Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 489 del 13/7/2004
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4568 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Questo provvedimento è la sintesi di diverse proposte di legge - la n. 4568 del deputato Capuano, la n. 4589 del deputato Perrotta, la n. 4640 dei deputati Giudice, Blasi, Verro, Zorzato e Crosetto e la n. 4651 dei deputati Cè, Sergio Rossi, Pagliarini ed altri -, che sono state appunto unificate in un unico testo da parte delle Commissioni competenti.
Ho sentito dire poco fa che il testo unificato delle proposte di legge in esame sarebbe stato completamente stravolto, ma a me non pare che ciò sia assolutamente avvenuto. In altri termini, l'approvazione dell'emendamento presentato dall'onorevole Benvenuto ha in qualche modo ristretto il campo d'azione e i compiti della Commissione d'inchiesta che vogliamo istituire, rispetto a quelli che erano inizialmente previsti nel testo unificato delle proposte di legge. Ciò, peraltro, trova consenzienti, per alcuni versi, anche posizioni della maggioranza, nel senso che a noi pareva assolutamente inopportuno che il provvedimento riguardasse complessivamente tutto il sistema industriale italiano e soprattutto che non fossero stati posti dei limiti temporali di riferimento al mandato dell'istituenda Commissione d'inchiesta. Si sarebbe infatti potuti partire da chissà quando, dal 1870 o dall'inizio della Repubblica o dagli anni cinquanta fino ai giorni nostri; quindi, l'ipotesi formulata dal relatore con il suo subemendamento ci pareva assolutamente interessante, anche perché essa era frutto di un lavoro portato avanti con estrema attenzione qui in aula.
Ho visto, peraltro, che nel momento in cui è subentrata l'idea di inserire anche la Banca 121 qualcuno si è immediatamente risentito. In particolare, vi è stato un tentativo di ributtare la palla in campo avversario, dicendo che allora bisognava anche inserire nel campo d'indagine della Commissione di inchiesta la Banca Popolare Credieuronord. Ma, a quel punto, avremmo dovuto cominciare con la Bipop ed altre e quindi mettere sotto inchiesta anche tutto il sistema finanziario italiano.
Riteniamo soddisfacente il provvedimento, nel testo risultante dai lavori dell'Assemblea. Francamente, ho detto nelle Commissioni di merito che, per alcuni versi, possono esserci delle incongruenze. Sappiamo perfettamente quello che ha prodotto la crisi della Parmalat nel sistema imprenditoriale italiano e quali ripercussioni vi sono state anche nel sistema finanziario italiano. È altrettanto vero, però, che è in corso un'indagine da parte della magistratura e riteniamo, quindi, che sovrapporre ad essa anche la nostra (quella della Commissione d'inchiesta) rappresenti una duplicazione del lavoro. Vi è stata, tuttavia, la valutazione politica, portata avanti inizialmente della Lega e da altri colleghi, di guardare profondamente alle correlazioni e alle corresponsabilità anche del sistema finanziario - e, perché no, anche del sistema politico - per i fatti accaduti, che hanno attinenza con quello che può essere definito lo scandalo di alcune parti del capitalismo italiano.
Pertanto, mi è parso che il dibattito sul provvedimento in esame fosse preconfezionato, quasi datato, e che vi fosse la vocazione al «rimpallo» di certe situazioni da una parte e dall'alta, come se vi fossero delle sottese rivincite. In questo momento, credo che il paese non abbia bisogno di


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alcun tipo di rivincita, né tantomeno di mettere sotto inchiesta chissà che cosa. Vi è la necessità di fare chiarezza sul futuro, senza volgersi al passato, perché girare troppo la testa qualche volta può far venire il torcicollo. Ritengo, inoltre, necessario rendere trasparenti alcuni eventi accaduti agli occhi del paese e credo che quanto elaborato dal Parlamento in queste ultime ore sia sufficientemente corretto per esprimere il nostro voto favorevole sul provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione comunista si asterrà dal voto sul provvedimento in esame. In particolare, siamo firmatari dell'unica proposta di legge che non è compresa tra quelle che sono state inglobate nel testo unico, malgrado fosse un provvedimento trasversale tra le varie forze di opposizione (tutte hanno partecipato alla redazione di quel testo). Il motivo ci è oscuro. Si trattava di una disciplina legislativa di vasta portata (lo dichiarava ampiamente e non surrettiziamente) che si proponeva l'avvio di un'indagine sul sistema capitalistico nel suo complesso nell'epoca della globalizzazione.
A tale riguardo, si possono ricordare alcuni precedenti parlamentari nobilissimi. Fu avanzata una proposta, tra il 1962 ed il 1965, a cavallo di due legislature, da parte dei socialdemocratici di allora (quelli «doc»), poi ripresa dal partito comunista italiano e da esponenti di prestigio del partito socialista come Riccardo Lombardi, Pietro Ingrao ed altri, che si proponeva di indagare sui limiti posti alla concorrenza dal mercato.
Come lei sa, signor Presidente (lei è un lettore) nove sono i volumi che giacciono in archivio e migliaia le pagine scritte: quell'indagine contribuì alla conoscenza del sistema economico italiano in una fase di suo massimo sviluppo (che non si è più riscontrato), vale a dire gli anni del boom economico. Quindi, non era né peregrina né impossibile un'indagine di grande ampiezza, che naturalmente avrebbe occupato i lavori di questa Camera fino alla fine di questa legislatura e forse anche nella successiva. Di ciò non vi è traccia. Si è giunti ad un testo molto pasticciato: una specie di «tira e molla», una sorta di «allarga e restringi».
Abbiamo lavorato sul testo in esame con molta tranquillità, come i colleghi hanno potuto riscontrare. Abbiamo, in particolare, espresso un voto favorevole su alcuni emendamenti che ci parevano migliorativi del testo esistente, a prescindere dalla parte politica che li ha presentati, come è giusto comportarsi quando si è di fronte ad una Commissione di inchiesta che non ne prefigura l'esito, ma semplicemente - è certamente importante - ne delimita il campo di azione.
A questo punto il nostro compito è esaurito. Il testo è migliore rispetto a quello precedente, ma permane un'insoddisfazione di fondo - non sopita dal miglioramento del testo - che esprimiamo astenendoci sul provvedimento in esame. Questo ci pare sia l'atteggiamento più coerente in sede di espressione del voto parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, esprimo soddisfazione per l'approvazione del subemendamento Benvenuto 0.1.36.12 ed annuncio il voto favorevole dei Verdi sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sergio Rossi. Ne ha facoltà.

SERGIO ROSSI. Signor Presidente, anche se non è stata accolta la nostra richiesta di svolgere l'inchiesta esclusivamente sul gruppo Parmalat, esprimeremo un voto favorevole sul presente testo unificato,


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in quanto riteniamo sia comunque meglio un'inchiesta ampia piuttosto che nulla.
Tuttavia, faccio presente che non erano state presentate proposte di legge per inchieste sul caso Giacomelli Spa e sui bond Argentina, ma solo sui gruppi Parmalat e Cirio. Dunque, non capiamo per quale motivo, improvvisamente, sia sorta la necessità di avviare un'inchiesta anche su queste altre due tipologie.
Per quanto concerne i titoli Argentina abbiamo alcune perplessità, che vogliamo esprimere. Infatti, la VI Commissione ha già svolto un'indagine nell'ambito di una specifica proposta di legge che prevede il pagamento di un indennizzo da parte delle banche ai risparmiatori truffati. Quindi, istituire questa Commissione di inchiesta potrebbe significare il blocco dell'esame della proposta di legge che attualmente è all'esame della VI Commissione.
Tra l'altro, siccome anche il centrosinistra ha presentato una proposta di legge che prevede il riacquisto dei titoli Argentina da parte delle banche, sarebbe stato opportuno non avviare questa inchiesta, in quanto qualcuno potrebbe avanzare la richiesta di bloccare la suddetta proposta di legge in attesa della conclusione dell'inchiesta e dell'accertamento di eventuali responsabilità, che peraltro sono già emerse nei confronti delle banche a seguito di alcune sentenze emesse dalla magistratura.
Questa Commissione, nella sua configurazione allargata, a nostro avviso difficilmente riuscirà a raggiungere gli scopi che si erano prefissati i firmatari delle varie proposte di legge nel momento in cui hanno sottoscritto provvedimenti per l'istituzione di una Commissione di inchiesta sul dissesto della Parmalat. Sappiate che i risparmiatori truffati stanno seguendo i nostri lavori e che ci giudicheranno per le risposte che riusciremo a fornire.
Tra l'altro, anche l'altra proposta di legge recante interventi per la tutela del risparmio langue nelle Commissioni VI e X. Dunque, non vorremmo che, dopo il grave dissesto finanziario che ha coinvolto moltissimi risparmiatori, il Parlamento non desse alcuna risposta; ciò sarebbe gravissimo.
Comunque esprimeremo un voto favorevole sul presente provvedimento, sperando che la Commissione, nell'arco dei dodici mesi di attività previsti nel testo, riesca a far emergere le responsabilità politiche che riteniamo sussistenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, prima di procedere alla mia dichiarazione di voto vorrei rimanesse agli atti che, in sede di votazione sull'articolo 1, ho erroneamente espresso voto contrario, mentre avrei voluto esprimerne uno favorevole.

PRESIDENTE. Capita che le prassi siano difformi dalle intenzioni. In ogni caso, risulterà agli atti.

MARIO LETTIERI. Avendo comunque dichiarato voto favorevole, vorrei che risultasse il mio personale voto favorevole.
Anche il voto finale del gruppo Margherita, DL-L'Ulivo sull'intero provvedimento sarà favorevole. Si tratta di un disegno di legge travagliato, ma non perché manchi la volontà di fare piena chiarezza su tutte le vicende che hanno interessato il nostro paese in maniera drammatica nell'ultimo anno, colpendo centinaia di migliaia di risparmiatori.
Voglio ricordare che complessivamente sono stati coinvolti non meno di 800 mila risparmiatori, tra i possessori dei bond argentini e quelli delle obbligazioni Cirio e Parmalat, senza dimenticare le vicende Giacomelli e così via. Ai risparmiatori non bisogna rispondere con provvedimenti di natura demagogica, bensì dare risposte serie, concrete e puntuali.
Credo che la prima vera risposta, signor Presidente, potrà esserci tra qualche giorno in quest'aula, relativamente all'introduzione della class action. Onorevole sottosegretario Valducci, ricorderà quando fu approvato il famoso decreto n. 18 del


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2003, che tutti, a partire da lei, si dichiararono favorevoli all'introduzione nell'ordinamento giuridico italiano di questo strumento, davvero efficace nel consentire la tutela collettiva. Mi auguro che tutti i gruppi mantengano fede a quella promessa; la discussione generale dovrebbe tenersi venerdì prossimo e spero che nel corso della prossima settimana possa arrivare l'approvazione del testo.
Tornando al provvedimento in oggetto, si tratta, ripeto di un testo travagliato e per certi versi un po' pasticciato, sebbene unificato. In proposito, spero che il Senato possa definire meglio l'efficacia di queste norme, rispetto a quanto fatto da noi alla Camera, in verità quasi unanimemente.
Vorrei intanto ricordare che l'articolo 82 della Costituzione delimita il campo nell'ambito dell'istituzione delle Commissioni di inchiesta. Il primo vizio era dunque all'origine della stessa proposta, non me ne voglia onorevole Rossi, allorché si prevedeva l'istituzione della Commissione di inchiesta sull'universo mondo; non solo quindi sull'apparato produttivo, ma anche sul sistema bancario e su quant'altro.
Per cui, il subemendamento Benvenuto, opportunamente approvato quasi all'unanimità dalla Camera, ha corretto il tiro, delimitando il campo soltanto ad alcune vicende che hanno indubbiamente interessato in maniera eclatante il nostro paese: la vicenda Parmalat, la vicenda Cirio e quella Giacomelli. Non sarebbe comunque stato uno scandalo se avessimo inserito in aggiunta le questioni relative alla Banca 121, perché riguardano allo stesso modo i risparmiatori, ma anche, quelle riferite alla Banca Popolare Credieuro nord che, evidentemente, ha suscitato in una certa realtà del paese attenzioni e controversie.
Si è voluto comunque rigettare la proposta dell'onorevole Benvenuto, che ho fatto mia, senza che questo debba destare però alcuno scandalo.
È altresì interessante che stiamo tentando di dare una risposta al mondo dei piccoli risparmiatori. Ma non vorrei che la risposta ai risparmiatori confliggesse con la necessaria tranquillità da fornire ai mercati finanziari. Viviamo un momento di crisi economica assai grave; bisogna rilanciare la nostra economia e dare ai mercati un segnale chiaro, quale certamente è la nostra intenzione di istituire una Commissione d'inchiesta, indipendentemente dall'opera della magistratura, che invito a procedere rapidamente e bene, senza operare alcuna caccia alle streghe ma con molta determinazione e rigore per accertare tutte - e ribadisco tutte! - le responsabilità.
Sappiamo che nella vicenda Parmalat e nella vicenda Cirio sono stati adottati da parte della magistratura provvedimenti puntuali, con arresti, rinvii a giudizio e approfondimenti di indagine. Sia chiaro che non abbiamo timore dei cosiddetti «poteri forti» (lo dico senza voler mancare di rispetto a chicchessia): nell'indagine conoscitiva che abbiamo condotto sono emerse, in merito alla vicenda Parmalat, responsabilità abbastanza definite del sistema bancario. Non intendo aggiungere ulteriori considerazioni al riguardo; osservo soltanto che le risposte politiche che il Parlamento dovrebbe dare, al di là dell'istituzione della Commissione d'inchiesta, sono costituite dalla legge sulla class action, alla quale ho fatto riferimento, e dalla legge sulla tutela del risparmio, su cui la maggioranza di centrodestra non è stata in grado di esprimere, dopo sette mesi, una posizione univoca. Si tratta di una verità che va detta con forza e con estrema chiarezza.
L'opposizione, in modo unitario, ha posto alcuni problemi squisitamente politici, al fine di garantire maggiore trasparenza alla governance societaria, prevedendo la tutela del diritto delle minoranze, che consideriamo il primo presidio di legalità all'interno della governance societaria stessa. Su questo tema la maggioranza è divisa.
Un ulteriore aspetto è costituito dal conflitto di interessi degli istituti che collocano i bond presso i risparmiatori. Anche su tale questione la maggioranza si è espressa con posizioni assai diversificate.
Mi soffermo inoltre sulle sanzioni. Chiediamo infatti rigore per i responsabili, e il rigore si traduce in sanzioni pecuniarie,


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amministrative e penali. Sul falso in bilancio, la maggioranza non esprime una posizione unitaria: ci dicano chiaramente se sono per il ripristino del reato di falso in bilancio rispetto alla cosiddetta «riforma Vietti», che certamente non risponde all'esigenza di rigore avvertita dai risparmiatori e dai cittadini italiani. La legge è stata modificata per fare un favore al Presidente del Consiglio (lo ripeto anche se il Presidente del Consiglio oggi ha ben altri guai, il che dovrebbe indurci forse a una maggiore benevolenza!). Occorre dare ai cittadini italiani la certezza che i reati vengano perseguiti, e il reato di falso in bilancio è un reato contro la fede pubblica, oltre che contro gli interessi collettivi.
Un'ulteriore questione, relativa alla legge sulla tutela del risparmio, è costituita dal fatto che la maggioranza non è stata neppure in grado di dirci se vuole tre, quattro o cinque autorità. La Margherita ha proposto con chiarezza che le autorità, le cui funzioni devono essere ben definite, siano tre: la Banca d'Italia, l'Antitrust e la Consob, che deve essere fortemente potenziata.
Sulla base di tali considerazioni, ribadisco il voto favorevole del gruppo della Margherita sull'istituzione della Commissione di inchiesta, anche se il testo non è pienamente limpido. Tale voto favorevole è accompagnato dall'auspicio che il Senato si faccia carico di apportare alcuni correttivi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, i Democratici di sinistra voteranno a favore del provvedimento in esame, sulla base di un giudizio articolato e complesso. Riteniamo positiva l'approvazione, mediante voto palese e nonostante il parere contrario dei relatori e la prevalente posizione contraria di Forza Italia, dell'UDC e di Alleanza nazionale, del subemendamento di cui sono primo firmatario. Si tratta di una scelta importante, positiva e trasparente, che ha permesso all'istituenda Commissione di inchiesta di avere competenze specifiche.
Con quel subemendamento abbiamo inteso parlare di responsabilità politiche, in modo tale che il lavoro della Commissione d'inchiesta non si sovrapponga a quello delle indagini della magistratura e abbiamo voluto dare una risposta precisa ai casi più clamorosi, i casi che hanno visto i risparmiatori e le associazioni dei consumatori chiedere al Parlamento e al mondo politico di assumere delle decisioni e di cercare di capire le ragioni per cui si sono verificati dei danni che hanno colpito una platea vastissima di risparmiatori. Abbiamo indicato il caso della Parmalat, il caso della Cirio, quello della Giacomelli e - su questo esprimo dissenso dall'onorevole Sergio Rossi - abbiamo voluto ricordare anche il caso dei bond argentini, perché in un'inchiesta che riguarda i risparmiatori non si può chiudere un occhio su quei fatti che hanno colpito 400 mila soggetti, gran parte dei quali sono stati truffati.
Il mio subemendamento ha dato un senso al provvedimento, perché la proposta avanzata dalla maggioranza attraverso i relatori era troppo generale e, rispetto alla discussione svoltasi in Commissione, si era estesa la possibilità di condurre l'inchiesta sull'universo economico e sociale del nostro paese, perché non si riferiva solo all'industria e alle banche, ma anche ai servizi e all'agricoltura. Quindi, si trattava di un campo di indagine enormemente vasto, un campo di indagine generale e generico, che si prestava ad arbitrio ed anche ad una messa in mora rispetto ai problemi che oggi vive l'economia del nostro paese.
Nel momento in cui avessimo deciso di mettere sotto inchiesta tutto l'apparato economico del nostro paese, saremmo entrati in contraddizione con le richieste che provengono invece dal paese e che chiedono politiche appropriate affinché la nostra economia si agganci alla ripresa e riprenda lo sviluppo. Se fosse passata la proposta dei relatori e della maggioranza, avremmo dato uno schiaffo a tutta la


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nostra economia, avremmo determinato una situazione di incertezza, l'esatto contrario di quello che ci chiede il paese, e cioè che vengano colpiti i responsabili - e i responsabili sono ben individuati - e che le decisioni si muovano in quella direzione. Ecco perché il nostro subemendamento aveva quel significato e quella estensione.
Avevamo anche posto - pensiamo con ragionevolezza, proprio in uno spirito che tiene conto di un interesse comune nell'istituire una Commissione di inchiesta - la necessità di verificare nel Comitato ristretto che la scelta di un provvedimento, che aveva individuato precisi obiettivi, fosse resa coerente con l'impostazione originaria. In altre parole, noi chiedevamo che, poiché avevamo scelto di condurre l'inchiesta su casi precisi e prestabiliti, si rendesse coerente il resto del provvedimento che era stato invece immaginato, pensato e costruito secondo un'ottica più generale. Questo è uno dei motivi per cui a conclusione del dibattito - visto che la nostra richiesta non è stata accolta - abbiamo votato contro la parte dell'articolo 1 che si riferiva alle lettere a), b), c), d), e) ed f), formulate rispetto ad una inchiesta che doveva essere di carattere generale.
Poiché pensiamo che non vi debbano essere imboscate da questo punto di vista e che ognuno debba assumersi le proprie responsabilità, abbiamo anche accolto la richiesta, formulata dal gruppo della Lega, di ricorrere allo scrutinio palese nella votazione per parti separate chiesta dal nostro gruppo.
Ciò mi porta, proprio per la chiarezza e la trasparenza che anima la nostra posizione, a ribadire che voteremo favorevolmente sul provvedimento in esame, ma, in sede di esame presso il Senato, assumeremo le iniziative atte a far sì che la Commissione d'inchiesta, che ha obiettivi precisi e definiti, si avvalga di strumenti coerenti che non annacquino l'inchiesta, che deve riguardare quei casi, in una valutazione generale, e quindi generica, del provvedimento.
Esprimo, altresì, apprezzamento per l'approvazione del mio subemendamento 0.1.36.12 e soddisfazione perché finalmente vi è uno strumento attraverso il quale i risparmiatori potranno avere una dimostrazione che il Parlamento dà loro una risposta, quei risparmiatori che non sono un «milite ignoto», ma hanno un nome ed un cognome (Parmalat, Cirio, Giacomelli, bond argentini). Esprimo però la riserva di adeguare i punti riferiti alla vecchia impostazione costruita dalla maggioranza alla scelta di istituire una Commissione d'inchiesta con obiettivi precisi e ben definiti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore del provvedimento al nostro esame. Avremmo, per la verità, voluto approvare contestualmente anche il disegno di legge sulla tutela del risparmio, per dare una giusta risposta ai risparmiatori e fiducia al mondo del risparmio. Si tratta di un provvedimento che guarda al futuro e pone dei paletti per impedire possibili dissesti. Ma il clima bipartisan, pure instauratosi nelle Commissioni VI (Finanze) e X (Attività produttive), è venuto meno, e non per le cause riferite poco fa dal collega Lettieri. Non vi erano divergenze nella maggioranza: quel clima è venuto meno - e questa è storia - perché, alla prima votazione, l'opposizione, contro il parere dei relatori (anche quello espresso dal relatore del centrosinistra), ha approvato un emendamento che, di fatto, stravolgeva le norme sui consigli di amministrazione delle società per azioni e modificava quelle sulla tutela delle minoranze e sugli amministratori indipendenti.
Questa è la verità, sancita anche dai resoconti parlamentari. Mi auguro che, ora che la «palla» è tornata solo al centrodestra, la maggioranza possa presto approvare il provvedimento in materia di risparmio, che serve a dare fiducia ai risparmiatori.


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Dichiaro voto favorevole, evidentemente, anche sul testo unificato oggi al nostro esame, perché accertare le responsabilità del passato può servire ad impedire, nel futuro, il verificarsi di ulteriori casi, quali quelli della Parmalat. Devo dire, colleghi, che il testo, così come proposto dai relatori, era sicuramente più ampio, ma non poneva sotto inchiesta l'intero sistema economico, come pure ha evidenziato poc'anzi l'ottimo collega ed amico Benvenuto.
Basta leggere l'emendamento proposto dalle Commissioni per rilevare che l'inchiesta avrebbe avuto un arco temporale ben limitato e che si riferiva soltanto ad episodi di dissesto finanziario di imprese verificatisi negli ultimi dieci anni.
Debbo anche aggiungere che i miei subemendamenti 0.1.36.11 e 0.1.36.10 proponevano di circoscrivere l'inchiesta agli episodi di dissesto verificatisi negli ultimi sette anni ed alle imprese che avessero arrecato danno al pubblico risparmio e che avessero emesso titoli diffusi presso il pubblico. Quindi, non c'entrano nulla le imprese agricole e non c'entra niente il sistema economico del paese: l'inchiesta era limitata ad alcune imprese.
Certo, il subemendamento Benvenuto 0.1.36.12 ha ristretto il campo di azione ed ha bene individuato le società sulle quali potrà indagare la Commissione parlamentare di inchiesta. Tuttavia, constato con amarezza che il centrosinistra - qui sì che avete chiuso un occhio, collega Benvenuto - non ha voluto accettare la riformulazione proposta dai relatori, in tal modo impedendo alla Commissione di indagare anche sugli episodi relativi alla Banca 121. Mi chiedo perché il centrosinistra abbia detto di no proprio ad un'indagine relativa alla Banca 121 (Applausi del deputato Antonio Leone)!
Ribadisco che il gruppo di Alleanza nazionale esprimerà un voto favorevole, nella speranza che la Commissione di inchiesta possa accertare le giuste responsabilità, possa lavorare al fianco della magistratura, possa far luce sui casi di dissesto e, soprattutto, possa contribuire ad impedire che, in futuro, si verifichino casi simili a quelli sui quali essa è chiamata ad indagare: questo chiedono i risparmiatori e questo è l'obiettivo di Alleanza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Perrotta.
Prego i colleghi che si stanno intrattenendo nell'emiciclo di non disturbare gli oratori.
Ha facoltà di parlare, onorevole Perrotta.

ALDO PERROTTA. Signor Presidente, per la verità, avevo presentato un disegno di legge relativo al caso Parmalat; poi, però, ho apprezzato il lavoro delle Commissioni: dopo avere giustamente considerato che il fenomeno era piuttosto diffuso in un certo periodo della finanza italiana, queste hanno allargato l'inchiesta alla Cirio, ai bond e ad altri casi.
Debbo dire che mi ha lasciato perplesso il comportamento delle banche (incidentalmente, faccio notare che, in relazione a questi specifici controlli, la Commissione è bene indirizzata). Cos'hanno fatto le banche? Hanno venduto ai cittadini i titoli del loro portafoglio, il portafoglio principale, quello che avevano in cassa. Ebbene, non potevano farlo. Non solo: hanno venduto i bond argentini servendosi di società lussemburghesi! Hanno fatto una cosa che, in Italia, non si può fare: non potendo vendere i bond direttamente, li hanno venduti servendosi di società finanziarie con sede nel Granducato del Lussemburgo e che facevano capo alle banche stesse! Così stando le cose, non potremmo desiderare un'inchiesta migliore di quella che costituisce l'oggetto del provvedimento in esame.
Ma il problema è un altro. Al termine dei suoi lavori, la Commissione parlamentare d'inchiesta presenta una relazione al Parlamento. Il problema è che i revisori dei conti, i sindaci, le società di rating non potranno mai svolgere la funzione di controllori fino a quando saranno pagati dai controllati! Sarebbe assurdo ritenere che


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chi paga il controllore non possa influire sull'operato di quest'ultimo. Il controllato che paga il controllore dà vita ad una situazione abnorme che va cambiata: dobbiamo andare a monte, risalire al diritto societario, e dobbiamo risolvere il problema!
Tutto ciò, signor Presidente, si è verificato per un motivo semplice (è l'ennesima volta che lo rilevo): nel 1999, un altissimo funzionario del Tesoro, legato al ministro Visco, si inventò una legge con la quale sottraeva alla Consob i poteri di controllo sulle società di revisione delle grandi aziende e quelli sui collegi dei sindaci e sui revisori dei conti.
Evidentemente, ciò ha fatto impazzire il sistema. Non si è capito più nulla e sono esplosi i grandi crack. Infatti, può accadere che un finanziere non riesca a far quadrare i conti e nel falsificarli trovi l'aiuto di qualche «povero cristo». Stiamo parlando di crack di decine e decine di migliaia di miliardi! È logico e comprensibile (certamente è una valutazione non positiva) che qualche revisore abbia calato la testa.
Annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia. Infatti, l'obiettivo è di svolgere un'attenta indagine sui motivi che hanno causato tali eventi. Il nostro compito di parlamentari è poi di approvare provvedimenti affinché ciò non si ripeta. Tuttavia, abbiamo dimenticato il caso della Coopcostruttori di Argenta - un crack da 2000 miliardi -, la Banca 121 e la banca Euronord.
Per quanto riguarda la cooperativa di Argenta, si tratta di un fatto molto grave. In un altro provvedimento, se non ricordo male, ammettiamo l'intervento dello Stato in caso di crack superiore ai mille miliardi al fine di garantire i risparmiatori. In questo caso, copriamo la cooperativa di Argenta, ma non riusciamo a svolgere alcuna indagine. Mi sembra un'assurdità. Purtroppo, in Italia la Lega delle cooperative non si può toccare. È un sanctuarium al quale nessuno può accedere. È un po' come per i sindacati.
Concludo il mio intervento con la speranza (ma è soprattutto una certezza) che questa Commissione possa indagare su ciò che è successo e fornire indicazioni affinché nella nuova riforma del diritto societario, ma solo con riferimento ai controlli in questione, si possa fare in modo che questi fatti non avvengano più. Alla fine, infatti, resta l'amaro in bocca. I tre, quattro casi che andremo ad esaminare riguardano 60, 70, 80, 100 mila persone. Mi chiedo come sia stato possibile che tra il 1999 e il 2002, in questa nazione, sia successo tutto ciò. Nella certezza che la Commissione opererà bene, dichiara il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, mi asterrò dal voto finale, perché obiettivamente credo che questa Commissione di inchiesta non possa sortire gli effetti che i proponenti e gli stessi relatori hanno illustrato.
Ciò che è più grave, a mio avviso, è che si voglia sostanzialmente istituire una Commissione di inchiesta senza avere la possibilità, allo stato, di fare luce, di indagare, non sulle responsabilità politiche o oggettive, ma sulle cause che hanno determinato i drammatici eventi che sono stati individuati.
In realtà, credo che il Parlamento avrebbe dovuto (non è solo una questione di consecutio temporum e di metodologia temporale) impegnarsi seriamente nel verificare le ragioni che hanno determinato questi dissesti.
La proposta di legge sulla tutela del risparmio, evocata anche dal collega Antonio Pepe, è un passaggio fondamentale dal punto di vista logico e politico per accertare le responsabilità vere del sistema bancario, del sistema del capitalismo assistito, di tutto quello che ha generato questi crack tremendamente complessi che hanno indotto molti risparmiatori a perdere fiducia nel sistema del risparmio e nel sistema delle banche.


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Le responsabilità politiche e personali sarebbero dovute venire dopo, come conseguenza dell'accertamento delle cause che hanno determinato questa situazione.
Oggi, questo Parlamento si appresta, forse, ad istituire una Commissione di inchiesta, senza peraltro aver avuto la volontà politica di portare alla luce le cause che hanno originato questi crack.
Allora, a questo punto, non è solo un fatto di metodologia politica, ma di responsabilità del Parlamento, che vuole semplicemente coprire con una foglia di fico una propria azione politica, ma non è in grado e non ha la volontà politica di accertare le responsabilità del sistema - del sistema delle banche, del sistema del capitale assistito - , a danno della cultura vera e liberale del risparmio.
Qui dobbiamo lavorare seriamente per capire come sia possibile uscire dal guado di questa situazione, che è ingestibile e che ha compromesso la credibilità del sistema economico e finanziario italiano. Una volta fatto questo accertamento, dopo aver elaborato una legge capace di fare chiarezza sulla trasparenza dei mercati e, soprattutto, di dare delle risposte al risparmio gestito anche dal singolo risparmiatore, avremmo potuto e dovuto accertare anche le responsabilità. Accertare le responsabilità politiche, come dice Benvenuto, e non trovare la cura per creare le condizioni perché il mercato finanziario, il mercato del risparmio possa essere rilanciato, a mio avviso, è una strada che non ci porterà assolutamente da alcuna parte.
Per queste ragioni, signor Presidente, io mi asterrò dal voto su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, anche se il subemendamento del collega Benvenuto ha in qualche maniera corretto questo provvedimento, come lei sa, secondo un antico detto, non si raddrizzano le gambe ai cani e, quindi, il provvedimento rimane assolutamente...

PRESIDENTE. Però l'uomo è scolpito in un legno storto, come lei mi insegna...

GERARDO BIANCO. Io non aggiungo altro.
Mi ritrovo nelle parole del collega di Alleanza Nazionale Landi di Chiavenna, il quale ha fatto un'analisi assolutamente corretta di come dovrebbero essere affrontati questi problemi. È una delle ragioni per le quali ritengo di non poter concorrere all'approvazione del provvedimento che istituisce questa Commissione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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