Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 519 dell'1/10/2004
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(Predisposizione di controlli riguardanti il centro islamico del quartiere Camerlata di Como - n. 2-01314)

PRESIDENTE. L'onorevole Rizzi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01314 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).

CESARE RIZZI. Signor Presidente, il nostro paese, come del resto tutto il mondo occidentale, ormai da tempo è intensamente impegnato nella lotta per il contrasto al terrorismo internazionale, in particolare a quello di matrice islamico-fondamentalista. A nostro avviso, la moschea per le comunità islamiche non rappresenta solo un luogo di culto, ma il vero fulcro della vita sociale e culturale, nonché il luogo di formazione ed indottrinamento dei giovani.
Le indagini sul terrorismo hanno da tempo individuato, in alcuni centri di culto, i luoghi di addestramento e di propaganda integralista: in particolare, le indagini dei pubblici ministeri Meroni e Dambruoso hanno portato agli arresti dell'imam di Cremona e al rinvio a giudizio di quello della moschea di viale Jenner a Milano. Il 18 agosto 2004 è stato espulso, con provvedimento del Ministero dell'interno, Abu Ajub, cittadino marocchino residente in Italia ed imam del centro culturale islamico del quartiere Camerlata di Como, insieme all'ex imam dello stesso centro.
L'accusa, per entrambi, è di sospetta predicazione della legge islamica e di incitamento dei fedeli alla guerra santa; l'immediato provvedimento di espulsione per i due importanti esponenti della comunità islamica locale induce a pensare che la predicazione di stampo fondamentalista fosse diffusa e radicata all'interno al centro islamico comasco.
La scoperta dell'esistenza di un centro di predicazione a carattere integralista ha creato un clima di forte preoccupazione tra la cittadinanza locale; nessun esponente della comunità islamica legata alla moschea di Como ha preso le distanze dai due leader espulsi e dall'estremismo islamico.
Chiediamo, dunque, se, dati i potenziali rischi per l'ordine pubblico rappresentati dalle moschee, il ministro non ritenga opportuno predisporre controlli approfonditi, in particolare, per quanto riguarda il centro islamico del quartiere Camerlata di Como, procedendo alla chiusura di tale centro, qualora si accerti che, all'interno di esso, si continua l'opera di proselitismo ed esaltazione dell'estremismo islamico.


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Parecchie interrogazioni sono state rivolte al Governo su questi centri, presunte moschee, luoghi di culto, e via dicendo. Guarda caso, si è sempre scoperto, poi, che vi si svolgono altre attività. Infatti, ultimamente, sono stati espulsi anche due imam che predicavano in tali ambienti.
Pertanto, vorremmo capire, atteso che a Como tutta la popolazione è in fermento, cosa intenda fare il ministro dell'interno dinanzi ad una situazione del genere.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci, ha facoltà di rispondere.

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la lotta al terrorismo internazionale - di matrice islamico fondamentalista, in particolare - costituisce per il Governo, come è noto, una priorità assoluta e si muove in un contesto di proficua ed intensa collaborazione internazionale che ha visto coinvolti, oltre, naturalmente, ai paesi europei ed agli Stati Uniti, anche i paesi dell'area del Maghreb e dell'Egitto.
Il continuo scambio informativo con le autorità straniere è rivolto sia a singoli soggetti d'interesse (movimenti o gruppi di matrice islamica radicale) sia a specifiche minacce terroristiche su obiettivi sensibili. L'impegno dell'Italia è stato, tra l'altro, riconosciuto e apprezzato nelle sedi internazionali come esempio di collaborazione per gli importanti risultati conseguiti sul piano operativo e per le iniziative assunte a livello legislativo.
Per quanto riguarda i risultati conseguiti sul piano operativo, solo per motivi di tempo ritengo di rinviare al rapporto sullo stato di sicurezza in Italia, presentato dal ministro Pisanu lo scorso 15 agosto, all'interno del quale è possibile riscontrare le più importanti attività e operazioni concluse nel periodo che va dal luglio 2003 al giugno 2004.
L'azione di contrasto alle organizzazioni estremiste è stata diretta alla disarticolazione delle strutture di supporto logistico ad elementi o gruppi radicali provenienti dai paesi di origine, nonché all'individuazione e allo smantellamento di alcune cellule operanti in Italia.
Queste cellule, composte quasi sempre da soggetti preparati ideologicamente e addestrati militarmente nei campi di addestramento in Afghanistan, avevano per lo più il compito di reclutare e selezionare volontari da inviare verso le aree di conflitto interetnico quali l'Iraq o la Cecenia.
In merito alle iniziative di carattere legislativo, vanno ricordate le specifiche norme volute dal Governo che hanno rafforzato gli strumenti di repressione del terrorismo internazionale, introducendo rilevanti novità in materia investigativa, tra cui la possibilità di realizzare attività sotto copertura e quella di effettuare le cosiddette intercettazioni preventive.
A tali strumenti si affianca l'intensificazione della delicata opera svolta dalla polizia di frontiera, anche in virtù delle disposizioni contenute nella cosiddetta legge Bossi-Fini.
La posizione geografica del nostro paese, con la sua contiguità rispetto alle zone calde, ha imposto una rafforzata attività di investigazione e di intelligence, che ha riguardato una ricalibratura della vigilanza di obiettivi sensibili con mirate azioni di controllo del territorio.
Una costante, attenta azione di intelligence viene poi svolta nei confronti di soggetti legati a gruppi radicali islamici che, anche all'interno di istituti culturali e di moschee - come lei ha poc'anzi accennato -, potrebbero porre in essere attività criminose.
Va segnalato che le attività investigative sinora condotte in direzione dell'integralismo islamico nel nostro paese hanno sempre interessato singoli individui, operanti molto spesso in associazione tra loro, senza tuttavia coinvolgere, nel loro complesso, strutture religiose da essi frequentate. Lei ha citato, onorevole Rizzi, l'allontanamento dei due imam.
Riaffermo che l'attenzione delle forze di polizia italiane su ambienti contigui al terrorismo di matrice islamica è costante e non si esplica sul territorio solo con


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l'avvio di nuove iniziative investigative, ma anche con l'adozione di numerosi provvedimenti di espulsione.
Questi provvedimenti riguardano, in particolare, quanti, in regola o non con la normativa in materia di soggiorno, si ritenga utilizzino il territorio italiano come base per l'avvio di attività illecite. Infatti, lo scorso 15 agosto, il ministro dell'interno ha adottato nei confronti del cittadino marocchino Bouhaddou Mohammed, alias Abou Ayoub, e del cittadino tunisino Snoussi Hassine Ben Mohammed, i decreti di espulsione dal territorio nazionale, con accompagnamento coattivo alla frontiera, per grave turbamento dell'ordine pubblico e pericolo per la sicurezza dello Stato.
Entrambi i provvedimenti di espulsione sono stati eseguiti il giorno successivo, rispettivamente dalla questura di Milano e dalla questura di Como.
I due stranieri, secondo quanto risulta dall'attività di monitoraggio avviata sugli ambienti radicali islamici attivi in Italia, erano risultati elementi di spicco dell'estremismo islamico in contatto con esponenti di elevato profilo politico-ideologico di organizzazioni terroristiche islamiche operanti all'estero, e avevano assunto condotte che, nell'attuale contesto del terrorismo di matrice islamica, sono state considerate, come ho già detto, di grave turbamento dell'ordine pubblico e pericolo per la sicurezza dello Stato.
Assicuro che la possibilità di infiltrazione all'interno dell'Istituto culturale islamico sito nel quartiere Camerlata a Como di soggetti riconducibili all'estremismo di matrice islamica è oggetto di elevata e costante attenzione da parte delle forze di polizia, pur non evidenziandosi, allo stato attuale, particolare preoccupazione per la sicurezza pubblica.
Risulta, fra l'altro, che i rappresentanti del citato istituto culturale, a seguito dell'espulsione di due stranieri cui ho fatto riferimento, hanno assunto una nuova linea di apertura e di contatto con le istituzioni locali.
Nella costante attività di monitoraggio è tenuto, comunque, presente un dato importante che emerge dall'indagine condotta negli ultimi anni nel nostro paese e che si riferisce alla preponderante componente nordafricana di fondamentalisti arrestati e alla circostanza che questi, attraverso una sorta di meccanismo di rimpiazzo, si trovano a gravitare nelle medesime località di chi li ha preceduti nell'attività terroristica.

PRESIDENTE. L'onorevole Rizzi ha facoltà di replicare.

CESARE RIZZI. Signor Presidente, io e lei, sottosegretario, ci conosciamo bene, quindi le faccio notare che ha generalizzato la questione, affermando che il Ministero dell'interno non fa altro che applicare le disposizioni della legge Bossi-Fini (più Bossi che Fini e sappiamo benissimo il motivo); è una legge che, tra l'altro, conosco bene.
Nel caso di specie, non si deve aspettare per capire, assicurando che la situazione è sotto controllo. Queste considerazioni lasciano il tempo che trovano. Non vorrei che, se accadesse qualcosa, fossimo costretti ad intervenire: è sempre meglio prevenire che intervenire!
Nel caso in questione, il sindaco ha adottato un'ordinanza per far chiudere la moschea e far togliere il burqa. Sappiamo benissimo che, in questo paese, non si può girare con il volto coperto, perché indubbiamente il volto scoperto è indispensabile per identificare una persona (certamente, in Italia ne succedono «di cotte e di crude»; per richiamare un esempio, in Piemonte una persona voleva che gli facessero la carta di identità esibendo la fotografia con il volto coperto). L'ordinanza del sindaco è stata annullata dal prefetto. Signor sottosegretario, lei sa benissimo che un sindaco viene eletto dal popolo e, finché non cambiano le leggi, il popolo è sovrano. Se un sindaco addotta l'ordinanza, avrà i suoi buoni motivi e li ha anche spiegati. Vorrei capire per quale motivo vi siano ancora alcuni perfetti che ignorano completamente un'ordinanza di un primo cittadino ed annullano l'atto come se nulla fosse accaduto.
In quest'aula, tali temi sono stati affrontati molte volte. Non facciamoci vedere


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troppo deboli con queste persone che entrano nel nostro paese: fanno ciò che vogliono, eludono le nostre leggi ed applicano le loro. Vorrebbero addirittura imporre nel nostro paese le loro leggi! Ognuno di noi, se si reca in un paese straniero, deve rispettare le leggi di quel paese e non imporre le proprie. Ma ogni volta che accade qualcosa del genere, rispondiamo sempre con un «ma», «però», «dobbiamo vedere e capire». A Como, con questa moschea, se ne son viste di tutti i colori; qualche mese fa, la Lega ha organizzato una grande manifestazione, ma il giorno precedente, all'interno della moschea, hanno fatto sparire tutto il materiale che poteva infastidire qualcuno.
Ad un'interpellanza che chiede cosa intenda fare il ministro dell'interno, bisogna rispondere in modo preciso, ma lei, sottosegretario, non mi ha fornito una risposta precisa. Ha soltanto assicurato che le forze dell'ordine tengono sotto controllo... Ma chi? E poi, fuori della moschea... perché mai nessuno è entrato a verificare cosa accada all'interno? È questo il problema che ci poniamo. Mi dispiace che non sia presente in aula a rispondere il sottosegretario per l'interno, Mantovano. È sempre stato lui a rispondere a questo tipo di interpellanze.
Vede, c'è solo una differenza, nell'ambito della nostra coalizione politica, tra la Lega Nord ed Alleanza nazionale. Vorrei segnalare che il mio partito ha condotto una campagna elettorale - successivamente seguito da Alleanza nazionale - soprattutto sul tema dell'immigrazione. Al riguardo, ricordo che era scritto su tutti i giornali, a caratteri cubitali, che l'allora deputato Mantovano (divenuto adesso sottosegretario di Stato per l'interno) aveva affermato che il più grande problema era, fuor di dubbio, rappresentato dal fatto che lui era per un «sì» all'emigrazione e per un «no» all'immigrazione! Purtroppo, si capisce che, come di solito accade, quando poi si passa dall'altra parte - guarda caso - si moderano i termini e si dimenticano completamente i discorsi fatti in campagna elettorale!
Vorrei concludere il mio intervento, signor sottosegretario, avvertendo che dobbiamo stare molto attenti e ricordare che non dobbiamo sottovalutare il popolo. Non sottovalutiamo mai il potere del popolo, perché il popolo ci ha permesso di venire qui, ed è il popolo a vedere praticamente e ad entrare quotidianamente a contatto con tali situazioni.
Posso dichiararmi parzialmente soddisfatto; tuttavia, vorrei invitare sia il ministro dell'interno, sia lei, signor sottosegretario Ventucci, a farsi carico del problema che ho sollevato, per far sì che si effettuino in futuro controlli non marginali, ma più intensi nei confronti di quella moschea. Al suo interno, infatti, esiste una situazione che non vorrei che degenerasse in futuro, e vorrei evitare di sentirmi successivamente rispondere che era possibile pensarci prima, come purtroppo è già accaduto diverse volte.

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