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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 4233-B sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo stati presentati emendamenti, passiamo alla votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, siamo giunti al termine ed al completamento di un passaggio storico per il nostro paese. L'abbandono della leva come reclutamento ed il passaggio al principio della volontarietà dell'ingresso nelle Forze armate nella storia repubblicana del nostro paese certamente è un momento unico. Si completa una delle grandi riforme realizzate dal Governo dell'Ulivo e avviate dal ministro Andreatta. L'efficacia di quella riforma si dimostra con il suo odierno completamento e, cioè, con l'anticipo al 1o gennaio 2005, rispetto al 1o gennaio 2007, della sospensione della leva obbligatoria. Il gruppo della Margherita non può non essere favorevole a questa
scelta. Si tratta di una svolta epocale che, innanzitutto, va nella direzione dei giovani, soddisfacendo una necessità molto avvertita nel mondo giovanile e accogliendo le richieste delle famiglie. Soprattutto, accoglie l'esigenza di un modello di difesa diverso, più volte manifestata dai vertici delle nostre Forze armate. È cambiato il mondo, sono cambiate le chiavi di lettura, è cambiata l'Italia e la sua storia in questi cinquant'anni di vita repubblicana. Era giunto, quindi, il momento di cambiare e di dare una svolta modernizzatrice anche alle nostre Forze armate.
A nostro avviso, questo traguardo avrebbe potuto essere raggiunto anche prima. Insieme al gruppo dei Democratici di sinistra, infatti, all'inizio della legislatura avevamo presentato una proposta di legge che andava proprio in questa direzione e, sempre insieme alle forze che si riconoscono nella lista unitaria, in sede di lavori concernenti la legge finanziaria, per tre anni abbiamo chiesto l'anticipo della sospensione della leva, con appositi emendamenti, sempre respinti da parte del Governo.
Stiamo per realizzare un passaggio importante: da Forze armate di quantità a Forze armate di qualità. È il nostro tempo a chiederci questa svolta. Esistono nuove frontiere di intervento militare e nuove minacce. Quindi, è evidente la necessità della trasformazione delle funzioni e del profilo delle nostre Forze armate. Si tratta, ora, di dare seguito alla modernizzazione e di investire risorse umane ed economiche al servizio di una riforma fondamentale per l'assetto del nostro modello di difesa, anche in chiave europea. Per fare questo, c'è bisogno di un esercito non più di leva ma professionale, però sempre nel rispetto della nostra moderna e attualissima Carta costituzionale.
Con questa riforma abbiamo dato risposta alle due esigenze, da un lato quella della modernizzazione...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Molinari; non mi rivolgo a lei.
Onorevoli colleghi, vorrei pregarvi di un attimo di attenzione.
GIUSEPPE MOLINARI. ... delle nostre Forze armate e, dall'altro, quella del senso di un servizio reso alla patria da parte dei nostri giovani, che oggi non aveva più le caratteristiche di mezzo secolo fa. Il ruolo delle Forze armate resta indispensabile; lo dimostrano i nostri 10 mila soldati impegnati nelle missioni internazionali, ai quali va il nostro saluto ed il nostro sostegno. Le Forze armate non sono né di maggioranza né di opposizione: esse appartengono al paese e per questo il legislatore ha il dovere di elaborare al meglio il quadro normativo di riferimento in cui devono operare. Oggettivamente, c'è stato poco tempo per sviluppare il dibattito. Questo provvedimento è stato approvato dal Senato giovedì scorso ed oggi, in una settimana, sarà approvato definitivamente da questo ramo del Parlamento. È un provvedimento che, in linea di principio, condividiamo; è il proseguimento di una nostra riforma. Tuttavia, riteniamo che vi siano ancora alcune imperfezioni che questo Governo e questa maggioranza avrebbero potuto sanare se avessero scelto la strada del dialogo con l'opposizione, invece di fare da soli.
Comprendiamo anche le vostre difficoltà perenni che riguardano i vostri rapporti all'interno della coalizione, ma non possiamo ignorare i problemi che restano irrisolti e che potrebbero avere gravi conseguenze nell'esercizio della delega.
Dal 1o gennaio 2005 le chiamate per il servizio di leva sono sospese. È questa la chiave di volta del nuovo assetto della difesa del nostro paese. Cambiano aspettative e prospettive, cambia il volto delle Forze armate.
Ad inizio settimana, abbiamo tutti letto le dichiarazioni del sottosegretario Cicu sugli organi di stampa in cui richiamava le possibilità occupazionali di lavoro stabile che l'esercito professionale prospetta. Fossi io al posto del sottosegretario, sarei meno ottimista sulla cosiddetta prospettiva del lavoro sicuro per i militari. Non bisogna infatti illudere i giovani e le loro famiglie. È la stessa vostra delega a non consentire ciò, avendo messo in piedi un meccanismo che aggira, di fatto, la sospensione
della leva solo per assicurare i numeri del reclutamento volontario. L'aver collegato il servizio, infatti, ai concorsi delle altre forze del comparto di sicurezza, di fatto, serve solo a questo e per noi non è la strada giusta.
Noi, al contrario, vogliamo un serio meccanismo di incentivazione per l'arruolamento, ma anche forme di tutela e protezione sociale.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Molinari!
GIUSEPPE MOLINARI. Per tutte queste ragioni, pur con qualche riserva, noi votiamo a favore dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinotti. Ne ha facoltà.
ROBERTA PINOTTI. Come hanno avuto modo di affermare i colleghi in discussione generale, il relatore ed ora anche il collega Molinari che mi ha proceduto, il provvedimento è importante ed atteso. Però, vorrei anche ricordare all'Assemblea che si tratta di una riforma che il Parlamento ha già votato durante il Governo dell'Ulivo. La sospensione della leva è stata infatti decisa allora, e oggi votiamo alcune modalità operative, nonché l'anticipazione di tale sospensione, che era stata decisa per il 2007, al 2005.
Era stata una proposta che aveva visto il voto favorevole anche dell'opposizione di allora, oggi maggioranza, e che riteniamo molto importante per due motivi. Il primo riguarda, più in generale, il tema della qualificazione delle Forze armate che deve essere garantita in misura sempre maggiore, posto che ciò che oggi chiediamo loro differisce rispetto al passato: c'è stata una trasformazione e un'accelerazione, necessaria, dovuta alle nuove funzioni richieste alle nostre Forze armate, chiamate ad operare soprattutto in scenari internazionali. In tale contesto, la qualificazione diventa sempre importante.
Tuttavia, questo provvedimento è anche atteso e importante per le scelte individuali di molti ragazzi del nostro paese. Sapete bene che per molti l'idea di «fare il militare» era quella di un anno un po' perso rispetto al proprio progetto di vita. A questo punto, noi inseriamo un criterio di libertà della scelta che è estremamente importante. Qui, però, su tale criterio, il provvedimento non ci soddisfa e ci preoccupa (perché ci pare grave) che si inserisca l'obbligatorietà del 100 per cento per coloro che dovranno fare i poliziotti, i carabinieri o gli operatori della Croce rossa per il settore militare.
Siamo contenti che, grazie anche alla nostra battaglia parlamentare, questo non valga più per i Vigili del fuoco, ma ci preoccupa l'obbligatorietà totale, anche perché veniamo a creare discriminazioni fra ragazzi che scelgono diversamente, fra coloro che scelgono di far parte dell'esercito e coloro che, per esempio, decidono di fare il servizio civile.
Inseriamo infatti una discriminazione rispetto alle loro possibilità e, su questo punto, può valere il riferimento all'articolo 51 della nostra Costituzione. Questo è un passaggio che riteniamo grave e vogliamo sottolinearlo: è grave l'obbligatorietà del 100 per cento.
Ciò premesso, in parte, questa gravità è mitigata dal fatto che nel 2010 si potrà rivedere la percentuale stabilita (se deve rimanere tale o se può essere invece mitigata). Questo può essere un aspetto importante.
Il problema, però, è che abbiamo dovuto inserire l'obbligatorietà perché, ancora volta, stiamo procedendo ad un'importante riforma senza soldi. C'è stato un taglio consistente al bilancio della difesa di circa mille e 800 milioni di euro che, se in parte mitigato (si parla della metà), non permette di capire come verrà recuperata anche la metà restante. Inoltre, non è ancora chiaro dove andranno a incidere questi tagli.
È certo che se ci fossero state maggiori disponibilità finanziarie, invece di una legge basata sull'obbligatorietà - quindi, un po' sulla costrizione - si poteva fare, come avevamo proposto noi per tempo, una legge che incentivasse la voglia dei
ragazzi e delle ragazze di fare questa esperienza al servizio del paese, attraverso borse di studio, formazione, caserme più accoglienti (non possiamo pensare che le caserme rimangano uguali se l'esercito diventa permanente), attraverso interventi edilizi.
Questi aspetti non sono presenti nel provvedimento e alcuni di essi vengono riproposti negli emendamenti da noi predisposti. Tuttavia, sarebbe stato molto utile incentivare anziché obbligare.
Questo è un elemento di debolezza del provvedimento che, invece, per altri aspetti, condividiamo.
C'è poi un altro punto che vorrei sottolineare come problematico. Il relatore aveva proposto un emendamento, che noi avevamo appoggiato, in ordine alla possibilità per gli stranieri o gli apolidi di prescindere dalla cittadinanza per quanto riguarda la loro partecipazione......
PRESIDENTE. Onorevole Pinotti, la invito a concludere.
ROBERTA PINOTTI. Concludo immediatamente, signor Presidente. Questo emendamento è stato eliminato per le pressioni di una forza politica - la Lega - la quale non voleva che fosse inserito nel provvedimento. Noi lo riproponiamo perché riteniamo che sia un grave errore non considerarlo e pensiamo che, su questo punto, non solo l'opposizione ma anche quella parte della maggioranza che si è espressa in tal senso potrebbe seguirci.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, è chiaro a tutti che i Verdi hanno, da sempre e storicamente, una posizione di stretto rigore collegata all'articolo 11 della nostra Costituzione, per cui sono contrari a qualsiasi forma di ulteriore militarizzazione della nostra società, a livello internazionale e a livello nazionale, e sono tanto più contrari, ovviamente, a questa disastrosa teoria della guerra preventiva a cui il nostro paese, purtroppo, ha aderito.
È chiaro che quando l'Ulivo propose la libertà e, quindi, l'esercito professionale anziché quello di leva, la situazione internazionale non era ancora così deteriorata, né alcuno aveva ancora teorizzato la guerra preventiva. Quindi, l'esercito professionale non poteva essere immaginato così come si sta configurando oggi.
Noi siamo molto preoccupati del fatto che la conseguenza di un tale esercito professionale, come abbiamo spiegato nella pregiudiziale di costituzionalità e come si evince chiaramente dall'articolo 16 di questo provvedimento, sia una militarizzazione degli altri corpi.
È vero, ho citato erroneamente - come l'onorevole Lavagnini mi ha fatto notare - una norma che era prevista ma che al Senato è stata modificata, relativa ai Vigili del fuoco, per cui questi ultimi non dovrebbero più essere ricompresi. Tuttavia, a me non pare chiaro che, per esempio, la Guardia forestale, la Croce Rossa e così via, non siano coinvolti da questa militarizzazione e dall'obbligo di un anno di leva. Quindi, comunque, l'effetto negativo è evidente.
Così appare anche ovvio il fatto che sempre più fondi andranno all'esercito professionale, perché bisognerà mantenerlo anche tecnologicamente avanzato affinché abbia un qualche significato a livello internazionale, mentre sempre meno saranno destinati a quel ruolo fondamentale dei nostri militari all'estero (come più volte abbiamo ribadito quando si trattava di discutere delle nostre missioni) che consiste, invece, nel portare pace, specializzandosi in questa direzione.
Bisogna cioè lavorare per potenziare i corpi civili, previsti anche dalla Costituzione europea appena approvata.
Questo è il motivo per cui noi non abbiamo rimpianti della leva obbligatoria, e quindi, in un certo senso, portiamo in quest'aula anche la voce di tutti quei giovani che si sentono liberati da un obbligo che non è più attuale, rispetto ai
tempi e alla maturazione di una coscienza pacifista sempre più forte all'interno delle nuove generazioni.
Da un altro punto di vista, abbiamo moltissime perplessità rispetto all'istituzione, in questa fase, di un esercito di professionisti, proprio quando abbiamo visto che cosa significa la teoria della guerra preventiva, il tipo di disequilibri e di drammi che può comportare, quali quelli che stiamo vivendo rispetto all'Iraq.
Quindi, come ricordava la collega che mi ha preceduto, forse lo spirito e le finalità che animavano a suo tempo l'Ulivo, nel momento in cui ha varato la riforma dell'esercito professionale, adesso dovrebbero essere valutati e ripensati, alla luce della nuova situazione internazionale.
Noi, ovviamente, siamo favorevoli ad una politica di difesa partecipata, democratica, legata al territorio e indirizzata anche alla protezione civile delle popolazioni. Questo è il motivo per cui ci asterremo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 420
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato sì 407
Hanno votato no 13.
Prendo atto che gli onorevoli Zanella e Cento hanno erroneamente espresso voto favorevole ed avrebbero voluto astenersi.
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