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PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Reduzzi. Ne ha facoltà.
GIULIANA REDUZZI. Signor Presidente, egregio viceministro, egregi colleghi, in questa legislatura è la quinta volta che si affronta il tema degli sfratti e lo si fa di nuovo con un decreto d'urgenza da convertire in legge in tempi strettissimi.
È condivisibile l'obiettivo del provvedimento, che intende adottare misure finalizzate ad agevolare gli sfrattati in condizione di disagio e a modificare le norme procedurali relative al rilascio dell'immobile. Siamo favorevoli perché conosciamo le difficoltà che incontrano i locatori quando, alla scadenza dei termini di un contratto, vogliono riavere a disposizione i propri locali affittati da inquilini scomodi, magari morosi, perché siamo a conoscenza dei dati forniti dal Ministero delle infrastrutture, in base ai quali sono circa 26 mila le famiglie interessate dal provvedimento poiché socialmente deboli ed economicamente disagiate.
GIULIANA REDUZZI. Siamo favorevoli anche perché, come noto a tutti, sono sempre di più le famiglie che si rivolgono agli enti locali per chiedere un alloggio, un contributo per affrontare canoni d'affitto che sono insostenibili con il loro reddito, e perché il già preoccupante disagio abitativo è aggravato da fatti anomali quali contratti non registrati regolarmente e aumenti di canone non dichiarati.
La materia, quindi, merita un'attenzione particolare ed esige adeguate scelte politiche. Nella VIII Commissione è emersa ripetutamente la consapevolezza della gravità del problema «casa» e l'urgenza di una politica ad hoc. Per questo motivo, l'opposizione ha sempre giudicato inopportune le proposte di proroga dei termini degli sfratti per periodi brevi, chiedendo in alternativa il congelamento della situazione per un tempo congruo, sufficiente ad elaborare una politica della casa concretamente atta a ridurre le condizioni di emergenza abitativa, davvero idonea ad attenuare il disagio sociale della nuova povertà di chi non riesce a pagare l'affitto e di chi non trova un alloggio dignitoso.
Una politica capace così di coniugare i legittimi interessi del locatore e del conduttore. Il decreto in esame - lo ripetiamo - è dunque apprezzabile per la sua finalità e per il suo obiettivo finale, ma presenta non pochi elementi di criticità.
Innanzitutto, il decreto è stato emanato il 13 settembre 2004, a circa tre mesi dalla scadenza dell'ultima proroga degli sfratti, generando un periodo di vuoto legislativo con le immaginabili conseguenti situazioni di ambiguità e di confusione. Il testo in parte è stato migliorato da emendamenti introdotti al Senato, ma contiene ancora contraddizioni e scelte che vengono giudicate negativamente dalla stessa ANCI e dalla categoria sindacale. Le osservazioni dell'ANCI e del sindacato consolidano le nostre stesse preoccupazioni.
Ecco una prima considerazione critica. I comuni dal provvedimento sono giustamente considerati protagonisti attivi nel sistema delle locazioni, reali titolari delle politiche per la casa e, pertanto, possono diventare conduttori, stipulare contratti di locazione di immobili da cedere in concessioni amministrative alle famiglie in difficoltà. Essi sono destinatari dei
previsti contributi a sostegno delle famiglie disagiate, ma, nel contempo, vengono espropriati di competenza con la proposta di istituire lo sportello emergenza sfratti, gestito dagli ACP allo scopo di assistere gli inquilini e di coordinare le iniziative relative all'attivazione dei nuovi contratti. Quella dello sportello emergenza sfratti è una sovrastruttura incomprensibile per il ruolo affidatole, che non riguarda operazioni attinenti all'edilizia residenziale pubblica e che per di più contrasta con la volontà di semplificazione dell'attività amministrativa, più volte espressa dal Governo e dal Parlamento. Inoltre, essa comporta ulteriori oneri che erodono le già scarse e insufficienti risorse dello stanziamento di spesa previsto dal decreto. Proseguendo nella critica, osserviamo come il provvedimento legislativo preveda, oltre a quelle elencate dalla legge n. 431 del 1998, tipologie contrattuali e norme applicative che rischiano di creare maggiore caos e danno soprattutto agli inquilini.
Da un attento esame del testo emerge che le due parti in gioco, proprietari ed inquilini, non sono equamente tutelati dal decreto. Per i proprietari sono opportunamente previsti contributi e significative agevolazioni fiscali; l'inquilino non riceve direttamente il contributo stabilito - e questo passi -, ma non può avvalersi neppure della propria categoria sindacale per controllare l'effettiva erogazione della somma al destinatario individuata dalle legge. L'inquilino può opporsi alla sentenza del giudice, ma limitatamente alla data fissata per il rilascio dell'immobile e, soprattutto, l'inquilino disagiato non può contare su un aiuto congruo, perché il fabbisogno è sempre crescente mentre non aumenta il fondo nazionale per il sostegno all'accesso delle abitazioni in locazione. Infine, si sottolinea che il termine del 31 dicembre 2004, fissato per l'esecuzione del provvedimento di rilascio degli immobili per finita locazione, andrebbe ulteriormente differito per consentire agli inquilini di cercare comunque una sistemazione abitativa. Il riferimento permetterebbe, altresì, al nuovo decreto-legge di andare a regime senza creare ulteriori danni al sistema delle locazioni, che già attualmente è in crisi.
La stessa relazione tecnica che accompagna il decreto lo riconosce e lo ammette, dichiarando che è opportuno prevedere una graduazione temporale degli effetti che il cessato regime di proroga degli sfratti produrrà sugli attuali e delicati rapporti esistenti tra le categorie dei conduttori disagiati e dei proprietà rilocatori, entrambe peraltro portatrici di interessi meritevoli di tutela.
Ovviamente, gli emendamenti presentati dall'opposizione mirano, a nostro avviso, a migliorare il testo del provvedimento, nel rispetto della sua finalità, ma è evidente che non saranno accolti, anche se ritenuti sensati, perché l'immediata scadenza dei termini per la conversione del decreto in legge non lo consente.
Contestiamo, quindi, con forza, il comportamento del Governo, che ricorre, con eccessiva frequenza, a decreti con carattere di urgenza, limitando il confronto ed il dialogo parlamentare persino su temi di grande rilevanza sociale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stradella. Ne ha facoltà.
FRANCESCO STRADELLA. Onorevoli colleghi, è ormai trascorso un quadriennio dall'approvazione della disposizione recata della legge finanziaria per il 2001 con cui il Parlamento si faceva carico, con grande senso di responsabilità, di dare una risposta allo stesso tempo concreta e socialmente sostenibile alle condizioni di disagio abitativo delle famiglie svantaggiate sottoposte a procedure esecutive di sfratto.
Con quella previsione, infatti, il Parlamento, unito, poneva un argine a tali procedure di sfratto, chiedendo una sorta di moratoria per i cittadini in condizioni di maggiore difficoltà quali handicappati e ultrasessantacinquenni in stato di precarietà.
Da quella data, tuttavia, sono passati diversi anni e, soprattutto, diverse fasi applicative, che hanno portato, per un verso ad una specie di abuso della disposizione
di blocco; per altro verso, alla creazione di una riapertura permanente ed infinita della proroga di tale disposizione.
Si è così registrata una vera e propria corsa al blocco degli sfratti che, talvolta, ha visto il perpetuarsi di abusi ai danni dei proprietari e di strumentalizzazioni e distorsioni applicative. Pure a fronte di condizioni di oggettivo disagio di talune famiglie, si è così rischiato di vedere compromesso il diritto a godere della legittima proprietà introducendo perversi meccanismi di indiscriminato privilegio anche a vantaggio di inquilini privi di scrupoli ed inclini all'utilizzo fraudolento della prescrizione di legge.
Ne è derivata una forte tensione sociale, che ha posto di fronte la proprietà edilizia alle categorie di inquilini, al cui interno possiamo certamente ricomprendere le fasce più svantaggiate ma anche soggetti che, con le condizioni abitative di disagio abitativo, non hanno proprio alcuna contiguità.
Dopo numerose proroghe del blocco degli sfratti, quindi, il Governo ha deciso di intervenire in via definitiva; appurato che il fenomeno reale delle condizioni di disagio abitativo caratterizza non più di 26 mila famiglie, si è infatti stabilito di non procedere ad ulteriori proroghe; si è dato in tal modo seguito ad una pronuncia della Corte costituzionale dell'estate del 2004 con cui si invitava il legislatore ad individuare soluzioni alternative.
Ecco, dunque, che, anche grazie al prezioso contributo delle associazioni rappresentative della proprietà edilizia, è stata individuata una soluzione stabile e, per così dire, a regime, che introduce cinque nuove tipologie contrattuali a cui si potrà aderire per rinnovare le locazioni in essere.
Si tratta di strumenti che, non compromettono la possibilità di accedere ad abitazioni di edilizia popolare, prevedono lo snellimento delle procedure con l'istituzione degli sportelli emergenza sfratti, dispongono il recupero delle potenzialità degli ex IACP; in sintesi, si predispongono le misure per dare respiro ai cittadini in condizione di disagio abitativo senza penalizzare o comprimere in modo eccessivo e, francamente a volte inaccettabile, la proprietà privata.
Per questi motivi, nel ringraziare il relatore per l'impegno con cui ha seguito il provvedimento e per la competenza con cui ha affrontato l'esame in Commissione, intendo anche dichiarare il convinto sostegno del gruppo di Forza Italia alla conversione del decreto-legge come modificato dal Senato.
Si tratta - lo ribadisco - di un provvedimento di buonsenso, diretto a fronteggiare le esigenze di un numero, tutto sommato, ristretto di famiglie e che non compromette alcuna delle misure già previste dalla legislazione vigente; destina, se mai, risorse aggiuntive a finalità di enorme valore sociale.
Il decreto non impatta, peraltro, neanche sul fondo sociale per le locazioni, già incrementato a luglio 2004 con il decreto-legge di contenimento della spesa pubblica.
In conclusione, desidero soltanto ricordare un passaggio della relazione all'Assemblea che, in qualità di relatore, ebbi modo di svolgere nel luglio 2001, all'epoca del primo decreto-legge di proroga del blocco degli sfratti emanato dall'attuale Governo. In quell'occasione, dicevo testualmente, ma chiedo scusa per l'inelegante autocitazione...
PRESIDENTE. Succede ai grandi...!
FRANCESCO STRADELLA... «Va rilevato, peraltro, che la quasi totalità dei gruppi presenti in Commissione ha convenuto sull'opportunità di individuare soluzioni definitive, che consentano l'applicazione a regime della legge n. 431 del 1998» evitando «il continuo ricorso a misure di urgenza. Pertanto, è emersa chiaramente la convinzione che il provvedimento in esame debba costituire l'ultimo decreto-legge di proroga in materia di sfratti».
Ebbene, cari colleghi, dalla data in cui pronunciavo quelle che potevano sembrare
parole incaute, il Governo è stato effettivamente costretto a ricorrere, anche sotto la pressione di una certa politica ideologica e fintamente «buonista», a varare ulteriori provvedimenti di proroga; tuttavia, alla fine, e ben prima della chiusura della legislatura, lo stesso Governo è stato in grado di individuare una soluzione definitiva, che auspico possa essere condivisa da tutti, a prescindere dalle posizioni di merito e di dettaglio in materia, che vanno, comunque, comprese e valutate nel loro complesso.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
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