circa la permanenza in carica di una determinata persona;
Risposta. - La questione sollevata con l'interrogazione in esame è stata ampiamente dibattuta ed esaminata dal Parlamento nei mesi recentemente trascorsi e, da ultimo, successivamente alla presentazione dell'atto parlamentare, è da rilevare come il Senato della Repubblica abbia già approvato l'atto Senato n. 132 (ora atto Camera 4870) recante «modifica al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267» il cui articolo 1 prevede l'abolizione del limite del terzo mandato per i comuni con popolazione «fino a 3000 abitanti».
Centrale di parte dei treni pendolari serventi il territorio lecchese, garantendo la migliore fruibilità del servizio nell'interesse stesso delle imprese di trasporto -:
Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che la stazione di Milano centrale, attualmente, è interessata da volumi di traffico variabili nelle diverse ore della giornata secondo le richieste di accesso formulate dalle imprese ferroviarie.
carriera degli ufficiali del R.N., potrebbe essere incrementata la dotazione organica del R.S. nel grado di Colonnello, d'altre 20 unità per ogni anno e lo stesso fino al 2007. Tali unità, che soddisferebbero subito l'esigenza di avere più colonnelli con indiscutibile esperienza, dopo tale data sarebbero restituite al R.N., attesa l'età avanzata di molti ufficiali;
Risposta. - La dinamica di avanzamento dei ruoli degli ufficiali delle forze armate è disciplinata da molteplici fattori legati al titolo di studio conseguito, all'attività concorsuale, all'iter formativo, agli incarichi espletati ed ai periodi di comando e/o attribuzioni specifiche.
in tempo giusto, cioè per il 1 di settembre 2003;
Risposta. - Il contingente del personale di ruolo da destinare alle iniziative e istituzioni scolastiche all'estero per l'anno scolastico 2003/2004 prevede, per l'ufficio scolastico di Stoccarda due posti di dirigente scolastico, un posto di direttore dei servizi generali ed amministrativi e due posti di assistente amministrativo, di cui uno di nuova istituzione.
Risposta. - Secondo la più recente letteratura scientifica internazionale, la Sindrome di Brugada è caratterizzata clinicamente dall'insorgenza, dovuta ad aritmia ventricolare, di episodi sincopali e/o di arresto cardiaco; tale patologia può provocare la cosiddetta «morte cardiaca improvvisa» (MCI) in soggetti giovani asintomatici, per lo più maschi.
13-5, 2003) vengono esplorate le cause della Sindrome e la gestione clinica dei pazienti ad alto rischio; in particolare, viene segnalata l'utilità del Programmed Electrical Stimulation (PES), per identificare i soggetti a rischio.
La scarsità delle conoscenze scientifiche sulla Sindrome di Brugada rende necessaria l'individuazione di percorsi formativi ed informativi, rivolti agli operatori sanitari ed ai cittadini.
Risposta. - In merito all'interrogazione in argomento, si comunica quanto segue in relazione alle singole opere citate per quanto di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Linea ferroviaria Milano-Bologna - nodo di Bologna.
Lavori sul fiume Tagliamento.
Interventi stradali in Sicilia.
Risposta. - La Direzione della Casa circondariale di Vigevano, essendo venuta a conoscenza delle difficoltà, a causa della mancanza di fondi, da parte dell'Istituto tecnico statale «L. Casale» ad attivare la IV classe del corso di ragioneria - progetto SIRIO - per l'anno in corso, aveva sollecitato i responsabili dell'istituto ad attivarsi presso i competenti Uffici scolastici al fine di scongiurare tale possibilità.
per l'esiguità del numero di iscritti, non è stato possibile attivare la classe 4a richiesta.
Risposta. - Si rappresenta che presso la Casa circondariale di Rimini sono in servizio 138 unità di Polizia penitenziaria (a fronte di una previsione organica di 148 posti) e 12 unità di personale appartenente al cosidetto comparto ministeri.
frequenza del previsto corso di formazione, della durata di tre mesi, n. 80 unità;
Sono state espletate le prove concorsuali relative all'assunzione di 284 unità di personale femminile del ruolo agenti ed assistenti del corpo di polizia penitenziaria, avviate in data 29 dicembre 2003 alla frequenza del previsto corso di formazione della durata di dodici mesi. Si sono altresì concluse le prove selettive relative all'accesso, mediante concorso pubblico per titoli, al gruppo sportivo «Fiamme Azzurre» per un totale di n. 23 posti: con P.D.G. del 24 marzo 2004 le candidate sono state nominate agenti del corpo di polizia penitenziaria.
Risposta. - Sulla base delle notizie acquisite per il tramite della Direzione della Casa di Reclusione di Spoleto, ove il detenuto Boe Matteo Nicolò, nato a Lula (Nuoro) il 9 novembre 1957, è ristretto, non sembra possa condividersi l'assunto posto a base dell'interrogazione in esame.
nuovo e inquietante, presumibilmente caratterizzato da un atteggiamento sempre più ostile della popolazione nei confronti delle nostre truppe -:
Risposta. - Preliminarmente, desidero sottolineare che sull'argomento oggetto dell'interrogazione ho ampiamente riferito alle Commissioni Difesa del Senato e della Camera in seduta congiunta, il 7 aprile 2004.
largamente, anche di 6 o più volte, le soglie che in questo momento sono in discussione (zearalenone 200 ppb, DON e fumonisine 1500 ppb);
Risposta. - I contaminanti, così come definiti dall'articolo 1 del Regolamento n. 315/93/CEE, sono sostanze, non aggiunte intenzionalmente ai prodotti alimentari, ma in essi presenti, quale residui della produzione (compresi i trattamenti applicati alle colture e al bestiame e quelli nell'ambito della medicina veterinaria), della fabbricazione, della trasformazione, della preparazione, del trattamento, del condizionamento, dell'imballaggio, del trasporto o dello stoccaggio di tali prodotti, o a seguito della contaminazione dovuta all'ambiente.
ha previsto un limite massimo di 100 microgrammi/Kg di zearalenone nei cereali (compreso il mais); il controllo delle micotossine viene effettuato su diverse tipologie di alimenti, sia provenienti da Paesi terzi, sia commercializzati nel territorio nazionale.
dichiaratasi però non competente, ora sollecitandone l'impugnazione da parte del procuratore della Repubblica e del Prefetto, ex articolo 53 decreto del Presidente della Repubblica n. 221 del 1950;
Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in discorso, a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In data 24 febbraio 1994, il dottor Torricelli impugnò la sentenza del Consiglio di Stato innanzi alla suprema Corte di cassazione.
dell'ONU e dell'OSA l'accordo globale sui «Diritti dell'uomo»;
Risposta. - L'ambasciata d'Italia in Guatemala fu informata tempestivamente dai rappresentanti delle Peace Brigades International dell'omicidio dell'attivista delle comunità indigene signor Eusebio Macario Chicoj, avvenuto il 27 settembre 2003. Da quel momento l'Ambasciata, ha mantenuto con il predetto organismo un costante contatto. L'Ambasciatore italiano lo stesso giorno chiese personalmente al Ministro dell'Interno di ricevere i due rappresentanti dell'ONG che volevano attirare, l'attenzione delle competenti autorità sull'accaduto e chiedere protezione per lo svolgimento dell'attività dell'organizzazione, in particolar modo nel delicato periodo pre-elettorale. Al Ministro fu chiesto anche di dare istruzioni alla Polizia Nazionale Civile di svolgere ogni indagine necessaria a chiarire le circostanze dell'omicidio e scoprire gli esecutori. Su consiglio dello stesso Ministro dell'interno, l'Ambasciatore svolse analogo passo con il Procuratore Generale della Nazione, per sottolineare la grande attenzione con la quale il Governo italiano avrebbe seguito lo svolgimento dell'indagine ed esprimere l'auspicio che la giustizia possa giungere ad individuare e punire i colpevoli.
hanno fatto sapere all'ambasciatore che è venuto meno il clima di minacce e tensione che aveva caratterizzato i mesi precedenti. Dai successivi contatti in corso sia con la polizia sia con i magistrati inquirenti, non è emerso alcun elemento utile; le indagini sono comunque in corso e, pertanto, coperte dal segreto istruttorio.
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in argomento, si fa presente che la particolare attenzione che il Governo presta alla situazione di Napoli e al suo hinterland è ben nota.
14 persone e sono state effettuate 16 perquisizioni (domiciliari e personali).
possibile percorso utile a rimettere in produzione gli impianti e scongiurarne la dismissione come preannunciato dall'azienda -:
subito l'impianto per il prolungato fermo.
Risposta. - Come è noto, la Dow Chemical è pervenuta alla determinazione di chiudere lo stabilimento di Brindisi (Dow Poliuretani) avendo maturato il convincimento che lo stesso sia stato messo fuori mercato dalle evoluzioni intervenute nello specifico segmento di mercato, evoluzioni che ne hanno pesantemente pregiudicato ogni capacità competitiva. Tali valutazioni conseguono anche agli esiti negativi registrati negli ultimi esercizi dalla società, con perdite che la Dow Chemical, non ritiene più di poter sopportare, soprattutto in assenza di prospettive di recupero di redditività.
L'Accordo di programma è infatti lo strumento scelto dal ministero delle attività produttive per avviare a realizzazione la strategia di politica industriale per la chimica. Tale accordo individuando gli
interventi da realizzare, i tempi da rispettare, le risorse da utilizzare e soprattutto i compiti di ciascun soggetto, traccia in sostanza, la strada da seguire per bonificare e riqualificare un'area e per promuovere un processo di reindustrializzazione e di sviluppo ecocompatibile.
Risposta. - Dalla relazione allegata alle tabelle di composizione della Sezione distaccata della Corte di appello di Cagliari in Sassari valevoli per il biennio 2002/2003 si rileva come la disponibilità di un organico composto di due presidenti di sezione e sei consiglieri (rispetto ai tre presidenti di sezione e agli otto consiglieri previsti), sia sufficiente per il regolare funzionamento dell'ufficio, ivi definito come "regolare" in rapporto al settore penale e "soddisfacente" in ordine a quello civile soprattutto in virtù dell'elevato numero di udienze settimanali celebrate in quest'ultimo settore.
Distaccata risultano pubblicati e che il Consiglio Superiore della Magistratura, in data 23 maggio 2003, ha provveduto alla pubblicazione del posto vacante di presidente di sezione.
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in esame, si comunica che l'11 marzo 2004 a Teramo, presso la sede del Consiglio provinciale, si è tenuto un incontro tra l'Ambasciatrice di Cuba e alcuni consiglieri nella loro veste istituzionale.
Risposta. - In merito a quanto richiesto con l'interrogazione parlamentare presentata, si comunica che è stata pubblicata, nel Bollettino Ufficiale del Personale del 14 aprile 2003 la graduatoria finale del concorso a 640 posti di allievo vice ispettore della polizia di Stato, indetto con decreto ministeriale 23 novembre 1999; gli idonei sono stati effettivamente 1.007.
Risposta. - La problematica concernente le possibili implicazioni sanitarie connesse all'utilizzazione (dei telefoni cellulari e all'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, irradiati dalle stazioni radio base, è stata oggetto, negli ultimi anni, di attenta valutazione da parte della comunità scientifica internazionale ed, in particolare, della Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP).
di qualità per la protezione della popolazione, dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, generati nell'intervallo di frequenza, compreso tra 100 kHz e 300 GHz, relativo specificamente a radiofrequenze e microonde, e nel cui ambito sono comprese anche le stazioni radio base.
Risposta. - Com'è noto, la Presidenza del Consiglio dei ministri, rispondendo a specifici quesiti di alcune Prefetture, ha precisato che ai sensi della normativa in vigore possono essere esposti, sugli edifici pubblici, esclusivamente vessilli istituzionali, mentre è vietata e sanzionata penalmente la esposizione di bandiere di qualsiasi altra natura.
concernente l'Accasermamento, si rappresenta che le risorse stanziate sul relativo capitolo di bilancio, anche per il corrente anno, risultano assolutamente inferiori all'effettive necessità (...) Si rende, quindi, necessario sospendere, per il prossimo biennio, tutte le iniziative, concernenti i trasferimenti di sede di Uffici della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri, che comportino un aggravio di spesa. Ciò significa, pertanto, che non si potrà tener conto delle proposte relative a locazioni, finanziariamente più onerose, di nuovi immobili in cui riallocare i citati Uffici (...) Da tale disciplina sono ovviamente escluse tutte quelle situazioni eccezionali che richiedono l'immediato avvio della procedura per l'assunzione in locazione essendo necessario poter disporre, in tempi molto brevi, di nuovi immobili. Il riferimento è relativo unicamente a quelle fattispecie - come, ad esempio, quando è stato emesso un provvedimento di sfratto esecutivo o è stata comprovata l'inagibilità dei locali in atto occupati - che rendono improcrastinabile l'individuazione di un'altra idonea struttura in cui trasferire l'Ufficio ... »;
Ed in particolare: comodato d'uso gratuito non inferiore a cinque anni dall'occupazione congruito dall'Agenzia del Demanio»;
Risposta. - La decisione di trasferire gli uffici della prefettura e della questura di Roma che si occupano dello svolgimento dei procedimenti in materia di immigrazione presso l'edificio di via Alvari, 15 a Tor Sapienza, risponde ad esigenze di semplificazione e di efficienza nella gestione degli adempimenti connessi a tale delicato settore.
valori che rientrano nei limiti determinati dalla normativa di settore.
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in esame, di cui si unisce il testo, si fa presente, in via preliminare, che il Ministro dell'interno, onorevole Giuseppe Pisanu, ha reso una informativa urgente dinanzi all'Assemblea della Camera dei deputati, il 7 aprile 2004, sulla sicurezza e sull'ordine pubblico a Napoli: ad essa si fa richiamo integralmente per gli approfondimenti di carattere generale e per le strategie complessive di prevenzione e di contrasto, ricordando che l'attenzione che il Governo sta prestando a Napoli, soprattutto negli ultimi mesi, si estende ovviamente anche all'hinterland del capoluogo.
In tale contesto, sono stati ulteriormente rafforzati i servizi di controllo del territorio, secondo dispositivi coordinati tra le forze di polizia, che assicurano la presenza di pattuglie nell'arco delle intere ventiquattr'ore e che consentono il monitoraggio costante dell'incidenza di fenomeni criminali, nonché l'analisi degli interventi effettuati, anche attraverso la rilevazione informatizzata dei dati.
Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che i fenomeni alluvionali verificatisi nell'anno 2000 avevano causato la distruzione di due ponti ed alcuni tratti della linea Torino-Ivrea-Aosta rendendola impraticabile.
Risposta. - La dotazione organica del personale amministrativo dell'Ufficio NEP presso la Corte di appello di Napoli prevede
complessivamente 287 unità, di cui ne risultano presenti 252.
giudiziari B2 dell'UNEP presso la Corte di appello di Napoli. Detto organico costituito da 105 unità, attualmente presenta 9 posti vacanti di cui 8 indisponibili perché individuati per la trasformazione del rapporto di lavoro da part-time, a full-time ed 1 sarà occupato da un dipendente trasferito dal tribunale di sorveglianza di Catanzaro, con P.D.G. 25 marzo 2003.
Risposta. - Il completamento del programma di realizzazione di nuovi centri di permanenza temporanea e assistenza rientra tra gli obiettivi dell'amministrazione dell'interno, in attuazione della legge n. 189 del 2002, come indicato dalla direttiva del Ministro, onorevole Pisanu, per l'anno 2004.
che impegna quella amministrazione locale a non presentare né la proposta di adozione di variante urbanistica né quella di realizzazione del centro di permanenza temporanea.
Risposta. - È intendimento di tutti gli aventi causa (Difesa, Enti locali e Ministero per i Beni e le Attività Culturali) promuovere ed agevolare tutte le iniziative che possano garantire il mantenimento, la salvaguardia e la valorizzazione della Cittadella alessandrina, eccezionale testimonianza dell'architettura militare settecentesca, fatte salve le specifiche necessità d'uso dell'Amministrazione militare.
dell'attività lavorativa presso l'ufficio immigrazione della questura di Trento;
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in esame si comunica che il 25 luglio 2003, l'agenzia del Demanio di Trento ha consegnato al Commissariato del Governo per la Provincia un immobile, già adibito a Centro servizi del Ministero delle finanze, dove sarà trasferita la sede della Questura.
Risposta. - La polemica inizialmente sorta sulla manifestazione finale del Gay pride di Grosseto il 19 giugno 2004 è successivamente rientrata in quanto risulta che il sindaco abbia fornito precisazioni nel senso che il percorso del corteo non avrebbe subìto alcuna limitazione.
Risposta. - In occasione della Seconda Conferenza di Riesame della Convenzione CCW, svoltasi a Ginevra nel dicembre 2001, gli Stati Parte non hanno ritenuto di includere l'universalizzazione di tale Protocollo tra i seguiti operativi che condurranno nel 2006 alla Terza Conferenza di Riesame. L'attenzione dell'Unione Europea si concentra pertanto sul programma di lavoro che è stato assegnato, in tale ambito, ad un Gruppo di Esperti Governativi e a riunioni annuali degli Stati Parte.
assumere, nonché quali risorse si intendano mettere a disposizione, per raggiungere il 75 per cento di copertura vaccinale contro l'influenza per la popolazione italiana al di sopra dei 64 anni e se non intenda assumere informazioni in ordine a quali iniziative siano state assunte, per concorrere al raggiungimento di tale risultato, dagli assessorati regionali alla sanità del nostro Paese.
Risposta. - L'assistenza sanitaria di tipo preventivo, curativo e riabilitativo, e specificatamente, la profilassi delle malattie infettive è una funzione di competenza regionale; ancor prima delle recenti modifiche costituzionali in materia di legislazione sanitaria, le indicazioni e gli obiettivi di politica vaccinale vengono concordati nell'ambito della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome.
Si è potuto, pertanto, monitorare l'incidenza della malattia sul territorio nazionale, consentendo le opportune valutazioni socio-economiche d'impatto; la valutazione, inoltre, della copertura vaccinale della popolazione, specie dei soggetti anziani, ha fornito indicazioni preziose per l'annuale predisposizione del vaccino dell'emisfero boreale.
la gestione diretta del sistema a livello locale, avvalendosi, in alternativa, di enti o organizzazioni.
Negli ultimi anni le coperture vaccinali per l'influenza sono aumentate e, nella campagna di prevenzione 2002-2003, per la quale sono disponibili dati completi, il tasso medio di copertura vaccinale è stato del 15,4 per cento nella popolazione generale, raggiungendo il 60 per cento negli ultrasessantacinquenni.
n. 132 del 13 giugno 2003, che reca disposizioni in materia di «Criteri generali per l'adozione degli statuti di autonomia e per l'esercizio dell'autonomia regolamentare»;
Risposta. - In relazione all'atto di sindacato in esame, con il quale gli interroganti chiedono chiarimenti in merito all'attivazione, da parte dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, pur in assenza della normativa regolamentare prevista dalla legge n. 508 del 1999, di nuovi corsi biennali di specializzazione negli indirizzi sperimentali di design, comunicazione visiva multimediale, comunicazione e didattica dell'arte, restauro, beni culturali e arte sacra si rappresenta quanto segue.
Per quanto riguarda il biennio di specializzazione, di fronte alle aspettative degli studenti interessati alla prosecuzione degli studi a livello specialistico, il Ministero ha inteso anticipare, in via sperimentale, la disciplina legislativa in corso di emanazione.
per l'accesso ai quali è previsto il possesso di un diploma di scuola secondaria superiore.
Risposta. - La questura di Torino, in attuazione della così detta «regolarizzazione» degli stranieri extracomunitari ha rilasciato 33.835 nuovi permessi di soggiorno nel periodo dal dicembre 2002 al gennaio 2004, con un picco massimo di 300 al giorno nel periodo aprile-novembre 2003.
Risposta. - La procura della Repubblica presso il tribunale di Roma ha riferito che in data 4 agosto 1998 è stato iscritto il procedimento 7610/98 a carico di ignoti per il reato di cui agli articoli 110-326 del codice di procedura penale (rivelazione di segreti di ufficio), sulla base dell'informativa della Digos di Roma in data 3 agosto 1998, con la quale si comunicava che in un articolo a firma del Chiocci, apparso su il Giornale in data 2 agosto 1998, erano state riferite notizie riservate in ordine allo stato delle ricerche del latitante Licio Gelli.
aveva concretamente pregiudicato la prosecuzione delle indagini. Si richiedeva, pertanto, tra l'altro, di sottoporre ad intercettazione telefonica le utenze in uso al Chiocci, allo scopo di pervenire all'identificazione di colui che aveva divulgato le notizie e di acquisire elementi utili per prevenire il ripetersi di ulteriori analoghi episodi.
i trattamenti farmacologici (metadone, ecc.), anche di mantenimento; la disponibilità di trattamenti farmacologici sostitutivi tenendo conto del principio della continuità terapeutica (in particolare per le persone che entrano in carcere essendo già in trattamento), concordati e condivisi con il tossicodipendente detenuto, ...la titolarità dell'intervento terapeutico da parte del SerT competente sull'istituto»;
Risposta. - La problematica evidenziata dall'interrogazione in esame attiene ai rapporti tra la Direzione della Casa circondariale di Salerno e la Direzione generale della ASL competente per territorio. In generale, la vicenda si inquadra in un più vasto processo di collaborazione interistituzionale che ha preso l'avvio con il testo unico 309/1990 in materia di tossicodipendenze e che finalmente ha trovato definitiva composizione.
1990 del trasferimento della materia relativa alle dipendenze al Servizio sanitario nazionale e stabiliva il transito, alla data del 1o gennaio 2000, dal ministero della giustizia alle ASL di tutto il territorio nazionale, delle funzioni relative alla diagnosi e terapia delle tossicodipendenze.
procedimento, e si è in attesa delle decisioni del giudice delle indagini preliminari.
Risposta. - Il procedimento penale richiamato dagli interroganti fu oggetto dell'«archiviazione provvisoria» disposta dal Procuratore Generale Militare della Repubblica presso il Tribunale Supremo Militare in data 14 gennaio 1960.
concretamente configurabili e che si trattava, comunque, di ipotesi di reato estinta per prescrizione, chiedeva l'archiviazione.
Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si lamenta la mancata attuazione della legge 7 giugno 2000, n. 150 sugli uffici stampa pubblici, in relazione alla costituzione della speciale area di contrattazione per i giornalisti iscritti ad albi ed operanti nelle pubbliche amministrazioni, ed alla mancata ammissione al tavolo contrattuale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana - FNSI, nonostante tale ammissione sia ipotizzata dall'articolo 5, comma 9, della legge n. 150 del 2000 e siano stati varati un apposito Regolamento ed una direttiva da parte del Ministro per la funzione pubblica per l'attuazione della stessa legge nelle pubbliche amministrazioni, e, in ultimo, sia stato inviato all'ARAN un apposito atto di indirizzo propedeutico alla contrattazione collettiva.
Tutto ciò premesso si evidenzia che ogni atto contrattuale costituisce un atto di autonomia privata collettiva, che presuppone il raggiungimento della volontà comune delle parti, percentualmente quantificata allorché riguarda l'espressione del consenso sindacale nell'ambito di un comparto o area di contrattazione.
giungere alla positiva definizione della vertenza contrattuale.
Risposta. - In relazione all'interrogazione in argomento, si rappresenta che presso la Casa Circondariale di Cremona sono presenti due educatori, entrambi provenienti da altre sedi.
Risposta. - Il farmaco C-1 inattivatore umano immuno è un inibitore della proteasi, prescrivibile dal medico di medicina generale e a carico del Servizio Sanitario Nazionale (Classe A).
L'individuazione dei suddetti centri e la loro gestione operativa rientrano nelle competenze delle autorità sanitarie regionali.
i tempi del suo completamento non sono affatto secondari, per cui i ritardi dei finanziamenti, negli appalti e nella realizzazione delle opere sono davvero intollerabili -:
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in esame l'A.N.A.S. S.p.A., interessata al riguardo, riferisce che il totale dei finanziamenti stanziati sulla strada statale n. 106 ammonta a 1.583.190.000 euro di cui già operativi:
La società stradale fa presente che, attualmente, nel tratto lucano della statale 106 risultano appaltati i seguenti lotti:
Nel tratto calabrese, riferisce infine l'ANAS, risultano in fase d'appalto i seguenti lotti:
Risposta. - La Difesa pone grande attenzione nell'affrontare le delicate tematiche connesse alla riorganizzazione delle proprie realtà periferiche ed in particolare in tutte le occasioni in cui si debba procedere alla
soppressione di un organismo e tiene in debito conto le informazioni ad essa afferenti, tutte oggetto di attenta valutazione nella fase decisionale.
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in esame, si assicura
che le forze di polizia dedicano costante attenzione all'attività di gruppi delinquenziali stranieri, presenti soprattutto nelle aree metropolitane e nelle zone del Paese dove vi sono maggiori attrattive economiche e più favorevoli possibilità d'inserimento.
Risposta. - Le potenzialità della legge Bossi-Fini, come strumento per il governo dell'immigrazione, sono testimoniate dal primo risultato ottenuto: la regolarizzazione e l'emersione dal lavoro nero di circa 700 mila lavoratori stranieri, conclusasi entro la fine del 2003, perfettamente in linea con le previsioni e le assicurazioni più volte formulate dal Governo.
Per quanto concerne, in particolare, gli aspetti del fenomeno dell'immigrazione clandestina, sottolineati dall'interrogante, e i risultati conseguiti dopo l'entrata in vigore delle nuove disposizioni in materia, si precisa che nel 2003 sono sbarcati clandestinamente sulle coste del nostro Paese 14.331 stranieri, con una diminuzione di circa il 40 per cento rispetto all'anno precedente.
mancanza di accordi di tal genere, è stato possibile realizzare accordi bilaterali di cooperazione e di polizia, che rendono egualmente possibili le operazioni di rimpatrio.
Risposta. - La legge 29 marzo 2001 n. 137, recante «Disposizioni in materia di indennizzi a cittadini e imprese operanti in territori della ex Jugoslavia, già soggetti alla sovranità italiana», dispone, all'articolo
5, che «... è autorizzata la spesa di lire 140 miliardi nel 2001, 170 miliardi nel 2002, 90 miliardi nel 2003 e di 40 miliardi a decorrere dal 2004 fino ad esaurimento della liquidazione degli indennizzi...», specificando, al successivo articolo 6, la composizione di tale spesa: agli importi di 100 miliardi per il 2001, 130 miliardi per il 2002 e 50 miliardi per il 2003 vengono aggiunti i 40 miliardi corrispondenti a circa la metà di quanto stanziato per gli stessi anni nella legge finanziaria del 2001 (lire 86.542.000.000 - Tabella C - corrispondenti ad euro 44.695.213 per ciascun anno).
Risposta. - Premesso che l'adozione della misura cautelare nei confronti del Vice Brigadiere Di Fiore risulta essere stata convalidata dall'Autorità Giudiziaria procedente, il conseguente provvedimento precauzionale posto in essere - nella competenza - dall'Amministrazione Difesa assume, nella fattispecie, carattere vincolato, costituendo un obbligo conforme alle previsioni dell'articolo 20, comma 2 della legge n. 599 del 1954.
di democratizzare ambienti sclerotizzati» cui è fatto cenno nell'interrogazione.
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in discorso, a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri.
domestici ed i bovini in particolare fossero sottoposti a profilassi vaccinale, poiché costituiscono il maggior serbatoio virale.
infetto. Questo dato, dichiarato dal produttore del vaccino, è stato confermato, sia per gli ovini sia per i bovini, nel corso delle prove di sicurezza e di efficacia del vaccino effettuate dal Centro nazionale di referenza per le malattie esotiche-Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise Teramo, in accordo con quanto stabilito con Decisione 2001/75/CE dall'Unione europea.
deperimento, con esito spesso infausto e perdite notevoli di produzioni. I bovini, invece, salvo rarissimi casi, non si ammalano: possono tuttavia infettarsi, in quanto il virus può albergare nel loro sangue per un periodo piuttosto prolungato (almeno 60 giorni), durante il quale essi potrebbero infettare gli insetti vettori (i Culicoides) che li pungessero. Gli insetti, una volta infettatisi, trasmettono il virus ad altri animali tramite la puntura.
sia l'impossibilità di trasferire i vitelli da ingrasso dalle zone di produzione a quelle di finissaggio, sia il divieto di trasporto verso i macelli, come richiesto dagli stessi allevatori. La mancata applicazione delle norme comunitarie comporterebbe, con ogni probabilità, l'applicazione di sanzioni per le produzioni agro-zootecniche italiane. Si precisa che attraverso le riunioni e gli incontri svoltisi per decisione del Ministro stesso, le Associazioni e le Organizzazioni professionali del settore hanno partecipato alla valutazione preventiva della situazione, concordando di mantenere indenni le zone attualmente libere e di favorire la movimentazione, consentita, peraltro, dalla sola vaccinazione per quanto riguarda le aree infette.
diffusione della Blue Tongue e consentire la movimentazione e commercializzazione dei capi.
Risposta. - Le potenzialità della legge n. 189 del 2002, cosiddetta legge Bossi-Fini, come strumento per il governo dell'immigrazione, sono testimoniate dal primo risultato ottenuto, ossia la regolarizzazione e l'emersione dal lavoro nero di oltre 700 mila lavoratori stranieri.
Risposta. - Si comunica che la riduzione della prestazione oraria della consulenza delle due psicologhe operanti presso l'Istituto penale per i minorenni di Treviso è pari a 65 ore, essendo passata dalle 711 ore di consulenza per l'anno 2002 alle 646 per l'anno 2003.
di organico del personale della polizia penitenziaria è problema rilevante;
Risposta. - Si comunica che la consistenza organica del personale di polizia penitenziaria in forza presso le strutture del Piemonte e della Valle D'Aosta, nell'ambito della quale vanno considerati 67 agenti ausiliari, è la seguente:
Sulla base dei dati rilevati, l'attuale carenza rispetto alla previsione organica inerente gli istituti del Provveditorato di Torino, fissata con decreto ministeriale 8 febbraio 2001, ammonta a 397 unità.
collocate in posizione utile nella relativa graduatoria di merito sono state inviate a frequentare il previsto corso di formazione della durata di 12 mesi.
È inoltre in fase di espletamento il concorso interno per complessivi 500 posti per la nomina alla qualifica iniziale del ruolo maschile degli ispettori del Corpo di Polizia penitenziaria. I vincitori dovranno frequentare un corso di formazione di sei mesi.
siano stati effettuati, per la mancanza numerica della polizia penitenziaria.
Risposta. - Per il centro di permanenza temporanea e assistenza di Agrigento è in programma un piano di recupero globale della struttura che lo accoglie, prevedendo, in particolare, la realizzazione di lavori di manutenzione straordinaria, nonché l'installazione di nuovi impianti tecnologici.
Risposta. - In merito all'interrogazione parlamentare in esame, l'ANAS S.p.a., interessata al riguardo, ha riferito che il contenzioso pendente a vario titolo contro la società stessa è oggetto di costante attenzione e monitoraggio da parte di due società specializzate in analisi di contenzioso giurisdizionale.
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in oggetto, si comunica che i dati resi disponibili dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri per il Comune di Guidonia Montecelio (RM), denotano, nel confronto tra il 2003 con l'anno precedente, una diminuzione dei delitti complessivi (1.241 nel 2002, 845 nel 2003), ed un aumento di quelli scoperti (207 nel 2002, 252 nel 2003).
Risposta. - In riferimento a quanto riportato nell'atto parlamentare in esame, si precisa che il Ministero della salute non è in possesso di dati indicativi del numero di persone attualmente interessate al fenomeno del doping.
doping: può determinare effetti dopanti e causare anche per dosi terapeutiche positività ai test anti-doping».
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione in argomento, si comunica, per quanto riguarda gli striscioni cui fa riferimento l'interrogante, affissi lungo la via Tiburtina, nel comune di Guidonia Montecelio, che il locale Consiglio comunale, con delibera del 26 novembre 2003, ha vietato l'affissione di altri striscioni, a firma dei Democratici di Sinistra, il cui contenuto tentava di attribuire ai partiti della opposta coalizione «...un'equazione tra malaffare, malavita e politica».
di altro personale senza che prima siano state definite le singole posizioni riguardanti il riconoscimento delle mansioni superiori svolte da quanti erano già in servizio e che avrebbero consentito di sanare eventuali carenze nella pianta organica;
Risposta. - In merito all'interrogazione parlamentare in esame, l'ANAS S.p.a., interessata al riguardo, riferisce che la trasformazione in società per azioni ha dato avvio ad un più ampio processo di ristrutturazione e riorganizzazione della società stessa, ai fini del conseguimento di obiettivi di riposizionamento strategico, autonomia gestionale operativa, recupero di efficienza ed incremento della qualità dei servizi offerti.
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame, occorre premettere che il quesito posto attiene al servizio regionale che per le Regioni a statuto ordinario, a seguito dell'attuazione del decreto legislativo n. 422 del 1997, come modificato dal decreto legislativo n. 400 del 1999, non rientra nella diretta competenza dello Stato.
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare presentata, di cui si allega il testo, si comunica che nella notte compresa tra il 29 ed il 30 gennaio scorso ignoti hanno lanciato due bottiglie incendiarie contro la porta d'ingresso del circolo «Tagete» del movimento politico «Azione Giovani» di Pontedera, (Pisa), provocando la rottura di alcuni vetri ed un lieve annerimento delle pareti circostanti.
verificatisi a Rovato (Brescia), Roma, Villabate (Palermo), Napoli e Ancona], che non si possa escludere un'azione aggressiva coordinata e mirata nei confronti delle sedi di Alleanza Nazionale.
Risposta. - L'intero quadro dei provvedimenti di riassetto della difesa è tuttora in fase di studio al fine di rendere la componente addestrativa dell'Esercito rispondente alle effettive esigenze nello specifico settore.
trasmessi ad entrambe le Commissioni parlamentari per l'acquisizione del relativo parere.
Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che il passaggio a livello, ubicato al chilometro 1+089 della linea Codola-Nocera Inferiore in via SS Nocerina 132, è affidato ad un gruppo di abitanti che ne aprono e chiudono le sbarre secondo le loro necessità.
Risposta. - In merito all'interrogazione in argomento, si fa presente che è in discussione l'atto parlamentare AS 2195 (già approvato il 9 aprile 2003 dalla Camera dei deputati con il numero AC-38) recante «Delega al Governo per la tutela dei diritti patrimoniali degli acquirenti di immobili da costruire». In tale contesto il Governo è intervenuto - tramite iniziativa dell'amministrazione interrogata - proponendo l'introduzione nel testo di norme, a precipua garanzia della tutela degli acquirenti di immobili, che sono attualmente oggetto di discussione in sede di commissione referente.
Risposta. - Il Presidente della Repubblica, con decreto del 3 novembre 2003, ha conferito la medaglia d'oro al Merito Civile alla memoria della dottoressa Annalena Tonelli come riconoscimento dell'opera prestata a favore dei rifugiati e dei profughi somali.
analoga per estensione, alle operazioni di composizione treni e pulizia delle vetture;
Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che il progetto esecutivo dell'impianto dinamico polifunzionale (IPD) di Napoli, fascio arrivi e partenze, è stato elaborato da Italferr s.p.a. su specifiche tecniche funzionali stabilite ed approvate da Trenitalia s.p.a. con riferimento alle esigenze manutentive cui l'impianto era destinato.
Gli impianti elencati, quindi, sono di proprietà Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. e Trenitalia - Divisione passeggeri ne gestisce l'utilizzazione.
manovra (lato Roma), comportando la successiva interruzione dei binari sottotettoia.
oltremodo la gran parte dei cittadini che risiedono in prossimità del nuovo percorso ferroviario;
Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che il raddoppio da Decimomannu a San Gavino della Dorsale sarda rientra nel Piano prioritario degli investimenti approvato dal CIPE nella seduta del 29 settembre 2002 (delibera 079/2002).
chilometri Attraverso l'intervento verranno soppressi complessivamente 32 passaggi a livello e tutte le stazioni della tratta verranno inserite, nel nuovo sistema di telecomando in corso di progettazione, con posto centrale a Cagliari.
(Direzione Generale per il personale militare - VI Reparto - 21 Divisione) comunicava alla Sig.ra Mameli Antonella, residente in Selegas (Cagliari), che il decreto di liquidazione del trattamento pensionistico privilegiato (n. 1369 del 21 ottobre 2002) relativo al coniuge Sollai Giuseppe, già appuntato dei Carabinieri, nato a Cagliari il 20 settembre 1965 e deceduto in data 8 novembre 1998, era stato trasmesso a «BILANCENTES» (con elenco n. 80) perché tale Ufficio provvedesse all'impegno di spesa e al conseguente inoltro all'I.N.P.D.A.P. di Cagliari del ruolo di pagamento, che avrebbe dovuto avere «efficacia immediata»;
Risposta. - Le ragioni che non hanno sino ad oggi consentito la definizione della pratica pensionistica relativa al coniuge della Signora Mameli Antonella, vedova dell'Appuntato dei Carabinieri Sollai Giuseppe, attengono a motivazioni tecnico-amministrative.
e alla competente sede INPDAP che, stante l'esecutività del predetto decreto (articolo 166, legge n. 312 del 1980), potrà provvedere al pagamento di quanto dovuto all'avente diritto.
Risposta. - Con disposizioni ministeriali varate nell'aprile del 2001 e confermate con circolari del settembre 2002, del febbraio 2003 e, più di recente, del 19 maggio 2004, sono state previste rigorose misure di contenimento della spesa in materia di locazione di immobili per la polizia di Stato e per l'Arma dei Carabinieri, sospendendo tutte le iniziative comportanti aggravi di spesa.
Risposta. - La difficile e gravosa situazione nella quale si sono trovati gli acquirenti di alcune unità immobiliari dalla società C.S.I. S.r.l. è stata seguita dalla prefettura di Livorno, su richiesta del sindaco del comune di Cecina, per trovare insieme una soluzione al problema che, da anni, vede coinvolte numerose famiglie.
avevano stipulato il rogito che di fatto impediva la revocatoria fallimentare.
Risposta. - Si rappresenta che a seguito di ripetuti controlli sul servizio mensa della Casa circondariale di Taranto effettuati dal comandante di reparto, dal medico S.I.A.S. (Servizio Integrativo Assistenza Sanitaria) e
da componenti della locale commissione di controllo, sono state rilevate condizioni igieniche del tutto inadeguate ed è stato richiesto l'intervento della ASL territorialmente competente.
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in argomento, si fa presente che la particolare attenzione che il Governo presta alla situazione di Napoli e al suo hinterland è ben nota.
Risposta. - La Difesa pone grande attenzione sulla tematica dell'Uranio impoverito e si è impegnata nella ricerca di verità scientifiche in tutte le direzioni e con la massima determinazione.
nell'impiego nelle aree operative di Bosnia e Kosovo, è stato previsto (ex legge n. 27/2001) un monitoraggio volontario e gratuito su tutti i cittadini italiani che si fossero trovati in quelle zone a far data dall'agosto 1994.
A tal riguardo, nella ricerca di verità scientifiche ha preso corpo uno studio teso a superare l'iniziale focalizzazione al solo Uranio impoverito, ed in grado di fornire una risposta esaustiva ai molti dubbi in materia.
il fenomeno nei suoi aspetti eziologici, diagnostici e profilattici.
Risposta. - In merito alle notizie stampa sullo smarrimento di un siluro da parte di un sommergibile nucleare francese nelle acque del Golfo del Tigullio, si rappresenta che il siluro in questione, appartenente al tipo MU90, in versione da esercitazione - cioè privo di esplosivo - è affondato il giorno 3 marzo 2004 nelle acque antistanti La Spezia, al termine di un lancio sperimentale eseguito da un elicottero SH3D della Marina Militare italiana.
porto il giorno 8 marzo alle ore 09.18 per effettuare «prove in mare al termine dei lavori».
(improvvisamente interrotte), garantire condizioni di vivibilità - quantomeno - accettabili all'interno dello stesso, e riportare serenità nei rapporti tra detenuti, agenti di custodia e direzione dell'istituto;
Risposta. - La commissione dei detenuti ristretti a Porto Azzurro, portavoce delle principali problematiche della popolazione ristretta, si è incontrata con la direzione dell'istituto in data 17 settembre 2003. In tale sede sono state, tra l'altro, affrontate le seguenti questioni:
Nella stessa sede sono stati raggiunti degli accordi sulle principali problematiche evidenziate dalla popolazione detenuta.
Tali iniziative potranno contribuire ad ampliare le opportunità lavorative sia all'interno che in prospettiva all'esterno dell'istituto ex articolo 21 O.P..
Si rappresenta ancora che, al fine di ottenere un ulteriore incremento delle attività lavorative, sono stati opportunamente sensibilizzati gli enti locali.
Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004 sono stati pubblicati i bandi di concorso per complessive 751 unità destinati a varie professionalità dell'Area C, posizione economica C1 e C2 e B2.
b) Allievi agenti femminili: sono state espletate le prove concorsuali relative alla assunzione di 284 unità di personale femminile del ruolo agenti ed assistenti del corpo di polizia penitenziaria, avviate in data 29 dicembre 2003 alla frequenza del previsto corso di formazione della durata di dodici mesi. Si sono altresì concluse le prove selettive relative all'accesso, mediante concorso pubblico per titoli, al gruppo sportivo «Fiamme Azzurre» per un totale di 23 posti: con P.D.G. del 24 marzo 2004 le candidate sono state nominate agenti del corpo di polizia penitenziaria.
da diverse associazioni, forze politiche e rappresentanti sociali;
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si rappresenta che con la legge n. 207 del 1o agosto 2003 il Parlamento ha definitivamente approvato il cosiddetto «indultino».
un'altra, la Aosta-Torino, con un ovvio allungamento del percorso e quindi un conseguente accrescimento dei tempi di percorrenza;
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in argomento, l'ANAS S.p.a., interessata al riguardo, riferisce che, come noto, l'autostrada Torino-Milano è affiancata per circa 100 chilometri ad un interasse medio inferiore ai 50 metri dalla linea Alta Velocità in corso di costruzione.
L'ANAS informa che nell'ambito dei lavori che TAV deve eseguire sul nastro autostradale vi sono operazioni che, per la tutela della sicurezza e dell'incolumità dell'utenza, devono essere effettuate in assenza del traffico (varo delle travi dei nuovi sovrappassi, demolizione controllata delle vecchie strutture di scavalco). Pertanto, al fine di arrecare il minor disturbo all'utenza, la ASTM nell'eseguire tali operazioni ha deciso di effettuare chiusure notturne di tratte elementari.
della situazione di guerra che si vive in Iraq, che sta colpendo in maniera pesante, soprattutto, le persone meno difese e che è bene che l'opinione pubblica sappia cosa è successo e che cosa il Governo italiano fa per evitare il ripetersi di certi fatti, anche perché in Iraq l'Italia ha 3.000 soldati -:
Risposta. - In relazione a quanto segnalato nell'interrogazione parlamentare in argomento, gli elementi di informazione da fonti ufficiali, di cui si è in possesso, sono rappresentati dai contenuti del rapporto della Croce Rossa Internazionale del febbraio del 2004.
l'esame delle domande, aumentando il personale impegnato, ottimizzando le procedure, implementando le tecnologie adeguate allo scopo;
Risposta. - Le potenzialità della legge n. 189 del 2002, cosiddetta legge Bossi-Fini, come strumento per il governo dell'immigrazione, sono testimoniate dal primo risultato ottenuto, ossia la regolarizzazione e l'emersione dal lavoro nero di oltre 700 mila lavoratori stranieri.
garantiti per quanto attiene la sicurezza e l'ordine pubblico per i pericoli, derivanti sia dalla delinquenza comune che da quella organizzata; ciò che è più grave, non si sentono sicuri nelle proprie abitazioni;
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in argomento, si fa presente che la particolare attenzione che il Governo presta alla situazione di Napoli e al suo hinterland è ben nota.
Agenti della Polizia di Stato - 47 già in servizio e 13 in corso di trasferimento - destinati, come potenziamenti, a Napoli.
nei fondali marini di scorie radioattive, in violazione della convenzione di Londra del 1993 sull'inquinamento marino provocato dallo scarico in mare di rifiuti;
possa compiere le necessarie campagne di indagine, eventuale recupero e analisi dei rifiuti interrati;
Risposta. - Il 14 dicembre 1990, la motonave «Rosso» (ex Jolly Rosso), con bandiera italiana e di proprietà della società Ignazio Messina e C. con sede a Genova, partita dal porto di Malta con destinazione La Spezia, si è arenata sulla spiaggia di Camponara San Giovanni, frazione di Amantea, in provincia di Cosenza.
ma la magistratura competente aveva giudicato non corrette le modalità di raccolta delle stesse, obbligando i proponenti ad una raccolta ulteriore;
Risposta. - L'Italia ha mantenuto e mantiene un'attenzione costante sul Venezuela sia per evitare l'isolamento di una nazione che, mai come in questo momento, ha avuto bisogno del sostegno e dell'incoraggiamento dei paesi amici per superare una delle fasi più travagliate della propria storia recente, sia per creare un cordone di sicurezza a difesa dei nostri connazionali.
Risposta. - Si precisa che l'Ordine Mauriziano di Torino non è compreso fra gli Enti istituzionalmente vigilati dal ministero interrogato; si risponde, pertanto, ai quesiti contenuti nell'atto parlamentare in esame, sulla base degli elementi acquisiti dalla prefettura-Ufficio Territoriale di Governo di Torino, presso l'Ufficio del Commissario Straordinario dell'Ordine citato.
sulla proposta di Direttiva in materia di brevettabilità del software. In una lettera del Ministro Stanca inviata il 13 maggio 2004 ai suoi colleghi Marzano, Buttiglione e Moratti, il Ministro per l'innovazione chiedeva «di rappresentare una posizione critica del Governo rispetto alla proposta della presidenza irlandese» in materia. La lettera era molto argomentata ed il Ministro delegato Mario Baldassarri risponde il giorno dopo affermando: «mi unisco, condividendone pienamente le motivazioni, alla Tua richiesta di rappresentare al Consiglio Competitività la posizione critica del Governo italiano». Il 17 maggio il quotidiano «Punto informatico» scrive di «dichiarazioni del Governo italiano contro l'introduzione dei brevetti sul software nell'Ue»;
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in argomento pubblicata in data 27 maggio 2004 sull'Allegato B del resoconto della seduta della Camera, si rappresenta quanto segue.
invenzioni in quanto sono privi del carattere di novità tecnica.
però, non accolta dal Consiglio Competitività del 17-18 maggio 2004. Tuttavia, nella medesima sessione consiliare, per evitare pericolose discrasie o radicalizzazioni nel settore dell'Information Technology, il Governo italiano ha ritenuto di dover comunque sostenere il processo di armonizzazione previsto dalla direttiva in esame che intende altresì garantire i princìpi di piena competitività del mercato.
assoluta. Dunque, a differenza di quanto sostenuto dall'interrogante, il Governo ha assunto in modo lineare e corretto una posizione ragionevole e motivata. La volontà del Governo, infatti, è quella di salvaguardare il progetto di armonizzazione della materia nell'ambito dell'Unione Europea, approvando uno specifico intervento normativo opportuno e corretto, il più possibile condiviso dagli Stati membri e tale da individuare con chiarezza, senza zone grigie lasciate all'interpretazione, le condizioni ed i limiti di brevettabilità del software, nell'ambito di un equo bilanciamento dei diversi interessi in gioco.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione cui si risponde, va premesso che i quesiti posti nell'atto di sindacato ispettivo si riferiscono ad attività attribuite da una parte alla diretta competenza dell'autorità giudiziaria minorile e, dall'altra all'iter procedurale adottivo attribuito alla Commissione per le adozioni internazionali istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri con legge 31 dicembre 1998 n. 476, di ratifica ed esecuzione della Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale stipulata a L'Aja il 29 maggio 1993.
per le adozioni internazionali - istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - che autorizza gli enti aventi i requisiti richiesti allo svolgimento, per conto terzi, di pratiche di adozione di minori stranieri (articolo 39 legge 4 maggio 1983, n. 184, come sostituito dalla richiamata legge n. 476 del 1998, comma 1 lettera c).
doctrinae vanno concepiti in maniera sistemica, sicché ogni disciplina acquisisce valore solo se integrata nei contenuti delle altre. Nessuna di queste discipline, quindi, è affine allo sport o all'educazione fisica, anzi, quando si è ritenuta scientifica l'educazione fisica, solo perché se ne erano evidenziati i presupposti fisiologici, si è di fatto determinato un drastico intoppo allo sviluppo della disciplina;
Risposta. - Al riguardo si fa presente che il provvedimento di revisione del decreto ministeriale n. 509 del 1999, che ha disciplinato la riforma degli ordinamenti didattici universitari, è ormai di imminente emanazione.
Risposta. - In merito all'interrogazione in discorso, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito di non prevedere modifiche all'abilitazione commerciale della stazione di Avellino in cui, per contro, il traffico commerciale dal 2002 sino al primo semestre 2004 non ha subito modificazioni significative registrando un leggero incremento.
difficoltà e per lo sperpero di denaro pubblico da parte delle Asl che l'hanno attivata;
Risposta. - A partire dal mese di agosto 2000 l'Italia è stata interessata da una delle epidemie di febbre catarrale degli ovini (Blue Tongue) più estese mai verificatesi in Europa. Dall'agosto del 2000 al giugno 2002 la malattia è stata diagnosticata in n. 13.695 allevamenti. La morbilità e la mortalità finali sono state rispettivamente del 17,9 per cento e del 4,2 per cento. Le perdite registrate complessivamente, tra ovi-caprini morti o abbattuti a seguito della malattia, hanno superato n. 519.208 capi, con danni diretti valutati in oltre 25 milioni di euro.
dalle zone di sorveglianza ricadenti in province che hanno completato la campagna di vaccinazione, verso il restante territorio nazionale, nonché la possibilità di movimentare dalle zone di protezione animali vaccinati verso qualunque impianto di macellazione.
delle sieroconversioni nelle aziende sentinella ha, di fatto, determinato le condizioni perché fossero mantenute le restrizioni per la movimentazione degli animali verso le rimanenti parti del territorio nazionale, salvo in limitati periodi finestra, nonostante fossero stati raggiunti i requisiti relativi alla percentuale della popolazione immunizzata previsti dalle disposizioni vigenti».
margini delle raccolte d'acqua; le piccole pozze d'acqua con residui di letame e di altro materiale sono un ottimo luogo per la riproduzione. Quando per le condizioni strutturali dell'allevamento, è possibile mantenere il terreno e le superfici asciutte e il materiale organico, quale il letame, non è accessibile agli insetti, la loro densità si riduce, più o meno sensibilmente.
ancora si è lontani dal conseguimento della pronta disponibilità di vaccini inattivati: attualmente non esistono, a livello mondiale, vaccini alternativi a quelli utilizzati.
le ragioni richieste dalla legge per l'accoglimento della domanda cautelare, giacché, in disparte le evidenze scientifiche che nel rapporto costo/benefici, giustificano l'uso del vaccino esistente per eradicare la patologia in questione e per prevenire la diffusione ab imis negli ovini e nei bovini, il lamentato danno, nella comparazione degli interessi in gioco, non è tale, in fatto e in diritto, da superare l'esigenza di salute pubblica veterinaria sottesa alla campagna vaccinale peraltro coerente con le indicazioni dell'Unione europea.
Risposta. - Al riguardo, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, si è provveduto ad interessare la concessionaria RAI radiotelevisione italiana spa la quale, ha comunicato che il servizio televisivo Rai DVB-T non è attualmente fruibile nella provincia di Sondrio.
tanto che la scorsa settimana sarebbero stati usati anche aerei contro villaggi -:
Risposta. - L'area di responsabilità del contingente militare italiano impiegato in Iraq è quella della provincia di Dhi Qar, ubicata nel Sud-Est del paese che non confina con i territori citati dall'interrogante.
Risposta. - Sui fatti indicati dall'interrogante sono stati svolti accertamenti dalle forze dell'ordine dai quali non sono emersi riscontri in merito a quanto denunciato nel documento parlamentare.
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in argomento, si comunicano i seguenti elementi di risposta forniti dall'ANAS S.p.A. sulla base della relazione predisposta da Autostrade per l'Italia S.p.A.
Risposta. - Dopo l'entrata in vigore della legge n. 376 del 14 dicembre 2000 «Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping» e, in particolare, negli ultimi due anni, si sono intensificate le iniziative, a tutela della salute dei praticanti le attività sportive, e le azioni di lotta contro la diffusione dell'uso di sostanze vietate per doping; in particolare il Ministero della salute, anche con la collaborazione del mondo sportivo ha inteso focalizzare con particolare attenzione la pericolosità del fenomeno doping, sotto l'aspetto sia sanitario che sociale.
Risposta. - In merito alle questioni sollevate con l'atto di sindacato ispettivo in esame si osserva, preliminarmente, che il provvedimento cui si fa riferimento è tuttora in fase di studio.
Si soggiunge, in ultimo, che i decreti legislativi che saranno elaborati in applicazione del disposto della delega verranno trasmessi ad entrambe le Commissioni parlamentari per l'acquisizione del relativo parere.
sempre al passo con i tempi e acquisendo le nuove strategie di lotta al crimine, fino alle tecnologie più moderne;
di Mirano, dove uomini appartenenti al glorioso Corpo dei carabinieri impegnati quotidianamente contro il crimine, devono fare i conti, oltretutto, con un grave degrado strutturale che ne limita vergognosamente l'operato.
Risposta. - La Caserma dei Carabinieri di Mirano (VE), che conta una forza effettiva di 14 unità rispetto alle 18 prescritte in organico, è ubicata in un immobile del demanio civile in precario stato d'uso e provvisto di un solo alloggio di servizio.
finanziamenti pubblici necessari che della complessità procedurale, di progettazione e realizzazione del nuovo sistema viabilistico -:
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in argomento, l'ANAS S.p.a, interessata al riguardo, riferisce che, secondo le previsioni inserite nella proposta del piano finanziario della società Pedemontana Lombarda, attualmente in corso di esame da parte della stessa società stradale, l'intera opera sarà realizzata per lotti funzionali.
Il costo complessivo degli interventi di cui ai punti 1) e 2) viene indicato nel Piano economico-finanziario di prima parte, in 1.137 milioni di euro, di cui 549 milioni di euro da contributo pubblico e 588 milioni di euro da risorse private.
della già redatta progettazione preliminare, in forza di una convenzione con la Regione Lombardia e SEA che by-passi la frazione di San Salvatore in comune di Malnate.
Risposta. - Si comunica preliminarmente che in data 31 luglio 2003, a seguito dell'insediamento commissariale nel comune di Campione d'Italia, è stato costituito nell'ambito della società di gestione della locale casa da gioco un nuovo consiglio d'amministrazione, i cui rapporti con il vertice societario sono stati nuovamente disciplinati sulla base di un apposito regolamento operativo.
per cento rispetto all'anno precedente e una diminuzione (-12,82 per cento) degli ingressi dei clienti del Casinò così come risultano in calo gli introiti sugli altri proventi, quali mance (-8 per cento) e biglietti di ingresso (-49 per cento).
relative ai conflitti di lavoro e ai conflitti non originati da vertenze di lavoro, con particolare riferimento al numero dei dipendenti partecipanti a scioperi ed al rapporto esistente tra scioperanti stessi e il numero totale degli addetti per sedi di lavoro;
Risposta. - Occorre premettere, innanzitutto, che l'Istat nell'ambito dei propri compiti istituzionali e allo scopo di fornire il necessario supporto alle politiche economiche e sociali a livello nazionale ed europeo, rileva, elabora e pubblica i dati relativi al fenomeno dei conflitti di lavoro e le variabili connesse, quali il numero delle aziende coinvolte e il loro settore di attività economica, il numero dei lavoratori che hanno aderito allo sciopero e le ore di lavoro non prestate. Tali dati sono forniti in forma aggregata, senza che si possa procedere all'identificazione delle persone fisiche che si astengono dall'attività lavorativa.
famiglie, molte delle quali sono in evidente difficoltà a mantenere i figli agli studi;
Risposta. - In merito al quesito proposto dall'interrogante riguardante i lavori di manutenzione necessari alla scuola italiana a Montevideo, si precisa che la medesima è privata, legalmente riconosciuta, e che l'edificio non è demaniale, bensì di proprietà dell'Ente Gestore. Il Ministero degli esteri pertanto potrà erogare un contributo, a seguito della domanda avanzata dall'Ente gestore, che sarà assegnato entro l'esercizio finanziario 2004, nell'ambito delle disponibilità di bilancio ripartite tra le numerose istituzioni scolastiche non statali.
è inefficiente e confuso tanto che ben pochi dei circa 45.000 aventi diritto al voto nella sola Caracas riusciranno o potranno esercitarlo non fosse che per le difficoltà di consegna delle schede;
Risposta. - La proposta avanzata dall'interrogante di unificare in un unico complesso immobiliare tutti gli enti italiani operanti a Caracas, riveste un oggettivo interesse. A tale proposito nel settembre 2003 è stata predisposta una missione dalla Direzione degli Affari Amministrativi del ministero degli affari esteri, per verificare la situazione immobiliare nella capitale venezuelana.
Risposta. - Si precisa che l'istanza presentata, presso il competente ufficio del ministero della salute, dal dottor Nicola Freda, per ottenere il riconoscimento del titolo di specializzazione in Chirurgia Plastica conseguito in Perù, è stata sottoposta alla valutazione della Conferenza dei Servizi, riunitasi in data 10 maggio 2002, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 31 agosto 1999.
marzo 2004, è stato successivamente inoltrato al ministero della giustizia per la relativa pubblicazione.
Risposta. - Il Magistrato alle Acque - Provveditorato regionale alle opere pubbliche per il Veneto ha riferito che a seguito della pronuncia del T.A.R. del Veneto in data 22 maggio 2004, detta Autorità giudiziaria ha ritenuto di respingere i ricorsi presentati sia dalle Amministrazioni interessate sia dalle associazioni ambientalistiche aventi ad oggetto, tra l'altro, le censure relative alla procedura di valutazione di impatto ambientale delle cosiddette opere complementari in corso di realizzazione alle bocche di porto di Venezia.
il profondo rinnovamento della legislazione riguardante le autonomie locali era iniziato con la legge 8 giugno 1990, n. 142, per proseguire poi con la legge 25 marzo 1993, n. 81, sulla elezione diretta del sindaco, e con le leggi sulla semplificazione amministrativa 15 marzo 1997, n. 59, e 15 maggio 1997, n. 127;
queste norme sono state opportunamente ricomprese nel testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
l'articolo 51 del medesimo testo unico prevede che chi abbia ricoperto per due mandati consecutivi la carica di sindaco e di presidente della provincia non sia, alla scadenza del secondo mandato, immediatamente rieleggibile alle medesime cariche;
la ratio di questa limitazione è da ricercarsi nel fatto che il legislatore temeva che, senza porre un limite alla possibilità di ricoprire tali mandati, potessero costituirsi posizioni di forte potere personale negli enti locali, con amministratori sostanzialmente inamovibili, vanificando, in pratica, il principale intento della riforma sulla elezione diretta del sindaco e del presidente della provincia, tesa a realizzare la democrazia dell'alternanza;
tali timori potevano giustificarsi allora, stante il clima politico nel quale queste norme erano maturate, fortemente caratterizzato da episodi di malcostume e irregolarità amministrative, nonché da una scarsa coscienza delle potenzialità e della maturità civica dell'elettorato da parte del legislatore, per cui era apparso opportuno sottoporre la nuova normativa ad un congruo periodo di sperimentazione;
presto, però, è stata avvertita, per diversi, fondati motivi, la necessità di un ripensamento. È stato così deciso di innalzare la durata del mandato da quattro a cinque anni, ma l'orizzonte temporale dei dieci anni appare ancora insufficiente per conseguire la maggior parte degli obiettivi degli amministratori degli enti locali;
oggi, trascorsi più di dieci anni da questa epocale riforma, verificata l'assenza di qualsiasi pericolo di deriva plebiscitaria, si avverte piuttosto la necessità opposta, ovvero di consentire a quell'esercito di valenti amministratori locali che hanno dato prova di enormi capacità nel risanare le amministrazioni locali, di avere a loro disposizione la possibilità di più ampio respiro, che consenta loro di portare a termine quei programmi per la realizzazione dei quali i loro concittadini gli hanno dato e poi rinnovato la fiducia;
si avverte, come preponderante, l'esigenza di non disperdere le esperienze maturate fino ad oggi da amministratori che continuano a godere dell'appoggio delle coalizioni che li propongono e del consenso profondo e meditato degli elettori, unici arbitri legittimati a giudicare
questa esigenza, che appare ormai condivisa da molti, risulta fortemente voluta da tutte le associazioni delle autonomie locali, anche perché si è rilevato che il divieto di rieleggibilità crea problemi ancora maggiori nei comuni medio-piccoli, data, spesso, la notevole difficoltà nell'identificare una classe politica competente a ricoprire tali incarichi e dove è più alto il rischio di disperdere valide professionalità;
per tutti questi validi motivi, si avverte come fortemente penalizzante un'eventuale decisione del Governo di consentire un terzo mandato solo per i sindaci dei comuni fino a 3 mila abitanti, così come si è potuto rilevare in questi giorni dagli organi di stampa -:
quali sono le valutazioni di merito poste in atto dal Governo per individuare la quota di tremila abitanti quale limite per l'estensione del terzo mandato nell'elezione dei sindaci;
se il Governo non ritenga, per le considerazioni svolte dall'interrogante, che la suddetta opportunità debba essere prevista almeno per tutti i comuni inferiori ai 15 mila abitanti, secondo il criterio più logico che vede tale quota abitativa come il limite oltre il quale l'elezione del sindaco prevede il secondo turno di ballottaggio.
(4-09071)
Appare importante sottolineare e ribadire come su una simile materia dai contenuti squisitamente politici il Governo non ha ritenuto e non ritiene di dover assumere posizioni precostituite ma, al contrario, di rimettersi alle determinazioni del Parlamento.
Sul piano personale ritengo di dover aggiungere che come ho avuto modo di affermare anche nel corso del dibattito parlamentare sull'atto Senato 132, una modifica del limite del terzo mandato non possa prescindere da una equiparazione tra il diverso sistema elettorale prescelto e la diversa fascia di abitanti al di sopra e al di sotto della quale viene applicato il differente trattamento.
E ciò al fine di non incorrere in una molto probabile censura della Corte costituzionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
la stazione ferroviaria di Milano Centrale opera con una capacità ricettiva di treni inferiore alle reali potenzialità dell'impianto, in particolare in alcune fasce orarie, e ciò a discapito dei treni pendolari che per la maggior parte vengono attestati nella stazione di Milano Porta Garibaldi, specialmente quelli da e per Lecco;
questo comporta una evidente disparità di trattamento rispetto ai convogli diretti e provenienti di altri capoluoghi di provincia lombardi, innescando inevitabili malumori e proteste da parte dei pendolari del territorio lecchese;
una commissione tecnica incaricata di valutare l'aumento della potenzialità-ricettività della stazione di Roma Termini nel 1995 provvide a far aumentare la capienza di questa da circa 480 a 700 treni nell'arco delle 24 ore;
un'analoga operazione consentirebbe l'ambita attestazione alla stazione di Milano
se non ritenga opportuno rappresentare alla società Rfi spa, del gruppo Ferrovie dello Stato, l'opportunità dell'istituzione di una commissione tecnica incaricata di valutare l'aumento della potenzialità-ricettività della stazione di Milano Centrale, così come già avvenuto per la stazione di Roma Termini nel 1995.
(4-04824)
L'attestamento dei treni per il trasporto dei pendolari in altri impianti milanesi deriva dalle scelte di distribuzione dei carichi di traffico secondo le diverse relazioni, valorizzando determinate stazioni solo apparentemente più decentrate (Milano Greco Pirelli, Milano Porta Garibaldi, Milano Porta Genova eccetera).
In particolare, si fa presente che la stazione di Milano Porta Garibaldi è nel centro cittadino, snodo nevralgico in cui intervengono diversi mezzi di trasporto urbani.
Per quanto concerne lo studio tecnico su Roma Termini questo fu eseguito per verificare il quantitativo di movimenti (non solo di treni ma anche di manovre, invii eccetera) gestibili con una organizzazione diversa delle relazioni ferroviarie e dei tempi di sosta, in relazione alla configurazione della dotazione tecnologica di allora.
Analogo studio su Milano centrale non avrebbe sufficienti motivazioni esistendo in alcune ore del giorno ancora capacità disponibile data anche una diversa situazione tecnologica degli impianti di stazione.
Ad ogni modo, si fa presente che il progetto di Grandi Stazioni s.p.a., varato dal CIPE il 14 marzo 2003, che prevede la ristrutturazione delle aree interne ed esterne delle 13 stazioni delle principali città del Paese, per l'impianto di Milano mira sostanzialmente all'ottimizzazione di accessibilità e di mobilità, oltre alla riorganizzazione dei servizi, all'offerta di elevati standard di sicurezza ed infine al recupero architettonico del complesso.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
il 31 ottobre 2003 sono stati presi in esame per la valutazione al grado di colonnello n. 123 Tenenti Colonnelli del Ruolo Speciale, a seguito dell'inserimento nel ruolo di n. 97, Ufficiali Superiori già appartenenti al Ruolo Esaurimento;
tale elevato numero d'ufficiali da valutare per l'avanzamento è dovuto al fatto che nel Ruolo Speciale sono transitati quest'anno, «nonostante la perdita di tre anni d'anzianità» ufficiali con anzianità di grado fino ad un massimo di 15 anni, che per la prima volta vanno in valutazione e molti di questi potranno avere solo 2 o 3 valutazioni, perché molto anziani;
rebus sic stantibus per il R.S., il numero delle promozioni per il 2004 sarà solo di 7 unità pari ad una percentuale di promovibilità del 5,6 per cento, mentre per il Ruolo Normale si aveva una possibilità pari al 25 per cento in prima fascia, 15 promozioni su 60 valutandi;
l'attuale organico dei colonnelli che prevede nel R.N. n. 321 unità e nel R.S.35, ha, ad oggi, una deficienza rispettivamente di 145 e 9 unità;
l'articolo 35 del decreto legislativo n. 298 del 5 ottobre 2000 prevede al comma 4 con decreto del Ministro della Difesa, di concerto con il Ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, le dotazioni organiche dei singoli ruoli potranno essere modificate, senza oneri aggiuntivi e fermi restando il volume organico complessivo...», pertanto, senza intaccare lo sviluppo di
tale provvedimento, oltre a consentire ad un numero adeguato d'ufficiali che si è sempre impegnato con professionalità e spirito di servizio solo per attaccamento all'Arma, senza alcun'aspettativa di carriera, di conseguire il primo grado dirigenziale, risponderebbe appieno ai principi ed ai criteri direttivi della legge n. 78 del 31 marzo 2000 ove è affermato la necessità «di rivedere, nel quadro del potenziamento dei ruoli degli ufficiali, le dotazioni dirigenziali in modo tale che esse risultino coerenti con quanto previsto per le Forze Armate»;
peraltro non è ipotizzabile che l'organico dei Colonnelli possa essere ripianato con l'inserimento dei Tenenti Colonnelli del R.N. con anzianità di grado di i o 2 anni;
se intenda predisporre attraverso apposito decreto, la soluzione alla problematica prospettata incrementando la dotazione organica del R.S.
(4-08751)
È da aggiungere, inoltre che le consistenze numeriche dei ruoli sono fissate sulla base di esigenze funzionali/ordinative e non per assicurare omogenee prospettive di carriera.
Una modifica ope legis che non tenga conto di tutti questi aspetti determinerebbe problematiche alla struttura dei ruoli, sperequazioni nonché il rischio di un consistente contenzioso.
È utile, altresì, precisare che il numero delle promozioni al grado di Colonnello in servizio permanente del ruolo speciale dell'Arma dei Carabinieri per l'anno 2004 è stato elevato da 7 a 10 unità, ai sensi dell'articolo 3 del decreto ministeriale 15 dicembre 2003. Peraltro, non è ipotizzabile un ulteriore incremento delle promozioni in quanto porterebbe alla saturazione del ruolo ed alla conseguente applicazione dell'istituto del collocamento in aspettativa per riduzione quadri.
Per tali motivi non appare perseguibile una perequazione organica tout-court di unità da Colonnello del ruolo normale a quello speciale, anche in considerazione del fatto che l'istituto non è supportato da alcuna normativa di settore.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
sono aumentate le difficoltà che gli insegnanti trovano ad organizzare i corsi stabiliti dal Mae, con conseguenti ritardi nell'arrivo degli insegnanti di ruolo, impegnati così a svolgere l'enorme carico di lavoro accumulato all'ufficio scuola, mostrando problemi dal punto di vista organizzativo;
è particolare la situazione di Stoccarda, che nel 1990 contava tre direttori didattici ed un preside; nel 1993 ne aveva tre; ma che invece secondo il contingente sono rimasti in due dal 2001. Sembra inoltre che il secondo dirigente non sia mai arrivato ed uno solo sia in servizio quasi come terzo impiegato in segreteria;
considerando la situazione di Stoccarda con i riferimenti ministeriali, in assenza di parametri oggettivi diventa difficile valutare le attività in atto ed i carichi di lavoro dei singoli uffici scuola, perché le procedure in atto nell'amministrazione italiana sono diverse;
alla scuola europea di Karlsruhe il Mae ha provveduto ad inviare gli insegnanti
occorre dare esempio di efficienza ed operatività ed è quindi necessario programmare a settembre di ogni anno un calendario di scadenze (Mae, Aran e sindacati tutti insieme) per l'approvazione dei vari adempimenti previsti, con scadenze vincolanti per tutti;
si deve dare la possibilità a scuola ed insegnanti di potersi organizzare in modo adeguato, considerati i problemi di carattere oggettivo connessi ad un trasferimento all'estero;
noi chiamiamo termini, scadenze, adempimenti, decreti, procedure in libertà, quello che i tedeschi valutano come disorganizzazione ed inefficienza italiana, creando disappunto e sconcerto nelle autorità scolastiche tedesche -:
quali siano i criteri, le procedure ed i tempi con cui si stabilisce l'invio del personale scolastico all'estero, non solo per gli insegnanti, ma anche per i dirigenti scolastici ed il personale di segreteria.
(4-08119)
Ad oggi sono presenti nella predetta sede un dirigente scolastico, un direttore dei servizi generali e amministrativi e un assistente amministrativo. Il secondo posto di dirigente scolastico è stato coperto nel mese di gennaio, a seguito dei colloqui effettuati nel mese di settembre. Detto posto è rimasto scoperto dal 10 novembre 2001, in quanto il ministero interrogato per avviare le procedure di nomina, ha dovuto attendere la sottoscrizione dell'«Accordo successivo ai sensi dell'articolo 45 del CCNL del 1o marzo 2002» per il personale dell'area V della dirigenza scolastica da destinare all'estero, avvenuta in data 6 giugno 2003.
Per quanto riguarda la copertura dei posti vacanti nell'a.s. 2003/2004 del personale docente, questa Amministrazione ha potuto avviare le procedure di nomina solo dopo la sottoscrizione del CCNL/estero del 24 luglio 2003.
Alle Scuole Europee, il ministero interrogato ha potuto inviare gli insegnanti dal 1o settembre 2003, in quanto i provvedimenti di impegno di spesa non sono di competenza dell'ufficio centrale del bilancio poiché gli oneri del trattamento economico sono a carico delle direzioni delle scuole europee e non gravano sui capitoli di spesa dell'amministrazione interrogata.
Per quanto riguarda la distribuzione dei posti di dirigente scolastico e di personale amministrativo tra le 69 circoscrizioni consolari ove si svolgono attività scolastiche, i relativi criteri vengono adottati tenendo conto della disponibilità di bilancio che condiziona il contingente, nonché dei carichi di lavoro quali essi risultano dalle rilevazioni statistiche delle ambasciate da cui dipendono gli uffici consolari.
A partire dal 2001 in tutte le circoscrizioni consolari, ove sono presenti attività di una certa consistenza, è presente solo un dirigente scolastico con l'eccezione di Stoccarda, Londra, Zurigo, Buenos Aires, Bahia Blanca e Cordoba dove sono presenti due dirigenti scolastici.
Per quanto riguarda gli insegnanti, il numero dei posti di ruolo è determinato dalle attività poste in essere di anno in anno, a carico di questa Amministrazione.
Si fa infine rilevare che a Stoccarda il numero dei docenti di ruolo inviati dall'Italia è il più rilevante rispetto a tutte le altre sedi con analoga attività. Ciò perché solo nel Baden-Wittenberg le autorità locali non si sono assunte gli oneri relativi alle attività previste dalla direttiva comunitaria n. 486/77 in merito alla formazione scolastica dei figli dei lavoratori migranti, a differenza di quanto avvenuto per quasi tutte le iniziative in parola nel resto della Germania.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
in Italia la sindrome di Brugada, una malformazione genetica individuata solo nel 1992 dall'omonimo ricercatore spagnolo, risulta ancora quasi sconosciuta tra i medici;
la vicenda apre molti interrogativi sulle centinaia di decessi che ogni anno colpiscono giovani attivi e dinamici, dato che la sindrome in questione provocherebbe l'improvvisa morte di soggetti tra i 20 e i 37 anni di età;
le persone affette da tale patologia si accasciano a terra senza aver mai lamentato alcun sintomo e, anzi, praticando persino sport e attività fisica sino a qualche minuto prima del fatale cedimento cardiaco;
l'arresto cardiaco colpisce in genere i soggetti maschi, nel sonno o alle prime ore del mattino, anche se sulla problematica sono ancora in corso accertamenti più approfonditi;
la scoperta compiuta dal medico spagnolo che ha dato il nome alla malattia è di eccezionale importanza per prevenire quelle che al momento si chiamano comunemente «morti improvvise» o, in sede di accertamento autoptico, vengono bollate con i generici termini clinici di "infarto" e "collasso cardiocircolatorio";
l'incidenza della malattia non è ancora nota, a differenza del fatto che basterebbe un certo grado di preparazione tecnica nel leggere un comunissimo elettrocardiogramma per sospettare la probabile presenza della malformazione in un determinato paziente;
in definitiva, un elettrocardiogramma con curve sospette avvierebbe una serie di ulteriori esami ambulatoriali, al termine dei quali al paziente verrebbe innestato un elettrostimolatore cutaneo in grado di arginare i nefasti effetti del subitaneo arresto cardiaco;
tale particolare non fa che rafforzare la tesi secondo la quale anche in Italia occorre investire adeguati mezzi e risorse nello studio e nella diffusione della conoscenza della sindrome di Brugada;
il ministero della salute non può a tal proposito esimersi dall'elaborare opportune programmazioni sul tema, aggiornando sulle caratteristiche della sindrome cardiologi e specialisti in patologie del cuore -:
se intenda attivarsi sul tema della sindrome di Brugada per migliorare la preparazione tecnica dei medici italiani sull'argomento, visto che sembra sufficiente una diagnosi precoce della malformazione per scongiurare la morte improvvisa di decine di ragazzi.
(4-06881)
Nei soggetti che ne sono affetti è presente, in assenza di alterazioni strutturali cardiache, un blocco di branca destra ed elevazione del segmento ST nelle derivazioni precordiali di destra (V1 a V3) dell'ECG.
La trasmissione di questa condizione è autosomica dominante con penetranza variabile. L'alterazione è dovuta ad una mutazione, identificata nel gene SCN5A (cromosoma 3) che codifica la subunità alfa del canale del sodio; questa mutazione è rilevata solo nel 30 per cento dei casi ed è responsabile di una diminuzione nella densità della corrente del sodio.
L'alterazione molecolare è causa dell'aggravamento delle anomalie elettrocardiografiche, a seguito della somministrazione di farmaci antiaritmici, che bloccano i canali del sodio.
Per gli aspetti assistenziali (diagnosi, stratificazione del rischio, prevenzione e terapia), nel documento pubblicato dalla Task Force sulla Morte Cardiaca Improvvisa della Società Europea di Cardiologia e i successivi aggiornamenti (Eur Heart J. 24:
Le strategie di trattamento di tale patologia non sono univoche; non si è raggiunto un totale consenso sui criteri per l'uso del defibrillatore cardiaco, quale principale presidio medico per la prevenzione della MCI.
Alcuni autori ritengono che, sia i pazienti sintomatici (con episodi sincopali e/o sopravvissuti ad arresto cardiaco), sia quelli asintomatici che presentano una positività alla PES, dovrebbero essere sottoposti ad impianto di defibrillatore cardiaco; più recentemente, la bassa predittività della PES ha indotto ad indicazioni diverse e contrastanti.
Attualmente non esistono farmaci efficaci per la prevenzione della MCI; il miglioramento prognostico è correlato al progresso delle conoscenze eziopatogenetiche, cliniche ed epidemiologiche della patologia.
L'incremento della casistica afferente al Registro nazionale malattie rare presso l'Istituto superiore di sanità (ISS) - che raccoglie le segnalazioni di «cardiopatia aritmogena del ventricolo destro», verificatesi su tutto il territorio nazionale - potrà fornire un contributo rilevante sulla conoscenza di alcuni aspetti della malattia, in particolare:
a) sulle stime attendibili di prevalenza e/o incidenza, consentendo la verifica delle dimensioni reali della patologia e degli esiti;
b) sull'individuazione e valutazione dei fattori di rischio;
c) sulla valutazione dell'efficacia dei trattamenti preventivi.
A questo proposito va ricordato che il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, ha dichiarato il 2004 «Anno del cuore», allo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari.
È prevista la realizzazione di iniziative nell'ambito di tre progressive fasi di comunicazione, con la partecipazione del ministero della salute, dell'istituto Superiore di Sanità, di Società Scientifiche e di Associazioni di Volontariato.
La prima fase (gennaio-marzo 2004) è stata dedicata alla promozione, in funzione della prevenzione dei rischi cardiovascolari, di stili di vita salutari, come una corretta alimentazione, una attività fisica equilibrata e il non abuso di alcool e fumo.
Per la seconda fase (aprile-agosto 2004), è prevista la realizzazione di una campagna televisiva e a mezzo stampa per informare i cittadini sui rischi cardiovascolari e sulla Morte Cardiaca Improvvisa.
Nel corso della terza fase (settembre-dicembre 2004), verrà promossa e diffusa la «carta del rischio», con una campagna informativa sull'uso di questo nuovo strumento di autovalutazione del rischio cardiovascolare.
Saranno, inoltre, realizzati progetti di ricerca per favorire l'utilizzo delle «carte del rischio» nella definizione delle strategie terapeutiche (in particolare per l'impiego delle statine), nella prevenzione primaria e secondaria, e nella valutazione della riduzione degli eventi cardiovascolari.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.
è interesse dell'opinione pubblica conoscere l'esito, in termini di realizzazione, di tutte le principali opere pubbliche, quanto ai tempi e all'effettività della valida esecuzione, nonché ogni aspetto relativo ai costi, alle procedure di aggiudicazione, alla trasparenza e produttività degli investimenti, soprattutto in relazione al criterio, largamente praticato, del massimo ribasso;
risulta all'interrogante, per consultazione di pubblicazioni specializzate, che i seguenti appalti siano stati assegnati con il metodo del massimo ribasso e con percentuali di ribasso molto consistenti:
1) Maxigara del nodo di Bologna: assegnato nel luglio 1999 al raggruppamento italo-spagnolo guidato da Necso Entracanales Cubiertas, con un ribasso del 47 per cento;
2) Ente autonomo per l'acquedotto pugliese: lavori di completamento del III lotto dell'acquedotto del Pertusillo: assegnato all'impresa SAFAB-Società Appalti e Forniture per Acquedotti e Bonifiche spa - Roma - nel 1997, con un ribasso del 41,41 per cento;
3) Magistrato delle Acque di Venezia - Lavori di difesa passiva del fiume Tagliamento: assegnati all'impresa Vidoni di Udine, nel 1998, con un ribasso del 58,41 per cento;
4) Consorzio per le Autostrade siciliane - Lavori di costruzione lotto 28-ter per l'autostrada Messina-Palermo: assegnati, nel 1998, all'impresa Bonatti Spa di Parma, con un ribasso del 29,32 per cento;
risulta inoltre - dalle stesse pubblicazioni specializzate - che anche enti regionali, amministrazioni locali ed altri enti pubblici avrebbero assegnato appalti con ribassi molto elevati. Si possono citare, a titolo esemplificativo, la regione Sicilia (un appalto assegnato nel 1997 all'impresa Russo Roberto con un ribasso del 60,99 per cento), la provincia autonoma di Trento (un appalto assegnato nel 1999 all'impresa Del Favero con un ribasso del 47,21 per cento), il comune di Campione d'Italia (un appalto assegnato nel 1999 all'impresa Impregilo con un ribasso del 37,21 per cento) e l'ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione di Bari (un appalto assegnato nel 1998 all'Impregilo con un ribasso del 41,37 per cento) -:
se, anche sulla base della relazione che l'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici presenta annualmente al Governo, siano state accertate le ragioni tecniche che abbiano consentito alle ditte aggiudicatarie di offrire ribassi tanto cospicui;
quali siano stati, per ciascuna opera, i tempi di completamento rispetto a quelli prescritti, quale sia stato il costo complessivo finale rispetto a quello iniziale posto a base della gara, al netto dello sconto, e quali siano state le documentate ragioni dell'eventuale divergenza.
(4-07819)
Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che il bando di gara di appalto per la costruzione di 2 gallerie per l'attraversamento della linea veloce Milano-Bologna nel nodo di Bologna - tratto tra S. Ruffillo a lato est della nuova stazione - è stato inviato (ai sensi della normativa in materia) il 18 dicembre 1998 per la pubblicazione sulla GUCE.
Nel corso della procedura di gara sono pervenute alla Commissione di gara offerte di 3 associazioni temporanee di imprese. La migliore offerta è stata presentata dall'ATI Necso/Salini/Ghella in considerazione delle ottimizzazioni connesse con i procedimenti di costruzione e con le soluzioni tecniche proposte.
L'originario programma dei lavori prevedeva il completamento delle opere a giugno 2005 con un costo iniziale dell'appalto pari a circa 145,75 milioni di euro.
Ostacoli emersi durante l'esecuzione delle opere - imprevedibili e non imputabili a responsabilità dell'appaltatore ma alla complessità delle procedure di autorizzazione legate all'appalto nonché alla sopravvenienza di prescrizioni da parte degli enti competenti - hanno reso necessario riprogrammare la tempistica di realizzazione delle opere con la stipula il 29 luglio 2002 di un accordo integrativo e modificativo.
L'accordo prevede il termine di ultimazione dei lavori nel dicembre 2007 e fissa - a seguito dell'incremento globale dovuto al riconoscimento da parte di TAV di riserve presentate dall'appaltatore e alla contrattualizzazione di varianti - l'importo contrattuale a 211 milioni di euro.
La documentazione e tutte le informazioni inerenti la gara di appalto sono state inviate da TAV nel mese di novembre 2002 all'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, a seguito di apposita richiesta dell'Autorità stessa ai sensi della legge 109/94.
L'avanzamento dei lavori al gennaio 2004 è pari al 34 per cento.
Per quanto riguarda i lavori sul fiume Tagliamento, il Magistrato alle Acque di Venezia ha riferito che prima di procedere all'aggiudicazione definitiva dei lavori sono stati, ovviamente, valutati i presupposti tecnici che hanno consentito all'Impresa Vidoni di offrire un ribasso così consistente (ai sensi dell'articolo 21, comma 1-bis, della legge 109/94).
Nel caso specifico dell'Associazione temporanea tra le imprese Vidoni (capogruppo) e Rodio-Schiavo (mandatarie), dall'analisi delle giustificazioni presentate e rispondenti alle richieste contenute nella lettera di invito a licitazione privata, si è evinto che le stesse risultavano fondate su condizioni economiche particolarmente favorevoli, desunte dalle attestazioni e dichiarazioni delle ditte fornitrici dei materiali con particolare riguardo, in rapporto all'incidenza delle lavorazioni al materiale terroso, alla membrana bituminosa, al pietrame e soprattutto all'elevata specializzazione nella formazione di colonne di terreno consolidato verticale ed inclinato con il sistema jet grouting (incidenza totale del 36,5 per cento dell'impresa associata Ing. Rodio & C. s.p.a.
Inoltre, anche buona parte delle altre imprese partecipanti alla licitazione hanno offerto ribassi che non si discostavano molto da quello dell'ATI aggiudicataria (la seconda impresa classificata ha offerto un ribasso del 53,37 per cento, la decima del 45,13 per cento e la ventitreesima, ultima, del 24,20 per cento.
I lavori sono stati consegnati in data 11 febbraio 1999 ed il tempo utile per la loro realizzazione era di giorni 900, pertanto, entro il 30 luglio 2001. Durante l'esecuzione dei lavori sono state effettuate delle sospensioni per cause avverse ed imprevedibili quali eventi meteorici e piene del fiume Tagliamento per un totale di 184 giorni. Con la presentazione di una perizia di variante suppletiva è stata approvata una proroga di giorni 120 per ultimare e completare i maggiori lavori. Pertanto, il totale complessivo risulta essere di 304 giorni che sommati ai 900 spostava l'ultimazione dei lavori entro il 29 maggio 2002; con verbale di pari data è stata certificata tale ultimazione.
Durante l'esecuzione dei lavori è stato necessario redigere apposita perizia di variante per cause impreviste con un aumento della spesa contrattuale, al netto del ribasso d'asta del 58,41 per cento, di lire 247.129.055 pari ad euro 127.631,51) portando quindi il contratto da lire 9.133.563.320 (pari ad euro 4.717.091,79) a lire 9.380.692.375 (pari ad euro 4.844.723,29) che corrisponde ad un aumento del 2,7 per cento circa.
Per quanto riguarda, infine, gli interventi stradali, l'ANAS ha comunicato che i lavori di costruzione del lotto 28-ter «Halaesa» del 1o tronco - tratto S. Stefano di Camastra-Tusa dell'autostrada A 20 Messina-Palermo sono terminati il 10 marzo 2004.
L'Anas informa infine che nel corso dei lavori si è resa necessaria la redazione di perizie tecniche di cui la seconda con riduzione di spesa. Pertanto i lavori sono stati ultimati senza aumento di spesa.
Da ultimo si fa presente che con la legge n. 448 del 2001 (Legge finanziaria 2002) non rientrano nella competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti le problematiche evidenziate nell'atto ispettivo in ordine all'Acquedotto Pugliese.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
nello scorso anno scolastico è stata attivata nella casa circondariale di Vigevano, presso la Sezione alta sicurezza maschile, la terza classe per il conseguimento del diploma di ragioniere-perito commerciale;
il corso è stato istituito nell'ambito del progetto «Sirio» ispirato alla circolare n. 253 del 6 luglio 1993 MPI;
l'attività didattica è stata svolta da docenti dell'Istituto Tecnico Commerciale Statale «L. Casale» di Vigevano che ha pure fornito il materiale didattico;
il corso è stato frequentato con eccellenti risultati di 5 detenuti;
nel corrente anno non è stato attivato il corso per la IV classe richiesto dalla direzione della Casa circondariale, dal responsabile del progetto Sirio e dalla direzione dell'Istituto tecnico «L. Casale»;
la decisone di non attivare il corso della classe IV assunta dalla Direzione generale dell'Ufficio regionale scolastico della Lombardia contrasta con i principi ispiratori della circolare sopra richiamata del Ministro della pubblica istruzione e nel concreto assume una valenza molto più negativa che in qualsiasi ambito scolastico poiché annulla i risultati positivi raggiunti nell'istituto penitenziario;
inoltre, sicuramente intaccherà la fiducia non solo delle persone che non potranno completare il percorso didattico, ma anche di tutti gli iscritti agli altri esperimenti formativi ed agli altri corsi di istruzione attivati nella casa circondariale di Vigevano, poiché verrebbe meno la certezza di poter concludere positivamente le attività didattiche;
le ripercussioni negative nell'ambito dell'istituto sono agevolmente intuibili -:
quali iniziative intendano assumere con urgenza per assicurare l'attivazione della IV classe ragionieri presso la casa circondariale di Vigevano.
(4-07484)
L'istituto «Casale» investiva del problema l'ufficio scolastico regionale per la Lombardia che, a sua volta, prospettava la problematica al Centro servizi amministrativi di Pavia, competente per territorio, al fine di trovare una possibile soluzione.
Successivamente il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha provveduto a chiedere l'intervento della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici del ministero dell'istruzione, sottolineando l'importanza che riveste l'attività formativa e l'istruzione in generale nel processo di crescita e maturazione delle persone detenute, e come le frustrazioni di tali bisogni possano causare un senso di sfiducia verso le istituzioni preposte a realizzare il recupero dei medesimi ai valori e ai modelli della società civile.
Al riguardo il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha riferito che nella provincia di Pavia nel corrente anno scolastico si è determinato un forte incremento di allievi frequentanti gli istituti secondari di 2o grado e, pertanto, alle ulteriori esigenze di posti rispetto alla dotazione di posti di organico di diritto assegnata alla provincia si è provveduto in sede di determinazione dell'organico di fatto.
Nella definizione dell'organico di fatto sono state istituite classi presso le case circondariali della provincia, se dotate di un congruo numero di allievi. In particolare, presso l'istituto tecnico commerciale e per geometri «Casale» di Vigevano, sono state istituite una classe 1a e due classi 2a;
L'Amministrazione, comunque, non è rimasta indifferente alle esigenze dei cinque allievi detenuti presso la casa circondariale di Vigevano tant'è, che coerentemente con le indicazioni fornite in data 30 luglio 2003 dall'ufficio scolastico regionale per la Lombardia, il dirigente scolastico dell'istituto tecnico di Vigevano e il dirigente del centro servizi amministrativi di Pavia hanno valutato positivamente un progetto di volontariato che attualmente funziona anche con la collaborazione dei docenti dell'istituto e mediante la fornitura di sussidi didattici messi a disposizione dalla scuola. Tale progetto consentirà agli interessati di acquisire una preparazione atta a sostenere gli esami di idoneità alla classe 5a.
Il problema è stato dunque risolto grazie alla disponibilità dei docenti dell'istituto scolastico «Casale» i quali, in qualità di volontari, hanno permesso, con il loro sostegno, che il percorso scolastico dei detenuti non si interrompesse.
Per evitare che tale problematica si possa ripresentare per il prossimo anno scolastico, si cercherà di portare a conoscenza dei detenuti di altri istituti la possibilità di frequentare il corso di I.T.C., in modo da, aumentare il numero degli iscritti ed evitare che si ripropongano le condizioni per la sospensione dei corsi.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
presso la casa circondariale «I casetti» di Rimini sono attualmente in servizio 138 addetti di polizia penitenziaria, dei quali 4 o 5 sono in procinto di essere trasferiti ad altra destinazione, nonostante un decreto legislativo del 2000 prevedesse che prestassero servizio presso la casa circondariale 148 agenti di polizia, dei quali 7 di sesso femminile;
oltre a tale carenza di personale (per un servizio ottimale sarebbero necessarie 178 persone su turni di 6 ore), una parte degli agenti di polizia penitenziaria è impiegata con mansioni di carattere amministrativo per il comparto ministeri, al fine di supplire alle carenze di organico in tale settore, per il quale dal 1990 non vengono banditi concorsi per l'assunzione di personale;
attualmente sono detenute presso la casa circondariale di Rimini 225 persone - che durante il periodo estivo lievitano fino alla cifra di 270 - a fronte di una capienza ottimale di 120 detenuti; nonostante il lavoro proficuo della direzione della casa circondariale, le condizioni di lavoro e di vivibilità per i detenuti sono dunque particolarmente precarie e pregiudicano il buon funzionamento della struttura -:
se non ritenga opportuno intervenire per ripristinare la piena funzionalità della struttura in oggetto provvedendo all'immissione in ruolo di nuovi agenti penitenziari e all'assunzione di personale amministrativo.
(4-07715)
Per quanto attiene, in particolare, alle iniziative finalizzate al reclutamento dall'esterno di ulteriori operatori si comunica quanto segue.
Per quanto riguarda il comparto sicurezza si segnala che l'amministrazione penitenziaria, ai sensi dell'articolo 50, comma 12 della legge n. 388/2000, ha provveduto negli anni 2002 e 2003 all'assunzione di rispettive n. 569 e n. 537 unità di agenti ausiliari di leva.
Per l'anno 2004 la situazione è la seguente:
a) 1o contingente 2004: nel periodo 12-13 marzo 2004 sono state avviate alla frequenza del previsto corso di formazione, della durata di tre mesi, n. 152 unità;
b) 2o contingente 2004: miei periodo 16-17 aprile 2004 sono state avviate alla
c) 3o e 4o contingente 2004: sono tuttora in corso le procedure concorsuali. L'avvio ai relativi corsi di formazione dei candidati che risulteranno idonei è previsto, rispettivamente, per i prossimi mesi di settembre e novembre 2004.
Nel periodo 11-24 febbraio 2004 si è tenuta la prevista prova preliminare del concorso a 271 posti per allievo vice ispettore. Nel periodo maggio/luglio 2004, presumibilmente, i candidati risultati idonei (n. 270 unità) verranno convocati per essere sottoposti agli accertamenti psico-fisici ed attitudinali e, successivamente, saranno effettuate le prove scritte ed orali.
Nei giorni 1o e 2 marzo 2004 si è svolta la prova preliminare relativa al concorso pubblico per n. 298 posti di vice commissario in prova del ruolo direttivo ordinario del Corpo di polizia penitenziaria, a seguito della quale sono stati giudicati idonei n. 590 candidati. Non risultano ancora programmate le successive fasi concorsuali (prove scritte, orali ed accertamenti psico-fisici ed attitudinali).
Per quanto riguarda l'assunzione dei volontari in ferma breve nelle Forze Armate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 2 settembre 1997 n. 332 Regolamento per l'immissione dei volontari delle Forze Armate nelle amministrazioni previste dall'articolo 3, comma 65, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, e, in particolare, in merito al 1o bando per l'arruolamento di volontari in ferma breve, relativo all'anno 1999, gli aspiranti risultati idonei, n. 4 unità, in data 29 dicembre 2003 sono stati avviati alla frequenza del 152o corso di formazione, della durata di dodici mesi.
Per il 2o bando, relativo all'anno 2000, gli aspiranti risultati vincitori, n. 36 unità, saranno avviati, entro la data del 31 dicembre 2004, alla frequenza del previsto corso di formazione.
In relazione alla predetta modalità di assunzione, il ministero della difesa, con apposito bando pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 16 maggio 2003, n. 38, ha predisposto un ulteriore decreto di arruolamento per l'anno 2004 di personale volontario in ferma breve. Il numero di posti disponibili per l'amministrazione penitenziaria ammonta a n. 208 unità di personale maschile e n. 20 unità di personale femminile. Le procedure per l'accertamento dei requisiti psico-fisici ed attitudinali degli aspiranti che risulteranno idonei a seguito della prova di preselezione culturale, si terranno presumibilmente nel periodo settembre/novembre 2004.
Per quanto riguarda, poi, il personale del comparto ministeri del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, si comunica che nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004 sono stati pubblicati i bandi di concorso per complessive 751 unità destinati a varie professionalità dell'Area C, posizione economica C1 e C2, e B2 (Infermiere professionale).
L'eventuale potenziamento degli organici della casa circondariale di Rimini potrà essere oggetto di valutazione a conclusione delle suddette iniziative, compatibilmente con le esigenze operative degli altri istituti e servizi penitenziari ubicati sul territorio nazionale.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
Il Resto del Carlino del 3 dicembre 2003 riporta delle dichiarazioni di Matteo Boe attualmente detenuto nel carcere di Spoleto;
la figlia maggiore di Boe, una bella ragazza quattordicenne, è stata uccisa il 25 novembre, da una fucilata nel balcone di casa da cui si era affacciata;
nelle dichiarazioni rilasciate al quotidiano Matteo Boe racconta di aver saputo della morte per assassinio della figlia casualmente, guardando il televideo, con grande rammarico lamenta di non esser stato informato direttamente e rimpiange amaramente di non aver mai potuto, durante l'arco della sua lunga detenzione, abbracciare la figlia;
l'incidente è rivelatore di un isolamento disumano, indegno di uno stato civile -:
per quale ragione il detenuto Matteo Boe non sia stato informato prontamente della morte della figlia dalle autorità competenti.
(4-08299)
È pur vero che il detenuto Boe ha appreso dagli organi di informazione la notizia relativa all'omicidio della figlia, ma non certo per mancanze da addebitare alla Direzione dell'istituto o per scarso senso di umanità da parte della stessa.
Ed infatti, in data 25 novembre, alle ore 21,30, a seguito della notizia diffusa dagli organi di informazione, il detenuto Boe chiedeva di effettuare una telefonata ai familiari, autorizzata verbalmente dal direttore dell'istituto, al di fuori dei limiti stabiliti dall'articolo 39 del R.E. decreto del Presidente della Repubblica n. 230/2000, sussistendo i motivi di particolare urgenza di cui al comma 3.
Tale è stata la disponibilità da parte della Direzione da richiamare in servizio l'addetto al centralino, che provvedeva a contattare immediatamente l'abitazione della madre del detenuto Boe, consentendo l'effettuazione della conversazione telefonica.
Solo più tardi la Direzione dell'istituto veniva informata telefonicamente da organi ufficiali dell'evento luttuoso e solo l'indomani ciò veniva formalizzato a mezzo fax da parte dei Carabinieri di Nuoro.
Al detenuto, che ha rifiutato, è stata altresì prospettata, da parte dell'agente di polizia penitenziaria in servizio, l'opportunità di avvalersi di una assistenza medica e farmacologica.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
nella notte tra il 5 e il 6 aprile si svolgeva una cruenta battaglia in località Nassiriya, Iraq, tra nostre truppe dell'11 Reggimento Bersaglieri, appartenenti alla task force Eleven, del Reggimento Savoia Cavalleria e delle Forze speciali di esercito e marina; nel corso della battaglia almeno quindici iracheni sarebbero rimasti uccisi e 12 militari italiani feriti in maniera non grave;
secondo quanto comunicato dal portavoce dell'Autorità Provvisoria della Coalizione, le nostre truppe sarebbero intervenute per rimuovere sbarramenti innalzati da manifestanti sciiti sui ponti cittadini che uniscono le due rive del fiume Eufrate, allo scopo di ripristinare la viabilità e l'ordine pubblico;
secondo la ricostruzione diramata dalle autorità i nostri militari sarebbero stati fatti oggetto di tiri di arma da fuoco e avrebbero risposto aprendo il fuoco a loro volta; particolarmente grave è la circostanza che tra i manifestanti ci fossero numerosi civili, tra cui donne e bambini, alcuni dei quali potrebbero essere stati uccisi;
il violentissimo conflitto si configura come una vera e propria operazione bellica e ripropone gli interrogativi sulle finalità e le modalità della presenza di nostre truppe in Iraq; l'uccisione di cittadini iracheni apre inoltre uno scenario
quale sia l'esatta dinamica degli avvenimenti e, in particolare, se risponda al vero che tra le vittime irachene vi siano anche civili;
se non ritenga che, alla luce degli ultimi avvenimenti, il rischio di rappresaglie nei confronti dei nostri militari e del nostro paese più in generale, sia particolarmente elevato, tale da consigliare un immediato disimpegno del nostro contingente dal teatro di guerra, essendo venute a cadere le condizioni per effettuare qualunque attività di sostegno di tipo umanitario.
(4-09693)
Ciò premesso, sugli eventi del 5 e 6 aprile è in corso un'attività istruttoria da parte della Procura militare presso il Tribunale militare di Roma e da parte dell'Autorità giudiziaria ordinaria.
L'Amministrazione difesa ha provveduto a consegnare alle citate Procure i relativi documenti richiesti dagli inquirenti e resta disponibile a fornire ogni ulteriore contributo all'Autorità giudiziaria.
Sull'intera vicenda vige, pertanto, il segreto istruttorio.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
le micotossine sono sostanze dannose per la salute dell'uomo e degli animali, derivanti dal metabolismo di alcuni funghi (muffe), per la maggior parte compresi nei generi, aspergillus, penicillium e fusarium;
le più importanti micotossine possono essere raggruppate in 3 principali gruppi: aflatossine; ocratossine; fusariotossine, tra cui distinguiamo: tricoteceni, fumonisine, zearalenoni;
queste sostanze possono essere presenti in granelle di cereali e proteaginose ma anche su foraggi e su alimenti di esclusivo consumo umano (es. caffè, cacao, birra eccetera); possono, inoltre, trovarsi in prodotti di origine zootecnica (es. latte e suoi derivati, carne suina e suoi derivati) a causa del noto fenomeno di carry over;
le molecole in questione possono danneggiare in vario modo la salute dell'uomo, fino ad arrivare a causare il cancro e sono anche deleterie per gli animali d'interesse zootecnico in cui oltre ad originare patologie a carico di specifici organi (reni, fegato eccetera) possono avere effetti genotossici ed immunodepressivi, dare turbe della fertilità, sindrome emorragica, vomito e rifiuto del cibo, causando nel complesso uno stato di salute che va progressivamente peggiorando con riflessi negativi che decurtano le produzioni zootecniche ed il relativo reddito;
data la loro pericolosità, derivante anche dal fatto che tutte agiscono a bassissime concentrazioni, le micotossine sono soggette a norme che ne regolano la presenza, sia negli alimenti zootecnici, sia in quelli destinati all'uomo. Circa il quadro normativo di riferimento, si constata che la legislazione in materia è in evoluzione e, mentre già esistono regole più o meno restrittive per Aflatossine ed Ocratossine, la normativa per le Fusariotossine è in elaborazione proprio in questi mesi a livello Europeo, dove, tra l'altro, si sta attualmente discutendo su quali debbano essere i limiti massimi tollerabili per DON, Zearalenone e Fumonisine;
per quanto riguarda queste ultime sostanze, è opinione comune tra gli operatori del settore che il nostro paese sia particolarmente interessato in quanto si ritiene con elevato livello di probabilità che la maggior parte del mais ma anche una certa quota dei cereali a paglia, superi
in realtà mancano dei dati affidabili ed omogenei, rilevati sull'insieme di tutte le realtà cerealicole del nostro Paese in modo che siano per esse rappresentativi;
tali fatti costituiscono in questo momento un grave handicap poiché, dopo aver considerato i dati tossicologici, è necessario sapere quante e quali fusariotossine ci sono nelle nostre granelle per poter agire presso Bruxelles in modo che le soglie per queste sostanze siano determinate ad un livello il più compatibile possibile con la cerealicoltura Italiana;
entro il 2006 o 2007 le soglie oggi in discussione verranno sicuramente fissate, pertanto ci si trova nella necessità di dover affinare le tecniche di coltivazione del mais in modo da ottenere produzioni compatibili con i limiti che fra 3 anni diverranno operativi;
le questioni di cui si discute rendono urgente una sperimentazione da cui ricavare sia dati da presentare in sede europea per difendere le posizioni italiane sia indicazioni utili ai maiscoltori per produrre granelle con basso contenuto di micotossine;
un approccio sistematico atto ad affrontare e risolvere la problematica potrebbe consistere nel realizzare una sperimentazione di campo, in tal senso utilizzando esperienze già maturate in tale settore da esperti e studiosi di accertata competenza (tra cui il Prof. Reyneri) e di seguito acquisire tutti gli elementi dotati di rigore scientifico con cui proporre richieste specifiche dello Stato italiano alla Commissione Europea e parallelamente offrire ai nostri operatori rurali indirizzi agronomici di buona pratica agricola volti ad ottenere produzioni sicure e prive di rischi per la salute pubblica -:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di dare risposte adeguate e pertinenti alle problematiche esposte in premessa;
se non ritenga opportuno procedere alla realizzazione di uno specifico programma di ricerca sulla materia delle micotossine in cui coinvolgere i soggetti maggiormente competenti ed allo scopo interessati, volto sia ad affrontare gli aspetti tossicologici, sanitari e di nascita e diffusione delle sostanze di cui trattasi, sia ad individuare le più adeguate tecniche di buona pratica agricola idonee a porre i relativi agricoltori nelle condizioni di poter produrre derrate agricole sicure e prive di rischio per la salute pubblica e l'ambiente.
(4-09213)
Nella previsione comunitaria, così come sopra definita, non rientrano i corpi estranei (quali, ad esempio, frantumi di insetti, peli di animali).
Con il regolamento citato, la Commissione europea ha adottato specifiche disposizioni per disciplinare i diversi contaminanti, fra i quali le aflatossine e l'ocratossina A.
Per quanto riguarda lo zearalenone, il deossivalenolo (DON) e le fumonisine, sono in corso le procedure comunitarie per la determinazione dei limiti massimi, ammissibili nei cereali, a seguito della recente pubblicazione del rapporto Collection of occurrence data of fusarium toxins in food and assessment of dietary intake by the population of EU member states»; è intendimento della Commissione europea disciplinare i contaminanti indicati, sulla base dei dati riportati nel rapporto in questione.
Nel nostro Paese, la circolare del Ministero della sanità n. 10 del 9 giugno 1999
In particolare, il decreto del Presidente della Repubblica 14 luglio 1995, «Atto di indirizzo alle Regioni e Province autonome sui criteri uniformi per l'elaborazione dei programmi di controllo ufficiale degli alimenti e bevande», come modificato dal decreto ministeriale 8 ottobre 1998, prevede espressamente, alla voce «Contaminazioni chimiche e diverse» del Mod. B, la ricerca di micotossine in varie classi di alimenti (prodotti lattierocaseari, frutta secca a guscio rigido, caffè, the, cereali, succhi e nettari di frutta, eccetera).
Le Regioni e Province autonome, pertanto, prevedono, nell'ambito dei Piani sanitari, il controllo della presenza delle micotossine sugli alimenti; i relativi risultati vengono riportati nella relazione annuale al Parlamento, predisposta dal Ministero della salute, in materia di «Vigilanza e controllo degli alimenti e delle bevande in Italia».
Dati analitici più completi e dettagliati sono contenuti nel «Rapporto sulla raccolta di dati relativa alla contaminazione da fusariotossine nei prodotti alimentari», predisposto dalla Commissione europea nell'ambito della cooperazione scientifica internazionale, prevista dalla Direttiva 93/5/CEE, e disponibile su Internet (sito web: http://europa.eu. int/comm/food/fs/scoop/task 3210.pdf).
L'Istituto superiore di sanità, in qualità di Centro per la qualità degli alimenti e per i rischi alimentari, ha coordinato la raccolta dei dati per la contaminazione dei prodotti alimentari da fumonisina.
Un rigido controllo delle micotossine (in particolare le aflatossine) viene effettuato anche su alcuni prodotti importati da Paesi Terzi (pistacchi dall'Iran, arachidi dall'Egitto e dalla Cina, fichi, nocciole e pistacchi dalla Turchia), per effetto di disposizioni comunitarie che dettano condizioni all'importazione di tali prodotti alimentari.
La Commissione europea, inoltre, ha inserito, nel programma coordinato di controlli alimentari per il 2004, il controllo delle micotossine (aflatossine) nelle spezie (Raccomandazione n. 2004/24/CE del 19 dicembre 2003).
Il Ministero della Salute è consapevole dell'importanza dell'approfondimento delle conoscenze sul grado di contaminazione da fusariotossine nei cereali e dell'opportunità della definizione, così come avvenuto per la produzione vitinicola, di adeguate linee guida per le diverse tecniche agronomiche, al fine di prevenire la contaminazione da micotossine nei cereali, e nel mais in particolare.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
in data 2 giugno 1998, l'Ordine dei medici di Trieste concludeva un procedimento disciplinare ritenendo non sussistenti le lacune deontologiche lamentate, nei confronti di un suo iscritto, dal dottor Torricelli, paziente in cura di psicoterapia;
la valutazione circa le lacune deontologiche lamentate, era stata espressamente demandata al procedimento disciplinare triestino da una sentenza penale che concludeva un precedente processo per reato di truffa intentato dallo stesso Torricelli;
nonostante l'assoluzione dal capo di imputazione di truffa, infatti, la sentenza del giudice penale non escludeva a priori una responsabilità disciplinare nei confronti del medico triestino, posto che la perizia d'ufficio faceva esplicito riferimento a scorrettezze deontologiche;
a decorrere dalla data sopra riportata, il dottor Torricelli ha cercato in più modi di riaprire l'esame della decisione dell'ordine triestino, che in più punti si presentava imperfetta, rivolgendosi più volte ora all'autorità giudiziaria ordinaria,
il dottor Torricelli, infatti, trovandosi nella posizione di controinteressato, non può proporre direttamente ricorso innanzi all'organo competente della Commissione centrale, ex articolo 53 del citato decreto del Presidente della Repubblica, e dunque avrebbe come unica possibilità a tutela dell'interesse del riesame di una decisione disciplinare, l'attivazione da parte del procuratore della Repubblica o del prefetto -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare le opportune iniziative affinché sia modificato l'articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica n. 221 del 1950, al fine di dare al comune cittadino la possibilità di effettuare ricorso diretto alla Commissione centrale avverso i provvedimenti disciplinari adottati dai Consigli degli ordini dei professionisti.
(4-09042)
La vicenda in questione ha avuto inizio non il 2 giugno 1998, come riportato dall'interrogante, ma nell'anno 1969, con la proposizione dell'azione penale del dottor Ernesto Torricelli nei confronti del dottor Sergio Levi Minzi, al quale lo stesso si era rivolto per una terapia psicoanalitica.
Poiché tale terapia non produsse esiti positivi, il dottor Torricelli - convinto che l'insuccesso fosse imputabile a colpa grave del professionista curante - promosse azione penale nei confronti del medico in questione.
La vicenda penale si concluse nel 1980, quando il dottor Torricelli decise di non impugnare, innanzi la Suprema Corte di cassazione, la sentenza della Corte d'appello di Bologna n. 184 del 30 ottobre 1980; questa, confermando la sentenza di primo grado, aveva assolto il dottor Levi Minzi con la formula «perché il fatto, non sussiste».
Il giudice del riesame, dopo aver valutato e disatteso tutti i capi d'imputazione, si soffermava sul rilievo, mosso al dottor Levi Minzi, di non aver indirizzato il paziente ad altro specialista, dopo aver rilevato l'inutilità delle sue cure; in proposito, la Corte rilevava il contrasto fra tale censura e quella, parimenti mossa al sanitario, di aver voluto interrompere la cura.
La Corte affermava anche come non avesse giovato alla parte l'affidamento del caso ad altro medico dottor (Melandri), il quale aveva prodotto una lettera da cui, «a tutto voler concedere, potrebbero scaturire censure di ordine puramente deontologico a carico dell'imputato».
Con nota del 31 dicembre 1981, l'Ordine dei medici e chirurghi di Trieste comunicò al dottor Torricelli che l'esposto, da questi presentato il 30 aprile 1980 a carico del dottor Levi Minzi, era stato archiviato, in quanto l'articolo 44 del decreto del Presidente della Repubblica 5 aprile 1950, n. 221, stabilisce che il sanitario, che abbia subito un processo penale, è sottoposto a procedimento disciplinare, purché non sia stato prosciolto perché il fatto non sussiste.
Il Procuratore della Repubblica di Trieste, con nota del 19 gennaio 1983, riferì all'Ordine di ritenere fondata la doglianza, formulatagli dal Torricelli, quanto alla pretesa errata applicazione del citato articolo 44, considerato che l'assoluzione del dottor Levi Minzi sarebbe stata pronunziata con riguardo solo al reato di truffa aggravata e non, anche, ad elementi della condotta del sanitario suscettibili di configurare illeciti deontologici.
In particolare, aver preso in cura il paziente contro il suo proprio convincimento, tentando poi, ambiguamente, di allontanarlo da sé; di essere stato disordinato nel rispetto degli appuntamenti; di non essere intervenuto, quando la tecnica glielo permetteva, di fronte alle minacce suicide del paziente; di non aver aiutato il paziente a ricorrere ad altro medico in previsione della sospensione della psicoterapia.
Pertanto, il Procuratore della Repubblica di Trieste chiese che fosse avviato il procedimento disciplinare nei confronti del dottor Levi Minzi, per gli addebiti su esposti.
L'Ordine dei Medici di Trieste, in ossequio alla richiesta del Procuratore, convocò il dottor Levi Minzi per un'audizione preliminare, nel corso della quale il sanitario eccepiva l'intervenuta prescrizione dell'azione disciplinare per il superamento del termine di cinque anni previsto a tal fine dall'articolo 51 del Decreto Presidenziale citato.
A seguito di una complessa attività istruttoria, resa difficoltosa anche dal trasferimento del dottor Levi Minzi all'estero, il Consiglio direttivo dell'Ordine dei medici e chirurghi di Trieste decideva, in data 21 aprile 1988, di aprire un procedimento disciplinare nei confronti del sanitario, sulla base degli addebiti contenuti nella citata nota del Procuratore della Repubblica.
Con una successiva deliberazione, adottata il 2 giugno 1988 e depositata il 19 agosto 1988, e dopo aver operato un'ampia ricostruzione dei fatti, con particolare riferimento alle risultanze peritali, il Consiglio direttivo dichiarava il proscioglimento del dottor Levi Minzi, ritenendo infondati tutti gli addebiti contestati, in quanto non suffragati da elementi idonei a condurre ad un convincimento di colpevolezza dell'incolpato.
Il dottor Torricelli ha presentato esposti al Procuratore della Repubblica e al Prefetto di Trieste, sollecitandoli ad impugnare il provvedimento dell'Ordine, ai sensi dell'articolo 53, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 221 del 1950; non sono stati tuttavia proposti i relativi ricorsi alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie.
Con propria deliberazione del 1o dicembre 1988, l'Ordine dei medici di Trieste concesse il nulla osta alla cancellazione dall'albo richiesta dal dottor Sergio Levi Minzi che, pertanto, non è più assoggettato alla potestà disciplinare dell'Ordine.
Con nota del 24 maggio 1989 il Procuratore della Repubblica di Trieste, a seguito di un ulteriore esposto del dottor Torricelli, chiese all'Ordine dei medici di Trieste se fosse stato aperto un procedimento disciplinare nei confronti del dottor Levi Minzi, in riferimento ad una sentenza della Corte d'appello di Trieste relativa a reati di truffa e falso. L'Ordine, con due note del 6 e del 14 giugno 1989, comunicò di non aver ricevuto dagli uffici giudiziari alcuna notizia in merito.
Successivamente, il 10 gennaio 1991 il Consiglio Direttivo dell'Ordine dei medici di Trieste, che continuava a ricevere esposti e missive da parte del dottor Torricelli, deliberò la chiusura definitiva della controversia con il dottor Levi Minzi.
Nel frattempo, il dottor Torricelli propose ricorso innanzi al TAR Friuli-Venezia Giulia, che, con sentenza depositata il 24 settembre 1991, dichiarò inammissibile il gravame, per carenza di interesse qualificato in capo al ricorrente (ritenuto dal giudice amministrativo «terzo rispetto al rapporto disciplinare nel quale non entra, ed i cui unici ed esclusivi termini sono il Consiglio dell'Ordine e l'incolpato. E ciò in quanto il potere disciplinare ... è dato agli Ordini professionali a tutela di specifici interessi pubblici settoriali, lesi dai consociati che contravvengono alle regole di un micro-ordinamento del quale essi solo sono soggetti»), nonché per difetto di giurisdizione del Tribunale adito.
Il dottor Torricelli impugnò la sentenza innanzi al Consiglio di Stato che, con sentenza della IV Sezione n. 903 dell'11 maggio 1993, confermò la sentenza del TAR e, rilevando che «nessuna norma prevede la partecipazione al procedimento disciplinare dinanzi al Consiglio di Stato o l'esercizio di una qualche facoltà da parte di altri soggetti. Tale struttura del procedimento, del resto, è conforme alla natura dei procedimenti disciplinari, che riguardano qualunque soggetto appartenente permanentemente ad un'organizzazione e colpiscono con una sanzione le infrazioni che egli commetta alle regole della deontologia di gruppo...».
Non sussiste, pertanto, alcun presupposto di natura giuridica per la riapertura del caso in questione, stante la tassatività dei termini stabiliti dalla vigente normativa per il procedimento giurisdizionale davanti la Commissione in questione.
Un'eventuale riapertura del procedimento nei confronti del dottor Levi Minzi non avrebbe, peraltro, alcun interesse sostanziale per il dottor Torricelli, dal momento che la massima sanzione prevista dall'ordinamento consiste nell'espulsione dall'Ordine e che il professionista è già da tempo stato cancellato dall'albo professionale.
Quanto alla mancata previsione legislativa della legittimazione in giudizio di singoli individui innanzi la Commissione, va rilevato che tale mancata previsione caratterizza non solo il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 aprile 1950, n. 221, ma tutte le normative che in modo analogo disciplinano le altre giurisdizioni domestiche, istituite in relazione a ciascuna libera professione.
L'esercizio del potere disciplinare si fonda sulla esigenza di sanzionare i sanitari per la violazione delle norme che regolano l'esercizio della professione, per cui rientra nella sfera di questi ultimi il diritto a tutelare i propri diritti; viceversa, per la tutela dei diritti degli utenti sono stati approntati dall'ordinamento altri rimedi che - a seconda della natura degli interessi oggetto di protezione giuridica - vanno sottoposti alla giurisdizione ordinaria, civile o penale.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
come ex-paese coloniale, il Guatemala ha passato diverse fasi difficili e sopportato lunghissime dittature; dopo la seconda guerra mondiale, quando il paese diventa uno dei membri delle Nazione Unite, si svolge il primo tentativo del governo di preparare le condizioni per uno sviluppo democratico, non riuscito a causa della situazione politica mondiale;
dal 1960 il Guatemala è coinvolto in una guerra civile, che ha causato oltre 200 mila morti, maggiormente tra i civili;
la guerriglia ha sempre rappresentato una forza debole nei confronti dell'esercito nazionale non ha mai superato più di 6000 persone, ma la sua esistenza è stata comunque usata dal governo per giustificare davanti alla comunità internazionale le violenze compiute verso la popolazione civile;
durante la dittatura di Rios Mont (1982-1983), che ora si prepara alle nuove elezioni con manifestazioni e scontri violenti nei quali sono ultimamente già rimaste uccise più di 20 persone, sono state massacrate circa 200 mila persone;
la firma degli accordi di pace governo-guerriglia, effettuata nel 1996, non è stata seguita da un effettivo rispetto degli accordi di pace, né gli elementi fondamentali di tali accordi sono stati tradotti in azioni di governo dal signor Portillo (esponente del partito FRG di Rios Mont) come era stato promesso nella sua campagna elettorale;
la commissione sulla verità storica «Guatemala memoria del silenzio» ha dimostrato come l'esercito e le organizzazioni paramilitari ad esso collegate erano in realtà responsabili del 93 per cento delle violazioni dei diritti umani durante la guerra civile e fra le raccomandazioni stabilite dalla commissione era compreso il piano di risarcimento per le vittime di guerra;
con la Costituzione del 1985 si proclama il rispetto dei diritti umani che di fatto continuano a non essere rispettati, il processo di pace tra il governo e la guerriglia iniziato nel 1990 si conclude nel 1996, alla fine si firma sotto la sollecitazione
dal 1994 sono presenti nel paese le missioni di osservazione sui diritti umani e di verifica degli accordi fatti nel marzo 1994 tra il governo e il movimento rivoluzionario, dal 1995 c'è anche la presenza di un osservatore militare italiano;
dal 1983 al 1999 sul territorio del paese sono anche presenti (anche con volontari italiani), le PBI (Peace Brigade International) una ong internazionale impegnata sia come osservatore sia come accompagnatore della popolazione rifugiata, le organizzazioni sindacali e le ong indigene per i diritti umani, il progetto chiuso nel 1999 si riapre di nuovo nel 2002 dopo numerose richieste arrivate dal territorio guatemalteco;
il 27 settembre 2003 è stato ucciso Eusebio Macario, membro fondatore di CERJ, organizzazione impegnata all'ottenimento dei risarcimenti alle vittime, accompagnata nella sua attività dalla PBI, e ora si teme per la vita della figlia, esponente nella stessa organizzazione ed altri attivisti della stessa organizzazione;
il signor Eusebio Macario, in qualità di membro del CERJ, stava sviluppando attività nella sua comunità in appoggio alle famiglie delle vittime del conflitto armato, a partire dalla costituzione della Comision Nacional del Resarcimiento e aveva ricevuto in varie occasioni minacce;
cominciando dalla conferenza interministeriale del 1984 tra i paesi dell'America Centrale e l'Unione europea si è instaurato un processo di dialogo e cooperazione, ultimamente sono stati firmati nuovi accordi commerciali entrati in vigore nel maggio 2003, il Guatemala è uno dei beneficiari dell'accordo relativo al trattamento speciale per i prodotti industriali e agricoli, il Guatemala è anche destinatario dei più grandi aiuti della Unione europea (con la media di 30 milioni di euro pro anno cominciando dal 1990), e il beneficiario più grande di quasi tutti gli strumenti dell'Unione europea relativi alla protezione dei diritti umani e la cooperazione economica -:
se il Governo italiano intenda farsi il promotore a livello della Unione europea di una iniziativa rivolta verso l'attuale governo del Guatemala, tenendo conto dei molteplici aiuti e delle relazioni sia economiche sia politiche con esso, affinché sia fatta piena luce nelle indagini sulla morte di Eusebio Macario, sia garantire la sicurezza degli attivisti per i diritti umani impegnati nel paese, sia permessa la presenza degli osservatori internazionali durante le prossimi elezioni politiche e siano verificati l'utilizzo dei finanziamenti dell'Unione europea e il pieno rispetto degli accordi di pace del 1996.
(4-07981)
Nel frattempo, passate le elezioni; i responsabili delle Brigate Internazionali
Passi analoghi a quelli svolti dal nostro ambasciatore sono stati effettuati anche dall'ambasciatore del Regno Unito, a seguito di istruzioni ricevute dal suo Governo, ma ha avuto le stesse risposte fornite alla nostra rappresentanza.
Non è comunque da escludere che l'omicidio del signor Eusebio Macario sia da inquadrare come episodio di delinquenza non legato ad una specifica matrice politica, tenendo conto del livello di diffusione di episodi criminali di questo tipo nel Paese.
L'ambasciata italiana, anche in coordinamento con quella britannica, ha continuato a seguire l'indagine mantenendosi in contatto con il ministero dell'interno, la procura e le ONG interessate.
L'italia, nell'esercizio delle sue funzioni di Presidente dell'Unione Europea, ha promosso l'adozione da parte del Consiglio Europeo di specifiche conclusioni sul Guatemala, esprimendo preoccupazione per la situazione del Paese. Sempre su impulso della Presidenza italiana, l'Unione Europea ha partecipato con una propria missione, cui hanno preso parte anche osservatori italiani, al monitoraggio delle elezioni politiche del novembre scorso. La valutazione finale resa dalla missione dell'UE sul processo elettorale è stata nel complesso positiva, poiché è emerso che l'elettorato ha potuto esprimere liberamente le proprie scelte.
Tuttavia, come esplicitamente ribadito dalle conclusioni del Consiglio Europeo del 17 ottobre 2003, l'Unione Europea continuerà a seguire con estrema attenzione l'evoluzione della situazione interna in Guatemala. Nello stesso senso agirà anche a titolo nazionale l'Italia.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
nel comune di Acerra (Napoli) si verificano da tempo gravi fenomeni di grande e piccola criminalità che mettono a grave rischio la sicurezza della cittadinanza ponendo problemi alla stessa ordinata convivenza civile -:
se, nell'ambito del rafforzamento della presenza delle forze pubbliche in Campania recentemente disposto, non si ritenga assolutamente necessario ed urgente potenziare la presenza delle forze dell'ordine nel comune di Acerra, attraverso il rafforzamento dell'organico sia della stazione dei Carabinieri sia del Commissariato di Polizia assicurando così una presenza più assidua delle forze dell'ordine nel comune medesimo.
(4-06304)
Alle ordinarie attività di prevenzione e contrasto, si è affiancato il piano straordinario di controllo del territorio, denominato «Alto Impatto», avviato nel maggio del 2003 nella provincia di Napoli: con una risoluzione unitaria la Camera dei Deputati ne ha votato la prosecuzione «sino a quando le circostanze la rendano utile».
A testimonianza dell'imponente attività di prevenzione e contrasto della criminalità in atto, si evidenzia che, nell'ambito dei servizi programmati con la citata operazione, dal 1o gennaio 2003 al 24 marzo 2004, su richiesta del Questore di Napoli, sono stati impiegati, anche nel Comune di Acerra, contingenti dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato.
Nel periodo in questione, i suddetti Reparti hanno assicurato nel territorio di Acerra una presenza per 78 giorni, con l'impiego di 335 equipaggi (con una media giornaliera di 4/5 equipaggi) e di 1053 unità.
Questi servizi hanno consentito di controllare 3.644 persone e 2.429 veicoli (di cui 4 di provenienza furtiva); sono state denunciate
Il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Acerra, nella cui competenza rientrano altri 5 comuni, e la locale Stazione dell'Arma dei Carabinieri assicurano gli ordinari servizi di controllo del territorio. Questa, a sua volta, integra il personale impiegato con unità provenienti dalla Compagnia d'Intervento Operativo del X Battaglione Carabinieri «Campania» posto a disposizione dal Comando Provinciale di Napoli.
Sono stati attivati servizi congiunti delle Forze dell'ordine e della locale Polizia municipale, al fine di conoscere le zone maggiormente a rischio e le ore nelle quali si intensificano gli episodi di criminalità.
Venendo ora alla richiesta di potenziamento degli organici degli attuali presidi delle forze dell'ordine, faccio presente che l'organico del locale Commissariato di Pubblica Sicurezza è attualmente composto da 59 unità rispetto alle 67 previste e che la Stazione dei Carabinieri dispone di una forza effettiva di 15 unità, superiore di 2 alla dotazione organica prevista.
In sede di redistribuzione di personale nell'ambito degli uffici dipendenti dalla Questura di Napoli, si potrà procedere all'assegnazione di parte degli ulteriori 60 appartenenti al ruolo degli Assistenti ed Agenti della Polizia di Stato - 47 già in servizio e 13 in corso di trasferimento - destinati, come potenziamenti, a Napoli.
Si fa presente, infine, che è in corso di valutazione l'ipotesi di estendere il servizio del «poliziotto e carabiniere di quartiere» anche nei Comuni non capoluoghi di provincia con popolazione superiore a 30.000 abitanti, tra i quali rientra Acerra.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la Società statunitense Dow Chemical ha dichiarato, dopo il fermo per manutenzione, la chiusura definitiva degli impianti MDI di Brindisi, acquistati dall'Enichem in data 1 maggio 2001, in cui produce poliuretani, adducendo motivi legati alla crisi di mercato da un lato e della scarsa competitività degli impianti;
tale grave decisione, se confermata, avrebbe come tragica ed immediata conseguenza la perdita di oltre 400 posti di lavoro, tra diretti e indiretti;
simile evenienza inoltre, produrrebbe gravi ripercussioni sugli assetti produttivi dell'intero sito petrolchimico di Brindisi per l'intreccio esistente tra la produzione dell'MDI e quello di altre aziende chimiche lì situate;
le organizzazioni sindacali confederali e di categoria, immediatamente mobilitatesi, per ora compostamente, contrastano duramente le tesi addotte dalla Società, precisando che sino a pochi mesi fa la richiesta di poliuretani era elevatissima tanto da rendere difficile sostenere i ritmi di produzione, e, tuttavia, si dichiarano pronti al dialogo per la ricerca di adeguate soluzioni;
le istituzioni locali, a tutti i livelli, si dichiarano estremamente preoccupati per la situazione sociale, già gravida di 80.000 disoccupati e per le possibili conseguenze di tenuta sull'ordine pubblico che tale evento potrebbe causare;
è stata ribadita altresì, l'importanza strategica che riveste il comparto chimico per l'economia salentina e per disegnare una ipotesi di sviluppo economico, produttivo ed occupazionale del territorio, le cui proposizioni sono contenute nel Patto per lo sviluppo del polo chimico firmato da tutti i soggetti istituzionali e sociali del territorio il 20 gennaio 2002;
a giudizio degli interroganti risulta doveroso da parte di tutti esplorare ogni
se, in relazione alla suddetta situazione i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire con risolutezza per far valere il peso del Governo italiano nei confronti di una società multinazionale, tenuto conto che l'impianto era precedentemente di proprietà dell'Enichem;
se i Ministri interrogati non ritengano urgentissimo convocare un incontro tra le parti per verificare le vere ragioni di tale scelta, ed attivare iniziative per rimuovere eventuali ostacoli ad una positiva soluzione della vertenza;
se, e quali provvedimenti si intendano assumere, qualora la suddetta Società dovesse mostrarsi insensibile alle dovute sollecitazioni, per salvaguardare comunque i livelli occupazionali.
(4-10219)
l'impianto MDI di Brindisi è stato ceduto nel 2000 alla Dow Chemical, nel quadro di una trattativa condotta dall'ENI con la stessa Dow, e ha iniziato a gestire l'impianto con fasi altalenanti fino al dicembre 2001, quando ne ha annunciato la chiusura per «ragioni di mercato»;
alla base delle ragioni di mercato la Dow ha invocato gli alti costi di produzione di Brindisi rispetto ad un analogo impianto di maggiori dimensioni, sempre di proprietà Dow sito in Germania, ma l'impianto MDI potrebbe essere stato acquisito al solo scopo di ottenere le quote di mercato che tale impianto possedeva;
a seguito delle pressioni sindacali Dow si è dichiarata disponibile, nel marzo 2002, a cedere l'impianto ad un imprenditore in grado di assicurare la continuità delle produzioni e, quindi, la salvaguardia dei posti di lavoro;
purtroppo, ad oggi, si deve constatare il fallimento di ogni iniziative a fronte di un quadro di generale deterioramento dell'impianto;
in tutta la vicenda è risultata insufficiente l'azione del ministero delle attività produttive, considerato che a tutt'oggi manca una seria alternativa imprenditoriale, alla Dow, in grado di dare soluzione alla vertenza;
nessuna valutazione è mai stata fatta sulle aree critiche dell'impianto, nessun programma di intervento, nessuna riflessione sulle ricadute che la fermata dell'MDI avrebbe comportato per altre aree industriali. Oltre ad una serie di sterili ed inutili riunioni l'unica nota «tecnica» del ministero delle attività produttive è stata la denuncia, tanto scontata quanto velleitaria, degli alti costi dell'energia elettrica nel processo produttivo;
nessun atto concreto è stato prodotto per salvaguardare l'integrità dell'impianto MDI che, fermo da oltre un anno e mezzo, potrebbe aver subito un processo di deterioramento tale da renderne sempre più difficile un recupero produttivo;
nessuna iniziativa è stata presa in questa, come già in altre vicende, che hanno visto lo smantellamento di interi settori della chimica italiana e la perdita di migliaia di posti di lavoro;
in altre occasioni (Gela, Priolo, Marghera, Assemini,) il ministero delle attività produttive si è distinto per la sua assenza o, se presente, per la mancanza dei contenuti espressi -:
se non intenda aprire un'inchiesta approfondita sul comportamento dell'ENI per chiarire quale strategia industriale sia stata alla base della cessione e della chiusura di interi settori produttivi, accertando eventuali responsabilità per i danni erariali subiti dallo Stato;
quali interventi intenda promuovere nell'area di Brindisi per evitare lo smantellamento dell'impianto MDI e per verificare quali danni abbia eventualmente
(4-10220)
Si rammenta che l'impianto in questione era stato ceduto alla Dow Chemical dal Gruppo ENI, nell'ambito delle iniziative da questo intraprese di abbandono delle attività ritenute non più profittevoli. La stessa Dow ha avviato un'azione volta ad assicurare la continuità produttiva dell'impianto da parte di un eventuale nuovo soggetto imprenditoriale, ma i tentativi effettuati in tal senso sono rimasti senza esito concreto.
Per quanto riguarda, invece, le questioni vertenziali della Dow Poliuretani, si fa presente che le stesse sono state affrontate da un gruppo di lavoro coordinato dal Comitato per il Coordinamento delle iniziative per l'occupazione della Presidenza del Consiglio.
In data 17 dicembre 2003 si è tenuta una riunione presso il suddetto Comitato, presieduta dall'On.le Borghini, alla quale hanno partecipato i rappresentanti del Ministero delle attività produttive, l'Osservatorio Chimico Nazionale, il ministero del lavoro, la regione Puglia, la provincia di Brindisi, i rappresentanti delle imprese e delle organizzazioni sindacali nazionali e di categoria e si è siglato un "verbale di Accordo" tra le parti presenti. Il contenuto di tale verbale si può così sintetizzare:
a) si è preso atto delle nuove proposte di investimento, con le quali si vuole cercare di dare soluzione stabile ai problemi anche occupazionali derivanti dalla chiusura della Dow Chemical;
b) le iniziative proposte sono caratterizzate da elementi di integrazione produttiva che giustificano l'utilizzo dello strumento agevolativo del Contratto di Programma. A questo fine le imprese proponenti costituiranno un consorzio per lo svolgimento delle attività comuni ed avvieranno le procedure previste dalla normativa della contrattazione programmata. Per il finanziamento del contratto di programma si farà ricorso al Fondo Unico, secondo l'impegno che il Governo ha assunto contestualmente all'avvio di rilevanti impianti energetici nell'area;
c) le iniziative inserite nel Contratto di Programma costituiranno un primo pacchetto di più ampi interventi che saranno individuati in un apposito Accordo di Programma fra il Governo nazionale e la regione Puglia riguardante l'area di Brindisi ed i settori produttivi della chimica e dell'energia;
d) le imprese hanno dato assicurazioni che all'atto della sottoscrizione del contratto di Programma si impegneranno a realizzare gli investimenti entro i termini previsti dalla legge e comunque, in tempo utile alla rioccupazione dei lavoratori entro la scadenza degli ammortizzatori sociali;
e) la regione ha confermato la disponibilità a finanziare appositi corsi di formazione per i lavoratori e si è impegnata a rilasciare le autorizzazioni necessarie nel minor tempo possibile o ad attivare dove necessario apposite conferenze di servizi;
f) si è ribadito inoltre, che questo Accordo costituirà parte integrante di un successivo Accordo di Programma per la riqualificazione del Polo chimico brindisino in corso di definizione da parte del ministero delle attività produttive, dell'Osservatorio chimico nazionale, dell'Osservatorio chimico provinciale, della regione, degli enti locali, delle imprese e delle parti sociali.
La strategia del ministero delle attività produttive per il settore prevede una nuova configurazione dei poli chimici, caratterizzata dalla presenza in queste aree di chimica fine e di pmi trasformatrici. Tale obiettivo è perseguibile soltanto a condizione che, almeno nel medio periodo, vengano salvaguardate e consolidate le produzioni attualmente presenti. A tal fine il Governo, d'intesa con gli enti locali, è già impegnato in un programma finalizzato a riqualificare i poli chimici ed ad accrescere la competitività di queste aree per renderle più attrattive per potenziali, investitori.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.
la sezione autonoma di Sassari della Corte di Appello di Cagliari è stata istituita nel 1992, dopo un lunghissimo iter parlamentare;
l'organico iniziale prevedeva tre presidenti di sezione, con attribuzione delle funzioni di presidente della Corte al più anziano e di presidenti delle sezioni civile e penale agli altri due ed otto consiglieri;
l'organico tabellare non è stato mai al completo, in particolare per quanto concerne i consiglieri che non hanno mai superato in numero di sei per le due sezioni;
attualmente sono in servizio due presidenti di sezione e sei consiglieri ed intanto la competenza della Corte è stata estesa alle controversie di lavoro;
conseguentemente la sezione civile, alla quale sono assegnati tre consiglieri, deve occuparsi del ruolo ordinario, delle cause agrarie, di quelle minorili e delle sopraggiunte cause di lavoro;
per questi motivi il presidente Anziano della Corte ha dovuto mantenere anche la presidenza della sezione civile e le funzioni di istruttore;
i componenti della sezione civile sono oberati da un carico di lavoro che li costringe a tenere udienza per cinque giorni alla settimana a causa dell'accavallarsi delle udienze civili, agrarie, minorili e di lavoro con il conseguente allungamento dei tempi di trattazione e di decisione;
la situazione innanzi esposta, già difficile, può ulteriormente aggravarsi se la sezione penale, alla quale sono assegnati un presidente e tre consiglieri, dovesse essere impegnata da una sessione di Corte di Assise; questa eventualità priverebbe la sezione medesima del Presidente e di un consigliere rendendo, così, problematico lo svolgimento delle ordinarie udienze di appello;
è, quindi, indispensabile, per restituire funzionalità all'ufficio, coprire le funzioni vacanti del presidente della sezione civile e di due consiglieri -:
quali iniziative intenda assumere affinché, in tempi brevi, possa essere completata la pianta organica della Corte di Appello di Sassari.
(4-05794)
Si precisa, al riguardo, che entrambi i posti vacanti presso la predetta Sezione
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
il giorno 11 marzo 2004 è stata in visita a Teramo l'Ambasciatrice di Cuba;
l'Ambasciatrice è stata ospitata in una sede istituzionale quale quella del Consiglio Provinciale che è disciplinata da norme procedurali ben precise e definite in apposito regolamento;
nel corso della visita nell'Aula del Consiglio Provinciale, un consigliere provinciale, il dottor Giulio Marsili, conosciuto in città come persona rispettabile, rispettosa e mite, ha portato con sé un manifesto con su scritto «Cuba libera», secondo l'interrogante, assolutamente non offensivo, espressione solo di una civile forma di protesta nei confronti del regime dittatoriale di Cuba che nega ogni elementare diritto di libertà al popolo cubano;
ilconsigliere provinciale si è seduto sul suo scranno con il manifesto esposto sul petto senza proferire alcuna parola né di protesta né di offesa;
ilconsigliere provinciale intendeva con quel gesto esprimere pacificamente, democraticamente e silenziosamente il proprio libero pensiero a sostegno dei cittadini cubani oppressi e privati della loro libertà dal regime dittatoriale di Castro che l'Ambasciatrice di Cuba in quel momento rappresentava;
il consigliere provinciale in questione, che manifestava in una sede istituzionale senza schiamazzi ed offese, è stato immediatamente allontanato dell'intervento della Polizia di Stato in borghese -:
quali siano i motivi in base ai quali la Polizia abbia proceduto all'allontanamento del consigliere Marsili in assenza di alcun preventivo richiamo.
(4-09434)
Tra il pubblico presente in sala vi erano degli imprenditori e alcuni esponenti di "Azione giovani".
Nel corso dell'incontro un consigliere provinciale di Alleanza Nazionale, regolarmente invitato alla riunione, si presentava in aula e si disponeva in fondo alla sala, esponendo sul petto dapprima una cartolina con la scritta "Cuba libera" e, successivamente, un manifesto dello stesso contenuto; tutto ciò avveniva senza proferire parola, ma facendo in modo di essere ripreso dalle emittenti televisive presenti in aula.
Di fronte a tale atteggiamento il Presidente della Provincia invitava il Consigliere a non porre in essere comportamenti che potessero essere interpretati come provocazione e, vista anche la presenza di diversi esponenti di "Azione giovani" in possesso delle stesse cartoline, segnalava alle forze dell'ordine la necessità di vigilare sul corretto svolgimento della riunione.
Il consigliere, dopo aver precisato a voce alta le prerogative connesse alla propria carica istituzionale, veniva comunque invitato dal Presidente ad "abbassare il manifesto", senza ottenere alcun effetto.
A quel punto il consigliere, avvicinatosi all'Ambasciatrice, era raggiunto da alcuni operatori di polizia all'esclusivo fine di tutelare l'incolumità dell'ospite straniero e, su richiesta delle forze dell'ordine, lasciava la sala immediatamente e senza alcuna opposizione.
L'incontro, in tutte le sue fasi, veniva ripreso da una emittente televisiva locale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
risultano in numero di 1.007 i candidati che hanno superato tutte le prove concorsuali (compilazione di un questionario contenente domande a risposta multipla, prova scritta ed un colloquio su materie giuridiche nonché selezioni psico-fisiche ed attitudinali) del concorso pubblico per esami, indetto con decreto del Ministro dell'interno 23 novembre 1999, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale IV serie speciale «concorsi ed esami» n. 3 dell'11 gennaio 2000, per il conferimento di 640 posti di allievo Vice Ispettore della Polizia di Stato, per la partecipazione al quale erano state presentate ben 217.693 domande;
il ruolo degli Ispettori di Polizia di Stato è stato istituito con la legge n. 121 del 1981;
nei precedenti 5 concorsi banditi dal Ministero dell'interno è stato consentito lo scorrimento della graduatoria sino all'assunzione di tutti gli idonei;
il concorso in argomento è stato bandito circa otto anni dopo quello immediatamente precedente ed è anche per questo che il ruolo di Ispettore della Polizia di Stato soffre oggi della maggiore carenza di organico, valutata in circa quattromila unità;
il ruolo di Ispettore di Pubblica Sicurezza riveste una funzione cruciale nell'organizzazione della Polizia di Stato, essendo demandato ad esso la diretta responsabilità del coordinamento di una o più unità operative;
attualmente sono circa trecento gli idonei che aspirano a frequentare il corso di formazione e circa un terzo di essi sono appartenenti, con altre qualifiche alla stessa Polizia di Stato;
il comma 5 dell'articolo 3 della legge n. 350 del 2003, (Legge Finanziaria 2004) dispone che «nell'ambito delle procedure di autorizzazione delle assunzioni è prioritariamente considerata l'immissione in servizio degli addetti a compiti connessi alla sicurezza pubblica;
se non ritenga di avviare alla frequenza del corso di formazione i restanti circa trecento partecipanti risultati idonei al concorso pubblico per esami per il conferimento di 640 posti di allievo di Vice Ispettore della Pubblica Sicurezza.
(4-09337)
Il 9 dicembre 2003 sono stati avviati al corso di formazione i 640 allievi vice ispettori dichiarati vincitori; ulteriori 78 candidati idonei sono stati avviati al corso, in sostituzione di altrettanti allievi rinunciatari, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3 (Testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato).
Non si è proceduto, peraltro, alla sostituzione di ulteriori quattro allievi vice ispettori, che hanno rinunciato successivamente al 1o aprile scorso, in quanto non era più possibile, stante il tempo trascorso, recuperare le lezioni.
Pertanto, attualmente sono 289 i candidati idonei non vincitori; di essi 39 già appartenevano ai ruoli della polizia di Stato.
Si precisa che il dipartimento della pubblica sicurezza del ministero interrogato può avvalersi della facoltà prevista dal citato articolo 8 del Testo unico sul pubblico impiego e, a tal fine, ha già richiesto al Dipartimento della funzione pubblica l'autorizzazione prescritta dall'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (legge finanziaria 1998) per l'assunzione di ulteriori 128 candidati idonei, pari ad un quinto dei posti messi a concorso.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
risulta all'interrogante che il Comitato di quartiere Tor Tre Teste, nato a Roma allo scopo di promuovere e tutelare i diritti e le esigenze di tutti i cittadini che risiedono, vivono e lavorano sul territorio della suddetta zona, stanno dando vita a varie iniziative e battaglie contro l'installazione, precisamente in via Francesco Tovaglieri, di un ripetitore di telefonia mobile della Tim;
nella zona è già presente un ripetitore di telefonia mobile della società Wind;
i residenti ovviamente sono preoccupati per la loro salute minacciata da una continua esposizione a campi elettromagnetici e da gravi patologie che quest'ultimi potrebbero provocare soprattutto sui bambini -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, intendano assumere affinché sia attivato presso il Ministero della salute un sistema di monitoraggio costante sull'inquinamento elettromagnetico che interessi l'intero territorio nazionale e in particolare grandi città come Roma.
(4-05361)
La Commissione, organismo non governativo che collabora al progetto internazionale sui campi elettromagnetici, avviato nel 1996 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha rielaborato, nel 1998, specifiche linee guida in materia di limiti di esposizione a tutti i tipi di campi elettromagnetici (con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz).
Sebbene le linee guida siano fondate su analisi esaustive di tutti i dati scientifici, i citati limiti di esposizione mirano a prevenire solo gli effetti sanitari, connessi ad esposizioni acute a breve termine.
La Commissione ritiene, allo stato attuale delle conoscenze, che le informazioni scientifiche sulla possibile cancerogenicità dei campi elettromagnetici siano ancora insufficienti a stabilire valori limite, anche per la prevenzione degli effetti a lungo termine (effetti probabilistici o stocastici).
Il Comitato internazionale di valutazione per l'indagine sui rischi sanitari, connessi all'esposizione ai campi elettromagnetici, istituito a seguito di una direttiva del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, di concerto con il Ministro della Salute e con il Ministro delle Comunicazioni, nel documento ufficiale pubblicato dall'Agenzia Nazionale Protezione Ambiente (ANPA) nel settembre 2002, ha dichiarato che "tutte le analisi delle informazioni scientifiche attualmente disponibili hanno indicato che, pur essendovi delle lacune nelle conoscenze che richiedono di proseguire l'attività di ricerca per migliorare ulteriormente la valutazione dei rischi sanitari, non c'è conferma che l'esposizione ai campi elettromagnetici al di sotto dei limiti indicati dalle linee guida dell'ICNIRP del 1998 abbia generato conseguenze sanitarie negative".
Sin dal maggio 1996, l'OMS ha avviato, con la collaborazione dell'ICNIRP, il Progetto internazionale CEM (Campi Elettro Magnetici), la cui conclusione è prevista per il 2005, allo scopo di stabilire il grado di evidenza scientifica dei possibili effetti sanitari, anche a lungo termine, derivanti dall'esposizione ai campi elettromagnetici, compresi quelli a radiofrequenza, emessi dai telefoni cellulari e dalle stazioni ricetrasmittenti, le quali, ormai, frequentemente vengono collocate in diversi punti dei centri abitati.
Per quanto riguarda il nostro Paese, il D.P.C.M. 8/7/2003 definisce i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi
Nel settore specifico delle antenne per la telefonia mobile, inoltre, il ministero della salute ha provveduto, da tempo, ad acquisire le valutazioni dell'Istituto superiore di sanità, sulla base di studi ed indagini condotte in questi ultimi anni.
Tali valutazioni pervengono alla conclusione che "sulla base dei dati scientifici attualmente disponibili si ritiene di poter affermare che: a) i livelli di campi elettromagnetici a cui è esposta la popolazione a seguito della installazione delle antenne radio base dei sistemi di telefonia cellulare sono tali da escludere categoricamente qualsiasi ipotesi di rischio da esposizione acuta; b) non esistono, per tali campi, evidenze scientifiche di effetti sanitari a lungo termine da esposizione cronica.".
Per quanto concerne, più in generale, lo stato delle conoscenze scientifiche nel settore in questione, si fa presente che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha diramato, nel giugno 2000, un apposito promemoria, nel quale si afferma, fra l'altro, che "... nessuna delle recenti revisioni della letteratura ha concluso che l'esposizione ai campi a radiofrequenza prodotti dai telefoni cellulari o dalle stazioni radio base provochi alcun effetto negativo sulla salute. Sono comunque state identificate alcune lacune nelle conoscenze che richiedono ulteriori ricerche per giungere a una migliore valutazione dei rischi...".
La legge 22 febbraio 2001, n. 36 "Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici", nel definire una articolata e dettagliata disciplina in materia di inquinamento elettromagnetico, ha previsto, all'articolo 8, le competenze regionali e degli altri enti locali, nel rispetto dei principi della tutela della salute pubblica, della compatibilità ambientale e delle esigenze di tutela dell'ambiente e del paesaggio.
Il caso richiamato dall'interrogante coinvolge inoltre la questione delle installazioni ed eventuali modifiche, nel territorio urbano, dei sistemi fissi di telecomunicazioni, comprese anche le stazioni radio base per la telefonia cellulare.
Ai sensi dell'articolo 9, comma 1, della legge citata, le regioni devono adottare piani di risanamento per adeguare, in modo graduale, e comunque entro il termine di 24 mesi dalla entrata in vigore della legge, gli impianti già esistenti ai limiti di esposizione, ai valori di attenzione ed agli obiettivi di qualità stabiliti.
È stato previsto, inoltre, il catasto nazionale delle sorgenti fisse e mobili dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e delle zone territoriali interessate, allo scopo di rilevare i livelli di campo presenti nell'ambiente; l'attività di coordinamento con i catasti regionali di cui all'articolo 8, comma 1, lett. d), consentirà la realizzazione della mappa dalle fonti di emissione e il monitoraggio costante dell'intero territorio nazionale.
Con il decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259 (Codice delle comunicazioni elettroniche) sono stati definiti, fra l'altro; i procedimenti autorizzatori relativi alle infrastrutture di comunicazione elettronica per impianti radio elettrici (incluse le stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche mobili GSM e UMTS)".
L'articolo 87 prevede che l'organismo, competente ad effettuare i controlli, Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, è tenuto ad accertare in ogni caso la compatibilità del progetto di impianto con i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità indicati nella legge citata.
Con riferimento al quesito posto con l'interrogazione in esame, si comunica che il D.P.C.M. 28 marzo 2002, relativo all'utilizzo dei proventi derivanti dalle licenze UMTS, ha previsto la realizzazione di una rete di monitoraggio per la misura dei livelli di campo elettromagnetico, emessi dagli impianti di telecomunicazioni a radiofrequenze, destinando a tale scopo oltre 20 milioni di euro.
Detta rete è stata attivata dal ministero delle comunicazioni, destinatario del finanziamento; il ministero della salute partecipa, insieme ai rappresentanti delle regioni e delle autonomie locali, ai lavori del comitato strategico, istituito per la definizione progettuale del sistema di monitoraggio e per l'approvazione delle relative linee guida (articolo 3).
Il Comitato, insediatosi il 17 dicembre 2003, ha approvato, in data 27 gennaio 2004, il progetto in questione unitamente ad una bozza di linee guida, che verranno emanate entro breve termine.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.
da notizie apparse sul quotidiano Il Manifesto di domenica 9 febbraio 2002 risulterebbe che:
le forze dell'ordine starebbero effettuando accertamenti, nei vari condomini ove vengono esposte, dei nominativi delle famiglie che hanno esibito le bandiere della pace dai propri balconi;
alcuni agenti in borghese si sarebbero recati in un condominio di Milano annunciando che, in caso di scoppio della guerra contro l'Iraq, le bandiere della pace sarebbero state tolte d'autorità -:
se le notizie citate in premessa rispondano al vero e, in caso affermativo, se non ritenga di voler al più presto verificare la legittimità di tali azioni da parte delle forze dell'ordine.
(4-05368)
In relazione ad altre richieste di chiarimento pervenute sullo stesso argomento da varie prefetture, il ministero dell'interno ha ritenuto, con nota del 13 febbraio 2003, di diramare a tutti i Prefetti il pronunciamento della Presidenza del Consiglio dei ministri.
A seguito di ciò, le forze dell'ordine sono intervenute, in qualche occasione, segnalando il cennato divieto ai responsabili di sedi o uffici pubblici sui quali erano state esposte bandiere non consentite, senza comunque che siano mai state effettuate denunce alle Autorità competenti.
Gli interventi delle forze di polizia, in ogni caso, non hanno riguardato la esposizione di bandiere del movimento pacifista alle finestre o ai balconi di abitazioni private, rispetto alle quali non vi sono prescrizioni normative particolari.
In merito alla vicenda riferita dall'interrogante, la prefettura di Milano ha assicurato che la notizia di controlli effettuati da agenti di polizia in un condominio dove erano esposte le bandiere della pace, non ha trovato alcun riscontro ed anzi è stata categoricamente smentita dai responsabili locali di tutte le forze di polizia.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
in data 11 aprile 2001 il Capo della Polizia Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, dott. De Gennaro, trasmetteva la circolare n. 600/AFP. 9527.9/21.32291.19844 indirizzata ai Prefetti della Repubblica, ai Commissari del Governo per le Province Autonome di Trento e Bolzano, al Presidente della Regione Valle d'Aosta e, per conoscenza, al Gabinetto del Ministro dell'interno, al Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, al Direttore Centrale per gli Affari Generali della Polizia di Stato, nonché ai Questori della Repubblica;
in tale circolare, si legge testualmente: «Di seguito a precorsa corrispondenza
in data 27 settembre 2002 il Capo della Polizia Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, dott. De Gennaro, trasmetteva la circolare n. 600.AFP.9503/SEGR, indirizzata ai Prefetti della Repubblica, ai Commissari del Governo per le Province Autonome di Trento e Bolzano, al Presidente della Giunta Regionale della Valle d'Aosta e, per conoscenza, al Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri - 4 Rep. - SM - Ufficio Infrastrutture, nonché ai Direttori Interregionali della Polizia di Stato;
in tale circolare si legge testualmente che: «Com'è noto, in seguito al "monitoraggio" condotto nel settore dell'Accasermamento, è emersa una marcata situazione debitoria sia nei confronti dei locatori pubblici e privati che degli Uffici Territoriali del Governo in conseguenza di anticipazioni non rimborsate (...) Fino a successive indicazioni resta, pertanto, confermata la vigenza della nota circolare del Capo della Polizia in data 11 aprile 2001 sul contenimento della spesa; in particolare è tuttora valida sia la sospensione di tutte le nuove iniziative relative al trasferimento dei Reparti in nuove sedi che la tassatività delle deroghe alla moratoria espressamente indicate (...) Alla luce di quanto sopra, si invitano vivamente le SS.LL a soprassedere dall'invio di proposte relative a trasferimenti o alla realizzazione di nuove sedi, qualora non rientrino nelle ipotesi derogatorie contemplate nella circolare dell'11 aprile 2001»;
in data 12 febbraio 2003 il dott. De Gennaro trasmetteva la circolare n. 600/C/CC/SEGR. Indirizzata agli stessi destinatari della precedente circolare del 27 settembre 2002;
in tale ultima circolare si legge testualmente: «... La riduzione degli stanziamenti 2003 sui capitoli 2614 e 2663 rispetto a quelli già insufficienti dell'esercizio finanziario 2002 non solo non lascia alcun margine di manovra per nuove iniziative infrastrutturali, ma potrà ripercuotersi negativamente sulle stesse procedure contrattuali. Per non aggravare ulteriormente la già critica situazione occorre attuare ogni intervento atto a evitare iniziative unilaterali di Sindaci o di Uffici e comandi territoriali, finalizzate alla realizzazione di nuove caserme o al trasferimento delle attuali in nuovi immobili, senza la prescritta, preventiva autorizzazione ministeriale (...) In particolare, si richiama l'attenzione delle SS.LL. sull'opportunità di una scrupolosa ricognizione finalizzata a monitorare le seguenti possibilità: eventuale utilizzo di beni demaniali disponibili sul territorio; trasferimento di presidi, ubicati in immobili fatiscenti e inadeguati, ed in assenza di soluzioni alternative, in località limitrofe, in presenza di accertata disponibilità dell'Ente locale a mettere a disposizione gratuitamente idonee strutture; accorpamento e ripiegamento di Reparti, nel rispetto delle esigenze di ordine e sicurezza pubblica e delle relative procedure; applicazione ed esecuzione di accordi ad hoc e di intese con le Regioni e gli altri Enti locali.
dal prossimo 10 maggio, l'Ufficio Immigrazione della Questura di Roma e le aree V e V-bis della Prefettura di Roma saranno trasferite nei nuovi locali dell'edificio di via Alvari, a ridosso del Grande raccordo autostradale Roma-L'Aquila, località Tor Sapienza, con nuovi ed ulteriori oneri a carico dell'Amministrazione dell'interno -:
come il Ministro interrogato possa giustificare il trasferimento dell'Ufficio Immigrazione della Questura di Roma e alcuni Uffici della Prefettura di Roma nei nuovi locali di via Alvari, alla luce delle tre circolari ministeriali sopra richiamate considerato, altresì, che gli Uffici in parola non rientrano nelle situazioni eccezionali previste dalla circolare dell'11 aprile 2002, quali la presenza di provvedimenti di sfratto esecutivo o la comprovata inagibilità dei locali in atto occupati.
(4-10238)
Collocare in un unico luogo questi uffici, dove peraltro sarà realizzato anche lo sportello unico per l'immigrazione, consentirà, infatti, di eliminare la frammentazione dei procedimenti, agevolare l'utenza nell'attività di gestione delle proprie istanze ed, infine, di provvedere a sistemare l'Ufficio Immigrazione della questura in locali che, anche sotto il profilo igenico-sanitario, siano idonei a governare meglio la mole di pratiche che, negli ultimi tempi, è notevolmente accresciuto.
Recentemente quest'ultimo ufficio è stato trasferito nella nuova sede ed è operativo dal 26 maggio 2004.
In merito alla scelta dell'immobile, la prefettura di Roma ha riferito che la struttura è stata individuata, d'intesa con la questura di Roma, dopo aver effettuato preventivamente, e con esito negativo, un'accurata ricerca presso le caserme disponibili, presso gli stabili scolastici in disuso al Provveditorato agli studi, nonché presso enti pubblici e militari, che avessero eventualmente disponibili beni in concessione demaniale.
La filiale di Roma dell'Agenzia del Demanio, il 18 marzo scorso, ha comunicato, inoltre, alla prefettura che non risultano immobili demaniali liberi ed idonei all'uso richiesto, né è possibile recuperare beni dello Stato.
L'impossibilità di trovare soluzioni idonee ha indotto la questura di Roma ad ampliare la ricerca su strutture di proprietà privata e, quindi, ad individuare l'immobile di via Alvari.
Sulla scelta è stata interessata la direzione centrale dei servizi tecnico logistici e della gestione patrimoniale del dipartimento della pubblica sicurezza che, il 18 novembre 2003, comunicava alla prefettura di Roma il parere favorevole, in deroga alle disposizioni vigenti, alla soluzione proposta.
In funzione del trasferimento degli uffici, al personale in servizio presso la Prefettura, è stata diramata una circolare per verificare la disponibilità volontaria al trasferimento presso la nuova sede. Per le poche adesioni pervenute, la Prefettura ha chiesto al dipartimento per gli affari interni e territoriali del ministero dell'interno di estendere la richiesta anche al personale in servizio presso il ministero e/o gli altri uffici periferici.
In merito al potenziale inquinamento derivante dalle onde elettromagnetiche emesse da un traliccio dell'alta tensione che sovrasta la struttura che ospiterà gli uffici, preciso che la prefettura ha chiesto all'agenzia regionale di protezione ambientale del Lazio di effettuare una verifica tecnica sulle citate emissioni.
I risultati delle rilevazioni, effettuate in condizioni di massimo esercizio del traliccio e terminate il 20 aprile 2004 hanno evidenziato
In previsione del trasferimento degli uffici, il prefetto - come comunicato anche alle organizzazioni sindacali -, dal mese di febbraio 2004, ha chiesto al sindaco di rivedere il sistema di trasporto pubblico locale con le aziende che gestiscono il servizio, al fine di dotare l'area dei necessari collegamenti, pianificando per tempo gli interventi più opportuni.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
nella Relazione sulla criminalità organizzata in Campania stilata dalla Commissione Parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari del 24 ottobre 2000, il comune di Sant'Antimo veniva segnalato come area caratterizzata da forte conflittualità di stampo criminale;
il giorno 7 marzo 2004 sul quotidiano Il Mattino si parlava di «camorra scatenata» che si sta preparando ad una nuova stagione di sangue nei comuni a nord di Napoli;
da tempo ormai non fa più notizia il fatto che si spari per le strade;
alcuni degli eventi di cronaca nera hanno seminato il terrore nei paesi dell'hinterland nell'ultimo trimestre partendo dall'omicidio commesso nel pomeriggio di ieri nel comune di Sant'Antimo:
il 17 marzo 2004, la signora Immacolata Capone, vedova da circa un mese per l'assassinio del marito, viene brutalmente ammazzata alle ore 17.00 in pieno centro di Sant'Antimo da uomini con viso coperto che la colpiscono alla testa con alcuni colpi di pistola;
il 6 marzo 2004, un colpo di pistola raggiunge il fratello del boss di Casandrino al ginocchio mentre si trovava sul corso principale del paese;
il 27 gennaio 2004, Rosario Villamaino, consigliere comunale dell'UDC di Casoria è stato ferito con colpi di pistola alla gamba sinistra esplosi da due persone che erano a bordo di una moto di grossa cilindrata;
il 21 gennaio 2004, nel mirino dei killer termina Fortunato di Domenico, 53 anni, pluripregiudicato mentre si trovava in via Bianca a Caivano, una stradina del popoloso centro storico, tra le case e i bassi addossati uno sull'altro -:
quali misure si intendano adottare per favorire il democratico svolgimento della vita sociale nel paesi della provincia a nord di Napoli ed in particolar modo in quello di Sant'Antimo.
(4-09427)
Nel territorio di Sant'Antimo, in particolare, operano sodalizi camorristici, quali il clan Puca, in contrasto, per la gestione dei traffici illeciti, con quelli rivali dei Verde e dei Ranucci. I Verde, a loro volta, sono collegati con altri clan criminali, tra cui i Casalesi ed i Marrazzo, e gestiscono traffici illeciti anche nei comuni limitrofi di Casandrino e di Grumo Nevano.
Nel corso di due riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica convocate dal Prefetto di Napoli, nel gennaio 2004, è stata posta l'attenzione sulla frequenza di alcuni episodi di criminalità predatoria ad opera di giovani che - soprattutto nei fine settimana - si sono verificati nel centro cittadino di Sant'Antimo.
Sono stati, inoltre, attivati servizi congiunti delle forze dell'ordine e della locale polizia municipale, in particolare nelle ore serali del sabato.
Nel corso dei servizi di controllo del territorio, viene, altresì, monitorata la presenza di cittadini extracomunitari residenti in zona.
L'azione di prevenzione e di contrasto svolta dalle forze dell'ordine nel territorio di Sant'Antimo ha consentito, dal gennaio 2004 al 20 aprile 2004 (ultimo dato reso disponibile dalla Prefettura di Napoli), di controllare complessivamente 1.233 persone, di cui 58 pregiudicati, e di arrestarne una in flagranza di reato; di effettuare verifiche su 573 automezzi e di sequestrarne 87; di eseguire controlli su 12 esercizi commerciali (per 8 dei quali sono state accertate violazioni). Sono state svolte, inoltre, 19 perquisizioni domiciliari e 32 perquisizioni personali.
Sono numeri importanti, se si tiene conto delle realtà sulle quali incidono, che testimoniano un'imponente attività di prevenzione e contrasto della criminalità.
A tale attività si aggiunge l'operazione «Alto impatto» avviata nel maggio 2003 nella provincia di Napoli, come è noto al Parlamento: con una risoluzione unitaria, la Camera dei Deputati ne ha, infatti, votato la prosecuzione «sino a quando le circostanze la rendano utile».
Nel comprensorio di Sant'Antimo sono state anche attuate diverse fasi dell'operazione «Vie libere», che hanno interessato l'intera provincia di Napoli, finalizzate, tra l'altro, al contrasto dei reati attinenti all'immigrazione clandestina e alla prostituzione, nonché allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel comune di Sant'Antimo, sono attualmente presenti un posto fisso della Polizia di Stato, con una forza effettiva di 22 unità, alle dirette dipendenze del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Frattamaggiore, nonché una tenenza dell'Arma dei Carabinieri, che dispone di una forza effettiva di 32 militari.
I servizi di controllo del territorio, di cui si è fatto cenno, vengono assicurati da questi due presidi e sono integrati con l'impiego di Reparti prevenzione crimine della Polizia di Stato e della Compagnia dell'Arma dei Carabinieri di Giugliano in Campania e del X Battaglione Carabinieri «Campania».
In sede di redistribuzione di personale nell'ambito degli uffici dipendenti dalla Questura di Napoli, si potrà procedere all'assegnazione di parte degli ulteriori 60 appartenenti al ruolo degli Assistenti ed Agenti della Polizia di Stato - 47 già in servizio e 13 in corso di trasferimento destinati, come potenziamenti, a Napoli.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la linea ferroviaria Torino-Chivasso-Ivrea-Aosta è un collegamento essenziale per molti lavoratori, studenti ed anziani, che usano questo mezzo per contenere tempi e costi di spostamento altrimenti elevati;
da anni gli utenti della tratta denunciano il grave stato di abbandono della linea e del materiale rotabile;
i disagi sopportati dagli utenti sono molteplici e vanno dai ritardi giornalieri, alla soppressione di corse, ai fermi delle motrici, come ultimamente accaduto, che comportano l'arresto del treno e la conseguente necessità di mezzi di traino che devono giungere da stazioni distanti;
tutto ciò, oltre agli evidenti disagi, comporta un danno anche economico agli utenti della tratta, soprattutto pendolari;
il 9 marzo 2004, è accaduto un altro degli episodi denunciati, poco dopo le 8 il treno regionale proveniente da Aosta, con a bordo un migliaio di pendolari diretti al lavoro, giunto alla periferia di Settimo si è fermato per un guasto al locomotore. I passeggeri hanno dovuto attendere oltre un'ora prima che il convoglio venisse trainato da un altro locomotore. Altri due treni passeggeri provenienti da Milano sono stati costretti alla sosta -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale grave situazione, se siano previsti da parte delle Ferrovie dello Stato, e per essa dalle società competenti, interventi rapidi per provvedere agli indispensabili miglioramenti tecnici sulla linea e agli ammodernamenti del materiale rotabile, per una rapida riattivazione dei tempi di percorrenza programmati;
quali siano i tempi previsti per detti interventi e se siano previsti rimborsi per gli oneri sostenuti dai viaggiatori e causati dall'azienda stessa.
(4-09300)
I lavori, iniziati con tempestività, hanno consentito la riattivazione della linea sul versante piemontese già nell'estate del 2001 con l'intero ripristino dei collegamenti Torino-Ivrea. In Val d'Aosta, vicende di carattere giudiziario hanno invece ritardato la realizzazione del ponte di Montestrutto.
Ferrovie dello Stato s.p.a. fa, inoltre, presente che ragioni di sicurezza hanno reso opportuni rallentamenti alla circolazione dei treni anche nel tratto riaperto nel corso dell'anno 2002.
Nel corso del 2003, anche a seguito di alcuni efficaci provvedimenti adottati congiuntamente dalla Direzione del trasporto regionale di Trenitalia s.p.a. e da Rete Ferroviaria Italiana s.p.a., è stato registrato un sensibile e crescente miglioramento dei risultati che, a partire dal luglio 2003, hanno raggiunto livelli più che soddisfacenti.
Per quanto concerne i primi mesi del 2004, la percentuale media complessiva di tutta la linea ha fatto registrare il 93 per cento dei treni giunti a destinazione entro i 5 minuti di ritardo ed il 97,96 per cento di quelli giunti entro i 15 minuti.
In ordine ai guasti al materiale rotabile, si rileva che i mezzi utilizzati sulla linea in esame sono di recente fabbricazione e solo in rari casi si registrano inconvenienti che rendono necessaria la sostituzione del mezzo di trazione.
Ferrovie dello Stato s.p.a. rappresenta, inoltre, che tra la Direzione trasporto regionale Piemonte di Trenitalia s.p.a. e la Regione Piemonte è stato concluso un protocollo d'intesa per il rinnovo del parco rotabile ed analoghi contatti sono in corso con la Regione Val d'Aosta.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
da tempo, presso il tribunale di Napoli, risulterebbero vacanti posti per la qualifica di ufficiale giudiziario categoria B3, con il conseguente ritardo nell'amministrazione della giustizia e di disagio per i cittadini;
gli ultimi interpelli per la copertura dei posti vacanti, solitamente con pubblicazione a scadenza semestrale, per il tribunale di Napoli risalgono, ormai, al gennaio 1998 e al maggio 2001 -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare per porre fine a questa grave situazione e per far sì che siano coperti i posti vacanti presso il tribunale di Napoli.
(4-07805)
Con decreto ministeriale 6 aprile 2001 sono, state modificate le dotazioni organiche dell'amministrazione giudiziaria ed, in particolare, nell'Ufficio in esame è stato aumentato l'organico nella qualifica di ufficiale giudiziario C1 (15 unità) ed istituito l'organico della qualifica di ufficiale giudiziario C3 (2 unità) e di ufficiale giudiziario C2 (20 unità).
Da un esame dettagliato della situazione del personale dell'UNEP di Napoli, si rileva in primo luogo che l'organico degli ufficiali giudiziari, posizione economica B3, allo stato presenta 11 unità in soprannumero (98 posti previsti, 109 unità presenti).
Risultano vacanti tutti i posti aumentati o istituiti con il citato decreto ministeriale 6 aprile 2001 (15 della posizione economica C1, 20 della posizione economica C2 e 2 della posizione economica C3).
In ordine ai posti vacanti delle posizioni economiche C3 e C2 si fa presente che potranno essere coperti all'esito delle procedure di riqualificazione riservate al personale dipendente, in funzione delle quali sono stati istituiti.
Con P.D.G. 5 febbraio 2001 (pubblicato nel Bollettino Ufficiale 15 febbraio 2001) è stato avviato, in sede di prima attuazione delle disposizioni di cui agli articoli 15 del CCNL - comparto ministeri e 16 del Contratto collettivo integrativo del 5 aprile 2000, il procedimento di selezione professionale interna per ufficiale giudiziario, Area C, posizioni economiche C3 e C2.
Per detta procedura, così come per le altre 8 avviate nell'ambito dell'area C, sono stati individuati gli ammessi ai percorsi e ne è stata avviata la formazione, successivamente sospesa per sopravvenuti provvedimenti giurisdizionali cautelari.
Con l'accordo del 14 ottobre 2003 raggiunto con le organizzazioni sindacali, al fine di portare a compimento le procedure di riqualificazione del personale già avviate, il percorso di riqualificazione del personale UNEP è stato diviso in due procedure, con contestuale sospensione allo stato di quella relativa ad ufficiale giudiziario C3.
Tutti gli ufficiali giudiziari C1, già ammessi al percorso formativo per ufficiale giudiziario C3/C2, sono stati automaticamente ammessi al percorso formativo per ufficiale giudiziario C2 e ad essi si aggiungeranno altri candidati fino al numero massimo di 1588.
Il gruppo di lavoro nominato dalla competente direzione generale sta provvedendo al controllo della veridicità delle dichiarazioni contenute nelle domande dei candidati, per definire l'esatta composizione della graduatoria di tutti gli ammessi al percorso formativo.
Per quanto riguarda i posti vacanti della posizione economica C1 si precisa che potranno essere coperti contestualmente all'assegnazione dei vincitori del concorso pubblico a 443 posti, le cui prove scritte si sono svolte il 25 e 26 settembre 2003.
Si fa presente che, allo stato, è possibile sopperire alla carenza di ufficiali giudiziari della posizione economica C1 mediante l'utilizzo, per alcune funzioni, del personale appartenente alla posizione economica B3 che, come detto, presenta 11 unità in soprannumero rispetto all'organico.
Con circolare in data 27 settembre 2002 il competente Dipartimento ha ribadito che il Contratto Integrativo di Amministrazione, sottoscritto il 5 aprile 2000 - il quale in forza del rinvio operato dall'articolo 13, comma 5 del CCNL 1998/2001 ha integrato e specificato il sistema classificatorio già delineato con tale CCNL - ha unificato nella figura dell'ufficiale giudiziario i profili professionali di assistente e collaboratore UNEP.
È bene precisare, che, come evidenziato anche in sede giurisdizionale (provvedimento del 20 marzo 2003 del tribunale di Roma, Seconda Sezione Lavoro) tale interfungibilità delle funzioni di notificazione ed esecuzione non pregiudica «la professionalità degli ufficiali giudiziari di livello superiore, le cui mansioni specificatamente qualificanti, cioè quelle amministrative e contabili, ovvero anche di direzione, rimangono comunque di esclusiva pertinenza dei detti lavoratori di maggiore qualificazione».
Una considerazione a parte va fatta relativamente all'organico degli operatori
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
la Città di Corridonia nome che deriva dall'Eroe Filippo Corridoni, è un centro di grande attività imprenditoriale, con un notevole sviluppo economico e sociale, quindi con una condizione di benessere diffuso e di invidiabile tranquillità sociale;
Corridonia ospita e dà lavoro a centinaia e centinaia di extracomunitari;
negli ultimi mesi, la malavita organizzata tenta di estendersi dalla costa all'interno con episodi criminali prima rarissimi oggi frequenti e preoccupanti;
i cittadini pretendono che le loro conquiste vengano garantite e difese dalle Autorità Centrali e periferiche -:
quali siano i motivi che hanno spinto il Ministero dell'Interno a prescegliere Corridonia come sede di un Centro di accoglienza temporanea, cioè di un Centro per immigrati clandestini o già espulsi, cioè per soggetti che si sono già posti «al di fuori e contro la legge italiana»;
se si sia tenuto conto che i futuri ospiti extracomunitari in altre zone d'Italia hanno organizzato fughe di massa dai Centri di raccolta o addirittura autentiche rivolte;
se il Ministero dell'interno abbia aumentato il numero degli Agenti di Polizia e dei Carabinieri, come misura di prevenzione atta a tranquillizzare la cittadinanza oppure a valutare l'opportunità di insediare il Centro di permanenza temporanea in una zona dove il rapporto agenti dell'ordine-popolazione è migliore di quello esistente nella Provincia considerata (purtroppo al 73 posto di questa graduatoria);
se sia a conoscenza del fatto che la popolazione non è stata preventivamente consultata;
se sia a conoscenza del fatto che questa decisione ministeriale ha turbato la vita della città e ha creato un clima di forte diniego e di protesta, che ha dato lo spunto ai no-global di organizzare preoccupanti proteste di piazza aggravando secondo l'interrogante, la pesante situazione già esistente.
(4-09421)
Questa scelta è motivata dall'esigenza di garantire un sempre più efficace governo del fenomeno dell'immigrazione clandestina, garantendo, al contempo, migliori condizioni di vita all'interno dei centri e più sicurezza ai cittadini.
Rispetto all'ipotizzata costruzione di un centro di permanenza temporanea e assistenza a Corridonia, in provincia di Macerata, si precisa che, nel dicembre del 2003, il sindaco di quel comune comunicava al ministero dell'interno la propria disponibilità ad istituire - previa adozione di una variante urbanistica da sottoporre all'esame del consiglio comunale - un centro su un'area di proprietà di un ente ex IPAB.
A questa comunicazione, il ministero dell'interno rispondeva che sussisteva un preminente interesse pubblico all'ipotesi realizzativa nella provincia di Macerata, in linea con il programma di attività predisposto in adesione alle disposizioni normative della legge n. 189 del 2002.
Successivamente, si è appreso dell'ordine del giorno approvato, all'unanimità, nella seduta del 2 aprile 2004, dal consiglio comunale di Corridonia; ordine del giorno
Pertanto, il ministero dell'interno, e in particolare il competente dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, ha preso atto dell'orientamento espresso dal comune di Corridonia, decidendo di soprassedere alla realizzazione prospettata, pur ribadendo l'interesse ad individuare siti idonei per dotare l'area geografica del centro Italia di nuovi centri di permanenza temporanea.
Va evidenziato, infine, che il consiglio regionale delle Marche ha approvato, il 10 marzo 2004, un ordine del giorno che dichiara l'indisponibilità di quell'ente alla realizzazione di un centro sul territorio regionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
fin dal 1728 esiste la Cittadella di Alessandria, autentico gioiello di architettura militare piemontese (prog. Ing. Ignazio Bertola) con alcuni interventi di ottimo completamento francese intorno ai primi anni del 1800 (prog. Gen. Chasseloup-Laubat), unica in Italia nel suo genere, di enormi dimensioni e, nonostante una certa incuria, ancora in discrete condizioni di conservazione. Il complesso è molto apprezzato dai cittadini di Alessandria e dintorni oltre che da tanti studiosi di storia ed architettura militare sparsi in Europa;
da oltre quattro anni circolano notizie di una possibile dismissione dall'uso militare della fortezza, tanto che si sono naturalmente risvegliate finora latenti e rilevanti «speranze» edilizie che, opportunamente tenute schermate da studi e relazioni redatte con accuratezza da ottimi tecnici cercano, senza troppo riuscirci, di minimizzare gli effetti dannosi dei proposti interventi di recupero edilizio;
la totalità degli alessandrini che ben conoscono la struttura e la apprezzano, sostengono decisamente la necessità della salvaguardia e conservazione nella globale integrità della struttura, anche al fine di poterla consegnare alle generazioni future -:
quali intenzioni abbiano al riguardo i Ministri della difesa e dei beni culturali, cui spetta di dare un indirizzo attivo alla tutela della struttura, alla sua moderna valorizzazione, ed un'altrettanta opera di difesa del patrimonio della città nelle sue diverse componenti.
(4-07758)
La Cittadella di Alessandria attualmente utilizzata dall'Esercito quale polo di stoccaggio di materiali rientra nel progetto di riorganizzazione territoriale e potrà essere resa disponibile entro il 2006.
Nelle more di una definitiva cessazione dell'utilizzo del comprensorio per fini militari è attualmente all'esame una bozza di Protocollo d'Intesa predisposta dal «Comitato per la valorizzazione della Cittadella di Alessandria», volto a regolare i rapporti con l'Amministrazione Difesa per l'avvio di una prima fase di interventi di valorizzazione dell'infrastruttura.
In conclusione, la Difesa intende fornire il proprio contributo per mantenere in vita un così prezioso monumento storico-architettonico, restituendone, non appena possibile, l'utilizzo alla collettività piemontese.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
risulta all'interrogante che sussisterebbero gravi problemi inerenti allo svolgimento
in particolare sarebbero state denunciate dai lavoratori dell'archivio gravi condizioni quali: mancanza di spazio con rischio anche per l'incolumità fisica degli operatori, mancanza di aria e di luce naturale, mancanza di mezzi e attrezzature adeguate allo svolgimento della quantità e qualità di lavoro richiesto;
gli spazi degli uffici infatti sarebbero occupati da enormi quantità di faldoni collocati ormai sul pavimento che impediscono operazioni di pulizia e di areazione del locale, l'apertura di una delle finestre dell'ufficio, e inoltre costringono gli operatori ad assumere posture pericolose per la movimentazione manuale dei fascicoli;
entro il mese di settembre 2003 dovevano avere inizio i lavori di riadattamento della nuova sede sita in via Verona ma il termine è stato, ad oggi, spostato al mese di giugno 2004;
il precedente questore, il dottor De Luca, al fine di risolvere in parte i problemi in oggetto, aveva disposto l'utilizzo da parte dell'ufficio immigrazione, dei locali adottati come alloggio di servizio del questore, soprastanti l'ufficio in questione;
il nuovo questore, il dottor Colucci, ha diversamente disposto in merito all'utilizzazione dei predetti locali;
in data 24 ottobre 2003 è stata presentata una ingiunzione al questore di Trento affinché fosse rispettato il decreto legislativo n. 626 del 1994 in materia di tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori -:
quali provvedimenti intenda assumere affinché siano rispettate le norme sulla sicurezza dei lavoratori;
entro quanto tempo si intenda garantire l'adeguamento degli uffici della questura di Trento alla normativa vigente.
(4-08524)
Infatti, l'attuale sede della Questura di Trento, un antico edificio di valore storico, presenta condizioni strutturali di difficile adattamento alle esigenze dei vari uffici di polizia.
Per l'Ufficio immigrazione, in particolare, i disagi sono stati acuiti dal rilevante incremento della mole di lavoro registrato negli ultimi anni, che ha reso insufficienti gli spazi a disposizione.
I lavori di adeguamento della nuova sede finanziati con fondi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sono stati progettati dal Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche per il Trentino Alto Adige che ha provveduto, per competenza, alla relativa procedura di affidamento in appalto delle opere.
I lavori sono stati affidati alla ditta aggiudicataria il 4 marzo scorso ed avranno una durata di otto mesi e nei tre mesi successivi si provvederà al collaudo della struttura.
Nell'immediato, presso l'attuale sede sono stati avviati alcuni interventi finalizzati a migliorare le condizioni di igiene e salubrità dell'Ufficio Immigrazione, sulla base delle indicazioni fornite dal medico della Questura su richiesta dell'Ufficio di Vigilanza della competente Direzione Interregionale della Polizia di Stato.
Tra le misure avviate si segnalano lo scarto d'archivio, che consentirà il recupero di spazio utile, ed il reperimento di altri locali, all'interno della struttura, per il deposito del materiale cartaceo di utilizzazione corrente.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
dal 5 al 19 giugno si svolgerà in Toscana il Gay Pride nazionale per la prima volta si terrà non soltanto in una città, ma in tanti centri della regione e la manifestazione di chiusura sarà a Grosseto;
per la manifestazione finale del 19 giugno a Grosseto sono previste oltre 50.000 persone e, per tutte le iniziative che si passeranno il testimone nelle varie città, più di 100.000;
l'amministrazione comunale di centrodestra guidata da Alessandro Antichi di Forza Italia ha negato il corteo in centro per la presenza di «lavori in corso» su una delle vie nelle quali dovrebbe snodarsi il corteo;
il vicesindaco di Grosseto (AN) propose mesi orsono una contromanifestazione delle persone «normali», secondo l'interrogante, probabilmente con l'intento di impedire l'occupazione del centro da parte di gente che avrebbe sicuramente avuto l'ardire di offendere la pubblica moralità e i valori cattolici su cui si fonda la comunità locale grossetana e italiana;
tutto questo a fronte di una cittadinanza e della società civile locale e regionale che si sta dimostrando accogliente e disponibile verso lo svolgimento della manifestazione del Gay Pride, a partire dall'amministrazione provinciale di Grosseto e dalla regione Toscana -:
quali iniziative si intendano adottare, per i profili di propria competenza, affinché sia garantito ai partecipanti al Gay Pride nazionale il pieno diritto di manifestare.
(4-09732)
È stata, inoltre, ritirata anche la proposta del vicesindaco di una contromanifestazione.
Si coglie, comunque, l'occasione per ribadire la posizione del Governo in tema di libera manifestazione del pensiero, che si traduce nel garantire concretamente l'esercizio del diritto di ogni individuo a organizzare iniziative volte a sostenere le proprie tesi, purché tutto avvenga nel rispetto del dettato costituzionale e dell'ordinamento vigente.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
la guerra scatenata dalle truppe anglo-americane nei confronti del regime iracheno era giustificata, fra l'altro, dal possesso illegittimo, da parte di Saddam Hussein, di armi inumane di distruzione di massa;
al di là del fatto che tali armi non siano state rinvenute e che la stessa Cia abbia ormai confermato che il regime iracheno non ne aveva la disponibilità, appare in stridente ed insanabile contraddizione il fatto che proprio gli Stati Uniti d'America, ad oggi, abbiano rifiutato la sottoscrizione del Terzo Protocollo aggiuntivo al trattato Ccw (Convenzione sulla proibizione o la limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate eccessivamente dannose o aventi effetti indiscriminati), inerente la proibizione o la restrizione dell'uso di armi incendiarie;
l'Italia, come giustamente ha ricordato il Sottosegretario di Stato degli affari esteri, senatore Alfredo Mantica, nella risposta scritta 26 settembre 2003 all'interrogazione parlamentare n. 4-07239, «l'Italia sostiene, in linea generale, l'universalizzazione dei principali strumenti pattizi nel settore del disarmo e della non proliferazione»;
nel momento in cui gli Stati Uniti d'America hanno optato per una politica «interventistica» in molte delicate aree del pianeta, appare particolarmente necessario che, proprio al fine di avere l'autorevolezza necessaria per esigere da altri Paesi il rispetto delle norme in materia di disarmo e di non proliferazione, essi sottoscrivano senza riserve tutti i protocolli il cui rispetto essi pretendono dalle altre Nazioni -:
se l'Italia, proprio in occasione del semestre europeo che la vede alla guida del continente, non ritenga di dover promuovere, di concerto con le altre Nazioni europee, un'azione di convincimento affinché gli Stati Uniti d'America sottoscrivano il Terzo Protocollo aggiuntivo al Trattato Ccw che proibisce e comunque restringe le possibilità di uso delle armi incendiarie.
(4-07632)
Tra le materie in esame, spiccano il negoziato di uno strumento multilaterale sui residuati bellici esplosivi e l'analisi di possibili misure da adottare relativamente alle mine antiveicolo e al tema della verifica degli obblighi posti dalla Convenzione.
Si tratta di problematiche particolarmente complesse, la cui positiva soluzione - che dipenderà anche dall'atteggiamento statunitense - consentirebbe di ridurre significativamente il negativo impatto umanitario causato alle popolazioni civili dagli ordigni in parola.
Sul piano procedurale, si segnala che hanno già avuto luogo le due consultazioni tra Unione europea e Stati Uniti sui temi del disarmo e della non proliferazione che erano previste per il secondo semestre del 2003, durante le quali la Presidenza italiana ha sostenuto l'esigenza che Washington aderisca ad altri importantissimi strumenti multilaterali (quali ad esempio il CTBT e la Convenzione di Ottawa sul bando delle mine antipersona) nei settori delle armi di distruzione di massa e convenzionali.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
ivari Piani Sanitari Nazionali che si sono succeduti nel tempo hanno costantemente previsto particolari strategie per raggiungere risultati significativi in favore della popolazione anziana del nostro Paese, anche in ragione del diverso modo di invecchiare e, da un punto di vista numerico, dell'aumento considerevole degli anziani;
in particolare per molto tempo ci si è proposti l'obiettivo del raggiungimento del 75 per cento di copertura vaccinale contro l'influenza per la popolazione al di sopra dei 64 anni;
effettivamente il raggiungimento di un obiettivo di tal genere costituirebbe un risultato particolarmente importante, attese le conseguenze particolarmente gravi, e comunque serie, nella popolazione anziana, delle sindromi influenzali;
la cura di tale patologia stagionale viene infatti da una parte sottovalutata e dall'altra omessa a volte in ragione della solitudine in cui vivono molti cittadini ultrasessantaquattrenni;
la copertura vaccinale, nella misura più ampia possibile, costituisce una misura di grande rilevanza anche al fine di prevenire inutili ospedalizzazioni, frutto delle complicanze dell'influenza -:
quali provvedimenti siano già stati assunti e quali, in ogni caso si intendano
(4-08438)
In tal senso, il provvedimento n. 18 del 1999 ha definito il Piano Nazionale Vaccini, indicando le priorità per il raggiungimento degli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 (prevenzione delle malattie prevenibili con vaccinazione; raggiungimento di copertura vaccinale superiore al 95 per cento nella popolazione di età inferiore a 24 mesi, per le vaccinazioni obbligatorie e raccomandate, e superiore al 75 per cento nella popolazione di età superiore a 64 anni, per la vaccinazione antinfluenzale).
L'Accordo del 22 novembre 2001 in materia di livelli essenziali di assistenza, relativamente alla profilassi delle malattie infettive, ha individuato le vaccinazioni di provata efficacia, a carico del Servizio sanitario nazionale, secondo criteri di equità, efficienza e di rapporto costo-beneficio, in relazione ai livelli di incidenza delle patologie.
Per quanto riguarda la prevenzione ed il controllo clinico-epidemiologico e virologico dell'influenza e delle malattie con sintomi simili, in data 28 settembre 2000, è stato concluso l'Accordo tra il Ministro della sanità, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, sulla rete sentinella per la sorveglianza epidemiologica e virologica dell'influenza.
Il sistema di sorveglianza intende conseguire gli obiettivi di descrivere i casi di influenza osservati, stimare i tassi di incidenza dell'influenza, nel tempo e nello spazio, verificare, nei periodi intercorrenti fra le pandemie influenzali, la circolazione dei diversi ceppi di virus influenzali, identificando la settimana di inizio e il periodo di massima circolazione virale, fornire agli organismi internazionali (OMS, Agenzia Europea del Farmaco - EMEA) dati utili all'aggiornamento della composizione vaccinale e disporre, in situazioni di emergenza pandemica, di una rete di medici sentinella, in grado di fronteggiare la diffusione della pandemia influenzale.
I risultati ottenuti possono essere riassunti nei seguenti:
a) costituzione della rete di medici e pediatri sentinella, che hanno eseguito la sorveglianza su un campione di soggetti, pari a circa il 2 per cento della popolazione italiana residente;
b) realizzazione del progetto software per la raccolta informatizzata e per l'elaborazione dei dati;
c) aggiornamento dei dati clinico-epidemiologici e virologici, con relativa elaborazione e pubblicazione settimanale;
d) collegamento con i network, dell'Unione Europea e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il sistema di sorveglianza, comprensivo della sorveglianza epidemiologico-clinica e di quella virologica, prevede un coordinamento, affidato al ministero della salute ed alle regioni, con il contributo dell'Istituto Superiore di Sanità (I.S.S); le regioni hanno
I Centri di coordinamento sono l'I.S.S. ed il Centro Universitario di Ricerca sull'influenza (CIRI), che ha sede presso l'Università degli Studi di Genova; i due Centri hanno definito il protocollo di attività standardizzato.
I casi di sindrome influenzale, rilevati dai medici sentinella, vengono trasmessi settimanalmente a uno dei due Centri, in numero aggregato, indicato su moduli standard.
Tutti i dati nazionali confluiscono presso l'I.S.S., dove vengono ulteriormente aggregati, validati, analizzati ed elaborati.
Per quanto riguarda la prevenzione ed il controllo dell'influenza, il Ministero della salute predispone annualmente una circolare in cui vengono precisate:
la composizione, raccomandata dall'OMS, per la preparazione vaccinale da usare nella stagione di prevenzione;
le categorie di soggetti ai quali offrire la vaccinazione antinfluenzale;
le controindicazioni e le precauzioni all'impiego dei vaccini.
Tale soddisfacente risultato è stato ottenuto con l'azione sinergica dei diversi soggetti del Servizio sanitario nazionale, che si sono avvalsi degli atti di indirizzo già specificati.
Poiché gli ultrasessantacinquenni rappresentano, in media, circa il 18 per cento della popolazione nazionale, superando livelli del 20 per cento in almeno sette Regioni, l'obiettivo di vaccinare, contro l'influenza, il 75 per cento di questi soggetti è sicuramente rilevante; l'impegno, tuttavia, profuso a livello di Regioni e Province Autonome e di Aziende Sanitarie Locali, ha consentito, in un arco di tempo relativamente breve, di raddoppiare le coperture vaccinali per l'influenza, raggiungendo, in alcune Regioni, l'obiettivo operativo del 75 per cento di copertura negli anziani.
Nelle due campagne vaccinali che si sono susseguite dal 1995 al 1997, la copertura vaccinale media, nella popolazione generale, era del 6,4 per cento e, negli ultrasessantacinciuenni, del 24,3 per cento.
Nelle due campagne susseguitesi tra il 2001 ed il 2003, le coperture medie sono state rispettivamente del 14,7 per cento e del 57,4 per cento, corrispondenti ad un incremento, rispetto al periodo 1995-1997, del 129,7 per cento e del 136,2 per cento.
Il confronto dei dati relativi alle vaccinazioni antinfluenzali, eseguite nelle ultime campagne di prevenzione collettiva, dimostra che, in tutte le Regioni e le Province Autonome, l'incremento dei tassi di copertura vaccinale è stato costante e progressivo, sia nella popolazione generale che negli anziani.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.
secondo la legge n. 508 del 21 dicembre 1999 che reca disposizioni in materia di «Riforma delle Accademie di Belle Arti, dell'Accademia nazionale di Danza, dell'Accademia Nazionale di Arte Drammatica, degli Istituti Superiori per le Industrie artistiche, dei Conservatori di Musica e degli Istituti Musicali pareggiati», i predetti istituti d'insegnamento, solo successivamente all'emanazione di uno o più regolamenti ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, saranno dotati di personalità giuridica, autonomia statutaria, didattica, scientifica, amministrativa, finanziaria e contabile;
allo stato attuale è stato emanato solo il decreto del Presidente della Repubblica
il ministero dell'istruzione, università e ricerca eserciterà il controllo attraverso la verifica degli Statuti emanati dalle singole Istituzioni entro il 15 novembre 2003;
la normativa precedente alla riforma del 1999 in materia di ordinamento (didattico) artistico è quindi ancora vigente, e pertanto le istituzioni di cui sopra, fatta eccezione per l'attivazione dei corsi sperimentali già approvati dal ministero dell'istruzione, università e ricerca negli anni scorsi, non possono modificare in nessun modo gli ordinamenti didattici vigenti fino all'emanazione del regolamento/i come previsto all'articolo 2, comma 7, lettera h), della legge n. 508 del 1999;
si ha notizia che l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, pur in assenza della normativa regolamentare, avrebbe previsto l'attivazione di (nuovi) corsi biennali di specializzazione negli indirizzi sperimentali di Design, Comunicazione Visiva Multimediale, Comunicazione e Didattica d'Arte, Restauro, Beni Culturali, Arte Sacra -:
se il Ministro sia già a conoscenza di tali notizie, se ritenga opportuno verificarne la fondatezza, e nel caso, quali provvedimenti siano previsti per evitare tali irregolarità, che, tra le altre cose, potrebbero risultare assai pregiudizievoli anche per la formazione degli studenti.
(4-07557)
Premesso che l'ordinamento didattico delle istituzioni di cui all'articolo 1 della legge 508 del 1999, com'è noto, sarà modificato con l'emanazione del nuovo regolamento, attualmente in itinere, sugli «Ordinamenti didattici, requisiti di idoneità dei docenti e delle sedi, programmazione e sviluppo del sistema dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica» tuttavia, in attesa dell'elaborazione del predetto atto il Ministero ha approvato dei progetti didattici sperimentali rispondenti, come tipologia, a quelli previsti dalla legge n. 508 del 1999.
I corsi triennali conseguentemente attivati sono stati approvati e riconosciuti dal Ministero come diplomi di primo livello, con decreto ministeriale 8 ottobre 2003.
Tra questi, per l'Accademia di belle arti di Milano, hanno ottenuto validazione i seguenti titoli:
1. Diploma accademico di primo livello in arte sacra contemporanea;
2. Diploma accademico di primo livello in discipline della valorizzazione dei beni culturali;
3. Diploma accademico di primo livello in comunicazione e didattica dell'arte;
4. Diploma accademico di primo livello in comunicazione visiva multimediale;
5. Diploma accademico di primo livello in design;
6. Diploma accademico di primo livello in restauro dell'arte contemporanea;
È, infatti, da sottolineare che, per quanto riguarda le Accademie delle belle arti i percorsi di studio sono nell'ordinamento vigente strutturati su quattro anni
È stato quindi possibile, attraverso l'arricchimento dei percorsi esistenti con contenuti culturali e scientifici mutuati dalle esperienze consolidate, una redistribuzione di detti contenuti su un percorso quinquennale attuando, così, il completamento della formazione triennale con corsi biennali sperimentali di secondo livello.
L'Accademia di belle arti di Milano, pertanto, ha sviluppato, a livello sperimentale, la parte specialistica (biennio) dei progetti autorizzati e validati, il cui percorso formativo, però, dovrà essere ricondotto, per il titolo di Diploma accademico di secondo livello, nella tipologia di corso prevista dai nuovi ordinamenti didattici.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.
secondo quanto riportato dagli organi di stampa, i sindacati di Polizia denuncerebbero l'impossibilità, da parte dell'ufficio immigrazione della questura di Torino, di assorbire l'ondata di rinnovi dei permessi di soggiorno rilasciati con la regolamentazione prevista dalla legge Fini-Bossi;
conseguenza di questa difficoltà potrebbe essere un prolungamento dei tempi per l'attuazione degli iter necessari (si ipotizzano 7000 rinnovi al mese) -:
quali urgenti provvedimenti di natura amministrativa si intendano adottare al fine di agevolare il lavoro della questura di Torino nel rinnovo dei permessi di soggiorno;
se non ritenga adottare iniziative atte a potenziare tempestivamente, anche attraverso contratti a termine, l'organico della questura di Torino, deputato alle funzioni di cui all'oggetto.
(4-08988)
A partire dallo scorso mese di aprile si è registrata una crescita consistente dell'afflusso di stranieri agli sportelli della questura sia per il rinnovo dei titoli rilasciati, sia per la presentazione di un numero proporzionalmente cresciuto di istanze di soggiorno e di nulla-osta per coesione e ricongiungimento familiare, nonché di istanze di inserimento dei figli minori sul permesso di soggiorno o, comunque, di aggiornamento dei dati.
Le attività connesse all'accertamento dei requisiti soggettivi per il soggiorno sono accresciute anche per effetto dell'obbligo di eseguire il fotosegnalamento di ciascuno straniero regolarizzato.
Per fronteggiare l'accresciuta mole di lavoro, che comunque riguarda tutte le questure di grandi città, sono state adottate alcune misure di riorganizzazione interna della Questura torinese.
A decorrere dall'8 marzo 2004 è stato adottato il sistema di prenotazione sia per la presentazione delle istanze allo sportello che per il ritiro dei permessi di soggiorno, con il rilascio ai richiedenti di un «tagliando» di prenotazione grazie al quale vengono ridotti i tempi di attesa ed eliminate le code notturne.
Dalla stessa data è stato trasferito in una diversa sede lo sportello per la presentazione di determinate istanze (domande di ricongiungimento familiare e nulla osta al lavoro, permessi di soggiorno per cittadini comunitari e svizzeri).
Al riguardo, si soggiunge che nel prossimo autunno è previsto il trasferimento di tutti gli sportelli aperti al pubblico della questura in una nuova e più attrezzata sede, con maggiori capacità ricettive.
L'organico dell'ufficio Immigrazione è stato potenziato con 8 unità di personale ed ha raggiunto la consistenza di 121 dipendenti.
Le disponibilità attuali di personale non hanno consentito di assegnare quote maggiori, tenuto conto della necessità di non depotenziare gli altri servizi della questura, soprattutto quelli finalizzati al controllo del territorio.
Ulteriori assegnazioni di personale allo stesso ufficio potranno essere disposte in occasione delle prossime immissioni in servizio, tra le quali quella dei 1.000 agenti da destinare a compiti di sicurezza connessi all'attuazione della normativa in materia di immigrazione ed asilo, previsti dal decreto-legge n. 253 del novembre scorso
Infine, lo stesso ufficio Immigrazione è stato «liberato» di tutte le incombenze relative ai servizi di accompagnamento alla frontiera degli stranieri destinatari di provvedimenti di espulsione o di respingimento.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
in data 3 giugno 2002 il quotidiano Il Giornale ha pubblicato un articolo nel quale sembrerebbe che il giornalista Gian Marco Chiocci, redattore del quotidiano suscritto, sia stato oggetto di intercettazioni telefoniche e pedinamenti da parte della Polizia di Stato sin dal 1998;
sembrerebbe che tali intercettazioni e pedinamenti siano stati autorizzati dalla Magistratura, su richiesta della Digos, perché il Chiocci avrebbe rivelato in un articolo apparso sempre sul quotidiano Il Giornale particolari inediti e riservati, di cui erano a conoscenza esclusivamente gli organi investigativi, della fuga di Licio Gelli all'estero;
tali intercettazioni e pedinamenti sembrerebbe siano finalizzati alla ricerca di informazioni atte a identificare le fonti informative del cronista citato;
in data 4 giugno 2002 sulla prima pagina del quotidiano Il Giornale, è stata pubblicata una lettera della giornalista de La Repubblica, Liana Milella, nella quale la stessa racconta che è venuta a conoscenza, da una lettera anonima, di essere stata oggetto di intercettazioni telefoniche da parte dell'autorità giudiziaria, per un indagine riguardante una fuga di notizie e che è stata in seguito interrogata solo su sua richiesta;
sia Gian Marco Chiocci che Liana Milella non parrebbero essere stati iscritti nel registro degli indagati nelle indagini riguardanti la fuga di notizie dei casi citati;
secondo l'interrogante, nel caso rispondessero al vero tali notizie, si verrebbe a configurare per il nostro Paese una restrizione della libertà di informazione e di stampa e ci troveremmo di fronte ad una limitazione della libertà e dei diritti di coloro che svolgono un'opera, come quella giornalistica, garantita dalla nostra Costituzione -:
se intenda adottare delle misure normative urgenti che sanciscano il diritto dei giornalisti a non divulgare le informazioni identificanti le proprie fonti e garantiscano, in modo ancor più determinato, la libertà di stampa, di informazione e la tutela della privacy.
(4-03110)
La Digos comunicava altresì che la pubblicazione delle notizie, apprese necessariamente da qualche «addetto ai lavori»,
Veniva quindi richiesta e concessa dal GIP l'autorizzazione a disporre l'intercettazione delle utenze in uso al Chiocci. L'intercettazione sull'utenza fissa, iniziata in data 12 agosto 1998, si protraeva, a seguito di proroghe autorizzate, fino al 26 ottobre 1998. L'intercettazione sull'utenza mobile, iniziata il 6 ottobre 1998, si protraeva, sempre a seguito di proroghe, fino al 20 novembre 1998.
Le proroghe venivano richieste in quanto dalle conversazioni intercettate emergevano numerosi contatti del giornalista con diversi funzionari delle forze dell'ordine, anche in ordine a vicende inerenti il Gelli, ed in particolare il tono spesso confidenziale delle conversazioni confermava la possibilità, per il giornalista, di venire a conoscenza di notizie riservate da fonti autorevoli.
In data 16 aprile 1999 veniva disposta la variazione a carico del Chiocci e successivamente, poiché le risultanze delle intercettazioni telefoniche e quelle delle ulteriori indagini delegate ed esperite non avevano consentito di ravvisare elementi concreti per l'identificazione di colui che aveva divulgato le notizie riservate, né per dimostrare che la condotta del Chiocci aveva concretamente assunto una configurazione tale da renderla penalmente rilevante, veniva formulata, in data 14 maggio 2001, richiesta di archiviazione, accolta dal GIP in data 21 novembre 2001.
A carico, invece, di Liana Milella e Fiorenza Sarzanini la stessa procura della Repubblica di Roma ha poi riferito che era stato iscritto il procedimento penale n. 55648/01 per il reato di cui all'articolo 81-262 del codice di procedura penale, (Rivelazione di notizia di cui sia stata vietata la divulgazione) iscritto nel registro delle notizie di reato in data 9 novembre 2001.
Da un'informativa del 7 novembre 2001 la Digos di Roma segnalava infatti la pubblicazione sui quotidiani il Corriere della Sera e La Repubblica di note «classificate» che il dipartimento della pubblica sicurezza aveva diramato per garantire l'ordine e la sicurezza pubblica a seguito degli attacchi terroristici compiuti negli Stati Uniti l'11 settembre 2001.
Al riguardo il GIP, su conforme richiesta del Pubblico ministero ha archiviato con decreto del 5 settembre 2002 l'anzidetto procedimento, in particolare osservando che, effettivamente, sulla scorta dell'insegnamento offerto dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 3929 del 1989, può ben affermarsi la insussistenza del reato ipotizzato, posto che la diffusione contemporanea, o in taluni casi addirittura precedente, di notizie analoghe a quelle, invero di carattere generico, riportate negli articoli di stampa a firma delle giornaliste Milella e Sarzanini, e, quindi, il fatto che le stesse fossero ormai note all'esterno dell'ambiente cui erano originariamente riservate, induce ad escludere il carattere penalmente illecito della loro pubblicazione.
Nello stesso decreto di archiviazione il GIP ha anche disposto la distruzione delle bobine contenenti le intercettazioni telefoniche svolte in sede di indagini.
Si rappresenta infine che attualmente sono all'esame della Commissione 2a giustizia della Camera dei deputati numerose proposte di legge in tema di reati commessi a mezzo della stampa, diffamazione ed ingiuria (C. 26, C. 385, C. 539, C. 588, C. 1177, C. 1243, C. 2084, C. 2764) per i quali si procede in trattazione congiunta.
Anche nell'ambito della commissione di studio istituita presso il ministero interrogato per la riforma del codice penale sono in corso di elaborazione proposte di modifica della disciplina dei reati commessi a mezzo della stampa.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
l'articolo 96, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 309/90 (Testo Unico delle leggi in materia di stupefacenti) così recita: «Le unità sanitarie locali, d'intesa con gli istituti di prevenzione e pena ed in collaborazione con i servizi sanitari interni dei medesimi istituti, provvedono alla cura e alla riabilitazione dei detenuti tossicodipendenti o alcoolisti.»;
l'articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 230/99 (Riordino della medicina penitenziaria), così recita: «A decorrere dal 1 gennaio 2000 sono trasferite al Servizio sanitario nazionale le funzioni sanitarie svolte dall'amministrazione penitenziaria con riferimento ai soli settori della prevenzione e della assistenza ai detenuti e agli internati tossicodipendenti...»;
la circolare 3510/5960 del 29 dicembre 1999 del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria/DAP (Ufficio Centrale Detenuti e Trattamento - Divisione II Sanità), inviata a tutti i Direttori degli Istituti di Pena, così recita: «... devono essere facilitate tutte le condizioni idonee per un agevole ed efficace intervento degli operatori del SSN, ai quali deve essere assicurata la disponibilità di idonei locali, individuati in modo tale da favorire la funzionalità dei servizi senza precludere il rispetto delle esigenze di sicurezza; deve essere accuratamente evitato l'insorgere di difficoltà di vario genere in ordine all'individuazione dei giorni, degli orari e delle modalità di accesso in istituto degli operatori del SSN, nonché alla pronta disponibilità da parte di questi ultimi dei detenuti e degli internati; deve essere data al SERT immediata comunicazione dell'ingresso in istituto di un detenuto o internato tossicodipendente, al fine di favorire una tempestiva presa in carico del soggetto da parte dell'organo responsabile della sua assistenza; deve essere assicurata al detenuto o internato tossicodipendente la prosecuzione del programma terapeutico in svolgimento all'esterno; non deve essere posto alcun ostacolo o resistenza di varia natura ad eventuali interventi di dissuefazione mediante metadone o simili nei confronti di tossicodipendenti: solo nell'ipotetico caso in cui siano presenti gravi e documentati motivi che rendano inopportuna sotto il profilo della sicurezza l'assunzione di metadone da parte di persone detenute o internate, la direzione potrà prendere contatto con i responsabili del SERT perché verifichino la percorribilità di un'eventuale soluzione alternativa; eventuali disfunzioni esistenti nell'organizzazione o nel concreto svolgimento delle funzioni sanitarie trasferite dovranno essere tempestivamente segnalate alla competente ASL ed a questo Dipartimento, Ufficio centrale detenuti e trattamento, Divisione II...»;
la lettera che, il 18 aprile 2000, il Direttore Generale del DAP, dottor Giancarlo Caselli, inviò al Coordinamento Radicale Antiproibizionista in risposta a una richiesta di chiarimenti in materia, così recita: «Il trattamento di disassuefazione con metadone trova nel Ser. T. l'organo competente ad operare sulle modalità e tempi e "gli organi penitenziari non devono intervenire su tali scelte, né condizionarle", come indicato nella già citata circolare prot. n. 150346/4-1-29 del 22 maggio 1998 e successivamente ribadito nella circolare prot. n. 3510/5960 del 29 dicembre 1999»;
il decreto ministeriale 21 aprile 2000 (Approvazione del progetto obiettivo per la tutela della salute in ambito penitenziario), che così recita: «... Tra gli obiettivi di assistenza da garantire primariamente vanno ricordati: l'immediata presa in carico dei detenuti da parte del SerT competente sull'istituto penitenziario, al fine di evitare inutili sindromi astinenziali ed ulteriori momenti di sofferenza del tossicodipendente, assicurando la necessaria continuità assistenziale; ...la predisposizione di programmi terapeutici personalizzati, predisposti a partire da una accurata diagnosi multidisciplinare dei bisogni del detenuto, in particolare per quanto riguarda
il deputato europeo della Lista Bonino Marco Cappato ha visitato la casa circondariale di Salerno (Fuorni) il 6 giugno, il 7 giugno, il 4 luglio, il 12 settembre 2003. Nel corso di queste visite, i colloqui con i tossicodipendenti detenuti, con il direttore del carcere, dottor Alfredo Stendardo, con le vicedirettrici Felaco e Sergio, con il responsabile sanitario per i Tossicodipendenti dottor Delle Donne, hanno evidenziato che non esiste alcuna terapia metadonica a disposizione dei detenuti, anche di coloro i quali erano in cura presso i Servizi per le Tossicodipendenze prima dell'ingresso in carcere;
il 5 luglio 2003 ed il 13 settembre 2003 l'onorevole Marco Cappato ha presentato degli esposti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, al fine di accertare eventuali responsabilità in ordine all'interruzione del pubblico servizio sanitario a beneficio dei tossicodipendenti detenuti nella casa circondariale di Salerno, ed interrompere la flagranza di eventuali reati in corso -:
quali iniziative intendano intraprendere per accertare lo stato del trattamento sanitario nei confronti dei tossicodipendenti detenuti presso la casa circondariale di Salerno, ed in particolare la fruibilità della terapia metadonica per chi ne abbia necessità e diritto;
quale è lo stato di attuazione a Salerno del decreto legislativo 99/230, succitato, e del passaggio di responsabilità terapeutica sui detenuti tossicodipendenti da esso decreto sancito;
quali iniziative intendono intraprendere per accertare eventuali responsabilità amministrative in ordine alla descritta situazione nel carcere di Salerno, e comunque per porvi tempestivamente rimedio.
(4-07416)
È noto, infatti, che il testo unico 309/1990 prevedeva l'assunzione della competenza in materia di tossicodipendenza in capo al Servizio sanitario nazionale. Dal canto suo questa Amministrazione aveva emanato numerose direttive sull'argomento e in particolare con la circolare n. 651688/14 del 2 dicembre 1991 aveva disposto l'istituzione dei cosiddetti presidi per i detenuti tossicodipendenti - PDT - negli istituti penitenziari, allo scopo di fornire uno strumento di collaborazione con le AA.SS.LL. nell'attuazione delle disposizioni in tema di dipendenze.
Nonostante l'attività di sollecitazione svolta dalle strutture centrali e periferiche dell'amministrazione interrogata, negli anni immediatamente successivi all'entrata in vigore della normativa in tema di dipendenze, di fatto, la presenza dei Servizi delle Tossicodipendenze negli istituti penitenziari appariva disomogenea sul territorio nazionale.
Successivamente, interveniva la cosiddetta normativa di «riordino del sistema sanitario penitenziario», costituita dalla legge delega n. 419 del 30 novembre 1998 di riorganizzazione del Sistema sanitario nazionale, che prevedeva interventi modificativi anche nell'ambito della medicina penitenziaria, seguita dal decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230 che indicava le linee di indirizzo per il riordino del servizio sanitario penitenziario.
In particolare, detto decreto ribadiva il principio già stabilito dal testo unico 309/
L'effetto prodotto da tale normativa è stato quello di imprimere una accelerazione al trasferimento, già previsto dal citato testo unico, ma non realizzato, della materia della tossicodipendenza dal Servizio sanitario penitenziario al Servizio sanitario nazionale.
In data 28 dicembre 1999 veniva emanata la circolare n. 578455/14 toss. gen., a firma congiunta dei Ministri della sanità e della giustizia, con la quale si chiariva che tale transito era, al momento, soltanto funzionale e che veniva demandata ad ulteriori decreti l'individuazione del personale e delle risorse finanziarie da far confluire nel Servizio sanitario nazionale.
Successivamente, con decreto del 1o aprile 2002 venivano individuati i rapporti convenzionali del personale operante negli istituti penitenziari nel citato presidio per i detenuti tossicodipendenti da trasferire al Servizio sanitario nazionale.
La situazione ha trovato definitiva soluzione con l'emanazione del decreto del ministero dell'economia e delle finanze n. 26122 del 16 luglio 2003 con il quale sono state trasferite dal ministero della giustizia al Fondo Sanitario Nazionale le risorse finanziarie relative alla retribuzione del personale del PTD e con il decreto dello stesso dicastero n. 0091099 del 31 luglio 2003, con il quale le suddette risorse sono state ripartite alle singole regioni.
Da quanto sopra esposto si evince che, rientrando nelle specifiche competenze del Servizio sanitario nazionale, a far data dal 1990, per la cura del detenuto tossicodipendente, ciascun Sert avrebbe dovuto assicurare specifici servizi negli istituti penitenziari. Purtroppo, ciò non è avvenuto in molti istituti, nonostante la continua azione di sensibilizzazione da parte dell'Amministrazione penitenziaria tramite i provveditorati regionali, rivolta agli organi politici e tecnici regionali per dare attuazione al disposto normativo.
È auspicabile che, a seguito del transito dei personale del PDT, le risorse dei Sert per l'assistenza e la cura dei detenuti tossicodipendenti possano essere potenziate in modo da offrire una risposta più congrua alle esigenze di tale tipologia di detenuti.
In particolare, per quanto riguarda la Casa circondariale di Salerno, si rappresenta che i rapporti convenzionali relativi al personale addetto al PDT - sorto in quell'istituto il 10 gennaio 1993 e costituito da un medico per tre ore giornaliere, da un infermiere per tre ore giornaliere e da uno psicologo per cinquanta ore mensili - sono stati trasferiti alla ASL Salerno 2, in attuazione delle disposizioni sopra richiamate.
È stata cura della direzione della predetta Casa Cicondariale sollecitare la ASL competente ad assicurare un servizio idoneo avvalendosi anche di tali operatori. Il Sert ha garantito che a decorrere dal 10 ottobre 2003 per i detenuti tossicodipendenti sarebbe stato utilizzato il trattamento cui si fa ricorso normalmente nei servizi per tossicodipendenze del Servizio sanitario nazionale ovvero quello con farmaco sostitutivo (metadone).
Sono state, anche, stabilite le modalità di trasporto della sostanza nonché di utilizzazione delle risorse umane da impiegare nel servizio.
La stessa direzione dell'istituto, al fine di assicurare la continuità terapeutica nei casi di emergenza e nei giorni festivi, ha convenuto, in uno spirito di collaborazione, di affidare la gestione dei trattamenti sanitari avviati dal Sert ai medici penitenziari.
Per quanto riguarda l'esposto presentato dall'onorevole Marco Cappato alla procura della Repubblica di Salerno, in ordine ad eventuali inadempienze nell'applicazione della normativa, prevista dalla legge n. 309 del 1990 sull'assistenza ai detenuti tossicodipendenti detenuti nella struttura penitenziaria salernitana, si comunica che è stato iscritto il procedimento penale n. 9753/03-21.
All'esito delle indagini, il pubblico ministero ha richiesto l'archiviazione del citato
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
all'alba di giovedì 22 giugno 1944 a Gubbio si consumò la terrificante tragedia della fucilazione di 40 innocenti per rappresaglia da parte dell'esercito nazista a seguito dell'uccisione, nel pomeriggio del 20 giugno, di un ufficiale medico tedesco ed il ferimento di un altro in un bar cittadino da parte di componenti una pattuglia dei Gap;
nel corso del rastrellamento furono presi uomini e donne, giovani e meno giovani, alcuni rilasciati dopo l'interrogatorio, altri trattenuti senza scampo. Nella notte alle prime ore del 22 giugno alcuni furono trascinati inconsci a scavare la fossa, dove poco dopo, a ridosso del muro che conserva i segni delle pallottole assassine, gli altri furono legati come bestie da macello, trucidati in modo selvaggio, poi finiti a colpi di pistola ed appena ricoperti con qualche manciata di terra;
le prove documentarie relative alla strage di Gubbio furono trasmesse alla Procura Generale Militare di Roma e quindi, finirono in un fascicolo archiviato «provvisoriamente» il 14 gennaio 1960 insieme ad altri 694 fascicoli, con il numero 2027, nel registro dei criminali nazisti, vengono individuati nei capitani Rausch e Boukmanoski e nel tenente Von Pagan i responsabili della strage;
il fascicolo è stato rinvenuto nel 1994 nel corso dell'inchiesta del processo a Priebke in quello che è stato definito dalla stampa «Armadio della Vergogna»;
a differenza di altri fascicoli giacenti nell'armadio, sembra che esso non sia stato trasmesso dopo quella data alla competente Procura Militare di Roma affinché fosse possibile dare corso alle indagini della magistratura -:
se corrisponda al vero la notizia secondo cui tale fascicolo non è stato trasmesso alla competente Procura Militare di Roma;
se si abbiano notizie sulle persone indicate nel fascicolo come autori della strage, ovvero, se tali persone siano ancora in vita.
(4-06541)
Il carteggio, rinvenuto nel 1994 in circostanze note alle cronache, venne trasmesso dalla Procura Generale Militare della Repubblica presso la Corte Militare di Appello alla Procura Militare della Repubblica presso il Tribunale Militare di Roma, in data 27 giugno 1995.
La predetta Procura militare svolgeva ripetutamente le indagini, interessando, tra l'altro per le identificazioni dei responsabili, il Ministero di Grazia e giustizia del Land Baden-Wuttemberg della Repubblica federale tedesca, il quale rispondeva riferendo dell'esito negativo delle ricerche; quindi incaricando lo storico professor Carlo Gentile, il quale, pur identificando la divisione della Wehrmacht cui appartenevano gli autori del fatto e riferendo dell'archiviazione disposta nel 1967 dalla Procura di Stoccarda, non ha potuto raccogliere, neanche in Germania, ulteriori elementi utili all'identificazione dei responsabili. Successivamente, ulteriori indagini condotte mediante la Deutsche Dienstelle di Berlino non hanno condotto a risultati ulteriormente utili, salvo che ad accertare che i nominativi dei presunti responsabili, ove concretamente identificati, corrispondevano a persone ormai decedute e che non era stato possibile identificare i rimanenti.
All'esito di tali ulteriori indagini, la predetta Procura militare, constatato che gli accertamenti circa l'identificazione dei responsabili continuavano a non apparire
Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Roma, con provvedimento 17 ottobre 2001, preso atto dei numerosi accertamenti espletati, rilevato che non si era potuti pervenire all'esatta identificazione degli indagati al di là dell'incerto dato nominalistico, a causa delle scarse informazioni ricevute, che non era stato possibile risalire con certezza all'identità degli Ufficiali responsabili; che non ricorreva l'ipotesi del reato imprescrittibile per l'assenza di circostanze aggravanti dell'articolo 576 del codice penale; che il termine prescrizionale ventennale del reato era decorso, disponeva l'archiviazione del procedimento per essere rimasti ignoti gli autori del reato.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
è inaccettabile, oltre che incomprensibile, che la Federazione Nazionale della Stampa non venga ammessa al tavolo negoziale con l'Aran per la definizione del contratto dei giornalisti che lavorano negli uffici stampa della Pubblica Amministrazione;
l'esclusione della FNSI da ogni trattativa con l'Aran, sancita dalle recenti dichiarazioni del Presidente dell'Agenzia, si pone in netto contrasto con la legge n. 150 del 2000 sulla comunicazione pubblica e, di fatto, ne impedisce una compiuta attuazione;
come tutti sanno, quella normativa, che è stata voluta nella scorsa legislatura sia dalla maggioranza che dall'opposizione, si prefigge di migliorare i rapporti dei cittadini con la pubblica amministrazione e di fare di quest'ultima una «casa di vetro»;
per questo introduce criteri di trasparenza nelle attività di informazione e di comunicazione e stabilisce che gli addetti agli uffici stampa siano giornalisti iscritti all'Ordine;
non si spiega perché, allora, da quattro anni a questa parte non sia stato possibile fare passi avanti per l'applicazione del contratto giornalistico ai giornalisti degli uffici stampa della P.A.;
si tratta di un passaggio doveroso, che attende di essere compiuto e che incontra invece un nuovo ostacolo nell'atteggiamento del Presidente dell'Aran -:
se intenda intervenire al più presto per trovare soluzione ad una vicenda che da anni vede migliaia di giornalisti privi del riconoscimento contrattuale e professionale esplicitamente previsto dalla legge.
(4-10603)
Si ricordano, altresì le posizioni assunte dal Presidente dell'ARAN, che ha sostenuto la contrarietà di tale ammissione alla luce del sistema di rappresentatività vigente nel pubblico impiego, e si domanda se tale affermazione risponda al vero. Inoltre, viene ribadito il carattere di organizzazione rappresentativa della categoria dei giornalisti della FNSI, atteso che la legge prevede l'ammissione alle trattative per la separata area delle sole organizzazioni rappresentative della categoria dei giornalisti.
Al riguardo si osserva quanto segue.
La legge 7 giugno 2000, n. 150, recante Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni, all'articolo 9, comma 5, stabilisce che «negli uffici stampa l'individuazione e la regolamentazione dei profili professionali sono affidate alla contrattazione collettiva nell'ambito di una speciale area di contrattazione, con l'intervento delle organizzazioni rappresentative della categoria dei giornalisti. Dall'attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Per attuare la predetta disposizione, ed avuto riferimento anche a quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 21 settembre 2001, n. 422, Regolamento recante norme per l'individuazione dei titoli professionali del personale da utilizzare presso le pubbliche amministrazioni per le attività di informazione e di comunicazione e disciplina degli interventi formativi, e dalla direttiva del Ministro per la funzione pubblica sulle attività di comunicazione delle pubbliche amministrazioni del 7 febbraio 2002, l'Organismo di coordinamento dei comitati di settore - che riassume in un organo collegiale le istanze rappresentative dell'intero universo delle pubbliche amministrazioni - su proposta del Ministro per la funzione pubblica, in data 23 luglio 2003, ha inviato all'ARAN un «Atto di indirizzo quadro per la costituzione del profilo professionale del personale addetto alle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni» (delibera del 18 luglio 2003).
In tale atto si stabilisce espressamente che «l'ARAN stipulerà un, apposito accordo quadro, che non dovrà comportare oneri aggiuntivi, con le confederazioni rappresentative e, ai sensi dell'articolo 9, comma 5, della legge n. 150 del 2000, con le organizzazioni rappresentative della categoria dei giornalisti» (paragrafo 3).
Successivamente, atteso il lasso di tempo inutilmente trascorso, con nota del 12 febbraio 2004, il Dipartimento della funzione pubblica ha chiesto al Presidente dell'ARAN quali fossero gli eventuali ostacoli alla stipulazione del contratto.
Il Presidente dell'ARAN, con nota del 17 febbraio 2004, ha fatto presente:
a) che il principale ostacolo alla stipulazione del contratto è ravvisabile nelle modalità di partecipazione al negoziato delle sigle di categoria dei giornalisti, che, non possono considerarsi rappresentative, secondo quanto previsto dalle norme del decreto legislativo n. 165 del 2001;
b) che, in ogni caso, la materia, dato il basso numero degli addetti, non costituisce un interesse prioritario per le confederazioni ammesse alla contrattazione collettiva quadro.
Da contatti avuti con l'ARAN ed in relazione alla formale corrispondenza intercorsa, risulta che la maggioranza delle confederazioni ed organizzazioni rappresentative ammesse alle trattative, effettivamente non considerano la contrattazione per la speciale area di contrattazione dei giornalisti dipendenti un interesse prioritario.
Risulta quindi evidente che, data l'autonomia del tavolo negoziale circa le determinazioni conclusive, che discende dal carattere volontario della contrattazione collettiva, e premesso l'interesse del Dipartimento della funzione pubblica alla positiva definizione del contratto collettivo - come si evince fra l'altro dall'emanazione dell'atto di indirizzo propedeutico alla contrattazione collettiva per la speciale area nonché dai vari solleciti e richieste di elementi informativi all'ARAN - occorre acquisire in sede contrattuale l'accordo delle organizzazioni rappresentative per dirimere le principali questioni ostative alla definizione dell'accordo.
In tale prospettiva, il Dipartimento della funzione pubblica ha avviato tutte le opportune iniziative di consultazione e verifica con le organizzazioni sindacali per
Il Ministro per la funzione pubblica: Luigi Mazzella.
il giorno 28 agosto 2002, su invito e sollecitazione della Commissione di rappresentanza dei detenuti del carcere di Cà del Ferro di Cremona, l'interrogante si è recato in loco per parlare non solo con i reclusi, ma anche con la Dirigenza carceraria, della situazione critica venuta in essere e delle tensioni esistenti, legate ai recenti provvedimenti e soprattutto alle ormai insostenibili carenze presenti;
nel carcere in questione è assente da più di un anno l'importante e quanto mai imprescindibile figura dell'educatore;
solo in due circostanze nell'arco di tempo del suddetto anno si sono presentati due sostituti per ricoprire l'incarico, ma per un tasso temporale non superiore alle 3 ore per volta;
manca già da tempo anche qualificato personale che rivesta funzioni di assistenza sociale;
tali deficit creano gravi problemi di relazioni e convivenze anche tra i detenuti e il personale di dirigenza e vigilanza;
tali lacune sono accusate gravemente e concordemente viste come sorgenti di sfavorevoli condizioni anche dalla Dirigenza carceraria, pure da me interpellata -:
quali provvedimenti e quali urgenti interventi intenda adottare al fine di favorire un'adeguata soluzione della problematica e pregiudizievole vacatio.
(4-03856)
Il primo educatore è stato distaccato a Cremona dal provveditore regionale di Milano dalla Casa Circondariale di Busto Arsizio. Il secondo educatore, invece, si reca a Cremona in missione una settimana al mese dall'Istituto di Napoli Secondigliano. Il relativo provvedimento, scaduto lo scorso mese di aprile, è in fase di rinnovo, a seguito della richiesta di proroga della missione da parte della direzione del citato istituto.
Per quanto concerne le iniziative finalizzate al reclutamento di ulteriori unità di personale appartenente al comparto ministeri, profilo di educatore, si comunica quanto segue:
nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale - n. 7 del 27 gennaio 2004 sono stati pubblicati i bandi relativi all'assunzione, con contratto a tempo determinato della durata di 12 mesi, di 100 unità complessive (n. 50 educatori e n. 50 contabili, Area C, posizione economica C1);
nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004 sono stati pubblicati i bandi relativi all'assunzione di complessive 661 unità appartenenti a varie professionalità dell'Area C, posizione economica C1 e C2. I posti riservati alla professionalità dell'educatore sono 50, per la posizione economica C2, e 397 per la posizione economica C1; quelli riservati per la professionalità di psicologo sono 39, posizione economica C1, mentre per la professionalità di medico sono 10, posizione economica C1, e 4, per la posizione C2. Inoltre, è in corso di perfezionamento il concorso per complessivi 90 posti riservati al profilo di tecnico-infermiere dell'Area B, posizione economica B2;
ai sensi dell'articolo 39 della legge 27 dicembre 1997 n. 449 e successive modifiche, è stata avanzata al Dipartimento per la Funzione Pubblica richiesta di autorizzazione alla immissione in servizio a tempo indeterminato, nell'anno 2004, di complessive n. 60 unità la cui assunzione non ha potuto essere perfezionata nell'anno 2003. Tra queste vi sono 3 unità per il profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1;
sono in fase di definizione le graduatorie relative alle procedure di riqualificazione, riservate al personale interno, emanate ai sensi dell'articolo 15, lettera a) del C.C.N.L. del 16 febbraio 1999. Nell'ambito di tali procedure, sono stati riservati al profilo di educatore C1 n. 302 posti.
Le predette iniziative consentiranno di incrementare il numero degli educatori presso la Casa Circondariale di Cremona e in altre realtà dove maggiormente necessita l'opera di tale qualificato personale.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
l'angioedema ereditario è considerata malattia che provoca attacchi gravi di edema alla glottide o in altre parti del corpo;
senza l'assunzione del farmaco salva-vita C1 I nattivatore umano gli attacchi non possono essere curati, con pericolo di vita per i malati portatori;
gli ammalati a rischio non hanno più la possibilità di farsi prescrivere il farmaco dal medico di famiglia e perciò sono costretti a rivolgersi a centri specializzati;
il centro specializzato per questo tipo di malattia, trovandosi a Milano, costringe diversi cittadini del nostro Paese, a seguito dell'iter burocratico da seguire, in casi di attacchi acuti ed in attesa dell'autorizzazione addirittura a doversi recare in quella città per acquisire scorte atte a far fronte ad attacchi improvvisi -:
se non ritenga di attivarsi affinché in tutte le regioni italiane siano istituiti centri di riferimento;
se non ritenga inoltre che debba essere adottata una nuova procedura autorizzatoria, che in assenza dei centri di riferimento, affidi la responsabilità della prescrizione al medico di famiglia.
(4-07575)
Il decreto ministeriale 22 dicembre 2000, recante la revisione delle note limitative approvate dalla Commissione Unica del Farmaco, prevede, per questa tipologia di farmaci, l'indicazione dei piano terapeutico, definito dai centri regionali autorizzati, e la possibilità per il medico suddetto di redigere le prescrizioni necessarie.
Le schede, relative alla diagnosi e al piano terapeutico per ogni singolo paziente, possono essere rilasciate:
a) dagli specialisti degli ambulatori di allergologia ed immunologia clinica;
b) dagli specialisti dei centri di riferimento regionali per lo studio, diagnosi, cura e prevenzione delle allergopatie.
Per una copertura più ampia della rete distributiva, il farmaco in questione è distribuito presso le strutture sanitarie pubbliche e presso le farmacie aperte al pubblico.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.
la strada statale 106, che unisce la Calabria alla Puglia attraversando l'area ionica della Basilicata, continua ad essere «la strada della morte»;
gli incidenti non si contano più. Le vittime e gli invalidi permanenti sono davvero troppi. Negli ultimi tempi nel solo tratto Cariati-Amendolara si sono verificati 30 incidenti, in uno dei quali hanno perso la vita due giovani di Cariati;
l'ammodernamento con la realizzazione delle doppia corsia è una priorità ed
quale sia l'ammontare dei finanziamenti esistenti allo stato attuale e quali lotti funzionali siano stati realmente appaltati.
(4-09993)
Fondi QCS Calabria € 562.000.000;
Fondi QCS Basilicata
Fondi ANAS programma straordinario 2003 € 350.000.000;
Fondi ANAS delibera CIPE 74/97 € 77.810.000;
ed in corso di perfezionamento:
Finanziamento straordinario CIPE-UVER appaltabilità 2004, fondi CIPE 17/03 Calabria e POR Calabria € 446.190.000.
lavori di adeguamento al tipo III C.N.R./80 dal chilometro 432+890 al chilometro 444+653 lotto 8o;
lavori di adeguamento al tipo III C.N.R./80 dal chilometro 444+653 al chilometro 452+745 lotto 9o.
costruzione della variante all'abitato di Palizzi - 2o lotto - dal chilometro 49+485 al chilometro 51+750;
lavori di ammodernamento in nuova sede tratto Palizzi (chilometro 50+000) - Caulonia (chilometro 123+800) lotti 6-7-8 compreso lo svincolo di Marina di Gioiosa Jonica (Megalotto 1);
lavori di costruzione della E90 tratto statale 106 Jonica - cat. B - dallo svincolo di Squillace (chilometro 178+350) allo svincolo di Simeri Crichi (chilometro 191+500) e lavori di prolungamento della strada statale 280 dei Due Mari dallo svincolo di San Sinato allo svincolo di Germaneto (Megalotto 2).
nella risposta in Commissione Difesa del sottosegretario Cicu alla interrogazione presentata dall'onorevole Minniti ed altri, sullo Stabilimento Genio Militare di Pavia, che rientra nel piano di dismissioni del Ministero della Difesa e che quindi si trova di fatto in via di smantellamento, viene affermato testualmente che «le attrezzature di cui lo stabilimento oggi dispone risultano per la quasi totalità obsolete così come sostanzialmente mediocre si presenta lo stato manutentivo dell'intera struttura»;
tale affermazione del Ministro della Difesa, rappresentato dal sottosegretario Cicu, non viene motivata, né provata e contrasta con la generale opinione del più che buono livello tecnologico dello Stabilimento Genio Militare di Pavia -:
quali siano le motivazioni su cui si fonda l'affermazione dell'obsolescenza delle strutture del cosiddetto Arsenale di Pavia con la conseguenza di rendere non percorribile l'ipotesi di riutilizzo di tali strutture che da più parti pur vengono prospettate.
(4-10043)
Nel caso di specie sono stati considerati tutti gli aspetti che hanno concorso alla definizione della problematica, inclusi i riflessi di carattere sociale, economico e infrastrutturale nonché quelli connessi alla presenza militare nell'area.
Ciò premesso, lo Stabilimento di Pavia a seguito della sospensione del decreto ministeriale 5 novembre 2001, che ne sanciva il transito al ministero dell'interno per esigenze della protezione civile, fu ricollocato nell'ambito applicativo della tabella «C» - Enti dipendenti dal Segretario Generale della Difesa - del decreto legislativo n. 459 del 1997, con conseguente ridefinizione della missione affidabile allo stesso.
Successivamente, in considerazione delle professionalità espresse dall'Ente e dall'esperienza maturata in alcuni specifici campi, lo Stabilimento di Pavia è stato, ed in parte lo è tuttora, impegnato nel soddisfacimento di varie esigenze di Forza Armata riconducibili al mantenimento in efficienza di materiali e mezzi, anche del Polo di Mantenimento Pesante Nord (Piacenza).
Pertanto venne esaminata la possibilità di attivare, presso lo Stabilimento di Pavia, una sezione staccata del Polo di Mantenimento Pesante di Piacenza.
A tal fine, nell'estate 2002 fu attivata un'apposita commissione costituita da personale dell'Ispettorato Logistico dell'Esercito, per valutare la situazione infrastrutturale, delle professionalità e del livello tecnologico e produttivo dello Stabilimento.
Al termine del sopralluogo effettuato dalla commissione, fu redatta una relazione tecnica da cui si evince proprio quanto il Sottosegretario alla Difesa onorevole Cicu ebbe modo di riferire presso la IV Commissione Difesa della Camera in risposta all'interrogazione dell'onorevole Minniti (n.5-03188 discussa il 13 maggio 2004), e cioè che «le attrezzature di cui lo Stabilimento oggi dispone risultano, per la quasi totalità, obsolete così come sostanzialmente mediocre si presenta lo stato manutentivo dell'intera struttura».
Infatti, in sede di sopralluogo emerse che l'infrastruttura risultava prevalentemente vetusta e bisognosa di ingenti finanziamenti per la ristrutturazione e per la messa a norma degli impianti, secondo quanto previsto dalle leggi in materia antinfortunistica e di igiene del lavoro.
Si conferma comunque quanto già riferito dall'onorevole Cicu il 13 maggio scorso che l'Amministrazione della Difesa si sta adoperando per la costituzione presso lo stabilimento di Pavia di una sezione staccata del Polo di Piacenza e di un distaccamento dell'ufficio, tecnico territoriale di Torino.
Naturalmente, l'ipotesi di un parziale recupero delle attività produttive dello stabilimento non potrà essere disgiunta dagli interventi del caso per rendere adeguati mezzi ed infrastrutture.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
la dilagante criminalità da parte di bande di extracomunitari, che - a quanto risulta all'interrogante - tutti i giorni effettuano azioni criminose, consistenti in scippi, violenze, rapine e saccheggi, ha ormai il controllo di alcune zone delle città;
la gente è impaurita e non ne può più di subire veri assalti e la ferocia delle ronde criminali;
ad avviso dell'interrogante, tale situazione è da imputare al lassismo dei passati governi, ma adesso occorre intervenire con la massima fermezza -:
se i ministri interrogati non ritengano necessario attivare idonee iniziative di tutela dell'ordine pubblico, affinché non sia consentito a queste bande di criminali di agire indisturbate.
(4-02363)
Oltre alle iniziative di ordine generale per rendere più capillare ed efficace il controllo del territorio, tra le quali un impiego più flessibile e dinamico dei Reparti prevenzione crimine della Polizia di Stato in tutto il Paese, nella lotta alla criminalità di origine straniera sono state adottate specifiche iniziative e strategie di intervento.
Sono state costituite, nell'ambito delle Squadre mobili delle Questure, apposite Sezioni sulla criminalità extracomunitaria con il compito di perseguire i sodalizi dediti, in particolare, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, alla tratta degli esseri umani ed agli illeciti connessi; inoltre vengono curati e diffusi moduli investigativi omogenei, con la messa a punto di progetti specifici, frutto delle esperienze operative acquisite nel settore.
Ad esempio, sono stati predisposti progetti per il monitoraggio delle attività commerciali, al fine di accertare il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e/o lo sfruttamento illegale di manodopera.
Dall'inizio del 2002 è stata eseguita anche un'operazione sistematica e su larga scala, denominata «Vie Libere», finalizzata a contrastare specifiche forme di reato nelle quali sono frequentemente coinvolti stranieri extracomunitari (reati contro il patrimonio, in materia di stupefacenti, di prostituzione, di immigrazione clandestina, nonché di abusivismo commerciale).
Si sono svolte, finora, 14 fasi di tale operazione, interessando ogni volta numerose province in tutto il Paese, con un coordinamento centrale.
In tutte le occasioni il momento operativo è stato eseguito in un arco temporale ristretto e pressoché contemporaneo nelle varie province, dopo una accurata fase informativa ed investigativa, finalizzata a delineare con precisione le zone di intervento.
Complessivamente, dalla prima fase dell'operazione sono state arrestate 17.407 persone, di cui 10.423 extracomunitari, quelle denunciate sono state 19.443, sono state eseguite oltre 20.000 espulsioni con accompagnamento alla frontiera, molte delle quali utilizzando voli charter appositamente allestiti, sono stati sequestrati 3.915 chilogrammi di sostanze stupefacenti ed oltre 453.000 prodotti contraffatti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nelle maggiori città d'Italia migliaia di clandestini circolano indisturbati e fanno ciò che vogliono;
tale fenomeno sarebbe dovuto venire meno a seguito dell'approvazione della legge Bossi-Fini -:
quali siano i dati sull'applicazione di tale legge e quali siano le motivazioni per cui la stessa non ha realizzato le sue finalità.
(4-08453)
Si è trattato di un'operazione che non ha precedenti in Europa, per dimensione, complessità degli adempimenti e tempi di realizzazione.
Va sottolineato che la regolarizzazione è la premessa indispensabile all'inserimento di quanti vengono in Italia per lavorare pacificamente nel rispetto delle nostre leggi e dei nostri valori, ed è anche un'efficace forma di prevenzione nei confronti di quel fanatismo religioso, che alligna soprattutto nell'emarginazione sociale e nell'isolamento culturale.
Accanto al sostanziale azzeramento dei flussi migratori verso la Puglia e la Calabria (rispettivamente, il 95,9 per cento ed il 91,6 per cento di sbarchi in meno rispetto al 2002), si registra una diminuzione significativa anche per le coste siciliane (meno 23 per cento dove, nel periodo indicato, sono sbarcati 14.017 immigrati (erano stati 18.225).
Tale dato, benché ancora rilevante per la Sicilia, segna una positiva inversione di tendenza rispetto al forte incremento che si era verificato nel 2002, quando sbarcarono, nell'isola, 18.225 clandestini (erano stati 5.504 nel 2001).
È diminuito anche il numero degli stranieri rintracciati in posizione irregolare sul territorio nazionale, passando dai 150.746 del 2002 ai 105.957 del 2003, a riprova di un più efficace controllo delle frontiere esterne; inoltre i provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale adottati lo scorso anno sono stati 65.153, pari al 61,49 per cento del totale degli stranieri irregolari rintracciati, a fronte degli 88.501 del 2002, pari al 58,7 per cento del totale dei rintracciati di quell'anno.
Per rendere tempestivi e reali i riaccompagnamenti nei Paesi d'origine si è fatto un uso intenso di voli charter, che nel corso del 2003 sono stati 33 per il rimpatrio di 2.334 stranieri (nel 2004, al 15 marzo, i voli effettuati sono stati già 9, per il rimpatrio di 583 stranieri).
La tendenza alla diminuzione degli sbarchi e, più in generale, degli ingressi clandestini nel nostro Paese costituisce, obiettivamente, il risultato delle iniziative di contrasto messe in atto dal Governo non solo sul piano interno, ma anche, come richiede la complessità del fenomeno migratorio, su quello internazionale, in sedi europee ed extra-europee.
Sul piano normativo, uno dei punti di maggiore novità introdotto dalla legge n. 189 del 2002, è costituito dalle misure per il contrasto dell'immigrazione clandestina via mare, che prevedono il concorso delle navi della marina militare per il fermo, l'ispezione ed il sequestro delle imbarcazioni di cui si sospetta il coinvolgimento nel trasporto illecito di migranti, oltre che per il soccorso e la salvaguardia della vita umana in mare.
A tal proposito si aggiunge che con decreto interministeriale del 14 luglio 2003 sono state definite le modalità di intervento e di raccordo tra le navi della Marina militare e quelle in servizio di polizia.
Va ricordato, inoltre, che sul piano internazionale, una delle principali linee guida dell'azione del Governo è quella di sostenere lo sviluppo dei paesi più poveri, cercando di elevarne le condizioni economiche e di ridurre, così, «a monte» la spinta migratoria.
Una seconda linea di azione è quella di estendere e consolidare i rapporti di collaborazione con i paesi di origine e di transito dei maggiori flussi migratori, anche attraverso forme di assistenza tecnica e finanziaria; a questo riguardo, la Presidenza italiana dell'Unione europea ha lavorato ad un programma, da adottare in co-decisione col Parlamento europeo, volto a mettere a disposizione 250 milioni di euro per il finanziamento di progetti mirati.
Quanto agli accordi di riammissione, l'Italia ne ha sinora sottoscritti 27 mentre sono in corso negoziati per la stipula di altri 14; con altri 5 Paesi (Cina, Pakistan, Russia, Turchia e Ucraina) le trattative sono state sospese, essendo stato conferito un apposito mandato negoziale all'Unione Europea.
Va segnalato che la commissione dell'Unione europea ha ricevuto il mandato per la stipula di accordi comunitari di riammissione con ulteriori 6 Paesi (Albania, Algeria, Marocco, Sri Lanka, Hong Kong e Macao); con Hong Kong si è arrivati alla sottoscrizione dell'accordo, con Macao e Sri Lanka si è alla fase della firma.
Con alcuni Paesi, tra i quali il Pakistan, il Bangladesh, il Ghana e l'Egitto, pur in
Vi sono altresì proficue intese ed una crescente cooperazione con i maggiori Paesi del Nord-Africa e dell'area mediterranea, con specifico riguardo alla Tunisia, alla Libia, al Libano e alla Siria.
La collaborazione con la Tunisia e la Libia, in particolare, ha oggi rilievo strategico, dal momento che la parte di gran lunga preponderante degli stranieri giunti illegalmente in Italia durante l'ultimo anno è transitata o proveniva da quei Paesi.
Per tale ragione è stata data attuazione prioritaria agli accordi di assistenza nei confronti di questi due Stati, attraverso la concessione di mezzi di supporto tecnico, la formazione professionale del personale di polizia, eccetera.
Un ulteriore obiettivo del Governo, è quello di pervenire ad una gestione integrata, a livello, comunitario, delle frontiere terrestri, marittime ed aeree dell'Unione europea allargata; su questo obiettivo si è registrata una crescita del consenso sulle proposte italiane, come testimoniano le conclusioni del vertice europeo di Salonicco e del Consiglio europeo di Siviglia.
L'Italia ha presentato, nell'ambito dell'Unione europea, il progetto «Nettuno», finalizzato al contrasto dell'immigrazione clandestina via mare attraverso operazioni di pattugliamento congiunto nel Mediterraneo.
Approvato nel luglio 2003, il progetto è stato realizzato in due fasi: la prima, nel settembre 2003, nel Mediterraneo centrale (canale di Sicilia), la seconda, dal 3 al 15 maggio 2004, nel Mediterraneo orientale (acque territoriali e relativo spazio aereo della Repubblica di Cipro e adiacenti acque internazionali).
Va segnalata, inoltre, la forte accelerazione impressa nel semestre italiano di Presidenza dell'Unione ai lavori per la istituzione di una agenzia europea per il coordinamento dei controlli alle frontiere esterne, il cui progetto operativo è stato approvato dalla Commissione nello scorso mese di novembre.
Tornando sul piano interno e, in particolare, allo stato di attuazione e ai risultati conseguiti dalla legge Bossi-Fini, le informazioni e i dati appena forniti dimostrano che la nuova disciplina si impone come una grande legge di riforma, che dispiegherà compiutamente i suoi effetti al termine del complesso iter dei quattro regolamenti di attuazione.
In particolare, quello relativo alle modalità di coordinamento fra il comitato dei ministri e il gruppo tecnico di lavoro istituito presso il Ministero dell'Interno - decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 2004, n. 100 - è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 94 del 22 aprile 2004. Degli altri tre, quelli sull'asilo e sull'interconnessione informatica sono stati definitivamente approvati dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 9 luglio 2004, mentre quello generale sull'immigrazione è prossimo alla definitiva approvazione da parte del Consiglio dei Ministri.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
negli ambienti degli esuli istriani, fiumani e dalmati si è diffusa ed è stata accolta con viva preoccupazione la notizia che, su pressione della Lega Nord, il Governo avrebbe dirottato su operazioni diverse i fondi che erano stati riservati dalla Finanziaria 2002 agli indennizzi per gli esuli, indicati in circa 300 miliardi di vecchie lire l'anno per tre anni -:
se questa notizia corrisponda al vero e, in caso affermativo, come si intendano reperire i fondi necessari per mantenere le promesse fatte ripetutamente agli esuli istriani, fiumani e dalmati ad integrazione della legge n. 137 del 2001.
(4-06390)
Le successive leggi finanziarie hanno ridotto progressivamente l'ammontare degli stanziamenti annui, giungendo a stabilire, nella finanziaria 2004 - Tabella C -, l'importo di euro 25.825.000 per ciascuno degli anni 2004, 2005 e 2006.
Il competente ufficio del ministero dell'economia e finanze, al fine di mantenere la copertura finanziaria necessaria al pagamento degli indennizzi agli esuli istriani, fiumani e dalmati che ne hanno fatto richiesta, ha provveduto a conservare in conto residui le rimanenze degli stanziamenti stabiliti dalla legge 137/01 per l'anno 2001 e dalla legge finanziaria 2002 per l'anno 2002, per un importo complessivo di euro 82.541.843,50.
Per gli esercizi finanziari successivi, a parere del summenzionato ufficio, gli importi delle somme accantonate, unitamente a quelle annualmente stanziate in bilancio, dovrebbero essere sufficienti a far fronte alla liquidazione delle domande pervenute.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
il 4 dicembre 2003 il Vicebrigadiere dei Carabinieri, Francesco Di Fiore - dal 1 dicembre 2003 in aspettativa per mandato elettorale, in quanto eletto consigliere comunale di Monfalcone (Gorizia) - è stato arrestato per la mancata restituzione nei tempi previsti della pistola d'ordinanza;
i motivi dell'asserita «pericolosità» del carabiniere - che avrebbe supportato tale provvedimento facoltativo - sarebbero da ricercare nei «numerosi procedimenti penali e disciplinari e precedenti penali»;
tali precedenti penali e disciplinari sembrerebbero tuttavia essere stati tutti avviati per opinioni e pensieri espressi dal Vicebrigadiere Di Fiore su esposti e atti di natura amministrativa e sembrerebbero essere stati quasi tutti vinti dal carabiniere (ci sarebbe un unico precedente penale che risale al 1999 per una condanna per ingiuria a tre mesi convertita in multa di lire 4.500.000 dilazionata in dieci rate), tanto da far sembrare artata e sproporzionata la motivazione dell'arresto;
i sindacati di polizia avrebbero sollevato il dubbio che in un tale provvedimento, secondo l'interrogante, gravemente lesivo dei diritti di libertà, si celi una reazione al «tentativo di democratizzare ambienti sclerotizzati»;
quali iniziative intenda assumere il Ministro per accertare eventuali abusi nell'ambito dei procedimenti disciplinari intentati a carico del vicebrigadiere.
(4-08480)
Possono senz'altro escludersi nel procedimento sia gli «eventuali abusi» ipotizzati dagli interroganti sia la reazione «al tentativo
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
nel 2000 il Governo Amato ha disposto la destinazione di 200 miliardi per la soluzione del problema della «lingua blù», morbo degli ovini che sta sbarcando in Italia;
esiste un unico vaccino chiamato BT2-BT9 prodotto in Sudafrica, risalente al 1947 e non registrato in Europa;
molti Paesi, tra cui USA, Australia, Grecia, Portogallo, non usano il vaccino, ma lasciano che gli animali si immunizzino da soli;
i bovini sono portatori sani della malattia;
nel 2002 parte la campagna di vaccinazione contro il morbo della «lingua blù»;
si constata una recrudescenza del morbo che invece di sparire si manifesta soprattutto nelle bestie vaccinate;
la provincia dell'Aquila non ha focolai della malattia fino a quando non si costringono gli allevatori a vaccinare le bestie;
il Tar si pronuncia a favore degli allevatori danneggiati dal vaccino -:
quale tipo di controllo è stato esercitato sulla validità del vaccino e quali risultati ha dato la sperimentazione dello stesso. Inoltre quali iniziative saranno prese in favore degli allevatori che sono stati danneggiati dal suddetto morbo.
(4-08226)
A partire dal mese di agosto 2000 l'Italia è stata interessata da una delle epidemie di febbre catarrale degli ovini (Blue Tongue) più estese mai verificatesi in Europa. Dall'agosto del 2000 al giugno 2002 la malattia è stata diagnosticata in n. 13.695 allevamenti. La morbilità e la mortalità finali sono state rispettivamente del 17,9 per cento e del 4,2 per cento. Le perdite registrate complessivamente, tra ovi-caprini morti o abbattuti a seguito della malattia, hanno superato n. 519.208 capi, con danni diretti valutati in oltre 25 milioni di euro.
Prima dell'emanazione della Direttiva 2000/75/CE del 20 novembre 2000, le norme comunitarie vigenti prevedevano lo stamping-out (l'abbattimento e la distruzione degli animali sensibili); questo avrebbe significato la distruzione, principalmente, di tutto il patrimonio ovino, ma anche di quello bovino, a partire dalle Regioni Sardegna (agosto 2000), Calabria e Sicilia e successivamente a quello delle Regioni Toscana e Lazio (settembre 2001), Basilicata e Puglia. L'incisivo intervento del Ministero della salute e del Centro Nazionale di Referenza presso gli Organismi comunitari, ha accelerato l'emanazione della Direttiva 2000/75/CE del 20 novembre 2000, recepita nel nostro ordinamento con decreto legislativo n. 225 del 9 luglio 2003.
Tali misure prevedono la delimitazione, intorno all'azienda infetta, di una zona di protezione avente un raggio minimo di 100 chilometri e, in aggiunta, una zona di sorveglianza di ulteriori 50 chilometri; da queste zone di restrizione non è consentito movimentare animali vivi, ovuli e sperma di ruminanti, tra cui bovini, ovini, caprini e bufalini verso i territori liberi, anche se destinati direttamente ad un macello. Ciò avrebbe determinato a partire dalla comparsa del primo focolaio (agosto del 2000) il blocco totale della movimentazione dalle zone interessate, fino ad oggi, per quasi 39 mesi.
L'Ordinanza dell'11 maggio 2001 (misure urgenti di profilassi vaccinale obbligatoria contro la blue tongue) è stata emanata dopo che il Consiglio Superiore di Sanità, nella seduta del 24 aprile 2001, aveva espresso il proprio parere favorevole affinché, al fine di ridurre in modo significativo la circolazione del virus, tutti i ruminanti
Il Consiglio Superiore di Sanità, nella seduta del 5 dicembre 2003, ha nuovamente espresso il parere favorevole all'impiego del vaccino polivalente nella composizione con i sierotipi 2, 9, 4, 16.
La strategia adottata dal Ministero della salute e dal Centro nazionale di referenza, basata sulla sorveglianza e sulla profilassi vaccinale, ha consentito di ridurre le zone di restrizione, previste dalla Direttiva 2000/75/CE (100 chilometri zona di protezione), ad un'area di 20 chilometri di diametro intorno all'allevamento dove è stata evidenziata circolazione vitale. Tale strategia ha permesso di riaprire i canali commerciali, consentendo la movimentazione degli animali vivi dalle zone di sorveglianza, risultanti come zone a minore rischio in seguito all'immunizzazione degli animali sensibili (completamento della campagna di vaccinazione).
La profilassi vaccinale completata nell'anno 2002 solo in Sardegna e Toscana ha consentito di ridurre nei rispettivi territori la malattia a qualche focolaio; conseguentemente la Commissione europea (Decisione 2002/783/CE) ha previsto la possibilità di movimentare animali vivi vaccinati, provenienti dalle zone di sorveglianza ricadenti in province che hanno completato la campagna di vaccinazione, verso il restante territorio nazionale, nonché la possibilità di movimentare dalle zone di protezione animali vaccinati verso qualunque impianto di macellazione.
La linea di condotta strategica, promossa dall'Italia, ha ricevuto, a più riprese, il riconoscimento della Commissione europea la quale, derogando sostanzialmente a quanto previsto dalla Direttiva 2000/75/CE, ha sancito, a partire da novembre 2001 con l'emanazione della Decisione 2001/783/CE e successive modifiche, l'istituzione di zone di restrizioni più limitate corrispondenti al territorio di singole Province, suscettibili di essere stralciate ogniqualvolta l'attività di sorveglianza promossa dal Piano abbia dimostrato l'assenza di circolazione vitale in detti territori.
La Commissione europea ha condiviso fin dall'inizio e sostenuto la strategia di lotta adottata dalle Autorità sanitarie italiane attraverso la fornitura del vaccino necessario alle campagne vaccinali, l'approvazione formale ed il cofinanziamento dei Piani di sorveglianza e di profilassi vaccinale annualmente presentati.
Si sottolinea, inoltre, che le Autorità sanitarie italiane sono chiamate a relazionare sulla situazione epidemiologica e sulle attività svolte, presentando un apposito rapporto, in sede di Comitato per la catena alimentare e la sanità animale, che si riunisce mensilmente a Bruxelles, alla stessa Commissione e a tutti i Paesi membri.
Dalla relazione conclusiva della Commissione d'inchiesta, istituita il 6 marzo 2003 dal Ministro della salute per verificare la sussistenza, in particolare in Puglia e Campania, di problemi connessi alla febbre catarrale degli ovini (BT) ed alla relativa vaccinazione, risulta che le patologie lamentate dagli allevatori non appaiono direttamente correlate alla somministrazione dei vaccini contro la BT; la stessa Commissione d'inchiesta, inoltre, ha ribadito il fatto che le campagne vaccinali si sono tradotte in un vantaggio enorme per gli allevatori che, oggi, possono movimentare e, quindi, vendere i loro capi anche nelle regioni non contaminate, sottolineando che, dove la vaccinazione è stata eseguita per tempo, non c'è stato nessun problema di salute per gli animali. Inoltre, la limitazione degli spostamenti degli animali nei territori dove sono presenti circolazione virale o focolai cinici è mirata a impedire la diffusione dell'infezione ad altri territori e, pur costituendo un danno indiretto per gli allevatori coinvolti, consente di non estendere i danni ad ulteriori aree, con un danno sicuramente maggiore per l'economia del Paese.
La presenza e la replicazione del virus vaccinale nell'animale vaccinato non rendono quest'ultimo un consistente veicolo di trasmissione, in quanto la quantità di virus vaccinale in circolo è inferiore a quella minima necessaria per infettare il vettore e il vettore può trasmettere l'infezione solo se
Dai dati ad oggi disponibili è evidente come le campagne di vaccinazione effettuate sul territorio nazionale abbiano, indubbiamente, prodotto un beneficio in termini di riduzione della circolazione virale con conseguente riduzione del territorio sottoposto a restrizione dei movimenti. In alcune zone, l'effetto di riduzione della circolazione virale è meno evidente in quanto, nel corso del 2003, sono stati vaccinati per la prima volta territori non interessati dalla precedente campagna di vaccinazione. Per esempio, nella Provincia di Rieti, dove si sono avute, tra l'altro, 11 aziende con sieroconversioni (il 20,4 per cento del numero totale di aziende con sieroconversioni nel Lazio nel 2003).
È dimostrato in modo significativo che la riduzione del numero di Comuni sottoposti a restrizione smentisce l'affermazione, sostenuta da più parti, che «il persistere delle sieroconversioni nelle aziende sentinella ha, di fatto, determinato le condizioni perché fossero mantenute le restrizioni per la movimentazione degli animali verso le rimanenti parti del territorio nazionale, salvo in limitati periodi finestra, nonostante fossero stati raggiunti i requisiti relativi alla percentuale della popolazione immunizzata previsti dalle disposizioni vigenti».
La Blue Tongue è una malattia vitale per la quale al momento non esistono terapie efficaci.
Nelle zone infette l'unico rimedio per non fare ammalare gli ovini è vaccinarli, e l'unico vaccino oggi disponibile è un vaccino vivo attenuato. Tale vaccino è un prodotto simile al vaccino del morbillo o della polio; contiene, quindi, il virus ancora vivo ma con potere patogeno notevolmente ridotto. Il vaccino, una volta iniettato nell'animale, si replica e stimola la reazione immunitaria dell'organismo inducendo l'immunità che protegge l'animale dalla malattia. Dal momento della vaccinazione, per ottenere l'immunità dell'animale si devono attendere circa 30 giorni.
Nel mondo esistono 24 diversi sierotipi del virus della Blue Tongue e per proteggere gli animali è necessario utilizzare il vaccino prodotto con il sierotipo o i sierotipi presenti nel territorio. In Italia sono presenti 4 sierotipi (il 2, 4, 9 e il 16), distribuiti in modo diverso nelle varie Regioni.
Come per ogni altro vaccino la vaccinazione nei confronti della «lingua blu» può procurare, in alcuni casi, effetti indesiderati. Per evitare le possibili complicazioni, è necessario attenersi scrupolosamente alle precauzioni ed alle avvertenze d'uso e vaccinare solo gli animali in buone condizioni di salute.
A seguito della vaccinazione si può avere un certo rialzo febbrile che, di norma, dura 7-10 giorni, durante i quali è bene non sottoporre gli animali a stress, alla luce diretta del sole ed altri fattori debilitanti: inoltre, il vaccino non deve essere somministrato in animali gravidi nella prima metà della gravidanza, perché potrebbe determinare aborti e/o malformazioni fetali.
Se dopo la vaccinazione si osservano effetti indesiderati, è necessario chiamare immediatamente il Servizio veterinario della Unità sanitaria locale competente per territorio, per accertare se tali effetti possano essere dovuti al vaccino oppure ad altre cause.
Con riguardo all'ipotesi che la somministrazione del vaccino negli animali possa influire sulla quantità del latte prodotto, sono stati eseguiti diversi studi, su bovini e su ovi-caprii, che non hanno evidenziato diminuzioni significative, se non per pochi giorni, nella produzione del latte. Questa indicazione è confermata anche dai dati delle produzioni registrate, nel 2002, dalle Associazioni degli allevatori.
Il virus infetta, oltre agli ovi-caprini, anche i bovini e alcuni ruminanti selvatici: gli ovi-caprini si ammalano e possono morire. Gli animali che sopravvivono alla fase acuta della malattia possono, tuttavia, andare incontro ad un lento processo di
I bovini possono fungere da «serbatoio» del morbo: l'infezione c'è, ma, quasi sempre, senza alcun sintomo evidente. Quando il virus è presente nel loro sangue e vengono punti dagli insetti vettori, questi ultimi possono pungere altri animali, infettandoli. E per questa ragione che non solo gli ovini, ma anche i bovini, non possono essere spostati da territori infetti in regioni dove non è presente la Blue Tongue e che, per bloccare la diffusione dell'infezione, si devono immunizzare anche i bovini oltre agli ovini ed ai caprini.
L'igiene degli allevamenti è una delle principali misure di profilassi per ridurre la densità dei vettori. Il Culicoides Imicola, il principale vettore dell'infezione nel nostro Paese, necessita, per riprodursi, di terreni, anche di piccole dimensioni, umidi e ricchi di materiale organico. Questi insetti preferiscono il terreno umido e fangoso, posto ai margini delle raccolte d'acqua; le piccole pozze d'acqua con residui di letame e di altro materiale sono un ottimo luogo per la riproduzione. Quando per le condizioni strutturali dell'allevamento, è possibile mantenere il terreno e le superfici asciutte e il materiale organico, quale il letame, non è accessibile agli insetti, la loro densità si riduce, più o meno sensibilmente.
In Sardegna, dopo la vaccinazione effettuata tra gennaio e aprile 2002, sono morti o sono stati abbattuti n. 9 animali in tutto, mentre nei due anni precedenti, quando ancora la vaccinazione non era stata eseguita, erano morti o erano stati abbattuti, nel 2000, n. 260.856 animali e, nel 2001, n. 232.771 animali.
La vaccinazione dei bovini è l'unico rimedio per impedire che questi animali si infettino, costituendo una nuova fonte di infezione per gli altri animali presenti nel medesimo territorio: la vaccinazione diminuisce la circolazione del virus nel territorio, riducendo le aree infette.
Nel dicembre 2003, sono state modificate le norme internazionali ed europee che regolano il controllo della malattia ed il Ministero della Salute ha potuto emanare un provvedimento che permette di movimentare gli animali vaccinati anche dalle zone infette, perché è stato riconosciuto dagli esperti internazionali che gli animali vaccinati non solo non si ammalano, ma non rappresentano nemmeno un rischio significativo per la diffusione dell'infezione verso territori indenni. Gli animali vaccinati possono essere movimentati anche dalle zone infette, a condizione che, in quei territori, sia stato completato correttamente il piano di vaccinazione. Nei territori in cui non è stato completato il piano di vaccinazione, per spostare gli animali da vita è necessario che la circolazione virale sia cessata da almeno da 60 giorni. Tali misure vengono poste in atto per tutelare e garantire i territori indenni che ricevono gli animali provenienti da aree infette.
Il Ministero della salute ha costantemente perseguitò l'obiettivo di consentire la liberalizzazione dei movimenti degli animali nelle e dalle aree sottoposte a restrizioni a causa della circolazione del virus della febbre catarrale degli ovini, sempre nel rispetto delle regole internazionali e comunitarie.
Per quanto riguarda la sicurezza del prodotto immunizzante, la Commissione d'inchiesta istituita dal Ministro della Salute lo scorso anno, ha confermato la correttezza dei protocolli e ha consentito di rilevare, anche attraverso la partecipazione dei Carabinieri NAS, danni vaccinali estremamente ridotti.
L'eventualità di non effettuare la vaccinazione porterebbe, di fatto, all'immediata applicazione delle vigenti misure sanitarie previste dalla Direttiva 2000/75/CE, più restrittive e penalizzanti di quelle attuali, con il conseguente blocco delle movimentazioni degli animali per tutte le Regioni ancora libere che potrebbero essere considerate comunque infette. Questo comporta
È opportuno sottolineare che il Ministero delle Salute, da sempre, ha incoraggiato e favorito la ricerca rivolta a sviluppare vaccini sicuri ed efficaci inattivati: è stato approvato un progetto di ricerca dal titolo «Produzione di vaccini inattivati, ricombinanti e sviluppo di metodi diagnostici innovativi per il controllo e la diagnosi della Blue Tongue», al quale partecipano il Centro nazionale di referenza, l'Istituto zooprofilattico di Sassari, l'Izs della Sicilia, le Università di Bologna e di Bari. Sebbene i risultati siano incoraggianti, ancora si è lontani dal conseguimento della pronta disponibilità di vaccini inattivati: attualmente non esistono, a livello mondiale, vaccini alternativi a quelli utilizzati.
Con circolare ministeriale del 15 dicembre 2003, le Regioni sono state sollecitate a privilegiare, per gli interventi vaccinali, i veterinari aziendali in grado di conoscere direttamente la situazione sanitaria e manageriale degli allevamenti. Anche il nuovo protocollo vaccinale impone ai sanitari la verifica, con maggior puntualità, della gestione delle procedure di vaccinazione, compresa la farmaco-vigilanza.
Per quanto riguarda il rimborso dei danni diretti, le Regioni provvedono alla liquidazione, fatto salvo il rimborso da parte del Ministero della salute. Per quanto riguarda i danni indiretti, risulta che alcune Regioni, come il Lazio, la Basilicata, la Toscana e la Sardegna hanno emanato apposite norme per far fronte ai danni indiretti; altre stanno provvedendo in tal senso (Umbria, Marche e Abruzzo).
L'Ordinanza del Ministro della salute, di concerto con il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, emanata il 2 aprile 2004, ha disposto, nell'ambito della campagna di vaccinazione 2004 per la febbre catarrale degli ovini, la vaccinazione entro il 30 aprile 2004 di tutti i ruminanti presenti nel territorio nazionale, salvo proroghe fino al successivo 31 maggio.
Vengono previsti, oltre agli indennizzi per gli animali abbattuti nei focolai accertati di febbre catarrale degli ovini, anche indennizzi per eventuali danni vaccinali diretti (aborti o mortalità) ed indiretti (calo della produzione del latte, ridotta inseminabilità o fecondabilità, atassia, alterazioni a carico del vello con distacco di parti dello stesso), nonché indennizzi per il blocco della movimentazione dei ruminanti per aree diverse da quelle individuate dal Ministero della salute sulla base della evidenza epidemiologica.
Le risorse finanziarie individuate nell'Ordinanza assicurano il riconoscimento e la liquidazione dei danni diretti ed indiretti; gli indennizzi agli allevatori saranno anticipati dalle singole Regioni, nel rispetto delle procedure previste dalla legge n. 218 del 1988, relativa all'indennità per l'abbattimento di animali.
In data 18 marzo 2004, inoltre, il Ministro della salute ed il Ministro delle politiche agricole e forestali, insieme al Coordinamento degli assessori alla sanità e degli assessori dalla agricoltura delle Regioni e delle Province autonome, hanno incontrato i rappresentanti delle Associazioni degli allevatori Aia, Cia, Coldiretti e Confagricoltura, per un puntuale esame in merito alla situazione della profilassi vaccinale contro la Blue Tongue.
Al termine dell'incontro, Governo e Regioni hanno convenuto sulla necessità di proseguire la campagna vaccinale di prevenzione, in quanto il vaccino è innocuo ed efficace ed è attualmente l'unico presidio scientificamente accertato, in varie sedi nazionali ed internazionali, per contrastare la
Alla luce delle osservazioni espresse dai rappresentanti delle Associazioni di categoria, si è concordato di istituire un Comitato permanente di coordinamento, composto da rappresentanti dei Ministeri citati, dei coordinamenenti regionali degli assessori alla sanità ed alla agricoltura e dell'Associazione italiana allevatori.
Va segnalato che, in data 11 giugno 2004, i Ministri della salute e delle politiche agricole e forestali hanno emanato un'Ordinanza che permette la movimentazione degli animali sensibili non vaccinati contro la Blue Tongue destinati alla macellazione.
L'Ordinanza consente la movimentazione degli animali, provenienti dalle Regioni, soggette a restrizione, e destinati direttamente alla macellazione, verso tutto il territorio nazionale, a condizione che: a) sia dato adeguato preavviso al Servizio veterinario di destinazione, almeno 48 ore prima dell'invio dei capi; b) sia stata effettuata per gli ovini e caprini una visita clinica da parte del veterinario ufficiale, prima del carico, con esito favorevole; c) gli animali siano inviati all'impianto di macellazione sotto vincolo sanitario e il loro arrivo a destinazione sia verificato da parte del veterinario ufficiale della Asl di arrivo; d) l'avvenuta macellazione sia annotata sul documento di accompagnamento dei capi, da trasmettere al Servizio veterinari della Asl di origine; e) il trasferimento degli animali, nelle zone di restrizione, avvenga nelle ore diurne e, qualora ciò non sia possibile, gli stessi siano sottoposti a trattamento antiparassitario.
L'Ordinanza prevede, altresì, che le Regioni indenni, previa comunicazione, possano vietare, con provvedimento motivato, l'invio di partite di animali sensibili verso stabilimenti di macellazione.
La movimentazione degli animali sensibili non è consentita per i capi non vaccinati, provenienti da territori epidemiologicamente sconosciuti e/o da territori in cui si abbia evidenza di circolazione virale negli ultimi 60 giorni.
È consentita fino al 31 luglio 2004 la movimentazione degli animali sensibili non vaccinati, da aziende situate nelle zone di protezione, esclusivamente verso il macello più vicino situato all'interno della stessa AUSL.
Qualora non sia presente il macello, gli animali potranno essere inviati a quello più vicino, all'interno della stessa Provincia o Regione, a condizione che l'autorità veterinaria competente rilasci apposita autorizzazione, che il trasferimento avvenga nelle ore diurne e gli animali siano macellati nel giorno di arrivo.
Deve, infine, essere sottolineato che il TAR Lazio, con Ordinanza n. 1108/94, ha respinto la richiesta di sospensiva presentata contro l'Ordinanza del 11 maggio 2003 del Ministero della salute, sulla base delle seguenti motivazioni: «Ritenuto che non sussistono le ragioni richieste dalla legge per l'accoglimento della domanda cautelare, giacché, in disparte le evidenze scientifiche che nel rapporto costo/benefici, giustificano l'uso del vaccino esistente per eradicare la patologia in questione e per prevenire la diffusione ab imis negli ovini e nei bovini, il lamentato danno, nella comparazione degli interessi in gioco, non è tale, in fatto e in diritto, da superare le esigenza di salute pubblica veterinaria sottesa alla campagna vaccinale peraltro coerente con le indicazioni dell'Unione europea.
Le stesse conclusioni sono contenute nei provvedimenti giurisdizionali finora intervenuti nell'iter dei ricorsi presentati contro l'Ordinanza 11 maggio 2003.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
sono state presentate circa 700.000 domande di regolarizzazione per i lavoratori extracomunitari sprovvisti di regolare permesso di soggiorno ai sensi della legge Bossi-Fini, di cui circa 9.000 nella provincia di Venezia e circa 13.000 nella provincia di Treviso;
l'istruttoria delle domande procede molto lentamente (ad oggi risultano firmati solo poche decine di contratti) e con l'attuale velocità ci vorranno diversi anni per smaltire tutte le richieste;
la mancata risposta alla domanda di sanatoria determina una condizione di precarietà e di insicurezza nelle famiglie interessate;
non si ha la notizia di provvedimenti volti ad accelerare le procedure ed aumentare le risorse impegnate nelle attività istruttorie;
il Governo ha sempre annunciato il proposito di ridurre gli adempimenti burocratici per i cittadini, mentre nel caso in specie, è stata prodotta la più grande quantità di scartoffie burocratiche degli ultimi anni;
risulta particolarmente grave la lentezza delle istruttorie proprio nelle province di Venezia e di Treviso, nonostante il grande impegno profuso dal personale e dai dirigenti del ministero dell'interno -:
se non si ritenga quanto mai necessario predisporre un piano straordinario per accelerare l'esame delle domande, aumentando il personale impegnato, ottimizzando le procedure, implementando le tecnologie adeguate allo scopo;
se non si ritenga opportuno, ai sensi della legge n. 241 del 1990, in materia di trasparenza amministrativa informare i cittadini interessati e l'opinione pubblica circa i tempi di espletamento delle domande.
(4-05245)
Il 31 dicembre 2003, infatti, perfettamente in linea con le previsioni governative, si è definitivamente conclusa l'operazione, avviata nel mese di novembre del 2002, di emersione e regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari irregolari presenti nel nostro paese prevista sia dalla citata legge n. 189 del 2002 che dalla legge n. 222 del 2002, di conversione del decreto-legge n. 195 dello stesso anno.
Si è trattato di un'operazione che non ha precedenti in Europa per dimensione, complessità degli adempimenti e tempi di realizzazione.
Va sottolineato che la regolarizzazione è la premessa indispensabile all'inserimento di quanti vengono in Italia per lavorare pacificamente nel rispetto delle nostre leggi e dei nostri valori, ed è anche un'efficace forma di prevenzione nei confronti di quel fanatismo religioso, che alligna, soprattutto, nell'emarginazione sociale e nell'isolamento culturale.
La consistente quantità di domande di regolarizzazione presentate e le iniziali difficoltà tecniche incontrate, sono state superate anche grazie alla efficiente organizzazione messa a punto dalle amministrazioni interessate alla realizzazione di tale progetto.
A tal proposito si ricorda che con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3262 del 31 gennaio 2003 è stata resa possibile l'assunzione di complessive 1250 unità di lavoratori temporanei, di cui 900 inseriti nell'organico del ministero dell'interno e distribuiti fra Prefetture e questure, mentre 350 unità, destinate al ministero del lavoro e delle politiche sociali, sono state collocate presso gli sportelli ove era presente tale ministero.
Inoltre, essendo stato previsto un contributo previdenziale di 290 euro per la regolarizzazione delle cosiddette «badanti» e di 700 euro per i lavoratori subordinati, l'operazione di regolarizzazione ha permesso di far affluire nelle casse dello Stato ben 353 milioni di euro, pari a 683,5 miliardi di vecchie lire.
Gli sportelli polifunzionali delle prefetture, nati dalla collaborazione tra aziende private (poste italiane) e amministrazioni pubbliche (ministero dell'interno, ministero del lavoro e delle politiche sociali, agenzie delle entrate, INPS e INAIL), sono stati un potente moltiplicatore di efficienza e rapidità del processo.
Si sottolinea, infine, che dell'intero progetto di regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari e delle sue singole fasi di attuazione è stata data ampia informazione da parte del ministero dell'interno attraverso l'emissione di numerosi comunicati, con la costante attività svolta dai citati sportelli polifunzionali, nonché attraverso il sito Internet dello stesso ministero perfettamente in linea con i princìpi di trasparenza amministrativa richiamati dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
presso l'Istituto per Minori di Treviso operano a contratto due consulenti psicologhe che, a causa della riduzione dei fondi assegnati, hanno ridotto le loro prestazioni;
dal mese di giugno 2003, infatti, le due consulenti che avevano a disposizione due interventi settimanali ciascuna, per un totale di quattro ore, riescono ad eseguire una sola consulenza settimanale;
nel periodo da gennaio a maggio 2003 il contratto delle due professioniste è stato rinnovato mensilmente costringendo alla precarietà sia le interessate che l'équipe con cui si coordinano;
con una nota la Direzione Generale della Formazione della regione Veneto ha ridotto il monte ore a favore della formazione professionale per i giovani detenuti dell'Istituto Penale per Minori di Treviso, prevedendo per il 2003 solo 600 di formazione;
le ore di formazione professionale attribuite nel 2002 erano 900, mentre nel 2001 le ore complessive erano a pari a 1.200 -:
quali iniziative intenda assumere per garantire un adeguato sostegno psicologico ai giovani detenuti dell'Istituto Penale per Minori di Treviso, e se non ritenga giusto a tal fine provvedere all'immediata assunzione con contratto a tempo indeterminato di professionisti;
se, considerata l'importanza della formazione professionale in ambito detentivo minorile, intenda prendere iniziative per favorire gli interventi formativo-professionali presso l'Istituto per Minori di Treviso anche sensibilizzando in questo senso la regione Veneto e gli enti locali;
per quale ragione le ore di formazione professionale presso l'Istituto per Minori di Treviso sono diminuite dalle 1.200 del 2001 alle 600 previste per il 2003.
(4-07436)
Tale riduzione comporta per ciascuna psicologa una diminuzione della prestazione settimanale di circa 38 minuti che, tuttavia, non pregiudica in alcun modo le esigenze trattamentali dei minori ospiti dell'Istituto.
In merito poi alla richiesta riguardante la necessità di provvedere all'assunzione con contratto a tempo indeterminato delle richiamate figure professionali, si comunica che il competente dipartimento per la giustizia minorile sta rielaborando la nuova pianta organica, nella quale si prevede un aumento considerevole della figura professionale dello psicologo, pari al doppio di quella preesistente.
Pertanto, al fine di ricoprire i posti vacanti previsti nella futura pianta organica saranno indetti i relativi concorsi, compatibilmente con le risorse stanziate dalla legge finanziaria.
In merito alla formazione professionale, il citato dipartimento - ritenendo di particolare rilevanza i percorsi formativi nei confronti di minori quale attività di prevenzione - ha provveduto a predisporre un protocollo d'intesa con la regione Veneto, sottoscritto in data 8 aprile 2003.
Al riguardo, con nota del 2 ottobre 2003, l'Assessore alle politiche dell'occupazione, della formazione, dell'organizzazione e delle autonomie locali della richiamata regione ha sostenuto la richiesta del dipartimento per la giustizia minorile, assicurando lo sforzo e l'impegno nel trovare adeguate e soddisfacenti soluzioni al problema, aumentando per l'anno 2004 a 1.200 il monte ore a favore dell'attività di formazione professionale presso l'istituto penale minorile di Treviso.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
il consigliere regionale del Prc, Mario Contu, ha avviato nell'ottobre 2002 un'organica attività di monitoraggio che ha consentito una mappatura del sistema carcerario piemontese;
dall'ampia relazione presentata alla stampa locale il 17 novembre 2003, emergono, tra gli altri, i dati relativi alla cronica carenza di organico della polizia penitenziaria operante nei tredici istituti piemontesi;
dagli elementi raccolti durante le visite emergono i seguenti dati:
Istituto Alba: polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 150 - effettivi 121 - la percentuale carenze -19,33 per cento;
Istituto Alessandria c.c., polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 200 - effettivi 168, la percentuale carenze - 16,00 per cento;
Istituto Alessandria c.r., polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 250 - effettivi 196, la percentuale carenze - 21,60 per cento;
Istituto Asti, polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 240 - effettivi 182 - la percentuale carenze - 24,17 per cento;
Istituto Biella, polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 200 - effettivi 167 - la percentuale carenze - 16,50 per cento;
Istituto Cuneo, polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 320 - effettivi 239 - la percentuale carenze - 25,31 per cento;
Istituto Fossano c.r., polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 130 - effettivi 108 - la percentuale carenze - 16,92 per cento;
Istituto Ivrea, polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 200 - effettivi 172 - la percentuale carenze - 14,00 per cento;
Istituto Novara, polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 266 - effettivi 196% - la percentuale carenze - 26,32 per cento;
Istituto Saluzzo c.r., polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 250 - effettivi 197 - la percentuale carenze - 21,20 per cento;
Istituto Torino, polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 1104 - effettivi 946 - la percentuale carenze - 14,31 per cento;
Istituto Verbania, polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 60 - effettivi 50 - la percentuale carenze - 16,67 per cento;
Istituto Vercelli, polizia penitenziaria, pianta org. 2001 - 260 - effettivi 192 - la percentuale carenze - 26,15 per cento;
per un totale di pianta organica 2001 - 3630; effettivi 2934 - percentuale carenze 19,17 per cento;
negli istituti di pena piemontesi la polizia penitenziaria ha una carenza di organico media del 20 per cento con punte che sfiorano il 27 per cento;
i dati pubblicati sul sito del Ministero della Giustizia, Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (www.polizia-penitenziaria.it/chisiamo/personale) confermano che anche a livello nazionale la carenza
Infatti: Nel personale della polizia penitenziaria la distinzione è così suddivisa:
nel ruolo direttivo (Commissari):
Presenti: Uomini 50, Donne 0 per un totale di 50;
Previsti: senza distinzioni tra uomini e donne un totale di 715;
Nel ruolo Ispettori:
Presenti: Uomini 2420, Donne 166 per un totale di 2586;
Previsti: Uomini 4018, Donne 340 per un totale di 4358;
Nel ruolo Sovrintendenti:
Presenti: Uomini 3681, Donne 96 per un totale di 3777;
Previsti: Uomini 4140, Donne 360 per un totale di 4500;
Nel ruolo Agenti/Assistenti (non comprensivi di ausiliari e trattenuti):
Presenti: Uomini 32391, Donne 3139 per un totale di 35530;
Previsti: Uomini 32068, Donne 3480 per un totale di 35548;
Per un totale di:
Presenti (compresi 50 commissari):
Uomini 38542, Donne 3401 per un totale di 41943;
Previsti: Uomini 40226 (esclusi 715 commissari), Donne 4180 (esclusi 715 commissari) per un totale di 45126 (compresi 715 commissari);
al 30 giugno 2003, nelle 205 carceri italiane erano presenti 56403 detenuti, di cui 2565 donne e 53838 uomini (fonte: www.giustizia.it);
la mancanza di personale incide direttamente sulla vita quotidiana dei detenuti determinando problemi quali riduzione delle ore di socialità, difficoltà ad essere accompagnati in ospedale per le visite mediche specialistiche, riduzione della frequenza dei colloqui con i familiari, riduzione delle attività risocializzanti previste all'interno ed eventualmente all'esterno del carcere -:
quali iniziative intenda prendere per completare l'organico del personale di polizia penitenziaria operante negli istituti di pena piemontesi;
se risulti vero che la carenza di organico nel Nord Italia sia specularmente bilanciata da organici sovradimensionati nel Sud e quali iniziative intenda eventualmente prendere in proposito;
quali siano i tempi di attuazione del completamento dell'organico a livello nazionale per i differenti ruoli;
se intenda provvedere all'assunzione di agenti mediante la stabilizzazione degli agenti ausiliari che hanno prestato servizio nel Corpo, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 356 del 2000 e dell'articolo 50 della legge n. 388 del 2000.
(4-08318)
per la Casa Circondariale di Alba il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di polizia penitenziaria di n. 141, l'organico amministrativo è di n. 124;
per la Casa Circondariale di Alessandria il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 264, l'organico amministrativo è di n. 194;
per la Casa Circondariale Nuovo Complesso di Alessandria il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 224, l'organico amministrativo è di n. 162;
per la Casa Circondariale di Asti il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 254, l'organico amministrativo è di n. 186;
per la Casa Circondariale di Biella il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 195, l'organico amministrativo è di n. 175;
per la Casa Circondariale di Aosta Brissogne il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 187, l'organico amministrativo è di n. 147;
per la Casa Circondariale di Cuneo il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 262, l'organico amministrativo è di n. 264;
per la Casa di Reclusione di Fossano il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 106, l'organico amministrativo è di n. 114;
per la Casa Circondariale di Ivrea il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 239, l'organico amministrativo è di n. 181;
per la Casa Circondariale di Novara il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 265, l'organico amministrativo è di n. 228;
per la Casa di Reclusione di Saluzzo il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 283, l'organico amministrativo è di n. 194;
per la Casa Circondariale Le Vallette di Torino il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 980, l'organico amministrativo è di n. 1041;
per la Casa Circondariale di Verbania il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 54, l'organico amministrativo è di n. 56;
per la Scuola di Formazione Professionale di polizia penitenziaria di Verbania il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 0, l'organico amministrativo è di n. 32;
per la Casa Circondariale di Vercelli il decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 prevede una consistenza organica del personale di n. 249, l'organico amministrativo è di n. 208.
Considerata la disomogenea distribuzione sul territorio nazionale del personale di Polizia penitenziaria, venutasi a determinare negli anni anche per effetto della tendenziale migrazione dello stesso verso le sedi del Sud Italia, l'Amministrazione penitenziaria ha effettuato ogni possibile sforzo per incrementare l'organico degli istituti ubicati nella regione interessata mediante l'invio, nel decorso anno, di 70 agenti ausiliari di leva (di cui 24 provenienti dal 76o corso recentemente espletato), 51 neo vice ispettori, 4 commissari provenienti dallo corso di formazione ed ulteriori 19 unità di Polizia penitenziaria.
Nell'ambito delle iniziative finalizzate al rafforzamento degli organici nelle sedi del Nord Italia, in data 10 febbraio 2004 è stato inoltre avviato un ulteriore piano di mobilità provvisoria su base volontaria che interessa, tra le possibili destinazioni, le sedi ubicate nel Provveditorato di Torino per una aliquota pari a 40 posti complessivi.
Per quanto concerne le iniziative volte al completamento degli organici per i diversi ruoli, si rappresenta che si sono concluse le procedure finalizzate all'accertamento dei requisiti psico-fisici ed attitudinali relative al concorso a 284 posti di allievo agente di polizia penitenziaria femminile. Le candidate
Per quanto riguarda il concorso a 271 unità (260 uomini e 11 donne) di allievo vice ispettore del ruolo degli ispettori del Corpo di Polizia penitenziaria, nel periodo 11-24 febbraio 2004 si è tenuta, presso la Direzione della Scuola di formazione e aggiornamento del Corpo di Polizia e del personale dell'amministrazione penitenziaria di Roma - via di Brava, la prevista prova preliminare. Nel periodo maggio-luglio 2004, presumibilmente, i candidati risultati idonei verranno convocati per essere sottoposti agli accertamenti psico-fisici ed attitudinali e, successivamente, saranno effettuate le prove scritte ed orali.
Per il concorso a 298 unità di vice commissario-commissario del ruolo direttivo ordinario del Corpo di Polizia penitenziaria per le quali è assicurata la relativa copertura finanziaria dall'articolo 19 del decreto legislativo n. 146/2000, nei giorni 1o e 2 marzo 2004 si è tenuta, presso la Direzione della Scuola di formazione e aggiornamento del Corpo di Polizia e del personale dell'Amministrazione penitenziaria di Roma - via di Brava, la prevista prova preliminare. Al riguardo, alla data odierna, non sono state ancora programmate le successive fasi concorsuali (prove scritte, prova orale e accertamenti psico-fisici e attitudinali).
Si sono poi concluse 3 procedure concorsuali riservate al personale già in servizio nel Corpo di Polizia penitenziaria e precisamente:
a) concorso interno, per titoli ed esame, per complessivi 65 posti per la nomina alla qualifica di vice commissario penitenziario del ruolo direttivo speciale del Corpo di Polizia penitenziaria indetto con P.C.D. 18 luglio 2001;
b) concorso interno, per titoli ed esame, per complessivi 111 posti per la nomina alla qualifica di ispettore superiore del Corpo, indetto con P.C.D. 16 settembre 2002. I vincitori sono stati nominati «ispettori superiori» con provvedimento del 21.11.2003;
c) concorso interno per complessivi 25 (già 11) posti per la nomina alla qualifica iniziale del ruolo femminile degli ispettori del Corpo, indetto con P.C.D. 18.9.2002. In data 8 gennaio 2004 è stata approvata la graduatoria del personale che ha superato le prove concorsuali: i vincitori dovranno frequentare un corso di formazione di 6 mesi;
d) sul Bollettino Ufficiale 15 marzo 2004 è stato pubblicato un bando di concorso per complessivi 84 posti di Ispettore Superiore del Corpo.
Ai sensi della legge 24 dicembre 2003, n. 350, articolo 3, comma 158, fermo restando il regime di autorizzazioni di cui all'articolo 39, comma 3-ter della legge 27 dicembre 1997, n. 499, è infine prevista, per l'anno 2004, l'assunzione a domanda degli ausiliari del Corpo di Polizia penitenziaria reclutati ai sensi dell'articolo 6 della legge 30 novembre 2000, n. 356 e dell'articolo 50 della legge 23 dicembre 2000 n. 388, anche se cessati dal servizio.
Si ritiene di escludere che le attività culturali, ricreative e sportive assicurate negli istituti penitenziari vengano ridotte a seguito di carenza di personale di Polizia penitenziaria; così anche non risulta che vi siano mai stati ritardi nei ricoveri dei detenuti negli ospedali, a seguito di mancanza di personale preposto al servizio delle traduzioni e piantonamenti.
Anche i colloqui con i familiari vengono assicurati sulla base dei principi previsti dall'ordinamento penitenziario.
Ove anche sussistano eventuali carenze di personale, la competente Direzione Generale non ha mai ricevuto comunicazioni che alcun colloquio, ricovero ed altro non
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
il deputato regionale di Rifondazione Comunista, Santo Liotta, il 29 novembre 2003, ha visitato il centro di permanenza temporanea di Agrigento;
da un resoconto del deputato siciliano si apprende che: «Il centro di permanenza temporanea è allocato in un vecchio capannone industriale all'interno del quale sono ricavate due sezioni, una femminile e una maschile. In entrambi i casi gli alloggiamenti consistono in pareti divisorie che non raggiungono il soffitto e prive di porte. All'interno di questi non ci sono nemmeno le brande e i materassi sono buttati per terra. I bagni sono sporchi, senza porte e vi è acqua ristagnante sul pavimento. L'acqua calda viene erogata solo un'ora al mattino e un'ora la sera. Il sistema di vetrate del capannone è in più punti frantumato, impedendo qualsiasi riscaldamento dell'ambiente che appare freddo in ogni suo angolo, ma soprattutto nei locali dei servizi igienici»;
il consigliere Santo Liotta esprime inoltre il proprio disappunto per l'ennesimo divieto d'accesso al Cpt imposto ai giornalisti «che invece dovrebbero essere l'occhio dell'opinione pubblica, in grado di osservare quanto accade all'interno di una struttura che non pensavo fosse in questo stato» (La Sicilia 30 novembre 2003);
vi sarebbero detenute 97 persone, di cui 5 donne, provenienti da tutte le aree del nord Africa e dai paesi balcanici;
a conferma delle pesanti condizioni in cui sono costretti gli stranieri ospiti del Cpt, il personale che opera nel centro ha segnalato il verificarsi di atti di autolesionismo e uno sciopero della fame attuato fino a qualche giorno prima della visita -:
se non ritenga di dover provvedere alla chiusura del centro di permanenza temporanea di Agrigento, considerata l'assoluta inadeguatezza della struttura;
sulla base di quale direttiva del ministero dell'interno è impedito l'accesso nei centri di permanenza temporanea ai giornalisti, e se non intenda modificare tale direttiva per garantire maggiore trasparenza nell'approccio ai problemi legati a queste strutture.
(4-08372)
Attualmente sono in corso di espletamento le procedure contrattuali necessarie per poter dare avvio, entro breve tempo, alla effettuazione dei previsti interventi di risanamento che consentiranno di apportare sensibili miglioramenti sia dal punto di vista strutturale che da quello funzionale, con conseguenti benefici per gli ospiti del centro.
Per quanto concerne l'individuazione dei soggetti autorizzati ad accedere all'interno dei centri di permanenza temporanea, si precisa che l'accesso a tali strutture è puntualmente disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, regolamento di attuazione del testo unico in materia di immigrazione.
In base al comma 7 dell'articolo 21 di quel provvedimento, l'ingresso è, infatti, espressamente consentito al personale addetto alla gestione, agli appartenenti alla forza pubblica, al giudice competente, all'autorità di pubblica sicurezza, ai familiari e conviventi, ai difensori, ai ministri di culto, al personale di rappresentanza diplomatica e consolare, agli appartenenti alle associazioni di volontariato, alle cooperative sociali che sono ammesse a svolgere attività di assistenza.
Possono, inoltre, accedervi i 945 deputati e senatori in relazione alle funzioni costituzionali svolte.
L'attuale quadro normativo, rispondente alle esigenze di sicurezza, e di privacy degli stranieri ospitati nei centri, non ricomprende, pertanto, tra i soggetti autorizzati ad accedere ai centri anche figure professionali come i giornalisti, espressamente menzionati dalla S.V. onorevole.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
quanti siano i contenziosi legali che hanno interessato l'Anas negli ultimi cinque anni;
quanti abbiano visto soccombente l'ente e per quali importi, complessivi, di spesa;
se siano state avviate azioni di rivalsa nei confronti dei dirigenti eventualmente responsabili degli esborsi.
(4-05015)
L'affidamento a tali società è avvenuto all'atto della trasformazione di ANAS in società per azioni sia per assicurare rigore nell'indagine sia per trame puntuali indicazioni gestionali.
La società stradale informa che, attualmente, è in corso la ricognizione su scala nazionale di tutto il contenzioso ANAS con quantificazione con metodi attuariali e giuridici e, pertanto, si potranno fornire dati certi all'atto della relazione finale delle due società incaricate.
A titolo puramente orientativo, l'ANAS fa conoscere che le registrazioni dei procedimenti pendenti ammontano ad oggi a n. 9.689; di questi 4.215 sono attribuibili al contenzioso lavori.
Peraltro, l'elevata percentuale (46 per cento) di procedimenti chiusi o perenti, rende il dato numerico scarsamente significativo di per sé, in assenza delle analisi e delle verifiche in corso da parte delle società incaricate.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
il comune di Guidonia Montecelio è sempre più interessato da episodi legati alla microcriminalità che determinano uno stato di «insicurezza sociale» più volte rappresentato dai residenti;
le iniziative di contrasto complessivamente poste in essere dalle forze dell'ordine, e l'attività di controllo del territorio, vanno ulteriormente potenziate con l'aumento degli organici e dei mezzi a disposizione della polizia di Stato e dei carabinieri;
a Guidonia è presente un posto di polizia presso il quale si svolge, a quanto risulta all'interrogante, soprattutto attività burocratica;
l'affitto dei locali occupati dagli agenti ha un importo superiore ai cinquemila euro -:
quali provvedimenti urgenti intendano assumere per potenziare gli organici ed i mezzi a disposizione delle forze dell'ordine;
a quanto ammonti, con esattezza, l'importo annuo del canone d'affitto dei locali occupati dal posto di Polizia di Guidonia;
se non ritengano opportuno potenziare questa struttura e verificare la possibilità d'istituire un commissariato;
se non ritengano, in caso contrario, di procedere alla sua immediata chiusura per evitare alla collettività di continuare a sostenere l'oneroso affitto.
(4-08670)
L'attività di contrasto condotta dal presidio locale dei Carabinieri, una Stazione con una forza effettiva di 25 militari pari a quella organica, ha fatto registrare un aumento delle persone deferite all'Autorità giudiziaria (135 nel 2002, 184 nel 2003) e di quelle arrestate (80 nel 2002, 106 nel 2003).
Nell'area in questione opera anche il Commissariato di Tivoli, dal quale dipende il Posto fisso di Pubblica sicurezza di Guidonia che dispone, alla data del 24 marzo 2004, di 14 unità, tra le quali anche due elementi dell'Amministrazione civile dell'interno per le attività amministrative ordinarie (pratiche per i passaporti, prese d'atto, eccetera).
Il canone di locazione erogato per l'affitto dei locali dove ha sede il Posto fisso di Polizia, di proprietà della FINCRES s.p.a., ammonta a 75.764,22 euro annui.
L'ipotesi di istituire un Commissariato di Pubblica sicurezza in luogo del menzionato Posto Fisso, non risulta conforme alle direttive ministeriali in materia di razionalizzazione della dislocazione dei presidi delle Forze di Polizia, che privilegiano, nei Comuni diversi dai capoluoghi di provincia, il potenziamento di quelli esistenti dell'Arma dei Carabinieri.
A tal proposito, si segnala che è in programma l'elevazione a Tenenza della Stazione di Guidonia, atteso il suo elevato impegno operativo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
su alcuni organi di stampa (Leggo, 11 novembre 2003) è stata riportata una stima che quantifica in 400 mila il numero delle persone interessate dal fenomeno del doping -:
se il ministro disponga di elementi per affermare se quanto sopra detto corrisponda al vero;
in caso di risposta positiva, quali iniziative intenda assumere per contrastarlo.
(4-08677)
La Commissione sulla vigilanza del controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive, prevista dall'articolo 3 della legge 14 dicembre 2000 n. 376, nell'aprile 2003 ha avviato l'attività di controllo antidoping disponendo, fino al 31 dicembre 2003, n. 735 controlli antidoping. Dal gennaio 2004 è in vigore una nuova convenzione per lo svolgimento dell'attività di controllo per l'anno in corso.
La Commissione, inoltre, ha ritenuto prioritaria l'attività d'informazione, rivolta soprattutto al mondo giovanile.
Al riguardo, nel corso dell'anno 2003 sono state promosse dieci campagne informative e di prevenzione, con messaggi destinati soprattutto agli studenti di scuola media inferiore e superiore, la cui conclusione è prevista nel corrente anno.
In considerazione, inoltre, della necessità di chiarire ed esplicitare le modalità di attuazione dell'articolo 72 della legge citata, in materia di farmaci contenenti sostanze dopanti, il Ministero della salute ha previsto, con proprio decreto del 24 settembre 2003, che l'etichettatura dell'imballaggio esterno dei farmaci, inseriti nella lista di quelli il cui impiego è considerato doping ai sensi del decreto ministeriale 15 ottobre 2002, debba includere un pittogramma, di forma circolare, con la dicitura DOPING.
Il foglio illustrativo, contenuto nella confezione dei farmaci in questione, deve riportare la specifica avvertenza che «l'uso del farmaco senza necessità terapeutica costituisce
Sulla base, inoltre, di un incremento dello stanziamento di bilancio previsto per la lotta al doping, stabilito dall'articolo 3, comma 45, della legge finanziaria 2004 (legge 24 dicembre 2003, n. 350), la Commissione sta definendo il programma d'informazione per la tutela della salute nelle attività sportive per l'anno in corso.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
da oltre un anno nel territorio del comune di Guidonia Montecelio vengono affissi striscioni abusivi a firma dei Democratici di Sinistra della città, di contenuto altamente offensivo e diffamatorio per gli uomini ed i partiti della Casa delle Libertà che amministrano la città;
il contenuto di tali manifesti, uno dei quali arrivato ad assimilare la Casa delle Libertà al nazismo, oltre ad essere gravemente offensivo, rischia di apparire una esplicità istigazione alla violenza contro esponenti della Casa delle Libertà, non a caso oggetto anche nel passato recente di attentati ed aggressioni;
nel passato sono state infatti incendiate autovetture di esponenti politici della Casa delle Libertà, la sede di Alleanza Nazionale di Villalba di Guidonia ha subito un attentato dinamitardo e nel mese di dicembre del 2003 altro attentato dinamitardo è stato tentato nei confronti di un consigliere circoscrizionale di Alleanza Nazionale di Villanova di Guidonia: nessuno dei responsabili di tali atti vandalici è mai stato individuato;
la normale dialettica politica non può essere inquinata da messaggi pericolosi e fuorvianti destinati unicamente a veicolare false informazioni ed a fomentare odio verso partiti e uomini che ogni giorno si adoperano nel tentativo di amministrare una città su mandato della maggioranza degli elettori;
il consiglio comunale di Guidonia Montecelio, preoccupato dall'escalation di violenza verbale, ha condannato con delibera n. 66 del 26 novembre 2003, il «goffo ma pericoloso tentativo di accreditare una equazione tra malaffare, malavita e politica» esprimendo preoccupazione «per le gravi conseguenze cui potrebbero andare incontro le donne e gli uomini della Casa delle Libertà impegnati in politica a Guidonia» -:
se siano a conoscenza dei fatti suesposti e se e quali misure intendano adottare per impedire il ripetersi di azioni sconsiderate quanto allarmanti, nonché se i responsabili siano stati individuati dagli organi competenti.
(4-08742)
Si precisa, peraltro, che in ordine al possibile contenuto diffamatorio degli stessi, non risulta presentata alcuna denuncia e, pertanto, la competente Autorità Giudiziaria non è stata informata.
Quanto agli altri episodi segnalati, si fa presente quanto segue.
L'incendio dell'autovettura di un esponente politico della Casa delle Libertà, avvenuta il 18 dicembre 2000, è da inquadrare in una serie di atti incendiari verificatisi in quel comune negli anni 2000 e 2001, il cui autore è stato individuato e tratto in arresto nel maggio 2001.
Il danneggiamento dei locali della sede di Alleanza Nazionale di Villalba di Guidonia, il 30 dicembre 2003, è stato provocato dall'esplosione di un grosso petardo. Del fatto veniva informata immediatamente la competente Autorità Giudiziaria e sono ancora in corso le indagini volte ad identificare gli autori del gesto vandalico.
Non risulta, invece, attuato alcun attentato dinamitardo nei confronti di consiglieri circoscrizionali di Alleanza Nazionale, nell'area territoriale in questione.
Sul piano nazionale, pur in presenza dell'impossibilità di prevenire in assoluto il ripetersi di atti di intimidazione e danneggiamento a sedi ed esponenti di partiti e movimenti politici, per l'elevato e indefinito numero di potenziali obiettivi in ogni parte del Paese, sono stati intensificati, sia gli strumenti informativi ed investigativi, sia i servizi di controllo del territorio.
È indubbio, dall'insieme dei fatti accaduti negli ultimi mesi, in particolare in Toscana, ma anche in altre zone d'Italia [quali quelli verificatisi a Rovato (Brescia), Roma, Villabate (Palermo), Napoli e Ancona], che non si possa escludere un'azione aggressiva coordinata e mirata nei confronti delle sedi di Alleanza Nazionale.
Il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno ha provveduto più volte, negli ultimi mesi, anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, a sollecitare le Autorità provinciali di pubblica sicurezza, diramando a tal fine apposite direttive per elevare ai massimi livelli le misure di vigilanza alle sedi di partiti e di organizzazioni politiche.
A questa attività di protezione e contrasto, si aggiunge la costante opera di monitoraggio della rete Internet, che costituisce un abituale strumento di comunicazione tra gruppi violenti.
La protezione delle sedi di partiti, di circoli, di movimenti, di esponenti politici, di amministratori locali, così come di tutte le persone esposte a rischio, costituisce una delle priorità dei servizi di controllo del territorio svolti dalle forze dell'ordine di ogni regione del Paese secondo una programmazione definita Provincia per Provincia.
In tale azione, non viene sottovalutato alcun episodio, neanche quelli di minor impatto. È ovvio che l'impegno delle forze di polizia non può non essere accompagnato, nel pieno rispetto della legalità, dalla ferma condanna di ogni forma di violenza e dall'appoggio di tutte le forze istituzionali e politiche.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nella relazione al Parlamento della Corte dei conti riguardante l'attività dell'ANAS, esercizio 2002, si precisa che «... la consistenza organica del personale... non è supportata, né giustificata, da alcuna determinazione dei relativi carichi di lavoro e neppure dal loro costante monitoraggio... L'ANAS ha operato sulla scorta della vecchia pianta organica, aggiornata continuamente con molteplici ordini di servizio, adottati senza una preventiva valutazione dei carichi di lavoro e del relativo monitoraggio, con un sostanziale incremento del costo medio del personale, in disarmonia con le direttive governative miranti al contenimento delle spese correnti»;
il magistrato addetto al controllo ha rilevato che «sono intervenute massicce promozioni alle qualifiche apicali di personale assegnato sempre agli stessi compiti» -:
se risponda al vero che l'Anas ha proceduto negli ultimi due anni a numerose assunzioni che hanno interessato, in particolare, la sede della Direzione Generale;
se risponda al vero che numerosi dipendenti sono ancora in attesa del riconoscimento delle mansioni superiori svolte e, in caso affermativo, se intenda adottare iniziative affinché si accerti come sia stato possibile procedere alle assunzioni
se corrisponda al vero che le nuove assunzioni abbiano determinato un esubero di personale nella sede centrale dell'ANAS che innescherà un processo di mobilità verso i dipartimenti regionali di un numero consistente di unità;
se non ritengano opportuno attivarsi affinché sia verificato se ai numerosi promossi siano delegate responsabilità connesse ai nuovi livelli d'inquadramento o se, come rileva la Corte dei conti, detto personale sia «assegnato sempre agli stessi compiti»;
nel caso in cui si accerti quanto sopra, quali provvedimenti intendano adottare nei confronti di coloro che si siano resi eventualmente responsabili di quanto sopra e, soprattutto, quali iniziative intendano assumere per il recupero delle somme indebitamente corrisposte a personale impiegato in mansioni inferiori al livello d'inquadramento e che comportano un consistente e ripetuto danno all'erario.
(4-09273)
Il Piano industriale della società ha individuato come obiettivo generale perseguito una logica complessiva di creazione di valore; tale obiettivo rappresenta il quadro di riferimento nell'ambito del quale la società medesima ha definito gli obiettivi intermedi e le strategie operative a breve e medio termine.
L'attuazione della strategia di sviluppo delle attività istituzionali, rende noto l'ANAS, prevede il rafforzamento delle funzioni aziendali legate al «core business» attraverso opportune misure volte a garantire un adeguato grado di produttività ed efficacia tecnico-economica nell'erogazione delle prestazioni e la valorizzazione degli investimenti sulla rete viaria.
Pertanto è stato necessario in primo luogo sviluppare le attività di programmazione, di progettazione e di stazione appaltante attraverso l'implementazione di alcuni settori strategici della Direzione generale e degli uffici periferici.
Nel contempo si è proceduto all'assunzione di personale con qualifiche professionali specifiche mirate al rafforzamento dell'attività di progettazione e della Direzione centrale lavori. Gli effetti di tali interventi hanno avuto immediato riscontro in termini di efficacia ed efficienza delle attività istituzionali, con conseguenti notevoli incrementi della produzione dei rispettivi ambiti di competenza.
La società stradale sottolinea, comunque, che il potenziamento delle risorse umane provenienti dal mercato esterno ha riguardato professionalità inesistenti nell'ambito dell'ANAS e che pertanto non ha creato alcun nocumento a quelle esistenti in ambito aziendale.
A questo primo intervento organizzativo ha fatto seguito l'elaborazione di un modello organizzativo della Direzione generale e degli Uffici periferici dell'ANAS il quale, in ottemperanza alle linee guida già varate dal Consiglio di amministrazione, consentirà di fare fronte agli impegni istituzionali evitando improvvisazioni e soluzioni estemporanee.
La finalità di tale modello organizzativo, che delineerà le strutture operative in modo omogeneo e con riferimento ad indicatori oggettivi, è di fornire gli elementi per individuare la pianta organica necessaria a fare emergere sia le eventuali carenze di risorse umane che andranno colmate sia le risorse interne le quali, attraverso interventi mirati di formazione, saranno riqualificate e reinserite nelle strutture operative.
La società stradale fa ancora presente che il processo di verifica è attualmente ancora in corso e non ha al momento evidenziato particolari anomalie in tema di esuberi del personale. Eventuali interventi in tal senso saranno risolti nei termini sopra evidenziati.
In ordine al rilievo del Magistrato della Corte dei conti addetto al controllo, l'ANAS rileva anzitutto che il fenomeno riscontrato non assume le connotazioni rappresentate e che il riconoscimento della qualifica professionale al personale che ne aveva diritto è avvenuto attraverso il vaglio delle singole posizioni ed in relazione alle mansioni effettivamente svolte, tenendo presente che la dotazione organica dell'ANAS, già estremamente carente quando era annoverata fra le Aziende di Stato e successivamente all'atto della trasformazione in ente pubblico economico con la mancata copertura del turn-over, è stata anche fortemente intaccata dal trasferimento di 1.839 dipendenti alle Regioni ed agli enti locali, unitamente alle competenze in materia di viabilità, in occasione del decentramento avvenuto nell'autunno del 2001 per effetto del decreto legislativo 461/99.
Ciò, riferisce l'ANAS, ha determinato la necessità di dover sopperire con il personale in servizio alle gravissime carenze organiche, con il conseguente svolgimento di mansioni superiori per quel personale costretto a ricoprire posizioni più elevate che non erano state ripianate. Attualmente il processo di riconoscimento delle mansioni superiori di cui all'articolo 68 del precedente CCNL 1998-2001 è concluso. Le eventuali istanze del personale per tale riconoscimento sono ritenute dall'ANAS non avere fondamento.
Pertanto, le domande presentate dal personale dipendente, ai sensi dell'articolo 13 della legge 20 maggio 1970, n. 300, debbono, salvo rarissimi casi per i quali sono in corso i necessari accertamenti e verifiche, considerarsi reiette ed, eventualmente, essere trattate sono in sede di contenzioso giudiziale.
La società stradale ribadisce, infine, che il personale per il quale è stato riconosciuto lo svolgimento delle mansioni superiori, per effetto del nuovo inquadramento, viene retribuito per le mansioni effettivamente svolte da tempo e non esistono casi di retribuzione non corrispondente al livello di professionalità.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
nonostante il prezzo dei biglietti ferroviari per il servizio ferroviario regionale in Toscana sia uno dei più elevati, nella regione, il trasporto regionale su rotaia è largamente insoddisfacente quando non rasenta il vero e proprio disservizio così come è accaduto ancora una volta per il treno n. 11669 in partenza alle 17,25 da Firenze Santa Maria Novella e diretto a Chiusi lo scorso 18 novembre 2002;
infatti, spesso tale treno viene soppresso o parte con oltre un'ora di ritardo causa mancanza di personale ed altre ingiustificabili motivazioni che Trenitalia e la regione Toscana adducono sistematicamente;
tali disservizi colpiscono direttamente molti lavoratori della provincia che operano a Firenze soprattutto provenienti dal Valdarno e dalla Valdichiana -:
quali iniziative urgenti si intenda assumere nei confronti di Trenitalia affinché tali disservizi dei trasporti regionali toscani a danno del pendolarismo siano rapidamente e totalmente superati.
(4-04629)
Infatti, tali servizi sono oggetto di appositi Contratti di Servizio stipulati fra Trenitalia s.p.a. e le competenti Autorità regionali, per i quali non trova applicazione il Contratto di Servizio nazionale.
Ciò premesso, al fine di fornire comunque elementi informativi all'interrogante, si è ritenuto interpellare Ferrovie dello Stato s.p.a. che ha riferito come la questione debba ritenersi superata in quanto, già con il Contratto di Servizio 2002-2003 stipulato con la Regione Toscana, Trenitalia s.p.a. si è impegnata ad effettuare controlli e monitoraggi sui treni rilevatisi critici per la puntualità ed il sovraffollamento.
È stato, quindi, definito un primo elenco di treni in base a tali criticità che sarà periodicamente verificato da parte del Comitato tecnico di gestione del Contratto di Servizio, competente anche a valutare le proposte migliorative del servizio.
Peraltro, gli indici di puntualità dei treni in Toscana sono sensibilmente migliorati rispetto al 2002 di 8-9 punti percentuali, raggiungendo il 95 per cento dei treni giunti a destinazione con un ritardo compreso nella fascia da 0 a 5 minuti, mentre l'obiettivo del Contratto di Servizio in vigore è dell'86 per cento.
Per quanto riguarda la criticità relativa ai ricorrenti ritardi del treno regionale 11669, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che la stessa può ritenersi superata poiché la situazione si è normalizzata.
Infatti, individuati i motivi dei ritardi nei tempi troppo lunghi di manovra e di posizionamento del treno in questione, la Divisione trasporto regionale di Trenitalia s.p.a. ha provveduto a modificare il turno del materiale interessato, riducendone i tempi occorrenti per effettuare tali operazioni.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
nella notte tra giovedì 29 e Venerdì 30 gennaio un ennesimo attentato terroristico ha danneggiato la sede di azione Giovani di Pontedera (Pisa) -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere per prevenire iniziative criminose, e se i responsabili siano stati individuati dagli organi competenti.
(4-08758)
In precedenza, la stessa sede aveva subìto il furto della bandiera esposta all'esterno dell'edificio: una prima volta il 2 ottobre 2003 ed una seconda nella notte compresa tra l'8 ed il 9 gennaio del corrente anno; in quest'ultima circostanza era stata anche lievemente danneggiata la porta d'ingresso.
Il Prefetto di Pisa ha comunicato di aver disposto l'intensificazione dell'attività di vigilanza delle forze dell'ordine a protezione della sede, che, fin dalla sua inaugurazione (avvenuta nel mese di settembre del 2003), era stata inserita tra gli, obiettivi «sensibili» nell'ambito del dispositivo di controllo del territorio.
Il Prefetto ha inoltre riferito che le indagini, volte a individuare i responsabili dei danneggiamenti, coordinate dalla competente Autorità Giudiziaria, sono indirizzate verso l'area della sinistra extraparlamentare, con particolare riguardo agli ambienti anarchici e antagonisti.
Sul piano nazionale, pur in presenza di una obiettiva impossibilità a prevenire in assoluto il ripetersi di atti del genere per l'elevato e indefinito numero di potenziali obiettivi in ogni parte del Paese, sono stati intensificati, su tutto il territorio, sia gli strumenti informativi ed investigativi, sia i servizi di controllo del territorio.
È indubbio, dall'insieme dei fatti accaduti negli ultimi mesi, non solo in Toscana, ma anche in altre zone d'Italia [quali quelli
Il Dipartimento della pubblica sicurezza ha provveduto più volte, negli ultimi mesi, anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, a sollecitare le Autorità provinciali di pubblica sicurezza, diramando a tal fine apposite direttive, per elevare ai massimi livelli le misure di vigilanza alle sedi di partiti e di organizzazioni politiche.
A questa attività di protezione e contrasto, si aggiunge la costante opera di monitoraggio della rete Internet, che costituisce un abituale strumento di comunicazione tra gruppi violenti.
La protezione delle sedi di partiti, di circoli, di movimenti, di esponenti politici, di amministratori locali, così come di tutte le persone esposte a rischio, costituisce una delle priorità dei servizi di controllo del territorio svolti dalle forze dell'ordine in ogni regione del Paese secondo una programmazione definita Provincia per Provincia.
In tale azione, non viene sottovalutato alcun episodio, neanche quelli di minor impatto. È ovvio che l'impegno delle forze di polizia non può non essere accompagnato, nel pieno rispetto della legalità, dalla ferma condanna di ogni forma di violenza e dall'appoggio di tutte le forze istituzionali e politiche.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nel servizio militare è in atto una globale azione di riordino, che rappresenta la fase finale della complessa procedura avviata con l'approvazione della legge che ha istituito il servizio militare professionale;
in tale fase si deve procedere al delicato compito di definire le sedi di addestramento reclute;
la designazione di una città a sede di addestramento reclute produce effetti assai positivi per l'economia locale, sia per l'indotto che determina, sia perché costituisce un sicuro veicolo pubblicitario delle bellezze e delle peculiarità dei luoghi -:
se intenda designare la Città di Salerno quale seconda struttura ricettiva dopo il capoluogo di Regione, in considerazione della evidente ricaduta economica in termini di immagine e valenza turistica che l'accoglimento di tale istanza produrrebbe sulla città stessa.
(4-09495)
È opportuno, inoltre, precisare che nell'ambito delle esigenze di natura addestrativa, oltre ai Reggimenti Addestramento Volontari, attualmente preposti all'incorporazione ed all'addestramento dei Volontari in Ferma Breve, sono già esistenti quattro Reparti che svolgono compiti addestrativi.
Peraltro, in virtù di un emendamento posto all'atto Senato 2978 «Disposizioni urgenti per garantire la funzionalità di taluni settori della pubblica amministrazione», esaminato e votato dall'Assemblea il 13 luglio 2004, il termine temporale entro il quale il Governo dovrà emanare i decreti legislativi per aggiornare l'organizzazione delle strutture tecnico operative, tecnico amministrative e tecnico industriali della Difesa in seguito all'istituzione del servizio militare volontario, scadrà dopo 12 mesi a decorrere dall'entrata in vigore del nuovo provvedimento di delega.
Com'è consuetudine della Difesa nell'affrontare le delicate tematiche connesse alla riorganizzazione delle proprie realtà periferiche, la questione sollevata dall'interrogante sarà oggetto di attenta valutazione nella fase decisionale preliminare alla stesura dei provvedimenti in parola.
Infine, si soggiunge che i decreti legislativi che saranno elaborati in applicazione del dispositivo della legge delega verranno
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
nel Comune di Nocera Inferiore esiste una situazione particolare di un gruppo di famiglie con invalidi totali, abitanti alla Via S.S. Nocerina, 132;
tali famiglie con invalidi sono costretti, per entrare ed uscire di casa, ad attraversare un passaggio a livello chiuso da una sbarra, in prossimità di Via Tetrarca, che ogni residente può aprire avendo in dotazione una chiave, come previsto dall'articolo 66 del decreto del Presidente della Repubblica n. 753 dell'11 luglio 1980;
tale problematica è stata discussa dalla 7 Commissione Consiliare della Provincia di Salerno, con seduta in loco, che ha constatato la precarietà e la pericolosità del passaggio a livello per la popolazione residente composta da circa 10 famiglie;
durante il sopralluogo è emersa la possibilità di rimuovere il passaggio a livello, rendendolo automatico, ed in alternativa, come da progetto presentato dai tecnici della R.F.I., presenti in Commissione, con la realizzazione di una stradina di servizio laterale da costruire a cura e spese della R.F.I. -:
se è possibile intervenire presso le Ferrovie dello Stato, affinché la stradina, soluzione ottimale per i residenti, specialmente quelli invalidi totali, venga realizzata al più presto.
(4-09534)
Per la soppressione di detto passaggio a livello sono state ricercate in passato soluzioni diverse che tuttavia non hanno avuto concreta attuazione.
Recentemente, in accordo con gli interessati e le amministrazioni locali, è stato elaborato un progetto di massima prevedente la costruzione di una stradina asfaltata che si svilupperà parallelamente alla sede ferroviaria, sul lato destro di questa, e sarà realizzata su proprietà ferroviaria quale sedime di binario non più in uso dell'ex linea Bivio Nocera-Bivio Grotti.
I tempi previsti per gli adempimenti tecnico-amministrativi si stimano in circa 15/16 mesi.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
nel nostro Paese non esiste una legislazione che tuteli in modo adeguato le vittime dei fallimenti immobiliari, i quali sono caratterizzati da procedure che durano anni ed anche più;
negli ultimi dieci anni sono state circa duecentomila le famiglie che hanno subito l'amaro destino di veder fallita o posta in liquidazione coatta, con conseguente dichiarazione di insolvenza l'impresa o la cooperativa alla quale si erano affidate per la costruzione della loro casa;
fino ad oggi il mercato edilizio è stato terreno di azione anche di soggetti spregiudicati che hanno speculato sul legittimo desiderio di chi, a prezzo di grandi sacrifici, vuole farsi una casa di proprietà;
lo Stato deve apprestare tutti gli strumenti giuridici atti a tutelare i propri cittadini onde evitare, in questo caso in particolare, che il numero delle vittime dei fallimenti immobiliari aumenti -:
quali iniziative normative il Governo intenda adottare per risolvere i problemi sopra esposti.
(4-09060)
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
alcune settimane fa è stata assassinata a Borama, un villaggio del Somaliland, suor Annalena Tonelli;
l'assassinio è avvenuto nell'ospedale da lei creato nel 1996;
secondo le informazioni raccolte da fonti autorevoli, le ragioni dell'assassinio sono da ricercarsi nel continuo e coraggioso tentativo di suor Annalena Tonelli di sottrarre le donne del villaggio alla pratica delle mutilazioni sessuali e dell'infibulazione; di accogliere e curare i bambini ciechi e sordi, gli storpi, gli handicappati, considerati dai settori più integralisti della locale comunità musulmana persone indegne di vivere;
questa sua azione era cominciata fino dal 1969 quando lasciò l'Italia per dedicarsi completamente al servizio dei somali più poveri ed è quindi durata circa trentacinque anni;
per questa sua azione, suor Annalena Tonelli aveva recentemente ricevuto a Ginevra il Nansen Refugee award, un prestigioso riconoscimento che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, l'UNHCR, assegna ogni anno con la seguente motivazione: «la dottoressa Tonelli è la prova vivente che i singoli individui possono cambiare le cose» -:
se non ritengano necessario proporre al Presidente della Repubblica la concessione alla memoria di Suor Annalena Tonelli della medaglia d'oro al valore civile.
(4-09921)
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
il nuovo FAP (fascio arrivi e partenze) di Napoli costituisce la prima attivazione dell'Impianto polifunzionale destinato alle attività di manutenzione, allestimento e ricovero di materiali rotabili, anche ad alta velocità;
il FAP comprende 6 binari su colonnine, completamente coperti da un capannone metallico, destinati alle operazioni manutentive, con fosse di visita e passarelle per verifiche dall'alto dei rotabili, con tutte le connesse utenze impiantistiche che consentono di effettuare la manutenzione, la preparazione e le prove tecniche al treno completo rendendolo pronto ad effettuare il servizio viaggiatori;
la superficie coperta dell'impianto in questione è di circa 20.000 metri quadri;
ulteriori 6 binari adiacenti a quelli coperti sono inoltre destinati, su un'area
l'investimento relativo all'opera in questione è stato di oltre 100 miliardi di vecchie lire, con una durata dei lavori di oltre 4 anni;
si sono dovuti registrare, dopo la fine dei lavori, alcuni inconvenienti legati alla sagoma utile di passaggio dei rotabili nei binari coperti che non consentivano il transito, sia pure a bassa velocità, di alcuni locomotori, rendendo necessari ulteriori interventi di adeguamento;
sempre di problemi di sagoma, pare non sia tuttora consentito il passaggio nei binari coperti di vetture con le porte aperte, le quali urtano contro alcuni ostacoli fissi della struttura;
secondo quanto sostenuto a pag. 7 del numero in distribuzione a luglio/agosto 2002 della pubblicazione, interna al Ministero, DF - Osservatore Ferroviario. L'impianto Polifunzionale di Napoli, è nuovo, ma per le sue carenze progettuali, così come emerse in fase di realizzazione della struttura, sarebbe tutto da rifare -:
se non ritengano di chiedere a Rete ferroviaria italiana spa che sia fatta piena luce sulla vicenda esposta in premessa.
(4-04188)
Nel 2001 la committenza del progetto di costruzione dell'IPD in questione è transitata a Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. da Trenitalia, per il completamento dell'IPD e dell'impianto apparato centrale statico (APC) che, in prima fase, gestisce il fascio arrivi e partenze.
A conclusione della 1a fase funzionale dell'IPD di Napoli, nel mese di giugno 2002 il fascio arrivi e partenza di Napoli smistamento, costituito da 12 binari di cui 6 esterni e 6 sotto tettoia, è stato consegnato da Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. alla Divisione passeggeri di Trenitalia s.p.a. che, allo scopo, aveva nominato una apposita commissione tecnica.
La prima fase di esercizio prevedeva il graduale trasferimento delle attività delle officine movimento veicoli (OMV) di Napoli centrale al fascio arrivi e partenza (F.A.P.) di Napoli smistamento.
Le attività da trasferire erano quelle di manutenzione corrente programmata a treno completo (MCPTC), visita tecnica e pulizia sui treni della Divisione passeggeri e trasporto regionale.
L'attivazione dell'impianto ferroviario in questione fu successiva a specifici verbali di consegna in gestione, sottoscritti tra Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. e Divisione passeggeri, dei seguenti impianti:
opere civili, costituite dal fascio scoperto e coperto (tettoia); armamento; trazione elettrica; sezionatori aerei; luce e forza motrice.
Pertanto, considerato che Rete Ferroviaria Italiana s.p.a., quale gestore dell'infrastruttura, è delegata alla definizione dei requisiti di sicurezza di qualsiasi attività che interferisca con l'esercizio ferroviario e la circolazione dei treni, nonché al controllo ed al mantenimento degli stessi nel tempo, ne consegue che la consegna di un impianto nuovo, funzionale all'esercizio ferroviario ed alla circolazione dei treni, costituisce necessariamente certificazione del rispetto degli standard di sicurezza prescritti.
L'inconveniente di cui all'atto ispettivo si è verificato in data 15 giugno 2002, durante una operazione di manovra per trasferire una composizione treno dal 5o binario sottotettoia verso la platea di lavaggio (binari scoperti) attraverso l'asta di
Infatti, la macchina di manovra, che trainava il materiale in questione, nell'impegnare il tratto di binario in corrispondenza delle passerelle sospese di verifica pantografi (lato Roma) interferiva con le stesse per mancanza di adeguati franchi fra lo spiovente del tetto del rotabile e le relative passerelle.
Il movimento di manovra fu eseguito nel pieno rispetto delle norme regolamentari.
A seguito di tale inconveniente furono effettuate delle verifiche puntuali di sagoma su tutti i binari del fascio coperto utilizzando allo scopo una composizione di tre locomotive appartenenti a gruppi diversi (402 - 444 - 656) che furono movimentate con tutte le cautele del caso.
Dagli atti documentali non risultano individuate responsabilità sull'occorso a carico di personale di Trenitalia o di Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. né risultano contestazioni effettuate in merito.
Dopo l'inconveniente seguirono incontri congiunti con rappresentanti di Rete Ferroviaria Italiana s.p.a., Trenitalia ed Italferr per definire i necessari interventi di adeguamento strutturale dell'impianto allo scopo di garantire la transitabilità in sicurezza dei rotabili sotto le passerelle sospese nonché tra i ballatoi esistenti negli interbinari sottotettoia.
Tutti gli interventi di modifica e di adeguamento sono stati ultimati entro il 30 settembre 2002.
La prima attivazione dell'impianto avvenne nel rispetto delle norme di sicurezza dei lavoratori previste dalle disposizioni vigenti in relazione alle attività previste al FAP.
A tutela della sicurezza dei lavoratori venne prodotto e distribuito agli interessati un opuscolo con le istruzioni e le prescrizioni di esercizio da osservare durante lo svolgimento delle attività.
All'epoca dell'accaduto i 6 binari sottotettoia non furono mai utilizzati per alcuna attività lavorativa o manutentiva mentre i 6 binari scoperti furono utilizzati solo per la sosta dei materiali che dovevano effettuare il successivo treno di turno.
Su tali materiali erano garantite solo operazioni di visita materiale, pulizia e lavaggio dei rotabili, attività che venivano svolte in totale sicurezza.
Per quanto attiene le condizioni logistiche (spogliatoi e/o refettori) e la disponibilità dei servizi igienici dedicati, durante la prima fase di attività fu stabilito l'utilizzo delle strutture esistenti negli impianti OMV e officine manutenzione locomotive (OML) in attesa dell'imminente completamento dei lavori di ristrutturazione in corso in ambienti dedicati per la struttura FAP.
I lavori di sistemazione logistica di locali e servizi sono stati completati entro il 30 novembre 2002.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
il raddoppio della linea ferroviaria nel tratto San Gavino-Decimomannu rappresenta una indubbia esigenza prioritaria per lo sviluppo delle comunicazioni nell'ambito del territorio regionale sardo;
il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie consentirebbe, infatti, non soltanto di contrarre i tempi di percorrenza dei convogli ferroviari lungo il predetto tratto, ma darebbe la stura all'incremento dei traffici commerciali in tutta la Sardegna;
le soluzioni progettuali che sono state adottate dalle Ferrovie dello Stato, peraltro, non tengono in alcun modo conto delle esigenze delle popolazioni locali, che sarebbero gravemente compromesse qualora il progetto approvato venisse effettivamente realizzato;
segnatamente, in corrispondenza del centro abitato di Serramanna, il raddoppio della linea ferroviaria comporterebbe tutta una serie di problemi che penalizzerebbero
il posizionamento di un nuovo binario a fianco di quello esistente determinerà l'inevitabile avvicinamento della linea ferroviaria alle abitazioni, con tutti i disagi dovuti alle vibrazioni e all'inquinamento acustico che tale situazione comporta;
il traffico locale - che perderà due dei tre attraversamenti ora esistenti - sarà convogliato in un unico punto che si trasformerà in budello, con grosse difficoltà anche per gli eventuali interventi sanitari d'urgenza, oltre alla limitazione di tutto il traffico agricolo;
l'abolizione dei passaggi a livello causerà, inoltre, l'inevitabile isolamento di tutta quella parte della popolazione, con conseguenti fenomeni di ghettizzazione e disgregazione del tessuto sociale e culturale. Né rappresenterebbe una valida alternativa la realizzazione del sottopasso così come previsto, attesa la difficoltà e la pericolosità del suo attraversamento;
oltretutto, gli elevati costi di manutenzione del sottopasso (illuminazione, pulizia, pompe sommerse, gruppi di continuità) e dei cavalca ferrovia, saranno a totale carico dell'amministrazione (e quindi dei cittadini);
tali difficoltà sono state ampiamente rilevate e sottolineate dai cittadini, che in più occasioni hanno manifestato il loro dissenso;
dopo un iniziale e totale recepimento di tale dissenso avvenuto nel corso dell'assemblea comunale dell'11 luglio 2002, il consiglio comunale di Serramanna ha, invece, disatteso le aspettative della popolazione e l'8 ottobre 2002 ha dato il suo benestare al progetto, senza che alcuna variazione progettuale fosse stata approvata;
il malumore dei numerosi cittadini è allora sfociato nella formale costituzione del comitato cittadino «Uniamo Serramanna» (con oltre 1.500 adesioni), che ha provveduto a conferire ad un'equipe di professionisti specifico mandato per lo studio e la realizzazione di un progetto alternativo a quello presentato dalle Ferrovie dello Stato;
la popolazione locale, infatti, non è contraria al raddoppio della linea ferroviaria - che accoglie, anzi, con indiscutibile favore - ma è assolutamente contraria alla realizzazione del progetto presentato dall'ente ferrovie, perché pregiudica gravemente i diritti di gran parte della cittadinanza, soprattutto degli oltre 2.500 cittadini che risiedono a Ovest della linea ferroviaria -:
se considerato quanto descritto in premessa e valutata la carenza delle garanzie di tutela dei diritti della popolazione che la realizzazione di tale progetto comporterebbero, non ritenga di intervenire, con la sollecitudine che la situazione prospetta, con iniziative presso le Ferrovie dello Stato perché si addivenga alla ridefinizione del tracciato ferroviario conformemente alle esigenze di tutela della popolazione locale.
(4-05472)
L'intervento ha un'estesa complessiva di 44,5 chilometri, di cui circa 27,3 chilometri sono previsti in affiancamento alla linea esistente e 10,9 chilometri in variante necessaria per eliminare l'ansa dell'attuale tracciato e consentire altresì l'eliminazione di 12 passaggi a livello ubicati nei pressi dell'attuale stazione di San Gavino.
Gli standard progettuali del raddoppio sono uniformi a quelli della tratta Cagliari-Decimomannu e finalizzati principalmente al servizio di carattere regionale. Le caratteristiche geometriche del progetto consentiranno una velocità di tracciato di 140 km/h uniformando quindi tale valore per l'intera tratta da Cagliari a San Gavino, per una lunghezza complessiva di circa 57
In corrispondenza del Comune di Serramanna, il raddoppio si sviluppa in affiancamento all'attuale linea a semplice binario, toccando marginalmente l'abitato.
Nel corso di diversi incontri tenutisi a partire dal 31 luglio 2001, nell'ambito del tavolo tecnico appositamente istituito sotto il coordinamento dell'Assessore regionale ai Trasporti, responsabile dell'Accordo di programma quadro, è stata portata avanti una approfondita discussione con le Amministrazioni comunali succedutesi nel corso della stesura progettuale al fine di giungere preventivamente ad un accordo sulle soluzioni progettuali.
A seguito del dissenso sul progetto annunciato dall'Amministrazione comunale di Serramanna nel corso della seduta iniziale della Conferenza di servizi del 18 luglio 2002, tali incontri sono proseguiti e si sono intensificati onde ricercare soluzioni progettuali diverse e condivise. In virtù delle modifiche apportate alla versione iniziale del progetto, nella seduta conclusiva della Conferenza di servizi dell'8 ottobre 2002, il Comune di Serramanna ha comunicato il proprio assenso al progetto (delibera n. 34 - Consiglio comunale del 4 ottobre 2002), ponendo ulteriori prescrizioni.
Anche tali prescrizioni sono state recepite nel progetto definitivo e nell'incontro tenutosi in data 19 ottobre 2002 presso l'Assessorato dei trasporti della Regione autonoma Sardegna, i rappresentanti del Comune di Serramanna hanno approvato tutte le modifiche apportate al progetto conseguenti alle predette prescrizioni.
Rispetto al progetto iniziale, sono state aggiunte opere di cui è stata riconosciuta l'esigenza per una miglior ricucitura del tessuto urbano, seppur strettamente necessarie alle esigenze ferroviarie.
In particolare, in sostituzione degli attuali 3 passaggi a livello verranno realizzati 3 cavalcavia, un sottovia carrabile e pedonale, un sottopassaggio ed una passerella pedonale; saranno inoltre adottati i necessari provvedimenti per ridurre gli effetti delle vibrazioni e del rumore, nel rispetto della normativa vigente.
Il 22 gennaio 2003 è stato emesso il decreto di chiusura della Conferenza di servizi e nel mese di giugno 2003 sono state concluse le attività per la pubblicizzazione degli espropri ed hanno avuto avvio le attività negoziali per l'appalto integrato relativo alla progettazione esecutiva e realizzazione delle opere.
L'attivazione dell'intervento, il cui costo ammonta a circa 215 milioni di euro, è prevista per fasi; una sostanziale attivazione dell'infrastruttura raddoppiata è prevista a febbraio 2007 mentre il completamento dei lavori è programmato per il mese di settembre dello stesso anno.
Sia la data di attivazione del progetto sia il costo tengono conto delle azioni previste per l'accelerazione del progetto, in conformità a quanto richiesto dal CIPE nella delibera 085/2002 del 29 settembre 2002 relativa al Piano prioritario degli investimenti.
Per quanto di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si rappresenta che quanto sopra esposto trova conferma anche dal Piano di priorità degli investimenti, aggiornamento 2004, pervenuto da Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. nello scorso mese di maggio.
In particolare si evidenzia che nell'ambito della predisposizione degli atti di gara da parte di Ferrovie dello Stato s.p.a. sono state definite sostanziali azioni per l'accelerazione del progetto consistenti nell'ottimizzare l'articolazione delle fasi realizzative e l'organizzazione dei criteri.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
con nota n. 390855 di prot., in data 25 ottobre 2002, il competente Direttore di Sezione presso il Ministero della Difesa
con la predetta comunicazione, si rendeva altresì noto che l'I.N.P.D.A.P. di Cagliari avrebbe quindi curato il «pagamento del trattamento spettante», mentre il fascicolo sarebbe stato trasmesso alla Corte dei Conti solo «per il riscontro in via successiva»;
per quanto il contenuto della nota sopra indicata inducesse a ritenere ormai prossima la liquidazione del trattamento pensionistico privilegiato in favore della vedova dell'appuntato Sollai e del giovane figlio, a tutt'oggi gli emolumenti in questione non risultano erogati;
il mancato pagamento della pensione privilegiata, a distanza di quasi sei anni dalla scomparsa dell'appuntato Sollai, delude le legittime attese dei congiunti e condiziona in modo sensibile il tenore di vita e le scelte di quella famiglia, già gravemente penalizzata dalla prematura perdita del familiare, deceduto appena trentatreenne;
non sono allo stato conosciute le ragioni del ritardo nella liquidazione di quel trattamento pensionistico;
la più rapida definizione della pratica cui si è fatto riferimento, e di quelle analoghe, costituirebbe un importante segnale per coloro che, prestando servizio nelle Forze armate o di polizia, mettono quotidianamente a repentaglio la propria vita nell'assolvimento del dovere, in quanto essi avrebbero almeno la certezza di un intervento immediato ed efficace dello Stato in favore dei loro congiunti, nel caso di pregiudizi derivati dall'attività d'istituto -:
quale sia lo stato attuale del procedimento per la liquidazione del trattamento pensionistico privilegiato relativo all'appuntato Cc. Sollai Giuseppe, sopra nominato;
quali siano le ragioni che hanno fino a oggi impedito la liquidazione delle somme predette in favore dei congiunti del medesimo Sollai Giuseppe;
se non si ritenga opportuno adottare ogni utile iniziativa per consentire l'immediata definizione della pratica in questione e di quelle analoghe eventualmente pendenti.
(4-09883)
In particolare, il decreto ministeriale n. 1369 in data 21 ottobre 2002, concessivo del trattamento speciale (articolo 93 T.U. n. 1092/1973) è stato oggetto di osservazione da parte del Dipartimento per la Ragioneria dello Stato che, in data 2 gennaio 2003, lo ha restituito all'Amministrazione Difesa per i necessari adempimenti.
Pertanto, ai fini dell'ulteriore corso della pratica in questione è stato necessario attendere il decreto di pensione ordinaria completo del numero di iscrizione della partita pensionistica.
Appena acquisito il predetto decreto, che nel frattempo era in corso di registrazione presso la Sezione Regionale della Corte dei Conti, si è provveduto, quindi, ad emettere il nuovo decreto ministeriale.
In particolare, in data 20 maggio 2004, il nuovo decreto ministeriale (n. 679) è stato inviato alla Ragioneria presso il Ministero della difesa per l'impegno della spesa e per il successivo inoltro alla Corte dei Conti ai fini del controllo di legittimità
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
l'iter dell'appalto dei lavori per la costruzione della Caserma dei CC di Roseto Capo Spulico (Cosenza) è iniziato nella seconda metà degli anni '80;
nel 1994 l'Amministrazione Comunale ha snellito l'iter burocratico, individuato un'area più idonea insieme alla stessa compagnia dei CC, migliorato la dislocazione dei locali secondo le normative vigenti e quindi si è passati all'appalto per l'aggiudicazione;
il comune di Roseto sta pagando un mutuo ventennale alla Cassa DDPP pari a 137 milioni delle vecchie lire annue;
al momento della consegna dei locali ai CC di Roseto, attualmente siti in un immobile in fitto di proprietà di un privato, è spuntata la posizione intransigente del Ministero della giustizia sull'entità della somma che dovrebbe percepire il Comune annualmente per il fitto di questo nuovo immobile;
la giunta comunale attuale, di fronte alla presa di posizione del Ministero della giustizia, si è riunita e all'unanimità, considerata l'impossibilità di reperire fondi necessari da parte del suddetto ministero per tagli del proprio bilancio, e considerata però l'indispensabile opera della caserma CC in un'area che, seppur non toccata direttamente dalla criminalità organizzata, è adiacente alla tanto discussa «Sibaritide», ha deliberato di accettare un fitto inferiore a quello stimato per legge;
bisognerebbe concedere l'usufrutto dell'immobile all'Arma, non essendo né utile, né economicamente vantaggioso e socialmente opportuno, cambiare la destinazione d'uso per altra soluzione, col rischio di trasferire la Caserma in altro Comune;
malgrado i continui contatti tra il Comune, l'Arma CC di Roseto, quella di Corigliano e del Comando Regionale, nell'arco di tempo tra il 1988 ed il 2003, il direttore della Divisione del Ministero dell'interno con nota dell'8 gennaio 2003, rimette tutto in discussione come se il Comune avesse superficialmente affrontato l'onerosa spesa per costruire la Caserma, correndo il rischio alla fine di vedersela, per intervenuta e limitata carenza finanziaria, rifiutata;
il rifiuto ministeriale non è dovuto a decisioni sulla non disponibilità ad accettare il nuovo edificio comunale, ma ad un momentaneo motivo di limiti economici -:
come, e con quali tempi, intenda intervenire il Governo per risolvere al più presto il problema della caserma di Roseto Capo Spulico.
(4-09017)
In particolare, sono state previste riduzioni degli oneri per le sedi di servizio e per i rinnovi contrattuali di quelle in uso, con il sostanziale blocco di nuove locazioni.
Da tali disposizioni sono state escluse solo situazioni del tutto eccezionali, nonché i casi nei quali gli enti locali avessero messo a disposizione propri immobili in comodato d'uso gratuito per almeno due anni, poi portati a cinque dalla circolare del 2003.
L'emanazione delle direttive in questione è stata resa necessaria per risanare la forte situazione debitoria del Ministero dell'Interno nei confronti di enti e privati locatori accertata nel 2001, ma accumulata negli anni precedenti, per l'importo complessivo di 392,5 milioni di euro.
Nel corso del 2002, nonostante le severe misure adottate, l'indebitamento ha subìto un ulteriore aumento e, alla fine dell'anno, ha superato i 430 milioni di euro.
Il peso del pregresso è stato assunto dal Governo nell'ultima legge finanziaria, che ha previsto lo stanziamento di 513 milioni di euro per tre anni, per un piano di rientro destinato, in via prioritaria, a risanare le situazioni debitorie.
Adeguandosi alle richiamate indicazioni, il consiglio comunale di Roseto Capo Spulico (Cosenza) ha deliberato, il 26 settembre 2003, la concessione per un quinquennio a titolo di comodato gratuito dell'immobile di proprietà di quell'amministrazione, con trasformazione del rapporto, alla scadenza, in locazione a titolo oneroso.
Intervenuta l'autorizzazione ministeriale, il contratto di comodato è stato stipulato in data 13 maggio 2004 e il 21 successivo è avvenuta l'occupazione del nuovo immobile.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
risulta all'interrogante che la società CSI di Cecina (Livorno) avrebbe venduto a privati cittadini alcune unità immobiliari residenziali gravate da mutuo ipotecario;
la società CSI non ha informato gli acquirenti, né durante la fase delle trattative, né all'atto della stipula del contratto preliminare, dell'esistenza del mutuo ipotecario degli immobili compravenduti;
successivamente a tali fatti, tra il 1999 e il 2000 i cittadini interessati si sono riuniti in comitato nel tentativo di attivare tutte le iniziative legali utili a limitare i danni patiti;
il comitato, con la mediazione del Prefetto di Livorno, ha formulato varie proposte alle banche creditrici, senza però ottenere alcun assenso -:
quali iniziative legislative il Governo intenda adottare per combattere fenomeni di disagio sociale come quello sopra descritto.
(4-09927)
Sulla vicenda la prefettura ha riferito che, tempo fa, diverse famiglie avevano sottoscritto dei contratti preliminari per l'acquisto di immobili per uso abitazione, sui quali veniva garantita l'inesistenza di qualsiasi gravame o ipoteca.
I promettenti acquirenti, quindi, in ragione del contratto, avevano effettuato il pagamento di parte del prezzo d'acquisto ai vari stati d'avanzamento dei lavori fino a coprire quasi il totale della cifra stabilita.
La citata società C.S.I., nel frattempo e all'insaputa degli assegnatari, aveva ipotecato gli immobili già promessi in vendita a garanzia di mutui ottenuti da alcuni Istituti di credito (cassa di risparmio di Livorno e Monte dei Paschi di Siena).
Gli acquirenti, appresa la nuova situazione degli immobili, ottenevano assicurazioni dalla società venditrice che avrebbe cancellato le ipoteche a proprie cure e spese. Tale impegno non è stato mantenuto, né è stato possibile risolvere positivamente la situazione durante il periodo d'insolvenza della Società, durato diversi anni.
Con l'apertura della procedura esecutiva, quindi, alcuni immobili sono rientrati nella massa fallimentare altri, invece, anche se ipotecati, sono risultati fuori da questa poiché, gli assegnatari delle unità abitative
Per risolvere queste ultime situazioni, si è tentato di favorire accordi transattivi tra famiglie e banche, mediante il coinvolgimento dei vertici degli istituti.
Le pratiche gestite dal Monte dei Paschi di Siena, sono state definite con singoli accordi che hanno soddisfatto entrambe le parti, mentre per quelle d'interesse del gruppo bancario Bipielle, sono in corso trattative volte a concludere le situazioni con analoghe soluzioni a quelle trovate con l'altra banca.
Le situazioni relative agli immobili rientranti nel fallimento, che potrebbero esser messi all'asta, costringendo i nuclei familiari interessati ad intervenire alla procedura con il rischio di dover pagare due volte lo stesso immobile, restano problematiche.
Riguardo tali casi particolari, la prefettura, nell'ambito dello svolgimento della funzione di mediazione dei conflitti sociali, è intervenuta presso il presidente del tribunale di Livorno manifestando l'auspicio di tutte le famiglie coinvolte nella procedura fallimentare che la curatela - nel rispetto delle norme in materia - possa essere autorizzata a stipulare atti di compravendita direttamente con gli interessati, con valori immobiliari che tengano conto delle somme già versate e dei danni patrimoniali che gli stessi, in questi anni, hanno subìto, considerando che tali famiglie, composte prevalentemente da operai e lavoratori dipendenti, sono in una posizione economica meritevole di tutela.
Si precisa, infine, che nei confronti del costruttore e del notaio è stato avviato da tempo un procedimento penale per «concorso in truffa aggravata» che vede gli acquirenti costituiti come parte civile e che al momento è ancora in fase dibattimentale nel giudizio di primo grado.
Quanto alle iniziative legislative richieste dall'interrogante si precisa che sulla materia fallimentare, societaria e sul tema della tutela del consumatore il ministero dell'interno non ha alcun tipo di competenza.
E pur tuttavia è noto come la Camera dei deputati ha esitato l'Atto Camera 38-B avente ad oggetto «delega al Governo per la tutela dei diritti patrimoniali degli acquirenti degli immobili da costruire».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
risulta all'interrogante che gli agenti di Polizia in servizio presso la casa circondariale di Taranto, lamentano da tempo l'assoluta inadeguatezza dell'organizzazione e della gestione della loro mensa;
così come è stato denunciato da diverse organizzazioni sindacali il servizio fornito dall'impresa appaltatrice lascia molto a desiderare sia sul piano della quantità che della qualità, per non parlare delle inaccettabili condizioni igienico-sanitarie dei locali della cucina e della struttura ambientale;
i predetti agenti stanchi di denunciare, senza mai essere ascoltati, gli inconvenienti derivanti da una tale situazione, che determina pericolose conseguenze sia sotto il profilo della serenità operativa sia sotto quello dell'efficienza, hanno deciso ultimamente di astenersi dalla mensa -:
se non ritenga di intervenire con le più opportune iniziative al fine di accertare i termini reali della incresciosa situazione e, nel caso di conferma, di rimuoverla, restituendo dignità al servizio di refezione e, conseguentemente, rispetto umano nei confronti di fedeli servitori dello Stato che, come nel resto d'Italia, anche a Taranto, spesso compiono il loro dovere in condizioni di assoluta precarietà e, non di rado, ai limiti della stessa vivibilità.
(4-09545)
Il Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione della ASL TA/1 ha redatto un circostanziato verbale di contestazioni a carico dei responsabili della Ditta Ladisa srl, erogatrice del servizio mensa.
In data 25 marzo 2004, innanzi alla commissione mensa e presenti i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, il direttore dell'istituto ha contestato al legale rappresentante della suddetta ditta quanto riscontrato.
Quest'ultimo ha assunto formale impegno al ripristino delle condizioni adeguate per il regolare espletamento del servizio.
Il provveditore regionale, avendo in ogni caso rilevato alcuni gravi inadempimenti rispetto agli obblighi imposti dal capitolato d'oneri a carico della ditta Ladisa srl ha trasmesso alla direzione della Casa circondariale di Taranto un atto stragiudiziale di diffida ex articolo 1454 codice civile da notificare all'amministratore unico della suddetta ditta.
Allo stato non si registrano disfunzioni per quanto riguarda il servizio mensa dell'istituto pugliese.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
sono alcuni mesi che il territorio di Acerra è scenario di continui episodi di criminalità organizzata, tant'è che solo nel mese di agosto due pregiudicati sono stati oggetto di agguati camorristici mortali, entrambi nel pieno centro della città, provocando il panico tra cittadini inermi;
ormai sta assumendo dimensioni non più trascurabili la lotta tra bande di immigrati che vivono ai margini della società per l'assenza di una seria politica di integrazione sociale, residenti nel centro storico, tant'è che sono continue le liti che sfociano nell'uso di armi proprie ed improprie;
c'è una crescita esponenziale di furti di auto, negli appartamenti, di tentativi continui di approfittare di donne sole per scippare in pieno giorno;
l'emergenza ambientale ha raggiunto livelli da allarme rosso, con la presenza di ecomafie per la connivenza tra clan locali e esecutori di smaltimento non autorizzato di rifiuti, tant'è che lo stesso impianto di vagliatura allocato dal commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti in Campania in località Lenza ad Acerra e legittimamente osteggiato dai cittadini, ha subito atti vandalici da sconosciuti che hanno provocato una nuvola inquinante sulla città;
tutto ciò sta provocando grande sconcerto e preoccupazione nei cittadini residenti, negli operatori economici e in chi è da anni impegnato ad affermare il principio della democrazia e della trasparenza nella città di Acerra -:
quali azioni il Governo intenda adottare per prevenire e contrastare questi fenomeni di criminalità diffusa che ledono il diritto alla sicurezza dei cittadini;
se non si ritiene di dover potenziare i presidi delle forze dell'ordine sul territorio che, nonostante l'impegno quotidiano per arrestare il fenomeno criminalità, risultano in sott'organico.
(4-03879)
Alle ordinarie attività di prevenzione e contrasto, si è affiancato il piano straordinario di controllo del territorio, denominato «Alto Impatto», avviato nel maggio del 2003 nella provincia di Napoli: con una risoluzione unitaria la Camera dei Deputati ne ha votato la prosecuzione «sino a quando le circostanze la rendano utile».
A testimonianza dell'imponente attività di prevenzione e contrasto della criminalità in atto, si evidenzia che, nell'ambito dei servizi programmati con la citata operazione, dal 1o gennaio 2003 al 24 marzo 2004, su richiesta del Questore di Napoli, sono stati impiegati, anche nel Comune di Acerra, contingenti dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato.
Nel periodo in questione, i suddetti Reparti hanno assicurato nel territorio di Acerra una presenza per 78 giorni, con l'impiego di 335 equipaggi (con una media giornaliera di 4/5 equipaggi) e di 1053 unità.
Questi servizi hanno consentito di controllare 3.644 persone e 2.429 veicoli (di cui 4 di provenienza furtiva); sono state denunciate 14 persone e sono state effettuate 16 perquisizioni (domiciliari e personali).
Il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Acerra, nella cui competenza rientrano altri 5 comuni, e la locale Stazione dell'Arma dei Carabinieri assicurano gli ordinari servizi di controllo del territorio. Questa, a sua volta, integra il personale impiegato con unità provenienti dalla Compagnia d'Intervento Operativo del X Battaglione Carabinieri «Campania» posto a disposizione dal Comando Provinciale di Napoli.
Sono stati attivati servizi congiunti delle Forze dell'ordine e della locale Polizia municipale, al fine di conoscere le zone maggiormente a rischio e le ore nelle quali si intensificano gli episodi di criminalità.
Venendo ora alla richiesta di potenziamento degli organici degli attuali presidi delle forze dell'ordine, faccio presente che l'organico del locale Commissariato di Pubblica Sicurezza è attualmente composto da 59 unità rispetto alle 67 previste e che la Stazione dei Carabinieri dispone di una forza effettiva di 15 unità, superiore di 2 alla dotazione organica prevista.
In sede di redistribuzione di personale nell'ambito degli uffici dipendenti dalla Questura di Napoli, si potrà procedere all'assegnazione di parte degli ulteriori 60 appartenenti al ruolo degli Assistenti ed Agenti della Polizia di Stato - 47 già in servizio e 13 in corso di trasferimento - destinati, come potenziamenti, a Napoli.
Si fa presente, infine, che è in corso di valutazione l'ipotesi di estendere il servizio del «poliziotto e carabiniere di quartiere» anche nei Comuni non capoluoghi di provincia con popolazione superiore a 30.000 abitanti, tra i quali rientra Acerra.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
come si evince dai maggiori quotidiani d'informazione, le segnalazioni di militari malati, forse o meglio, probabilmente colpiti dall'uranio impoverito, aumentano. La lunga serie di morti sospette è comincia cinque anni fà -:
se i Ministri intendano accertare quanti sono i militari che, di ritorno dal Kosovo, si sono ammalati e quanti ne sono già morti;
se i Ministri intendano appurare se i diversi casi tumorali denunciati possono essere ricondotti all'inalazione delle particelle di metallo durante le operazioni militari;
se intendano verificare la pericolosità del munizionamento fornito.
(4-09321)
Sino ad ora le indagini effettuate e gli studi condotti, sia in ambito nazionale che internazionale, non hanno dimostrato scientificamente l'esistenza di un nesso di causalità tra l'utilizzo di munizionanento contenente uranio impoverito - peraltro mai usato dalle Forze Armate italiane - e le patologie riscontrate nei militari.
Nell'ambito delle iniziative finalizzate all'accertamento dei casi di tumore ed eventuali fatti espositivi etiopatogenetici verificatisi
In esito a ciò, il ministero della difesa, con l'attivazione della commissione ministeriale tecnico-scientifica presieduta dal professor Mandelli, ha avviato, sin dal 2001, il monitoraggio sui militari in servizio che ne avessero titolo, secondo un protocollo definito dalla commissione.
Con il decreto interministeriale 22 ottobre 2002, che ha formalmente recepito il protocollo definito dalla commissione Mandelli nel 2001, sono state disciplinate le modalità di accesso a tale iniziativa per tutte le altre categorie di cittadini italiani presenti nelle medesime aree balcaniche (personale della polizia di Stato, personale di rappresentanza diplomatica e familiari, Organizzazioni non governative, eccetera).
Infine, con l'Accordo Stato-Regioni del 30 maggio 2002 è stato attivato un comitato tecnico-scientifico interministeriale, presieduto dal ministero della salute, con partecipazione di rappresentanti del ministero della difesa e di altri comparti interessati, con il compito di dirigere le necessarie iniziative volte a dare piena realizzazione a tutte le attività previste dal monitoraggio stesso.
Le suddette attività comportano, fra l'altro, l'implementazione di un archivio informatico centralizzato del personale avente titolo al monitoraggio. L'archivio consentirà l'accurata registrazione di tutte le patologie tumorali del personale in questione.
Per quanto attiene, invece, all'ipotesi etiopatogenetica di alcune forme tumorali, insorte in area balcanica e presuntivamente legate all'inalazione di nanoparticelle liberate in seguito all'impatto di dardi all'Uranio impoverito con strutture corazzate o rinforzate essa è tuttora priva di sostegno scientifico e di una corretta metodologia statistica.
L'ipotesi al momento non appare verificabile, per due motivi:
a) l'imprescindibile necessità di un approccio bioptico di confronto di tipo invasivo eticamente non proponibile in studi su soggetti sani;
b) l'impossibilità a prevedere le sedi di deposito delle microparticelle nel corpo umano.
Lo studio, in fase di avvio, riprendendo anche le raccomandazioni contenute nella relazione finale della citata commissione tecnico-scientifica, sviluppa un'indagine prospettica seriale sulle unità militari attualmente operanti nel teatro iracheno.
Il protocollo di una simile ricerca - la prima a livello mondiale - è il risultato di un ponderato lavoro di revisione scientifica promosso dal professor Mandelli, congiuntamente alla sanità militare e vedrà la partecipazione di Istituzioni nazionali di rilievo internazionale.
Con questo studio, denominato SIGNUM (Studio sull'Impatto Genotossico nelle Unità Militari), potranno essere identificati eventuali nessi di causalità o concausalità esistenti fra fattori genotossici eventualmente presenti nelle aree di operazioni e patologie degenerative.
Si deve, infine, rimarcare come tale studio, attualmente in fase di avvio, prenda in esame non solo l'eventuale impatto genotossico dell'uranio impoverito, ma anche molti fattori di pericolo, capaci di lasciare un segno anche indiretto della loro esistenza ed azione, mediante campionamento ed analisi incrociate su diverse matrici biologiche (urina, sangue e capelli).
È evidente come, sulla base delle indicazioni risultanti da detto studio potranno essere tratti utili indirizzi per meglio comprendere, ed eventualmente gestire, le problematiche sanitarie ipotizzate.
In conclusione, si sta lavorando per acquisire ulteriori elementi di certezza sulla questione e si intende fermamente procedere sino alla determinazione di conoscenze scientifiche che consentano di comprendere
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
sta creando grande preoccupazione la notizia diramata dalla stampa che potrebbe esserci un siluro o altra apparecchiatura dispersa da un sottomarino nucleare francese nelle acque del Golfo del Tigullio;
in tali acque è stata autorizzata la presenza di una nave, la Sabre, della Marina Militare francese a effettuare interventi di navigazione a seguito di riparazioni avvenute in un cantiere privato di Genova;
un marinaio di tale nave avrebbe comunicato ai pescherecci presenti in zona e impediti, per la presenza della nave, ad effettuare la loro battuta di pesca, di essere una nave appoggio che sta eseguendo rilevamenti per un sottomarino nucleare francese in immersione;
nessuna delle Capitanerie di porto, nè quella di La Spezia né quella di Genova, ha diramato la notizia della presenza di un sommergibile nucleare a poche miglia dalle coste di Moneglia e di Sestri Levante;
dichiarano di non aver avuto alcuna segnalazione i responsabili della guardia costiera e il comando di Maridipart di La Spezia -:
se il Governo sia a conoscenza di una esercitazione internazionale di un sottomarino d'assalto francese della classe Rubis nelle acque dell'alto Tirreno;
nel caso sia in atto, di quale esercitazione si tratti;
perché sia stata autorizzata nelle acque territoriali italiane;
se sia stata preventivamente informata l'Autorità militare italiana;
se, ammesso che ci sia tale esercitazione, stiano partecipando navi italiane;
perché non sia stata informata la Capitaneria di porto;
perché, nel caso la notizia rispondesse al vero, non sia stato emesso un avviso di pericolosità per i pescatori e i piccoli natanti;
quali misure si ritengano mettere in atto per il recupero dell'eventuale siluro e la messa in sicurezza dell'area.
(4-09331)
Non si tratta, come riportato erroneamente, di un siluro «perso» da un sottomarino nucleare francese.
Nel periodo antecedente la data del 10 marzo, nelle acque del Mar Ligure, non si è registrata la presenza di sottomarini francesi o appartenenti alla NATO.
L'ultima sosta effettuata da un sottomarino francese nel porto di La Spezia è quella del Smg. PERLE, nel periodo 7-11 novembre 2003.
È opportuno, peraltro, precisare che per evitare interferenze fra sommergibili in immersione, ogni trasferimento di tali unità è sempre noto a tutti i paesi appartenenti alla NATO, inclusa l'Italia.
L'Unità appoggio della Marina Militare francese Le Sabre non è stata impegnata per dare assistenza ad un sommergibile nucleare francese, ma ha sostato nel porto di Genova per effettuare lavori di manutenzione/riparazione presso il Cantiere Navale Mariotti dal 7 gennaio al 9 marzo 2004.
In particolare, la suddetta unità, classificata mezzo da sbarco, è uscita dal citato
È rientrata in porto alle ore 19.55 dello stesso giorno ed è partita definitivamente il successivo 9 marzo alle ore 13.20 per Tolone.
L'attività di lancio del siluro MU9O è stata eseguita a cura e sotto la responsabilità tecnica del consorzio EUROTORP - per il tramite della consorziata ditta italiana WASS - costruttore del siluro che, nell'ambito delle attività industriali finalizzate alla messa a punto del siluro - sistema d'arma in corso di acquisizione da parte della Marina Militare - ha richiesto di poter effettuare le procedure sperimentali a mare con il parziale supporto dell'Amministrazione della Difesa.
In tale contesto, la Marina Militare italiana, qualora richiesto, può fornire il proprio supporto di mezzi e materiali, assicurando l'emanazione delle previste comunicazioni e garantendo l'adeguata cornice di sicurezza al lancio (bando di interdizione, avviso ai naviganti e sgombero del poligono).
Gli adempimenti finalizzati all'attività di recupero del siluro in esame, in caso di affondamento, fanno integralmente capo al citato consorzio industriale.
Il siluro in versione da esercitazione è del tipo inerte, cioè privo di testa di guerra, provvisto di un trasmettitore acustico, che ne agevola la localizzazione a fine corsa, in grado di funzionare per circa 15 giorni.
Il lancio è stato eseguito nel pomeriggio del giorno 3 marzo 2004, nelle acque del Circondario Marittimo di La Spezia, interdette dal 27 febbraio dalla Capitaneria di Porto con apposita Ordinanza, valida fino a tutto il 12 marzo 2004.
Il siluro ha eseguito la sua normale corsa ed è stato costantemente tracciato dal poligono acustico. A causa di un malfunzionamento del dispositivo di riemersione, le cui cause sono ancora in via di accertamento da parte della ditta costruttrice, esso non si è riportato in superficie, adagiandosi sui fondali a circa 120 metri di profondità, in una posizione localizzata mediante triangolazione acustica del trasmettitore effettuata dai mezzi navali di supporto della ditta e della Marina Militare italiana, partecipanti all'attività. La stessa localizzazione veniva confermata, nella mattinata successiva, dal cacciamine Alghero.
La ditta WASS, dopo aver operato un infruttuoso tentativo di recupero nei giorni 4, 5 ed 8 marzo 2004, tramite un peschereccio dotato di rete a strascico, ha recuperato il siluro il giorno 12 marzo 2004, con l'intervento della nave governativa francese Provence, intervenuta sul luogo delle operazioni l'11 dello stesso mese.
Il siluro è stato rinvenuto integro e si trova, in atto, presso la sede della WASS per essere sottoposto alle indagini tecniche del caso.
Non è stata presa in considerazione l'ipotesi del recupero con unità appoggio della Marina Militare italiana in quanto tale unità era impegnata in altre attività.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
la Casa di Reclusione di Porto Azzurro attualmente versa in condizioni drammatiche e preoccupanti sia per quanto concerne le condizioni di vivibilità all'interno dell'istituto, sia rispetto ai ritmi di lavoro ai quali sono sottoposti gli agenti di polizia penitenziaria;
in data 2 settembre, una delegazione del Prc toscano, a seguito di numerose segnalazioni sulla situazione del carcere di Porto Azzurro da parte di associazioni di volontariato che si occupano del rapporto carcere-società e di detenuti, si è recata in visita nell'istituto;
in tale occasione, l'allora direttore del carcere, il Dott. D'Andria, si era reso disponibile alla costituzione di un gruppo di lavoro, con la partecipazione di alcuni detenuti, con il delicato compito di fare da tramite tra popolazione carceraria ed amministrazione penitenziaria nell'intento di riavviare le attività lavorative in carcere
le cause dell'involuzione che ha subito il carcere di Porto Azzurro sono individuabili nelle pessime condizioni igieniche dell'istituto, con il rischio sempre maggiore di diffusione di malattie tra i detenuti (aggravato, peraltro, dalla carenza di assistenza sanitaria); nella cronica carenza degli organici (per una popolazione di trecento detenuti, vi sono circa 70 agenti in meno del previsto e solo due educatori, rispetto ai nove previsti); nell'avvicendarsi (inspiegabile) di ben cinque ispettori in missione che, per la breve durata del loro incarico, hanno - anche involontariamente - contribuito ad alimentare uno stato di tensione tra detenuti e agenti di custodia; nella gestione del carcere che, in presenza di diverse etnie, anziché lavorare verso l'integrazione, parrebbe aver inasprito i rapporti interpersonali;
la disponibilità del direttore e dei responsabili degli agenti di polizia penitenziaria, ben faceva sperare nella ripresa delle attività lavorative nel carcere, e comunque in una serie di progetti finalizzati al recupero e al reinserimento sociale dei detenuti, nonché al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro all'interno dell'istituto;
da notizie apprese nelle ultime settimane, dopo il trasferimento del precedente Direttore ad altra sede, non solo si sarebbero create nuove tensioni tra il nuovo Direttore e il responsabile degli agenti di custodia (con una inevitabile crisi dei rapporti tra personale di custodia e detenuti, nonché tra agenti ed educatori), ma vi sarebbe stato, più in generale, un netto peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro all'interno del carcere, sia per i detenuti, sia per le figure professionali che operano quotidianamente nell'istituto;
in tale contesto, è stato altresì disposto il trasferimento al carcere di Alessandria del detenuto Gilberto Brega (uno dei fondatori dell'associazione Papillon, impegnata da anni nelle problematiche del carcere) che partecipava attivamente al gruppo di lavoro per il raccordo tra la direzione e la popolazione carceraria;
forte è la preoccupazione che tale trasferimento - che non è supportato da alcuna effettiva motivazione - altro non sia che una misura punitiva nei confronti di chi si era reso parte attiva per migliorare le condizioni generali di vita all'interno della Casa di Reclusione di Porto Azzurro;
tale dubbio è avvalorato dal fatto che, nello stesso periodo, si sono verificati preoccupanti episodi di irruzione in alcune celle, con la messa a soqquadro degli oggetti dei detenuti: episodi che, inevitabilmente, hanno alimentato nuove tensioni-:
come il Ministro valuti la grave e delicata situazione venutasi a creare nella Casa di Reclusione di Porto Azzurro;
quali provvedimenti intenda adottare per risolvere le gravi problematiche che affiggono il carcere di Porto Azzurro e, in particolare, per ristabilire l'adeguato funzionamento dell'istituto, nonché un clima che permetta un corretto e sereno rapporto tra detenuti, polizia penitenziaria e direzione del carcere;
se sia a conoscenza delle ragioni per le quali è stato disposto il trasferimento disposto nei confronti del detenuto Gilberto Brega;
se intenda ripristinare nella Casa di Reclusione di Porto Azzurro le condizioni che avevano portato a un migliore rapporto tra detenuti, polizia penitenziaria e Direzione, garantendo, in particolare, la ripresa dei progetti (comunque avviati da tempo) tesi al recupero dei detenuti, nonché il rispetto dei diritti e delle garanzie che avevano caratterizzato negli ultimi anni le varie direzioni del carcere;
come intenda intervenire per porre fine alla carenza degli organici del personale di custodia e degli educatori.
(4-08296)
l'interruzione delle lavorazioni industriali;
i rapporti del direttore con la popolazione detenuta ritenuti carenti a causa dell'impegno dello stesso nella direzione di due istituti: Casa circondariale di Livorno e Casa di reclusione di Porto Azzurro;
il regime instaurato all'interno dell'istituto ritenuto dai detenuti restrittivo.
Riguardo alla parziale riduzione delle lavorazioni industriali, si rappresenta che la stessa è stata determinata da problemi strutturali ma anche dalla necessità, immediatamente dopo la sventata evasione del 15 agosto 2003, di impiegare il personale di polizia penitenziaria in altri posti di servizio a tutela della sicurezza dell'istituto.
Si segnala, tuttavia, che già dalla fine di settembre dello scorso anno tali attività erano state riavviate. Tali misure, unitamente alla distribuzione di materiale di igiene individuale e di pulizia dei locali (quest'ultima resa possibile da un finanziamento straordinario del Provveditorato regionale di Firenze) hanno riportato l'intero ambiente carcerario ad una situazione di ordinarietà. Occorre al riguardo precisare che permangono, allo stato, difficoltà oggettive al ripristino completo delle lavorazioni per mancanza di capi d'arte (tipografia e tessitoria) e perché sono ancora in corso alcuni interventi di manutenzione straordinaria.
Si sottolinea che le attività lavorative presso la Casa di Reclusione di Porto Azzurro sono costantemente seguite dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che, nei limiti del possibile, ha sempre sostenuto le iniziative proposte dalla direzione inviando i fondi occorrenti.
Tra i progetti che stanno per essere avviati si segnalano in particolare quelli diretti alla:
a) fornitura di testi su supporto informatico destinati ad ipovedenti;
b) produzione di candele, il cui progetto, con il parere favorevole della Direzione, è già all'attenzione degli uffici competenti;
c) lavorazione di magliette;
d) falegnameria.
Per completezza si rappresenta inoltre che la maggior parte dei progetti che vengono attuati nella Casa di Reclusione di Porto Azzurro sono realizzati dalla Cooperativa Sociale a.r.l. S. Giacomo che oggi annovera tra i propri soci Enti Locali, soggetti del mondo delle cooperative (Coopfond e Fondosviluppo) e dell'imprenditoria.
Attraverso tale Cooperativa, che opera nel carcere di Porto Azzurro dal 2000, grazie anche alla legge Smuraglia n. 193 del 2000, si sono ottenuti risultati concreti prodotti in termini occupazionali sia per i detenuti all'interno, che per i soggetti all'esterno dell'istituto penitenziario.
Più in particolare si segnala che la cooperativa S. Giacomo opera oggi in quattro settori:
a) manutenzioni edili e impiantistica: per piccoli interventi di ristrutturazione, di muratura e per altre tipologie di interventi edili;
b) per la manutenzione del verde, ma anche per attività agricole e di gestione/sistemazione valorizzazione di risorse naturali;
c) servizi turistici: per visite guidate alla fortezza di San Giacomo, servizio bar e per la gestione di un punto vendita di prodotti artigianali realizzati dai detenuti e di altri articoli;
d) servizi informatici, fornitura dei semilavorati informatici destinati alla realizzazione di libri speciali per ipovedenti.
Il contributo di questi ultimi potrà essere rilevante in particolare nella realizzazione di nuove attività, quali il Laboratorio informatico che sarà attuato dalla cooperativa San Giacomo insieme al fondo comune Banca Elba ed a Confcooperative ed alla Lega delle Cooperative. Peraltro le iniziative stanno trovando di recente sostegno anche da parte della regione Toscana.
Si comunica inoltre che la quota parte del budget previsto per il 2004 assegnato al Provveditorato di Firenze, il quale provvede alla successiva ripartizione in base alle previsioni di impegni di spesa dei singoli istituti del distretto, non ha subìto riduzioni rispetto all'anno precedente.
Si ritiene inoltre opportuno evidenziare che il lavoro all'interno dell'Istituto penitenziario di Porto Azzurro è distribuito in maniera equa tra detenuti italiani e stranieri.
Per quanto concerne la tutela della salute della popolazione detenuta, si rappresenta che la stessa costituisce uno dei principali obiettivi del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Per tale motivo, nonostante l'incertezza normativa seguita alle oggettive difficoltà di realizzare quanto previsto dal decreto legislativo n. 230 del 1999, si è continuato a lavorare affinché l'offerta complessiva del servizio e gli standards assistenziali non subissero pericolose flessioni.
Al riguardo, l'assistenza medica e quella infermieristica presso la Casa di Reclusione di Porto Azzurro coprono l'intero arco delle ventiquattro ore.
Sono altresì presenti le seguenti branche di medicina specialistica: cardiologia, chirurgia, infettivologia, oculistica, odontoiatria, ortopedia, radiologia, urologia, otorinolaringoiatra.
Il servizio pertanto si può ritenere soddisfacente.
Per quanto concerne il detenuto Brega, si rappresenta che lo stesso è stato trasferito dall'Istituto di Porto Azzurro a seguito di un provvedimento di sfollamento della sezione media sicurezza, attuato per garantire l'equilibrio capienza-presenza necessario per avviare un corso di Scuola media Superiore.
Per quanto concerne il personale si rappresenta che le unità di polizia penitenziaria amministrate dalla direzione della Casa di reclusione di Porto Azzurro ammontano a 198, tra cui 3 ausiliari, a fronte di una previsione organica pari a 208 unità.
A tale proposito si evidenzia che per sopperire alle esigenze operative degli istituti della Toscana, nell'arco dell'anno 2003, sono stati inviati a prestare servizio nella regione complessivamente 80 agenti ausiliari di leva, 32 neo vice ispettori e 3 commissari di polizia penitenziaria provenienti dal 1o corso di formazione. A seguito di interpello bandito per favorire la mobilità di personale verso le sedi del Centro-Nord, sono state inoltre destinate nella regione 11 unità.
Per quanto concerne il personale appartenente al comparto ministeri, si rappresenta che presso la Casa di reclusione di Porto Azzurro prestano servizio complessivamente 23 unità, tra cui 1 educatore C3 e 1 educatore C2.
Attesa la generalizzata carenza di detto personale a livello nazionale, con particolare riferimento alle sedi del Nord Italia, il potenziamento dei relativi organici nell'istituto in argomento potrà essere fatto oggetto di valutazione non appena sarà consentito all'amministrazione il reclutamento di nuove unità.
A tal proposito si evidenzia che nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale n. 7 del 27 gennaio 2004 sono stati pubblicati i bandi di concorso finalizzati al reclutamento di 50 educatori e di 50 contabili Area C, posizione economica C1, con contratto di lavoro a tempo determinato della durata di 12 mesi.
Inoltre per quanto riguarda le procedure finalizzate all'assunzione dall'esterno a tempo indeterminato, di varie professionalità del comparto ministeri, nella Gazzetta
Sono in corso di espletamento le procedure di riqualificazione interna, per il passaggio tra aree, previste dall'articolo 15, lettera a) del CCNL del 16 febbraio 1999, nell'ambito delle quali sono previsti 302 posti per educatore C1.
Nell'ambito delle iniziative finalizzate all'incremento degli organici del personale di polizia penitenziaria si evidenziano:
a) Agenti ausiliari di leva da reclutare per l'anno 2004;
1) 1o contingente 2004: nel periodo 12-13 marzo 2004 sono state avviate alla frequenza del previsto corso di formazione, della durata di tre mesi, 152 unità;
2) 2o contingente 2004: nel periodo 16-17 aprile 2004 sono state avviate alla frequenza del previsto corso di formazione, della durata di tre mesi, 80 unità;
3) 3o e 4o contingente 2004: sono tuttora in corso le procedure concorsuali. L'avvio ai relativi corsi di formazione dei candidati che risulteranno idonei è previsto, rispettivamente, per i prossimi mesi di settembre e novembre 2004.
c) Concorso a 271 posti di allievo vice ispettore: nel periodo 11-24 febbraio 2004 si è tenuta la prevista prova preliminare. Nel periodo maggio/luglio 2004, presumibilmente, i candidati risultati idonei (n. 270 unità) verranno convocati per essere sottoposti agli accertamenti psicofisici ed attitudinali e, successivamente, saranno effettuate le prove scritte ed orali.
d) Vice commissario/commissario: nei giorni 1o e 2 marzo 2004 si è svolta la prova preliminare relativa al concorso pubblico per n. 298 posti di vice commissario in prova del ruolo direttivo ordinario del corpo di polizia penitenziaria, a seguito della quale sono stati giudicati idonei n. 590 candidati. Non risultano ancora programmate le successive fasi concorsuali (prove scritte, orali ed accertamenti psico-fisici ed attitudinali).
e) Assunzione dei Volontari in ferma breve nelle forze armate, con possibilità di immissione, al termine di detta ferma, nelle carriere iniziali delle stesse forze armate, forze di polizia ad ordinamento civile e militare e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco:
1) 1o bando anno 1999: gli aspiranti risultati idonei, 4 unità, in data 29 dicembre 2003 sono stati avviati alla frequenza del 152o corso di formazione, della durata di dodici mesi;
2) 2o bando anno 2000: gli aspiranti risultati vincitori, 36 unità, saranno avviati, entro la data del 31 dicembre 2004, alla frequenza del previsto corso di formazione.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
a tutt'oggi gli effetti del cosiddetto indultino sono davvero miseri: risulta all'interrogante che ufficialmente soltanto 642 detenuti sui 56 mila che popolano le nostre carceri ne hanno potuto beneficiare;
i dati confermano le preoccupazioni che, alla vigilia dell'approvazione della legge, erano state avanzate a più riprese
all'origine di questa legge c'era stato finanche l'appello del Papa al Parlamento italiano e la mobilitazione di tutta la società civile del nostro paese;
nonostante il suddetto intervento legislativo il problema del sovraffollamento delle carceri italiane non si è per nulla attenuato -:
quali siano le valutazioni del ministero in relazione all'applicazione delle nuove normative e ai dati riportati nelle premesse e se non ritenga opportuno adoperarsi al fine di affrontare finalmente il problema del sovraffollamento delle carceri, tenuto conto del fatto che in relazione a questo problema ci sono in gioco il rispetto della dignità umana, il senso di civiltà e il valore della persona.
(4-07528)
Con tale provvedimento al condannato, che ha già scontato almeno la metà della pena detentiva, la stessa potrà essere sospesa per la parte residua nel limite di due anni.
Il beneficio può essere concesso una sola volta e va escluso in presenza di alcuni gravi reati quali, ad esempio, quelli di mafia, traffico di stupefacenti, violenza sessuale, sequestro, estorsione aggravata o qualora il condannato sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza o qualora ricorrano altre ipotesi specificamente indicate nella legge stessa.
Ciò premesso, in ordine agli effetti prodotti dalla legge in argomento, si comunica che all'atto dell'entrata in vigore della stessa i detenuti erano 56.751 e che, alla data del 29 febbraio 2004, i soggetti che ne hanno beneficiato sono 4.592.
Per quanto riguarda la situazione di sovraffollamento si rappresenta che, sempre alla data del 29 febbraio 2004, i detenuti presenti negli istituti penitenziari erano 55.392, a fronte di una capienza complessiva regolamentare di 42.115 e una capienza dichiarata di tollerabilità pari a 61.166.
Dal confronto dei dati relativi all'anno 2003, con quelli relativi all'anno precedente, emerge che le presenze medie dei detenuti risultano in diminuzione.
Più in generale, il problema del sovraffollamento è al centro di una continua ed intensa attività di monitoraggio da parte della Direzione Generale competente, impegnata nell'opera di contenimento dei potenziali effetti distorsivi che un fenomeno quale quello sopra segnalato può sortire.
A tal fine, vengono progressivamente attuati dei trasferimenti di detenuti, per evitare situazioni di sovraffollamento, tenendo conto delle esigenze processuali e personali (di studio, di lavoro, sanitarie, familiari, eccetera) e, comunque, sempre entro i limiti massimi di presenze convenuti e ritenuti non oltrepassabili dal Comitato Europeo per la prevenzione delle torture e dei trattamenti inumani presso il Consiglio d'Europa.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
la circolazione sul tratto autostradale Torino-Milano è molto disagevole, tenuto conto dei lavori per la realizzazione dell'alta velocità: su buona parte di quest'autostrada, lo scorrimento è, infatti, ridotto a corsie alternate, creando ai passeggeri difficoltà e rallentamenti;
a fronte di tutto ciò il costo del pedaggio, nonostante tutto, è rimasto invariato, malgrado le ripetute richieste di diminuzione, se non di abolizione, dello stesso durante questo periodo di cantiere;
a parere dell'interrogante, quanto sta succedendo nella tratta Milano-Torino è davvero paradossale: infatti all'altezza di Santhià, gli automobilisti sono obbligati ad uscire dall'autostrada per immettersi in
al casello di Torino gli automobilisti che normalmente sono tenuti a pagare 6,20 euro di pedaggio, si trovano a dover sborsare la somma di 8,20: 2 euro in più! -:
se sia a conoscenza di tutto ciò e se non ritenga opportuno intervenire presso i soggetti interessati, nell'intento di eliminare tale assurdo e iniquo aggravio economico, che di questi tempi tanto va ad incidere sulle tasche degli italiani.
(4-09232)
L'ASTM, società concessionaria dell'autostrada Torino-Milano, sin dalle fasi progettuali della nuova linea ferroviaria, ha stipulato con la TAV (concessionaria della linea ferroviaria), con il consorzio realizzatore della ferrovia e con la concedente ANAS una convenzione che disciplina il rapporto tra le parti coinvolte anche in termini operativi e delinea con precisione i criteri di formazione dei cantieri che TAV necessariamente deve realizzare sulla piattaforma autostradale per risolvere le numerose interferenze delle opere autostradali con quelle ferroviarie.
Tra gli altri, i principali criteri che ASTM ha imposto nella progettazione delle cantierizzazioni sono stati:
1. mantenimento di due corsie per senso di marcia sempre e comunque al fine di evitare la formazione di code e quindi di incidenti per tamponamenti;
2. totale rispetto del decreto ministeriale luglio 2002 sulla segnaletica orizzontale e verticale dei lavori nei cantieri.
Anche le normali operazioni manutentive, che consentono di mantenere in perfetta efficienza il nastro autostradale e che sono necessarie per evitare il fenomeno dei dissesti della pavimentazione sulla infrastruttura, sono vincolate alla presenza dei cantieri TAV e, quindi, anch'esse vengono effettuate di notte o nei momenti di minor traffico.
La società stradale rende noto che la deviazione del traffico proveniente da Milano e diretto a Torino, in corrispondenza dell'interscambio di Santhià, si verifica saltuariamente ed esclusivamente nelle ore notturne.
La società Torino-Milano ha ritenuto che, per maggior sicurezza e confort dell'utenza, soprattutto nelle ore notturne, fosse utile indicare alla clientela una alternativa autostradale non obbligatoria, che conducesse a Torino.
La deviazione all'uscita di Santhià era preventivamente segnalata sia con pannelli a messaggio variabile sia con gli altri mezzi di informazione (bollettini radio, televideo). Pertanto, chi avesse voluto avrebbe potuto utilizzare in alternativa la viabilità ordinaria uscendo sempre a Santhià e percorrendo la ex strada statale n. 11 fino a Torino.
Viceversa, chi decideva di percorrere altre autostrade avrebbe dovuto necessariamente affrontare il problema del pedaggio calcolato per la percorrenza effettiva.
Infatti, per quanto attiene al maggior pedaggio richiesto, l'ANAS riferisce che lo stesso non può che derivare da un maggiore chilometraggio percorso rispetto alla ASTM su un'altra autostrada che fa capo ad una diversa società concessionaria.
La società stradale fa presente, infine, che nei casi di saltuarie deviazioni notturne non è materialmente possibile modificare i sistemi di esazione, i quali, sull'attuale rete interconnessa, si effettuano con gestione accentrata presso la direzione della società Autostrade per l'Italia S.p.A.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
nei giorni scorsi, alcuni organi di stampa (ad esempio il quotidiano La Stampa del 28 aprile 2004) hanno denunciato ciò che succede, in Iraq, nel carcere di Abu Ghraib, dove alcune detenute, eludendo la sorveglianza, sono riuscite a far conoscere all'opinione pubblica locale ed internazionale la drammatica condizione in cui sono costrette a vivere: stuprate in continuazione dai loro carcerieri, che sono poliziotti iracheni e uomini delle forze di occupazione americani, che dal momento dell'intervento militare gestiscono la prigione;
dai resoconti giornalistici, nel carcere sono rinchiusi 2.500 prigionieri, divisi in quattro sezioni, e circa 600 donne e la situazione che viene descritta è agghiacciante: donne incinte e molte che si impiccano per la vergogna;
sul quotidiano La Stampa del 28 aprile 2004, nel reportage dedicato all'argomento, si riportano le dichiarazioni di un testimone che, testualmente, afferma: «Una delle donne detenute viene da Baghdad ed era finita in carcere lo scorso gennaio: come funzionaria di banca, nel momento in cui i vecchi dinari con l'immagine di Saddam Hussein venivano cambiati con i nuovi, era riuscita a truffare diverse migliaia di dollari. C'era bisogno di una cauzione per farla tornare libera, la famiglia aveva messo assieme quindicimila dollari, avevano mandato me a discutere i tempi della scarcerazione. Quando l'ho incontrata nel parlatoio mi sono visto comparire di fronte uno spettro col pancione. Era incinta, singhiozzava, mi ha fatto capire in qualche modo che ogni notte ha dovuto subire violenza di secondini iracheni e soldati americani... Mi ha detto che non vuole uscire dal carcere, di non dire nulla ai familiari, se tornasse a Baghdad sarebbe schiacciata dalla vergogna»;
sempre nel suddetto reportage, l'agghiacciante racconto del testimone parla di «altre due detenute che si sono impiccate di recente nelle loro celle, e a quanto pare anch'esse erano in stato interessante; un'altra invece avrebbe partorito durante la detenzione. Il verticoso giro di indiscrezioni, che, come sabbia in un tornado continua ad avvolgersi intorno a questa orrenda storia, racconta che abbia dato alla luce un piccolo mulatto. Le posso anche dire con certezza assoluta che dopo quella nascita le autorità militari americane hanno avviato un'inchiesta interna, però l'indagine disciplinare si è conclusa senza colpevoli»;
il 29 aprile 2004, l'emittente televisiva statunitense CBS ha mandato in onda diverse fotografie, apparse, il giorno dopo, su tutti i quotidiani internazionali, accompagnati da editoriali e commenti fortemente critici, che hanno sconcertato l'opinione pubblica mondiale e che mostrano i maltrattamenti inflitti ai detenuti iracheni dalla polizia militare Usa, nello stesso luogo dove Saddam Hussein torturava i suoi prigionieri;
a parere delle interroganti, su questi episodi di maltrattamenti e torture non è sufficiente un'inchiesta interna dell'esercito Usa, è necessaria un'indagine indipendente come richiesto «Amnesty International», che, da tempo, ha raccolto numerose testimonianze sulle torture nel carcere di Abu Ghraib ed in altre prigioni e che già dallo scorso anno ha ripetutamente chiesto alle autorità della coalizione di consentire un'indagine estesa, imparziale e condotta da civili;
la prigione costruita da Saddam, ora gestita dalle forze di occupazione, è l'emblema
se, in qualità di Presidente del Consiglio di un Paese appartenente alle forze di coalizione, che partecipa tuttora alla guerra in Iraq, non ritenga opportuno attivarsi urgentemente presso chi di dovere al fine di fermare l'orrenda tragedia che si consuma nel carcere in oggetto, consentendo così alle organizzazioni umanitarie internazionali competenti di intervenire all'interno del carcere per portare i necessari ed indispensabili aiuti.
(4-09943)
Come noto, infatti, in base ad una consolidata prassi tesa innanzitutto a tutelare i diritti degli stessi detenuti, la Croce Rossa Internazionale aveva consegnato copia dei suddetti rapporti solo ai Governi statunitense e britannico, garantendone la riservatezza sino al momento in cui ampi estratti erano stati di recente pubblicati da alcuni organi di stampa americani.
Il documento della Croce Rossa Internazionale, ora di dominio pubblico, fa stato di una serie di visite ispettive effettuate dal marzo al novembre del 2003 dalla Croce Rossa Internazionale nel carcere di Abu Ghraib ed in altri centri di detenzione. La Croce Rossa Internazionale rileva nel rapporto una serie di violazioni al diritto internazionale umanitario, che vanno da episodi di violenza nei confronti di prigionieri al momento della cattura, alla mancata notifica dell'arresto di prigionieri ai loro familiari, dalla coercizione fisica e psicologica durante gli interrogatori, ad un utilizzo eccessivo e sproporzionato della forza nei confronti dei prigionieri.
Come espressamente indicato nel rapporto della Croce Rossa Internazionale, tali comportamenti sono in palese contrasto alle norme della III e IV Convenzione di Ginevra del 1949, rispettivamente sul trattamento dei prigionieri di Guerra e sulla protezione dei civili in tempo di guerra. In particolare la IV Convenzione di Ginevra sul trattamento dei civili in tempo di guerra prevede espressamente all'articolo 27 che le donne siano oggetto di specifica protezione da parte degli Stati belligeranti contro violenze sessuali, prostituzione forzata ed ogni altra forma di attacco al proprio onore ed alla propria dignità. Ai sensi delle suddette Convenzioni lo Stato nella cui giurisdizione si sono verificati episodi o comportamenti riconducibili ad atti di tortura o maltrattamenti è obbligato ad avviare inchieste; accertare le responsabilità e punire i colpevoli. Il comportamento di uno Stato omissivo nell'ottemperare a tali obblighi si configura come una violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario.
I comportamenti di cui al rapporto della Croce Rossa sono in contrasto con le norme contenute nella Convenzione contro la Tortura ed altre punizioni o trattamenti crudeli, inumani e degradanti, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre del 1984 ed entrata in vigore nel giugno del 1987, la quale prevede il divieto assoluto per gli Stati di far ricorso o tollerare tali pratiche.
Nel senso di proibire ogni atto di tortura o altro trattamento inumano e degradante, dispone anche l'articolo 7 del Patto delle Nazioni Unite sui Diritti Civili e Politici. L'articolo 10 del Patto prevede inoltre che tutte le persone private della loro libertà personale siano trattate con umanità e rispetto della loro dignità di esseri umani. Si può peraltro aggiungere che un divieto assoluto della tortura sia ormai stato acquisito dal diritto internazionale consuetudinario e rappresenti, di conseguenza, un principio che vincola tutti i membri della comunità internazionale, indipendentemente dall'aver aderito o meno a determinati strumenti pattizi.
Sia da parte delle Autorità statunitensi che da parte di quelle britanniche, sono state avviate indagini volte ad accertare le responsabilità individuali in ordine ai comportamenti in contrasto con le disposizioni di cui sopra, e sono stati già adottati specifici provvedimenti sanzionatori finalizzati, da un lato ad evitare il protrarsi delle violazioni, e dall'altro a punire i relativi responsabili.
È bene sottolineare che il sistema giudiziario in Iraq ricade sotto la responsabilità del Ministero della giustizia iracheno, assistito (fino al 30 giugno) dalla CPA. La maggior parte dei tribunali vengono gestiti da personale iracheno, così come molte istituzioni carcerarie.
All'interno di questo quadro, particolare attenzione viene rivolta dalle competenti Autorità al trattamento riservato ai detenuti da parte del personale di polizia. Un'azione di sensibilizzazione in tal senso è stata intrapresa dal Ministero dell'interno che ha recentemente pubblicato un codice di condotta per la polizia irachena, che deve essere firmato da ogni poliziotto iracheno in servizio e che fissa alcuni standard di comportamento che non possono essere violati, a pena di severe misure disciplinari.
Va segnalato in questo contesto che recentemente il Ministero iracheno dell'interno ha portato a termine un'indagine relativa a delle denunce di torture ed abusi sessuali ai danni di detenute irachene. L'indagine, condotta dal Capo della polizia di Baghdad, ha per ora rilevato la fondatezza delle denunce ed ha portato all'espulsione immediata dalla polizia di 5 poliziotti iracheni, che inoltre dovranno rispondere del loro comportamento di fronte alla giustizia irachena, che ha istituito un'ulteriore inchiesta relativa a questi fatti.
Si segnala, infine, che anche il Governo italiano si è immediatamente attivato di fronte alle notizie riguardanti abusi e torture a danni di detenuti iracheni nelle prigioni di Abu Ghraib Inoltre, durante gli incontri avuti dal Presidente del Consiglio con il Presidente americano, e durante la visita dell'On. ministro, a Washington in occasione dell'ultima riunione dei Ministri degli esteri del G8, è stata espressa l'aspettativa del Governo italiano a che piena luce venga fatta su questi ignobili episodi e a che i responsabili di tali azioni vengano prontamente e severamente puniti. L'efficace azione condotta dal Governo italiano a livello europeo ha consentito, inoltre, di ottenere una forte condanna di tali episodi il Consiglio Europeo di maggio, nel quale si è espresso orrore per qualsiasi abuso o umiliazione compiuto su prigionieri iracheni.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.
sono state presentate circa 700.000 domande di regolarizzazione per i lavoratori extracomunitari sprovvisti di regolare permesso di soggiorno ai sensi della legge Bassi-Fini, di cui circa 85.000 a Milano;
l'istruttoria delle domande procede molto lentamente e con questa velocità ci vorranno più di 5 anni per smaltire tutte le richieste;
la mancata risposta alla domanda di sanatoria determina una condizione di precarietà e di insicurezza nelle famiglie interessate;
non si ha notizia di provvedimenti volti ad accelerare le procedure ed aumentare le risorse impegnate nelle attività istruttorie;
il Governo ha sempre annunciato il proposito di ridurre gli adempimenti burocratici per i cittadini, mentre nel caso in specie, è stata prodotta la più grande quantità di scartoffie burocratiche degli ultimi anni;
risulta particolarmente grave la lentezza delle istruttorie proprio nella città di Milano nonostante il grande impegno profuso dal personale e dai dirigenti della questura e delle istituzioni interessate -:
se non ritenga quanto mai necessario predisporre un piano straordinario per accelerare
se non ritenga opportuno, ai sensi, della legge n. 241 del 1990 sulla trasparenza informare i cittadini interessati e l'opinione pubblica, circa i tempi di espletamento delle domande.
(4-05244)
Il 31 dicembre 2003, infatti, perfettamente in linea con le previsioni governative, si è definitivamente conclusa l'operazione, avviata nel mese di novembre del 2002, di emersione e regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari irregolari presenti nel nostro paese prevista sia dalla citata legge n. 189 del 2002 che dalla legge n. 222 del 2002, di conversione del decreto legge n. 195 dello stesso anno.
Si è trattato di un'operazione che non ha precedenti in Europa per dimensione, complessità degli adempimenti e tempi di realizzazione.
Va sottolineato che la regolarizzazione è la premessa indispensabile all'inserimento di quanti vengono in Italia per lavorare pacificamente nel rispetto delle nostre leggi e dei nostri valori, ed è anche un'efficace forma di prevenzione nei confronti di quel fanatismo religioso, che alligna, soprattutto, nell'emarginazione sociale e nell'isolamento culturale.
La consistente quantità di domande di regolarizzazione presentate e le iniziali difficoltà tecniche incontrate, sono state superate anche grazie alla efficiente organizzazione messa a punto dalle Amministrazioni interessate alla realizzazione di tale progetto.
A tal proposito si ricorda che con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3262 del 31 gennaio 2003 è stata resa possibile l'assunzione di complessive 1250 unità di lavoratori temporanei, di cui 900 inseriti nell'organico del ministero dell'interno e distribuiti fra prefetture e questure, mentre 350 unità, destinate al ministero del lavoro e delle politiche sociali, sono state collocate presso gli sportelli ove era presente tale ministero.
Inoltre, essendo stato previsto un contributo previdenziale di 290 euro per la regolarizzazione delle cosiddette «badanti» e di 700 euro per i lavoratori subordinati, l'operazione di regolarizzazione ha permesso di far affluire nelle casse dello Stato ben 353 milioni di euro, pari a 683,5 miliardi di vecchie lire.
Gli sportelli polifunzionali delle prefetture, nati dalla collaborazione tra aziende private (Poste italiane) e amministrazioni pubbliche (ministero dell'interno, ministero del lavoro e delle politiche sociali, agenzie delle entrate, Inps e Inail), sono stati un potente moltiplicatore di efficienza e rapidità del processo.
Si sottolinea, inoltre, che dell'intero progetto di regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari e delle sue singole fasi di attuazione è stata data ampia informazione da parte del ministero dell'interno attraverso l'emissione di numerosi comunicati, con la costante attività svolta dai citati sportelli polifunzionali, nonché attraverso il sito internet dello stesso ministero, perfettamente in linea con i princìpi di trasparenza amministrativa richiamati dall'interrogante.
In particolare, a Milano, sul sito internet della prefettura è stato attivato un sistema di informazione on-line, con il quale, attraverso l'inserimento del numero della assicurata postale, era possibile conoscere lo stato di avanzamento dell'istruttoria della singola istanza fino alla data di convocazione presso lo sportello polifunzionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
i cittadini di Acerra stanno vivendo un momento difficile. Non si sentono più
sono aumentati considerevolmente scippi, rapine e furti: in particolare, ai danni di persone anziane, che non sono in grado di difendersi;
si stanno verificando con maggiore frequenza casi di sparatorie o aggressioni nelle strade cittadine, anche nel centro della città, in cui sono coinvolti spesso immigrati extracomunitari; ciò, si aggiunge alle azioni criminali di varia natura dovute a organizzazioni camorristiche locali;
sono aumentati in questi ultimi mesi furti in appartamenti, durante la notte intere zone di Acerra sono state «setacciate» da malviventi organizzati in bande specializzate -:
quale valutazione si dia di una simile preoccupante situazione;
come si intenda affrontare il problema di un potenziamento delle forze dell'ordine ad Acerra e di un maggiore controllo del territorio smentendo le voci che mettono in discussione la stessa esistenza del commissariato di polizia;
se non si ritenga che sia il commissariato di polizia che le caserme dei carabinieri siano ubicate in zone estremamente periferiche della città, difficilmente raggiungibili dai cittadini.
(4-09013)
Alle ordinarie attività di prevenzione e contrasto, si è affiancato il piano straordinario di controllo del territorio, denominato «Alto Impatto», avviato nel maggio del 2003 nella provincia di Napoli: con una risoluzione unitaria, primo firmatario l'On. Cennamo, peraltro cofirmatario della interrogazione cui si risponde, la Camera dei deputati ne ha votato la prosecuzione «sino a quando le circostanze la rendano utile».
A testimonianza dell'imponente attività di prevenzione e contrasto della criminalità in atto, si evidenzia che, nell'ambito dei servizi programmati con la citata operazione, dal 1o gennaio 2003 al 24 marzo 2004, su richiesta del Questore di Napoli, sono stati impiegati, anche nel Comune di Acerra, contingenti dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato.
Nel periodo in questione, i suddetti Reparti hanno assicurato nel territorio di Acerra una presenza per 78 giorni, con l'impiego di 335 equipaggi (con una media giornaliera di 4/5 equipaggi) e di 1053 unità.
Questi servizi hanno consentito di controllare 3.644 persone e 2.429 veicoli (di cui 4 di provenienza furtiva); sono state denunciate 14 persone e sono state effettuate 16 perquisizioni (domiciliari e personali).
Il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Acerra, nella cui competenza rientrano altri 5 comuni, e la locale Stazione dell'Arma dei Carabinieri assicurano gli ordinari servizi di controllo del territorio. Questa, a sua volta, integra il personale impiegato con unità provenienti dalla Compagnia d'intervento Operativo del X Battaglione Carabinieri «Campania» posto a disposizione dal Comando Provinciale di Napoli.
Sono stati attivati servizi congiunti delle Forze dell'ordine e della locale Polizia municipale, al fine di conoscere le zone maggiormente a rischio e le ore nelle quali si intensificano gli episodi di criminalità.
Venendo ora alla richiesta di potenziamento degli organici degli attuali presidi delle forze dell'ordine, faccio presente che l'organico del locale Commissariato di Pubblica Sicurezza è attualmente composto da 59 unità rispetto alle 67 previste e che la Stazione dei Carabinieri dispone di una forza effettiva di 15 unità, superiore di 2 alla dotazione organica prevista.
In sede di redistribuzione di personale nell'ambito degli uffici dipendenti dalla Questura di Napoli, si potrà procedere all'assegnazione di parte degli ulteriori 60 appartenenti al ruolo degli Assistenti ed
Si fa presente, inoltre, che è in corso di valutazione l'ipotesi di estendere il servizio del «poliziotto e carabiniere di quartiere» anche nei Comuni non capoluoghi di provincia con popolazione superiore a 30.000 abitanti, tra i quali rientra Acerra.
Quanto, infine, al richiesto spostamento in una zona più centrale degli attuali presidi delle forze dell'ordine, si fa presente che, nella riunione di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 24 marzo scorso, il Sindaco di Acerra ha prospettato la possibilità di adibire lo stabile attualmente utilizzato dall'ufficio del Giudice di Pace, sito nel centro del Comune, quale sede del Commissariato di Pubblica Sicurezza.
In ordine a tale ipotesi, valutata positivamente dal Questore di Napoli, sono state intraprese le prime iniziative volte a verificarne la fattibilità.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
dal servizio giornalistico Una nave rosso veleno pubblicata, il 10 giugno 2004, dal settimanale L'Espresso, parrebbero emergere novità di assoluto rilievo riguardanti l'inchiesta ancora aperta dalla procura di Paola per il caso dello spiaggiamento, avvenuto il 14 dicembre 1990 in località Formiciche (comune di Amantea in provincia di Cosenza), della motonave Rosso, appartenente alla compagnia di navigazione Ignazio Messina;
dall'inchiesta giornalistica emerge, tra i punti più rilevanti, che: sia il titolare della ditta che si occupò della demolizione della Motonave Rosso, Nunziante Cannevale, che un sommozzatore incaricato dal Registro Navale Italiano hanno dichiarano di non aver rinvenuto alcuna falla nella fiancata della nave spiaggiata. Una ulteriore riprova viene fornita anche dalle riprese contenute in una videocassetta amatoriale, realizzata a Formiciche nei giorni dopo lo spiaggiamento e acquisita agli atti dalla Procura di Paola;
lo stesso Cannevale riferisce ai carabinieri che le ditte intervenute prima della demolizione incomprensibilmente abbiano aperto in una fase successiva, dopo lo spiaggiamento della Rosso, uno squarcio enorme sulla fiancata sinistra non visibile da terra e questi rilevano che tale apertura è servita «per fare uscire dalla stiva qualcosa di importante e voluminoso»;
nel 1991 venne chiamata dalla Compagnia Ignazio Messina la società olandese Smit Tak «società specializzata in bonifiche a seguito di incidenti radioattivi, che secondo quanto attestato dal procuratore capo di Reggio Calabria, Franco Scuderi davanti alla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti. La Società rinunciò dopo 17 giorni all'incarico;
sembrerebbero esistere testimonianze rese alla Procura di Paola che attesterebbero l'interramento illegale dei rifiuti provenienti dalla Rosso in almeno due diverse località (località Grassullo, comune di Amantea, provincia di Cosenza e in località Foresta, comune di Serra D'Aiello, provincia di Cosenza);
Giuseppe Bellantone, comandante in seconda della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, intervenuta sul posto insieme ai carabinieri, ha testimoniato che già il 15 dicembre 1990, ad un giorno dallo spiaggiamento, a bordo del relitto della Rosso si sarebbero presentati «agenti dei servizi segreti» e che rinvenne sulla plancia della motonave documenti che a suo dire, come riporta il settimanale L'Espresso: «richiamavano la natura della radioattività ed erano introdotti dalla sigla ODM» ossia Oceanic Disposal Management Inc., società (ancora attiva) creata da Giorgio Comerio, che pretendeva di mettere in opera su scala mondiale operazioni di seppellimento
tra le carte rinvenute sulla plancia della Rosso, secondo quanto attestato dal procuratore capo di Reggio Calabria Scuderi, c'era pure una mappa marittima con evidenziate una serie di siti. La stessa documentazione, mappa compresa (pubblicata sempre sulle pagine de L'Espresso), viene ereditata dalla magistratura di Paola. La mappa riporta una lunga lista di nomi di navi affondate nel Mediterraneo;
il ruolo di Giorgio Comerio negli affari legati alla vicenda delle «navi a perdere» viene confermato dal procuratore Capo di Reggio Calabria e dagli atti della Commissione monocamerale d'inchiesta sui rifiuti del 1996 e, come riportato nell'inchiesta giornalistica de L'Espresso, e nella Relazione della Commissione bicamerale del 25 ottobre 2000 in cui lo stesso viene indicato come «il faccendiere italiano al centro di una serie di vicende legate alla Somalia»;
Renato Pent, definito dagli inquirenti, come riportato da L'Espresso, «noto trafficante di rifiuti tossico-nocivi» ha parlato di accordi tra Comerio e alcuni Governi esteri;
secondo la testimonianza resa ai carabinieri nel 1995 da Maria Luigia Giuseppina Nitti, Giorgio Comerio «... verso la fine del nostro rapporto mi esternò di appartenere ai servizi segreti...», «nonché di vendere armi a vari Governi esteri e di avere contatti con ambienti mafiosi»;
a proposito dei legami tra Comerio e La Società di navigazione Ignazio Messina nel servizio del settimanale L'Espresso viene riportato che in una nota informativa i carabinieri scrivono: «La Società Ignazio Messina imbarca presso il porto di Napoli e presso altri porti del Sud merci pericolose e rifiuti radioattivi con destinazione sconosciuta»;
per quanto riguarda la questione riferita ai rifiuti radioattivi, emerge, sempre dall'inchiesta de L'Espresso, il ruolo assunto da Giorgio Comerio;
a proposito delle connessioni tra i traffici denunciati, nel servizio giornalistico, e la vicenda di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, come riportato da L'Espresso emerge che: «...Un lavoro investigativo con al centro l'affondamento di una serie di navi avvenuto nei mari Tirreno e Jonio, ma che al suo interno racchiude molteplici ragioni d'allarme. Il sospetto degli inquirenti è che a bordo di quelle navi ci fossero rifiuti tossici e radioattivi, e che attorno a questa vicenda, legata a nazioni europee e non, si sia mossa una rete impressionante di faccendieri, trafficanti d'armi e agenti dei servizi segreti, uomini di governo e mafiosi. Tutti connessi da affari che in alcuni passaggi si incrociano con la Somalia e gli eventi che il 20 marzo 1994 sono costati la vita alla giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e all'operatore Miran Hrovatin...»;
viene riportato nel prosieguo del testo dell'indagine giornalistica de L'Espresso uno stralcio della relazione conclusiva dell'11 marzo 1996 della Commissione monocamerale d'inchiesta sui rifiuti in cui proprio in relazione al ruolo di Comerio e al «suo progetto ODM» la Commissione segnala, come riportato «... l'esistenza, documentalmente provata di intense attività di intermediazione poste in essere tra i titolari di queste presunte attività di smaltimento in mare di rifiuti radioattivi e la Somalia» sottolineando le coincidenze con il caso Alpi/Hrovatin...;
molte delle vicende riportate da L'Espresso sono state oggetto di dossier elaborati dalle associazioni ambientaliste Greenpeace Internazionale, Legambiente Onlus e WWF Italia Onlus, consegnati a suo tempo alle Commissioni parlamentari e alle altre istituzioni competenti, relativi alle implicazioni nazionali e internazionali del traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi e al coinvolgimento in queste attività della criminalità organizzata -:
se vogliano garantire le risorse economiche affinché la procura di Paola
quali siano le informazioni in possesso del Governo sull'esistenza e l'attività di una rete internazionale per il traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi via mare, che sembra avere interessi consolidati, che coinvolgono molti gruppi imprenditoriali e basi operative nel nostro Paese nonché sul ruolo della criminalità organizzata nella gestione del traffico illecito via mare di rifiuti radioattivi e pericolosi in ambito nazionale ed internazionale e di come questo si intrecci con il traffico di armi;
se risponda al vero che Giorgio Comerio sarebbe in qualche modo collegato ai servizi segreti;
se risulti, come riferito da testimoni, che personale dei servizi avrebbe svolto indagini il 15 dicembre 1990 sul relitto spiaggiato della Motonave Rosso;
se il Governo disponga di informazioni circa eventuali nessi tra gli scenari descritti nel servizio giornalistico de L'Espresso e negli atti della Commissione parlamentare sulla gestione del ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse e le indagini riguardanti la vicenda Alpi/Hrovatin.
(4-10257)
La motonave, con a bordo 16 membri di equipaggio, stava trasportando un carico di 9 containers contenenti, secondo quanto dichiarato dal comandante e dal primo ufficiale di coperta, 23.325 tonnellate di Nylon, 75.465 tonnellate di tabacco e 70 tonnellate di prodotti per bevande.
A seguito dell'incidente, l'armatore della nave ha adottato tutte le misure necessarie per prevenire eventuali danni all'ambiente marino, data la presenza a bordo di carburante e lubrificante, il cui quantitativo è stato determinato a seguito di un sopralluogo fatto eseguire dal registro italiano navale.
Il relitto è stato immediatamente circoscritto con panne galleggianti fornite dal rimorchiatore Corona, dislocato nel porto di Vibo Valentia.
Le operazioni di rimozione del combustibile, ad eccezione dei residui oleosi presenti nella stiva numero 2, sono iniziate il 22 dicembre 1990 e sono state affidate alla società «Siciliana Off Shore» srl ed alla «Calabria di Navigazione» s.r.l. Il lavoro è stato completato l'8 gennaio 1991.
In data 17 gennaio 1992, la proprietà del relitto è passata, dalla società Ignazio Messina e C., alla società «MO.SMO.DE» di Crotone che ha richiesto, alla capitaneria di porto di Vibo Valentia, l'autorizzazione alla demolizione della motonave ed alla bonifica dell'arenile.
Sugli accertamenti effettuati, si informa che la predetta capitaneria di porto di Vibo Valentia ha avviato una inchiesta da cui è emerso che l'arenamento della nave è stato causato dallo sbandamento di quest'ultima, per una infiltrazione d'acqua nella stiva poppiera e dal successivo blocco dei motori.
I vigili del fuoco di Catanzaro hanno, altresì, effettuato accertamenti, utilizzando specifiche apparecchiature per la misurazione della radioattività e non si è registrata alcuna contaminazione a livello del suolo.
Nel mese di giugno 2003 la procura della Repubblica di Lamezia Terme ha trasmesso, alla procura della Repubblica di Paola, gli atti relativi allo spiaggiamento della motonave «Rosso».
Nel corso delle indagini, volte a verificare la fondatezza di un presunto traffico di rifiuti tossici, è stato evidenziato un ulteriore scavo nella zona di Serra d'Aiello, comune limitrofo ad Amantea, da parte delle maestranze della nave.
Questa notizia ha assunto un particolare interesse poiché era stato già autorizzato l'interramento, nella discarica comunale di Grassullo dell'agro Amantea, del carico ufficiale di bordo.
Presso la Procura di Paola le indagini sono ancora in corso in quanto, anche sulla base di riprese videoamatoriali, acquisite dallo stesso ufficio, risulta che al momento dell'incidente la nave «galleggiava» e, solo in una fase successiva, presentava un'apertura sulla fiancata.
La vicenda, peraltro, è stata oggetto di due procedimenti penali, uno presso la pretura e, l'altro, presso il tribunale di Reggio Calabria, quest'ultimo conclusosi con decreto di archiviazione emesso dal Gip su conforme richiesta del pubblico ministero in data 14 novembre 2000.
Per quanto riguarda l'esistenza e l'attività di una rete internazionale per il traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi via mare, si precisa che la commissione monocamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, istituita nella precedente legislatura, si è già occupata di questi traffici.
Evidenti segnali di allarme si sono colti in alcune vicende giudiziarie da cui è emersa una chiara sovrapposizione tra queste attività illegali ed il traffico di armi.
In particolare l'inchiesta condotta dalla procura di Lecce ha individuato il cosiddetto «Progetto Urano», finalizzato all'illecito smaltimento, in alcune aree del Sahara, di rifiuti industriali tossico-nocivi e radioattivi provenienti dai Paesi Europei.
Numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto traffico di soggetti istituzionali di governi europei ed extraeuropei, nonché di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati, tra cui il noto Giorgio Comerio, faccendiere italiano al centro di una serie di vicende legate alla Somalia ed all'illecita gestione degli aiuti della direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo.
Le indagini avviate dalla magistratura calabrese nel 1994 su alcuni affondamenti sospetti nel Mediterraneo e, in particolare, lungo le coste calabresi e ioniche, hanno evidenziato un ruolo chiave del faccendiere Giorgio Comerio, in contatto con noti trafficanti di armi e coinvolto anche nella fabbricazione di telemine destinate a Paesi come l'Argentina.
Da una attenta analisi dei documenti è emerso un imponente progetto per lo smaltimento in mare dei rifiuti radioattivi con la scelta dei vari siti che, nel pianeta ed anche nel mare Mediterraneo, avrebbero raccolto i pericolosi rifiuti. In particolare, il Comerio, peraltro noto trafficante di armi, aveva in animo di modificare una nave RO-RO (le stesse navi utilizzate per affondare le scorie radioattive), precisamente la Jolly Rosso, per la costruzione di particolari ordigni (le telemine) o per l'alloggiamento e lancio dei penetratori. Successivamente il LLOYD di Londra appurava che la Jolly Rosso si era spiaggiata nel dicembre del 1990 a largo di Capo Suvero, nel territorio di Lamezia Terme e rottamata.
Dai registri dei Lloyds si rileva, infatti, che numerose sono le navi affondate in modo sospetto nel Mediterraneo. Tra queste assumono particolare rilievo, oltre alla «Rigel», la motonave ASO, affondata il 16 maggio 1979 al largo di Locri, carica di 900 tonnellate di solfato ammonico, la motonave Mikigan, carica di granulato di marmo, affondata il 31 ottobre 1986 nel mar Tirreno.
Fortemente sospetto è anche l'affondamento della «Four Star I», battente bandiera dello Sri Lanka, con carichi vari, affondata il 9 dicembre 1988 in un punto neppure noto dello Ionio meridionale, durante il viaggio da Barcellona ad Antalya (Turchia).
Per quanto riguarda la motonave «Rosso» (ex Jolly Rosso - famosa per essere la «nave dei veleni»), risulta che doveva essere adattata alla costruzione delle «telemine», o alla collocazione ed al lancio dei «penetratori» contenenti i rifiuti delle centrali nucleari di tutti i paesi europei con i quali, lo stesso Comerio, ha trattato e concluso contratti di smaltimento.
Dalle indagini eseguite dalla capitaneria di porto di Vibo Valentia sulle cause dello «spiaggiamento» della nave, o meglio dal suo «non riuscito» affondamento, risulta una similitudine con le modalità che hanno visto come protagonisti gli equipaggi e i comandanti delle motonavi già menzionate.
La procura della Repubblica di Paola ha in corso, del resto, un procedimento penale relativo al presunto smaltimento di rifiuti pericolosi.
Nell'ambito di tale procedimento, nel gennaio 2004, la sezione inquinamento da sostanze radioattive del reparto operativo del comando carabinieri e tutela dell'ambiente, è stata delegata, dalla predetta procura, a svolgere indagini nelle zone interessate dall'incidente, con particolare riferimento a Grassullo nel comune di Amantea (Cosenza) e Foresta Aiello nel comune di Serra d'Aiello (Cosenza).
La procura ha chiesto l'effettuazione di misurazioni per un eventuale riscontro di radioattività, che non ha fatto registrare variazioni rilevanti rispetto al fondo naturale di radiazione dei luoghi. È stata individuata, invece, la presenza di fanghi di lavorazione industriale di minerale, abbandonati nell'area di demanio pubblico.
Si rappresenta, inoltre, che, a norma dell'articolo 4 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamenti in materia di spese di giustizia (decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 30 maggio 2002), le spese del processo che il magistrato ritiene di dover ordinare sono anticipate dall'erario; il pagamento è eseguito dal concessionario che utilizza «le entrate del bilancio dell'erario, di cui all'articolo 2, del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 237 e successive modificazioni, nonché quelle di cui al presente testo unico, trattenendo le somme pagate da quelle destinate all'erario a fronte delle riscossioni (articolo 173 T.U.), o dall'ufficio postale (articolo 174 T.U.).
L'amministrazione centrale ha provveduto ad accreditare, ai funzionari delegati, i fondi del relativo capitolo di bilancio al fine di rimborsare all'ente poste ed ai concessionari per la riscossione quanto da loro anticipato per le medesime spese (articolo 183 T.U.)
Ne consegue che l'effettuazione di particolari indagini da parte della Procura non richiede, un apposito stanziamento da parte del ministero della giustizia, essendo le poste e i concessionari tenuti per legge ad anticipare le spese che il magistrato ha ritenuto indispensabili per l'accertamento dei reati oggetto di indagine.
Va, inoltre, segnalato che non risultano notizie che collegano la motonave Rosso ed il Comerio con la vicenda degli omicidi Hrovatin e Alpi. Quest'ultima compare, invece, nel procedimento archiviato nel 1997 nel quale il Comerio, agendo per conto della ODM (la già citata holding internazionale per l'inabissamento in mare di rifiuti tossico-nocivi), avrebbe avuto contatti con le autorità del Gambia e della Sierra Leone, con l'apparente obiettivo di realizzare sistemi per lo stoccaggio e lo smaltimento di scorie radioattive.
Si fa, infine, presente che, sulla base di quanto rappresentato dal SISDE, non sono emersi elementi riguardanti presunte indagini, svolte il 15 dicembre 1990, sul relitto spiaggiato della motonave Rosso.
È stato, altresì, segnalato che Giorgio Comerio non è mai stato dipendente del SISDE, né risultano collegamenti dello stesso con il suddetto organismo.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
la Repubblica Bolivariana del Venezuela si è dotata nel 1999 di una Costituzione liberamente accettata dal Parlamento e dal popolo venezuelano;
tale Costituzione prevede la possibilità che il popolo esprima dopo due anni e mezzo dall'elezione del Presidente, attraverso un referendum popolare, la propria volontà di mantenere la fiducia al Presidente eletto, ovverosia di sfiduciarlo;
da lungo tempo una coalizione di partiti legittimi venezuelani sostiene che in loco sia venuta a mancare, con l'elezione a presidente del Colonnello Chavez, i fondamenti minimi di uno stato di diritto, sempre più, a detta delle opposizioni, mortificato dal concreto agire del Presidente;
la comunità italiana in Venezuela condivide fortemente la denuncia dei partiti d'opposizione di cui sopra;
già nel febbraio 2003 furono raccolte firme per lo svolgimento del referendum,
il tempo a disposizione per la raccolta firme è stato fissato in soli quattro giorni (28 novembre-1 dicembre 2003);
il numero delle firme necessario ammonta a due milioni;
nei giorni scorsi il presidente Chavez aveva pubblicamente minacciato la schedatura di tutti coloro che avessero firmato la richiesta di referendum;
voci ricorrenti parlano di «movimenti» all'interno dei circoli bolivariani, già altre volte utilizzati per manifestazioni di massa in favore del presidente Chavez;
lo stesso presidente Chavez mette le mani avanti parlando di presunte trame per rovesciare il suo Governo;
funzionari dell'ONU, dell'organizzazione degli stati americani e del Centro Carter di Atlanta, hanno annunciato l'invio di osservatori per il periodo della raccolta delle firme -:
se risulti al Governo che siano state lanciate pubblicamente, minacce nei confronti di chi volesse aderire alla raccolta firme per il referendum, e in caso affermativo, quali iniziative il Governo italiano intenda adottare;
quali iniziative il Governo intenda adottare affinché possa essere possibile in Venezuela l'effettiva possibilità di esercizio delle libertà democratiche durante la raccolta delle firme suddette.
(4-08155)
Nei giorni dedicati alla raccolta delle firme per l'indizione del referendum per la revoca del mandato presidenziale, da venerdì 28 novembre a lunedì 1o dicembre 2003, l'Ambasciata si è mantenuta in diretto contatto con il Consiglio Nazionale Elettorale, organo ufficiale incaricato di organizzare e controllare la regolarità dei processi elettorali.
La sostanziale regolarità della raccolta delle firme è stata attestata da tutti i cinquantadue osservatori internazionali ufficiali accreditati presso le Autorità venezuelane. L'unico italiano fra loro, il Senatore di Rifondazione Comunista Luigi Marino (invitato dal partito di maggioranza Movimento Quinta Repubblica-MVR), ha operato in continuo raccordo con l'Ambasciata ed ha asserito di avere assistito ad un processo regolare.
L'Ambasciata ha altresì svolto una opera informale di osservazione, e ha constatato come tutto si sia svolto in condizioni di normalità.
Il suggello sulla correttezza dell'operazione è giunto dal Segretario Generale dell'OSA.
Il Consiglio Nazionale Elettorale ha dichiarato raggiunto il numero di firme per il referendum richiesto dall'opposizione per la revoca del Presidente Chavez, dopo la procedura di verifica di oltre un milione di firme ritenute di dubbia autenticità (fra il 27 e il 30 maggio).
La celebrazione dei referendum, è stata fissata per il 15 agosto 2004 e costituisce un momento essenziale per lo sviluppo democratico del Paese, al quale l'Italia è legata da forti vincoli, rappresentati dalla numerosa e qualificata comunità italiana e di origine italiana che risiede in Venezuela.
Anche nel quadro dell'azione svolta dall'UE, l'Italia si adopererà per favorire un esito pacifico, costituzionale, democratico ed elettorale alla grave crisi che ha investito il Venezuela, in sintonia con la Risoluzione 833 dell'Organizzazione per gli Stati Americani. La Commissione UE sta inoltre predisponendo una missione di osservazione in occasione del referendum.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
l'ospedale Mauriziano di Torino, secondo per importanza nella città, sta attraversando un periodo di grave crisi economico-finanziaria a fronte di un deficit di bilancio di oltre 370 milioni di euro;
le responsabilità di tale grave sbilancio economico sono da attribuire da una parte ai mancati pagamenti da parte della regione Piemonte di oltre 150 milioni di euro per prestazioni sanitarie effettuate, dall'altra alla pessima amministrazione da parte del management dell'ospedale;
i commissari inviati dal Governo per risanare l'ente hanno presentato un piano industriale di risanamento che prevede la immediata vendita del patrimonio dell'ordine Mauriziano, la esternalizzazione, attraverso la costituzione di una società mista, di oltre duecento lavoratori dell'ente e la chiusura di numerosi servizi sanitari erogati alla collettività dall'ospedale;
la scelta di ricorrere ad un piano industriale di risanamento appare poco consona in un contesto aziendale nel quale si opera la funzione sanitaria e si persegue la salute del cittadino, bene quest'ultimo difficilmente misurabile in termini esclusivamente finanziari -:
se non ritengano urgente un intervento diretto del Governo che, attraverso l'adozione di iniziative normative preveda un'immediato stanziamento di risorse finanziarie finalizzate al risanamento del debito dell'ordine Mauriziano onde scongiurare la drastica riduzione dei servizi sanitari che nel Piemonte registrano già oggi interminabili liste di attesa per i cittadini, e salvaguardare il futuro occupazionale di centinaia di lavoratori.
(4-08223)
L'Ente sta attraversando un periodo di crisi economico-finanziaria; il bilancio di esercizio, al 31 dicembre 2002, è stato chiuso con un disavanzo di oltre ottanta milioni di euro, con debiti per oltre trecentocinquanta milioni di euro.
L'Ordine Mauriziano, inoltre, non risulta essere creditore nei confronti della regione Piemonte per l'attività assistenziale svolta.
Gli interventi per il risanamento, disciplinati dalle deliberazioni commissariali n. 585 del 23 settembre 2003 (Linee guida per l'alienazione degli immobili appartenenti al patrimonio disponibile) e n. 610 del 7 ottobre 2003 (Piano industriale e piano economico triennale per il risanamento), prevedono la vendita dell'intero patrimonio disponibile dell'Ente, per un valore stimato di circa duecentoquaranta milioni di euro, allo scopo di liquidare i debiti insoluti con il ricavato delle alienazioni.
Questi provvedimenti, allo stato attuale, non comportano alcuna «esternalizzazione» dei lavoratori dell'Ente, né la costituzione di società miste; le possibilità d'impiego dei dipendenti, in eccedenza rispetto alle previsioni della nuova pianta organica, saranno oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali, conformemente agli accordi già siglati con le stesse.
Non sono previste, inoltre, chiusure di reparti e servizi sanitari, ed è stata garantita la continuità delle prestazioni sanitarie già erogate dall'Ente; di quest'ultime, alcune dovranno svolgersi in regime di convenzione con altre aziende sanitarie regionali.
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.
il 18 maggio 2004 si è concluso il Consiglio Competitività (Mercato Interno) dell'UE, adottando una Posizione Comune
il Parlamento europeo nella sua prima lettura della proposta di Direttiva ha adottato un testo che prevede la brevettabilità del software soltanto in associazione ad un inedito processo fisico o meccanico, ponendo così chiari limiti alla brevettabilità del software;
nella notte del 17 maggio la posizione del Governo italiano muta sensibilmente;
la mattina seguente i ministri italiani modificano la loro posizione contraria alla proposta della Presidenza astenendosi -:
per quale motivo il Governo italiano ha mutato nottetempo posizione, se ciò sia avvenuto a seguito di pressioni e, in caso affermativo, di quale natura;
per quale motivo il Governo italiano non ha condotto una opposizione che, se portata fino in fondo avrebbe potuto far naufragare il progetto che, come è noto, è sostenuto fortemente dalla grande industria straniera del settore;
per quale motivo non ha sostenuto il testo licenziato dal Parlamento europeo;
come intenda, inoltre, giustificare il Governo le diverse posizioni tra i ministri responsabili e se intenda attivarsi per trovare una posizione unica;
quali iniziative intenda prendere il Governo, dopo la seconda lettura del Parlamento europeo, per favorire l'occupazione e lo sviluppo delle piccole industrie del nostro Paese, quindi limitando la brevettabilità del software come richiesto dal Parlamento europeo.
(4-10164)
Come è noto, la materia è regolata dalla Convenzione di Monaco sul brevetto europeo (CBE) del 5 ottobre 1973 che espressamente esclude la brevettabilità dei «programmi di ordinatori». In particolare l'articolo 52, da un lato include i programmi per elaboratore fra i ritrovati non considerati come invenzioni e, dall'altro, tempera questa disposizione, precisando che la loro brevettabilità è esclusa solo quando siano rivendicati nel brevetto o domanda di brevetto «come tali». Questo articolo è stato recepito nel nostro ordinamento con decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 1979 n. 338 che, modificando l'articolo 12 del regio decreto 29 giugno 1939 n. 1127 relativo ai brevetti per invenzioni industriali, ha stabilito che non sono invenzioni brevettabili i programmi per elaboratore se il brevetto concerne «i programmi in quanto tali». Lo stesso articolo 12, inoltre, riprende quelli che sono i requisiti essenziali dell'invenzione industriale: la novità, l'originalità (attività inventiva) e l'industrialità. Questa disciplina risulta inadeguata rispetto alle attuali dinamiche produttive ed alla rapida evoluzione tecnologica soprattutto perché ha dato origine a prassi applicative disomogenee nei vari Stati membri (come avvenuto in particolare nel Regno unito e in Germania). A livello comunitario, al fine di addivenire ad un'armonizzazione della materia all'interno dell'Unione, è stato quindi ritenuto essenziale estendere anche alle invenzioni attuate tramite computer la tutela brevettuale, escludendo quei business methods che, pur applicati tramite computer, non rappresentano delle
Nella proposta di direttiva comunitaria, che è stata analizzata in numerose riunioni di coordinamento interministeriali allargate alle categorie interessate al fine di determinare una posizione nazionale univoca da sostenere al negoziato di Bruxelles, la Commissione Europea ha tentato di mediare tra esigenze contrapposte: da un lato, quelle dei titolari dei diritti (imprese innovative), e dall'altro, il complesso dei soggetti «beneficiari» in generale dell'innovazione e, quindi, fautori del freeware.
Il Governo italiano ha sostenuto a livello politico, sin dalla sessione consiliare del Consiglio Competitività del novembre 2002, che la necessaria applicazione anche al software dei principi generali della legislazione brevettuale avvenisse, comunque, nel rispetto dei rigorosi limiti definiti dai requisiti di brevettazione della novità, originalità e industrialità, da valutare con la massima attenzione. Durante lo svolgimento del negoziato tecnico, i delegati italiani hanno tenuto conto, tra l'altro, della Raccomandazione votata dal Senato ed accolta dal Governo nel dicembre 2000 per la progressiva adozione di sistemi operativi e di programmi liberi, sostanzialmente confermata da una indagine conoscitiva del 2003 sul software a codice sorgente aperto nella pubblica ammministrazione e della mia direttiva sull'open source, che dispone che le pubbliche amministrazioni acquisiscano programmi informatici sulla base di una valutazione comparativa tecnica ed economica tra le diverse soluzioni disponibili sul mercato, in rapporto alle proprie esigenze, e tenendo conto della possibilità di sviluppare programmi informatici specifici e dell'eventuale riuso degli stessi.
Al fine di evitare una logica di monopolio brevettuale che costituisse distorsione della concorrenza ed ostacolo all'utilizzo di programmi che sviluppano ulteriore tecnologia, la delegazione italiana ha evidenziato la necessità di esplicitare con chiarezza l'esclusione dalla brevettabilità dei codici sorgente, cioè il progetto, lo schema scritto in un linguaggio simile alla lingua naturale, e dei codici oggetto, cioè la traduzione del codice sorgente in linguaggio macchina-binario, comprensibile solo all'elaboratore ed eseguibile da esso.
Il 24 settembre 2003 il Parlamento europeo ha approvato, in prima lettura, la relazione di Arlen Mc Carthy con cui sono apportati numerosi emendamenti alla proposta originaria della Commissione Europea. Lo scopo degli emendamenti formulati, oltre ad evidenziare le preoccupazioni per le decisioni dell'Ufficio Europeo dei Brevetti (UEB) sul rilascio di brevetti software per innovazioni non costituenti un contributo tecnico, è stato quello di evitare una zona grigia di incertezza giuridica che comporterebbe una sostanziale prevalenza delle grandi imprese, comprese le multinazionali del settore, nel mercato del software rispetto agli sviluppatori indipendenti e alle PMI. In particolare, si prevede che le invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici, per essere brevettabili, devono essere suscettibili di un'applicazione industriale, presentare un carattere di novità e implicare un'attività inventiva; inoltre, anche per i brevetti software, ai fini della valutazione dell'attività inventiva, deve applicarsi l'approccio problema-soluzione, per cui se non viene riscontrato alcun problema tecnico, l'invenzione non può essere considerata soluzione tecnica brevettabile. Anche la semplice attuazione su di un elaboratore di un metodo non brevettabile non è di per sé sufficiente a giustificarne la brevettabilità (method of doing business). Si afferma che non costituisce una violazione brevettuale l'utilizzo di singoli elementi di un software in contesti che non comportano la realizzazione di un prodotto o un processo.
Durante i lavori nel Gruppo tecnico del Consiglio UE competente per la proprietà intellettuale, in vista della sessione consiliare del Consiglio Competitività del 17-18 maggio 2004, la delegazione italiana, sostenuta dal Belgio, ha proposto di inserire nell'articolato della direttiva il testo del considerando 7-bis «un programma per elaboratore in quanto tale, in particolare l'espressione di un programma per elaboratore in codice sorgente, in codice oggetto o in qualsiasi altra forma non può costituire un'invenzione brevettabile», proposta,
Occorre, infatti, contemperare le posizioni dei «sostenitori della brevettabilità», convinti che sia necessario garantire, tramite brevetti, idonei ritorni economici rispetto agli investimenti per la creazione di nuovi software, con quelle di coloro che ritengono che la brevettabilità, provocando un aumento dei prezzi per gli utenti finali, implichi un rallentamento dell'innovazione tecnologica.
Nel definire i contenuti della direttiva sulla brevettabilità, il Governo italiano intende quindi, porre l'attenzione sulla necessità di incentivare il processo di utilizzo di open source, che, come dimostra l'esperienza del nostro Paese, sta assumendo un valore rilevante per la sua crescente applicazione nella Pubblica amministrazione, nelle telecomunicazioni, nella scuola, nell'università e ricerca, oltre che nelle imprese.
L'astensione dell'Italia è comunque coerente con le considerazioni sopra esposte, in quanto esprime le forti perplessità sul testo in discussione che appare alquanto squilibrato a favore dei fautori del software proprietario, e si fa interprete delle aspettative dei non pochi sostenitori del freeware presenti nel Governo e nel Parlamento italiani.
Peraltro, un voto contrario non avrebbe comunque fermato l'iter di adozione della direttiva.
Il Consiglio di Competitività ha, infatti, raggiunto un accordo politico di posizione comune a maggioranza qualificata, nonostante il voto contrario della Spagna e l'astensione di Belgio, Austria e l'Italia che non avrebbero costituito una minoranza di blocco. Tale accordo è basato sul compromesso, presentato nel corso della riunione dalla presidenza irlandese che precisa la definizione delle invenzioni brevettabili, includendo le «sequenze» che danno un contributo tecnico ed escludendo, invece, i programmi per computer. Questa nuova formulazione ha permesso l'avvicinamento della Germania che inizialmente auspicava di attenersi ad una definizione di «contributi tecnici» più vicina a quella adottata dal Parlamento europeo. La Spagna ha ritenuto, viceversa, che sebbene il compromesso rappresenti un progresso nella direzione voluta dal Parlamento, esso non vada ancora abbastanza lontano. Pur sostenendo l'accordo politico, la Francia, da parte sua, ha presentato una dichiarazione volta a sottolineare che il testo, essendo ancora nella fase di prima lettura, dovrà essere precisato nelle prossime discussioni ed ha trovato su tale posizione il sostegno della Slovacchia e dell'Ungheria.
La Commissione Europea, accogliendo con favore la proposta di compromesso, promossa dalla Presidenza irlandese, che «ristabilisce l'equilibrio della proposta originale del febbraio 2002 fra gli interessi dei detentori di diritti e le altre parti», ha ribadito tuttavia la necessità di contemperare le posizioni del Consiglio e del Parlamento, in particolare riguardo alle deroghe introdotte per assicurare l'interoperabilità dei sistemi e per il trattamento di dati. La Commissione ha ribadito inoltre che la proposta di direttiva permetterà di «rendere dinamica l'innovazione assicurando a coloro i quali investono nello sviluppo di prodotti davvero nuovi che dipendono da una tecnologia attuata tramite computer la possibilità di ricevere una giusta remunerazione come quelli che sviluppano altri prodotti».
È, quindi, di tutta evidenza che, su queste problematiche, l'azione del Governo italiano, manifestatasi attraverso la posizione di astensione, è stata senza dubbio coerente, oltre che giustamente cauta; l'astensione, in sostanza, è stata la corretta conseguenza della condivisione da parte dei colleghi di Governo Marzano, Buttiglione e Moratti, delle perplessità che avevo manifestato loro nella nota del 13 maggio cui fa riferimento l'onorevole interrogante; perplessità, si badi bene, e non contrarietà
Il Ministro per l'innovazione e le tecnologie: Lucio Stanca.
risulta all'interrogante che l'istruttoria delle pratiche finalizzate all'ottenimento del decreto di adozione presso il Tribunale per i minori di Napoli non trovano soluzione prima dei due anni dall'atto della presentazione, il tutto per inspiegabili lungaggini sotto il profilo dell'iter procedimentale;
analoga, nonché più grave, circostanza si ripete sia per quelle coppie già riconosciute idonee ad adottare e per le quali sia già stato identificato il minore da affidare sia nei casi di quelle coppie, che a seguito dell'accoglienza negli anni dei minori stranieri, hanno creato le condizioni affettive ampiamente consolidate con il minore stesso e verificate dallo stesso ufficio giudiziario;
i minori adottabili sono ospitati per brevi periodi dalle famiglie che ne hanno richiesta l'adozione, e successivamente devono rientrare nel paese di origine, con gravissimo danno alla sfera psichica del minore e dei genitori che sono costretti a seguirne, con amarezza, da lontano le vicissitudini; per l'attività di cui innanzi non è prevista assistenza legale; gli adottandi hanno rapporto diretto con il Tribunale, restando in balia dello stesso non avendo quest'ultimo alcun termine finale per la stesura del provvedimento -:
quali provvedimenti il Ministero intenda adottare al fine di velocizzare i tempi di istruttoria delle pratiche di adozione presso il Tribunale per i minorenni di Napoli ed in particolare per far cessare il calvario delle famiglie e dei minori già ritenuti adottabili.
(4-08610)
I lamentati ritardi delle procedure finalizzate al decreto di idoneità all'adozione di minori stranieri istruite dal tribunale di Napoli, evidenziate nell'interrogazione, non corrispondono ai dati riferiti dal predetto Tribunale.
Invero, tenuto conto del gravoso carico di procedure assegnato a ciascun magistrato al quale sono state attribuite attività del ramo civile, emerge che decorrono circa sette/otto mesi per l'emissione del decreto di idoneità, ovvero di rigetto dell'istanza.
Si può arrivare ad un periodo più lungo, ma comunque non superiore all'anno dalla presentazione, allorquando i comuni di residenza dei coniugi aspiranti all'adozione non hanno nel territorio dei servizi locali e/o socio-sanitari ai quali far riferimento direttamente per esperire le opportune indagini nei confronti della coppia richiedente.
Con il rilascio del decreto di idoneità all'adozione termina la competenza del tribunale per i minorenni.
Per quanto riguarda invece l'iter procedurale adottivo, la competenza è invece attribuita, come sopra detto, alla Commissione
Infatti, la coppia in possesso del decreto di idoneità deve conferire incarico all'ente autorizzato entro l'anno dalla comunicazione e solo quando si è definita la procedura di adozione all'estero, la stessa, previa autorizzazione all'ingresso rilasciata dalla Commissione per le adozioni internazionali, può richiedere all'ufficio giudiziario la trascrizione del provvedimento straniero o, in altra ipotesi, l'affidamento preadottivo.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
si sono espletate nel mese di luglio 2002, presso l'istituto universitario di scienze motorie le procedure di valutazione comparativa riguardanti i settori scientifico-disciplinari M-EDF/01-metodi e didattiche delle attività motorie e M-EDF/02-metodi e didattiche delle attività sportive;
è opportuno sottolineare che i suddetti settori disciplinari si riferiscono a materie caratterizzanti, di cui non esistono ancora docenti universitari di ruolo;
si deve anche considerare che la legge 3 luglio 1998, n. 210, che stabilisce le norme per il reclutamento dei ricercatori e dei professori universitari di ruolo, prevede che le commissioni che debbono espletare le procedure comparative devono essere composte da professori inquadrati nel «settore scientifico-disciplinare oggetto del bando, ovvero, se necessario, in settori affini»;
in questo caso, trattandosi di una procedura comparativa riguardante un nuovo settore disciplinare, si è dovuto, purtroppo, ricorrere a professori universitari di settori, non si sa come e perché, ritenuti affini;
la cosa, ovviamente, ha generato una serie di incongruenze, che, oltre a falsare gravemente l'esito delle valutazioni, ha letteralmente vanificato l'indizione di procedure indispensabili per dare il connotato di specificità al corso di studi in scienze motorie, subordinandolo, di fatto, a un indirizzo culturale meramente fisiologico, meccanicistico e quindi riduttivo;
l'esito della procedura, infatti, ad avviso dell'interrogante mostra in materia fin troppo evidente l'incongruenza dei criteri di valutazione utilizzati e soprattutto l'impossibilità, da parte dei componenti la commissione, di poter valutare, con cognizione di causa nei curricula prodotti dai candidati, i requisiti indispensabili per svolgere le funzioni proprie del professore universitario con l'adeguata competenza;
se, ad esempio, si facesse riferimento all'attività didattica, va detto chiaramente che i criteri utilizzati dalla commissione, hanno consentito di attribuire l'idoneità all'insegnamento di discipline sportive nel massimo contesto culturale, quello universitario, appunto, a chi questo compito non lo conosce affatto, per non averlo mai svolto in nessuna delle Federazioni sportive riconosciute dal massimo ente sportivo italiano, il CONI;
il paradosso sarebbe ancor più eclatante se si considera che l'istituto universitario di scienze motorie ha, proprio recentemente, precisato la sua denominazione, definendosi università per lo sport ed il movimento;
il concetto di «affinità», cui si è dovuto far riferimento, può essere rispettato solo se esiste effettivamente affinità, ma in questo caso solo gli esperti della disciplina possono decidere in merito;
lo sport, così come l'educazione fisica, rappresentano contesti culturali complessi a carattere interdisciplinare, ma i saperi che ne costituiscono il corpus
l'espletamento delle procedure comparative riguardanti gli insegnamenti caratterizzanti la facoltà di scienze motorie era atteso da tempo dagli studiosi di educazione fisica e dello sport, perché avrebbe dovuto produrre i primi docenti universitari in materia di attività motorie educative e/o sportive. Questo, sulla carta, è avvenuto, però con risultati fuorvianti, se non addirittura opposti a quelli che le associazioni di categoria e gli esperti del settore si attendevano;
si è accentuato infatti, oltre il lecito, quel deleterio processo di «medicalizzazione» delle scienze motorie da molti paventato, in atto in quasi tutti i corsi di laurea derivanti dagli ISEF e, paradossalmente, sempre più evidente presso l'istituto universitario di scienze motorie, che avrebbe dovuto essere caratterizzato da una rigorosa autonomia culturale, lasciatagli peraltro in eredità dal glorioso ISEF statale;
non è da sottovalutare il fatto che, proprio per soddisfare le urgenti esigenze di specificità dei corsi di studi di scienze motorie, i numerosi disegni di legge proposti prima dell'approvazione del decreto legislativo n.178 del 1998, pur provenienti da diverse parti politiche, hanno sempre concordato nel voler «garantire il riconoscimento del vasto patrimonio scientifico acquisito dal personale docente dell'area cosiddetta tecnico-addestrativa, assimilando tale categoria, attraverso una procedura concorsuale idoneativa, ai professori associati»;
la situazione attuale, invece, è che, da una parte i dirigenti dell'istituto universitario di scienze motorie non riconoscono neppure lo status di incaricati universitari a questi docenti, escludendoli di conseguenza dal consiglio di facoltà, dall'altra a chi tra questi ha partecipato alle procedure di comparazione non è stata ritenuta sufficiente la carriera ultradecennale per poterli ritenere «idonei» a svolgere l'attività che per tanto tempo e con significativi risultati hanno invece svolto;
stando così le cose, risulta alquanto improbabile intravedere per il futuro, ed è questo il motivo fondamentale dell'interrogazione, una evoluzione del corso di studi in scienze motorie in grado di soddisfare i motivi che hanno indotto la trasformazione dell'ISEF in istituto universitario di scienze motorie;
si consideri inoltre che dopo tre anni di attività accademica non è stato ancora elaborato un piano di studi funzionale, né è possibile prevedere i tempi necessari a soddisfare questa operazione intralciata da presupposti alquanto discutibili. Infatti l'ordinamento didattico del corso di laurea appare sempre più destinato a soddisfare i desideri di quei docenti che hanno colto al volo le opportunità di fare carriera prospettate dalla quarta università di Roma piuttosto che rispettarne le specificità culturali -:
quali iniziative normative intenda adottare per evitare che le incongruenze relative alle procedure comparative si ripetano, anche in occasione di quelle attualmente in corso per i posti di ricercatore e per evitare che le aspettative degli studenti e di tutti i docenti di educazione fisica che per tanto tempo hanno atteso la trasformazione dell'ISEF, sicuro punto di riferimento culturale, in corso di laurea non vada ulteriormente disatteso.
(4-04004)
Il predetto provvedimento prevede il riordino, con apposito decreto ministeriale, di tutte le classi di laurea.
In tale contesto, il ministero provvederà a dare priorità all'aspetto specifico delle classi relative alle scienze motorie prevedendo che una parte dei crediti sia finalizzata ad una formazione più professionalizzante dei corsi di studio.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.
già dal mese di giugno del 2003 dallo scalo merci della stazione ferroviaria di Avellino sono stati dirottati notevoli quantità di merce sullo scalo di Maddaloni-Marcianise;
ufficiosamente si è saputo che nel corso dell'anno 2004 lo scalo merci di Avellino sarà definitivamente disabilitato;
lo scalo di Avellino ha un importanza strategica notevole per le aziende dei vari nuclei industriali della Provincia, tenuto conto che il trasporto totale annuo è di oltre 100.000 tonnellate (in cui non sono inserite le possibili quantità trasportabili con l'abilitazione dei vari snodi ferroviari già attuati e non funzionanti, uno per tutti quello della FMA di Pratola Serra);
le ferrovie hanno deciso di chiudere altri scali della Regione che rivestivano un importanza molto marginale rispetto allo scalo di Avellino;
il disagio e l'aggravio di traffico sarebbero ulteriormente gravosi per le strade della provincia ma anche per le aziende stesse;
la ditta che gestisce la movimentazione interna allo scarico, da oltre 15 anni, ha effettuato notevoli investimenti per rendere lo scalo merci sempre più dinamico ed al passo con le esigenze delle aziende che vi si appoggiavano -:
quali iniziative intende intraprendere nell'interesse della Provincia e delle imprese le quali paventano un danno per un territorio che sempre più verrebbe danneggiato a favore di altre zone ad alto rischio ambientale.
(4-09083)
Le strutture principali territoriali della Divisione cargo di Trenitalia s.p.a. mantengono nell'impianto una completa organizzazione di esercizio in grado di soddisfare tutte le richieste di traffico presenti e future prevedibili.
Allo stato attuale nessun provvedimento di chiusura di «impianto marginale» è stato adottato dallo stabilimento di Napoli della Divisione cargo nella regione Campania.
I cali di traffico interessanti alcuni impianti sono dovuti a libere scelte commerciali della clientela cargo che in alcuni casi ha preferito utilizzare impianti che per il loro posizionamento consentivano contratti di trasporto più convenienti.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
gli allevatori della provincia di Latina sono in agitazione ed intendono protestare anche con blocchi stradali creando problemi di ordine pubblico, a causa della vaccinazione contro la «lingua blu»;
nei casi in cui si è passati alla sperimentazione sul campo di tale vaccinazione i risultati sono stati devastanti per gli animali che l'hanno subita (morti, aborti e riduzione della produzione del lane), per l'economia degli allevatori già in
intanto da parte di organi scientifici si levano osservazioni alla validità della vaccinazione stessa e da parte degli allevatori ed in particolare di quelli della Ciociaria, del Molise e della Puglia si contano i danni subiti ed ogni giorno si attivano vibrate proteste -:
quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare per bloccare il prosieguo della vaccinazione per la blu tongue nel territorio nazionale e se non ritengano opportuno, almeno per l'economia degli allevatori, un congruo indennizzo in tempi brevi.
(4-08336)
Prima dell'emanazione della Direttiva 2000/75/CE del 20 novembre 2000, le norme comunitarie vigenti prevedevano lo stamping-out (l'abbattimento e la distruzione degli animali sensibili); questo avrebbe significato la distruzione, principalmente, di tutto il patrimonio ovino, ma anche di quello bovino, a partire dalle Regioni Sardegna (agosto 2000), Calabria e Sicilia e successivamente a quello delle Regioni Toscana e Lazio (settembre 2001), Basilicata e Puglia. L'incisivo intervento del Ministero della salute e del Centro nazionale di referenza presso gli Organismi comunitari, ha accelerato l'emanazione della Direttiva 2000/75/CE del 20 novembre 2000, recepita nel nostro ordinamento con decreto legislativo n. 225 del 9 luglio 2003.
Tali misure prevedono la delimitazione, intorno all'azienda infetta, di una zona di protezione avente un raggio minimo di 100 Km e, in aggiunta, una zona di sorveglianza di ulteriori 50 Km; da queste zone di restrizione non è consentito movimentare animali vivi, ovuli e sperma di ruminanti tra cui bovini, ovini, caprini e bufalini verso i territori liberi, anche se destinati direttamente ad un macello. Ciò avrebbe determinato a partire dalla comparsa del primo focolaio (agosto del 2000) il blocco totale della movimentazione dalle zone interessate, fino ad oggi, per quasi 39 mesi.
L'Ordinanza dell'11 maggio 2001 (misure urgenti di profilassi vaccinale obbligatoria contro la blue tongue) è stata emanata dopo che il Consiglio superiore di sanità nella seduta del 24 aprile 2001, aveva espresso il proprio parere favorevole affinché, al fine di ridurre in modo significativo la circolazione del virus, tutti i ruminanti domestici ed i bovini in particolare fossero sottoposti a profilassi vaccinale, poiché costituiscono il maggior serbatoio virale.
Il Consiglio Superiore di Sanità, nella seduta del 5 dicembre 2003, ha nuovamente espresso il parere favorevole all'impiego del vaccino polivalente nella composizione con i sierotipi 2, 9, 4, 16.
La strategia adottata dal Ministero della salute e dal Centro nazionale di referenza, basata sulla sorveglianza e sulla profilassi vaccinale, ha consentito di ridurre le zone di restrizione, previste dalla Direttiva 2000/75/CE (100 km zona di protezione), ad un'area di 20 km di diametro intorno all'allevamento dove è stata evidenziata circolazione virale. Tale strategia ha permesso di riaprire i canali commerciali, consentendo la movimentazione degli animali vivi dalle zone di sorveglianza, risultanti come zone a minore rischio in seguito all'immunizzazione degli animali sensibili (completamento della campagna di vaccinazione).
La profilassi vaccinale completata nell'anno 2002 solo in Sardegna e Toscana, ha consentito di ridurre, nei rispettivi territori)a malattia a qualche focolaio; conseguentemente la Commissione europea (Decisione 2002/783/CE) ha previsto la possibilità di movimentare animali vivi vaccinati, provenienti
La linea di condotta strategica, promossa dall'Italia, ha ricevuto, a più riprese, il riconoscimento della Commissione europea la quale, derogando sostanzialmente a quanto previsto dalla Direttiva 2000/75/CE, ha sancito, a partire da novembre 2001 con l'emanazione della Decisione 2001 /783/CE e successive modifiche, l'istituzione di zone di restrizioni più limitate corrispondenti al territorio di singole Province, suscettibili di essere stralciate ogniqualvolta l'attività di sorveglianza promossa dal Piano abbia dimostrato l'assenza di circolazione virale in detti territori.
La Commissione europea ha condiviso fin dall'inizio e sostenuto la strategia di lotta adottata dalle Autorità sanitarie italiane attraverso la fornitura del vaccino necessario alle campagne vaccinali, l'approvazione formale ed il cofinaziamento dei Piani di sorveglianza e di profilassi vaccinale annualmente presentati.
Si sottolinea, inoltre, che le Autorità sanitarie italiane sono chiamate a relazionare sulla situazione epidemiologica e sulle attività svolte, presentando un apposito rapporto, in sede di Comitato per la catena alimentare e la sanità animale, che si riunisce mensilmente a Bruxelles, alla stessa Commissione e a tutti i Paesi membri.
Dalla relazione conclusiva della Commissione d'inchiesta, istituita il 6 marzo 2003 dal Ministro della Salute per verificare la sussistenza, in particolare in Puglia e Campania, di problemi connessi alla febbre catarrale degli ovini (BT) ed alla relativa vaccinazione, risulta che le patologie lamentate dagli allevatori non appaiono direttamente correlate alla somministrazione dei vaccini contro la BT; la stessa Commissione d'inchiesta, inoltre, ha ribadito il fatto che le campagne vaccinali si sono tradotte in un vantaggio enorme per gli allevatori che, oggi, possono movimentare e, quindi, vendere i loro capi anche nelle regioni non contaminate, sottolineando che, dove la vaccinazione è stata eseguita per tempo, non c'è stato nessun problema di salute per gli animali. Inoltre, la limitazione degli spostamenti degli animali nei territori dove sono presenti circolazione virale o focolai clinici è mirata a impedire la diffusione dell'infezione ad altri territori e, pur costituendo un danno indiretto per gli allevatori coinvolti, consente di non estendere i danni ad ulteriori aree, con un danno sicuramente maggiore per l'economia del Paese.
La presenza e la replicazione del virus vaccinale nell'animale vaccinato non rendono quest'ultimo un consistente veicolo di trasmissione, in quanto la quantità di virus vaccinale in circolo è inferiore a quella minima necessaria per infettare il vettore e il vettore può trasmettere l'infezione solo se infetto. Questo dato, dichiarato dal produttore del vaccino, è stato confermato, sia per gli ovini sia per i bovini, nel corso delle prove di sicurezza e di efficacia del vaccino effettuate dal Centro nazionale di referenza per le malattie esotiche - Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise Teramo, in accordo con quanto stabilito con Decisione 2001/75/CE dall'Unione Europea.
Dai dati ad oggi disponibili è evidente come le campagne di vaccinazione effettuate sul territorio nazionale abbiano, indubbiamente, prodotto un beneficio in termini di riduzione della circolazione virale con conseguente riduzione del territorio sottoposto a restrizione dei movimenti. In alcune zone, l'effetto di riduzione della circolazione virale è meno evidente in quanto, nel corso del 2003, sono stati vaccinati per la prima volta territori non interessati dalla precedente campagna di vaccinazione. Per esempio, nella Provincia di Rieti, dove si sono avute, tra l'altro, 11 aziende con sieroconversioni (il 20,4 per cento del numero totale di aziende con sieroconversioni nel Lazio nel 2003).
È dimostrato in modo significativo che la riduzione del numero di Comuni sottoposti a restrizione smentisce l'affermazione, sostenuta da più parti, che «il persistere
La Blue Tongue è una malattia virale per la quale al momento non esistono terapie efficaci.
Nelle zone infette l'unico rimedio per non fare ammalare gli ovini è vaccinarli, è l'unico vaccino oggi disponibile è un vaccino vivo attenuato. Tale vaccino è un prodotto simile al vaccino del morbillo o della polio; contiene, quindi, il virus ancora vivo ma con potere patogeno notevolmente ridotto. Il vaccino, una volta iniettato nell'animale, si replica e stimola la reazione immunitaria dell'organismo inducendo l'immunità che protegge l'animale dalla malattia. Dal momento della vaccinazione, per ottenere l'immunità dell'animale si devono attendere circa 30 giorni.
Nel mondo esistono 24 diversi sierotipi del virus della Blue Tongue e per proteggere gli animali è necessario utilizzare il vaccino prodotto con il sierotipo o i sierotipi presenti nel territorio. In Italia sono presenti 4 sierotipi (il 2, 4, 9 e il 16), distribuiti in modo diverso nelle varie Regioni.
Come per ogni altro vaccino la vaccinazione nei confronti della «lingua Blu» può procurare, in alcuni casi, effetti indesiderati. Per evitare le possibili complicazioni, è necessario attenersi scrupolosamente alle precauzioni ed alle avvertenze d'uso e vaccinare solo gli animali in buone condizioni di salute.
A seguito della vaccinazione si può avere un certo rialzo febbrile che, di norma, dura 7-10 giorni, durante i quali è bene non sottoporre gli animali a stress, alla luce diretta del sole ed altri fattori debilitanti: inoltre, il vaccino non deve essere somministrato in animali gravidi nella prima metà della gravidanza, perché potrebbe determinare aborti e/o malformazioni fetali.
Se dopo la vaccinazione si osservano effetti indesiderati, è necessario chiamare immediatamente il Servizio veterinario della Unità sanitaria locale competente per territorio, per accertare se tali effetti possano essere dovuti al vaccino oppure ad altre cause.
Con riguardo all'ipotesi che la somministrazione del vaccino negli animali possa influire sulla quantità del latte prodotto, sono stati eseguiti diversi studi, su bovini e su ovi-caprini, che non hanno evidenziato diminuzioni significative, se non per pochi giorni, nella produzione del latte. Questa indicazione è confermata anche dai dati delle produzioni registrate, nel 2002, dalle Associazioni degli allevatori.
Il virus infetta, oltre agli ovi-caprini, anche i bovini e alcuni ruminanti selvatici: gli ovi-caprini si ammalano e possono morire. Gli animali che sopravvivono alla fase acuta della malattia possono, tuttavia, andare incontro ad un lento processo di deperimento, con esito spesso infausto e perdite notevoli di produzioni. I bovini, invece, salvo rarissimi casi, non si ammalano: possono tuttavia infettarsi, in quanto il virus può albergare nel loro sangue per un periodo piuttosto prolungato (almeno 60 giorni), durante il quale essi potrebbero infettare gli insetti vettori che li pungessero. Gli insetti, una volta infettatisi, trasmettono il virus ad altri animali tramite la puntura.
I bovini possono fungere da «serbatoio» del morbo: l'infezione c'è, ma, quasi sempre, senza alcun sintomo evidente. Quando il virus è presente nel loro sangue e vengono punti dagli insetti vettori, questi ultimi possono pungere altri animali, infettandoli. E per questa ragione che non solo gli ovini, ma anche i bovini, non possono essere spostati da territori infetti in regioni dove non è presente la Bluel Tongue e che, per bloccare la diffusione dell'infezione, si devono immunizzare anche i bovini oltre agli ovini ed ai caprini.
L'igiene degli allevamenti è una delle principali misure di profilassi per ridurre la densità dei vettori. Il Culicoides Imicola, il principale vettore dell'infezione nel nostro Paese, necessita, per riprodursi, di terreni, anche di piccole dimensioni, umidi e ricchi di materiale organico. Questi insetti preferiscono il terreno umido e fangoso, posto ai
In Sardegna, dopo la vaccinazione effettuata tra gennaio e aprile 2002, sono morti o sono stati abbattuti n. 9 animali in tutto, mentre nei due anni precedenti, quando ancora la vaccinazione non era stata eseguita, erano morti o erano stati abbattuti, nel 2000, n. 260.856 animali e, nel 2001, n. 232.771 animali.
La vaccinazione dei bovini è l'unico rimedio per impedire che questi animali si infettino, costituendo una nuova fonte di infezione per gli altri animali presenti nel medesimo territorio: la vaccinazione diminuisce la circolazione del virus nel territorio, riducendo le aree infette.
Nel dicembre 2003, sono state modificate le norme internazionali ed europee che regolano il controllo della malattia ed il Ministero della Salute ha potuto emanare un provvedimento che permette di movimentare gli animali vaccinati anche dalle zone infette, perché è stato riconosciuto dagli esperti internazionali che gli animali vaccinati non solo non si ammalano, ma non rappresentano nemmeno un rischio significativo per la diffusione dell'infezione verso territori indenni. Gli animali vaccinati possono essere movimentati anche dalle zone infette, a condizione che, in quei territori, sia stato completato correttamente il piano di vaccinazione. Nei territori in cui non è stato completato il piano di vaccinazione, per spostare gli animali da vita è necessario che la circolazione virale sia cessata da almeno da 60 giorni. Tali misure vengono poste in atto per tutelare e garantire i territori indenni che ricevono gli animali provenienti da aree infette.
Il Ministero della salute ha costantemente perseguito l'obiettivo di consentire la liberalizzazione dei movimenti degli animali nelle e dalle aree sottoposte a restrizioni a causa della circolazione del virus della febbre catarrale degli ovini, sempre nel rispetto delle regole internazionali e comunitarie.
Per quanto riguarda la sicurezza del prodotto immunizzante, la Commissione d'inchiesta istituita dal Ministro della salute lo scorso anno, ha confermato la correttezza dei protocolli e ha consentito di rilevare, anche attraverso la partecipazione dei Carabinieri NAS, danni vaccinali estremamente ridotti.
L'eventualità di non effettuare la vaccinazione porterebbe, di fatto, all'immediata applicazione delle vigenti misure sanitarie previste dalla Direttiva 2000/75/CE, più restrittive e penalizzanti di quelle attuali, con il conseguente blocco delle movimentazioni degli animali per tutte le Regioni ancora libere che potrebbero essere considerate comunque infette. Questo comporta sia l'impossibilità di trasferire i vitelli da ingrasso dalle zone di produzione a quelle di finissaggio, sia il divieto di trasporto verso i macelli, come richiesto dagli stessi allevatori. La mancata applicazione delle norme comunitarie comporterebbe, con ogni probabilità, l'applicazione di sanzioni per le produzioni agro-zootecniche italiane. Si precisa che attraverso le riunioni e gli incontri svoltisi per decisione del Ministro stesso, le Associazioni e le Organizzazioni professionali del settore hanno partecipato alla valutazione preventiva della situazione, concordando di mantenere indenni le zone attualmente libere e di favorire la movimentazione, consentita, peraltro, dalla sola vaccinazione per quanto riguarda le aree infette.
È opportuno sottolineare che il Ministero della salute, da sempre, ha incoraggiato e favorito la ricerca rivolta a sviluppare vaccini sicuri ed efficaci inattivati: è stato approvato un progetto di ricerca dal titolo «Produzione di vaccini inattivati, ricombinanti e sviluppo di metodi diagnostici innovativi per il controllo e la diagnosi della Blue Tongue», al quale partecipano il Centro nazionale di referenza, l'Istituto zooprofilattico di Sassari, l'Izs della Sicilia, le Università di Bologna e di Bari. Sebbene i risultati siano incoraggianti,
Inoltre, che è stata redatta, in collaborazione con le Associazioni e le Organizzazioni professionali, una scheda di rilevamento degli eventuali danni.
Con Circolare ministeriale del 15 dicembre 2003, le Regioni sono state sollecitate a privilegiare, per gli interventi vaccinali, i veterinari aziendali in grado di conoscere direttamente la situazione sanitaria e manageriale degli allevamenti. Anche il nuovo protocollo vaccinale impone ai sanitari la verifica, con maggior puntualità, della gestione delle procedure di vaccinazione, compresa la farmaco-vigilanza.
Per quanto riguarda il rimborso dei danni diretti, le Regioni provvedono alla liquidazione, fatto salvo il rimborso da parte del Ministero della Salute: per quanto riguarda i danni indiretti, risulta che alcune Regioni, come il Lazio, la Basilicata, la Toscana e la Sardegna hanno emanato apposite norme per far fronte ai danni indiretti; altre stanno provvedendo in tal senso (Umbria, Marche e Abruzzo).
L'ordinanza del Ministro della salute, di concerto con il Ministro delle politiche agricole e forestali, emanata il 2 aprile 2004, ha disposto, nell'ambito della campagna di vaccinazione 2004 per la febbre catarrale degli ovini, la vaccinazione entro il 30 aprile 2004 di tutti i ruminanti presenti nel territorio nazionale, salvo proroghe fino al successivo 31 maggio.
Vengono previsti, oltre agli indennizzi per gli animali abbattuti nei focolai accertati di febbre catarrale degli ovini, anche indennizzi per eventuali danni vaccinali diretti (aborti o mortalità) ed indiretti (calo della produzione del latte, ridotta inseminabilità o fecondabilità, atassia, alterazioni a carico del vello con distacco di parti dello stesso), nonché indennizzi per il blocco della movimentazione dei ruminanti per aree diverse da quelle individuate dal Ministero della Salute sulla base della evidenza epidemiologica.
Le risorse finanziarie individuate nell'Ordinanza assicurano il riconoscimento e la liquidazione dei danni diretti ed indiretti; gli indennizzi agli allevatori saranno anticipati dalle singole Regioni, nel rispetto delle procedure previste dalla Legge n. 218/1988, relativa all'indennità per l'abbattimento di animali.
Il rimborso alle Regioni sarà effettuato con le modalità indicate dalla Legge citata. L'Ordinanza è attualmente alle valutazioni dell'organo di controllo.
Con successiva Ordinanza, anch'essa all'esame dell'organo di controllo, è stata prevista la movimentazione degli animali sensibili non vaccinati contro la Blue Tongue destinati alla macellazione.
In data 18 marzo 2004, inoltre, il Ministro della Salute ed il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, insieme al Coordinamento degli Assessori alla Sanità e degli Assessori alla agricoltura delle Regioni e delle Province autonome, hanno incontrato i rappresentanti delle Associazioni ed allevatori Aia, Cia, Coldiretti e Confagricoltura, per un puntuale esame in merito alla situazione della profilassi vaccinale contro la Blue Tongue.
Al termine dell'incontro, Governo e Regioni hanno convenuto sulla necessità di proseguire la campagna vaccinale di prevenzione, in quanto il vaccino è innocuo ed efficace ed è attualmente l'unico presidio scientificamente accertato, in varie sedi nazionali ed internazionali, per contrastare la diffusione della Blue Tongue e consentire la movimentazione e commercializazione dei capi.
Alla luce delle osservazioni espresse dai rappresentanti delle Associazioni di categoria, si è concordato di istituire un Comitato permanente di coordinamento, composto da rappresentanti dei Ministeri citati, dei coordinamenti regionali degli assessori alla sanità ed alla agricoltura e dell'Associazione Italiana allevatori.
Infine, si sottolinea che il TAR Lazio, con Ordinanza n. 1108/04, ha respinto la richiesta di sospensivà presentata contro l'Ordinanza dell'11 maggio 2003 del Ministero della Salute, sulla base delle seguenti motivazioni: «Ritenuto che non sussistono
Le stesse conclusioni sono contenute nei provvedimenti giurisdizionali finora intervenuti nell'iter dei ricorsi presentati contro l'Ordinanza 11 maggio 2003.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
secondo una normativa europea (legge n. 66 del 2001) entro il 31 dicembre 2006 tutte le trasmissioni televisive dovranno trasformarsi dal sistema «Analogico» al «Digitale terrestre»;
la trasformazione della televisione da analogica a digitale coinvolgerà progressivamente oltre 20 milioni di abitazioni e 50 milioni di apparecchi televisivi del nostro paese;
il Governo ha inserito nella legge Finanziaria 2004 un contributo governativo pari a 150 euro per l'acquisto di un decoder interattivo per la TV digitale terrestre;
la stessa legge prevede che il bonus sia erogato agli abbonati in regola con il pagamento del canone TV;
lo stesso Governo vede nella televisione digitale interattiva l'occasione per una diffusione di servizi più efficienti, a minore costo per la comunità e utilizzabili comodamente a casa;
nella quasi totalità della provincia di Sondrio gli utenti e gli abbonati della TV non possono utilizzare il digitale in modo completo e ottimale per carenza di copertura -:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda porre in atto per consentire che gli utenti e abbonati della provincia si Sondrio possano essere mesi in condizione di poter usufruire a pieno titolo del servizio della televisione digitale terrestre.
(4-09516)
La società RAI ha, poi, reso noto che, entro la fine del 2004, è comunque prevista l'attivazione della frequenza di Villa di Tirano - località Piscedo, canale 69 MUX A, recentemente acquisita sul mercato. Tale attivazione - secondo quanto riferito dalla concessionaria - permetterà di estendere il servizio Rai DVB-T ad una popolazione di 45.000 abitanti della Valtellina, pari a circa il 25 per cento della popolazione provinciale.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.
sul quotidiano Corriere della Sera del 1 dicembre 2003 è apparsa la notizia secondo cui al confine tra Iran, Iraq e Siria, si sta combattendo una guerra segreta: da una parte le truppe speciali britanniche ed americane, dall'altro i «volontari» che accorrono in Iraq da diversi Paesi del mondo arabo;
il 30 novembre 2003, un servizio esclusivo del giornale settimanale Sunday Express ha rivelato che tali operazioni durano da tempo e si sono intensificate in occasione delle operazioni americane nel triangolo sunnita a nord-ovest di Bagdad,
se sia a conoscenza delle notizie suddette e se nostre formazioni militari siano coinvolte in queste vicende;
se non ritenga, altresì, che tali operazioni, che si configurano come vere e proprie violazioni della sovranità nazionale dell'Iran e della Siria, mettano ulteriormente a repentaglio l'intera area, fomentando oltremodo una già preoccupante, drammatica e pericolosa situazione e aumentando così il rischio di attentati terroristici nel mondo.
(4-08221)
In tale contesto di impiego, non risulta che formazioni appartenenti al contingente nazionale siano state coinvolte nelle vicende che hanno interessato zone di confine le quali sono distanti dal nostro settore di responsabilità.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
alcuni organi di informazione napoletani hanno riportato, nei mesi scorsi, la sconvolgente testimonianza di un giovane commerciante, vittima di una rete di usura, che ha lanciato attraverso le interviste giornalistiche, accorati appelli di aiuto;
il signor Ciro Pellone, di anni trentadue, ex commerciante, ha dichiarato di essere da quattro anni costretto a rifugiarsi nell'anonimato in terra laziale, poiché un pericoloso giro di usura lo vede vittima dal 1996 impedendogli di fare ritorno, causa la sua stessa incolumità, nell'originaria città partenopea;
la cifra chiesta in prestito, per l'ammontare di circa 20 milioni di lire, lo avrebbe costretto ad un saldo di oltre 70 milioni di lire, senza tuttavia avergli consentito di estinguere il «debito» illegalmente impostogli dal racket;
il forzato esilio in altra regione, lo avrebbe obbligato ad allontanarsi dai suoi cari, privandolo altresì della possibilità di essere raggiunto dai genitori nell'attuale luogo di residenza, per evitare rischi per i propri congiunti;
i modesti lavori saltuari necessari per sopravvivere, il forte stress emotivo, la paura di una ritorsione dalle conseguenze letali, avrebbero contribuito a far maturare nella psiche del giovane un fenomeno depressivo, che si sarebbe manifestato con propositi di suicidio, spesso molto vicini alla drammatica realizzazione;
il timore di non essere adeguatamente tutelato e protetto sarebbero alla base di una ritrosia del Pellone a rappresentare in modo puntuale ed organico l'intera vicenda denunciando altresì i singoli soggetti responsabili dell'intero racket malavitoso agli organi istituzionali competenti -:
se il Ministro interrogato, accertati positivamente i fatti esposti, ritenga opportuna la adozione di provvedimenti mirati a consentire al giovane cittadino di non dover subire ulteriori e più drammatiche conseguenze connesse alla attività criminosa realizzata in suo danno.
(4-02083)
Inoltre non risulta formalizzata alcuna istanza da parte del signor Ciro Pellone per l'accesso ai benefici previsti dalla vigente normativa per le vittime dell'usura.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
domenica 18 gennaio ultimo scorso, il centro e sud Italia è stato investito da una violenta perturbazione piovosa che si è protratta per l'intero arco della giornata;
lungo il tratto autostradale Roma-Napoli, in direzione della Capitale, a circa 9 Km dall'uscita Capua, si è registrato, verso sera, un grave incidente che ha coinvolto numerose automobili, alcune delle quali in modo particolarmente serio;
il tratto interessato, a causa della pioggia abbattutasi nel corso della giornata, presentava sul manto stradale, il parziale allagamento della corsia destinata al sorpasso;
il livello di accumulo dell'acqua raggiungeva diversi centimetri, facendo aumentare altresì il pericolo alla circolazione anche a causa della ridotta visibilità notturna che, in parte, nascondeva l'insidiosa superficie;
inevitabilmente, a causa del richiamato incidente e della alterazione del manto stradale, venivano a formarsi lunghe code che acuivano il disagio per gli automobilisti, determinando il rischio di ulteriori tamponamenti;
il tratto autostradale interessato, per altro, è caratterizzato da una peculiare densità di traffico e da un'alta percorrenza dello stesso da parte dei mezzi pesanti;
il richiamato accumulo di acqua piovana, ha evidenziato una anomala risposta della superficie della carreggiata interessata, che non ha consentito un drenaggio omogeneo, alla emergenza metereologica -:
se il Ministro interrogato, una volta monitorato il tratto autostradale in relazione alle difficoltà evidenziate in premessa, ritenga di adottare iniziative affinché siano rimossi eventuali ostacoli che si frappongono ad una sicura e corretta viabilità per gli automobilisti costretti ad affrontare situazioni atmosferiche non ottimali.
(4-08583)
La sera di domenica 18 gennaio 2004, fin dalle ore 20.00, a causa delle violente precipitazioni che si abbattevano nel sud Italia, il Centro Radio Informativo della Direzione 6o Tronco di Cassino ha inserito l'avviso «per Roma temporali» sui 15 pannelli a messaggio variabile, presenti sulle autostrade A1 (tratto Ceprano-Napoli), A16 (Napoli-Canosa) ed A30 (Caserta-Salerno).
Quanto sopra, al fine di invitare i conducenti al rispetto delle prescrizioni del Codice della Strada che impongono il limite massimo di velocità di 110 km/h (articolo 142, comma 1, N.C.d.S.) in autostrada in caso di pioggia nonché una condotta in guida prudente e comunque moderazione della velocità, da adeguare alle specifiche condizioni di transitabilità della strada (articolo 141 N.C.d.S.).
Alle ore 21,39 all'altezza della progressiva km. 729+000, tra Caserta nord e Capua, si è verificato in carreggiata nord un tamponamento tra quattro veicoli, nel quale sono rimaste ferite due persone, ricoverate all'ospedale di Caserta. Sul posto sono intervenute immediatamente la squadra di Ausiliari della Viabilità della Direzione 6o Tronco di Cassino e la pattuglia della Polizia Stradale della sottosezione di Caserta nord.
La società stradale riferisce, inoltre, che in corrispondenza del suddetto km. 729+000, il tracciato autostradale, con sezione a tre corsie di transito più una di emergenza, è caratterizzato da una leggera curva a sinistra, per cui l'acqua piovana raccolta dalla pavimentazione defluisce attraverso appositi tombini coperti da griglie posti a ridosso della spartitraffico (barriera di tipo new-jersey bifilare) e viene smaltita attraverso condotte di scarico collegate alla rete di regolazione idraulica generale. Lateralmente le acque della banchina vengono raccolte in un fosso di guardia «a cunettone» e successivamente smaltite.
Al momento dell'incidente non erano presenti ristagni d'acqua, in quanto, nonostante la pioggia battente, la pavimentazione stradale, costituita da un microtappeto in conglomerato bituminoso con caratteristiche drenanti e valori di rugosità ed aderenza assolutamente efficaci, aveva agevolmente smaltito la precipitazione piovosa.
Solo più tardi, per effetto delle persistenti violente precipitazioni e del conseguente dilavamento dei terreni circostanti, sono stati trascinati dalle acque nel fosso di guardia terriccio ed inerti che hanno ostruito il regolare deflusso delle acque, le quali, in quantità particolarmente rilevante, hanno tracimato invadendo la sede stradale e di conseguenza allagato - per forza di gravità - la corsia veloce e la corsia di sorpasso.
Le griglie poste in corrispondenza dello spartitraffico sono state quindi investite da una quantità d'acqua tale da rallentare la propria capacità di smaltimento, tanto che, a seguito dei controlli effettuati sul tratto, la Polizia Stradale ha tempestivamente disposto l'interruzione della circolazione sulla corsia di sorpasso, al fine di permettere agli operai della manutenzione della Direzione 6o Tronco di intervenire presso il fosso di guardia laterale alla carreggiata e rimuovere i detriti che ostacolavano il corretto deflusso delle acque, consentendo così la riapertura al traffico delle corsie.
L'ANAS sottolinea, infine, che la precipitazione del 18 gennaio scorso risulta essere stata la più violenta ed intensa mai registrata sul tratto in esame. Da ricerche effettuate, infatti, non risultano eventi meteorologici analoghi dal 1960, anno di apertura al traffico del tratto in questione, ad oggi.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
la salute degli atleti nella pratica delle attività sportive, svolte a tutti i livelli, è messa in pericolo dal grave fenomeno del doping;
numerose operazioni investigative antidoping, che la cronaca ha registrato negli ultimi tempi, hanno evidenziato come, anche nel nostro Paese, l'uso di queste sostanze nocive, a breve o lunga scadenza, per la salute dei cittadini, sia diffuso;
il fenomeno non è limitato alla pratica professionistica degli sport ma si estende anche ad alcuni frequentatori di palestre ed a coloro i quali, in gran parte giovani, non comprendono a pieno i rischi cui vanno incontro nell'assunzione di sostanze che provocano alterazioni delle prestazioni;
uno degli ostacoli da rimuovere nella lotta alla pericolosa assunzione delle sostanze «dopanti» è probabilmente rappresentato dalla mancanza di completa conoscenza degli effetti nocivi che le stesse producono all'organismo;
i giovani e giovanissimi che cominciano a praticare ogni tipo di attività sportiva dovrebbero, per prevenire qualsiasi rischio di «caduta» nella spirale della assunzione di sostanze illecite e anabolizzanti, essere adeguatamente informati delle conseguenze prodotte all'interno dell'organismo dal richiamato uso;
campagne informative capillari e non sporadiche potrebbero raggiungere gli atleti, ed in particolare i giovani e giovanissimi che si affacciano alla pratica di ogni disciplina sportiva, dando adeguati strumenti di discernimento e competenza sul fenomeno da contrastare ad ogni costo, soprattutto sul piano della prevenzione -:
quali iniziative sul piano della informazione educativa sono state intraprese, ad oggi, per la piena tutela della salute nella pratica delle attività sportive;
non ritenga opportuno promuovere, anche con il coinvolgimento delle scuole e degli enti sportivi, una convinta campagna di prevenzione e di contrasto alla diffusione dell'allarmante fenomeno del doping.
(4-08858)
La Commissione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive, istituita dall'articolo 3 della legge citata, ha operato ed opera nella consapevolezza che sia essenziale, come intervento di prevenzione, informare i cittadini ed, in particolare, i giovani sui rischi dell'uso di sostanze e farmaci, volti a migliorare la performance sportiva.
Sono state promosse, pertanto, nel corso dell'anno 2003, dieci campagne informative e di prevenzione, con messaggi di comunicazione destinati al mondo giovanile, soprattutto agli studenti di scuola media inferiore e superiore, la cui conclusione è prevista per l'anno in corso.
In considerazione, inoltre, della necessità di chiarire ed esplicitare le modalità di attuazione dell'articolo 72, in materia di farmaci contenenti sostanze dopanti, il Ministero della salute ha previsto, con proprio Decreto del 24 settembre 2003, che l'etichettatura dell'imballaggio esterno dei farmaci, inseriti nella lista di quelli il cui impiego è considerato doping ai sensi del Decreto Ministeriale 15 ottobre 2002, debba includere un pittogramma, di forma circolare, con la dicitura DOPING.
Il foglio illustrativo, contenuto nella confezione dei farmaci in questione, deve riportare la specifica avvertenza che «l'uso del farmaco senza necessità terapeutica costituisce doping: può determinare effetti dopanti e causare anche per dosi terapeutiche positività ai test anti-doping».
La Commissione suddetta, inoltre, ha avviato l'attività di controllo sanitario sulle competizioni e sulle attività sportive, da effettuarsi sugli atleti in gara e fuori gara, con una attenzione particolare per le discipline e categorie sportive c.d. «minori», nei confronti delle quali finora i controlli sono stati meno frequenti.
Per quanto riguarda l'anno 2004, la legge finanziaria 2004 ha stabilito un incremento degli stanziamenti di bilancio, previsti per la lotta al doping; l'articolo 3, comma 45, ha rideterminato la disponibilità annua in euro 3.500.000 per la copertura finanziaria di quanto previsto dagli articoli 3 (attività della Commissione), e 4 (laboratori per il controllo sanitario sulla attività sportiva) della legge n. 376 del 2000.
La Commissione, pertanto, sta definendo il programma d'informazione per la tutela della salute nelle attività sportive per l'anno in corso.
Va segnalato, inoltre, che, in data 26 febbraio 2004, è stato approvato dall'organo citato il Programma di ricerca 2004 sui farmaci, sulle sostanze e pratiche mediche utilizzabili a fini doping nelle attività sportive, in attuazione dell'obiettivo strategico per l'anno 2004 del Ministero della salute, in materia di tutela della salute dei praticanti l'attività sportiva.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.
notizie di stampa annunciano la chiusura a partire dal primo gennaio 2005 dell'ispettorato per il reclutamento e le forze di completamento dell'esercito, ubicato a Firenze, nel palazzo di Santa Caterina in Piazza San Marco che ha ospitato prima il comando della regione militare tosco-emiliana poi il comando della regione militare centro e che attualmente ospita tale ispettorato -:
se quanto detto corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali siano le ragioni di tale chiusura;
quali sarebbero le prospettive del personale militare e civile dell'attuale ispettorato;
perché non si ritenga di mantenere in Firenze un comando del livello di generale e tre stelle;
se non si ritenga di ritornare sopra una decisione che è contro la storia della presenza militare nella città di Firenze e nella regione Toscana.
(4-08002)
Peraltro, in virtù di un emendamento posto all'atto Senato n. 2978 «Disposizioni urgenti per garantire la funzionalità di taluni settori della pubblica amministrazione», esaminato e votato dall'Assemblea il 13 luglio 2004, il termine temporale entro il quale il Governo dovrà emanare i decreti legislativi per procedere alla riorganizzazione delle Forze Armate scadrà dopo 12 mesi a decorrere dall'entrata in vigore del nuovo provvedimento di delega.
Tale decreti sono finalizzati a meglio modulare l'organizzazione militare alle nuove esigenze, anche al fine di adeguarla alle riduzioni dei livelli organici (190.000 unità) stabilite dalla legge 14 novembre 2000, n. 331, nonché ai nuovi parametri di efficienza cui si ispirano le disposizioni sulla professionalizzazione recate dal decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215.
Com'è consuetudine della Difesa nell'affrontare le delicate tematiche connesse alla riorganizzazione della propria struttura, le problematiche sollevate dall'interrogante, unitamente a tutte le altre informazioni che attengono al problema, saranno oggetto di attenta valutazione nella fase decisionale preliminare alla stesura dei provvedimenti in parola.
A tal riguardo si assicura che l'esame del problema prenderà in considerazione tutti gli aspetti che concorrono alla sua definizione.
In particolare:
a) tradizioni storiche, collocazione geografica, livelli gerarchici di comando, eccetera;
b) riflessi di carattere sociale, economico e infrastrutturale connessi alla presenza militare nella città, eccetera.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.
in questo momento, più che in altri, dopo l'orrore dell'11 settembre il nostro paese si sente vicino a chi ha subito l'ingiustizia, ed è schierato fortemente contro chi fa della violenza e del terrorismo la sua politica, ma è anche solidale con chi vive i luoghi della guerra ed è convinto sostenitore delle azioni di pace;
proprio in questo senso opera il corpo dei carabinieri, distinguendosi in molteplici attività sia sul nostro territorio sia oltre confine in campo internazionale. Presenti su tutti i fronti, i carabinieri svolgono servizio di ordine pubblico, controllo del territorio, attività antidroga, lotta alla criminalità organizzata e concorso nelle operazioni di sostegno alla pace;
l'impegno di oggi affonda le sue radici nel lontano 1814 in un provvedimento di Vittorio Emanuele I il quale, con le Regie patenti, istituì il Corpo dei carabinieri Reali «per stabilire una direzione generale di buon governo». Antiche origini per un Corpo che innovò profondamente la pubblica amministrazione del tempo in fatto di polizia. La forza armata dei carabinieri ha dunque attraversato l'intera storia della nostra Italia, evolvendosi, ponendosi
molte le missioni portate a termine, numerose quelle ancora in fieri. Oggi i nostri uomini sono presenti in Albania, in Libano, in Yugoslavia, in Bosnia e ancora in Guatemala e in Eritrea. La dimensione internazionale dell'Arma, storicamente consolidata, si è, soprattutto negli ultimi anni, ulteriormente sviluppata, evidenziando la duttilità della peculiare organizzazione che contraddistingue la nostra Istituzione. L'Arma ha dato prova di poter svolgere con successo i compiti affidati, sia come componente delle Forze armate, sia come organismo militare di polizia, collezionando successi che incrementano il prestigio dell'Italia. I Carabinieri oltre frontiera operano inquadrati nei contingenti delle Forze armate come polizia militare o con funzione di reparti d'arma combattente e autonomamente in qualità forza armata in servizio permanente di polizia, sotto l'egida dell'ONU, in operazioni di peace-keeping e nei programmi volti a ristabilire istituzioni civili di alcuni Paesi «fuori area». L'impegno quotidiano che tanta ammirazione e riconoscenza unanime di autorità e popolazione riscuote non impedisce tuttavia che i nostri meritevoli militari vivano talune situazioni di disagio come nel caso della caserma dei carabinieri di Mirano sita nella provincia di Venezia;
la precarietà in cui versa la struttura in questione, carente dei più essenziali servizi rende più che disagevole il soggiorno dei militari presso questa;
lastazione sita presso Mirano, in via Vivaldi, 5 è, a quanto risulta dall'interrogante, totalmente non conforme alle normative previste per i luoghi di lavoro (legge n. 626 del 1994), in particolare per quanto concerne l'impianto elettrico e di riscaldamento. Quest'ultimo risulta ancora più inefficace data la dispersione di calore attraverso infissi ormai vetusti e obsoleti;
ulteriore disagio è apportato dalle barriere architettoniche che non agevolano l'ingresso ai portatori di handicap. I 5 militari alloggiati hanno a disposizione un unico wc, un solo lavello e 2 box doccia di cui uno, nel più dei casi, è inservibile. Ne derivano condizioni igieniche precarie;
l'inesistenza di una sala d'attesa rende di fatto pubblica ogni querela o denuncia, violando il diritto alla privacy, dato che nel corridoio limitrofo agli uffici in cui si raccolgono queste aspettano altre persone che possono facilmente udire tutto. Ed ancora: wc di servizio in pessime condizioni, un garage insufficiente, camere di sicurezza inagibili e prive di riscaldamento e di bagno, inesistenza di spazi per la conservazione degli atti d'archivio, una cucina di dimensioni limitate. È stato presentato nell'anno 2000 un progetto di ampliamento e ristrutturazione dello stabile (Prefettizia n. 882/2000/3 Sett. in data 13 novembre 2000) per un importo complessivo di 542.280 euro del quale non si ha più notizia;
si tenga in considerazione l'ipotetico organico che è stato previsto, e in teoria attualmente in vigore, che è di 4 ispettori più 3 sovrintendenti più 11 appuntati/carabinieri (anche se di fatto la forza in servizio consta di 3 ispettori - di cui uno in servizio temporaneo fino a fine gennaio 2002), 2 sovrintendenti (mentre un terzo sovrintendente risulta essere transitato nel ruolo «forza assente») e 10 appuntati di cui uno in servizio provvisorio da giugno 2001, presso il RONO CC di Mestre ed un secondo, ausiliario in servizio provvisorio presso la stazione CC. Di Noale dal 22 dicembre 2001);
da quanto emerso deriva una necessaria valutazione complessiva dell'intero stabile, in particolare sotto il profilo della sicurezza del personale che vi lavora quotidianamente, affinché si accerti l'idoneità e l'agibilità dell'immobile stesso e si attuino le misure necessarie per porre a norma lo stabile -:
cosa intenda fare il ministro per risolvere nel più breve tempo possibile la situazione di grande disagio della stazione
(4-01959)
Il progetto iniziale per i lavori di ristrutturazione e sistemazione della Caserma, elaborato nel 1998 con una previsione di spesa complessiva presunta di 940 milioni di lire (pari a 485.469,49 euro), è stato sostituito da una nuova pianificazione delle opere, presentata nel novembre 2000 dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Venezia (per una spesa complessiva di euro 542.279,74), quest'ultima, negli anni successivi, è stata oggetto di esame per ulteriori iniziative infrastrutturali, al fine di conferire al presidio più confortevoli e funzionali sistemazioni.
Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno, acquisito il prescritto e definitivo parere favorevole da parte del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, ha inserito la spesa relativa ai lavori in questione nella programmazione di bilancio per quest'anno, richiedendo la documentazione occorrente.
Si soggiunge che il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, che ha già elevato a Tenenza le limitrofe stazioni di Mira (Venezia) e di Dolo (Venezia), sta valutando l'eventualità dell'adozione di un analogo provvedimento anche nei confronti di quella di Mirano.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la rete stradale delle Province di Como e di Varese presenta fenomeni di congestione tali da compromettere le normali relazioni sociali ed economiche delle Comunità Locali;
in particolare la principale criticità è rappresentata dalle situazioni di collasso della viabilità dovuto ai consistenti volumi di traffico che gravitano sulle città di Como e di Varese che (uniche in Lombardia) non sono dotate di una tangenziale;
la situazione della città di Como è altresì preoccupante per il notevole flusso di traffico pesante in quanto le ben note restrizioni in territorio Svizzero, connesse alle attività doganali e alle limitazioni di transito sull'asse autostradale del Gottardo, si riverberano sulla zona di confine con invasione dei Tir sulla viabilità ordinaria con evidenti disagi nella zona a sud del capoluogo Lariano;
la Società Pedemontana Lombarda Spa, d'intesa e in coerenza con la programmazione della Regione Lombardia, ha definito il progetto preliminare del nuovo collegamento autostradale «Dalmine-Como-Varese-Valico del Giaggiolo» e ha dato avvio alle procedure di approvazione dello stesso, ai sensi del decreto legislativo n. 190/2002 attuativo della Legge Obiettivo;
tale progetto prevede la realizzazione del sistema tangenziale di Como con tracciato compreso fra la interconnessione con l'attuale autostrada A9 (Grandate) e la ex Statale 342 «Briantea» (Albere-Tavernerio) e il completamento della tangenziale di Varese;
il progetto preliminare prevede altresì la realizzazione di un primo lotto funzionale della tangenziale di Como nel tratto A9 Grandate-loc. Acquanegra-SP Canturina che rappresenta un obiettivo di fondamentale importanza in quanto risolverebbe le sopraccitate criticità;
l'analisi del progetto preliminare della Soc. Pedemontana pur confermando che la tangenziale di Como unitamente a quella di Varese rappresentano priorità nell'avvio dell'opera pone una serie di perplessità in ordine ai tempi di realizzazione sia in funzione della dotazione dei
se in vista della conclusione delle procedure di approvazione del progetto presso il CIPE non sia il caso di attivare un'idonea ed opportuna iniziativa coordinata dal Ministero, d'intesa con la Regione Lombardia, l'Anas e la Soc. Pedemontana e con la partecipazione delle Province di Como e di Varese e dei Comuni di Como e di Varese per valutare la fattibilità di «stralcio» del primo lotto della Tangenziale di Como e di completamento di quella di Varese;
se non sia da valutare la possibilità di porre in essere forme di collaborazione tecnico-giuridiche fra tutti i soggetti interessati (convenzione, accordo di programma o altro) finalizzata, dopo l'approvazione del progetto preliminare, all'accelerazione delle altre fasi progettuali esecutiva e definitiva e quindi di appalto e realizzazione, nel più breve tempo possibile, del primo lotto della tangenziale di Como e di completamento della tangenziale di Varese.
(4-09512)
In considerazione delle esigenze di mobilità manifestate dal territorio, il cronoprogramma dei lavori predisposto prevede, nella fase iniziale, l'esecuzione di tratte funzionali che costituiscono la Tangenziale di Como e Varese congiuntamente al lotto principale Cesano Maderno-Vimercate.
La società stradale informa che per le tangenziali in particolare sono previsti i seguenti interventi:
1. Il primo tratto della Tangenziale di Como (interconnessione A9 - svincolo Acqua Negra del costo pari a 139 milioni di euro);
2. Il tratto di completamento della Tangenziale di Varese (interconnessione A8 - svincolo di Vedano del costo pari a 249 milioni di euro).
L'ANAS fa conoscere che la copertura dell'opera, inclusa nell'elenco delle opere prioritarie di cui alla Delibera CIPE 121/2001, e l'individuazione dei contributi erogabili sono stabilite dallo stesso CIPE in sede di approvazione del progetto. In tale sede l'Organo di programmazione economica può anche prevedere l'erogazione di contributi in tempi differenti.
Le modalità ed i tempi di realizzazione dell'opera risultano regolati nell'Atto convenzionale con l'Ente concedente (ANAS), attualmente in via di perfezionamento. Tale atto dovrà essere approvato dai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze con Decreto Interministeriale.
Qualora gli Atti convenzionali venissero approvati così come predisposti, i lavori saranno avviati entro prevedibilmente entro l'anno 2006.
Per quanto attiene, più in generale, al piano viabilistico relativo alle province di Como e Varese, la società stradale ha fornito le seguenti informazioni.
Il competente Compartimento ANAS di Milano ha allo studio la progettazione attinente alla variante tra Olgiate Comasco e Solbiate Comasco e quella relativa a Peduncolo di Vedano, entrambe ricomprese nell'area del Piano Quadro relativo alla viabilità a servizio dell'aerostazione di Malpensa 2000.
Per la variante di Solbiate-Olgiate si è chiusa la Conferenza dei Servizi sul progetto preliminare ed è in corso di stesura una convenzione con la Regione Lombardia e la Provincia di Como per la prosecuzione delle successive fasi di progettazione.
L'ANAS informa, infine, che per il Peduncolo di Vedano è in corso la rivisitazione
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
i problemi connessi alla gestione del Casinò di Campione d'Italia sono già stati oggetto di un atto di sindacato ispettivo (n. 5-02161) dell'interrogante in data 26 giugno 2003 e ancora priva di risposta;
nulla di nuovo risulta allo scrivente in ordine alla necessità, allora prospettata, che i Ministri dell'interno e dell'economia e delle finanze intervenissero con rigorosi controlli sulla gestione della Casa da Gioco, per scongiurare il venir meno di preziose ed importanti risorse per le Province di Como, Lecco e Varese;
la realtà complessiva del Casinò - quello che si potrebbe definire il «contesto ambientale» - desta fondate e serie preoccupazioni in quanto:
a) la gestione della casa da gioco è oggetto di una inchiesta della magistratura di Como;
b) vari organi di informazione hanno dato rilevante spazio alle vicende inerenti il Casinò, sottolineando l'esistenza di «scontri di potere», dando notizia di una anomala «cordata» per l'acquisizione del controllo del Casinò e addirittura ipotizzando collegamenti tra personaggi che occupano posizioni di rilievo nell'ambito della gestione del Casinò e gruppi legati alla mafia e al terrorismo internazionale -:
se sia a conoscenza della situazione;
quali provvedimenti intenda assumere, non solo per assicurare i necessari controlli sulla gestione finanziaria, ma anche per garantire sotto un profilo complessivo la doverosa trasparenza di tutti gli atti che caratterizzano la direzione della Casa da Gioco.
(4-08416)
Amministratore delegato della società è stato nominato il prefetto Umberto Lucchese, nella propria qualità di commissario del comune, rammentandosi che il comune di Campione d'Italia è stato interessato dalle consultazioni elettorali del 12 e 13 giugno e che, conseguentemente, il vertice societario sarà prossimamente rinnovato.
Si ricorda che, nel corso dell'anno 2002 (primo anno di gestione della Casa da Gioco di Campione d'Italia da parte della nuova Società costituita ai sensi dell'articolo 31, commi 37 e 38, della legge 23 dicembre 1998 n. 448 e successive modifiche ed integrazioni) gli incassi realizzati dal Casinò hanno fatto registrare un aumento, rispetto all'anno precedente, nella misura del 12,7 per cento, ma non è stato, invece, ancora determinato l'ammontare dei proventi residuali da ripartire tra gli enti beneficiari in quanto sono ancora in corso le operazioni relative alla quantificazione del saldo contabile-gestione 2002.
Per quanto riguarda gli investimenti realizzati nel 2002, la maggior parte di essi è stata finalizzata all'acquisto di attrezzature di gioco, sistemi di controllo, arredi, interventi e impianti obbligatori e di massima urgenza per l'adeguamento alle norme di cui al decreto legislativo n. 626 del 1994.
Si precisa, altresì, che gran parte di detti investimenti potrà essere trasferita e riutilizzata nella costruenda nuova sede della Casa da Gioco, che sarà operativa non prima del 2005.
Si fa, inoltre, presente che dall'inizio del 2003 si è registrata effettivamente una riduzione degli introiti di gioco pari al 2,66
Tuttavia, sin dall'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione della «Casinò Municipale di Campione d'Italia spa», avvenuto in data 31 luglio 2003, si è proceduto da parte della nuova amministrazione societaria ad una totale revisione degli impegni finanziari assunti dalla precedente gestione, al fine di ridurre le spese che gravano sulla conduzione del Casinò Municipale, in particolare per quanto riguarda consulenze, promozioni e assunzioni.
Questo quadro di interventi si è reso necessario per far fronte alla predetta situazione di difficoltà finanziaria in cui versava la casa da gioco, nonché al fine di aumentare la liquidità indispensabile per provvedere al versamento delle quote di conguaglio dovute per l'esercizio finanziario 2002 agli enti beneficiari (ministero dell'interno, province di Como, Lecco e Varese).
Gli indirizzi di strategia aziendale attuati hanno di fatto consentito di aumentare le disponibilità finanziarie della società di gestione e il complesso delle misure adottate hanno portato ad un'inversione di tendenza nell'andamento dei proventi introitati dalla casa da gioco, che hanno fatto registrare, a partire dagli ultimi mesi del 2003, un positivo incremento.
In ordine alla richiesta dell'onorevole interrogante di conoscere i provvedimenti adottati per assicurare i necessari controlli sulla gestione finanziaria della società di gestione della casa da gioco, si fa presente che, come è noto, l'articolo 31, comma 38, della legge n. 448 del 1998 (e successive modificazioni ed integrazioni) attribuisce al ministero dell'interno ed al ministero dell'economia e delle finanze poteri di vigilanza sull'attività della società autorizzata alla gestione del Casinò di Campione d'Italia.
Pertanto, anche considerata la natura di entrate tributarie riconosciuta ai proventi della casa da gioco dall'articolo 19 del decreto-legge 10 luglio 1986, n. 318, convertito nella legge 9 agosto 1986, n. 448 e rilevata l'opportunità - anche in considerazione della situazione finanziaria sopra descritta - di procedere ad una verifica dell'amministrazione contabile amministrativa della società di gestione della Casa da Gioco, è stata disposta un'attività di verifica della situazione finanziaria della «Casinò Municipale di Campione d'Italia spa».
In particolare, con provvedimento del 2 gennaio 2004 la prefettura di Como ha incaricato dello svolgimento di detta attività di verifica contabile-amministrativa un dirigente dei servizi ispettivi di finanza pubblica, designato dal ministero dell'economia e delle finanze, e il dirigente del servizio contabilità e gestione finanziaria della prefettura medesima.
Quanto alla richiamata indagine della Magistratura sulla gestione della casa da gioco, relativamente al periodo di attività del precedente consiglio di amministrazione si ricorda che nell'ambito di indagini attivate già nel 2003 dalla procura della Repubblica di Como, i Carabinieri hanno effettivamente provveduto ad acquisire copia della documentazione contabile e dei contratti sottoscritti dalla Società di Gestione della Casa da Gioco di Campione d'Italia.
L'acquisizione della documentazione - avvenuta senza necessità di perquisizione alcuna e con piena collaborazione dei dirigenti del Casinò - è intervenuta a seguito di alcune denunce pervenute alla procura di merito alla gestione del Casinò, nonché alle modalità di appalto e assegnazione degli incarichi, alle spese di rappresentanza e alle politiche di marketing.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
risulta all'interrogante che la questura di Macerata ha richiesto all'Ufficio Scolastico Regionale per le Marche informazioni
ogni istituzione scolastica dovrà fornire tali dati d'ora in poi, per un tempo indeterminato, il giorno 30 di ogni mese;
le informazioni, fra l'altro, dovrebbero spiegare le cause del conflitto, l'estensione territoriale, le aziende interessate;
ogni mese la DIGOS deve inviare tali dati ad un dipartimento dell'ISTAT;
i dati delle adesioni agli scioperi sono già inviati a varie strutture di vari ministeri, certamente quelli riferiti alle scuole sono inviati all'Ufficio Scolastico Regionale -:
perché l'ISTAT richiede i dati degli scioperi alle singole scuole della provincia di Macerata;
perché la DIGOS è coinvolta in tale attività;
se simili attività si svolgono in altre province, con le stesse modalità.
(4-09603)
La raccolta, inoltre, non include l'utilizzo di dati «sensibili», così come definiti all'articolo 4 del decreto legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.
Si sottolinea che la rilevazione sui conflitti è inclusa nel programma statistico nazionale per triennio 2003-2005, e vede coinvolte le questure quali organi intermedi di raccordo, sulla base di quanto previsto dall'articolo 7 del decreto legislativo n. 322 del 1989 secondo cui «...è fatto obbligo a tutte le amministrazioni, enti ed organismi pubblici di fornire tutti i dati che vengono richiesti per le rilevazioni nel programma statistico nazionale».
Alla luce del predetto articolo, quindi, sia le questure che le amministrazioni pubbliche contattate dalle questure hanno l'obbligo di fornire all'Istat i dati richiesti mediante informazioni complete e attendibili.
In tale contesto si inserisce la vicenda segnalata nel documento parlamentare, da ricondurre alla richiesta formulata - come negli anni passati - dalla questura di Macerata il 16 marzo 2004, al Centro servizi amministrativi del capoluogo marchigiano (ex Provveditorato agli studi) e a numerosi altri enti, in seguito al sollecito ricevuto dall'Istat, al fine di ottenere i dati necessari alla compilazione delle schede di rilevazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
è attiva da molti anni a Montevideo (Uruguay) la «Scuola Italiana», che attualmente è frequentata da quasi 1.000 alunni tra scuola materna, elementare e medie-superiori;
anche per la crisi economica attraversata in questo periodo dall'Uruguay la scuola è in difficoltà e soffre di ristrettezze economiche sia per l'attività didattica che per affrontare indispensabili lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria necessari per il mantenimento dei locali dell'istituto;
ciò anche perché solo 3 docenti su 180 sono inviati dall'Italia e tutti gli altri pesano sulle rette degli studenti e relative
è indubbia l'importanza della scuola sia per la nostra comunità italiana in Uruguay che per l'immagine dell'Italia in quel paese dove quasi il 40 per cento della popolazione è di origine italiana -:
se il Ministro degli affari esteri intenda finanziare i lavori di manutenzione necessari alla scuola, in quali termini e con quali tempi e se ci si sia attivati al fine di far riconoscere i titoli di studio della predetta scuola italiana anche nel nostro Paese.
(4-07832)
In merito all'attribuzione della parità scolastica all'istituzione in parola, a seguito della documentazione prodotta dalla medesima e delle verifiche effettuate in loco, questa potrà essere concessa, per i livelli materno, elementare e medio, a decorrere dall'inizio del prossimo anno scolastico australe, e precisamente dal 1o marzo 2004, e per il liceo dal successivo 1o marzo 2005.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
la comunità italiana in Venezuela, intendendosi i soli connazionali con passaporto, conta circa 150.000 connazionali dei quali circa 110.000 dipendenti dal Consolato generale di Caracas, mentre oltre un milione sono i venezuelani di origine italiana;
l'immobile ove ha sede il Consolato generale di Caracas è una palazzina moderna, detenuta in affitto, ad un costo di circa 10.000 US$ al mese. La palazzina è di poco oltre 1.200 metri quadrati su due piani (il 3 è inagibile) e senza possibilità di ampliamenti. In essa lavorano il Console generale ed un console suo collaboratore e circa 30 dipendenti a contratto fisso oltre ad alcuni a contratto a tempo determinato;
la struttura dell'Ufficio è stata concepita per accogliere 100-150 persone al giorno ovvero le utenze per una comunità in situazione di normalità;
da alcuni anni il Venezuela vive una situazione di acuto e progressivo disagio, in una crescente crisi economica legata anche all'attuale Presidenza del Paese. Caracas è quotidianamente interessata da una diffusa criminalità - scioperi, interventi della polizia, dimostrazioni anti-Chavez - che hanno portato ad una forte contrazione dell'economia colpendo soprattutto le piccole e medie imprese (quasi la metà delle 11.000 aziende operanti nel paese alcuni anni fa sono state chiuse) molte delle quali erano di proprietà di italiani di prima o seconda generazione;
si è quindi generata una profonda insicurezza collettiva e la gran parte della nostra collettività è preoccupata degli eventi, mentre alcune migliaia di connazionali sono ridotti all'indigenza;
si sono quindi moltiplicate le richieste di aiuto ai nostri consolati e particolarmente a quello di Caracas con una media di 350-400 domande quotidiane di intervento presso le strutture consolari, sia per la messa a punto della documentazione di stato civile che l'emissione o rinnovo dei passaporti sia di molte persone che chiedono un aiuto per sopravvivere, tenuto conto che il sistema socio-sanitario pubblico venezuelano è di fatto inesistente;
si sono aggiunte in queste settimane le difficoltà legate alle elezioni dei COMITES in una realtà dove il servizio postale
il consolato è quindi quotidianamente assediato da lunghe file di connazionali con liste di attesa di mesi per poter accedere agli sportelli e ciò, nonostante l'obbiettivo impegno della grandissima maggioranza dei dipendenti addetti e del prodigarsi dell'Autorità consolare che già ha messo in atto tutti i possibili tentativi per razionalizzare al meglio l'accesso agli uffici, lo spazio d'attesa, i sistemi di prenotazione;
dal punto di vista assistenziale, la richiesta più di sovente avanzata è quella, almeno per la fascia più debole ed anziana della nostra comunità, di sussidi per l'assistenza medica e le cure farmacologiche ed ad essa si tenta di dare risposta attraverso contributi necessariamente ridotti e condizionati alle disponibilità economiche;
un'ipotesi che appare molto valida sarebbe quella di coprire l'intera collettività con una polizza di assicurazione privata che, studiata con premi differenziati e legati al reddito, potrebbe essere molto conveniente per i connazionali di discrete o buone condizioni economiche e poco costosa per le finanze pubbliche per assistere quella fascia di connazionali indigenti (cui comunque già oggi si cerca di dare un aiuto) permettendole di poter accedere almeno alla medicina di base e di primo intervento;
si ritiene che, come da una ipotesi di massima già elaborata dallo stesso Console Generale, con una spesa annua di circa 400.000 euro sarebbe possibile assistere in modo decoroso circa 2.000 connazionali indigenti ed aiutare in modo sostanziale altri 3-5.000 connazionali in difficoltà economiche, ma che parzialmente potrebbero concorrere a sostenere le spese sanitarie -:
se non si ritenga, per quanto attiene la situazione logistica del Consolato di Caracas, di dover adottare le opportune iniziative affinché siano riuniti in un solo immobile ampio e funzionale tutti i servizi consolari e quelli forniti dall'Ambasciata, nonché l'ICE e l'Istituto di cultura. Approfittando del crollo del valore degli immobili a Caracas l'acquisizione demaniale di un simile complesso (che potrebbe poi essere chiamato «Casa Italia») potrebbe essere di costo relativamente contenuto dando così risposte ottimali, anche dal punto di vista della sicurezza, alla gestione dei servizi e rispondendo così più organicamente alle necessità della nostra ampia comunità;
se non si ritenga opportuno, per quanto attiene alle necessità di assistenza sanitaria, approfondire l'ipotesi di assistenza sanitaria volontaria sopra evidenziata, esperendo ovviamente ogni passo per modulare la risposta più completa e conveniente alla necessità, ma tenendo in considerazione come stiano aumentando in Venezuela gli italiani, oggetti di «nuove povertà».
(4-09542)
Da un punto di vista giuridico e tecnico, si tratta tuttavia di un'operazione complessa che richiede un quadro preciso e dettagliato di tutti i suoi aspetti. Al riguardo va anzitutto sottolineato che fattore condizionante è rappresentato dal costo dell'intera operazione: essa avrebbe infatti un costo finale stimato superiore a venti milioni di dollari, pari a circa due volte l'assegnazione annuale del capitolo di bilancio che finanzia gli immobili per l'intera rete diplomatico-consolare. Si stima comunque che anche un progetto più circoscritto implicherebbe una spesa ingente rispetto alle risorse complessive disponibili.
Per la sua rilevanza economica, il progetto di cui sopra potrebbe quindi trovare collocazione nel quadro degli interventi che saranno finanziati con la nuova legge settennale: la legge attualmente in vigore esaurisce infatti i suoi effetti nell'anno finanziario in corso ed i fondi residui sono interamente impegnati dalle operazioni che sono già in corso di realizzazione.
Con riferimento alla proposta dell'interrogante di coprire l'intera collettività italiana con una polizza di assicurazione privata, che assicuri almeno le prestazioni mediche di base e di primo intervento i cui costi sono quantificati in circa 400 mila euro annui, è stata avviata una riflessione sulla sua attuabilità. Da questa analisi sembra emergere un duplice ordine di difficoltà. In primo luogo ne vanno valutate le implicazioni da un punto di vista giuridico: la questione è stata già portata all'attenzione dell'Ufficio Centrale del Bilancio (in relazione ad una analoga richiesta avanzata dall'Ambasciata a Bogotà). In secondo luogo, da un punto di vista finanziario, il costo ipotizzato appare alto rispetto alle risorse disponibili, tale da assorbire quasi per intero lo stanziamento che viene erogato al Consolato Generale a Caracas a valere sul capitolo dell'assistenza diretta, il 3121 (pari, per il 2004, a 500 mila euro).
Ove accolta, l'ipotesi di assistenza avanzata finirebbe infatti col ridurre sensibilmente la quota di stanziamento che la sede può destinare all'erogazione di sussidi in denaro, strumento necessario ai connazionali più poveri, per far fronte alle esigenze primarie per la vita quotidiana. Entrambe le iniziative suggerite nell'atto in esame sono indubbiamente caratterizzate da elementi interessanti e propositivi: esse nello stesso tempo mettono in luce i condizionamenti che esistono per la nostra attività diplomatico consolare sia in termini di risorse, sia in termini di vincoli amministrativo-contabili. In alcuni casi tali vincoli - come avviene per la gestione degli immobili all'estero - non favoriscono scelte - come l'acquisto rispetto alla locazione - che potrebbero costituire in prospettiva anche un notevole risparmio per l'Erario e un buon investimento per il rafforzamento delle strutture necessarie al sostegno della nostra azione diplomatico consolare.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.
Nicola Freda medico di professione, vive da otto anni all'estero, è stato medico di fiducia dell'Ambasciata italiana a Lima in Perù e medico di fiducia del Ministero della sanità per l'assistenza del personale italiano marittimo e dell'aviazione civile, sempre a Lima, dal 1997 al giugno del 2001. Attualmente è medico di fiducia del Consolato Generale d'Italia in Filadelfia;
laureatosi presso l'Università degli Studi di Pisa si è iscritto all'ordine dei Medici Chirurghi della provincia di Lucca dal 1993, si è specializzato in Chirurgia Plastica in Perù, ottenendo un elevato livello di preparazione;
negli Stati Uniti ha realizzato un fellowship in chirurgia craniofacciale presso la Eastern Virginia Medical School in Norfolk - Virginia, USA, della durata di 14 mesi;
nel mese di gennaio del 2001, il dottor Freda ha presentato presso il Ministero della sanità, Ufficio riconoscimento titoli e professioni sanitarie, la documentazione relativa al riconoscimento del diploma di specialista in chirurgia plastica conseguito presso l'università San Martin de Porres in Lima (Perù), attenendosi alle disposizioni dettate dalla circolare No.DPS/III L. 40/OC-1259 del 12 aprile del 2000 - circolare Bindi, (non esistendo nessun tipo di regolamentazione specifica per cittadini italiani che studiano all'estero ottenendo un titolo di specialista in un paese extracomunitario, come nel caso in questione) con all'oggetto: cittadini stranieri non comunitari: riconoscimento titoli professionali dell'area sanitaria conseguiti all'estero;
dopo quasi due anni al dottor Freda viene fatta pervenire una comunicazione del Dipartimento per l'ordinamento sanitario, direzione generale delle risorse umane e delle professioni sanitarie, che dice: «... la Conferenza dei Servizi riunitasi ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 394/99 in data 10 maggio 2002, ... ha espresso parere negativo al riconoscimento del Suo titolo, in quanto la durata del corso da Lei frequentato è inferiore a quella minima prevista dalle direttive comunitarie non compensabile con prove attitudinali»;
il dottor Freda ha quindi prodotto nuova documentazione in cui attesta la quantità e la qualità dei suoi titoli di studi all'estero;
Nicola Freda ha quindi fatto richiesta, al direttore generale del dipartimento per il riconoscimento dei titoli sanitari del ministero della salute, al fine del riesame della istanza di riconoscimento del titolo di specialista, presentando tutta la documentazione richiesta (accredito per tre anni di formazione professionale nella specialità di Chirurgia Plastica con la durata delle ore dell'insegnamento accademico teorico-pratico ospedaliero così come indicato nella circolare; accredito di attività ospedaliera svolta in qualità di specialista in chirurgia plastica di due anni come complemento ai tre anni del programma di specializzazione nonché la documentazione relativa all'ultima formazione universitaria in chirurgia craniofacciale);
il dottor Freda ha delle competenze preziose e rare nel nostro Paese, infatti, nel mese di maggio, è stato membro dell'equipe chirurgica che ha operato un giovane italiano di Napoli che non trovando in Italia le competenze medico chirurghe che gli erano necessarie, cercò aiuto nella trasmissione televisiva di Costanzo, trovando appoggio in una ONG Operation Smile di cui Freda è medico volontario ed affrontò quindi un viaggio della speranza fino a Norfolk, in Virginia (USA);
allo stato attuale il dottor Freda può operare nel proprio Paese, l'Italia, solo in cliniche private come chirurgo estetico -:
se non sia negli intendimenti del ministero, in questo come in casi analoghi, favorire in ogni modo, e con la massima celerità, la possibilità di operare nel proprio paese da parte di accreditati specialisti, mettendo a disposizione del Paese le conoscenze acquisite all'estero.
(4-04924)
In tale sede è stato espresso parere negativo al riconoscimento del titolo, in quanto «la differenza tra la durata del corso (tre anni) e la durata minima richiesta dalla normativa comunitaria (cinque anni) non è sanabile con misure compensative».
A seguito della presentazione, da parte dell'interessato, di documentazione integrativa (tre certificati attestanti la partecipazione a corsi di perfezionamento), la richiesta è stata oggetto di riesame in data 28 gennaio 2003; in tale seduta è stato ribadito che «la differenza formale di due anni del titolo non è comunque sanabile da ulteriore attività dimostrata«.
La domanda di riconoscimento in questione è stata nuovamente valutata in data 1o luglio 2003, dietro presentazione di ulteriore documentazione da parte del dottor Freda; la citata Conferenza ha proposto di condizionare il riconoscimento del titolo di specializzazione in Chirurgia Plastica al superamento di una misura compensativa, mirata a verificare il raggiungimento delle necessarie competenze specialistiche.
Il professionista sanitario ha sostenuto la prova in data 15 marzo 2004, ottenendo il riconoscimento del titolo di specializzazione in Chirurgia Plastica.
Il decreto ministeriale di riconoscimento, inviato all'interessato in data 19
Il Ministro della salute: Girolamo Sirchia.
la riunione del cosiddetto «Comitatone» del 4 febbraio 2003 ha previsto 90 giorni di tempo per l'approfondimento dell'ipotesi progettuale del comune di Venezia volta a realizzare una struttura di accesso permanente ai traffici portuali alla bocca di Porto di Malamocco e quindi a effettuare opere dissipative realmente efficaci;
il comune di Venezia e gli altri enti locali devono esaminare il progetto definitivo del Mose (modulo sperimentale elettromeccanico) che comprende anche la conca di navigazione e le dighe foranee, già bocciate dal comune, in venti giorni;
la capitaneria di porto, in data 10 febbraio 2003, ha emesso un'ordinanza che prescrive obblighi e limitazioni che scatteranno a partire dal 12 febbraio 2003, come riporta la nota inviata a comuni, prefettura ed enti interessati: «A partire dal giorno 12 febbraio 2003 e per la durata presunta di mesi 24, l'impresa Impregilo effettuerà su incarico del consorzio Venezia nuova, per conto del Magistrato alle Acque, lavori per la realizzazione della diga foranea di Malamocco. I lavori inizieranno nello spazio acqueo a circa 100 metri a est della diga»;
su questo intervento che, a quanto risulta all'interrogante, sarebbe stato approvato dalla regione senza la valutazione di impatto ambientale nazionale, ma con la sola VIA regionale, pendono tre ricorsi al Tar, per vizio di incompetenza, presentati da comune, provincia e da due associazioni ambientaliste;
la legislazione speciale per la salvaguardia di Venezia prevede il coinvolgimento degli enti locali nei processi decisionali e gestionali che riguardano materie fondamentali per la sopravvivenza della città -:
se il «Comitatone» nel corso della seduta del 4 febbraio 2003 abbia approvato l'opera;
se non ritenga di intervenire per ristabilire il ruolo che, secondo la legge sulla salvaguardia, spetta agli enti locali e fare chiarezza sulla legittimità delle autorizzazioni concesse per l'avvio dei lavori;
se non ritenga di intervenire revocando l'ordinanza della Capitaneria di Porto e della Guardia Costiera di Venezia del 10 febbraio 2003.
(4-05476)
Il Magistrato alla Acque non ritiene ravvisabile, dunque, alcun elemento di illegittimità in ordine all'iter attivato per l'approvazione delle opere in argomento.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.