e ingiustamente abbandonato (come molti altri, d'altronde) ad un destino di solitudine e probabile morte per l'assenza di medicinali che possano aiutarlo, e in che modo pensi di adoperarsi perché l'immunità cresca alla soglia di sicurezza del 95 per cento e si realizzi così in Italia quell'obiettivo che l'Europa si è posta per il 2007, ossia l'eliminazione dei casi autoctoni di morbillo.
da un articolo apparso sul quotidiano La Stampa del 29 settembre 2004 si apprende la tristissima vicenda di Luca, un bimbo di 8 anni di Settimo Torinese affetto da panencefalite subacuta sclerosante, una rara malattia che costituisce una complicazione del morbillo, contro il quale il bimbo non era stato vaccinato;
ad oggi, per quanto ne sappiamo, non esistono cure contro questa malattia, dal momento che, a causa della sua rarità, le case farmaceutiche non hanno interesse ad investire in medicine per pochissimi e, allo stesso tempo, non esistono specialisti, perché ai convegni non si parla quasi mai di queste patologie e non c'è sufficiente letteratura, né tantomeno esperienza clinica in materia;
come denuncia la professoressa Carla Zotti, docente di igiene all'Università di Torino, le credenze popolari (per cui la malattia è «da fare») condizionano ancora molto le famiglie, che vengono lasciate sole di fronte alla scelta di vaccinare o meno i propri figli e, poco o male informate sulle conseguenze della loro scelta, spesso decidono per il «no»;
il vaccino contro il morbillo, infatti, fa parte dei cosiddetti «raccomandati» (insieme a quelli contro la pertosse e la rosolia), mentre obbligatori, per ora, sono solo quelli contro la difterite, il tetano, la polio e l'epatite B, con il rischio (denunciato dal dottor Nico Sciolla, segretario della Federazione dei medici pediatri) che, entro il 2006, scompaia l'obbligatorietà anche per questi ultimi e si compia, quindi, un pericoloso passo indietro nella lotta a queste gravi malattie;
il Piemonte registra nel 2003 un incremento dei casi di morbillo notificati (876 rispetto ai 364 del 2002), ma la situazione è ancor più drammatica in regioni come la Puglia e la Campania, dove i casi denunciati sono stati migliaia;
per anni, infatti, le vaccinazioni sono state gestite quasi esclusivamente dalla sanità pubblica (con poco coinvolgimento, quindi, dei pediatri di famiglia), con il raggiungimento dell'80 per cento delle vaccinazioni effettuate, contro quel 95 per cento che rappresenta la soglia di sicurezza (raggiunta a tutt'oggi in Europa solo da Paesi quali la Finlandia, la Spagna e la Francia);
in questa situazione la devolution rappresenta un ulteriore motivo di preoccupazione, dal momento che le regioni si dovranno confrontare anche con il problema di una campagna di vaccinazione, che, per trasformarsi in una vera cultura della vaccinazione, non può fare distinguo fra vaccini più urgenti e meno urgenti -:
quali provvedimenti il Governo intenda adottare per garantire maggiore attenzione al problema della ricerca, prevenzione e cura di malattie come quelle del piccolo di Settimo Torinese, assurdamente
(3-03816)
(12 ottobre 2004)