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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Constato l'assenza dell'onorevole Mazzoni, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, annuncio che, in ordine al decreto-legge al nostro esame, il gruppo dei Democratici di sinistra esprimerà un voto di astensione e cercherò di illustrare brevemente le motivazioni di siffatta posizione.
Stiamo esaminando un decreto-legge non isolato, per la verità, rispetto ad altri proposti dal ministro della giustizia in questo triennio.
Tale decreto-legge ha un contenuto eterogeneo, il cui elemento unificante è rappresentato esclusivamente dal fine di prorogare una serie di termini, previsti da leggi in vigore, in materia di consigli degli ordini professionali, di difesa d'ufficio nei procedimenti civili davanti al tribunale per i minorenni, nonché relativi alla disciplina della protezione dei dati personali.
Rispetto a queste tre tematiche, di cui si occuperanno poi in maniera specifica altri colleghi della mia parte politica, vorrei esprimere alcune considerazioni sul tema specifico dei consigli e degli ordini professionali e della disciplina che con il decreto-legge viene proposta, finalizzata, come prima anticipavo, alla proroga di una serie di termini posti da leggi vigenti, in attesa che il Governo emani un proprio regolamento, previsto dal decreto del presidente della Repubblica n. 328 del 2001.
Detta in tal modo, la situazione sembrerebbe tra le più normali e direi tra le più banali nella espressa ritualità. Ma così non è, perché si impongono alcune riflessioni politiche, a mio e nostro avviso, di un qualche interesse ed una certa importanza.
La premessa è che non è la prima volta che il Governo attraverso il decreto-legge proroghi termini di questa natura, compreso il termine di cui ci siamo partitamente occupando. Allora si pone una considerazione ancora più rilevante, se connessa alla bocciatura di pochi minuti or sono dell'ordine del giorno Ruzzante, che tentava di impegnare il Governo a porre termine alla prassi del rinvio sine die.
Se il Governo non accetta un ordine del giorno siffatto, tutto fa ritenere che questo decreto-legge non sia il primo, ma che, ancora più grave è la considerazione, non sia neppure l'ultimo.
Allora, da parte di una forza che è espressione dell'opposizione non vi può non essere l'amara considerazione e denuncia che abbiamo un Governo che, per quanto riguarda il governo della giustizia del nostro paese, non riesce a tener fede ai propri impegni legislativamente assunti.
L'azione del Governo, e quella del ministro della giustizia, perché di questo stiamo parlando, può essere un'azione politica, che poi è quella principale: la politica della giustizia. Su di essa le nostre perplessità, le critiche e le censure sono notissime e su di esse certo non mi soffermo.
Vi è poi un'azione del ministero tipicamente amministrativa, e allora voglio
qui ricordare le nostre interrogazioni e le denunce pubbliche ed istituzionali, in ordine ai gravi ritardi ed alle gravi inadempienze del ministero, laddove la macchina della giustizia molto spesso gira a vuoto e laddove da tutti i tribunali italiani viene lamentata la mancanza di strutture e di strumenti minimali per poter ottimamente svolgere la funzione ed il ruolo che si devono svolgere nei tribunali del nostro paese.
Vi è poi una attività, di cui dobbiamo partitamente occuparci, che è di supporto alla legislazione principale. Si articolano discipline, nelle quali si prevedono poi interventi di secondo grado, secondo la terminologia pubblicistica, regolamenti, interventi di adeguamento. Ebbene, ogni qualvolta vi è un inadempimento di siffatta natura, si registra il ritardo del Governo, l'inadempienza dello stesso e, diciamolo pure, la sua incapacità a tenere fede - come dicevo prima - agli adempimenti che egli stesso pone nella sua azione.
Venendo, poi, al tema specifico degli ordini e dei consigli degli ordini professionali, il ritardo del Governo nell'adozione del regolamento a cui ho fatto riferimento in precedenza ha, a nostro avviso, un significato politico e democratico di primaria importanza.
Ai consigli dell'ordine - non devo certo ricordarlo in quest'aula - spettano compiti, funzioni e ruoli importantissimi. Poiché tali compiti e ruoli sono svolti sulla base di un consenso democratico, la proroga dei termini relativi alla permanenza degli organismi democraticamente espressi ha per conseguenza un vulnus grave alla vita democratica degli ordini medesimi: il superamento - e non di poco - del termine fissato dalla legge per la durata di un ordine professionale comporta una deroga pesante, incisiva e significativa a regole democratiche di primaria e straordinaria importanza.
Ma quello ora indicato è soltanto uno degli aspetti da sottolineare. Noi stessi, in quanto forza di opposizione, siamo venuti a trovarci nella scomoda situazione di chi subisce pressioni legittime provenienti dal territorio e dagli ordini professionali. Dal paese rappresentato dalle libere professioni viene avanzata con forza un'istanza riguardante quel decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001 che rimane a tutt'oggi incompiuto: gli organismi professionali chiedono fortissimamente che il Governo si muova!
La richiesta è pervenuta non soltanto alle forze di maggioranza, ma anche a quelle di opposizione, affinché fossero trovate soluzioni di mediazione che, peraltro, non ci possono interessare. Il Governo ha iniziato un percorso che ha l'obbligo ed il dovere di completare. A noi compete di vigilare per far sì che il percorso sia seguito nella maniera più seria, più lineare e più diretta possibile: le proroghe dei termini non ci piacciono perché non sono il modo migliore per intervenire sugli interessi di quelle libere professioni che fanno sentire così incisivamente la loro voce.
Credo di avere espresso abbastanza chiaramente, ancorché sinteticamente, le ragioni delle nostre perplessità. Altre ragioni, anche più importanti e significative, potranno essere espresse dai colleghi che interverranno dopo di me (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, siamo in presenza di ulteriori proroghe che intervengono su tre materie diverse. Dico subito che, nel primo caso, la proroga è assolutamente ingiustificata; hanno, invece, una ragionevolezza dal punto di vista tecnico - e, quindi, un maggiore fondamento - le proroghe riguardanti, in particolare, le disposizioni transitorie in materia di procedimenti per la dichiarazione dello stato di adottabilità e la materia della sicurezza informatica.
Sul primo punto sono già intervenuti, con molta chiarezza, il collega Bonito e, in modo egregio, in sede di discussione sulle linee generali, il collega Molinari; tuttavia,
ritengo doveroso svolgere qualche ulteriore considerazione al riguardo.
Siamo all'ennesima proroga dell'elezione dei consigli di nove ordini professionali, precisamente di quelli dei dottori agronomi e forestali, degli architetti, degli assistenti sociali, degli attuari, dei biologi, dei chimici, dei geologi, degli ingegneri e degli psicologi, mondi professionali tutti di grande importanza per lo sviluppo dell'economia, della conoscenza e della competitività del nostro paese (ciò vale per loro e per altri settori professionali), a condizione che vi sia una sufficiente modernizzazione di questi mondi. Stiamo parlando di coloro che oggi vengono definiti i knowledge workers, i professionisti sia delle tradizionali professioni intellettuali sia delle nuove professioni, ossia 4 milioni di addetti, pari a circa il 20 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Stiamo parlando di un mercato del lavoro (se vogliamo leggere il tutto in una chiave economica) e di una rete di saperi che costituiscono l'elemento fondamentale nell'azione di Governo e che invece il Governo puntualmente trascura in modo del tutto colpevole.
Vorrei ricordare brevemente l'ultimo atto di questa politica disattenta ed ostile nei confronti delle professioni. Siamo in fase di verifiche di Governo, di bilanci fallimentari dell'azione di questi tre anni. Tre anni fa, in sede di promesse elettorali, si organizzavano professional day, grandi lusinghe nei confronti dei professionisti, delle partite IVA, degli ordini professionali, si faceva a gara per fare promesse ai mondi professionali, forse anche con qualche successo, nel senso che qualcuno ci ha anche creduto. La verità è che, dopo tre anni, i risultati raggiunti nelle politiche per i professionisti e nella riforma delle professioni, nonostante il clima favorevole registrato negli ordini professionali e nelle nuove professioni e nonostante le proposte di legge, non solo del gruppo della Margherita, ma dell'intero Ulivo - ritenute costruttive ed utili dallo stesso sottosegretario Vietti - sono pari a zero. Al sottosegretario Vietti è stata conferita (forse devo parlare al passato; non lo so e mi scuso per questo) la delega per gli albi e le professioni in genere; ma, da circa un anno, la cosiddetta «bozza Vietti» (il progetto di riforma delle professioni) è stata messa nel cassetto. Addirittura (udite, udite!) il sottosegretario Vietti, uomo di Stato, cui riconosciamo doti, competenze ed attenzioni, è stato costretto dalla sua stessa maggioranza a presentare la cosiddetta «bozza Vietti», realizzata con i mondi professionali, come proposta di legge del suo partito, l'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro.
Dinanzi ad una situazione di questo tipo, in assenza di un responsabile del Governo per le politiche e le professioni e di fronte ad una totale incuria che forse favorisce le grandi società di capitali professionali straniere, non consentire una modernizzazione degli ordini e lo sviluppo, in termini di equità, di nuovo welfare, delle società professionali e interprofessionali, di nuove regole più razionali anche nell'ambito dei tirocini, dell'accesso alle professioni, con l'eliminazione di alcuni «numeri chiusi», non fare nulla in questo settore significa oggettivamente mortificare le professioni italiane, mantenendole ed un livello qualitativo basso, ed impedire la crescita.
Adesso siamo ad un nuovo atto ostile costituito dal fatto che si nega per altri sei mesi la democrazia in questi ordini professionali. C'era già stata una proroga di 18 mesi; adesso arriviamo a due anni, durante i quali nei nove ordini professionali italiani non si voterà, contribuendo in questo modo a mortificare l'immagine e il prestigio degli stessi ordini professionali, che verranno sempre più ritenuti - come capita di sentire - delle burocrazie corporative, prive pure di democrazia.
Qual è la ragione di questa proroga? Cari colleghi, se lo chiedete al Governo, non ve lo sa dire, per l'onestà intellettuale, credo, che contraddistingue il sottosegretario Vietti; non ve lo sa dire anche per ovvia carità di patria (e questo posso capirlo). La sottosegretaria Siliquini, che al ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha questa delega, dovrebbe emanare un modestissimo regolamento
per consentire il voto dei laureati triennali, cioè di quelle figure nuove, legate alla laurea europea, che oggi sono alcune migliaia, ma che ogni anno crescono per numero, a cui è stata trovata una collocazione negli albi junior con il decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001. Quindi, dovrebbero votare anche loro (bisogna fare semplicemente questo regolamento); sono più di due anni che si impedisce - e oggi viene prorogato il termine ulteriormente -, di esercitare il diritto di voto nell'accesso alle professioni non solo a loro, ma anche a tutti i professionisti. Può darsi anche che qualcuno abbia piacere di questo, perché essere prorogati nella presidenza di un ordine professionale per decreto, per legge, senza il rispetto delle regole di consenso, può essere anche un modesto vantaggio. Modesto e misero! E se il Governo insegue queste pratiche politiche «laurine», se posso dire così, sbaglia due volte, perché mortifica gli ordini professionali, mortifica la democrazia e mortifica anche qualunque credibilità dell'azione di Governo.
Allora, noi denunciamo con grande forza l'assenza di una politica per le professioni, per lo sviluppo delle professioni, e denunciamo con grande forza l'ennesima proroga, che diventa quel che esattamente è, cioè una mortificazione degli ordini professionali e della democrazia.
Sugli altri punti del decreto-legge ho detto brevemente: si tratta di due proroghe tecnicamente necessarie. Per questo, annuncio una posizione di astensione, nel complesso, da parte del gruppo della Margherita, fermo restando che le verifiche vere si fanno sui problemi reali del paese e questa verifica vi porta ad esiti disastrosi, purtroppo per il paese. Non ci sarà alcun valzer delle poltrone che potrà rimediare a questo risultato (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà.
BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Signor Presidente, mi soffermo in particolare sull'articolo 3 di questo provvedimento, che affronta una materia assai delicata quale quella del trattamento dei dati personali.
Noi sappiamo che la trasformazione in senso digitale della società del nostro paese, e, complessivamente, del teatro europeo è una grande opportunità, contiene enormi possibilità di sviluppo, di competitività, anche di valorizzazione della democrazia e dei diritti dei cittadini. Tuttavia, è uno scenario che contiene anche dei rischi, soprattutto in ordine al rispetto della vita privata delle persone e, quindi, al rispetto della libertà degli individui.
Voglio ricordare ai colleghi che, quando si parla di protezione dei dati sensibili, si parla di salute, di vita sessuale, della sfera religiosa, della sfera politica, degli orientamenti politici e sindacali, dell'origine razziale ed etnica delle persone.
Allora, in questa materia il nostro paese dispone, non a caso, di un apposito organismo indipendente, il Garante per la protezione dei dati personali, che dovrebbe essere assolutamente protagonista. Quando il provvedimento in esame è giunto in Commissione, in sede referente, confesso di aver pensato che, per quanto concerne l'articolo 3, doveva esserci stato sicuramente un accordo o, quantomeno, una consultazione tra il Governo ed il Garante per la protezione dei dati personali.
In altri termini, davo per scontato che tale prassi, che dovrebbe essere ovvia in tutti i casi del genere, fosse stata seguita, anche perché, nel caso di specie, si tratta di disporre proroghe di termini che non sono affatto banali. Le lettere a) e b) dell'articolo 3 del provvedimento in esame, infatti, riguardano soggetti privati, imprese, professioni e professionisti (anche se investiti da proroghe di minore entità), ma la lettera c) del citato articolo dispone, in particolare, una proroga di quindici mesi nei confronti della pubblica amministrazione; in tal caso, pertanto, non si può pensare ad un'esigenza tecnica, derivante da un adeguamento tecnologico a
carico di privati, per i quali è possibile comprendere che venga disposta una proroga di alcuni mesi.
Abbiamo scoperto nelle ultime ore, dunque, che la prassi della consultazione tra il Governo e il Garante per la protezione dei dati personali non era stata seguita e che, al contrario, il Garante ha diverse eccezioni da sollevare in merito all'articolo 3 del decreto-legge in esame. Si tratta già di una prima considerazione di metodo che vorrei svolgere, poiché vorrei ricordare che non è la prima volta che l'attuale Governo evidenzia, nei confronti delle authority e degli organismi indipendenti, un atteggiamento di fastidio, se non addirittura di banale sottovalutazione o di mancanza di dialogo.
Come dicevo, la lettera c) dell'articolo 3 del decreto-legge in esame concerne la pubblica amministrazione. Ritengo che l'attenzione nei confronti del rispetto e della tutela dei dati personali rappresenti uno degli aspetti più importanti del processo di riforma della pubblica amministrazione stessa. Trasparenza, semplificazione e rispetto della privacy degli individui sono i tre principi che devono sempre caratterizzare, insieme ed in equilibrio tra loro, il processo di riforma della pubblica amministrazione, avviato da tempo nel paese, dai Governi di centrosinistra con una grande spinta culturale ed organizzativa di cui molti ci danno atto.
Questo Governo, viceversa, disattende tutti e tre i principi. Nei confronti della pubblica amministrazione, infatti, i due principi informatori dell'azione dell'esecutivo appaiono essere, a mio avviso, il salasso finanziario (perché, in occasione di tutte le manovre e manovrine finanziarie, non si pensa altro che a «sforbiciare» le spese della pubblica amministrazione, sia centrale, sia locale) e - ahimè - lo spoil system. Vorrei evidenziare, onorevoli colleghi, che non siamo solo noi ad affermare che il processo di riforma della pubblica amministrazione si è fermato: lo hanno affermato, infatti, i nuovi vertici di Confindustria, lo ha scritto, in questi giorni, Luca Cordero di Montezemolo sulla stampa specializzata, e lo ha scritto anche Diana Bracco, in occasione di un recente dibattito sull'innovazione. In altri termini, si è fermato un processo e gli osservatori più interessati imputano la responsabilità all'attuale Governo.
La lettera c) dell'articolo 3 del provvedimento in esame, per tornare al merito della questione, prevede che, per quanto concerne la pubblica amministrazione, venga disposta una proroga di quindici mesi (dal 30 settembre 2004 al 31 dicembre 2005) per l'individuazione, da parte dei soggetti pubblici, con un atto di natura regolamentare, delle tipologie di dati sensibili e delle operazioni di trattamento che è possibile effettuare sugli stessi dati sensibili. Vorrei far notare che tale norma non è stata introdotta dal codice in materia di protezione dei dati personali, che rappresenta un'importantissima innovazione, proprio a tutela di tale ambito, ma è addirittura precedente all'adozione del codice stesso, poiché risale al decreto legislativo n. 135 del 1999; si tratta, pertanto, di una norma in vigore già da cinque anni.
Se, dopo cinque anni di mancata applicazione di una legge dello Stato, su un principio che è stato confermato dall'approvazione del codice sulla protezione dei dati personali, sentiamo l'esigenza di prorogare di ulteriori quindici mesi - oltre un anno ancora - l'applicazione di tali norme e, quindi, l'adozione da parte delle pubbliche amministrazioni degli appositi regolamenti, vuol dire che c'è davvero qualcosa che non funziona.
Ricordo, tra l'altro, che in materia ci si muove in ambito europeo, perché la legge del 1999 è stata approvata a seguito di una direttiva europea, molto precisa in tal senso, adottata nel 1995.
Già nel 2000 il Garante per la protezione dei dati personali ha segnalato, con un documento molto articolato, l'inerzia - è la parola adoperata in tale segnalazione - della pubblica amministrazione nei confronti dell'adozione di tali principi.
Ritengo che, nell'adottare questa ulteriore proroga, occorra una maggiore cautela, proprio perché si tratta di una materia estremamente delicata e complessa,
che presenta riflessi sulla vita delle persone e sulla loro libertà personale. Non è un mero adempimento formale ciò che si richiede, non è un impaccio burocratico. Sono coinvolti i diritti delle persone ed il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini che, da tempo, abbiamo tentato di riformare, orientandolo al servizio, facendo sì che il cittadino non sia più un suddito, un'entità priva di diritti, priva di una propria individualità da rispettare, priva di libertà.
Mi pare che, nel sottolineare le nostre perplessità ed i nostri dubbi su una proroga così lunga quale quella contenuta, in particolare, nella lettera c) dell'articolo 3 di questo provvedimento, si debba anche esprimere il disagio nei confronti di un atto che finisce per dare un preciso messaggio alla pubblica amministrazione: state tranquilli, è vero che vi è una legge, approvata nel 1999 e confermata dal codice sulla privacy, ma non importa applicarla. Vi concediamo un'ulteriore proroga di quindici mesi, in modo che si possa continuare ad essere inadempienti e a non rispettare i diritti delle persone.
Ciò mi sembra produrre danni che vanno al di là del contenuto stesso dell'articolo 3. Penso, infatti, che la buona amministrazione sia un corollario della buona politica e che sia cattiva politica quella che non avverte l'esigenza di cambiare questo stato di cose ma, viceversa, considera la pubblica amministrazione o come un serbatoio economico in cui reperire una facile provvista, nel momento in cui serve una manovra o, peggio ancora, come ambito da utilizzare per gli assetti di potere. Mi sembra che ciò non sia modernizzazione, ma conservazione.
Ecco perché nel nostro voto di astensione vi è anche la preoccupazione che, in particolare, riguarda il menzionato tema contenuto all'articolo 3 e che ho cercato di illustrare nel mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola non solo per annunciare il voto favorevole di Alleanza Nazionale su questo provvedimento, ma altresì per manifestare il mio personale disappunto sulla pronuncia di inammissibilità degli emendamenti a mia firma e, soprattutto, sulla contrarietà agli stessi espressa dalla Commissione.
Mi rendo conto che la pronuncia di inammissibilità rende ultronea qualsiasi valutazione sul merito degli emendamenti e sulle ragioni che hanno indotto la stessa Commissione a emanare comunque un giudizio negativo sul merito; tuttavia, non posso non manifestare in questa sede come la mancata approvazione di tali emendamenti crei problemi ad alcuni ordini professionali, che non potranno garantire, in modo compiuto, ai nuovi iscritti laureati triennali l'ingresso agli albi, il diritto di voto ed un'adeguata loro rappresentatività in seno ai collegi e ai consigli nazionali, modulati nel numero dei componenti in misura non adeguata a garantire la rappresentatività dei nuovi iscritti.
Avremmo potuto, come maggioranza, riparare ad una carenza normativa determinata da chi, colleghi della sinistra, onorevole Bonito, onorevole Mantini, come voi, nella scorsa legislatura e con una mala gestio di una materia delicata, ha predisposto una riforma dei titoli universitari incompleta, farraginosa e non certo all'avanguardia.
Ciò senza tenere conto, tra le tante cose, che bisognava contemporaneamente fornire agli ordini professionali gli strumenti per adeguare procedure di voto e composizione degli organi e per garantire la partecipazione delle nuove classi di laureati.
Adesso, toccherà correre ai ripari, caro rappresentante del Governo e, prima che la situazione deflagri, come potrà accadere nell'ambito delle nuove professioni sanitarie, dovremo predisporre un atto normativo che, attraverso la rimodulazione della struttura e dell'organizzazione degli ordini, garantisca la partecipazione al voto per il rinnovo degli ordini medesimi a tutti
coloro i quali oggi, purtroppo, rischiano di essere esclusi. Rivolgo, in tal senso, un invito al Governo, affinché predisponga un intervento normativo urgente. Purtroppo, nella scorsa legislatura, la sinistra di guasti ne ha creati tanti a questo paese: vediamo di non aggravarne gli effetti!
Mi corre anche l'obbligo di replicare agli interventi svolti in precedenza dai colleghi, ricordando loro che non si è trattato di un'assenza di politica nell'ambito delle libere professioni o dei progetti di riforma di queste ultime. Per il Governo e per questa maggioranza si è trattato di sviluppare interventi correttivi rispetto ai disastri che voi avete combinato nella scorsa legislatura! Si è trattato di rimediare all'assenza di una vera politica nell'ambito delle libere professioni, che voi non avete prodotto nella scorsa legislatura, ed ai gravissimi problemi che avete creato con la riforma del Titolo V della Costituzione, allorquando avete annoverato tra le materie di legislazione concorrente quella delle libere professioni. È lì il vero vulnus secessionista che è insito in una riforma che in questa legislatura noi, per fortuna, dovremo sviluppare - e sicuramente lo faremo - in senso positivo.
Allora, ricordo a te, caro collega Mantini, e agli altri che sono intervenuti in precedenza che ci siamo dovuti impegnare purtroppo per tutto questo tempo per rimediare a tali guasti, tant'è che con il decreto legislativo che verrà approvato prossimamente abbiamo stabilito le coordinate fondamentali nell'ambito delle quali la legislazione regionale potrà intervenire in una materia che voi avete attribuito alla legislazione concorrente.
Allora, questi sono i veri problemi che bisogna rappresentare con correttezza al paese e al mondo delle professioni! Non possiamo fare demagogia spicciola, caro collega Mantini, addossando una responsabilità inesistente a chi oggi, invece, tenta di rimediare a questi guasti. Noi, comunque, per buona pace dei nostri colleghi della minoranza, porteremo avanti la riforma delle professioni, così come porteremo avanti tutte le riforme che abbiamo già in parte completato in questi tre anni di legislatura e che fanno parte del programma di Governo.
La verifica in atto è un momento di chiarimento e sarà sicuramente superata, anche perché, comunque, gli italiani devono sapere che, fino a questo momento, abbiamo lavorato nell'interesse e per il bene del paese ed abbiamo prodotto una mole di provvedimenti di riforma. Vorrei ricordare i più importanti. Innanzitutto, la riforma del mercato del lavoro, da voi tanto avversata e che sta cominciando a dare i suoi frutti, soprattutto in quel variegato mondo di lavoratori precari che oggi, finalmente, possono sperare in una concreta stabilizzazione. Abbiamo poi varato una riforma della scuola che, ad onta di quanto voi affermate, darà i suoi frutti; abbiamo prodotto una riforma dell'ordinamento giudiziario che, comunque, sarà innovativa e, finalmente, garantirà a questo paese l'imparzialità della magistratura; abbiamo approvato proprio ieri una riforma sul conflitto di interessi che voi avete tenuto nel cassetto per anni!
Allora, smettetela di fare demagogia, guardate in faccia la realtà e assumetevi le vostre responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni - che stamani sarebbe dovuta intervenire per prima, ma non è stata sufficientemente tempestiva - ha chiesto, tuttavia, di intervenire per un minuto. Prego, onorevole Mazzoni, ha facoltà di parlare per un minuto.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringraziando per il minuto che mi è concesso e cercando di non abusarne, vorrei esprimere il voto favorevole sul provvedimento in esame del gruppo dell'UDC ed, al contempo, precisare due momenti che hanno caratterizzato il nostro impegno su questo decreto-legge, che dispone la proroga di termini in materia di difesa d'ufficio e procedimenti civili davanti al tribunale per i minorenni, nonché di protezione dei dati personali. Sicuramente anche noi non avremmo voluto
giungere al momento nel quale si rende necessaria una ulteriore proroga nelle materie indicate, soprattutto quelle di cui agli articoli 1 e 2 del decreto-legge.
Mi richiamo, considerata la brevità dei tempi a disposizione, a quanto detto dal collega che mi ha preceduto. Ritengo, infatti, che sia importante svolgere alcune brevissime considerazioni: rispetto alla proroga relativa agli ordini professionali, va considerato che l'adempimento odierno è conseguenza in primo luogo dell'incongruente modifica del Titolo V della Costituzione, che ci ha necessariamente costretto a non realizzare quella disciplina regolamentare. Non si tratta di un'inadempienza da parte del Governo, bensì di una difficoltà nella quale lo stesso si è trovato a causa di una questione interpretativa relativa al riparto delle competenze che attengono allo Stato e alle regioni in materia di esercizio delle libere professioni.
Rispetto a questo aspetto, il gruppo dell'UDC aveva proposto un emendamento in Commissione, relativamente alle professioni sanitarie (cui faceva riferimento in maniera più approfondita il collega intervenuto in precedenza), che, purtroppo, non ha trovato il sostegno di alcuno dei gruppi presenti nel Comitato dei nove, registrando esclusivamente il voto favorevole del gruppo dell'UDC. Mi riferiscono gli uffici che la Presidenza ha dichiarato l'inammissibilità di tale proposta emendativa per incongruenza della materia; tuttavia, nel merito noi avevamo tentato un intervento normativo teso a rendere più agevole, dovendosi addivenire necessariamente ad un provvedimento di proroga, l'iniziativa di una disciplina regolamentare da parte del Governo.
La pronuncia di inammissibilità della nostra proposta emendativa, che non ha consentito di discutere la stessa, sarà sicuramente causa di ulteriori difficoltà in ordine all'iniziativa che dovrà assumere il Governo. Ciò comporterà non pochi danni nell'esercizio delle attività libero-professionali, arrecando nocumento a quel principio naturale di democrazia sul quale si fonda la regola del rinnovo periodico dei consigli e delle assemblee degli ordini professionali. A causa di questo inconveniente, la durata di tali consigli viene prorogata ormai da tre anni, ledendosi in tal modo principi fondamentali di democrazia.
Per quanto riguarda l'articolo 2, esso afferisce ad una proroga relativa all'applicazione della nuova normativa...
PRESIDENTE. Onorevole Mazzoni, c'era un patto!
ERMINIA MAZZONI. ...in materia di difesa d'ufficio. Mi limito a dire che in materia di difesa d'ufficio per i procedimenti relativi all'adozione e all'affidamento dei minori vi è, allo stato, una proposta che giace all'esame in sede di Commissione da lungo tempo. Mi auguro che tale proposta possa essere approvata per non dover ricorrere ancora ad un'ennesima proroga!
In conclusione, ribadisco il voto favorevole sul provvedimento in esame del gruppo dell'UDC (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
LUIGI VITALI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare il voto favorevole sul provvedimento in esame del gruppo di Forza Italia.
Inoltre, ritengo di dover svolgere qualche considerazione di merito, dal momento che ho sentito stamani in quest'aula una molteplicità di argomenti politici, sicuramente interessanti e frutto dell'attenzione nei riguardi dei rapporti all'interno della maggioranza, ma che nulla, assolutamente nulla, hanno a vedere con questo decreto-legge.
Siamo di fronte ad un decreto-legge assolutamente normale, che proroga, per esigenze di urgenza, tre termini in scadenza. Ciò poteva costituire anche un appiglio per compiere una valutazione generale
della linea politica del centrodestra o delle riforme fatte o non fatte. Tuttavia, stiamo parlando di un modesto decreto-legge, che proroga tre termini in scadenza con le necessarie motivazioni.
In primo luogo, si tratta di consentire le elezioni di ordini e collegi professionali, secondo le modalità stabilite dalla legge. In secondo luogo, si tratta di garantire l'assistenza d'ufficio nei procedimenti minorili. In terzo luogo, si tratta di dare maggiore tempo alle categorie interessate per dotarsi dei sistemi di sicurezza per il trattamento dei dati personali. Dunque, sono tre contingenze che vengono risolte normalmente con l'adozione di un decreto-legge.
Vorrei dare una risposta al collega Lo Presti ed alla collega Mazzoni, perché credo che i principi non siano estensibili, ma debbano essere certi. Ci siamo sempre lamentati, nella scorsa legislatura, del fatto che all'interno di alcuni decreti-legge venisse inserito tutto ed il contrario di tutto. Non possiamo affrontare una certa discussione secondo l'ottica dell'opposizione o secondo quella della maggioranza: i principi vanno rispettati a prescindere. In sede di Commissione abbiamo ritenuto che gli emendamenti, nonostante rappresentassero esigenze condivisibili, fossero presentati in maniera informale e con un metodo che non condividevamo ieri e non possiamo condividere oggi. Se vi sono problemi che altri hanno creato, il Governo ha gli strumenti per potervi porre rimedio.
Il nostro parere contrario è stato, poi, superato dall'interpretazione della Presidenza, assolutamente corretta, che ha dichiarato gli emendamenti inammissibili per estraneità di materia. Non si può, in un decreto-legge che proroga tre termini, inserire tutto il resto, che rappresenta una problematica importante, ma da affrontare in modi e tempi ben diversi. La forma è sostanza e, quindi, riteniamo di doverla rispettare anche quando abbiamo responsabilità di maggioranza e di Governo.
Signor Presidente, ribadisco il voto favorevole del gruppo di Forza Italia alla conversione in legge del decreto-legge in esame (Applausi).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
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