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milioni di euro e sono stati destinati, in ordine di importanza, ai mercati francese, tedesco, austriaco ed inglese;
scelte di Bruxelles lasciano ampio margine per un recepimento non passivo, con la possibilità di interpretare le politiche e adattarle alle diverse esigenze e alle tipicità dei contesti nazionali, una opportunità alla quale il nostro Paese giunge con una preoccupante assenza di dibattito e consapevolezza;
criteri di gestione obbligatori e le buone condizioni agronomiche ed ambientali, allo scopo di assicurare la qualità e la sicurezza del lavoro agricolo e di potenziare il ruolo dell'agricoltura nella conservazione del suolo, nella valorizzazione dell'ambiente e del paesaggio agrario, nella promozione del benessere animale;
infrastrutture ed alle colture del comparto agricolo, con conseguenze disastrose all'economia locale;
il settore della salumeria, per il nostro Paese, è particolarmente importante sia per le dimensioni del fatturato (pari a 7,55 milioni di euro l'anno) sia perché, con specifico riferimento all'export, costituisce elemento di straordinario prestigio per il made in Italy applicato alla buona cucina;
i prodotti della salumeria italiana esportati nel 2003 hanno superato i 600
in particolare l'Inghilterra assorbe il 7 per cento dei totale dei salumi destinati all'esportazione;
inopinatamente il comune di Londra ha recentemente promosso una campagna di informazione (o meglio, una campagna pubblicitaria negativa), particolarmente intensa nella metropolitana che - è bene ricordare - è la più estesa del mondo, contro i «cattivi odori» con invito ai londinesi a «non consumare prodotti che puzzano»;
di per sé nulla vi sarebbe da obiettare se non fossero stati allestiti, per tale campagna di affissioni, manifesti raffiguranti salumi con il tricolore made in Italy;
le reazioni non si sono fatte attendere, sia da parte dell'Ice sia da parte dell'Assica (Associazione delle Imprese delle carni e salumi) che hanno preannunciato l'invio di un dossier di protesta alla Commissione dell'Unione europea, mentre sono già stati incaricati studi legali per studiare le più opportune e pesanti iniziative giudiziarie «finalizzate ad ottenere risultati significativi sul piano risarcitorio;
il direttore generale dell'Assica, Gianni Gorreri, sul punto ha dichiarato con profonda amarezza al quotidiano finanziario Il Sole-24 Ore di giovedì 29 luglio 2004 alla pagina 18: «Gli odori dei nostri salumi sono il vanto della salumeria made in Italy, che altri non sono in grado di fare e che gli stessi consumatori inglesi apprezzano molto. Questa pubblicità è fortemente lesiva dei nostri e degli interessi del made in Italy. Per questo stiamo valutando iniziative legali per danno all'immagine»;
il quotidiano finanziario citato, peraltro, riporta una prima dichiarazione proveniente dal dicastero delle politiche agricole, forestali ed alimentari: «Chiediamo che questa cattiva pubblicità cessi immediatamente. L'iniziativa non fa onore a chi l'ha promossa e danneggia chi la subisce, cioè l'Italia. I prodotti della salumeria sotto accusa fanno parte della grande riserva di prodotti Dop e Igp made in Italy, vale a dire quanto di meglio e di buono della tavola di qualità ci sia in circolazione in Europa e nel mondo»;
appare francamente intollerabile all'interrogante che la Città di Londra abbia lanciato una campagna tanto diffamatoria quanto infondata -:
se e quali urgenti iniziative abbia già assunto o intenda assumere, in via diretta con il governo di Londra e comunque a livello comunitario, per far cessare immediatamente una campagna pubblicitaria, secondo l'interrogante demenziale, che abbina il concetto di cattivo odore ai prodotti della salumeria italiana, autentico vanto del nostro made in Italy, ed apprezzata dagli stessi consumatori inglesi che assorbono, come si è detto, il 7 per cento dei prodotti del settore destinati all'esportazione;
se non intenda affiancare le associazioni di categoria anche dal punto di vista giuridico per la tutela dell'immagine del nostro Paese, gravemente lesa dalla presenza del tricolore sui manifesti affissi nella metropolitana londinese.
(3-03637)
entro il 31 luglio 2004, l'Italia è chiamata a compiere contemporaneamente agli altri Stati membri dell'Unione europea, scelte di rilevanza strategica per il futuro del proprio sistema agroalimentare e per la qualità ambientale e sociale del territorio agricolo che rappresenta tuttora il 70 per cento della superficie del Paese;
si tratta delle modalità di applicazione della recente riforma della politica agricola comunitaria: per la prima volta le
la questione in discussione è importante non solo per l'entità delle risorse finanziarie interessate, oltre 5 miliardi di euro all'anno per l'Italia, ma anche perché la recente riforma ha infatti introdotto il cosiddetto «disaccoppiamento»: gli agricoltori potranno ricevere a partire dal 2005 i contributi pubblici indipendentemente dal tipo di attività praticata, una sorta di sostegno al reddito che prescinde dal prodotto e dà luogo a «diritti all'aiuto» che potrebbero essere scambiati anche separatamente dalla terra;
questa è una novità sostanziale che richiede evidentemente la ricerca di una nuova legittimazione sociale per contributi che altrimenti potrebbero configurarsi come una sorta di rendita, una legittimazione che deve essere trovata nei servizi che l'agricoltura può svolgere per la collettività in termini di qualità dell'alimentazione, di manutenzione del territorio, di conservazione dell'ambiente;
il Governo italiano ha diffuso un primo documento nel quale si esprime per l'applicazione del disaccoppiamento totale degli aiuti in quasi tutti i principali settori della produzione agricola, mentre la riforma comunitaria consente agli Stati membri di conservare parzialmente legata al mantenimento della produzione, quindi accoppiata, una parte significativa del contributo pubblico;
una transizione totale al disaccoppiamento, senza adeguate misure di armonizzazione col territorio italiano e le sue tradizioni, rischierebbe di colpire le zone più svantaggiate, proprio dove l'agricoltura svolge un ruolo insostituibile per la tutela idrogeologica e la conservazione del paesaggio;
l'attività agricola tenderebbe a concentrarsi in alcune zone vocate, a cui farebbe fronte il degrado, lo spopolamento e la marginalità economica di vaste zone di grande interesse ambientale per il Paese;
il disaccoppiamento totale, senza un meccanismo intelligente e versatile di transizione dal vecchio al nuovo sistema di incentivi, rischierebbe di garantire soltanto chi ha beneficiato delle sovvenzioni in passato, escludendo ad esempio i giovani e non coinvolgendo a pieno le politiche di indirizzo verso una agricoltura di qualità;
potrebbe avere conseguenze non certamente trascurabili anche sul nostro modello alimentare e sui prodotti di punta dell'agroalimentare italiano, oggi una sorta di ambasciatori del «made in Italy» nel mondo;
è fondamentale che vengano pensate, discusse ed attivate misure che facciano della transizione al disaccoppiamento un'occasione vera e decisiva per l'agricoltura biologica, per quella dei prodotti tradizioni e di qualità, per quelle iniziative che dell'innovazione e della ricerca fanno la leva per la valorizzazione l'identità del proprio territorio -:
se tenuto conto anche di quanto emerso nella riunione del 29 luglio 2004 della Conferenza Stato Regioni, per l'attuazione in sede nazionale della riforma di medio termine della politica agricola comune intenda adottare iniziative normative volte a recepire i seguenti principi e criteri direttivi quali:
a) la necessità di promuovere l'agricoltura biologica, le produzioni di qualità e i relativi accordi di filiera, i prodotti tradizionali e a denominazione d'origine, mediante l'utilizzo completo di quelle risorse potenzialmente messe a disposizione della nuova riforma, permettendo inoltre di liberare nuovi fondi per dare impulso allo sviluppo rurale;
b) a partire dall'esempio dell'agricoltura biologica, l'esigenza di definire i
c) la necessità di provvedere alla formulazione, d'intesa con le Regioni, dei nuovi indirizzi per i piani di sviluppo rurale al fine di valorizzarne il contributo nell'ambito delle politiche di sviluppo locale;
d) l'esigenza di aumentare le risorse per la filiera biologica di incentivare il mantenimento dell'agricoltura e della salvaguardia del patrimonio zootecnico nazionale e in particolare nelle zone svantaggiate e marginali, di favorire l'insediamento dei giovani agricoltori, anche mediante l'utilizzo della riserva nazionale.
(4-10655)
alle ore 16.00 circa del 12 luglio 2004 l'intero territorio del Comune di San Nicandro Garganico è interessato da una tromba d'aria di forte intensità che, unitamente ad una intensa grandinata, ha causato ingenti danni alle colture olivicole, alle strutture agricole, zootecniche ed artigianali della zona;
in seguito a tale avverso evento atmosferico sono pervenute al Comune, da parte di diversi cittadini, richieste di segnalazione di danni ed istanze di aiuto per l'erogazione di provvidenze a titolo di ristoro per le calamità subite;
l'Ufficio Agricoltura e Ambiente della città di San Nicandro Garganico ha provveduto immediatamente, tramite la sua struttura, ad eseguire tutti gli accertamenti, i sopralluoghi ed i rilievi del caso in modo da poter quantificare l'entità dei danni provocati dalla eccezionale perturbazione atmosferica abbattutasi inesorabilmente sul nostro territorio;
secondo la stima fatta dall'Ufficio di cui sopra i danni maggiori riguardano le aziende olivicole, zootecniche e artigianali dell'area nord-est del territorio di San Nicandro Garganico dove oltre alla perdita di innumerevoli piantagioni di olive, letteralmente estirpate dal terreno di coltura, vi è stato un notevole e consistente smantellamento di tettoie e tetti di stalle capannoni e case coloniche, recinzioni e quant'altro intercettato dalla furia del vento e dalla violenza e consistenza della grandine;
in specifico la stima dei danni ammonta a 545.000 euro che l'Amministrazione comunale ha posto a base per una istanza inviata alla Regione Puglia e alla Protezione Civile e a tutti gli altri competenti, al fine di far riconoscere lo stato di calamità naturale per l'evento atmosferico abbattutosi, come già ricordato, in data 12 luglio 2004, nella zona nord-est del nostro territorio, ai sensi della legge regionale 24/90 -:
quali siano le valutazioni del Ministro al riguardo e quali iniziative intenda urgentemente assumere affinché venga riconosciuto al Comune di San Nicandro Garganico lo stato di calamità naturale promuovendo interventi a favore delle popolazioni e delle aziende agricole colpite così duramente al fine di favorire la pronta ripresa delle attività economiche.
(4-10656)
un nubrifagio di forte intensità, abbattutosi il 26 luglio 2004 sul territorio pugliese ed in particolare sulla Provincia di Brindisi, ha provocato gravi danni alle
nel territorio provinciale è andato distrutto il prodotto locale ortofrutticolo pronto per essere raccolto ed avviato alla distribuzione e commercializzazione;
i produttori viticoli, avevano già subito, nei mesi di maggio e giugno, violenti piogge, che hanno contribuito all'attacco nocivo della «peronospora» dei loro vigneti, con perdite pressoché totali per la produzione vitivinicola 2004;
il continuo perversare di eventi naturali, che periodicamente si abbattono sul territorio pugliese, determinano il decrescere delle produzioni di orticoltura, viticoltura e dell'olicoltura, con l'inevitabile ricaduta negativa sull'economia dell'indotto e la conseguente riduzione dell'attività lavorativa, che a sua volta crea pesanti insostenibili problemi sociali;
a tutt'oggi, i produttori agricoli attendono i rimborsi dei contributi previsti a sostegno delle perdite subite dai precedenti eventi calamitosi degli anni 2000-2001;
a tutt'oggi, non è stata definita la nota questione dei contributi pregressi INPS, malgrado le assicurazioni a loro fornite di recente, né sarebbero stati attivati i decreti ministeriali attuativi;
la Regione Puglia dovrebbe essere sollecitata perché sia garantita per la parte di sua competenza, la tempestiva erogazione dei contributi, assicurando agli agricoltori pugliesi la liquidità necessaria per affrontare i costi di ripristino dei danni subiti, per la ripresa delle loro attività e la tutela del comparto dell'agricoltura pugliese, settore trainante ed oltremodo vitale per il sud -:
se non ritenga adottare iniziative a sostegno dei produttori del comparto agricolo ed ortofrutticolo colpiti dal nubifragio.
(4-10669)