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PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di
MARCO BOATO. Signor ministro, il 28 maggio 1980 fu assassinato a Milano dai terroristi della Brigata 28 marzo Walter Tobagi, autorevole giornalista del Corriere della sera. A distanza di 24 anni, la sua memoria è ancora viva e soprattutto sono ricorrenti gli interrogativi sulle gravi omissioni da parte di ufficiali dei carabinieri dell'epoca, i quali nascosero e non diedero seguito ad una nota informativa preventiva, redatta da un sottufficiale del nucleo antiterrorismo. Già nel dicembre del 1979, sei mesi prima dell'omicidio, i nomi dei terroristi che stavano progettando l'assassinio di Tobagi erano noti, ma nulla, assolutamente nulla, venne fatto per impedirne la morte.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, sulla base di alcune informazioni attinte dalle autorità giudiziarie, devo smentire categoricamente le illazioni dell'onorevole Boato, che non corrispondono assolutamente a verità e che si inseriscono nel filone di quella dietrologia secondo la quale i responsabili degli omicidi non sarebbero gli assassini che hanno mietuto vittime negli anni di piombo. Infatti, vi sarebbero sempre delle trame oscure per cui la colpa sarebbe dei carabinieri, delle forze dell'ordine o di coloro che non si capisce perché non avrebbero cercato di evitare questi omicidi. Nel caso specifico vi sarebbero state indagini da parte di autorevoli magistrati, come Armando Spataro e Pomarici, anche di tendenze politiche e culturali assolutamente differenti, che hanno comunque chiarito le speculazioni, come quelle dell'onorevole Boato, che confondono date e circostanze.
PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di
MARCO BOATO. Signor Presidente, la risposta del ministro Giovanardi è semplicemente indecente. Ho detto che Tobagi è stato assassinato dalla Brigata 28 marzo, quindi il ministro non ha capito assolutamente nulla!
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ho capito benissimo!
MARCO BOATO. Il sottufficiale dei carabinieri del nucleo antiterrorismo di Milano, nome in codice «Ciondolo», che questa settimana ha confermato tutto, per filo e per segno, al settimanale Gente (non mi pare sia un settimanale eversivo), ha dichiarato che, sette mesi prima, aveva fornito ai suoi ufficiali superiori i nomi di coloro che stavano progettando l'assassinio...
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. È falso! È falso!
MARCO BOATO. Ministro, stia zitto e non mi interrompa!
PRESIDENTE. Ministro, cortesemente, consenta all'onorevole Boato di esprimersi.
MARCO BOATO. Aveva fornito, dicevo, i nomi degli assassini che stavano progettando l'omicidio di Walter Tobagi.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Lotta continua...
MARCO BOATO. Il generale Giuseppe Richero convocò il sottufficiale a Roma, insieme ai comandanti, i capitani Ruffino e Bonaventura, e gli intimò di stare zitto e lui mise a verbale le sue dichiarazioni. Il generale Bozzo, principale collaboratore del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa affermò: «Dissi chiaramente al generale Dalla Chiesa, all'inizio del 1980, che eravamo stati tagliati fuori, a Milano, dalle indagini sul terrorismo. Feci notare che ormai i capitani Ruffino e Bonaventura rispondevano praticamente solo ai colonnelli Mazzei e Panella, poi risultati iscritti alla loggia P2».
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Lotta continua!
MARCO BOATO. Lei semplicemente si è basato su informazioni di seconda mano e non ha capito assolutamente il significato di questa denuncia, fatta anche a nome del collega Intini e dei familiari di Walter Tobagi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Il 28 maggio scorso il direttore del Corriere della sera, Folli, ha dichiarato che non si tratta di una storia che possa considerarsi chiusa e che la morte di Tobagi è una ferita ancora aperta. Le complicità e le omissioni da parte di ufficiali dei carabinieri dell'epoca sono state ricostruite in un libro dell'ex capitano Arlati e del giornalista Magosso, il quale ha anche pubblicato ora sul settimanale Gente un'intervista al sottufficiale, che conferma tutte le rivelazioni gravissime. È necessario che questa vicenda venga riaperta per rendere giustizia alla memoria di Tobagi, la cui morte poteva essere evitata e ciò colpevolmente non fu fatto.
Nessuno ha mai indicato alle forze di polizia ed ai carabinieri i nomi degli assassini. Ci mancherebbe altro che fosse emersa una circostanza di questo tipo! Quindi, il Governo non ha potuto fare altro che raccogliere nuovamente dalla procura di Milano, dai magistrati, sulla base di dichiarazioni rese in passato e di quelle di oggi, la loro volontà di non spiegare nuovamente cose già chiarite in tutte le sedi competenti.
Ricordo soltanto l'ultima affermazione del dottor Armando Spataro, responsabile di quell'inchiesta e della procura della Repubblica di Milano che ha ribadito che la morte di Tobagi (aveva rifiutato scorta e tutela, tra le altre cose) è connessa solo a ciò che rappresentava per la democrazia di questo paese. Purtroppo, è stata una delle tantissime delle centinaia di vittime dell'eversione armata dei quei tempi che non voleva né giornalisti, né magistrati, né politici, nel tentativo di soffocare ed annullare la democrazia del nostro paese.
Credo non dovremmo mai finire di condannare quegli assassini, senza continuare ad attribuire, ancora oggi nel 2004, come fa l'onorevole Boato, la colpa ai carabinieri ed a chi combatteva l'eversione terroristica in quegli anni.
Questo, signor ministro, è ciò che risulta dalle dichiarazioni del generale dei carabinieri, non fellone come altri, Nicolò Bozzo, in riferimento al generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, in relazione a ciò che avvenne a Milano e che è stato - non vent'anni fa, ma sette mesi fa - pubblicato nel libro «Le carte di Moro, perché Tobagi», in riferimento a come e quando decisero di non salvare Walter Tobagi.
Questa settimana, sul settimanale Gente, ciò è stato confermato per filo e per segno dal sottufficiale (ciò va ad onore dell'Arma dei carabinieri) che scrisse quel rapporto.