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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei preannunciare il voto favorevole del gruppo dell'UDC su questo provvedimento, che non fa altro che mettere in evidenza che nell'ultimo quadrimestre vi è stata una riaccensione della dinamica della spesa farmaceutica, riaccensione che è dovuta a vari fattori: alle abitudini prescrittive dei medici, all'allentamento dei controlli sulle prescrizioni da parte delle regioni, ad un'attenuazione dell'incidenza dei ticket e alle attività promozionali dell'industria farmaceutica.
Vorrei ricordare all'opposizione che nei cinque anni in cui era maggioranza ed ha gestito la sanità, la spesa sanitaria aumentò da 60 mila a 120 mila miliardi. Si tratta quindi di una tendenza che non si interrompe e non vi sono politiche di destra o politiche di sinistra: è una situazione su cui dobbiamo riflettere tutti insieme, perché il contenimento della spesa - soprattutto di quella farmaceutica - è un problema serio. Infatti, vi è un ordine del giorno che abbiamo sottoscritto tutti per rivedere - lo devo dire con molta onestà - le modalità del contenimento della spesa. Infatti, se facciamo il conto che da 60 mila si è arrivati a 120 mila miliardi nei cinque anni di Governo del centrosinistra, arriviamo a 1.200 miliardi all'anno di vecchie lire di aumento della spesa. Lo dico non per fare demagogia, ma perché non è stato detto, e invece è così.
Questo decreto-legge tenta di mettere un freno, di rimediare a questa discrasia, quindi è un atto dovuto. In effetti, era necessario, perché altrimenti saremmo andati incontro a qualcosa di peggiore nella situazione dei conti pubblici. Si tratta perciò di un atto dovuto che è stato adottato dal ministro, su cui noi siamo d'accordo, con l'impegno di tutti però a rivedere queste dinamiche dell'aumento, al fine di adottare in futuro provvedimenti più seri che tengano conto di tutti i fattori che concorrono all'aumento di questa spesa (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ercole. Ne ha facoltà.
CESARE ERCOLE. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Federazione Padana su questo provvedimento e chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto finale.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, sarò breve.
Anche questo decreto-legge mostra in maniera evidente l'incapacità del Governo di proporre misure efficaci e, soprattutto, strutturali, come è stato sottolineato nel corso del dibattito. Un decreto-legge finalizzato al ripiano della spesa farmaceutica, ma che si guarda bene dall'affrontare le reali cause che hanno portato ad una crescita così forte dei costi dei farmaci. Rimasto per settimane - come è noto - sospeso a Palazzo Chigi, soprattutto per le tensioni esistenti all'interno della maggioranza (tanto per cambiare), si preannuncia come un'ulteriore stangata per i cittadini e soprattutto sulle regioni.
Voglio ricordare che il Governo, dal 2001 ad oggi, ha emanato ben otto provvedimenti, di cui cinque decreti-legge; nonostante questa particolare attenzione al settore della spesa farmaceutica, nel 2004 tale spesa ha cominciato a crescere ad un
ritmo esponenziale, con incrementi dell'1,1 per cento a gennaio, del 7,8 per cento a febbraio, del 16,1 per cento a marzo, ed un'ulteriore crescita del 16,6 per cento ad aprile, rispetto ai corrispondenti mesi del 2003, e con un crescente trasferimento di costi dal Servizio sanitario nazionale alle famiglie.
Voglio ricordare che lo scorso anno ogni cittadino ha speso mediamente, per le medicine, il 17 per cento in più rispetto all'anno precedente. Questo sforamento è solo in minima parte contingente e quindi non può essere affrontato con provvedimenti tampone e puramente emergenziali, come quello in esame.
Ci troviamo di fronte, in realtà, ad un mutamento strutturale dell'andamento della spesa, dovuto ad una serie di cause che devono essere affrontate alla radice; questo provvedimento va, purtroppo, in tutt'altra direzione.
Sarebbe necessaria una contrattazione seria, rigorosa con l'industria farmaceutica e iniziative puntuali a favore dei farmaci generici. Un serio ed efficace intervento per la riduzione dei costi delle medicine e per governare il sistema dovrebbe partire con un tavolo di confronto, e possibilmente con un accordo tra le varie componenti coinvolte, imprese, farmacisti, medici, consumatori, regioni, al fine di affrontare i problemi esistenti in un'ottica globale ed anche in modo concertato.
Manca, invece, un disegno di modifica strutturale dei costi dei farmaci e il taglio che viene effettuato sulla spesa farmaceutica avrà ricadute immediate sulle aziende farmaceutiche stesse e sulle regioni. Soprattutto, esso produrrà da parte delle aziende farmaceutiche un aumento dei prezzi dei farmaci di fascia C, quelli cioè totalmente a carico dei cittadini, cosicché possano essere compensati gli eventuali minori ricavi, con il rischio evidente di un aumento da parte delle regioni dei ticket e dell'imposizione fiscale generale, oltre che di un taglio della spesa in termini reali e monetari della sanità regionale.
Peraltro, il fabbisogno risulta largamente sottostimato, in quanto per poter recuperare un disavanzo posto a carico delle regioni da questo provvedimento, altre misure al momento non si possono individuare.
Insomma, le regioni, comprese quelle virtuose, tenute a rispondere dello sforamento del tetto di spesa, rischiano davvero di veder peggiorare la già difficile situazione finanziaria, con la conseguenza più che concreta che tutto ricada, come al solito, sulle spalle dei cittadini e delle cittadine.
Peraltro, il decreto-legge non prende minimamente in considerazione alcuni elementi di novità che hanno contribuito all'incremento della spesa farmaceutica. Tra questi, vanno ricordati, ad esempio, la messa a carico del Servizio sanitario nazionale dei farmaci antistaminici (in precedenza non inclusi nel prontuario) e l'accesso allo stesso Servizio sanitario nazionale di circa 650 mila cittadini stranieri regolarizzati ai sensi della cosiddetta legge «Bossi-Fini».
A ciò va aggiunta l'incidenza dei fenomeni di illegalità che hanno contribuito all'aumento complessivo della spesa farmaceutica...
PRESIDENTE. Onorevole Zanella...
LUANA ZANELLA. A tale ultimo riguardo, vanno adeguatamente sottolineati i seguenti fatti: nel 2002 sono state individuate ben 5 mila truffe di rilevanza tale da avere provocato un danno ammontante a diverse centinaia di milioni di euro; nel 2003 un'indagine della Guardia di finanza (la famosa operazione «Giove») sulle attività promozionali delle industrie farmaceutiche ha permesso di scoprire truffe nelle quali era coinvolto un numero sconvolgente di soggetti (ben 3.413); successive indagini sui bilanci di sette multinazionali farmaceutiche hanno consentito di rilevare che le spese per attività promozionali sono state pari addirittura al 20 per cento dei costi di esercizio (si tratta di centinaia di milioni di euro!).
Con ciò si vuol dire che nulla è stato fatto per impedire non soltanto l'aumento della spesa farmaceutica, ma anche le truffe, la mala sanità e tutto ciò che ha
comportato un ulteriore incremento della suddetta spesa (nulla è stato fatto, ad esempio, nonostante gli impegni e le promesse, in materia di bollinatura dei farmaci e di sistema anticontraffazione).
Nell'invitare l'Assemblea a prendere conoscenza di tutta questa complessa problematica e, nel caso di specie, a votare contro il provvedimento in esame, assolutamente inutile per affrontare i problemi in termini strutturali e non meramente contingenti, chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna di alcune considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente secondo i consueti criteri.
Lei sarà brava, onorevole Zanella, ma certamente non è stata breve!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.
MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, sarò abbastanza sintetica.
Anche noi Comunisti italiani voteremo in modo convinto contro questo provvedimento, l'ennesimo provvedimento iniquo ed inefficace su un tema, quello della spesa farmaceutica, che è molto importante, decisivo, direi, rispetto alla tenuta del sistema sanitario nazionale.
Noi abbiamo avanzato e, naturalmente, abbiamo cercato di argomentare, alcune proposte serie e di sistema. Da sempre abbiamo collocato il governo della spesa farmaceutica e le relative politiche all'interno di meccanismi di sistema: la programmazione, come strumento, e l'appropriatezza, come obiettivo di sistema, con il coinvolgimento di tutti i soggetti direttamente interessati e, innanzitutto, delle regioni.
Io sono stata eletta in Toscana. Forse, il Governo dovrebbe conoscere meglio le politiche per il controllo della spesa farmaceutica attuate in modo efficace dalla regione Toscana. Voi, colleghi del gruppo della Lega Nord Federazione Padana, fate tanto i federalisti, ma i modelli virtuosissimi che potrebbero essere copiati dal Governo - noi glielo permetteremmo - vengono accantonati.
Abbiamo avanzato, quindi, proposte di «sistema» con il coinvolgimento delle istituzioni e degli operatori interessati; penso al medico che interviene con le prescrizioni e ad altri interessi in campo. Mi riferisco alla concertazione tra i vari interessi, tra gli obiettivi delle industrie farmaceutiche e quelli dei lavoratori.
Abbiamo presentato proposte di «sistema» ed altre molto concrete, anche parziali, come, ad esempio, quella riguardante le confezioni (ne abbiamo parlato durante l'esame delle proposte emendative che con fatica abbiamo cercato di argomentare nel silenzio assordante della maggioranza). Da parte vostra, non è giunta alcuna risposta.
Si tratta di un provvedimento non solo iniquo, poiché circa 1.350 milioni di euro «coinvolgeranno» oggettivamente le tasche dei cittadini, ma anche inefficace, poiché non introduce neanche un elemento virtuoso per governare il sistema.
Da una parte, quindi, abbiamo modelli virtuosi, dall'altra, elementi molto rischiosi, quali lo scandalo della Glaxo. In questo campo, vi sono interessi economici spaventosi. Delle due l'una: o il Governo si schiera apertamente per contrastare questi interessi e per appoggiare politiche pubbliche che intervengano per eliminare queste patologie oppure il problema si ripresenterà in futuro (in questo caso, la proposta emendativa riguardante il numero delle confezioni è emblematica).
Si tratta, quindi, di un provvedimento iniquo, pericoloso che non risolve la questione né l'affronterà in modo strategico per il futuro. Tutto ciò a danno delle tasche dei cittadini.
Con questo provvedimento, il Governo attuale si dimostra sempre più incapace e tanto più è incapace tanto più è pericoloso. Anche per questo, ve ne dovete andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, il voto del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo non può che essere contrario al provvedimento in esame ed è associato anche ad un giudizio molto critico sul governo, anzi sul non governo della sanità nel nostro paese.
Abbiamo trattato, infatti, una materia delicatissima, la lievitazione continua della spesa farmaceutica, che avrebbe richiesto, non una visione ragionieristica, contabile, ma un'azione di più ampio respiro. Su questo tema, infatti, non devono sfuggire questioni importanti, fondamentali, centrali: la garanzia di cura prevista dall'articolo 32 della Costituzione da collegare al controllo, alla razionalità della spesa, per rendere possibile la sostenibilità economica.
Detto questo, purtroppo, di fronte a problemi ormai strutturali di difficile contenimento della spesa farmaceutica, il Governo, invece di promuovere un inizio di riforme, primi segnali di cambiamento, ha preferito galleggiare, percorrere la scorciatoia di caricare la maggiore spesa sulle industrie farmaceutiche e sulle regioni nella misura del 60 per cento e del 40 per cento.
Noi ci siamo opposti a questa linea miope del Governo ed abbiamo cercato di esprimere un'azione propositiva. Abbiamo presentato una serie di emendamenti, senza presunzione, per cominciare ad incidere in un processo di riforma strutturale del comparto. Ci siamo impegnati, quindi, per dare un supporto legislativo a questioni medico-scientifiche che riguardano la prescrizione medica, nuove norme per l'utilizzo dei generici, per la trascrizione del principio attivo e non del nome commerciale, per le confezioni ottimali, per i controlli della propaganda commerciale, per la distribuzione diretta di farmaci ad alto contenuto terapeutico e ad alto prezzo da parte delle aziende ospedaliere ed universitarie.
Riguardo alla scelta di assegnare un maggior onere a carico delle industrie e delle regioni, anche su questo siamo stati chiari e netti. Abbiamo ritenuto giusto far contribuire al ripianamento le industrie farmaceutiche, ma abbiamo espresso nel dibattito e attraverso la presentazione degli emendamenti alcune preoccupazioni, soprattutto per le nostre imprese, le più deboli, quelle collocate nel Mezzogiorno, le piccole e medie imprese, perché avvertiamo che potrebbero avere difficoltà di tenuta sul mercato; e la preoccupazione maggiore è che a pagare potrebbero essere i lavoratori. Ecco perché abbiamo formulato alcune proposte, non regali per le industrie farmaceutiche, ma incentivi per la ricerca e l'innovazione, anche perché sappiamo che su questa materia l'Italia è il fanalino di coda in Europa. Abbiamo espresso amarezza e riconfermiamo questo stato d'animo, per la decisione della Presidenza di rendere inammissibili questi emendamenti.
Per quanto attiene al coinvolgimento delle regioni, vogliamo ulteriormente sottolineare che, a causa del sottofinanziamento del fondo sanitario nazionale, del ritardo nell'erogazione delle risorse, del credito di 20 miliardi di euro vantato dalle regioni nei confronti dello Stato, in alcune regioni si è aperta una vera voragine nella spesa sanitaria. La nostra preoccupazione è che a pagare possano essere ancora una volta i cittadini, soprattutto quelli più deboli, gli anziani, quelli che ricorrono maggiormente alle cure e alla prescrizione dei medici. Si tenga conto, tra l'altro, che già una famiglia media nel nostro paese, in un anno, spende circa 500 euro per le medicine.
Per concludere, signor Presidente, sulle nostre proposte avevamo registrato un'apparente apertura da parte del relatore e del Governo durante la discussione sulle linee generali, un'apertura che poi è diventata una netta chiusura, quando abbiamo ascoltato il parere sugli emendamenti. Siamo seriamente dispiaciuti, signor sottosegretario, perché avremmo potuto
avviare una serie di interventi strutturali in un settore delicatissimo della sanità pubblica nel nostro paese.
Per queste motivazioni, esprimerò un voto contrario sul provvedimento in esame. È un'ulteriore bocciatura della linea del Governo, che continua a percorrere la strada dello smantellamento del sistema sanitario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.
GRAZIA LABATE. Signor Presidente, sarò molto breve.
Dopo la discussione, che si è svolta sul merito di questo decreto-legge, il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo voterà con convinzione contro il provvedimento in esame, perché è assolutamente inefficace, sia dal punto di vista del contenimento della spesa farmaceutica, sia dal punto di vista della programmazione di interventi strutturali che rimuovano i fattori distorsivi dell'aumento della spesa, qualificandola per il benessere e la salute pubblica.
Questo provvedimento non è affatto universale, perché non si applica all'intero settore, ma solo ad una parte di esso, costringendo il mondo della produzione italiana ad essere ancora di più un settore produttivo residuale rispetto alle multinazionali e a stare dentro una logica di mercato che di mercato non è.
Ciò perché, tra tetti programmati, prezzi amministrati e sconti obbligati, ormai l'industria farmaceutica del nostro paese, grazie alle politiche di questo Governo, che non è stato neanche capace di sostenerla, attraverso i fondi di rotazione e quelli finalizzati all'innovazione e alla ricerca, rischia di diventare un'industria commerciale del Mediterraneo: questa è la verità!
Il provvedimento in esame, cari colleghi, non è neanche universale, poiché non ripartisce equamente i carichi; lo vedremo in futuro, perché lo sfondamento dei tetti di spesa pari a quei famosi 2 mila miliardi di vecchie lire sarà ripartito sulle regioni e sui cittadini, in beffa al principio dell'universalità!
Non si tratta neppure di un provvedimento verificabile: affermare il contrario è falso, per il semplice motivo che l'intervento che avete cercato di effettuare con il decreto-legge in esame recupera solo una parte, e nemmeno quella reale, dello sfondamento! I dati relativi allo sfondamento fino al mese di maggio sono noti, e voi sapete benissimo che, con il provvedimento in esame, il superamento del tetto prefissato non sarà recuperato, tant'è vero che il relatore ha dovuto presentare un emendamento che rinvia all'Agenzia italiana del farmaco, nell'ambito dei poteri conferiti alla stessa dall'articolo 48 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, la possibilità di rivedere il prontuario terapeutico nazionale. Se non vogliamo dirci bugie, ciò significa una sola cosa: rivedremo i farmaci in fascia A, li trasferiremo nella fascia C, e li pagheranno i cittadini!
Non si tratta, infine, di un provvedimento così praticabile, come ha affermato la maggioranza e come ha sostenuto il Governo, poiché le sue modalità applicative nascondono marchingegni (come la rideterminazione al netto dell'IVA) che potranno sollevare diversi problemi in ordine alla parità di trattamento.
Allora, signor Presidente e onorevoli colleghi, il voto del mio gruppo non può che essere un «no» convinto, perché i Democratici di sinistra, l'opposizione e tutti i colleghi della coalizione non possono essere correi e condividere un provvedimento sbagliato, che deprime la produzione e la ricerca nel nostro paese, che non è equo nei confronti delle regioni italiane e che si abbatte sui cittadini. Siamo stufi di questa politica di contenimento della spesa pubblica, perché così non si risana né si riqualifica il settore (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.
TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, cercherò di essere anch'io molto breve nell'annunciare le motivazioni che inducono il gruppo di Rifondazione comunista ad esprimere un voto nettamente contrario sul provvedimento in esame, anche perché rinvio alle considerazioni svolte nel mio intervento di questa mattina sul complesso degli emendamenti, riguardo sia alla mancata analisi dello sfondamento dei tetti e dei costi della farmaceutica nel nostro paese, sia alla mancata adozione di soluzioni strutturali e non contingenti, come invece è stato proposto oggi,
È evidente che il gruppo di Rifondazione comunista ritiene giusto associare l'industria farmaceutica al ripiano dello sfondamento del tetto della spesa prefissato; tuttavia, il mio gruppo ritiene che un'iniziativa come questa - peraltro estremamente discussa e sofferta all'interno della stessa compagine di Governo - non abbia la capacità di risolvere il problema, proprio perché ci troviamo di fronte ad una soluzione una tantum, che lascia completamente inalterati e irrisolti i problemi strutturali del comparto sanitario.
Il problema che abbiamo già voluto evidenziare - e che non mancheremo di continuare a sottolineare in ogni occasione possibile, a partire dalla discussione del prossimo disegno di legge finanziaria - è rappresentato dalla circostanza che, nel nostro paese, ci troviamo di fronte ad una sottostima, ormai cronica, dei fabbisogni del fondo sanitario nazionale. Infatti, attualmente esso è pari al 5,9 per cento del PIL, quando dovrebbe essere pari almeno al 7 o all'8 per cento. È evidente, allora, che fissare un tetto alla spesa farmaceutica pari al 13 per cento del fondo sanitario nazionale significa partire già con l'idea che la cifra stanziata sarà insufficiente e che saranno necessari ulteriori provvedimenti di ripiano.
Pensiamo che il Governo, prima di varare il provvedimento in esame, avrebbe dovuto compiere una scelta attenta di moralizzazione del settore, poiché sappiamo che sono troppi i fattori che, nel nostro paese, influenzano l'esorbitante aumento dei costi delle specialità farmaceutiche: la lunga durata dei brevetti, le confezioni non ottimali e le prescrizioni in esubero. Prescrizioni che, lo ricordiamo, molte volte sono state fatte risalire, in termini di colpa, ai cittadini. Alcune regioni hanno inserito nuovi ticket, sia per mettere insieme un po' di denaro, sia come misura calmieratrice, ma sappiamo molto bene che non sono i cittadini ad autoprescriversi i farmaci. Il cittadino che acquista un farmaco lo fa perché ha la ricetta di un medico. Il medico, molto spesso, è spinto a prescrivere farmaci costosi ed in misura maggiore di quella necessaria perché indotto dai rappresentanti - oggi si chiamano informatori scientifici -, che sono tutti dipendenti delle industrie farmaceutiche. Noi crediamo che la chiave di volta di tale settore sarebbe un'informazione pubblica ed indipendente ai prescrittori di farmaci e una precisa definizione, attraverso la medicina e l'evidenza scientifica, delle indicazioni terapeutiche.
Bisognerebbe, inoltre, condurre campagne serie e capillari sulla prescrizione dei farmaci generici e, quindi, eliminare tutta quella parte di costi - notevolissima, lo sappiamo tutti molto bene - che dipende dalla griffe delle specialità farmaceutiche.
Non riprendo le argomentazioni che abbiamo già trattato ampiamente, sia in Commissione affari sociali sia oggi, in quest'aula, ma vorrei ribadire che, con la mancanza di una relazione tecnica e di risposte agli emendamenti che le opposizioni hanno presentato (che non si ponevano nella logica del «tanto peggio, tanto meglio», ma erano costruttivi e mirati a trovare soluzioni concrete al problema comune, che è quello della grande spesa farmaceutica nel nostro paese), il Governo ha fatto capire quale sia la propria scelta, anche in questo campo, così come, purtroppo, in molti altri.
Credo che questa maggioranza e questo Governo saranno ricordati nella storia per le molte sciagure che hanno apportato al paese, ma anche per la scelta delle una tantum e dei condoni. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte ad una scelta di corto respiro, ad un'una tantum che porterà probabilmente un sollievo immediato, ma che successivamente avrà ripercussioni molto pesanti sul nostro paese.
Ritengo che i 495 milioni di euro che le aziende farmaceutiche, con questo provvedimento, dovranno restituire allo Stato saranno - di fatto - tolti, dalle industrie medesime o dalle regioni, dalle tasche dei cittadini.
Sappiamo che oggi le confezioni di farmaci appartenenti alla fascia C, ossia i farmaci non rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale, costeranno l'8 o il 10 per cento in più, a partire dal gennaio 2005. In tal modo, constateremo che molte regioni, per riuscire a far fronte alla spesa sanitaria ed alle altre spese sociali, imporranno ticket, che sono l'unico modo che le regioni stesse hanno per rientrare da quel 40 per cento di splafonamento della spesa che lo Stato richiederà loro. Pertanto avremo, da una parte, l'aumento del costo dei farmaci a pagamento diretto e, dall'altro, l'aumento del costo dei farmaci che i cittadini devono pagare.
Tutto ciò, quindi, mette in evidenza quale sarà l'effetto concreto del provvedimento in esame.
Ancora una volta, dunque, si riverserà sui cittadini l'incapacità che questa maggioranza e questo Governo hanno dimostrato nel governare la spesa pubblica in moltissimi campi (in quello della sanità, purtroppo, ancora più che in altri)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sul decreto-legge in esame. Rilevo altresì il fatto che la maggioranza ha assunto l'impegno di modificare il decreto legislativo n. 541 del 1992, su cui veramente si deve intervenire, ma non - come avete proposto voi - attraverso emendamenti. In ogni caso, ci ritroveremo su tale battaglia.
Il gruppo di Forza Italia si richiama, in conclusione, al testo dell'intervento conclusivo del relatore, onorevole Minoli Rota, di cui quest'ultimo ha chiesto la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Massidda. La Presidenza autorizza, sulla base dei consueti criteri, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna dell'intervento conclusivo del relatore, onorevole Minoli Rota.
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