A)
Londra del 1993 sull'inquinamento marino provocato dallo scarico in mare di rifiuti;
dal servizio giornalistico Una nave rosso veleno, pubblicato il 10 giugno 2004 dal settimanale L'Espresso, parrebbero emergere novità di assoluto rilievo riguardanti l'inchiesta ancora aperta dalla procura di Paola per il caso dello spiaggiamento, avvenuto il 14 dicembre 1990 in località Formiciche (comune di Amantea, in provincia di Cosenza), della motonave Rosso, appartenente alla compagnia di navigazione Ignazio Messina;
dall'inchiesta giornalistica emerge, tra i punti più rilevanti, che sia il titolare della ditta che si occupò della demolizione della motonave Rosso, Nunziante Cannevale, che un sommozzatore incaricato dal registro navale italiano hanno dichiarato di non aver rinvenuto alcuna falla nella fiancata della nave spiaggiata. Un'ulteriore riprova viene fornita anche dalle riprese contenute in una videocassetta amatoriale, realizzata a Formiciche nei giorni dopo lo spiaggiamento e acquisita agli atti dalla procura di Paola;
lo stesso Cannevale riferisce ai carabinieri come le ditte intervenute prima della demolizione incomprensibilmente abbiano aperto in una fase successiva, dopo lo spiaggiamento della Rosso, uno squarcio enorme sulla fiancata sinistra non visibile da terra e gli stessi carabinieri rilevano che tale apertura è servita «per fare uscire dalla stiva qualcosa di importante e voluminoso»;
nel 1991 venne chiamata dalla compagnia Ignazio Messina la società olandese Smit Tak, «società specializzata in bonifiche a seguito di incidenti radioattivi», e, secondo quanto attestato dal procuratore capo di Reggio Calabria, Franco Scuderi, davanti alla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti, la società rinunciò dopo 17 giorni all'incarico;
sembrerebbero esistere testimonianze rese alla procura di Paola che attesterebbero l'interramento illegale dei rifiuti provenienti dalla Rosso in almeno due diverse località (in località Grassullo, comune di Amantea, provincia di Cosenza, e in località Foresta, comune di Serra D'Aiello, provincia di Cosenza);
Giuseppe Bellantone, comandante in seconda della capitaneria di porto di Vibo Valentia, intervenuta sul posto insieme ai carabinieri, ha testimoniato che già il 15 dicembre 1990, ad un giorno dallo spiaggiamento, a bordo del relitto della Rosso si sarebbero presentati «agenti dei servizi segreti» e che rinvenne sulla plancia della motonave documenti che, a suo dire, come riporta il settimanale L'Espresso, «richiamavano la natura della radioattività ed erano introdotti dalla sigla Odm», ossia Oceanic disposal management inc., società (ancora attiva) creata da Giorgio Comerio, che pretendeva di mettere in opera su scala mondiale operazioni di seppellimento nei fondali marini di scorie radioattive, in violazione della convenzione di
tra le carte rinvenute sulla plancia della Rosso, secondo quanto attestato dal procuratore capo di Reggio Calabria Scuderi, c'era pure una mappa marittima, con evidenziati una serie di siti. La stessa documentazione, mappa compresa (pubblicata sempre sulle pagine de L'Espresso), viene ereditata dalla magistratura di Paola. La mappa riporta una lunga lista di nomi di navi affondate nel Mediterraneo;
il ruolo di Giorgio Comerio negli affari legati alla vicenda delle «navi a perdere» viene confermato dal procuratore capo di Reggio Calabria e dagli atti della Commissione monocamerale d'inchiesta sui rifiuti del 1996 e, come riportato nell'inchiesta giornalistica de L'Espresso, nella relazione della citata commissione del 25 ottobre 2000, in cui lo stesso viene indicato come «il faccendiere italiano al centro di una serie di vicende legate alla Somalia»;
Renato Pent, definito dagli inquirenti, come riportato da L'Espresso, «noto trafficante di rifiuti tossico-nocivi», ha parlato di accordi tra Comerio e alcuni Governi esteri;
secondo la testimonianza resa ai carabinieri nel 1995 da Maria Luigia Giuseppina Nitti, Giorgio Comerio «verso la fine del nostro rapporto mi esternò di appartenere ai servizi segreti», «nonché di vendere armi a vari Governi esteri e di avere contatti con ambienti mafiosi»;
a proposito dei legami tra Comerio e la società di navigazione Ignazio Messina nel servizio del settimanale L'Espresso viene riportato che in una nota informativa i carabinieri scrivono: «La società Ignazio Messina imbarca presso il porto di Napoli e presso altri porti del Sud merci pericolose e rifiuti radioattivi con destinazione sconosciuta»;
per quanto riguarda la questione riferita ai rifiuti radioattivi, emerge, sempre dall'inchiesta de L'Espresso, il ruolo assunto da Giorgio Comerio;
a proposito delle connessioni tra i traffici denunciati, nel servizio giornalistico, e la vicenda di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, come riportato da L'Espresso, emerge che: «Un lavoro investigativo con al centro l'affondamento di una serie di navi avvenuto nei mari Tirreno e Jonio, ma che al suo interno racchiude molteplici ragioni d'allarme. Il sospetto degli inquirenti è che a bordo di quelle navi ci fossero rifiuti tossici e radioattivi e che attorno a questa vicenda, legata a nazioni europee e non, si sia mossa una rete impressionante di faccendieri, trafficanti d'armi e agenti dei servizi segreti, uomini di governo e mafiosi. Tutti connessi da affari che in alcuni passaggi si incrociano con la Somalia e gli eventi che il 20 marzo 1994 sono costati la vita alla giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e all'operatore Miran Hrovatin»;
viene riportato nel prosieguo del testo dell'indagine giornalistica de L'Espresso uno stralcio della relazione conclusiva dell'11 marzo 1996 della Commissione monocamerale d'inchiesta sui rifiuti, in cui, proprio in relazione al ruolo di Comerio e al «suo progetto Odm», la Commissione segnala, come riportato, «l'esistenza, documentalmente provata, di intense attività di intermediazione poste in essere tra i titolari di queste presunte attività di smaltimento in mare di rifiuti radioattivi e la Somalia», sottolineando le coincidenze con il caso Alpi/Hrovatin;
molte delle vicende riportate da L'Espresso sono state oggetto di dossier elaborati dalle associazioni ambientaliste (Greenpeace internazionale, Legambiente onlus e Wwf Italia onlus), consegnati a suo tempo alle commissioni parlamentari e alle altre istituzioni competenti, relativi alle implicazioni nazionali e internazionali del traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi e al coinvolgimento in queste attività della criminalità organizzata -:
se si vogliano garantire le risorse economiche affinché la procura di Paola possa compiere le necessarie campagne di indagine, eventuale recupero e analisi dei rifiuti interrati;
quali siano le informazioni in possesso del Governo sull'esistenza e l'attività di una rete internazionale per il traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi via mare, che sembra avere interessi consolidati, che coinvolgono molti gruppi imprenditoriali e basi operative nel nostro Paese, nonché sul ruolo della criminalità organizzata nella gestione del traffico illecito via mare di rifiuti radioattivi e pericolosi in ambito nazionale ed internazionale e di come questo si intrecci con il traffico di armi;
se risponda al vero che Giorgio Comerio sarebbe in qualche modo collegato ai servizi segreti;
se risulti, come riferito da testimoni, che personale dei servizi avrebbe svolto indagini il 15 dicembre 1990 sul relitto spiaggiato della motonave Rosso;
se il Governo disponga di informazioni circa eventuali nessi tra gli scenari descritti nel servizio giornalistico de L'Espresso e negli atti della Commissione parlamentare sulla gestione del ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse e le indagini riguardanti la vicenda Alpi/Hrovatin.
(2-01216)
«Vianello, Ruzzante, Kessler, Zanotti, Petrella, Siniscalchi, Finocchiaro, Innocenti, Bonito, Fluvi, Panattoni, Vigni, Violante, Zunino, Caldarola, Nigra, Albonetti, Piglionica, Rava, Preda, Sedioli, Adduce, Buglio, Realacci, Magnolfi, Mazzarello, Calzolaio, Minniti, Bova, Pinotti, Martella, Carboni, Maurandi, Marone, Quartiani, Rossiello, Sandri, Bielli, Nicola Rossi, Mariotti, Motta, Nannicini, Nieddu, Bellini, Lulli, Guerzoni, Banti, Lion, De Brasi, Meduri, Cento».
(16 giugno 2004)