifiche attualmente disponibili hanno indicato che, pur essendovi delle lacune nelle conoscenze che richiedono di proseguire l'attività di ricerca per migliorare ulteriormente la valutazione dei rischi sanitari, non c'è conferma che l'esposizione ai campi elettromagnetici, al di sotto dei limiti indicati dalle linee guida dell'ICNIRP del 1998, abbia generato conseguenze sanitarie negative».
Sin dal maggio 1996, l'OMS ha avviato, con la collaborazione dell'ICNIRP, il Progetto internazionale CEM (Campi Elettro Magnetici), la cui conclusione è prevista per il 2005, allo scopo di stabilire il grado di evidenza scientifica dei possibili effetti sanitari, anche a lungo termine, derivanti dall'esposizione ai campi elettromagnetici, compresi quelli a radiofrequenza, emessi dai telefoni cellulari e dalle stazioni ricetrasmittenti, collocate, ormai frequentemente, in diversi punti dei centri abitati.
Per quanto riguarda il nostro Paese, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 agosto 2003 definisce i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione, dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, generati nell'intervallo di frequenza, compreso tra 100 kHz e 300 GHz, relativo, specificamente, a radiofrequenze e microonde, e nel cui ambito sono comprese anche le stazioni radio base.
Nel settore specifico delle antenne per la telefonia mobile, inoltre, il Ministero della salute ha provveduto, da tempo, ad acquisire


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le valutazioni dell'istituto Superiore di Sanità, sulla base di studi ed indagini condotte in questi ultimi anni.
Tali valutazioni pervengono alla conclusione che «sulla base dei dati scientifici attualmente disponibili si ritiene di poter affermare che: 1) i livelli di campi elettromagnetici a cui è esposta la popolazione, a seguito della installazione delle antenne radio base dei sistemi di telefonia cellulare, sono tali da escludere categoricamente qualsiasi ipotesi di rischio da esposizione acuta; 2) non esistono, per tali campi, evidenze scientifiche di effetti sanitari a lungo termine da esposizione cronica».
Per quanto concerne, più in generale, lo stato delle conoscenze scientifiche nel settore in questione, si fa presente che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha diramato un documento, nel quale si afferma, fra l'altro, che «...nessuna delle recenti revisioni della letteratura ha concluso che l'esposizione ai campi a radiofrequenza prodotti dai telefoni cellulari o dalle stazioni radio base provochi alcun effetto negativo sulla salute. Sono comunque state identificate alcune lacune nelle conoscenze che richiedono ulteriori ricerche per giungere a una migliore valutazione dei rischi...».
La legge 22 febbraio 2001, n. 36 «Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici», nel definire un'articolata e dettagliata disciplina in materia di inquinamento elettromagnetico, ha previsto, all'articolo 8, le competenze regionali e degli altri enti locali, nel rispetto della tutela della salute pubblica, della compatibilità ambientale e del paesaggio.
Le Regioni devono, ai sensi dell'articolo 9, comma 1, della legge citata, adottare piani di risanamento per adeguare, in modo graduale, e comunque entro il termine di 24 mesi dalla entrata in vigore della legge, gli impianti già esistenti ai limiti di esposizione, ai valori di attenzione ed agli obiettivi di qualità stabiliti.
È stato previsto, inoltre, il catasto nazionale delle sorgenti fisse e mobili dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e delle zone territoriali interessate, allo scopo di rilevare i livelli di campo presenti nell'ambiente; l'attività di coordinamento con i catasti regionali, di cui all'articolo 8, comma 1, lettera
d), consentirà la realizzazione della mappa delle fonti di emissione e il monitoraggio costante dell'intero territorio nazionale.
Con il decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259 (Codice delle comunicazioni elettroniche) sono stati definiti, fra l'altro, i procedimenti autorizzatori, relativi alle infrastrutture di comunicazione elettronica per impianti radio elettrici (incluse le stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche mobili GSM e UMTS).
L'articolo 87 prevede che l'Organismo, competente ad effettuare i controlli, (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente), è tenuto ad accertare in ogni caso la compatibilità del progetto di impianto con i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità indicati nella legge citata.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 marzo 2002, relativo all'utilizzo dei proventi derivanti dalle licenze UMTS, ha previsto la realizzazione di una rete di monitoraggio per la misura dei livelli di campo elettromagnetico, emessi dagli impianti di telecomunicazioni a radiofrequenze, destinando a tale scopo oltre 20 milioni di euro.
Detta rete è stata attivata dal ministero delle comunicazioni, destinatario del finanziamento; il ministero della salute partecipa, insieme ai rappresentanti delle regioni e delle autonomie locali, ai lavori del comitato strategico, istituito per la definizione progettuale del sistema di monitoraggio e per l'approvazione delle relative linee guida (articolo 3).
Per quanto riguarda la specifica questione richiamata dall'interrogante, la Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Ferrara ha comunicato che l'Amministrazione comunale di Cento, in data 23 settembre 2003, ha autorizzato la ditta «H3G S.p.A» con sede a Trezzano sul Naviglio (Milano), ad installare un impianto di telefonia mobile in via Santa Liberata.
L'installazione consiste nella realizzazione su palo, in un'area di parcheggio pubblica, di un impianto tecnologico a servizio della rete cellulare UMTS.


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La suddetta amministrazione ha, inoltre, precisato che l'istruttoria per il rilascio dell'autorizzazione è stata effettuata nel rispetto della vigente normativa di livello nazionale e regionale, a seguito dell'acquisizione dei prescritti pareri dei competenti organi dell'Azienda USL di Ferrara e dell'Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente (ARPA) della regione Emilia-Romagna.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

CHIAROMONTE, FIORI, MAZZONI, BUFFO, ROCCHI, GIACHETTI, BOLOGNESI, PAOLA MARIANI, ZANELLA, LUCIDI, AZZOLINI, PERLINI, VALPIANA, GRIGNAFFINI, RUSSO SPENA, ANNUNZIATA, CAPITELLI e PANATTONI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
sta diffondendosi in Italia lo spettacolo del Rodeo su iniziativa di gruppi e persone che vogliono importare una tradizione statunitense, divenuta ormai una vera e propria industria con un giro d'affari che supera i tre milioni di dollari;
detto spettacolo è condannato dalle organizzazioni animaliste in quanto ritenuto una forma di sfruttamento e di maltrattamento essendo basato su un uso «coercitivo» di cavalli e tori trattati in modo che sembrino selvaggi ma che sono, invece, comunissimi animali domestici ai quali viene applicata una cinghia (flank) stretta attorno alla groppa che provoca loro una insopportabile pressione dalla quale cercano di liberarsi saltando e agitandosi furiosamente;
tali movimenti ripetuti e accentuati, spesso eseguiti «a freddo», possono causare traumi muscolari di notevole consistenza e dolore, ad esempio danni ai tendini, frattura del metacarpo;
una delle principali organizzazioni equestri italiane di monta americana (F.I.E.W. - Federazione Italiana Equitazione Western) ha preso posizione contro il Rodeo, attività che non bisogna confondere con le discipline sportive ufficiali le quali hanno regole ben precise da rispettare a salvaguardia dei cavalli utilizzati;
dal 24 al 27 giugno 2004 si è tenuta a Cuneo la manifestazione «Cavalli a Nord Ovest» nel cui ambito si sono svolti spettacoli di Rodeo e che ha ricevuto, tra gli altri, anche il patrocinio del ministero delle politiche agricole e forestali -:
se il Ministro non ritenga, alla luce delle considerazioni espresse, di non concedere patrocini a simili manifestazioni al fine di non favorire uno spettacolo eticamente inaccettabile poiché fonte di maltrattamento degli animali;
se non ritenga di doversi adoperare al fine di adottare opportune iniziative, anche normative, atte a vietare il Rodeo nel nostro Paese, così come chiedono le associazioni di protezione degli animali e tanti cittadini convinti della necessità di stabilire con gli animali un rapporto civile e rispettoso.
(4-10534)

Risposta. - Con riferimento a quanto evidenziato nell'atto ispettivo cui si risponde, si fa presente che l'amministrazione ha concesso il patrocinio alla manifestazione «Cavalli a Nord Ovest» ritenendo che una attrazione agonistica riconducibile in qualche modo ad ambientazioni western potesse contribuire a diffondere «la cultura del cavallo» ed a valorizzare, nel caso specifico, il patrimonio equino allevato in Piemonte.
L'Amministrazione, comunque, sensibile alle tematiche connesse al maltrattamento degli animali, si è assicurata che il servizio veterinario di Cuneo attivasse un programma straordinario, comprendente sia controlli propedeutici necessari al rilascio del nulla osta sanitario sia verifiche da eseguire durante lo svolgimento del «rodeo».
Lo stesso servizio veterinario, altresì, ha fornito assicurazioni sull'attività di vigilanza svolta ai fini della regolarità dello svolgimento della manifestazione.
Infine, si evidenzia che gli organizzatori della manifestazione, ai fini del benessere animale, hanno garantito accorgimenti utili


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ad evitare eventuali maltrattamenti, nonché prevenire l'impiego degli animali in condizioni contrarie alle caratteristiche fisiologiche ed etologiche dei capi presenti, verificando, altresì, che i mezzi di governo degli animali fossero utilizzati conformemente alle esigenze di rispetto del benessere degli animali.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la responsabilità delle attività di spegnimento degli incendi boschivi è assegnata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri;
l'attività dei «Canadair», contrattualmente adibiti alle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi, compete alla Sorem s.r.l.;
la particolarità dell'estate del corrente anno 2003, con temperature di livello tropicale e con una siccità che non si ricordava da decenni, ha reso particolarmente critica la situazione ed ha evidenziato l'insufficienza dei mezzi a disposizione per gli interventi di spegnimento;
a Casale Monferrato (Alessandria) giacciono, inutilizzati in un «hangar» dell'aeroporto Francesco Cappa, tre velivoli di fabbricazione polacca, specializzati nello spegnimento degli incendi, di proprietà della società Avianord che gestisce servizi aerei per l'agricoltura e per la difesa ambientale;
di fronte alla gravità degli incendi che hanno devastato i boschi piemontesi, i tre aerei, chiamati «dromedari» (tecnicamente si tratta di «Dromader M18B»), sono rimasti a terra, mentre sino a quattro anni or sono erano stati impegnati su fronti particolarmente significativi quali la Sardegna e la Basilicata;
i risultati, confortanti ed anzi lusinghieri, delle operazioni di spegnimento sono documentati dal dipartimento della protezione civile;
ancora nel mese di marzo del 2003 Avianord ha offerto la propria collaborazione, tenendo conto del fatto che il dipartimento della protezione civile aveva previsto la possibilità dell'impiego dei tre «Dromader» in ambito locale qualora non si fosse potuto disporre di vettori più competitivi;
il dipartimento della protezione civile non ha ritenuto di accettare la proposta di Avianord e dunque il Piemonte ha subito danni da incendi boschivi che avrebbero potuto essere parzialmente contenuti e ridotti se si fosse potuto utilizzare la piccola flotta di «Dromader»;
la preferenza dell'opzione relativa all'utilizzo dei velivoli di Sorem s.r.l., derivante anche da vincoli contrattuali, non può certo fare aggio, soprattutto in circostanze eccezionali come quelle conosciute nel periodo estivo dell'anno 2003, sulla possibilità di utilizzare tutti i mezzi tecnicamente efficaci per il contrasto del fenomeno degli incendi boschivi -:
se sia al corrente che presso l'aeroporto Francesco Cappa di Casale giacciono inutilizzati tre «Dromader M18B» specializzati nello spegnimento degli incendi boschivi;
se sia al corrente che tali velivoli sono stati sperimentati con lusinghieri risultati;
se non ritenga assurdo, in una estate come quella dell'anno 2003, non utilizzare, oltre ai Canadair della Sorem s.r.l., anche altri velivoli che possono costituire un significativo valore aggiunto nella lotta per la salvaguardia del patrimonio boschivo;
se, in particolare, in Piemonte si sia dovuto prender atto, come in altre parti d'Italia, della insufficienza, soprattutto quest'anno, dei mezzi a disposizione della protezione civile per lo spegnimento degli incendi;


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quali siano le ragioni per le quali si è deciso di non utilizzare la piccola flotta di «dromedari», quanto meno in ambito locale, per aggiungere mezzi ulteriori nella lotta contro il fuoco.
(4-07244)

Risposta. - La possibilità di utilizzare gli aerei Dromader M/18/B, di produzione polacca, per contrastare gli incendi boschivi, trae origine dalla richiesta del 19 febbraio 1999 del presidente della regione Basilicata di proteggere aree di interesse naturalistico sia nella stessa Basilicata che nelle regioni limitrofe.
In accoglimento di tale richiesta il Dipartimento della protezione civile ha realizzato nell'estate del 1999 una sperimentazione utilizzando tre velivoli di tipo Dromader M/18/B.
In una nota del 14 giugno 1999 il predetto Dipartimento, rispondendo ad una lettera dell'Ambasciata della Repubblica di Polonia a Roma, con la quale veniva prospettato l'inserimento degli aerei polacchi nei futuri programmi di contrasto agli incendi boschivi, aveva precisato che con questa iniziativa si poteva realizzare un supporto aereo alle forze di terra per la difesa del patrimonio forestale, in attesa di una diversa e più omogenea standardizzazione del dispositivo antincendio in ambito regionale.
Durante la campagna antincendi boschivi dell'estate 1999, quindi, l'Avianord ha assunto il servizio sperimentale di concorso aereo antincendio in Basilicata, dal 1o luglio al 30 settembre 1999, impiegando tre velivoli Dromader M/18/B.
Inoltre, con decreto n. 2272 del 23 luglio 1999, il Dipartimento della protezione civile ha istituito una Commissione, i cui componenti sono referenti del Dipartimento stesso, della regione Basilicata, del Corpo Forestale dello Stato e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, incaricata di valutare l'efficacia del servizio di prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi.
Nelle sue valutazioni (riportate anche nella rivista «DPC Informa» del gennaio 2000 inviata a tutte le amministrazioni interessate, ai sensi della legge 31 dicembre 1996, n. 875), la predetta Commissione ha specificato che l'utilizzo dei Dromader M/18/B era possibile in ambito locale qualora non si disponesse di vettori più competitivi.
Il Dromader M/18/B, infatti, ha una scarsa flessibilità di impiego in quanto si rifornisce di acqua attraverso una apposita e complessa attrezzatura di supporto situata in specifici aeroporti e utilizza una tecnica di volo definita «sorveglianza armata», che consiste nel presidiare il territorio dall'alto con i serbatoi di estinguente pieni, pronti ad intervenire appena viene avvistato un incendio.
Tale tecnica, tuttavia, presenta una serie di importanti inconvenienti, quali l'elevato costo dovuto ad una attività di volo continua finalizzata alla ricognizione del territorio e la possibilità, da parte dei piromani, di creare incendi per scaricare il mezzo aereo, che per rifornirsi, deve abbandonare il territorio e rientrare alla base.
Con la legge-quadro 21 novembre 2000, n. 353, in materia di incendi boschivi, è stata prevista un'attività di coordinamento tra gli interventi aerei, di competenza del Dipartimento della protezione civile, e gli interventi di terra, di competenza delle regioni interessate, mentre la tecnica di «sorveglianza armata» è concentrata su un'azione prettamente aerea.
Inoltre dalla comparazione tra le prestazioni dei Dromader M/18/B e gli elicotteri Erikson S64 si è rilevato che la capacità del serbatoio d'acqua è di 2.000 litri nel Dromader M/18/B e di 9.000 litri nell'Erikson S64; che il tempo medio necessario tra un lancio e l'altro è di 30 minuti nel Dromader M/18/B e di 6 minuti nell'Erikson S64; che la quantità di acqua versata dopo 4 ore di volo è di 16.000 litri nel Dromader M/18/B e di 224.000 nell'Erikson S64 ed infine che il costo per litro di estinguente (miscela di acqua e sostanze contrastanti il fuoco) del Dromader M/18/B è molto superiore rispetto a quello dell'Erikson S64.
La Commissione, pertanto, è giunta alla conclusione che gli aerei Dromader non risultavano essere competitivi per svolgere un servizio secondo i parametri di cui alla legge-quadro in materia di incendi boschivi.


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Si deve, inoltre, considerare la scarsa flessibilità del supporto logistico del Dromader M/18/B che rende difficoltoso il suo impiego in una emergenza improvvisa che, invece, richiede un intervento in tempi rapidi.
La stessa società Avionard ha affermato che sono fondamentali, per la garanzia dei risultati, l'organizzazione e la preparazione delle basi e del personale a livello locale regionale, prima che il rischio incendi si manifesti.
La scelta degli Erikson S64, quindi, ha ricevuto ampio consenso da parte delle regioni Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Sardegna, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Puglia e Sicilia, che, proprio alla luce dei soddisfacenti risultati, hanno chiesto al Dipartimento della protezione civile di utilizzare la flotta aerea con i suddetti velivoli.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel notiziario mensile predisposto dal servizio per il controllo parlamentare della Camera dei Deputati, édito dalla Camera dei Deputati il 30 giugno 2004, nella tabella analitica per Ministero su atti inviati e atti attuati dall'inizio della XIV legislatura al 30 giugno 2004 emergono i seguenti dati:
il Ministero delle politiche agricole e forestali ha ricevuto 201 atti e ne ha attuati 30, con una percentuale di attuazione che viene indicata nella percentuale, effettivamente molto bassa, del 14,92 per cento;
è importante comprendere le ragioni per le quali la percentuale di attuazione è bassa, anche per il necessario prestigio che deve accompagnare l'attività del Ministero delle politiche agricole e forestali;
è altresì importante esprimere all'opinione pubblica le argomentazioni in ragione delle quali l'attuazione degli atti ha una complessità così elevata da rendere bassa la percentuale degli atti attuati -:
quali siano le ragioni oggettive che hanno condotto ad una percentuale di attuazione degli atti pervenuti pari soltanto al 14,92 per cento.
(4-10966)

Risposta. - L'interrogazione in esame pone l'accento sulla parziale attuazione da parte del ministero delle politiche agricole e forestali degli impegni assunti in sede di discussione ed approvazione degli atti di controllo e di indirizzo politico.
Al riguardo, come si evince anche dalle ultime pubblicazioni del Servizio per il Controllo Parlamentare, emerge chiaramente che l'amministrazione sta operando in linea con gli impegni assunti; ciò che è mancato in una prima fase è stato solo una puntuale comunicazione.
Infatti, nelle ultime pubblicazioni la percentuale del rapporto tra gli atti inviati all'amministrazione e le note di attuazione ha registrato un notevole aumento.
Si assicura, comunque, che l'amministrazione continuerà ad operare in linea con gli impegni assunti e ad assicurare una puntuale comunicazione al Servizio per il Controllo Parlamentare.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

FOTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Can Pakdamar, nato a Mannheim (D), il 23 marzo 1973, di cittadinanza turca, residente a New York (USA) al 440 Broadway - 11211 Brooklyn, ha richiesto al Consolato italiano di New York il visto turistico, per poter trascorrere un periodo di vacanza massimo di tre mesi in Italia;
detto visto non risulta essere stato rilasciato, ricorrendo ad argomentazioni speciose, quali quella che il Pakdamar


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avesse un bilancio di conto poco elevato per ottenere un visto di tre mesi;
a prescindere dal fatto che lo stesso aveva a disposizione traveller's checks in misura sufficiente a far fronte a detto soggiorno, rimane il fatto che era stata prestata idonea fidejussione bancaria a favore del Pakdamar, per superare ogni qualsiasi obiezione -:
se e quali iniziative intenda adottare presso il Consolato italiano di New York, affinché la richiesta di visto turistico avanzata dal Pakdamar sia accolta con l'urgenza che il caso conclama.
(4-10550)

Risposta. - Il signor Can Pakdamar, cittadino turco, ha richiesto al consolato generale d'Italia in New York un visto turistico della durata di tre mesi.
Sulla base della documentazione prodotta, la sua posizione lavorativa, che, come noto, deve essere accertata al fine di valutare l'effettivo interesse al rientro al termine del periodo di validità del visto, è apparsa non definita, in quanto la lettera del datore di lavoro non specificava, come richiesto, l'ammontare annuo dello stipendio, il periodo di ferie concesse e la data di ritorno al lavoro.
Inoltre, al fine di documentare la propria disponibilità di adeguati mezzi economici di sostentamento per un soggiorno di tre mesi, il signor Pakdamar ha presentato solo alcuni estratti conto bancari, che sono risultati del tutto insufficienti. Egli non ha invece mostrato allo sportello i
traveller's cheques, di cui al testo dell'interrogazione, limitandosi ad aggiungere di avere altri risparmi in contanti, senza peraltro fornire la relativa documentazione. Non è stata prodotta inoltre, inizialmente, la prescritta assicurazione sanitaria.
Alla luce di tale insufficiente documentazione, il consolato generale in New York ha dovuto rilevare i presupposti di un elevato rischio di immigrazione illegale e non ha pertanto potuto procedere al rilascio del visto richiesto.
Successivamente, la dottoressa Francesca Sofia Chiapponi, cittadina italiana, ha contattato il consolato generale in New York, impegnandosi a fornire le prescritte garanzie sul soggiorno in Italia del predetto cittadino turco. Sulla base di tale impegno, il consolato generale è pienamente disponibile a ricevere nuovamente il signor Can Pakdamar con la documentazione completa, al fine di procedere al rilascio del visto.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

GASPERONI, ARMANDO COSSUTTA e LUSETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 20 ottobre 2003 gli interroganti hanno presentato al Ministro dell'interno e al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, l'interrogazione 4-07753, riguardante la proposta di riconoscimento dello stato di emergenza per i danni alle infrastrutture della provincia di Pesaro o Urbino;
l'iter di tale interrogazione non è stato ancora concluso;
tale riconoscimento è stato concesso, per molti comuni della Regione Marche, dal Ministro delle politiche agricole e forestali per i danni subiti dalle colture (a.c. 4-07763);
il Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino ha ricevuto una nota del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, in cui si rappresenta che «sulla base dei sopralluoghi ed accertamenti emersi non sussistono i presupposti per il riconoscimento dello stato di emergenza non essendosi ravvisata alcuna situazione di pericolo imminente per la pubblica e privata incolumità sulle strade provinciali -:
vista la grande quantità di strade dissestate, come è spiegabile il non voler riconoscere l'evidenza;
se non ritenga indispensabile riconsiderare il tutto attraverso l'esercizio di un nuovo sopralluogo assieme ai tecnici della Provincia di Pesaro e Urbino.
(4-08900)


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Risposta. - Come già menzionato nella risposta del 25 marzo 2004 all'atto di sindacato ispettivo n. 4-07753, la regione Marche, a causa dei dissesti idrogeologici causati dalla prolungata siccità dell'estate 2003, ha inoltrato, con nota n. 6915 del 5 dicembre 2003, una richiesta per la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri.
A seguito di tale istanza il Dipartimento della Protezione Civile ha effettuato, in data 16 dicembre 2003, un sopralluogo, congiuntamente con i tecnici della provincia di Pesaro ed Urbino e della regione Marche, per verificare i danni causati nei territori delle province di Pesaro ed Urbino e la sussistenza dei presupposti di cui all'articolo 2, comma 1, lettera
c), necessari per la delibera dello stato di emergenza.
La situazione di dissesto riscontrata sulla base dei rilievi tecnici, tuttavia, non risultava essere di estensione e di entità tale da richiedere il ricorso a mezzi e poteri straordinari e rientrava, pertanto, nell'ambito delle competenze dell'amministrazione regionale.
Inoltre, si precisa, che durante il sopralluogo del 16 dicembre 2003 sono stati visitati i luoghi che i tecnici della provincia avevano segnalato come caratterizzati da particolare criticità, ma i dissesti delle strade provinciali sembravano essere soltanto parzialmente collegabili alla siccità e non è stata rilevata alcuna situazione di pericolo imminente per la incolumità pubblica e privata.
Pertanto, in mancanza di nuovi elementi di cui, allo stato, non si ha notizia, non si può che confermare le valutazioni precedentemente formulate e non si ritiene necessario effettuare un nuovo sopralluogo.
Sulla base delle predette considerazioni si evidenzia che la situazione climatica e le latitudini proprie della nostra penisola raramente consentono di rilevare una correlazione tra dissesti idrogeologici provocati da uno stato di siccità e danni così ingenti da mettere in pericolo la pubblica e privata incolumità.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

LA GRUA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Lottomatica Italia Servizi S.p.A. del gruppo Lottomatica, tramite i suoi terminali installati presso rivendite di tabacchi, bar e locali pubblici, gestisce, oltre al gioco del lotto, anche altri servizi come pagamento tasse automobilistiche, ricariche telefoniche ed altro;
proprio con riferimento al servizio di ricariche telefoniche, numerosi ricevitori lottomatica sono andati incontro a spiacevoli inconvenienti in quanto si sono visti addebitare operazioni di ricarica che in effetti non sono state effettuate;
gli inconvenienti suddetti si sono verificati tutte le volte che, a seguito di ricarica non portata a termine, o comunque fallita, pur in presenza, dunque, di operazione non conclusa e pur in presenza di scontrini in negativo emessi dal computer, tali operazioni sono state addebitate al ricevitore;
la percentuale di operazioni non concluse, ma con contestuale addebito del relativo importo al ricevitore, è notevole in tutto il territorio nazionale e sta mettendo in crisi un intero settore;
la riscossione di tali importi da parte della Lottomatica Italia Servizi S.p.A. per operazioni mai portate a termine, potrebbe costituire - se accertata - un tipico indebito che imporrebbe il rimborso in favore dei ricevitori;
le numerose segnalazioni e richieste di rimborso effettuate dagli aventi diritto alla Lottomatica Italia Servizi S.p.A. non hanno avuto alcun riscontro;
il danno economico subito dai ricevitori è considerevole ed ha arrecato grave danno al settore -:
se non ritenga opportuno disporre immediati accertamenti per verificare se il comportamento della Lottomatica Italia Servizi S.p.A. nei confronti dei ricevitori sia legittimo;


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se le somme addebitate ai ricevitori sono state trasferite ai gestori di telefonia mobile a fronte di prestazioni non rese;
se si ravvisano responsabilità a carico della Lottomatica Italia Servizi S.p.A. e in caso positivo quali provvedimenti intende adottare a tutela dei ricevitori.
(4-09344)

Risposta. - In riferimento alla problematica posta con l'interrogazione cui si risponde è necessario, innanzitutto, precisare che l'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) esercita, nei confronti della Società Lottomatica, il controllo e la vigilanza in modo da garantire le prerogative statali inerenti il gioco del lotto; in buona sostanza, l'Amministrazione vigila affinché la raccolta del gioco avvenga con efficienza e capillarità.
La Società Lottomatica, tramite la Società Lottomatica Italiana Servizi spa, espleta, tuttavia, oltre alla raccolta del gioco, altri servizi, tra i quali il pagamento delle tasse automobilistiche, il pagamento del canone Rai, nonché le ricariche telefoniche dei telefoni cellulari, sui quali l'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato non ha poteri di vigilanza.
Ad ogni buon conto, nonostante la carenza di poteri dell'AAMS in ordine al rapporto in questione, quest'ultima ha ritenuto opportuno intervenire presso la Società Lottomatica al fine di acquisire, comunque, opportuni chiarimenti.
In proposito, la predetta Società ha comunicato, in via preliminare, che il servizio relativo alle ricariche telefoniche
on line, svolto dalle tabaccherie/ricevitorie del lotto attraverso Lottomatica Italia Servizi (LIS) assume, nell'attuale contesto commerciale, particolare importanza per i tabaccai che sono in grado di offrire presso il proprio esercizio questa moderna e popolare modalità di vendita. La soddisfazione dei tabaccai deriva anche dal fatto che la vendita delle ricariche telefoniche viene effettuata assicurando loro la quasi totalità del margine di guadagno riconosciuto a LIS dai Gestori (Tim, Vodafone, Wind).
Per rappresentare il livello di «sicurezza» del sistema di vendita
on line delle ricariche telefoniche, la Società ha precisato che tutti gli importi ricevuti dai tabaccai/ricevitori e relativi alle ricariche, al netto dei compensi dei rivenditori, vengono direttamente riversati ai Gestori. Pertanto, il riscontro dell'esatta corrispondenza fra acquisti e vendite è garanzia del fatto che non possano esserci addebiti non dovuti, né ricariche non pagate.
Con riferimento al caso specifico posto dall'interrogante, la predetta Società ritiene che il dubbio sugli addebiti per operazioni non andate a buon fine possa legittimamente sorgere nel caso in cui le procedure non sono perfettamente conosciute, infatti, in sporadici casi, si è reso necessario offrire chiarimenti in merito agli stessi tabaccai.
Nell'ambito delle procedure di esecuzione delle ricariche, era prevista, infatti, l'ipotesi in cui l'operazione di ricarica fosse stata interrotta o non andata a buon fine.
In tali casi, il tabaccaio/ricevitore doveva procedere secondo la procedura prevista (e da tutti utilizzata) all'annullamento dell'operazione, servendosi dello scontrino dal quale risultava la non validità della transazione; ciò al fine di evitare il consolidarsi successivo di queste operazioni.
Tale procedura, a far data dal 1o aprile 2004, non è più richiesta perché la LIS, attraverso una nuova procedura automatizzata, annulla direttamente le transazioni non valide. Tale nuova procedura è stata richiesta dai ricevitori per motivi di semplificazione dell'attività ed è stata resa operativa dopo la fase di collaudo.
La società Lottomatica precisa che il problema di un possibile addebito di operazioni, apparentemente non andate a buon fine, non sussisteva nemmeno prima; inoltre, il sistema di gestione di LIS contabilizza al tabaccaio/ricevitore solo le ricariche che si sono già consolidate presso il Gestore di telefonia. Conseguentemente, non si è mai potuto verificare il caso di una richiesta di pagamento al tabaccaio per ricariche non effettivamente ricevute dal Cliente (titolare dell'utenza telefonica) e pagate al Gestore.
La Società ritiene, pertanto, che la genesi dei dubbi che possono indurre al timore di addebito delle ricariche non andate a buon fine, vada ricercata nelle operazioni che


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erroneamente vengono effettuate su numeri inesistenti o su utenze non abilitate.
Tali operazioni, per le quali nemmeno prima del 1o aprile 2004 era richiesta l'operazione di annullamento, non provocavano alcun addebito al tabaccaio/ricevitore perché il sistema, non potendo generare la ricarica, annullava automaticamente l'operazione.
In tali casi, però, sul riepilogo giornaliero del singolo ricevitore viene indicata l'operazione, in quanto il sistema provvede alla sua eliminazione a fine giornata. Per un riscontro è, infatti, sufficiente controllare il riepilogo del giorno seguente.
Con riferimento, infine, al fatto che non vi siano stati rimborsi per le presunte anomalie lamentate dall'interrogante, la Lottomatica Italia Servizi ha comunicato di non aver mai ricevuto alcuna richiesta in merito.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.

MARTELLA. - Al ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
anche quest'anno la Filiale delle Poste Italiane s.p.a. di Venezia ha provveduto a chiudere il turno pomeridiano degli uffici postali, per poter garantire le ferie del personale. Il dato eclatante è che rispetto alla scorsa estate 2003 l'ufficio postale di S. Donà di Piave di fatto chiude, con il solo intervallo dovuto a maggior apertura per legge della scadenza ICI, dal 14 giugno all'11 settembre, chiusura che penalizza fortemente non solo il comune di S. Donà di Piave, ma l'intero territorio del Veneto Orientale;
questo ufficio è l'unico del territorio della Venezia orientale rimasto anche nel turno pomeridiano, escludendo l'ufficio di Lido di Jesolo che nel periodo estivo è impraticabile, in quanto caricato dalle presenza stagionali, e difficilmente raggiungibile per l'ovvio aumento di traffico su strada;
negli ultimi anni abbiamo assistito alla chiusura dei turni pomeridiani degli uffici di Concordia Sagittaria, S. Stino di Latenza, Portogruaro e perfino di quelli di località balneari come Carole e Bilione, con enorme difficoltà per gli utenti che si trovano costretti a spostare le loro richieste di servizi in uffici limitrofi delle province di Pordenone, Udine e Treviso;
da quando l'ufficio sopra ricordato è stato chiuso nel turno pomeridiano ci sono state diverse proteste da parte dei cittadini, soprattutto per il fatto che la chiusura non ha garantito un livello di servizio reso al pubblico nemmeno minimamente accettabile, con pochi sportelli aperti e continue code -:
di quali informazioni disponga il ministro circa le motivazioni del provvedimento di una chiusura estiva così lunga all'interno di un territorio vasto e quali iniziative intenda adottare presso Poste Italiane S.p.A., nell'ambito delle proprie prerogative e competenze, perché si ponga termine al disservizio che risulta essere fortemente penalizzante per i cittadini e le attività produttive del territorio della Venezia orientale.
(4-10609)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno rammentare che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, la gestione aziendale rientra nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste Italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.


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Ciò premesso, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante si è provveduto ad interessare la società Poste Italiane la quale, in relazione alle motivazioni che hanno suggerito l'intervento di razionalizzazione estiva nei confronti dell'ufficio postale di San Donà di Piave (Venezia), ha comunicato quanto segue.
Tale intervento è scaturito dall'analisi dei flussi di traffico che, durante il periodo estivo, risultano particolarmente esigui, anche a causa del limitato movimento turistico che registra la località in esame.
Secondo quanto riferito, grazie al citato intervento di razionalizzazione è stato possibile utilizzare in maniera più proficua il personale, applicandolo ad esempio in altri uffici postali ubicati in località a più forte richiamo turistico e quindi con maggiori richieste di servizi.
A completamento d'informazione, la concessionaria ha comunicato che nel territorio in esame rimangono operativi tre uffici postali, il cui personale è stato incrementato in concomitanza della sospensione del turno pomeridiano dell'ufficio postale di San Donà e presso i quali, al fine di soddisfare specifiche esigenze della clientela, è stato reso operativo anche uno sportello
business cioè dedicato, in via preferenziale, alle operazioni connesse alle attività delle aziende.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

MARTELLA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
le istituzioni locali, le categorie economiche e produttive, l'Associazione degli Albergatori, dei commercianti sono intervenute nel corso delle ultime settimane per protestare sulla qualità del servizio reso dall'Ufficio postale di Bibione. Oggetto delle proteste sono le code continue e i tempi di attesa snervanti e eccessivi, il ritardo di consegna della corrispondenza in una spiaggia tra le più importanti d'Italia;
l'ufficio postale di Bibione, fino a qualche tempo fa era aperto su doppio turno sia d'estate che d'inverno. Successivamente, è stato soppresso durante l'inverno il turno pomeridiano, e negli ultimi anni lo stesso turno è stato chiuso durante il periodo estivo definitivamente. Poste Italiane S.p.A. ha quindi razionalizzato l'arco temporale di apertura dell'ufficio al ribasso ma non ha provveduto ad istituire un unico turno di lavoro con tutti i necessari sportelli aperti, anzi il personale di sportelleria è ormai ridotto a 4 unità più un part time. Inoltre, per quanto riguarda il settore recapito ci sono solo quattro portalettere ed è stata tolta l'unità addetta allo smistamento ed avvio della corrispondenza proprio in questi ultimi mesi;
la quantità di personale addetto sia per il servizio di recapito che di sportelleria è la stessa per tutto l'anno. Elemento questo, secondo l'interrogante inconcepibile soprattutto se si pensa all'aumento di presenze legate alla stagione estiva e alla necessità di prevedere in particolare per gli uffici balneari un «doppio regime» di personale legato alle esigenze stagionali;
rispetto alla situazione del personale addetto sia alla sportelleria che al recapito nella provincia di Venezia, le organizzazioni sindacali da tempo hanno segnalato situazioni gravi ed insostenibili, che hanno determinato scioperi e mobilitazioni -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione e se non ritenga necessario intervenire, nell'ambito delle proprie competenze e prerogative, nei confronti delle Poste Italiane S.p.A., affinché sia posto termine al disservizio che risulta essere fortemente penalizzante per i cittadini, i turisti e le attività economiche e produttive della località di Bibione.
(4-10618)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno rammentare che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, la gestione aziendale


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rientra nella competenza degli organi statutari della società.
Il ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste Italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, si è provveduto ad interessare la società Poste Italiane la quale, in relazione ai disguidi che si sarebbero verificati nell'ufficio postale di Bibione (Venezia) ed alla quantità di personale applicato, ha comunicato quanto segue.
A seguito delle analisi dei flussi di traffico, l'azienda ha già provveduto ad incrementare il numero delle unità applicate durante il periodo estivo nell'ufficio postale in esame, potenziando soprattutto i settori ove maggiormente si concentrano le richieste della clientela.
Quanto all'attività di recapito, la stessa società ha reso, poi, noto che, durante i mesi di giugno e luglio, le quattro zone, in cui è ripartito il territorio in esame, sono state servite da altrettante unità.
Secondo quanto riferito, inoltre, l'azienda in occasione di scadenze particolari quali ad esempio le consultazioni elettorali, ha provveduto ad incrementare ulteriormente la quantità di personale applicato al fine di fronteggiare l'incremento dei flussi di traffico.
A completamento d'informazione, la concessionaria ha comunicato di aver dato la più ampia disponibilità all'amministrazione comunale della località in argomento, per approfondire, tempestivamente, soluzioni operative idonee a migliorare la qualità del servizio.
In conclusione la società Poste Italiane ha fatto presente che la collaborazione con le amministrazioni comunali è risultata, finora, di fondamentale importanza e, in alcuni casi, determinante, come dimostrano i numerosi esempi di intese, accordi e convenzioni già stipulati con vari comuni, che hanno consentito di soddisfare le più eterogenee esigenze della clientela, rispettando nel contempo l'imprescindibile equilibrio gestionale dell'azienda.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

MESSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere:
se corrisponda al vero che un bambino di Monterotondo sia stato colpito da meningite (Guidonia Oggi - 3 maggio 2003);
in caso di risposta affermativa, quali iniziative siano state assunte dalla Asl RMG e dal Comune per evitare possibili contagi.
(4-07392)

Risposta. - Si risponde all'atto parlamentare in argomento sulla base degli elementi acquisiti dalla prefettura - Ufficio Territoriale di Governo di Roma, presso la competente Direzione regionale programmazione sanitaria e tutela della salute del dipartimento sociale della regione Lazio.
In data 26 aprile 2003, presso il Pronto Soccorso del presidio ospedaliero di Monterotondo veniva visitato il minore S.P., al quale era diagnosticata una «sospetta meningite meningococcica»; successivamente si provvedeva al suo trasferimento presso l'Ospedale «Bambin Gesù» di Roma, notificando il caso al dipartimento di prevenzione della ASL RM G.
In data 28 aprile 2003, inoltre, ne veniva data comunicazione all'agenzia di sanità pubblica ed al servizio materno infantile, non sottoponendo, tuttavia, a chemioprofilassi i contatti scolastici, per la chiusura della scuola per le vacanze pasquali.


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Contestualmente il dipartimento di prevenzione forniva le necessarie indicazioni sulla meningite e sulla relativa profilassi alla direzione didattica coinvolta; veniva, comunque, avviata un'indagine epidemiologica, dalla quale risultava che i contatti, avuti dal minore, con familiari e amici, riguardavano 26 persone; tutti i soggetti sono stati tenuti sotto controllo, e a sei persone è stata consigliata la terapia antibiotica.
Gli esiti delle analisi effettuate presso l'Ospedale «Bambin Gesù» sono risultate negative.
Alla riapertura della scuola, è stata svolta attività di ulteriore informazione sanitaria, alla presenza del direttore didattico e del medico del dipartimento materno infantile.
La direzione regionale citata ha precisato che il sistema di sorveglianza sanitaria, attivato con riferimento allo specifico episodio, non ha evidenziato ulteriori casi accertati o sospetti di meningite meningococcica.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

MIGLIORI. - Al Ministro per le politiche comunitarie, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con sentenza del 19 giugno 2003 la Corte di giustizia europea si è pronunciata nella causa C-110/01 per l'equipollenza dei titoli comunitari;
in particolare, stante la suddetta sentenza, sono da considerarsi equipollenti i titoli di odontoiatria portoghesi dell'Università di Lisbona conseguendo automaticamente per tutta Europa la reciproca possibilità di svolgere attività professionale;
nonostante la chiarezza di tale sentenza in data 3 luglio 2003, il direttore dell'ufficio del Dipartimento per l'ordinamento sanitario del Ministero della salute inviava al legale di alcuni medici, che chiedevano il rispetto e relativa concretizzazione di tale sentenza, una missiva con Prot. 00/2003/7609 nella quale si rinviava tale atto dovuto ad una stravagante richiesta alle autorità portoghesi di «conferma del rispetto di tutte le condizioni prescritte per beneficiare di un eventuale riconoscimento» -:
i motivi per i quali il Ministero della salute continui a rifiutare l'applicazione di una sentenza della Corte di giustizia europea esponendo l'Italia ad una immagine scarsamente ossequiosa di deliberati comunitari proprio nel semestre di guida italiana della UE e tra l'altro determinando le condizioni giuridiche di controversia giudiziaria che penalizzeranno il nostro erario;
se non sia considerabile come irrispettosa ed offensiva nei confronti delle Autorità accademiche e istituzionali portoghesi una interferenza indebita, nei confronti delle decisioni dell'Università di Lisbona quale quella che si annuncia nella lettera di cui si è detto sopra da parte del Ministero della salute che si auspica sia da considerare semplice infortunio;
in cosa consisterebbe la verifica annunciata sulla suddetta lettera;
se Università italiane sono state altrettanto «verificate» da autorità governative della UE e, quali eventuali passi in merito sono stati intrapresi dal nostro Governo in merito;
se non si reputi opportuno ed urgente un pieno e compiuto adempimento da parte del Ministero della salute della sentenza della Corte di giustizia europea nei confronti di ogni tipo di fattispecie di titolo odontoiatrico valido nei Paesi comunitari.
(4-07387)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in argomento, a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri.
La sentenza della Corte di Giustizia europea del 19 giugno 2003, resa nella causa C - 110/01, ha disposto in merito ad


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un titolo di medico, conseguito in uno Stato extra-comunitario (Algeria), riconosciuto da uno Stato comunitario (Belgio) e del quale era stato successivamente richiesto il riconoscimento in Francia, con esito negativo.
La legislazione comunitaria in materia è regolata dalla direttiva 93/16/CEE del Consiglio Europeo, intesa ad agevolare la libera circolazione dei medici e il reciproco riconoscimento dei diplomi, certificati ed altri titoli che danno accesso all'esercizio dell'attività medica, compresa quella specialistica; tale direttiva è stata recepita nel nostro ordinamento con il decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368.
Nella citata direttiva, che codifica in un Testo unico le precedenti disposizioni in materia (direttive 75/362-363/CEE e 86/457/CEE), viene sancito il divieto di qualsiasi trattamento discriminatorio, basato sulla nazionalità, ed attuato attraverso il mancato rilascio di autorizzazione all'esercizio della professione.
Per quanto riguarda la formazione del medico specialista, è stata rilevata la necessità di procedere al reciproco riconoscimento dei titoli di formazione, nell'ipotesi che costituiscano una condizione per l'utilizzo di un titolo di specializzazione.
Sulla base del criterio del reciproco riconoscimento, è stata attribuita uniformità al percorso formativo del medico specialista (requisiti essenziali concernenti l'accesso alla formazione specializzata, la relativa durata minima, il sistema di controllo).
L'organo giurisdizionale europeo, nella sentenza in questione, ha specificato, in particolare, che qualora la formazione medica sia stata conseguita - in parte o prevalentemente - in un Paese terzo, lo Stato membro rilascia il diploma, fatta salva la convalida del percorso formativo sulla base dei criteri dettati dalla normativa comunitaria.
Qualora emergano elementi che mettano in dubbio l'autenticità del diploma o la sua conformità alla normativa vigente, è possibile presentare una domanda di verifica alle autorità dello Stato membro che ha emesso il diploma di cui trattasi.
Il Ministero della Salute, nel prendere atto della citata pronuncia della Corte di Giustizia europea, ha richiesto all'autorità portoghese competente - l'Ordem Dos Médicos Dentistas di Porto - il rilascio di una certificazione che attestasse la conformità del titolo, conseguito dai soggetti interessati, ai requisiti indicati nell'articolo 3, lettera 1, della direttiva 78/686/CEE e nell'articolo 2 della direttiva 78/687/CEE.
Tale richiesta non è in contrasto con quanto disposto nella citata sentenza, e non produce effetti discriminatori rispetto agli odontoiatri in possesso di titoli interamente comunitari.
Dalla lettura del punto 2) del dispositivo della sentenza («le autorità dello Stato membro ospitante sono vincolate da un certificato emesso conformemente all'articolo 9, n. 5, della direttiva 93/16, che attesta che diploma di cui trattasi è equiparato a quelli le cui denominazioni figurano agli articoli 3, 5 o 7 della stessa direttiva e sancisce una formazione conforme alle disposizioni del suo titolo III») risulta che l'obbligo, per gli Stati membri, del riconoscimento automatico di titoli comunitari, anche laddove la formazione sia stata ricevuta prevalentemente in un Paese terzo, è subordinato alla presentazione del suddetto certificato.
Non è possibile prescindere da tale documento ai fini dell'autorizzazione all'esercizio professionale nello Stato, al quale viene presentata la domanda di riconoscimento del titolo.
Appare utile, pertanto, allegare l'atto con cui la Commissione europea ha provveduto ad individuare le Autorità competenti a rilasciare le certificazioni di cui trattasi, nonché i modelli delle attestazioni che i singoli Stati - tra cui, per il Portogallo, l'Ordem Dos Médicos Dentistas - redigono, ai fini della circolazione in un altro Stato Membro, di medici, odontoiatri ed altri operatori sanitari comunitari in possesso del titolo comunitario (All. n. 1 e 2)
(disponibile presso il Servizio Assemblea).
Gli adempimenti a carico degli interessati, previsti dalla normativa comunitaria e da quella nazionale di recepimento, costituiscono strumenti di garanzia, allo scopo


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di consentire l'esercizio delle professioni mediche o similari solo ai soggetti, che risultano in possesso dei necessari requisiti di formazione professionale.
Per quanto riguarda il caso citato dall'interrogante, il ministero degli affari esteri ha comunicato che esiste «un elemento di perplessità sulle procedure di riconoscimento attuate in Portogallo in quanto in tale Paese una domanda di riconoscimento accademico ha esito in soli quindici giorni, periodo che appare insufficiente ad una adeguata istruttoria e verifica dei percorsi formativi che hanno preceduto il rilascio dei titoli (le direttive comunitarie e le convenzioni intergovernative in materia, da ultimo la Convenzione congiunta UNESCO-Consiglio d'Europa di Lisbona dell'11 aprile 1997, indicano in 3 o 4 mesi il periodo congruo per l'iter di riconoscimento dei titoli abilitanti a professioni).
Inoltre, per quanto riguarda i titoli in odontoiatria rilasciati in Portogallo a seguito di riconoscimento di precedenti diplomi emessi da Paesi terzi, sono emerse alcune situazioni di grave e fondato dubbio circa l'adeguatezza dei controlli, effettuati dalle autorità accademiche portoghesi, sulla conformità alla specifica direttiva concernente gli odontoiatri, dei titoli ottenuti presso istituzioni universitarie dell'Ecuador, della Lettonia e della Croazia da cittadini italiani senza curriculum regolare e completo.
I soggetti in questione, si rivolgevano all'Università di Lisbona per ottenere un titolo accademico portoghese, sulla base del quale si iscrivevano al locale albo professionale degli odontoiatri, richiedendo successivamente l'autorizzazione all'esercizio professionale in Italia.
I dubbi sulle verifiche effettuate in alcuni Paesi comunitari (in particolare Spagna e Portogallo) sui requisiti di formazione dei titolari di diplomi in odontoiatria rilasciati da Paesi terzi, sono stati confermati da un'indagine del Comando Carabinieri per la Sanità, di cui fa stato un rapporto in data 5 maggio 1999 diramato alle Rappresentanze Diplomatiche italiane all'estero.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

PERROTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si evince da uncomunicato dell'ANSA del 10 dicembre 2003, Domenico Ronga, componente di segreteria nazionale Anaao Assomed, sostiene che il Ministro della Salute Sirchia e chi gli ha preparato il testo del decreto che nomina Raffaele Perrone Donnorso a Commissario Straordinario dell'istituto nazionale tumori Pascale, non hanno menzionato nella narrativa il decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288, in cui è previsto che «di Commissari Straordinari in carica alla data di entrata in vigore del presente decreto cessano all'insediamento dei primi Consigli d'Amministrazione». Così stando, il professore Raffaele Donnorso, nominato Commissario Straordinario dell'Irccs Fondazione Pascale, subentrerebbe al posto di Sergio Florio (tra l'altro nominato con lo stesso decreto Sirchia) destinato ad altro incarico. Inoltre l'esponente dell'Anaao Assomed ha sottolineato che «l'incarico di Commissario Straordinario di un Irccs non è incompatibile con altri incarichi professionali» -:
se il Ministro ritenga giusta la posizione dell'Assomed;
se il Ministro non ritenga che l'incarico di Commissario Straordinario dell'Irccs non sia compatibile con altro incarico pubblico.
(4-08476)

Risposta. - In merito all'interrogazione in cui si risponde, va precisato che la disposizione normativa riportata all'articolo 3, sesto comma del decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288, «I Commissari in carica alla data di entrata in vigore della presente legge cessano all'insediamento dei primi consigli di amministrazione» vuole sostanzialmente confermare la permanenza dell'organo di amministrazione straordinaria degli I.R.C.C.S., fino alla data di costituzione dei suddetti Consigli.
Per quanto riguarda il conferimento al professor Perrone Donnorso dell'incarico a commissario straordinario, si segnala che il decreto-legge 19 giugno 1997, n. 171, convertito


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in legge 31 luglio 1997, n. 258, recante disposizioni urgenti per assicurare la gestione degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, prevede per il Ministro della salute la potestà di nomina discrezionale, vincolata esclusivamente all'esigenza che le persone prescelte dispongano di «comprovata esperienza scientifica o amministrativa nel settore pubblico o privato» (articolo 1).
La norma, attribuendo al Ministro la valutazione circa la sussistenza del predetto requisito, senza prevedere, peraltro, ulteriori specifici criteri o vincoli o l'espletamento di una procedura selettiva, sancisce la natura fiduciaria del conferimento dell'incarico di commissario straordinario degli IRCCS, confermata, inoltre, dal comma 2 dello stesso articolo, laddove è previsto che «...i commissari straordinari e i vice commissari sono revocabili dal Ministro della salute in qualunque momento».
L'entrata in vigore del decreto legislativo n. 288/2003 non sostituisce la normativa prevista dal decreto-legge citato; in particolare non fa decadere il potere istituzionale di scelta del soggetto da preporre all'organo di amministrazione straordinaria, non potendosi ritenere, altresì, che l'articolo 3, sesto comma stabilisca una automatica conferma dei commissari straordinari in carica al momento dell'entrata in vigore del decreto legislativo.
Per quanto riguarda la questione della compatibilità con altri incarichi pubblici, si fa presente che, nel caso di specie, il precedente commissario straordinario - ingegner Sergio Florio - è stato nominato, in data 2 dicembre 2003, direttore generale dell'ASL n. 3 del Molise.
Tale incarico, diversamente da quello di commissario straordinario, viene espletato, ai sensi della normativa vigente, in regime di esclusività del rapporto di lavoro ed è, pertanto, incompatibile con la sussistenza di altro rapporto di lavoro, dipendente o autonomo (articolo 3-
bis, commi 8 e 10 decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modificazioni).
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

REALACCI, GENTILONI SILVERI e GIACHETTI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli italiani nel mondo, al Ministro per le politiche comunitarie. - Per sapere - premesso che:
dal 1966, nel Land dello Hessen in Germania, l'emittente radiofonica Hessische Rundfunk trasmette il programma di informazione settimanale Rendezvous in Deutschland che informa i cittadini tedeschi e stranieri immigrati, oltre che in lingua tedesca, anche in lingua italiana e in altre lingue europee;
tale trasmissione attiva da così lungo tempo costituisce ormai per i nostri connazionali residenti nello Hessen un punto di riferimento, tanto sotto il profilo culturale quanto sotto quello informativo. Inoltre, per come è concepito e condotto, il programma è diventato un ponte fra le diverse lingue e culture delle comunità presenti nello Hessen, che agisce in uno spirito del tutto conforme alla volontà di rafforzare l'integrazione all'interno dell'Europa; nel corso degli anni si è sviluppato fino a trasformarsi, da un «programma per i lavoratori stranieri», ad un vero e proprio sguardo sul mondo;
la direzione di Hessische Rundfunk ha immotivatamente deciso di ridurre da tre ore a cinquanta minuti il tempo della trasmissione, vanificandone totalmente la valenza informativa, per giunta spostandone la fascia oraria e riducendo a dieci minuti a settimana lo spazio dedicato alla lingua italiana in ogni programmazione;
allo stato, risulta che l'ultima trasmissione ad essere trasmessa secondo il precedente palinsesto dovrebbe andare in onda il 29 agosto 2004: dopo tale data il riassetto deciso dalla direzione dell'emittente cancellerà con un tratto di penna una presenza quarantennale decisamente importante per la nostra comunità nello Hessen;
contro questa decisione si è pronunciato con pubblica votazione il Consiglio Comunale di Francoforte sul Meno, capitale del Land dello Hessen, il quale ha


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altresì evidenziato come essa sia in aperta contraddizione con lo spirito europeo che la città simboleggia in quanto sede della Banca Centrale Europea -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati presso le autorità federali e regionali tedesche per esprimere il forte interesse del nostro Paese al mantenimento di uno strumento culturale di questa importanza, e per scongiurare una decisione che rischia di interrompere un servizio che per 40 anni ha favorito la crescita e l'integrazione della comunità italiana dello Hessen.
(4-10495)

Risposta. - In seguito alle notizie apparse sulla stampa tedesca circa l'abolizione da parte dell'emittente radiofonica «Hessischer Rundfunk» della trasmissione «Rendezvous in Deutschland», l'Ambasciata d'Italia in Germania nonché il Consolato Generale di Francoforte sul Meno si sono immediatamente attivati presso il presidente della regione Assia, Roland Koch, mostrando la loro preoccupazione per l'abolizione di una trasmissione plurilingue che, sin dagli anni sessanta, costituisce un punto di riferimento per tedeschi e stranieri interessati a temi culturali, sociali e politici che sono di particolare attualità nella Regione.
In particolare, l'Autorità consolare italiana, in una lettera del 14 maggio 2004, ha sottolineato come la decisione di abolire la trasmissione «Rendezvous in Deutschland», prevedendo una sua parziale sostituzione con trasmissioni di durata minore solo su
hr-skyline (il canale di «Hessischer Rundfunk» che trasmette via satellite), comporti una grave perdita per gli oltre 70.000 italiani residenti in Assia e sia in controtendenza rispetto alla volontà di questa regione di assumere un ruolo di sempre maggiore centralità nell'ambito dell'Unione Europea allargata.
La presidenza della regione Assia, con lettera del 21 maggio, pur condividendo le preoccupazioni espresse dalle autorità italiane e ritenendo che la trasmissione in oggetto abbia sino ad oggi offerto un contributo importante all'integrazione dei cittadini stranieri nella comunità locale, ha comunicato che motivi costituzionali non consentono alle suddette autorità di influire sulla programmazione dell'emittente radiofonica dell'Assia.
Ciò premesso, la presidenza della regione Assia ha invitato il direttore dell'emittente che trasmette
Rendezvous in Deutschland ad esaminare le considerazioni del nostro Consolato ed a fornire, se possibile, maggiori elementi di spiegazione rispetto a quelli apparsi sulla stampa.
Il direttore della «Hessischer Rundfunk», con una lettera del 21 giugno, ha spiegato che la decisione della Radio si inserisce nell'ambito di una più generale ristrutturazione dovuta ad una difficile situazione finanziaria. In particolare, in luogo della trasmissione
Rendezvous in Deutschland, l'emittente radiofonica offrirà su hr-skyline due trasmissioni dedicate alla tematica «migrazione ed integrazione» che comprenderanno, tra l'altro, notizie in lingua madre.
Attraverso queste trasmissioni, che si aggiungono alle trasmissioni
Weltzeit e Blickpunkt Europa in hr2 ed ai giornali radio la «Hessischer Rundfunk» ha detto di volere prestare la massima considerazione per gli interessi dei residenti europei in Assia e di continuare ad essere un foro di discussione per i cittadini tedeschi e stranieri, nonostante la difficile situazione finanziaria.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

RUSSO SPENA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 28 febbraio 2003 si terrà, dinanzi al tribunale di Pescara, l'udienza preliminare nel procedimento contro Dal Colle, D'Eramo ed Angelini, imputati di una serie di reati contro la pubblica amministrazione e contro la collettività in un settore socialmente molto delicato come quello sanitario;
sono in discussione, in questi giorni, le costituzioni di parte civile;


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l'interesse della statualità, della cittadinanza e della pubblica salute, bene primario costituzionalmente protetto, non possono che indurre tutti i livelli dell'Amministrazione alla costituzione di parte civile -:
come mai il Ministero della salute non abbia espresso la sua volontà di costituirsi parte civile e, nel caso in cui non avesse intenzione di costituirsi (ipotesi che appare all'interrogante impossibile e, comunque, di grande danno alla collettività), se non ritenga di rendere pubblici quali siano i motivi della scelta.
(4-05396)

Risposta. - La prefettura - ufficio territoriale del Governo di Pescara ha comunicato che, «a seguito delle indagini e degli accertamenti svolti dal comando provinciale della guardia di finanza di Pescara in relazione al procedimento penale n. 1545/98, su delega della procura della Repubblica, riguardanti presunte irregolarità nei rapporti tra la Casa di Cura «Villa Pini» di Chieti, l'assessorato alla sanità della regione Abruzzo e la ASL di Chieti, sono stati individuati i reati di truffa, falso, abuso d'ufficio e falso ideologico, commessi in concorso dall'assessore alla sanità pro-tempore della regione Abruzzo, professor Del Colle Vincenzo, dal direttore generale pro-tempore della ASL di Chieti, avvocato D'Eramo Mauro, dall'amministratore della Casa di Cura Villa Pini d'Abruzzo, dottor Angelini Vincenzo Maria, e da altri funzionari e professionisti sanitari.
In particolare:
a) è stato sottoscritto per l'anno 1995, tra la ASL di Chieti e la Casa di Cura Villa Pini, nelle persone del direttore generale ASL di Chieti e dell'Amministratore della Casa di Cura, un accordo di negoziazione, risultato essere ideologicamente falso;
b) sono stati fatturati dalla Casa di Cura Villa Pini, per gli anni 1995, 1996 e 1997, ricoveri di pazienti psichiatrici cronici, con tariffe diverse rispetto a quelle previste dalla vigente normativa nazionale e da quella regionale;
c) sono stati fatturati dalla Casa di Cura Villa Pini, per gli anni 1997, 1998 e 1999, trasferimenti interni di numerosi pazienti in continuità di ricovero, non consentiti dalla normativa vigente;
d) sono state fatturate dalla Casa di Cura Villa Pini, per gli anni 1997, 1998 e 1999, e indebitamente pagate dalla ASL di Chieti, prestazioni per specialità non autorizzate né accreditate».

A conclusione delle predette indagini - ha riferito la medesima prefettura - il pubblico ministero dottor Giuseppe Bellelli, sostituto procuratore, ha inviato, in data 26 aprile 2002, al giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Pescara richiesta di rinvio a giudizio n. 1545/1998, nei confronti di:
a) Vincenzo Del Colle, assessore pro-tempore alla sanità della regione Abruzzo per i reati di truffa aggravata continuata, falso ideologico in atto pubblico e abuso d'ufficio aggravato continuato;
b) Mauro D'Eramo direttore generale pro-tempore della ASL di Chieti, per i reati di truffa aggravata continuata, falso ideologico in atto pubblico e abuso d'ufficio aggravato continuato;
c) dottor Vincenzo Maria Angelini, amministratore della Casa di Cura Villa Pini, per i reati di truffa aggravata continuata, falso ideologico in atto pubblico e concorso in abuso d'ufficio aggravato continuato.

La prefettura ha comunicato, altresì, che la ASL di Chieti ha presentato atto di costituzione di parte civile, dichiarato nullo ed inammissibile dal codice in quanto privo dei requisiti formali e sostanziali previsti dall'articolo 78 del codice di procedura penale.
Con riguardo al quesito posto dall'interrogante si precisa pure che la costituzione di parte civile delle amministrazioni statali nei procedimenti penali deve essere autorizzata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 3 gennaio 1991, n. 3.


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Secondo orientamenti giurisprudenziali costanti, (specificatamente la sentenza sezioni riunite della Corte dei conti, n. 752 del 17 febbraio 1992) è demandata alla Presidenza del Consiglio dei ministri la decisione «se ed in quali procedimenti penali e per quali interessi da tutelare, l'amministrazione debba costituirsi parte civile nel processo penale».
Nel caso di specie, il ministero della salute ha provveduto ad acquisire gli elementi necessari per la quantificazione del danno, arrecato al Servizio Sanitario Nazionale, dai reati commessi dagli imputati.
In considerazione dell'entità di tale importo, con nota del 12 agosto 2003, è stata richiesta alla Presidenza del Consiglio dei ministri l'autorizzazione alla costituzione di parte civile nei confronti dei soggetti menzionati, nel procedimento penale in questione.
In data 9 settembre 2003, la Presidenza ha comunicato all'Avvocatura Distrettuale dello Stato dell'Aquila il rilascio della suddetta autorizzazione.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.

SABATTINI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
in data 1 luglio è pervenuta al Comune di Porretta Terme, come ad altri Comuni dell'Alto Appennino bolognese, una lettera di Poste Italiane che informa della riduzione del servizio postale in alcune frazioni nel periodo estivo;
l'informazione viene data in modo criptico non esplicitando che per alcuni uffici si va ad una chiusura di 15 giorni per mese da giugno a settembre
in questi anni, a fronte delle proteste delle amministrazioni locali di fronte a misure di chiusura di tal genere, si era convenuto di concertare e discutere preventivamente con esse da parte di Poste Italiane;
nessuna concertazione o discussione preventiva è mai stata sollecitata da parte di Poste Italiane in questa come in altre occasioni;
i cittadini delle frazioni di Castelluccio (Porretta Terme) hanno trovato gli uffici chiusi senza alcuna informazione da parte della Direzione;
l'Amministrazione Comunale ha formulato proposte alternative, quali ad esempio, l'apertura di un giorno la settimana nei periodi indicati di chiusura;
durante la stagione estiva tutte le località dell'Appennino bolognese, che sono turistiche, aumentano sensibilmente il numero della popolazione presente;
gli uffici postali, ancorché appartenenti ad una S.p.A., svolgono servizi pubblici;
secondo l'interrogante, non si può proseguire ulteriormente sulla strada della penalizzazione delle comunità di montagna che contribuiscono, al pari delle altre comunità, alla costruzione del reddito nazionale, molto spesso ricevendo in cambio servizi scadenti -:
quali iniziative intenda adottare a fronte di modalità riorganizzative così palesemente in contrasto con le funzioni di servizio pubblico di Poste italiane;
se non ritenga di proporre all'azienda di cessare dall'assumere decisioni inopinate senza alcuna consultazione preventiva con le istituzioni locali.
(4-10493)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno precisare che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, la gestione aziendale rientra nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste Italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti


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sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, allo scopo di disporre di elementi di valutazione in merito alla lamentata carenza di informazioni che avrebbe accompagnato le iniziative di razionalizzazione adottate in alcuni comuni dell'Appennino bolognese, si è provveduto ad interessare la società Poste Italiane la quale ha comunicato, in via preliminare, che gli interventi di razionalizzazione vengono resi operativi solo dopo attenta analisi delle specifiche esigenze della clientela, che l'azienda, per quanto possibile, cerca di soddisfare, nel rispetto delle insopprimibili esigenze connesse al proprio equilibrio gestionale.
A completamento d'informazione la società Poste Italiane ha, poi, reso noto che la comunicazione dell'adozione di iniziative di razionalizzazione viene normalmente data ai rappresentanti delle amministrazioni locali con congruo anticipo al fine di permettere ai sindaci dei comuni interessati, com'è avvenuto nella località in esame, di concordare con i rappresentanti territoriali, in considerazione di particolari esigenze della clientela, eventuali variazioni nelle giornate di apertura, mantenendo comunque inalterato il loro numero complessivo.
Secondo quanto precisato, l'azienda fornisce, altresì, tempestiva informazione alla clientela mediante affissione di appositi cartelli con l'indicazione delle giornate di apertura negli uffici postali interessati.
La stessa società ha fatto presente che l'ufficio postale di Castelluccio, frazione di Porretta Terme, di cui è cenno nell'atto in esame, già sottoposto ad un intervento di razionalizzazione a causa dell'esiguità dei flussi di traffico e quindi normalmente aperto al pubblico due giorni a settimana, durante il periodo estivo avrebbe dovuto osservare una chiusura di due settimane consecutive nei mesi di luglio ed agosto.
L'iniziale previsione aziendale è stata però oggetto di modifica a seguito di specifici accordi intercorsi tra il sindaco ed i rappresentanti territoriali dell'azienda i quali hanno valutato le peculiari esigenze della clientela del luogo ed hanno accordato una riduzione di due giornate del previsto periodo di chiusura del mese di agosto.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

SERENI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni nel land tedesco dell'Assia l'emittente radiofonica Hessisches Rundfunk trasmette il programma Rendezvous in Deutschland che informa in cinque lingue, tra cui l'italiano, i cittadini tedeschi e stranieri degli eventi settimanali;
il programma si è dimostrato prezioso per le comunità immigrate, che garantiscono un bacino d'ascolto di circa duecentocinquantamila persone, e in particolare per quella italiana, che ne beneficia sia sotto il profilo strettamente informativo che sotto quello della conservazione della lingua e della coesione culturale;
la direzione dell'emittente avrebbe deciso di ridimensionare da tre ore settimanali a cinquanta minuti il tempo di trasmissione e avrebbe il proposito di spostare il programma dalla fascia oraria mattutina a quella pomeridiana;
la riduzione a soli dieci minuti di trasmissione per ciascun idioma, come è stai annunciato, vanificherà a giudizio dell'interrogante gli aspetti positivi dell'esperienza maturata fino ad oggi;
la decisione contraddice palesemente le affermazioni del Presidente dell'Assia, ministro Roland Koch, che alcuni mesi fa ha sottolineato pubblicamente l'importanza dei media per l'integrazione degli immigrati -:
se non intenda assumere iniziative presso le autorità federali e regionali tedesche al fine di rappresentare il forte interesse del nostro Paese alla conservazione di un così importante strumento informativo e di scongiurare una decisione che di fatto penalizzerebbe gravemente la


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comunità italiana in un'area di forte e differenziata presenza di nostri connazionali.
(4-10190)

Risposta. - In seguito alle notizie apparse sulla stampa tedesca circa l'abolizione da parte dell'emittente radiofonica «Hessischer Rundfunk» della trasmissione Rendezvous in Deutschland, l'Ambasciata d'Italia in Germania nonché il consolato generale di Francoforte sul Meno si sono immediatamente attivati presso il presidente della regione Assia, Roland Koch, mostrando la loro preoccupazione per l'abolizione di una trasmissione plurilingue che, sin dagli anni sessanta, costituisce un punto di riferimento per tedeschi e stranieri interessati a temi culturali, sociali e politici che sono di particolare attualità nella regione.
In particolare, l'Autorità consolare italiana, in una lettera del 14 maggio 2004, ha sottolineato come la decisione di abolire la trasmissione
Rendezvous in Deutschland, prevedendo una sua parziale sostituzione con trasmissioni di durata minore solo su hr-skyline (il canale di «Hessischer Rundfunk» che trasmette via satellite), comporti una grave perdita per gli oltre 70.000 italiani residenti in Assia e sia in controtendenza rispetto alla volontà di questa regione di assumere un ruolo di sempre maggiore centralità nell'ambito dell'Unione Europea allargata.
La presidenza della regione Assia, con lettera del 21 maggio, pur condividendo le preoccupazioni espresse dalle autorità italiane e ritenendo che la trasmissione in oggetto abbia sino ad oggi offerto un contributo importante all'integrazione dei cittadini stranieri nella comunità locale, ha comunicato che motivi costituzionali noti consentono alle suddette autorità di influire sulla programmazione dell'emittente radiofonica dell'Assia.
Ciò premesso, la presidenza della regione Assia ha invitato il direttore dell'emittente che trasmette
Rendezvous in Deutschland ad esaminare le considerazioni del nostro consolato ed a fornire, se possibile, maggiori elementi di spiegazione rispetto a quelli apparsi sulla stampa.
Il direttore della «Hessischer Rundfunk», con una lettera del 21 giugno, ha spiegato che la decisione della Radio si inserisce nell'ambito di una più generale ristrutturazione dovuta ad una difficile situazione finanziaria. In particolare, in luogo della trasmissione
Rendezvous in Deutschland l'emittente radiofonica offrirà su hr-skyline due trasmissioni dedicate alla tematica «migrazione ed integrazione» che comprenderanno, tra l'altro, notizie in lingua madre.
Attraverso queste trasmissioni, che si aggiungono alle trasmissioni
Weltzeit e Blickpunkt Europa in hr2 ed ai giornali radio, la «Hessischer Rundfunk» ha detto di volere prestare la massima considerazione per gli interessi dei residenti europei in Assia e di continuare ad essere un foro di discussione per i cittadini tedeschi e stranieri, nonostante la difficile situazione finanziaria.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle comunicazioni, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
i dipendenti Telecom e Tim sono in subbuglio a causa delle esternazioni annunciate dal gruppo: si parla di circa 2.000 lavoratori che verranno ceduti a partire già dal prossimo mese di dicembre e per tutto il 2004, indirizzati verso altri soggetti, società a partecipazione o di completa proprietà Telecom;
l'assemblea nazionale dei delegati, il 18 novembre 2003, che ha fatto il punto della situazione, alla presenza dei vertici di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, ha deciso di indire 8 ore di sciopero nazionale da svolgere nel prossimo mese di dicembre;
non sono note all'interrogante le garanzie per i lavoratori che andranno a prestare le loro professionalità in altre


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realtà e se le decisioni di Telecom Italia siano sostenute da un piano industriale -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per i propri ambiti di competenza, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare la dignità, i diritti e le professionalità dei lavoratori coinvolti, dando loro risposte certe e rassicuranti ed evitando che lo «spezzatino» aziendale risulti dannoso allo sviluppo industriale.
(4-08126)

Risposta. - Al riguardo si premette che il dicastero interrogato risponde all'atto parlamentare in esame su incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Le società Telecom Italia e Telecom Italia Mobile, interpellate in merito al lamentato malcontento dei rispettivi dipendenti a causa di paventati trasferimenti in altre società a partecipazione o di proprietà di Telecom Italia, hanno comunicato quanto segue.
Il gruppo Telecom Italia ha definito con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, alcuni importanti accordi volti al raggiungimento, attraverso l'individuazione di alcuni interventi finalizzati allo sviluppo e alla revisione dell'assetto organizzativo, degli obiettivi del «Piano Industriale» fissati in coerenza con i criteri di competitività e di efficienza imposti dalle logiche di un mercato in progressiva evoluzione. Gli obiettivi aziendali, sinteticamente concernono il raggiungimento di un equilibrato assetto occupazionale e di un adeguato mix professionale; la focalizzazione dell'impegno operativo sulle cosiddette «attività centrali» e la conseguente previsione di iniziative volte ad affidare a terzi le attività considerate non essenziali.
Le logiche che sottendono alle iniziative di cessione di rami d'azienda mirano ad affidare a società di grande rilievo nazionale ed internazionale, che abbiano consistenza nello specifico settore di mercato, la gestione di attività che non rientrano tra quelle principali dell'azienda; l'adozione di tali strategie, oltre a consentire una riduzione dei costi, determina ripercussioni positive anche sulla qualità del servizio.
Stando a quanto comunicato, in tale ottica nel mese di gennaio 2004, è stata avviata una procedura ex articolo 47 della legge 428/90 per la cessione - che interesserà complessivamente 250 unità - del ramo d'azienda funzionalmente autonomo denominato
Document management (gestione corrispondenza, archivio documentale, fotoriproduzioni) in ambito Facility Management di Telecom Italia spa ed «EMSA Servizi spa», società del gruppo Telecom, alla Telepost spa, società partecipata da «TNT Mail», Pirelli Real Estate e Comdata.
Secondo quanto riferito l'esternalizzazione dei servizi ed il conseguente passaggio dei lavoratori ad altre società ha comportato una conflittualità interna ridotta al minimo in considerazione della partnership con società di notevole solidità industriale, il mantenimento del contratto delle telecomunicazioni e dei vari istituti ad esso correlati (assistenza sanitaria integrativa e fondo di previdenza integrativo), la previsione di garanzie di stabilità occupazionale, la formalizzazione di un contratto di servizio a lungo termine.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

SGOBIO e BELLILLO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
da qualche anno i prezzi del comparto orto-frutticolo, nelle zone di Gela, Niscemi e Vittoria, in Sicilia, hanno subito una continua contrazione che sta conoscendo il suo livello più negativo proprio in queste ultime settimane;
secondo gli agricoltori, che sono oramai esasperati per tale situazione, le cause alla base di questo tracollo sono da ricercare:
a) nella grande distribuzione, che impone le condizioni di vendita, operando di fatto in regime di quasi monopolio;
b) nell'ingresso di prodotti stranieri senza controlli, che spesso vengono commercializzati con il marchio «made in Italy»;


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c) nel percorso di filiera e intermediazione, oggi non controllabile, che allarga la forbice dei prezzi dalla produzione alla vendita al dettaglio, con ricariche che a volte superano il mille per cento;
le banche non sono disponibili a concedere crediti chiudendo così i canali di finanziamento indispensabili per le spese di gestione e ristrutturazione delle aziende agricole;
tale situazione, in un contesto come quello siciliano, che, dal punto di vista occupazionale, vive un'emergenza continua, rischia di innescare processi di disordine sociale difficilmente gestibili;
l'irritazione dei produttori sta accelerando l'abbandono delle campagne, con ricadute economiche negative sui bilanci di migliaia di famiglie;
gli stessi servizi connessi al settore agricolo (trasporti, vivai, industria della plastica e del concime) risultano essere in grave sofferenza;
a parere degli interroganti è necessaria la promozione dell'agricoltura come settore prioritario nel processo di sviluppo del paese -:
se non ritenga opportuno intervenire, presso i soggetti interessati, al fine di individuare correttivi e rimedi che possano innescare una rapida inversione di tendenza, utile a garantire l'esposizione dei doppi prezzi (acquisto e vendita) dei prodotti o di certificare in maniera scrupolosa e senza equivoci la qualità e la provenienza degli stessi, proponendo regole sulle importazioni che garantiscano i prodotti locali e che incentivino le imprese agricole che vogliano organizzarsi in cooperative e consorzi, per favorire una migliore commercializzazione dei prodotti in questione nei mercati nazionali ed europei.
(4-11151)

Risposta. - L'interrogazione in esame pone l'attenzione, in particolare, sulla crisi del settore ortofrutticolo siciliano, colpito nel corso dell'anno da una crisi con connotazioni di carattere strutturale.
L'amministrazione, al fine di un esame congiunto delle problematiche e delle possibili soluzioni, ha tenuto una serie di riunioni con tutti i soggetti interessati.
Riunioni che hanno portato alla constatazione che se da un lato non esiste un «provvedimento unico» in grado di porre riparo alla situazione venutasi a creare, dall'altro ha posto tutti d'accordo sulla necessità di interventi strutturali attraverso strumenti di breve e medio termine.
Gli strumenti di breve termine individuati sono:
a) interventi a sostegno del reddito dei produttori nelle aree interessate dalla crisi dei prezzi all'origine;
b) accordi interprofessionali tra gli operatori della filiera;
c) definizione di un Comitato di sorveglianza del mercato, a margine dell'Osservatorio prezzi al fine di valutare costantemente l'evoluzione dei prezzi ed intervenire tempestivamente in accordo con tutta la filiera;

Mentre, strumenti di medio termine sono:
d) le azioni dirette a favorire la pratica del riconoscimento dell'OI;
e) accordi di filiera che portino a contratti di filiera attraverso l'individuazione di pratiche commerciali innovative, contenute all'interno del Manuale di buone pratiche commerciali. Il Manuale individua la tracciabilità ai fini della qualità ma anche della trasparenza dei prezzi;
f) una campagna di comunicazione a sostegno del consumo del prodotto fresco;
g) una riforma del commercio;
h) la riforma dell'OCM.

Quanto, invece, ad interventi nell'immediato sono state adottate misure che interessano i diversi prodotti.
Infatti, sono stati già attivati per le pesche, le nettarine, l'uva da tavola ed il pomodoro gli interventi previsti dal Titolo


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IV del regolamento (CE) n. 2200/96, ai fini del ritiro del prodotto eccedentario.
Inoltre, si è convenuto di verificare in sede comunitaria se sussistono le condizioni per adottare misure di salvaguardia nei confronti delle importazioni dai Paesi terzi, visto che molte Regioni lamentano tra i fattori di crisi anche fenomeni di triangolazione nelle importazioni di prodotti ortofrutticoli provenienti da Paesi terzi, oltreché importazioni clandestine ed importazioni irregolari sul piano commerciale e sanitario.
Infine, l'amministrazione sta valutando la possibilità di provvedimenti finanziari urgenti, previa verifica, però, della compatibilità degli stessi interventi con la regolamentazione comunitaria del settore ortofrutticolo.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

SINISCALCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
un giovane cittadino italiano, Tommaso Cerrone, arrestato il 24 ottobre 2003 all'Aeroporto J.F. Kennedy di New York, è stato condannato dall'Autorità giudiziaria statunitense alla pena di dieci anni ed un mese di reclusione;
il Cerrone si è sempre protestato innocente in relazione alle ipotesi di reato contestate - legate a presunti traffici di stupefacenti - dichiarando di essere stato falsamente accusato da alcuni testimoni;
dal lontano ottobre 2003 il cittadino italiano è ristretto presso strutture penitenziarie statunitensi ed attualmente si trova recluso presso Fort Dix, nel New Jersey;
l'intera vicenda giudiziaria che ha riguardato il Cerrone ha evidenziato, comunque, prescindendo dal merito e dalla eventuale fondatezza delle accuse, la difficoltà del cittadino italiano di difendersi efficacemente in un delicato processo celebratosi negli Stati Uniti d'America;
anche attraverso una specifica iniziativa di sindacato ispettivo, l'interrogante (29 aprile 2003) aveva evidenziato le condizioni di degrado denunciate dal Cerrone - e riportate dalla stampa - allorché si trovava rinchiuso in una struttura carceraria della Virginia in attesa di giudizio;
attualmente, il perdurare della detenzione del cittadino italiano negli istituti di reclusione statunitensi, sta producendo una evidente penalizzazione anche per l'intero nucleo familiare costretto a patire considerevoli disagi nella assistenza del congiunto;
sarebbe stata già attivata da parte dei legali del giovane Cerrone la richiesta di applicazione del Trattato di Strasburgo che consentirebbe al cittadino detenuto di essere trasferito nel proprio Paese;
sia l'Ambasciata d'Italia a Washington che il Consolato Generale d'Italia di Filadelfia sarebbero già stati informati della vicenda giudiziaria -:
se il Ministro interrogato intenda adoperarsi affinché siano forniti opportuni strumenti di tutela al connazionale Cerrone, attualmente detenuto negli Stati Uniti d'America, quantomeno in ordine alla fase di esecuzione della pena, inflitta dalle autorità giurisdizionali statunitensi.
(4-09876)

Risposta. - Il signor Tommaso Cerrone è stato condannato in data 1o luglio 2003 dalla Corte federale di Norfolk, Virginia, a dieci anni di reclusione per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti. Attualmente, egli si trova detenuto presso il carcere di Fort Dix per scontare la pena, ove, secondo quanto dal medesimo segnalato al consolato generale d'Italia in Filadelfia, non ha finora espresso alcuna lamentela circa eventuali abusi subiti.
Il caso del signor Cerrone è da tempo noto all'ambasciata d'Italia in Washington ed al consolato generale in Filadelfia. Quest'ultimo ha effettuato, sin dall'inizio della vicenda, ogni possibile intervento di assistenza a beneficio del connazionale (frequenti visite consolari, agevolazioni nei contatti con i familiari, indicazioni di legali


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in grado di assisterlo in giudizio ed assistenza economica).
Il signor Cerrone risulta aver presentato richiesta di trasferimento in Italia per scontare la pena residua, avvalendosi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo del 1983. Si precisa che, al momento, la Corte d'Appello di Napoli ha in trattazione la parte di sua competenza.
Il signor Cerrone ha inoltre assicurato di non avere altre pendenze giudiziarie che potrebbero essere di impedimento al suo trasferimento. La denuncia sporta nei suoi confronti da un agente federale americano nel Delaware non avrebbe, infatti, avuto seguito da parte del giudice americano.
Nella sostanza si assicura che al connazionale Tommaso Cerrone sono forniti tutti gli strumenti di tutela possibili in ordine alla fase di esecuzione della pena e che il consolato generale in Filadelfia continuerà ad assistere il connazionale anche nello svolgimento della procedura di trasferimento prevista dalla suddetta Convenzione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

SINISCALCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la legge istitutiva del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE) (legge 6 novembre 1989, n. 368, modificata dalla legge 18 giugno 1998, n. 198) all'articolo 4 ne prescrive la composizione ed al comma 5 sancisce che, dei ventinove membri di nomina governativa, dieci sono designati «dalle Associazioni nazionali di emigrazione» (lettera a), all'uopo invitate - in base al 1 comma dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 329 del 1998 - con lettera raccomandata dal Ministro degli Affari Esteri e il Sottosegretario di Stato delegato ai problemi delle comunità italiane all'estero;
il Ministro degli affari esteri, avrebbe disatteso il dettato legislativo omettendo di invitare tutte le Associazioni nazionali di emigrazione a procedere alle designazioni di loro competenza (articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica comma n. 329 del 1998);
con la richiamata condotta, si sarebbe conseguentemente determinata, una aprioristica ed immotivata esclusione dal CGIE dei rappresentanti di talune Associazioni storiche, la cui rappresentatività è dimostrata dalla loro presenza, operosità, competenza ed attività conosciute ed apprezzate all'estero, in Italia e nelle diverse sedi istituzionali;
l'indispensabile procedimento formale che avrebbe dato luogo alla scelta ed alla successiva nomina dei consiglieri CGIE designati dalle Associazioni nazionali di emigrazione, risulterebbe viziato nelle fasi della istruzione, e della determinazione conclusiva;
il secondo comma dell'articolo 5, decreto del Presidente della Repubblica n. 329 del 1998, prescrive l'osservanza dei limiti temporali entro i quali il Presidente del Consiglio dei ministri provvede alla nomina dei 29 membri con proprio decreto cumulativo -:
se il Ministro interrogato, accertati positivamente i fatti, intenda chiarire le cause e le motivazioni che hanno determinato l'omissione dell'invito a talune Associazioni nazionali di emigrazione a designare i loro rappresentanti da nominare nel CGIE;
quali siano i criteri ispiratori ed i principi informatori che hanno presieduto alla scelta delle Associazioni, quali preliminari accertamenti siano stati fatti per esaminare e valutare il radicamento nel territorio e la rappresentatività dei singoli organismi associativi;
quali criteri altresì siano stati adottati nella valutazione delle capacità e delle competenze, indispensabili requisiti per interpretare e promuovere gli interessi più significativi e rilevanti delle comunità italiane all'estero;
quali siano la data ed il luogo per consentire l'accesso ai verbali attestanti la


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scelta dei rappresentanti delle Associazioni da nominare nel CGIE (articolo 25 legge n. 241 del 1990);
se sia in grado di precisare la data di emissione e di registrazione del decreto con cui il Presidente del Consiglio dei ministri ha proceduto alla nomina dei 29 membri del CGIE di nomina governativa.
(4-10944)

Risposta. - Riguardo al primo punto sollevato nell'atto parlamentare cui si risponde, si richiama l'articolo 5, comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 329/1998 che testualmente recita: «Ai fini della nomina dei ventinove membri di designazione governativa di cui all'articolo 4, comma 5, della legge, il Ministro degli affari esteri o il Sottosegretario di Stato delegato ai problemi della comunità italiana all'estero invita, con lettera raccomandata, nei venti giorni che precedono lo svolgimento delle assemblee di cui all'articolo 13 della legge, gli interessati a proporre, entro un termine di trenta giorni dalla ricezione della richiesta, le designazioni di loro competenza. Nei successivi trenta giorni il Presidente del Consiglio dei Ministri provvede alla nomina dei ventinove membri con proprio decreto cumulativo».
Al riguardo, si osserva che una interpretazione testuale della norma sopra richiamata non prevede l'invio della comunicazione a tutti i potenziali enti interessati, ma agli enti interessati; con tale espressione l'amministrazione ha infatti inteso solo quelli previamente selezionati - a conclusione di un iter istruttorio - in possesso dei maggiori titoli per integrare il Consiglio generale degli italiani all'estero. Conformemente al dettato normativo, il Ministro degli affari esteri, a conclusione dell'iter istruttorio svolto dall'Amministrazione, ha pertanto provveduto ad inviare, nel rispetto dei tempi indicati dal decreto del Presidente della Repubblica n. 329/1998, le lettere raccomandate con le quali è stato richiesto di indicare il nominativo di una personalità chiamata ad integrare il C.G.I.E.
Con riguardo ai criteri informatori che hanno presieduto alla scelta delle associazioni, l'amministrazione ha seguito il criterio della massima apertura possibile verso questo variegato mondo, individuando organismi meritori, sempre nel rispetto delle esigenze del pluralismo; la limitatezza dei posti disponibili non ha evidentemente consentito di tener in favorevole considerazione tutte le associazioni in possesso dei titoli per integrare il C.G.I.E.
Il relativo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri reca la data del 14 luglio 2004, visto e annotato dall'Ufficio di Bilancio e Ragioneria il 21 luglio 2004.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'attuale normativa italiana distingue tra «natanti» ed «imbarcazioni» nel senso che si considerano «natanti» non soggetti ad immatricolazione le strutture naviganti fino alla lunghezza di dieci metri mentre sono considerate «imbarcazioni» (e soggette quindi ad immatricolazione nei pubblici registri) le barche, navi, motoscafi più lunghi di tale lunghezza;
in altri paesi d'Europa - e segnatamente in Francia - tale divisione non esiste e sono uniformemente considerate «imbarcazioni» tutte quelle naviganti e sono quindi soggette alle procedure di immatricolazione, targa eccetera;
risulta all'interrogante che da qualche tempo le autorità francesi multano i natanti italiani non immatricolati e ne impediscono la navigazione nelle acque francesi;
ciò comporta notevoli problemi per i natanti italiani, soprattutto per quelli che più facilmente possono frequentare le acque territoriali francesi oltre che quelli italiani occasionalmente o stabilmente utilizzanti strutture portuali francesi -:
quale sia la situazione attuale e se quanto segnalato corrisponda al vero;


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quali iniziative abbia adottato od abbia in animo di adottare l'Italia, sia in sede comunitaria che bilaterale, per tutelare la libera circolazione della propria flotta da diporto e se si ritiene che questo orientamento francese sia in linea con la attuali normative comunitarie.
(4-10619)

Risposta. - Negli ultimi tempi si sono verificati alcuni episodi che hanno visto natanti da diporto italiani, di lunghezza inferiore ai 10 metri, multati dalle Autorità francesi in assenza del certificato di immatricolazione, previsto dalla legislazione francese ma non da quella italiana.
Il ministero degli affari esteri ha tempestivamente provveduto a sensibilizzare il ministero delle infrastrutture e dei trasporti in merito alla questione ed il 23 luglio scorso ha avuto luogo, presso l'ambasciata di Francia a Roma, un incontro tra una delegazione del comando generale del corpo delle Capitanerie di porto e l'addetto doganale dell'ambasciata francese nel corso del quale è stata raggiunta un'intesa a carattere provvisorio che consente ai diportisti italiani di recarsi in Francia senza il rischio di essere sanzionati per il mancato possesso del certificato di immatricolazione del natante di lunghezza inferiore ai 10 metri.
Sulla base della summenzionata intesa, ai diportisti basterà esibire la polizza assicurativa del natante, obbligatoria secondo le normativa italiana.
La medesima intesa prevede che, qualora il natante venga utilizzato da un soggetto non proprietario, ovvero qualora la polizza assicurativa sia intestata ad un terzo, sarà necessario esibire una autocertificazione che attesti la legittimità della disponibilità del natante interessato.
Raggiunto tale accordo a carattere strettamente temporaneo, le due parti hanno convenuto sull'esigenza di approfondire la problematica per individuare, auspicabilmente entro la fine dell'anno, una soluzione definitiva e coerente con le rispettive normative interne e con quelle comunitarie.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

ZANELLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la comunità indigena di Sarayacu vive nella provincia di Pastaza, nella regione orientale dell'Amazzonia ecuadoriana. Dal 1996 tale comunità si trova in conflitto con la compagnia petrolifera argentina CGC - Compagnia Generale di Combustibili - opponendosi alle attività di estrazione petrolifera sul suo territorio;
il contratto che l'impresa CGC ha firmato nel 1996 con lo Stato Ecuadoriano prevede lo svolgimento delle attività esplorative nel Blocco 23, che per la maggior parte (135.000 ettari su 200.000), appartiene legalmente alla comunità di Sarayacu. Tale contratto è, secondo gli indigeni, incostituzionale perché non sono state seguite le procedure di consultazione delle comunità risiedenti nei territori così come previsto dalla Costituzione ecuadoriana;
nel gennaio 2003 la situazione è diventata critica e vi sono stati alcuni scontri tra indigeni e militari. Il 26 gennaio 2003 alcuni membri della comunità di Sarayaku arrivarono nell'accampamento della Compagnia Generale di Combustibili - CGC, nel blocco 23 e chiesero di abbandonare la loro terra; l'esercito usò la forza e l'azione militare terminò con la detenzione di quattro leader indigeni. In base alle testimonianze «i militari puntarono i fucili e legarono gli indigeni unendo piedi e mani». Poi iniziarono l'interrogatorio. A tutto ciò si sommano vari episodi denunciati dai dirigenti di Saroyacu, Franco Viteri e Josè Gualinga, che hanno ricevuto chiamate telefoniche con minacce di morte. La Commissione Interamericana dei Diritti Umani CIDH ha disposto di indagare su tali fatti;
il 5 maggio scorso la Commissione Interamericana dei diritti umani ha reso ufficiale la decisione di sollecitare lo Stato Ecuadoriano per garantire la vita e la sicurezza degli abitanti di questa comunità disponendo che il governo dovrà «adottare misure che considera necessarie per assicurare la vita e l'integrità fisica, psichica e


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morale dei membri della comunità indigena di Sarayacu, che è stata oggetto di minacce da parte dell'esercito e di civili non appartenenti alla comunità»;
nonostante questo importantissimo riconoscimento internazionale, lo scorso 3 ottobre, il Ministro dell'Energia Arboleda, ha dichiarato che il governo continuerà ad appoggiare la compagnia straniera e ne proteggerà le attività nel Blocco 23. Ha inoltre avvertito che disporrà nuovamente la militarizzazione della zona per garantire scurezza ai tecnici della CGC;
il 17 dicembre 2003 la Commissione Interamericana di Diritti Umani ha deciso di estendere le misure cautelari concesse in favore della comunità di Sarayacu per altri sei mesi. Questa estensione è stata decisa soprattutto per la preoccupante situazione in relazione ai fatti del 4 e 5 dicembre 2003, quando abitanti della comunità di Sarayacu che stavano manifestando nella città di Puyo sono stati aggrediti da sconosciuti senza che il Governo intervenisse per lo loro salvaguardia;
il 22 marzo 2003 è stato firmato, nel corso della 44/ma assemblea della Banca Interamericana di Sviluppo, l'accordo tra il Governo Italiano e quello ecuadoriano per la conversione parziale del debito -:
se non ritenga che le evidenti e documentate violazioni dei diritti umani e il sostegno che il Governo ecuadoriano ha dichiarato di voler continuare a dare alla CGC impongano al nostro Governo una presa di posizione forte nei confronti del governo ecuadoriano, che vada nella direzione di sospendere gli aiuti e adoperarsi per il rispetto dei diritti umani e della libertà politica dei popoli indigeni.
(4-08577)

Risposta. - Sulla base delle informazioni raccolte, in particolare grazie all'ambasciata d'Italia in Quito, attraverso contatti con esponenti delle locali organizzazioni non governative (ONG), operatori del settore petrolifero ed il rappresentante legale, avvocato Josè Serrano, della comunità Sarayacu presso la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDU), meritano di essere segnalati i seguenti elementi in merito alla situazione di conflitto tra la comunità indigena e la Compagnia Generale di Combustibili argentina (CGC).
Nel 1992 la comunità Sarayacu ottenne, dall'allora Presidente Borja, il riconoscimento dei «diritti ancestrali» sulle terre abitate ed il riconoscimento legale di titoli di proprietà collettivi sul territorio del Blocco 23. Tuttavia, nel 1996 il Governo presieduto da Duran Ballén concesse all'impresa argentina il diritto di sfruttamento delle riserve petrolifere esistenti nel Blocco 23, senza previa consultazione delle comunità indigene, in assenza di obblighi legali al riguardo, da parte delle autorità locali.
La nuova Carta costituzionale del 1998 ha invece espressamente attribuito alle comunità indigene il diritto ad essere consultate ed a partecipare a tutte le decisioni relative allo sfruttamento delle risorse naturali dei territori da loro abitati. Il Governo dell'Ecuador sostiene, tuttavia, la persistente validità del contratto firmato con la società CGC in quanto concluso prima dell'entrata in vigore della nuova Costituzione.
Secondo la prassi locale, le comunità indigene negoziano con le società straniere dei benefici economici in cambio dell'ingresso e dello sfruttamento delle risorse naturali presenti sul loro territorio. Dopo aver invano tentato di trovare un accordo con la comunità Sarayacu, l'impresa argentina ha comunque iniziato i lavori di rilevamento sismico nel Blocco 23.
Nel dicembre 2002, la Corte Costituzionale ha tuttavia intimato, con una propria sentenza cautelare emessa a seguito di una denuncia della comunità indigena, di non effettuare alcun tipo di attività nel Blocco 23.
All'inizio del 2003 la società CGC ha però ripreso la propria attività esplorativa. Secondo quanto affermato dagli indigeni, tale attività avrebbe ricevuto il supporto logistico del Governo, anche grazie all'installazione in loco di due nuove caserme dell'esercito, delle quali la comunità Sarayacu contesta l'utilità in una zona non di frontiera. Le caserme sarebbero state ivi installate sussistendo forti sospetti circa


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l'esistenza di una rete di contrabbando di armi o droga nell'area.
Si ritiene che la misura della sospensione degli aiuti proposta dall'interrogante non sortirebbe effetti positivi, giacché i fondi derivanti dalla conversione del debito non saranno assegnati alle autorità ecuadoriane, bensì a progetti di cooperazione in favore degli indigeni nei settori dell'ambiente, della salute e dell'educazione nelle zone maggiormente depresse dell'Ecuador, aree in cui le autorità locali non dispongono di capacità di intervento.
Qualora si rendesse impossibile il finanziamento di codesti progetti, le popolazioni indigene sarebbero costrette, al fine di ottenere un qualche miglioramento delle proprie condizioni di vita, o a siglare accordi con le compagnie petrolifere interessate allo sfruttamento delle risorse naturali locali, come il petrolio e il legname, a condizioni assai peggiori di quelle attuali o a dedicarsi ad attività illegali. Occorre sottolineare, al riguardo, il crescente interesse mostrato dai gruppi di narcotrafficanti colombiani ad estendere oltre frontiera le proprie attività illegali coinvolgendovi le popolazioni locali che versano in condizioni di estrema povertà.
Si fa altresì presente che l'Accordo di Conversione del Debito tra Italia e Ecuador prevede espressamente la costituzione di un comitato tecnico per l'approvazione dei progetti presentati, comitato che sarà integrato da esponenti della società civile e soprattutto da un rappresentante del movimento indigeno, a garanzia della corretta destinazione delle somme stanziate.
Si segnala infine che la tutela e la promozione dei diritti delle popolazioni indigene nel mondo sono da tempo oggetto di particolare attenzione anche in sede Nazioni Unite, nel cui ambito l'Italia ed i Paesi dell'Unione Europea svolgono un ruolo attivo. L'ONU ha dichiarato il 10 dicembre del 1994 il decennio 1995-2004, «Decennio dei Popoli Indigeni del Mondo». Nel corso di tale periodo le Nazioni Unite hanno assunto l'impegno di dedicare particolare attenzione allo studio delle problematiche relative alla protezione e tutela dei popoli indigeni nel mondo, promuovendo la cooperazione internazionale nei settori della tutela dei diritti umani, dell'ambiente, dello sviluppo, dell'educazione e della sanità.
Tali problematiche sono regolarmente iscritte nell'agenda dei lavori della Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e della Sottocommissione sulla Promozione e Protezione dei Diritti Umani, la quale ha istituito al suo interno un apposito Gruppo di lavoro sui Popoli Indigeni.
Infine, in ambito Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) è stato istituito il Foro Permanente delle Questioni Indigene, che ha tenuto nel maggio 2003 a New York la sua seconda sessione di lavori.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.