Allegato A
Seduta n. 522 del 6/10/2004


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(Sezione 6 - Iniziative per realizzare una politica fiscale a favore dei redditi più bassi)

BENVENUTO, VIOLANTE, AGOSTINI, BOGI, INNOCENTI, MONTECCHI, CALZOLAIO, MAGNOLFI, NICOLA ROSSI, RUZZANTE, MICHELE VENTURA, ADDUCE, ROBERTO BARBIERI, BURLANDO, MANZINI, MARIOTTI, MAURANDI, OLIVIERI, PENNACCHI, VISCO, GAMBINI, BOIARDI, CAZZARO, CIALENTE, LULLI, NIEDDU, NIGRA, QUARTIANI, RUGGHIA, CORDONI, BELLINI, DIANA, GASPERONI, GUERZONI, MOTTA, SCIACCA e TRUPIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i consumatori sono diventati più poveri perché i prezzi (con le tasse, l'effetto condoni, l'aumento del petrolio) sono saliti a dismisura, senza una logica di difesa del potere di acquisto;
l'impoverimento dei pensionati e dei ceti medi a reddito fisso è stato calcolato dalle associazioni dei consumatori in 52 miliardi di euro (100.000 miliardi di vecchie lire), che si sono trasferiti negli ultimi tre anni dalle tasche delle famiglie italiane a quelle di chi poteva fissare prezzi, tariffe e servizi, e sono lievitati a dismisura i costi delle banche e delle assicurazioni. È il più grande saccheggio delle risorse e dei risparmi delle famiglie italiane che si sia realizzato, nella più assoluta disattenzione e distrazione del Governo;
l'aumento del prezzo del petrolio, con il mix della doppia tassazione Iva più accisa, sta determinando un prelievo aggiuntivo sui redditi delle famiglie, con effetti che si esprimono non solo sul prezzo della benzina, ma che hanno conseguenza anche sui prezzi (prodotti alimentari in particolare), sui trasporti, sul riscaldamento, sull'utilizzo del gas e della luce: si può stimare un aggravio per il 2004 di circa 125 euro;


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le tasse continuano ad aumentare, gli italiani sono sempre più poveri e le imprese sono sempre meno competitive, con effetti perversi sull'inflazione e sull'occupazione;
i crediti d'imposta non restituiti alle famiglie e alle imprese hanno raggiunto i 20 miliardi di euro, pari ad oltre un punto del prodotto interno lordo; i tempi medi per ottenere un rimborso sono aumentati a 8,3 anni; è ancora inattuata la legge sullo statuto del contribuente, che prevede sin dall'anno di imposta 2002 la compensazione tra crediti e debiti delle obbligazioni tributarie;
nel 2003, grazie ai condoni ed alle tasse occulte (come l'aumento del prelievo sul trattamento di fine rapporto e la mancata restituzione del fiscal drag), la pressione fiscale ha raggiunto il 46,3 per cento (un punto in più del livello al quale l'aveva lasciata il centrosinistra), con un incremento delle entrate del 3,5 per cento. La tendenza all'aumento della pressione fiscale non si è arrestata nel 2004. Siamo al 3,7 per cento, con un'incidenza maggiore per l'Irpef (prevalentemente, quindi, per pensionati e lavoratori dipendenti), che è stata del 5 per cento; anche le imposte indirette sono aumentate (più 3,3 per cento), con una concentrazione prevalente sull'Iva per i prodotti petroliferi;
sono crollati i bonus alle aziende per gli investimenti e per l'occupazione, con conseguenze per le famiglie ed il lavoro dei propri figli; rispetto al 2002 le agevolazioni sono passate da 1.880 milioni di euro a 730, con una riduzione del 60 per cento dei benefici; in sostanza è stato accolto solo il 28 per cento delle richieste; nel 2004 c'è stata un'ulteriore drastica riduzione del 50 per cento;
per quanto riguarda l'Irpef, il prelievo occulto ha riguardato:
a) l'incremento della tassazione sul trattamento di fine rapporto, passato dal 18 al 23 per cento (maggiori entrate in due anni di 1 miliardo di euro a carico di una platea di 800.000 lavoratori, concentrati prevalentemente al Nord);
b) la «deduzione per assicurare la progressività dell'imposizione» con la no tax area (ci sono tre distinte tipologie di contribuenti: valore massimo teorico di 7.500 euro per i dipendenti, 7.000 euro per i pensionati e 4.500 euro per gli autonomi) ha determinato una crescita del prelievo marginale (aumento dell'imposta rispetto all'aumento del reddito), ben più elevato di quello desumibile dal puro e semplice andamento delle curve delle aliquote legali;
c) la mancata restituzione del drenaggio fiscale, che si realizza attraverso il mancato adeguamento delle aliquote, delle deduzioni e delle detrazioni all'inflazione. Negli ultimi tre anni l'indice d'inflazione per il calcolo del drenaggio fiscale ha subito una variazione del 2,8 per cento, del 2,4 per cento e del 2,6 per cento, senza che il Governo provvedesse, nelle leggi finanziarie del 2002, del 2003 e del 2004, ad operare la restituzione. Anche il disegno di legge finanziaria per il 2005 è silenzioso al riguardo. Sono stati, invece, annullati gli sgravi fiscali previsti dalla legge finanziaria per il 2001, fatta dal Governo di centrosinistra per il biennio successivo, tesi a limitare gli effetti del drenaggio fiscale. Tutto ciò ha significato una riduzione del reddito familiare di 3,8 miliardi di euro, colpendo 25 milioni di cittadini e 16 milioni di famiglie. Altri 2 miliardi sono da mettere in conto per il 2005;
per quanto riguarda l'Iva, la mancata sterilizzazione dell'imposta sull'aumento dei prodotti petroliferi (benzina, gasolio ed altri) ha un effetto perverso: man mano che cresce il costo industriale del petrolio c'è una sorta di «tangente» per il fisco, che è determinata da un prelievo aggiuntivo pari al 20 per cento del maggiore costo di produzione -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare il saccheggio delle risorse delle famiglie e per realizzare una vera riduzione della politica fiscale a favore dei redditi più bassi (pensionati, famiglie monoreddito, ceto medio a reddito fisso). (3-03792)
(5 ottobre 2004)