Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 482 del 30/6/2004
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Si riprende la discussione del disegno di legge n. 4636-bis.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4636-bis)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 4636-bis sezione 1).
Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, dopo l'illustrazione degli ordini del giorno, avrà luogo l'espressione del parere del Governo. La seduta sarà successivamente sospesa e riprenderà alle 15 per il question time.
Dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, si svolgeranno le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno. Le votazioni avranno luogo a partire dalle 16.
Avverto che l'ordine del giorno Luongo n. 9/4636-bis/78 è stato ritirato e che gli ordini del giorno nn. 9/4636-bis/17, 9/4636-bis/19, 9/4636-bis/25 e 9/4636-bis/34 recano come prima firma - rispettivamente - quella degli onorevoli Grillini, Sabattini, Bonito e Finocchiaro.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili gli ordini del giorno Sabattini n. 9/4636-bis/19, Soda n. 9/4636-bis/26, Montecchi n. 9/4636-bis/33, Ruzzante n. 9/4636-bis/36, Gambini n. 9/4636-bis/39, Minniti n. 9/4636-bis/40, Adduce n. 9/4636-bis/41, Battaglia n. 9/4636-bis/42, Bogi n. 9/4636-bis/44 e Bolognesi n. 9/4636-bis/45, in quanto volti a dettare istruzioni al Governo in contrasto con i principi e i criteri direttivi per l'esercizio della delega legislativa, di cui all'articolo 2 del testo.
L'onorevole Lucidi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4636-bis/24.

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, questa mattina, durante la sua dichiarazione di voto a nome del gruppo dell'UDC, l'onorevole Mazzoni ha richiamato il suo Governo ad affrontare davvero le questioni inerenti la giustizia. Al riguardo, ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno che dovrebbe contenere gli aspetti essenziali di un programma di Governo che tuttavia appare inesistente, mentre è evidente che l'esecutivo e la maggioranza, che con la votazione della questione di fiducia gli ha rinnovato il sostegno, non sono attenti alle vicende quotidiane che affannano i percorsi giudiziari e allontanano l'esito dei processi, demotivando gli operatori, che non sono in grado di sopportare - anche a causa della carenza numerica - tale carico, nonché i giudici e soprattutto i cittadini.
Fin qui nulla di quanto si è fatto si sta rivelando utile per un sistema giudiziario moderno e ed efficiente. È per questo motivo che negli ordini del giorno che abbiamo presentato chiediamo che, in sede parlamentare, si possa porre mano ad alcuni provvedimenti necessari ed indifferibili. Chiediamo ciò auspicando soprattutto che il Governo enunci i propri progetti in ordine a riforme che attendono di essere varate dal Parlamento.
Nel mio ordine del giorno ho specificamente evidenziato un tema meritevole di interesse parlamentare, vale a dire quello della magistratura onoraria.
È ormai indiscutibile che nel nostro paese la magistratura onoraria ha assunto un ruolo essenziale. Questo ruolo le è stato conferito con una serie di provvedimenti, che hanno chiesto alla magistratura onoraria un impegno per accelerare i processi e rendere la giustizia sempre più vicina ai cittadini. Penso, a questo riguardo, a due importanti provvedimenti adottati nella scorsa legislatura che hanno rivisto e valorizzato il ruolo dei magistrati onorari, ovvero quelli relativi alle sezioni stralcio e all'estensione delle competenze dei giudici di pace.
Il punto ora da affrontare nel nostro lavoro è quello di collocare il ruolo essenziale della magistratura onoraria all'interno di un moderno ed efficiente modello giurisdizionale. Tale ruolo non può più


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essere emergenziale o tampone, bensì strategico, per consentire al servizio della giustizia di stare al passo con le esigenze dei cittadini, che si traducono ovviamente in liti giudiziarie, quindi con cause iscritte a ruolo. È evidente che l'attuale disciplina è insufficiente ad un approccio sistematico tale da riconoscere la dignità di questa figura ormai essenziale. È, altresì, evidente che aver affrontato i temi concernenti la magistratura onoraria attraverso una serie di provvedimenti legislativi ha fatto sì che la relativa disciplina sia disomogenea, sia per quanto riguarda le incompatibilità, sia - come affermo nel mio ordine del giorno - per quanto riguarda la durata nell'incarico, sia per quanto riguarda le funzioni, i ruoli nonché il trattamento economico, previdenziale e pensionistico di questi soggetti.
Sostanzialmente, quindi, chiedo con il mio ordine del giorno che, per così dire, si apra una finestra al fine di dare dignità a tale categoria, affinché contribuisca a migliorare la giustizia.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruggieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4636-bis/4.

ORLANDO RUGGIERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno con molta semplicità intende impegnare il Governo ad ampliare l'organico della magistratura, reperendo le necessarie risorse già con la prossima legge finanziaria. Questo ordine del giorno, insieme a tanti altri proposti dall'opposizione, intende segnare sul piano politico l'abissale distanza che esiste tra noi e l'attuale maggioranza. Più questa è pervicacemente impegnata a realizzare una pseudoriforma a colpi di maggioranza che - come affermava l'illustre onorevole Mancuso - va ben oltre il comune senso della vergogna, in dichiarato odio alla magistratura con continui proclami di carattere dichiaratamente punitivo nei confronti di essa, più noi preferiamo restare ancorati alle esigenze avvertite dal cittadino, che dall'attuale sistema della giustizia riceve un servizio poco efficiente, per non dire scadente, con costi altissimi e tempi biblici.
Il provvedimento in esame ha ottenuto il solo risultato di scontentare tutti, dagli avvocati ai magistrati, agli operatori della giustizia. La ragione è molto semplice: questa maggioranza non ha inteso agire per dare al cittadino risposte serie e concrete alla sua legittima esigenza di un servizio efficiente sul versante della giustizia.
Al contrario, questa maggioranza ha deciso di non investire sulla giustizia, trovando preferibile lo scontro con la magistratura. Non possiamo certamente condividere che la complessa problematica del funzionamento del sistema possa essere risolta con una riforma settoriale e limitata alla sola disciplina della giurisdizione, con il dichiarato intento di perseguire la cosiddetta separazione delle carriere senza minimamente preoccuparsi di una riorganizzazione di ampio respiro che riguardi l'intero assetto della giurisdizione stessa, con l'impiego dei mezzi che ciò dovrebbe comportare. Ciò è tanto più vero che, attraverso due cardini di questa pseudo-riforma, vale a dire la disciplina dell'accesso alla magistratura e la cosiddetta gerarchizzazione delle procure, la maggioranza persegue l'intento evidente di creare un sistema di controllo politico sul funzionamento della giurisdizione, che si pone in palese contrasto con i principi di autonomia e di indipendenza costituzionalmente garantiti e con un corretto ed efficiente funzionamento del sistema.
Ritengo che sulla batosta elettorale subìta dal Presidente del Consiglio e dalla sua maggioranza non sia stato affatto ininfluente questo continuo stato di tensione creato nei confronti della magistratura, che purtroppo alimenta un sentimento di sfiducia del cittadino verso le istituzioni. Utilitaristicamente parlando, dovrei dire: continuate così. Ma, per il bene del paese, preferisco dire: fermatevi qui (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Lumia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4636-bis/71.


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GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il centrodestra si sta assumendo una grave responsabilità. L'ordinamento giudiziario costituisce uno dei pilastri fondamentali della nostra democrazia. Per il centrodestra, non è più così: con la proposta del Governo - forse è meglio precisare, dopo il voto di fiducia: la proposta di Berlusconi; forse è ancor meglio, e più triste, precisare: la proposta di Previti e Dell'Utri - viene messo in serio pericolo il nostro equilibrio democratico.
State privando il Parlamento della possibilità di confrontarsi e di individuare soluzioni serie ai tanti problemi della giustizia del nostro paese: cercate di scaricare su questo provvedimento le vostre divisioni e di trovare una quasi impossibile convergenza tra i vari pezzi del centrodestra, a danno dell'ordinamento giudiziario. Dopo la sonora sconfitta elettorale, avete accelerato, ponendo la questione di fiducia, e state, di fatto, agendo per colpire la magistratura e il valore stupendo delle democrazie avanzate: la legge è uguale per tutti.
Il cittadino è tenuto ai margini: nessuna visione che parta da esso, per trovare i giusti rimedi e le adeguate modernizzazioni; nessun salto di qualità per velocizzare i tempi della giustizia; nessuna risorsa economica aggiuntiva per rendere più efficienti ed accoglienti i palazzi di giustizia; nessun aumento di organico dei magistrati. Provate ad ascoltare i responsabili degli uffici giudiziari, e scoprirete vuoti enormi di personale; provate a confrontarvi con gli operatori e le procure che si trovano negli avamposti della giustizia del nostro paese, ad affrontare la criminalità organizzata e i numerosi problemi che negano diritti e sicurezza: scoprirete che anche in tali uffici vi sono carenze di organico di fronte alle quali il ministro e il Governo voltano continuamente le spalle.
Non si prevede alcun aumento del personale amministrativo: segnalo anzi la situazione vergognosa costituita dai dipendenti a tempo determinato, per i quali non volete trasformare il rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Si tratta di 1.800 unità di grande qualità professionale, tuttora precarie e lasciate nell'incertezza. Avete usato la gestione ordinaria degli uffici giudiziari per indebolire la giustizia italiana. Per quanto concerne la lotta alla mafia, vi sono procure antimafia senza risorse per gli straordinari, senza mezzi adeguati, senza automobili efficienti per le scorte, senza risorse perfino per la benzina: è insomma in atto un continuo attacco alla vita quotidiana della giustizia.
Quanto all'articolo 41-bis, il ministro Castelli non ha informato il Parlamento che per ben 72 boss, nel 2003, e 14 boss, nel 2004, è stato disposto il passaggio dal regime previsto dall'articolo 41-bis al regime ordinario.
Per quanto concerne il mandato di cattura europeo, prima avete bloccato lo spazio giuridico antimafia, adesso state imboccando una strada debole, bislacca e, per molti aspetti, più grave di prima. Adesso con la vostra legge sull'ordinamento giudiziario violate la Costituzione sull'autonomia e l'indipendenza della magistratura, gerarchizzate i rapporti interni alle procure, burocratizzate le professioni e gli avanzamenti, predisponete percorsi disciplinari arbitrari contro quei magistrati onesti che non si fermano di fronte alla corruzione, alle stragi, alle collusioni. Ecco il risultato: per il cittadino un disastro, per i potenti ancora più privilegi, per la giustizia tempi più lunghi e ancora più umiliazioni (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Ruta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4636-bis/10.

ROBERTO RUTA. Signor Presidente, sono state dette molte cose e si sarebbe voluto dire di più per contribuire meglio a questo dibattito per la costruzione della riforma, dell'ordinamento giudiziario. Che ci fosse bisogno di una riforma, questo è sicuro, perché sostenere il contrario significherebbe camminare bendati, non vedere la realtà. Che le cose nella giustizia italiana avessero cominciato ad andare meglio, anche grazie all'intervento del precedente Governo, con passi significativi soprattutto sui tempi e sulla mole di lavoro arretrato, questo anche è un fatto oggettivo,


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che è riscontrabile dai dati; ma che comunque fosse necessaria una riforma del sistema questa è cosa altrettanto evidente.
Sono convinto che l'autonomia della magistratura sia e debba rimanere per forza di cose un caposaldo della nostra Costituzione e del nostro equilibrio costituzionale. Che ci siano state anche delle situazioni patologiche, che non hanno certamente contribuito a dare credibilità alla magistratura stessa, è un fatto indiscusso. Però bisogna dire che vi sono centinaia e centinaia di magistrati, cioè la stragrande maggioranza, che fanno seriamente il proprio lavoro e lo fanno in grandi difficoltà, anche pratiche, quelle piccole quotidiane difficoltà dovute all'impossibilità di muoversi in maniera operativamente sana e funzionale; e vi sono anche tanti magistrati che, con grande coraggio, affrontano situazioni che in alcune parti d'Italia ne richiedono veramente tanto.
Allora generalizzare è drammatico e, in controluce, ci sembra di leggere proprio questo nella riforma in esame: una generalizzazione, come ho sentito dire stamattina dall'onorevole Vitali. Sì, è vero, ci sono situazioni patologiche - lo riconosco - vi sono situazioni che non hanno funzionato, ma guai a dire che quella è la magistratura italiana! Quella è una parte della magistratura italiana, ma sicuramente è una parte marginale. Guai a pensare di fare una riforma per una parte marginale e per una patologia che si rivela solo in alcuni piccoli segmenti della magistratura italiana, senza guardare invece alla stragrande maggioranza del lavoro dei magistrati! La riforma va fatta per il sistema ed anche per eliminare le patologie. Certo, nessuna riforma contiene una soluzione perfetta, questo è vero. Ma guai ad immaginare che si possa fare una riforma per una parte limitata, che non funziona, della magistratura, essendo la stessa composta di uomini!
Si tratta di una riforma che contiene spunti che possono essere presi anche in seria considerazione, ma insieme a quegli spunti, in controluce, si legge quasi una comunicazione di fondo, come dire che l'esecutivo in qualche modo entra, invade, non solo controlla, ma fa qualcosa di più, qualcosa che il nostro equilibrio costituzionale non prevede.
Probabilmente la strada era quella di un controllo più forte interno al sistema della magistratura. E lì sta la difficoltà. Una riforma del sistema giudiziario non è facile: è la fatica dell'improbabile, diceva Martinazzoli, quella delle riforme in politica e soprattutto nel mondo della magistratura, in un settore, quindi, così delicato. È così delicato che, se si provocano danni, è meglio non metterci mano per nulla.
Bisogna quindi trovare il modo di fare le riforme, quelle possibili, che non arrecano danni. Nell'ordine del giorno ci si occupa di un problema piccolo, vista la posizione del voto di fiducia e l'impossibilità di illustrare gli emendamenti, riguardante la reperibilità delle risorse nella prossima legge finanziaria per garantire un efficiente servizio di stenotipia. I magistrati, anche rispetto a questioni minime, hanno difficoltà a procedere in maniera corretta per garantire a tutti un servizio di giustizia efficiente (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Papini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4636-bis/3.

ANDREA PAPINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine del giorno da me presentato per mettere in evidenza un aspetto che mi ha particolarmente colpito nel dibattito odierno, ma che si è già manifestato in più occasioni nel corso della legislatura.
Come si è ben visto, da parte del centrosinistra si sono manifestate forti e condivise proteste sull'uso del voto di fiducia in un'occasione come questa in relazione al particolare rilievo della materia oggetto della delega, l'ordinamento giudiziario, che - come ha ricordato l'onorevole Franceschini - richiederebbe un atteggiamento connotato da ben altra serenità di condotta.


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Ciò che mi ha colpito è stata l'affermazione dell'onorevole Lussana nel corso della dichiarazione di voto per il gruppo della Lega, secondo la quale saremmo in una stagione di riforme non condivise, inaugurata dall'attuale opposizione all'epoca in cui era maggioranza. Il riferimento era alla riforma di natura costituzionale approvata con un esiguo margine di maggioranza nella passata legislatura.
Non vorrei entrare nel merito della questione su come si debba valutare o determinare il grado di condivisione di un provvedimento. Nel caso specifico del provvedimento su cui oggi è stata posta la questione di fiducia mi è sufficiente richiamare le parole di palese perplessità espresse nella dichiarazione di voto dall'onorevole Mazzoni, esponente di un partito di maggioranza, che ha parlato, appunto con perplessità, di «delega nella delega».
Il punto che mi preme sottolineare ora però non attiene al merito, ma al modo, all'attitudine con cui l'attuale maggioranza si pone nei confronti del bipolarismo, che oggi connota largamente, anche se non totalmente, il sistema politico italiano e dunque il Parlamento.
Credo che «bipolarismo» debba significare concreta possibilità di un sistema di alternanza al Governo del paese, con il conseguente importante corollario che ciascuna coalizione di forze politiche, nel costituirsi come uno dei poli del sistema, assuma come punto di riferimento della propria azione politica e parlamentare il miglioramento del sistema stesso. Questo riguarda sia la coalizione di maggioranza sia quella di opposizione, in quanto potenzialmente l'opposizione potrebbe diventare maggioranza e la maggioranza divenire opposizione.
Se così è, e io credo che debba essere così, allora è un grave errore - come tante volte ho sentito affermare in quest'aula - sostenere: «Lo avete fatto anche voi!». In questa risoluta affermazione vi è la individuazione di quello che viene ritenuto senza incertezza un errore: «Voi avete sbagliato a fare così!», unita all'altrettanto risoluta adesione alla ripetizione dello stesso errore. È come se si dicesse: «Voi avete sbagliato e dunque voglio e posso sbagliare anch'io!».
Questa interpretazione del bipolarismo, che io definirei un «bipolarismo a peggiorare», appare con molta evidenza dannosa per tutti e per tutto il paese. Con qualche sforzo dovremmo cercare di instaurare un circuito virtuoso per un «bipolarismo a migliorare», nel quale chiunque si trovi ad individuare un errore, si adoperi poi per correggerlo e non per confermarlo. Da questo punto di vista, quella di oggi è stata un'occasione persa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Rosato ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Ruggieri n. 9/4636-bis/4, di cui è cofirmatario.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo affrontando le questioni rilevanti che la riforma dell'ordinamento della giustizia implica in una forma assolutamente non adeguata, perché così si è voluto. La scelta del Governo di porre la fiducia su questo importante provvedimento risulta davvero incomprensibile non soltanto sotto il profilo squisitamente politico (su questo aspetto hanno già avuto modo di soffermarsi numerosi rappresentanti tanto del centrosinistra quanto del centrodestra), ma anche se si ha riguardo alle priorità che questo Governo si era dato. L'intento propagandato - riformare in termini positivi, sia pure secondo un disegno non condiviso, un ordinamento giudiziario molto complesso - viene tradotto in un maxiemendamento che questa Assemblea, nella quale prevaleva l'intenzione di concorrere, di dare un contributo costruttivo, non ha avuto la possibilità di discutere e di condividere.
Sebbene ci sia stato imposto un metodo di lavoro inadeguato, già la prima lettura del provvedimento in esame ci consente di rilevare l'assoluta mancanza di attenzione verso i diritti dei cittadini, i quali dovrebbero essere i beneficiari di una giustizia


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che funzioni (sia quando assumono la veste di parte lesa sia quando sono chiamati a rispondere dei loro comportamenti). In un sistema giustizia che non funziona, tali diritti non vengono garantiti. Né bisogna dimenticare i diritti e i doveri di chi lavora in ambito giudiziario. Non siete riusciti a fare le cose che effettivamente servivano!
Nessuno ha mai detto che non fosse necessaria una riforma dell'ordinamento giudiziario e, più in generale, che non fosse necessario intervenire sulla questione della giustizia per dare soluzione ai noti problemi. Tutti sanno che i tempi della giustizia sono intollerabili e che mancano mezzi e risorse. Per accorgersene, basta fare un giro in uno qualsiasi dei tribunali italiani: quale più quale meno, le loro strutture e le loro dotazioni sono sempre più ridotte all'osso, mentre le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria sono poste a carico dei comuni da norme che non appaiono consone ad una giustizia che dovrebbe disporre di ben altri mezzi e risorse. Dal canto loro, i tempi biblici di definizione dei processi non consentono di avere quella certezza del diritto che vi può essere soltanto se la risposta giudiziale viene ottenuta entro un termine ragionevole.
L'onorevole Mancuso, che non cito abitualmente, ma che, quando interviene nei nostri dibattiti, lo fa sempre in maniera puntuale ed a ragion veduta, ha affermato, nella sua dichiarazione di voto di stamani, ascoltata con attenzione da tutti anche per l'autorevolezza dell'oratore, che questa riforma ha carattere dichiaratamente punitivo. Io credo che ciò debba far riflettere chi, oggi, si propone di seguire una strada che non appare produttiva né per noi né per il paese.
Dalle tante norme che vengono prodotte dal nostro Parlamento e dal nostro Governo i cittadini si attendono anche una maggiore sicurezza, bisogno alla cui soddisfazione la giustizia e l'ordinamento giudiziario debbono contribuire. Diminuiscono i furti? Non lo so: le statistiche sono sempre contestate e contestabili. Quel che è certo è che i cittadini denunciano di meno i furti e reagiscono più raramente alle tante, piccole prevaricazioni di cui sono vittime, perché sanno di non ricevere risposte. Il Ministero dell'interno non paga gli affitti per le caserme dei carabinieri e l'organico della Polizia è sottodimensionato, mentre le macchine di servizio sono senza benzina (e non si tratta di dati immaginari, ma reali).
Ebbene, anziché intervenire su questi aspetti, ci si è fissati un obiettivo di natura squisitamente politica (nel senso più deteriore del termine).
L'obiettivo di questa riforma non è di migliorare il sistema della giustizia ma di controllarlo attraverso la separazione delle carriere. L'obiettivo reale, dunque, è di controllare il sistema della giustizia. La scelta di contenuto e di metodo è riuscita a mettere tutti d'accordo, i magistrati, gli avvocati, gli operatori di giustizia, che hanno scioperato per dimostrare che tale riforma non era quella...

PRESIDENTE. Onorevole Rosato, la invito a concludere.

ETTORE ROSATO. Mi avvio alla conclusione, ricordando che il vero problema non è se la Lega serva o no a questo Governo. Di certo, questa riforma non serve al nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Lettieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4636-bis/5.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, non era certamente immaginabile che una così rilevante riforma dell'ordinamento giudiziario fosse approvata a colpi di fiducia, una fiducia sicuramente estorta a molti parlamentari della maggioranza e certamente negata a questo Governo e al suo Presidente dagli elettori nelle recenti elezioni europee ed amministrative.
Più volte, in quest'aula, ho sottolineato la china antidemocratica imboccata dal Governo che, per nascondere le sue incapacità, la sua non disponibilità al confronto


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di merito con l'opposizione e le sue lacerazioni interne, non trova di meglio che abusare di uno strumento eccezionale quale è e dovrebbe essere la richiesta del voto di fiducia.
Da tre anni, signor ministro, in quest'aula si discute sui problemi della giustizia, se ne parla anche troppo. Lei ne parla molto sui giornali e fa anche bene. Tuttavia, non ci si può limitare a parlare dei mali della giustizia e della necessità di garantire processi equi e rapidi: alle parole devono seguire i fatti.
Purtroppo, rapidi sono stati soltanto i provvedimenti approvati per evitare i processi a qualche esponente del Governo e della maggioranza, a partire dal Presidente del Consiglio. Nessuno di noi tuttavia poteva immaginare che alla fine il Governo imponesse l'approvazione a scatola chiusa di un provvedimento così importante, rigettando ogni seria proposta emendativa e mostrando il vero intento della maggioranza, quello punitivo nei confronti della magistratura, accentuando i contrasti tra i poteri dello Stato, con grave pregiudizio per i rapporti e per l'immagine delle istituzioni e soprattutto per la fiducia dei cittadini verso di esse. Quest'ultima è già scarsa e lo è per una serie di motivi che vanno dall'impoverimento quotidiano, dall'impossibilità di far fronte alle esigenze della vita cui le famiglie sono chiamate, ai rapporti con la giustizia. Chi cade nelle maglie della giustizia sa che un processo può durare sei, sette, otto, dieci anni. Su questo terreno, ministro, avrebbe dovuto cimentarsi seriamente; avrebbe sicuramente trovato anche il libero consenso di tanti deputati, al di là dell'appartenenza ai gruppi.
Il Presidente Biondi, che è stato ministro della giustizia, certamente sa - mi scusi se la chiamo in causa, Presidente - che un provvedimento che ha la presunzione di riformare l'ordinamento giudiziario non può essere approvato con questo sistema, ossia con l'imposizione e la richiesta di un voto di fiducia.
Non ho difficoltà, anche sul piano personale, ad affermare che abbiamo riserve sul comportamento di qualche pubblico ministero, sia chiaro. Ma credo che a qualche pubblico ministero si possa imporre un comportamento più corretto che lo «esponga» meno all'estero quando adotta un provvedimento. Il Ministero, il Consiglio superiore della magistratura hanno gli strumenti per farlo, ma voler adottare un provvedimento, in maniera pomposa definito «riforma», che ha un solo intento, quello di punire la magistratura colpendo il principio di autonomia e di indipendenza, mi sembra effettivamente una scelta assai grave.
Con questo provvedimento si accentra tutto il potere nelle mani del capo della procura; in pratica, l'esercizio dell'azione penale, d'ora in poi, sarà affidato ad un gruppo ristretto di magistrati, il che la dice lunga sulla reale possibilità che venga esercitata in maniera libera, indipendente ed autonoma. Comunque, l'ordine del giorno ha uno scopo più limitato, cioè quello di garantire il necessario personale nei vari uffici giudiziari, dove la carenza dello stesso condiziona molto spesso l'attività della magistratura, sia quella requirente sia quella giudicante.
Con la richiesta del voto di fiducia, al Parlamento è stato impedito sostanzialmente di discutere anche di questi aspetti cosiddetti minori, ma non insignificanti, in quanto spesso negli uffici giudiziari la carenza di personale - ausiliario, amministrativo, cancellieri, e così via - determina un oggettivo rallentamento dell'attività giudiziaria.
Comunque, questo voto di fiducia è un segno certamente grave delle difficoltà in cui il Governo si trova ed è bene che i cittadini italiani lo sappiano. Il Presidente Berlusconi continua a menare vanto della durata temporale del suo Governo; certo si limita a questo...

PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere.

MARIO LETTIERI. ...perché di altro non può assolutamente vantarsi. Certamente, non di questo provvedimento, che offende l'intelligenza dei cittadini e inficia in un certo senso la stessa attività giudiziaria


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(Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Kessler ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4636-bis/18.

GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, signor ministro, colleghi, abbiamo già in più occasioni - anche con gli interventi che mi hanno preceduto - illustrato la nostra posizione su questa presunta riforma, che non ha, a nostro avviso, la finalità di migliorare la funzionalità del sistema giustizia (e sappiamo quanto ce ne sarebbe bisogno), non punta alla qualità del servizio (ciò non è tra i suoi obiettivi) e non assicura in maniera efficace, come pure sarebbe necessario, la professionalità dei magistrati e di tutti gli operatori della giustizia.
È una riforma - una presunta riforma - rancorosa, che più che obiettivi di carattere generale persegue obiettivi contingenti e istinti vendicativi, istinti politici, che ben poco hanno a che fare con l'attività legislativa, in particolare con quella che si vuole spacciare per una riforma.
Forse non è stato sottolineato abbastanza come questi aspetti siano facilmente rilevabili non solo dal contenuto della proposta al nostro esame, ma anche dalla sua storia. Questa, che dovrebbe essere una delle riforme caratterizzanti di questo Governo - perlomeno come tale ci viene descritta -, una riforma ambiziosa, la prima vera riforma del dopoguerra sull'ordinamento giudiziario, viene presentata da questo Governo, da questo ministro, nel marzo del 2002 in una forma però completamente diversa da quella attuale. Non tanto per l'attività emendativa svolta nelle Commissioni, per iniziativa parlamentare, ma per una serie di circostanze, di iniziative governative che vale la pena di menzionare.
Dopo l'inizio della discussione, nel giugno del 2002, sul primo progetto governativo, totalmente diverso dal presente ed interamente imperniato su una visione, per così dire, «cassazionecentrica» della magistratura (alla Cassazione, infatti, veniva affidato un grande potere all'interno della magistratura, e tra la stessa Corte di cassazione ed il ministro della giustizia si instauravano rapporti in qualche modo diretti), nel dibattito politico-istituzionale si è in seguito verificato il caso della rimessione del processo di Milano, in cui era imputato il Presidente Consiglio dei ministri, onorevole Berlusconi. Vi è stata la nota vicenda, anche parlamentare, della cosiddetta legge Cirami ed il 28 gennaio 2003 (noi non dimentichiamo quegli avvenimenti e quelle date) le sezioni unite della Cassazione hanno respinto l'istanza, presentata dal Presidente Consiglio dei ministri, di spostare il processo che lo riguardava in un'altra sede giudiziaria.
Ricordiamo anche che lo stesso giorno un livido Presidente del Consiglio dei ministri rilasciò dichiarazioni molto dure, a reti unificate, anche contro la magistratura. Vediamo che il Presidente del Consiglio dei ministri chiama ed il ministro risponde: infatti un mese dopo, signor ministro, il 7 marzo 2003, lei ha presentato al Senato un maxiemendamento ed ha riscritto completamente la sua prima versione della riforma dell'ordinamento giudiziario, che è stata cambiata eliminando la precedente visione «cassazionecentrica» - perché la Cassazione, da quel momento in poi, era iscritta anch'essa tra i comunisti, e dunque non era più affidabile - ed inserendo norme sul controllo delle carriere. Vorrei sottolineare, in particolare, che venne introdotta ex novo una normativa - che prima mancava completamente - sulle procure della Repubblica, nella quale il potere esclusivo e totale di esercizio dell'azione penale viene affidato ai capi delle medesime procure.
Quale seria riforma della giustizia volete varare voi, signor ministro, se la vostra visione dell'ordinamento giudiziario cambia a seconda delle vicende giudiziarie che riguardano il Capo del Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Kessler...

GIOVANNI KESSLER. ...o la pretesa affidabilità di alcuni uffici giudiziari?


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Non potete essere credibili se le vostre visioni di riforma non sono finalizzate al raggiungimento di obiettivi di carattere generale, ma concernono le vicende del Presidente del Consiglio dei ministri (come, peraltro, è avvenuto anche per altre leggi approvate in materia di giustizia)!
Il mio ordine del giorno n. 9/4636-bis/18, allora, intende almeno cercare di limitare i danni, perché non pensiamo sia un fatto positivo concentrare un potere importantissimo e delicatissimo, quale l'esercizio dell'azione penale (che significa portare un cittadino dinanzi ad un giudice), nelle mani di pochissime persone, vale a dire circa 120 capi degli uffici di procura in tutta Italia. Noi riteniamo, invece, che esso debba rimanere un potere diffuso e crediamo comunque che, anche se verrà approvato il disegno di legge al nostro esame, quel potere di indirizzo...

PRESIDENTE. Onorevole Kessler, deve concludere!

GIOVANNI KESSLER. Ho concluso, signor Presidente. Come dicevo, riteniamo che tale potere di indirizzo venga perlomeno a determinarsi solo su materie di carattere generale, e non anche sull'interpretazione della legge, che deve rimanere nella responsabilità di ogni singolo magistrato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Kessler, le faccio osservare che ha parlato un minuto e mezzo in più, e non è poco, rispetto ai cinque minuti che aveva disposizione!
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ROBERTO CASTELLI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, devo dire che mi trovo un po' in difficoltà, perché mi aspettavo di ascoltare l'illustrazione degli ordini del giorno presentati, mentre mi sono trovato di fronte ad interventi tipici delle fasi della dichiarazione di voto o della discussione sulle linee generali; pertanto, non so se sia il caso di rispondere puntualmente a tutte le osservazioni che sono state mosse. Mi atterrò quindi all'espressione del parere sugli ordini del giorno presentati, anche se non posso esimermi dall'intervenire su alcune questioni.
In primo luogo intendo intervenire riguardo a quanto dichiarato dall'onorevole Kessler, il quale mi ha attaccato personalmente, prefigurando una sorta di complicità non ben prefigurata con il Presidente del Consiglio dei ministri, quasi che ci fosse una sorta di collusione su alcune vicende personali dello stesso Presidente del Consiglio.
Questo non lo posso accettare e, scendendo sul suo piano della mancanza di fair play, onorevole Kessler, le dico anche che allora forse sarebbe interessante - credo non dal punto di vista storico, ma dal punto di vista istituzionale - che chiarisse le vicende che l'hanno portata in Parlamento, giusto perché io non sono abituato a ricevere i colpi e a porgere l'altra guancia! Quindi, ciascuno chiarisca le vicende proprie senza fare insinuazioni sugli altri; poi, faccia pure i suoi interventi di carattere personale, non c'è alcun problema: questo comunque tengo a dirlo!
In secondo luogo, vorrei che qualcuno avvisasse l'onorevole Lumia che la revoca dell'articolo 41-bis la fanno i magistrati di sorveglianza, non il Governo. Se è addebitato al Governo il fatto che i magistrati prendano le proprie decisioni in piena autonomia e indipendenza, francamente, ciò è assolutamente paradossale.
Infine, di fronte a tutte le reiterate accuse di aver fatto un uso eccessivo della fiducia, ricordo che il Governo attuale ha posto 20 volte la questione di fiducia in questo triennio, mentre il Governo precedente, nello stesso arco di tempo - lo dico a chi, evidentemente, non era parlamentare e tali cose non le sa - l'ha posta 29 volte.
Ciò premesso, passo all'espressione del parere del Governo sugli ordini del giorno presentati.
Per quanto concerne l'ordine del giorno Duilio n. 9/4636-bis/1, il Governo invita il presentatore al ritiro, altrimenti il parere


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è contrario perché in realtà noi stiamo già operando nel senso indicato da tale ordine del giorno. Ricordo infatti che, ad ottobre, entreranno nell'organico della magistratura 350 giudici. Con il decreto ministeriale 28 febbraio 2004 è stato bandito un concorso per ulteriori 380 magistrati e con il decreto ministeriale 26 marzo 2004, per altri 350. Quindi riteniamo che il Governo, da questo punto di vista, stia ottemperando a quanto è richiesto dall'ordine del giorno Duilio 9/4636-bis/1.
Il Governo invita i presentatori degli ordini del giorno Giachetti n. 9/4636-bis/2, Papini n. 9/4636-bis/3 e Ruggieri n. 9/4636-bis/4 al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno n. Lettieri 9/4636-bis/5. In proposito, non credo vi sia necessità di aumentare, in questo momento, l'organico dei magistrati. La necessità è di completare l'organico, così come stiamo cercando di fare e come ho illustrato.
Sugli ordini del giorno Fanfani n. 9/4636-bis/6, Iannuzzi n. 9/4636-bis/7, Annunziata n. 9/4636-bis/8 e Morgando n. 9/4636-bis/9, che invitano il Governo a reperire le risorse per un migliore funzionamento della giustizia, il Governo invita i presentatori al ritiro, altrimenti il parere è contrario. In merito, ricordo i numeri relativi agli stanziamenti di bilancio per la giustizia: 6 miliardi di euro nel 2001, 6 miliardi e 155 milioni nel 2002, 6 miliardi e 244 milioni nel 2003, 7 miliardi e 726 milioni nel 2004. Vi è, quindi, un aumento del 27 per cento rispetto a quanto stanziato, a suo tempo, dai Governi dell'Ulivo.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Ruta n. 9/4636-bis/10, che invita il Governo a reperire risorse per la stenotipia, il Governo invita il presentatore al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Ricordo che questo Governo, che è il primo che ha affrontato tale problema - precedentemente, nessuno se n'era occupato -, ritiene che, prima di incrementare le risorse per la stenotipia, occorra porre ordine nella materia. Ricordo che vi sono alcuni uffici giudiziari che pagano 2 euro per la trascrizione di una pagina ed altri uffici giudiziari che pagano 11 euro per lo stesso servizio, senza che nessuno si sia mai curato, come detto, di mettere ordine in tale materia. Stiamo tentando di farlo. Quando riusciremo a razionalizzare le spese, fatte senza alcuna cura, potremo anche occuparci, eventualmente, di stanziare nuove risorse. Prima di ciò, è assolutamente necessario porre fine agli sprechi.
Il Governo invita i presentatori degli ordini del giorno Mantini n. 9/4636-bis/11 e Bressa n. 9/4636-bis/12 al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Frigato n. 9/4636-bis/13 ed accetta come raccomandazione l'ordine del giorno Fistarol n. 9/4636-bis/14.
L'ordine del giorno Sinisi n. 9/4636-bis/15 è accolto come raccomandazione. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Cento n. 9/4636-bis/16, il dispositivo potrebbe essere accolto come raccomandazione, ma la parte motiva è assolutamente inaccettabile; pertanto, se i firmatari non modificano quest'ultima, il parere del Governo è contrario.
Con riferimento all'ordine del giorno Grillini n. 9/4636-bis/17, vorrei ricordare che la materia è codificata all'interno del provvedimento in esame all'articolo 2, comma 1, lettera c). Il Governo non può, quindi, intervenire in questa materia, se non seguendo il testo della legge e, pertanto, invita a ritirare questo ordine del giorno.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Kessler n. 9/4636-bis/18, mentre l'ordine del giorno Sabattini n. 9/4636-bis/19 è inammissibile.
Il Governo invita, inoltre, a ritirare l'ordine del giorno Carboni n. 9/4636-bis/20, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Magnolfi n. 9/4636-bis/21, Siniscalchi n. 9/4636-bis/22, Mancini n. 9/4636-bis/23, Lucidi n. 9/4636-bis/24 e Bonito n. 9/4636-bis/25.
Ricordo che l'ordine del giorno Soda n. 9/4636-bis/26 è inammissibile. Il Governo invita a ritirare gli ordini del giorno Marone n. 9/4636-bis/27, Leoni n. 9/4636-bis/28,


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Maran n. 9/4636-bis/29, Caldarola n. 9/4636-bis/30, Bielli n. 9/4636-bis/31 e Amici n.9/4636-bis/32.
Ricordo che l'ordine del giorno Montecchi n. 9/4636-bis/33 è inammissibile. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Finocchiaro n. 9/4636-bis/34, vorrei precisare che quanto previsto dalla legge 13 febbraio 2001, n. 48, è stato già recepito, come ho dichiarato prima. L'unica parte che non è stata attuata è quella riguardante le correzioni esterne e, pertanto, posso accogliere tale ordine del giorno come raccomandazione.
Il Governo invita a ritirare l'ordine del giorno Innocenti n. 9/4636-bis/35, mentre l'ordine del giorno Ruzzante n. 9/4636-bis/36 è inammissibile. Il Governo invita, altresì, a ritirare gli ordini del giorno Olivieri n. 9/4636-bis/37 e Agostini n. 9/4636-bis/38 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Benvenuto n. 9/4636-bis/43, Bova n. 9/4636-bis/46, Cennamo n. 9/4636-bis/47, Cordoni n. 9/4636-bis/48, Capitelli n. 9/4636-bis/49, Crisci n. 9/4636-bis/50, Crucianelli n. 9/4636-bis/51, Duca n. 9/4636-bis/52, Grandi n. 9/4636-bis/53, Grignaffini n. 9/4636-bis/54, Labate n. 9/4636-bis/55, Lolli n. 9/4636-bis/56, Ottone n. 9/4636-bis/57 e Pennacchi n. 9/4636-bis/58.
Inoltre, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rava n. 9/4636-bis/59, ricordando alcuni numeri che dovrebbero far riflettere. Sto cercando ostinatamente da molto tempo (qualche anno) di aprire un confronto sui numeri, cosa che non riesco mai a fare. Infatti, sia la magistratura sia l'opposizione si rifiutano di ragionare sui numeri, sui dati e sui fatti, limitandosi a considerare solo proposizioni teoriche. In questo ordine del giorno si impegna il Governo a presentare in Parlamento un piano straordinario per l'edilizia giudiziaria. Mi piace ricordare un dato: è ovvio che, ogni anno, il ministero cerca di varare progetti per nuovi interventi nel campo dell'edilizia giudiziaria ed i progetti che si concretizzano sono quelli per i quali la Cassa depositi e prestiti decide l'erogazione di un mutuo. Vorrei ricordare alcuni dati: nel 1997 la Cassa depositi e prestiti ha deciso di finanziare 22 interventi a seguito del complesso iter necessario a realizzare un nuovo edificio, una nuova ristrutturazione o un nuovo ampliamento. Nel 1998 ha deciso di finanziare 25 interventi, nel 1999 ne ha finanziati 9 e nel 2000 15. Nel 2001 ne ha finanziati 29, nel 2002 36 e nel 2003 69. Questa è la differenza di operatività esistente fra alcuni Governi precedenti e quello attuale. Vi invito a riflettere su questi dati e, se volete maggiori dettagli, sono disponibile a fornirveli. Quindi, si tratta di una raccomandazione che, però, mi sembra ultronea.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rognoni n. 9/4636-bis/60 ed invita a ritirare gli ordini del giorno Nicola Rossi n. 9/4636-bis/61, Rossiello n. 9/4636-bis/62 e Sasso n. 9/4636-bis/63. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Spini n. 9/4636-bis/64, il suo contenuto è già previsto dalla legge de plano e, quindi, il Governo lo accoglie come raccomandazione.
Gli ordini del giorno Michele Ventura n. 9/4636-bis/65 e Vigni 9/4636-bis/66 sono accolti come raccomandazione. Per l'ordine del giorno Zanotti n. 9/4636-bis/67 vi è un invito al ritiro.
L'ordine del giorno Chiaromonte n. 9/4636-bis/68 fa riferimento ad un'ipotesi già prevista dal provvedimento al comma 4 lettera d) dell'articolo 2 ed anche in questo caso è accolto come raccomandazione, come gli ordini del giorno De Luca n. 9/4636-bis/69, Giulietti n. 9/4636-bis/70, Lumia n. 9/4636-bis/71, Mazzarello n. 9/4636-bis/72, Sedioli n. 9/4636-bis/73, Susini n. 9/4636-bis/74, Tolotti n. 9/4636-bis/75 e Tidei n. 9/4636-bis/76. Anche l'ordine del giorno Rugghia n. 9/4636-bis/77 è accolto come raccomandazione, essendo l'ipotesi considerata già prevista dal provvedimento.
L'ordine del giorno Raffaldini n. 9/4636-bis/79 è ultroneo ed è accolto come raccomandazione, come anche gli ordini del giorno Fluvi n. 9/4636-bis/80, Giacco n. 9/4636-bis/81, Diana n. 9/4636-bis/82, Nigra n. 9/4636-bis/83, Martella n. 9/4636-bis/84, Petrella n. 9/4636-bis/85 e


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Panattoni n. 9/4636-bis/86, mentre per l'ordine del giorno Buemi n. 9/4636-bis/87 vi è l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. La ringrazio signor ministro.
Rinvio il seguito del dibattito al prosieguo della seduta. Ricordo che le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno avranno luogo a partire dalle ore 16.

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