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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Collè, al quale ricordo che ha a disposizione tre minuti. Ne ha facoltà.
IVO COLLÈ. Signor Presidente del Consiglio...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, cerchiamo di ascoltare anche l'onorevole Collè, come tutti gli altri.
IVO COLLÈ. Signor Presidente del Consiglio, il suo intervento in Parlamento, se da una parte cerca di rassicurare gli italiani e rilanciare il paese, dall'altra - non possiamo non constatarlo - evidenzia il momento critico che sta attraversando la sua maggioranza.
La situazione odierna non è infatti riconducibile solamente a queste ultime settimane, ma trova le sue radici in una crisi più profonda e in una serie di divergenze e diatribe interne che ormai da mesi si protraggono a scapito di quello che deve essere il normale dibattito e lavoro parlamentare.
Alcuni sintomi di questo malessere li troviamo nell'azione parlamentare di questa maggioranza, una coalizione che in diverse occasioni e su temi delicati ed importanti per il paese ha posto la questione di fiducia. Un metodo questo che da sempre abbiamo evidenziato come lesivo dei compiti primari ed istituzionali di ciascun deputato. Un'azione parlamentare troppe volte confusa ed improvvisata, che ha rallentato i nostri lavori, a tratti disomogenea, non trovando quella collegialità, quella sintonia, quell'unione di intenti che una così larga maggioranza dovrebbe assicurare al Parlamento. Un'azione parlamentare poco sensibile e rispettosa delle autonomie speciali, così com'è stato dimostrato durante la prima lettura al Senato sulla riforma costituzionale.
È giusto ricordare oggi, come in questi primi tre anni i dicasteri più importanti del Governo abbiano perso i rispettivi ministri: interni, esteri e, in questi giorni, l'economia.
Proprio riguardo al Ministero dell'economia, crediamo che la figura che dovrà sostituire l'ex ministro Tremonti debba essere persona autorevole e competente e, soprattutto, riconosciuta ed apprezzata a livello internazionale.
Signor Presidente del Consiglio, è chiaro come sia venuto il momento di uscire da questa situazione e di superare le divergenze politiche. Il programma da lei illustrato potrebbe essere condiviso solo se riuscissimo a fugare alcune perplessità generate dalla sua effettiva realizzazione e dal metodo che intende perseguire per realizzarlo. Il tanto elogiato triangolo economico (meno spesa corrente, meno tasse, più investimenti in innovazione, infrastrutture e ricerca) poco si concilia con le reali risorse economiche del paese.
PRESIDENTE. Onorevole Collè...
IVO COLLÈ. Non vorremmo, infatti, che per fronteggiare questo ambizioso progetto si debba poi provvedere a ulteriori tagli alle regioni ed ai comuni, a danno dei cittadini che vedrebbero ridursi drasticamente quei servizi primari tanto importanti quanto necessari.
Signor Presidente, il nostro auspicio è, dunque, che si faccia chiarezza e si ricreino le condizioni, qui in Parlamento, per operare con dignità e serietà nei prossimi due anni. Non vogliamo e non possiamo continuare ad assistere al teatrino politico, che se da una parte ambisce al primato del Governo più longevo, dall'altra sfugge a una verifica essenziale...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Collè.
Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa, al quale ricordo che ha a disposizione quattro minuti. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il problema economico italiano è certamente molto difficile e complesso. Lo è per le circostanze dell'economia internazionale in questi anni, a partire dalla crisi seguita all'11 settembre 2001 e dalla crisi dei mercati finanziari internazionali; ma lo è anche per una perdita di velocità nello sviluppo economico del nostro paese, che non è recente - ha inizio tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta - e alla quale si è anche cercato di opporre una difesa attraverso la crescita del debito pubblico, negli anni Ottanta.
In tale situazione, si è posto il problema, negli anni Novanta, dell'unificazione monetaria europea. L'Italia doveva entrare nell'euro, e non poteva non farlo, e in tal modo, in un certo senso, è stata incentivata ad affrontare i suoi problemi finanziari e del debito pubblico. Tuttavia, l'euro comporta una politica largamente restrittiva; l'euro ha abrogato la possibilità di revisione del tasso di cambio della lira; l'euro porta oggi con sé quotazioni troppo alte rispetto a quelle del dollaro; l'euro pesa sulle condizioni generali dell'industria esportatrice dell'Europa, sull'industria italiana e sulle condizioni del nostro Mezzogiorno. Esso non rende più facili i nostri problemi, e tuttavia dobbiamo considerarlo un dato di fatto, con tutte le regole che comporta, alle quali un paese come il nostro non può sottrarsi.
Per questa lunga serie di circostanze, lontane e vicine, serve uno sforzo straordinario, che ci viene richiesto e sollecitato dal mondo dell'industria e dal mondo del lavoro. Tale invito a uno sforzo straordinario deve essere raccolto dal Governo e dalla maggioranza.
Onorevoli colleghi, larga parte del Parlamento è convinta che il sistema bipolare non abbia alternative, come ha detto il Presidente del Consiglio e come diranno anche i colleghi dell'opposizione. Per tale ragione alla nostra maggioranza - e mi rivolgo ad essa - non si pone alcuna alternativa rispetto a quella di ricercare le condizioni per un accordo interno che consenta di completare la legislatura e di sottoporre un bilancio positivo all'esame degli elettori nel 2006.
E dunque, avendo accolto le dimissioni del ministro dell'economia e delle finanze, avendo il Presidente del Consiglio annunziato ora, nel suo intervento, un interim breve al Ministero dell'economia, avendo egli annunziato la ricerca di una soluzione condivisa, ne segue - e mi rivolgo ancora alla maggioranza - che bisogna cogliere l'occasione, come il Presidente ha detto, per un aggiornamento dell'agenda di Governo e per un completamento e arricchimento della squadra di Governo.
Io sono convinto che questo sforzo non abbia alternative, che noi consegneremmo alle elezioni e a chi vincesse le elezioni una condizione economica molto difficile. Sono convinto che vi siano le condizioni per un rilancio dello sviluppo economico italiano che possa vedere coinvolte le grandi forze sociali del paese ed è per questo, signor Presidente del Consiglio, che mi auguro che la nostra verifica, come la si chiama, abbia pieno successo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole La Malfa.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.
ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, il discorso che abbiamo
sentito in quest'aula è quasi un discorso «lunare», perché sembra che il Presidente del Consiglio ci sia venuto a raccontare un'altra visione dei fatti. Poco più di un'ora fa, in Commissione di vigilanza RAI, le opposizioni, insieme all'UDC, hanno votato una mozione di sfiducia, un invito alle dimissioni del consiglio di amministrazione della RAI, perché giustamente, nel merito, la richiesta di pluralismo e di rinnovo di quell'ente era un atto dovuto. Quindi, la maggioranza di centrodestra che lei rappresenta si è sfaldata, esattamente un'ora fa, in Commissione di vigilanza. Forse non le è stato riferito dai suoi collaboratori o a Palazzo Chigi, per risparmiare, avete tolto le agenzie di stampa, ma mi sembra che quello che stiamo vivendo in quest'aula e nel paese sia la verifica di un centrodestra che sta creando il Governo con la verifica più longeva della storia della Repubblica! Un teatrino - come lei in passato definiva la politica tradizionale - al quale purtroppo vi siete adattati ed è un teatrino che non incanta, non diverte più gli italiani, perché nei giorni scorsi l'ISTAT ha verificato che i conti pubblici sono a picco, perché i tagli che avete apportato ai comuni, alle province, alle regioni sono stati un disastro in tutta Italia e stanno provocando una riduzione dei servizi. I tagli al sud, i tagli alle imprese, nessun controllo sui prezzi, l'impoverimento dei salari, i ripetuti condoni - siete al terzo condono edilizio, un regalo all'illegalità e, in alcuni casi, anche alla malavita -, il tema drammatico dell'ambiente: questo è quello che vediamo, come italiani, come cittadini, ogni giorno.
C'è un problema drammatico nel nostro paese e quindi, signor Presidente, il fatto che lei venga qui a raccontarci che tutto va bene, è qualcosa a metà tra il patetico e il ridicolo: siamo in difficoltà! Lei parla evidentemente perché sa che c'è la diretta televisiva e pensa di dire agli italiani che non c'è problema, che tutto va bene... ma non è vero! Voi siete in una fase di verifica dal giugno dell'anno scorso! Avete perso le elezioni europee, avete perso le elezioni amministrative, il 70 per cento delle province italiane è governato dalla coalizione del centrosinistra! Siete in una difficoltà che normalmente dovrebbe portare ad un sussulto di dignità e cioè ad una crisi di Governo. E, se non siete in grado di mettere insieme una maggioranza, consentite al popolo italiano di votare e di eleggersi un nuovo Governo! Questo è oggi il tema!
Nei giorni scorsi avevo definito la coalizione di Governo come un'orchestra che balla sul Titanic - vedo che molti colleghi dell'opposizione hanno gradito l'espressione - ma il problema reale, Presidente, è che la maggioranza di centrodestra non c'è più: voi litigate su tutti gli argomenti, ogni giorno, ed è un anno e più che va avanti così, da quando avete perso le elezioni del Friuli Venezia-Giulia in una rissa invereconda tra la Lega e il resto della coalizione. Questo è quello che appare a tutti gli italiani ogni giorno, perfino nei giornali più paludati. Sarebbe molto più serio che lei si recasse al Quirinale e rassegnasse le dimissioni. E se è in grado di formare una coalizione di Governo su un programma serio lo faccia, altrimenti faccia quello che è giusto e cioè consenta ai cittadini italiani di scegliere un nuovo Governo e di andare rapidamente alle elezioni già in autunno, senza ribaltoni, senza cambiamenti, con quello che prevede un sistema bipolare!
Quello che noi vediamo è che vi è da parte sua un intervento in aula assolutamente in distonia, fuori tema, rispetto a quello che avviene fuori dall'aula, a quello che è avvenuto in Commissione di vigilanza un'ora e mezza fa, a quello che avviene ogni giorno dappertutto, nel Governo, in tutta Italia: questo è quello che noi vediamo.
Allora, signor Presidente, il Parlamento non può essere preso in giro, non si può venire in Parlamento a dire che tutto va bene, quando vi sono problemi economici e sociali e la crisi della sua coalizione dura da più di un anno. È una vergogna, signor Presidente! Noi non possiamo accettare che venga raccontato questo!
Se il ministro della pubblica istruzione non avesse fatto una riforma disastrosa e
lei fosse uno studente, l'avrebbero subito bocciata, perché è venuto a fare un discorso totalmente fuori tema.
Allora noi le chiediamo veramente di mettere fine a questa sceneggiata, di consentire al paese di darsi un nuovo Governo: vada al Quirinale a dimettersi, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boselli. Ne ha facoltà.
ENRICO BOSELLI. Signor Presidente, le dichiarazioni che il Presidente del Consiglio ha reso oggi alla Camera non sono convincenti, non sono credibili e non sono affatto rassicuranti.
Ci ha presentato oggi un programma di politica economica che è appeso letteralmente sulle nuvole. Non abbiamo capito infatti come si possa realizzare e quale sarà la redistribuzione delle risorse per fronteggiare i nuovi impegni, molto gravosi, che il Presidente del Consiglio ha appena ricordato.
In verità, siamo in presenza di una crisi politica vera e propria, all'indomani delle dimissioni del ministro Tremonti. E non è una crisi politica soltanto perché nasce da un acuto conflitto di potere tra i partiti di governo, perché questo fatto potrebbe essere superato con nuovi equilibri o con un nuovo Governo.
È una crisi che nasce dal fatto che i risultati per il paese in questi tre anni sono stati molto negativi e derivano dalla azione - molto spesso dalla inazione - dell'Esecutivo in carica.
In una difficile congiuntura economica internazionale, il Governo non ha avuto alcuna visione sul risanamento dei conti pubblici, che bisognava seguitare a portare avanti e che invece è stato seriamente compromesso. Non ha neppure cercato di porre nuove basi per la crescita economica, attesa come un fenomeno puramente meteorologico e che non si è neppure tentato di stimolare.
Si è seguitato ad agitare il mito di una drastica e massiccia riduzione delle tasse, che avrebbe dovuto portare molti più soldi in tasca ai cittadini, mentre è diminuito ogni giorno il potere di acquisto dei salari e degli stipendi.
Si è continuato a tappare i buchi dei conti pubblici attraverso misure effimere e di scarsa durata, a cominciare dai condoni, come quello fiscale, che diminuiscono la credibilità della nostra pubblica amministrazione.
Non si sono invece fatte le riforme vere, ma solo maldestri e spesso controproducenti aggiustamenti. Non è una riforma vera quella della scuola, una cosa più vecchia che nuova; non lo è neppure quella delle pensioni che, nel breve periodo, rischia di peggiorare la situazione e che, nel medio e lungo periodo, è solo il rinvio ad una scadenza alla quale il Presidente del Consiglio potrebbe essere all'opposizione. Non lo è sicuramente quella federale, che è un grande pasticcio che aprirà più problemi di quanti ne voglia risolvere. Si è gettata poi alle ortiche la politica di concertazione tra Governo, sindacati ed imprese, con il bel risultato di avere contribuito ad acutizzare i conflitti sociali.
Occorreva un grande disegno di cambiamento che redistribuisse le risorse a favore della solidarietà e dello sviluppo. Bisognava pensare ad una nuova rete assicurativa che offrisse maggiori certezze ai giovani che vivono come un incubo la precarietà dei nuovi lavori, e occorreva predisporre servizi per gli anziani non autosufficienti: un nuovo e grande problema che non si può addossare solo sulle spalle delle famiglie. Era necessario concentrare nuove risorse nella scuola, nella formazione e nella ricerca.
Lei, signor Presidente del Consiglio, ed il suo Governo non lo avete fatto.
Ed ora, soltanto ora, sotto l'incalzare di un severo richiamo europeo, si è scoperto che i conti pubblici non quadravano e che, quest'anno, avremmo facilmente superato la fatidica soglia del tre per cento dell'indebitamento delle pubbliche amministrazioni, cosa grave per l'Italia, che ha un vero e proprio record del debito accumulato.
Allora, si è cercato di correre ai ripari sacrificando come un capro espiatorio l'onorevole Tremonti e mettendo in cantiere misure che sembrano fatte apposta per ostacolare la crescita e per deprimere le capacità imprenditoriali del sud. Queste misure sono del tutto staccate da una qualsiasi strategia che non sia quella del puro e semplice «galleggiamento». Non c'è una vera azione di risanamento; c'è, invece, un vero e proprio freno allo sviluppo. Ora, aspettiamo il Documento di programmazione economico-finanziaria - quando arriverà ... - nel quale, forse, si annunceranno miracoli sul terreno fiscale, con una credibilità, me lo consenta, pari allo zero.
Poi, c'è la crisi politica: l'alleanza di Governo è instabile. La verifica della maggioranza è sfociata, talvolta, in una rissa alla quale lei, signor Presidente del Consiglio - e me ne dispiace - ha dato un bel contributo. Mi è apparsa davvero un'enormità che lei sia arrivato a minacciare il segretario dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro di scatenargli contro le televisioni di sua proprietà! Certo, lei, signor Presidente del Consiglio, dà scarso valore a quei principi del pluralismo in una democrazia liberale che sono stati autorevolmente richiamati dal presidente Ciampi nel suo messaggio alle Camere, ma se dice cose simili all'onorevole Follini significa che le manca il comune senso del pudore!
È diventato arrogante perché si sente debole; del resto, ormai si parla apertamente della fine della stagione berlusconiana, mentre gli elettori e le elettrici che l'hanno votata ...
PRESIDENTE. Onorevole Boselli...
ENRICO BOSELLI. ... sono delusi dalle sue mancate promesse.
Lei, signor Presidente del Consiglio, rischia di lasciare un'eredità davvero pesante. Noi dello SDI e noi dell'Ulivo non puntiamo al peggio e, anzi, speriamo che non ce la lasci troppo pesante. Glielo chiediamo per amore di patria (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mastella. Ne ha facoltà.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Grazie, signor Presidente.
Se non fosse per il trasferimento di Hernan Crespo al Milan, onorevole Berlusconi, dalle sue parti, in questi giorni, di buone notizie se ne segnalerebbero davvero poche!
Il fatto è che questa crisi segna la fine di una versione tolemaica della sua coalizione: i risultati elettorali, prima, ed i suoi alleati, poi, hanno messo a nudo, in modo definitivo, che una parte del sistema politico italiano, quella incentrata sulla sua persona, si è sfarinata. Il vistoso ridimensionamento elettorale del suo partito e la messa in discussione - da parte dei suoi alleati più che da parte delle opposizioni - del suo carisma elettorale decretano il suo inarrestabile declino politico, ma anche l'inizio della fine del bipolarismo all'italiana.
Per la verità, la crisi è dell'intero sistema. Non c'è più nulla da fare: l'azione politica del suo Governo, già apparsa farraginosa e contraddittoria, non è in grado di dare un colpo d'ala! La sua maggioranza ed i rapporti tra lei e la sua maggioranza oscillano tra una sfiducia costruttiva ed una fiducia distruttiva. Ormai, lei, signor Presidente del Consiglio - me lo consentirà - è sempre più, come dicono gli analisti americani, un'anatra zoppa i cui tentativi di alzarsi in volo si riveleranno del tutto inutili, anche perché - diciamo la verità! - i soccorsi che le dovrebbero giungere da parte di qualche buon samaritano, dalle sue parti, non ci saranno.
Intanto, il paese è perplesso. Eppure, questo paese l'aveva incoraggiata dandole una maggioranza parlamentare senza precedenti, quasi irripetibile. Lei l'ha sciupata facendo venire meno la speranza di chi, in buona fede, aveva creduto alla sua politica «antipolitica». Non più, o mai più, una
lite da prima Repubblica: così aveva detto a tutti i suoi cittadini italiani, quelli che hanno votato per lei e quelli che non l'hanno votata, con orgogliosa rivendicazione del suo personalissimo modo di fare politica.
A parte il fatto che i riti cambiano se cambiano i sacerdoti, le ricordo che molti dei suoi nuovi sacerdoti sono, in realtà, miei antichi concelebranti. Le ricordo anche che quei riti, che lei aveva disapprovato, avevano, tuttavia, una loro sacralità.
Mi dica ora quale attinenza abbiano con quei riti le procedure, i toni e le discussioni di questi giorni.
Abbiamo assistito, invece, con molta attenzione, nel doveroso rispetto dei diversi ruoli tra maggioranza ed opposizione, al dibattito della Casa delle libertà e non possiamo non concordare con il giudizio radicalmente negativo che il Vicepresidente Fini ha manifestato sulla conduzione dell'economia, che pure riguardava tanta parte del suo contratto televisivo con gli italiani. Pare, onorevole Fini, le sia stato offerto il Ministero che dell'economia; pare anche che lei vi abbia rinunciato. Qualcuno dice per paura: le do atto, invece, del coraggio di alcune sue scelte politiche; ritengo che lei abbia rinunciato o rinuncerà per paura delle cifre reali che una contabilità fantasiosa aveva nascosto.
Sempre, per la verità, nel rispetto dei ruoli e con altrettanta attenzione, abbiamo ascoltato, anche dal vostro interno, parole di preoccupazione e di monito sullo stravolgimento della nostra Costituzione per una federalismo lacerante imposto ad uno scellerato patto politico con la Lega Nord Federazione Padana. Ebbene, le ricordo che il progetto leghista - lo ricordo anche agli amici dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro - tradisce il regionalismo sul quale la democrazia cristiana di De Gasperi e di Moro nel dopoguerra ha costruito lo sviluppo e il processo del paese, annulla il ruolo centrale delle autonomie locali, mortifica ogni slancio del Mezzogiorno, lascia perplessi, come si è visto in questi giorni, «appezzamenti» vistosi dell'impresa e del commercio che esistono in Italia.
Abbiamo infine ascoltato - e la cosa ci intriga parecchio, per la verità -, sempre dalla maggioranza, l'invito ad una correzione dell'attuale sistema elettorale in senso proporzionale, trovando in questo una forte consonanza con quanto da anni chiediamo anche noi. Su questo siamo d'accordo, a condizione che si faccia sul serio, mettendo la parola fine, non al bipolarismo, signor Presidente del Consiglio, ma a questo bipolarismo malato. Ella, con molta disinvoltura, facendo finta di nulla, oggi in realtà non ha sciolto alcun nodo, né istituzionale, né politico, né economico, né programmatico. Eppure, la situazione, nella sua drammaticità, esigeva - cosa che le chiedono anche alcuni suoi alleati, non tanto l'opposizione - un nuovo inizio, una nuova storia politica.
Mi rendo conto che Berlusconi non sarebbe Berlusconi se accettasse almeno una parte di quanto gli viene richiesto, non dalle opposizioni, ma da una parte consistente della sua maggioranza. Comunque, onorevole Presidente del Consiglio, non si illuda e nessuno si illuda. Con questa crisi che lei prova ad ignorare, ma c'è (sì può restare al Governo anche altri due anni, signor Presidente, ma vivacchiando a scapito degli italiani), si è conclusa una stagione politica, quella della ubriacatura da marketing, quella della premiership assoluta e bonapartista, quella della personalizzazione estrema della politica. Per dirla in breve: ahimè per lei, signor Presidente del Consiglio, è saltato il suo progetto politico e personale.
Agli amici del centrosinistra voglio dire anche con molta franchezza che la crisi del «berlusconismo» spinge anche noi ad un radicale rinnovamento, ci spinge sempre più a trovare le strade per indicare al paese quali riforme e come le affronteremo (non soltanto stando sulla riva del fiume ad assistere al passaggio del cadavere in decomposizione di questa maggioranza), cosa faremo dello Stato sociale per il Mezzogiorno, quali tagli imporremo alle tasse e ai conti pubblici, insomma, a fronte
del fallimento degli altri, ad indicare qual è, amici del centrosinistra, il nostro progetto politico e programmatico.
Credo che, da questo punto di vista, il progressivo declino del paese imponga una nuova fase costituente che deve essere avviata per la realizzazione (nessuno si scandalizzi) della terza Repubblica. Se a noi non è consentito provare nostalgia per la prima, agli altri, per il bene del paese, non è consentito conservare questo modello che in realtà si è avariato molto prima del previsto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza Popolare-UDEUR, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Diliberto. Ne ha facoltà.
OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, nonostante l'ottimismo di facciata del premier, appare evidente che la crisi del Governo è irreversibile. D'altro canto, se tutto andasse così bene, come ci ha detto l'onorevole Berlusconi, per quale motivo avete perso rovinosamente le elezioni, prima quelle europee e poi quelle amministrative (Commenti dei deputati di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)? E se la maggioranza fosse così unita - come ci ha detto ancora l'onorevole Berlusconi -, come è che un'ora e mezza fa siete andati «sotto» in Commissione di vigilanza sulla RAI, tema eluso completamente nella sua esposizione?
La verità è che vi è una crisi profonda, strutturale, dell'intero blocco sociale che aveva consentito la vittoria delle destre nel 2001.
Confindustria vi ha voltato le spalle, abbandonando l'insensata logica dello scontro sociale ad ogni costo, la Banca d'Italia ha certificato il fallimento delle vostre politiche economiche, la CISL e la UIL, firmatarie con voi del Patto per l'Italia due anni fa, hanno radicalmente mutato rotta ed oggi, insieme alla CGIL - e per fortuna che c'è stata la CGIL in questi anni che abbiamo alle spalle - , contrastano - insieme - con la massima decisione le vostre scelte.
Il consenso nel paese è crollato: hanno scioperato contro di voi non soltanto i lavoratori salariati, metalmeccanici, tessili, l'intero settore dei trasporti, la scuola, il pubblico impiego, persino i vigili del fuoco, ma anche tutte le associazioni dei medici e persino - cosa incredibile! - magistrati e avvocati, e i commercianti protestano. Siete riusciti nel capolavoro di scontentare tutti o quasi tutti.
Le regioni ed i comuni sono in rivolta e minacciano, anche quelle amministrate da voi, forme di disobbedienza - pensate un po'! - contro il Governo. Le elezioni europee hanno certificato questo e le dimissioni di un ministro chiave, come l'onorevole Tremonti, ne sono la conseguenza. Ma perché lo avete sostituito (anzi, nemmeno sostituito: destituito), se andava così bene, se era così bravo? Tremonti è l'uomo del massacro sociale, dei condoni, del rientro dei capitali illegalmente esportati all'estero, dei tagli ai servizi sociali e agli enti locali, è l'uomo della svendita del patrimonio immobiliare dello Stato. Le dimissioni di Tremonti sono dunque il simbolo del vostro complessivo fallimento.
Il paese è in ginocchio. I poveri sono più poveri, ma il ceto medio si sta drammaticamente impoverendo e chi sino a qualche tempo fa riusciva a mettere da parte dei soldi alla fine del mese - pochi o molti che fossero - oggi non riesce più a risparmiare alcunché. I giovani, quando li hanno, hanno soltanto lavori precari e sottopagati. Il Servizio sanitario nazionale è al tracollo e la scuola pubblica è stata messa in ginocchio dagli orrendi provvedimenti della Moratti. Oggi si preannunciano ulteriori tagli, soprattutto al Mezzogiorno, tagli ancora agli enti locali; così aumenteranno i ticket e molti servizi sociali, prima gratuiti, saranno a pagamento, soprattutto nella sanità. L'Italia si risveglia più povera, più fragile, più insicura e, per giunta, in guerra.
C'è un unico modo per uscire da questa situazione, uno solo; nessun rattoppo, si segua la via maestra: si vada ad elezioni
politiche anticipate, perché altri due anni così il paese non li regge, perché nel prossimo futuro - lo ha detto lei, Presidente del Consiglio - , insieme ad altri drammatici tagli alla spesa sociale, vi sarà l'accelerazione sulla controriforma delle pensioni, un massacro sociale autentico per un'intera generazione, la riforma del fisco, per fare un altro scandaloso regalo ai più ricchi del paese, e la riforma costituzionale, con lo spezzettamento dell'Italia e tutto il potere in mano al premier.
Su tutti questi provvedimenti, mi creda, faremo un'opposizione intransigente, tutto il centrosinistra, non soltanto i comunisti; tutti noi dobbiamo lavorare per lo scioglimento anticipato delle Camere e, nel frattempo, cimentarci a stilare un programma di governo condiviso, che cancelli subito - quando torneremo al più presto a governare noi - i peggiori provvedimenti del Governo Berlusconi e intraprenda una nuova politica popolare a favore dei ceti più deboli. Una politica nuova, una politica seria, una politica pulita, senza le barzellette, una politica che consenta ai cittadini di questo paese di sentirsi in Italia di nuovo a casa propria, affinché si interrompa l'orrendo sonno della ragione che in questi anni ha generato tanti mostri (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bertinotti. Ne ha facoltà.
FAUSTO BERTINOTTI. Signori Presidenti, signore e signori deputati, noi pensiamo che sia una crisi di fondo quella che ha investito questa maggioranza e questo Governo, la conseguenza del fallimento di un vero e proprio progetto politico, che ha generato, prima ancora che una crisi del sistema delle alleanze (politiche e sociali), che pure vediamo, una crisi del blocco sociale di riferimento di questa maggioranza.
Questa maggioranza può anche rattoppare le sue lacerazioni in quest'aula, ma già in un'aula qui vicino, come nel caso della discussione svolta presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, la cosa risulta più difficile. Sarà ancor più difficile di fronte ai problemi del paese, ognuno dei quali si pone, ormai, come un ostacolo da scavalcare per questa maggioranza, che invece vi inciampa regolarmente.
C'è una radice di questa vostra crisi molto importante, anche culturalmente: è che voi non vedete il paese reale, non potete vederlo. Non vedete la crisi sociale che attraversa il paese; non vedete la crisi della coesione sociale del paese che, negata, si vendica facendovi perdere consenso elettorale e vedendo aumentare i conflitti sociali, le opposizioni, i movimenti e le proteste. Non vedete: siete costretti a non vedere, perché, altrimenti, dovreste riconoscere che il vostro progetto è fallito.
Ma se voi conduceste l'inchiesta sul paese, vedreste allora lo stato reale del popolo e dell'Italia; vedreste le sofferenze diffuse, il disagio e la precarietà che, dalle nuove generazioni, ha investito la condizione prevalente delle popolazioni; vedreste le vecchie e le nuove povertà, e vedreste come pesa la perdita di senso di un'intera collettività nazionale. La fatica ad arrivare alla fine del mese è diventata, oltre che una condizione vissuta, un senso comune con cui il paese, ordinariamente, descrive la propria condizione.
È in primo luogo, certo, una condizione di potere d'acquisto, della caduta del potere d'acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni, di una redistribuzione del reddito che in pochi anni, signor Presidente del Consiglio, ha spostato 8-9 punti percentuali del prodotto interno lordo dal monte salari, stipendi e pensioni al profitto ed alla rendita, e che ha attribuito all'Italia - assieme a un solo altro paese in Europa - il record negativo di aver visto contratti i redditi - non solo del lavoro dipendente, ma di tutti i lavori - bassi, medio-bassi e medi ed innalzarsi, invece, i redditi alti ed altissimi.
Più della fatica economica, però, c'è la fatica di vivere, c'è l'insicurezza di una società intera, provocata non solo dal
tempo della guerra, ma dalla crisi economica e da un declino avvertito acutissimamente. C'è, insomma, la condizione difficile provocata dalle politiche neoliberiste. Voi non volete vedere e, non vedendo, vi attribuite addirittura dei meriti che sono, invece, delle politiche che aggravano questa crisi. Avete portato anche qui il merito di aver ottemperato ai dettami di Maastricht. Vi siete forse dimenticati i mesi di dibattito intenso ed il vostro ministro dell'economia e delle finanze che, a settembre, diceva che bisognava «svincolarsi» dai vincoli di Maastricht, mentre, dall'alto del suo commissariato, Prodi parlava di questo come di uno stupido trattato?
Oggi voi vi genuflettete ad un trattato di politica economica che, se è sbagliato in tempi ordinari, in tempi di crisi è nefasto, come tutti sanno, perché impedisce l'adozione di una politica espansiva. Qui, allora, dovreste interrogarvi su cosa accadrà nella dinamica occupazionale, in particolare nel Mezzogiorno, anche rispetto alle infrastrutture di cui voi vantate la possibilità e la necessità di crescita. Faccio notare che, anche malgrado le dichiarazioni di contestazione, Francia e Germania hanno percorso un cammino diverso.
Avete vantato un taglio di 7,5 milioni di euro, ma si tratta di un taglio dei trasferimenti agli enti locali. Fareste bene a chiedervi quanti bambini, l'anno prossimo, non potranno andare alla scuola materna, quanti vecchi non potranno beneficiare dell'assistenza dei comuni, taglieggiati da tale costrizione e quanti prezzi dei servizi saranno aumentati! Chiederete al sud come la riduzione degli incentivi avrà ulteriormente penalizzato quella realtà, già penalizzata dall'allargamento dell'Unione europea!
Il cane si morde la coda: i tagli operati per ridurre il deficit riducono pesantemente la domanda interna, oltre ad aumentare l'iniquità; la ripresa si allontana; la vostra politica non è in grado di parlare di un diverso sviluppo, e dunque c'è la crisi ed il fallimento! Qui, signor Presidente del Consiglio, sta scritto il destino di Tremonti, non nei conflitti interni, che sono l'epifenomeno di tale destino.
Il destino di Tremonti è simbolico. Ad ascoltare le parole del Presidente del Consiglio, con un atto, credo, di solidarietà anche personale, si dovrebbe capire che un dio è caduto, ma a farlo cadere è esattamente la sua maggioranza. Delle due, l'una: o Tremonti non è Dio, o la sua maggioranza è il demonio. Temo che siano vere tutte e due le affermazioni, insieme: che Tremonti non sia Dio e che la vostra maggioranza sia il demonio (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Il voto delle recenti elezioni europee ha segnato la condanna dei popoli ai governi, compreso il suo (riconosco, a tutti governi). L'Europa sociale va all'opposizione dell'Europa politica, ma nel caso italiano, tale giudizio investe la maggioranza, la disgrega. Voi, anche quando disegnate il futuro - e lo disegnate con un tratto di ottimismo cui sapete ce non riuscirete a fare fronte - non funziona lo stesso. Voi, infatti, parlate di una riduzione delle tasse, ma dimenticate che in Italia la rendita finanziaria paga il 12,5 per cento. Altro che ridurre le tasse! Fareste meglio ad aumentare la tassa sulla rendita finanziaria. In Italia vi è una quota di evasione unica in Europa. Anche quando parlate di tasse, parlate male e, soprattutto, non parlate di salari, stipendi e pensioni che dovrebbero aumentare; né ci dite cosa farete sull'Alitalia, sulla FIAT, sul sud.
In realtà, la radice della crisi - e concludo - è più profonda. Il vostro fallimento sta quasi in una ragione culturale ed antropologica. Voi avete tentato di violentare la storia e la cultura del paese. Avete pensato che potesse essere sottoposto alla cura della globalizzazione capitalistica e normalizzato. Avevate dalla vostra l'idea che vi è era un'eclissi del conflitto sociale, una sconfitta del movimento. Voi avete pensato che ciò che era provvisorio fosse definitivo, che sarebbe stata la fine della storia. Invece, si sono ritrovate le radici di quella cultura, di quella lunga onda di civiltà, quando sono riemersi i
movimenti, quando hanno riscoperto questa Italia, che è l'Italia della costruzione di una società civile, densa, partecipata; quella che dopo la vittoria contro il nazifascismo ha determinato, con l'ingresso delle masse nella politica, con l'affermarsi dei sindacati, dei partiti di massa, delle associazioni, della cultura dei corpi intermedi di questa società, forme di autogoverno. Quell'Italia, che sembrava cancellata, era, in realtà, soltanto sommersa dal collasso delle classi dirigenti. I movimenti l'hanno riportata alla luce. Voi non ne capite il linguaggio, non ne avvertite la domanda di cambiamento, non siete in grado di ridisegnare un progetto all'altezza di tale cambiamento. Siete nati quando le culture neoliberiste sembravano vincenti (ed, in parte, lo erano). Vi accorgerete che oggi le culture neoliberiste vivono, ovunque, una crisi definitiva. Tale crisi e la crescita dei movimenti hanno riattivato la società civile, hanno prodotto crepe anche all'interno della borghesia (infatti, siete sottoposti a spinte centrifughe anche di settori che avevano sostenuto la vostra ascesa).
Di più: quando noi diciamo Melfi, si vede che voi non capite. Non capite che in quella città una nuova compagine di lavoratori ha squarciato un velo che li aveva inchiodati, per dieci anni, ad una condizione di sudditanza. Parlo della rinascita, attraverso il Mezzogiorno, di un vento che parla del cambiamento.
Signori della maggioranza di Governo, voi oggi siete solo una resistenza a tale cambiamento ed a tale nuovo corso. C'è bisogno che le opposizioni siano in grado di far maturare l'alternativa. Esse dovrebbero proporsi un'interruzione rapida di questa legislatura e guadagnare la costruzione di una vera alternativa, non solo a voi, ma anche alle vostre politiche (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Onorevole Bertinotti, colgo l'occasione del suo intervento per ricordare che alcuni parlamentari, membri della Camera dei deputati, mi hanno fatto pervenire la loro lettera di dimissioni da parlamentari nazionali, optando per il Parlamento europeo. Poiché credo che sia l'ultima volta che lei parli sotto la mia Presidenza, vorrei rivolgere un saluto a lei ed agli onorevoli Bersani, Rizzo, Letta, D'Alema, Vendola e Zani (cito coloro che già mi hanno fatto pervenire la lettera di dimissioni) (Generali applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato con grande interesse le dichiarazioni del Presidente del Consiglio e le abbiamo apprezzate. Il suo Governo ha operato bene in questi anni, pur fra mille difficoltà, e molte sono state le riforme già portate a termine che testimoniano concretamente la politica del fare della Casa delle libertà. Sono stati anni difficili, ma bisogna darle atto di aver dosato con equilibrio, pragmatismo e pazienza.
Viene, però, un momento nel quale la determinazione nell'azione di Governo diventa imprescindibile. Oggi questo momento è arrivato. Lei ci ha descritto un quadro completo degli interventi in campo economico e sociale e delle riforme che intende realizzare. È un programma molto ambizioso di riorganizzazione dello Stato (tagli e sviluppo) che, per essere realizzato, necessita di grande determinazione da parte sua, ma ancor più di grande collegialità fra tutte le forze che compongono la maggioranza.
Bisogna, a tal fine, che lei, signor Presidente, crei le condizioni per uscire a gran velocità dalla palude nella quale da un po' di tempo il Governo si trova. Questa operazione può avere successo solo ad una condizione: che i leader della coalizione siano coinvolti direttamente nell'attuazione del programma di Governo. Questa condizione politica deve ricrearsi il più presto possibile, entro l'estate, altrimenti il suo bel progetto da noi condiviso resterà un sogno.
L'approccio della Lega è, perciò, ottimista, da un lato, ma prudente, dall'altro. L'UDC sta creando alcune difficoltà e lacerazioni, sulla RAI e sul federalismo, e mostra l'intenzione di disimpegnarsi dal Governo. È fondamentale, al contrario, che l'UDC confermi la propria partecipazione all'azione di Governo. Sta a lei, Presidente Berlusconi, dare risposte rapide sul DPEF, sul rilancio dell'economia nella salvaguardia dei conti pubblici, sull'interim del Ministero dell'economia e delle finanze, sul federalismo, che siano in grado di ricompattare la maggioranza, tenendo presente che la nostra stima e il nostro appoggio non verranno mai meno finché i suoi riferimenti resteranno il programma presentato agli elettori nel 2001 e il patto stretto fra i leader della Casa delle libertà sui principi cardine della nostra azione politica. Li cito perché nessuno possa dimenticarli: la centralità della persona e della famiglia, il federalismo, il liberalismo e l'economia sociale di mercato (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Presidente Berlusconi, condividiamo le parole da lei pronunciate nei confronti del ministro Tremonti. L'Ecofin ha dimostrato la qualità dell'azione del ministro Tremonti. Noi riteniamo sia stato un errore privarci della sua competenza per motivi di incompatibilità ambientale.
Sul tema dell'interim, riteniamo che sia sbagliato pensare alla figura di un tecnico. Per realizzare una manovra finanziaria articolata e innovativa è indispensabile una guida politica forte. Solo una figura leader della Casa delle libertà può svolgere questo ruolo. In caso contrario, riteniamo che l'interim più duraturo del Presidente del Consiglio sia l'unica soluzione coerente con questo progetto di grande riforma (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Gli interventi di rilancio dell'economia e di risanamento dei conti pubblici delineati nel suo intervento paiono nel merito convincenti e condivisibili. Il nostro approccio non può, però, che essere realistico e cauto. Sarebbe, infatti, pericoloso sottovalutare i rischi di un eventuale insuccesso. La recente sentenza della Corte di giustizia europea ci ha delineato con maggiore precisione i limiti non superabili di sfondamento della spesa pubblica. L'Italia non può permettersi in alcun modo di vedersi attribuito un rating peggiore dell'attuale, che inficerebbe alla base ogni tentativo di risanamento economico. Perciò, sì ad interventi importanti, condivisibili e necessari per dare un forte impulso all'economia, ma ben calibrati; sì alla riduzione delle tasse, privilegiando però i redditi medi e bassi e nei limiti delle disponibilità che ci sono consentite dall'attuale situazione dei conti pubblici, senza avventurismi.
Sul tema generale delle riforme economiche, ci preme altresì fare alcune precisazioni. La Lega Nord Federazione Padana ha compiuto uno sforzo notevole sul fronte della riforma delle pensioni ed è disposta a sostenerla ma solo ed unicamente se inserita nell'ambizioso disegno di rilancio dell'economia e come parte integrante della manovra economica complessiva. Ciò significa contemporaneità fra Documento di programmazione economico-finanziaria e riforma delle pensioni, nonché riduzione consistente della spesa corrente per il pubblico impiego. In questi anni, dobbiamo ricordarlo, quest'ultima ha avuto una vera e propria esplosione.
In ordine alla riduzione delle tasse, riteniamo fondamentale l'introduzione del reddito familiare, che consente una vita più dignitosa alle famiglie con figli, e di un correttivo fiscale che tenga conto del costo differenziato della vita fra le varie aree del paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
Per quanto riguarda l'IRAP, nel suo intervento non abbiamo sentito parlare di piccole e medie imprese. Speriamo si sia trattato di una dimenticanza: noi riteniamo che vada introdotta una franchigia, ad esempio di 200 mila euro annui, a favore delle piccole e medie imprese, che
consenta di ridurre in maniera consistente il costo del lavoro, per poter ridare fiato al «polmone» produttivo della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
Non abbiamo condiviso nel suo discorso signor Presidente, l'idea di privatizzare le public utilities: pensiamo sia molto più importante portare a termine il processo di liberalizzazione, che realmente può condurre notevoli vantaggi per l'utente finale. Le privatizzazioni, se affrettate e mal condotte, possono creare conseguenze disastrose, come l'esperienza del centrosinistra ci insegna (si veda la Società autostrade) (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Signor Presidente del Consiglio, lei ha parlato anche di coinvolgimento di tutte le parti sociali: siamo d'accordo, ma il modello di riferimento deve essere quello europeo, ovvero quello del dialogo sociale, che ci ha fatto ottenere ottimi risultati: la legge Biagi, il Patto per l'Italia, la riforma della scuola.
Il dialogo sociale e la disponibilità all'ascolto devono partire da subito, dalla stesura del Documento di programmazione economico-finanziaria; occorre massimo confronto, ricordandoci che le parti sociali rappresentano interessi di parte, ma che il Governo ha il dovere di decidere! Vanno invece respinte al mittente le ipotesi di neoconsociativismo, legate ad una malintesa concertazione, che si è spesso tradotta in diritto di veto sulle iniziative del Governo.
Signor Presidente del Consiglio, abbiamo apprezzato le sue precisazioni sul federalismo. C'è un accordo forte sul federalismo fra Forza Italia, Lega Nord Federazione Padana ed Alleanza nazionale. L'UDC, però, fa le bizze: non vuole rispettare gli accordi già presi. Il voto espresso oggi in Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi è una pessima conferma del fatto che non c'è alcuna volontà di ricompattare la maggioranza da parte dell'UDC stessa. È pertanto probabile che anche sul federalismo l'UDC stracci gli accordi sottoscritti e voti con la sinistra centralista emendamenti che potrebbero stravolgere il testo della riforma.
Ci saremmo riproposti, in questo intervento, di invitare l'UDC ad aderire e a sottoscrivere l'attuale testo della riforma federalista. Visti gli ultimi accadimenti, devo purtroppo dire che questo invito, a nostro avviso, cadrebbe nel vuoto. Anche sul tema del federalismo, pertanto, che è la vera ragione sociale della Lega Nord Federazione Padana ed il motivo fondamentale per il quale essa ha fondato con le altre forze politiche la Casa delle libertà, riteniamo che lei debba rapidamente intervenire ed imporsi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana). Lei sa bene, Presidente Berlusconi, che se l'impegno sul federalismo venisse disatteso, verrebbe meno il senso del nostro permanere all'interno della maggioranza.
In conclusione, vorrei spendere due parole sulla legge elettorale. Lei ne ha descritto i confini: bipolarismo, indicazione del premier, rappresentatività. È un'ipotesi condivisibile nelle sue linee generali; un aspetto però deve essere chiaro. Non ha senso e non è accettabile inserire la normativa elettorale in Costituzione e discuterla prima che sia approvata la riforma federale nello stesso testo da Camera e Senato, ossia prima del 2005.
A queste condizioni, e solo a queste condizioni, siamo disponibili al confronto su questo tema (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Follini. Ne ha facoltà.
MARCO FOLLINI. Signor Presidente, è evidente che ci troviamo in un passaggio difficile: difficile è la situazione dell'Europa, stretta nella morsa della crescita lenta e della poca innovazione; difficile è la situazione del nostro paese, giunto in ritardo all'appuntamento delle riforme strutturali, e difficile è anche la situazione della maggioranza e del Governo, come è evidente a tutti.
Le dimissioni del ministro Tremonti non sono - è ovvio - la soluzione rispetto a tale difficoltà. Spesso in questi anni ci è capitato di rivolgergli critiche e proposte non sempre ascoltate. Abbiamo obiettato ad una politica che sembrava avere in una parte sola del paese le sue radici e le sue prospettive. Abbiamo detto infinite volte che una riforma delle pensioni equa, graduale, ma più tempestiva sarebbe stata utile al paese. Su questo e su altro abbiamo avuto opinioni diverse, ma non abbiamo mai pensato, e non pensiamo oggi, che le sue dimissioni fossero il primo punto dell'agenda politica della maggioranza.
Abbiamo posto - questo sì - l'esigenza che questa fase interinale si chiuda al più presto. Riteniamo che un ministro dell'economia a tempo pieno e di alto profilo sia dovuto al miglior funzionamento della compagine di Governo. Se questa scelta ci consentisse di dare un colpo d'ala, di scegliere in nome della ricerca del valore aggiunto e non del rimescolamento delle carte o, peggio, del rimescolamento delle competenze, sarebbe tanto di guadagnato per il paese e per il Governo.
Il primo punto dell'agenda che abbiamo davanti a noi è come dare all'economia del nostro paese la scossa di cui in tanti, per primo il Capo dello Stato, hanno parlato. L'economia soffre del fatto che per troppi anni si è vissuto alla giornata. È mancata troppo a lungo la lungimiranza di spostare risorse verso i settori che contengono più futuro: la scuola, la formazione, la ricerca, l'innovazione. L'opposizione, a cui oggi riesce facile esercitare la critica dai suoi banchi, ha mancato negli anni meno difficili - quando ha governato - l'occasione per spingere in tale direzione. Le vostre critiche di oggi valgono meno di quanto sono costati al paese i vostri ritardi di ieri (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!
Proprio per questo oggi abbiamo un compito più difficile: dobbiamo accelerare le riforme, recuperando qualche ritardo, anche nostro, e dobbiamo costruire intorno alle riforme un consenso sociale, oltre che politico, più ampio. Ma se vogliamo realizzare tutto questo, vi è bisogno, prima di tutto, che la politica faccia la sua parte. Anche noi siamo chiamati, per così dire, a dare una scossa.
La coesione della maggioranza è una responsabilità politica, un esercizio di pazienza e di rispetto. Non si realizza né con il richiamo alla disciplina, né con l'evocazione dei sospetti e delle congiure, tanto più quando le congiure non ci sono.
Il nostro partito è nato da una chiara e netta scelta in favore della democrazia dell'alternanza. Abbiamo pagato sull'altare di tale convinzione il prezzo di scissioni e di abbandoni disinvolti e trasformistici. Chi tra noi pensava a ribaltoni, se ne è andato lontano da noi e non è mai accaduto per caso (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Respingo la caricatura che qualche volta viene fatta di noi e che mira a descriverci come un partito dedito a trame o a restaurazioni. Ho abbastanza esperienza per capire che una simile caricatura è solo un modo comodo, facile e disinvolto per eludere i problemi che abbiamo posto.
Noi siamo un partito moderato, alternativo alla sinistra: questa è la nostra radice.
Chi nella sinistra dovesse mai fare affidamento su di noi, sbaglierebbe i suoi conti. Sono i nostri avversari, li rispettiamo, ma li contrastiamo. È a noi stessi, è alla maggioranza, come ha detto questa mattina al Senato il presidente D'Onofrio, che dobbiamo qualcosa di più, e per questo poniamo problemi.
Abbiamo chiesto una riforma federalista più equilibrata, fortemente equilibrata; una legge elettorale proporzionale; un sistema dell'informazione meno segnato dalle faziosità e dagli interessi. Sono argomenti sui quali insistiamo e insisteremo. Sono argomenti sui quali cercheremo di convincere i nostri alleati e il Parlamento. Sono argomenti sui quali ascolteremo le ragioni degli altri, ma terremo ben ferme
le ragioni dell'UDC. Su questi punti, lo dico con chiarezza, saremo tenaci e credo che nessuno possa fare affidamento sulla nostra cedevolezza.
Abbiamo apprezzato che lei oggi, signor Presidente del Consiglio, abbia parlato di legge elettorale proporzionale. Per noi risponde ad una convinzione, non perché si voglia tornare indietro. Al contrario. Perché, se si vuole andare avanti lungo la strada dell'alternanza, occorre rendere più forte il sistema degli equilibri e delle garanzie. Occorre che i partiti ci siano e che siano rappresentativi. Occorre che tutte le opinioni siano pesate e contate e che non sia l'opinione più estrema a contare più delle altre. Occorre che la leadership si esprima in forza della sua misura, non della sua vocazione ad essere titanica. La legge elettorale proporzionale, per noi, non è l'invocazione delle mani libere; è piuttosto la metafora, la spiegazione di una politica capace di costruire equilibri, capace di coltivare garanzie, capace di tenere insieme spirito di partito e spirito di coalizione, sentimento della libertà e dovere della lealtà, bandiere di parte e bandiere comuni: è il senso comune di un'alleanza. Su questo apriamo il ragionamento. Se partiamo da qui, un percorso forse si apre; se ci fermiamo, tutto diventa più difficile.
Signor Presidente, abbiamo esercitato verso il Governo, insieme ad un sostegno leale, un dovere di pungolo e qualche volta di critica. Lo abbiamo fatto, e lo faremo, perché siamo parte fondamentale di quella maggioranza moderata che tre anni fa ci ha assegnato un mandato e che oggi ci giudica con qualche severità e qualche delusione in più. Se avessimo avuto tentazioni diverse da questa, saremmo rimasti nell'ombra. Invece no: è tutto, ma proprio tutto, alla luce del sole. Congiurati e saltafossi non lasciano tracce di sé fino ad un attimo prima. Noi siamo qui con i nostri argomenti. Essi possono essere una ragione di maggiore forza, di maggiore equilibrio e di maggiore capacità realizzativa per il Governo e per la maggioranza. Sta a noi interpretarli in maniera forte e costruttiva. Sta a lei renderli utili all'azione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale e del deputato Sgarbi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rutelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO RUTELLI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato una relazione ben costruita del Presidente del Consiglio, ma ben costruita come lo sono le facciate dei palazzi negli studi cinematografici: apri la porta e dietro non c'è nulla.
Voi siete, signor Presidente del Consiglio, da oltre tre anni al potere e non potete più coniugare al futuro i vostri discorsi, come se foste al primo giorno dopo le elezioni: faremo, ridurremo, rafforzeremo, accresceremo. Prima dovete spiegare agli italiani perché state fallendo in tutti gli obiettivi che vi siete dati - e sottolineo che vi siete dati -, cioè che avete messo al centro di immaginari fantastici traguardi, destinati a raccogliere consensi elettorali, ma al di fuori di un razionale, coerente e serio disegno di sviluppo economico. Ricordo, signor Presidente del Consiglio, di averla a lungo ed inutilmente sollecitata ad un confronto televisivo per rivolgerle tre domande sulla credibilità del suo Governo. Credo che quelle domande fossero giuste.
Come pensa di far funzionare in Italia un modello economico riecheggiante quelli delle destre liberiste (alla Reagan, alla Thatcher), mentre, contemporaneamente, lei promette di accrescere le spese pubbliche? Come pensa di conciliare interessi personali così vasti e così invasivi con l'interesse generale del popolo italiano? Come pensa di reggere una maggioranza politica con il condizionamento determinante di una forza che è e vive sé stessa come una forza antisistema, ovvero la Lega? Le domande erano giuste, credo, ed anche per questo le risposte non sono state fornite, ma arrivano oggi, portate dalla cruda forza dei fatti, con severa precisione e tutti lo capiscono.
Ancora una volta, anziché l'indispensabile operazione verità, lei ha preferito
un'operazione di facciata; ha riproposto i temi del suo programma elettorale, i parametri di Porta a porta, anziché obiettivi, traguardi realizzabili, credibili e condivisibili.
Prima di esaminare la realtà dei fatti, signor Presidente, sentiamo il dovere di mettere in campo una proposta positiva per il futuro dell'Italia. Se ci candidiamo per governare il paese con una coalizione di centrosinistra, guidata da Romano Prodi, significa che ci prepariamo a raccogliere una difficilissima eredità e, dunque, non potremo solo criticare questi disastri, né riproporre gli schemi e le idee di decenni fa. Dobbiamo mettere al centro del nostro dialogo con gli italiani e della determinazione, per restituire fiducia alle imprese, ai lavoratori, ai consumatori ed alle famiglie, un progetto di respiro.
Innanzitutto, occorre concentrare tutte le energie sulla ripresa della crescita, raccogliere le disponibilità che, dopo una lunga e suicida stagione di conflittualità sociale, sospinta da assurde politiche del Governo (penso a quella sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori), sia gli imprenditori sia i sindacati e le altre forze sociali sono pronti a mettere in campo per lo sviluppo dell'economia.
Il richiamo del Presidente della Repubblica per una scossa, lo stesso richiamo del presidente della Confindustria ad unire spinta per l'innovazione e coesione sociale sono prove di saggezza.
Vi è da trasformare o da ridurre gli incentivi alle imprese? Allora, li si orienti a sostegno delle imprese che innovano e delle aziende che crescono di dimensione o si aggregano. Vi sono risorse disponibili per il taglio di tasse? Allora, le si orienti a ridurre le tasse sul lavoro ovvero il cuneo contributivo, che pesa sulle buste paga dei lavoratori e sulle aziende.
Lei sa che il nuovo ministro francese dell'economia ha proposto di abolire tasse e contributi alle aziende che si localizzano in aree depresse. Cosa ha a che fare questo con il massacro degli incentivi produttivi verso le politiche per il Mezzogiorno e, ancor più, verso il caos che avete ingenerato, cambiando continuamente le regole, gli strumenti, così da scoraggiare chiunque voglia investire nel sud, poiché si trova di fronte ad un quadro di incertezza, confusione ed inaffidabilità? Cosa si aspetta a creare più concorrenza in Italia, per abbattere privilegi e monopoli che puniscono il cittadino, utente e consumatore? Cosa si aspetta ad accrescere la concorrenza nei servizi pubblici locali, nell'energia, nei servizi finanziari e nella distribuzione?
Lei, Presidente Berlusconi, ha parlato di riforma degli ammortizzatori sociali: ne parla, la promette, ma non la realizza. E come si può pensare che un lavoratore discontinuo, precario, possa avere fiducia nel futuro, possa iniziare il cammino di una nuova famiglia, possa trovare una casa, se non ha alcuna garanzia nel caso di perdita del lavoro, se non ha possibilità serie di formazione, se non ha la prospettiva di una pensione dignitosa?
Signor Presidente del Consiglio, avvertiamo la responsabilità della proposta, anche per formulare un disegno di nuova identità competitiva dell'Italia a partire dai settori nei quali siamo in vantaggio nel mondo e che devono divenire industria e, fino in fondo, sistema. Mi riferisco al turismo, alla cultura, alla qualità dei prodotti e dei marchi dei territori italiani.
Tuttavia, affinché inizi una nuova strategia positiva, occorre iniziare dalla verità. Lei, signor Presidente del Consiglio, non è adatto a dire la verità (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-socialisti democratici italiani), lei si accontenta - anzi lo rivendica - di guidare il Governo più longevo. Ma se siete paralizzati, se litigate ogni giorno su tutto, ma se lei ha minacciato il leader di un partito di Governo di scatenarle contro le sue televisioni! Ma se il Vicepresidente del Consiglio ha chiesto le dimissioni del ministro Tremonti, accusandolo di presentare conti truccati (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-socialisti democratici italiani)! Se lei, ancora oggi, ci ha promesso meno spesa corrente, mentre con il vostro Governo la spesa corrente cresce a rotta di collo! Ha
promesso più investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, mentre li state tagliando selvaggiamente! Se ci promette - non se ne può più - un taglio delle tasse mentre, con il suo Governo, oggi la pressione fiscale è più alta di quella esistente durante l'ultimo Governo di centrosinistra, che proprio per questo attaccaste duramente (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-socialisti democratici italiani)!
Signor Presidente del Consiglio, dica la verità almeno su un punto. Lei, a Bruxelles, si è presentato con una manovra che riporta 1,3 miliardi di euro di maggiori tasse sulle assicurazioni, per quanto riguarda l'IRAP, per le banche e i settori non commerciali. Questi sono i conti certi della manovra! Ma chi le paga queste tasse, se non quelli che sottoscrivono polizze di assicurazione o hanno conti correnti bancari e, quindi, tutti i cittadini? Come tutti i cittadini pagheranno, attraverso maggiori imposte locali, gli sconsiderati tagli ai comuni e alle province che avete decretato (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-socialisti democratici italiani).
Ma lei, Presidente Berlusconi, pensa che ci sia ancora qualche italiano disposto a rallegrarsi di un ipotetico sconto sull'IRPEF, se poi deve pagare il doppio in tariffe, tasse locali, ticket e, soprattutto, perdita del potere di acquisto di stipendi e pensioni visto che, proprio oggi, l'ISTAT ha nuovamente certificato una nuova crescita dell'inflazione, che mangia il reddito degli italiani, in particolare di quelli con stipendi medio-bassi?
I conti pubblici sono fuori controllo, l'avanzo primario è in caduta libera, il deficit sale senza sosta, il DPEF è sparito, il fisco è più inefficiente e più ingiusto che mai. In Europa, saremo più deboli? E confermerete Monti a Bruxelles, oppure no?
Ancora, presentate un decreto per salvare l'Alitalia e la Lega dice che lo ostacolerà. Per approvare qualsiasi legge, per timore delle vostre divisioni interne, siete costretti a ricorrere regolarmente a voti di fiducia. E il nuovo ministro dell'economia dov'è? Doveva esserci già oggi, ma sappiamo che tutti coloro che lei ha interpellato, non a caso, le hanno finora risposto «no».
Insomma, occorre porre una sola e semplice domanda: ce la fate o no a governare il paese? In caso affermativo sbrigatevi a dimostrarlo, altrimenti, piuttosto che questa agonia è meglio che lasciate il campo e la parola al popolo! Infatti, signor Presidente, Tremonti se n'è andato, il suo tramonto è iniziato e noi ci batteremo perché il tramonto del suo Governo non porti ad una lunga notte dell'economia italiana. Nella democrazia bipolare lo faremo con un programma nuovo, serio e alternativo.
Vogliamo risollevare l'Italia e liberarla dall'incubo che ha fatto seguito alle illusioni che lei, signor Presidente del Consiglio, ci ha dispensato per troppi anni. L'Italia ha i talenti, le risorse, la capacità di coesione e di lavoro per imboccare questa nuova strada e noi ci sentiamo già su questa strada volta a garantire un futuro migliore per l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-UDEUR-Alleanza Popolare e Misto-socialisti democratici italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo svolgendo questo dibattito a seguito delle dimissioni di un ministro e abbiamo sentito qualche secondo fa un'accorata, persino poetica, «filippica» dell'onorevole Rutelli, che naturalmente, appartenendo alla sinistra, sa fare queste cose molto bene, come peraltro molto bene sanno fare la vita politica i suoi colleghi (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Certo, perché lo ha detto il collega Nania al Senato.
Noi stiamo svolgendo un dibattito perché abbiamo sostituito un ministro; voi, nella scorsa legislatura, ne avete fatti quattro per aver sostituito quattro governi: non
dimentichiamolo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!
Ma, al di là della polemica, signor Presidente, volevo esprimerle, a nome del gruppo di Alleanza nazionale, il sincero apprezzamento per avere illustrato le linee generali della politica economica che il Governo intende adottare nei prossimi due anni, con chiarezza, con idee innovative e senza reticenze. Lei ha detto che serve una scossa, una vera e propria svolta per rilanciare lo sviluppo con la riforma fiscale, gli investimenti, le infrastrutture. Ha detto che occorre mantenere il rigore finanziario e che serve più collegialità sul DPEF, nonché collaborazione con le parti sociali.
Sono tutti aspetti che, da sempre, Alleanza nazionale ha auspicato e che ci fa molto piacere ascoltare. Si tratta di un progetto certo molto ambizioso, lo confermerà anche l'onorevole Gianfranco Fini in un articolo che apparirà domani sul Secolo d'Italia (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) ...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego (Commenti del deputato Boccia)!
Ho capito! Ha fatto rumore l'UDC, adesso la Margherita, poi ancora Alleanza nazionale...
IGNAZIO LA RUSSA. .... e che noi condividiamo.
Ma si tratta anche di un progetto - e non bisogna nasconderlo - sicuramente difficile, un percorso che non sarà semplicissimo seguire e che presuppone precise scelte politiche e precise assunzioni di responsabilità.
Certo, occorrono innanzitutto scelte concrete, anche di natura tecnico-politica, per riempire di contenuti una cornice sicuramente condivisa. Occorre scrivere insieme il DPEF, definire le priorità nelle riforme strutturali e negli investimenti; occorre definire in dettaglio il rilancio del sistema Italia, chiarendo ad esempio che lo sviluppo necessario del Mezzogiorno non è in contrasto con gli interessi del nord, ma è anzi ad esso complementare e necessario.
Occorre riformare il fisco, con una riforma fiscale per lo sviluppo, intervenendo sull'IRPEF per sostenere i consumi nonché riducendo l'IRAP per sostenere gli investimenti, specie per le piccole e medie aziende. Occorre certamente concretizzare anche l'ottima scelta di fare della famiglia un soggetto di imposta, mentre oggi, come sappiamo, lo è soltanto il singolo.
È chiaro che per questa svolta, per questa scossa, occorre una manovra che non può essere leggera, né dal punto di vista qualitativo né da quello quantitativo. Deve essere una manovra forte, di vera svolta, non un semplice taglio di deficit con poco spazio per il rilancio e lo sviluppo. Occorre una manovra che possiamo ipotizzare di 30 miliardi di euro. Per una manovra di questo genere occorre perciò - ed è questo il punto - una maggioranza forte, coesa, una precisa volontà politica di sostenere e spiegare al paese tale manovra.
Mentre la domanda che oggi ci siamo posti era chi sostituirà il ministro Tremonti, riteniamo che non sia questo il punto centrale. Prima di tutto, perché immaginare un ministro che prende il posto di Tremonti sarebbe come immaginare il «tremontismo» senza Tremonti, facendo un'operazione quasi ridicola. Tremonti ha avuto grandi meriti; è però stato doloroso, ma necessario, il chiarimento che è intervenuto, perché tutti abbiamo ritenuto che, in questa fase, dopo il lavoro svolto e aver attraversato marosi sicuramente non leggeri, occorresse ricorrere al metodo della collegialità tra di noi, ma soprattutto con le parti sociali.
Credo che si debba aprire la svolta proprio su questo terreno, ed è su questo che ci dobbiamo interrogare. Siamo in grado veramente di accettare questo metodo? Siamo in grado di avere la volontà politica di sostenere una manovra così difficile e così impegnativa?
Perché, vedete, ho ascoltato parole chiare da parte del Presidente del Consiglio, che ringrazio; parole chiarissime da parte della Lega, che ho, in larghissima misura, condiviso, perché non vi è dubbio che sulla riforma, che a nostro avviso non riguarda soltanto il federalismo ma anche
il premierato, ci può essere, c'è e ci sarà totale intesa. Ho ascoltato inoltre parole chiare - debbo riconoscerlo - da parte dell'onorevole Follini, che è stato, come qualcuno ha detto, assai poco democristiano (lo dico senza offesa!): egli è stato molto chiaro e trasparente.
Ritengo che alle parole debbano seguire i fatti. Mi chiedo se sia possibile immaginare che un percorso così difficile, che necessita dell'assunzione di tali responsabilità, possa compiersi senza la convinzione profonda che non vi può essere chi sta in prima fila e chi sta defilato: occorre che tutti i partiti, ad iniziare dai leader e dall'onorevole Follini, assumano la responsabilità nel Governo di sorreggere e di difendere questa manovra, questo percorso, questo progetto (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)!
Occorre comprendere, onorevoli colleghi - mi rivolgo a tutti, anche ad Alleanza nazionale, anche se nella mia testa potrei collocarla all'ultimo posto - che le prossime elezioni - sempre che tutti le si voglia vincere, perché si tratta di un quesito al quale dobbiamo rispondere - si possono vincere solo se le vincerà la coalizione, non un partito a discapito dell'altro! O vinciamo tutti, o perdiamo tutti insieme (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!
Il quesito che Alleanza nazionale vi pone, che vi porrà Gianfranco Fini nelle prossime ore e che vi pone il coordinatore di Alleanza nazionale è il seguente: siamo convinti che per compiere questo percorso non servono episodi come quello accaduto qualche ora fa nella Commissione di vigilanza sulla RAI, e sia invece necessario navigare verso una maggiore condivisione?
È stato posto il tema della legge elettorale. Siamo convinti che tale questione, con le nostalgie del proporzionale, rallenti la marcia della condivisione. Non siamo tuttavia restii a discuterne, purché vi sia un punto chiaro di non ritorno, costituito dal bipolarismo. Deve essere chiaro che si può discutere di tutto, e siamo pronti a farlo (e su questo mi pare vi sia ormai una generale condivisione), ma a condizione che i cittadini conoscano prima delle elezioni un programma condiviso da forze che hanno deciso di stringersi in una coalizione e hanno scelto i leader che la guideranno. Non deve più accadere quello che accadeva un tempo, vale a dire che i partiti, dopo le elezioni, si radunino in qualche conventicola, infischiandosene di quanto hanno detto agli elettori, per fare nuovi accordi, nuovi programmi e nuovi leader: su questo credo non vi siano dubbi (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e di deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Dunque, se oggi condividiamo l'assunto per cui la collegialità non è soltanto utile, come abbiamo sostenuto lungamente, ma è divenuta indispensabile; se riteniamo che occorrano assunzioni di responsabilità in prima persona; se siamo veramente convinti di voler vincere la sfida del 2005 e del 2006 e che occorre pertanto comprendere che o la vinciamo tutti o non la vince nessuno, credo che la strada sia praticabile. Si tratta di una strada che sarà comunque difficile; essa dovrà attraversare le secche di una manovra non marginale, da far tremare i polsi. Tale strada ha tuttavia alle sue spalle un vento che ci sospinge in avanti, ed è quello che viene dal risultato elettorale di qualche settimana fa: nelle condizioni più difficili, in cui Governi di centrodestra e di centrosinistra in Europa hanno avuto difficoltà, il Governo italiano, pur con una sinistra galvanizzata e che non si è peritata di inseguire i movimentisti e i pacifisti ad oltranza pur di raccattare qualche voto, il centrodestra è riuscito nettamente a mantenere la maggioranza alle europee (mettetevelo bene in testa!) rispetto alla somma di tutti i voti della sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, della Lega Nord e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro - Una voce dai banchi del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo: Ha perso!).
E, se tutti hanno ritenuto che il momento di debolezza della sinistra fosse la divisione in politica internazionale, quando un domani dovessero essere chiamati a governare - speriamo mai, anzi no, speriamo in un futuro lontanissimo -, io vi dico che il vento che è dietro di noi ci spinge ad essere uniti, forti e chiari nella proposizione di un progetto comune, perché la loro difficoltà non è nel mettersi d'accordo sulla politica estera - non ci riusciranno mai - ma, ancora peggio, è mettersi d'accordo sulla politica economica, dove le differenze sono molto, ma molto più forti di quelle che noi con chiarezza rappresentiamo agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia). Ci dicano qual è il loro progetto alternativo, ci dicano se, al di là delle contumelie, sono in grado di proporre agli italiani qualcosa di diverso dal fallimento che contrassegnò i cinque anni del loro Governo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia e di deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO. Signor Presidente del Consiglio, io, come molti colleghi, l'ho ascoltata naturalmente con grande rispetto, il rispetto che si deve al Capo del Governo del nostro paese. Confesso, però, di aver ascoltato via via il suo discorso con sconcerto, che cresceva mano a mano che lei procedeva, perché non ci ha parlato di quello che è accaduto in questi mesi, in queste settimane, in questi giorni, non ci ha parlato della crisi che dall'anno scorso, da quando avete subito una grave sconfitta elettorale nelle elezioni amministrative del 2003, scuote la sua maggioranza e che, con il voto del 12 giugno di quest'anno, si è ulteriormente approfondita, perché tutto quello che è accaduto in queste settimane probabilmente non sarebbe accaduto se Forza Italia, un mese fa, non avesse perso 4 milioni di voti e non avesse subito una sconfitta elettorale che è lì, ed è incontestabile.
Vorrei solo ricordare un dato, che mi sembra significativo: sulla base delle elezioni amministrative del 2002, del 2003 e del 2004, il centrosinistra governa oggi 70 province su 100 in Italia, che mi pare sia il segno evidente di un mutamento di orientamento degli elettori. La crisi che voi state vivendo nasce lì, nasce cioè in una crisi di consenso e di credibilità vostra nel paese, tra i cittadini, nell'opinione pubblica italiana, e voi con questa crisi dovete fare i conti. Lei con questa crisi, invece, nel suo discorso, si è rifiutato di misurarsi.
Allora, io le rivolgerò alcune domande, sperando che nei prossimi giorni, anche nelle prossime ore, lei abbia la bontà di rispondere, non tanto a me quanto al paese. La prima domanda è: perché Tremonti si è dimesso? Lei ci ha fatto un panegirico del ministro Tremonti, lo ha magnificato come il miglior ministro di questo Governo, ne ha lodato le virtù, la professionalità, la competenza: perché allora non siede su quegli scranni?
Tremonti non era un ministro qualsiasi, questo è vero, era il superministro dell'economia del suo Governo, era l'uomo forte di questo Governo, era l'ideologo della politica economica, della sua politica economica, quella incardinata sul binomio riduzione fiscale «dimagrimento» dello Stato sociale. Era l'uomo che le ha garantito il rapporto privilegiato con Bossi, che è stato un asse fondamentale per conquistare quei consensi che le hanno consentito nel 2001 di vincere le elezioni. E questo ministro, che era un ministro così importante per lei, se ne va in una bufera, durante la quale viene accusato di aver truccato i conti - accusa che non è mai stata smentita -, lasciandoci un buco spaventoso che, mano a mano che procede la verifica da parte di chi ha gli strumenti per guardare dentro alle cifre con precisione, risulta molto più grande di quello che nelle prime ore appariva.
Lei ci ha presentato il suo viaggio a Bruxelles come se fosse andato all'Ecofin a ricevere un premio: vorrei farle notare che lei è andato Bruxelles a spiegare
perché i conti sono fuori controllo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-socialisti democratici italiani) e con quale politica l'Italia intende rientrare in quel patto di stabilità che rischia di violare.
Lei sa bene - e sarà bene dirlo agli italiani - che la cifra su cui si è impegnato è soltanto una parte di quello che l'Italia dovrà fare, perché sa bene che nel 2004 i sette miliardi e mezzo di euro di cui ha parlato all'Ecofin affermando che serviranno a rimettere i conti a posto, non basteranno e saranno almeno dieci, cioè 20 mila miliardi di vecchie lire! E lei sa bene che per mantenere in equilibrio i conti nel 2005, dovrà fare un'operazione di altri 20 miliardi di euro, pari a 40 mila miliardi di vecchie lire!
In un anno e mezzo lei dovrà trovare, per onorare la parola data, 60 mila miliardi di vecchie lire e, se per caso volesse fare - io dubito che con queste cifre sarà in grado di farlo - la insensata riduzione fiscale che continua a promettere, questo fabbisogno salirà di altri 20 miliardi di euro, ovvero a 80 mila miliardi di vecchie lire. Vuole dire a questo Parlamento ed al paese dove intende trovare questi soldi e queste risorse (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani)?
Anche perché, Presidente, se il buongiorno si vede dal mattino, io guardo ai 7 miliardi e mezzo su cui lei è andato ad impegnarsi a Bruxelles e vedo che questi 7 miliardi e mezzo hanno aspetti devastanti, perché significano tagli agli enti locali e i tagli agli enti locali significano - lei lo sa e glielo possono spiegare anche i sindaci della sua parte politica - meno soldi ai comuni per gli asili nido, per l'assistenza domiciliare agli anziani (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani), per i trasporti e per la sanità.
E siccome nessun sindaco, neanche quelli della sua parte politica, priverebbe i cittadini di servizi, quei servizi saranno quindi mantenuti aumentando l'ICI, la tassa per la raccolta rifiuti, aumentando la tassa sul suolo pubblico, i ticket; cioè lei, che promette agli italiani sgravi e riduzioni fiscali, ha presentato una manovra il cui primo esito è l'aumento del prelievo fiscale per milioni di famiglie italiane (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani)!
Non solo: in quei sette miliardi e mezzo di manovra vi sono tagli drammatici per il Mezzogiorno, quel Mezzogiorno che è la parte che richiederebbe maggiore sostegno per lo sviluppo e la crescita e che, invece, viene penalizzato molto di più di quanto non si faccia pagare al resto del paese.
Vengono poi penalizzate le imprese, quelle imprese che in una congiuntura economica difficile dovrebbero essere sostenute: sono imprese a cui voi tagliate gli incentivi e riducete le risorse per mantenere competitività e sviluppo.
E soprattutto, signor Presidente, lei sa benissimo che la politica che state facendo non corrisponde all'agenda del paese: questo è il dramma! Voi avete sostituito Tremonti e ci state proponendo la stessa politica che Tremonti ha fatto in questi tre anni e che ci ha portato sulle secche ed ha gelato l'economia italiana: questo è il dato, questa la verità (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani)!
Il presidente della Confindustria e le organizzazioni sindacali le hanno indicato altre priorità: quella di spendere molto di più per la ricerca e l'innovazione per sostenere la competitività delle imprese; quella di investire sulla conoscenza e sulla formazione molto di più di quanto il ministro Moratti abbia avuto la capacità di fare. Le hanno chiesto di mettere mano davvero ad un piano di modernizzazione delle infrastrutture che spenda molto di più, e modernizzi davvero il paese; le hanno chiesto una politica di sostegno alle
imprese che devono andare sui mercati esteri: non sono queste le priorità che lei ha indicato, tant'è vero che, enunciando queste priorità, il presidente della Confindustria le ha detto che la questione della riduzione fiscale non è oggi una priorità per il sistema produttivo del paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
E allora - ed ho finito - traggo due conclusioni da questo mio ragionamento. La prima riguarda la sua maggioranza, signor Presidente. Lei può far finta di non vedere, però questa maggioranza oggi - poi magari tra qualche giorno «rappattumerete» in qualche modo un accordo - non c'è, resa plastica dal voto che si è avuto poche ore fa nella Commissione di vigilanza RAI. Ma non è soltanto la RAI!
Non avete le stesse posizioni sulla devolution (abbiamo ascoltato l'onorevole Follini); non avete la stessa posizione sulla legge elettorale (non credo che Fini sia così entusiasta del ritorno al proporzionale). Non avete le stesse idee sulla RAI. Non avete le stesse idee sulla politica economica!
Non siede sui banchi del suo Governo oggi un solo ministro che appartenga alla Lega - le faccio notare questo -, tanto è vero che Maroni ha dichiarato qualche ora fa (e Calderoli a ruota, perché vanno sempre come 'Bibì e Bibò' in coppia) che oggi, sulla base del voto della Commissione di vigilanza RAI, la maggioranza di Governo non c'è più: parole che sono riportate da tutte le agenzie.
Allora io le chiedo questo: ma cosa deve ancora succedere perché lei prenda atto che c'è una crisi politica e si assuma la responsabilità di formalizzare questa crisi (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani e Misto-UDEUR-Alleanza Popolare)?
Per molto meno, Presidenti del Consiglio che l'hanno preceduta hanno avuto il senso di responsabilità di salire al Colle, di informare il Capo dello Stato della situazione di crisi e di aprire la crisi formalmente (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-socialisti democratici italiani - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
ANTONINO LO PRESTI. Sì, ce li avete portati voi con il cappio al collo!
PIERO FASSINO. La seconda considerazione conclusiva riguarda lei, signor Presidente del Consiglio, se me lo permette anche nelle sue qualità personali.
Come ciascuno di noi, lei ha sicuramente una professionalità. Ce l'ha in un campo specifico nel quale ha speso molta parte della sua vita: lei è un grande professionista della pubblicità (lo dico senz'alcuna ironia e, anzi, come riconoscimento). Solo che, signor Presidente del Consiglio, governare un paese non è come confezionare uno spot pubblicitario. La pubblicità è asseverativa per definizione: deve dimostrare che il prodotto che si sta reclamizzando non può che essere il migliore al mondo, il migliore possibile. È giusto che sia così!
NITTO FRANCESCO PALMA. È dolus bonus.
PIERO FASSINO. Ma l'Italia, come qualsiasi altro paese, non è né un detersivo né un «sofficino»! Non si applicano le regole della pubblicità alla politica in modo così pedissequo!
Lei, signor Presidente del Consiglio, continua ad essere mosso da un'ingenua convinzione - che definisco «ingenua» perché ho rispetto per lei, naturalmente - secondo la quale basta che lei si occupi di una cosa perché quella cosa si risolva. Guardi che non è così! Le cose sono più complicate (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani e Misto-Minoranze linguistiche)! Sono più complicate! E gli italiani glielo hanno detto con il voto di un mese fa!
ANTONIO LEONE. Pensa a Prodi!
PIERO FASSINO. Quel voto non è solo la sconfitta di una maggioranza di destra: quel voto è la sconfitta, prima di tutto, del suo partito, quello che ha pagato di più. E siccome il suo partito vive della sua luce riflessa, quel voto è, prima di tutto, la sconfitta sua come leader, come leader politico. Prima prenderà atto di questo, meglio sarà per il paese (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-socialisti democratici italiani, Misto-Verdi-L'Ulivo e Misto-Minoranze linguistiche - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fassino.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bondi.
Per par condicio tra i due partiti maggiori, Forza Italia e Democratici di sinistra-l'Ulivo, risarcirò l'onorevole Bondi con un minuto e mezzo in più di tolleranza.
Ha facoltà di parlare, onorevole Bondi.
SANDRO BONDI. Nel sottoscrivere in pieno (Dai banchi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo si grida: «Pubblicità!»), signor Presidente del Consiglio, le sue dichiarazioni a nome del gruppo di Forza Italia, vorrei rivolgermi (Dai banchi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo si grida: «Pubblicità!») ...
IGNAZIO LA RUSSA. State un po' zitti! Lasciatelo parlare!
SANDRO BONDI. ...vorrei rivolgermi, se possibile, ai colleghi dell'opposizione ed ai partiti della maggioranza di Governo in uno spirito di autentico e vero confronto parlamentare e non di comizio, onorevole Fassino (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Se affrontiamo, in quest'aula, soltanto ciò che ci divide, è molto facile, molto facile, alimentare le polemiche, la rissa, lo scontro politico inconcludente.
Sarebbe facile anche per noi, onorevole Fassino, ricordarvi le vicende della passata legislatura (Dai banchi dei deputati dei Democratici di sinistra-L'Ulivo si grida: «Di questa!»), durante la quale ...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
SANDRO BONDI. ...avete avuto difficoltà, a tenere insieme la vostra maggioranza ed a governare il paese, ben più gravi - dovreste riconoscerlo - di quelle che incontriamo noi oggi.
Sarebbe facile ricordarvi, infatti, che, in cinque anni, avete cambiato ben quattro Governi.
Sarebbe facile ricordarvi che avete mutato più volte maggioranza, che avete accantonato i vostri programmi di Governo, che avete sostituito ben tre Presidenti del Consiglio. Perché, onorevole Fassino? Lei questo, ancora oggi, non ce lo ha spiegato. Non potete, dunque, impartire lezioni a questo riguardo a nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
Negli ultimi decenni, tuttavia - è inutile negarlo - si sono manifestate difficoltà che probabilmente sono alla radice dei problemi che tutti abbiamo incontrato e che incontriamo ancora oggi.
La prima difficoltà è che siamo sempre alle prese con una transizione incompiuta. Siamo sempre alle prese con un bipolarismo che, anziché essere maturo, è armato e selvaggio. Noi viviamo ancora in una democrazia malata, non viviamo ancora in una democrazia normale: una democrazia in cui avviene una contrapposizione permanente - lo vediamo - e una delegittimazione reciproca fra gli schieramenti e fra le forze politiche, mentre una democrazia normale presuppone un confronto sui contenuti, sui programmi, in cui, certamente, ci si divide anche duramente sulle cose che proponiamo per il bene del paese, ma in cui ci si rispetta come fra
leali avversari politici e in cui ci si riconosce sulla base di alcuni valori comuni. Noi pensiamo che la sinistra abbia molte responsabilità a questo riguardo, ma ciò non significa che non dobbiamo porci anche noi il problema di costruire insieme a voi una democrazia normale.
La seconda difficoltà che abbiamo incontrato e che riguarda tutto il sistema politico italiano è che gli schieramenti non sono completamente omogenei al loro interno. In realtà, sono due contenitori all'interno dei quali sopravvivono molte diversità di carattere politico e di carattere programmatico, in cui sopravvivono molte orgogliose ed irriducibili identità politiche e partitiche. Per la verità - lo dico senza alcun intento polemico - questo problema riguarda soprattutto l'attuale opposizione che non riesce a passare da un semplice cartello elettorale ad una credibile alleanza di Governo (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Tuttavia, è inutile negare ciò che avviene sotto i nostri occhi e all'interno della nostra stessa maggioranza.
Il problema è di sapere e di decidere se queste difficoltà si superano e si risolvono guardando al passato, tornando indietro oppure se si superano e si risolvono andando avanti, sulla via delle riforme, del cambiamento e del rinnovamento. Forza Italia è convinta che si debba andare avanti. Forza Italia vuole restare fedele alle speranze che abbiamo suscitato di cambiare, di modernizzare l'Italia e di rinnovare la politica del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Forza Italia vuole continuare ad essere il guardiano più coerente e più fedele delle novità che lei, signor Presidente del Consiglio, ha introdotto nella vita politica italiana. Chi, negli anni passati, ha tradito questo spirito del cambiamento e del rinnovamento ha compiuto un danno al nostro paese e ha provocato la sua rovina politica.
Veda, onorevole Follini, non c'è mai stata in questo paese, in questa coalizione, una leadership titanica. C'è sempre stata e c'è, per fortuna, una leadership coraggiosa e lungimirante dal punto di vista politico (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Dal superamento della partitocrazia - che tanti danni ha causato alla nostra economia, ai nostri conti pubblici, al tessuto civile e morale della nostra nazione - alla possibilità di scegliere e di privilegiare i programmi anziché le ideologie, le istituzioni anziché i partiti, la persona, la società civile anziché lo Stato, alla possibilità di scegliere a favore di un programma, di un'alleanza di Governo, di un candidato alla guida del paese: questa è una conquista, è un bene per il nostro paese, per tutti, a cui gli italiani non intendono rinunciare (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Per noi il programma è il fondamento dell'alleanza politica che ha vinto le elezioni. In questi tre anni, questo programma è stato realizzato punto per punto, secondo i tempi previsti, ed è un male offuscare questi importanti risultati, che tutti noi dovremmo rivendicare con orgoglio. Questo programma non è mai stato contraddetto in nessun punto, nonostante i grandi mutamenti che sono avvenuti in Italia e in Europa.
È facile immaginare che cosa sarebbe potuto avvenire se a governare l'Italia in questi anni travagliati e difficili fosse stata la sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)! Basta soltanto porsi questa domanda per rendersi conto dei rischi che abbiamo corso e dei pericoli che abbiamo sventato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Il ministro Tremonti ha dovuto affrontare situazioni drammatiche, difficili; è anche grazie a lui che il nostro paese ha superato queste difficoltà meglio di quanto non abbiano saputo fare altri paesi europei, che voi colleghi della sinistra indicate a modello.
Le ragioni che hanno condotto alle sue dimissioni nulla tolgono ai suoi meriti e alla riconoscenza che Forza Italia gli riconosce e gli deve (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Oggi lei, signor Presidente del Consiglio, si è rivolto all'intero paese con un progetto per tutto
l'elettorato della Casa delle libertà, ma che comprende, al suo interno, anche le cose che piacciono di più ai gruppi di elettori dei singoli partiti che fanno parte di questa maggioranza di Governo. Questa è la strada maestra da seguire d'ora in avanti, secondo il metodo della collegialità e del confronto politico, in ossequio al programma, che è a fondamento di questa alleanza politica, e alle ragioni politiche, tuttora valide, che sono a fondamento della nostra alleanza politica, sapendo che anche dopo le elezioni europee - lei non lo ha ancora capito, onorevole Fassino - la maggioranza degli italiani guarda a Berlusconi e alla Casa delle libertà con fiducia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Dai banchi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo si ride), sapendo che soltanto lei, signor Presidente, e soltanto questa maggioranza di Governo possono cambiare e trasformare il nostro paese.
Concludo, Presidente. Come ha sostenuto saggiamente in questi giorni il ministro dell'interno, onorevole Pisanu, aprire, in presenza della più ampia maggioranza mai realizzatasi nel Parlamento repubblicano, una fase di instabilità politica sarebbe un tale segnale di debolezza strutturale del nostro sistema politico che si potrebbero ingenerare le peggiori congetture sulla vitalità e sulla vulnerabilità del nostro paese. Sarebbe un atto irresponsabile.
Possiamo rendere più forte, più incisiva, più efficace questa alleanza di Governo? Certo che possiamo, ma non soltanto esaltando le diversità, le peculiarità, le diverse sensibilità che ci sono all'interno della maggioranza di Governo e che sono una ricchezza per l'intera nostra maggioranza, ma anche e soprattutto costruendo la Casa delle libertà, che sia una casa vera, in cui ci sia lealtà, collegialità, rispetto reciproco, collaborazione sincera; una casa di tutti moderati e di tutti i riformisti del nostro paese, anche quelli che fino ad ora hanno votato per il centrosinistra (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo); una casa dei moderati e dei riformisti, che vogliono la continuità, ma anche l'innovazione, che vogliono la libertà, ma anche la solidarietà, che vogliono, in una parola, la moderazione come stile di Governo, ma anche le riforme e il cambiamento nell'interesse del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e di deputati di Alleanza nazionale - Congratulazioni).
LUIGI OLIVIERI. Bis! Bis!
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo conseguente alle dimissioni del ministro dell'economia e delle finanze.
Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà con immediate votazioni.
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