Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 490 del 14/7/2004
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CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LUANA ZANELLA SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 5086

LUANA ZANELLA. Le regioni tenute a rispondere dello sforamento del tetto di spesa rischiano realmente di vedere peggiorare la già difficile situazione finanziaria, con la conseguenza più che concreta di far ricadere tutto sulle spalle dei cittadini.
Il decreto-legge tra l'altro non prende minimamente in considerazione elementi di novità che hanno contribuito all'incremento della spesa farmaceutica. Tra questi voglio per esempio ricordare la messa a carico del Servizio sanitario nazionale dei farmaci antistaminici, in precedenza non inclusi nel prontuario, o l'accesso al Servizio sanitario nazionale dei circa 650 mila cittadini stranieri regolarizzati in base alla legge Bossi-Fini. A questi si somma l'incidenza di fenomeni di illegalità che hanno contribuito all'aumento complessivo della spesa farmaceutica.
Un provvedimento, quello al nostro esame, che tra l'altro non è nemmeno accompagnato da alcuna relazione tecnica che sia di ausilio per valutare l'efficacia delle misure proposte. Conseguentemente poco o nulla sappiamo circa le ragioni che hanno determinato lo sfondamento del tetto prefissato della spesa farmaceutica e nulla sull'andamento della spesa farmaceutica nell'ambito delle singole realtà regionali, considerato che otto su venti sono regioni virtuose, ossia che sono rimaste nell'ambito del tetto di spesa del 13 per cento. Insomma, è assente una relazione tecnica in cui avrebbero dovuto essere esposte analiticamente le ragioni che hanno determinato nei primi mesi del 2004 l'impennata della spesa farmaceutica, anche al fine di evitare, a breve termine, un ennesimo ricorso ad un ennesimo provvedimento di urgenza. Ma un provvedimento come questo che non si fonda sulla attenta valutazione delle ragioni che determinano l'andamento crescente della spesa farmaceutica rischia, come abbiamo già sottolineato, di essere nient'altro che un provvedimento «tampone» a breve termine, e condannato probabilmente ad un mezzo fallimento, destinato a produrre solo una liquidità aggiuntiva per la copertura dei disavanzi contingenti.
Una fonte di risparmio per il Servizio sanitario nazionale verrebbe da una seria


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campagna informativa e di sensibilizzazione sul ricorso ai farmaci generici; da una seria politica di controlli sulle prescrizioni; dall'adozione di percorsi diagnostici e terapeutici in grado di garantire l'appropriatezza delle prescrizione e degli interventi; dalla razionalizzazione del sistema distributivo; dall'ottimizzazione delle confezioni.
Voglio infine osservare come non abbiano trovato attuazione misure serie volte a contrastare fenomeni di illegalità, alcuni dei quali hanno trovato ampio spazio tra le vicende di cronaca, come i recenti scandali nel settore dell'assistenza farmaceutica che hanno coinvolto l'industria Glaxo, e che hanno rivelato l'esistenza di un meccanismo perverso di informazione scientifica a danno delle casse dello Stato. Sono tutti fenomeni strettamente legati all'andamento della spesa farmaceutica.
Ricordo che sono state individuate, da parte del ministero, ben 5000 truffe rilevanti nel 2002, con danni per diverse centinaia di milioni di euro; vi è stata un'inchiesta nel 2003 - la famosa «Operazione Giove» della Guardia di finanza - sulle attività promozionali delle industrie farmaceutiche, con 3.413 soggetti coinvolti, e successive indagini sui bilanci di sette multinazionali farmaceutiche per spese, pari fino al 20 per cento dei costi di esercizio, di centinaia di milioni di euro per promozioni.
Per quanto riguarda la bollinatura dei farmaci e i sistemi anticontraffazione, nonostante tutti gli impegni promessi, sono praticamente ancora «al palo» le iniziative che il Governo ed il nostro ministro della salute intendono adottare in tale ambito.
Il decreto ministeriale del 21 febbraio 2003 sulla banca dei farmaci non è stato pubblicato (è passato un anno e mezzo), ed è in corso un gruppo di lavoro, le cui conclusioni sono ancora di là da venire. Non è stato adottato nemmeno il disegno di legge che il ministro Sirchia aveva più volte promesso in tema di illeciti nel sistema sanitario. L'articolo 50 del provvedimento collegato all'ultima legge finanziaria, che prevedeva la predisposizione di modelli di ricetta a lettura elettronica, stanziava 50 milioni di euro per l'avvio della procedura in tempi brevissimi, ma non sappiamo come siano stati effettivamente utilizzati questi fondi; i sistemi anticontraffazione previsti dall'articolo 14 della legge comunitaria 2002 non risultano ancora adottati, anche se siamo a due mesi dalla scadenza.
In conclusione, voglio esprimere sul provvedimento un giudizio fortemente negativo, convinta che sarà un decreto privo di effetti concreti, se non quello di incrementare gli oneri a carico delle regioni, che saranno così costrette a riversare tali maggiori oneri ancora una volta sui cittadini e sulle cittadine più bisognosi, colpiti dalla malattia.

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