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PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha facoltà di
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mia sarà un'illustrazione breve, dal momento che vivo un forte momento di curiosità di sapere come l'amico e rappresentante del Governo, Ventucci, risponderà a questa interpellanza, riservandomi un maggior lasso di tempo per la replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci, ha facoltà di
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, sarò breve così come concisa e puntuale è l'interpellanza a firma degli onorevoli Boccia e Giachetti.
PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha facoltà di
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, penso di poter anche evitare di dichiararmi soddisfatto o meno della risposta, nel senso che io ho chiesto «che ore sono?» e mi è stato risposto che «il treno parte dal binario 4». Ciò, ovviamente, era abbastanza prevedibile!
mediatico, avete ingannato gli italiani i quali si stanno rendendo conto di come operate e di come vi comportate. Dunque, non venga a dire a me quanto conti l'informazione, perché concordo con lei. Infatti, esercitate molto l'informazione, che è innanzitutto nelle mani del Presidente del Consiglio, sia quella televisiva, sia buon parte di quella non televisiva.
perdere altre cose, che speriamo non farà mai) -, quindi la sua famiglia evita di versare allo Stato quasi mille miliardi, in ragione delle proprietà che possiede. Il Presidente del Consiglio viene a dire a noi che lui è uno che ha sempre lavorato! Sarebbe divertentissimo, ma qui non sono certo io che lo devo fare, vedere come egli sia arrivato alla sua ricchezza. Noi siamo felicissimi che lui ci sia arrivato, però visto che ci spiega che versa tanti soldi all'erario, ci dovrebbe anche spiegare perché una legge dello Stato crea benefici innanzitutto a lui, consentendogli di risparmiare circa mille miliardi.
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Conosce bene queste cose, onorevole Giachetti!
ROBERTO GIACHETTI. Intanto, però, i giudici hanno ritenuto non infondata la mia querela e hanno trasmesso gli atti al tribunale dei ministri, affinché, almeno in quella occasione, il Presidente del Consiglio possa dire in ragione di che cosa fa delle affermazioni che hanno una valenza penale (salvo il fatto che non vi è mai una sede nella quale può risponderne). Ovviamente, anche per le tutele parlamentari di cui gode, non risponderà mai!
Sono infatti certo che il sottosegretario Ventucci risponderà puntualmente ai quesiti posti in questa interpellanza presentata dall'onorevole Boccia e che ho il compito di illustrare. L'interpellanza fa riferimento a dichiarazioni del Presidente del Consiglio, onorevole Berlusconi, rese il 21 giugno a Sesto San Giovanni, e nelle quali, come recita un brano dell'interpellanza e così come è riportato dalle agenzie di stampa, ha affermato che «è indegno ciò che accade nei seggi elettorali, dove vengono cancellate schede elettorali a nostro favore ed attribuite a loro».
A dire il vero, la clemenza dell'onorevole Boccia ha comportato per così dire una contrazione delle autentiche dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale, nelle agenzie di stampa ed in particolare cito un'agenzia ASCA del 21 giugno, ha detto testualmente: « È una cosa indegna la cancellazione di schede a nostro favore che avviene quotidianamente nei seggi ad opera di un esercito di professionisti del centrosinistra e a danno dei nostri dilettanti, che puntualmente vengono fatti fessi».
Al di là delle considerazioni del Presidente del Consiglio sui propri militanti, ed ovviamente se lo dice lui non possiamo dubitarne, (conosco tuttavia tanti militanti di Forza Italia che sono persone per bene e brave: sarà forse anche per questo che, dimostrando un barlume di rinvenimento, nelle scorse elezioni hanno deciso di optare politicamente per forze politiche che magari li considerano meno fessi!), egli aggiunge: «Così facendo, il centrosinistra mette voti in più sul suo conto ed in meno sul nostro conto», - aggiungendo ancora -, «ci sono due Italie: da una parte quelli come noi e dall'altra quelli come loro».
Come se ciò non bastasse, signor rappresentante del Governo (sono certo che lei puntualmente mi spiegherà attraverso quali prove evidenti il Presidente del Consiglio si è espresso in questo modo), conclude in quest'agenzia: «Siamo scesi in campo perché eravamo preoccupati che l'Italia potesse finire in mani illiberali e di forze autoritarie. Le ragioni delle nostre preoccupazioni, avendo a che fare con queste persone, non sono venute meno. Non possiamo affidare il nostro futuro e quello dei nostri figli e delle nostre istituzioni a persone come loro».
Come lei può vedere, non vi sono soltanto giudizi politici in queste dichiarazioni del Presidente del Consiglio, ma, come è avvenuto in passato e ci occuperemo di questo nella replica che farò dopo le sue considerazioni, vi sono anche accuse precise e che hanno una cogenza penale.
Penso che già il fatto che qualunque cittadino svolga una serie di affermazioni come quelle riguardanti la presenza di brogli, come testualmente dice il Presidente del Consiglio, sia circostanza grave; se ciò proviene dal Presidente del Consiglio, che peraltro - argomento tutt'altro che irrilevante - ha un rapporto telefonico con il ministro dell'interno, che dovrebbe vigilare sul corretto funzionamento delle operazioni elettorali e che è competente in relazione ai soggetti coinvolti in tali operazioni (presidenti di seggio e scrutatori), è circostanza ancora più grave.
Sono certo tuttavia che lei avrà modo di rassicurare me, oltre che gli italiani, sul fatto che il Presidente del Consiglio abbia materialmente delle certezze in merito; pertanto, lei oggi ci darà informazioni dettagliate in merito alle occasioni nelle quali questo è avvenuto, su quali siano i responsabili dei brogli denunciati e, soprattutto, su quali atti giudiziari siano stati avviati dal Presidente del Consiglio per fare in modo che ciò che è accaduto - e che se da lei sarà dimostrato si considererà vicenda molto grave - cessi di esistere.
Nelle ultime elezioni europee, cui si riferisce l'onorevole Giachetti, quasi 1.600.000 schede elettorali sono state annullate e quasi altrettante sono risultate bianche: si tratta di 3.200.000 schede. Questo dato è molto elevato, politicamente inquietante, da sottoporre ad ampia riflessione e suscita una prima considerazione, solo apparentemente superficiale, perché riguarda l'approfondimento dovuto da parte dei presidenti di seggio e degli scrutatori circa la volontà espressa dall'elettore.
Pertanto, premesso che le votazioni si sono svolte con serenità e senza incidenti, appaiono del tutto ininfluenti le dichiarazioni informali del Presidente del Consiglio, nella veste di capo di un partito, sulla questione inerente alle contestazioni durante lo spoglio dei voti nelle tornate elettorali, ben note da anni non solo in Italia, ma in tutti i paesi democratici.
Sappiamo che tale operazione è piuttosto complessa e non a caso la legge prevede nelle operazioni elettorali la presenza dei rappresentanti delle liste che agiscono con un metodo, quasi processuale, di un contenzioso, di una discussione.
Non credo che quelle liste che non hanno rappresentanti nel seggio abbiano una difesa efficace nel caso di contestazioni. Alcuni partiti per lunga tradizione hanno la capacità di istruire i propri rappresentanti ed ottenere il massimo nella difesa democratica dei propri voti, mentre altri partiti, per loro deficienza organizzativa, non hanno quella medesima capacità.
Pertanto, quelle considerazioni dell'onorevole Berlusconi, nelle quali non sono mai state pronunciate le parole «brogli elettorali», erano plausibilmente rivolte all'organizzazione del proprio partito non ben attrezzato per difendere le proprie ragioni.
Vi è un'osservazione a margine di questa vicenda, onorevole Giachetti, che riguarda l'informazione: si tratta di uno strumento potente per fomentare la creatività umana e, nell'occasione, oserei dire il legittimo desiderio dell'opposizione cui non sfugge l'uso dell'ostilità come elemento teleologico che non serve ad altro se non a potenziare e ad ingigantire ciò che si pretende di sconfiggere con lo stillicidio della delegittimazione.
Sta di fatto che quando si può esprimere il proprio pensiero, anche se infastidisce gli altri, significa che siamo ancora in democrazia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
Signor sottosegretario, fa quasi tenerezza la toppa che lei cerca di mettere rileggendo e riconfigurando le dichiarazioni del Presidente del Consiglio. Evito di dirle cosa penso del fatto che lei venga a dire a me quanto conti l'informazione, atteso che in questo momento il suo Presidente del Consiglio si trova nella singolare, mondiale, globale, planetaria situazione di essere proprietario delle tre maggiori reti private e, contemporaneamente, azionista diretto delle tre televisioni pubbliche.
Quindi, signor sottosegretario, non serve che lei venga a dire a me quanto conti l'informazione: lo so! Con quella avete vinto la campagna elettorale: avete ingannato gli elettori annunciando che avreste risolto il conflitto di interessi nei primi cento giorni (e sono passati tre anni e mezzo), che avreste ridotto le tasse (e non l'avete fatto), che avreste aumentato le pensioni (e non l'avete fatto). Avete vinto le elezioni perché, attraverso il bombardamento
Però, signor sottosegretario, nell'interpellanza c'era la frase del Presidente del Consiglio, che lei ha rimodulato e resa più soft. In quella frase non si parla di brogli elettorali, ma si dice: è una cosa indegna la cancellazione di schede a nostro favore, che avviene quotidianamente nei seggi ad opera di un esercito di professionisti del centrosinistra a danno dei nostri dilettanti, che puntualmente vengono fatti fessi. Al di là del giudizio sui suoi militanti, mi piacerebbe sapere come il signor sottosegretario traduce questa affermazione, che non è esattamente un giudizio politico su quello che accade, bensì un'accusa, anzi nella fattispecie una calunnia, cosa che accade spesso al Presidente del Consiglio, visto che egli, oltre ad avere dei seri problemi a governare questo paese, ogni tanto - questo comunque è un mio giudizio - apre bocca e gli dà fiato (come si dice dalle mie parti); sono poi i sottosegretari, i ministri e i presidenti vari che dopo devono «mettere una pezza» per cercare di attutire quello che il Presidente del Consiglio ha detto, peraltro non informalmente, perché se lo pubblicano le agenzie di stampa si dà il caso che sia un fatto pubblico (ciò di cui stiamo parlando non l'ha detto al cameriere di Arcore, ma lo ha detto in un'occasione pubblica!).
D'altra parte, sempre per stigmatizzare queste affermazioni e questi giudizi politici del Presidente del Consiglio, vorrei ricordare che vi è stato un altro precedente (ve ne sono stati in realtà tanti), in cui il Presidente del Consiglio si è brillantemente esercitato in giudizi che travalicano qualunque valutazione politica, diventando calunnie. Mi riferisco a quando ha detto sostanzialmente a tutti noi che eravamo dei ladri. Anche in questo caso, signor sottosegretario, le riporto le affermazioni pubblicate dalle agenzie di stampa e non cose inventate da me. Il 19 febbraio scorso (quindi non 35 anni fa), ad Atene, il Presidente del Consiglio ha testualmente detto: «Io credo che tutto mi si possa dire, ma non che sono semplicista. Intanto, questi semplicisti, loro, sono persone che non hanno mai messo piede nel mondo del lavoro, sono persone che hanno solo chiacchierato nella loro vita e non combinato niente altro che prendere i soldi dai cittadini».
Poi il Presidente del Consiglio ha aggiunto: «Ci sono anche tanti signori che sento, che vanno, che hanno la casa al mare, che hanno la casa in città, che hanno la casa ai monti, che hanno la barca. Io guardando quello che guadagnano questi signori ogni mese e quello che anche devono dare, qualcuno di loro, ai loro partiti, dico: come hanno fatto a farsi tutte queste proprietà? Sono soldi» - signor sottosegretario, è il Presidente del Consiglio italiano a fare queste affermazioni - «rubati»! Quindi non c'è un'interpretazione, ma è lo stesso Presidente del Consiglio ad affermare che gran parte di coloro che siedono in questi banchi hanno rubato. Sono - egli ripete - soldi rubati ai cittadini. «Ai cittadini dico, fate i conti in tasca a questi signori, che non hanno mai lavorato, non sanno che cos'è un'azienda, non sanno che cos'è un bilancio, e che vengono a dare del semplicista al Presidente del Consiglio, che da zero ha messo in piedi una grande azienda, che versa centinaia di miliardi nelle casse dell'erario».
In proposito, signor sottosegretario, sempre perché questo Governo ha lavorato per l'interesse del paese, quando il Presidente del Consiglio afferma che lui con le sue aziende versa centinaia di miliardi all'erario, dimentica che grazie ad una delle prime leggi approvate dall'attuale Parlamento, su iniziativa del Governo, quella sull'abolizione della tassa di successione per i miliardari, il Presidente del Consiglio, indirettamente - perché lui, come sappiamo, ha il conflitto di interessi, le proprietà, è il presidente del Milan, è il capo politico, cioè ormai è tutto (lasciamo
Avrei altre 5 mila carte da citare, signor sottosegretario, ma so perfettamente qual è la sua posizione. Lei ha dovuto portare avanti una parte, cercando di «mettere una pezza». Il dramma, signor Presidente della Camera, signor sottosegretario, colleghi, è che è difficile «mettere una pezza» a queste cose, perché esse sono la fotografia di un uomo disperato, che ormai non sa più neanche quello che dice, che ha una situazione che gli si sta sgretolando addosso, che produce comportamenti politici e questo lo vediamo tutti i giorni ed è anche all'ordine del giorno della crisi politica che sta investendo la maggioranza.
Tale situazione produce anche comportamenti penali; in particolare, la informo che ho presentato una querela nei confronti del Presidente del Consiglio per lo stesso interesse di oggi. Egli ci dovrebbe esporre le prove sulla base delle quali fa delle affermazioni di rilevanza penale. Poiché a noi non le manifesta, ho presentato una querela per dargli la possibilità di fornirle. Non succederà, perché - figuriamoci - conosco bene come vanno a finire queste cose!
In compenso, non in sede informale, ma in sede pubblica, egli si permette, come ormai sempre più spesso gli accade, di aprire bocca e dargli fiato, certe volte, a mio avviso, senza rendersi conto di ciò che dice.