Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 496 del 22/7/2004
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(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 5137)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, la componente dei Verdi del gruppo misto voterà contro la questione di fiducia presentata dal Governo sulla cosiddetta manovrina.
Abbiamo assistito ad un indecoroso balletto di dichiarazioni durato settimane e settimane, proprio nel periodo in cui si dispiegava e andava acuendosi la crisi del Governo, un periodo in cui si sono lacerati profondamente i rapporti all'interno della maggioranza.
Abbiamo assistito a dichiarazioni e ipotesi contrastanti, ad orientamenti divergenti a seconda del ministro o dell'appartenenza partitica dell'esternante di turno.
Infine, vi è stata la grande decisione a ridosso della pausa estiva e nella confusione istituzionale più completa: una manovra pesantissima - questo va ribadito con forza - non tanto, e non solo, sotto l'aspetto quantitativo, quanto dal punto di vista degli effetti devastanti che produrrà in termini di equità sociale, di accentuazione degli squilibri territoriali, delle ricadute negative per le categorie più deboli ed esposte del nostro paese. Ma non solo: colpiti saranno anche i ceti medi, a cui avete da sempre promesso tagli alle tasse e a cui invece restituite, magari sotto mentite spoglie, nuovi balzelli, persino patrimoniali, tasse odiose, misure di politica fiscale davvero squallide.
Dei 5,5 miliardi di euro di questa manovra correttiva, la cui necessità era stata negata fino all'ultimo secondo dal Governo, la maggior parte, ossia 4,2 miliardi, pari quasi all'80 per cento, è costituita nient'altro che da misure temporanee che avranno effetto esclusivamente per l'anno in corso.
Si tratta di una manovra che, anche dal punto di vista della qualità, lascia allibiti, di un esempio del peggiore avventurismo politico e di improvvisazione.
Come si fa a far cassa riducendo di 150 milioni il credito di imposta per le assunzioni effettuate nel Mezzogiorno? Stiamo parlando di risorse assegnate dal CIPE per le nuove assunzioni effettuate nelle regioni del sud del nostro paese!
Come si fa a ridurre di 100 milioni di euro il Fondo per le aree sottoutilizzate o a far cassa tagliando le risorse relative alla programmazione negoziata (contratti di programma, contratti d'area) ossia a quegli strumenti di politica del lavoro a suo tempo pensati proprio per sostenere l'occupazione nelle aree più svantaggiate del nostro paese? È una vera vergogna!
Vi è, poi, la mannaia del 10 per cento fatta cadere sulle spese dei ministeri, per una riduzione complessiva degli stanziamenti iscritti nel bilancio dello Stato per 4.200 milioni di euro. In extremis, avete recuperato 857 milioni di euro per assegnarli al Ministero della difesa. In risposta a cosa? Alle pressioni potentissime dell'industria militare, proprio mentre tagliate le risorse per la cooperazione allo sviluppo, per la difesa del suolo, per le aree protette e per gli ammortizzatori sociali! Solo due giorni fa è stata varata, in un porto della Liguria, la portaerei Cavour, una faraonica opera militare costata ben 2.700 milioni di euro: quattro volte la somma che spendiamo ogni anno per la cooperazione allo sviluppo dei paesi poveri!
Agli enti locali viene inferto un vero e proprio colpo mortale: una stangata che incide pesantemente sui bilanci dei comuni e degli enti locali e che colpisce la loro autonomia decisionale, perché finisce per riguardare scelte di spesa già fatte! Le ricadute negative graveranno sulle spalle dei cittadini!
Infine, riproponete un provvedimento di cui abbiamo già tanto discusso e su cui,


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quindi, non mi dilungherò: il condono edilizio. Questo ennesimo ricorso al condono la dice lunga sulla qualità di una manovra economica che è basata su misure contingenti ed occasionali e che, fra gli esiti negativi, produrrà sicuramente quello di contribuire in modo determinante ed irresponsabile alla devastazione del nostro territorio, della fiducia della gente e del senso della legalità!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgobio. Ne ha facoltà.

COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, i Comunisti italiani non daranno la fiducia a questo Governo.
Non la daranno non soltanto perché esso è espressione di una coalizione e di uno schieramento politico alternativo al nostro; anche a voler essere laici nel confronto, anche a volerlo giudicare dalle cose fatte, il nostro giudizio su questo Governo resta estremamente negativo: resta negativo, cioè, anche procedendo ad una valutazione di merito dei provvedimenti assunti dal Governo medesimo nel corso di questi anni.
Inoltre, giudichiamo lo schieramento alternativo di cui questo Governo è espressione estremamente pericoloso per la vita sociale, economica e democratica del paese.
I fatti hanno confermato, purtroppo, i nostri timori: il Parlamento viene continuamente umiliato dalle assenze del Governo; la vita parlamentare è negativamente influenzata da innumerevoli decreti-legge; la questione di fiducia viene insistentemente posta su provvedimenti di notevole interesse pubblico non nell'interesse del paese, ma per dirimere problemi che riguardano esclusivamente il collante della maggioranza.
Tutto ciò mette a dura prova il sistema democratico e parlamentare del nostro paese. Dunque, non possiamo dare la fiducia a questo Governo e la ragione più semplice è che lo stesso non merita la fiducia né dei Comunisti italiani né dell'intero Parlamento.
Non la merita, perché questo è il Governo che ha prodotto un impoverimento sostanziale del paese, che ha messo fortemente in crisi il suo sistema economico e produttivo con interventi assolutamente incapaci di sostenerlo.
Questo è il Governo che, con la riforma Moratti, ha introdotto nel sistema scolastico del nostro paese elementi dissolutivi dell'istruzione pubblica, elementi di divisione di classe.
Questo è il Governo che, con la legge 14 febbraio 2003, n. 30, condanna il mondo del lavoro ad una precarizzazione senza fine, indebolisce le potenzialità contrattuali dei lavoratori, mette a dura prova l'esistenza stessa del movimento sindacale. Questo Governo condanna i lavoratori ad un'amara solitudine, introducendo elementi medievali nel mercato del lavoro, condanna i nostri giovani ad una vita grama, priva di quei diritti così essenziali che hanno caratterizzato la vita dei loro genitori e che l'hanno resa degna di essere vissuta.
Questo è il Governo che condannerà i nostri giovani a non poter usufruire di un sistema pensionistico simile a quello che ha garantito le generazioni passate e lo fa sostenendo che con questi provvedimenti intende garantire tali diritti e risanare il sistema per rafforzare il diritto alla pensione: è difficile credergli se, nel momento in cui chiede ulteriori sacrifici ai lavoratori e ai lavoratori dipendenti, prevede nello stesso provvedimento una riduzione del 5 per cento della quota che i datori di lavoro dovrebbero versare alle casse previdenziali di questo paese.
Questo è il Governo che chiede la fiducia su un provvedimento che penalizza ancora una volta le fasce più deboli della nostra società, introduce feroci balzelli (altro che riduzione della pressione fiscale!), taglia i fondi agli enti locali, costringendo questi ultimi a tagliare i servizi offerti alle proprie popolazioni o ad aumentare i ticket, quindi la pressione fiscale sulle fasce più deboli delle popolazioni cittadine o provinciali. Tale provvedimento grava esattamente su quelle fasce di popolazione che, invece, avrebbero bisogno


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di essere maggiormente sostenute e protette (penso all'infanzia, agli anziani e ai portatori di handicap); è un provvedimento che, ancora una volta, penalizza fortemente il sud del paese, taglia i fondi della legge n. 488 del 1992, taglia il fondo per l'occupazione, penalizza fortemente un sud che ha dato a questa maggioranza tanti voti e tanti seggi e che oggi viene ripagato con questa moneta.
Signor Presidente del Consiglio, non è possibile pensare di dare la fiducia ad un Governo come questo.

PRESIDENTE. Onorevole Sgobio...

COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Mi avvio alla conclusione, Presidente.
Tra l'altro, come sarà possibile farlo, se il primo presidente di regione che è ricorso alla Corte costituzionale contro questo decreto-legge non è un presidente «bolscevico» (magari ce ne fossero in Italia!), ma è il presidente della regione Puglia, l'onorevole Fitto? L'ultima cosa che potremmo pensare di fare è di farci scavalcare a sinistra anche da Fitto! È impossibile pensare di dare la fiducia ad un Governo come questo con queste motivazioni.
Il Presidente Berlusconi, se volesse veramente il bene del nostro paese, se volesse effettivamente onorare la ragione per la quale ha scelto di «scendere in campo», come dice lui, potrebbe fare solo una cosa, forse due: venire in Parlamento e formalizzare la crisi, poi salire al Colle, dare le dimissioni e consentire agli italiani di ritornare a votare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Pepe. Ne ha facoltà.

LUIGI PEPE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, il cosiddetto «Governo del fare» ancora una volta si dimostra campione del non fare e, di conseguenza, il Parlamento si trova praticamente paralizzato dalla crisi di una maggioranza che litiga su tutto, perché non è d'accordo su niente. Siamo in presenza di un vero e proprio terremoto che ha mandato in pezzi la Casa delle libertà. Nessuno si fida più di nessuno e a pagare sarà ancora una volta il paese, soprattutto il sud, alle prese con una crisi economica devastante e sempre più abbandonato a se stesso.
È evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione sconfortante, come dimostra l'ultima Relazione trimestrale di cassa, che indicava una crescita del 4, 2 per cento della spesa corrente al netto degli interessi, un andamento della spesa tale da determinare un incremento del fabbisogno di oltre 16 mila milioni di euro rispetto al 2003, una contrazione delle entrate tributarie dell'1,9 per cento.
A fine anno, secondo il Governo, il saldo primario dovrebbe tornare positivo, arrivando all'1, 9 per cento del PIL. Resta comunque il valore più basso registrato negli ultimi anni. Il fabbisogno, come confermano i dati ISTAT, si aggira attorno al 6 per cento del prodotto interno lordo. In aprile, la Banca d'Italia ha rilevato un nuovo record del debito pubblico italiano: ben 1.450 miliardi di euro.
Gli ultimi dati ISTAT confermano che la manovra economica del prossimo autunno potrebbe risultare appena sufficiente a non superare la soglia del 4 per cento del rapporto tra deficit e prodotto interno lordo, soglia che, secondo alcune fonti, potrebbe tendere l'anno prossimo al 5 per cento. La manovra correttiva è di 5,5 miliardi di euro, ma solo le tasse per banche e compagnie di assicurazione, ossia 1,3 miliardi di euro, pari a solo il 12 per cento dell'intera manovra, sono strutturali e avranno effetto nel triennio. Alla luce dei fatti, è evidente che ci troviamo di fronte all'ennesimo provvedimento infarcito di una tantum (ben il 78 per cento della manovra complessiva).
Intanto, il CER sottolinea come questa manovra varata dal Governo non sarà sufficiente a mantenere il rapporto deficit PIL sotto la soglia del 3 per cento. All'appuntamento con il rialzo dei rendimenti


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internazionali, sottolinea l'istituto di ricerca, l'Italia arriva con i conti in disordine ed un debito pubblico di nuovo in crescita. Certamente, netta è la bocciatura della manovra correttiva da parte dell'opposizione, degli amministratori locali, dei sindacati, della Confindustria, del mondo dell'artigianato e delle piccole imprese.
Alleanza popolare-UDEUR ritiene che si tratti di una politica economica assolutamente iniqua nei suoi risvolti economici e sociali, che deprime la domanda interna, impedendo lo sviluppo economico e che, di fatto, redistribuisce reddito dai meno abbienti ai più protetti.
Con questo provvedimento la spesa per i consumi intermedi degli enti locali non potrà superare l'ammontare annuo di quella sostenuta in media negli anni dal 2001 al 2003, ridotta del 10 per cento. Un taglio pesantissimo, letteralmente insostenibile, con effetti devastanti sotto l'aspetto economico e sociale.
La novità che ha provocato la ribellione dei sindaci e degli amministratori locali risiede nel fatto che, esattamente a metà anno, il Governo ha deciso che alcune spese non possono essere più sostenute dagli enti locali, anche se approvate da bilanci rientranti in programmi definiti. Inoltre, vengono drasticamente ridotte le spese del bilancio dello Stato, attraverso un taglio netto alle risorse dei ministeri.
Si assiste ad una riduzione complessiva di stanziamenti di spesa iscritti nel bilancio dello Stato per 4 mila 262 milioni di euro. Vi è un aumento delle imposte su assicurazioni, bolli, banche e fondazioni per 1.300 milioni di euro.
Anche per quanto riguarda il condono, questa è sicuramente una manovra economica basata su misure contingenti e occasionali.
Per il Mezzogiorno, ricordiamo che l'ultimo DPEF, approvato lo scorso anno, gli dedicava un intero capitolo.
Si prometteva di inaugurare una nuova politica per le aree depresse, al fine di assicurare una crescita economica accelerata, e con l'occasione il Governo coniava il nuovo slogan della politica dei «tre più»: più e migliori infrastrutture materiali e immateriali; più capacità ed efficienza delle istituzioni del Mezzogiorno; più certezza e complementarietà degli incentivi.
Ma la triste realtà è che ci troviamo di fronte ad un taglio di un miliardo e 250 milioni di euro agli incentivi alle imprese e, in particolare, alla legge n. 488 del 1992. Si dispone la riduzione di 100 milioni di euro, per l'anno 2004, delle disponibilità del fondo per le aree sottoutilizzate; si riducono per 150 milioni di euro le risorse per favorire le assunzioni effettuate nel Mezzogiorno; in altre parole, tale provvedimento mira a dare un taglio mortale all'economia e all'occupazione del Sud, rischia di bloccare molti progetti ed azzera qualsiasi possibilità di agganciare qualsivoglia segnale di ripresa.
Concludo il mio intervento, signor Presidente, affermando che è palese che ci troviamo di fronte, ormai, ad una maggioranza che ci ha preparato al peggio. Si tratta di una maggioranza allo sfascio, con un Governo che, fino all'ultimo, nega la necessità di varare una manovra correttiva dei conti pubblici, per poi far passare, a colpi di fiducia, una vera e propria «stangata» che pagheranno tutti i cittadini, a cominciare da quelli del Sud e delle aree più svantaggiate del paese.
Pertanto, i deputati della componente politica Alleanza Popolare-UDEUR del gruppo Misto voteranno convintamente contro la richiesta di fiducia avanzata dal Governo sul provvedimento in esame: quindi, il nostro «no» è netto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza Popolare-UDEUR e Margherita, DL-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, stiamo vivendo ore che sono metafora di quella che Bertinotti ha chiamato la crisi del berlusconismo. Infatti, mentre vengono tagliati i fondi della cooperazione, mentre viene varata una portaerei da 3 miliardi di euro e mentre le spese sociali diventano, in effetti, i residui marginali


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delle spese militari, un Governo ipocrita e feroce squaderna il suo razzismo e la sua xenofobia, espellendo i profughi della Cap Anamur: il Governo della guerra proietta un clima di deportazione!
Si tratta di una mutilazione grave dello Stato di diritto. Oggi siamo tutti un po' meno liberi, e ci opponiamo ad un Governo in disfacimento che, come vediamo ogni giorno, proprio per questo è più autoritario e pericoloso. La crisi del berlusconismo, infatti, è organica, è una crisi di blocco sociale: si sta decomponendo una formazione sociale saldatasi attorno ad una gerarchia aziendale, con l'intreccio tra liberismo, populismo e federalismo liberista, inteso come messa in concorrenza dei territori, sul piano della più selvaggia competitività.
È in crisi profonda, insomma, il progetto politico berlusconiano, e si disarticola il blocco sociale attorno ad esso strutturato. Ciò fa emergere interamente la sua propensione antisociale. Infatti, vengono inferti quotidianamente colpi al paese, alla sua coesione sociale e allo spirito pubblico democratico. Non a caso, viene imposto il voto di fiducia su questa vera e propria «sgangherata» e dissennata «stangata» economica. Essa allude all'aggravarsi di una crisi politica che è figlia del fallimento delle politiche economiche e sociali liberiste.
Si tratta di una manovra sui conti pubblici devastante per le comunità, per i territori, per i servizi e per i beni comuni, che vengono vergognosamente mercificati. Essa sfibra la coesione sociale, ed è tanto più grave, perché agisce in un contesto in cui il Governo attacca, con il vergognoso assalto alle pensioni, la previdenza pubblica e tenta la carta disperata, che farebbe «saltare il banco», di una controriforma fiscale, che contribuisce a redistribuire ricchezza dal basso verso l'alto, dai poveri verso i ricchi, sfidando lo stesso principio costituzionale della progressività.
La manovra accompagna un ottuso paradigma recessivo, che aggrava la crisi industriale e finanziaria del sistema produttivo e dell'intero paese. Viene bloccata perfino l'erogazione dei servizi fondamentali nella quotidianità. Sono andati a palazzo Chigi a consegnare simbolicamente, con un atto di disobbedienza civile nobilissimo, le chiavi delle loro città centinaia di sindaci, anche del centrodestra, perché vogliono difendere, con un'alta tensione politica e morale, le loro cittadinanze, le loro comunità ed i loro territori.
Emblematico e forte è il grido di protesta del sindaco Iervolino: «E ora, che facciamo negli asili? Diamo da mangiare ai bambini a giorni alterni?» (Commenti).

ILARIO FLORESTA. Poverina, la Iervolino!

GIOVANNI RUSSO SPENA. Penso che a noi, l'opposizione, sia precluso ogni gioco di rimessa.
Bisogna costruire le condizioni per far cadere anticipatamente il Governo e giungere alle elezioni politiche nel 2005. Non parlo di una spallata, alla quale non credo, ma di un percorso immediato che intrecci il livello del conflitto sociale con una sufficiente progettualità programmatica.
Avanziamo a tutte le forze di opposizione, ai sindacati, ai movimenti, all'associazionismo, affinché si inneschi il conflitto strategico sull'alternativa programmatica e di Governo, la proposta di una Costituente programmatica.
Sconfiggere, infatti, il berlusconismo, significa sconfiggere le politiche liberiste, rifuggendo da ogni continuismo o dall'affacciarsi di improbabili - se non impossibili - ipotesi centriste, che negano l'alternativa stessa.
È pertanto, innanzitutto, indispensabile una profonda svolta sul terreno della politica economica. I lineamenti di essa sono nella narrazione quotidiana del conflitto sociale e sindacale, nelle proposte della FIOM, dei movimenti e delle comunità. Occorre mettere a tema, anzitutto, una politica fiscale seria, che ripristini il recupero del fiscal drag e persegua la lotta all'elusione ed all'evasione fiscale. È la strada maestra per reperire risorse per i servizi, per lo Stato sociale e per finanziare lo sviluppo.
Non è concepibile una politica economica che rilanci i settori di sviluppo nella


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nuova divisione internazionale dei lavori e delle produzioni senza programmare scelte, senza indicare strategie, senza ripensare anche al rilancio di un forte intervento pubblico: comunicazione, servizi, grandi gruppi industriali. Siamo di fronte ad una crisi drammatica, anzi ad un declino reale, che allude alle ingiustizie ed agli errori delle politiche liberiste.
Formazione, crescita della qualità dei prodotti, ricerca, sono i temi della competitività virtuosa, non l'inseguimento del lavoro a prezzo più basso, con un livello di precarizzazione che evoca il caporalato di massa contemporaneo.
Va abrogata la legge n. 30 del 2003; va fissata una soglia minima di diritti che valga per tutti: per le nostre lavoratrici, per i nostri lavoratori, così come per i migranti.
Sono solo alcuni temi, colleghe e colleghi, che possono diventare tratti di un'alternativa politica e di governo. Rifondazione comunista li propone ad un'iniziativa di tutte le opposizioni e dei movimenti, affinché diventino esperienze vissute, pratiche collettive, ricostruzioni di identità e schieramenti alternativi, con assemblee che possano partire già da settembre, se non dalla prossima settimana, trovando punti di congiunzione contro il DPEF che il Governo, con tanto ritardo ed in maniera quasi grottesca, inventerà - non presenterà - all'ultimo momento, quale prova della bancarotta della sua politica economica.
Dunque, la sfiducia al Governo, che oggi votiamo, è solo l'inizio del percorso dell'alternativa di Governo. Si tratta di una costruzione permanente di tutte le opposizioni, di un serio lavoro politico comune (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO PAGLIARINI. Onorevoli colleghi, vado subito al punto: tutte le economie del mondo stanno crescendo in modo significativo. Nel 2003, la crescita media nel mondo è stata del 3 per cento. Gli Stati Uniti, già ricchi, hanno conosciuto una crescita sopra la media, del 3, 1 per cento. Le economie dei paesi del BRIC - Brasile, Russia, India e Cina - stanno letteralmente volando, con indici dal 7 al 9 per cento. Solo l'Unione europea è bloccata. Nel 2003, praticamente, non vi è stata crescita: la media è stata dello 0,4 per cento, con la Germania addirittura sotto zero e l'Italia allo 0,3 per cento. Unica eccezione è rappresentata dal Regno Unito, in cui ha governato la signora Thatcher, che ha spazzato via le aziende inefficienti - tipo Alitalia - ha aperto industria e finanza ad una concorrenza basata sul merito e non sulle tangenti o sulle raccomandazioni ed è riuscita a trasformare la destra da partito della difesa di privilegi a polo di un liberismo dinamico e lungimirante.
Il Trattato di Maastricht impone che le spese statali non superino il 3 per cento del prodotto interno lordo. Francia e Germania hanno già superato tale tetto, e lo supereranno anche nel 2004. Le previsione tendenziali per l'Italia, per l'anno in corso, indicano un deficit pari a circa il 3,5 per cento. È certo che anche noi potremmo concordare con l'Unione europea di superare per un anno il 3 per cento, ma vi è un problema: il nostro debito pubblico è più del doppio di quello di Francia e Germania. Il debito pubblico pro capite della Repubblica italiana è, di gran lunga, il più alto del mondo. Per il PIL pro capite siamo, invece, al diciottesimo posto nel mondo, e ogni anno, la situazione peggiora.
È evidente che vi è qualcosa che non funziona. Ciò che non funziona ha un nome ed un cognome: si chiama Stato e cultura statalista. È quella cultura per cui, se uno non ha un lavoro, vuole che glielo trovi lo Stato e se uno non ha una casa vuole che gliela trovi lo Stato; e chi ha un'idea imprenditoriale vuole che gliela finanzi lo Stato e via di questo passo, finché rotoleremo definitivamente nel terzo mondo.


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Questo, onorevoli colleghi, significa che, per quanto riguarda l'Unione europea, potremmo anche superare la soglia del 3 per cento, ma è sicuro che, in tal caso, le società di rating peggiorerebbero subito la valutazione dei nostri prestiti. Così, per avere un vantaggio di 100, dovremmo immediatamente far fronte a un maggior costo per interessi passivi di 110.
Dunque, non ci sono santi! Il Parlamento deve approvare una manovra per correggere i conti dell'anno 2004 e per farli tornare sotto il 3 per cento. Tenete presente che i problemi veri li dovremo affrontare dopo, con la legge finanziaria. Infatti, i dati tendenziali per il 2005 - quelli sì - sono veramente drammatici! Per far tornare sotto la soglia del 3 per cento i conti dell'anno 2004, tutti sanno che, teoricamente, si possono fare due cose: aumentare le entrate o diminuire le spese. La Lega Nord ritiene, da sempre, che la via giusta sia quella di diminuire le spese, perché in questo modo diminuirebbe la presenza dello Stato nell'economia e nella vita di tutti i giorni. Tale approccio aumenterebbe il senso di responsabilità della gente e la competitività delle imprese e migliorerebbe la qualità della vita di tutti gli italiani.
Il titolo del provvedimento al nostro esame («Interventi urgenti per il contenimento della spesa pubblica») faceva sperare per il meglio, perché, fino a prova contraria, contenere la spesa pubblica non significa aumentare le tasse. Invece, adesso ci troviamo a decidere se dare la fiducia su un testo che, oltre a ridurre alcune spese (meno male!), aumenta anche alcune tasse. Eppure, c'era tutto lo spazio per una soluzione diversa! Ad esempio, anziché aumentare la base imponibile per il calcolo delle imposte di registro, si potevano diminuire i trasferimenti ai patronati sindacali che hanno svolto un compito importante tanti anni fa; ma, oggi, basterebbe far lavorare in modo più razionale l'INPS (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana). E l'aumento del fondo sociale per gli affitti, invece che con l'aumento dell'imposta di bollo o iniziative del genere, avrebbe potuto essere finanziato con i risparmi di una seria lotta contro le false pensioni di invalidità. Tutto ciò, fermo restando che, se lo Stato non ci avesse mai messo le mani, oggi avremmo un serio mercato della casa e degli affitti. Infatti, l'inopportuno intervento dello Stato ha progressivamente «drogato» tale mercato. L'aumento di alcune tasse, a nostro avviso, è molto grave e non solo per il fatto materiale in sé: questo, infatti, non è l'aspetto più importante. La cosa più importante è il messaggio culturale, perché più tasse significano più Stato. La Lega non vuole appoggiare un Governo di statalisti che ha chiesto i voti dichiarandosi liberale. Come diceva Einaudi, alla fiera del liberismo si è trovato di tutto: i liberalsocialisti, i liberaldemocratici, i cattoliberali e, adesso, ci sono anche i liberalstatalisti di alcuni membri del Governo Berlusconi. Siamo sinceri: se va avanti così, c'è la possibilità che quest'ultimo passi alla storia come il Governo della spesa pubblica.
Sentiamo sempre parlare di contrapposizione tra destra e sinistra. A me pare che la vera differenza non sia tra destra e sinistra ma tra statalisti e liberali e, purtroppo, in questo Governo di statalisti ce ne sono veramente troppi! Basti pensare al provvedimento sull'Alitalia, con il quale il Governo propone di fare un prestito ponte di 400 milioni di euro, sulla base dell'ennesimo piano di ristrutturazione e rilancio, senza averlo letto, perché non c'è ancora, e senza conoscerne i contenuti, ma sapendo benissimo che tutti i numerosi piani precedenti sono sempre stati bloccati dall'opposizione dei sindacati.
Il Governo che vorremmo appoggiare si dovrebbe comportare come la Svizzera o come il Belgio: se le loro compagnie aeree non stanno in piedi, si chiudono e, al loro posto, verrà qualcun altro o ne nasceranno di nuove. Non ricordo più quanti piani di ristrutturazione, di risanamento e di rilancio ha presentato l'Alitalia negli ultimi anni; sicuramente, almeno quattro o cinque e nessuno ha avuto un esito positivo. Però, intanto, dal 1990 ad oggi, lo Stato ha trasferito 5.987 miliardi di vecchie lire, più di 3 miliardi di euro, dalle tasche degli


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italiani alle casse del gruppo Alitalia per coprire le perdite. È quasi una manovra finanziaria e questo, a mio avviso, è veramente assurdo! Eppure, c'è ancora qualcuno che sostiene l'importanza di avere una compagnia di bandiera, neanche fossimo una Repubblica delle banane!
Prima parlavo del Trattato di Maastricht. Il parametro del 3 per cento oggi, in assenza di crescita nell'Unione europea, non ha senso, perché blocca la crescita stessa. Però, a Bruxelles, evidentemente, c'era e c'è paura di comportamenti opportunistici da parte di alcuni Stati.
Inoltre, il testo confonde le spese con gli investimenti: dobbiamo ricordare Tremonti ha provato a far capire che, se si prevedono cento lire per un investimento, il patrimonio degli Stati non «cambia» e si modifica soltanto la composizione del patrimonio di ogni Stato. Il costo non va imputato all'anno per il quale si fa l'investimento, come succede oggi, bensì agli anni in cui lo si utilizza, con il processo di ammortamento.
La cosa più importante è un'altra: l'Italia e l'Unione europea devono far ripartire le loro economie, tornando ad essere competitive e generando risorse necessarie per finanziare le leggi di welfare, senza imporre tasse patrimoniali sulle case e sui risparmi delle famiglie. Mi riferisco, come è ovvio, a quelle leggi di welfare che sono state approvate negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, quando crescevamo ai ritmi ai quali cresce oggi la Cina.
Se vogliamo raggiungere questi obiettivi, è assolutamente necessario che il patto di stabilità e crescita non impedisca che si contraggano nuovi debiti, ma proponga invece, e non imponga, un tetto massimo e non superabile al livello di fiscalità degli Stati membri - in Costituzione dobbiamo prevedere che le tasse non superino un certo tetto - ed un tetto massimo non superabile sul valore complessivo della spesa pubblica.
Onorevoli colleghi, nel nostro paese la spesa pubblica agli inizi del secolo assorbiva il 10 per cento del reddito nazionale; verso la metà degli anni Cinquanta siamo saliti al 30 per cento ed oggi abbiamo raggiunto il 50 per cento. Questo significa che non siamo in un paese libero, perché per metà dell'anno dobbiamo lavorare per mantenere lo Stato, i suoi sacerdoti e la sua burocrazia. Anche per questo, oltre che per raggiungere gli obiettivi di crescita e di sviluppo possibili solo diffondendo una cultura di maggiore responsabilità, e quindi meno statalista, chiediamo, con tanta insistenza, di approvare la legge, a firma Bossi, sul trasferimento di poteri dallo Stato alle regioni e di attuare l'articolo 119 della Costituzione, relativo al cosiddetto federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana - Commenti del deputato Benedetti Valentini).
L'articolo 119 della Costituzione è in vigore, ma non è stato ancora attuato, mentre una fantomatica alta commissione di studio per il federalismo fiscale sta procedendo come una lumaca. Purtroppo, registro che questo problema è completamente ignorato dal Governo! Questo è infatti un argomento tabù, del quale non parla mai nessuno: si tratta invece di rispettare la Costituzione in vigore.
Cosa devo dire ancora? Come parlamentari del gruppo della Lega Nord Federazione Padana, vogliamo appoggiare un Governo che riduca le tasse e di conseguenza lo Stato, in modo da diminuire la sua presenza nell'economia e nella vita quotidiana dei cittadini.
Per questa volta, accorderemo ancora il nostro voto di fiducia a questo Governo, ma voglio ricordare a tutti il titolo di oggi del nostro giornale La Padania: «Ad un Governo che aumenta le tasse, la fiducia della Lega Nord Federazione Padana non è illimitata».
C'è tanto lavoro da fare: l'approvazione del documento di programmazione economica-finanziaria, la questione Alitalia, la devolution, la tutela del risparmio, le pensioni, il progetto di riduzione delle tasse, la manovra finanziaria per l'anno venturo, e quant'altro.
Spero che questo Governo, al quale la Lega Nord Federazione Padana accorda ancora una volta la fiducia - ed è una sofferenza -, affronti tutte queste scadenze


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con un approccio meno statalista, come è successo troppo spesso in questi anni, e che invece di continuare a concentrare il potere qui a Roma, il Governo Berlusconi capisca che l'Italia vuole avere più responsabilità, meno aiuti e meno Stato. (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Liotta. Ne ha facoltà.

SILVIO LIOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo oggi chiamati a valutare un intervento di carattere urgente ed indifferibile, volto, per un verso, a rispettare gli impegni presi dal Presidente del Consiglio dei ministri in sede Ecofin e che è, per altro aspetto, volto ad introdurre preventivamente misure legislative per evitare che nei prossimi mesi i conti pubblici, oggi in ordine, possano deteriorarsi in modo tale da portare il nostro paese fuori dal sistema del Patto di stabilità.
Il provvedimento in esame registra il nostro consenso, come quello di tutte le componenti la Casa delle libertà: è, quello di oggi, un voto favorevole convinto, un appoggio leale e che confermiamo con la nostra fiducia.
Tutto ciò non può impedirci di rappresentare al Governo, per un corretto rapporto costruttivo all'interno della maggioranza, che ha lasciato noi dell'UDC molto perplessi l'introduzione nella manovra correttiva del comma 11 dell'articolo 1, rappresentato come un ulteriore strumento a disposizione delle regioni a statuto ordinario, delle province e dei comuni per meglio raggiungere gli obiettivi del patto di stabilità interno senza che allo stesso siano stati ascritti effetti di miglioramento dei saldi finanziari della manovra.
Evidentemente, il momento politico particolarmente vivo attraversato dalla maggioranza che governa il paese non ha consentito di valutare appieno la portata della norma proposta. Questa è impropria sul piano tecnico-concettuale e non positiva sul piano politico poiché non esalta il valore delle autonomie locali, ma anzi le mortifica. Evidentemente, la norma non è stata sottoposta prima dell'adozione all'esame dell'Osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti locali, voluto dall'articolo 154 del testo unico n. 267 del 2000 ed avente sede presso il Ministero dell'interno. Se si fosse operato con maggiore cautela, il Governo e la maggioranza non avrebbero dovuto registrare le considerazioni, le proteste ed i giudizi negativi espressi dai dirigenti nazionali dell'ANCI e dell'UPI nel corso delle audizioni presso la Commissione bilancio, martedì scorso.
Si è affrontato e si continua ad affrontare, anche da parte dell'opposizione, il tema con non sufficiente approfondimento. Lo dimostra anche il contenuto dell'intervista rilasciata oggi dal sindaco Domenici, presidente dell'Associazione dei comuni italiani. Egli fa riferimento ad un vincolo che non c'è nel testo, cioè il rispetto del patto nell'ultimo triennio, e ad una richiesta di interpretazione autentica per un modalità di calcolo, che è chiarissima per cui non è il caso che la illustri in questa sede. Ciò mi fa pensare che talvolta importanti uomini politici che amministrano importanti città seguono poco nel concreto gli strumenti finanziari che rappresentano la linfa per i rispettivi comuni.
Non deve sfuggire a nessuno che tutta la normativa relativa agli enti locali è contenuta nel testo unico n. 267 del 2000, mentre solo successivamente è stata estesa agli stessi anche la disciplina relativa al rispetto del patto di stabilità interno, inizialmente destinato unicamente alle pubbliche amministrazioni. In relazione a ciò, pur nella salvaguardia del principio che il Governo ha voluto introdurre a tutela dell'unità economica della Repubblica chiamando anche le regioni e gli enti locali a concorrere ancora una volta e di più alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, occorre meglio definire il quadro complessivo della realtà finanziaria dei comuni e la tipologia delle spese per l'acquisto di beni e servizi.


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È da circa un quindicennio che la dottrina in tema di finanza locale ha cercato di introdurre parametri che spingano tutti gli enti locali a fare affidamento ed a potenziare la propria autonomia finanziaria rispetto alla finanza derivata. Negli ultimi anni, con alterne vicende, tutti gli enti locali hanno operato con strumenti più o meno precisi ed aggiornati particolari forme di piani di fiscalità locale per la lotta all'evasione ed all'elusione tributaria, sia sul versante della TARSU sia sul versante dell'ICI, sia nel settore delle entrate per la pubblicità.
Nel momento in cui è stato introdotto il rispetto del patto di stabilità per i comuni, questi ultimi si adoperano già nella fase di predisposizione del bilancio. Ho qui gli atti del comune di Palermo, che concorro ad amministrare come assessore al bilancio ed ai servizi tributari. Nella predisposizione del bilancio di quest'anno, per rispettare ancora una volta i dettami del patto di stabilità, abbiamo chiesto ed ottenuto che le proposte di tutti i dirigenti di servizio e degli assessori fossero già ridotte del 30 per cento, ad eccezione delle spese vincolate.
Se ci fosse stata una maggiore conoscenza della vita interna degli enti locali, non ci saremmo trovati oggi a dover intervenire per meglio precisare la portata dell'articolo 11. Peraltro, il Governo non ha valutato - perché la dizione faceva riferimento ai consumi intermedi, che non figurano nella situazione finanziaria delle entrate e delle spese degli enti locali - che all'interno delle spese per l'acquisto di beni e servizi figurano anche le spese connesse a risorse assegnate con destinazione vincolata. I comuni che ricevono i fondi della cosiddetta legge Di Pietro per l'emergenza abitativa, se non viene precisata l'esclusione da questa voce delle spese per l'acquisto di beni e servizi, dovrebbero decurtare una somma che ricevono per l'emergenza abitativa e che non possono spendere per altro; cioè, non potendola stornare, questa resterebbe una somma morta a disposizione del comune. Non vi possono rientrare, ma vi sono classificate, le spese relative ai contratti di servizio pluriennale stipulati con società ed enti controllati, i compensi agli organi istituzionali e quelli originati dalla trasformazione di rapporti con personale precario in prestazioni di servizio resi da enti e società, costituite per la stabilizzazione di detto personale attraverso l'esternalizzazione.
Tutto questo ci porta ad invitare il Governo a tener conto, nel momento in cui emanerà le circolari applicative, del dibattito che sul comma 11 dell'articolo 1 si è svolto in Commissione bilancio. Peraltro, nel corso della riunione del Comitato dei nove, avevamo invitato il Governo a farsi carico di approfondire la materia per riferire il giorno dopo nella sede della stessa Commissione bilancio. Questo però non si è verificato e dobbiamo alla sensibilità del presidente della Commissione, nonché relatore del provvedimento, onorevole Giancarlo Giorgetti, se oggi discutiamo su un testo che ha quanto meno escluso dal calcolo del possibile storno del 10 per cento le spese impegnate fino al 12 luglio; per i comuni, il cui monitoraggio nel giugno 2004 ha confermato il rispetto, nel 2003, del patto di stabilità, la riduzione del 10 per cento si applica solamente per la differenza.
Come dicevo all'inizio, si tratta di una manovra urgente ed indifferibile. Essa andava fatta per evitare che i conti, non ora ma in prospettiva, possano subire un deterioramento. Abbiamo dato un appoggio convinto e lo rinnoviamo, ma invitiamo il Governo a far sì che il patto di stabilità, che fa riferimento anche alla crescita, possa veramente realizzarsi, prima, nei contenuti del DPEF e, successivamente, nel contenuto della prossima legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e del deputato Giancarlo Giorgetti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Intervengo, Presidente, anche a nome dei colleghi


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dei gruppi dei Democratici di sinistra e dei Socialisti democratici italiani, per illustrare le ragioni del nostro voto contrario all'ennesima richiesta di fiducia da parte del Governo.
È diventato oggettivamente imbarazzante anche per noi infierire su un Governo così profondamente in crisi, un Governo che semplicemente non c'è. Tutti i paesi, anche quelli come il nostro, alle prese con gravi difficoltà, in genere non hanno bisogno di gesti eroici. Basta un buon governo, che governi tutti i giorni. Questa è la normalità della democrazia.
È triste constatare che non avete consapevolezza, signori del Governo, del vostro ingombro (voglio pensare che non l'abbiate, perché se l'aveste e decideste di non togliervi di mezzo, il giudizio dovrebbe essere ancora più grave).
Credeteci almeno una volta: siete diventati voi il problema dell'Italia! È diventato questo Governo il problema dell'Italia! Trovate il modo, cerchiamolo insieme se volete, ma questo paese ha bisogno che voi lasciate il campo rapidamente.
Provate a riflettere, signori del Governo: la vostra maggioranza è a pezzi. Abbiamo appena ascoltato le dichiarazioni di voto di esponenti di due gruppi importanti della maggioranza, in particolare il collega Pagliarini, del gruppo della Lega.
Rinviate tutto, perché non siete d'accordo su niente, dal disegno di legge sul risparmio, alle pensioni, al DPEF, alle decine di decreti che giungono all'esame delle Commissioni il giorno prima della scadenza (mi riferisco alle Commissioni e non all'Assemblea).
I pochi provvedimenti, in genere nefasti come questo, li portate ad approvazione attraverso lo strumento del decreto-legge, il cui merito viene normalmente stravolto da un maxiemendamento notturno, inesaminato ed inesaminabile, approvato con il voto di fiducia per timore del fuoco amico dei parlamentari della maggioranza, perché questa è la ragione dei ripetuti voti di fiducia. Provate a riflettere: state perdendo pezzi tutti i giorni. Prima il ministro degli esteri, poi il ministro dell'interno, poi il ministro dell'economia, e poi il ministro delle riforme istituzionali.
L'ultimo ministro, il ministro buontempone di Lorenzago, dopo aver giurato, prima dà sette giorni alla sua maggioranza per evitare le sue dimissioni ed il giorno dopo, ieri, propone di incardinare la riforma di 40 articoli della Costituzione per ottenere un esame furtivo in autunno con i tempi contingentati (Costituzione stravolta, con i tempi contingentati), con un testo, ha aggiunto il nuovo ministro, che potrà essere modificato, dopo essere stato incardinato, fuori da questo Parlamento, nel prossimo mese di agosto, presso l'Assemblea costituente della baita di Lorenzago!
Siamo desolati, ormai privi di parole all'altezza dell'indignazione. Se affrontiamo il merito del provvedimento su cui avete posto la questione di fiducia, vi confessiamo, con un certo terrore, che il nostro pensiero va al prossimo DPEF e alla prossima legge finanziaria, anche dopo le previsioni dell'ISAE, rese note questa mattina.
Ci poniamo, allora, le seguenti domande dell'uomo della strada: ma dove, quando, come siete riusciti in tre anni a commettere tanti danni? Come li avete spesi i soldi che avete preso dalle tasche degli italiani? Cosa avete in mente? Dove andrete a prendere le risorse per la prossima manovra da 30-40 miliardi di euro?
Leggiamo, poi, che state vaneggiando di non confermare il professor Mario Monti alla Commissione europea, commissario unanimemente stimato; l'unico commissario italiano che può fare il vicepresidente della Commissione, dopo che l'Italia aveva espresso per cinque anni il presidente della commissione. Vogliamo credere che non sia vero! I nostri partner, signori del Governo, ci stanno a guardare e della loro stima abbiamo bisogno, oggi e domani. Non sciupatela!
Capisco la legittima aspirazione del ministro Buttiglione, conosco la sua serietà e le sue aspirazioni. Le aspirazioni personali sono legittime, ma non possono mai venire prima degli interessi generali, quelli del paese. Mi attendo, lo dico anche al


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segretario del suo partito, che sia lui a togliere il Governo, la maggioranza ed il paese tutto da questo imbarazzo.
Ma torniamo al merito del provvedimento. Le novità del maxiemendamento di stanotte configurano un aumento della pressione fiscale - e dovevate abbassare le tasse! - e confermano comunque la struttura originaria del provvedimento.
Si tratta di un decreto-legge che succhia le poche risorse ancora rimaste per il Mezzogiorno - in cui abitano 21 milioni di italiani -, che cresce meno di altre parti dell'Italia, anzi non cresce affatto. E l'Italia cresce meno del resto dell'Europa, e l'Europa cresce meno degli Stati Uniti e del sud-est asiatico.
Ci volete spiegare il senso di questo accanimento contro una delle aree più deboli di tutto l'Occidente industrializzato? Pensate che l'Italia possa tornare a crescere se si libera del suo Mezzogiorno o se i giovani di questa parte del paese vengono obbligati a spostarsi di nuovo al nord o in altri paesi?
Mi rivolgo ai partiti della maggioranza, in particolare ad Alleanza nazionale e all'UDC che insieme a noi hanno sollevato la preoccupazione per la politica antimeridionalista di questo Governo: c'è una ratio in tutto ciò che state facendo? Se c'è, abbiate la cortesia di spiegarcela; così come dovete spiegarci la ratio di una progressiva riduzione dell'autonomia degli enti locali.
Perché mai - lo dico ai colleghi della Lega - vi state dividendo su una presunta devolution, se, tutti i giorni, i provvedimenti del Governo riducono la possibilità di operare per comuni, province e regioni? Per quali poteri delle autonomie locali vi state battendo, se queste ultime sono costrette a non disporre delle risorse?
Con il maxiemendamento avete rasentato il ridicolo: riconoscete agli enti locali più virtuosi il beneficio dell'annullamento della riduzione del 10 per cento per le spese già compiute; siete davvero molto clementi! Dite che le spese già sostenute non possono essere ridotte, al contrario di quelle future. Così i comuni e le regioni saranno costretti ad aumentare le imposte, ad aumentare le tariffe e a scaricare sul cittadino i costi di questa manovra, imponendo loro, in sostanza, di pagare i propri diritti, fino a quando anche questi ultimi saranno privatizzati.
L'onorevole Pagliarini, che è la voce della verità, ci ha appena detto che l'obiettivo è proprio questo, vale a dire quello di ridurre quella parte dello Stato dedicata alla garanzia e alla soddisfazione dei diritti dei cittadini. Infatti, cari colleghi della maggioranza, vi sfugge un dettaglio, cioè il fatto che il diritto di un cittadino di essere assistito in una struttura sanitaria gratuita o di mandare i suoi figli alla scuola materna e alle scuole superiori gratuite è un diritto e non una concessione!
Nella Carta costituzionale si è affermato che questi sono diritti e i diritti vengono prima dei decreti del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-UDEUR-Alleanza Popolare e Misto-Comunisti italiani)! In tal modo, insieme ad altri, cambiano anche gli articoli 2 e 3 della Costituzione, senza voti e senza emendamenti, sempre fastidiosi di questi tempi!
Signori del Governo, capite dunque perché ci mancano le parole. Ci sono rimaste le uniche che ci appaiono utili per il nostro paese: per favore, togliete l'ingombro (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-UDEUR-Alleanza Popolare, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la discussione sul voto di fiducia relativo al provvedimento di contenimento dei conti pubblici varato dal Governo contiene sicuramente aspetti tecnici, ma ha soprattutto elementi di confronto politico che non possiamo e non vogliamo eludere.
In questi tre anni di Governo, Alleanza nazionale ha contribuito alla realizzazione


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del programma che tutti i partiti della Casa delle libertà hanno condiviso quando la coalizione si è presentata agli elettori. In particolare, in uno spirito di fattiva collaborazione, abbiamo condiviso le scelte di politica economica, che hanno consentito al nostro paese di rispettare gli impegni assunti in sede europea, nel rispetto dei limiti imposti dal patto di stabilità.
Ora, siamo chiamati a ribadire la nostra fiducia al Governo attorno ad una manovra correttiva che ricorre ad un marginale intervento di carattere fiscale per assicurare nuove entrate, ma che è soprattutto caratterizzata da tagli all'incremento della spesa della pubblica amministrazione e dei ministeri, che responsabilmente contribuiranno all'opera di risanamento delle finanze pubbliche, e attorno alla quale è necessario costruire un percorso di maggiore corresponsabilità, anche da parte del territorio e delle autonomie locali.
È una fiducia che attiene, sostanzialmente, ad uno dei due pilastri delle scelte di politica economica del Governo, quello del rigore, ma che il gruppo di Alleanza nazionale vuole comunque considerare - e lo sottolineiamo proprio oggi in quest'aula, all'inizio della verifica sul DPEF - anche collegata all'altro fondamentale pilastro, quello dello sviluppo, su cui si è già avviato il confronto della maggioranza.
Nel merito, il provvedimento interviene per dare concretezza, dopo il consiglio Ecofin dello scorso 5 luglio, agli impegni che abbiamo assunto in quella sede per il rispetto del rapporto deficit-PIL al 3 per cento.
Complessivamente si determina un miglioramento del saldo delle amministrazioni pubbliche pari a 5,6 miliardi di euro, ed un effetto sui termini del bilancio dello Stato, con un intervento complessivo di 7,3 miliardi di euro. Le misure determinano risparmi sulla spesa per circa 3 miliardi di euro; per quanto riguarda la spesa corrente si registra anche un forte contenimento nell'ordine di oltre 1 miliardo di euro per la spesa di consumi intermedi, cresciuta nel 2003 di oltre il 6 per cento.
Peraltro, con le modifiche introdotte prima in Commissione e poi con l'emendamento presentato in aula dal Governo, sono stati assicurati anche finanziamenti adeguati per il funzionamento dei servizi della difesa, anche a fronte di un aumento delle imposte sui passaggi di proprietà immobiliari, da noi non pienamente condiviso.
Al tempo stesso, sono state escluse dalla riduzione degli stanziamenti una serie di voci che interessano interventi di pertinenza degli enti locali. È stato altresì destinato un importo di 110 milioni di euro a finalità sociali, per permettere alle amministrazioni locali di erogare contributi alle famiglie in condizioni disagiate, per sostenere i canoni di affitto.
Le restrizioni sul versante della spesa hanno interessato non solo i ministeri, ma anche le amministrazioni pubbliche diverse dallo Stato. È questo l'aspetto che ha suscitato le polemiche più vivaci; voglio peraltro sottolineare che sono stati salvaguardati tutti i servizi, al contrario di quanto sostiene la sinistra, connessi ai diritti soggettivi degli utenti.
Un significativo miglioramento del testo è stato apportato dalla maggioranza anche con le modifiche operate in sede di Commissione, con un'attenuazione del vincolo sulle spese per l'acquisto di beni e servizi a favore degli enti locali che hanno rispettato i vincoli del patto di stabilità interno; in questo modo, la disposizione ha assunto sostanzialmente una finalità premiale.
Vorrei sottolineare che la riduzione degli stanziamenti di spesa in conto capitale, anche per incentivi alle imprese, interessa in larga misura somme che comunque non sarebbero state utilizzate nell'esercizio in corso. Dobbiamo cominciare a vagliare, onorevoli colleghi, le risorse erogate in tanti anni e spesso sperperate.
Per quanto riguarda le disposizioni che prevedono maggiori entrate tributarie, occorre rilevare che esse si concentrano sul settore finanziario, che presenta condizioni indubbiamente migliori rispetto a quelle degli altri settori dell'economia nazionale,


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esposti alle conseguenze di un contesto macroeconomico che, almeno a livello europeo, non ha ancora del tutto superato gli elementi di criticità emersi nel 2001.
Altri interventi con effetto finanziario immediato determinano ulteriori risparmi di spesa, basti pensare al recupero dei parametri di qualità e prezzo, previsti dalle convenzioni Consip. Nel provvedimento si assegna inoltre la possibilità alle regioni di finanziare, attraverso l'indebitamento, contributi agli investimenti a favore delle categorie produttive, accogliendo una richiesta che era stata formulata dalle regioni e fortemente sostenuta da Alleanza Nazionale.
Inoltre, si facilitano le dismissioni immobiliari da parte dello Stato e viene ridefinita la disciplina sul condono edilizio, a seguito della recente sentenza della Corte Costituzionale.
Ribadisco, quindi, onorevoli colleghi, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, la fiducia sul provvedimento ed al Governo, ma vorrei sottolineare come questa fiducia sia legata, da una parte, ad una particolare lettura del peggioramento del rapporto deficit-PIL, soprattutto dovuto ad una crescita più contenuta rispetto alla previsioni e ad una eccessiva dinamica della spesa per acquisti di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione, dall'altra, all'aspettativa del nostro gruppo per un percorso di rilancio delle politiche di sostegno all'economia nazionale, cui intendiamo partecipare con spirito collegiale - lo diciamo agli alleati - e con grande determinazione.
La trappola di bassa crescita in cui si trova oggi l'Italia e buona parte dell'area dell'euro deve essere affrontata dal Governo in modo rapido ed efficace già nel prossimo DPEF e nella manovra finanziaria per il 2005. Riteniamo che il Governo debba operare per promuovere un progetto complessivo, che faccia crescere la libertà delle persone, delle famiglie, delle imprese e delle associazioni, attraverso la valorizzazione delle nostre peculiarità nazionali tradizionali - l'impresa, il lavoro, la qualità - in un quadro di fiducia sia per i consumatori sia per i produttori e i risparmiatori. Vogliamo contribuire in modo fattivo a un percorso che preveda un abbassamento della pressione fiscale intelligente, che privilegi le fasce sociali che hanno perso potere d'acquisto e che potranno sostenere l'aumento della domanda interna, nonché l'abbattimento delle aliquote fiscali per le imprese, che hanno bisogno di consolidare una ripresa di fiducia negli investimenti e nelle nuove assunzioni.
Siamo disponibili, onorevole Castagnetti, a confrontarci sul tema di una razionalizzazione degli strumenti di sostegno alle imprese e all'occupazione nelle aree svantaggiate, purché vi sia la disponibilità ad affrontare riflessioni sulla fiscalità differenziata, sulla contrattazione locale, sul rafforzamento delle infrastrutture e dei sistemi idrici, sulle misure di incentivazione e di sburocratizzazione per l'insediamento di nuove attività imprenditoriali nel Mezzogiorno, anche attraverso il sostegno ai contratti di localizzazione.
Risulta opportuno individuare, tra i programmi di rafforzamento delle infrastrutture, una lista di interventi che sulla base di un rigoroso monitoraggio degli investimenti pubblici siano portati a rapida cantierizzazione, garantendo tempi di realizzazione e copertura finanziaria. Vogliamo approntare in modo definitivo un progetto di politica che privilegi il tema della competitività delle nostre imprese, anche nei processi di internazionalizzazione, che faciliti la crescita dimensionale e la capitalizzazione delle stesse, che faciliti il passaggio generazionale e lo riconosca concretamente come elemento di continuità e stabilità del nostro sistema imprenditoriale, che tuteli la proprietà intellettuale e contrasti in modo più efficace la contraffazione. Un progetto, dunque, che promuova un nuovo patto tra credito e imprese, privilegiando idee e progetti rispetto alle tradizionali garanzie patrimoniali, che persegua una più stretta integrazione dei servizi al fine di aumentare la produttività totale dei fattori
Vogliamo pensare a un percorso di governo più efficace sul versante della


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liberalizzazione dei mercati, in particolar modo quelli energetici, con minore presenza di mano pubblica, più efficienza ed abbattimento delle tariffe per cittadini ed imprese, accompagnati da una tenace politica di privatizzazione che tuttavia non svenda, come è accaduto nel passato, le partecipazioni del Tesoro, e possa valorizzare le potenzialità di efficienza di aziende pubbliche che possono e debbono stare sul mercato alla pari dei nostri partner europei, anche attraverso l'accrescimento della governance al fine di contribuire alla crescita complessiva del paese.
Ci piace pensare ad una maggiore integrazione della rete di formazione professionale e scolastica con il mondo del lavoro, alla costituzione di una rete di centri di eccellenza di ricerca universitaria, che, insieme a una riforma per obiettivi del CNR, possa sviluppare in modo organico nelle giovani generazioni una maggiore tensione verso la conoscenza e l'innovazione.
Vogliamo recuperare anche un dialogo efficace - ci rivolgiamo al Governo - con le parti sociali, che non punti a restaurare logiche consociative ma piuttosto riesca ad identificare un terreno comune all'insegna dell'occupazione e dello sviluppo, che dovrebbe diventare parte organica di una democrazia avanzata qual è oggi l'Italia. Vogliamo pensare all'interpretazione di un patto di stabilità e crescita nazionale che veda coinvolto anche il sistema delle autonomie in fase preventiva, e non semplicemente consultiva, come spesso accaduto negli ultimi tempi. Un patto per lo sviluppo in cui comuni, province e regioni possono e devono giocare un ruolo attivo in una logica sinergica rispetto alle iniziative del Governo.
È su questi temi, onorevoli colleghi della maggioranza e dell'opposizione, che si giocherà il futuro dell'Italia e dell'Europa sul versante delle politiche di crescita economica e di coesione sociale. Siamo certi che troveremo la giusta sintesi con gli alleati della Casa delle libertà e con il nuovo ministro. Chiudiamo una volta per tutte, con questo voto di fiducia, il tema della tenuta dei conti pubblici, e proiettiamoci sui temi che Alleanza nazionale ritiene prioritari per l'agenda del paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.

GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, ci accingiamo a convertire il decreto-legge con il quale il Governo ha adottato alcuni interventi urgenti volti a ricondurre gli andamenti dei saldi di finanza pubblica entro dimensioni compatibili con gli impegni derivanti dall'appartenenza all'Unione economica europea.
È inutile nascondere, signor Presidente, che l'approvazione del provvedimento comporta inevitabili difficoltà anche per i deputati della maggioranza. È evidente che introdurre misure che riducono - in taluni casi in misura assai consistente - gli stanziamenti iscritti a bilancio, penalizzando senza eccezioni tutte le amministrazioni dello Stato (e in una certa misura anche gli enti territoriali), costituisce certamente un fatto doloroso.
D'altra parte le reazioni nelle audizioni in Commissione bilancio, in alcuni casi certamente vivaci, hanno dimostrato e confermato l'incidenza significativa sulla capacità di spesa dell'amministrazione pubblica, oltre che per quanto concerne gli interventi di carattere tributario, e sulla redditività delle imprese interessate, in primo luogo di quelle operanti nel settore bancario e assicurativo. Ciò non toglie, signori colleghi, che gli interventi adottati dal Governo risultano doverosi (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)... anche in ragione degli impegni assunti personalmente dal Presidente del Consiglio dei ministri in sede Ecofin. Il decreto costituisce l'immediata traduzione di quegli impegni. Esso rappresenta, quindi, il segno più evidente della serietà del Governo e dello sforzo che concordemente esecutivo e maggioranza parlamentare intendono compiere per rispettare pienamente i parametri di Maastricht.


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Mi limito ad osservare, a questo riguardo, che ben altro atteggiamento hanno assunto altri partner, i quali persistono nel registrare livelli di indebitamento ampiamente superiori al limite del 3 per cento, senza peraltro dimostrare il coraggio e il senso di responsabilità di cui sta dando prova il Governo, anche a prezzo di una certa dose di impopolarità (Vivi commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PIERO RUZZANTE. Ma che dici?

GASPARE GIUDICE. Quanto alle obiezioni avanzate dai colleghi (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).....

ANDREA LULLI. Forza tasse!

GASPARE GIUDICE. Presidente...

PRESIDENTE. Sto richiamando... la sinistra!

GASPARE GIUDICE. Quanto alle obiezioni avanzate dai colleghi dei gruppi di opposizione, rilevo in primo luogo che mi sembra del tutto sterile l'affermazione secondo la quale l'attuale Governo avrebbe dimostrato un atteggiamento incoerente, ricorrendo oggi ad un provvedimento correttivo dopo avere rassicurato il Parlamento e il paese, almeno fino alla presentazione della Relazione trimestrale (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, gli interventi sono stati ascoltati tutti...

ELIO VITO. Presidente!

GASPARE GIUDICE. ... nel maggio scorso, sul fatto che l'andamento dei saldi di finanza pubblica erano sotto controllo.
A questo proposito, signor Presidente, è sufficiente rilevare che non si è mai dato il caso di provvedimenti correttivi adottati attraverso lo strumento del decreto-legge che siano stati anticipati al paese e soprattutto ai soggetti destinatari. Potrei citare al riguardo innumerevoli esempi di provvedimenti correttivi assunti nel corso della scorsa legislatura, con i quali si sono apportate significative modifiche alla normativa fiscale, in alcuni casi con effetto retroattivo, in palese contraddizione con lo statuto del contribuente. D'altra parte è evidente che se provvedimenti di questo tipo dovessero essere anticipati, potrebbe risultare fortemente indebolita la loro efficacia, in quanto i soggetti interessati assumerebbero inevitabilmente comportamenti diretti ad evitarne la ricaduta.
Quanto al presupposto che alla base del decreto vi sia il deterioramento dei saldi di finanza pubblica verificatosi nel primo semestre dell'anno in corso, rilevo che risulta del tutto infondato affermare che in realtà non si sarebbe trattato di un peggioramento, in quanto già negli anni precedenti i saldi di finanza pubblica avrebbero registrato un andamento negativo. I dati sull'andamento - comunque in riduzione - del debito pubblico e soprattutto dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione dimostrano chiaramente che il nostro paese nell'ultimo triennio ha mantenuto fede agli impegni assunti a livello europeo. Il peggioramento (I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani espongono cartelli riproducenti il simbolo della Casa delle libertà e recanti la scritta «Casa delle tasse», con la parola «tasse» sovrapposta alla parola «libertà», parzialmente cancellata - Vive proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)...

EMERENZIO BARBIERI. Presidente! Presidente! Perché non li espelli?

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi (Deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro gridano: «Devi sospendere!»)!

ANTONINO LO PRESTI. Non avete ancora vinto!


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MASSIMO GIUSEPPE FERRO. Devi sospendere! È una buffonata!

EMERENZIO BARBIERI. Presidente, devi sospendere!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi... Onorevoli colleghi, questo non si può fare! Mi costringete a sospendere la seduta!

ANTONINO LO PRESTI. Governeremo per altri due anni e ve lo faremo così (Commenti del deputato Innocenti)!

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti...!

EMERENZIO BARBIERI. Devi sospendere! È una buffonata!

PRESIDENTE. Invito i commessi a rimuovere quei cartelli!
Onorevole Boccia, lei che è così ligio al regolamento...!

GASPARE GIUDICE. Vergogna!

EMERENZIO BARBIERI. Devi sospendere la seduta!

PRESIDENTE. Invito i capigruppo a far ritirare quei cartelli, immediatamente: onorevole Castagnetti, onorevole Violante!

ALFREDO BIONDI. Ma quali capigruppo?

EMERENZIO BARBIERI. Devi sospendere!

PRESIDENTE. Se vengono ritirati, non sono costretto a sospendere al seduta (Commenti)! Non date suggerimenti alla Presidenza (I commessi ottemperano all'invito del Presidente di rimuovere i cartelli)!
Sono ritirati!

GIULIO CONTI. Mi complimento, Presidente! Non ha richiamato nessuno!

PRESIDENTE. Onorevole Giudice, vada avanti!

GASPARE GIUDICE. Siete dei buffoni (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!
Una risposta, Presidente, più puntuale merita la seconda obiezione che, al di là dei cartelli, è stata mossa al Governo. Con riferimento al provvedimento che stiamo discutendo, e più in generale alla politica economica e finanziaria adottata in questi anni...

MAURA COSSUTTA. Siete la Casa delle tasse!

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Stai zitta!

PRESIDENTE. Onorevole Cossutta, faccia terminare l'intervento all'onorevole Giudice! Onorevole Giudice...

GASPARE GIUDICE. Ricordo, Presidente, che nell'ultima legge finanziaria il Governo e l'attuale maggioranza si sono dovuti far carico (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)...

ANTONINO LO PRESTI. Ricordatevi la gioiosa macchina da guerra (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!

PRESIDENTE. Onorevole Giudice, le restituirò il tempo che le è stato sottratto!

ELIO VITO. È il meno che può fare!

GASPARE GIUDICE. Presidente, io spero che mi sia permesso di continuare!
La manovra finanziaria, colleghi, realizzata per il 2004 scontava la zavorra


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costituita dai maggiori oneri per un importo pari a 4,6 miliardi di euro per l'anno in corso.
Vorrei dire, colleghi, analogamente... (Commenti). Non si può parlare!

PRESIDENTE. Si può ritornare ad un comportamento civile e far parlare l'onorevole Giudice? Si può aspirare a questo (Commenti)? Mi appello ai presidenti dei gruppi!

ELIO VITO. Falsa consuetudine della democrazia (Una voce: Andate in piazza a far casino!)!

GASPARE GIUDICE. I problemi che sono emersi, ai quali il maxiemendamento del Governo ha inteso porre rimedio, traggono per una parte non secondaria origine dalla necessità di far fronte ad oneri risalenti ad impegni pregressi. Esemplare è il caso degli stanziamenti aggiuntivi che sono stati destinati al settore della difesa, che consentono di onorare importanti impegni, quali la consegna della realizzazione della portaerei (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro), di cui ha parlato lei, onorevole Russo Spena. Noi l'abbiamo varata, ma la commessa l'avete fatta voi e non coprendone i costi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!
L'attuale Governo ha avviato una ricognizione ed un attento monitoraggio sui fattori che determinano la crescita della spesa e del relativo andamento, anche intervenendo sulla patologia divenuta fisiologica, costituita dall'emersione di ingenti residui.
Il lavoro che è stato svolto al riguardo non può essere sottovalutato, anche perché ha comportato l'adozione di nuove metodologie da parte delle strutture ministeriali, in primo luogo da parte della Ragioneria generale dello Stato.
Si è inteso in questo modo creare i presupposti per una più attenta verifica degli andamenti della spesa nel corso dell'attuazione dei provvedimenti di legge e non soltanto ex ante, vale a dire nella fase della loro definizione. Si tratta di un processo decisivo per il rafforzamento della consapevolezza da parte del legislatore delle scelte che si assumono e delle relative conseguenze sulla finanza pubblica, che potrà registrare ulteriori e significativi progressi nel futuro prossimo.
Venendo alle disposizioni recate dal provvedimento al nostro esame, rilevo che il Parlamento ha svolto, in questa circostanza, un ruolo certamente non marginale.
In particolare, deve costituire motivo di orgoglio per la Commissione bilancio - tutta la Commissione bilancio - il fatto che, sia pure nei tempi assolutamente ristretti di cui ha potuto disporre, essa sia riuscita ad apportare al testo, nel corso dell'esame in sede referente, alcuni importanti miglioramenti. Mi limito a segnalare le correzioni introdotte per quanto concerne gli enti territoriali, con particolare riferimento alla limitazione del sacrificio richiesto a quelli che hanno rispettato il patto di stabilità interno e le cautele introdotte per quanto concerne le spese e gli acquisti di beni e di servizi.
In questo modo, la Commissione ha mostrato di volere rispondere, sia pure parzialmente, alle sollecitazioni dei rappresentanti degli enti territoriali ascoltati in sede di audizione.
Ulteriori e positive correzioni sono state introdotte dal Governo per quanto concerne altre questioni di evidente interesse non soltanto degli enti territoriali, ma anche delle relative popolazioni, a partire dal rifinanziamento del fondo per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione.
Non meno significative risultano le disposizioni introdotte con riferimento alla disciplina del condono edilizio, le quali permettono, per un verso, di recepire le indicazioni della Corte costituzionale, specialmente per quanto concerne l'esigenza di rispettare le competenze normative delle regioni in materia e, per l'altro, di


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garantire la necessaria certezza quanto alle scadenze che i cittadini interessati ad avvalersene debbono rispettare.
In conclusione, signor Presidente, siamo in presenza di una manovra correttiva che cerca di distribuire in maniera ragionevole i costi tra i diversi settori e categorie sociali e che si articola in misure di riduzione della spesa come di aumento delle entrate. Per questo motivo, la manovra appare equilibrata anche quando determina un aggravio, peraltro sostenibile, della tassazione.
A quest'ultimo proposito, rilevo che il parziale aumento dell'imposizione sulle seconde case non deve intendersi come una smentita all'intenzione del Governo di ridurre comunque la pressione fiscale, ma piuttosto come un atto necessitato dall'esigenza di concentrare gli interventi di carattere tributario sui settori che registrano margini più ampi di disponibilità (Commenti del deputato Luigi Olivieri). È infatti evidente che negli ultimi anni, con la crisi del mercato finanziario, una parte consistente della ricchezza nazionale si è concentrata nel settore immobiliare, che ha segnato una crescita dei valori nettamente superiore al tasso di sviluppo del prodotto interno lordo. In sostanza, in questo caso, non si tratta di mettere in discussione gli obiettivi della riforma fiscale di cui alla legge n. 80, del 2003 la cui integrale attuazione ha, per l'attuale maggioranza e per il Governo, carattere assolutamente prioritario, ma di redistribuire parzialmente il carico fiscale aumentandolo, in maniera contenuta, su un comparto che ha registrato una crescita particolarmente consistente.
Alla luce dei suesposti elementi, ritengo che si debba valutare positivamente il complesso degli interventi previsti dal provvedimento come risultanti dalle modifiche migliorative apportate, in primo luogo, dalla Commissione e, in parte, dal Governo. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché la votazione per appello nominale potrà avere inizio non prima delle 18,30, sospendo la seduta.

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